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Margherita De Napoli Note biografiche di James Joyce fino alla composizione di "Gente di Dublino"

Per chiunque si accosti a studiare un artista, qualunque sia la forma darte da questo scelta per comunicare il suo pensiero e il suo mondo, la tappa fondamentale da cui muovere i primi passi la vita; dietro ogni espressione artistica c sempre luomo che la crea e la sua personalit il frutto di quellalbero le cui radici affondano nellambiente familiare e storico-sociale. A questi legami profondi rest unito per tutta la vita James Joyce, uno scrittore nato e vissuto durante la sua giovinezza in Irlanda a cavallo delle due guerre mondiali, in quel periodo letterario che fu detto "Et

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dellansia". Un momento di profonda trasformazione in cui tutte le certezze tradizionali entrarono in crisi, creando nellanimo degli uomini una profonda insicurezza che si respira anche nelle opere degli altri scrittori contemporanei a Joyce. La societ industriale, con il mito della macchina, aveva messo in crisi il ruolo delluomo, che cominci cos il lungo viaggio alla ricerca di se stesso, alla ricerca di nuovi valori in cui credere. Tutto venne messo in discussione, la societ e luomo. Si cominciarono ad indagare i recessi della mente, alla ricerca della vera essenza dellessere umano, studi ai quali Freud aveva gi dato un notevole impulso con la sua Psicoanalisi. E proprio alla meticolosa ricerca della verit nella realt che Joyce dedica la sua vita. James Augustine Joyce nacque ne 1882 a Rathgar, un sobborgo di Dublino. Era il maggiore di dieci fratelli, e amava sin da piccolo divertire il suo pubblico casalingo con rappresentazioni teatrali e canore. Ebbe la sua prima educazione da una rigida governante che oltre ad insegnargli labc, gli trasmise un bigotto cattolicesimo e una forte carica patriottica. James era un ragazzo con un carattere tanto amabile che in famiglia ebbe il soprannome di "sunny Jim", ed era anche "precocemente sveglio".A testimoniare la sua innata capacit di scrittore fu una composizione sulla morte di Parnell, il capo dei nazionalisti irlandesi tradito dalla maggioranza dei suoi seguaci, sobillati dal clero. La spinta a scrivere questo poemetto, ad appena nove anni, gli fu data dalla devozione incrollabile per questuomo, devozione che egli eredit dal padre. Fu il padre stesso a far stampare la piccola opera dellautore in erba in volantino che suscit lammirazione di tutti. James a sei anni e mezzo aveva iniziato la sua carriera scolastica nella migliore scuola dIrlanda , il collegio di Conglowes Wood, scuola cattolica retta dai gesuiti; poi, in seguito al crollo economico della famiglia fu mandato, insieme al fratello Stanislaus, tre anni pi piccolo di lui, al Belvedere college, scuola sempre diretta dal rigido ordine dei gesuiti. Durante la rapida discesa da una relativa agiatezza allautentica miseria, i Joyce, condussero una vita zingaresca, cambiando indirizzo nove volte sempre in quartieri via via pi miserabili. A dodici anni James vinse un premio scolastico di venti sterline; erano i primi risultati di un ragazzino che "assai desideroso di studiare" preferiva stare in casa a leggere piuttosto che giocare come i suoi coetanei. La passione per lo studio non lo abbandonava mai, era un "divoratore di libri" e fu lallievo pi brillante del collegio; vinse tre borse di studio e per due volte ebbe il premio per il miglior componimento in inglese. In quegli anni compose delle poesie che raccolse sotto il titolo diMoods (stati danimo) in cui si rifletteva il lato emotivo della sua personalit, e scrisse dei bozzetti in prosa dal titoloSilhouettes in cui cercava di mettere in luce la verit della vita; essi segnarono linizio della sua rivolta nei confronti sia della letteratura che produceva finzione, sia dellipocrisia della religione. La religiosit di Joyce era stata una fede assoluta, da devoto servitore aveva amato Dio e la Chiesa. Studiando, aveva incontrato la dottrina di S.Tommaso dAquino e ne era stato colpito perch essa rispondeva alla sua esigenza di creare un abito razionale per quella fede che in lui subiva il fascino tutto emotivo dei grandi drammi liturgici della Chiesa cattolica. La razionalit che egli acquis dalla filosofia dellAquinate gli serv come prima forma mentis e punto di partenza per ulteriori speculazioni. Successivamente, fu la lettura del filosofo Giordano Bruno, che aveva pagato con la vita lessersi voluto porre in maniera libera e critica di fronte ad alcuni canoni del cattolicesimo, a determinare il rifiuto netto del giovane James per quella sostanza dogmatica che sent per

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la prima volta trasformarsi in prigione. " La sua ribellione fu una difesa di quella personalit contro un sistema le cui intrusioni, sotto il pretesto dellubbidienza, approdavano unicamente al completo annullamento del carattere"; nel profondo del suo animo lamore per la religione non si spense mai del tutto. Verso i diciassette anni, Joyce conobbe Ibsen attraverso le pagine di un libro, e ne sub profondamente linflusso. Nel 1900, a diciotto anni, scrisse un saggio su "Quando noi morti ci destiamo", dramma del famoso autore norvegese. I temi di Ibsen sono gli stessi che il giovane autore aveva in germe nella sua mente: "strappare alla vita il suo segreto", "combattere il pigro vegetare che infiacchisce lanima e la deturpa", "rappresentare il dramma umano"; lunica arma che lartista possiede per far questo la sua arte, e missione sacra "illuminare le genti". Nello stesso anno del saggio "Ibsens new drama", lesse allAccademia storica e letteraria del suo istituto, una relazione intitolata "Dramma e vita" in cui Joyce cercava di definire se stesso e il proprio lavoro. Dopo essersi definitivamente districato dalla morsa tentacolare della Chiesa cattolica, che rischiava di soffocare il suo spirito dartista, egli pu avvicinarsi allarte e tentare di chiarire la sua poetica. "Egli ripudiava il fine morale o patriottico dellarte, cos come le vaghe teorie estetizzanti dellarte per larte. Sosteneva che larte non aveva alcuno scopo precisoma aveva una causa, anzi una necessit, limperativa intima necessit della fantasia di ricreare dalla vita lordinata sintesi della vita". Per lui, "larte lumana elaborazione di materiale sensibile e intelligibile ad un fine estetico"; opera darte si ha quando la realt, attraverso la mente e limmaginazione dellartista, raggiunge un fine estetico.Una rappresentazione artistica deve avere come unica protagonista in scena la verit pura e semplice. Questa fu la missione a cui Joyce consacr la propria vita perch per lui "gli artisti sono gli autentici pastori spirituali della massa". Nel 1901 scrisse unarticolo "Il giorno del fecciume" in cui denunciava con indignazione il provincialismo dellIrish Literary Theatre, perch questo andava a scapito di un aggiornamento culturale e di uno svecchiamento della cultura irlandese. Lanno successivo scrisse un saggio sul poeta James Clarence Mangan in cui esponeva la sua preferenza per una poesia che seguisse i canoni della scuola classica. Il temperamento classico, col suo stato danimo improntato al materialismo, meglio rappresentava il concetto di poesia in cui Joyce credeva: "Poesia e filosofia, nelle loro pi alte manifestazioni, hanno a che fare con leggi onnipresenti e costanti. Poesia una ribellione contro lartificiola realt si verifica nelle semplici intuizioni del poeta ed ogni et deve cercare la propria verifica nella sua poesia e nella sua filosofia, perch in queste lanima delluomo attinge ad una condizione eterna". Negli ultimi anni alluniversit Joyce si distinse per lanticonformismo. Le sue letture si fecero sempre pi eclettiche: lesse DAnnunzio, Fogazzaro, Dante, Castiglione, Flaubert e opere di teosofia. Lo affascin molto la figura di Paracelso, scienziato e mistico. "Il 31 ottobre 1902 Jim si diplom con lode in lingue moderne(inglese, francese, italiano)". Alla fine dellautunno part per Parigi per continuare alla Sorbona gli studi di medicina appena iniziati "a malapena vestito e con in tasca poco pi del prezzo del biglietto". Fece tappa a Londra, dove Yeats "il massimo poeta che lIrlanda avesse mai avuto, con il solo Mangan come predecessore e il pi grande tra i poeti inglesi contemporanei", che aveva gi conosciuto tempo prima, gli present molte persone influenti e lo incoraggi nella sua avventura dicendogli che "egli non aveva mai incontrato nessunoin cui fosse tanto intensa la gioia di vivere". Conobbe Arthur Symons che lo aiut in seguito, a pubblicare "Musica da camera".

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"Il soggiorno di mio fratello a Parigi, fu un vero fallimento", declinata lintenzione di studiare medicina (il diploma preso a Dublino non valeva, e le tasse erano anticipate) rest l per approfondire gli studi su Aristotele e S.Tommaso; sped due recensioni al "Daily Express"; in una criticava la poesia patriottica di un "poeta irlandese", nellaltra faceva una critica ad un noto romanziere inglese. Linverno a Parigi fu durissimo per lui, "viveva in tanta miseria che a volte doveva saltare i pasti per quasi due giorni", contemporaneamente alla sua collaborazione col "Daily Express", Joyce scrisse le quattro poesie con cui chiuse quella raccolta di 36 liriche che fu chiamata "Musica da camera"; erano "parole per musica"; come Joyce stesso le defin. Per lo stile, egli si rifece alla tradizione in voga in Inghilterra nel periodo elisabettiano di versi cantati e musicati. Era infatti suo desiderio che le sue liriche venissero ascoltate pi che lette, e ascoltate con accompagnamento di musica e canto, fu un desiderio, questo, che in seguito savver. Tipicamente decadente latmosfera che si respira allinterno di questi versi, un sensualismo tormentato e languoroso, a cui il giovane James affida lespressione dei suoi sentimenti pi accorati e intensi che diventano, in poesia, voce di uno stato danimo universale tipico della giovinezza. Il soggiorno a Parigi, se deluse le iniziali intenzioni, rappresent comunque per un altro verso "una stagione di penitenza e meditazione nel desertoaveva bisogno di mettere alla prova la propria fede in se stesso, come poeta, come artista, come credente in quella grazia vivificante della fantasia di cui lanima si nutre". Ma il suo amore era forte e trionf sulle avversit. Joyce , nellaprile del 1903, fu richiamato urgentemente in Irlanda, il telegramma che ricevette diceva : "Mamma morente vieni a casa. Pap". Si fece prestare i soldi da un suo allievo per pagare il biglietto del viaggio, e prov "una fitta di rimorso per aver abbandonato la famiglia al suo destino, lui che era il figlio pi grande e il depositario di tante speranze". La malattia della madre dur parecchi mesi, il 13 agosto 1903, a soli quarantaquattro anni, mor, dopo una vita di strenua lotta per mantenere unita la famiglia contro la forza disgregatrice dellubriachezza del marito, sostenuta solo dalla devozione incondizionata a quelluomo e alla sua fede cattolica. Il padre di Joyce era stato sempre una minaccia per la tranquillit familiare; da giovane era stato un uomo ricco di doti naturali "studente in medicina, rematore, tenore, filodrammatico, politicante di quelli che gridano, signorotto di campagna, benestante, bevitore, grandamicone, barzellettiere, segretario di qualcuno, qualcosa in distilleria, esattore, bancarottiere, e attualmente elogiatore del proprio passato"(da Dedalus ), ma non riusc mai a percorrere fino in fondo nessuna di queste strade a causa di un carattere fortemente insicuro, di una volont paralizzata. Lunico rifugio fu per lui lalcol, che gli faceva spesso perdere il controllo di s; una volta tent persino di . strangolare la moglie. Ma lamore per il padre, era una passione tanto forte dentro lanima di James che nessuna immagine negativa la poteva scalfire. Dopo la morte della madre, Joyce, seguendo lesempio degli amici, cominci a bere, riducendosi uno straccio e il suo lavoro sub una battuta darresto. Dalle ceneri del saggista e poeta risorse un uomo nuovo, che scelse la prosa come mezzo per esprimere la sua arte. Segno del suo congedo dalla lirica sono le "epifanie", che raccolse tra il 1900 e il 1904. Nel "Guardiano di mio fratello", Stanislaus dice : "Queste note furono al principio ironiche osservazioni su papere, piccoli sbagli, gesti, mediante i quali la gente tradiva proprio quelle cose che pi cercava di tener nascoste, anche certi sogni che Jim considerava rivelatori. Le epifanie erano pezzetti brevi, caratterizzati da un estrema accuratezza percettiva e descrittiva . La rivelazione e limportanza del subconscio avevano afferrato il suo interesse". "Egli

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considerava la psicologia, che stava allora studiando, come base della filosofia, e le parole nelle mani dellartista come un mezzo di somma importanza per la giusta comprensione dellintima vita dellanima e la rivelazione di quellintima vita costituiva lalto ufficio del poeta". Secondo Freud la conoscenza dellinconscio, la visione completa della vita psichica dellindividuo, si ha attraverso il metodo psicanalitico: analisi delle libere associazioni, dei sogni e interpretazione degli "atti mancati". Come Freud attraverso lo studio di lapsus verbali, sbadataggini, errori di memoria o azioni, incidentale rottura di oggetti, cerca di mettere in luce la verit dellindividuo, cos Joyce chiama gli "atti mancati", rielaborati attraverso la fantasia dellartista in forma letteraria, "epifanie": rivelazioni, manifestazioni che portano alla luce la verit della vita, che smascherano lessenza delle cose. Gli "atti mancati" di Freud e le "epifanie" di Joyce sono al servizio della stessa padrona: la verit.

Analisi psicologica di due personaggi joyciani tratti da Dubliners ( Eveline e mr.Duffy)

EVELINE In questo racconto Joyce ci delinea il profilo di un personaggio femminile, una ragazza diciannovenne in conflitto tra il ruolo di sorella maggiore responsabile della famiglia perch la madre morta, e il ruolo di donna che ha promesso alluomo che la vuole sposare di fuggire con lui. La scena si apre con Eveline che guarda dalla finestra ripensa alla sua infanzia, alla morte della mamma, e a tutti quelli che sono andati via. Malinconicamente i suoi occhi si posano sugli oggetti a lei cari, mentre i pensieri le affollano vorticosi la mente. Gi sente nelle orecchie il ronzio dei pettegolezzi che si faranno sul suo conto ai Magazzini dove lavora; come in un flash-back rivede le sue giornate: il lavoro, la lotta quotidiana per far quadrare il bilancio, la cura della casa e dei suoi fratellini , le urla e le minacce del padre. E stanca del peso che le sue giovani spalle devono sopportare, vuole fuggire, andare lontano, sposarsi per cominciare unaltra vita. Ripensa al giorno in cui ha conosciuto Frank, al suo corteggiamento e ai suoi racconti di paesi lontani, di mondi esotici; un bravo marinaio dal cuore generoso, sarebbe diventata sua moglie e tutti lavrebbero rispettata. Di nuovo il pensiero ritorna a suo padre, era invecchiato e a volte sapeva anche essere gentile. Il tempo passa e dun tratto la musica di un organetto le ricorda la promessa fatta al capezzale della mamma morente: avrebbe badato il pi a lungo possibile alla famiglia. Il terrore di rimanere prigioniera in una vita fatta solo di sacrifici simpossess di lei; Frank lavrebbe salvata, doveva fuggire. Al molo, davanti alla nave, mentre Frank la chiama, prega Dio di guidarla, un rintocco di una campana e lei si paralizza; con tutte le forze Eveline si aggrappa ad un parapetto di ferro. Non partir pi. In questo racconto possiamo mettere in evidenza i meccanismi della creazione poetica di Joyce:episodi di vita reale fusi nel crogiolo della sua fantasia.

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Dal "Guardiano di mio fratello": "Mia madre per parecchi mesi si trascin nella malattia, e cominciava anche un poa vaneggiare". Quando mor, "la sorella pi grande, che aveva diciannove anni, ereditava un peso che avrebbe sfibrato qualsiasi donnala principale difficolt per mia sorella consisteva ne cavar denaro da mio padre": Queste sono le tracce della realt dalle quali Joyce ha preso spunto per "Eveline". Inoltre nel racconto vediamo come lautore fosse un profondo conoscitore dellanimo umano; gli eventi sono ridotti al minimo, ed hanno una funzione pi che altro illustrativa della personalit di Eveline e della "situazione" in cui il personaggio si trova. La narrazione quindi orientata in modo da far emergere, implicitamente, i tratti psicologici della protagonista e i motivi per cui ella compie alla fine una certa scelta di vita. Non mai facile decidere tra due tendenze inconciliabili ed escludentisi a vicenda , ma non si pu nemmeno rimaner fermi, limpasse va superata. E proprio di fronte ad una scelta di vita che Joyce pone la protagonista del racconto, ci fa vivere insieme a lei il momento lacerante del conflitto, la lotta tra le due opposte motivazioni: rimanere nella sua casa o lasciarla. Quando il conflitto tra due bisogni suscita unansia troppo elevata, questa interferisce nei processi razionali della decisione e della scelta, il comportamento dellindividuo diviene disorganizzato e la volont non riesce a tradurre le intenzioni in azioni. Luomo fornisce allora, delle risposte inadeguate che non permettono di superare lostacolo e di raggiungere lobbiettivo prefissato. Queste risposte vengono dette "meccanismi di difesa" e sono processi operanti al di fuori e al di l della coscienza, sono risposte automatiche provocate da spinte inconsce sulle quali luomo non esercita alcun controllo volontario. Il meccanismo che Eveline inconsapevolmente adotta per fuggire dallo spiacevole stato emotivo in cui si trova, la "razionalizzazione", questo meccanismo riuscir non solo a nascondere i veri motivi che la porteranno al fallimento del suo sogno di fuga, ma costruir anche, per lei, delle argomentazioni razionalmente valide, modellando una realt nuova che renda meno dolorosa la frustrazione del bisogno sacrificato. Eveline mette in atto il processo di razionalizzazione quando dice: "Aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la casa, ma era una cosa sensata? Si sforzava di valutare ogni aspetto del problema". Era ragionevole la sua decisione? Ecco che Eveline elabora il motivo che determina la frustrazione in modo da renderlo accettabile "Un lavoro duro, s, una vitaccia, ma adesso che stava per lasciarla gi non la trovava pi cos insopportabile". Una nuova realt si forma nella mente di Eveline, il padre non le fa pi tanta paura, lo ricorda ora in episodi felici:quando le era stato vicino e laveva accudita un giorno che era a letto malata, quando ad una gita aveva fatto divertire i bambini con i suoi scherzi. E poi un uomo che sta invecchiando, lei gli sarebbe mancata. Pian piano sorgono e si amplificano in Eveline i sensi di colpa, il rimorso di lasciare la sua famiglia diventa un peso che lentamente la schiaccia. "E mentre stava l a meditare, la penosa visione della vita della madre operava nel pi profondo del suo essere una specie di sortilegio". Ecco il motivo che inchioder Eveline alla sua casa, lei non pu rompere il giuramento fatto alla madre in punto di morte. In questo momento sa gi che non partir pi. Il meccanismo della razionalizzazione, oltre ad elaborare la situazione frustrante facendola apparire sotto una luce migliore, trasforma lobbiettivo della tendenza frustrata, che viene al contrario messo sotto una

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luce meno allettante. Nei casi in cui linsuccesso (la mancata fuga) metta in gioco lautostima, esso viene attribuito anche ad un ambiente ostile (gli scuri bagagli dei soldati, la massa immobile e nera della nave, il suo luttuoso ululo nella nebbia), ed avversit insormontabili(tutti i mari del mondo le sinfrangevano sul cuore). Frank, luomo che "lavrebbe stretta tra le braccia e lavrebbe salvata", appare ai suoi occhi trasformato:"sent che egli lafferrava per mano, la trascinava dentro i mari, la voleva annegare". Il meccanismo della razionalizzazione ha cos dipinto per Eveline e per noi, un quadro in cui la paura dellignoto, linsicurezza, il bisogno di rimanere nella casa natia, lincapacit di agire, le vere cause dellinsuccesso, sono state abilmente mascherate; limmagine di s salva. UN INCRESCIOSO INCIDENTE Il protagonista di questo racconto un uomo, mr.Duffy, uno scapolo che vive in una "vecchia casa tetra". E un uomo solitario che spende i suoi giorni grigiamente, fa il cassiere in una banca, e la sua vita un monotono tran tran :una "storia senza avventure". Una sera ad un concerto incontra una signora la quale lo invita a scambiare due parole, in seguito si ritrovano; la terza volta, lui, facendosi coraggio, la invita ad un appuntamento. Cominciarono a frequentarsi. Nei loro incontri i pensieri, le idee sintrecciavano, si cre tra i due unaffinit intellettuale, una calda intimit che donava piacere alle loro menti. Una sera per la donna "gli prese con passione una mano e se la premette sulla guancia. mr.Duffy rimase assai stupito" e decise di troncare quella loro relazione. Il tempo torn a scorrere lungo i piatti binari della monotonia. Una sera di quattro anni dopo, mentre leggeva distrattamente un giornale, un trafiletto calamit la sua attenzione :"Morte di una signora a Sidney Parade"; era lei, la donna che lui aveva frequentato, con la quale aveva diviso la sua spiritualit. Ubriaca era finita sotto un treno che laveva uccisa; che morte "volgare e avvilente". La notizia lo gett nello sconforto, contrapposti sentimenti lottavano nella sua coscienza: un attimo approvava la decisione di aver rotto quel legame, lattimo dopo si sentiva in colpa per aver condannato quella donna a morire, sentiva anche quanto la sua vita fosse stata vuota, imprec alla rettitudine della propria esistenza. Allimprovviso nella sua mente quelle voci si spengono. Il silenzio torn a regnare dentro e fuori di lui Anche in questo racconto si trovano tracce prese da avvenimenti realmente accaduti, ce lo riferisce ancora una volta Stanislaus nel suo "Guardiano di mio fratello": "Verso questepoca andai da solo alla Rotonda ad un concertola sala del concerto era affollatissima e io uno dei pi entusiasti del pubblico: dopo un po mi accorsi che una signora seduta accanto a me mi guardava e riguardava pi volte. Era una donna piacente, dai capelli scuri, tra i trenta e i quaranta. Notavo la sua carnagione chiara e le grandi pupille e il purissimo bianco dei suoi occhi bruni. In una pausa mi rivolse la parola e continuammo cos a chiacchierare, nelle altre brevi pause e nellintervalloalla fine ci salutammo: lei mi strinse la mano, con

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un placido sorriso. In seguito lincontrai per caso, almeno una volta, a quanto mi ricordo. Fu lei a fermarmi per strada: io non avevo ancora diciottanni e non avrei mai osato avvicinarla. Mi fece qualche convenzionale domanda sui miei studi, e i suoi modi erano simpatici e amichevoli: ma non lincontrai pi da allora. Da questo poco promettente spunto, che trov nel mio diario, mio fratello costru il racconto "Unincrescioso incidente", scritto molto tempo dopo a Triestenellimmaginario ritratto al quale servii da modello, mio fratello mi ha battezzato col nome di DuffyJim si serv di molte caratteristiche mie nella creazione del personaggio di mr. Duffy: lintolleranza per gli ubriachi, lavversione al socialismo e labitudine di annotar brevi aforismi su uno scartafaccio di fogli volanti tenuti insieme, il titolo che Jim proponeva per questo distillato di saggezza in pillole era Grani di Bile. Nel racconto ce ne sono due -un legame sempre un legame di dolore- e -lamore fra uomo e uomo impossibile per il divieto di un rapporto sessuale e lamicizia fra uomo e donna impossibile per la necessit di questo rapporto-. Per qualche vaga ragione sia luno sia laltro aforisma erano entrati a far parte della raccolta dopo quel fortuito incontro al concerto. A mr. Duffy Jim aveva anche prestato alcuni tratti di se stesso, come linteresse per Nietzsche e la traduzione di Michael Kramer , per elevarne il livello intellettualeEgli era intervenuto a riunioni di gruppi socialisti organizzati in certi retrobottega, nel modo e nelle circostanze che si attribuivano a mr. Duffydevo precisare che il deluso distacco di mr.Duffy dal socialismo non rifletteva le idee di mio fratello, ma le mie". "Un increscioso incidente" dunque il frutto dellelaborazione fantastica della realt, dimostrazione di cosa lautore intendesse per opera darte. Attraverso le pagine di questo racconto appare chiaro nuovamente, come Joyce possedesse unacutezza psicologica che lo rendeva capace di dipingere per noi lettori, in un quadro ricco di mille sfaccettature, la personalit di un uomo. Dal racconto. " per temperamento, un dottore del Medioevo avrebbe definito (mr.Duffy)un saturnino". Nella medicina antica si sosteneva lesistenza di un rapporto diretto tra maggior quantit di un "umore", struttura del corpo e personalit. Il carattere saturnino (atrabiliare o malinconico)ha delle precise connotazioni sia fisiche che psichiche: Il nostro personaggio ne un modello perfetto. Colorito olivastro "Il suo viso aveva il color bruno delle strade dublinesi", cranio molto sviluppato "sulla testa lunga e piuttosto grossa spuntavano aridi capelli neri", magro "anche gli zigomi ossuti gli aggiungevano una nota di durezza"; la vita del malinconico scorre nel cerchio delle sue abitudini "aveva una strana abitudine autobiografica che lo induceva a comporsi di quando in quando nella mente brevi frasi su se stesso" e delle sue manie "rifuggiva da ogni indizio esteriore di disordine fisico e mentale" sospettoso "viveva a una certa distanza dal proprio corpo considerandone le azioni con dubbiose occhiate di sbieco", dotato di corrotta immaginazione "si permetteva di pensare che in date circostanze avrebbe potuto sottrarre soldi alla banca", decisamente asociale, rifugge la compagnia, un misantropo "non aveva n compagni, n amici, n chiesa, n credo. Consumava la sua esistenza spirituale senza comunione alcuna col prossimo": Abbiamo cos conosciuto mr.Duffy, i suoi lineamenti e il suo temperamento. Un giorno questuomo solitario incontra una donna, due destini si incrociano, nasce un legame. Comincia la loro avventura, i loro incontri si fanno via via pi intimi, ma di una intimit solo spirituale; una sera la donna gli chiede qualcosa di pi, un contatto fisico, lui si ritrae, ha paura, fugge: il legame si spezza. Un altro tassello della personalit di mr. Duffy emerge, il malinconico soffre di nevrosi: il nevrotico un individuo che conduce un doloroso stile di vita, un uomo che non riesce ad armonizzare la propria personalit. Ci sono persone che si creano unimmagine di s troppo alta, che pensano di poter controllare non solo la propria condotta, ma anche i sentimenti, gli impulsi istintivi, e considerando( per una morale troppo repressiva e colpevolizzante) questi istinti come qualcosa di basso e degradante,

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mettono in atto meccanismi di difesa deputati a soffocarli. Gli impulsi maggiormente soggetti a repressione sono quelli sessuali, o pi genericamente amorosi, "rimuovere" o "reprimere" il desiderio non vuol dire estinguerlo, ma semplicemente negare di averlo. Reazione di difesa atta a tenere fuori dalla coscienza il bisogno represso sono anche tutti quei rituali ripetitivi , metodico-pedanteschi seguendo i quali la persona prova un temporaneo sollievo. Mr.Duffy si sente sicuro a condizione di immettersi in rigidi binari, a condizione di attenersi con scrupolo severissimo ad una regola ferrea. Il gesto della donna(lincrescioso incidente), ha riportato alla luce limpulso sessuale, ha rotto la barriera dellinibizione e lo ha gettato in unincontenibile angoscia; cosa poteva fare se non fuggire? Mr. Duffy aveva rifiutato la sua sessualit, ritenendola moralmente inaccettabile, laveva imprigionata. E un uomo incapace ormai di abbandonarsi "Non ci possiamo abbandonare diceva la voce", incapace di uscire da se stesso "apparteniamo sempre a noi stessi", la sua unione con quella donna doveva rompersi perch :"Lamore tra uomo e uomo impossibile per il divieto di un rapporto sessuale, e lamicizia fra uomo e donna impossibile per la necessit di questo rapporto": Quando la compagna dellanima sua muore, il secondo "increscioso incidente", mr.Duffy cade nuovamente in crisi, in quei quattro anni laveva rimossa dalla sua coscienza ed ora ella riappare dalle pagine del giornale per riaprire quellantica ferita che sembrava essersi rimarginata per sempre. Ancora angoscia, sensi di colpa, sentimenti di incapacit ad afferrare la vita, la felicit, incapacit a godere del "banchetto della vita" e ancora una volta a salvarlo da quel dolore la rimozione "cominciava a mettere in dubbio la realt di quel che la memoria gli raccontava". Mr.Duffy di nuovo solo.

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