Sei sulla pagina 1di 16

BRADBURY MAURI PASOLINI ARCIPELAGO MAX PAYNE GRAVITY RUSH D.

SEGRE ROCK OF AGES JAZZ IN ITALIA, GLI ANTAGONISTI DE ANDR IL GIRO DEL 46 RIVIVE SU TWITTER FINALI NBA
MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 16 GIUGNO 2012 ANNO 15 N. 24

LANTENATO DI ALIEN
RIDLEY SCOTT PARLA DI PROMETHEUS, PRECURSORE E REMAKE DI ALIEN, RIVISITAZIONE DELLA FANTASCIENZA, IL GENERE CHE LO HA LANCIATO
di LUCA CELADA
LOS ANGELES

Ridley Scott, assieme al fratello-socio Tony, sono stati pionieri nel crossover dal mondo della pubblicit al cinema, traiettoria sulla quale hanno preceduto generazioni di esordienti registi. Sir Ridley stato anche fautore di un cinema iper-maschile, carburato da dosi industriali di testosterone, che spiega forse anche perch i suoi ultimi quattro film siano stati interpretati da Russell Crowe, fra cui Body of Lies uno spy thriller sulla sporca guerra anti araba della Cia che in parte tentava di farsi perdonare il tifo patriottico di Black Hawk Down e lultimo in ordine di tempo, un Robin Hood arrivato sfiatato alla meta. Con Prometheus uno dei maestri della moderna science fiction torna fortunatamente invece alla origini con una origin story appunto di uno dei suoi massimi successi sci-fi. E se il ritorno a Alien non bastasse la sua societ di produzione, la Scott Free, ha appena confermato che verr prodotto un nuovo Blade Runner. Ci sarebbero insomma gli estremi per ipotizzare la crisi creativa di mezza et e invece nel momento in cui Hollywood si affida come non mai a sequel, reboot e spinoff, un mare di seguiti e reinterpretazioni di storie collaudate per ottimizzare gli incassi e minimizzare i rischi nei multisala, Scott rivisita il genere che lo ha lanciato con un prequel quasi perfetto. Mi dispiaceva per il mio caro piccolo

alieno e tutto quello che gli avevano fatto fare ha dichiarato a Londra il regista che sconfessa le versioni di Alien seguite al suo film salvando soltanto quella firmata James Cameron e riserva lo sdegno maggiore per gli spinoff che vedevano il temibile rettile extraterrestre impegnato in combattimenti alla morte con Predator, manco fosse Primo Carnera nel baraccone del wrestling. Non ricordo poi come andata a finire e chi lha spuntata - prosegue Scott (punta di sarcasmo) - ma mi sembrava il momento propizio per resuscitarlo pi dignitosamente tornando cio alle origini dellalieno ad oggi rimaste ignote malgrado i sei film in cui apparso. In realt Prometheus parte precursore e parte remake di Alien. Per cercare di scoprire come ha fatto la creatura che 30 anni fa terrorizz la ciurma del Nostromo a trovarsi su quel pianeta dimenticato, Scott ci imbarca su un altro vascello interstellare (il Prometeo appunto sempre sponsorizzato dalla Weyland corp.) che fa rotta sullo stesso sinistro pianetoide. Siamo tecnicamente molti anni prima ma questo equipaggio unevidente citazione di quello del Nostromo, completo di gioviale pilota afroamericano (Idris Elba), androide di bordo (Michael Fassbender) e soprattutto di una ricercatrice che praticamente una doppelganger di Ripley e come fu per Sigourney Weaver lei la protagonista del film quando gli eventi prendono ben SEGUE A PAGINA 2

(2)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

CRONACHE MARZIANE

I MOSTRI DI HOLLYWOOD

FANTASCIENZA
annerito lascia dei segni sulla roccia, ecco che hai scoperto anche larte e questa una scoperta enorme, pi di Edison, pi di qualunque cosa immaginabile perch apre la porta alle emozioni. Unidea immensa e da allora siamo arrivati fin qui, al punto in cui la scienza si spinge sempre pi oltre nella ricerca dei limiti e lesplorazione del cosmo. Come ha detto Steven Hawking logico che siano l fuori speriamo che non ci vengano a visitare. Insomma lei un credente? Credo semplicemente che la questione degli extraterrestri sia pi una questione di logica che di scienza. Credo che solo nella galassia, non luniverso ma solo la galassia, pensare che siamo unici, lunica forma di vita in questa immensit sia ridicolo. chiaro che ci devono essere milioni di forme di vita la fuori. Mi ricordo quando facemmo una proiezione di Alien allosservatorio di Pasadena e cera Carl Sagan, lastrofisico e divulgatore, e mi disse beh certo piuttosto inverosimile.. E gli dissi non prendertela cos Carl, solo un film!. Ma qualche anno dopo scrisse un bellissimo libro, Contact immaginando un nostro contatto con lintelligenza di un altro mondo. E lidea brillante fu di terminare la storia 12 anni prima dellincontro effettivo concentrandola piuttosto sulleffetto della certezza del prossimo arrivo su di noi, sulla protagonista (una scienziata, interpretata poi da Jodie Foster nel film omonimo di Zemeckis ndr). Lui evidentemente lo riteneva possibie. Dagli extraterrestri agli androidi. Qui Fassbender ma non certo il suo primo cyborg. Forse un po una mia ossessione questa degli umani replicanti, ma intanto oggi siamo molto pi vicini a poterli fare su serio. E se immaginiamo una societ come la Weyland, una multinazionale spaziale, logico che li utilizzerebbe per i viaggi interstellari. Quello in servizio sul Prometheus in particolare appassionato di Lawrence dArabia che ha cominciato a guardare per passare il tempo durante la traversata di due anni e mezzo. un domestico al servizio dellequipaggio ma a qualcuno di loro d ai nervi, non si fidano della sua perfezione, una tensione che poi ha un ruolo cruciale nella storia. Quali film lhanno ispirato? Sono cresciuto nel nord Inghilterra in un paese dove Hollywood significava il film che passava quella sera allOdeon, il cinema di quartiere. E spesso era lultimo horror arrivato dallAmerica, It, Them o il Mostro della Laguna Nera. E gi allepoca, ricordo, stavo seduto in quel cinema e pensavo, beh non sono proprio granch, avevo 7 anni ma mi sembravano gi un po kitsch. Un film che mi ha fatto capire il valore della paura invece lho visto molto pi tardi, avr avuto 38 anni e stavo per girare i Duellanti e ricordo di aver visto per caso il manifesto di Non aprite quella porta e gi limmagine sul manifesto mi colp come inquitante. Non prendo paura facilmente ma mi ricordo distintamente che era spiacevole. Lo vidi in una saletta di proiezione Fox, era un pomeriggio destate e entra Walter Hill con un hambuger in mano e mi fa perch guardi questa porcheria? ma si siede dietro di me lo sentivo che masticava. Poi quando il film finito mi giro e Walter l con la bocca aperta e lhamburger non lha toccato. Quel film ha una sola idea ma geniale e la stessa cosa vera per lEsorcista di William Blatty e William Friedkin, infatti stata copiata migliaia di volte. Sono due film che mi hanno colpito molto. E secondo me fare paura, paura davvero non come nei vari Saw 1, 2, 3 ecc. che sono semplicemente disgustosi, una paura che nasce organicamente dalla struttura drammatica della storiai comici non saranno daccordo ma trovo che pi facile far ridere che far davvero paura. Ha deciso di rivisitare anche Blade Runner, perch? Blade Runner rifiuta di morire. E pensare che allepoca venne considerato un fallimento al botteghino. La gente mi chiede se fu un dispiacere ma veramente no. Io credo, e lo dico senza davvero voler esssere pretenzioso, che a volte i miei film sono forse eccessivamente artistici, si insomma, non abbastanza commericali. Forse in anticipo sui tempi, o forse indietro, non so, credo in anticipo. Ad esempio Legend. Gira ancora ma allepoca non fece una lira mentre invece oggi Il Labirinto del Fauno vince loscar e credo che abbiano diverse cose in comune. Prometehus finisce con un inzio. una promessa? Volevo aprire unaltra porta e se avremo successo proseguiremo senzaltro la storia per scoprire cosa succede dopo. Ci sono quattro o cinque domande a cui dare risposta, domande che ci porteranno progressivamente pi lontano dalloriginale. Questo film contiene ancora il dna di Alien. Il prossimo sar completamente diverso. Sulla ricerca di Dio? Se siete religiosi, Dio. Per tutti gli altri: che la forza sia comunque con voi. SEGUE DALLA COPERTINA presto una brutta (e assai viscida) piega. La parte inziale per la traversata intergalattica durante la quale lequipaggio in ibernazione criogenica. Tutti tranne Dave, un Michael Fassbender dai comportamenti ancora pi robotici di quelli che esibiva in Shame. Stavolta per la freddezza giustificata dato che trattasi di un androide di ultima generazione che per passare il tempo studia lingue estinte, si esercita a pallacanestro solitaria e guarda Lawrence dArabia per lennesima volta sul maxischermo di bordo, il che gli provoca grande malinconia. lultimo della serie di cyborg infelici della fantascienza, un filone cui Scott ha contribuito con i replicanti di Blade Runner oltre che lo stesso Ash del primo Alien; Fassbender ne ovviamente una citazione diretta ma Dave si ulteriormente intristito assumendo una rassegnazione cosmica che rammenta quella dei personaggi di A.I. di Kubrick e Spielberg, oltre a quella del mitico Hal 3000 di 2001 Odissea nello Spazio. N si tratta dellunico omaggio a Kubrick su questa astronave che scivola verso lignoto interiore, senza contare le monolitiche ed enigmatiche sculture che verranno rinvenute sul pianeta. Il film ha quindi alcune velleit assenti nel suo predecessore, quasi cormaniano. S, la metafora prometeica delluomo che troppo si misura coi cieli e le insistenze escatologiche sulle umane origini e come queste abbiano a che vedere col famelico alieno, appesantiscono la trama, ma a salvare Prometheus alla fine ancora una dose di genere: un sci fi - horror con abbondante sangue, che regala alcune scene da antologia grazie soprattutto alla Naomi Rapace de Luomo che odiava le donne. Lattrice svedese dimostra qui la magnetica forza che aveva come Lisbeth Salander, tenendo in pugno il film con straordinaria ferocia interiore. Prometheus non risparmia lo splatter e una scena in particolare che ha a che vedere con la Rapace, un modulo di chirurgia computerizzata e linterruzione di una gravidanza, diciamo, molto particolare, destinata a rimanere negli annali della fantascienza. Questo e un

Una gravidanza splatter che rester negli annali della sf. E un replicante molto particolare. Ridley Scott, il regista inglese di Hollywood, racconta Prometeus, il prequel del ciclo Alien
personaggio, quello di Fassbender, davvero memorabile pur nella notevole filmografia dellattore. La buona notizia per gli appassionati che il film finisce con un inizio, e un altro seguito, o due sono, virtualmente assicurati. Ne abbiamo parlato col regista. Nel film introduce dei nuovi alieni, una razza quasi mitologica, forse dei titani. Che ruolo hanno? Per tornare alla saga Alien la domanda naturale era: da dove arrivato? E da questa lidea di questi esseri con capacit avanzatissime di progettare armi biologiche e o biomeccanoidi. Immaginiamo che questi esseri abbiano visitato la terra, non 10.000 o 70.000 anni fa ma due miliardi di anni fa quando il pianeta aveva a ppena un miliardo di anni. Che abbiano scoperto il nostro pianeta e abbiano pensato di dargli un aiuto, una spinta in avanti. Con tutto il nostro progresso noi saremmo ancora a uno stadio di sviluppo infinitesimo al confronto. N sarebbe rimasta alcuna traccia del loro passaggio molto prima che la prima salamandra uscisse dalle acque primordiali e mettesse le zampe sulla terraferma. Sono i ragionamenti che mi hanno portato verso il film. Questi e unaltra considerazione: non ne sappiamo assolutamente nulla di loro. Ora la prossima domanda sarebbe: da dove sono venuti questi esseri? E lei, Elisabeth (Noomi Rapace ndr) cercher di scoprirlo perch Prometheus ha aperto una porta che ora dovremo attraversare. Perch questo titolo? Prometeo era un semidio che sfid gli dei abusando del primo dono tecnologico cio il fuoco. Il fuoco tecnologia; quando ti bruci le dita e poi trovi che un albero incendiato caduto su un antilope e capisci che quella carne bruciata ha un buon sapore ecco stai evolvendoti. E quando impari ad accendere un fuoco con una scintilla e che se usi del grasso fuso la fiamma dura di pi e illumina la tua caverna e che scalda la tua famiglia e che inoltre il legno

Il talento di Mr. Ridley

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(3)

A sinistra Ridley Scott e il replicante Michael Fassbender (in basso) sul set di Prometheus. A destra i fumetti preferiti di Ray Bradbury

GERENZA
Il Manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri vicedirettore: Angelo Mastrandrea Alias a cura di Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Matteo Patrono (Ultrasport) con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719549 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 abbonamento ad Alias: euro 70,00 annuale versamenti sul c/cn.708016 intestato a Il Manifesto via A. Bargoni, 8 00153 Roma specificando la causale

FANTASY RAY BRADBURY (1920-2012)

Come trasformare la notte in luce e bruciare i nostri mostri interiori


di SILVIA VEROLI

Che il primo tweet di saluto a Bradbury sia stato di Salman Rushdie la dice lunga o quantomeno dice alcune cose significative sul suo autore: Rushdie veloce, sulla notizia, ama i cinguettii informatici (al contrario del compianto collega) e ha ottime gusti letterari. Rushdie peraltro tra i pochi ad aver pi volte reso omaggio anche ad una altra grande, e anomala, autrice di fantasy (che di fantasy Ray scrivesse, pi che di science fiction, stato ribadito ampliamente anche da lui): Angela Carter, come Bradbury acuta frequentatrice di inconscio dotata di poderosa immaginazione e gusto gotico nutriti di agghiaccianti scenari infantili, dalle fiabe della tradizione alle botteghe di giocattoli. A legare Rusdhie a Bradbury, oltre alla mezzanotte nei titoli delle rispettive opere, anche la passione per un mito fondativo della cultura americana, il mondo di Oz che Bradbury conobbe piccolissimo nei racconti della sua zia preferita, Neva, e folgor Rushdie nella versione cinematografica di Fleming (39). Il cinema ha segnato anche la vita e limmaginario di Bradbury, spettatore gi a 3 anni al seguito di una lungimirante madre che crebbe il ragazzino ad avventura e fantasia. Nella ormai celebre dichiarazione rilasciata nel 2010 al National Endowment for the Arts (e ritrasmessa in Italia allindomani della sua scomparsa dalla Fahrenheit di Radiotre Rai che a Bradbury deve il nome) lo scrittore racconta del suo debutto a 7 anni in una biblioteca raggiunta correndo tra turbinii di foglie secche con in animo lintento di trovarvi, ad esempio, la saga di Baum. Casa, tornare a casa, no place is like home, con buona pace di Et, leitmotiv anche di Bradbury che, adolescente trafitto dal dolore del ritorno, vedeva su Marte la sua destinazione finale( Take me home Mars), lagognata casa. Non il Kansas o lIllinois, ma Emerald City e lUniverso (del resto anche Dorothy cambia idea dopo appena un libro della serie, su quale sia il davvero il buen retiro ideale: non certo casa di zia Emma). E case perdute e lontane sognano, quasi sempre senza speranza, i malinconici colonizzatori di Marte nelle Cronache. Circola su facebook una nota interessante del canadese Robert J. Sawyer, oggi uno dei pi importati autori di fantascienza (pura, tecnologica, documentata) oltre che di trame gialle (suo un apocrifo di Sherlock Holmes). Lo scrittore vi segnala il racconto bradburyano All summer in a day: la storia di una studentessa di origini terrestri residente su unuggiosa Venere che ricorda con struggimento il Sole ma ne perde, per crudelt e invidia delle compagne che la chiudono in bagno, lirripetibile passaggio sul pianeta che la ospita. Impossibile non notare la coincidenza della scomparsa, leufemismo in questo caso forse non tale, di Ray Bradbury proprio col raro transito venusiano sul sole (molti fan hanno

Fiabe, film, Oz, fumetti, giocattoli, giostre, incubi... Limmaginario del grande scrittore, un frequentatore dellinconscio nutrito di agghiaccianti scenari infantili

sognato che il ragazzo dellIllinois abbia preso un passaggio su Venere, lui intanto aveva gi immaginato per celia diversi epitaffi, tra i possibili Qui riposa Ray Bradbury, che ha amato la vita completamente). E dire che a sentir lui, e leggere le numerose note autobiografiche elargite con generosit in molti testi (Lo Zen nellarte della scrittura, Troppo lontani dalle stelle) e conversazioni, Bradbury ha abitato la sua casa e la sua infanzia con slancio, serenit, inevitabili tormenti, ma sempre con appassionata riconoscenza, protraendola, coi suoi sogni di razzi e maghi, per tutta la vita; la sua letteratura piena di bimbi e ragazzi maschi (quando la legge del contrappasso gli ha dato in sorte 4 figlie femmine), sempre alle prese con lelaborazione di una paura ciascuno dei miei racconti fu scritto per esprimere una data speranza o per placare i fantasmi di un incubo personale ombre che si allungano nei racconti e nei copioni, e diventano mostri in cima alle scale, da stanare, smascherare o solo accettare. elemento comune, mutatis mutandis, alla penna bambina di molti autori americani, in un catalogo che comprende oltre alle scimmie volanti e le streghe di Baum in Oz (Bradbury ha anche commentato, nel centenario, una splendida versione del Mago, edita dalla Kansas University e illustrata da Michael McCurdy) anche i mostrini buffi del Dr. Seuss, innocui ma in agguato negli angoli di casa, e quelli di Bill Wattersonn che sbavano sotto al letto di Calvin e Hobbes. Non casuale il collegamento con i comics: Bradbury amava i fumetti. Il Popolo dAutunno, Domani a mezzanotte, per citare i pi famosi, divennero insieme un formidabile albo da collezione, con una memorabile traduzione italiana negli Oscar Mondatori 1972, nella cui introduzione Bradbury fa lappello dei suoi miti a strisce: dal leggendario Buck Rogers a Flash Gordon (alla sua fidanzata Dale, soprattutto), e ancora Mandrake, Little Orphan Annie (Tomorrow, tomorrow, the sunll come tomorrow, il

musical degli anni 70 ma il testo speranzoso e nostalgico appropriato) Tarzan, Krazy Kat. Per non parlare dei Peanuts! Aggiunge. Parliamone invece, perch Bradbury amava molto Charles Schultz e le sue creature. Del resto i Peanuts in mezzo a foglie secche, fiocchi di neve, scrosci di pioggia e tormentoni esistenziali non sono lontani dai personaggi di Bradbury e da Ray stesso. Si muovono sugli stessi scenari domestici e stranianti, vittime di agenti atmosferici poderosi con cui negli States hanno una certa familiarit: cicloni, brividi cosmici e molte scosse elettriche, le stesse che portano creature magiche da questo allaltro mondo, folgorano aquiloni, scarrozzano Marty McFly dagli anni 80 ai 50, e ritorno (al futuro). In particolare Bradbury aveva simpatia per Snoopy nella versione aspirante romanziere chino sulla macchina da scrivere, perso nelleterno incipit della notte buia e tempestosa e sommerso dai rifiuti degli editori; in una lettera aperta al bracchetto, sollecitato da Monte Schultz, figlio di Charles, Bradbury gli ricorda di come anche per lui i no delle case editrici e delle riviste siano stati una tempesta, ma una tempesta violenta, perfetta, ghiacciata, un blizzard. Innumerevoli come le foglie e gli snow flakes, tanti da poterci tappezzare le pareti del suo studio. Tutte le opere rifiutate hanno per infine trovato il loro posto nel mondo delle pubblicazioni, sono venute alla luce, perch il blizzard sembra che duri per sempre, ma non cos. Ottimista Bradbury? Di nuovo lintroduzione di Domani a mezzanotte+ Popolo dAutunno a fumetti parla chiaro: Non credo davvero che il futuro sia nero come lo dipingo. Questo Popolo Dautunno e Domani a mezzanotte vuole essere un augurio perch possiate lavorare e sopravvivere fino a tempi felici di dopodomani a mezzogiorno. Per ottimista no, sosteneva lui, e neanche pessimista, sarebbe una menzogna, piuttosto... ottimizzatore, come Disney ha dichiarato commentando il suo rapporto con Walt che accett il suo invito a pranzo, un suo libro autografato e la sua amicizia (e facebook era al di l da venire). Da Disney venne coinvolto nella progettazione di Spaceship Hearth, la struttura simbolo di Epcot (Experimental Prototype Community of Tomorrow) parte del Walt Disney World Resort in Florida (in seguito stato consulente anche per lOrbitron space ride a Paris Disneyland); evidentemente i parchi a tema non lo terrorizzavano (pi) come invece circhi, fiere, carnevali, che sono gli ingredienti principali di Something wicked this way comes, in italiano Il popolo dellautunno, generando confusione con Autumn people. Si tratta di un folgorante bildungroman con parte della poetica bradburyana nellattacco: In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi, da cui venne tratto nell83 il primo horror Disney (soggetto e sceneggiatura di Bradbury), da noi Qualcosa di sinistro sta per accadere. Ci che invece lo terrorizz e attrasse sempre furono gli scheletri (Skeleton Dance la sua Silly Symphony disneyana preferita), compresa lidea di averne uno sotto la pelle, cosa che ovviamente gli ispir un racconto. E poi, non sorprende troppo, il buio. Quello degli abissi siderali ma anche dei sottoscala, cui ha dedicato il suo unico libro per bambini piccoli Accendi la notte dove puntuale, come per ogni altro incubo, arriva lantidoto incarnato in una ragazzina misteriosa che accende le tenebre col canto dei grilli e delle rane, e scorge nel cielo le luci delle stelle pi lontane. Nelledizione Gallucci la quota di terrore smorzata dalla traduzione di Carlo Fruttero e dalle illustrazioni amichevoli di AntonGionata Ferrari, ma si avverte sottopelle che qualcosa di sinistro potrebbe accadere, ma che comunque, fortunatamente, non durer per sempre.

I MIEI FURTI IN CASA BRADBURY


Ray Bradbury un surrealista americano, cos si era definito, non uno scrittore di fantascienza, solo Fahrenheit 451 aveva concesso come appartenente al genere perch la fantascienza quella che si avverer aveva detto, bens autore di fantasy, quella che non si avvera mai. Ho un debito tutto teatrale con il grande scrittore, il primo furto lo effettuammo nel 1977 quando ci chiamavamo ancora La Gaia Scienza ed andammo in scena al Beat 72 con Cronache Marziane, in realt avevamo preso in prestito solo il titolo del grande Ray per uno spettacolo che mescolava i testi pi disparati da Benjamin a Poe ed era un percorso underground, nel vero senso della parola: la cantina del Beat era stata resa irriconoscibile dalle installazioni degli artisti Gianni Dess, Domenico Bianchi e Bruno Ceccobelli e dalla stanza fotografica di Andrea Fiorentino che avevano creato tanti diversi spazi, una falsa prospettiva borrominiana, la stanza di un harem tutta tufo e illusioni ottiche, una palma nel deserto, un arco finto di spessa gommapiuma bianca che simulava unuscita illusoria su cui ci spiaccicavamo in folli rincorse armati e bendati al ritmo martellante di Horses di Patti Smith, uno spettacolo rock, duro, sulla clandestinit, sullinsurrezione, sullutopia in totale adesione e condivisione dellaria che si respirava in quellanno. Memorabile fu la giornata in cui cerano stati gli scontri alluniversit durante il comizio di Lama, la sera a teatro arrivavano i compagni che, come noi del resto, erano stati l, noi ci preparavamo e il pubblico si radunava nellatrio, il Beat era piccolo e si sentiva tutto nei camerini, dimprovviso le voci si alterarono e sentimmo il critico teatrale dellUnit che era venuto a fare la recensione urlare e andarsene indignato promettendo che mai pi ci avrebbe recensito, anni dopo ci fu una tregua. Nel 1989 ho ripreso Bradbury, che per altro era un conservatore, dopo aver visto le immagini di piazza Tien An Men, lo studente davanti ai carri armati, e ho riscritto una versione teatrale di Fahrenheit 451, in cui Marco Solari era un nevrotico Montag e Guidarello Pontani un cattivissimo esilarante capitano dei pompieri, Geoffrey Carey era il mistico Faber, Daniela Coelli la seduttiva Clarisse ed io la malinconica e tossica moglie. Fu una coproduzione con la citt di Tuscania che ci ospit per il periodo delle prove e facemmo la prima nella grande e gelida chiesa di S.Silvestro, le musiche originali di David Van Tieghem, le scene, rigorosamente senza uso di video, di Mario Romano. Nel 1989 si respirava unaria gi molto diversa dal 1977, mentre scrivevo cadeva il muro di Berlino e durante le prove come attori ci siamo spesso ispirati alle vicende della famiglia Ceausescu. Era comunque un anno di grandi cambiamenti e Bradbury ci forniva di nuovo ispirazione come del resto ha fatto con Micheal Moore per Fahrenheit 9/01, anche se non era daccordo. Come aveva in qualche modo predetto i suoi libri e i suoi titoli continueranno a vivere di vita propria ed indipendente.

in copertina: alcuni fotogrammi da Prometheus di Ridley Scott, il prequel di Alien prossimamente sugli schermi

(4)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

INCONTRI CRUCIALI
di Fabio Mauri

In morte di un amico, o di un familiare, un pensiero sbigottito attraversa il dolore, e indaga su di un enigma. La persona con cui si aveva a che fare, eliminata ogni variazione, si ritira in una riserva assoluta, fissa come una nota, lasciandoti nelle mani un corpo muto, nudo, che accondiscende ad ogni trattamento. In una occasione del genere, io vidi entrare, nella casa dei miei, a Milano, numerosi sconosciuti, incerti di fronte a mio padre, abitualmente cos riservato, ora cos esposto nellultima figura della morte. Un individuo solo era a conoscenza di quellenigma: della novit della personalit chiusa ma disponibile del nuovo defunto. Un signore che laccudiva premuroso: lui sapeva cosera successo. Tra una pausa e laltra del dolore mi chiesi pi volte chi fosse. Come tutti, finii per accettare la sua autorevole competenza, lintimit con mio padre. In qualche modo glielo abbandonai, e per sempre. Seppi poi che si trattava di un esperto di un servizio di pompe funebri molto accurato. Cos mi parso, per la morte di Pier Paolo Pasolini. Salvo che gli esperti erano pi di uno. Tutti sapevano, tranne chi lo aveva conosciuto da vicino, da ragazzo, e da amico. In realt, in caso di lutto, per molto tempo la memoria imbastisce un anacronismo della vitalit: si fa pi presente e, pi intimamente, si sconnette. Io non ho ancora organizzato Pasolini. Da un punto di vista saggistico, voglio dire, sono impreparato. E vorrei restarlo. Se non fosse tardi. Ogni sorta di memoria sospesa, se successiva a quella che fino allaltro ieri, giorno della sua fine, mi veniva da scene dettagliatissime, dai contorni rotondi e soffusi come scoppi. Queste schegge di memoria sono principalmente di Bologna e della Val Badia. Quindi di Firenze, di Roma, ancora di Bologna e ancora di Roma. Pier Paolo lho conosciuto un sabato sera alla Casa della G.I.L. dove giovani interessati allarte erano stati invitati. Frequentavo il Galvani di Bologna, la seconda ginnasio di quel Liceo. Tra i ragazzi presenti: Ardig, Luigi Vecchi, forse Leonetti Francesco Leonetti uomo cos imprevedibile che pu non esservi stato e io ricordarlo lo stesso forse, ma ne sono anche pi incerto, cera Roversi, ma anche Roberto Roversi uomo cos sostanzioso e appartato, che pu essere una mia manipolazione di conferire il suo volto a qualcuna di quelle ombre di giovani seduti o in discesa per certi scalini. Cerano delle scale, le ricordo. Della prima serata ricordo anche langoscia clta, che imponeva rispetto, di Ardig. Tra gli altri, dei meno giovani: Cinti, Ciangottini, il Dottor Falzone, incaricato dalla G.I.L. di un progetto di rivista. Decidemmo di tentare. Proposi un titolo, preso dalla giovinezza scolastica di mio padre: Il Setaccio. Alluscita della Casa del Fascio Pier Paolo ed io ci accostammo, (mi era molto piaciuto quello che avevo sentito da lui sulla Poesia e incuriosito quanto accenn su Pascoli, e a lui ci che avevo detto su de Chirico e Savinio, sullArte). Ci ripromettemmo di rivederci subito, il giorno dopo. La domenica Pasolini arriv a casa. Lo presentai in famiglia. Pier Paolo us la sua dolcezza friulana, che in lui era il sostituto sapiente di ogni buona maniera, e per la prima volta scoppi nella sua risata animalesca, fatta di denti, ma convinta, irriflessiva, in modo complesso umana, di fronte a qualche lazzo di uno o laltro dei fratelli. Di l inizi, con frequenza quotidiana, la nostra amicizia. E la memoria, in un continuum piuttosto felice, avventuroso, appassionato per larte e la letteratura, scoppia appunto in scene chiss perch pi memorabili di altre: sotto il lato destro del portico che conduce alle Sette Chiese; nella palestra di S. Lucia; a casa di Fabio Luca Cavazza; in via Zamboni; o in

Quella vitalit condivisa da un artista e un poeta


Nel 1985, a 10 anni dalla morte di Pasolini, Fabio Mauri scrisse questo testo (inedito) in omaggio a un amico che assisteva con pietrificata sapienza alla rappresentazione della rovina delle cose
LA MOSTRA A MILANO
Dal 19 giugno al 23 settembre 2012 a Milano, presso Palazzo Reale, si terr la mostra Fabio Mauri. The end, a cura di Francesca Alfano Miglietti e prodotta dal comune di Milano, Cultura Moda Design. Una retrospettiva completa che riunisce installazioni, oggetti, performance, opere. Un primo percorso, pi intimo, proporr una raccolta inedita di disegni, un secondo percorso sar costituito dalle importanti installazioni di Mauri (da Ebrea del 1971 a Il muro del pianto del 1993) e un ultimo riallestir i suoi Schermi, opere monocrome realizzate alla fine degli anni 50. Artista e drammaturgo, fondatore di due riviste critiche e protagonista dell'avanguardia italiana, Mauri ha sempre affrontato tematiche scottanti: la guerra, la conversione, la follia, il dramma degli amici ebrei mai pi tornati, la scoperta del fascismo reale. Una riflessione sullarte la sua che allude alla condizione drammatica delluomo nella dialettica tra struttura e materia, tra forma, immagine e Storia. bicicletta a Riva di Reno. Luoghi di Bologna che due ragazzi stranieri a quella citt scoprivano intimamente e facevano propri. Momenti a volte sacri, in nome della Poesia, a volte indelebilmente ridanciani, in nome di tutto il resto. Insieme, una sera febbrile, andammo a conoscere, (fastidiosamente consci della comune precocit), la nostra George Sand: Giovanna Bemporad. Viveva in una casa dai soffitti alti, una stanza dai libri a terra. Pile di testi greci, latini, e, mescolati, degli Holderlin, dei Rilke, dei Novalis. Lamica Giovanna vestiva da uomo. Con i calzoni da avanguardista tirati alle ginocchia sotto un impermeabile privo di ogni colore. Ci leggeva la sua Odissea, traduceva Virgilio. Noi, accovacciati nel nostro stupore, reggevamo la scena come potevamo. Giovanna, incandescente, oscurava il mondo. Sfiorava con sottile disprezzo, al braccio di Leopardi, (forse solo di lui, se ricordo bene), ogni modernit, soffermandosi con un attimo di attenzione appena su Saba. Non trovammo il coraggio di citare nemmeno Sandro Penna, nostro mito. Ci fu una transazione bonaria per Ungaretti e Montale. Poi, nella notte, fummo accomiatati. Dopo lultimo saluto, mimando il terrore, la fuga ebbra di risate, sotto laria fresca di una Bologna notturna. Se cos era il genio, eravamo fritti. La nostra cultura era pi vicina, interna a passioni depoca. Nessuno di noi si permetteva di parlare a tu per tu con Virgilio. Nessuno, nemmeno Pier Paolo, che aveva superato la pubert intellettuale, era cos determinato allausterit della poesia. La nostra Bemporad si poneva fuori del tempo. Noi vivevamo con non poco gusto la giovinezza. Amavamo il foot-ball, le ragazze (sapevo che le amava anche lui), lironia, perfino un certo composto familiar-borghese. Ci piaceva andare a ballare. Pier Paolo possedeva un talento per il mimo e la danza. Pi volte risimul quella fuga per le scale, con grande spasso la ripeteva come una scenetta di effetto sicuro. E a Firenze lo vedo ballare, solo, in divisa da avanguardista, con un globo di vetro in mano, una danza egizia, per gli amici, al suono degli altoparlanti dispersi tra gli alberi delle Cascine. Vi eravamo accampati, con i giovani intellettuali della Hitlerjugend, per i Ludi Juveniles. Era spiritosissimo. Un commento comico a quanto ci accadeva. Un saggio primordiale di antifascismo che, come una pianta dal nome ignoto, spuntava direttamente dal gusto di una cultura diversa, che escludeva quellamministrazione retorica, a quelle date soprattutto sciocca, della realt in cui eravamo nati. La nostra amicizia era intrecciata di una tenerezza delle intenzioni, dai fini dolci e roventi, che oltrepassava e

Sopra, un ritratto di Fabio Mauri; accanto, Haarschneidemaschine, 1971 (tecnica mista). Sotto, The end, 1959 (collage e olio su carta)

teneva inchiodato, magari per sempre, ogni dissidio personale, di carattere intellettuale, la valutazione negativa reciproca del giudizio. Bologna, lustra di bellezza, era un involucro invitante. Malgrado le funeree garze e bande fasciste, noi intuivamo i corpi e gli spiriti come unirrinunciabile avventura. Nessuna citt se non questa, in cui tanti ragazzi presuntuosi, o di grande talento, o semplicemente illusi, si

erano incontrati, condotti per mano da quelle ragionevoli combinazioni del caso che fanno la storia seria come la pi inutile del mondo col medesimo puntiglio; nessun luogo, se non Bologna, si prestava meglio a contenere e nascondere la giovinezza di ragazzi cos determinati al richiamo tagliente della poesia. E di una susseguente vita. Di molte vite interpretate o fraintese in questunico senso. Una minuscola comunit

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(5)

Inverosimile da Not Afraid of the Dark, 2007, Piccolo Cinema - con proiezione Gertrud di Dreyer Hangar Bicocca. Foto: courtesy Hangar Bicocca, Milano. Sotto, Intellettuale, 1975, Il Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini Galleria comunale d'arte moderna, Bologna. Foto: Antonio Masotti

umanistica che la guerra ridistribu come carte da gioco per lItalia delle origini di ciascuno: per campagne, luoghi di mare, dove li aveva colti. Per Francesco Leonetti Pier Paolo nutriva unattenzione struggente, quel senso profondo e ineluttabile, di cui parlo. Era sempre condiscendente verso il tono di Francesco Leonetti, atono di rimprovero in ogni frase, la pi usuale. Leonetti, a mia memoria, rimproverava incessantemente Pasolini. Pier Paolo certo amava, forse stimava, di sicuro sempre rimproverava me, per la mia dissipazione sensuale, sentimentale. Un poeta non corre tanto dietro alle ragazze, n si innamora sempre!. Frase che, pi tardi, a Roma, al tempo dellesplosione sterminata, quasi meccanica, della sessualit di Pasolini, fu motivo di rimprovero interiore, da parte mia, che avevo molto risentito, e per fortuna solo sul piano dei sensi di colpa artistici, di quella grave sentenza del grande e adorato amico. Anzi a tale proposito, del tema della sessualit, certo non trascurabile nella biografia di Pasolini, lamentandomi con lui un giorno, degli amici, tutti pi grandi, Gigi vecchi, Sergio Telmon, o Renato Zangheri, per come sospettavo che mi frequentassero soprattutto per corteggiare le mie sorelle, Pier Paolo, con aria da monaco buddista, mi disse: Perch mi escludi? Io so nascondere benissimo i miei sentimenti. Compresi che mi comunicava una verit. Difficile da decifrare, anche a tanti anni di distanza. Intendeva dire che amava una mia sorella? O nascondeva un qualche altro sentimento? Un diverso sentimento damore? Mi confessava, per la prima volta, la capacit della sua anima di essere tuttaltro? La delicatezza giovanile di Pier Paolo non cre tra noi mai un istante di turbamento. Fu lamicizia pi limpida e pi virile che ho mai avuto occasione di vivere. Mi fu pi difficile convincerne la Squadra Omicidi quando, a Roma, mi convoc. Non ritengo per accuratezza storica, ma per un foglietto col mio numero di telefono nuovo, assieme a quello di un cameraman, di una giovane atterrita comparsa, di un vecchio spellato, e di una prostituta, ad uno snervante e buio interrogatorio. La mia trepidazione di adolescente, una certa qual purezza in questo senso, forse Pier Paolo laveva intuita al primo incontro e laveva armata di un sentimento altrettanto puro. Per anni mi invit immancabilmente, attraverso la voce

invadente dei segretari di produzione, a partecipare a tutti i suoi films, nessuno escluso. Non accettai mai di partecipare. Fino al Vangelo. Qui dovetti opporre la maggiore resistenza. Pier Paolo mi proponeva lui stesso a voce o per telefono parti che andavano da Cristo a lEvangelista Giovani, facendomi sorridere per la sorpresa. Non avevo pi let, ammesso che ne avessi mai avuto laspetto. Pasolini quando mi pensava, dunque, soprattutto mi ricordava. O ricordava una mia potenzialit figurativa spirituale, dei miei anni di religione, dal 45 al 55, in cui, vero, lui era stato saltuario invitato speciale dei familiari ansiosi, ogni volta da me respinto quale rappresentante di una ambizione laica. Dopo il Vangelo, che mi piacque completamente, accettai e feci il Re in Medea. Pasolini sul set assisteva alla sua regia, quasi non la comandava. Le sette figlie del Re, esclusa Viva di Andy Warhol, erano figuranti di nudo speciale, come le descrive il corporativismo cinematografico. Pier Paolo fece ripetere la scena pi volte, per farmi divertire, come poi mi disse, visto che le figlie, per essere riprese in primo piano, imbastivano una lotta discinta manifestando al Re loro padre un grande amore, un po incestuoso in verit, in quella zuffa drammaturgica. Maria Callas tra un si gira e laltro, portava dei gelati da leccare. A teste decapitate, visto che ero avvitato con una noce di cocco in testa, corona barbara, dentro un imbuto di feltro spesso come cuoio. Sto dicendo, e lo dico a caso come sto facendo, che tutto il seguito, Roma, Cinecitt, lo vedo come seguito del romanzo di Bologna. In questo romanzo centrale anche Roberto Roversi. Verso cui Pasolini nutriva un rispetto come per il contromodello della parte migliore di s. Figura di poeta che stringe un patto consono con quel meglio che sono i libri, una certa loro scolastica pace, e vi vive in mezzo. Io vidi poco Roversi e di pi Leonetti, ma tramite Pier Paolo seppi sempre di loro e ne avvertii la postazione, quasi cardinale, per la sua vita. Cos per Serra, che non ricordo, Pier Paolo nutriva una sorta di mitica ammirazione. Arriva Serra, devo rispondere a Serra, Serra dice. Citazioni talmente autorevoli che ho mandato a mente Serra come un cognome assoluto, quasi da antenato, mentre era di poco pi grande di noi o di lui. Nel romanzo di Bologna c, ed strettamente doveroso antevederla, Laura Betti, decenne. Laura in bicicletta, Laura rossa in viso,

portatrice di bigliettini dappuntamento per conto della sorella Maria Carla, mia compagna di classe. Pier Paolo non la conosceva. N Laura conosceva Pier Paolo. Pochi giorni prima di morire, a Sabaudia, nella casa che divideva con Alberto Moravia, avevo trascorso una giornata docile e interiore con Pasolini. Pier Paolo mi aveva confessato di aver visto il girato di Sal o le 120 giornate di Sodoma, di essersi spaventato, quasi scandalizzato. Denunciando uno sdoppiamento che

resuscit una volta di pi il mio stupore. Limpegno, prima di essere la scelta di una condotta, un dover essere interno ad unidea delluomo e della societ, una disposizione fibrosa, anzi ossea, di alcuni caratteri fondamentali. Come la nevrosi, esiste un impegno caratteriale. Molto simile alla profondit, che spesso condizione di partenza, mentre sembra di arrivo. Ho conosciuto uomini che non potevano non essere profondi. Pasolini era di questi. Tanto che per affrancarsi dal peso di tale

moderati arabi

< 180 181 182 >

Ventitr prigionieri politici sahrawi continuano a digiunare nella prigione di Sal, vicino Rabat. Sono incarcerati dall8 novembre 2010, giorno della distruzione del campo di Gdeim Izik: lottiamo per la libert di tutti i militanti.

cavit biologica, progettava con buona volont lestroversione e la superficialit. Il gioco del calcio, una certa rustica buffoneria e leccessiva infantilit dello stupore rientravano in questo genere di atti compensatori. Altrimenti tutto, anche lidea meno saggia, operava in lui con una chiglia talmente inabissata da turbarlo e turbare chiunque. Dicevo che man mano che la notizia della sua morte si propagava in una Roma silenziosa, poco a poco ricevetti molte telefonate di gente costernata. Sembravano chiedere aiuto. Persone che non sentivo da anni o non avevo mai sentito, solo salutato per strada. Per ognuno di loro Pier Paolo aveva rappresentato un incontro definitivo. La sua capacit di promuovere biografia morale, come il suo personaggio di Teorema, si dimostrava in concreto, tragicamente. Pasolini assisteva alle vicende drammatiche degli amici come alle riprese dei suoi films. Quasi in silenzio. Senza modificare lo svolgimento legale dellazione. Forse la profondit, riflettevo, quando si fa abitualmente abissale, esclude ogni intervento. Pier Paolo era incapace di recare mezzo conforto agli amici colpiti da dolore intero. Assisteva con pietrificata sapienza alla rappresentazione della rovina delle cose. Un po come Dio, naturalmente. Ma stato detto. Non ne era superbo. Spesso la superbia una guarnizione della genialit, se essa c, tutte le altre volte tende ad esserne il contenuto. Non cos per Pasolini, si trattava daltro. Confesso, nellattonito dolore della sua morte, me lo chiesi. E non capii, n ora capisco bene, perch mi telefonarono tante persone. Ci vedevamo ormai poco. Ci incrociavamo sempre. Operavamo da gruppi diversi, in quellepoca di schieramenti romani. Parlo dei pittori neodada, o pop della Scuola di Piazza del Popolo. Alludo a Quindici, o allarea del Gruppo 63, zone allora molto distanti da Nuovi Argomenti e in qualche misura, pi difficile da delimitare, anche da Officina, di cui fui formale e infelice segretario per la nuova edizione romana. Per quelle avanguardie il linguaggio che pretendesse a comunicazione diretta, era inusabile. Pier Paolo Pasolini ostentava qualcosa di troppo svelato. Era impossibile non intenderlo. Ma a parte la scelta della condotta letteraria, vero, Pasolini, che autore interamente scritto, fuori dagli scritti, era ragionevolmente incredibile. Ritengo, tra le molte complesse ragioni, a causa del

pareggiarsi, nella profondit, dei suoi opposti. Giudizi e pregiudizi mi pare vivessero in una sfera cos fonda, spuntavano alla luce da un cono cos compatto che la loro compresenza risultava, per qualche aspetto, vergognosa. Pier Paolo, ripeto (e sento che non indifferente), non era amato dalle avanguardie. N le riamava. Lo infastidivano il dandismo; il disprezzo ostentato da quei primi anni60 fino al 64 delle avanguardie, per il politico e il civile; lintreccio con culture indigene, di cui, riteneva, non si sapesse abbastanza per usufruirne. Pasolini si chiudeva in un silenzio infastidito ad ogni citazione di autori di letterature di cui non conosceva la lingua. Non gli sentii mai pronunciare una parola di ammirazione su Joyce, Bibbia dellAvanguardia, almeno in quegli anni. Sebbene comprendessi che la sua reticenza fondava su una sfiducia di quelle letterature linguisticamente chiuse, quasi inaccessibili, ad opera di fruitori intuitivi. A Bologna, sulla porta dingresso del Museo dArte Moderna, come gi avevo fatto con Mikls Jancs, proiettai su Pasolini il suo Vangelo. Le immagini della performance sono riprodotte in questo catalogo. Performance cui Pasolini si sottopose docilmente. Pier Paolo si sottopose docilmente alla performance. Durante lazione si irrigid in uno spasmo duro, di sofferenza. Gli chiesi se si sentiva male. Fece cenno di no con la testa. Poi mi ringrazi a lungo, salutandomi per loccasione che gli avevo dato di ripensarsi dentro una sua opera. Era lintenzione di quel mio atto dal titolo Intellettuale. Cito questo episodio, o mi riaffiora, tra i molti che ormai affollano un proscenio disturbato, perch nellallontanarsi in fretta, la piccola folla di amici, per lo pi di scuola, che si radun chiamandoci per nome, Pier Paolo non la riconobbe. Dovetti spiegargli uno per uno chi erano, o chi erano stati, per lui e per me, quei coetanei e quelle coetanee, quei vecchi per lo pi, che ci abbracciavano, Pier Paolo fugg via e mi tir dietro con lui, come ai tempi della giovinezza, come se noi due, chiss perch, per la virt sbadatamente taumaturgica di Roma, il cui tempo scroscia a picco dal cielo, ma non passa, non si evolve, fossimo rimasti mostruosamente e fedelmente intatti. Era poco prima che Pier Paolo dovesse morire. Anzi, a tavola, nella cenetta che precedette lazione, ad un ristorante della Fiera di Bologna, ritrovammo intero quello stare insieme divertito, solidale e frizzante dellantica adolescenza. Osservando le gustose coppie bolognesi, udendo quegli accenti cos familiari al nostro sedimento di memoria, ammirando la perfezione ben condita dellorganizzazione del tutto, Pasolini mi disse: I bolognesi non sono italiani, sono svizzeri. Io stesso ho proposto di annettere il resto dItalia allEmilia. Anzi a Bologna, e farla governare da lei. Ho ricordato Pasolini come amico. Senza citare niente di lui. Pier Paolo ha detto tutto di s, fino al dettaglio, n si pu citare troppo Pasolini in uno scritto su di lui senza restarne, a suo danno, schiacciati. La Bologna di Pasolini, senza Pasolini mi sembra cambiata meno di Roma senza Pasolini. I portici, le vocazioni, gli amici, qualcosa si ripete e conserva una scia udibile, che io riconosco. Non cos Roma, dove dopo una doppia alluvione, divina e satanica, cancella ogni giorno se stessa. Questo spiega, per me, il tentativo strenuo, a volte forse troppo sublime, energico, e sempre eroico, di Laura Betti, bolognese, di non far naufragare niente, nemmeno una stilla di memoria, di un giorno, perch di Pier Paolo se ne conservi qualcosa, cio tutto. In altri termini e luoghi, Pier Paolo possedeva natura per essere uno come Paolo di Tarso. Ma dovette rassegnarsi ad essere quel Pasolini che abbiamo conosciuto. Tale rassegnazione non bastata. Ne stato ugualmente punito.

(6)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

LA BOTTA MODENESE

di GIOVANNI IOZZOLI *

Chi l'avrebbe detto che un terremoto di pianura, si sarebbe trascinato dietro cos tanti disastri e cos tante suggestioni? Dappertutto, qui a Nord la Bassa il posto dove non succede mai niente. I capannoni sono bunker, fortilizi incrollabili, eroicamente in lotta contro la caduta tendenziale del saggio di profitto. Le campagne sono piatte e squadrate, come disegnate da un gigantesco ortolano maniaco della precisione. Niente mosche, niente cani, niente gente a ciondolare per strada. Anche le zanzare sono operose e ordinate. Vai tu a pensare che un terremoto, il simbolo per eccellenza dell'anarchia della natura, mi arrivava proprio qua. Ho 45 anni e ne ho gi visto qualcuno, di sismi. che nel mio immaginario il terremoto era sempre stato una roba euroasiatica appenninica o caucasica Il terremoto lo associavo ai tufi polverizzati trafitti da travi di legno nero, e ai vecchi secchi e scuri, con le coperte in testa, e ai maiali e ai somari liberi tra le macerie, e ai paesini nascosti tra le sottane di montagne ispide. Gi il terremoto di Haiti mi aveva disorientato. Le casette color pastello, sfarinate sotto il cielo tropicale, mi rimandavano un segnale inedito: si muore di terremoto anche in quelle latitudini, al ritmo della macumba pi che dellAve Maria? Poi questa botta modenese mi ha aperto definitivamente gli occhi. Le nostre carte sismiche sono patetici esorcismi. Non sappiamo niente della mala bestia che scava km sotto terra e ogni tanto scrolla il corpaccione. La terra non chiede permesso a nessuno: la crosta, le viscere infuocate, quello che c' sotto, sopra, dentro, tutto roba sua e fa come gli pare. Se le ingenue illusioni illuministe hanno residuato ancora qualche aspettativa, niente come un terremoto ci ricolloca nella realt. Possiamo (e dobbiamo) scrivere nelle Costituzioni il diritto alla Felicit, ma la terra rocciosa, argillosa, sabbiosa - la dura terra, l'unico materialismo possibile. Suggestioni, dicevo. Una montagna di suggestioni, tipo: la strage operaia. Il terremoto didattico, paziente si preoccupa di riflettere la realt cos com. un terremoto ordinatamente di classe, che fa crepare i proletari mentre sono attaccati ai loro torni e ai loro banchi di lavoro. Certo, una morte operaia come la classifichiamo? Moderna, premoderna o gi post? Vai a spiegarlo ai Khaled o ai Salvatore, che sulla loro condizione non avevano mai filosofato: per loro l'ordine naturale, il loro giusto posto, era il capannone; e quindi il terremoto segue le gerarchie della vita e della Storia non produce ingiustizia. Muoiono gli operai ma parlano e si rappresentano magnificamente gli imprenditori: un esercito di imprenditori, che sfila davanti a tutte le tv, invade onnivoro la scena; sembra un regno magico di soli imprenditori; la didascalia ti dice che un imprenditore anche il coltivatore diretto con 40 maiali e la masseria sfregiata dal sisma. Imprenditore diventa una chiave di lettura esistenziale, pi che una qualifica professionale. Gli operai spariscono, al riparo delle tende multietniche, nel silenzio, nella irrapresentabilit, quasi nella vergogna della loro condizione. Straordinario l'esercito del Bene, che mette in mostra i suoi reparti migliori. Centinaia di volontari addestrati, attrezzati, fosforescenti, che arrivano in poche ore. Ci dice molto sulla dedizione dell'animo umano. Ma anche sul molto tempo libero di cui gode una fetta di popolazione delle societ mature; e lo squilibrio storico delle proporzioni tra lavoro e non lavoro nel centro del capitalismo, ci rimanda allirredimibile crisi fiscale dello Stato (perch un terremoto, letto in controluce, quasi sempre un trattato di economia politica altro che la sismologia e la geo-fisica...). Ora, io mi ricordo che 30 anni fa, gi

TERREMOTO Un sisma
squisitamente di classe
Una morte operaia come si classifica? Moderna, premoderna o gi post? Il sisma terremotato, dallIrpina alla Bassa
da noi, in Irpinia, la Protezione Civile non ce l'avevamo. C'era l'esercito di leva, i soldatini adolescenti, con le divise grigio verdi strette strette, i fazzoletti sulla bocca e le pale scheggiate. Fu sulla pelle dei nostri tremila morti, che nacque il progetto della Protezione Civile. Certo, nessuno ci recint, nessuno si assunse la gestione bio-politica della nostra condizione; e anche l'esercito dei volontari arriv fluente e disorganizzato fiumane di giovani che venivano da Polisportive e sezioni di partito, parrocchie e comitati di lotta; c'era anche l'ultima schiuma preziosa del 77 quella che non era in galera e non era (ancora) rifluita. Chi sono, invece, questi volontari tecnologici, che in 48 ore sbarcano e attrezzano mega campi? Li guardo ammirato, ma anche un po preoccupato, come assistendo allemersione periodica di un esercito clandestino. Nei primi giorni dopo la scossa, i quotidiani locali erano pieni di scandalo e indignazione: pakistani, marocchini, tunisini, africani di ogni dove, secondo i pennivendoli, stavano provocando problemi nei campi; e la carne di maiale, le continue richieste, la mancanza di collaborazione: come se mettere insieme migliaia di attendati, quasi tutti poveri, di 10 etnie diverse, potesse essere una passeggiatina senza intoppi. Poi all'improvviso i problemi sono scomparsi dalle pagine. Era solo un modo per attizzare un po' d'odio anche dentro l'emergenza una specie di riflesso condizionato dei gazzettini locali. Gli immigrati, dal canto loro, sono incazzati e preoccupati; non tollerano l'idea di morire in un paese che sentono estraneo. Hanno pi paura e meno rassegnazione degli autoctoni continuano a riempire le tendopoli improvvisate sorte nei parchi, persino nel capoluogo intatto. Lavorano per mangiare e pagare affitti: non gli sembra razionale rischiare anche la pelle. Del resto me la ricordo bene, la finta indignazione civile e pelosa dei cronisti dellItalia civile. In Irpinia 30 Tribute to Haiti Earthquake, illustrazione realizzata dal digital-artist Gejsi anni fa i pakistani non ce li avevamo; ma certe cose le scrivevano anche su di noi: eravamo selvatici, poco collaborativi, piagnoni e arraffoni. E lo credo bene, l'unica lezione di educazione civica che avevamo ricevuto era: prepara la valigia e vai in Svizzera o in Germania o dove cazzo ti pare. Oppure mettiti in fila, nelle code multiple e varibili delle grandi clientele organizzate, ad arraffare le ultime fiammate del keinesismo all'italiana gli scampoli malati della Prima Repubblica. Che tempi, ragazzi. C'erano abbastanza soldi per comprarci tutti (e l'operazione riusc su larga scala). Quando si chiede: ma di chi fu la colpa delle malversazioni in Irpinia? - non facilissimo rispondere. Quando si cementa un blocco sociale in cui i miserabili stanno stretti stretti insieme ai costruttori autoctoni e alle grandi famiglie del Nord, tutti abbracciati al grande tronco della rendita immobiliare di chi precisamente la colpa storica di quel grande fallimento, che stata la ricostruzione in Irpinia? Una volta avremmo detto: delle classi dirigenti. Ma sotto le pietre irpine mor anche l'ultimo residuo del Meridionalismo, di cui non si sentir pi parlare. E allora tutti assolti e tutti colpevoli. Non c'era tempo per Giustino Fortunato e Gramsci, mentre la tavola era apparecchiata, e siedevano insieme Gavianei, Dorotei, Morotei, Cutoliani, anticutoliani e Senzaniani. Si sparava di brutto, ma si trattava anche, intorno a una torta che sembrava infinita. Il Sangue e la Trattativa sono i due ingredienti che santificano ogni grande vicenda italiana: pi sangue scorre, pi si sta trattando. In quei mesi convulsi a cavallo tra l80 e l81 cera da puntellare mezzo sud Italia. Si fa presto oggi a maledire il Debito Pubblico: ma senza quel fiume di denaro il Mezzogiorno sarebbe sprofondato nella guerra civile; avremmo solo anticipato il Kossovo di una ventina danni (ma con una pi precisa direzione criminale dei processi, perch Napoli non Pristina) Com' diverso lo scenario, oggi. Non ci sono pi soldi, nisba, finish. Gi all'Aquila fu chiaro. Non si corre pi il rischio di essere comprati da qualcuno. Nessuna Grande Trattativa si profila all'orizzonte anche la rimozione delle macerie sar a carico del destinatario. Cavezzo a 20-25 minuti da casa mia. Prendi la strada del Canaletto, fai un po di curve, passi S.Prospero e arrivi subito in mezzo all'epicentro. Non c'ero mai andato a Cavezzo, lo riconosco. Del resto cosa ci va a fare uno, a Cavezzo? Nella Bassa o ci vivi, o ci lavori non sono posti da farci gite. I campanili e i palazzi dei vecchi signorotti, i cippi partigiani, nessun folclore locale che ti rimandi a Peppone e don Camillo: bruttezza dei luoghi e operosit vanno sempre a braccetto. Anche S.Felice, anche Mirandola sono localit bruttine. Oggi Napolitano andato in quei posti e l'hanno pure fischiato, un oltraggio al rinomato civismo della zona. E anche a sentire

sta notizia, si riattizzano i ricordi e il gioco impietoso delle differenze. Anche il vecchio Pertini si prese maleparole e insulti quando arriv tra le macerie irpine...Pianse e pass alla storia per la sua sfuriata a reti unificate, trasmessa anche dalla compassata Bbc. A quell'epoca Napolitano era il cinquantenne capo dei nascenti miglioristi e lavorava nell'ombra per segare la sedia a Berlinguer. Per che cosa passer alla storia, Napolitano? Per il pareggio di bilancio inserito in Costituzione? Ecco, se vuoi capire la differenza tra terremoti, non devi guardare l'ago del sismografo ( pi forte questo o quello?). Devi guardare il contorno, gli interpreti secondari, il coro. Il terremoto in Irpinia fu raccontato da Moravia, Sciascia e Geno Pampaloni; i grandi scrittori si mettevano in macchina e raccontavano la tragedia dellarretratezza meridionale, a un Italia colta, attenta e popolare. Il terremoto dell'Aquila, invece, stato raccontato da Vespa. E quello modenese passa prevalentemente nei tg mediato da inviati minori. Una narrazione povera, piatta, la stessa retorica sulla sobriet emiliana e la voglia di ripartire, cucinata e riscaldata ogni giorno. La lenta parabola verso il basso di un paese ben rappresentata dalla caratura dei narratori ufficiali che dovrebbero immortalarne i momenti cruciali.

Nell'epoca dell'intellettuale massa, non ci sono pi gli intellettuali. Solo un democraticissimo cicaleccio orizzontale di gente che twitta a tutto spiano. Ma la trasformazione antropologica di un territorio, non te la raccontano i social network o Youreport. Cosa cambia, da queste parti, in definitiva (perch un sisma sempre uno spartiacque solenne)? Se eri attento alla forza delle cose, potevi accorgerti che il terremoto era gi cominciato almeno 4/5 anni fa. Il terremoto era la crisi, serpeggiante, insistente, che rosicchia i bordi del tessuto urbano e produttivo, e punta dritto al centro, alla sua coesione, alla sua ragione sociale. Gi ampiamente terremotato era il meccanismo dintegrazione sociale che non integra pi niente; era gi scardinata la tenuta produttiva dei Distretti e della piccola-media manifattura, che prima aveva flirtato con la globalizzazione e

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(7)

CINEMA DIFFERENTE

ARCIPELAGO
oggi ne viene travolta; gi pesantemente lesionata era letica del lavoro, lunica cinquantennale religione che aveva permeato queste laicissime terre. Il Modello Emiliano se ne stava gi andando, languido, lento, come un meccanismo sbeccato che non gira pi. Le botte continue di questi giorni accelerano i processi e sottraggono residue sicurezze a gente gi perplessa e disorientata. Le scosse ci mettono davanti alla realt nuova. Non era zona sismica, questa. Non era terra di disoccupazione. Eppure la liquefazione della Padania - quegli inquietanti soffioni di mota sabbiosa, che irrompono nelle tavernette e nelle cantine, e sommergono dispense stracolme e pavimenti in cotto proiettano un presagio oscuro sul futuro di tutti. Si stava bene, nella Bassa. Non succedeva mai niente. * autore di I Terremotati (Manifestolibri, 2009)
di SILVANA SILVESTRI

Come un forziere del tesoro Arcipelago, festival internazionale di cortometraggi e nuove immagini (Roma, 15-22 giugno) apre un focus sulla Polonia e, tra le nuovissime tendenze, le sperimentazioni digitali e le scoperte del futuro (qui furono lanciati Winspeare, i Manetti Bros, Simone Massi, David di Donatello 2012 e a cui dedicata una personale e Corso Salani era sempre accolto con calore), si propone la rassegna dei saggi degli studenti contemporanei e dei celebri registi che studiarono alla scuola di cinema di Lodz. I giovanissimi Polanski, Kieslowski, Zanussi, Rybczynski e perfino di Wajda. Non sono solo saggi di fine corso, ma bellissimi film che svelano personalit gi ben definite. Organizzata in collaborazione con la Krakow Film Foundation, la Lodz Film and tv School e lIstituto polacco di Roma, si tratta in alcuni casi di lavori diventati gi famosi nei festival dellepoca, in altri casi sono stati visti in qualche rara occasione, ma un prezioso regalo per lo spettatore che vedr proprio sul nascere una delle cinematografie pi ricche e stupefacenti, per una serie di circostanze storiche e culturali. Le punte acuminate di Kieslowski, la tenerezza di genio di Polanski, le sorprendenti assurdit di Skolimowski che metteva in scena qualunque idea appena balenata nella mente. E Rybczynski ritmico come una partitura, la spiritualit esibita di Zanussi e Andrzej Wajda che a 26 anni era gi un classico. Aveva gi fatto la guerra, la resistenza nella Armija Krajowa, e si era laureato allAccademia di belle arti prima di frequentare la scuola di cinema. Era gi famoso quando quei ragazzi erano ancora studenti. Vediamo, come avrebbe potuto fare un diligente pioniere il suo Quando dormi (52) come scrivere il tema:Mentre tu dormi c qualcuno che lavora per te e via con il fervido lavoro di ferrovieri, panettieri, tramvieri, operai tessili nelle filande che non si fermano mai. Diligente come doveva essere il figlio di un ufficiale assassinato a Katyn, ma questo lo scopriremo solo cinquantanni dopo. Il grande jazzista Krzysztof Komeda lo troviamo spesso a cambiare i connotati dei film dei giovani studenti, e continuer a farlo con i film di Polanski e Skolimowski che seguiva come fan i suoi concerti fin da quando era ragazzino. Un bel gruppo di outsider che, dopo lepoca dei film di guerra per cui il cinema polacco si era gi fatto notare, rinnovano gli schermi con il nuovo stile (girovagare, giovani, jazz, trasgressioni). Polanski che loccupazione lha vissuta pesantemente, ma tanto da spingerla in fondo alla coscienza sembra giocare con personaggi e generi e ci vorranno almeno quarantanni per farla riemergere. Emergono nei film della rassegna la fiaba morale e surreale come nel famosissimo Due uomini e un armadio (58) in pura nuova onda con quel mobilone da trasportare per le vie della citt, non pi Stanlio e Ollio con pianoforte ma desiderio di rinnovamento (qui con connotazioni spiazzanti) percorso accidentato che non solo fa scoprire nefandezze della societ, ma introduce la logica dellimpossibilit di essere anormale (o geniale) e infatti Polanski se ne andr via dal paese. Qui lo vediamo venticinquenne con laspetto adolescenziale feroce capo di una banda di hoolingans (interpreter spesso questo ruolo anche in altri film dei colleghi). Giocherella un po In alto: Erotik di Skolimowski. Sotto ritratti di Kieslowski, Polanski, Skolimowski

1987, TOM CRUISE METALLARO


Alla vigilia delluscita, gi uno dei film peggio recensiti dellanno. Il New York Observer lo paragona a disastri miliari, come Howard The Duck (una produzione George Lucas, diretta da Willard Huyck nel 1986) e Battlefield Earth (il temibile sci-fi scientologo, del 2000). Sul Village Voice, Nick Pinkerton lo accusa di demolire due delle grandi tradizioni artistiche Usa, il rock and roll e il musical. Personalmente, pi che il papero lucasiano o John Travolta con una testa piena di tentacoli, Rock of Ages mi ricorda Masked and Anonymous, linspiegabile collaborazione tra Larry Charles (Borat) e Bob Dylan, il cui cast, oltre allo stesso Dylan, includeva Jeff Bridges, Jessica Lange, Ed Harris, Penelope Cruz, Val Kilmer, Mickey Rourke e Cheech Marin. Deve essere stata unanaloga proiezione romantica nel caso di Masked si trattava, oltre alla musica, di unidea molto Sixties della controcultura, qui siamo tra 42nd Street di Lloyd Bacon (1933), e il rock metallaro anni ottanta - ad aver dirottato Paul Giamatti, Russell Brand, Alec Baldwin, Mary J. Blige, Catherine Zeta-Jones, Justin Theroux e Tom Cruise nelle braccia di Rock of Ages. I problemi con il nuovo film del ballerino/coreografo Adam Shankman (gi responsabile di aver malamente portato al cinema la versione teatrale del capolavoro di John Waters Hairspray) iniziano dal materiale di partenza, uno scassato, greve, jukebox musical di Chris DArienzo, ancor oggi in cartellone di Broadway, il cui sound addomesticato per i turisti che sbarcano a Manhatthan in pullman color lavanda fa tutto meno che rendere giustizia alla musica che vorrebbe omaggiare. Come i turisti di cui sopra (e Ruby Keeler in 42nd Street) anche Sherrie (Julianne Hough) sbarca dalla dalla provincial nelle grande citt. Solo che, invece di New York siamo e Los Angeles e invece della mitica strip su Broadway la meta dei sogni della giovane cantante, quella pi fatiscente dei locali notturni su Sunset Boulevard. Lanno il 1987, data delluscita di Appetite for Destruction, il primo disco dei Guns NRoses e di Raising Pg Kids in an X-Rated Society, di Tipper Gore il libro parte della crociata antirap iniziata dopo che la ex moglie del vicepresidente aveva sorpreso sua figlia che ascoltava Darling Nikki di Prince. Non Prince ma Axel Rose a cui si ispira Tom Cruise, trasfigurato nella parte di una star del rock metallaro, sessista, perennemente ubriaco e musicalmente spompato. Sulla carta, la parte pura caricatura. Ma, in un altro dei suoi detour stranissimi (come quelli intrepresi in Magnolia e Tropic Thunder) Tom Cruise d uninterpretazione talmente convinta, e senza rete, dai lunghi numeri musicali allintervista con quasi stupro di una giornalista di Rolling Stone, da essere ipnoticamente interessante. Se lui il piacere proibito di Rock of Ages, ci che rende il film sopportabile, camp abbastanza da non perderlo, meno riuscita lapparizione di Catherine Zeta-Jones (nel ruolo alla Tipper Gore della moglie del sindaco che sogna di mettere fine alla carriera di Stace Jaax (Cruise) che lha sedotta anni prima in una classica notte di sesso droga e rock n roll. Altrettanto sprecati Alec Baldwin e Russell Brand nel ruolo dei proprietari di un vecchio rock club e Mary J. Blige in quella della malinconica proprietaria di uno strip club. Insulsa, come prevedibile, la love story dei due giovani protagonisti.

ARCIPELAGO FESTIVAL DELLE NUOVE IMMAGINI IL FOCUS

La Polonia entra in area: i saggi di Lodz di ieri e di oggi


troppo con gatti neri e specchi rotti, forse vuole sfidare la sorte. Manovra una banda di veri hoolingans in unautentica festa da ballo della scuola in Roviniamo la festa (57) invitandoli a irrompere non invitati nel giardino addobbato da festoni di carta dove posizion delle camere da presa, rischiando lespulsione. Costruisce lo struggimento - ma si capisce che lo fa apposta - in La caduta dellangelo (59) protagonista una vecchina madame pipi in un bagno pubblico decorato florealmente, sguardo fisso su un destino infelice che le passa davanti agli occhi in contemporanea con un viavai di personaggi non sempre limpidi, quasi che mentre si fanno scorrere le lacrime in realt si faccia del sarcasmo sociale. E Barbara Lass, la prima moglie di Polanski interpreta la vecchina da giovane. Basterebbe Erotik (60) a svelare labilit di Jerzy Skolimowski, un semplice carrello tra pareti fatte di fogli di giornale. possibile solo da questo far venire i brividi? Lui pu farlo. E con la stessa velocit che esprimono i suoi primi film (in una notte scrive Ingenui perversi per Wajda) raggiunger loccidente. Il pi giovane Zbigniew Rybczynski ( del 49) con quadratini di carta in Kwadrat (72) mancandogli ancora le sue attrezzature digitali, compie gi prodigi di ritmo e composizione. Krzysztof Kieslowski sembra tra tutti il pi agguerrito nel mostrare i lati oscuri della societ. Anche nei suoi primi film compare la malavita (si vedranno tre corti: Il concerto dei desideri, Ufficio, Tram) genere ufficialmente inesistente nel socialismo reale e proseguir esercitando il suo acuminato sguardo nei suoi documentari. Con Zanussi appartiene alla successiva generazione, quella chiamata poi dellinquietudine morale. Sar anche loccasione per una rara proiezione di Smierc prowincjala di Zanussi: qui non ci sono hooligans, ubriaconi, drogati o assassini, ma un tema altrettanto mal visto, il cattolicesimo in tutta la sua austerit e autorevolezza nel chiuso di un convento antico: infatti il titolo astutamente Morte di un provinciale e non Morte di un Padre provinciale. C s un fotografo esponente della categoria giovani doggi, piuttosto distaccato dal contesto, ma un po alla volta toccato anche lui dalla spiritualit del luogo e dalla figura di quel priore che si va spegnendo. Pi che un film di scuola, saggio di dilploma del 68, gi un film magistrale.

Geniali registi ai loro primi lavori di scuola dallo stile gi inconfondibile: da Polanski a Kieslowski, viaggio attraverso la trasgressione

(8)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

GIOCHI DIGITALI

VIDEOGAME
DVD PS VITA GRAVITY RUSH

Cofanetto Feltrinelli dedicato a Daniele Segre cineasta


I venti anni pi difficili per la condizione operaia in Italia sono stati registrati da Daniele Segre e i film che ha dedicato a questo viaggio lungo venti anni escono ora in cofanetto da Feltrinelli: Vivere e morire di lavoro, contenente 2 Dvd con i quattro documentari Dinamite (94), Asuba de su serbatoiu (2001), Morire di lavoro (2008), Sic Fiat Italia (2011) e il libro Un cinema sul lavoro, un cinema del lavoro di Peppino Ortoleva (euro 19.90). Non si tratta di semplici riprese, si pu dire che sono immagini che distillano sangue. Tutto il procedimento fatto per azzerare diritti acquisiti, per cancellare i posti di lavoro e per dividere la classe operaia sono le cronache di guerra vissute in prima persona alla Fiat, tra i minatori del Sulcis, gli operai delledilizia, i lavoratori senza diritti e spesso senza neanche il permesso di soggiorno. La spinta a realizzare questi film stata senza dubbio la mancanza di reazioni che oggi si avverte nellassistere al massacro, ma anche di cercare di creare anticorpi positivi per un cambiamento come diceva Segre, per fare in modo di continuare a vivere in un paese libero. Il passaggio dal documentario al film di lungometraggio un percorso classico per un regista e il fatto che Daniele Segre abbia firmato bellissimi lungometraggi come Testadura, Manila Paloma Blanca, Vecchie, Mitraglia e il verme, non lo porta a dividere il suo stile e le sue opere, anzi afferma che per lui non deve esserci differenza tra film di documentario e film di finzione, dal punto di vista del linguaggio e i suoi lavori lo dimostrano: quando discende in Dinamite a quattrocento metri sotto terra con i minatori che difendono il posto di lavoro ti fa entrare in una dimensione ben pi allargata della semplice cronaca, si pu precipitare nelle viscere di quel lavoro che ha origini antiche, il respiro che mancher per sempre proprio a causa di ci che si vuole mantenere ad ogni costo. In Asuba de su serbatoiu segue, nel silenzio della stampa, la vertenza degli operai della Nuova Scaini di Villacidro che minaccia la chiusura in pericolose forme di protesta, come occupare i serbatoi di gas propano, manifestazioni certo non pi drammatiche del taglio di cinquemila operai licenziati. Gli operai edili ti parlano guardandoti bene in faccia in Morire di lavoro, lavoratori e familiari di lavoratori morti sul lavoro. Ai racconti dei protagonisti si aggiungono le voci di tre attori, due italiani e un senegalese, che interpretano quelli che non ci sono pi. Dopo Morire di lavoro, diceva, non volevo pi fare film, sono ferite che si accumulano, ho fatto fatica a riprendere questo viaggio, perch non sempre facile soffrire. Tra i volti e le voci dei lavoratori che sono la carne e il sangue del cinema di Daniele Segre, tra Dinamite e Sic Fiat Italia, passa un ventennio di controrivoluzione dei diritti. impossibile non essere ai cancelli della Fiat al momento del referendum imposto da Marchionne per far scegliere se continuare a lavorare secondo le nuove direttive o chiudere, criterio che si dice, varrebbe solo per la Fiat e che invece poi si allarga a macchia dolio. Segre compie un nuovo viaggio nella storia del lavoro e nella memoria stessa della sua opera di regista, incontrando operai e sindacalisti fuori dai cancelli, ripercorrendo perch sia ben chiaro a tutti quello che successo, ventanni di sequenze dei suoi film dedicati al lavoro. silvana silvestri

Kat, la vertiginosa super-eroina che sfida le leggi di gravit


di FEDERICO ERCOLE

La visione, ci insegnano cinema e videogiochi, cosa apollinea, anche quando perturbata dal movimento minimo e appena percepibile di un piano fisso oppure da quello lento e sinuoso di un piano sequenza. Perch loggetto visibile deve essere visto e deve lasciarsi guardare. Eppure ci sono delle eccezioni, opere che rendono il gesto di guardare unesperienza faticosa ma appagante come latto di un atleta,

un canoista che discende le rapide di un fiume in piena. Allora la visione diviene dionisiaca, atto ebbro e vizioso di un occhio la cui iride non trova pace e si perde nel maelstrom di mille prospettive che turbinano in un caleidoscopio di panorami e orizzonti dove verticali e orizzontali non sono che ingannevoli opinioni. Lo sguardo infranto in segmenti differenti e varianti, lo sguardo che funziona da rapsode della realt, sia essa fittizia o no, detta lestetica su cui si fonda lesperienza ludica di

Gravity Rush, videogioco che da solo potrebbe giustificare lesistenza di Ps Vita, la nuova console portatile Sony. lopera nuova di Keiichiro Toyama, una delle menti responsabili dellinvenzione di Silent Hill e autore di Forbidden Siren, un altro videogame horror estremo proprio per il suo intervento teorico su quella che Stan Brackage chiam lArte della Visione. Se in Forbidden Siren si pu osservare la nostra morte dagli occhi dellassassino che ci uccide, in Gravity Rush ci permesso di capovolgere, a seconda della nostra volont e il nostro istinto di sopravvivenza virtuale, ogni prospettiva possibile, fino ad un lucido delirio. Interpretiamo Kat, un ragazza senza memoria, che si risveglia in una citt sospesa nel cielo, che la tinge di un perenne tramonto rosa-arancione. Il nostro primo gesto da giocatori quello di staccare, toccando lo schermo, una mela rossa che pende da un ramo e la vediamo cadere e rotolare per la metropoli aerea, fino a fermarsi vicino alla fanciulla, svegliandola. Da quel momento inizia unazione vertiginosa che non si ferma mai e che allinizio ci confonde tanto da spaventarci;

eppure proprio la confusione iniziale a orientarci e a fornirci i parametri ottici che ci guideranno nel seguente stravolgimento dei punti vista. Una bufera micidiale e senziente, dalle cui nubi si protendono arti di fumi neri, flagella la citt ma Kat si rivela una super-eroina in grado di sfidare lorripilante tempesta magnetica, invertendo a suo piacere la forza di gravit. Le super-facolt della ragazza derivano dalla presenza miagolante di un gatto nero che la accompagna durante lavventura e ci che pi affascina delle loro qualit di poteri

Lopera nuova di Keiichiro Toyama (Silent Hill, Forbidden Siren) videogame horror estremo per il suo intervento teorico sullArte della Visione
LA SAGA
che si sdoppiano e traballano, colori che ci accecano, in particolare quando assumiamo gli antidolorifici che ci tolgono danni ma il cui effetto sulla nostra (gi scarsa) lucidit viene amplificato dalla (notevole) presenza di alcool. Ed questo che vediamo Max Payne fare nelle cutscenes, parzialmente sostituite da immagini fisse a riprendere il mood fumettistico dei due precedenti episodi: Max continua a bere, un bicchiere dopo l'altro, una bottiglia dopo l'altra. proprio al bancone di un bar che lo trova un suo ex collega poliziotto (di cui Max non ricorda nulla, ma pensa sia a causa della sbronza) che lo salva da una rissa ai suoi danni causata da giovani teppisti per proporgli di ricominciare una nuova vita come guardia del corpo di uomini d'affari brasiliani. Il lavoro in effetti sembra una pacchia: allungare occhiate alle gonne di giovani e affascinanti mogli e fidanzate di attempati uomini d'affari mentre questi sono a feste in cui non mancano mai bevande alcoliche. Ma subito le cose si mettono al peggio quando un gruppo di terroristi rapisce uno dei suoi protetti: Rodrigo Branco. Max riesce a salvarlo in extremis, mentre il commando lo sta per far uscire dall'edificio a bordo di un furgoncino. Questa impresa ovviamente lo mette in buona luce agli occhi dei principali, ma nella

sovrannaturali che ci illudono di volare mentre, in realt, cadiamo. Dai nembi tenebrosi ed elettrici della tempesta escono strani mostri neri e rossi - che ricordano quelli di Nier, grande videogioco dimenticato - con cui dobbiamo combattere sfruttando i talenti gravitazionali in scontri corpo a corpo che, con la perlustrazione delle superfici e dei baratri della citt, sono la principale attivit che svolgiamo in Gravity Rush. Narrato attraverso segmenti di fumetto traballanti e mobili, perch basta muovere la console per farli vacillare e ruotare, il videogame di Toyama un racconto dipinto con maestria narrativa, cromatica e architettonica, dove le architetture non sono solo quelle favolose di una citt utopica che sembra una chimera urbanistica tra Bespin de LImpero Colpisce Ancora e una metropoli steampunk, ma quelle inedite e sempre stupefacenti che ci bersagliano locchio e che noi stessi creiamo, mutando senza posa la prospettiva. Gravity Rush ci fa precipitare consapevolmente nel caos, ci insegna a dominare la paura della vertigine, tramutandola in ebbrezza e ci fa trovare il filo luminoso che traduce un nebuloso ordine astratto in un concreto, luminoso disordine. missione successiva, che parrebbe di pura routine - accompagnare il giovane e sfaticato rampollo in discoteca assieme a cognata, fidanzata e amica - la moglie di Rodrigo ad essere rapita ed a nulla valgono gli sforzi di Max, non certo aiutato dal tasso alcolico nel suo sangue. Da l inizia una catena di tentativi falliti di salvare la bella Fabiana compreso quello che avrebbe previsto il pagamento di un riscatto se non ci fosse stato l'inserimento a contendersi il malloppo di una agguerrita e bene equipaggiata terza fazione. A Max il compito di capirci qualcosa nell'attacco paramilitare alla famiglia Branco, mediante raccolta di indizi sparsi in giro per i luoghi che visita (se non troppo impegnato a non farsi ammazzare), anche se come al solito si ritrova burattino sballottato qua e l da forze pi grandi di lui. Come accennato all'inizio, al mood grandiosamente maudit del gioco corrisponde per un gameplay eccessivamente ripetitivo: ricordiamo che, come per i precedenti due episodi, quello che abbiamo di fronte uno sparatutto in terza persona di impostazione arcade (c' anche una modalit apposita chiamata cos che prevede il superamento degli stessi livelli della modalit storia ma con tempi e punteggi), solo parzialmente reso pi intrigante dalla presenza di una modalit multiplayer.

Il nuovo Max Payne annega nella bottiglia di whisky


di FRANCESCO MAZZETTA

Il terzo capitolo della saga di Max Payne si presenta all'insegna delle novit. Intanto cambia lo sviluppatore: al posto dei finlandesi Remedy, ideatori della saga noir con meccaniche alla Matrix, la sussidiaria del produttore, Rockstar Vancouver. Il nuovo capitolo decisamente pi arcade a livello di gameplay: il salvataggio automatico fa s che il gioco sia fin troppo cadenzato da furibondi assalti di nemici e pause per riprendere fiato e fare scorta di antidolorifici non proprio casualmente in quei pressi abbandonati. Il bullet time, ovvero la possibilit di mettere il mondo al

rallentatore per prendere comodamente la mira mentre si sta correndo o ci si sta coreograficamente tuffando in mezzo a nemici, che ha contraddistinto la saga videoludica fin dal suo esordio ed stato poi ripreso in svariati titoli (compresi naturalmente quelli dedicati a Matrix dal cui originale cinematografico l'effetto aveva preso ispirazione), qui importante ed in alcuni casi essenziale, ma sembra aver perso un po' del suo smalto

nell'economia del gameplay. Anche perch in Max Payne 3 presente un altro elemento che ci stordisce e che ci accompagna dall'inizio alla fine del gioco. In questo nuovo episodio facciamo conoscenza di un Max Payne invecchiato male, che dopo essere uscito dalla polizia annega le sue giornate nella bottiglia. Ed proprio questo l'effetto che Rockstar Vancouver vuole dare al giocatore: quello della perenne mancanza di sobriet e di lucidit, con immagini

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(9)

I FILM
LA BELLA E LA BESTIA 3D
DI GARY TROUSDALE, KIRK WISE. ANIMAZIONE USA 1991

SINTONIE
copertura infiltrati nei licei per controllare e reprimere la delinquenza giovanile. ADORABILI AMICHE
DI BENOT PTR, CON CAROLINE CELLIER, JANE BIRKIN. FRANCIA 2010

A CURA DI SILVANA SILVESTRI CRISTINA PICCINO, MARCO GIUSTI, ROBERTO SILVESTRI, GIULIA DAGNOLO VALLAN, ARIANNA DI GENOVA, MARIUCCIA CIOTTA

IL FILM
VENTI ANNI
DI GIOVANNA GAGLIARDO, CON ENRICO IANNELLO, LEA GRAMSDORFF. ITALIA 2011

nelle sale da mercoled 13 la riedizione in 3D dell'originale del 1991, versione Disney della celebre favola riletta in stile commedia di Broadway. Realizzato con molti interventi di computer graphic. Primo film di animazione ad essere candidato allOscar come miglio film, ottenne due Oscar per colonna sonora e canzone (di Howard Ashman e Alan Menken) Beauty and the Beast, eseguito per la prima volta da Angela Lansbury durante il film ed eseguito poi nei titoli da Celine Dion e Peabo Bryson. Nella versione italiana Nando Gazzolo la voce narrante, Elio Pandolfi Le Tont. BENVENUTO A BORDO
0DI ERIC LAVAINE, CON FRANCK DUBOSC, VALRIE LEMERCIER. FRANCIA 2011

Linguaggio non sperimentale, ma nell'arrangiamento sa come far procedere il mero intreccio tra adagio e allegro, tra crescendo e ariette. (r.s.) MARILYN
DI SIMON CURTIS, CON MICHELLE WILLIAMS, KENNETH BRANAGH. GB 2011

Isabelle, direttrice delle risorse umane di un'importante compagnia marittima, stata l'amante del capo che la molla prima della crociera inaugurale. Per vendicarsi Isabelle assume come animatore Rmy, un disoccupato candido, che diventa il peggior incubo per il direttore di crociera. La situazione si complica quando scoppia lamore tra Isabelle e Rmy. Pare che il comandante Schettino sia stato il consulente della produzione. C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA
DI NURI BILGE CEYLAN, CON YILMAZ ERDOGAN, TANER BIRSEL. TURCHIA 2011

Come Thelma e Louise, pi Chantal, alla francese, quindi, con le armi della civetteria, un road-movie alla scoperta della rivincita sui fatti della vita. Protagoniste tre donne mature, Nelly, Gabrielle e Chantal, in viaggio per assistere al matrimonio di un ex a La Rochelle: Caroline Cellier, Catherine Jacob e Jane Birkin. Diretto un famoso regista televisivo, con Thierry Lhermitte come il mitico Philippe che si sta sposando, luomo a cui tutte e tre sono in qualche modo legate. Una commedia un po slabbrata, con qualche elemento divertente come le scene con le canzoni dantan. (s.s.) ATTACK THE BLOCK
DI JOE CORNISH; CON JOHN BOYEGA, JODIE WITTHAKER. GB FRANCIA 2011

Colin Clark,figlio dello storico darte Kenneth Clark fu assistente sul set del film Il principe e la ballerina, del 56 con Marilyn Monroe da poco sposata con Arthur Miller in trasferta in Inghilterra. A quel backstage leggendario per lantipatia che Olivier svilupp nei confronti della sua co-star americana si ispira il film con una Marilyn molto riuscita. A cavallo tra love story, sogno e gossip hollywoodiano. (g.d.v.) IL MUNDIAL DIMENTICATO
DI FILIPPO MACELLONI, LORENZO GARZELLA. DOCUMENTARIO. ITALIA ARGENTINA 2012

ANGELIQUE KIDJO DAL BENIN


UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA
Italia, 2012, 403, musica: Negrita, regia: Mikkel Garro Martinsen, fonte: MTV

Giovanna Gagliardo conosce bene come erano i paesi doltre cortina, come si diceva. stata la sceneggiatrice e laiuto regista di un maestro del cinema ungherese, Miklos Jancso in suoi cinque film: la storia che racconta in questo documentario con fiction forse parte proprio da quella profonda conoscenza. Mette insomma a confronto i drammi degli intellettuali allepoca del comunismo e il disastro dei giovani rampanti finanzieri nellepoca del neocapitalismo sotto forma di due destini: Marta e Giulio. Si incontrano per la prima volta proprio la notte della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre dell89, poi ognuno seguir la sua strada, lui, italiano di buona famiglia, frequenta la facolt di economia a Londra, lei, universitaria della Germania dellEst inizia a fare i conti con il cambiamento epocale. Poi lui si sposa e passa dalla Barclays alla Lehman Brothers, lei gi a New York assunta da una casa editrice. Si sono sempre scritti, inevitabile il loro incontro. Insieme e con un certo ottimismo affronteranno un altro crollo, quello delleconomia creativa e della ristrutturazione che lascia entrambi senza lavoro. Gli attori che interpretano Marta e Giulio, la recitazione, rende pi facile l'incontro tra i due mondi diversi e crea una certa distanza che permette di elaborare meglio le vicende, aggiungendo clamore e pi valore ai brani di repertorio. Nel finale, a commentare il difficile passaggio della fine di questi venti anni, artisti, filosofi, economisti intervengono per dare almeno un sostegno teorico al futuro incerto. (s.s.)

Nel cuore delle steppe dell'Anatolia, un assassino cerca di guidare una squadra della polizia verso il luogo dove ha sepolto la sua vittima. Nel corso di questo viaggio emergono gli indizi di cosa davvero accaduto. LE PALUDI DELLA MORTE
DI AMI CANAAN MANN, CON SAM WORTHINGTON, JEFFREY DEAN MORGAN. USA 2011

0 0

Gli alieni atterrano nel sud di Londra e non conoscendo le asperit del cockney se la passano malissimo quando incrociano sulla loro strada un gruppo di ragazzetti agguerriti delle periferie, armati di tutto. Cos in due ore di inseguimenti e scontri degni di un videogame dark il regista inglese quarantenne, ex comico in tv e alla radio, alla sua opera prima cerca di realizzare unopera di horror spaziale per adolescenti platealmente umoristica, mentre la polizia non si accorge di nulla, se non che sono le gang le uniche vere responsabili della violenza. (r.s.) COSMOPOLIS
DI DAVID CRONENBERG, CON ROBERT PATTINSON, JULIETTE BINOCHE. USA 2012

Mockumentary che racconta, come se fosse vero, lincredibile storia dei moniali di Patagonia del 1942. A contribuire a dare credibilit al gioco si sono prestati in molti, tra cui Baggio, Havelange, Lineker, Valdano. E il risultato spassoso con italiani e tedeschi che mettono in campo trucchi e abilit, fotografie, giornali e cinegiornali, amori impossibili, invenzioni straordinarie. Da tre racconti di Osvaldo Soriano. (a.ca.) NON VOGLIO MORIRE DA SOLO
DI TSAI MING-LIANG, CON SHIANG-CHYI CHEN, LEE KANG-SHENG. TAIWAN FRANCIA 2006

Per il clip di questo ennesimo singolo incluso nellalbum Dannato vivere, i Negrita hanno scelto un videocollage molto pop, nel quale sono intarsiati su layers costituiti da una mescolanza di elementi reali (fotografici e in movimento) ma soprattutto su disegni e composizioni grafiche (lautore Franz Scir). Immancabile il playback e le riprese dal vero, realizzate in California. Il risultato molto vivace, anche se piuttosto dej-vu. BETTER ENERGY
Uk, 2012, 422, musica: Moones, regia: Peter Sluszka, fonte: Vimeo

IL FESTIVAL
LO SCHERMO DONNA
FIANO ROMANO, CASTELLO DUCALE 18-23 GIUGNO, INGRESSO GRATUITO

Texas, due poliziotti e un caso fuori giurisdizione. Il poliziotto locale Jack Souder (Worthington) affiancato da un agente proveniente da New York (Morgan) per investigare su una serie di delitti irrisolti. I cadaveri sono stati gettati nella zona paludosa chiamata Killing Fields, ma a un certo punto lassassino si fa pi pressante e comincia a intervenire nella vita dei due agenti. Quando scompare Anne, una ragazzina del posto, resta poco tempo per incastrare lassassino. PAURA (3D)
DEI MANETTI BROS, CON PEPPE SERVILLO, LORENZO PEDROTTI. ITALIA 2012

Teorema sul cybercapitale, il manifesto di Occupy-Wall Street nellinterpretazione del pi morale dei registi. La limousine bianca al ralenti nel traffico di Manhattan una metafora vivente lunga dieci metri che conduce da Park Avenue allinferno di Hells Kitchen il miliardario Eric Packer con la faccia pietrificata dellex-vampiro di Twilight, tanto per rinviare ai succhia-sangue dellalta finanza. (m.c.) IL DITTATORE
DI LARRY CHARLES, CON SACHA BARON COHEN, BEN KINGSLEY. USA 2012

Siamo nella Kuala Lumpur del nuovo millennio popolata da immigrati, non parlano il malese e spesso si guardano anche tra loro con diffidenza, se non aggressivit, per difendere quel poco che hanno. C' un senso di malattia profonda nel film, forse pi acuto che negli altri suoi lavori a cominciare dallo straniamento esasperato di un'immagine quasi documentaria. Un ragazzo (Lee Kang-Sheng, icona di Tsai Ming-Liang) picchiato quasi a morte, accolto da un altro emigrato dal Bangladesh che divide con lui il materasso. Una ragazza cinese cura un giovane ricco in coma. (c.pi.) SILENT SOULS
DI ALEKSEI FEDORCHENKO; CON IGOR SERGEYEV, YURIY TSURILO. RUSSIA 2010

Naufraghi al Polo Nord, i Moones suonano su un iceberg, lanciando S.O.S. in tutti i modi possibili. Ma Better Energy non un semplice video di playback, bens un surreale e pirotecnico assemblaggio di pixillation, animazione di oggetti e pupazzi, nonch inserti a disegni animati ed effetti speciali di vario tipo. Sluszka uno straordinario artefice che affastella gag e trovate visive senza interruzione, affascinando e divertendo lo spettatore. ANKLE INJURIES
Uk, 2006, 330, musica: Fujiya e Miyagi, regia: Wade Shotter, fonte: Vimeo

Dal 18 al 23 giugno a Fiano Romano si tiene la XV edizione della rassegna di cinema al femminile Lo schermo donna. Questa sera il programma Lindustriale di Giuliano Montaldo, presente a Fiano con la moglie Vera Montaldo Pescarolo, collaboratrice e sceneggiatrice di quasi tutti suoi film, aiuto alla regia e produttrice e con la protagonista Carolina Crescentini. A vera Montaldo Pescarolo verr attribuito il Premio Giuseppe De Santis - alla carriera. Sono quindi in programma: Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani, presentato da Laura Andreini Salerno, curatrice dell'attivit teatrale del carcere di Rebibbia. Saranno con lei lattore Salvatore Striano e Fabio Cavalli. Mercoled L-bas, alla presenza dI Guido Lombardi e della protagonista Esther Elisha a cui sar consegnato il premio Giuseppe De Santis - la promessa. Laura Morante gioved presenta il suo esordio Ciliegine, venerd i volti femminili sono quelli di Anna Proclemer e Paola Minaccioni che, insieme al regista Ferzan Ozpetek presenteranno Magnifica presenza. In chiusura Valentina Lodovini ricever il Premio Giuseppe De Santis, riservato ai nuovi volti del cinema italiano e presenter La giusta distanza di Carlo Mazzacurati. (s.s.)

IL LIBRO
ENNIO PERES
L'ENIGMISTICA, BELLEZZA! LETTERE E CIFRE PER ALLENARE LA MENTE (PONTE ALLE GRAZIE)

I Manetti Bros e lhorror. Marco, Simone e Ale sono amici sempre, vivono tutti in un quartiere nella periferia di Roma dove non succede mai niente. I ragazzi si ritrovano in mano le chiavi di una bellissima villa fuori citt, la villa del marchese Lanzi, che sar via per tutto il fine settimana. Il marchese un ricchissimo collezionista dauto depoca, cliente dellofficina dove lavora Ale. I tre ragazzi non resistono e si tuffano nel lusso della villa. Ma c ununica cosa che non dovrebbero fare: andare in cantina. 21 JUMP STREET
DI CHRIS MILLER, PHIL LORD, CON CHANNING TATUM, JONAH HILL. USA 2012

Liberamente tratto dal romanzo Zabibah and The King di Saddam Hussein, racconta la storia di un dittatore che ha rischiato la vita per assicurarsi che la democrazia non prenda piede nel Paese che sta amorevolmente opprimendo. Sasha Baron Cohen, lattore inglese politicamente scorretto, d vita allanti eroe e scavalca la banale crudelt di ogni despota orientale medio. Rispetto allo stereotipo fissato da Hollywood in oltre 100 anni per associare allimmagine dellarabo paura e repulsione Cohen ha costruito questa irresistibile farsa. (r.s.) EDWARD E WALLIS: IL MIO REGNO PER UNA DONNA
DI MADONNA; CON ABBIE CORNISH, JAMES D'ARCY. USA 2012

Affascinante viaggio nelle profondit del tempo a partire da una ambientazione moderna, un viaggio per celebrare un rito funebre secondo un antico rito. Il film, come altri celebri, scorre lungo il fiume ed un fiume della storia, delle tradizioni, dei ricordi di famiglia, degli usi e costumi che si perdono per sempre. Resta il fuoco dove bruciare il cadavere e le ceneri da spargere nellacqua e, legame sottile tra vivi e morti, il racconto della intima vita coniugale.La scheggia impazzita sono i due passeri (gli zigoli del titolo originale) che svolazzano nella gabbia collocati in macchina a ricordarci qualcosa che ci sfugge. (s.s.) LA VITA NEGLI OCEANI
di JACQUES CLUZAUD - JACQUES PERRIN. DOCUMENTARIO. FRANCIA 2011

Se Gondry ha utilizzato i mattoncini Lego per realizzare il clip di Fell in Love with a Girl dei White Stripes, Wade Shotter autore anche di strabilianti spot pubblicitari (vedere per credere The History of New per la Vodaphone) che del regista francese un po lepigono utilizza dadi da gioco colorati che, pazientemente animati, formano le sagome dei vari musicisti e altre composizioni astratte. Ankle Injuries un lavoro di grande eleganza grafica: leffetto , appunto, quello del mosaico o del retino tipografico che da vicino risulta astratto, mentre a una certa distanza viene percepito come figurativo. Shotter abile a coniugare bene la ritmica di forme e colori con quella musicale del duo di Brighton. BATONGA
Francia/Benin, 1991, 350, musica: Angelique Kidjo, regia: autore ignoto. fonte: Youtube.com

Dal 14 giugno in libreria lenigmistica bellezza! di Ennio Peres, un libro che raccoglie una selezione dei suoi articoli ognuno dei quali termina con la proposizione di un quesito enigmistico, di tipo logico, matematico, semantico, ortografico, creativo, mnemonico e cos via), giochi di diverso genere, per poter stimolare le molte attitudini di cui il nostro cervello potenzialmente dotato. Ennio Peres stato professore di matematica e informatica, prima di iniziare a diffondere il piacere di giocare con la mente (ha ideato per s la definizione di giocologo). Collabora con varie testate. Su Linus cura dal 1995 la rubrica Scherzi da Peres. Come enigmista, si dedica particolarmente agli anagrammi ed autore di parole incrociate e di rebus. Propone annualmente una gara per solutori pi che pi che abili, denominata Il cruciverba pi difficile del mondo. Per Ponte alle Grazie, ha gi pubblicato Matematica - Corso di Sopravvivenza (con Riccardo Bersani), Fisica - Corso di sopravvivenza, (con Stefano Masci e Luigi Pulone) e Un mondo di coincidenze. Per Salani, ha pubblicato Lelmo della mente - Manuale di magia matematica (con Susanna Serafini) e Matematicaterapia.

IL RESTAURO
CARAVAGGIO RITROVATO
LA RESURREZIONE DI LAZZARO

21 Jump Street oppure I quattro della scuola di polizia stata una serie tv poliziesca andata in onda per cinque stagioni a cavallo tra gli anni 80 e 90. Tra i protagonisti della serie cera anche Johnny Depp agli inizi di carriera, prima di diventare una star hollywoodiana, che presente anche nel cast del film, con Ice Cube, il capitano Dickson. Protagonisti della storia due giovani poliziotti sotto

Madonna, riesce ad annodare coscienza classica, l'Europa, e coscienza moderna, il Vermont, con le storie parallele di due donne, Wally Winthrop e Wallis Simpson, in questa sua opera seconda di produzione britannica, dalle strane dissonanze ritmiche. Inossidabile quello dell'amore assoluto tra la duchessa e il duca di Winsdor che pass per lei la corona al fratello balbuziente e pusillanime, e solo per Amore. Il film non una commedia romantica, e non un film storico.

Non un semplice documentario, ma un viaggio in una dimensione sottoposta a regole diverse e sconosciute, popolato da esseri che contengono in s la memoria dei secoli passati, glossario vivente per il poco che ne conosciamo, di una storia sommersa. Le meraviglie degli oceani, senza il richiamo dellantropomorfismo, non fosse per i mammiferi. Il resto sono luci, colori guizzanti, bocche e ventri, spilli e rocce, con una musica simile al canto delle sirene, al rombo delle profondit. Un film incantato. (s.s.)

Di grande effetto visivo il video di Batonga, che fa parte dellalbum Logoro inciso nel 1990 dalla cantante originaria del Benin. Performer africani dal corpo dipinto di colori fluorescenti e abbigliato con costumi bizzarri e ludici si produce in una coreografia tribale su background neri oppure ocra. Cromatismo e luminescenza si fondono perfettamente insieme lasciando che il figurativo slitti fin quasi verso lastrazione. La Kidjo intarsiata mentre canta su alcune di queste immagini che diventano sfondo psichedelico. Oggi la fluorescenza va molto di moda, allepoca era piuttosto originale.

MAGICO

Uno dei pi importanti dipinti eseguiti in Sicilia da Caravaggio, proveniente dalla Chiesa dei Padri Crociferi di Messina, viene presentato dopo un lavoro di restauro durato sette mesi: da oggi e fino al 15 luglio sar al Museo di Roma di Palazzo Braschi, poi torner a Messina (dal 25 luglio). Il dipinto - che sopravvisse al terremoto del 1908 - soffriva per la sua stessa natura fisica. Il colore scuro dell'impianto dell'opera - ha spiegato Anna Marcone dell'Iscr, che ha eseguito il restauro - stato la sua prima disgrazia. Nei secoli lo hanno schiarito e la Resurrezione ne ha risentito. L'intervento, che arriva a oltre 60 anni da quello compiuto da Brandi, ha permesso di approfondire la conoscenza sulle tecniche usate dal Merisi in quell'ultimo tragico periodo della sua vita, in fuga tra Malta e la Sicilia. Aveva poco tempo per dipingere le grandi pale della sua produzione terminale. Realizzata tra il 1608 e il 1609, su commissione del mercante genovese Giovan Battista d Lazzari, la pala monumentale (380 per 275 cm) fu eseguita dallartista in poco tempo, grazie alla stesura sulla superficie di una preparazione bruna. Su questa, l'artista tracci con pennellate chiare e veloci le figure che affollano la scena. Il Merisi, in pi, doveva accontentarsi di quello che trovava sul posto e di materiali poveri. Il supporto della tela costituito da 6 parti in canapa cucite insieme. (a. di ge.)

(10)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

STORIE ARTISTI, ETICHETTE E RADIO CHE RACCONTANO UNALTRA ITALIA PASQUALE INNARELLA

Anatomie jazz. Gli antagonisti del ritmo


Un percorso tra le ultime influenze del sound afroamericano affiorate di recente tra i nostri musicisti. Come costruire guizzi sonori lontani da logiche di mercato e stilizzazioni del passato
di LUIGI ONORI E FLAVIO MASSARUTTO

Il linguaggio sociale di un uomo di terra


di L. O.

RUDI RECORDS
Nata nel 2010 su impulso di Massimo Iudicone, attivo da tempo nel campo del jazz come promoter, ha gi nel suo catalogo dieci dischi. Dichiaratamente vocata alla documentazione del jazz di ricerca con una particolare predilezione per il live - RR ha il merito di aver prodotto musicisti poco conosciuti e formazioni inedite. Accanto a nomi storici come Schiaffini, Tramontana, Colombo, Cavallanti, Tononi (tutti gravitanti nella galassia Italian Instabile Orchestra), arricchiscono il catalogo giovani talenti come Giuliano Tull e Silvia Bolognesi, musicisti importanti e sottovalutati come Sandro Satta e Massimo De Mattia, protagonisti dellavanguardia afroamericana come Sabir Mateen, Mazz Swift e Tomeka Reid. Le produzioni RR sono curate con lamore e lattenzione che solo un profondo conoscitore del jazz pu dedicare a esse. Iudicone seleziona uno a uno i progetti e spesso ne anche il promotore, come faceva ad esempio Alan Douglas. Tra le diverse uscite segnaliamo il bellissimo Re-Union del trio Satta (sax alto), Roberto Bellatalla (contrabbasso) e Fabrizio Spera (batteria). Free jazz di gran classe suonato con vigore e competenza come non si sente spesso: un trio da cinque stelle. Un altro trio firma il notevole Hear in Now ed una formazione tutta al femminile con S. Bolognesi al contrabbasso, M. Swift al violino e T. Reid al violoncello. Archi dagli orizzonti aperti tra blues, folk e camerismo, tre musiciste moderne ma dal suono ben ancorato alla tradizione. Black Novel a nome del flautista De Mattia accompagnato in questo lavoro da Bruno Cesselli al piano, Luigi Vitale a vibrafono e marimba, Alessandro Turchet al contrabbasso e Denis Biason alla chitarra. Musica collettiva e densa che evoca atmosfere di dolente lirismo e limpido furore espressivo. Suoni scuri e caldi e una conduzione che esalta linterplay tra i musicisti. Info: www.rudirecords.com (Fl. Ma.)

Esiste in Italia un jazz antagonista? Se per questo si intende la presenza di musicisti, etichette, radio, luoghi dove il jazz non stilizzazione del passato, consolazione intellettuale e pretesto turistico, s. Se ci aggiungiamo anche un riferimento a valori libertari, a personaggi che vanno dal sindacalista Giuseppe Di Vittorio al partigiano Gelindo Citossi, alluso di vecchie e nuove tecnologie per creare comunit, alla presenza nel sociale si ha unulteriore conferma. Allora per una limitata e parziale ricognizione ecco i progetti di tre jazzisti come Pasquale Innarella, Claudio Cojaniz e Marco Colonna, la produzione di due etichette (Rudi e Fitzcarraldo) e le trasmissioni di Radio Citt Fujiko.

Pasquale Innarella? Lho sentito per telefono, mentre preparavo questo pezzo. Era diretto con i cinquanta ragazzi/e della RusticaXBand (nata nel 2000 nella periferia sudest romana, voluta dal X municipio di cui presidente Sandro Medici, realizzata dalla coop. sociale Nuove Risposte) alla Garbatella per un concerto nel pomeriggio. In serata avrebbe suonato al centro sociale ex-Snia, per portare il jazz al popolo come ha detto scherzando ma non troppo. Tra un paio di settimane uscir il suo nuovo lavoro discografico: Uomini di terra (Terre Sommerse, collana Jel; foto di Alessandro Carpentieri) ed esplicitamente dedicato al sindacalista Giuseppe Di Vittorio, un bracciante che aveva studiato riscattando i figli della terra. Verr presentato il 4 luglio a Roma, alla Villetta Rossa (sede di Sel), con un recital patrocinato dalla Cgil con proiezioni di foto e video (curati da Mario Perrotta, Federico Iadarola e Franco Arminio). Nel frattempo Innarella sar il 21 giugno alla Basilica di Massenzio (Festival internazionale delle letterature) con

una banda di musicanti jazz (RusticaXBand), Ascanio Celestini e Massimo Gramellini. La musica di Uomini di terra stata registrata in tre recording concerts live alla Riunione di Condominio Club nel marzo scorso, in mezzo al pubblico e non nel chiuso asettico di uno studio: con i sassofoni materici di Innarella il vibrafono ispirato e visionario di Francesco Lo Cascio, il contrabbasso instancabile e propulsivo di Pino Sallusti, la batteria incalzante e politimbrica di Roberto Altamura, tutti musicisti ultracinquantenni di altissimo valore. Un brano di Capossela, Malayka, reso famoso da Miriam Makeba (per ricordare il primo ingaggio romano pagato del sassofonista, ottenuto da immigrati africani senza permesso di soggiorno), e poi tutti pezzi originali. Qui Innarella torna alle memorie sonore, ai ritmi e alle melodie contadine che rielabora, rievoca le Donne delle tembe (zolle) depositarie di quella memoria e protagoniste con gli uomini di lotte, lavoro e feste. Ecco i Flowers per Rocco Scotellaro che ricordano il sindaco-poeta come Albert Ayler, ci sono in apertura lomaggio a Di Vittorio e in chiusura Blued, luniversalit del blues che sofferenza ma anche riscatto. Per andare avanti bisogna saper guardare indietro e con il loro umanesimo jazzistico e libertario Innarella e compagni mostrano una via alla musica che non sia revival consolatorio ma vitale - dura e gioiosa - indicazione di trasformazione. Cornista, sassofonista (soprano, alto, tenore), compositore, arrangiatore, direttore di banda, organizzatore: da tempo il musicista ha scelto una strada che porta il jazz

In questa pagina, in grande, Pasquale Innarella. Nel riquadro ancora Innarella con il suo trio

verso il sociale, la periferia, lautorganizzazione. Classe 1959, originario di Lacedonia, valorizzato a suo tempo da Mario Schiano, il jazzista coniuga amore per il free con musica popolare, radicalit del linguaggio con funzione socio-politica della musica nonch apertura alle altre muse. Frequenta la poesia contemporanea (F. Arminio), le arti visive (Renato Mambor), il teatro (Marco Solari). Pasquale Innarella tra le menti del collettivo Franco Ferguson (Amazing Recordings, 2009) che a Roma ha mobilitato energie e progetti, scosso una citt in parte rassegnata al bobojazz (jazz pour bourgeois bohemienne). Nei suoi album spiccano Pirotecnie sonore (1998; concerto grosso per bande popolari e improvvisatori come E. Parker, M. Godard, R. Geremia, G. Mazzon), collaborazioni con Giancarlo Schiaffini, William Parker e Hamid Drake (il collettivo Echoes del 2006, live al Ceglie Jazz Open Festival del compianto Pierpaolo Faggiano), Music of the Angels in trio e Luomo del 300 Gilera in quartetto (entrambi del 2006). Instancabile, umanissimo e caparbio, come Di Vittorio.

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(11)

PI CHIACCHIERE, MENO ROCK


di FRANCESCO ADINOLFI Ci sono momenti prima, tra un brano e l'altro e alla fine di un concerto che valgono pi dell'intero concerto. Sono istanti in cui il cantante o un altro componente del gruppo si dilungano in rantoli verbali di ogni tipo: violenti, osceni, comici. Del resto levento rock una messa e il rocker il suo officiante. In ambito metal spiccano gli inglesi Venom e in particolare il cantante Cronos (foto). Joe Cole, storico roadie dei Black Flag, assassinato durante una rapina nel '91, registr gli interventi di Cronos dal vivo ripulendoli dalla musica; Thurston Moore (Sonic Youth) addirittura ne fece un singolo pubblicato sull'etichetta Ecstatic Peace Leabel. Immortale l'urlo: you're wild man, wiiiiild!. Anche Dave Lee

Roth, cantante dei Van Valen, chiacchiera molto. Indimenticato lintervento allo Us Festival (1983) in cui se la prese con i Clash (sul palco la sera prima) dicendo: Le uniche persone che mettono il t nella bottiglia del Jack Daniel's sono i Clash. Seguiva monologo. Di Paul Stanley dei Kiss circolava nel 2005 un cd con 70 tra le sue migliori incitazioni live. Titolo: People, Let Me Get this off My Chest: The Very Best of Paul Stanley's on Stage Banter. All'interno tutti i clich motivazionali del rock'n'roll: da you people are dynamite al classico we're gonna get this place hotter than hell. Robert Pollard dei Guided By Voices si addirittura pubblicato da solo due raccolte in vinile (Relaxation of the asshole e Asshole 2: Meet the King) di sue farneticazioni on stage. E ancora Bruce Springsteen, re del monologo di formazione/crescita morale; Lou Reed (sul live Take no Prisoners si supera), Courtney Love (sbraita per interi minuti in Olanda contro una fan) ecc. Alcuni rantoli vocali sono stati immortalati qui: http://www.avclub.com/articles/more-talk-less-rock-15-masters-of-onstage-banter,2016/

MARCO COLONNA

Un mondo possibile, sulle rotte dei migranti


di L. O.

Un disco dedicato al sindacalista della Cgil Di Vittorio, un progetto sul partigiano Gelindo Citossi e un viaggio al cuore delle radici ritrovate dei tanti popoli marginalizzati di Africa e Europa
Alle soglie di questi anni Dieci tutto quello che riguarda la produzione e la diffusione della musica registrata (lespressione produzione discografica limitata e limitante) costretto a interrogarsi e reinventarsi. Eppure, nonostante i cambiamenti e la pesante crisi economica, numerose etichette nascono e si consolidano documentando una scena musicale ricca e stimolante. Nel campo dellautoproduzione attraverso un network di artisti sono da tempo un punto di riferimento ineliminabile El Gallo Rojo e Improvvisatore Involontario, di cui parleremo in altra occasione. Quelle che seguono sono, invece, due differenti esempi di piccole realt produttive e la segnalazione di una radio che d spazio alla musica fuori da logiche di mercato. (Fl. Ma.) In alto a sinistra Claudio Cojaniz, a destra e in basso Marco Colonna. Sotto una tavola dei fumetti disegnati da Guido Carrara per il disco di Cojaniz

RADIO CITT FUJIKO


Se avete voglia, necessit, desiderio di ascoltare jazz e musica in senso ampio e antagonista dovete sintonizzarvi sulla bolognese Radio Citta Fujiko (in FM sui 103.100 di Bologna, Modena e province, oppure in streaming dal sito http:// radiocittafujiko.it). Ogni luned va in onda il programma Intersezioni. Esperienze musicali pi o meno contemporanee (ore 20-21) mentre il secondo e ultimo luned del mese c (dalluna di notte) Inediti Live; propone concerti mai pubblicati come scrive il curatore di entrambe le trasmissioni, Pierantonio Pezzinga che conduce Intersezioni. Oltre alla panoramica sulle nuove uscite e ristampe, temi e argomenti specifici vengono approfonditi attraverso interviste in diretta con i musicisti, nonch recensioni di riviste e saggi musicali. Per aver unidea di ci che si ascolta nelle trasmissioni di Pezzinga ecco un breve elenco di artisti proposti negli ultimi mesi: gli inglesi John Stevens, Evan Parker, Lol Coxhill; i sudafricani Louis Moholo e Dudu Pukwana; gli italiani Renato Geremia, Umberto Petrin, Italian Instabile Orchestra, Paolo Angeli, Tenores di Bitti, Piero Milesi, Junkfood, Acoustic Orchestra di Pisani-Cosottini, il trio Roberto Bellatalla/Fabrizio Spera/Sandro Satta, Gianni Lenoci (il catalogo Rudi Records di cui si parla in queste pagine); gli olandesi Queen Mab Trio; gli americani Steve Lacy, Wadada Leo Smith, Herb Robertson... e via dicendo, in un lunghissimo, significativo elenco. A chi fosse interessato viene inviata una email settimanale di presentazione che gi raggiunge oltre 2400 tra ascoltatori, musicisti, organizzatori, giornalisti, etichette indipendenti, realt politiche. Per contatti, segnalazioni e richieste di dischi, concerti e interviste: Pierantonio1@yahoo.it. (L. O.)

CLAUDIO COJANIZ

Il diavolo rosso. Dal nord-est con passione


di FL. MA.

La sera del 7 febbraio del 1945 un commando di partigiani gappisti entra nel carcere di Udine. Sono travestiti da tedeschi e fingono di aver arrestato limprendibile Gelindo Citossi, nome di battaglia Romano il Mancino. Penetrati nel luogo di detenzione sgominano i tedeschi e liberano settantatre tra partigiani e prigionieri politici e tre soldati inglesi. Sembra un film di Tarantino invece una delle tante azioni spericolate ed eroiche della Resistenza italiana. Lepisodio ripreso nel fumetto di Guido Carrara che sar allegato al nuovo cd di Claudio Cojaniz Carmen (Land of Dances) prodotto da Euritmica e Kappa Vu e che sar presentato in concerto il 26 giugno al Festival Jazz di Udine. Guido Carrara un personaggio singolare della cultura friulana: musicista, fumettista, operatore culturale. Oggi vive in Argentina ma ha prestato i suoi pennelli per raccontare una favola dove il Friuli diventa terra occupata da un sinistro dittatore che odia la musica tra riferimenti alla storia come lepisodio citato e alla cronaca recente come il bunga-bunga e una ridicola e penosa ordinanza antijazz del Comune di Venezia governato dal filosofo (!) Cacciari. Cojaniz un jazzista irruento e passionale, non nuovo a omaggi e produzioni che guardano alla politica. La figura del comandante partigiano, suo concittadino, era gi stata celebrata con uno spettacolo che fondeva Kurt

Weill, blues elettrico e banda di paese, con la narrazione affidata a Omero Antonutti. Oggi il pianista intitola il suo nuovo ensemble Red Devils Orchestra, mutuando il nome da quello del gruppo partigiano: I Diavoli Rossi. Il jazzista friulano parte dalla constatazione della necessit di ricostruire momenti comunitari, occasioni e luoghi di incontro che mettano in relazione musicisti di diverse generazioni e provenienze stilistiche. Ecco, allora, che lorchestra ingloba artisti attivi nel jazz di ricerca, nel blues, nel combat-folk, nel rap. Formazione ampia con tre percussioni e due contrabbassi, una selva di fiati, anche fagotto e armonica, e due voci. La musica decisamente orientata verso un orizzonte etnico che usa melodie e ritmi latini, balcanici e africaneggianti e li incrocia con il blues - inteso nel senso di alfabeto corporeo e pensiero-guida - a fare da base ideologica. Brani medio lunghi, dunque, con pedali ossessivi e collettivi danzanti. Raffiche di rime in friulano, armoniche ululanti, marce comuniste, spanish tinge. Nel suo disco Howl con i Not in Our Name (N.I.O.N) ci si pu far unidea del suono e delle idee di Cojaniz ma questa nuova formazione ha intenzioni diverse, perch una Territory Band e perch lurgenza che oggi il musicista sente pi orientata verso lapertura e il recupero di differenti esperienze e tradizioni. Ecumenismo e populismo sonoro? Forse la consapevolezza che luomo ci che fa: angelo o demone che sia e lo scopo della musica non pu essere che la vita, una vita intensamente umana. Il risultato una musica coinvolgente, appassionata e gioiosamente liberatoria.

Marco Colonna (1978) ha appena organizzato un concerto al 28DiVino a Roma per i terremotati in Emilia. Sassofonista, clarinettista, compositore, improvvisatore uno dei migliori creatori di musica delle ultime generazioni come testimoniano le collaborazioni con Frank Gratkowski, il magnifico album in solo (The Moon Catcher), lintenso duo con il batteristapercussionista Ivano Nardi (The Better Way) e le produzioni 2012: il policromo Saragolla con il Test Quintet (S. Tesei, T. Cattano, S. Bolognesi, M. Schiavone) e linventivo Dominos Tales (con F. Lo Cascio e L. Quarantino). Colonna abbina al talento sonoro una lucida coscienza politica (il video antifascista con i Noise of Trouble, To Ezra Pound Aka Death to Nazi parla chiaro) e intellettuale, soprattutto riguardo alle modalit di comunicazione e condivisione della rete. Con i Not (Claudio Martini, ance; Luca Corrado, basso elettrico; Cristian Lombardi, batteria: P. Brotzmann che urla, armonizzato dalla tastiera debussyana di H. Hancock che ci porta sul caos materico e coltraniano di S. Sharrock per certi versi potrebbe essere la summa del 99...) ha varato in rete (www.noiseoftrouble.joomlafree.it) il progetto Bloody Route/From the country where women are older than God. Lopera musicale dura oltre 90 minuti, articolata in dodici brani, espressione di noi come gruppo, di me come pensatore. Segue a ritroso il viaggio dei migranti verso lEuropa e lo fa mescolando linguaggi e fondando un sistema in cui poter farli confluire (...) Vedere le nostre radici arrivare dal mare in cui nel tempo abbiamo combattuto, perso eserciti e confini, arroccato le nostre speranze e fatto svanire la nostra negritudine arcaica, scuote e cambia il nostro modo di esistere. Con una musica ora vivida e violenta, ora onirica ed evocativa si tesse una narrazione che parte dalle citt fitte di migranti per tornare ai loro luoghi dorigine. Colonna e compagni usano un sistema organico di improvvisazione strutturata e graphic score; almeno sei pezzi hanno sul sito un video che ne dilata la capacit comunicativa (Without Families; Future in the Past). Bloody Route non per in vendita: si pu scaricare in tre formati (mp3; cd 16 bit; high 24 bit quality) ma prevista solo la donazione, di qualsiasi cifra: lopera distribuita con licenza Creative Commons, in modalit non commerciale e di condivisione. Lo abbiamo fatto perch convinti che un nuovo mondo possibile, che altre vie sono praticabili (...) Fuori dagli schemi di mercato, e fuori soprattutto dal sistema di informazione malato che ci circonda.

FITZCARRALDO RECORDS

Letichetta indipendente nata a Palermo quattro anni fa in stasi dopo aver dato forma . Non agiscono, ed ovvio, in esclusiva visto che sempre a Palermo lassociazione Curva Minore porta avanti un discorso di altissimo profilo sulla musica davanguardia. Fitzcarraldo Records ha prodotto sei cd, nasce dallassociazione culturale Dis/Accordo e vede come musicisti pi attivi il bassista Luca Lo Bianco, il chitarrista Francesco Guiana e laccordeonista Domenico Argento. Gli album pi interessanti sono quelli della Orchestra In-Stabile Dis/Accordo: Live at Mikalsa vol. 1 (documenta laggregazione spontanea del collettivo al MiKalsa bar) e Live in Hamburg (recital al 5.Hamburger Jazztage 2008 con ospiti come il trombonista Heinz-Erich Gedecke). Lensemble si avvale delle conduction di Guaiana, Lo Bianco e Marko Bonarius su semplici schemi di interazione tra singoli e collettivo. Tra le altre produzioni da segnalare literativo e politimbrico Ear Catcher di Lo Bianco e letnocontemporaneo Manziluna del gruppo omonimo. Nome della label ispirato al protagonista del film di W. Herzog; cd realizzati con personalit grafica e cura ecologica. Sito http://fitzcarraldorecords. bandcamp.com (L. O.)

(12)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

RITMI
LIBRI RISTAMPATO BELN, SEI SICURO?

SCATTI UMANI
di R. PE. Si chiama Craig Alan e vive a New Orleans. La sua specializzazione pi recente sono enormi ritratti di icone pop Usa (da Elvis a Audrey Hepburn) utilizzando figure umane come pixel. Craig decontestualizza i corpi da un altrove che lui solo conosce e li

ricontestualizza aggregandoli in bocche, orecchie, occhi. Alcuni sono colorati per rendere le labbra rosse di Marilyn. Il risultato sorprendente. Craig si inserisce in una lunga tradizione visiva che parte da lontano e che tiene dentro nomi di riferimento come Spencer Tunick noto per le sue installazioni umane (oltre 75): preferibilmente soggetti nudi come nel caso dei festeggiamenti per il Sydney

Gay and Lesbian festival del 2010 a Sydney. In quell'occasione 5mila persone posarono per lui. Le installazioni umane sono anche e soprattutto un classico del rock. Ryan McGinley, fotografo Usa, tra i pi giovani ad aver esposto al Whitney Museum di New York, noto per aver immortalato il pubblico estasiato di Morrissey nella serie Irregular Regulars. In ambito indie rock spicca

TARTARE DI ROCKNROLL
SAN CASCIANO DEI BAGNI (SI) Il Castello di Fighine Loc. Fighine, San Casciano Dei Bagni, Si (tel. 057 856158). Si erge sulla val di Chiana, il borgo alto medievale di Fighine. Per opera di un ricco magnate sudafricano che ne ha acquistato la propriet qualche anno fa, questo gioiello dell XI secolo rivive una seconda giovinezza. In un cammino tra vicoli e scorci da cartolina, si arriva nel tempietto fuori porta del geniale Heinz Beck. infatti sua la supervisione (e la scelta per questa stagione) del talentuoso Antonio Strammiello (dallo stellato Les Paillottes di Pescara). Il giovane - che vanta tra i maestri Monsieur Ducasse - reinterpreta alcuni caposaldi della cucina toscana. Tartare di Chianina con verdure e uova di quaglia poche (14 euro). Ravioli di stracotto di manzo con salsa al Parmigiano Reggiano, fave e cipolla fondente di Certaldo (16 euro). Maialino di cinta senese alla liquirizia con purea di mele e cicoria di campo (22 euro). Sabl al cioccolato con sorbetto alle fragole (9 euro). Il ristorante aperto solo lestate: del resto, summertime and the livin is easy. Bonus: lidea dei menu degustazione di 3 o 5 portate a 35 o 45 euro. Malus: un eccesso di perfezionismo nel restauro del borgo. Voti: cucina 8; ambiente 7; servizio 7. ROMA Enoteca Provincia Romana Foro Traiano, 82-84 (Tel. 06 69940273). A volte ci si sente come Filostene Ericinio, tanto goloso che desiderava dhavere il collo simile alle grue, per pi lungamente godere del cibo, mentre scendeva nel ventre. A volte, invece, viene in mente Filippo Tommaso Marinetti, che voleva abolire i chiari di luna e la pastasciutta, e il suo italiano repellente cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca cieca. Divisi da due istinti e due culture, optiamo per il giusto suggerimento di Al Yankovich, nella parodia della canzone di Michael Jackson Beat It: Just eat it. Scegliamo lEnoteca della Provincia romana, proprio di fronte alla Colonna Traiana, in piazza Venezia, e approfittiamo delle migliori materie prime del territorio, cucinate con gusto e servite con grazia: maialino porchettato con mele annurche, panzanella con gelatina al pomodoro; millefoglie di spada affumicato e pomodoro verde, con salmoriglio di prezzemolo e olive di Leccino. Tortino di cioccolato in salsa di frutti rossi e gelato con fragoline di Nemi e Cannellino. Bonus: mangiare bene in piazza Venezia era un miraggio. Malus: prezzi un po eccessivi. Voti: cucina 7+; ambiente 7; servizio 7. ROMA Maxela Via delle Coppelle, 10-13 (Tel. 06 68210313. Tra i vegetariani pi noti ci sono Platone, Einstein, Celentano, Pamela Anderson e naturalmente Jonathan Safran Foer. Massimo rispetto per tutti, in particolare per Pamela, ma noi si resta carnivori, con tutto il portato di sensi di colpa e malattie che incombono sulle nostre esistenze in bilico. Dunque ci buttiamo sulla nuova sede di Maxela, catena di macellerie-ristoranti genovesi appena sbarcata in piazza delle Coppelle. Tartare, polpette, cotolette, orecchie delefante. E poi ancora, tagliate di fassona, fiorentine, braciole, spiedini e spiedoni. E naturalmente gli hamburger, il piatto pi cool del momento. Bonus: ottimi tagli di carne, grande variet, bel dehor. Malus: Occhio allorecchia delefante, a peso e ve ne portano un quintale, decisamente non economico. Voti: cucina 6.5; ambiente 7; servizio 5. www.puntarellarossa.it

De Andr, elogio del notturno che nessuno potr mai ascoltare


di GIOVANNI VACCA

Il testo curato da Bertoncelli, e uscito nel 2003, fa luce sul disco mai pubblicato dellartista, una specie di requiem di questo secolo
dello spettacolo che, utilizzandole nei contesti pi inadeguati e trivializzanti, ne ha neutralizzato i contenuti: un tale uso dissennato ha riassorbito la forza graffiante della poetica di questo grande artista diluendola in un ascolto frammentario e distratto, che ha favorito perfino la manipolazione dei testi, citati e rivendicati anche da personaggi che sembrerebbero a volte incarnare proprio i bersagli delle sue canzoni. Dalle poche informazioni che abbiamo di questultimo lavoro rimasto incompiuto, si pu ragionevolmente pensare che anche i Notturni necessitassero di attenzione e del rispetto che tutta lopera di De Andr senzaltro merita. E c davvero da domandarsi se non sia pi utile una maggiore sobriet, come si dice oggi, nelluso di questo prezioso patrimonio. Esiste, per, anche un uso dal basso di De Andr che, siamo sicuri, avrebbe apprezzato. Avviene quando mani anonime usano le sue frasi per denunciare lingiustizia, il sopruso, la disonest: Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono lanima a forza di botte, qualcuno scrisse tempo fa su un manifesto funebre che ricordava Stefano Cucchi. Ed di questi giorni sui muri di Roma un altro manifesto, The show must go off, firmato da un collettivo aut organizzato di operai dello spettacolo e che intende denunciare i morti sui palchi in costruzione per i concerti. Su di esso vi sono le foto di Bono e di Elton John, ma anche quella di Vasco Rossi, di Jovanotti e di altri noti nomi, e sotto di loro c scritto: per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti.

Nella sterminata letteratura dedicata a Fabrizio De Andr, Beln, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De Andr, a cura di Riccardo Bertoncelli (Giunti Editore, pagg. 224, euro 12,50) uno dei libri pi fortunati. Uscito originariamente nel 2003, viene oggi riproposto con aggiornamenti che cercano di fare luce sullultimo, incompiuto progetto dellartista, scomparso nel 1999. Dalla conversazione con Oliviero Malaspina, il cantautore vogherese coinvolto nel nuovo lavoro, vengono fuori alcuni dettagli: si sarebbe trattato di unopera in quattro parti, con una scrittura senza rime, che Malaspina definisce quattro notturni, quattro diversi sguardi al mondo delle tenebre. In un suo contributo, poi, Bertoncelli racconta che nel disco sarebbero stato coinvolti i musicisti che abitualmente lavoravano con De Andr con la sorprendente aggiunta di Luciano Berio, che per sment. Il nuovo album sarebbe stato quindi alquanto cupo, un requiem di questo secolo, con la consueta ricchezza di riferimenti letterari che andavano dalla Bibbia a Lucrezio, da Cline a Camus fino ad Antonio Lobo Antunes e a Giorgio Manganelli. Colpisce lambizione del progetto: De Andr stato sempre uno sperimentatore ma qui sembra volersi lasciare alle spalle ogni possibile concessione commerciale. E proprio il tono mesto e solenne di questalbum mai apparso, il suo mood esistenziale, induce a riflettere ancora una volta sullormai consolidato culto di massa per il musicista-poeta genovese, un culto

che, per i termini in cui oggi si pone, rischia di svuotare e normalizzare lopera forse pi originale e sovversiva (bench, per certi aspetti, non poco controversa) che la storia della canzone italiana abbia mai prodotto. Leccezionale popolarit di De Andr, infatti, a prima impressione un fatto esclusivamente positivo, pone in realt dei problemi. Per esempio quello di non essere ancora riusciti ad arrivare a unautentica interpretazione critica del suo lavoro, fatalmente inibita dallunanime coro di elogi, meritati ma che inevitabilmente sfociano in grossolane esagerazioni (il pi grande poeta italiano del Novecento, per esempio). Sarebbe insomma auspicabile una lettura che finalmente decostruisca lopera di De Andr, ne evidenzi le faglie, che pure ci sono, e che, soprattutto, lo svincoli definitivamente dallalone mitico che dalla sua morte lo circonfonde. Poi c il rischio che lutilizzazione che se ne sta facendo ne distrugga il significato complessivo: la retorica del De Andr che appartiene a tutti e poi De Andr a Sanremo, De Andr negli stacchi pubblicitari e nelle sigle televisive, De Andr a scuola, non gli fanno bene perch ne tradiscono in gran parte quella radicalit dovuta sostanzialmente alla sua capacit di costringere lascoltatore a pensare contro i luoghi comuni, talvolta persino contro se stesso (cio contro le proprie paure e le proprie insicurezze), per la determinazione con cui si parteggia per coloro che, in vario modo, turbano lordine pubblico. Nelle canzoni di De Andr si giustificano ladri e nullafacenti, si proteggono gli assassini, si difendono gli zingari, si giustifica o quanto

meno si comprende la violenza dellantagonismo politico, per citare solo alcuni dei loro contenuti indigesti. Il canzoniere del cantautore , insomma, soprattutto un continuo tentativo di mettere lascoltatore in uno stato di tensione, provocandolo per stimolare una reazione positiva a delle parole che, dette in un altro modo, genererebbero probabilmente una risposta diversa. Per realizzare tale strategia, De Andr sfrutta la poeticit dei versi e la forza suadente della sua particolarissima voce e, come un moderno Orfeo, ammansisce lascoltatore, inducendo a trasformare la reazione in riflessione, per tirarlo dalla sua parte. dunque in questo sottile gioco di seduzione la profonda umanit che vive nelle sue canzoni: esse si insinuano nella mente dellascoltatore non con la violenza dellargomentazione ma con la forza

della persuasione, espressa con la delicatezza del canto. Una simile strategia pu ovviamente funzionare solo se lascolto avviene nelle modalit adatte a questo scopo, lontano, cio, dal frastuono della banalit quotidiana, come per decenni giustamente avvenuto prima della sciagurata appropriazione che di queste canzoni stata fatta da parte di unindustria

ON THE ROAD
Van Dyke Parks
Il musicista (cantautore, arrangiatore e produttore) ha collaborato con alcuni dei pi grandi nomi del rock, e non solo, internazionale. Milano MARTEDI' 19 GIUGNO (TEATRO
MARTINITT) 21 GIUGNO (CARROPONTE) Sestri Levante (Ge) VENERDI' 22 GIUGNO (ANFITEATRO CONCHIGLIA) Ancona SABATO 23 GIUGNO (MOLE VANVITELLIANA-SPILLA FESTIVAL)

Mikal Cronin
Garage rock per il cantante e autore statunitense. Vittorio Veneto (Tv) LUNEDI'
18 GIUGNO (BIANCONIGLIO) Milano MARTEDI' 19 GIUGNO (TEATRO FRANCO PARENTI)

16 GIUGNO (SAILING WEEK)

(PIAZZA GARIBALDI)

Sabaudia (Lt) DOMENICA 17 GIUGNO


(LILANDA)

Paolo Benvegn
Il cantautore, ex Scisma e leader della band che prende il suo nome. Bologna SABATO 16 GIUGNO (PIAZZA
VERDI)

Virginiana Miller
La band livornese torna dal vivo per proporre la nuova versione del loro esordio, Gelaterie sconsacrate. Bologna MARTEDI' 19 GIUGNO (GIARDINI
VIA FILIPPO RE)

Iliketrains
Lindie post rock catartico e scuro della band inglese. Monza VENERDI' 22 GIUGNO (STADIO
RUGBY-TROUBLEFESTIVAL) Roma SABATO 23 GIUGNO (PARCO SAN SEBASTIANO-ROMA VINTAGE)

Roma MERCOLEDI 20 GIUGNO (CHIESA


DI SAN PAOLO ENTRO LE MURA)

Teresa Salgueiro
Una data per la voce del fado San Domenico dAsti (At)
SABATO 16 GIUGNO (PIAZZA LIBERTA)

Giardini di Mir
La post rock band reggiana con un lavoro dal titolo benaugurante, Good Luck. Campogalliano (Mo) SABATO
16 GIUGNO (ARTI VIVE FESTIVAL)

The Brian Jonestown Massacre


La band di San Francisco rivisita il rock psichedelico degli anni Sessanta. Unica data. Bologna MARTEDI' 19 GIUGNO
(BOLOGNETTI ON THE ROCKS)

Caparezza
Il nuovo tour del rapper di Molfetta. Collegno (To) VENERDI' 22 GIUGNO
(COLONIA SONORA)

Sepultura
La metal band brasiliana, orfana del fondatore Max Cavalera, torna in Italia per una data. Piacenza DOMENICA 17 GIUGNO (STADIO
DEL RUGBY)

Arrington De Dyoniso Quartet


Il leader degli Old Time Relijun si presenta con la nuova formazione. Torino VENERDI' 22 GIUGNO (SPAZIO 211)

Il Teatro degli Orrori


Il tour di presentazione dell'ultimo lavoro della band veneta, Il mondo nuovo. Padova SABATO 16 GIUGNO
(PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEOSHERWOOD FESTIVAL) Segrate (Mi) GIOVEDI' 21 GIUGNO (MAGNOLIA) Cuneo VENERDI' 22 GIUGNO (PARCO DELLA GIOVENTU-NUVOLARI LIBERA TRIBU')

Offlaga Disco Pax


Il trio reggiano torna con un Gioco di societ. Milano DOMENICA 17 GIUGNO
(IDROSCALO) Trento MERCOLEDI' 20 GIUGNO (STUDENTATO SAN BARTOLOMEO) Pozzuoli (Na) VENERDI' 22 GIUGNO (DEJA' VU)

The Mars Volta


Una data per la band metal prog. Presentano il nuovo album, Noctourniquet. Milano MERCOLEDI' 20 GIUGNO
(MAGAZZINI GENERALI)

Madonna
Ancora una data per l'icona del pop al femminile. Firenze SABATO 16 GIUGNO (STADIO
FRANCHI)

We Have Band
L'elettro-pop-rock del trio londinese. Roma VENERDI' 22 GIUGNO (ATLANTICO
LIVE)

Tribes
Rock'n'roll per la giovane band londinese. Roma MARTEDI' 19 GIUGNO (PARCO
DI SAN SEBASTIANO-ROMA VINTAGE)

Molfetta (Ba) SABATO 23 GIUGNO (LA


TERRAZZA BEACH BAR)

Saba Anglana
La vocalist presenta lalbum Life Changanyisha. Trani (Ba) SABATO 16 GIUGNO
(DA DEFINIRE)

Supersanto's
Festival indie a San Lorenzo. In cartellone: Terra Naomi + Thoni (il 17), Mokadelic (il 20), Mark Tortorici meets The Jacknives (il 21), I Monaci del Surf (il 22), La Tempesta gemella con Tre Allegri Ragazzi Morti, The Zen Circus, Il Pan del Diavolo, Uochi Toki, Mellow Mood, Iori's Eyes (dalle ore 18). Roma DA SABATO 16 A SABATO
23 GIUGNO (PIAZZALE DEL VERANO)

Eric Chenaux
L'artista canadese presenta i brani del nuovo album solista, dall'anima intimista. Rimini MERCOLEDI' 20 GIUGNO (NEON) Valpolicella (Vr) VENERDI'
22 GIUGNO (OSTERIA PANE & VINO) Napoli SABATO 23 GIUGNO (RIOT STUDIO-A CASA)

Subsonica
La band torinese impegnata nel tour estivo. Perugia SABATO 16 GIUGNO (PG CITY
FESTIVAL) Padova VENERDI' 22 GIUGNO (PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEOSHERWOOD FESTIVAL) Fidenza (Pr) SABATO 23 GIUGNO

Ancona GIOVEDI' 21 GIUGNO (MOLE


VANVITELLIANA-SPILLA FESTIVAL)

Rimini MERCOLEDI 20 GIUGNO (DA


DEFINIRE)

Patrick Wolf
Il sofisticato cantautore nel nostro paese per un acoustic set. Sesto San Giovanni (Mi) GIOVEDI'

Mo Horizons
Il combo di sj e producer tedeschi impegnato in un dj set. Monte Argentario (Gr) SABATO

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(13)

Nick Zinner, il chitarrista degli Yeah Yeah Yeahs, patito di foto dedicate al pubblico del gruppo. Sul palco solito piazzare tre macchine fotografiche per ottenere spaccati di folla da angolazioni diverse. Il suo grande ispiratore William Klein, tra i maggiori fotografi di sempre, dotato di immensa ironia e grande patito di folle, con centinaia di teste in un unico scatto. MAURIZIO BRUNOD/ GIOVANNI PALOMBO TANDEM DESRPA (Fingerpicking.net) La produzione del coleader e chitarrista del quartetto Enten Eller di recente si diversifica tra collaborazioni prestigiose (John Surman) e dischi innovativi con ensemble sperimentali come Kandinskij, in trio con Marcella Carboni (arpa) e Massimo Barbiero (percussioni), oppure in questo duo con un altro chitarrista, ma in fingerstyle: l'accostamento tra un jazzman quasi free e un virtuoso country-folk crea inedite soluzioni da camera, memori forse di Eddie Lang e Lonnie Johnson, in un dialogo anche strumentistico tra classica ed elettrica, scritto e improvvisato, moderno e popolare. (g.mic.) GOSSIP A JOYFUL NOISE (SonyMusic) E cos la mutazione della diva punk Beth Ditto a regina oversize della dance compiuto. Aiutata da Brian Higgins l'uomo dietro a Cher e al planetario successo di Believe - lascia da parte il rock e si tuffa nei 4/4 in tutte le declinazioni. Voce di livello ma un markettone irresistibile come il disco di Cher lo si azzecca una volta nella vita... (s.cr.) JOAN AND THE SAILORS MERMAID (Little Jig Records/5ive Records) Debutto per questa band che gi dal nome e dal titolo denota una vera e propria passione per il mare. Capinata (termine pi che appropriato...) dalla vocalist (e chitarrista) Joan Seiler, la band sembra puntare molto su sonorit notturne e psichedeliche, con innesti e progressioni che sanno di post rock, atmosfere gotiche la Siouxsie e qualche rimando al trip hop dei Portishead. Una sirena che lancia il suo richiamo pu essere sempre un pericolo per chi lo ascolta... (r.pe.) MELLOW MOOD WELL WELL WELL (La Tempesta International) Il reggae continua a trovare casa a Pordenone, la stessa zona dove nata lassociazione culturale Rototom che ha dato vita allomonimo festival ora esiliato in Spagna. Well Well Well il secondo album dei Mellow Mood, prodotto da Paolo Baldini (Africa Unite, Dub Sync, TARM). La loro versione (new) roots del reggae gi stata premiata proprio dal Rototom (miglior band reggae dItalia nel 2009). Ora i pordenonesi rilanciano con questo secondo album. Testi consapevoli, love song e qualche tocco di spensieratezza da dancehall per un album cantato in patwa e anche per questo dal respiro internazionale. Una menzione speciale va a Immigrant Star, ispirato e suggestivo brano rocksteady. (l.gr.)

ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA GIANLUCA DIANA FLAVIANO DE LUCA LUCA GRICINELLA GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA

DI GUIDO FESTINESE

JAZZ ITALIA

ELETTRONICA

POP ITALIA

INDIE USA

Un giramondo sul binario swing


Come siano cambiati i rapporti tra jazz italiano e statunitense lo dimostrano, ad alto livello, due album: uno del veterano pianista e compositore Riccardo Fassi, Sitting in a Song (Alice Records), e laltro del batterista giramondo Matteo Fraboni, This Is My Music (ViaVenetoJazz). Fassi collabora da anni con jazzisti Usa quali Gary Smulyan, Alex Sipiagin e Dave Binney; da quasi tre decadi dirige la Tankio Band e ha maturato un pensiero orchestrale modulare, capace di adattarsi a organici di diversa entit. Con in mente il sound di determinati jazzisti, Fassi ha composto e arrangiato 10 brani che ha poi registrato a New York dopo prove e concerti al 55 Bar. Album di alto profilo, Sitting in a Song rispecchia la personalit del suo autore e dei musicisti coinvolti in un rapporto sinergico lungo gli originali binari tracciati dal leader, da Random Sequencer a Dyonisia. Il 29enne Fraboni passato attraverso la Berkelee, Siena Jazz, Cuba, New York e il Senegal. Nella Big Apple ha portato sei sue composizioni e diretto un quintetto con lo stilista George Garzone al tenore. Jazz non convenzionale, percussionistico (Something New) e timbrico, onnivoro e personale (Umuntu Ngumuntu, rispetto). Un buon esordio. (Luigi Onori)

Lo strano beat della racchetta


Il primo suono dell'album d'esordio del misterioso producer italiano Indian Wells quello di una pallina da tennis che batte sulle corde di una racchetta: il brano s'intitola Wimbledon 1980. In Night Drops (Bad Panda) i beat sono incisivi ma il loro impatto attutito ad arte anche perch immersi in suoni eterei. Otto brani strumentali con una visione romantica del tennis e atmosfere dilatate. Il sardo Groovekingsley in Painting Circles ep (Cardema Records) costruisce i brani a partire dal suo bagaglio hip hop per poi lavorare sulle recenti evoluzioni dei suoni bassi ma senza spingere sullacceleratore, anzi con tatto. Per loccasione gode del supporto di alcuni colleghi remixer come Agent.oh. Arriva da Brooklyn, via Michigan, Laurel Halo, che muove imprevedibilmente la sua voce su beat onirici colorati di psichedelia. Il suo esordio, Quarantine (Hyperdub), una delle produzioni pi originali di ambito elettronico di questo scorcio di 2012, avant pop storto, spesso tenebroso, quanto mai contemporaneo. La produzione musicale e le parti vocali raccontano di una musicista completa e non allineata. (Luca Gricinella) PEPPE NAPOLITANO LA CANZONE DI NAPOLI (Intra Moenia) Allievo prediletto di Sergio Bruni e ambasciatore della canzone napoletana in tutto il mondo, il maestro Napolitano si cimenta con 16 evergreen, dallOttocento a oggi, la pi antica Graziella, la pi recente Amaro o bene, un modo piacevole per riproporre indimenticabili capolavori e altri brani meno fortunati ma dottima fattura. Libro consistente e disco rigorosamente unplugged, coi cordofoni che fanno spazio alla voce asciutta, con un vibrato leggero quanto brillante. (f.d.l.)

Ripensando Una limonata al vecchio stivale per Zammuto


Varie declinazioni del pop dello stivale. Moderno, finemente arrangiato, superbamente orchestrato e interpretato con tanti rimandi alla scuola cantautorale dei Sessanta e una (evidente) infatuazione per i Fab Four. A proporlo Cesare Cremonini che con La teoria dei colori (Universal) arriva al disco della maturit. Undici pezzi, non uno scarto che sia uno, e almeno due punte d'eccellenza: L'uomo che viaggia fra le stelle e Il sole. C' il pop rtro, quello che recupera il passato. E che passato, quello dei Cetra, intesi come Quartetto che il coro de Il pentagramma (ben 14 voci!) celebra in un cd intitolato Il quattordicetto Cetra (Four/Beyond Jazz). Divertente, ottimo amalgama delle voci ma le parti soliste sono debolucce e fanno rimpiangere gli originali. Infine ecco il pop del futuro. O almeno, l'ambizione tale per il duo Serpenti che con il secondo e omonimo album (Universal) frullano rock elettronica e pop. Tante buone idee e propositi ma la mescolanza non chiara, cos che la cosa migliore la cover di Tenax di Enrico Ruggeri che gi avevano proposto - con l'aiuto dell'autore - nel suo disco uscito lo scorso gennaio. E abbiamo detto tutto... (Stefano Crippa) JOHN OATES BAND THE BLUESVILLE SESSIONS (WBA Rec.) Navigato mestierante Oates. Tira fuori un disco di qualit, in equilibrio tra blues e americana sound. L'occasione quella di essere a casa di Bill Wax, boss incontrastato di Sirius/XM Radio. Da l arriva il nome di questo disco, registrato negli studi dell'emittente, con tutto il feeling possibile. Da suonare mentre siete in automobile. Leggero, friabile e poco impegnativo. L'indice a tenere il tempo battendo sul volante. E Mississippi Mile e Deep River tra le favorite. (g.di.) Luso del vocoder un po troppo reiterato, per i nostri gusti, una delle poche pecche dellesordio omonimo di Zammuto (Temporary Residence/Goodfellas), band che prende il nome (darte anche quello) dal leader Nick Zammuto, gi met dei newyorkesi The Books. Elettronica, sperimentazione e pop, follie e glitch, psichedelia e afrobeat, tutto questo in un solo disco non male. Sempre da New York arrivano i Lemonade e la loro elettronica dalla fortissima estetica rnb e pop. Un disco, Diver (4Ad/Self), piacevolissimo, che guarda al 2-step di matrice britannica ma anche allelectro wave degli anni Ottanta, di cui manifesto il primo irresistibile singolo, Neptune, posta come seconda traccia, unindigestione di zucchero e miele. Ma poi basta mettersi a dieta e la cosa risolta. Ancora elettronica e ancora la Grande Mela protagonisti con il debutto dei Light Asylum (Mexican Summer/Coop Music). La voce poliedrica di Shannon Funchess appare subito il tratto distintivo del duo. Passa disinvolta dal gutturale al melodico, dal tenorile ai graffi la Nina Hagen, su basi che vanno dal synth punk alla wave oscura fino allindustrial. (Roberto Peciola) SOULSAVERS THE LIGHT THE DEAD SEE (V2/Coop Music) Linizio ci immerge in atmosfere morriconiane. Ma solo una delle tante suggestioni che evoca questo nuovo disco degli inglesi Soulsavers. A dare lustro e classe alle loro idee musicali questa volta, dopo Mark Lanegan, ecco Dave Gahan dei Depeche Mode. Le sue melodie e il suo timbro affascinano le note, le sue liriche si fanno domande su dio e sulla fede, mentre la musica ci circonda tra un mood acustico e orchestrale e rimandi al gospel e al blues ancestrale. Toccante. (r.pe.)

IL NORD RITROVATO
Il Cerchio magico s' rotto, speriamo per sempre. Speriamo anche che lo sgangherato corteggio di ampolle, acque del Po e corna celtiche resti nel magazzino delle bizzarrie: perch i danni che fanno i propugnatori delle piccole patrie, l'una contro l'altra armate non sono solo simbolici: si finisce per aver quasi pudore a parlare di culture e musiche tradizionali. Che sono tutt'altro che i cartelli stradali in bergamasco. Un paio di case editrici, ad esempio, insistono con ostinata intelligenza a farci ragionare sui patrimoni folk del nostro Nord, pubblicando testi che si accompagnano sempre a cd musicali e, in qualche caso, a dvd: veri e propri manuali di sopravvivenza di saggezze resistenti, da leggere, ascoltare e vedere, che non devono scomparire. Nota Edizioni propone ad esempio uno splendido volume curato da Cristina Ghirardini e Susanna Venturi dal titolo Siam tutte un sentimento/Il coro delle mondine di Medicina tra passato e presente. Strepitosa storia sociale di un ensemble della bassa bolognese che testimonia la fatica, l'allegria, la capacit di solidariet di donne di tempra passate attraverso mille carambole della storia. Gruppo nato nel 1976 per celebrare il XXX anniversario della Repubblica con esibizione in pubblico a Villa Spada, Bologna, dove c' il monumento alle 128 partigiane della provincia morte durante la Liberazione. Al testo accluso il film in dvd Il Maggio delle mondine, di Francesco Marano, e un cd di registrazioni.

SEMPRE NOTA edita, con una puntuale e commossa prefazione di Fausto Amodei Il Canzoniere del Piemonte, di Alberto Cesa. Il leggendario e infaticabile promotore (per trentacinque anni!) di Cantovivo, conoscitore e interpete dei patrimoni musicali popolari piemontesi non c' pi: un testo cos (con due cd acclusi) ci rammenta che l'opera di intellettuali con la chitarra in man come Cesa l'esatto contrario e rovescio, come dice Amodei, del campanilismo e dello sciovinismo localistico, in nome di una tradizione che continua a essere mobile, variata, porosa come una spugna. Per Squilibri uscito invece Musiche tradizionali in Brianza/Le registrazioni di Antonino Uccello (1959, 1961), curatela di Roberto Valota: prima raccolta sistematica, dopo i precedenti e parziali sondaggi di Lomax e Leydi, su un territorio ancora essenzialmente contadino tanto ricco musicalmente, quanto ignorato. una documentazione imponente, che giustifica le 500 pagine del libro, e i tre cd acclusi al volume. Meditino, i seminatori di piccole patrie velenose, sul fatto che Antonino Uccello, il documentatore di tradizione brianzola in Brianza, faceva il maestro elementare: era arrivato dalla Sicilia.

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT

Troublefestival
La line up della tre giorni di musica indie: H20, Strenght Approach, If I Die Today e altri (il 21), Iliketrains, The Paul Collin's Beat, Maria Antonietta, The Softone e altri (il 22), Pornoriviste, Statuto, Minnies, Mega, Pensione Libano, Black Banana e altri (il 23). Monza DA GIOVEDI' 21 A SABATO
23 (STADIO DEL RUGBY)

Vercelli DA GIOVEDI' 21 A SABATO 23 (CASCINA BORGHETTO)

Gods of Metal
A tutto rock con Manowar, Children of Bodom, Amon e altri (il 21), Guns N' Roses, Within Temptation, Sebastian Bach e altri (il 22), Motley Crue, Slash feat. Myles Kennedy e altri (il 23). Rho (Mi) DA GIOVEDI' 21 A SABATO
23 GIUGNO (FIERA)

Soviet, Der Noir, Confield e Spiritual Front (il 19), l'unica data italiana degli Spiritualized (il 21), Oh Land e Azari&III (il 22), Iliketrains (il 23). Roma DA SABATO 16 A SABATO
23 GIUGNO (PARCO SAN SEBASTIANO)

Toys Orchestra (il 19), Shazalakazoo (il 20), Banda Bassotti (il 21). Roma DA SABATO 16 A GIOVEDI'
21 GIUGNO (CITTA' DELL'ALTRA ECONOMIA)

Torrita Blues Festival


La rassegna blues ha in organico, tra gli altri, Joe Louis Walker, Dave Peaboy e Colin Earl nelle prime due serate (il 22), e Mac Arnold e The Cyborgs per la serata conclusiva. Torrita di Siena (Si) DA GIOVEDI'
21 A SABATO 23 GIUGNO (PIAZZA MATTEOTTI)

Giacomo Toni, John De Leo, The Might Q Trio, Paolo Fresu/Gianluca Petrella, Dino Rubino trio con Fresu, Flavio Boltro 5tet. Forlimpopoli (Fc) DA SABATO 16
A SABATO 23 GIUGNO (VARIE SEDI)

Festate
Ventiduesima edizione della rassegna ticinese il cui sottotitolo quest'anno recita The High Side of Freedom. Ospiti: Mariem Hassan, Staff Benda Bilili, Magnifico (il 16). Chiasso (CH) SABATO 16 GIUGNO
(PIAZZA MUNICIPIO)

Uncool
Il festival che ama il free e lavanguardia propone Oedipus and The Sun Ra Arkestra, Akhenanten and The Sun Ra Arkestra (diretta da Marshall Allen), Peter Giger e Michael Ray. Valposchiavo, Canton Grigioni (CH) DA MERCOLEDI 20
A SABATO 23 (VARIE SEDI)

Sherwood Festival
La ormai storica rassegna indie padovana ha in programma: Il Teatro degli Orrori (stasera), Subsonica (il 22), Amor Fou + Maria Antonietta (il 23). Padova SABATO 16, VENERDI' 22 E SABATO
23 GIUGNO (PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEO)

Mencraft
Il Makers Festival ha in programma Benjamin Damage & Doc Daneeka live e Lovejet dj set. Roma SABATO 16 GIUGNO (ARANCIERA
DI SAN SISTO)

Percfest
Le ultime date vedono il concerto del Sergio Cammariere Group e la Notte dei Tamburi dedicata interamente alle percussioni. Laigueglia (Ge) SABATO 16
E DOMENICA 17 GIUGNO (PIAZZA MARCONI)

Bloomlive Festival
Due appuntamenti per la rassegna estiva. Stasera tocca ai Club DOgo mentre il 21 sar la volta dellacoustic set di Patrick Wolf. Sesto San Giovanni (Mi) SABATO
16 E GIOVEDI 21 GIUGNO (CARROPONTE)

Valamar Jazz Festival


La manifestazione nella cittadina dalmata ha in cartellone Ralph Towner, Enrico Rava Tribe, Joey Calderazzo Trio, Caecilie Nirby Quartet, Hugh Masekela e Fred Wesley and The New JB Horn. Parenzo (HR) DA GIOVEDI 21
A SABATO 23 GIUGNO (ATRIO DELLA BASILICA EUFRASIANA)

Roma incontra il mondo


Riparte la stagione sulle sponde del laghetto di Villa Ada. Si inizia il 18 con Mini K Bros, About Waine e Piotta, per proseguire nell'ordine, con: Muchachito Bombo Infierno; Peppe Barra; La Zurda; Davide Van de Sfroos; Kay McKarthy. Roma DA LUNEDI' 18 A SABATO
23 GIUGNO (LAGHETTO DI VILLA ADA)

Indie Summer Party


Terzo appuntamento con la rassegna meneghina. Sul palco Chaos Surfari, Shiva Racket, Tso, The Gluts, Adele e il Mare, Pirate Youth (dj set). Segrate (Mi) MERCOLEDI' 20 GIUGNO
(MAGNOLIA)

Massarosa Jazz Fest


Dopo il sestetto di Franco DAndrea, in cartellone Fulvio Sigurt e Claudio Filippini, Andrea Fascetti Quintet Mauro Grossi Sextet e (il 30 giugno) il duo Paolo Fresu/Daniele Di Bonaventura. Massarosa (Lu) DA SABATO
A VENERDI (FATTORIA DI CAMPOROMANO)

Mojo Station Blues Festival


Due serate a tutto blues con: Dead Shrimp, Angelo Leadbelly Rossi & Ruggero Solli, HollowBelly e dj set (il 22); Spooky Man, The Blues Against Youth, Luke Winslow King & Roberto Luti e dj set (dalle ore 19). Roma VENERDI' 22 E SABATO 23 GIUGNO
(CIRCOLO DEGLI ARTISTI)

Spilla Festival
Primi due attesissimi appuntamenti con Tribes e l'acoustic set di Patrick Wolf. Ancona GIOVEDI' 21 E SABATO
23 GIUGNO (MOLE VANVITELLIANA)

Festival Internazionale del Jazz di La Spezia


La veterana rassegna (44 le edizioni) inizia con una Mess Legacy che ospita Aldo Bassi e con la LSJOrchestra che accoglie Maurizio Giammarco. La Spezia VENERDI 22 E SABATO
23 GIUGNO (PIAZZA MENTANA)

Jazz:re:found
Quinta edizione del festival. In cartellone, tra gli altri, Jazzsteppa, Alice Russell, Machinedrum (il 21), Four Tet, Move D (il 22), De La Soul (il 23).

Artusi Jazz
Molti gli appuntamenti di rilievo: Power Marching Band, Kye Eastwood Band, Javier Girotto e Luciano Biondini, Lisa Manara 4tet, Geg Munari 5tet,

Roma Vintage
Il calendario dei concerti: Phenomenal Handclap Band (oggi), Tribes + Soviet

Dinamofest
In cartellone 99 Posse (stasera), A

(14)

ALIAS 16 GIUGNO 2012

CICLISMO&WEB

Un gruppo di internauti ha deciso di viaggiare nella storia e narrare in presa diretta il Giro dItalia del 1946, il primo del dopo guerra. Oggi 190 km Torino-Genova, in maglia rosa c Giordano Cottur

Se Coppi e Bartali twittano dal passato


di MATTEO LUNARDINI

nelle strade dissestate, le volate dei campioni e leccitazione della folla. E nel frattempo leggere i tweet dei singoli protagonisti, dove saranno riportate le impressioni a caldo di Bartali (@bartali1946), Coppi (@coppi1946), Cottur (@cottur1946), Malabrocca (@malabrocca1946), Ortelli (@ortelli1946), Camellini (@camellini1946), Bevilacqua (@bevilacqua1946). Come avete fatto a reperire il materiale necessario per ricostruire la corsa? Libri, soprattutto, ma anche materiale del tempo. Alcuni appassionati ci hanno infatti messo a disposizione giornali dellepoca scannerizzati. Poi ci siamo divisi i compiti. I due che seguono la regia della corsa studiando ogni cosa riguardasse il percorso e la gara. Mentre gli altri che interpretano il singolo corridore studiando biografie e giornali. Nel caso di Cottur, inoltre, abbiamo contattato il figlio per sapere aneddoti inediti. E siamo sulle tracce di Ortelli, uno dei protagonisti di quel Giro. il pi vecchio corridore ancora in vita ad aver indossato la maglia rosa Quali tappe consigli di seguire assolutamente in diretta? La tappa pi importante senza dubbio quella del 30 giugno. Larrivo previsto a Trieste, citt che in quel periodo ancora contesa tra Italia e Jugoslavia. E infatti succede di tutto. I filotitini organizzano un agguato, lanciano pietre e sparano. Malgrado tutto 17 ciclisti, guidati dal triestino Cottur, entrano in citt accolti come eroi. Ma da non perdere c anche la prima tappa alpina, quando Coppi va

Ci sono sport per i quali la narrazione tutto. E ci rende la loro epica senza pari. Come il ciclismo. Centanni di salite e discese, di fughe e ricongiungimenti, di trionfi e capitolazioni, lhanno fatto entrare di diritto nel patrimonio storico nazionale. Senza una qualche forma di racconto, per, esso praticamente non esisterebbe. Non apprezzeremmo le gesta del campione, laltruismo del gregario, lattacco sulla montagna dello scalatore. Nessuno pu vedere tutto. Il tutto si pu solo immaginare. Vale anche per lappassionato abbarbicato sullo Stelvio, che insieme ad altri (questanno 200.000) aspetta larrivo del campione solitario: cosa saprebbe di ci che successo fino a quel momento, se non lo avessero tenuto informato? E cosa saprebbe del mito dello Stelvio, se da qualche parte non avesse appreso dellimpresa di Coppi, che nel 1953 lo imbocc dal lato del Trafoi conquistando la maglia rosa?

La storia del ciclismo non infatti solo Coppi e Bartali, Moser e Saronni. Ma anche Carosio, Brera, Zavoli e De Zan. E non solo muscoli e telaio. Ma anche tutto larmamentario al servizio del mito: libri, guide, giornali, radiocorsa, elicotteri, moto, satelliti, televisioni. E Internet. E twitter, lultima rivoluzione. Grazie alla quale si pu stare collegati con la corsa in ogni momento e in ogni dove: comodi sul divano di casa oppure abbarbicati sullo Stelvio. Basta un telefonino. Tuttavia internet non rompe solo le barriere dello spazio. Anche quelle del tempo. Ed ecco che a un gruppo di internauti appassionati di ciclismo viene unidea. Viaggiare nella storia. E tramite twitter (@giro1946), nonch un sito (giro1946.wordpress.com), dare la possibilit a tutti gli appassionati di immaginare un Giro dItalia del passato. Un Giro dItalia narrato come se fosse in diretta. Lo storico Giro del 1946. Lidea di far rivivere un importante evento sportivo del passato su twitter ci dice Luca Faenzi, che insieme

ad altri facinorosi appassionati di ciclismo cura la diretta del Giro dItalia 1946 ci venuta vedendo che esperimenti simili, come quello di ricreare la Seconda guerra mondiale, stavano avendo molto seguito. Abbiamo pensato che nello sport, e nel ciclismo in particolare, la narrazione fosse ancora pi eroica, meno appiattita sulla storiografia, quindi tributaria di unepica del tutto particolare. E molto suggestiva da riprodurre. E il Giro dItalia del 1946 si prestava particolarmente? Il Giro dItalia del 1946 il pi affascinante della storia per vari motivi. Innanzitutto il primo del secondo dopoguerra e si svolge pochi giorni dopo la vittoria nel referendum. il Giro della rinascita, il racconto di unItalia ferita e finalmente libera che vuole ricominciare. Non a caso le tappe si corrono in un paese martoriato, tra ponti di barche e citt ancora a terra a causa della guerra. Gli arrivi sono tra cumuli di macerie, ci nonostante

nel rinnovato entusiasmo dei tifosi. Agli italiani, infatti, quel Giro porter un grande sollievo. E lascer in eredit un nuovo mito. La rivalit tra Coppi e Bartali, che diventer il faro della narrazione storico-sportiva per parecchi anni. Lo seguite tappa per tappa? Dal 15 di giugno, giorno dopo giorno, ricalcando il calendario originale del 1946. Il tutto attraverso pi indirizzi twitter. Si potr seguire la diretta della tappa (@giro1946), con le fughe

in crisi... E non vi dico altro. No, non riveliamo chi vince, anche se gli storici del ciclismo dovrebbero gi saperlo. Puoi invece dirci quali profili twitter personalizzati consigli di seguire? Coppi e Bartali, ovviamente. Il mito della loro rivalit, come abbiamo detto, nasce proprio in quella edizione del Giro. Ma interessante anche Ortelli, che ha fatto la resistenza e combattuto il nazifascismo prima di risalire in bicicletta. Corre per la Benotto. Il suo profilo sar curato molto bene. E poi di imperdibile c Cottur quando entra nella sua Trieste. Una particolarit per non pu sfuggire: i ciclisti twittano mentre corrono? S, questa ovviamente una grande possibilit che twitter d alla fantasia. Permettendoci di raccontare le fughe, descrivere quel che succede dentro la corsa, trasmettere la fatica e limpegno dei corridori. E poi la cosa non deve stupire pi di tanto. Anche

ALIAS 16 GIUGNO 2012

(15)

PALLACANESTRO USA

Gara 1 della finale Nba Oklahoma-Miami, foto Reuters. A sinistra, Gino Bartali portato in trionfo al l Giro del 46. La locandina della corsa e la Domenica del Corriere

I PROTAGONISTI
Questi i principali protagonisti del Giro dItalia del 1946 nei profili preparati sul sito giro1946.wordpress.com dagli internauti appassionati di ciclismo che da ieri raccontano la corsa rosa della Rinascita su twitter. Gino Bartali, per tutti Ginettaccio. Toscano di nascita e di indole. Non si pieg mai al Fascismo che intorno a lui cerc di costruire il mito delluomo invincibile, soprattutto dopo la Vittoria al Tour de France del 38. Gi vincitore di due Giri dItalia non aspetta altro che la corsa ricominci per suonarle a Fausto Coppi che ventenne e sfrontato vinse la Rosa del 1940 in barba alle regole di squadra. Angelo Fausto Coppi da Castellania. Vincitore del Giro dItalia 1940 a soli ventanni. Grande passista e scalatore, buon velocista, ama la strada ma non disdegna la pista (record dellora al Vigorelli nel 1942). Fresco vincitore della Milano-Sanremo con 14' sugli inseguitori. Giordano Cottur. Sembra che i conflitti ne abbiano disegnato il profilo. Nasce alla vigilia della Grande Guerra e, anche adesso che la seconda Guerra Mondiale appena finita, vive gli strascichi politici del conflitto nella sua Trieste. Non vince grandi trofei ma protagonista sia al Giro dItalia che al Tour de France. Si pu dire che sia di rado il migliore, ma sempre con i migliori. Vito Ortelli, classe 1921, romagnolo di Faenza. Due volte campione italiano su pista (inseguimento 45 e 46). Ciclista completo e grande promessa. Lo stesso Alfredo, ct della nazionale, lha definito il Binda dei dilettanti. E al suo primo Giro e corre per la Benotto. Antonio Bevilacqua corre per la Wilier Triestina. Secondo nella Milano-Sanremo del 42 a soli 24 anni un forte passista dal fisico possente. Nei grandi giri va a caccia di tappe di pianura e arrivi in volata. Molto forte anche su pista (campione dInseguimento nel 43). Fermo Camellini, classe 1914, il capitano designato della Olmo. Nato in Italia ma cresciuto a Beaulieu, in Francia, ha scoperto la bicicletta lavorando come galoppino per un idraulico. Compatto e potente, un imprevedibile grimpeur, dote che gli ha permesso di trionfare alla Paris-Nice del 1946, immediatamente prima del Giro. Luigi Malabrocca nato a Tortona nel 1920. Soprannominato il Cinese a causa dei suoi occhi a mandorla, ultimo di sette fratelli e grande amico di Fausto Coppi. Corre il Giro dItalia del 1946 per la Milan Gazzetta e il suo numero di pettorale il 55. Non vi preoccupate se non lo vedete arrivare con i primi.

Durant-Lebron, sfida tra opposti per lanello Nba


di NICOLA SELLITTI

durante lultimo Giro dItalia un ciclista twittava mentre era in corsa. Era Ivan Basso. Oggi i media al servizio dello sport si sono moltiplicati. Agli albori cera solo la carta stampata, poi nelledizione del Giro del 1931 vinto da Learco Guerra arriv la radio. Quindi negli anni Cinquanta la televisione. Oggi c internet. Cosa cambia per lappassionato? In un certo senso twitter fornisce un contatto diretto con il tifoso. meno rinchiuso dentro schemi, perch immediato. Restituisce umanit anche agli interpreti, che spesso si vedono per come sono e per come pensano. Un tempo invece la narrazione era immaginifica e i corridori, insieme alle loro gesta, venivano idealizzati di pi. Ci ne aumentava indubbiamente il mito. E il prossimo Giro storico virtuale? Sicuramente qualcosa di nuovo si far. Il gruppo di facinorosi oramai in ballo. Stiamo pensando anche ad altri sport. Il Grande Torino, per esempio, sarebbe suggestivo, ancorch molto lungo e difficile. Ma le idee certo non ci mancano e la passione pure. E poi adesso c da concentrarsi sul Giro del 1946. Infatti oggi, sabato 16 giugno 1946, si corre la seconda tappa della 29esima edizione del Giro dItalia: la Torino - Genova di 190 chilometri. Partenza alle ore 11.00 (collegamento twitter dalle ore 12.00). Previsto bel tempo. Dopo la prima tappa, la Milano Genova, in maglia rosa c Giordano Cottur. Gli esperti in questa tappa prevedono che ci sar bagarre.

Larcobaleno nellOklahoma comincia a spuntare nel 2007. Sam Presti, giovane dirigente formatosi ai San Antonio Spurs del burbero tecnico ex Cia Gregg Popovich e Tim Duncan, dice al proprietario degli Oklahoma City Thunder, leditore milionario ex azionista dei San Antonio Spurs Clay Bennett, che il ciclo vincente degli speroni quattro titoli Nba in otto anni si potrebbe ripetere anche per la sua franchigia, che lanno precedente aveva traslocato da Seattle. Bennett accetta la sfida, Presti saluta lAlamo, il Riverwalk, gli assaggi di vino rosso con coach Pop e mette mano al fenomeno Thunder. Una strategia silenziosa. Una cultura monolitica del lavoro che privilegia lattivit di scouting su atleti, allenatori, dirigenti alla ricerca di stelle milionarie dalla personalit esasperata. Low profile, nessuna presenza fissa su SportCenter o concessione allo show-time di altri team con spogliatoi da film, come Los Angeles Lakers o Miami Heat. Un modello di successo sostenibile per la felicit del commissioner della Lega, David Stern - con prospetti scelti dal college e in Europa. E che 5 anni dopo ha portato Oklahoma alle finali Nba contro i Miami Heat di Lebron James e Dwyane Wade. Situazione in parit con gara 3 che si gioca domani notte in Florida. Thunder al galoppo nella prima partita casalinga, Miami che centra il colpo nel secondo atto. Una finale storica, che segna il passaggio di consegne ai due nuovi dominatori della Lega. Durant che in finale della Western Conference ha chiuso lera

Duncan a San Antonio, James che sigilla la fine dei Big Three dei Boston Celtics, Pierce, Allen e Garnett, nella finale della Eastern Conference. Due personalit a confronto, i volti migliori che la Nba pu spendere nellanno della stagione della serrata per il tardivo accordo sul contratto collettivo degli atleti. Durant arrivato ai Seattle Supersonics da Texas University, seconda scelta al draft 2007 dietro il gigante Greg Oden, che a Portland ha messo assieme pi interventi chirurgici che punti e rimbalzi. Come Tim Duncan, KD trascina i compagni pi con lunghi silenzi e lesempio sul parquet. Niente polemiche con arbitri o avversari e la capacit di diventare protagonista nellultimo quarto di gioco, quando hanno esaurito le cartucce Russell Westbrook, candelotto di dinamite da 188 cm da Ucla, e James Harden da Arizona State, eletto sesto uomo della stagione 2011/2012, la barba pi famosa degli Stati Uniti, sparring partner estivo di Kobe Bryant sui playground di L.A. Un trio che rende turbolento il sonno notturno di Lebron James. Un uomo in missione, LBJ. Obiettivo: lanello Nba, largenteria che ha portato The Chosen One a lasciare Cleveland due stagioni fa per portare i suoi talenti a South Beach come diceva lo stesso James nellormai celebre diretta televisiva cafonal su Espn. La pressione su di lui di media e addetti ai lavori oltre i livelli di guardia. Su Twitter si moltiplicano i profili dei Lebron Haters. Letichetta profuma di stampa: il pi grande perdente della storia dello sport americano, il pi forte della

Lega sino alle Finals che scompare nei momenti decisivi. Che negli ultimi secondi di gara passa quando deve tirare e tira quando serve lassist. Contano solo i tituli, la Nba una lega darwiniana e testosteronica. Se non vinci, sei nessuno. Il pensiero del titolo nella mente di Lebron dalla scorsa estate, dopo la sconfitta in finale contro i Dallas. Si avvicinava un lungo periodo di stop per la serrata. James ospita lamico Durant a casa sua, Akron, Ohio. Il legame tra i due era nato ai Mondiali 2010 in Turchia vinti da Team Usa con KD Mvp della competizione. Una settimana di allenamenti intensi con brevi video piazzati su YouTube - tra pesi, piscina, ripetute su un campo di football, partitelle contro senza esclusione di colpi. Un minicorso con ritmi da marines, definito Week Hell dai due fuoriclasse. Nessuno cedeva il passo allaltro. L ho capito che stoffa avesse, ha detto alla stampa James. Taciturno come sempre Kevin, che saluta con un bacio alla fine di ogni gara la mamma. E che il 7 luglio 2010 annunciava con un semplice tweet il

rinnovo contrattuale con i Thunder, ringraziando Dio, invocando una benedizione. Umilt e moderazione. Lopposto King James, Mvp della stagione regolare terzo in carriera volto da star con gli occhialoni neri nelle conferenze stampa, ancora odiato nella Nba per la sceneggiata ideata due anni fa ai tempi del passaggio agli Heat. Arroganza, egocentrismo, il giorno successivo al post su Twitter di Durant. Entrambi sono perfette proiezioni in scala della differenza tra Oklahoma City e Miami. Petrolio, autostrade, bovari e la partita alla Chesapeake Arena dei Thunder sono le attrazioni della prima, che per la finale si concessa in pieno centro una riproduzione della Venere di Botticelli con il viso di Durant. In particolare, il palazzetto dello sport dei Thunder rovente, come quelli che ospitano le partite Ncaa. A South Beach invece c il mood di un porto di mare col clima sempre mite, dove l'efficienza nordamericana incontra il calore della gente del sud. Italiani, cubani, messicani, inglesi. Si parlano cinque lingue, si fa la bella vita. Di recente stato inaugurato pure il museo pi sexy del mondo, con corpi eccentrici in bella mostra dentro club e alberghi eleganti, eventi vistosi e una scena fiorente di baccanali ben assortita. Il pubblico degli Heat si presenta allAmerican Airlines Arena sempre in ritardo. Prima c laperitivo. Altro che Heat, il tifo freddo, disinteressato, si esalta solo per i guizzi in contropiede di James e Wade. Una franchigia glamour, che due anni fa con lacquisizione di James e Bosh formava i Big Three, facendo la voce grossa nella Lega, mettendo assieme campioni a suon di milioni di dollari. Due finali, nessun anello alle dita dei fenomeni e del presidente degli Heat, Pat Riley. Non so molto di Kevin Durant, so quello che sapete voi, non credo che Oklahoma offra occasioni per far parlare di s, ha ammesso Dywane Wade. Per ulteriori informazioni su KD, chiedere ai sogni di Lebron.

Il campione silenzioso di Oklahoma contro la superstar di Miami, simboli di due citt e due modelli di basket agli antipodi. La finale sull1-1, domani notte gara tre. E lAmerica tifa ancora una volta contro il Prescelto

Potrebbero piacerti anche