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Distruggere, costruire o trasformare? I venti di guerra hanno iniziato a soffiare con l'arrivo della primavera. Quale tragico paradosso!

La stagione che porta alla luce il nuovo germoglio, vede crescere anche il seme della distruzione. La vita e la morte sono congiunte in indissolubile sposalizio, l'una sostenendo l'altra, a compimento del ciclo. E cos succede anche nella storia della progenie umana impegnata in una altalenante opera di distruzione e ricostruzione. Sappiamo tuttavia che una nota legge della fisica recita che in natura nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, ad indicare che l'evoluzione universale e, tanto pi quella umana, ha il compito di far progredire la sostanza di tutte le cose, trasformandola di continuo, fino a distillarla in "Materia spirituale", in modo che sprigioni la luce celata ed illumini il creato di sublime coscienza. Questo dunque il compito e il cammino a cui noi tutti siamo chiamati. Noi tutti che aborriamo la guerra, come risulta dai nostri cuori oltre che dalla costituzione su cui fonda la nostra nazione; eppure, siamo incapaci di eliminarla o di fermarla, quando la spada del potere viene sguainata da quei signori che in nome della pace scatenano la "bestia". Non ne siamo capaci perch non riusciamo a convergere sotto il vessillo della inclusivit e dell'amore incondizionato e divenire realmente "l'Umanit Una". Troppa la separativit che ci accompagna nel vivere quotidiano ed alimenta i nostri sogni di carriera, i nostri desideri di conquista del posto pi alto da cui godere della vista degli altri che ci servono e acclamano. Troppo l'egoismo che induce a chiuderci nei nostri castelli, sollevando il ponte levatoio. Troppo il cinismo e la ipocrisia che ci fa girare lo sguardo per non vedere e non sapere dei mali del mondo. Eppure dovremmo conoscere che non ci sono scorciatoie; che la via va percorsa fino in fondo, passo dopo passo, con pazienza e perseveranza, equipaggiati di buona volont. Ma che cos' la buona volont? E' quella risorsa umana che produce azione convergente. Significa, in altre parole, trovare punti d'incontro e riunire gli sforzi per aggregarsi nel paziente lavoro di masticare e digerire (trasformare) le miserie e le sofferenze fino a renderle una amalgama uniforme e coesa con cui cementare i mattoni della speranza. Significa operare per la pacifica convivenza dei Popoli della Terra che si riconoscono animati dallo stesso sangue e uniti dalle comuni istanze di libert e uguaglianza. Se non saremo capaci di trasformare la nostra vita in esperienza di crescita; se non riusciremo a cambiare in positivo il segno dei nostri rapporti con i familiari, i vicini, i colleghi; se non troveremo il coraggio e la saggezza per mutare i nostri schemi mentali e adattare costantemente nuovi modelli alle esigenze di sviluppo armonico della societ umana, allora continueremo a servirci delle guerre come inevitabile e drastico strumento di cambiamento. Si, perch innegabile che dopo ogni distruzione vi sia ricostruzione cos come dopo ogni tempesta ritorna la quiete e la stabilit segue alla catastrofe. Tutto ci succede quando la via dell'equilibrio non viene perseguita e l'ordine di natura mantenuto attraverso l'alternanza degli opposti.

Noi esseri umani, quarto regno di natura, possiamo e dobbiamo, tuttavia, imparare che, tra il bene e il male, esiste un punto equidistante che si chiama: innocuit; che tra l'amore e l'odio vi la tolleranza. Se sapremo coltivare queste virt del giusto mezzo, potremo far fiorire sentimenti di comprensione e rispetto sempre pi duraturi e fondare, sulla loro stabilit, la vera fratellanza dei Popoli.

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