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Sdeng!

Numero 1 nuova serie Ottobre 2mila9 sdeng.it


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Sdeng! Numero1 nuova serie


EDITORIALE
SANTINO

Ottobre 2mila9
la redazione di Sdeng!

ARTICOLO

SINE SOLE SILEO

di Francesco Rosi

FUMETTO

WAITING FOR THE SUN

di Alessandro Bacchetta

RACCONTO

IN MEZZO A

di Marco Mencarelli

PORTFOLIO

CORPO

di Viola Cangi

PUBBLICITA

FORNITURE CULTURALI

di Marcello Volpi

S d e n g! Periodico bimestrale - Ottobre 2009 Im m a gi n e d i c o p e r t i n a : V i o l a C a n gi .

www.sdeng.it
c o n t a t t a s d e n g@ l i b er o . i t A c u r a d i : Lo r e n z o A l u n n i , G i o v a n ni B e t t a c c h i o l i , S e r e n a F a c c h i n , G i u l i a To n e l l i ( s i t o) , M a r c e l l o V o l pi . P e r t u t t i i c o n t e n ut i d i S d e n g! : S o m e r i gh t s r e s e r v e d ( c r e a t i v e c o m m o ns . o r g)
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SDENG! un supplemento on-line a LAltrapagina, Direttore Responsabile: Enzo Rossi, Autorizzazione del Tribunale di Perugia n 684 del 21/01/1984. 2

_________________________EDITORIALE: Santino e la battaglia dellattenzione


________________dalla redazione di Sdeng!______________

i che stiamo per scrivere tutto vero... Per verificare basta digitare qualcosa come santino zoo svezia in Google. Furuvik una piccola citt svedese dotata di zoo. l che abita il mentore del nuovo corso di Sdeng!. Signore e signori: Santino! Segni particolari: scimpanz.

Ogni giorno il vecchio Santino si sveglia e, con una minuzia daltri tempi, si mette a raccogliere sassi nella sua porzione di zoo. Li cerca pi o meno tutti della stessa misura e li accatasta con precisione. E fin qui tutto bene, un passatempo da scimpanz come un altro. Ad un certo punto della mattinata per lo zoo apre le porte ai visitatori, che cominciano a sfilare di fronte alla gabbia degli scimpanz. E Santino cosa fa? Comincia a lanciargli contro le pietre che aveva preparato! Metodicamente e con decisione. Le pietre volano come le palle di cannone delle navi di sua maest, i turisti cercano di evitarle e passano frettolosamente (spesso imprecando) allanimale successivo. Grandioso. Ci sarebbero tutti gli elementi concettuali per eleggere il ribelle e romantico Santino a guida spirituale di quello che vorremmo fosse il nuovo Sdeng!: nel nostro piccolo, vogliamo lanciare ai nostri visitatori sassate di Bellezza, nelle forme pi impensate o in quelle pi positivamente tradizionali. E ci auguriamo di sentire, al contatto fra i sassi e i nostri lettori, un bel... sdeng!, dolce rumore
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del bersaglio emotivo centrato."D'accordo, "Bellezza" un parolone, ma per intenderci..." Eccoci dunque ad inaugurare il nuovo corso della nostra dolce rivista artigianale. Come vedete, passiamo in internet, con i numeri che saranno di volta in volta scaricabili in un comodo formato pdf stampabile. Non stiamo ad annoiarvi con le ragioni, ma ce ne sono eccome. Rispetto alla prima serie che gi ricordiamo con sospiri di nostalgia troverete anche saggi, reportage, recensioni di eventi valtiberini, lavori dei nostri artisti locali preferiti, interviste e, certamente, dei succulenti nuovi episodi del tipo dinvenzioni sbilenche che trovavate nei vecchi numeri. Proveremo ad uscire ogni due mesi e, al pari della frutta e della verdura fresca davvero, saremo una rivista a chilometro zero, ovvero attenta alle cosiddette risorse e dinamiche locali (era lultima espressione cos formale, promesso). Per cercare di tenere fede a tutto ci, drizzeremo piuttosto le orecchie ad ogni rumore culturale che dovesse attraversare laria di queste parti, ovvero a qualsiasi espressione artistica che si attiri giudizi di casino, scarabocchi, vandalismo, giovanilismo ecc.. Fraintendimenti, cerchiamo fraintendimenti. Gesti epicamente insensati, genio o stupidit: qualsiasi cosa di smodato, scrisse un grande critico musicale. Proveremo ad essere sensibili ad ogni avvisaglia di fenomeni o movimenti che non si meritino di vivere solo per loro stessi (odiamo la parola hobby). Le regole del buon vicinato sembrano assopire, nelle piccole realt come la nostra, il senso critico come le capacit espressive, e per questo cercheremo le pur minuscole rotture locali, il cui crepitio dovr far vibrare il nostro bastone da rabdomanti. Certo, anche possibile che ci saranno due o tre numeri della rivista poi la finiremo l. possibile, perch no. Ma vale la pena provare, quantomeno perch non riusciamo a toglierci dalla testa che c qualcosa che non va, e che stiamo perdendo un sacco di occasioni per, semplicemente, sentirsi giusto un p meglio dalle nostre parti. una battaglia dellAttenzione, Signore e Signori. Lo sappiamo e in piccola scala lo abbiamo gi sperimentato. Ma sappiamo anche che la nostra venerabile guida ci condurr per mano attraverso gli insegnamenti che cimpartisce dallo zoo di quella sperduta cittadina svedese. Lunga vita a Santino.

_________________________ARTICOLO: Sine Sole Sileo


________________di Francesco Rosi______________
Se la bellezza degli strumenti astronomici deriva dallutilit dei risultati che si possono ottenere con essi, allora le linee meridiane possono essere annoverate tra gli oggetti pi belli
Giornale de letterati dItalia 1711

PREMESSA
Come Alberto Burri era un dato di fatto della mia infanzia tifernate, lo era anche la bella meridiana della scuola Agraria; dal mondo adulto venivano, in entrambi i casi, solo risposte evasive, sommarie e insoddisfacenti alle mie domande. Crescendo ho trovato vano cercare spiegazioni razionali alle opere del Maestro mentre ho voluto carpire il segreto nascosto nelle scale graduate, negli indici numerici, nel cavo teso e nel disco forato del cronometro solare del prof. Luigi Mori. Il testo che segue riguarda gli orologio solari, le meridiane e le modalit con cui luomo, con il suo ingegno, ha catturato il moto apparente del cosmo traendone significato; in conclusione, illustrer quanto realizzato, in Alta Valle del Tevere, dal prof. Mori. Ci si potrebbe chiedere: perch, nel XXI secolo, era in cui la scienza ha inventato strumenti in grado di rilevare intervalli della durata di 100 attosecondi, ci si pu ancora interessare del tempo misurato attraverso il sole?; rispondo dichiarando che trovo impossibile sottrarmi al fascino del continuo mutare della volta celeste che scandisce il ritmo atavico del succedersi dei giorni, delle stagioni, degli anni; indagare questo movimento presuppone nozioni di geometria, matematica, astronomia, arte applicata che fanno parte della mia formazione di architetto e, dal loro uso combinato, il mio intelletto trae piacere. La traduzione del palpito del cosmo in numeri e teorie rende luniverso un tassello della mia attivit di progettista, restituendo alla mia professione quel tocco di esoterico che lo stupido groviglio di burocrazia e normative ha cancellato. Una innegabile differenza fra il genere umano e gli animali sicuramente ravvisabile nella percezione del ritmo e cio nel riuscire cogliere la regolarit di alcuni fenomeni naturali; contare i giorni, gli anni, cogliere il ciclo delle stagioni e delle fasi lunari ha impegnato luomo per millenni e, a tal fine, strumenti sempre pi sofisticati sono stati elaborati. Riesco ad immaginare il nostro pi remoto antenato segnare con dei sassolini la posizione dellombra di una roccia e, in un attimo, diventare il sacerdote che conosce il segreto per orientare le primitive architetture megalitiche attraverso le quali profetizzare magicamente linversione del terribile accorciarsi delle giornate e la speranza di una nuova primavera. La determinazione dei punti cardinali, appannaggio di una 5

classe di eletti, era alla base della fondazione delle citt e i trattatisti latini codificano vari metodi. Luso consapevole dei raggi solari attraverso lopportuno orientamento dei fabbricati e delle aperture era strumento tipico del bagaglio culturale degli architetti medievali, veri maestri nella creazione di effetti ierofanici. In epoca rinascimentale si cap che le cattedrali, con le loro maestose dimensioni, potevano essere i migliori edifici per compiere misure astronomiche e, per assurdo, la stessa Chiesa che condanna Galilei, d forte impulso allastronomia con la necessit di determinare univocamente la data della Pasqua, funzione dellequinozio di primavera. Il Duomo di Firenze, San Petronio a Bologna, S. Maria degli Angeli a Roma, le cattedrali di Palermo e Milano permettono, funzionando da enormi meridiane a camera oscura, di correggere gli errori del calendario giuliano, di calcolare con esattezza linclinazione dellasse terrestre trasformando lastronomia in una scienza certa, basata sulla matematica applicata. Lavvento degli strumenti ottici per losservazione del cielo e di orologi sempre pi precisi relega le meridiane a semplici curiosit ma conoscerle e capirle conduce il pensiero in sentieri che collegano scienza e arte, in un esercizio mai vano; il fine del presente articolo quello di fornire le basi per poter apprezzare appieno le opere consegnateci dallingegno di Luigi Mori che, nel XX secolo, ha sentito il bisogno di percorrere questi sentieri. Le difficolt che l'uomo contemporaneo incontra di fronte agli strumenti solari discendono dalla non conoscenza del loro metodo di lettura e dal fatto che la suddivisione del giorno e le modalit di computo del tempo che oggi adottiamo sono, in realt, acquisizioni piuttosto recenti. L'ora sulla quale normalmente basiamo le nostre azioni frutto di convenzioni, di decisioni politiche e di scoperte scientifiche; specifici enti hanno l'incarico di attuare la misurazione del tempo e mantenerne il rigore; lo strumento di misurazione chiamato orologio un sofisticato oggetto di cui pochi eletti conoscono realmente le modalit di funzionamento; la lettura dell'ora e la misurazione del tempo si apprendono, non senza difficolt, nei primi anni di scuola. Ci nonostante basta un colpo d'occhio per conoscere l'ora esatta e la stessa cosa avveniva nel passato, quando ancora gli orologi meccanici dovevano essere inventati ed era il sole, con i suoi moti quotidiani, a far funzionare le meridiane.

Fig.1 la meridiana orizzontale

quindi importante fermarsi a riflettere sugli effetti prodotti dallombra proiettata da uno stilo verticale infitto nel terreno (gnomone) (fig. 1) che di per s sufficiente a individuare un ciclo che si ripete annualmente ed alcuni fenomeni quotidiani e stagionali: esiste un momento della giornata in cui il sole ha la massima altezza sull'orizzonte e la lunghezza dell'ombra proiettata minima; questo il mezzogiorno. questa altezza varia, nell'anno, fra due estremi; quando l'altezza massima si ha il solstizio estivo, al minimo corrisponde il solstizio invernale. L'ombra del punto gnomonico descrive quotidianamente delle iperboli ma in due giorni ogni anno essa si muove lungo una linea retta; questi sono gli equinozi primaverile ed autunnale. Questi fenomeni possono essere rappresentati nel piano dallanalemma vitruviano che, attraverso le regole della geometria descrittiva, permette di calcolare graficamente la posizione del sole nella volta celeste ed , forse, il pi antico metodo teorico per il disegno del quadrante di un orologio solare antichissima la necessit di misurare e quindi suddividere in ulteriori intervalli il giorno e gi in epoca egizia il nittemero (sinonimo di giorno inteso come intero ciclo diurno e notturno) era di 24 ore di cui 12 ore componevano l'intervallo tra l'alba ed il Fig.2 Le ore canoniche tramonto ed altrettante scandivano la notte (fig. 2); poich la durata del periodo di luce varia con le stagioni, le ore non avevano misura costante e variavano da circa 45 minuti in periodo invernale a circa 75 in quello estivo alle nostre latitudini. Gli orologi solari recanti questo tipo di suddivisione delle ore, riportati in auge verticale dai Benedettini nel VI secolo Fig.4 Meridiana cerchiettiad ore canoniche (i ed in uso ancora nel XVI se- segnano il numero di rintocchi colo, sono detti meridiane ad delle campane alle varie ore) ore canoniche o temporarie (fig. 4); l'ombra proiettata sul quadrante scandiva la giornata nei conventi ed era il riferimento per i momenti della prassi liturgica (fig. 3) nella regola di San Benedetto. Intorno al XIII secolo, a segui- Fig.3 Orari delle preghiere 6

to anche dell'influenza della cultura araba, viene introdotto in occidente il sistema equinoziale basato su due importanti Mezzanotte novit: in primo luogo, la Alba Tramonto costruzione di orologi mecNotte canici consente la divisione del giorno in 24 ore di uGiorno guale durata (fig. 5) (da cui Mezzogiorno il nome di equinoziale; la durata co24 ore stante delle ore canoniche infatti, si Fig.5 Le ore italiche riscontrava solamente nei giorni degli equinozi). La seconda novit consiste nel misurare il tempo dal tramonto, come era in uso in oriente. Una meridiana a ore italiche permette di determinare, in base alla posizione della punta dello stilo, le ore mancanti al tramonto, ventiquattresima ed Fig.6 Meridiana verticale ad ore italiche ultima ora della giornata. Questo metodo di conteggio era funzionale alla vita dei borghi che si andavano formando e popolando nel medioevo e le cui porte di accesso si chiudevano al calar del sole; la vita dei campi terminava alla ventitreesima ora. Uno dei principali svantaggi della suddivisione del tempo in ore italiche era per quello dell'estrema variabilit del concetto di tramonto che, a seconda dell'orizzonte del luogo, poteva differire sensibilmente anche a distanza di Mezzanotte pochi chilometri: il sole tramonta prima per una localit di fonTramonto dovalle piuttosto che in un luo- Alba Notte go di crinale. Prende piede allora, contempoGiorno raneamente ai progressi della cartografia, il sistema detto ad Mezzogiorno ore francesi (fig. 7) che intro24 ore duce il mezzogiorno e quindi la Fig.7 mezzanotte come riferimento. Il momento in cui il sole passa esattamente sul meridiano locale ed alla massima altezza nel cielo (la dodicesima ora) certamente di pi difficile percezione e deve essere misurato ma un fenomeno astronomico univoco e svincolato dall'orizzonte locale. Questo sistema, che ancor oggi usiamo, viene introdotto tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo in Italia (a Roma, il colpo di cannone che da Castel Sant'Angelo indicava il tramonto fu spostato a mezzogiorno nel 1846). Merita a questo punto sottolineare che, fino a questo momento, si parlato di ora locale cio ricavata da fenomeni astronomici percepibili nella luogo ove ci si trova; il fatto che il mezzogiorno astronomico di Trieste precedesse di alcuni minuti il mezzogiorno a Roma era del tutto ininfluente. Il progresso tecnologico per, con il crescente sviluppo delle reti ferroviarie e telegrafiche, crea la necessit di istituire un orario comune a tutta la nazione. Nel 1866 lItalia estende a tutto il territorio della nazione lora del meridiano passante per Roma; nel 1884 il siste-

Successiva di pochi anni la meridiana della Verna (fig. 9); realizzata nel 1930 ed analoga alla precedente per orientamento e grafico; oggi sostituita con un'altra realizzata nel 1972 dal prof. Guido Baracchi (fig. 10) basandosi sui disegni ed i calcoli di Mori. Nel 1934 Frate Agostino Gemelli, rettore dell'Universit Cattolica di Milano, scrive a Mori chiedendogli di ricostruire le linee mancanti Figura 8 - La lapide della linea meridiana dell'Universit Cattolica della "antica e molto solenne" di Milano in una foto d'epoca meridiana posta nel cortile dell'A(propriet Baroni) teneo. Nella missiva egli dice: "mi sono rivolto ad astronomi, ma mi hanno detto che occorrono calcoli troppo lunghi per completare i segni che non esistono pi". Una fotografia proveniente dall'archivio del fratelli Baroni rappresenta la lapide (fig. 8) in marmo di Candoglia situa ta oggi nella Sala dello Zodiaco della Universit Cattolica, ovvero l'atrio dell'aula Pio XI. Nell'iscrizione si legge: "Linea meridiana horizoverticalis studiosis rite constructa Anno Domini MDCCLVI". Si tratta di una linea meridiana che indicava il mezzogiorno completata con i segni zodiacali; il foro gnomonico che permetteva il passaggio dei raggi solari era posto, probabilmente, sul fabbricato. In corrispondenza dell'estremo della linea e cio al solstizio invernale, nella parte pi alta della lapide, le cifre indicate sono le 4 e 16 e le 19 e 44: la prima corrisponde alla semiluce diurna e cio la quantit di ore e minuti che separano il Mezzod dall'alba in un senso e dal tramonto nell'altro mentre la seconda lorario italico corrispondente al mezzogiorno. Tutta la corrispondenza fra Padre Gemelli e il prof. Mori andata distrutta nellagosto del 1943, con i bombardamenti su Milano che hanno anche irrimediabilmente danneggiato il fabbricato e la linea meridiana. Al 1941 risale l'orologio solare apposto sul fabbricato di Santa Maria della Pace in localit Sigliano, vicino a Pieve Santo Stefano; a differenza dei precedenti, esso colloca-

to direttamente sulla parete declinante in direzione sud ovest con conseguente asimmetria del grafico delle stagioni ed a dimostrazione dell'abilit acquisita nel calcolo.L'anno successivo, nel 1942, Mori realizza il "Cronometro Solare" a Citt di Castello (fig 12) presso l'Istituto Professionale di Stato per lAgricoltura e lAmbiente U. Patrizi; il suo quadrante costituito da una lastra in pietra di 2.3 x 1.6 ml, lo stilo polare realizzato con un filo metallico teso ed un disco forato che proietta la propria ombra sulla tavola; una tabella sottostante riporta il fattore di correzione giornaliero derivato dall'equazione del tempo. La realizzazione stata accompagnata da una pubblicazione esplicativa che contiene indicazioni preziose sul procedimento matematico utilizzato da Mori per tracciare i grafici e sulle modalit di lettura delle ore; lopuscolo stato riprodotto, in ristampa anastatica, in occasione del restauro dellorologio solare, che ho condotto nella primavera del 2009."Il lavoro matematico ha richiesto l'uso di oltre diecimila operazioni logaritmiche a 5 ed a 7 decimali per la soluzione di alcune migliaia di formule di trigonometria sferica e piana". L'orologio reca indicazioni relativamente all'ora vera locale, all'ora vera dellEuropa Centrale, al mezzogiorno medio legale, ai fusi orari dellEuropa e delle Colonie italiane, ai solstizi, equinozi e segni zodiacali. Rispetto alle precedenti meridiane Mori introduce il "meraviglioso grafico", probabilmente ispirandosi alla linea meridiana di Milano, che permette la lettura dell'ora esatta della nascita ed del tramonto del sole sullorizzonte delineato dalle colline e dai monti locali, indicata dallo gnomone alle ore 11.15 di ogni giorno; i dati utilizzati per tracciare questo grafico sono desunti da misure goniometriche dirette dell'orizzonte, effettuate dalla torre dell'Osservatorio Meteorologico di Palazzo Bini a Citt di Castello, attuale sede dei laboratori dell'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato. Musicista e matematico, Luigi Mori vive unesistenza connotata da eventi forti, che ne segnano profondamente il carattere senza per oscurarne la genialit ma questa unaltra storia che forse, un giorno, qualcuno si prender la briga di raccontare.

Figura 10 - L'attuale meridiana della Verna di Guido Baracchi

Figura 11 - La meridiana della Pieve di Micciano (AR)

Figura 9 - La meridiana della Verna di Luigi Mori in una foto d'epoca (foto propriet Baroni)

Figura 12 - La meridiana dell'Agraria in una foto d'epoca (propriet Baroni)

A conclusione, un bel sonetto sulla divisione del tempo:

on pago luom con publico rigore

aver lempio uccisor di sua salute, con rote penosissime ed acute squarciato in giorni e lacerato in ore, acceso ancor di novo sdegno il core, lingue di ferro ora loquaci or mute vibra contro il fellone e in pi minute parti il divide, e pur quel reo non more. Non more ei no, moriam ben noi. Diviso Ei non gi, ma noi da noi divide E si ride di noi, da noi deriso. mago il tempo e con novarti infide Lacerato da luom, da luomo ucciso, lacera lacerato, ucciso uccide.
Giovan Leone Sempronio (1660 circa) Tratto da Le parole e le ore, Sellerio

"Waiting for the Sun


Storia e disegni: Alessandro Bacchetta Acquerelli: Andrea Fantechi"

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_________________________RACCONTO: In mezzo a
________________di Marco Mencarelli______________ ________________illustrazione di Francesca Bernuzzi______________

Aujourd'hui
Un bel giorno, oggi. Dove andiamo? Casa mia. Duecentocinquanta chilometri ma, stranamente, sembreranno venti. Qualcosa di speciale oggi. La meta? Nota. La compagnia? Forse. Deve essere la vicinanza, il movimento, lo stupore. Come ti senti? Meravigliosamente. Deve essere qualcosa che nellaria. Tutto sembra nuovo, intatto, incontaminato. Tutto sembra immobile, ecco. Siamo partiti. Sei sicura? Certo, che domande. Eppure tutto sembra ancora immobile. Linerzia, la sento. E vero, ci muoviamo. Sicuro di sentirti bene? Mai stato meglio. Sembri strano. Sono strano, lo sai. Intendo strano. Sensazioni strane. 13

Ho limpressione di muovermi in maniera diversa, o meglio, come se tutto si muovesse con me, con noi. Non so che dire, alle tue stranezze ormai sono abituata. Forse ti emoziona lidea di visitare le mie terre. Forse. Tutto fuori comincia a miscelarsi. Tutto muta e cambia forma. Pur rendendomi conto di come ogni cosa rimanga al suo posto, permane con forza la sensazione che lindiviso si direzioni arbitrariamente e senza far rumore. Tutto muta e cambia forma. E come se le cose, nel momento in cui mi allontano da loro, decidano scientemente di avvicinarsi a me. Tutto muta e cambia forma. Ancora stranezze? Pi che stranezze li definirei sguardi che mi tradiscono, manifestazioni, come sempre del resto, di un pi ampio e forse malato modo di carpire senza mordere. Se fai cos diventa difficile comunicare. Forse, per diventa pi facile capirsi. Forse, forse, forse. Una certezza? Magari. Basta poco. Forse basta ancora meno, quello il problema. Non so se rinunciare o se provare a prenderti sul serio. Sii paziente. Le cose si comportano come mai prima dora. Ho limpressione che tutto si stia movimentando, che tutto sia in uno stato di forte eccitazione. Lente defibrillazioni. Piccole pause e poi vita. La direzione, quella si qualifica con certezza ma il resto. Il resto lo devo immaginare. Limmaginazione. Limmaginazione un arrendersi al tentativo di conoscere, di creare. Limmaginazione lassassina della fantasia. La fantasia. La fantasia s che aiuta. La conclusione ai miei pensieri, comunque, sempre un nulla di fatto, una sospensione che da estemporanea diventa definitiva e certa. Ecco, una certezza. 14

La certezza di essere sospesi, come i pensieri. La certezza di essere interamente contenuti nelle menti altrui o nella propria. Poca la differenza. Tutto muta e cambia forma. Il tentativo di conoscere, di saper nominare correttamente intendo, quello il fine che annienta limmaginario. Lo sforzo di comprendere uccide, annulla, sfinisce. Uccide limmaginazione. Annulla limmaginazione. Sfinisce limmaginazione. Tutto muta e cambia forma.

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Demain
Entra, chiudi la porta e fai silenzio. Buongiorno. Buongiorno. Le mani? Ci sono ancora? Ancora. I piedi? Ci sono. Labbra, orecchie, bocca? Tutto al proprio posto. Molto bene, andiamo. In piedi, allora. La strada da fare era davvero lunga, soprattutto per lassenza di una meta precisa. Ci incamminammo al mattino, il sole doveva ancora manifestarsi. Tutto era in ombra, tutto era ombra. Loscurit stessa era ombra, in ombra. Cos, il moto pu sembrare meno faticoso ma al contempo risulta pi appagante, se lo si comprende. Durante tutta la notte avevo dormito un sonno leggero, ricco di eventi allucinati ma al contempo, come ovvio, superfluamente privo di veglia. La cosa strana, questa volta, era la viva e pesante presenza del ricordo. La facilit con cui riportavo alla mente gli accadimenti onirici era davvero stupefacente, inusuale. Non mi era mai capitato prima di allora. Solitamente al risveglio tutto era nebuloso, offuscato dalla tenue luce della coscienza. Questa volta, a dispetto di altre, tutto era stranamente presente, vivo. La cosa ancor pi strana che i miei pensieri sottolineavano era la vigorosa presenza della componente emozionale, sentita, lucida, ingombrante. Nonostante la strada da fare fosse lunga, almeno credo, per un breve lasso di tempo rimasi concentrato sugli accadimenti verificatisi durante la mia lunga serrata degli occhi. Tutto era necessario, me ne rendevo conto. Non avrei potuto intraprendere il viaggio senza lausilio della notte ma allo stesso tempo avrei preferito non essermi addormentato, anche se non ne comprendevo bene il motivo. Tutto bene? Deve essere lassenza. E sempre lassenza. 16

Questo dovrebbe consolarmi? Non credo. Cerca piuttosto di guardare avanti. Prova a stupirti dei tuoi passi, disegnali, contali. Il fatto di essere consapevole della direzione da prendere non mi premetter comunque di stare tranquillo. Forse non c bisogno che tu sia tranquillo. Forse la tempesta ci che ti serve ora. Non credo di essere in grado di affrontare contemporaneamente il viaggio e la tempesta. Non sono cos avventuriero. Tu non hai la pi pallida idea di chi o cosa tu sia, come non ce lho io e come nessuno lavr mai. Credi? Ovviamente ne sono certa, lincertezza qualcosa che preferisco lasciare in luoghi molto lontani. Non so se riuscir mai a vivere di certezze. La fatica cominciava a farsi pesante ma ancor pi pesante era la distanza che ci separava dal punto di partenza, dallorigine. Il sole si esibiva in cromie eccedenti le normali potenzialit degli occhi. Nel movimento, e nel piacere procuratoci dallassassinio della distanza, trovavamo la forza di armare i nostri piedi. Tutto scorreva pedissequamente anche se le nostre energie cominciavano a venir meno. E il mare? Cosa centra ora il mare? Il mare centra sempre. Non riesco a fidarmi del mare. Non riesco a galleggiare senza chiedermi come sia possibile non affondare. Metafore, metafore e ancora metafore. Non riesco a lasciarmi andare, in mare. Forse, molto semplicemente, perch significherebbe morire.

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Hier
Buongiorno. Buongiorno. E ora di alzarsi. Di gi? Dobbiamo andare. Il viaggio. Quella mattina tutto si mosse lentamente fino alla porta scorrevole. Solo di fronte al metallo della carrozza, nel momento in cui mi apprestavo a salire, solo e soltanto allora tutto riprese a fluire in modo naturale. Un viaggio, il primo. Avevo sei anni. Il mondo era un luogo pi infinito che gigante e la distanza che mi separava dalla meta sembrava al contempo incolmabile ed insignificante. Un salto, due, tre e mi trovai in carrozza. Entrai in punta di piedi con un forte e tangibile senso di rispetto e di timore. Le pareti erano altissime, i sedili erano dei sof comodissimi ed il soffitto era ci che di pi distante si possa immaginare dal pavimento. Tutto era grande, sovradimensionato. Mio nonno si trovava al mio fianco. Siediti. Vicino al finestrino. Continuavo a guardarmi intorno con fare intimidito. La testa in mezzo alle spalle e gli occhi al cielo. Non sapevo cosa aspettarmi. Immaginavo di poter prendere il volo da un momento allaltro. Immaginavo di poter viaggiare cos velocemente da non poter pi distinguere ci che fuori tentava di mostrarsi. Immaginavo scie di colori. Immaginavo. Un istante dopo, la stazione cominci a muoversi mentre io restavo inspiegabilmente fermo. Anche il prato si muoveva, gli alberi, le case, il cielo mentre io restavo stranamente fermo. Tutto si muoveva mentre io restavo inspiegabilmente fermo. Mio nonno con me. Vedi, ci stiamo muovendo, siamo partiti. 18

A me non pareva affatto. Restavo stranamente fermo. Il mondo, lui s che si era messo in movimento. Fuori tutto sembrava s-correre, tutto contribuiva a colmare la distanza ma noi restavamo inspiegabilmente fermi. Io, il sof, il soffitto, mio nonno e il suo giornale. Tutti stranamente fermi. Venti chilometri, la distanza da percorrere. Il mondo si mosse per venti chilometri. Sembravano duecentocinquanta, anche se non sapevo di preciso che differenza ci fosse tra venti chilometri e duecentocinquanta. Lo avrei scoperto solo molto tempo dopo. Siamo arrivati. Noi? E chi altro? Il mondo di certo. Il sof, il soffitto, mio nonno e il suo giornale, non saprei.

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Portfolio
fotografie di

Viola Cangi

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Gli autori:

Alessandro Bacchetta: nato il 12 dicembre 1986, vive a Citt di Castello. Diplomato alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2009, studente di Lettere Moderne all'Universit di Arezzo, scrive per Multiplayer.it, Unseen64 e, sporadicamente, per Lo Spazio Bianco. www.alessandrobacchetta.com

Francesca Bernuzzi: nata a Carrara il 12 ottobre 1984, vive per ora a Citt di Castello e lavora per ora ad Arezzo. E' socia dell'agenzia di booking Indie-Gestione Promotions.

Viola Cangi: studentessa diplomata all'Istituto d'arte di Sansepolcro dopo 5 anni di numerosi tentativi in campo artistico. Frequenta ad oggi la facolt di Moda e Design allUniversit di Urbino. Gioca con la fotografia fin dai primi anni delle superiori. www.flickr.com/photos/violetberry/

Andrea Fantechi: amante dei pinguini, nasce a Firenze nel 1988, dove vive tuttora. Diplomatosi alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2009, iscritto alla Facolt di Architettura e ha praticato sport (adatti a un disegnatore!) come judo e rugby. www.pingupingue.blogspot.com

Marco Mencarelli: nato a Citt di Castello il 12 dicembre 1977, impiegato pubblico, vive e lavora per ora a Citt di Castello. Laureato in Lettere e Filosofia all'Universit degli studi di Perugia membro del gruppo indie-rock Moleskin. www.moleskin.it

Francesco Rosi: architetto libero professionista, vive e lavora a Citt di Castello. Ha progettato e diretto il restauro della Meridiana del Prof. Mori alla scuola Agraria.

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