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Camici sporchi

di Roberto Santi "Dantès"

Recensione a colori di Fiammetta Marozzi

Inutile addentrarsi nella disputa sorta a proposito del libro, se sia vero o no quello che viene
narrato. Suppongo sia più intrigante rimanere nel dubbio se la ’rosa’ finta è tanto bella da
sembrar vera o se è quella vera ad esser tanto bella da sembrar finta. Che importa? Ciò che
è significativo è la realtà della sua bellezza! E l’opera che il dott. Roberto Santi ci propone è
indubbiamente bella: ben scritta, ben ‘congegnata’, ricca di colpi di scena e di suspense.

La storia fluisce libera e spontanea dalla penna dell’autore, nel cui animo ribolle un ‘magma’
di sensazioni che fuoriesce in ‘colate’ di colori e di scene estremamente avvincenti e
coinvolgenti … ed è proprio l’uso dei colori con cui ‘pennella’ i vari personaggi a donarci
‘quadri’ di vita piena di intrighi e di mistero, di sensazioni di calore o di gelo.

“Mistero” è sicuramente la parola chiave che meglio definisce Camici Sporchi , che si apre
con un “Benvenuto dottor Arcano” e si chiude con il brindisi di addio dello stesso
personaggio.

Il dott. Arcano (il cui nome non a caso significa mistero, segreto, nascosto o anche protetto,
come ben suggerisce il termine greco arkéo) apre la porta alla sfilata di personaggi che si
succedono come burattini in un teatrino i cui fili sono mossi da un potere subdolo e nascosto.
Le ‘marionette’ entrano ed escono di scena interagendo decisamente poco tra di loro o
addirittura – in qualche caso – non incontrandosi mai. L’unico che fa da très d’union è il dottor
Roberto Dantès, che da buon maggiordomo, vestito da ‘pinguino’, accoglie il dott. Arcano
all’ingresso nella ASL di Pernambuco e poi si muove con destrezza, stupore, rammarico,
speranza o dolore - a seconda dei fatti che intervengono - tra le varie scene e i vari
personaggi, lungo i corridoi della famigerata ASL.

E’ proprio la felice scelta del ‘pinguino’ che immediatamente ci fa calare nell’atmosfera di


‘gelo’ del suo habitat … e gelidi sono infatti gli incontri e i rapporti occasionali che vengono a
crearsi tra i vari personaggi … e freddi e gelidi sono anche i colori che avvolgono
l’ambiente: il bianco dei ghiacci polari troneggia ovunque. Bianche le pareti della ASL,
bianchi i camici, bianco il sorriso ‘finto’, stile paresi, stampato sul volto del nuovo Direttore
Generale. E come se tutto questo ‘bianco’ non bastasse a trasmettere sensazioni di gelo,
ecco che, a rincarare la dose, interviene il procelloso vento del cambiamento politico, che fa
percepire brividi di freddo e che suggerisce come regolarsi per poter sopravvivere. Se non
ci si adegua, si fa la fine dell’ex direttore generale Francesco Favalli “che non ha saputo
cogliere il vento del cambiamento” ed è stato quindi mandato ‘in ferie’ lontano, in un posto al
sole.

Anche i capelli ‘brizzolati’ del nuovo arrivato ben si intonano col resto dell’ambiente: il loro
‘candore’ col bianco della ASL e il loro ‘grigiore’ con tutto ciò che si muove nell’ambito del
Palazzo Regionale. Grigi sono, infatti, i completi dei due uomini che aspettano di essere
ricevuti dall’Assessore alla Sanità (dott. Moses Garret), grigio il fazzoletto che esce dal loro
taschino, grigi e lunghi i capelli dell’Assessore.

L’atmosfera gelida si avverte anche nell’incontro tra Herman Cunt con Arcano (che fu
‘glaciale’), nel loro rapporto (che “rimase teso e freddo per un po’ ” ) e in tutte le riunioni che
si svolgono nella ASL, come ad esempio quella della scuola infermieri in cui, nonostante lo
sforzo, Dantès “non era riuscito a riscaldare il clima della riunione che era rimasto gelido
dall’inizio alla fine”. Dantès, infatti, “sentì la crosta di ghiaccio che gli si era indurita intorno al
cuore sciogliersi” solo quando uscì da quell’incontro. Gelido, scuro e minaccioso è anche il
cielo sulla testa di Dantès, in cui si agitano le nere nubi giudiziarie quando viene indagato per
corruzione nella vicenda Glaxo.

Ma non basta: la maestria dell’autore a far percepire le sensazioni esterne diventa


esponenziale quando si tratta di percezione dei moti dell’anima e dei pensieri – solitamente
cattivi – che egli riesce a far cogliere prima ancora che insorgano. Se ne percepisce
efficacemente il ‘ribollire’ interno, il tutto condito dalle maldicenze e dai pettegolezzi divulgati
da RADIO ASL, che affonda e distrugge chiunque capiti tra le spire del suo micidiale e
vorticoso passaparola.

Anche la società che gravita attorno alle vicende della ASL riflette il clima che vi si respira
dentro: indifferenza, incomunicabilità e freddezza. Basti pensare a quando Giulia - la
fidanzata di Dantès - esce piangente con lui in strada dopo aver saputo di essere incinta e si
sente, inoltre, trascurata da lui, che deve correre in ufficio per la revoca della sua nomina. In
questa occasione, essi “si abbracciano commossi in mezzo alla strada, tra un corteo di
passanti che, indifferente, si apriva davanti e si richiudeva dopo di loro come se fossero un
albero o un qualunque altro impedimento capitato lì per caso”(p.47).

Stessa sensazione ha Dantès quando esce dall’ufficio del Direttore Sanitario (dove aveva
cercato inutilmente di conoscere le ragioni dell’annullamento del suo incarico) e nota nella
gente che incontra tra i corridoi “tanti sguardi sfuggenti”.

L’elenco dell’uso dei colori bianco e grigio a significare gelo, ghiaccio, freddezza,
indifferenza, ipocrisia, potrebbe proseguire per molto ancora, ma voglio concluderlo
facendo solo ancora notare che il coinvolgimento di ogni particolare in questo squallore di
ambiente è totale. Il grigiore dell’esistenza di Carlos Arcano, ad esempio , è visibile persino
nella sua automobile: una berlina – guarda caso – grigia, che lui guida allo stesso modo in
cui guida la ASL: “a stratti da far venire il voltastomaco”.
I colori veri, quelli ‘caldi’, diversi dal bianco e dal grigio, nel romanzo vengono solo dai
sentimenti. E’ all’incontro con Giulia che Roberto va con “pantalone blu, una camicia bianca,
un papillon bordeaux, una rosa – intuitivamente rossa – sul vassoio con i cocktail
dell’amore” e lei, in quell’occasione, ha labbra di color vermiglio e occhi verdi da cui
scendono lacrime calde. Il gelo delle scene precedenti si è finalmente tutto sciolto in un
abbraccio d’amore.

I colori tornano a vivere solo nel mondo fuori dalla cerchia della ASL. A casa di Wanderer,
quando egli si siede a cena con la moglie Clara per festeggiare la nomina – che mai arriverà -
al centro del tavolo c’è una composizione di fiori dai colori delicati, in varie sfumature di
azzurro. E azzurro è il colore degli occhi di Loris Rocchi, da cui traspare la sua onestà. E’ col
suo sguardo intenso e buono e che trasmette serenità che lui “accompagna i pazienti
all’ultimo tratto della loro vita”. Sono quegli occhi, azzurri e intensi, che diventano “sprazzo
di luce gioiosa nel buio della disperazione”. … Ma alla fine del libro il blu di quegli occhi si
spegnerà e chiuderà lo sguardo di Loris a quel mondo della politica che non ha saputo
mantenere le aspettate promesse. La “voce calda” di Loris si azzittirà per sempre e il “calore
del suo sguardo” si spegnerà nel gelo della morte.

Altro colore significativo del romanzo è il rosso: rosso è il colore dell’ amore e della
passione, rosso è il maglione a girocollo di Loris, che tanto piace a Roberto e che Marzia, la
cognata di Loris, porterà in dono a Roberto nel giorno del suo matrimonio.

E’ infilata in questo maglione che la figura di Roberto lascia la scena, accompagnata dal
frastuono dei barattoli attaccati alla sua auto, dopo le nozze. Qui il “silenzio delle innumerevoli
mancate risposte” della ASL viene rotto dal frastuono dei barattoli. Il rosso del maglione che
si allontana verso l’orizzonte riaccende, forse, la fiamma della speranza, che muore, però,
subito dopo, quando nel brindisi dobbiamo purtroppo constatare la prontezza dei ‘miracolati’ a
vendersi rapidamente al nuovo offerente.

Il viaggio finale di Roberto e Giulia assume, però, anche il significato di un ritorno alla ritrovata
felicità, di un andare contro il destino “sempre pronto a punire”. Essi non si sono lasciati
sopraffare dal dolore come Loris: per loro il dolore è stato l’autostrada dell’amore.

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