A COLFIORITO "ALTI PIANI SONORI" CHIUDE LA IX^ EDIZIONE DI "CANTI E DISCANTI"
Nella Basilica di Plestia la Banda di Annifo, Massimo Liberatori e i Cantori del
Miserere. C'è Ivo Picchiarelli, ma a dar spettacolo ci pensano Ariante e Morosi con la "barba d'artista". Foligno - 29/07/2010 14:01 di Elisa Panetto Un Cristo vestito di un saio nero. Un cappuccio a punta a coprire integralmente il suo viso, lasciando scoperti i soli occhi all’unico scopo di concludere per s empre un cammino reso già fisicamente doloroso dal peso della Croce sulle spalle e da quello delle catene strette ai piedi scalzi. La sua unica voce è quella es pressa da un canto di uomini in tunica bianca e azzurra che invoca solo pietà. M iserere. Con questa immagine di silenzioso e straziante dolore, si conclude la n ona edizione di “Canti e Discanti”, il Foligno World Festival che punta a diffon dere e ad approfondire i linguaggi artistici della tradizione e delle culture de l mondo. Stavolta lo scenario è quello suggestivo della Basilica di Plestia dell a piana di Colfiorito, che è stato esso stesso primo protagonista di “Alti Piani Sonori”, una produzione in prima assoluta ideata e realizzata da “Canti e Disca nti” che, attraverso il coinvolgimento delle realtà locali, nello specifico dei Cantori del Miserere di Colfiorito e della Banda di Annifo, assieme anche al can tautore di origine romana ma ormai spellano d’adozione, Massimo Liberatori, ha d ato vita a un progetto teso a valorizzare l’ecosistema naturale e culturale dell ’Altipiano di Colfiorito, amplificando e diffondendo le specificità dello stesso , dalle radici più remote fino a tutte le ricchezze – turistiche, ambientali, cu lturali ed enogastronomiche – che questo territorio offre oggi. Dunque un proget to di valorizzazione dell’ecosistema di Colfiorito, attraverso una giornata fatt a di musica, incontri ed enogastronomia, iniziata con l’esibizione della Banda d i Annifo. Sulla performance dei musicisti della frazione folignate è iniziata an che quella dei pittori Raffaele Ariante, originario di Pozzuoli ma residente ad Assisi, e Rinaldo Morosi, spellano e dipendente presso le Officine Grandi Ripara zioni di Foligno. Un omaggio ad Orlando Tisato il loro, il celebre artista che v ive e lavora a Spello, ma anche “un progetto nato per le simbologie di questo lu ogo”, che ha visto venire alla luce su di un panno bianco, e spiccare con sgargi anti colori, un sole rosso fuoco, la Madonna di blu vestita, un albero dalla chi oma verde ed un occhio che tutto vede. La performance maggiore ed inaspettata, p erò, i due pittori l’hanno data al calar del sole, quando Morosi, solitamente re stio a privarsi della sua lunga barba bianca, che era lì ad allungarsi dall’Epif ania, ha concesso al proprio collega la possibilità di farsela recidere. Non pri ma però di farsela colorare: Piero Manzoni si rese a suo tempo protagonista di u na scandalosa “Merda d’artista”. Ora, ai due colleghi, la gloria per la “Barba d ’artista”, che è entrata subito a far parte dell’opera, incollata sul panno in p rossimità dell’occhio. E’ allora che Morosi ha iniziato a sentir freddo, ma non per il petto nudo esposto al vento, quanto piuttosto per l’assenza della sua bar ba, che gli ha scoperto il collo ed il volto. “Ho la bocca!” esclama pure l’arti sta, pensando a suo nipote che ne ha messo sempre in dubbio l’esistenza. Prima della “porchettata”, accompagnata da acqua e vino, c’è stato anche il pres tigioso intervento di Ivo Picchiarelli, lo storico, filosofo, docente di cultura dell’alimentazione e profondo conoscitore delle più antiche tradizioni gastrono miche dei territori italiani, che ha ammutolito e raccolto intorno a sé il pubbl ico accorso da Foligno e dalle sue frazioni per “Alti Piani Sonori”: “E’ per me un luogo carissimo e bellissimo questo. E’ nel pieno della stagione estiva e dei lavori dell’agricoltura nella campagna. Il paesaggio è diverso con l’uomo, che lo coltiva e lo cura a suo spazio e misura. E’ umanizzato. Questo luogo di passa ggio è stato infatti lavorato nei secoli dall’uomo per dargli una forma. La civi ltà ha reso produttivo quello che non era e finché interverrà sarà sempre in ess ere. Dove l’uomo coltiva ci sono diverse forme e colori. L’uomo non distrugge e basta, ma arricchisce lo spazio introducendo essenze non naturali ma culturali. La bellezza viene dalla cura. Più il paesaggio è incolto e più è monotono. A que sta natura se ne è quindi aggiunta un’altra che diventa cultura. Vivere a Colfio rito è vivere in un tempio di cultura per eccellenza. Ma la cura dovrà protrarsi nel tempo: se gli agricoltori abbandoneranno il loro lavoro cesserà anche il be llo”. Poco dopo le ore 21, mentre il pubblico era già seduto sulle panche della Basili ca di Plestia, ed altri spettatori prendevano posto in piedi o a terra, hanno fa tto il loro ingresso Massimo Liberatori, Stefano e Vincenzo Falasca (voci narran ti), Maurizio Catarinelli (corde) e Maurizio Marrani (tastiere) per “Dal lago al la palude all’altopiano Plestino”, narrazione tratta dal componimento di Frances co Santoni da Colfiorito, poeta in ottava rima. Un concerto narrato, che coi rac conti in musica, parole e canti della storia di Colfiorito e dell’Umbria ha con quistato il pubblico, che via via si faceva sempre più numeroso e variegato. Inf ine, il saluto in canto dei Cantori del Miserere di Colfiorito, e quel Cristo di nero vestito che porta via su di sé i dolori e le brutture del mondo.