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Fotocomposizione: CLS - Carmagnola
Premontaggi: Graficart - Torino
Stampa : Industrie Grafiche Zeppegno -Torino
ISBN 88-02-04142-3
Gianni Rondolino
Storiadel
SECONDA EDIZIONE
UTET
Il cinematografo, come noi oggi lo intendiamo e come si effettivamente sviluppato e diffuso in tutto il mondo, fece la sua prima comparsa
in pubblico il 28 dicembre 1895, quando Louis Lumire, che aveva brevettato in precedenza il suo apparecchio di riproduzione e di proiezione , diede inizio a regolari rappresentazioni presso il Grand Caf sul Boulevard
des Capucines a Parigi. Questi spettacoli, come vedremo, ebbero un successo insperato, e nel volgere di pochi mesi la nuova invenzione - cui
avevano collaborato indirettamente decine di sperimentatori, tecnici, inventori, che nel corso dell'800 si erano dedicati ai problemi della riproduzione della realt in movimento , senza tuttavia giungere all'efficacia e alla
precisione del cinmatographe di Lumire - dilag oltre i confini della
Francia per imporsi, in molti Paesi, come una delle attrazioni pi singolari
e affascinanti del secolo, che ormai volgeva alla fine. E questa invenzione
bene concludeva, unitamente alla contemporanea invenzione dell'automobile , un secolo che era stato caratterizzato da tutta una serie di profondi
mutamenti economici, sociali, politici derivati in larga misura dall'introduzione delle nuove tecnologie, dalla trasformazione del lavoro manuale in
lavoro meccanico: una trasformazione pi generale che coinvolgeva gli
stessi rapporti fra il singolo e la collettivit, e fra l'uomo e la natura. Il cinema e, su un piano differente , l'automobile, dovevano costituire in certo
senso la sintesi ed anche il simbolo di un lungo processo di meccanizzazione della vita individuale e sociale, e proprio essi rappresenteranno, nel
'900, i fattori determinanti di profondi mutamenti nelle strutture sociali,
almeno nell'ambito della societ occidentale, Stati Uniti ed Europa.
La maggior parte dei primi film, sia quelli di Lumire sia quelli realizzati da altri operatori sull'esempio suo, si limitavano a riprodurre la realt
fenomenica, come per molti anni aveva fatto la fotografia prima di diventare, almeno nelle intenzioni dei fotografi e dei loro clienti borghesi,
un'arte. Luoghi e ambienti della vita quotidiana, piccoli fatti di c:i;onaca,
paesaggi noti od esotici, personaggi famosi o comuni, immagini a volte
inedite, formavano gli argomenti basilari di queste brevi rappresentazioni
che, pi che al teatro o agli spettacoli della lanterna magica, potevano somigliare a una sorta di giornale illustrato. Questa tendenza documentaristica sbddisfaceva ampiamente le esigenze dei primi spettatori, i quali erano attratti pi dalla curiosit di vedere riflessa, come in uno specchio, la
realt di tutti i giorni ovvero luoghi e persone di cui si era soltanto sentito
parlare ma che rimanevano sostanzialmente ignoti ai pi, che non dal pia-
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CINEMA E TEATRO
spettacolare, narrativo, drammatico; ma anche il rapporto che verr a stabilirsi fra lo spettatore e il film, considerato ormai, dalla maggioranza del
pubblico, una finzione, anche quando si tratta di documentari, cinegiornali, attualit ecc. Finzione nel senso che il film, essendo in ogni caso un
prodotto dell'uomo, il quale opera una determinata scelta rispetto alla
realt da riprodurre, sempre il frutto di un tradimento, di una visione
soggettiva, non pu quindi essere una rappresentazione obbiettiva della
realt; per tacere dei trucchi, delle manipolazioni cui sono sottoposti spesso anche i cosiddetti documentari, inficiandone la presunta obbiettivit.
Di tutto ci lo spettatore odierno, almeno il pi avvertito, cosciente, ma
gi lo era parecchi decenni fa, quando il cinema, abbandonato il campo della curiosit scientifica, si stava imponendo come spettacolo popolare.
La conquista di un pubblico sempre pi vasto ed eterogeneo, che andava al cinematografo per assistere a uno spettacolo semplice e immediato, fece considerare questo nuovo mezzo espressivo come una forma ag-
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lcr r!oole.
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LOUIS E AUGUSTE
LUMI RE
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col proprietario del Grand Caf al n. 14 del Boulevard des Capucines per
organizzare proiezioni pubbliche, a pagamento, dei loro film. La sala messa a disposizione per questi spettacoli, uno scantinato denominato Salon
indien , conteneva un centinaio di posti. Il primo spettacolo si svolse,
come abbiamo gi avuto occasione di ricordare, il sabato 28 dicembre di
quell'anno, e ad esso furono invitati, oltre ad alcuni giornalisti, i direttori
dei teatri d'arte varia e d'illusionismo e del Museo Grvin, perch proprio
costoro potevano essere maggiormente interessati ad acquistare e a diffondere i film che i Lumire avevano realizzato e il cui catalogo si sarebbe
arricchito notevolmente nei mesi e negli anni seguenti. Era, come si vede,
un'operazione chiaramente commerciale e, da buoni industriali, i Lumire
avevano scelto una piazza come Parigi e un locale come il Grand Caf,
situato in uno dei boulevards pi frequentati dal pubblico parigino e internazionale, per lanciare sul mercato la loro invenzione, sperando di ricavarne notevoli profitti.
Il successo di pubblico fu, in effetti, superiore alle previsioni e, fin dai
primi giorni, la folla si accalcava all'ingresso del locale per vedere quella
che sarebbe stata definita la meraviglia del secolo. Il programma era
composto da una decina di brevi film di poco pi d'un minuto ciascuno
che, con gli intervalli fra un soggetto e l'altro, faceva circa mezz'ora di
spettacolo. I Lumire avevano girato nel corso del 1895 parecchie decine
di film, cosicch avevano materiale sufficiente per variare spesso i programmi, anche se la maggior parte dei soggetti non differivano molto nel
tema di base e nel carattere della rappresentazione. Si andava dalle scene di attualit (La sartie de l'usine Lumire Lyon, La Piace des Cordeliers Lyon, La Rue de la Rpublique Lyon, Arrive d'un train La
Ciotat ecc.) a quelle d'informazione documentaria (Le dbarquement du
Congrs de Photographie Lyon, La pche aux poissons rouges, Voltige), dalle scenette familiari (Le repas de bb, Enfants aux jouets, Partie
d'cart) ai microspettacoli comici (L'arroseur arros, Chapeau transformation ecc.).
Il primo catalogo pubblicato dai Lumire nel 1897 comprende centinaia di numeri, esencati sotto i paragrafi di Vues gnrales, Vues co-
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mostrato nella sua unicit, esaltato dall'ingrandimento fotografico, consentiva di vederlo con altri occhi, di porvi una particolare attenzione, laddove, nella vita di tutti i giorni, il medesimo oggetto, personaggio o ambiente sarebbe passato inosservato, confuso nel fluire ininterrotto della
realt . Cosicch alla curiosit di assistere alla riproduzione meccanica delle azioni quotidiane, attraverso un apparecchio che aveva del miracoloso,
si univa il fascino sottile di osservare attentamente fatti e situazioni come
fosse la prima volta, come se improvvisamente ci si fosse accorti che anche gli aspetti banali e trascurabili della vita avevano un loro significato,
una loro funzione.
Il successo del cinematografo dei Lumire stava essenzialmente in questa duplice attrattiva. La nuova realt dello schermo, cio il nuovo tempo
e il nuovo spazio che le grandi immagini bidimensionali e semoventi creavano , si andava a mano a mano imponendo, stabilendo nuovi rapporti con
la realt, dando vita progressivamente a quella che sar definita la civilt
dell'immagine. Pertanto, non soltanto non si ponevano ancora problemi
di stile, di artisticit della rappresentazione, di funzioni e limiti della riproducibilit cinematografica, n si analizzavano i caratteri peculiari del
mezzo, ma neppure si facevano distinzioni all'interno del tipo di spettacolo fornito dal cinema. Tutto ci che compariva sullo schermo era di fatto
realt e al tempo stesso ricostruzione, nella misura in cui il film appariva contemporaneamente come la riproduzione di una realt preesistente e la sua manipolazione meccanica attraverso l'uso dell'apparecchio
dei Lumire e la scelta della realt da riprendere .
Le vues gnrales e le vues de voyage del catalogo Lumire, che
comprendevano decine di film di tipo documentaristico, sembravano aprima vista pi vere delle cosiddette vues comiques , che raggruppavano
invece piccoli film comici, tra i quali il famoso Arroseur arros, chiaramente costruiti secondo i principi canonici dell'umorismo elementare. Ma,
a ben guardare, sia gli uni sia gli altri erano prodotti artificiali, ed erano
fruiti sul medesimo piano di curiosit, di interesse, di divertimento, da
parte di un pubblico che non operava distinzioni di sorta. Tutto era cinema e, come tale, veniva consumato in una particolare atmosfera di aspettazione, che rendeva sostanzialmente uniformi e analoghi i singoli prodotti. Talch non pare corretto analizzare quei film alla luce di suddivisioni di
comodo, quasi che esistessero fin dalle origini diversi tipi di cinema, il documentaristico, il narrativo, il fantastico ecc.; n determinante il carattere apparente della rappresentazione (naturale o ricostruita) per una cata-
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a stabilire, con la sua diffusione, i canoni , spesso rigidi, per la realizzazione di prodotti cinematografici che incontrassero sicuramente il favore del
pubblico.
I film di Porter e di Blackton, e quelli degli altri registi che ad essi si
ispirarono , furono i prototipi di questo tipo di cinema. Vedremo come la
creazione di Hollywood signific per il cinema americano la conquista
d'un mercato mondiale e la nascita d'una autentica nuova arte popolare.
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IL CINEMA IN EUROPA
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sta del film, il poliziotto, li illumina con la sua lanterna; ovvero in Mary
Jane's Mishap (1902), in cui l'incidente capitato alla protagonista, una servetta che inavvertitamente provoca un'esplosione che la uccide , il pretesto per una rappresentazione prospettica, suddivisa in differenti piani scenici , basata su effetti drammatici notevoli .
Se Paul, Williamson e Smith rappresentano i nomi pi prestigiosi del
primissimo cinema britannico, e i loro film costituiscono i primi esempi,
probabilmente, di un cinema narrativo non pi debitore delle convenzioni teatrali, non si pu dire che la produzione cinematografica si sia sviluppata intensamente in Gran Bretagna. Dopo il fiorire di iniziative che caratterizz gli ultimi anni dell'Ottocento, si assiste a un declino che in
parte sar superato attorno agli Anni Dieci quando, soprattutto per merito di Charles Urban e di altri realizzatori-produttori, si ha una produzione regolare abbastanza ampia e articolata per soddisfare i gusti del
pubblico, non solo britannico. Ma siamo ormai in un clima di normalit, che non consente n sperimentazioni originali n l'affermazione di
personalit rilevanti di artisti. Si assiste, in altre parole, all'affermazione di un cinema di buon mestiere, corretto nella forma e anonimo nei
contenuti, che sar una delle caratteristiche peculiari del cinema britannico per molti decenni.
La situazione non molto diversa negli altri Paesi europei , anzi manca
a queste cinematografie primordiali quel gruppo compatto e intelligente di
artisti, produttori, tecnici, che invece, sia in Gran Bretagna, sia in Francia
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Manifesto di un film del 1907 della Casa di produzione Carlo Rossi & C. di Torino.
sessantina di altri brevi film nel biennio 1896-97, secondo recenti ricerche
di Aldo Bernardini. Negli anni seguenti la produzione, ancora artigianale
e occasionale, si intensifica con il lavoro di operatori come i citati Giuseppe Filippi e Vittorio Calcina, e di Francesco Felicetti, i fratelli Salvi, Giuseppe Moro e altri, tutti rappresentanti della Societ Lumire. Sul finire
del secolo si affermano anche Italo Pacchiani e Leopoldo Fregali, coloro
che furono definiti i due primi autori del cinema muto italiano. Pacchiani , milanese, fu un operatore molto attivo allora e in seguito ed estremamente accurato nella definizione dell'immagine e nello stile di ripresa;
Fregoli, noto attore di variet e trasformista, realizz una decina di film,
probabilmente girati dal fotografo Luca Comerio, tra la fine dell'800 e i
primissimi anni del '900: si possono ricordare Fregoli visto dietro le scene,
Fregoli dopo morto, Fregoli soldato, Fregoli maestro di musica, e ancora
Fregoli in palcoscenico: giochi di prestigio.
Alcuni anni dopo si aprono nelle principali citt italiane sale di spettacolo per proiezioni continuate e, nel medesimo periodo , si pongono le
basi per una vera e propria industria cinematografica, per una produzione
regolare e continuativa. A Torino si muove il fotografo e commerciante
Arturo Ambrosia, a Milano il citato Luca Comerio, a Venezia i fratelli
Roatto, a Napoli i fratelli Troncone. A Roma infine, nel 1905, nasce il
Primo Stabilimento Italiano di Manifattura Cinematografica Albertini e
Santoni, uno dei cui fondatori Filoteo Albertini , che abbiamo gi ricordato . L'anno dopo esso si trasforma nella societ anonima Cines, che diverr una delle pi importanti case di produzione italiane. Sempre nel
1905 Albertini realizza La presa di Roma, un film di ampie proporzioni,
circa 15 minuti di proiezione , che inaugura la serie dei film storici , genere di cui gli italiani divennero ben presto specialisti; e produce , nel me-
desimo anno, Il terremoto di Calabria, un documentario di Roberto Omegna, che ottenne un notevole successo di pubblico. Lo stesso Omegna,
certamente uno dei migliori operatori e documentaristi italiani, aveva realizzato nel 1904, per Arturo Ambrosia, le Manovre degli Alpini al colle
della Ranzola, e La prima corsa automobilistica Susa-Moncenisio. Nel
1906 Ambrosia fonda a Torino la sua casa di produzione e inizia una regolare attivit che, nel volgere di pochi anni, si imporr sul mercato interno e internazionale. Fra il 1906 e il 1908 infine sorgono molte altre case
cinematografiche a Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e altrove: di
quegli anni la vera nascita del cinema italiano, e ad esso dedicheremo un
paragrafo apposito.
Anche in Germania si ha una regolare produzione cinematografica soltanto verso la fine del primo decennio del secolo, nonostante che i fratelli
Max ed Emil Skladanowsky avessero organizzato delle proiezioni cinema-
Una scena del documentario su Lev Tolstoj girato da Alexandr Drankov nel 1908.
zioni umane e sociali dei vari Paesi europei ed anche degli Stati Uniti , i
serials non trovarono pi un pubblico adatto: il cinema stava indirizzandosi su altre strade, altri temi e problemi interessavano gli spettatori. Vista
in prospettiva storica, la stagione dei serials fu indubbiamente breve,
meno di un decennio , ma non pass senza lasciare frutti cospicui e senza
creare una tradizione di spettacolo, che sar ripresa in altre condizioni
produttive. Inoltre, le serie di film che furono allora prodotte, e la straordinaria diffusione che ebbero, imposero il genere all'attenzione di artisti e intellettuali che si andavano accostando al cinema, cercandone di
scoprire le caratteristiche peculiari. Furono infatti anche i serials, come
gi i film comici alla Sennett e le opere maggiori di Griffith o alcuni film
europei non teatrali, a mettere in luce il meccanismo di produzione
dell'illusione cinematografica e a fornire tutta una serie di elementi per
l'individuazione di uno specifico filmico, che sar teorizzato negli anni
seguenti. Prodotti essenzialmente di consumo, realizzati con pochi mezzi e
alla svelta, essi divennero anche prodotti d'arte, cio esempi notevoli di
una creazione autonoma basata su una nuova tecnica espressiva, campioni
non trascurabili di un'arte che andava faticosamente cercando una propria
identit.
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IL CINEMA AMERICANO
PER ECCELLENZA
ta, meccanizzazione dello spettacolo , sfruttamento integrale di tutti i mezzi espressivi; e quindi elaborazione di canoni formali , creazione di modelli
estetici . Al di sotto dei temi e dei soggetti, dei diversi tipi di recitazione e
di regia, delle differenti ambientazioni e collocazioni storiche, rimaneva
inalterata la struttura dello spettacolo: i registi, gli sceneggiatori, gli attori
si limitavano il pi delle volte a variare alcuni elementi secondari della
composizione cinematografica. Il cinema americano, insomma, stava sempre pi diventando un cinema di produttori, e la tecnica della confezione
dei film si andava uniformando secondo schemi ormai considerati fissi, o
almeno scarsamente mutabili.
In questo nuovo panorama, che a poco a poco e nel volgere di non
molti anni doveva abbracciare tutt'intera la produzione hollywoodiana,
con quelle eccezioni che rimasero tali in un contesto sostanzialmente uniforme, il western rappresent pi degli altri generi, e con una continuit e
una inalterabilit soltanto in anni recenti parzialmente incrinate, l'esempio
pi valido e cospicuo del prodotto di serie. Ma era un prodotto, a differenza di altri, che affondava le sue radici in un tessuto storico-culturale
preciso, richiamandosi a una tradizione letteraria e a un recente passato
che facevano parte del patrimonio non soltanto storico ma politico e ideologico di ogni americano. Sicch gli schemi formali, le strutture narrative,
i temi continuamente riproposti, che facevano apparire i singoli film come
varianti marginali di un motivo sempre uguale e ricorrente, non rimanevano nella sfera astratta dello spettacolo, ma si concretavano e prendevano vigore a contatto con l'esperienza culturale degli spettatori. Sebbene
mitizzassero una storia ben altrimenti complessa e atroce, come quella
della conquista del West e del genocidio dei pellerossa, i film western,
sulla falsariga della precedente e contemporanea letteratura della frontiera, contribuivano a mantener viva una tradizione e a divulgarla oltre ai
confini degli Stati Uniti, presso popoli e culture differenti, trasformando
in tal modo la storia, sia pure romanzata, in una nuova mitologia, i cui
eroi simboleggiavano le sacre virt di una societ puritana nell'epoca del
suo maggior sviluppo.
E il mito del West si identificava col mito dell'America, cio di un
Paese giovane, dinamico, aperto al futuro, in contrapposizione alla vecchia Europa, alla cultura del passato. Il cinema, per la sua stessa natura e
perch era nato da pochi anni - un'arte eminentemente meccanica, popolare, antitradizionale, espressione completa della cultura del XX secolo - , era lo strumento adatto a rappresentare e a divulgare questo nuovo
mito. Nell'ambito dello spettacolo cinematografico, infine, il western era
una sorta di concentrato di questi caratteri, sia sul piano formale sia su
quello contenutistico, era effettivamente il cinema americano per eccellenza.
Thomas Harper Ince (1882-1924) fu il primo grande interprete di questa mitologia del West, anche se non fu lui a inventare il genere western o
a portarlo a completa maturazione. Giunto al cinema dopo una breve carriera teatrale, influenzato da Griffith e dai primi brevi film di Broncho
Billy (Gilbert M. Anderson), l'attore-cowboy molto attivo a partire dal
1907 (soppiantato in seguito da Tom Mix), Ince si dedic con continuit
alla realizzazione o alla produzione di alcune centinaia di film, molti dei
quali ambientati nell'Ovest selvaggio, i cui protagonisti erano cercatori
d'oro, pionieri, indiani, soldati della guerra di -secessione ecc., le cui avventure si svolgevano fra i grandi spazi aperti, le pianure e le montagne, i
fiumi e le foreste. Girati a partire dal 1911, questi film di poco valore, ma
ben sceneggiati e alquanto rigorosi, costituirono la base contenutistica e
formale sulla quale Ince doveva costruire la sua epopea ingenua e appassionata, spesso affidata, dopo il 1912, ad altri registi, quali Francis Ford,
Reginald Barker, William Surrey Hart.