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Filologia Celtica 1 - Unipi
Filologia Celtica 1 - Unipi
Motta
Introduzione alla storia della lingua e della letteratura irlandese medioevale
Nella loro lunga storia i Celti hanno visto grandi fortune e subito smacchi
altrettanto grandi. Cominciamo dalle fortune.
I Celti sono letnia che nellantichit ha occupato il territorio europeo (e non
solo europeo) pi vasto perch popoli celtici sono stanziati dalle sponde
dellAtlantico alle pianure danubiane, passando per Spagna, Francia, Belgio,
buona parte della Germania, lItalia settentrionale e di qui, attraverso la
penisola balcanica e la Tracia, fino allAsia minore. In secondo luogo, vista la
loro distribuzione massiccia e diffusa sul continente, possono essere
considerati a pieno titolo il primo popolo europeo e quindi fu giusto
intitolare la grande mostra veneziana sui Celti di qualche anno fa La prima
Europa. Ancora: le grandi letterature europee hanno tratto da quelle celtiche,
pi o meno profondamente rielaborandoli, alcuni dei pi corposi e importanti
cicli, temi, figure leggendarie e favolistiche che le caratterizzano e per
rendersi conto di questo debito letterario e culturale nostro nei confronti dei
Celti baster pensare a cosa sarebbe la cultura europea senza il ciclo
bretone e la tavola Rotanda, Art, Mago Merlino, Morgana, Lancillotto,
Tristano, Isotta. E poi ci sarebbero da ricordare quella particolare architettura
di epoca imperiale e medievale diffusa in Francia e che viene detta galloromana proprio per sottolinearne la inconfondibile componente celtica;
loreficeria celtica continentale e insulare; le tecniche e i motivi decorativi dei
Celti antichi e medievali in cui molti studiosi di storia dellarte rintracciano a
ragione le fonti dispirazione per il Liberty. Infine, altro motivo di vanto
postumo per i nostri Celti potrebbe a buon diritto essere rappresentato
dalle periodiche e sempre pi fitte riscoperte e revivals del celtismo, dai falsi
ossianici di Macpherson fino a Tolkien e (perch no?) e ad Asterix, senza
dimenticare le reintroduzioni, quasi sempre inconsapevoli, di qualche
tradizione come, ad esempio, quella di Halloween che altro non che la
cristianizzazione di Shamain, la festa dinizio dellanno celtico in cui avveniva
lincontro fra i due mondi, terreno e divino: una festa portata in America dagli
1
allo stesso tempo, che non capivano perch la richiesta venisse dalla Facolt
di Lettere e non da quella di ..........Medicina! Dopo un momento di
comprensibile stupore in Consiglio fu subito chiaro da cosa era stato
generato lequivoco: il fatto che celtico (come, del resto il suo quasi
sinonimo gallico) era fino a qualche anno fa un aggettivo comunemente
associato al sostantivo morbo per indicare quella malattia di cui ci fecero
regalo le truppe discese in Italia nel 1495 al seguito di Carlo VIII di Francia
per lassedio di Napoli, la sifilide, insomma, non a caso detta anche mal
francese (ma dai Francesi, naturalmente, mal napolitain!); del resto, qualcuno
anche qui ricorder che il reparto dermosifilopatico dellOspedale Militare di
Livorno si chiamava appunto Padiglione Celtico!
Certo, oggi le cose sono cambiate e, grazie soprattutto ad alcune iniziative
espositive di grande risonanza come quella di Palazzo Grassi sopra ricordata
del 1991, al consolidamento della celtistica in alcune Universit italiane, alla
pubblicazione di ottime sintesi storiche o archeologiche
contributi preziosi per la conoscenza dei Celti ma non possono mai avere
lultima parola in uneventuale questione di attribuzione etnica giacch
noto, da un lato, che spesso gli storici classici confondono fra Celti e
Germani o che la cultura La Tne (cos chiamata dal nome di un villaggio
sulle sponde del lago di Neuchtel dove alla met dell800 fu scoperto un
importante sito dellet del ferro con caratteristiche originali), pur costituendo
il risvolto archeologico di grandissima parte della celticit, non patrimonio
esclusivo di genti celtofone, giacch da un lato la cultura lateniana fu in parte
adottata anche da popolazioni parlanti altri idiomi (ad esempio, i Piceni) e,
dallaltro,
cronologico e una arealit cos ampi come quelli pertinenti ai Celti antichi le
testimonianze scritte lasciate da questi sono numericamente insignificanti
(siamo abbondantemente al di sotto del migliaio fra quelle galliche, leponzie,
celtiberiche), non arrivando neppure a interessare tutte le aree europee che
altri indizi linguistici (in primis la toponomastica) ci assicurano essere state
occupate dai Celti. Inoltre, queste testimonianze scritte consistono in
iscrizioni votive, funerarie, marchi di propriet o di fabbrica, calendari,
formule magiche, brevi testi scherzosi e pochi altri tipi mentre non abbiamo
neppure un testo che possa essere definito letterario e sono rarissimi e
limitati alla celticit ispanica e a uniscrizione gallica a Vercelli, entrambi spia
di contatto con il mondo romano) i documenti di tipo giuridico
e politico.
prima di concludere
molte delle quali entrate nelle lingue romanze: mi limito qui a ricordarne solo
alcune francesi e italiane (in molti casi ricorrono in entrambe le lingue):
cervoise birra (attraverso il lat. cervisia dal gallico kurmi, come lo spagnolo
cerveza), crme, grve, if, quai, cavallo, carro, benna, brigante, camicia,
braca, drappo allodola, betulla, segugio, garrese, paiolo, ecc. Altre voci di
origine gallica sono quelle cosiddette di sostrato, cio quelle parole che,
anche se non necessariamente impiegate nel latino standard sono penetrate
in quello regionale e di qui in italiano, in francese e nei vari dialetti galloromanzi: bresc. bnola donnola, ven. bar cespuglio, emil. bga ape, it.
sett. brolo, broletto, lig. crsa viottolo, mil. crppa sudiciume, tartaro delle
botti che muove da un gall. *kroupp. confrontabile con parole britanniche
dallo stesso ambito semantico.
Infine, altra fonte importantissima di informazione indiretta sulle lingue
celtiche antiche costituita dalla toponomastica, giacch sono di derivazione
gallica una grandissima parte dei nomi di citt e regioni europee: Parigi (e
Lutetia), Londra, Lione, Berry, Brouges, Auvergne, Leyda, Coimbra, Vienna,
Ivrea, Milano, Brescia, Verona, Senigallia, Cadore ,ecc. cui si affiancano quelli
seriali composti con le parole o formanti celtiche come dunum
fortezza (Verdun, Induno, ecc.), -ako- (in Francia sono i toponimi in ac
come Larzac, Banassac, in Italia quelli in ago come Assago, Legnago ), e
forse (la questione oggi assai dibattuta) ate, il suffisso che faceva dire a
Mario Soldati che i Lombardi sono cos gentili da dare del Voi perfino.. ai
paesi: Malnate, Novate, Alzate, ecc.
Queste sono dunque le nostre fonti, dirette e indirette, per la conoscenza
delle lingue dei Celti antichi: non granch, vero, e nulla di neppure
paragonabile alla nostra documentazione in altre lingue antiche come il
sanscrito, liranico, il latino o il greco; altrettanto vero, per, che negli ultimi
decenni, grazie a importantissime scoperte epigrafiche e archeologiche si
registrato un notevole incremento di testi che, se non ne hanno ancora
modificato lo status di Restsprachen
Armoricia, la regione della Francia nord occidentale che per tale ragione fu
detta Bretagna. E con questo siamo allaltro grande settore delle lingue
celtiche, detto insulare perch quelle lingue erano (e in alcuni casi sono
tuttora) parlate nelle isole britanniche.
Di queste lirlandese di gran lunga la pi importante sia perch ha dato vita
alla letteratura celtica pi ampia e diversificata sia perch, dato che
fortemente conservativa, presenta il maggiore interesse anche per il
glottologo comparatista: non a caso il nostro Graziadio Isaia Ascoli e i primi
studiosi di lingue celtiche (Zeuss, Ebel, Windish, Zimmer, Strachan, Rhys) si
dedicarono appunto soprattutto allirlandese.
Ma qui occorre fare una digressione perch lIrlanda anche lunica area
celtica ad avere elaborato un proprio specifico alfabeto, laddove i Celti
continentali si servirono, a seconda delle aree dove entrarono in contatto con
culture alfabetizzate, di quelli greco, iberico, nord-etrusco e latino mentre
Gallesi, Cornici e Bretoni non conobbero altro che quello latino. In Irlanda,
invece, prima dellalfabeto latino fu in vigore lalfabeto ogamico, quel
complicato sistema scrittorio la cui invenzione la tradizione irlandese fa
risalire al dio Ogma (certamente imparentato con Ogmios, lErcole gallico di
cui parla Luciano di Samosata) e che fu utilizzato fra il V ed il VII secolo (con
inizi, forse, gi dal IV e prosecuzioni tarde e "scolastiche" in vari mss. assai
posteriori) per redarre brevi e stereotipe iscrizioni funerarie. Iscrizioni in
ogamiche si trovano anche nelle colonie gaeliche del Galles e di Scozia (qui
lalfabeto ogamico serv anche per redarre le iscrizioni nella lingua dei Pitti, a
tuttoggi incomprensibili)
importato da coloni
irlandesi nel V sec. d. C ed attestato a partire dal XVI secolo con l'antologia
poetica di
10
11
1)
12
2)
3)
4)
u del
celtico
Altri esempi si potrebbero fare, ancora tratti dal livello fonetico ma esistono
isoglosse celtiche (meno significative e esclusive, comunque) anche per il
livello morfologico, mentre assolutamente impossibile ricostruire una
sintassi celtica comune. Di un certo significato anche un buon numero di
vocaboli esclusivamente celtici, ma, a proposito di lessico, il fatto pi
importante certamente lalto numero di vocaboli che il celtico ha in comune
con il germanico, relativi soprattutto allambito della guerra, dei suoi
strumenti e delle sue conseguenze (cfr. ant. irl. bg : ant. isl. bagr battaglia;
ant. irl. slacc : got. slahan spada; gall. gaison : ant. isl. geirr giavellotto;
cimr. budd : med. a. ted. bte bottino, ecc.), i quali vocaboli costituiscono
la conferma pi eloquente di quanto gi potevamo intuire dallarcheologia, e
cio lelaborazione di una tecnologia militare comune fra le popolazioni
celtiche e quelle germaniche insediate sulle due sponde del Reno. Troppo
lontano ci porterebbe dilungarci qui su tali aspetti, i quali saranno, tuttavia,
puntualmente esaminati ogni volta se ne dar loccasione nel commento di
un testo.
Oltre questi tratti che individuano una famiglia celtica allinterno di quella
indoeuropea esistono anche differenze fra le varie lingue celtiche che
consentono vari, possibili raggruppamenti. Un tempo aveva molto credito fra
gli studiosi (ed era anche ci che si imparava alle lezioni di Glottologia e di
Filologia celtica) che la divisione fondamentale era fra celtico-Q e celtico-P,
cio fra il gruppo gaelico che conserva (e poi velarizza) lantica labiovelare
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sorda idoeuropea (si tratta del suono iniziale dellitaliano questo) e il gruppo
britannico che invece la labializza: cfr. irl. og. MAQI (gen.) : cimr. map figlio;
irl. cethair : cimr. pedwar quattro, ecc.) ma oggi si considera tale
isoglossa strutturalmente banale (come ci insegna il linguaggio infantile che
alterna in continuazione nelle stesse parole suoni labiovelari e labiali), senza
contare il fatto che le nuove testimonianze celtiche continentali (galliche e
leponzie, soprattutto) forniscono dati contraddittori, cio oscillazioni nella
stessa lingua (e talvolta nella stessa parola) parola fra varianti con labiovelare
conservata e forme che labializzano.
Daltro canto non si ancora riusciti a elaborare altri criteri che consentano di
tracciare una dialettologia celtica pi convincente di quella, abbastanza
banale, che divide le lingue celtiche fra insulari e continentali Per esempio si
pu dire che mentre le lingue celtiche insulari si caratterizzano, nella sintassi,
per lordine Verbo-Soggetto-Oggetto, quelle continentali presentano, almeno
nei documenti pi antichi) quello Soggetto-Oggetto- Verbo, oppure che
mentre le lingue celtiche insulari hanno il fenomeno della lenizione
(indebolimento articolatorio delle consonanti intervocaliche) quelle
continentali non ce lhanno. Ma intuitivo che una dialettologia siffatta dice
poco perch, in pratica distingue fra lingue pi antiche e lingue pi recenti:
nulla ci assicura cio, che le lingue celtiche continentali, se fossero vissute
pi a lungo avrebbero sviluppato gli stessi fenomeni (o fenomeni analoghi) a
quelli delle lingue insulari. Per convincerci a tale disposizione intellettuale
dovrebbe bastare losservazione di altri fatti che si interpretano da soli, come,
ad esempio, la caduta nelle lingue celtiche insulari delle sillabe finali,
conservate invece in quelle continentali: chiaro che qui siamo di fronte a un
processo solo insulare perch ha avuto inizio solo dopo la fine delle lingue
celtiche antiche e addirittura successivamente al periodo ogamico (dove tali
sillabe sono mantenute): chi potrebbe seriamente istituire una dialettologia
celtica su tali basi, che sarebbero le stesse su cui si fonderebbe chi ne
volesse tracciare una italiana comparando il veneziano di oggi con il siciliano
del Trecento?
Concludo questa sommaria informazione sugli aspetti pi propriamente
linguistici rimandando alla tabella in appendice dove sono i riportati i nomi
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le quali
unit, beninteso, in altri casi sono restate coralmente fedeli a quel fondo
comune: si noti, ad esempio, la spirantizzazione del nesso kt (graficamente
resa in gallico con <xt >, con <cht >in irlandese e approdata alla
vocalizzazione in cimrico), nei nomi per settimo e ottavo: un fenomeno
panceltico, dunque, che alla base anche delle forme francesi lait e nuit,
rispettivamente da NOCTEM e LACTEM del latino, ma di un latino regionale,
pronunciato alla gallica, dove esisteva quella spirantizzazione dellelemento
velare del nesso, poi approdata, come in cimrico, alla vocalizzazione.
***
Questa introduzione (e tutto il corso) potrebbero intitolarsi a buon diritto Le
lingue e la cultura celtiche perch, con il contrasto fra plurale e singolare, ho
voluto subito dichiarare che rispetto alla parentela fra le varie lingue celtiche,
forte e innegabile, senzaltro ancora pi forte e innegabile lunitariet della
cultura celtica: noi ritroviamo nellIrlanda e nel Galles medioevali istituzioni,
leggi, temi letterari, tradizioni e financo tratti della vita religiosa identici o
quasi a quelli descritte dagli autori classici per i Celti antichi o desunte da
altre fonti (come quelle iconografiche) a questi relative. Una motivazione
appena esauriente di simile affermazione rischia di tradursi in pagine e
pagine e pagine di citazioni da testi o da studi specialistici, tante sono le
esemplificazioni che se ne potrebbero addurre a conferma; sar pi
ragionevole dunque operare, nel corso, una drastica selezione affatto
personale ma che reputo comunque gi sufficiente almeno a dare lidea di
quanto appena affermato circa il carattere fortemente unitario e conservativo
della cultura celtica, colto ai suoi diversi livelli (materiale, sociale,
intellettuale).
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malvagio destino non ce li avesse fatti perdere tutti: non voglio essere cos
malizioso da pensare che in questo autore affiori anche quel sentimento di
forte attaccamento alla componente non latina delle proprie origini che un
po di tutti i francesi (i quali non a caso amano parlare di Nos anctres les
Gaulois), ma indubbio che a fondamento di una spiegazione cos
improbabile per la perdita di tutti (sottolineo tutti) i tesori della letteratura
gallica scritta c lo stesso pregiudizio grafocentrico appena visto in Cesare,
anche se rovesciato, pregiudizio secondo cui la spiegazione dellassenza di
letteratura scritta in Gallia deve stare in un fatto comunque assai grave come
unesplicita proibizione o un gigantesco incendio.
Infine, prima di abbandonare definitivamente questo tema cruciale del
carattere orale della cultura celtica pi antica bisogna forse chiarire meglio in
base a
desumerlo -s da farcelo
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considerare appunto celtico comune- anche per i Celti medieovali delle isole
che pure, al contrario dei loro antecessori continentali, hanno affidato, come
abbiamo visto pi sopra, il loro patrimonio letterario a una grande quantit di
manoscritti. Sono varie e di diversa natura le ragioni della nostra certezza in
proposito. Intanto c la particolare scalatura cronologica fra le tipologie di
testi scritti in lingue celtiche insulari. Lasciando da parte il periodo delle
iscrizioni ogamiche irlandesi (il quale presuppone, comunque, anchesso un
periodo di impiego non scritto del codice) i primi documenti scritti che
appaiono, tanto in irlandese che in bretone, cornico e cimrico sono glosse e
commenti a testi religiosi latini e tale resta la tipologia fondamentale per
lungo tempo mentre solo in epoca di molto successiva cominciano ad
apparire testi letterari veri e propri appartenenti alla tradizione indigena come
i racconti mitologici e le saghe che descrivono per una societ ancora
interamente pagana: far qui solo pochi esempi in tal senso
attinenti
tempo ormai,
guerrieri nudi vestiti solo del torques, la collana maschile celtica di cui ci
parlano gli autori romani a proposito dei Galli e che possiamo ammirare in un
gran numero di esemplari (alcuni splendidi e in oro) nei musei di mezza
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Europa e ornare il collo del Galata morente capitolino: ebbene, per ognuno di
questi tre tratti troviamo abbondanza di testimonianza nelle saghe epiche e
nei racconti mitologici irlandesi, bench, come ormai dovrebbe essere stato
abbondantemente chiarito, la redazione scritta di questi testi sia avvenuta in
data molto successiva alla scomparsa di quelle credenze e di quelle usanze.
Infiniti altri esempi si potrebbero fare di conservazione, direi quasi
sottovuoto, di elementi della vita materiale e intellettuale ma credo sia
ormai sufficientemente chiaro cosa voglio sottolineare nel discorso che sto
facendo: per essere poi travasata nello scritto bisogna che quella tradizione
celtica precristiana come dovrebbe essere perfino superfluo precisarefosse in qualche modo sopravvissuta e tramandata pi o meno intatta fino al
momento in cui ci si adatt definitivamente allidea di metterla per iscritto e
lunico mezzo per tale conservazione non pu essere stato che loralit.
Ma a dimostrazione dellorigine orale di tanta letteratura celtica insulare
parlano anche altri fatti, di cui mi limito a ricordarne solo alcuni, tratti da
quella irlandese che la pi adatta a fornire chiari esempi in tal senso. E,
comunque, quanto non sar detto in questa sede, si trover il modo di
illustrare a proposito di questo o quel testo che leggeremoIl primo ricavato
dalla struttura testuale dellepica, il secondo le forme concrete e i contenuti
ideologici di certi componimenti poetici: in entrambi i casi si vedr
confermata quella non corrispondenza fra il momento della prima redazione
scritta da un lato e lepoca della loro prima elaborazione orale seguita da
una lunghissima stagione di trasmissione, parimenti orale, dallaltro.
Lepica irlandese, i cui primi manoscritti sono tutti di molto posteriori la
penetrazione del mezzo scritto che accompagn laffermazione del
Cristianesimo, tutta in prosa e ci rappresenta se non un unicum un tratto
abbastanza
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ampi squarci poetici in cui gli dei e gli eroi pronunciano incantesimi, esortano
al combattimento, si abbandonano a magniloquenti esaltazioni del proprio e
altrui valore o altro: il tutto in una veste linguistica talora di difficile
comprensione, in quella forma di poesia celtica precristiana, cio, in cui la
dimensione poetica data unicamente dall allitterazione e dalluso abnorme
di metafore (tipologicamente analoghe alle kenningar dellepica germanica) e
che precedette quella isosillabica e rimata introdotta su imitazione
dellinnologia tardo-latina.
alternanza fra ampie zone di calma piatta e picchi improvvisi nella struttura di
questi testi unalternanza che la prassi manoscritta irlandese marcava
facendo precedere a quei brani poetici la dizione retoiric (spesso
abbreviata in r.), prestito dal latino rhetorice alla maniera dei sapienti- si
spieghi proprio col fatto che quei racconti conobbero, prima di essere fissati
per iscritto, una lunghissima fase in cui erano appresi, tramandati ed
elaborati oralmente. Se non ancora chiaro cosa voglio dire pensiamo a
cosa sarebbe successo, se, poniamo il caso, la messa per iscritto della
Divina Commedia o dellOrlando Furioso che in tale exemplum fictum
possiamo a piacer nostro immaginare tanto come frutto di geniale invenzione
poetica individuale quanto come prodotto finale di una collettiva e lunga
elaborazione- fosse avvenuta dopo secoli e secoli di recitazione e di
trasmissione orale da parte di cantori professionisti, selezionati con un
severo apprendistato e da un lungo allenamento della memoria. Senza
sottovalutare n la diligenza professionale n le capacit mnemoniche di
questi immaginari rapsodi e dei loro maestri e anzi facendo loro credito delle
pi raffinate mnemotecniche apprese nelle migliori scuole che si possano
immaginare, facile prevedere che, alla fine di questa plurisecolare fase di
trasmissione orale e quando qualcuno si decidesse finalmente a mettere nero
su bianco quelle opere, questo qualcuno si accorgerebbe che ne domina,
magari anche interamente,
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merce
diversa e di ben altro valore di quella che al contrario erano ormai costretti a
trascrivere in forma prosastica e riassuntiva.
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Ma tutto questo lungo discorso sul rapporto fra oralit e scrittura aveva preso
le mosse da una necessit di motivare la nostra affermazione circa lunitariet
e la conservativit della cultura celtica, unitariet e conservativit che
risaltano in primo luogo dalle forme e dai contenuti dei testi redatti nelle
diverse lingue celtiche, ma anche, accanto a questi, da altre dimensioni
comunicative. Innnazitutto, la sfera religiosa, dove pure, sia dai testi che dalle
fonti iconografiche che dalle informazioni degli autori latini e greci, si ricavano
le stesse linee di continuit: pochi esempi basteranno a motivare quanto
appena affermato. La massima divinit celtica quella che troviamo in
Irlanda come Lug e la cui festa si celebrava il primo di agosto: questa
compare anche in Galles (Lleu), Gallia (Lugudunum il nome antico di Lione)
e in Celtiberia (dove il graffito rupestre di Pealba de Villastar lo celebra
espressamente). Motivi mitologici e frammentarie informazioni sulle divinit
pagane (Lug, Dagda, Nuadu, Ogma) dellisola troviamo soprattutto in due
opere irlandesi, il Lebor Gabla Hrenn e il Cath Maige Tuired, cos come
conosciamo, ad esempio, la gi ricordata formula di giuramento tradizionale,
tongu do da toinges mo tath giuro sul dio su cui giura la mia trib, che
allude certamente a divinit pagane, anche se conservata in testi letterari di
epoca ormai pienamente cristiana. N la generale e profonda rielaborazione
in senso cristiano si spinge fino a impedire il riconoscimento in alcune
importanti figure della piet irlandese le trasfigurazioni di rappresentanti
altrettanto illustri della vecchia religione come il caso, ad esempio, di santa
Brigitta, cui nella tradizione letteraria e nella piet popolare viene anteposto
solo S. Patrizio e che, in un inno, chiamata addirittura la Madre di Ges,
con una significativa identificazione con la Madonna. Ebbene, Brigitta, a
differenza di Patrizio, non ha realt storica (le sue biografie sono molto tarde
e contraddittorie) ma rappresenta la trasformazione in santa cristiana di
unantica divinit celtica, la stessa che nelle epigrafi latine di Britannia
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APPENDICE
Testi
I numerali celtici
gallico
cintuxos
allos
tritos
petuarios
pinpetos
suexos
sextametos
oxtumetos
nametos
decametos
irlandese
cimrico
cetnae
aile
trys
cethramad
ciced
seissed
sechtmad
ochtmad
nmad
dechmad
kyntaf
eil
trydyd
pedwyryd
pymhet
chwechet
seithvet
uythvet
nawet
decvet
riu
Alba
Mannin
Cymru
Kernow
Godil
Godil
Mannin
Brython, Cymry
Kerny
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Breizh
Breizh,
Bretons,
Armoricains
CELTICO CONTINENTALE
Leponzio (alfabeto nord-etrusco)
1) (Vergiate)
pelkui pruiam teu karite ios karite palam
2) (Davesco)
slaniai uerkalai pala
tisiui piuotialui pala
3) (Mezzovico)
kuaoni pala terialui
4) (Carcegna)
metelui maeilaui uenia metelikna amina krasanikna
5) (Ornavasso)
latumarui sapsutai pe uinom nato
6) (Prestino)
uvamokozis plialeu uvltiauiopos ariuonepos site tetu
7) (Castelletto Ticino)
osioiso
8) (Como)
plioiso
9) (Como)
sekezos
10) (Carona)
zau poininos kopenatis tonoiso
11) (Como)
aev
26
27
4) (Oleggio)
rikanas
28
1) (Cavaillon)
KABIROS OUINDIAKOS
2) (Vaison)
SEGOMAROS OUILLONEOS TOOUTIOUS NAMAUSATIS EIROU
BELESAMI SOSIN NEMETON
3) (Orgon, Bouches-du-Rhne)
OUEBROMAROSDEDETARANOUBRATOUDEKANTEM
4) (Glanum)
MATREBOGLANEIKABOBRATOUDEKANTEN
5) (Nmes)
]ARTAROSILLANOUIAKOSDEDEMATREBONAMAUSIKABO
6) (Saint Germain-Sources-Seine)
DAGOLITOS AUOOUT
29
VECTIT[ BIRACI[
2) (Coudoux)
BOVDILATIS LEMISVNIA
3) (Naintr)
RATIN BRIVATIOM FRONTU TARBETISONIOS IEVRV
4) (Genouilly)
ELVONTIV IEVRV ANEVNO OCLICNO LUGVRIX ANEVNICNO
ANEOUNOS EPOEI (alfabeto greco)
6) (Autun)
LICNOS CONTEXTOS IEVRV ANVALONNACV CANECOSEDLON
7) (Auxey)
ICCAVOS OPPIANICNOS IEVRV BRIGINDONI CANTALON
8) (Alise-Sainte-Reine)
MARTIALIS DANNOTALI IEVRV SOSIN CELICNON VCVETE ETIC
GOBEDBI DVGIIONTIIO VCVETIN IN ALISIA
Gallico (alfabeto latino su instrumentum)
1) (Caudebec-en-Caux))
REXTUGENOS SVLLIAS AVVOT
2) (Bourges)
BUSCILLA SOSIO LEGASIT IN ALIXIA MAGALU
3) (Banassac)
lubi rutenica onobia
tiedi ulano celicnu
4) (Lezoux)
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3) (Marcello di Bordeaux)
..Item ipso oculo clauso qui carminatus erit,patentem perfricabis et ter
carmen hoc dices et totiens spues : in mon dercomarcos axatison: scito
remedium hoc in huiusmodi casibus esse mirificum
Galatico
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33
34
2) (Pealba de Villastar)
TVLLOS CALOQ TVRRO G
3) (Pealba de Villastar)
TVROS CARORVM VIROS VERAMOS
vemetuvis
Lusitano (alfabeto latino)
1) (Lamas de Moledo)
RUFINVS ET TIRO SCRIPSERVNT VEAMINICORI DOENTI ANGOM
LAMATICOM CROVCEAI MACA REAICOI PETRANOI RADOM PORCOM
IOVEAS(?) CAELOBRICOI
2) (Cabeo das Frguas)
OILAM TREBOPALA INDO PORCOM LAEBO COMAIAM ICONA LOIMINNA
OILAM VSSEAM TREBARVNE INDI TAVROM IFADEM REVE
3) (Santa Maria de Ribeira)
CROVGIN TOVDADIGOE RUFONIA SEVERI
1) (Burrian, Orkney)
URRACT C[E]RROCCS
2) (Cunningsburgh,Shetland)
EHTECONMORS
3) (Lunnasting,Shetland)
E]TTECUHETTS : AHEHHTTANNN : HCCVVEVV : NEHHTONN
CELTICO INSULARE
Britannico antico
1) (Bath)
luciumio cittimediu ..xs
estaidimaui..tittlemacatacimluci
2) (Bath)
uibec
traceos
36
Cumbrico
Leges inter Brettos et Scotos (1124 1153)
galnes (cfr. cimr. galanas ostilit)
mercheta (cfr. cimr. merch figlia)
celchyn (cfr. cimr. cylch circolo
Gallese
(dal Canu Aneirin)
Gwyr a aeth gatraeth ganwawr
dygymyrrws eu hoeth eu hauyanawr
Gododin gomynnaf oth blegyt
Yg gwyd cant en aryal en emwyt
A guarchan mab dwywei da wrhyt
Poet yno en vn tyno treissyt
Er pan want maws mor trin
Er pan aeth daear ar aneirin
Mi neut ysgaras nat a gododin
37
Bretone
1) (un Natale)
Neuse ez conceuas a scler hon Saluer en e quer mam
drez voo dezy profeciet gant Proffeted a het cam ez deuzye
plen da laouhenat da peochat lignez Adam
2) (un Natale)
Map un merch guerches, hon caress
nessaf hs y pechet pur ganet quentaff,
deuet eo don prenaff ha da bezaff den. Joa
plen en effau, quehelaou laouen
Antico cornico
tat
mam
mab
much
noi
modereb
a b a r
mam
impoc
l.
cussin
nef
mor
pen
da
hethen
march
pater
mater
filius
filia
nepos
matertera
faeder
mdor
sunu
dohtor
neua
mdrige
osculum
coss
celum
mare
caput
bonum
avis
equus
heofen
se
hafod
gd
fugel
hors
38
Scozzese
39
Irlandese
Iscrizioni ogamiche
1) (Ballintaggart)
MAILAGNI
2) (Ballycnock)
GRILAGNI MAQI SCILAGNI
3) (Ballycnock)
CLIUCOANAS MAQI MAQI-TRENI
4) (Glennawillen)
COLOMAGNI AVI DUCURI
5) (Ballintaggart)
TRIA MAQA MAILAGNI CURCITTI
6) (Ballintaggart)
NETTA LAMINACCA KOI MAQQI ERCIAS MUCOI DOVINIAS
7) (Rushens East)
ALATTOS CELI BATTIGNI
8) (Ballycnock)
ANM MEDDOGENI
Logam nellepica:
Ogum i llia, lia as lecht
Scrbthair a ainm n-ogaim
40
Poesia antica
Brani in retoiric (dagli Scla Mucce Meic Dath)
And asbert Cet:
Fochen Conall,
cride licce,
londbruth loga,
luchair ega,
guss flann ferge
fo chch curad
crchtaig cathbadaig
Et dixit Conall:
Fochen Cet,
Cet mac Mgach, magen curad,
cride n-ega,
ethre n-ela,
err trn tressa,
trethan gach,
can tarb tnthach,
Cet mac Mgach.
41
42
Da, Da do-rrogus
r tas ina gnis
culu tre nit.
Da nime, nim-reilge
(5) i llurgu i n-gthiar
ar michthe[o] mit.
Da mr mo anacol
de mr teintide,
diudercc dr.
(10) Da frien frfocus,
c[h]luines mo donaill
do nimath nl.
i n-aurlattaid aingel
i frestul archaingel
i frescisin essirgi ar chenn fochraicce
i n-ernaigdib asalathrach
i tairchetlaib fthe
i praiceptaib apstal
i n-iressaib fosmedach
i n-enccai noebingen
i ngnmaib fer fren.
Atomriug indiu
niurt nime
soilsi grine
trochtai sci
ini thened
dini lchet
laithi gathe
fudomnai maro
tairismigi thalman
cobsaidi ailech
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Lirica
Ho un annunzio per voi
Scl lem dib:
dordaid dam;
snigid gaim;
ro fith sam.
Scl lem dib:
dordaid dam;
snigid gaim;
ro fith sam.
Geth ard ar;
sel gran;
gair a r-rith;
ruirthech ran.
Rorad rath;
ro cleth cruth;
ro gab gnth
giugrann guth.
Ro gab acht
etti n;
aigre r;
mo scl.
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Io e il bianco Pangur
Messe ocus Pangur Bn,
cechtar nathar fri saindn:
bth a menma-sam fri seilgg,
mu menma cin im saincheirdd
Caraim-se fos, ferr cach cl,
oc mu lebrn, lir ingnu;
n foirmtech frimm Pangur Bn:
caraid cesin a maccdn.
ru biam, scl cen scs,
innar tegdais, ar n-ends,
tithiunn, dchrchide clius,
n fris tarddam ar n-thius.
Gnth, h-araib, ar gressaib gal
glenaid luch inna lnsam;
os m, du-fuit im ln chin
dliged n-doraid cu n-dronchill.
Faichaid-sem fri frega fl
a rosc, a n-glse comln;
fachimm chin fri fgi fis
mu rosc ril, cesu imdis.
Felid-sem cu n-dne dul
hi n-glen luch inna grchrub;
hi tucu cheist n-doraid n-dil
os m chene am felid.
Cia beimmi a-min nach r
n derban cch a chle:
maith la cechtar nr a dn;
subaigthius a enurn.
h- fesin as choimsid du
in muid du-ngn cach enlu;
du thabairt doraid du gl
for mo mud cin am messe.
46
Il piccolo uccello
Int n bec
ro lic feit
do rinn guip
glanbuidi:
fo-ceird fad
s Loch Lag,
lon do chrab
charnbuidi.
47
Campanella armoniosa
Clocn binn
benar i n-aidchi gathe:
ba ferr lim dul ina dil
inds i n-dil mn bathe.
48
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Fgaid aib
sair fo thaid
in muir maid
milach.
Adba rn
rabac rn,
rogab ln
linad
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51
Il piccolo Ges
sucn
alar lium im dsiurtn;
ca beith clirech co ln st,
is brc uile acht sucn.
sucn c mo bithmaith:
ernaid, ocus n maithmech.
In R con-ic na uili
cen a guidi bid aithrech.
su asal ainglide,
noco clirech dergnaide,
alar lium im dsirtn,
su mac na Ebraide.
52
Andare a Roma
Teicht do Rim:
mr sado, becc torbai;
in r chondaigi hi foss
manimbera latt n fogbai
53
Addio allIrlanda
54
Cride h
daire cn
ocn h
pcn do
55
A Dorchaide delbchathaig,
a deol thressa tromthoraig
a mind marclaig muinchoraig
a meic chorpraid Chonchobair
56
Il re di Campofresco
R Achaid ir ibairdraignig
crathaid in lin lethanmerlig
oconn mai gin muiredruimnig
Laigin ina lebargemlib.
57
o rda ilchrothach
hasliu cach cancumtach
aire ard ollairbrech
ernes cach n-olladlaic
do buidhnib balc Banba
barr broga Briuin.
58
Ronsera Brigit
sech drungu demna;
rorena remunn
cathu cach thedme.
Dorodba indiunn
ar colno csu;
in chr eb co mbl thaib,
in mtahir su.
Ind firg inmain
co n-orddon adbil
be ser cach n-inbaid
lam neb do Laignib.
Lethcholba flatha
la Patraic prmda
in tlacht as lgaib
ind rgan rgda.
Robet ar sinit
ar cuirp hi cilicc;
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Lho udito
Ro-cala
n tabair eochu ar dana;
do-beir a n- as dthaig d,
b.
Ro-cala
lasin cch lgas libru
int ainges in mbidbaid
is fesin as bidbu
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N fetar
ca lassa ffea Etan
acht ro-fetar Etan bn
ncon ffea a henurn
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Epica
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Gu naomhaichear d'ainm.
Thigeadh do roghachd.
Danar do thoil
air an talamh mar a nithear air namh.
Tabhair dhuinn an-diugh
ar n-aran litheil.
Maith dhuinn ar fiachan,
amhail a mhaitheas sinne
dar luchd-fiach.
Sbhail sinn bho m na deuchainne,
agus saor sinn o olc.
Ar nAthair, at ar neamh
Go naofar d'ainm
Go dtaga do rocht,
Go ndantar do thoil,
Ar an talamh
Mar a nthear ar neamh.
r n-arn laethil tabhair dinn inniu,
Agus maith dinn r bhfiacha,
Mar a mhaithimidne dr bhfichina fin,
Agus n lig sinn i gcath,
Ach saor sinn olc. Amen
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