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STORIA DELLECONOMIA
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L'ECONOMIA MEDIOEVALE. IL RINASCERE DELL'ATTIVIT ECONOMICA DOPO IL


MEDIOEVO. IL MERCANTILISMO. LA FISIOCRAZIA.
I caratteri delleconomia medioevale
La ripresa dell'economia dopo il medioevo
La nascita degli stati nazionali
L'epoca del mercantilismo
La fisiocrazia
LETICA PROTESTANTE
La Riforma protestante
Il pensiero protestante
IL CAPITALISMO E LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La crisi del mercantilismo
La rivoluzione industriale: la fase preparatoria
La rivoluzione industriale: la fase iniziale (o delle grandi invenzioni)
La rivoluzione industriale: la seconda fase (o delle grandi comunicazioni)
La rivoluzione industriale: i caratteri del nuovo modo di produzione
La rivoluzione industriale: le condizioni di vita dei lavoratori durante la rivoluzione industriale.
La scuola economica classica
La crescita delle rendite a seguito dell'industrializzazione
L'evoluzione della figura dell'imprenditore nel corso dei secoli fino ad oggi
IL LIBERALISMO. IL LIBERISMO.
Le societa' premoderne e le loro credenze
Le idee-cardine del liberalismo
Il liberismo
La separazione tra stato e societa civile. La separazione dei poteri
Le "leggi naturali" del sistema. La "mano invisibile"
Il principio dello scambio. L'eguaglianza
Il valore della propriet
IL CIRCUITO REDDITO-SPESA E LA TEORIA DEGLI SBOCCHI DI SAY
Il circuito reddito-spesa e la legge degli sbocchi
LE TEORIE DI MALTHUS E DI LASSALLE
La popolazione nel Settecento
Le teorie di Malthus
La "legge ferrea (o bronzea) dei salari"
La critica di ricardo a malthus. Il pensiero degli economisti successivi
LA TEORIA DELLA RENDITA DI RICARDO
La rendita assoluta e la rendita differenziale
LA DOTTRINA SOCIALE CRISTIANA
La concezione cristiana dei rapporti economici
Cristianesimo e marxismo
Il divieto dell'usura
Le origini del cattolicesimo sociale. Il movimento cristiano sociale di fine ottocento
Il cattolicesimo sociale del primo e del secondo dopoguerra. Il personalismo
IL SOCIALISMO UTOPISTICO
I "socialisti utopisti"
Saint Simon
Fourier
Owens
IL PENSIERO ECONOMICO MARXISTA. LA DOTTRINA DEL VALORE-LAVORO PRESSO GLI
ECONOMISTI CLASSICI.
Il plusvalore

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Il profitto normale e l'extraprofitto
La teoria del valore di Adam Smith
La teoria del valore di Ricardo
La teoria di Marx del plusvalore
La caduta del saggio di profitto
La crisi del capitalismo secondo Marx
IL PENSIERO DI HEGEL
Biografia di Hegel
Hegel scriveva in modo atroce e quasi incomprensibile. Ci favor il sorgere di molte scuole filosofiche
che si rifacevano al suo pensiero, ciascuna interpretandolo a suo modo
Hegel un filosofo idealista
Ci che reale e razionale e ci che razionale reale
L'idea di Hegel (detta anche idea assoluta, assoluto, spirito, spirito del mondo, ecc.)
L'unit del reale
L 'evoluzione dialettica. Il progresso storico
Lo storicismo hegeliano
Lo statalismo hegeliano. Il rapporto tra l'uomo e la societ
I rapporti tra gli stati
IL PENSIERO DI FEUERBACH
Biografia di Feuerbach
Marx lesse Feuerbach con entusiasmo
Trasformazione della teologia in antropologia
La dottrina morale di Feuerbach
MARX: BIOGRAFIA DI KARL MARX
La vita di Karl Marx
MARX: IL PENSIERO FILOSOFICO DI KARL MARX
I rovesciamenti di pensiero marxisti rispetto al pensiero borghese
L'essenza umana storicamente e socialmente determinata (carattere sociale dell'uomo)
L'uomo e il lavoro. I rapporti di produzione
Il materialismo storico
La sovrastruttura. Gli ideologi attivi
La "filosofia della prassi"
I capisaldi dell'antropologia marxista
Il progresso storico. La storia
Lo stato secondo Marx
L'alienazione dell'uomo: lalienazione delluomo in dio
Lalienazione delluomo: alienazione del lavoro
Lalienazione delluomo: alienazione del capitalista
Lalienazione delluomo: alienazione del genere umano
Lalienazione delluomo; l'uomo un essere materiale
DESTRA E SINISTRA
La destra liberale
La destra religioso-tradizionale
La destra che si ispira a Nietzche
La destra "esoterica"
Il darwinismo sociale
Il pensiero della scrittrice Marguerite Yourcenar sulla destra e la sinistra
Destra e sinistra viste... da sinistra
LA CRISI DEL 1929
La crisi del 1929: descrizione generale
La crisi del 1929: le cause della caduta della domanda
La crisi del 1929: come reagirono le autorit
La crisi del 1929: cosa fece capire ad economisti ed uomini politici
La crisi del 1929: quali scuole economiche tramontarono e quali nacquero
IL WELFARE STATE
Il Welfare State

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Assistenzialismo, crisi fiscale, aumento del debito pubblico (anni 60-80)
Ridimensionamento del Welfare State, privatizzazioni, politica di austerit finanziaria e monetaria
(ingresso dellItalia nellarea delleuro)
GLOBALIZZAZIONE E OCCUPAZIONE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI
Il calo delloccupazione nei paesi industrializzati
La flessibilit del lavoro
Necessit di riqualificare il lavoro nei paesi industrializzati
Le ragioni del successo delle politiche keynesiane del dopoguerra
La fine delle politiche keynesiane rigorose
La stagflazione, la globalizzazione e la fine della possibilit pratica delle politiche keynesiane
I modelli capitalistici pi efficienti
Le imprese multinazionali
La globalizzazione rende estremamente difficili politiche keynesiane basate sullaumento della spesa
pubblica
Globalizzazione e fine del protezionismo
La globalizzazione mette in pericolo le politiche sociali dei vari stati
La valutazione ottimista della globalizzazione
La perdita degli strumenti di politica economica dei governi nazionali
La Unione Europea come risposta ai pericoli della globalizzazione
Il declino della legislazione sociale
LE SCUOLE ECONOMICHE PIU RECENTI
Le teorie economiche pi recenti
Le posizioni della Scuola Monetarista o Scuola di Chicago
Le critiche delleconomista John Kenneth Galbraith ai monetaristi

L'ECONOMIA MEDIOEVALE. IL RINASCERE DELL'ATTIVIT ECONOMICA


DOPO IL MEDIOEVO. IL MERCANTILISMO. LA FISIOCRAZIA.

I CARATTERI DELLECONOMIA MEDIOEVALE


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Il medioevo fu caratterizzato da un assetto economico basato sulla corte feudale (sistema


curtense). Nell'ambito della Corte si svolgeva un'attivit economica, sotto il comando del
signore feudale. Il commercio era locale e esclusivamente relativo ai beni di lusso,
prevaleva l'attivit di autoconsumo (cio di produzione finalizzata al proprio consumo
personale o a quello del feudatario).

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LA RIPRESA DELL'ECONOMIA DOPO IL MEDIOEVO.
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Dopo l'anno Mille inizi un maggior dinamismo negli scambi commerciali, nelle aree
dell'Europa.
Con la scoperta delle Americhe i prodotti iniziarono a distribuirsi in un mercato pi
esteso.
Tre fattori determinanti per lo sviluppo dell'economia sono: a) l'ampliarsi del mercato; b)
il nascere degli stati nazionali; c) la riforma protestante
Dopo l'anno Mille cominci a manifestarsi un maggior dinamismo negli scambi
commerciali, specie in alcune aree dell'Europa (Inghilterra, Paesi Bassi, Italia) e crebbe
in pari tempo la considerazione e l'importanza della figura del mercante, anche se essa
era vista ancora con timore e sospetto da quanti consideravano l'attivit di scambio di
prodotti come una forma indebita di arricchimento, in base agli insegnamenti della
tradizione cattolica.

LA NASCITA DEGLI STATI NAZIONALI.


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A seguito dello sfaldamento dell'organizzazione feudale vennero gradualmente a


costituirsi gli Stati nazionali, che affermarono il loro potere assoluto ("potere di
imperio") su un dato territorio concentrandolo nelle mani di un monarca.
Lo stato moderno nasce come stato assoluto, caratterizzato da tre elementi:

Esercito permanente

Sistema fiscale

Sistema burocratico, tra cui importanti i tribunali del Re

Corpo diplomatico

A partire dal 1400 gli stati nazionali (Francia, Spagna e Inghilterra) iniziarono a creare
uno "spazio comune", con un'unica moneta, identiche leggi, identica lingua, un unico
sistema di unit di misura, privo di barriere doganali feudali, all'interno del quale il

sovrano garantiva con i suoi tribunali l'assenza di violenza. All'interno di questo spazio i
traffici poterono svilupparsi molto pi intensamente che nell'epoca precedente.

L'EPOCA DEL MERCANTILISMO.


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Con il termine "mercantilismo" si indicano in realt due cose diverse:

un periodo storico caratterizzato dalle monarchie assolute, dallo sviluppo dei


commerci e dal controllo delle attivit economiche da parte del sovrano;

l'insieme delle teorie economiche che sovrani ed economici cercarono di mettere in


pratica in questo periodo

Le teorie economiche mercantilistiche avevano lo scopo di rendere ricco e potente lo stato


e florida la sua economia. I monarchi del Seicento e del Settecento vedevano nello
sviluppo economico una base per aumentare la loro potenza militare ottenendo una
maggiore popolazione per l'esercito e la possibilit di produrre pi mezzi militari.
In politica interna i consigli dei mercantilisti erano i seguenti:

Si raccomandava ai sovrani una politica di incremento demografico; pi popolazione


comportava a un tempo pi soldati e pi braccia produttive, ci di cui aveva appunto
bisogno lo Stato.

Si raccomandava, inoltre, un penetrante sistema di imposizione fiscale, tale da poter


fornire allo Stato quanto gli necessitava per mantenere ed estendere la sua imponente
struttura politico-militare. Il prelievo fiscale non doveva per gravare sui mercanti,
perch era proprio questo a fare arricchire la nazione.

I mercantilisti indicavano nel commercio e non nella produzione la fonte della


ricchezza di uno Stato.

Si considerava opportuna una forte regolamentazione di tutta l'economia, mediante


interventi dello Stato in tutti i settori e un sistema minuzioso di controlli e di privilegi
(concessioni, monopoli, esenzioni fiscali per alcune categorie ecc.)

In politica estera i consigli dei mercantilisti erano i seguenti i mercantilisti erano


favorevoli all'allargamento dei traffici e a tutto quanto fosse in grado di determinarlo:

Estensione delle colonie


Esse rappresentavano profittevoli mercati di sbocco dei prodotti finiti, serbatoi di
rifornimento costante di materie prime e valvole di sfogo dell'eccesso di popolazione
che si fosse eventualmente verificato nella terra madre

Acquisizione di tesori dalle terre conquistate.


La scoperta di grandi giacimenti di metalli preziosi nei territori di recente dominio
favor ed estese la corsa all'accaparramento delle ricchezze a spese delle popolazioni
indigene, che furono quasi totalmente annientate.

Protezionismo dei commerci


Si sostenne il principio secondo cui, per rendere pi fiorente lo Stato, occorreva
proteggere la produzione interna rispetto a quella importata, e nel contempo
bisognava favorire la produzione nazionale diretta verso l'estero.

LA FISIOCRAZIA.
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Il passaggio dal capitalismo prevalentemente commerciale a quello manifatturiero non


avvenne uniformemente in tutti i paesi occidentali. La Gran Bretagna aveva avviato un
massiccio processo di industrializzazione, sia pure con connotati ancora prevalentemente
artigiani, gi dalla met del Settecento, mentre in altri paesi - tra cui l'Italia - non si era
ancora affermata su larga scala la produzione di fabbrica. Anche in Francia l'economia,
in questa fase storica, era ancora a livello prevalentemente pre-industriale, con una netta
configurazione commerciale e agricola.
In queste condizioni si svilupp in Francia, tra il 1750 e il 1780, una scuola economica
chiamata "fisiocrazia". Con la morte dell'esponente principale, Quesnay (1774) inizi il
declino della scuola, che per ebbe ancora una certa influenza in Svezia,
Polonia, Germania, Inghilterra, prima della nascita del pensiero economico classico a
cavallo del Settecento (Adam Smith aveva letto con interesse le opere dei fisiocratici).
GLi economisti fisiocratici attribuivano grande importanza alla natura (foreste, terreni,
miniere, animali) in quanto capace di produrre ricchezza

Le attivit economiche non legate alla natura (artigianato, industria) si limitano a


manipolare i beni forniti dall'agricoltura e dall'attivit estrattiva.
L'economia sarebbe regolata da leggi naturali, che vanno rispettate, sfruttate, ma non
contrastate.
I fisiocratici consigliavano in particolare:

Provvedimenti e innovazioni tecniche per il settore primario (specie per l'agricoltura),


perch l'aumento della ricchezza poteva venire solo dall'unico settore realmente
produttivo

Eliminazione delle barriere doganali, in modo che un paese potesse esportare la


propria produzione agricola.

Eliminazione delle tasse sugli agricoltori e tassazione unica dei proprietari terrieri, la
cui rendita rappresentava il prodotto netto o surplus della nazione.

LETICA PROTESTANTE

LA RIFORMA PROTESTANTE
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Nel XVI secolo in Europa linfluenza della riforma protestante, in particolare del
calvinismo, sulla filosofia e sulla morale dellepoca (e, attraverso questa, sulleconomia)
fu rilevante. Luomo del Medioevo era dominato da una morale ferrea, che gli impediva
laccaparramento delle ricchezze, il prestito a usura, la fissazione del prezzo al disopra di
un certo livello ritenuto equo. I padri della Chiesa, infatti, concordavano tutti nel
sostenere la dottrina del giusto prezzo, in base alla quale nessun mercante avrebbe
dovuto chiedere per i prodotti che vendeva un prezzo superiore a quello che gli avrebbe
assicurato di vivere decorosamente, ma senza arricchirsi. Solo la rettitudine anche
economica era in sintonia con la legge divina.

Con Calvino per la morale si fa progressivamente pi disponibile, pi malleabile nei


confronti dellinteresse individuale.
Partendo dalla tolleranza verso lattivit mercantile e le sue espressioni, la morale
calvinista, sotto la pressione della realt storica, diviene pi spregiudicata, fino a giungere
allesaltazione del commercio e a considerare il successo economico un chiaro segno
dellelevazione divina.
Alla base della nuova etica protestante sta lidea che il destino nelle mani di Dio: nel
trovare la propria collocazione sociale ogni individuo si armonizza dunque con le leggi di
Dio. Leventuale successo raggiunto prova che si trovata la propria vocazione e che
Dio ha approvato.
Secondo Calvino, la storia interamente opera della provvidenza divina. Al centro
dellazione provvidenziale di Dio luomo, predestinato alla salvezza o alla perdizione.
La predestinazione divina, per Calvino, assume il significato di una scelta insindacabile di
Dio per ci che riguarda ogni essere umano. Dio, infatti, non crea tutti gli uomini nella
stessa condizione: alcuni li destina alla vita eterna, mentre altri alleterna dannazione. Gli
eletti da Dio, pur essendo peccatori, acquisiscono consapevolezza dei loro peccati, che
espiano in vita attraverso la penitenza e le opere. Tra queste ultime fondamentale il
lavoro, il pi chiaro segno dellelevazione divina. Il governo della provvidenza indica,
quindi, il posto che ciascun essere umano deve occupare sulla terra. Dio ha fissato per
ciascuno il dovere da compiere, afferma Calvino: una maniera di vivere che egli chiama
vocazione, alla quale luomo deve adeguarsi come a una regola perenne. La vocazione
viene cos ad essere un elemento dinamico, che giustifica anche attivit condannate dalla
Chiesa medievale (e persino da Martin Lutero, un altro grande riformatore) come
lesercizio del prestito a interesse e lattivit bancaria. Se tali attivit vengono esercitate
con successo dagli uomini, segno che esse piacciono a Dio, che sono iscritte nel grande
piano della provvidenza. Letica calvinista basata sul concetto di vocazione contribu
dunque a giustificare religiosamente e a stimolare lintraprendenza economica, che si
andava affermando nel corso del XVI secolo. Il nascente capitalismo commerciale ebbe
cos modo di dispiegarsi senza ostacoli, avendo Calvino operato una chiara
riconciliazione fra religione e acquisizione della ricchezza.

Conseguenze di questi fattori furono, da un lato, un assetto politico di nuova formazione


(lo Stato nazionale), con precise esigenze di consolidamento e, dallaltro, un nuovo assetto
economico caratterizzato dallo sviluppo dei commerci, che necessitava, anchesso, di una
regolamentazione.

IL PENSIERO PROTESTANTE
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Pessimismo. La salvezza per fede e non per le opere.


Luomo irrimediabilmente corrotto dal peccato originale. Non potr mai liberarsi dal
peccato originale. Persino la possibilit di giungere a comprendere o giustificare con la
ragione lesistenza di Dio dubbia. Lunica possibilit lintervento della grazia
divina.
Non c alcuna azione che luomo possa compiere per guadagnare con sicurezza la
grazia. Essa un dono che Dio fa ai predestinati.
Non sono quindi le opere delluomo che attirano su di lui la grazia, ma la sua fede
che potr indurre Dio a salvarlo

La negazione dei sacramenti


I sacramenti sono delle invenzioni della Chiesa, un residuo di credenze magiche nel
potere di certi atti di assicurare la salvezza.

Il libero esame delle Sacre Scritture


La Chiesa non ha il monopolio della interpretazione della parola divina. Il rapporto
con Dio un rapporto individuale, e non un rapporto collettivo: Dio parla allanima ed
essa intende la sua parola, senza bisogno della mediazione della Chiesa.

La predestinazione
La salvezza riservata a coloro che dio ha prescelto come destinatari della sua grazia

La prosperit materiale come segno della predilezione e approvazione di Dio.

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Sebbene le opere di per s non possano guadagnare la salvezza, tuttavia la prosperit


materiale il segno della approvazione di Dio, mentre la miseria e la rovina sono il
segno della sua riprovazione.

Il valore del lavoro


Il lavoro un atto buono, perch mette al servizio degli altri i propri talenti attraverso
la propria attivit. Rendersi utile al prossimo mediante il proprio lavoro un
imperativo etico.

IL CAPITALISMO E LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

LA CRISI DEL MERCANTILISMO.


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Gli imprenditori, che in un primo momento avevano avuto bisogno dello Stato Assoluto
che proteggesse e incoraggiasse i propri traffici, si trovarono, specie con lo sviluppo
dell'attivit industriale accanto a quella commerciale, sempre pi ostacolati nello
svolgimento delle loro attivit dal controllo statale e dalle pesanti imposte che
mantenevano una classe dirigente corrotta e parassitaria.
Gli stati, con i loro interventi ispirati alla politica mercantilistica, peggioravano anzi la
situazione, provocando una grande inflazione e instabilit economica.
Lo slogan delle nuove classi era: "Laissez faire, laissez passer!" ("Lasciate fare, lasciate
passare!")
Le colonie, che avevano sviluppato una propria attivit economica, si sentivano sfruttate
dalla madrepatria, e questo stato di cose diede origine alla rivoluzione delle colonie
americane nel 1776.

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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: LA FASE PREPARATORIA


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Con il termine "rivoluzione industriale" si fa riferimento alla rapida trasformazione


economica verificatasi per effetto dell'introduzione della macchina nel processo
produttivo, che ha consentito la produzione di merci su larga scala. L'espressione fu
applicata per la prima volta al processo di industrializzazione menifestatosi nel Regno
Unito fra la seconda met del XVIII secolo e la prima met del XVIII secolo.
La rivoluzione industriale ha attraversato varie fasi. La fase preparatoria stata
caratterizzata da:

Accumulazione di ricchezza da parte degli imprenditori mediante le attivit


commerciali
Questa ricchezza accumulata consent di fare i primi ingenti investimenti nella
nascente attivit manifatturiera.

Eliminazione dei vincoli feudali sulle terre, specie sulle terre comuni
Le terre comuni appartenevano a tutta la collettivit. Qualunque abitante del villaggio
aveva diritto di "acquatico" (attingere acqua, anche per irrigazione), "legnatico"
(raccogliere legna), "pascolo" (dei propri animali), "spigolatura" (raccolta delle spighe
cadute durante i raccolti), "caccia", "raccolta" (di funghi, mirtilli...), "coltivazione"
(su limitate parti delle terre comuni) ecc.
Le terre comuni rappresentavano dunque una risorsa essenziale per gli abitanti pi
poveri del villaggio, privi di terra o con una quantit insufficiente di terra da coltivare.
Ma il sistema delle terre comuni era basato sull'agricoltura estensiva. Gli imprenditori
contestavano questo sistema perch a loro avviso nessuno sarebbe invogliato ad
investire denaro ed energie per sfruttare una terra che non era esclusivamente propria.
Con le "enclosures" si ebbe la assegnazione della terra a singoli proprietari e la sua
chiusura ("enclosure", appunto) all'uso comune. In passato i proprietari, anzich
coltivare tali terre, le riservavano al pascolo per ottenere lana di pecora (gi nel 1500
Tommaso Moro si lamentava che "le pecore mangiano gli uomini"); ma con lo
sviluppo di efficaci tecniche agricole le terre furono sempre pi sfruttate per
l'agricoltura intensiva, in particolare per la coltivazione dei cereali.

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Espulsione dal settore agricolo dei lavoratori in sovrannumero, che andarono a


costituire riserve di manodopera nelle citt

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: LA FASE INIZIALE (O DELLE GRANDI

INVENZIONI)
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La fase propriamente iniziale quella definita "delle grandi invenzioni", tra cui
ricordiamo:

Macchine per la filatura veloce della lana

Telai meccanici per la tessitura

Macchine a vapore per le fabbriche e i trasporti (locomotiva a vapore, nave a vapore)

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE:LA SECONDA FASE (O DELLE GRANDI

COMUNICAZIONI)
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La seconda fase, legata in particolare all'uso del vapore per la locomozione terrestre e
marittima, quella "delle grandi comunicazioni", che contraddistinta da un
ampliamento costante dei mercati di sbocco dei prodotti.

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: I CARATTERI DEL NUOVO MODO DI

PRODUZIONE
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La rivoluzione industriale ebbe il suo epicentro, almeno per un trentennio, in Inghilterra.


Ma gi agli inizi dell'Ottocento diversi paesi, tra cui Germania, Olanda, Belgio e alcuni
stati nord-europei seguirono l'esperienza di industrializzazione avviata nel Regno Unito.
Il sistema produttivo capitalistico era basato:

sull'impiego delle macchine

sullimpiego del lavoro salariato

sulla divisione del lavoro

sulla concentrazione del lavoro in fabbrica

sulla accumulazione di capitale.

Mentre i tessitori e gli agricoltori medioevali e dell'inizio dell'epoca moderna erano


padroni dei loro telai e dei loro terreni, nell'Ottocento la propriet dei mezzi di
produzione non era pi in mano all'artigiano che produceva, ma all'imprenditore che si
limitava ad organizzare l'altrui lavoro salariato.
Ciascun lavoratore non eseguiva tutte le fasi della produzione, ma si specializzava in una
determinata fase, che era in grado in tal modo di svolgere molto pi velocemente e con
l'aiuto di una macchina.
Mentre nelle et precedenti prevaleva il lavoro a domicilio, con i telai e le piccole
manifatture sparse nelle campagne, nell'Ottocento le manifatture si concentrarono vicino
ai luoghi di estrazione del carbone o vicino ai grandi nodi ferroviari o marittimi, creando
enormi agglomerati di industrie.
I capitali necessari per l'attivit produttiva divennero molto elevati, anche per l'uso di
macchine, e la figura tradizionale dell'artigiano, in grado di comperarsi gli attrezzi del
mestiere, a poco a poco scomparve.
Mentre l'attivit tradizionale produceva soprattutto beni di consumo, e la modesta
quantit di beni strumentali necessaria a rimpiazzare quelli logorati, nel sistema
capitalistico una parte notevole del valore del prodotto (i profitti) cade in mano agli
imprenditori, che la reinvestono nella produzione di beni strumentali. In tal modo la
crescita del sistema capitalistico risulta molto pi veloce di qualsiasi altro sistema
economico sino ad allora conosciuto.

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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: LE CONDIZIONI DI VITA DEI LAVORATORI

DURANTE LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.


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I lavoratori agli inizi dell'Ottocento abitavano nei nuovi e vecchi quartieri delle citt
industriali, dove le condizioni igieniche erano pessime. I quartieri raggiunsero il culmine
della sporcizia e del fetore. Nelle nuove citt industriali, soprattutto quelle popolate dai
lavoratori, erano del tutto assenti anche i pi elementari e tradizionali servizi municipali.
Interi quartieri non erano in grado di attingere acqua neppure nei pozzi, a causa
dell'eccessivo utilizzo da parte delle industrie siderurgiche, cotoniere e chimiche. Con
questa scarsit d'acqua per bere e lavarsi non faceva meraviglia l'accumularsi della
sporcizia e fetore. Queste erano praticamente le condizioni di tutti gli operai nei nuovi
centri industriali, una volta che il regime si fu consolidato.

LA SCUOLA ECONOMICA CLASSICA.


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Nasce nell'ultimo scorcio del Settecento e si consolida nei primi decenni dell'Ottocento.
Nasce con l'affermarsi del sistema del capitalismo industriale e costituisce una riflessione
sui meccanismi di funzionamento di tale sistema.

LA CRESCITA DELLE RENDITE A SEGUITO DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE.


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Un fenomeno tipico che si accompagna sempre all'industrializzazione la crescita delle


rendite. Esso non sfugg all'attenzione degli economisti classici, che lo additarono come
conseguenza negativa dello sviluppo delle citt industriali e delle manifatture.

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Secondo gli economisti classici, il grande aumento di popolazione del Settecento rese
necessaria una sempre crescente produzione agricola e manifatturiera per provvedere ai
suoi bisogni e forn al contempo la manodopera a buon mercato necessaria per questa
produzione.
Ma fattori come la terra coltivabile, le aree edificabili delle citt, gli edifici e i capannoni
industriali, gli alloggi per i lavoratori, le miniere, i corsi d'acqua erano disponibili in
quantit scarsa, e il prezzo richiesto dai proprietari per il loro utilizzo crebbe
rapidamente fino ad assorbire gran parte dei profitti degli imprenditori e dei compensi
dei lavoratori oltre la pura sussistenza.
Imprenditori e lavoratori erano uniti nel denunciare il furto operato dalle classi
improduttive proprietarie di risorse non riproducibili a danno delle classi produttive.
Il fenomeno era giudicato grave perch, dato che ad esempio gli imprenditori agricoli
dovevano cedere la quasi totalit dei loro guadagni ai proprietari delle terre coltivabili,
essi non avevano sufficienti incentivi per mettere a coltura nuove terre, e quindi si
correva il serio rischio che le risorse alimentari non crescessero in misura sufficiente a
sfamare la crescente popolazione.
Questo fenomeno assunse dimensioni molto preoccupanti nell'Inghilterra dell'Ottocento,
ma comune nelle epoche e nei paesi in cui la produzione industriale cresce rapidamente
e si concentra in determinate aree.
Ad esempio, con l'industrializzazione dell'Italia del centro-nord nel secondo dopoguerra
di questo secolo, le famiglie proprietarie di terreni, specie edificabili, di edifici industriali,
di alloggi da affittare ai lavoratori migranti hanno ottenuto ingenti guadagni, che hanno
permesso loro un alto tenore di vita, la possibilit di mandare i figli alle universit, anche
estere, ecc.

L'EVOLUZIONE DELLA FIGURA DELL'IMPRENDITORE NEL CORSO DEI

SECOLI FINO AD OGGI.


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Nel medioevo il produttore (contadino o artigiano) era proprietario dei mezzi di


produzione (terre, attrezzi) e partecipava direttamente col suo lavoro alla produzione.
Nel tardo medioevo e fino alla rivoluzione industriale nacque la figura dell'imprenditore
che, sebbene proprietario dei mezzi di produzione, non partecipava direttamente alla
produzione, ma si limitava ad organizzarla. Ad esempio, nelle Fiandre dei secoli XV-XVII
gli imprenditori tessili davano in affitto i telai ai contadini nelle campagne, fornivano le
materie prime per la filatura e passavano poi a ritirare il tessuto finito.
Con il capitalismo, nacque la figura dell'imprenditore moderno, che non solo non
partecipa all'attivit produttiva, ma non neanche proprietario dei mezzi di produzione,
che si procura con capitali presi a prestito.
Le figure dell'imprenditore, del proprietario delle risorse naturali, del proprietario dei
capitali e dal lavoratore si separano e sono rappresentate da soggetti distinti.
Il tipico imprenditore agricolo inglese dell'Ottocento possiede solo la capacit
organizzativa di combinare insieme i fattori di produzione che si procura dietro
compenso (il salario che va al lavoratore; la rendita che va al proprietario della terra
coltivabile; l'interesse che va a chi gli ha prestato i capitali). Egli si appropria delle
somme - ricavate dalla vendita dei prodotti - che avanzano dopo pagati i fattori, e che
rappresentano il suo profitto.

IL LIBERALISMO. IL LIBERISMO.

LE SOCIETA' PREMODERNE E LE LORO CREDENZE.


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Cosa si intende per "societ premoderne"?

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Per "societ premoderne" intendiamo le societ della preistoria, della storia antica,
della storia medioevale e (con qualche cautela che esclude alcune delle idee del
Rinascimento) della storia moderna anteriore all'et illuministica.

L'idea fondamentale delle societ premoderne che tutto deve essere guidato dall'alto.
Una delle concezioni fondamentali di tali societ era che ogni aspetto della vita
individuale e soprattutto sociale viene retto dall'alto: dalla divinit, o da saggi o eroi
ispirati dalla divinit, o da sovrani designati dalla divinit o da antiche leggi di
ispirazione divina.
Ancora nel 1500 Lutero esortava i principi tedeschi a "bruciare, uccidere, vessare la
teppaglia". L'umanit comune veniva vista come preda di vizi, passioni, incapace di
comprendere il bene proprio e a maggior ragione il bene comune. Lasciare che essa si
governasse da s avrebbe rappresentato la catastrofe.
La vita della collettivit in una societ premoderna si basa su modelli, leggi, norme, riti
che provengono da mitici eroi fondatori, o da profeti ispirati dalla divinit (vedi la
legge di Mos), o da sovrani che in oriente erano considerati semidei (in oriente) o
amici di dei o ninfe (Minerva, Giove, Era, la ninfa Egeria di Numa Pompilio...) che li
consigliavano e assistevano e combattevano perfino al loro fianco (in occidente).
La pianta di molte citt babilonesi rispecchiava lo schema delle costellazioni. Le
piramidi potrebbero essere state costruite secondo calcoli di allineamento siderale.
Immensa era l'influenza dei sacerdoti, che stabilivano le norme molte attivit
individuali e sociali. Fu da queste prescrizioni religiose, chiamate nel loro insieme
"fas", che nell'antica Roma nacquero le vere e proprie norme giuridiche, chiamate
ius" (ordinamento giuridico): in origine la norma giuridica non era altro che una
prescrizione per non sbagliare i propri atti offendendo la divinit.

Il mito della perfezione originaria.


Nelle societ premoderne sono diffusi i miti che fanno risalire tutte le arti e le
conoscenze su cui si basa la societ, compresa l'invenzione della scrittura, a mitici eroi
di natura semidivina, vissuti nel passato, che le avrebbero insegnate agli uomini.
Nella Bibbia si ritrova un mito analogo: vi furono degli angeli che, innamoratisi delle
donne umane, scesero sulla terra e si congiunsero con loro, generando la stirpe dei
giganti e insegnando alle donne le "arti proibite" della metallurgia e dell'alchimia.

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Le societ premoderne diverse da quella cristiana non avevano il concetto di


"progresso": per esse la vita consisteva nella ripetizione di gesti e cerimonie sempre
eguali, perfino nella caccia o nella costruzione delle imbarcazioni o nei corteggiamenti,
compiuti o mostrati all'inizio dei tempi da eroi o divinit. Solo cos facendo gli uomini
avrebbero attirato su di s la benedizione del cielo e avrebbero vissuto come gli uomini
di quei tempi felici.
In molte religioni esiste il mito del paradiso terrestre: anche la religione babilonese,
come altre religioni dell'antichit, credeva che la vita dell'inizio dei tempi fosse
perfetta e che gli uomini dovessero fare ogni sforzo per restaurarla ed imitarla.
Perfino nella religione cristiana, il fedele assume come "modello" Cristo; la famiglia
assume come "modello" la sacra famiglia di Giuseppe e Maria; la societ assume come
"modello" il popolo ebreo che cammina alla ricerca della terra promessa guidato da
Mos.

La legge della decadenza.


In simili societ non esiste progresso, ma semmai corruzione, decadenza. Esiste la
visione pessimistica secondo cui, quanto pi tempo trascorre, tanto pi l'umanit si
allontana dai modelli ideali. I miti siberiani contengono lamenti sulla decadenza degli
sciamani o stregoni, che non avrebbero pi, come un tempo, la potenza di scacciare
malattie e maledizioni dai loro villaggi.
Nel Canto XIV dell'"Inferno" di Dante riportato (versi 94-114) il mito antichissimo,
attestato anche nella Bibbia, delle "quattro et": la storia umana simboleggiata da
una enorme statua con la testa d'oro (=l'inizio dei tempi, in cui tutto era perfetto), le
braccia e il petto d'argento, le gambe di ferro e il piede destro, su cui si appoggia, di
terracotta (=l'et ultima, in cui tutto vacilla e crolla).
Gli ind parlavano dei quattro "yugas" o et. Secondo loro l'umanit sarebbe
attualmente nella quarta ed ultima et, il "kali-yuga" o "et di Kal la sanguinaria",
et del ferro e del sangue, destinata a concludersi con la distruzione del mondo. Kal
la pi terribile delle tre incarnazioni della consorte di Shiva: Parvati, la compagna e
moglie; Durga, dea della guerra; e Kal, ornata da una collana di teschi e che si
onorava con sacrifici umani. La donna accanto alla divinit simboleggia spesso la forza
creatrice che plasma il mondo materiale secondo il modello divino.

19

La concezione cristiana.
Per la prima volta, col pensiero cristiano, si afferma l'idea che l'umanit non
destinata a ripetere sempre gli stessi atti, ma la sua storia "aperta". Gli antichi padri
della Chiesa, specie Sant'Agostino, vedevano il popolo cristiano come un popolo in
cammino, che grazie all'assistenza della provvidenza pu avvicinarsi sempre pi a Dio.
Ma secondo alcuni studiosi anche questa potrebbe essere una idea che si ricollega a
quelle delle altre societ premoderne: occorre ritornare al paradiso terrestre, alla
perfezione delle origini.

La concezione liberale, che una societ capace di funzionare senza alcun intervento
dall'alto rivoluzionaria.
I pensatori liberali sostennero che gli uomini possono reggersi da se stessi eleggendo i
propri rappresentanti e creando da s le proprie leggi (contrattualismo).
Questa idea del tutto nuova e rivoluzionaria: l'uomo premoderno, anche quello della
"polis" greca, trovava inconcepibile una societ che volgesse le spalle alle antiche leggi
ed usanze, alle divinit, per regolarsi da s. Un simile stato di cose avrebbe violato la
"dyk", legge cosmica che fissava il posto di ogni cosa nell'universo sin dall'inizio dei
tempi, e avrebbe attirato una terribile punizione.
Ancora nell'et del mercantilismo i sovrani si ispiravano a questa idea e sentivano il
bisogno di intervenire per regolare dall'alto l'attivit economica.
Secondo Dante la societ umana ha bisogno, accanto al Papa, di un imperatore
egualmente ispirato da Dio (teoria dei "due soli") che deve garantire la giustizia e la
pace contrastando gli istinti violenti e viziosi degli uomini, in modo che essi, costretti a
rinunciare alla violenza, possano pi facilmente volgersi a Dio.
Machiavelli ancora considerava il popolo come una "bestia grossa e varia" che andava
governata, sia pur nel suo stesso bene, con le arti "della golpe e del lione": l'inganno e
la violenza.
I teorici del liberalismo affermarono che non solo il popolo poteva reggersi da s
(scriveva Benjamin Franklin che, se vero che spesso le persone comuni sono
ignoranti riguardo le questioni di politica ed economia, tuttavia dimostrano di saper
scegliere con grande avvedutezza i loro rappresentanti tra i pi capaci), prendendo la
ragione come guida, ma che la societ poteva reggersi sull'egoismo dei singoli, con

20

poche leggi e quasi senza quasi preoccuparsi del funzionamento di tutto l'insieme.
Adam Smith e gli altri economisti classici mostravano come esempio la vita delle citt
dei loro tempi: all'alba, una lunga fila di mezzi di trasporto e di uomini si recava entro
le mura per fornire alimenti, vestiario, lavoro, e tutti gli altri beni che venivano poi
distribuiti nel corso della giornata. Il fatto sorprendente - la vera scoperta - era che
NESSUNO in realt si occupava di coordinate tutto questo. Nessuno stabiliva quanti
carri dovessero arrivare, e quali beni dovessero trasportare. Nessuno si occupava di
stabilire chi aveva e chi non aveva il diritto a questi beni. Eppure, tutte queste decisioni
venivano prese. Da qui due grandi scoperte: a) il sistema economico principalmente
un sistema per prendere decisioni; b) i meccanismi del sistema economico capitalistico
sono in grado di prendere automaticamente le decisioni migliori possibili, senza che
alcun sovrano debba occuparsene. Esisteva una specie di provvidenza (la "mano
invisibile") che permetteva di fare a meno dell'intervento del Sovrano o della Chiesa.
Per un uomo premoderno (e anche per i cattolici pi tradizionali) queste idee erano
non solo incomprensibili, ma mostruose: la societ doveva essere retta dai sovrani e
guidata dalla Chiesa.

LE IDEE-CARDINE DEL LIBERALISMO


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L'individuo il punto di riferimento fondamentale.


L'idea-base del liberalismo l'individualismo, cio il valore dell'individuo, che il
punto di riferimento di qualsiasi sistema economico o politico. La libert dell'individuo
il valore pi alto. Non esiste altro punto di riferimento al disopra dell'interesse
dell'individuo, come ad es. la volont dello stato, gli interessi della nazione ecc. La
libera attivit degli individui rende possibile produrre e realizzare tutto ci di cui
l'uomo e la societ hanno bisogno (imprese, scuole, ospedali, associazioni religiose,
culturali ecc.)
Lindividuo in grado di procurarsi da s quasi tutto ci che gli occorre: educazione,
previdenza per la vecchiaia, assistenza sanitaria, lavoro, divertimento)

21

Il contrattualismo.
Il "contrattualismo" la dottrina politica secondo la quale la societ stata creata dal
libero patto degli individui per soddisfare i loro bisogni e nessun monarca pu violare
le libert individuali e imporre agli individui imposte, sacrifici, servizi pubblici o
obbiettivi che non siano nel loro proprio interesse.
Lindividuo contratta con gli altri individui per il raggiungimento degli obiettivi
comuni. Lapplicazione pi interessante si ha in politica: lo stato, il potere del sovrano,
nasce da un libero accordo dei cittadini, che liberamente conferiscono potere al
sovrano o ai rappresentanti che eleggono.

Razionalismo
Un individuo razionale accetter tutti i culti, perch non vede delle evidenze razionali a
favore di una religione piuttosto che di unaltra.
Un individuo razionale stabilir delle pene moderate, che mirano alla rieducazione del
condannato e alla prevenzione di futuri reati, e non alla vendetta.
Un individuo razionale rinuncia alla violenza e si affida allaccordo politico, riconosce
che presumibilmente nessuno possiede lintera verit e quindi accetta il dibattito, il
confronto e il pluralismo dei partiti.
Un individuo razionale vede con favore lo sviluppo della scienza e della tecnica

Valore dato allistruzione


I liberali danno una grande importanza all'istruzione, che permette all'individuo di
poter meglio competere con gli altri e di fare consapevolmente le proprie scelte
politiche invece di seguire senza riflettere leader disonesti e incapaci.
Un individuo che deve competere deve sviluppare pienamente tutti i suoi talenti.
Listruzione, come mezzo per sviluppare la propria personalit e le proprie abilit
importantissima. Inoltre, una societ democratica deve essere una societ di uomini
istruiti, in grado di scegliere e controllare loperato dei propri rappresentanti.

Valore della propriet


La propriet importante per garantire la indipendenza di un individuo, un individuo
che possiede cose di sua propriet, meno influenzabile e vulnerabile di un altro
individuo. Inoltre la propriet la giusta ricompensa per coloro che lavorano e si
danno da fare

22

La giustizia sociale basata sul principio di controprestazione


Ogni individuo riceve (anche dallo stato) in base a quanto d

Libert e diritti inviolabili dellindividuo


Lindividuo deve godere di una sfera inviolabile di libert, al riparo dallarbitrio del
sovrano assoluto. I suoi diritti inviolabili possono essere limitati solo per tutelare i
diritti inviolabili di unaltra persona.

Libert di iniziativa economica


Libert in economia si chiama libert di iniziativa economica. Ciascuno pu iniziare
una qualsiasi attivit produttiva e scegliere cosa produrre, quanto produrre, in che
modo produrre e a chi vendere.

Tutti nascono eguali e la successiva diseguaglianza un prodotto delle circostanze

Ottimismo
Fiducia nella scienza, nel progresso, nello sviluppo economico

Netta separazione tra stato e societ civile


Mentre in passato il sovrano si occupava di religione, di economia, di cultura, nella
societ liberale lo stato rimane neutrale e si occupa solo di far rispettare le leggi, le
regole del gioco concorrenziale

Separazione dei poteri


La grande concentrazione del potere in mano al Parlamento doveva essere
controbilanciata dal principio di separazione del potere giudiziario da quello
legislativo e da quello esecutivo

La libert come valore fondamentale per lo sviluppo dell'individuo.


La libert consente all'individuo di sviluppare pienamente la propria personalit e la
propria intraprendenza: la libera attivit degli individui rende possibile produrre e
realizzare tutto ci di cui l'uomo ha bisogno, senza necessit che lo Stato intervenga.

L'individualismo si oppone a ogni forma di tirannide e di dittatura.


L'individualismo si oppone a qualsiasi forma di oppressione da parte di dittatori che
vogliano violare la libert degli individui col pretesto di farli agire per la "grandezza
della nazione", per l'"interesse dello Stato" o in base alla "superiore morale
cristiana", ai "veri comandi dell'Islam" ecc.

23

L'uomo naturalmente egoista e il suo comportamento naturale ha come scopo


soddisfare esclusivamente i suoi bisogni.
L'uomo naturalmente egoista e deve accettare questo fatto senza scandalizzarsi. Egli
non sopravviverebbe se non avesse degli impulsi egoistici che garantiscono la propria
sopravvivenza.
L'egoismo un impulso potente che, se ben incanalato, pu produrre grandi cose.
L'altruismo un impulso debole, su cui si pu fare in realt modesto affidamento.
Il modello di una societ fondata sull'altruismo la comunit di religiosi che non
hanno nulla di proprio (tutto in comune) e non agiscono a scopo di acquisire
ricchezza, ma di aiutare i compagni.
Il modello di una societ fondata sull'egoismo una societ in cui ciascuno sa che,
sviluppando i propri talenti e lavorando sodo riuscir a fare fortuna e a trasmettere ai
figli le proprie ricchezze.
Dice una famosissima frase di Adam Smith: "Non dalla benevolenza del macellaio, del
birraio o del panettiere noi aspettiamo il nostro pranzo, bens dal riguardo che essi
hanno per il proprio interesse. Noi ci indirizziamo non al loro umanitarismo ma al loro
egoismo e non parliamo con essi delle nostre necessit ma dei loro vantaggi".

L'egoismo, illuminato dalla razionalit e tenuto sotto controllo dalla competizione


(concorrenza) pacifica benefico per tutta la societ (utilitarismo).
Paradossalmente, l'egoismo molto pi sollecito verso i bisogni altrui (visti come
occasioni di guadagno) che non l'altruismo (che sovente si accompagna alla
raccomandazione cristiana di reprimere i propri bisogni ed istinti).
La stessa cura dei figli, che una delle forme pi importanti di collaborazione tra
individui, avviene per egoismo.
L'egoismo completamente sfrenato porterebbe rapidamente all'uso della violenza e
dell'inganno.
Ma l'uomo un essere razionale, e non pu non vedere che in tal modo tutti
risulterebbero danneggiati e il soddisfacimento dei bisogni risulterebbe incerto e
precario.

24

La stessa razionalit ed egoismo umani creano pertanto un patto per evitare la


violenza e l'inganno. Nasce un'autorit voluta da tutti che fa rispettare le regole del
gioco, e cio della convivenza civile.

Legoismo temperato dalla concorrenza e da essa trasformato in una forza utile


In una condizione di convivenza civile l'egoismo temperato dalla concorrenza non
violenta, e in tal modo va a vantaggio di tutti.
La concorrenza finisce per regolare ogni ambito dell'attivit umana. La concorrenza
tra imprenditori fornisce ai consumatori le merci migliori ai prezzi pi bassi; la
concorrenza tra studenti e lavoratori per il posto di lavoro fornisce la manodopera pi
capace e qualificata per la produzione, i medici migliori, gli architetti migliori, gli
scienziati migliori; la concorrenza tra gli uomini politici per ottenere i voti degli
elettori fa prevalere i programmi migliori e pi vicini ai desideri della gente; la
concorrenza dei filosofi e degli scienziati per far affermare le proprie idee produce un
continuo avanzamento della scienza e del sapere. Si pu dire che tutto il sistema sociale
si regge sulla concorrenza, che premia i migliori e procura vantaggi a tutta la
collettivit.
Per concorrere gli uomini debbono incontrarsi alla pari, con eguali diritti di fronte alla
legge, senza che nessuno possa far valere la forza delle corporazioni o i privilegi del
proprio rango.

Lo Stato deve intervenire il meno possibile solo per garantire le regole del gioco.
Lo stato, secondo i liberali, deve assicurare la giustizia (tribunali), l'ordine pubblico
(polizia) e la difesa (esercito). Deve insomma garantire la difesa dall'esterno e le regole
del gioco all'interno (niente violenza, concorrenza sleale, ecc.).
Per il resto deve lasciar fare agli individui, e in particolare sconsigliabile che imponga
troppe tasse e che voglia partecipare alle attivit produttive o cerchi di influenzare
l'economia.

La molla dell'egoismo e della concorrenza fa sviluppare la personalit umana.


Spinto dalla competizione, potendo contare solo sulle proprie forze e non su ricchezza
o rango sociale, l'individuo sar costretto a far fruttare tutti i propri talenti, ad essere
accorto, frugale, parsimonioso e intraprendente.

25

L'egoismo risveglia l'intraprendenza umana e fa crescere i commerci, come dice


Hume: "poich gli uomini si abituano ai piaceri del lusso e ai profitti del commercio, la
loro sensibilit e il loro spirito attivo, cos risvegliatisi, li sospingono verso nuovi
progressi in ogni ramo del commercio sia interno sia estero".

IL LIBERISMO.
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Il liberismo la dottrina economica del liberalismo: assegna allo stato un ruolo di


semplice "arbitro" nella lotta economica e sostiene che l'attivit produttiva va lasciata
alla libera iniziativa privata, perch solo in tal modo si assicura il massimo impiego delle
risorse, la ricchezza e la crescita del sistema economico.
Lo Stato deve intervenire il meno possibile, per garantire il rispetto delle "regole del
gioco" della concorrenza e fornire i servizi pubblici pi essenziali: difesa, ordine
pubblico, giustizia.

LA SEPARAZIONE TRA STATO E SOCIETA CIVILE. LA SEPARAZIONE DEI

POTERI.
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Il potere economico deve rimanere separato dal potere politico e dal potere culturale.
Lo Stato (il potere politico), in particolare, non deve intervenire in campo religioso,
economico, scientifico.
I liberisti erano molto polemici nei confronti delle idee del mercantilismo, tipiche dello
stato assoluto del Seicento e del Settecento. Secondo loro lo stato mercantilista
interveniva troppo nell'attivit economica in vari modi:

Monopolizzando molte attivit economiche e concedendone il brevetto di sfruttamento


a determinati soggetti o categorie di soggetti

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Emanando un numero eccessivo di leggi per regolare l'attivit economica che finivano
per soffocarla (ad es. le leggi sul commercio dei grani, citate anche dal Manzoni
finivano per essere cos opprimenti che provocavano carestie)

Dazi doganali

Secondo i liberisti andavano tolti tutti questi ostacoli e altri ancora:

Servit della gleba, che impediva la libera circolazione dei lavoratori

Corporazioni di arti e mestieri, che impedivano il libero esercizio dell'attivit


economica

Terre comuni (che impedivano di sfruttare vaste aree agricole lasciandole a pascolo o a
bosco)

LE "LEGGI NATURALI" DEL SISTEMA. LA "MANO INVISIBILE".


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I liberisti avevano la teoria della "mano invisibile", secondo cui esistono meccanismi
(come quello dei prezzi) che garantiscono che l'attivit economica si sviluppi da s e
proceda nel migliore dei modi senza bisogno di leggi e controlli (tranne quelli per evitare
la violenza e la concorrenza sleale)
L'egoismo una legge naturale messa da Dio nel cuore dell'uomo.
Ma l'egoismo di una singola persona, se fosse libero di sfrenarsi, rovinerebbe tutti gli
altri.
Cos pure, un egoismo che volesse affermarsi con mezzi violenti condurrebbe alla
catastrofe.
In realt, nel cuore dell'uomo, l'egoismo temperato dalla ragione (concezione
illuminista).
E' la ragione a spingere gli uomini a limitare i loro egoismi e a stipulare un patto per
creare una autorit che impedisca i conflitti violenti e tuteli la propriet che ciascuno ha
guadagnato con il proprio lavoro.

27

In tale situazione, a causa della presenza di altri uomini, la legge distruttiva dell'egoismo
viene temperata dalla concorrenza, cio dalla lotta pacifica con gli altri per ottenere il
soddisfacimento dei propri interessi.
La concorrenza trasforma una forza distruttiva in una grande forza di progresso: gli
imprenditori in concorrenza tra loro produrranno prodotti migliori e pi a buon
mercato; i politici, facendosi concorrenza di fronte all'elettorato, proporranno i
programmi politici migliori; gli studenti, stimolati dalla prospettiva di un lavoro
rimunerativo, cercheranno di impiegare tutte le loro energie nello studio; ecc.

IL PRINCIPIO DELLO SCAMBIO. L'EGUAGLIANZA.


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Mentre nell'Ancien Rgime (1600-1700) alcuni individui (nobili, clero) erano in posizione
di forza rispetto ad altri, e in virt dei propri privilegi si appropriavano per legge di una
parte del prodotto nazionale, i liberali rivendicarono la assoluta eguaglianza dei cittadini
di fronte alla legge e il principio per cui, se un individuo vuole qualcosa deve scambiarlo
con qualcosa di equivalente: denaro, lavoro, beni, ecc. Questo principio dello scambio o
"principio della controprestazione" stato affermato anche nei confronti dello Stato:
esso deve fornire servizi pubblici di valore equivalente alle imposte che i cittadini pagano,
evitando gli sprechi e il mantenimento di classi parassite come la nobilt.

IL VALORE DELLA PROPRIETA.


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La propriet guadagnata con il proprio lavoro una importante ricompensa che va


lasciata agli individui.

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La propriet anche garanzia di indipendenza e libert: chi ha dei beni non deve
dipendere da altri per il proprio sostentamento e non pu essere costretto a comportarsi
in modo contrario alla propria libert e coscienza.
La cosiddetta "propriet dei beni personali" (delle stanze in cui tutelare la propria
privacy, libri, vestiario, strumenti per i propri hobby, auto per gli spostamenti ecc.)
indispensabile per la manifestazione della personalit di un individuo, e non pu essergli
espropriata n messa in comune con altri.

IL CIRCUITO REDDITO-SPESA E LA TEORIA DEGLI SBOCCHI DI SAY

IL CIRCUITO REDDITO-SPESA E LA LEGGE DEGLI SBOCCHI


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Osserviamo la figura 1, con lo schema dei rapporti tra famiglie e imprese in un sistema
economico semplificato:
FIGURA 1

IMPRESA
ALFA

C
300

150

IMPRESA
BETA

50

IMPRESA
GAMMA

W+P

W+P

W+P

150

100

50

FAMIGLIE CHE
CEDONO
FATTORI
ALLIMPRESA
ALFA

FAMIGLIE CHE
CEDONO
FATTORI
ALLIMPRESA
BETA

FAMIGLIE CHE
CEDONO
FATTORI
ALLIMPRESA
GAMMA

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Limpresa Alfa produce automobili, utilizzando lamiere che paga lire 150 allimpresa
Beta.
Limpresa Beta produce lamiere, utilizzando minerale che paga lire 50 allimpresa
Gamma
Limpresa Gamma produce minerale senza utilizzare beni strumentali acquistati da altre
imprese
I beni finali prodotti dal sistema economico consistono in auto per un valore di 300 lire,
che costituiscono lincasso dellimpresa Alfa (freccia verticale dalle famiglie allimpresa
Alfa)
Ciascuna impresa, una volta pagato il valore dei beni intermedi utilizzati, distribuisce
tutto il rimanente alle famiglie che hanno preso parte alla produzione, sotto forma di
flusso W+P di

salari

profitti

stipendi

interessi

royalties (compensi per i brevetti utilizzati)

rendite (compenso ai proprietari dei terreni, delle miniere e delle altre risorse naturali
utilizzate)

Tra le famiglie che hanno preso parte alla produzione includiamo ovviamente anche
quelle degli imprenditori.
Possiamo subito vedere che i flussi W+P dalle imprese alle famiglie sono pari a
150+100+50 = 300, e cio hanno lo stesso valore del prodotto finale, costituito da
automobili (300).
In sintesi, tutto il valore dei beni finali prodotti dalle imprese nellunit di tempo (mese,
anno, etc.) viene distribuito alle famiglie sotto forma di flusso W+P di salari, stipendi,
profitto, royalties, rendite.
Questo fatto risulta ancor meglio da uno schema che riunisce in un unico gruppo le
famiglie e in un unico gruppo le imprese:

30

FIGURA 2

IMPRESE

W+P

300

300

FAMIGLIE

Osservando questo schema notiamo che i salari e gli stipendi W+P distribuiti il 27 di ogni
mese finanziano le spese di consumo C delle famiglie fino al 27 del mese successivo,
quando i soldi sono rientrati tutti nelle casse delle imprese e il ciclo si ripete.
Possiamo dire che le famiglie acquistano i beni con gli stessi soldi che sono stati dati loro
dagli imprenditori per produrli. Questo fatto colp leconomista classico Jean-Baptiste
Say (la scuola classica la scuola di pensiero economico dominante tra il 1790 e il 1850
circa, e comprende economisti come Say, Smith, Ricardo, Marx), che formul la legge
degli sbocchi nella sua prima forma (dovuta a Say): Lofferta (cio la produzione) crea la
sua domanda; in altre parole gli imprenditori non hanno ragione di preoccuparsi che
rimangano merci invendute, perch lo stesso denaro che essi distribuiscono alle famiglie
che consentir ad esse di acquistarle.
Gli economisti neoclassici (la scuola neoclassica la scuola di pensiero economico
dominante tra il 1850 e il 1930 circa) perfezionarono lanalisi di Say considerando anche

31

la possibilit che le famiglie potessero risparmiare. Essi misero a punto lo schema di


figura 3 di un sistema economico con famiglie, banche e imprese:
FIGURA 3
I
100
BANCHE

IMPRESE

100

200

W+P
300

FAMIGLIE

In questo schema tutto il denaro risparmiato dalle famiglie (100) viene depositato nelle
banche e poi preso in prestito dagli imprenditori per acquistare beni strumentali durevoli
e scorte di beni strumentali non durevoli (flusso orizzontale I di investimenti tra banche e
imprese). In questo modo, le 300 lire distribuite dalle imprese il 27 del mese, alla fine del
mese successivo ritornano nelle loro casse sotto forma di flusso C+I, e il ciclo si ripete
invariato. In questo caso si dice che il sistema in equilibrio.
Come possono essere sicuri i neoclassici che tutte le somme risparmiate dalle famiglie
torneranno alle imprese sotto forma di investimenti? La risposta a questa obiezione
contenuta nella legge degli sbocchi nella sua seconda forma (dovuta ai neoclassici): Se le
famiglie risparmiano pi di quanto gli imprenditori intendono investire, allora linteresse
offerto sui capitali risparmiati si abbasser e questo avr leffetto di far risparmiare
meno le famiglie, che aumenteranno le spese di consumo e di far aumentare gli
investimenti agli imprenditori. In tal modo, si raggiunge il punto in cui gli imprenditori
investono esattamente quanto le famiglie risparmiano. Anche in questo caso, tutta la
produzione ha trovato il suo sbocco, cio stata acquistata o dalle famiglie o dagli
imprenditori.
Osserviamo la figura 4, che illustra il funzionamento del mercato dei capitali:

32

FIGURA 4

OFFERTA
saggio di
interesse

i2

P
iEQ
i1

DOMA NDA

Domanda di capitali
da parte dell e
impres e
Offer ta di capitali da
parte delle famiglie

La domanda di capitali proviene dalle imprese, che li impiegano per fare investimenti
(acquisto di beni strumentali durevoli e non durevoli), mentre l'offerta di capitali
proviene dal risparmio delle famiglie. La curva di offerta di capitali ascendente: pi
alto il saggio di interesse "i" pi le famiglie sono invogliate a risparmiare. La curva di
domanda di capitali discendente: pi alto il saggio di interesse, pi le imprese trovano
costoso imprestarsi denaro e limitano i prestiti. Il saggio di equilibrio i EQ quello al quale
la domanda di capitali coincide con l'offerta: risparmiatori e imprese hanno trovato un
accordo. Al disopra del saggio di interesse di equilibrio si ha eccesso di offerta di capitali

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da parte delle famiglie (saggio i1) ; al disotto del saggio di equilibrio si ha scarsit di
capitali o eccesso di domanda da parte delle imprese (saggio di interesse i 2)
Come abbiamo gi detto, il funzionamento del mercato dei capitali assicura la validit
della legge degli sbocchi (tutta la produzione viene acquistata); infatti, la situazione in
cui le famiglie risparmiano pi di quanto gli imprenditori investono la situazione che si
ha al saggio i2, con un eccesso di offerta di moneta pari al segmento AB. Questo eccesso di
offerta spinger il saggio di interesse al livello I eq, corrispondente al punto P. Come si
vede osservando landamento della curva di domanda nel tratto AP e landamento della
curva di offerta nel tratto BP, mentre il saggio di interesse scende, gli investimenti degli
imprenditori aumentano (gli imprenditori trovano che il costo del denaro diminuito
sono pi invogliati ad investire) mentre lofferta di moneta da parte delle famiglie
diminuisce (le famiglie trovano meno conveniente risparmiare e aumentano i loro
consumi). Alla fine domanda ed offerta coincideranno nel punto P

LE TEORIE DI MALTHUS E DI LASSALLE

LA POPOLAZIONE NEL SETTECENTO.


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Nel medioevo e nei secoli del mercantilismo (1500-1600) le campagne erano spopolate e
foreste, paludi e terreni accidentati coprivano una gran parte delle terre coltivabili.
L'aumento di popolazione contribuiva a diffondere il disboscamento, l'agricoltura e le
aree coltivate ed era considerato una fonte di potenza economica e militare della nazione.
Ancora legato fortemente ad una visione cristiana e biblica del mondo, il medioevo
considerava una popolazione abbondante e una numerosa discendenza come la
benedizione di Dio all'uomo.
Ma a partire dal 1700 le campagne cominciarono ad espellere manodopera in eccesso, a
causa della chiusura delle terre comuni e del progresso delle tecniche agricole.

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Gli economisti classici si accorsero con preoccupazione che quella che nei secoli passati
era considerata una ricchezza - l'abbondanza di popolazione - ora costituiva una
situazione drammatica che rischiava di togliere valore e dignit ad una vita umana di cui
nessuno (n le campagne n le citt) aveva pi bisogno.

LE TEORIE DI MALTHUS.
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Le analisi pi pessimistiche della situazione sono quelle dell'economista classico Thomas


Robert Malthus (1766-1836).
Egli ebbe il merito di attirare per primo l'attenzione degli studiosi sul rapporto tra
popolazione e risorse. Da allora questo rimasto un importante tema di studio della
scienza economica.
Secondo Malthus, mentre la crescita delle risorse alimentari (cio dei beni di consumo
alimentare disponibili) segue un andamento "aritmetico", la crescita della popolazione
segue un andamento "geometrico", che molto pi veloce.
In matematica, si dice "successione" una serie infinita di numeri.
Una successione si dice "aritmetica" quando ciascun numero successivo ottenuto
sommando sempre la stessa quantit al numero precedente. Ad esempio, la successione:
3, 5, 7, 8, 11, 13,...
ottenuta sommando il valore 2 per ottenere il numero successivo
Una successione si dice "geometrica" quando ogni numero successivo ottenuto
moltiplicando il numero precedente sempre per la stessa quantit, che viene detta
"ragione della successione".
Ad esempio, la successione:
3, 6, 12, 24, 48, 96,...

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ottenuta moltiplicando ogni termine per 2 (la "ragione" della successione) per ottenere
il successivo.
Come si vede, i valori di una successione geometrica crescono molto pi rapidamente di
quelli di una successione aritmetica.
Secondo Malthus, questa diversit dei ritmi di crescita provoca una sovrappopolazione
cronica che mantiene per la maggior parte del tempo le masse in uno stato di miseria e di
mancanza di mezzi di sussistenza.
L'istinto riproduttivo delle masse una legge naturale, e le risorse si sviluppano secondo
leggi altrettanto naturali, per cui, secondo Malthus, vi ben poco da fare per rimediare a
questa situazione.
Secondo lui, anzi, essa destinata ad aggravarsi dal fatto che i fattori produttivi tendono
a fornire nel tempo rendimenti sempre pi bassi, man mano che il loro sfruttamento
diviene pi intenso: basti pensare al fatto che per espandere la produzione agricola
occorre mettere a coltivazione nuove terre via via meno fertili.
La popolazione ha ben pochi ostacoli al suo sviluppo. I freni che Malthus accuratamene
addita come possibili modi per ridurre il divario fra il ritmo di incremento demografico e
il ritmo di crescita delle sussistenze sono la restrizione morale, il vizio e la miseria. Questi
freni agiscono preventivamente, nel senso che possono evitare il dramma di una
popolazione eccessiva. Altri freni, quali le guerre, le pestilenza o le carestie sono, per
Malthus, di natura repressiva, tali cio da entrare inevitabilmente in funzione quando i
freni preventivi siano risultati inadeguati o inconsistenti. Malthus non mostra per di
avere grande fiducia circa l'efficacia della restrizione morale (in sostanza il celibato, il
ritardo dei matrimoni, la continenza e simili) e condanna, da puritano ed ecclesiastico
qual era, sia il vizio sia l'eventuale ricorso a forme di controllo delle nascita diverse da
quelle "naturali" sopra descritte. Dunque, rimane la misera a regolare la crescita
demografica.
L'innalzamento del benessere materiale conduce a creare maggiori bocche da sfamare,
col risultato di aumentare le esigenze di sostentamento pi di quanto siano in grado di
crescere i mezzi stessi di sostentamento. L'equilibrio - se cos possiamo chiamarlo - viene
ripristinato con la morte di una parte della popolazione che ne riduce le dimensioni. Una
sorta di concorrenza applicata all'esistenza umana.

36

La teoria malthusiana fu salutata con grandi onori dal conservatorismo dell'epoca, che
ne trasse la giustificazione per non fare nulla rispetto al problema, sempre pi grave,
dell'impoverimento delle masse. L'aver tracciato una legge di natura, immutabile e
inesorabile, cancellava con un colpo di spugna ogni responsabilit nei riguardi della
miseria, e nello stesso tempo legittimava lo sfruttamento dei lavoratori attraverso
l'erogazione di bassi salari, giacch anche in tal caso il principio di popolazione
funzionava a dovere: pagare "troppo" i lavoratori avrebbe significato condizioni di vita
favorevoli alla crescita demografica, con i noti effetti descritti cos autorevolmente da
Malthus.

LA "LEGGE FERREA (O BRONZEA) DEI SALARI".


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Leggiamo le parole con cui il socialista dell'Ottocento Ferdinand de Lassalle espone tale
legge. La bronzea legge economica che negli attuali rapporti sociali dominati dalla
domanda e dall'offerta di lavoro determina il salario pu riassumersi in questo modo: il
salario si riduce costantemente alla sussistenza necessaria abitualmente richiesta in un
popolo per sopravvivere e riprodursi. Questo il punto intorno al quale oscilla sempre il
salario reale senza potersi elevare ed abbassare per un tempo prolungato, proprio come
un pendolo. Non pu superare in modo permanente questa media perch altrimenti,
diventando pi sostenibile e migliore la condizione dei lavoratori, ne deriverebbe un
aumento dei matrimoni e della riproduzione dei lavoratori, un incremento della
popolazione operaia e quindi dell'offerta di braccia che riporterebbero il salario al suo
precedente livello. Il salario non pu nemmeno restare per molto tempo al di sotto del
minimo necessario di sussistenza perch altrimenti ne deriverebbero emigrazioni, scarsit
di matrimoni, crisi di natalit e infine diminuzione di lavoratori causata dalla miseria che
riduce ancora l'offerta di braccia ripordando il salario allo stadio precedente. La
limitazione del salario medio alla sussistenza abitualmente richiesta in un popolo per
sopravvivere e riprodursi

37

, torno a ripeterlo, questa legge bronzea e crudele che domina il salario nelle attuali
condizioni sociali".

LA CRITICA DI RICARDO A MALTHUS. IL PENSIERO DEGLI ECONOMISTI

SUCCESSIVI.
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Ricardo non condivide il pessimismo di Malthus (perlomeno nel lungo periodo). Egli
ottimista riguardo la condizione dei lavoratori, perch ha riducia nell'avvenire
dell'industria che, secondo lui, capace di espandersi molto pi rapidamente
dell'agricolture e di assorbire i lavoratori attualmente in eccesso.
Inoltre, non vero che la condizione salariata abbrutisce i lavoratori a livello di miseria e
analfabetismo. Mano a mano che l'industria si evolver saranno necessari lavoratori
sempre pi istruiti, che saranno pagati sempre meglio.
Gli economisti successivi a Malthus a poco a poco abbandoneranno l'idea che il salario
sia fatalmente legato al minimo indispensabile di sussistenza e che questo sia anzi
necessario per garantire agli imprenditori i profitti necessari per incentivarli e
finanziarne la attivit.
Al suo posto si fanno strada le idee degli alti salari come condizione dello sviluppo
industriale, e della tendenza dei profitti a decrescere per effetto di questo sviluppo, in
modo tuttavia che la condizione dell'imprenditore non viene peggiorata, riprtendosi il suo
guadagno sopra una pi grande massa di prodotti.

LA TEORIA DELLA RENDITA DI RICARDO

LA RENDITA ASSOLUTA E LA RENDITA DIFFERENZIALE.

38
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La rendita assoluta il compenso che il proprietario della terra riesce ad ottenere


dall'imprenditore perch esiste un numero limitato di terre coltivabili, insufficiente a
permettere a tutti gli imprenditori che lo desiderano di produrre grano.
La rendita differenziale il compenso che il proprietario delle terre pi fertili riesce ad
ottenere perch esistono imprenditori che desiderano coltivare le terre pi fertili piuttosto
che le meno fertili.
Possiamo chiarire il tutto con un esempio:
TERRENO
A
B
C
D

COSTO DI PRODUZIONE DEL GRANO


50 per quintale
60 per quintale
70 per quintale
80 per quintale

PRODUZIONE DI GRANO
10 quintali
10 quintali
10 quintali
10 quintali

Supponiamo che la domanda delle famiglie sia sufficientemente alta da consentire agli
imprenditori agricoli di fissare il prezzo di vendita del grano a 100.
L'imprenditore agricolo che coltiva il terreno D ricava 20 lire in pi rispetto ai costi
sostenuti.
Ma queste 20 lire non andranno all'imprenditore (come profitto), ma dovranno essere
cedute al proprietario come rendita. Infatti, essendo la terra scarsa, gli altri imprenditori
agricoli rimasti disoccupati sarebbero disposti ad accontentarsi di un profitto pi basso
per poterla coltivare, e alla fine tutto il profitto va al proprietario della terra.
Questo tipo di compenso al proprietario della terra, dipendente dalla scarsit del fattore
rispetto alla domanda da parte degli imprenditori, si dice "rendita assoluta".
Se le terre di tipo D fossero disponibili in numero illimitato, nuovi imprenditori
inizierebbero la coltivazione di nuove terre, finch, per l'eccesso di offerta di grano, il
prezzo del grano non scender a 80 . A quel punto il profitto dell'imprenditore sparito,
e l'ingresso di ulteriori imprese non possibile, perch spingerebbe il prezzo al disotto del
costo di produzione.
In questa situazione i proprietari delle terre meno fertili non ottengono alcun compenso
per l'utilizzo da parte degli imprenditori. In questa situazione sparita la rendita
assoluta.

39

Si vede subito che i terreni hanno diversa fertilit. Il terreno A il pi fertile, mentre il
terreno D il meno fertile
Se le famiglie hanno bisogno di 40 quintali di grano per la sopravvivenza, quanto
dovranno pagare alle imprese per ottenere una produzione di 40 quintali?
Sembrerebbe che esse debbano pagare:
(50 * 10) + (60 * 10) + (70 * 10) + (80 * 10) = 2.600
In realt Ricardo mostra che le famiglie dovranno pagare:
80 * 40 = 3.200
Questo perch il prezzo che si forma in un mercato concorrenziale unico.
Se ciascun produttore chiedesse un prezzo diverso, pari al suo costo di produzione, tutte
le famiglie si rivolgerebbero al coltivatore del terreno A e nessuno ai coltivatori dei
terreni B, C o D.
Poich tuttavia il prodotto del terreno A non sufficiente per i bisogni delle famiglie, ben
presto l'eccesso di domanda (= domanda maggiore dell'offerta) far salire il prezzo di
vendita del prodotto del terreno A al livello del costo del terreno D.
L'imprenditore che coltiva il terreno A ricava 40 in pi rispetto ai costi di coltivazione.
Ma egli deve cederle al proprietario della terra, perch tutti gli imprenditori che
coltivano le terre meno fertili (e anche quelli che non sono riusciti ad ottenere terre da
coltivare) avrebbero interesse ai maggiori profitti realizzabili sulle terre pi fertili, e si
farebbero quindi concorrenza offrendo di cedere al proprietario una parte via via
crescente del maggiore profitto ottenibile: in tal modo, alla fine essi si accontenteranno di
lasciare quasi tutte le 40 al proprietario. Per semplificare, gli economisti considerano
che tutte le 40 diventino una rendita dei proprietari. Si tratta di una "rendita
differenziale" rispetto al terreno
D, che non pu essere maggiore della differenza tra i costi di produzione del terreno A e i
costi di produzione del terreno B.

LA DOTTRINA SOCIALE CRISTIANA

40

LA CONCEZIONE CRISTIANA DEI RAPPORTI ECONOMICI.


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La Chiesa ha spesso sostenuto lo stato e le sue leggi (comprese quelle sulla propriet)
perch lo Stato considerato dal pensiero cristiano come un importante mezzo per
poter attuare il regno di Dio.
Gi Dante sosteneva che l'autorit civile ha un proprio ruolo moderatore degli egoismi
individuali.

Deve esistere una autorit religiosa o ispirata alla religione che faccia presenti agli
uomini i principi cristiani. Tale autorit non deve essere ostacolata dallo Stato.
Nella concezione cattolica tradizionale il fatto che esistessero principi, basati sul
vangelo, dell'agire giusto che andavano ricordati agli uomini comportava un preciso
ruolo sociale della Chiesa.
Nel pensiero della Chiesa medioevale, questo comportava una posizione di predominio
della Chiesa. Al vertice, vi doveva essere il potere religioso, da cui traeva
riconoscimento quello politico e, sotto si trovavano i poteri economici, dotati di
maggior riconoscimento se accompagnati da un titolo di potere politico (come nei
proprietari terrieri feudali) e di minor riconoscimento se puramente economici (come
nei commercianti, artigiani e banchieri borghesi e nei semplici lavoratori). Questa
struttura soffocava lo sviluppo economico capitalistico.
Nel moderno Stato laico, la Chiesa afferma che i suoi principi hanno un valore
preminente rispetto a quelli dello Stato, e che lecito ribellarsi agli stati che vanno
contro i principi di Cristo o che ostacolano il magistero della Chiesa.

L'utilitarismo liberale conduce all'egoismo e allo sfrenamento delle passioni.


La Chiesa contesta l'utilitarismo. Manzoni, fervente cattolico, scrisse un trattatello
contro Bentham, famoso utilitarista inglese, per mostrarne la incompatibilit col
pensiero cristiano.

Gli scambi debbono avvenire secondo giustizia: le due prestazioni debbono essere
equivalenti e nessuno deve approfittare della sua posizione di forza. I contratti
debbono avere il giusto prezzo, e in particolare i prestiti debbono avere il giusto
interesse.

41

Secondo tale dottrina bisogna distinguere ricchezze guadagnate e non gudagnate e


considerare equi i compensi di chi non abusa di situazioni monopolistiche, di privilegi
o di posizioni di rendita, offerti da circostanze fortunate, dal possesso di beni scarsi di
cui vi gran richiesta ma che non sono costati particolarmente ecc...

La propriet accettabile se diffusa e ben distribuita. Essa rappresenta in tal caso


una base insostituibile per la libert e lo sviluppo della persona.
Il concetto secondo cui la propriet accettabile se ben distribuita, se diffusa - che
troviamo nella dottrina cristiana - corrisponde ovviamente alla concezione della
giustificazione della propriet nel lavoro, da un lato; alla preoccupazione che i beni
terreni non distraggano gli uomini dai valori extraterreni; al motivo della equit nei
contratti (perch essa garanzia di equilibrio sociale) e soprattutto al concetto che la
propriet debba accettarsi, in questo mondo imperfetto, come strumento per un
equilibrato rapporto fra uomini e natura e quindi come modo per assicurare al
maggior numero di persone una giusta parte di beni materiali e una difesa della loro
persona e della loro famiglia dal bisogno e dalle minacce di sfruttamento di parte degl
altri, a cui si predica il dovere di carit, ma dei cui egoismi doveroso tenere conto
nell'organizzazione sociale.

La dottrina cristiana ripudia la violenza nei rapporti tra gli uomini.


La Chiesa ripudia ogni tipo di violenza nei rapporti politici, e caldeggia la persuasione,
le

armi

incruente

della

predicazione

del

dovere

cristiano,

dell'esempio,

dell'ammonimento o della preghiera.


La preghiera era ritenuta importantissima dalla Chiesa, che per questo era bersaglio
dei marxisti quando essi parlavano della religione come "oppio dei popoli": ai
disgraziati si suggerisce di attenuare le proprie sofferenze terrene pregando; ai ricchi
si suggerisce di aiutare i derelitti pregando per loro e di purificare il proprio animo,
contaminato dal peccato, pregando; ai conventi di pregare per gli uni e gli altri e
perch proseguano le donazion dei ricchi a loro favore, in vista di tale missione. In tal
modo le cose possono rimanere come prima senza che la ricchezza e la diseguaglianza
ostacolino lo sviluppo spirituale delle persone.

La sola propriet che si giustifica quella meritata con il lavoro e la fatica.

42

La dottrina medioevale afferma che la sola propriet che si giustifica quella


accompagnata da fatica, non basata sullo sfruttamento delle condizioni di bisogno
altrui, non fondata su pretese immoderate di arricchimento.

La propriet delle organizzazioni religiose (conventi, monasteri ecc.) che attuano la


perfezione della vita evangelica tra i loro membri, le opere di carit e l'apostolato
giustificata e inviolabile. Essa la base della indipendenza e libert della
Chiesa e mezzo di sviluppo spirituale.

Il lavoro, il mestiere un "ministerium", una missione, una attuazione del precetto di


amore per il prossimo.

La organizzazione sociale ha dei difetti che non sono realisticamente eliminabili.


L'uomo imperfetto, e il rispetto della libert degli individui impone di accettare tali
imperfezioni (il profitto dell'imprenditore; l'interesse di chi presta; la propriet
privata; ecc.).
La chiesa riconosce la libert delle persone di sbagliare. La libert un elemento
fondamentale della condizione umana.
Bisogna eliminare per i fatti pi gravi, modificabili con un intervento dello Stato.
La dottrina economico-sociale cristiana , essenzialmente, una dottrina di
conciliazione, di compromesso. Come eredit della Bibbia ha anche la concezione della
imperfezione dell'uomo (peccato originale e cacciata dallo stato perfetto del paradiso
nella vita imperfetta della Terra).
Da ci una valutazione pessimistica sulle possibilit dell'organizzazione sociale: la
perfezione, per quanto sia un ideale cui si deve mirare, non di questa terra. Quindi la
Chiesa ha un disegno di organizzazione sociale che sebbene ispirato al meglio, tuttavia
riconosce le imperfezioni, in particolare l'egoismo umano e quindi tende al
compromesso.

Le ricchezze materiali sono accettabili solo come un mezzo, ma giammai come un fine.
In particolare vietata l'avidit.
Dio dice ad Adamo di usare della terra e sottometterla. La propriet uno strumento
per realizzare la benevolenza e la benedizione di Dio.

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Le ricchezze debbono per quanto possibile servire per l'elevazione dell'uomo a Dio. Il
cristiano non vede con sfavore la propriet, ma il cattivo uso della propriet
consistente nel riporre la propria fiducia nei beni piuttosto che in Dio.
La validit della propriet deriva dall'assegnazione che Dio fa delle cose del mondo
agli uomini. La propriet permette di godere ordinatamente le cose del mondo, purch
non si pervertisca: a) strumento di esclusione di altri; b) strumento di oppressione e
violenza ad altri; c) strumento e occasione di peccato e corruzione; d) causa di perdita
della fiducia in Dio
La Chiesa vieta il suicidio e considera peccatore l'uomo che non si preoccupa della sua
esistenza e la mette a rischio. L'esistenza un bene che Dio ci ha dato e che non
possiamo gettare via. La propriet assolve quindi il compito di preservare il dono
dell'esistenza.
Dio vieta di accumulare la manna: non bisogna chiedere oltre le nostre necessit,
perch questo spesso porta ad offendere gli esseri viventi, la natura e il prossimo, a
saccheggiare, offendere, deturpare la natura, che pur sempre un dono di Dio da
preservare.
Dio ammette che sacrifichiamo animali e cose per noi, ma il sacrificio accetto a Dio in
quanto questi animali e queste cose col loro sacrificio ci aiutano a crescere. La
distruzione della vita deve portare ad una crescita di amore e di vita.
Altrimenti distruzione di vita.
Dio ci nutre (=ci fa crescere) in molti modi misteriosi e non solo col cibo. La nostra
crescita spirituale dipende dalla Provvidenza, che crea occasioni.
I nostri sforzi possono produrre effetti contrari al nostro bene e non essere sufficienti.
Solo la provvidenza divina fa s che essi arrivino ad effetto.
L'accumulazione di ricchezze non deve procedere sproporzionatamente alle necessit,
la propriet privata ammessa (in relazione alla fragilit umana) ma deve essere il pi
possibile distribuita e i poteri nella societ debbono rispettare una gerarchia di valori,
in cui quelli economici non sono al vertice, ma quelli della dignit, libert, sicurezza
dell'individuo.

La propriet crea un obbligo di aiuto verso il prossimo.

44

La propriet privata crea in chi la possiede un obbligo di aiuto verso il prossimo


bisognoso; in generale chi ha, tenuto ad aiutare chi non ha
Obbligo di dare in prestito il denaro senza pretendere, in contraccambio, in aggiunta
alla restituzione della somma, anche un interesse.
Nei contratti si deve far pagare un prezzo "giusto" il quale va calcolato in modo da
consentire la copertura di costi per mezzi materiali e un ragionevole compenso per il
lavoro svolto senza approfittre delle condizione di bisogno in cui possa trovarsi la
controparte.
Il concetto, della dottrina cristiana medioevale, che la ricchezza e la propriet in
genere creino, in chi li possiedono, un obbligo di aiuto verso gli altri, contiene "in
nuce" il principio della solidariet sociale, dell'assistenza sociale e quindi della
garanzia a ogni uomo di un sostentamento da parte della collettivit.

CRISTANESIMO E MARXISMO.
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La dottrina del giusto prezzo e dell'usura stata vista come anticipatrice della teoria
del plusvalore marxista. Tuttavia vi sono significative differenze tra le due concezioni.

In generale i cristiani hanno rivendicato il merito di aver predicato molti dei principi
socialisti ben prima del marxismo.

Molti cristiani dichiarano di poter essere contemporaneamente marxisti e cristiani.


Ma Marx disse chiaramente che secondo lui "La religione l'oppio dei popoli" e "Dio
stato inventato allo scopo di tenere buoni gli oppressi e ingannarli con il miraggio di
una vita ultraterrena affinch non si ribellassero alle ingiustizie della vita terrena".
In queste condizioni, molti cristiani ritengono impossibile essere contemporaneamente
anche marxista.

Il cristianesimo non a favore del collettivismo. Per collettivismo si intende la


espropriazione di tutti i beni e la attribuzione in propriet allo stato o a collettivit di
lavoratori o a collettivit locali.

45

Esiste un comunismo tra monaci e monache, ma per la Chiesa questa una strada che
pu essere percorsa con profitto solo da coloro che hanno la vocazione, e che farebbe
pi male che bene a persone di virt ordinaria: non si pu elevare una persona al
disopra di quanto gli consentono le sue capacit senza grave danno per la sua anima e
rischio di tentazione e peccato.
Esiste invece un socialismo non collettivista che si pu derivare dalle dottrine cristiane
(vedi i paragrafi sul cristianesimo sociale).

La dottrina secondo cui le ricchezze materiali sono un mezzo e non un fine simile alla
dottrina marxista della mercificazione e della alienazione: della critica, cio al
capitslismo per la sua strumentalizzazione della condizione umana al lucro e ai beni
materiali.

Nella concezione della Chiesa vi un sospetto nei riguardi del progresso materiale, una
diffidenza verso la civilt industriale, mentre in Marx vi l'opposto atteggiamento.
Nella dottrina cattolica medioevale la critica al culto della ricchezza si accompagna a
una critica alla contaminazione che la ricchezza reca all'uomo. Invece per Marx,
mutati i rapporti di classe, la ricchezza sar uno strumento di liberazione umana e una
meravigliosa forza positiva per l'obbiettivo del comunismo.

Mentre i cristiani si dolevano poco che la mancanza di profitto comportasse minore


sviluppo economico (la povert era per loro una virt), i marxisti erano sensibili a
questo aspetto, e ne facevano anzi un argomento di critica al saggio di profitto, che
avrebbe condotto al ristagno degli investimenti.
Per la dottrina cattolica la ricchezza ha in s qualcosa del peccato originale,
rappresenta un elemento pericoloso per il vero fine dell'uomo, che quello
ultraterreno.
La ricchezza assorbe l'attenzione dell'uomo, rende inquieta la sua anima.
La Chiesa, secondo i marxisti, non riconosce sufficientemente il rapporto tra ricchezza
materiale e sviluppo della personalit umana: non per niente, secondo i marxisti,
Cristo disse "beati i poveri"

Il concetto cristiano di carit portava alla assistenza e alla beneficenza, perch


ricchezza e propriet creano, in chi li possiedono, un obbligo di aiuto verso gli altri.

46

Vi da dire per che la dottrina cristiana dell dovere di assistenza ai poveri si basa su
un concetto quello della "carit" che, nella sua originaria versione individuale, si
differenzia considerevolmente da quello del puro diritto all'assistenza.
I marxisti sostengono che l'assistenza cristiana volontaria, affidata alla "carit" della
persona abbiente, non organizzata su base nazionale, non costituente un vero e proprio
diritto (come dovrebbe essere) e che in ultima analisi vista principalmente come
perfezionamento spirituale del ricco invece che come strumento per risollevare le
condizioni materiali del povero.
Ancora pi grave , secondo i marxisti, il fatto che la carit verso il povero sia servita
come giustificazione della propriet del benestante.

IL DIVIETO DELL'USURA.
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I dottori medievali della Chiesa ritenevano che la sete di arricchirsi e il desiderio di beni
materiali non fossero un elemento degno di trovare posto, sul terreno morale e pertanto
affermavano che essi sono irrilevanti per stabilire l'equivalenza nel contratto di prestito,
mentre si preoccupavano di tutelate il debitore dallo sfruttamento che dei suoi bisogni
poteva fare l'usuraio. Non volevano che il denaro si moltiplicasse nelle mani di chi gi ne
aveva; ritenevano che egli dovesse ritenersi pago di esso e che dovesse astenersi
dall'arricchirsi troppo o, almeno, accompagnare con la propria fatica un ulteriore
arricchimento.
Le condizioni in cui essi elaborarono la loro teoria, in effetti erano quelle di una societ
scarsa di capitali finanziari, in cui i debitori appartenenti per lo pi al mondo rurale e al
piccolo artigianato, erano alla merc dei creditori, appartenenti alla classe ricca.
Gli economisti classici e neoclassici fecero una importante scoperta, che cambi
completamente la impostazione del problema dell'usura.
Essi si resero conto che il denaro un bene scarso, e che normalmente, il numero delle
persone disposto a chiedere un prestito superiore alla quantit di moneta disponibile.

47

In queste condizioni DEVE esistere un meccanismo per stabilire chi otterr il prestito e
chi non lo otterr.
Lo stesso problema si pone per i beni di consumo: il meccanismo del prezzo che si forma
a seguito della domanda ed offerta ha lo scopo di scegliere le persone a cui distribuire i
beni prodotti. Questo meccanismo (detto "meccanismo del mercato" o meccanismo di
mercato") attribuisce i beni agli individui disposti a pagare il prezzo pi alto.
Gli alti interessi sui prestiti non sono quindi altro che un meccanismo per decidere chi
otterr il finanziamento, e sono dovuti alla scarsit della moneta disponibile. I moralisti
possono smettere dunque di interrogarsi, secondo gli econonomisti classici e neoclassici,
sulla "moralit" di alti interessi.
Naturalmente, vi sono meccanismi alternativi per distribuire i beni. Lo studente
dovrebbe leggere, su tutta la questione, le pagine 170-174 del libro di R.G.Lipsey
"Introduzione all'economia" (vedi fotocopie).
Nell'Ottocento si cercava ancora di giustificare l'interesse cul capitale come un premio
per il sacrificio dell'astinenza. Ma evidente che un benestante non ha in questo modo un
particoalre sacrificio di astinenza e che un avaro ne ha uno ancora minore. L'unica vera
giustificazione del tasso di interesse , come abbiamo detto, che il denaro "scarso".
La Chiesa ammorbid in seguito la sua posizione nei confronti dell'usura. Le leggi morali
potevano intralciare l'attivit economica, che portava in fin dei conti benessere alle
persone, e di fronte a questo si cedette alle ragioni dell'egoismo.
Si ammise l'interesse per ritardo, per perdite subite o mancati guadagni, per prestito
ipotecario riguardante la terra (fruttifera), derivante da quote di compagnie. Si ammise
infine, da parte di una scuola teologica, la liceit dell'interesse tutte le volte che si potesse
adoperare l'argomento che i beni presenti hanno pi valore materiale di quelli futuri.

LE ORIGINI DEL CATTOLICESIMO SOCIALE. IL MOVIMENTO CRISTIANO

SOCIALE DI FINE OTTOCENTO.


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48

Ci fu un "socialismo cristiano" nell'Ottocento, di cui Marx parlava sarcasticamente,


legato alla vita e ai valori delle campagne, di ispirazione agricola, che giunto via a
presentarsi come movimento dei piccoli proprietari, contro i grandi; e poi come
movimento dei mezzadri braccianti per la redistribuzone di terre a loro favore.
Negli anni 1860 in Germania sorse un movimento cristiano sociale guidato dal vescovo
cattolico von Ketteler, che scrisse un opuscolo "La questione operaia e il cristianesimo".
Von Ketteler era influenzato dagli autori socialisti che erano convinti che la legge bronzea
dei salari fosse una realt, che era il lavoro contenuto nei beni ad originare il loro valore e
che il sistema capitalistico avesse la tendenza a cadere in periodiche crisi economiche, e
che per evitare tutto questo necessitasse l'intervento dello Stato (socialismo di stato).
Il Papa, nell'enciclica "Quod apostolici muneris" del 1878, condann il socialismo, il
comunismo e l'anarchismo, perch erano movimenti atei (affermavano che la religione
era un inganno).
I cristiano sociali reagirono eliminando il termine "socialismo" dai loro scritti e discorsi e
attenuarono le loro posizioni riformiste, pur continuando a proporre delle leggi a favore
dei lavoratori (cosiddetta "legislazione sociale").
I cristiano sociali austriaci e francesi erano antiliberali, antisemiti, antidemocratici.
Attaccavano il capitalismo per i suoi soprusi ma propugnavano un movimento sindacale
basato non sul potere ai lavoratori, ma sul potere a corporazioni formate, con
l'approvazione dello Stato, mediante la associazione fra datori di lavoro e lavoratori.
Nel 1891, tredici anni dopo l'enciclica "Quod apostolici muneris" fu promulgata
l'enciclica "Rerum novarum" che si occupa delle condizioni delle classi lavoratrici e
propone innovazioni sociali, sia pure cautamente. Il socialismo cattolico poteva ora
trovare una esplicita (anche se prudente e esitante) autorevole convalida. Essa non si
opponeva ai principi democratici, ma all'attivit economica senza controllo.
Il partito popolare cattolico fondato in Italia da don Sturzo fu il frutto pi notevole della
"Rerum Novarum".
Mentre il movimento cristiano sociale di fine ottocento era antidemocratico, il socialismo
cattolico dell'inizio del Novecento, col sostegno dell'enciclica "Rerum novarum", anche se
non poteva menzionare la parola "socialismo", poteva far rivivere la dottrina originaria
della Chiesa, combattendo i liberali non per i loro principi democratici, ma per i principi

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liberisti di una economia senza controllo; e quindi potevano nascere movimenti politici
cattolici ispirati a idee di democrazia economica e politica.

IL CATTOLICESIMO SOCIALE DEL PRIMO E DEL SECONDO DOPOGUERRA. IL

PERSONALISMO.
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Nel primo e secondo dopoguerra, un movimento che si ispirava al cattolicesimo sociale,


molto attivo in Francia e diffuso anche tra gli uomini della Democrazia Cristiana italiana
prendeva il nome di personalismo. Il movimento personalista era, per certi aspetti,
contrario sia alle dottrine liberali che a quelle marxiste.
Contro le dottrine liberali sosteneva che non basta prcclamare a parole la dinit e la
libert dell'uomo, come idea astratta, e disinteressarsi delle condizioni materiali in cui gli
uomini vivono. Occorre invece promuovere la giustizia sociale e l'uguaglianza, in modo
che la dignit e la libert umana siano per tutti una realt e non vuote parole.
Contro le dottrine marxiste, sosteneva che la persona non riducibile alla sua sola
dimensione economico-materiale ma un essere eminentemente spirituale. Per questo,
occorregarantire la libert, che l'alimento dello spirito.
I punti importanti di questa dottrina erano i seguenti:

In primo luogo, i diritti fondamentali della persona, che si richiamano alla tradizione
liberale iniziata con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e del cittadino del
1789

In secondo luogo, la democrazial in quanto unico sistema politico conforme alla dignit
delle personel poich non le riduce a oggetti nelle mani altrui

In terzo luogo, l'impegno per una politica a favore delle classi pi deboli e contro le
ingiustizie sociali, da cui deriva la concezione dello Stato interventista, autore delle
riforme sociali necessarie (attraverso gli interventi nell'economia, la programmaziona,
la sicurezza sociale, la politica per la piena occupazione e la tutela dei lavoratori ecc.

50

Infine, la subordinazione dei diritti economici (la pripriet, l'iniziativa economica) agli
interessi di tutta la collettivit. Tali diritti furono ancora riconosciuti ma v ennero, per
cos dire, "affievoliti" di fronte all'interesse generale.

Da ultimo, lo Stato che governa i processi economici e limita e indirizza i diritti


economici dei privati (la propriet e l'iniziativa economica), quei diritti che il secolo
prEcedente aveva proclamato inviolabili e la nostra Costituzione vuole invece che
siano subordinati agli interessi generali. Tutto ci si esprime in una formula di sintesi:
lo "Stato interventista".

Gli anni dal 1945 al 1960 hanno visto la definitiva accettazione del principio di
democrazia politica; quelli successivi con le enticliche "Mater et magistra" e
"Populorum progressio" la ripresa dell'originario pensiero sociale cattolico.

IL SOCIALISMO UTOPISTICO

I "SOCIALISTI UTOPISTI".
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La critica all'economia capitalista si espresse, nella prima met dell'Ottocento ad opera


di un gruppo di pensatori dalle idee molto differenti, chiamati "socialisti utopisti" per
distinguerli dai cosiddetti "socialisti scientifici" seguaci di Marx.
Tratto comune ai suoi principali esponenti, che definiamo anche "socialisti
associazionisti", la considerazione del capitalismo come un sistema economico (sociale e
politico) profondamente ingiusto, caratterizzato dalla povert diffusa e dalla
disuguaglianza. Negli scritti degli associazionisti sempre avvertibile un senso di
ribellione alle iniquit manifeste della loro epoca, che peraltro non riesce a proporre
soluzioni pratiche convincenti (da qui il nome di "utopisti").

51

SAINT SIMON.
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Claude-Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon (1760-1825) ha una particolare visione


del socialismo da attuarsi non attraverso la demolizione del sistema capitalistico, ma, al
contrario, perfezionando sempre pi l'organizzazione sorta dalla rivoluzione industriale.
Gli "industriali", cio tutti i ceti produttivi (lavoratori dipendenti, tecnici, imprenditori,
scienziati) avrebbero dovuto operare in sinergia e concordia per l'edificazione di una
societ pi sviluppata ma anche pi giusta.
Questa societ doveva basarsi su una nuova morale e su una nuova religione, simile a
quella cristiana, che predicasse e mantenesse la solidariet tra le classi, di cui SaintSimon scrisse il catechismo.

FOURIER.
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Charles Fourier (1772-1837), filosofo, ritiene che l'uomo sia fondamentalmente buono,
ma venga contaminato e corrotto dalla societ "artificiale". La societ esistente,
innaturale e dominata dal disordine, deve pertanto essere modificata. Fourier cre delle
"comuni" di diverse centinaia di persone chiamate "Falansteri" che riunivano molte
famiglie che allevavano i figli in comune e producendo tutto quanto era necessario alla
propria sussistenza. Questi esperimenti ebbero per vita breve ed esito insoddisfacente.

OWENS.
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52

Robert Owens (1771-1858) era un abile imprenditore che cerc di dare alle sue fabbriche
la veste di cooperativa tra operai, prima nella cittadina scozzese di New Lanark e poi
negli Stati Uniti. Egli, a differenza degli altri imprenditori, interessati solo al profitto, non
permise mei l'impiego di bambini al disotto dei dieci anni, limit l'orario di lavoro a dieci
ore e mezzo, apr scuole serali per ragazzi-lavoratori, istitu asili d'infanzia e cos via.
L'esperimento tuttavia non ebbe fortuna, e
Owens fu costretto a chiudere le fabbriche.

IL PENSIERO ECONOMICO MARXISTA. LA DOTTRINA DEL VALORE-LAVORO


PRESSO GLI ECONOMISTI CLASSICI.

IL PLUSVALORE.
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Plusvalore = Ricavi-Costi-Profitto normale = Extraprofitto


L'insieme dei salari pi il profitto normale rappresenta solo una parte del valore delle
merci. La differenza viene chiamata plusvalore, che spetterebbe ai lavoratori, ma di cui si
appropriano gli imprenditori come "extraprofitto". E' giusto che l'imprenditore si
appropri del profitto normale

IL PROFITTO NORMALE E L'EXTRAPROFITTO.


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Cos' il "profitto normale"?


E' il compenso che spetta all'imprenditore per i fattori produttivi di sua propriet che
egli impiega nell'impresa: infatti, impiegandoli nell'impresa egli subisce una perdita pari
a quanto avrebbe potuto guadagnare cedendone l'uso ad altre imprese.

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L'imprenditore ha perci diritto:

Alla retribuzione del proprio lavoro (che potrebbe prestare alla dipendenza di altri,
percependo un compenso)

Ad un interesse per i beni di sua propriet e i suoi capitali investiti nell'impresa pari a
quello che avrebbe se li desse a prestito ad altri

Una somma pari al canone di affitto che otterrebbe affittando l'edificio o il terreno
utilizzati nell'impresa, se questi sono di sua propriet

Nel profitto normale compreso anche un compenso per il rischio: nessuno


accetterebbe di rischiare i propri fattori produttivi (lavoro, capitali propri ecc.) in una
attivit produttiva se potesse ricavare esattamente LO STESSO guadagno cedendoli
senza rischi ad altri (impiegandosi come dirigente presso imprese altrui, dando in
affitto i propri capitali ecc.).

Il profitto normale deve quindi essere lievemente maggiore di quanto si guadagnerebbe


cedendo ad altri i propri fattori, per compensare i maggiori rischi dell'attivit produttiva
svolta in proprio.
Il profitto normale un segnale molto importante per l'imprenditore: se egli si rende
conto che il suo profitto inferiore al profitto normale egli chiude l'impresa: gli conviene
infatti dare in affitto i fattori che impiegava nell'impresa e cedere il suo lavoro alle altre
imprese, perch guadagnerebbe di pi
Tutto il guadagno dell'imprenditore oltre il profitto normale costituisce l'"extraprofitto"
o "surplus" (come lo chiama Marx).
In sintesi abbiamo il seguente schema:
Ricavi delle vendite - Salari - Rendite - Interessi = Profitto normale + Extraprofitto.

LA TEORIA DEL VALORE DI ADAM SMITH.


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Gli economisti classici (compreso Marx) si occuparono per primi del "problema del
valore": che cosa determina il valore di ogni bene? Chi o che cosa stabilisce quale debba

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essere il prezzo di un prodotto? In che rapporto ciascun bene si scambia con ciascun altro
e che relazione esiste fra esso e il valore che vi assegna ogni altro individuo?
Adam Smith (1723-1790) distingue tre concetti: a) valore d'uso; b) valore di scambio; c)
valore-lavoro contenuto; d) valore-lavoro comandato.
Il valore d'uso dipende dall'utilit del bene: tanto pi alta l'utilit, tanto pi alto il
valore d'uso che un soggetto attribuisce ad un bene.
Il valore di scambio di un bene determinato invece dalla quantit di altri beni che si
scambia con il bene considerato.
In sostanza, il valore di scambio quel che gli economisti chiamano "prezzo relativo".
Col termine "prezzo relativo" si indica il prezzo di un bene in termini di un altro bene,
mentre con il termine "prezzo assoluto" si intende il prezzo in moneta di un bene. Cos,
se il pane costa ha un prezzo assoluto di 2000 al kg e la frutta ha un prezzo assoluto di
4000 al kg, diremo che il prezzo relativo della frutta rispetto al pane 2, mentre il prezzo
relativo del pane rispetto alla frutta 1/2.
Il valore di scambio, a differenza del valore d'uso, non determinato dall'utilit del bene,
ma dal mercato su cui il bene si vende e nel quale si forma il prezzo del bene: tanto pi
alto il prezzo del bene in rapporto al prezzo degli altri beni, tanto pi grande il valore
di scambio.
Valore d'uso e valore di scambio possono non coincidere. Esempi molto chiari sono quelli
dell'acqua e dei diamanti.
L'acqua ha un altissimo valore d'uso, in quanto indispensabile alla vita, ma ha un
bassissimo valore di scambio, in quanto viene ceduta ad un prezzo irrisorio.
I diamanti hanno un bassissimo valore d'uso (essendo un bene voluttuario, a a cui si pu
facilmente rinunciare), ma un altissimo valore di scambio, in quanto il loro prezzo
estremamente elevato.
Ogni bene incorpora un valore-lavoro corrispondente al numero di ore lavoro che sono
state necessarie per produrlo. Tale valore-lavoro viene chiamato "valore-lavoro
contenuto".
Ad esempio, un paio di scarpe incorpora: a) la quantit di lavoro che stata necessaria
all'allevatore per allevare l'animale, macellarlo e conciarne la pelle; b) la quantit di

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lavoro che stata necessaria per fabbricare il martello e gli attrezzi del calzolaio; c) la
quantit di lavoro che stata necessaria al calzolaio per produrre le scarpe.
Come si vede, anche i beni strumentali durevoli (attrezzi) e non durevoli (cuoio) utilizzati
hanno un valore lavoro: una parte del loro valore lavoro (corrispondente al logorio che
subiscono nel produrre il bene) incorporata nel bene insieme al lavoro di colui che lo
produce.
Il "valore-lavoro comandato" invece il valore-lavoro della quantit di beni che si pu
scambiare col bene considerato. Ad esempio, un paio di scarpe si scambia con dieci panni
di lana, il cui valore-lavoro contenuto di 20 ore: il valore-lavoro comandato delle scarpe
di 20 ore.
Non necessariamente valore-lavoro contenuto e valore-lavoro comandato coincidono. E'
possibile che per produrre un paio di scarpe necessitino 10 ore lavoro e che le si possa
scambiare con panni di lana del valore di 20 ore lavoro.
E' ovvio che il valore di scambio di un bene dipende direttamente dal valore-lavoro
comandato e non dal valore-lavoro contenuto.
Tuttavia, Smith pensa che valore-lavoro contenuto e valore-lavoro comandato tendano a
coincidere. Quindi, in ultima analisi, il valore di scambio di un bene dipende dal valorelavoro contenuto.
Perch il valore-lavoro contenuto e il valore-lavoro comandato tendono a coincidere?
Consideriamo ancora l'esempio delle scarpe (valore-lavoro contenuto = 10) che si
scambia con la lana (valore-lavoro contenuto = 20): ben presto i produttori di lana si
accorgeranno che invece di impiegare 20 ore per produrre lana, possono impiegare 10 ore
per produrre scarpe e poi scambiarle con 20 ore di lana. Si avr cos uno spostamento di
fattori produttivi dalla produzione della lana alla produzione delle scarpe. La produzione
di lana aumenter, mentre quella di scarpe diminuir. L'offerta di scarpe diverr
abbondante e il loro prezzo scender, mentre l'offerta di lana diventer scarsa, e il suo
prezzo salir. Questo far s che un paio di scarpe si scambi con meno lana, e il processo
proseguir fino a quando un paio di scarpe si scambier esattamente con un numero di
ore equivalenti in termini di lana.
Ma, secondo Smith, la teoria secondo cui valore-lavoro contenuto e valore-lavoro
comandato coincidono non pi vera in una economia capitalistica.

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Infatti, in una economia capitalistica,

LA TEORIA DEL VALORE DI RICARDO.


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Possiamo usare i prezzi per determinare il valore-lavoro o dobbiamo usare i salari?


Se il bene A costa 1000 mentre il bene B costa 2000, ma i salari pagati per la
produzione di A sono di 800, mentre i salari pagati per la produzione del bene B sono di
400, diremo che il valore-lavoro di A doppio di quello di B
(guardando i salari) o che il valore-lavoro di B doppio di quello di A (guardando i
prezzi)?
Che rapporto c' in una economia capitalistica tra prezzi, valore-lavoro dei beni e salario
pagato ai lavoratori?
Ricardo, pur accettando la teoria di Smith, chiar il rapporto tra prezzo, valore-lavoro e
salari, che Smith non era riuscito a spiegare del tutto.
Ricardo chiar un punto molto importante: che il salario del lavoratore non una misura
del valore-lavoro contenuto, e quindi del valore di scambio del bene: la misura pi esatta
del valore-lavoro di un bene data dal suo prezzo in rapporto ai prezzi degli altri beni.
Se per produrre una unit di bene A paghiamo ai lavoratori 1.000 (pari ad un'ora di
lavoro), mentre per produrre una unit del bene B paghiamo ai lavoratori 2.000 (pari a
due ore di lavoro), non possiamo concludere che il valore-lavoro del bene
B sia doppio di quello del bene A.
Pu capitare ad esempio che il bene A sia prodotto usando semilavorati (beni strumentali
non durevoli) in quantit tripla di quella necessaria per produrre il bene B.
Supponiamo che i prezzi dei beni strumentali rispecchino la quantit di ore lavoro
contenute in tali beni. Se il prezzo dei semilavorati usati per produrre il bene A di
3000, mentre il prezzo dei semilavorati usati per produrre il bene B di
1000 avremo che:
Valore-lavoro bene A = 1000/1000 + 3000/1000 = 4 ore-lavoro
Valore-lavoro bene B = 2000/1000 + 1000/1000 = 3 ore-lavoro

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Come si vede, il prezzo di A ( 4.000) rispetto a B ( 3.000) rispecchia il valore-lavoro dei


beni, mentre il salario pagato per produrre A ( 1.000) rispetto al salario pagato per
produrre B ( 2.000) non rispecchia il valore-lavoro dei beni.
Perci Ricardo concluse che mentre i prezzi (relativi) di mercato rispecchiano la
proporzione di valore-lavoro contenuta nei vari beni, i salari pagati non rispecchiano tale
proporzione.
Ma c' anche un'altra ragione per cui il salario dei lavoratori non rispecchia il valorelavoro dei beni.
In realt, i lavoratori debbono cedere una parte del valore-lavoro che essi hanno
contribuito ad incorporare nel bene agli imprenditori.
Questa parte di valore-lavoro viene poi spartita tra gli imprenditori (come "profitto") e i
proprietari delle risorse naturali (ad es. i proprietari dei terreni o delle miniere o dei
capannoni industriali utilizzati dagli imprenditori) (come rendita").
Riprendiamo l'esempio precedente modificandone i dati:

Bene A
Prezzo del bene A: 4.000
Prezzo dei semilavorati: 3.000
Salario dei lavoratori: 600
Profitto dell'imprenditore: 200
Rendita del proprietario di risorse naturali: 200
Ore lavoro incorporate nei semilavorati impiegati: 3
Ore lavoro impiegate per produrre il bene: 1

Bene B
Prezzo del bene B: 3.000
Prezzo dei semilavorati: 1.000
Salario dei lavoratori: 1.800
Profitto dell'imprenditore: 100
Rendita del proprietario di risorse naturali: 100
Ore lavoro incorporate nei semilavorati impiegati: 1
Ore lavoro impiegate per produrre il bene: 2

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In questo caso, il rapporto tra i salari pagati per il bene A ( 600) e i salari pagati per il
bene B ( 1800) suggerisce addirittura che il valore-lavoro del bene A sia un terzo di
quello del bene B (rapporto 3 a 1), mentre invece sappiamo, guardando i prezzi, che il
rapporto tra valori-lavoro di 4 a 3.
Concludendo, molto importante tenere a mente che per Ricardo i prezzi tendono a
rispecchiare il valore-lavoro dei beni.
Consideriamo il seguente esempio:

Bene C
Ore-lavoro incorporate nei semilavorati: 1
Ore-lavoro dei lavoratori: 1
Ore-lavoro complessive incorporate dal bene C: 2
Prezzo: 1.000

Bene D
Ore-lavoro incorporate nei semilavorati: 2
Ore-lavoro dei lavoratori: 2
Ore-lavoro complessive incorporate dal bene D: 4
Prezzo: 1.000

In questa situazione, gli imprenditori sono probabilmente invogliati ad abbandonare la


produzione di D in favore della produzione di C.
Infatti, producendo C riuscirebbero a trattenere per s una quota maggiore di profitto, in
quanto debbono pagare solo 1 ora lavoro e 1 ora di semilavorati.
Questo provocherebbe un aumento della produzione di C e una diminuzione della
produzione di D.
Il bene C diverrebbe pi abbondante e il suo prezzo diminuirebbe. Il bene D diverrebbe
pi scarso e il suo prezzo aumenterebbe.

LA TEORIA DI MARX DEL PLUSVALORE .


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Secondo Marx l'extraprofitto degli imprenditori un furto a danno dei lavoratori, perch
non giustificato dal lavoro svolto dall'imprenditore o dal rischio che egli corre: infatti,
questi sono gi compensati dal profitto normale, mentre l'extraprofitto o surplus
spetterebbe ai lavoratori.
Sulla base delle idee di Marx, si possono fare due ragionamenti distinti per mostrare che i
lavoratori vengono privati di una parte di quanto loro dovuto a vantaggio degli
imprenditori.
Primo ragionamento per dimostrare l'ingiustizia della appropriazione del plusvalore da
parte degli imprenditori.
Se consideriamo il valore di un prodotto, possiamo considerarlo composto dei seguenti
elementi:

Il capitale costante
E' rappresentato dalle spese per i fattori diversi dal lavoro: dai macchinari alle
materie prime, alle spese di impianto, amministrative e cos via.

Il capitale variabile
E' rappresentato dai salari pagati ai lavoratori

Il plusvalore
Rappresenta un furto ai danni dei lavoratori, col pretesto che gli imprenditori hanno
diritto ad un profitto.
Ma Marx nota che il profitto degli imprenditori gi compreso nel capitale costante.
Pertanto il plusvalore spetterebbe ai lavoratori.

Secondo ragionamento per dimostrare l'ingiustizia dell'appropriazione del plusvalore ad


opera degli imprenditori.
In un processo produttivo, secondo Marx, vanno compensati in modo eguale tutti i fattori
produttivi che vi hanno partecipato.
Dovranno pertanto essere pagati:

Una rendita ai proprietari dei fattori naturali

Un interesse ai proprietari dei capitali

Un salario ai lavoratori

Un profitto agli imprenditori

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Normalmente i proprietari dei fattori naturali e dei capitali riescono a farsi compensare
adeguatamente. Anzi, secondo Marx e gli economisti classici, come abbiamo visto, i
proprietari dei fattori naturali riescono spesso ad ottenere pi del dovuto.
Questi compensi aggiuntivi che essi si procurano approfittando della scarsit dei loro
fattori sono chiamati "rendite di posizione" (Marx li chiama "rendite parassitarie").
Gli imprenditori non possono pertanto arricchirsi a danno dei capitalisti o dei proprietari
delle risorse naturali.
Gli unici soggetti sfruttabili dagli imprenditori sono i lavoratori, che non si vedono
riconosciuto un adeguato compenso per la partecipazione alla attivit produttiva.
Un lavoratore pu essere retribuito in base a due criteri molto diversi l'uno dall'altro:

In base al valore dei beni che ha prodotto

In base al prezzo che il mercato assegna alle sue ore-lavoro

In base al primo criterio (che secondo Marx l'unico giusto) l'imprenditore non
dovrebbe trattenere che il compenso per i propri fattori (profitto normale) e lasciare
l'extraprofitto o surplus ai lavoratori.
In base al secondo criterio il lavoratore non viene trattato come un soggetto che ha gli
stessi diritti degli altri proprietari di fattori, ma come una merce molto abbondante e
perci poco pagata, e l'imprenditore si appropria di quella parte del valore dei beni
prodotti che spetterebbe ai lavoratori oltre al salario di pura sussistenza.
La prova di questo, secondo Marx, la seguente: se sommiamo il valore di tutti i beni
prodotti in un sistema e lo confrontiamo con il complesso dei salari pagati ai lavoratori (il
cosiddetto "monte-salari"), scopriamo che con il monte-salari i lavoratori non sono in
grado di acquistare tutti i beni che hanno prodotto.
Per fare un esempio in cifre, Marx scopr che, in un sistema che produce beni per un
valore complessivo di 100, i compensi dei lavoratori ammontano normalmente a 50.
Come fa Marx a sostenere che tutto il valore dei beni deve andare ai lavoratori? Si
potrebbe obiettare che i lavoratori non possono ricevere 100 perch una parte del valore
del prodotto deve compensare i capitalisti e i proprietari di risorse naturali.
Ma secondo Marx, i proprietari di risorse naturali non svolgono materialmente alcun
lavoro, e perci non hanno diritto ad alcun compenso: le risorse naturali dovrebbero
appartenere alla collettivit, e in tal modo sparirebbe la rendita.

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Per quanto riguarda i capitalisti, secondo Marx i loro capitali provengono in gran parte
dallo sfruttamento dei lavoratori, oppure sono stati EREDITATI. Marx ritiene che non
esiste una ragione logica per cui i parenti del capitalista abbiano diritto ai suoi capitali
piuttosto che qualsiasi altro lavoratore. Anche tali risorse dovrebbero quindi essere
considerate guadagnate da tutta la collettivit, e in tal modo sparirebbe l'interesse.
Si potrebbe obiettare che ogni imprenditore deve pagare i beni strumentali durevoli e non
durevoli necessari per la produzione. Ma se guardiamo il sistema economico nel suo
complesso, QUALSIASI bene risulta prodotto da lavoratori, quindi, se guardiamo al
valore di TUTTA la produzione di un paese, questo deve coincidere con i salari, mentre in
realt ci non avviene.
E il profitto normale dell'imprenditore? Privato di capitali e di fattori naturali,
l'imprenditore parteciperebbe al processo produttivo unicamente col proprio lavoro, e
quindi viene considerato da Marx come un comune lavoratore, che ha diritto ad un
SALARIO in tutto simile a quello degli altri lavoratori.

LA CADUTA DEL SAGGIO DI PROFITTO.


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Nel valore del bene contenuto: a) il lavoro che servito per fabbricare i macchinari
impiegati; b) il lavoro che viene pagato ai lavoratori; c) il plusvalore
L'imprenditore sostituisce continuamente il lavoro umano con le macchine.
Giunger alla fine ad una situazione in cui governer una fabbrica composta di sole
macchine.
Ma non si pu sfruttare una fabbrica di pure macchine. In quel momento l'imprenditore
guadagner solo il profitto normale, senza extraprofitto, e quindi non avr pi interesse
ad investire in nuove attivit produttive, preferendo impiegarsi presso altri imprenditori
(avrebbe infatti uno stipendio sicuro e meno rischi).
Ma in tal modo Marx dimostra che l'avidit degli imprenditori condurr il sistema
economico all'arresto dello sviluppo. Se invece le fabbriche fossero date in gestione e in

62

propriet ai lavoratori o allo Stato, l'impulso a creare nuove imprese non si arresterebbe,
e il sistema economico si svilupperebbe senza interruzioni.
Esponiamo il ragionamento con l'aiuto dei numeri e di semplici concetti economici.
Come abbiamo visto, si ha:
Valore della merce = Capitale costante (C) + Capitale variabile (V) + Plusvalore (S) in
simboli scriveremo:
Valore della merce = C + V + S
Definiamo "saggio di profitto" SP il rapporto:

SP

S
C V

Il saggio di profitto un importante incentivo per l'imprenditore: pi alto il saggio di


profitto, maggiore la percentuale di ci che egli incassa come valore della merce che va
nelle sue tasche.
Il saggio di profitto equivale matematicamente a:
S
V

S
SP
V
C V
C

1
V V
V

Il valore

S
V

detto da Marx "saggio del plusvalore" e rappresenta la

percentuale dei salari che gli imprenditori riescono a "rubare" ai lavoratori.


Il valore

S
V

detto da Marx "composizione organica del capitale"

ed tanto pi alto quanto maggiori sono i compensi che l'imprenditore deve pagare per
risorse naturali, macchinari e altri fattori diversi dal lavoro.
Osservando la frazione che esprime il valore del saggio di profitto, Marx si accorse che,
con l'aumento dell'impiego dei macchinari, sarebbe aumentato il rapporto C/V e ci
avrebbe fatto diminuire il saggio di profitto SP:

63

S
SP V
C
1
V

Mano a mano che il saggio di profitto diviene pi basso, gli imprenditori sono sempre
meno invogliati a intraprendere nuove iniziative, e alla fine la produzione finir per
ristagnare, e il sistema capitalistico si bloccher.

LA CRISI DEL CAPITALISMO SECONDO MARX.


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Abbiamo gi visto che, a causa della caduta del saggio di profitto, la produzione del
sistema economico prima o poi smetter di crescere e in tal modo non potr pi far fronte
all'aumento della popolazione, che diverr sempre pi povera.
La differenza tra la ricchezza dei capitalisti, che si accresce ad ogni ripetersi del processo
produttivo, grazie alla sottrazione del plusvalore a danno dei lavoratori, diverr alla fine
talmente intollerabile da scatenare la rivoluzione.
Si verificher un impoverimento della stessa classe capitalistica. A poco a poco le imprese
pi forti e gli eventi imprevedibili del mercato capitalistico (dove basta un mutamento dei
gusti dei consumatori per mandare in rovina interi settori produttivi) elimineranno le
imprese concorrenti.
La maggior parte dell'attuale ceto imprenditoriale sar perci ridotta alla miseria, e si
avr quindi un piccolissimo numero di soggetti ricchi a fronte della quasi totalit che vive
nella povert. Non si potr pi illudere i lavoratori mostrando loro che possibile per
tutti fare fortuna intraprendendo una attivit imprenditoriale. Questo innescher la
rivoluzione.

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IL PENSIERO DI HEGEL

BIOGRAFIA DI HEGEL.
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Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stuttgart 1770 - Berlino 1831) segu in giovent i corsi
di filosofia e teologia dell'Universit di Tubinga. Fece poi il precettore in case private, il
pubblico funzionario e infine, nel 1805, divenne professore universitario, prima a Jena e
poi a Berlino, dove mor.

HEGEL SCRIVEVA IN MODO ATROCE E QUASI INCOMPRENSIBILE. CIO'

FAVORI' IL SORGERE DI MOLTE SCUOLE FILOSOFICHE CHE SI RIFACEVANO


AL SUO PENSIERO, CIASCUNA INTERPRETANDOLO A SUO MODO.
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Hegel esponeva i suoi concetti in modo cos oscuro e involuto che non manca chi ha
parlato di una malattia nervosa.
Ecco un esempio del modo di scrivere di Hegel (da non seguire nel tema di italiano...): "Il
suono l'alternarsi del frazionamento specifico delle parti materiali; e della negazione di
quel frazionamento; - idealit soltanto astratta o, per cos dire, soltanto ideale, di tale
specificit. Ma questo alternarsi esso stesso immediatamente la negazione della
sussistenza materiale e specifica; e la negazione quindi l'idealit reale del peso specifico
e della coesione: - il calore. Il riscaldarsi dei corpi sonanti, come diquelli percossi, ed
anche di quelli soffregati l'un sull'altro, il fenomeno del calore, che, in conformit del
concetto, nasce col suono".
Secondo il famoso filosofo Karl Raimund Popper, a quanto pare Hegel voleva
pressappoco dire che i fischietti che emettono suono, al pari di altri strumenti musicali, si
scaldano.

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HEGEL E' UN FILOSOFO IDEALISTA.


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Tutto spirito, e non esiste la materia (idealismo).

CIO' CHE E' REALE E RAZIONALE E CIO' CHE E' RAZIONALE E' REALE.
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Nulla si pu capire a fondo se non lo si guarda come parte di un tutto: il sistema


ecologico, il sistema economico, il sistema sociale, il corpo umano ecc.
Un'idea vale solo se viene realizzata nella vita sociale. Per verificare e dimostrare la
validit delle proprie idee non c' che un mezzo: metterle in pratica.
Altrimenti idee come libert, diritti dell'uomo, democrazia rimangono teoriche e
superficiali. Solo un'idea messa in pratica si mostrer come realmente deve essere.
Un'idea valida solo se viene realizzata e nella forma in cui ci riesce di realizzarla. Infatti
la storia, la realt rifiutano le idee impossibili o inutili e lasciano sopravvivere solo le idee
che costituiscono un avanzamento e un progresso.
Ad esempio, cercando di mettere in pratica l'idea di assistenza ai bisognosi ci si trover di
fronte a problemi che non avevamo mai sospettato e ci si chiarir meglio le prospettive.
Hegel chiama "anima bella" una persona che si culla di puri ideali e rifiuta di impegnarsi
a realizzarli in pratica per non "scendere a compromessi".
Cristo, secondo lui, era un'"anima bella" che prefer il supplizio e la morte all'invito
fattogli dai discepoli di creare un movimento politico.
Da qui Marx trae l'idea che l'unica filosofia valida quella realizzata, anche a costo di
una rivoluzione sociale.

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L'IDEA DI HEGEL (DETTA ANCHE IDEA ASSOLUTA, ASSOLUTO, SPIRITO,

SPIRITO DEL MONDO, ECC.).


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Idea o spirito: le persone condividono un patrimonio di idee, atteggiamenti, di modi di


entrare in rapporto con gli altri, di arte e letteratura, di tecniche, un linguaggio, una
religione, idee sulla natura, che determinano al 90% i loro pensieri e modi di
comportarsi.
La personalit dell'uomo un prodotto sociale, non individuale.
Per Hegel lo spirito aveva raggiunto il suo massimo sviluppo con lo stato prussiano
dell'inizio dell'ottocento con la filosofia di Hegel.
E' molto difficile in realt definire bene l'"Assoluto" o "Idea" di Hegel. Talvolta egli ne
parla come di una sorta di divinit o provvidenza, talaltra come uno stadio di sviluppo
dello spirito umano o della societ.
L'Idea, ci dice Hegel, tutte queste cose nello stesso tempo: Il Bello; Cognizione e Attivit
pratica; Comprensione; Il Sommo Bene; e l'Universo Scientificamente contemplato. E
per chiarire questo concetto, egli usa espressioni ancora pi oscure: L'idea assoluta.
L'idea, come unit dell'Idea Soggettiva e dell'Idea Oggettiva, la nozione dell'Idea , un
oggetto che accoglie nella sua unit tutte le caratteristiche".
Essa, da un certo punto di vista, qualcosa di simile al Dio di Aristotele. E' pensiero che
pensa se stesso. E' chiaro che l'Assoluto non pu pensare ad altro che a se stesso, poich
non esiste altro, tranne che per i nostri imperfetti ed erronei mezzi di conoscere la Realt.
Lo Spirito l'unica realt, e il suo pensiero riflesso in se stesso attraverso l'autocoscienza.

L'UNITA' DEL REALE.


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Collegato con l'idea di "Assoluto" la oscura e difficile teoria di Hegel secondo cui in
realt le singole cose e individui non avrebbero esistenza se non agli occhi di una

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coscienza poco sviluppata come quella dell'uomo comune, mentre chi riuscisse a pensare
l'Idea Assoluta (ma solo l'Idea Assoluta riesce a pensare se stessa) vedrebbe solo un'unica
cosa composta di innumerevoli relazioni tra le sue parti. Hegel convinto che da questa
altezza cose come il tempo, lo spazio, la materia, la differenza tra me e il mondo esterno
sparirebbero, e si capirebbe la vera natura dell'universo.
Per arrivare a questa conclusione Hegel parte dalla constatazione che le parole che
descrivono gli oggetti del mondo, come "Giacomo", "Giovanni", "casa", "cane" ecc.
indicano cose che non possono in realt essere comprese in pieno se non si osservano le
loro relazioni con il tutto. Se "Giovanni" marito di Maria egli non pu essere descritto
senza descrivere i suoi rapporti con Maria; se "Giovanni" un italiano, egli non pu
essere descritto senza descrivere i suoi rapporti con l'Italia; se Giovanni" un
mammifero egli non pu essere descritto senza descrivere i rapporti del suo corpo con
l'ambiente fisico in cui vive; se "Giovanni" cattolico egli non pu essere descritto senza
descrivere i suoi rapporti con la Chiesa Cattolica. Il suo punto di vista che il carattere di
ogni parte dell'universo sia tanto profondamente influenzato dalle sue relazioni con le
altre parti e con il tutto, che nessuna vera affermazione possa esser compiuta a proposito
di ciascuna di queste parti, fatta eccezione per l'assegnazione del posto che le compete nel
tutto.
Gi nel 1600 il filosofo tedesco Leibniz (1646-1716) si era chiesto: "ma se cambiasse una
vicenda qualsiasi della vita di Giovanni, se egli sposasse Carolina invece che Maria, egli
sarebbe ancora lo stesso 'Giovanni'?" e aveva risposto: "no, non sarebbe la stessa
sostanza, lo stesso 'Giovanni'". Hegel trae da ci la conseguenza che le persone e le cose
con cui Giovanni viene in contatto, contribuiscono a far s che le vicende della sua vita
siano in un certo modo anzich in un altro, e pertanto entrano nella definizione di
Giovanni: Giovanni sar definito come colui che ha incontrato le tali persone, usato o
guardato le tali cose... ecc. ecc.
Sia per Leibniz che per Hegel, solo una mente onnisciente in grado di contemplare una
parte in tutti i suoi rapporti con il tutto, e in effetti finirebbe per contemplare non tanto
la parte, ma il tutto. In qualche modo misterioso, la parte dovrebbe apparirgli come una
manifestazione del tutto. Ad una tale mente il tempo apparirebbe non esistente, perch
non altro che una relazione tra parti del tutto: ma il tutto, essendo il tutto, non viene n

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prima n dopo di alcunch. Anche lo spazio, per lo stesso motivo, non esiste. N esiste la
contrapposizione tra soggetto e oggetto o la materia.
La prova del fatto che cose, tempo, spazio, materia sono solo illusioni della coscienza
dell'uomo comune fornita dal fatto che tutte le filosofie che si sono date a ragionare su
queste cose (cio TUTTE le filosofie prima di Hegel) sono incappate in contraddizioni e
difficolt logiche.
La prova che si riusciti finalmente a capire il tutto sar data dal fatto che tutte le
opposizioni della vecchia filosofia (finito/infinito, soggetto/oggetto, sensibilit/ragione,
singolo/universo) in quel momento spariranno.

L'EVOLUZIONE DIALETTICA. IL PROGRESSO STORICO.


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Lo Spirito, questo patrimonio comune di idee e modi di essere, che oggi chiameremmo
piuttosto "cultura" o "coscienza umana" o "pensiero umano", si evolve continuamente, e
con tale evoluzione cambia il modo di essere delle persone, delle loro idee e delle
istituzioni sociali.
Per le cose non c' una essenza determinata una volta per tutte. Non possiamo parlare,
come fanno Platone e Aristotele e Kant delle essenze immutabili di "uomo", di "cavallo",
di "giustizia" ecc.
La evoluzione intesa da Hegel non solo come evoluzione delle idee filosofiche, religiose,
scientifiche e morali, ma anche come evoluzione della societ (rapporto tra uomo e
uomo), del rapporto tra uomo e natura, del modo di lavorare e produrre.
Il filosofo Immanuel Kant (1724-1804) credeva ad una natura umana unica e immutabile,
fondamento della nostra intuizione e dei nostri concetti a priori. Hegel si disse che, una
volta che si aderisca al punto di vista che siamo noi a creare i concetti con cui diamo
forma alla realt, i concetti evolvono, e con essi la cognizione della realt.
L'evoluzione dello Spirito si incarna e manifesta, per Hegel, nella evoluzione della storia e
della coscienza occidentale. Infatti, l'evoluzione dell'Idea presentata da Hegel ora come
evoluzione della societ umana, ora come evoluzione di un misterioso soggetto chiamato

69

spirito. Hegel disse che lo spirito ritorna a se stesso, diventa cio consapevole di s in tre
gradini... Prima lo spirito diventa consapevole di s nell'individuo: Hegel la chiama lo
'spirito soggettivo'. Lo spirito raggiunge poi una maggiore consapevolezza nella famiglia,
nella societ e nello Stato, in quello che Hegel definisce lo 'spirito oggettivo' perch
emerge nell'intesa tra uomini... Lo spirito raggiunge la forma pi alta di
autoconsapevolezza nello
'spirito assoluto' che rappresentato dall'arte, dalla religione e dalla filosofia. Di queste
tre, la filosofia la forma pi alta perch in essa lo spirito riflette sulla propria attivit
nellastoria. Soltanto nella filosofia lo spirito incontra se stesso: possiamo quindi dire che
essa sia lo specchio dello spirito del mondo.
L'evoluzione dello spirito una evoluzione positiva: un progresso religioso, politico,
morale, sociale, economico, scientifico che conduce lo spirito umano verso una sempre
maggiore perfezione e autocoscienza.
Il mondo e la coscienza umana, spinti dallo spirito, come da una specie di provvidenza,
diventano sempre migliori, e sempre pi razionali: l'umanit si sta muovendo verso una
razionalit, una moralit e una libert sempre maggiori.
L'evoluzione dello Spirito culmina con la realizzazione dello stato prussiano dell'inizio
dell'Ottocento e con la filosofia di Hegel.
Per Hegel, infatti, la religione (anche quella migliore, come la cristiana) solo uno stadio
provvisorio che sar superato dalla (sua) filosofia. Come abbiamo visto, Cristo era
un'"anima bella", i cui precetti rimasero allo stadio rarefatto di ideali difficili da mettere
in pratica.
L'evoluzione dello Spirito procede attraverso tesi, antitesi, sintesi: ogni posizione estrema
ed esagerata (tesi) fa nascere per reazione la posizione opposta (antitesi) e grazie al loro
contrasto alla fine la coscienza umana raggiunge un punto di vista superiore (sintesi) che
mostra come sia la tesi che l'antitesi abbiano il loro contenuto di verit.
Esempi di tesi, antitesi, sintesi.

La donna

tesi: la donna una maga e sacerdotessa (societ preistoriche)

antitesi: la donna un essere inferiore (societ storiche)

sintesi: la donna eguale all'uomo ma diversa sotto importanti aspetti

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L'individuo e la famiglia

tesi: esistono solo i diritti dell'individuo

antitesi: esistono solo i diritti della famiglia

sintesi: lo stato riconosce sia i diritti dell'individuo che della famiglia

La democrazia rappresentativa

tesi: solo gli eroi debbono comandare

antitesi: solo il popolo deve comandare

sintesi: il potere va esercitato dai pi capaci, ma essi sono scelti da tutto il popolo

Il welfare state

tesi: Assolutismo

Ineguaglianza tra gli uomini

Controllo da parte del sovrano

Vincoli feudali

antitesi: Liberalismo

Eguaglianza di fronte alla legge

Diritti di libert individuale

Nessuno ha pi obblighi verso nessuno. Molta povert dell'Ottocento nasce da


questo

sintesi: Welfare State

Eguaglianza di fronte alla legge

Tutela dei pi deboli

Controllo dell'economia

La conoscenza umana

Tesi: noi abbiamo le idee innate. La nostra mente conosce gi tutto. Quando ci pare
di scoprire qualcosa in realt lo ricordiamo.

Antitesi: la mente un foglio bianco. Le sensazioni entrando nella nostra mente si


organizzano per associazione a formare delle idee. Noi siamo completamente passivi.

Sintesi: Riceviamo delle sensazioni dall'esterno, ma le rielaboriamoo mediante la


nostra mente.

71

LO STORICISMO HEGELIANO.
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La storia continua a superare se stessa ed indirizzata verso uno scopo. Nessuna


posizione stabile ma viene superata da una posizione pi avanzata. Non esistono verit
eterne che la religione e la scienza ci possono dire: la conoscenza umana muta e migliora
di generazione in generazione.
Quello che crediamo di scoprire oggi tutto ci che abbiamo. Non possiamo rivolgerci ai
libri di ieri o alle idee di ieri per stabilire se siano o no nel giusto; dobbiamo credere alle
nostre idee di oggi; dobbiamo aver fiducia nel fatto che sono migliori di quelle di ieri e
non potremo mai sapere quanto siano sbagliate alla luce di quelle di domani.
La vera essenza delle cose e delle persone mostrata dai fatti concreti, dalla storia. Tutto
ci che la storia non ci mostra ancora non ha realt, ma corrisponde ad una essenza non
sviluppata che pu essere oggetto solo delle nostre fantasie.
Non possiamo parlare di "giustizia ideale", di "societ ideale", di "uomo ideale" perch
queste

espressioni

corrispondono

in

conclusione

al

tentativo

vago,

confuso,

contraddittorio, di prevedere ci che la evoluzione del mondo ci riveler solo alla fine.
Solo ci che realizzato nella societ di oggi e che i fatti oggi sembrano mostrarci
costituisce la vera realt del nostro spirito.
Per Hegel non esistono idee o punti di riferimento al di fuori di ci che scopriamo dalle
nostre esperienze e attivit.
Pertanto la storia passata vive ancora nel presente e contribuisce a far s che siamo ci
che siamo e crediamo ci che crediamo.
La storia ha portato lo spirito a certe idee che ritroviamo nella organizzazione della
societ e nella coscienza degli uomini: le nostre opinioni ed idee dipendono pertanto dal
momento storico in cui ci troviamo.
Lo spirito crea sempre nuovi adattamenti alla natura, sempre nuovi oggetti e strumenti
di produzione, sempre nuovi modi di venire in relazione l'uno con l'altro, sempre nuove
forme di organizzazione sociale, sempre nuove forme di organizzazione politica ecc.
Questo determina la visuale che pu avere o non avere l'uomo di una certa epoca, le
verit di cui pu rendersi conto e le verit di cui non pu rendersi conto (ad es. fino a

72

quando Galileo non invent il cannocchiale noi non sapevamo la posizione della terra
nello spazio)

LO STATALISMO HEGELIANO. IL RAPPORTO TRA L'UOMO E LA SOCIETA'.


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Per Hegel la monarchia la forma di governo in cui tutti sono liberi. Questo in
relazione allo stranissimo modo in cui Hegel usa la parola 'libert'. Per lui non c' libert
senza legge; ma egli tende ad invertire il concetto e a dimostrare che dovunque ci sia
legge c' libert. Cos "libert", per lui, significa poco pi che il diritto di obbedire alla
legge.
Leggiamo nella 'Filosofia della storia' che "lo stato la vita morale realizzata e realmente
esistente" e che tutte le realt spirituali possedute da un essere umano si hanno solamente
attraverso lo stato. "Perch la realt spirituale dell'uomo consiste in questo, che la sua
propria essenza (la Ragione) gli oggettivamente presente, e che egli possiede
un'esistenza oggettiva ed immediata... Infatti la verit l'unit della Volont universale e
soggettiva e l'universale si pu trovare nello Stato, nelle sue leggi, nei suoi universali e
razionali ordinamenti. Lo Stato l'Idea Divina come esiste sulla terra".
Ancora: "Lo Stato la personificazione della libert razionale, che si ralizza e si
riconosce in forma oggettiva... Lo Stato l'Idea dello Spirito nella manifestazione
esteriore della Volont umana e della sua Libert"
L'individualismo dei romantici incontr la sua "negazione" nella filosofia di Hegel. Hegel
diede molta importanza a quelli che chiam i 'poteri obiettivi', intendendo la famiglia e lo
stato. Non intendo sostenere che Hegel perse di vista il singolo individuo. Tuttavia, per
lui, l'individuo era una componente organica della societ. La 'ragione (o lo 'spirito') era
qualcosa che diventava visibile anzitutto nell'intesa tra esseri umani... Come un individuo
nasce in una lingua, cos vien messo al mondo nell'ambito di certi presupposti storici, e
nessuno ha un rapporto 'libero' con essi. Chi non trova un posto nello stato un uomo 'astorico'... Questo pensiero era importante anche per i grandi filosofi di Atene. Come non
possibile pensare ad uno stato senza cittadini, cos non possibile pensare i cittadini

73

senza Stato... Secondo Hegel lo Stato qualcosa 'di pi' del singolo cittadino, addirittura
di pi della somma di tutti i cittadini. Per Hegel non possibile 'ritirarsi dalla societ'.
Chi scrolla le spalle davanti alla societ in cui vive e vuole 'trovare se stesso' un
buffone... Secondo Hegel non l'individuo a trovare se stesso, ma lo 'spirito'".
L'occhio senza valore se separato dal corpo; un insieme di 'disjecta membra', anche se
completo, non ha il valore che aveva una volta il corpo da cui furono prese. Hegel
concepisce il rapporto etico tra il cittadino e lo Stato analogamente a quello tra l'occhio
ed il corpo: al suo posto, il cittadino parte di un insieme di valore, ma isolato
altrettanto inutile quanto un occhio staccato. L'analogia, per, passibile di qualche
obiezione; dalla importanza etica di alcuni interi non consegue quella di tutti gli interi.
Questa trattazione del problema etico manchevole in un punto importante; non tien
conto cio della distinzione tra fini e mezzi. Un occhio in un corpo vivente utile, cio ha
valore come mezzo; ma non ha maggior valore intrinseco di quando staccato dal corpo.
Una cosa ha valore intrinseco quando vale di per se stessa, non come mezzo per fare
qualche altra cosa".

I RAPPORTI TRA GLI STATI


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Dato che per Hegel il dovere solamente una relazione tra l'individuo e il suo stato, non
resta nessun principio con cui moralizzare le relazioni tra gli stati. Questo Hegel lo
riconosce. Nei suoi rapporti con l'estero, egli dice, lo Stato un individuo, ed ogni Stato
indipendente di fronte agli altri. E prosegue recando argomenti contro ogni tipo di Lega
delle Nazioni da cui l'indipendenza dei singoli Stati possa venir limitata. Il dovere del
cittadino circoscritto (per quel che riguarda i rapporti internazionali del suo stato) a
sostenere la sostanziale individualit, indipendenza e sovranit del suo stato. Ne segue che
la guerra non del tutto un male, o qualcosa che dobbiamo cercare di abolire.
Per Hegel lo spirito aveva raggiunto il suo massimo sviluppo con lo stato prussiano
dell'inizio dell'ottocento con la filosofia di Hegel.

74

Con questo egli voleva tra l'altro dire che solo come servitore dello stato l'individuo
realizza pienamente se stesso e conquista la razionalit, la moralit e la sapienza.
Il collettivismo radicale di Hegel dipende tanto da Platone quanto da Federico Guglielmo
III, re di Prussia durante la vita di Hegel. La loro dottrina che lo stato tutto e
l'individuo nulla.; infatti quest'ultimo deve tutto allo stato, sia la sua esistenza fisica che
la sua esistenza spirituale.
Marx prender da Hegel l'idea che la collettivit che plasma l'individuo e non
viceversa, e che la vera e piena vita dell'individuo si deve realizzare collaborando alla vita
della collettivit.

IL PENSIERO DI FEUERBACH

BIOGRAFIA DI FEUERBACH.
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Filosofo tedesco, 1804-1872

MARX LESSE FEUERBACH CON ENTUSIASMO.


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L'opera di Feuerbach aveva provocato un vivo entusiasmo in Marx, in Engels e in tutti i


giovani tedeschi seguaci di hegel (hegeliani).

TRASFORMAZIONE DELLA TEOLOGIA IN ANTROPOLOGIA.

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Per Feuerbach tutti gli attributi che la religione attribuisce alla divinit non sono altro
che attributi che l'uomo, sia pure non come singolo, ma come specie, sente di avere o di
poter possedere: una sorta di immagine ideale di s verso cui egli tende.
L'idea di Dio non altro che l'immagine dei desideri dell'uomo (onnipotenza,
onniscienza, dominio sulla natura, amore). L'uomo pu realizzare queste qualit, le sente
dentro di s: ma non come singolo, bens come umanit (insieme degli uomini di tutti i
luoghi e di tutti i tempi).

LA DOTTRINA MORALE DI FEUERBACH


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La felicit non individuale. C' coincidenza necessaria tra felicit propria e felicit
altrui

MARX: BIOGRAFIA DI KARL MARX

LA VITA DI KARL MARX.


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Figlio di un avvocato ebreo, Marx nacque nel 1818 a Treviri, nella ricca regione della
Renania.
Fu in giovent un hegeliano entusiasta. Studi Hegel all'Universit di Berlino e di Bonn e
Feuerbach con entusiasmo. Suo grande amico e fondatore con lui del partito comunista
era Engels, che spesso lo aiut finanziariamente.

76

Divenuto giornalista, il giovane Marx collabor alla "Gazzetta Renana" assumendo


successivamente l'incarico di redattore capo. Nel frattempo in Germania le persecuzioni
politiche ad opera del Governo prussiano costringevano numerosi intellettuali liberali e
radicali a seguire la via dell'emigrazione.
Nel 1843, proprio in conseguenza di un'ennesima ondata repressiva, la "Gazzetta
Renana" fu costretta al silenzio, colpevole di aver attaccato lo Zar di Russia, che aveva
stretto patto di alleanza con la Prussia. Marx lasci allora la Germania per stabilirsi a
Parigi.
Ma ormai Marx era troppo noto per essere lasciato libero di diffondere le proprie idee. I
suoi scritti dell'epoca ("Manoscritti economico-filosofici", "Critica alla filosofia
hegeliana del diritto" ecc.) destarono interesse e sollevarono preoccupazioni al Governo
francese, il quale, su invito di quello prussiano, nel 1845 espulse il filosofo tedesco dalla
Francia. Egli dovette allora ripiegare su Bruxelles, dove fu costretto ad assumere
l'impegno di non pubblicare scritti politici.
Nel 1848, anno di grandi sommovimenti politici in tutta Europa, rientrando a Parigi
Marx stese con l'amico Engels il "Manifesto del partito comunista", atto di fondazione
del comunismo.
Nel 1849, espulso dalla Francia, egli ripieg in Inghilterra, da dove non torner pi.
Nel 1867 Marx dette alle stampe il primo volume della sua opera pi matura e
impegnativa: "Il Capitale" (i successivi due volumi, che completano il trattato, furono
pubblicati da Engels, dopo la morte dell'autore, rispettivamente nel 1885 e nel 1894).
Mor a Londra nel 1883 in estrema povert e solitudine.

MARX: IL PENSIERO FILOSOFICO DI KARL MARX

ROVESCIAMENTI DI PENSIERO MARXISTI RISPETTO AL PENSIERO

BORGHESE.
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77

Marx, seguendo Hegel, giunge spesso a criticare e capovolgere le idee borghesi della
sua epoca:
Sono i rapporti materiali a influenzare le idee e non viceversa.
I borghesi affermavano l'importanza della filosofia e delle produzioni dello spirito
come capaci di modellare e plasmare la societ, mentre Marx, seguendo Hegel,
individuer nei rapporti materiali, nei rapporti di produzione l'elemento pi
importante di una civilt, che a sua volta influenza la filosofia e la cultura.

Il lavoro come aspetto inseparabile dell'uomo e non come merce.


Gli economisti dell'epoca ritenevano che il lavoro potesse essere separato dall'uomo e
trattato come "merce". Marx lo ritiene invece un aspetto essenziale della personalit
umana. Egli si rif alla idea di Hegel che noi siamo ci che facciamo.

La storicizzazione e relativizzazione del sapere.


Il pensiero borghese ritiene di aver realizzato, in politica, in filosofia, nell'ambito
scientifico la verit definitiva.
Marx storicizza e relativizza ogni sapere. Egli tiene presente la lezione di Hegel che
ogni stadio di sviluppo supera il precedente e non pu essere anticipato col puro
pensiero.
E' questa la ragione per cui, quando parla della societ perfetta (comunista) egli vago
e generico, ed assume toni mistici. Non infatti possibile dire con PRECISIONE come
sar l'uomo di tale societ.

L'ESSENZA UMANA E' STORICAMENTE E SOCIALMENTE DETERMINATA

(CARATTERE SOCIALE DELL'UOMO).


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Un uomo non ha una natura determinata una volta per tutte, immutabile che
corrisponderebbe al modello suggerito dalla cultura entro cui vive (un'anima
immortale; un essere fondamentalmente buono, inclinato alla famiglia, che rispetta i

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propri simili, dotato di pudore sessuale, monogamo ecc.), ma di volta in volta come i
rapporti di produzione hanno plasmato il suo modo di essere.
Non esiste una essenza o natura umana in generale. L'essere dell'uomo sempre
storicamente condizionato dai rapporti in cui l'uomo entra con gli altri uomini o con la
natura per le esigenze del lavoro produttivo. Questi rapporti condizionano l'individuo,
cio la persona umana esistente; ma gli individui a loro volta lo condizionano
promuovendone la trasformazione o lo sviluppo.

I rapporti produttivi, che sono rapporti degli uomini tra loro e con la natura,
condizionano la possibilit dell'uomo di realizzarsi: nessuno potrebbe oggi ad esempio
realizzarsi come "cavaliere errante": Don Chisciotte, che prova ad andare contro la
propria societ diviene una figura isolata e bizzarra. Oggi un uomo si pu realizzare
come medico, avvocato, imprenditore, professore universitario... cio secondo una dei
modelli proposti dalla societ in cui vive e dai rapporti di produzione esistenti.

L'UOMO E IL LAVORO. I RAPPORTI DI PRODUZIONE.


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I rapporti produttivi sono rapporti degli uomini fra loro e con la natura. Lo sviluppo
delle forze produttive accade in modo diverso presso popoli o gruppi umani diversi; e
solo lentamente e in modo altrettanto disuguale determina lo svliuppo delle forme
istituzionali corrispondenti..

L'uomo condizionato dai rapporti di produzione, ma non del tutto: quando la forma
assunta dai rapporti di produzione appare come un ostacolo per tale manifestazione,
essa viene sostituita da un'altra forma che si presta meglio a condizionare queste
manifestazioni e che a sua volta pu diventare un intralcio ed essere sostituita. Forme
superate possono continuare a sopravvivere accanto a forme pi evolute, presso diversi
popoli o nello stesso popolo.

79
IL MATERIALISMO STORICO.
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In ogni periodo storico, ci che realmente conta sono i "rapporti di produzione" o


"rapporti materiali": rapporti tra uomo e uomo e tra uomo e natura riguardanti la
produzione operai-padroni, Feudatario-servo della gleba, uomo-animali domestici, uomoagricoltura

LA SOVRASTRUTTURA. GLI IDEOLOGI ATTIVI.


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Le idee filosofiche, morali, religiose, politiche di una data societ non sono che il
riflesso della struttura dei rapporti di produzione.
Mentre le filosofie del passato hanno cercato di descrivere il mondo, l'uomo, la societ
cos come essi sono, convinti che le cose, la societ e soprattutto la natura umana siano
immutabili, marx ritiene in realt che la natura umana, la struttura dei rapporti
sociali, le stesse concezioni politiche o religiose, non sono fissati una volta per tutte, ma
dipendono dai rapporti di produzione. Modificando questi vi pu essere una modifica,
una evoluzione dello spirito e della organizzazione umana. A questo deve tendere il
filosofo, perch anche la filosofia, come ogni altra attivit umana, in realt una
attivit produttiva e trasformatrice della realt, che non si limita a contemplare o
interpretare il mondo, ma lo modifica.
Nella letteratura marxista si trovano molti tentativi di mostrare questa dipendenza
delle idee dai rapporti materiali di una determinata epoca:

L'idea di un Dio signore che possibile influenzare con le preghiere non pot
nascere fino a quando i prapporti economici non creano una classe di proprietari e
una classe di schiavi.

Le religioni monoteistiche non poterono nascere prima che si formassero degli


imperi con un unico capo. Gli ebrei dei primi libri della Bibbia, erano politeisti,
perch ogni trib aveva il suo dio

80

L'idea di un Dio che crea non poteva nascere prima della scoperta degli utensili e
del fuoco.

L'idea di un'anima immortale separata dal corpo non nasce subito. Gli uomini
preistorici seppellivano i morti per consentirgli di continuare a vivere fisicamente,
addormentati in uno strano sonno.

Le trib di cacciatori sono necessariamente con i beni in comune, i figli in comune,


non posseggono il concetto di risparmio o accumulazione. I loro Dei non sono Dei
del cielo o della terra fertile e della pioggia, ma Dei-totem: costituiti da antenatianimali che sono i padri, i parenti della trib e che mandano la carne sulla terra
affinch essa si possa saziare.

E' il modo in cui organizzata la produzione che fa emergere una classe dominante e
una classe dominata.
Le idee politiche, religiose ecc. non nascono solo automaticamente ma anche da una
consapevole mistificazione operata dalla classe uscita dominante dai rapporti di
produzione e dai suoi ideologi attivi.
Ad esempio, l'avvento al potere della borghesia produsse il sistema della
rappresentanza politica che attribuiva il voto solo ai possidenti e il principio
dell'uguaglianza formale che rendeva tutti eguali dinanzi alla legge ma lasciava le
diseguaglianze economiche sfruttando le quali il pi forte poteva sottomettere il pi
debole.
Ad esempio, i sacerdoti egizi dominavano il popolo sfruttando l'idea della divinit.
Ad esempio, l'economia, per Marx, strettamente collegata alle idee suggerite dalla
classe dominante o dalla organizzazione del lavoro. Essa non una scienza, ma
un'opinione che riflette le idee delle classi dominanti.

LA "FILOSOFIA DELLA PRASSI".


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L'organizzazione politica, religiosa, familiare, le idee sul mondo, i costumi, le idee


religiose, filosofiche, sono "sovrastruttura" e dipendono in realt dalla "struttura".

81

Quindi, cambiando la struttura si cambia la sovrastruttura: quest'ultima idea


chiamata "filosofia della prassi".
Per cambiare l'uomo basta cambiare, con una rivoluzione, i rapporti di produzione.

Marx ha scarsa fiducia nei sistemi di convinzione basati sul dibattito e sulla
dimostrazione.
Secondo la sua concezione, solo cambiando la societ con una rivoluzione che si pu
sperare di cambiare il modo di pensare degli individui.

Stalin and pi in l e concluse che gli individui nati in epoca prerivoluzionaria e


formatisi in una societ diversa da quella comunista erano ormai impossibili da
cambiare e quindi andavano eliminati fisicamente.

I CAPISALDI DELL'ANTROPOLOGIA MARXISTA.


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Possiamo ora ricapitolare nel modo seguente i capisaldi dell'antropologia (cio della
visione dell'uomo) di Marx:

Non esiste una essenza o natura umana in generale

L'essere dell'uomo sempre storicamente condizionato dai rapporti in cui l'uomo


entra con glialtri uomini o con la natura per le esisgenze del lavoro produttivo

Questi rapporti condizionano l'individuo, cio la persona umana esistente; ma gli


individui a loro volta lo condizionano promuovendone la trasformazione o lo sviluppo

L'individuo umano un ente sociale.

IL PROGRESSO STORICO. LA STORIA.


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82

Marx eredita da Hegel la fede incrollabile e mistica nel fatto che la storia umana
procede verso un mondo sempre migliore, e che questo progresso non continuer
all'infinito, ma arriver presto al suo termine perfetto.

I principali tipi di societ che si sono succedute nella storia sono, secondo Marx:

Societ antica caratterizzata dal conflitto tra patrizi e plebei

Societ feudale caratterizzata dal conflitto tra signore armato e servi della gleba che
fuggivano nelle citt per avere la libert

Societ capitalista caratterizzata dal conflitto tra borghesia e proletariato destinata


ad essere soppiantata dalla societ comunista, una societ senza classi in cui saranno
quindi assenti i conflitti sociali.

Marx pensa che le trasformazioni dela storia siano necessarie perch a ogni passaggio
successivo della storia si compie una rivoluzione economica e sociale, e dunque il nuovo
assetto si pone ad un livello pi elevato rispetto al precedente.
Si verr a creare una classe di imprenditori sempre pi ristretta, perch i grossi
imprenditori elimineranno i piccoli, e una classe proletaria sempre pi sfruttata,
povera, affamata. Alla fine (caduta del saggio di profitto) anche la produzione
ristagner e non sar in grado di nutrire i lavoratori. Ci saranno carestia, miseria,
rivoluzione.

LO STATO SECONDO MARX.


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Lo stato diventer, con la rivoluzione proletaria, uno strumento di lotta contro i nemici
del comunismo (fase chiamata "dittatura del proletariato"); un una fase successiva,
eliminate le classi e i nemici del socialismo, lo stato sparir e si avr la vera societ
comunista senza classi, nella prima fase sar inevitabile la retribuzione in base al lavoro
prestato. Successivamente per si applicher il principio: "Da ognuno secondo le sue
capacit, ad ognuno secondo i suoi bisogni".

83

L'ALIENAZIONE DELL'UOMO: LALIENAZIONE DELLUOMO IN DIO


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Marx distingue diverse forme di alienazione. Egli parla anzitutto dellalienazione


delluomo:
Mentre nelle religioni dell'antichit, in Grecia e a Roma gli dei erano vicini agli uomini e
quasi loro compagni, partecipavano alle loro battaglie e ai loro amori, nelle religioni
ebraica e cristiana Dio visto come un essere perfetto, lontanissimo, mentre l'uomo vito
come assolutamente imperfetto e peccatore.
Feuerbach e Marx pensano invece che simili religioni (per la verit un po' tutte le
religioni) allontanino l'uomo dalla idea di impegnarsi e costruire la propria grandezza e
la propria felicit sulla terra, incitandolo alla rassegnazione e alla sopportazione delle
ingiustizie sociali e politiche col miraggio del Regno dei Cieli.
In realt l'essere perfetto a cui bisogna avvicinarsi l'ideale dell'uomo stesso, libero da
condizionamenti negativi, padrone della natura ed eterno come specie umana. Creando
l'idea di Dio l'uomo "aliena", cio pone fuori di s le proprie aspirazioni e i propri ideali.
Col cristianesimo inoltre, "aliena" la propria parte materiale, i propri bisogni fisici,
sessuali ecc. considerati come peccati ispirati dal Diavolo (lussuria, gola ecc.) e finisce col
considerare il proprio corpo come qualcosa di estraneo, fonte di peccato e di vergogna.

LALIENAZIONE DELLUOMO: ALIENAZIONE DEL LAVORO.


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Marx d'accordo con gli autori socialisti dell'Ottocento che la "mercificazione del
lavoro" alla base delle sofferenze e del disagio dei lavoratori dell'epoca. Cosa si intende
con questa espressione?
Essa vuol dire in sostanza retribuire il lavoratore non secondo giustizia (considerandolo
un essere umano con bisogni che vanno soddisfatti in modo da garantirgli una vita

84

dignitosa e accettabile), ma secondo la legge della domanda e dell'offerta, come una


merce che va pagata poco perch abbondante.
Il lavoratore, con la divisione del lavoro e con la completa soggezione alla direzione del
capitalista, perde la possibilit di stabilire da solo il modo di impiegare le proprie energie:
il suo lavoro una attivit svolta per altri, di cui spesso egli non conosce neanche il
significato (con la divisione del lavoro gli pu capitare di dover muovere per ore una leva
o premere un bottone), e il cui prodotto in gran parte gli viene tolto dal capitalista, che si
appropria di ci che gli spetterebbe
(plusvalore).

LALIENAZIONE DELLUOMO: ALIENAZIONE DEL CAPITALISTA.


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Il capitalista schiavo del capitale. Egli sacrifica i suoi bisogni umani per divenire il servo
della propria ricchezza: suo unico scopo di aumentare e difendere la sua ricchezza; non
gli interessa godere del prodotto che egli fabbrica: egli cerca di venderlo per
ritrasformarlo quanto prima in denaro. La vita del capitalista non meno alienata di
quella del lavoratore.

LALIENAZIONE DELLUOMO: ALIENAZIONE DEL GENERE UMANO.


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Nella societ capitalista si erige una barriera d'odio tra capitalisti e lavoratori salariati.
Anzich riconoscere la propria comune umanit e la necessit di aiutarsi e collaborare,
queste due classi sociali lottano aspramente fra loro. In una societ ingiusta l'uomo
speso un esser abbandonato, umiliato, spregevole verso i propri simili. Esso viene quindi
privato del sentimento della propria dignit e della solidariet reciproca: anche in questo
caso viene "alienato", cio costretto ad essere qualcosa di estraneo a se stesso, cio alla

85

sua umanit pi vera. Ad esempio, di fronte ad azioni particolarmente malvagie noi


diciamo spesso che "l'uomo non si riconosce pi".

LALIENAZIONE DELLUOMO:L'UOMO E' UN ESSERE MATERIALE.


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Seguendo Feuerbach Marx rivaluta i bisogni, la sensibilit, la materialit dell'uomo.


Il lavoro umano un importante mezzo di realizzazione.
La vita sociale e produttiva costituisce tutto l'uomo: non esiste un'anima o una
realizzazione nell'aldil.
L'uomo si deve realizzare nell'aldiqu, nella vita sociale e produttiva.

DESTRA E SINISTRA

LA DESTRA LIBERALE.
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Vedi paragrafi su "liberismo" e "liberalismo".

LA DESTRA RELIGIOSO-TRADIZIONALE.
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Monarchica; critica verso il capitalismo, che ritiene un sistema fondato sul predominio
degli avidi e disonesti e sull'incentivo ai peccati capitali del consumatore (lussuria, ozio,
invidia ecc.); vuole una Chiesa tradizionale e non aperta al nuovo (con particolare

86

riguardo all'omosessualit, al celibato dei preti, all'aborto e alla famiglia, alla libert
sessuale e ai rapporti prematrimoniali, al sesso inteso come fonte di gioia anzich di
procreazione, al sacerdozio femminile, alle funzioni religiose non in latino, all'eccessiva
libert di monaci, monache e preti). E' polemica nei confronti del Concilio Ecumenico
Vaticano Secondo (inizio anni '60), che ritiene colpevole di eccessiva condiscendenza
verso le tendenze edonistiche, democratiche e individualistiche della nostra epoca.
Ritiene che le tendenze democratiche non possano trovare posto all'interno della Chiesa,
poich la parola e la guida deve provenire sempre dalla minoranza dei pi ispirati di cui
la maggioranza deve accettare la guida. La organizzazione romana, con a capo il Sommo
Pontefice, rispecchia questa gerarchia e la Chiesa va considerata pi una monarchia (o al
massimo una aristocrazia) che una democrazia.
Ritiene i jeans aderenti sottilmente peccaminosi e in genere vede nella nostra epoca il
pericolo di una influenza di Satana, contro cui occorre stare in guardia e ritornare ai
principi cattolici tradizionali.

LA DESTRA CHE SI ISPIRA A NIETZCHE.


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Questo filosofo inneggia al superuomo, l'individuo dotato di forza, intelligenza superiore


all'umanit comune (che lui chiama "i brutti e gli informi") che china il capo al
cristianesimo e soffoca i propri istinti combattivi e di autoaffermazione con la dottrina
della dolcezza e dell'amore predicata da Cristo, e che deve essere schiava di chi ha il
coraggio di affermare i propri desideri e la propria volont contro gli altri e di violare i
precetti cristiani per seguire i suoi istinti.
Ha ispirato il nazismo tedesco. In maniera pi indiretta il fascismo italiano.

LA DESTRA "ESOTERICA".
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Gli scritti dei maghi, dei cabalisti, degli alchimisti, le religioni dell'antichit (gli antichi
misteri, la religione egizia ecc.) mostrerebbero che uomini di eccezionale volont e valore,
con pratiche occulte e magiche possono diventare semidei, e comunque acquistare poteri
di influenzare il destino di popoli e nazioni. La societ deve essere guidata dall'alto, da
parte di chi sensibile alle ispirazioni soprannaturali e celesti, e conosce qual la giusta
via tracciata dalle potenze superiori, e non dal basso, cio dal popolo ignorante e preda di
istinti che lo accecano.

IL DARWINISMO SOCIALE.
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Spesso la destra predica il "darwinismo sociale".


Darwin sosteneva che le specie animali si sono evolute attraverso la selezione e la
mutazione.
Dapprima avviene la mutazione: determinati esemplari di una specie animale, per una
mutazione casuale dei geni contenuti nei cromosomi, sviluppa una caratteristica non
posseduta da altri individui (es. un becco pi lungo o zampe dotate di unghie pi lunghe).
Poi interviene l'importante meccanismo della selezione: gli individui che hanno
sviluppato le mutazioni pi utili alla sopravvivenza e alla ricerca del cibo riescono a
prevalere nella lotta per l'esistenza e a riprodursi, mentre gli altri non riescono a
procurarsi abbastanza cibo o protezione per sopravvivere o riprodursi. In tal modo
vengono eliminate tutte le mutazioni non adatte alla sopravvivenza (ad es. una coda pi
lunga di quella degli altri uccelli o delle unghie troppo lunghe, che ostacolano la
locomozione e provocano infezioni) mentre sono conservate le altre (ad es. zampe pi
lunghe e meglio adatte per la corsa o occhi capaci di vedere anche nell'oscurit).
I darwinisti sociali sostengono l'importanza della selezione naturale anche per la societ
umana. E' importante che gli uomini pi forti (fisicamente o come carattere) e intelligenti
abbiano il sopravvento e acquistino i mezzi per riprodursi con una numerosa prole,

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mentre i deboli non vadano protetti e siano lasciati alla povert e alla malattia che li
eliminano e ne contrastano la moltiplicazione.
Anche le migrazioni spesso selezionano gli individui migliori e pi intraprendenti, che
riescono a migliorare le proprie condizioni di vita nei loro nuovi paesi, mentre la
popolazione che non emigra preda della miseria e delle carestie.
Anche le persecuzioni possono selezionare gli individui pi abili e astuti. Secondo i
darwinisti sociali il gran numero di scienziati, artisti e imprenditori di origine ebrea
sarebbe dovuto al fatto che le feroci persecuzioni cristiane lungo i secoli hanno lasciato
sopravvivere solo gli individui pi intelligenti ed accorti.
I darwinisti sociali lanciano oggi l'allarme perch le famiglie delle classi superiori,
formate dagli individui migliori, hanno un basso numero di figli, mentre le famiglie delle
classi inferiori, formate dagli individui peggiori (sconfitti nella lotta sociale perch forniti
di minori capacit), hanno un alto numero di figli.
In tal modo si verificherebbe un "darwinismo sociale alla rovescia", che farebbe
diminuire la percentuale di persone intelligenti e capaci ed aumenterebbe invece quella di
persone mediocri.
Negli Stati Uniti uscito recentemente un libro molto contestato, The bell curve ("La
curva a forma di campana") che sostiene la tesi che mentre l'intelligenza media delle
classi superiori starebbe aumentando (perch la competizione per gli impieghi migliori
aumentata con la possibilit di accesso all'istruzione offerta oggi a tutti i meritevoli,
poveri e donne compresi) l'intelligenza media della popolazione sta diminuendo, per l'alto
numero di figli delle classi meno intelligenti.
Il libro prende il nome dalla "curva a campana": un grafico che riporta in ascissa il
quoziente di intelligenza e in ordinata il numero di persone esistenti per un dato
quoziente. Come avviene per tutti gli animali superiori, gli esemplari eccezionalmente
intelligenti o eccezionalmente ritardati sono estremamente pochi, mentre la gran parte
degli individui si raggruppa intorno alla intelligenza media.
Il valore dell'intelligenza media della popolazione, fatto pari a 100, serve come punto di
riferimento per la indicazione dell'intelligenza dell'adulto.
La misurazione del quoziente di intelligenza viene di solito fatta per mezzo del test
"Wechsler-Bellevue", messo a punto negli anni '20 negli Stati Uniti e applicato nel corso

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degli anni a decine di migliaia di individui. Proprio per questa taratura statistica
accurata considerato abbastanza affidabile a confronto con test analoghi.
Esso si compone di gruppi di prove che misurano l'intelligenza verbale, quella pratica,
l'intelligenza matematica, e i cui punteggi concorrono a fornire il punteggio totale.
Sul test Wechsler-Bellevue esiste un rigido copyright: sia il libro che contiene le prove che
i materiali (figure, ecc.) possono essere venduti solo a psicologi professionisti.
Un quoziente di intelligenza di 150 vuol dire, in termini grossolani, che si riusciti a fare
gli esercizi del Wechsler-Bellevue una volta e mezzo pi velocemente della media della
popolazione. Si stima che nel mondo gli individui con un quoziente di intelligenza di 150
siano centomila.
La misurazione del quoziente di intelligenza degli individui non adulti lievemente
diversa. Il valore di riferimento non quello della media della popolazione adulta, ma
della media della fascia d'et del soggetto che fa il test. Viene spesso usato il test Binet. Un
bambino di 9 anni che totalizzi un quoziente di intelligenza di 200 non avr perci una
intelligenza doppia della media degli adulti, ma della media dei bambini di nove anni.
Quozienti infantili molto alti tendono a diminuire con la crescita, anche se il quoziente
adulto normalmente rimane elevato.

IL

PENSIERO DELLA SCRITTRICE MARGUERITE YOURCENAR SULLA

DESTRA E LA SINISTRA.
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La famosa scrittrice Marguerite Yourcenar ebbe modo di scrivere, nel libro "Lettere ai
contemporanei": "Una delle disgrazie del pensiero europeo che la destra e la sinistra,
ciascuna per proprio conto, si sono attaccate con una sorta di accanimento a concezioni
quasi teologiche della natura umana: l'estrema destra agendo e legiferando come se
l'uomo non fosse a nessun livello perfettibile, e come se la repressione potesse da sola
trionfare sui cattivi (e anche sui buoni) istinti dell'uomo; la sinistra arroccandosi su
un'immagine idilliaca dell'umanit e credendo senza alcuna limitazione ai 'domani che

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cantano'. Non si mai ottenuto nessun risultato, n a destra n a sinistra, con la


mancanza di generosit o con la mancanza di lucidit".

DESTRA E SINISTRA VISTE... DA SINISTRA.


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Riportiamo qui di seguito un brano, scritto da un intellettuale di sinistra, che presenta il


punto di vista della sinistra sulla contrapposizione con la destra:
Premesso che entrambi gli schieramenti riconoscono i valori fondamentali della libert e
dell'uguaglianza bene sottolineare che la differenza sostanziale tra destra e sinistra
consiste proprio nel "dosaggio" relativo tra libert ed eguaglianza. E' noto infatti che i
principi di libert ed uguaglianza sono di fatto contraddittori: la completa libert degli
individui favorirebbe al massimo le disuguaglianze, mentre per realizzare una "perfetta"
uguaglianza sarebbe necessario ridurre al massimo la libert. Maggiore la libert, minore
l'uguaglianza e viceversa.
Lo schieramento di destra ritiene opportuno salvaguardare ed ampliare le libert
individuali, anche se ci comporta un affievolirsi dell'uguaglianza tra i cittadini, mentre lo
schieramento di sinistra preferisce rinunciare ad alcune libert, pur di garantire un
accettabile livello di uguaglianza.
Inoltre, destra e sinistra esprimono un diverso giudizio di fronte alle diseguaglianze naturali
e sociali. Esse vengono considerate un dato di fatto inevitabile per la destra, che si limita ad
affermare l'uguaglianza formale o uguaglianza di fronte alla legge, nel senso che, in
astratto, riconosce la parit di diritti a tutti i cittadini, senza distinzioni di sesso, razza,
lingua, religione. Invece la sinistra accoglie questo principio, ma lo considera insufficiente e
ritiene che lo stato debba intervenire per sostenere i cittadini pi deboli, in modo da
permettere anche ad essi l'esercizio concreto di determinate libert.
Le diseguaglianze sono considerate un ostacolo che lo stato deve rimuovere per permettere a
tutti la possibilit di sercitare i propri diritti secondo il principio di uguaglianza sostanziale o
economico-sociale.

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Scrive Norberto Bobbio nel saggio "Destra e Sinistra": Quando si dice che la sinistra
egualitaria e la destra inegualitaria, non si vuole dire affatto che per essere di sinistra
occorre proclamare la massima che tutti uomini sono eguali in tutto, indipendentemente da
qualsiasi criterio discriminante, perch questa sarebbe non solo una visione utopistica, ma,
peggio, una proposizione cui non possibile dare un senso ragionevole. Si vuole dire
un'altra cosa ### Il dato di fatto questo: gli uomini sono tra loro tanto eguali, quanto
diseguali.
Sono utuali per certi aspetti, diseguali per altri. Volendo fare l'esekmpio pi familiare: sono
uguali di fronte alla morte perch tutti sono mortali, ma sono diseguali di fronte al modo di
morire, perch ognuno muore in modo diverso. Si pu dire anche cos: sono uguali se si
considerano come "genus" e li si confronta come "genus" ad un genus diverso come quello
degli altri animali e degli altri esseri viventi, da cui li distingue una diffrenza specifica; sono
disuguali tra loro se li si considera "uti singuli", cio prendendoli uno per uno ### Ebbene:
si possono chiamare correttamente egualitari coloro che, pur non ignorando che gli uomini
sono tanto eguali che diseguali, danno maggiore importanza per giudicarli e per attribuire
loro diritti e doveri, a ci che li rende uguali. Si tratta di un contrasto tra scelte ultime, che
affondano le loro radici in condizionamenti storici, sociali, culturali, anche familiari, e
forse biologici, di cui si sa, o per lo meno io so, molto poco. Ma proprio il contrasto tra
queste scelte ultime che serve molto bene, a mio parare, a contrassegnare i due opposti
schieramenti che siamo abituati ormai per lunga tradizione a chiamare sinistra e destra, da
un lato il popolo di chi ritiene che gli uomini siano pi uguali che disuguali, dall'altro il
popolo di chi ritiene che siamo pi diseguali che uguali.
A questo contrasto di scelte ultime si accompagna anche una diversa valutazione del
rapporto tra uguaglianza-diseguaglianza naturale ed eguaglianza-diseguaglianza sociale.
L'egualitario parte dalla convinzione che la maggior parte delle diseguaglianze che lo
indignano, e vorrebbe far sparire, sono sociali e, in quanto tali, eliminabili. L'inegualitario,
invece, parte dalla convinzione opposta, che siano naturali e, in quanto tali, ineliminabili.
Il movimento femminista stato un movimento egualitario. La forza del movimento dipesa
anche dal fatto che uno dei suoi temi preferiti sempre stato, indipendentemente dalla
veridicit fattuale, che le diseguaglianze tra uomo e donna, pur avendo radici nella natura,
sono state il prodotto di costumi, leggi, imposizioni del pi forte sul pi debole, e sono

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socialmente modificabili. Si manifesta in questo ulteriore contrasto il cosiddetto


"artificialismo", che viene considerato una delle caratteristiche della sinistra. La destra
pi disposta ad accettare ci che naturale, e quella secondo natura che la consuetudine,
la tradizione, la forza del passato". (Norberto Bobbio).
Con riferimento alle ultime parole di Bobbio si pu affermare che, dal punto di vista della
mentalit, l'uomo di destra colui che si preoccupa, innanzitutto, di salvare la tradizione;
dal punto di vista socio-economico di tutelare vecchi privilegi di classe e per questo viene
definito "conservatore".
L'uomo di sinistra, invece colui che intende, sopra ogni altra cosa, liberare i propri simili
dai vincoli loro imposti dai privilegi di razza, ceto, classe sociale; ricerca l'emancipazione e
per questo viene definito "progressista".
Per quanto riguarda gli aspetti economici, i conservatori ritengono fondamentale la libera
concorrenza e quindi considerano opportuno un limitato intervento dello stato in economia.
Esaltano la concezione liberista e naturalista della libera competizione che permette ai
migliori di emergere ed al tempo stesso elemento di selezione, nonch di
autoregolamentazione dell'economia tramite le leggi del mercato.
La destra intende promuovere l'emancipazione sociale facendo leva sulla capacit del
singolo. In gener tutela soprattutto gli interessi dei ceti medio-alti sul piano economico. Per
questo motivo i partiti conservatori al governo tendono ad imporre poche imposte,
soprattutto indirette, evitando di redistribuire i servizi. I cittadini dovranno pertanto
acquistare i servizi di cui necessitano sul mercato privato, cosicch i benestanti potranno
accedere alle prestazioni migliori senza socializzare il proprio denaro con le classi pi
deboli, tramite le imposte.
L'ideologia di sinistra si rivolge prevalentemente alle classi economicamente inferiori,
pertanto cerca di stabilire delle regole e dei correttivi alla competizione selvaggia per
salvaguardare i ceti, le imprese ed i settori in difficolt. Infatti ritiene che il sistema
economico da solo non possa raggiungere l'equilibrio e quindi sia necessario l'intervento
dellostato. La sinistra propugna a grandi discorsi forme di "welfare state" (stato del
benessere), ossia uno stato che garantisca a tutti i cittadini il conseguimento di un tenore di
vita minimo, la tutela della salute, l'istruzione, l'abitazione e l'alimentazione adeguata.
Presuppone la realizzazione di un esteso programma di spesa pubblica, innanzitutto

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mediante un sistema fiscale che attui una ridistribuzione della ricchezza nazionale in senso
egualitario.
Secondo questo modello lo stato si fa promotore di un'ampia gamma di servizi offerti a tutti
i cittadini indipendentemente dal loro ceto sociale. Si contrappone quindi allo stato liberale
nel quale l'amministrazione pubblica, al massimo, si fa carico di tutelare fasce di cittadini in
stato di povert.
Per quanto riguarda la politica economica, in genere i conservatori danno pi importnza
alla stabilit monetaria ed alla lotta contro l'inflazione, a scapito dell'occupazione (indirizzo
monetarista), mentre i progressisti tutelano di pi l'incremento di produzione reale e
l'occupazione, anche se ci determina degli squilibri sul piano finanziario (politica
economica di indirizzo keynesiano).
Tra destra e sinistra vi sono contrapposizioni circa altri valori base.
Solidariet-individualismo. La sinjistra prende molto in considerazione la solidariet, in
relazione all'idea di "sostegno per i deboli o svantaggiati". Invece l'orientamento classico di
destra lo considera un intralcio allo stimolo dello spirito d'iniziativa individuale.
Pacifismo-militarismo. Per la destra l'uso o la dimostrazione della forza militare, anche solo
per scopi difensivi necessrio, vista la tendenza "naturale" degli stati ad accrescere il
proprio potere nei confronti delle altre nazioni. Per la sinistra la pace tra i popoli, obiettivo
di un mondo migliore, va perseguita con concrete dimostrazioni di volont di disarmo e
pacificazione.
Ambiente. La sinistra si pone l'obiettivo di lasciare alle generazioni future un ambiente
vivibile, a costo di rinunciare a qualche quota di prodotto interno lordo (P.I.L.), convertire
produzioni, cambiare abitudini di vita o tecnologie. Cerca di individuare uno sviluppo
sostenibile, che consiste nel programmare crescita e progresso in modo compatibile con
l'ambiente, valutandone non solo i benefici immediati, ma anche i danni arrecati agli
ecosistemi. Tale modello di sviluppo tende a prendere in considerazione la complessit del
problema ed ad un'analisi su scala planetaria, perch gli squilibri non sono circoscrivibili.
La destra anch'essa favorevole alla tutela dell'ambiente, ma solo se non frena lo sviluppo
tecnologico. Abbraccia la corrente economista di tutela dell'ambiente che d per scontato
che lo sviluppo tecnologico e la trasformazione dei modi di vita non possono essre rallentati.
Vede il problema ambientale in chiave economica: prevenire solo se meno costoso che

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recuperare, ripristinare se non troppo oneroso, intervenire sull'ambiente se si ricavano


utili in termini di reddito e nuova occupazione (industria del disinquinamento). Uno stato
che imponga poche tasse ha meno denaro da spendere a fini sociali, ma anche per la difesa
dell'ambiente (controlli, monitoraggi, parchi naturali, guardie ecologiche).

LA CRISI DEL 1929

La crisi del 1929: descrizione generale


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Le imprese USA stavano attraversando una crisi dovuta a caduta della domanda
Contemporaneamente, grazie a prestiti bancari a buon mercato, tutti cominciarono ad
investire in borsa aspettandosi dalle azioni forti rendimenti. In realt il valore reale
delle azioni era basso, perch le imprese americane stavano attraversando una crisi e
non riuscivano a vendere i propri prodotti. L'accresciuta domanda di titoli spinse
troppo in alto il loro valore. Quando il periodo di ottimismo pass, il prezzo dei titoli
croll al suo valore reale. I risparmiatori videro ridotti della met e oltre i risparmi che
avevano investito in borsa. Milioni di persone passarono dalla sicurezza economica alla
povert
Il sistema bancario non possedeva dei meccanismi e degli accordi tra banche per
venire in aiuto ad una banca nel caso in cui i clienti, presi dal panico, avessero deciso di
ritirare tutti i loro depositi. Per una banca, anche sana, praticamente impossibile
restituire immediatamente tutti i depositi, perch essa normalmente ne tiene una gran
parte investiti o prestati. Da qui il fallimento a catena delle banche assaltate dai
risparmiatori
Dagli USA, che erano allora i maggiori produttori mondiali, la crisi si diffuse a tutti i
paesi industrializzati: il crollo della domanda USA riguard infatti anche la domanda

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di beni stranieri, e fece cos crollare la domanda anche negli stati che prima
esportavano verso gli USA materie prime o prodotti finiti.

La crisi del 1929: le cause della caduta della domanda


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Negli USA la ricchezza era concentrata in mano a un numero ristretto di soggetti. Le


spese di questi soggetti erano in gran parte per generi voluttuari. Quando inizi la crisi
della borsa questi soggetti smisero di spendere per generi voluttuari, aggravando la
crisi delle imprese.
Le imprese stentavano a vendere la propria produzione anche perch non riuscivano a
vendere sui mercati esteri: infatti ogni paese aveva adottato una politica
protezionistica di forti barriere doganali. Ma questi provvedimenti erano sbagliati:
invece di favorire le proprie imprese essi impedivano loro di esportare i propri prodotti
Tra il 1929 e il 1933 la quantit di moneta in circolazione ("offerta di moneta")
diminu di un terzo: ma una economia che si espande ha bisogno di moneta per
effettuare tutti gli scambi e i pagamenti, sia tra imprese che tra imprese e consumatori.
Gli studi economici della scuola monetarista" (Milton Friedman) e della scuola della
"sintesi neoclassica" (John Hicks) mostrano che una quantit di moneta troppo scarsa
pu rallentare gli scambi, far innalzare il saggio di interesse e provocare una
depressione)
Esportazioni e importazioni erano rese difficili dalla mancanza di moneta di
pagamento internazionale. Il dollaro non era ancora una moneta di pagamento
accettata a livello internazionale: sia gli USA che gli altri paesi dovevano servirsi di oro
e sterline, la cui quantit era insufficiente, anche a causa della politica monetaria della
Banca di Inghilterra. In mancanza di oro e sterline un paese poteva importare prodotti
di un altro paese solo se questo gli concedeva prestiti nella propria moneta. Ma una
simile politica di prestiti non venne attuata da nessuno stato
Per consumatori e imprese divenne estremamente difficile ottenere denaro per
finanziare le proprie spese, a causa del fallimento delle banche e della politica

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monetaria restrittiva, che aveva diminuito la quantit di moneta in circolazione.


Questo provoc un ulteriore crollo della domanda di investimenti da parte delle
imprese e di beni di consumo da parte delle famiglie.
Durante la prima guerra mondiale le imprese dovettero raddoppiare la loro
produzione ed assumere manodopera minorile e femminile, non bastando quella
maschile. Grazie ai salari pagati si diffuse una certa ricchezza anche tra le classi meno
abbienti e molte imprese si specializzarono nella produzione di beni di consumo
durevoli per tali famiglie. Ma alla fine della guerra, la cattiva distribuzione del reddito,
concentrato in mano a poche ricchissime famiglie, imped alle imprese che
fabbricavano beni di consumo (ad es. alla Ford) di trovare uno sbocco per i beni di
consumo durevoli. Inoltre, la vendita di beni di consumo durevoli (auto,
elettrodomestici etc.) ha un rimpiazzo molto lento, e una volta che le (non numerose)
famiglie che potevano permetterseli li ebbero comperati, la domanda croll.
Un'altra causa della crisi fu la prima guerra mondiale. Enormi risarcimenti di guerra
furono richiesti a Germania, Austria e agli altri paesi usciti sconfitti. Questo distrusse
la loro economia. I paesi sconfitti, cos impoveriti, non erano in grado di acquistare i
prodotti dei paesi vincitori, che furono quindi privati di importanti mercati di sbocco.

La crisi del 1929: come reagirono le autorit


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Le autorit vararono politiche di lavori pubblici


Lo stato aument le sue spese per sostenere la domanda aggregata attraverso il
meccanismo del moltiplicatore
Tutti i paesi svalutarono la propria moneta nella illusoria speranza di vendere di pi
all'estero
Furono aumentati i salari e ridotte le ore di lavoro nell'industria ("lavorare meno per
lavorare tutti")
Furono eliminate le restrizioni ai sindacati operai, che erano importanti strumenti per
ottenere retribuzioni pi alte e migliori condizioni di lavoro

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La borsa fu posta sotto il controllo di enti governativi g) Furono varate misure a favore
dell'agricoltura
Lo stato concesse numerosi aiuti all'industria privata per farla risollevare (mutui etc.)
Le spese per investimenti pubblici (ponti, strade ecc.) aumentarono la domanda
aggregata tramite il meccanismo del moltiplicatore
In paesi come la Germania nazista l'aumento delle spese militari aiut l'industria
privata a riprendersi e la produzione a decollare.

La crisi del 1929: cosa fece capire ad economisti ed uomini politici


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In che modo la crisi del 1929 contribu a mutare l'atteggiamento dello stato nei confronti
dell'economia e i suoi obiettivi di politica economica?
La crisi del 1929 fece capire ad economisti ed uomini di stato che il sistema economico era
instabile e che le autorit dovevano intervenire ogniqualvolta le crisi o lo sviluppo del
sistema assumano dimensioni preoccupanti

La crisi del 1929: quali scuole economiche tramontarono e quali nacquero


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La scuola neoclassica tramont. Essa aveva affermato che il sistema capitalistico,


affidato alla libera iniziativa privata e senza intervento dello stato in grado di
raggiungere da s la piena occupazione delle risorse e di garantire un costante sviluppo
economico; secondo i neoclassici le crisi economiche erano di lieve entit e destinate a
durare poco. In realt la crisi del 1929 mostr che il sistema capitalistico poteva essere
soggetto crisi da carenza di domanda, crisi che non erano n lievi n passeggere.
La ricetta dei neoclassici era:

Ridurre il deficit pubblico

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Ma questo port ad una diminuzione della spesa pubblica e quindi ad una ulteriore
diminuzione della domanda aggregata, che mise ancor pi in difficolt le imprese

ridurre i salari
I neoclassici erano convinti che la domanda di lavoratori da parte delle imprese
fosse inversamente proporzionale al salario richiesto dai lavoratori; lasciando
pertanto scendere i salari a causa della disoccupazione essi ritenevano che le
imprese avrebbero ricominciato ad assumere manodopera.
In realt la diminuzione dei salari provoc un ulteriore impoverimento delle
famiglie dei lavoratori e quindi una ulteriore caduta della domanda di beni di
consumo da parte di tali famiglie, che aggrav le difficolt delle imprese

ridurre i prezzi
Secondo i neoclassici, poich la domanda di un bene inversamente proporzionale
al suo prezzo, una diminuzione dei prezzi avrebbe stimolato una maggiore domanda
e quindi una ripresa economica.
In realt la diminuzione dei prezzi ebbe come effetto di impoverire gli imprenditori
diminuendone i profitti. Le famiglie degli imprenditori diminuirono le loro spese per
consumi aggravando la caduta della domanda. Inoltre gli imprenditori divennero
ancora pi pessimisti sulle prospettive di un investimento, e quindi diminu anche la
domanda di beni di investimento

ridurre i saggi di interesse


Secondo i neoclassici gli investimenti degli imprenditori dipendevano dai saggi di
interesse: se il denaro era a buon mercato (saggi di interesse bassi) essi avrebbero
chiesto prestiti per acquistare beni di investimento.
Secondo gli economisti neoclassici, se la scarsa spesa delle famiglie era dovuta ad
eccessivo risparmio il saggio di interesse sarebbe crollato, producendo due
conseguenze che avrebbero consentito la ripresa del sistema:
le famiglie, scoraggiate dai bassi saggi di interesse, avrebbero rinunciato a
risparmiare e ripreso a consumare;
le imprese, invogliate dai bassi saggi di interesse, avrebbero aumentato i propri
investimenti

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In realt i fatti dimostrarono che gli imprenditori, nel decidere gli investimenti,
erano pi sensibili alle aspettative di profitto che al saggio di interesse: se un
imprenditore vede i prezzi crescere e la domanda aumentare egli far investimenti
anche se i saggi di interesse sono alti; se un imprenditore vede i prezzi e la domanda
diminuire egli prudentemente rinuncer a fare investimenti anche se il saggio di
interesse molto basso
I fatti diedero ragione a Keynes, secondo il quale l'investimento dipende
dall'ottimismo degli imprenditori, le cui aspettative di profitto diventano favorevoli
quando essi notano un aumento di domanda aggregata.
Trionf la scuola keynesiana, che sosteneva che la produzione, l'occupazione e il
reddito dipendono dalla domanda; che lo stato deve intervenire per sostenere tale
domanda nei momenti di crisi, attraverso spese pubbliche; che ridurre il deficit
pubblico, i salari e i prezzi pu solo aggravare la crisi, poich priva le famiglie e le
imprese del potere di spesa e toglie il sostegno delle spese pubbliche.
La crisi del 1929 mostr che lo stato doveva intervenire, soprattutto con la spesa
pubblica, nelle fasi di depressione, per evitare una eccessiva caduta della domanda

IL WELFARE STATE

Il Welfare State
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Il "welfare state", o "stato sociale" o "stato assistenziale" o "stato del benessere" ha le


seguenti caratteristiche:
Conserva le conquiste dello stato liberale: uno stato di diritto basato sul principio di
legalit (cio uno stato in cui la legge del Parlamento regola i doveri e i diritti dei
cittadini, l'attivit del potere esecutivo, l'attivit del potere giudiziario), tutela i diritti
fondamentali dell'individuo; caratterizzato dalla separazione dei poteri,

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caratterizzato dalla separazione tra Stato e Chiesa, si basa sulla sovranit popolare
attuata mediante la rappresentanza democratica
Compatibilmente con lintervento in economia e a sostegno delle categorie deboli,
uno stato laico, basato sulla separazione tra Stato e societ civile, tra Stato e Chiesa,
tra Stato e cultura, tra Stato ed attivit economica privata.
Integra il principio di legalit dello stato liberale con il principio di costituzionalit,
secondo il quale anche l'attivit del parlamento regolata da una fonte superiore alla
legge del Parlamento, cio una Costituzione rigida, che il Parlamento pu modificare
solo con procedure aggravate e con quorum (2/3 dei voti) che non possono essere
ottenuti senza l'accordo di maggioranza e minoranza; inoltre alcune parti della
Costituzione, come la forma repubblicana, il principio democratico, il suffragio
universale, la parit tra uomo e donna, la libert sindacale, la tutela dei diritti
fondamentali, non possono essere modificate neanche dal Parlamento; un apposito
organo, la Corte Costituzionale, ha il potere di annullare le leggi ordinarie contrarie
alla Costituzione
E' uno stato pluriclasse, che, col suffragio universale attribuisce rappresentanza
politica anche alle classi meno abbienti
E' uno stato interventista e ad economia mista
A partire dalla crisi del 1929 interviene nell'economia con gli strumenti della politica
economica (emanazione di norme, politica monetaria, politica di bilancio, politica dei
redditi) per assicurare la massima occupazione, il controllo delle crisi cicliche
dell'economia, lo sviluppo economico e altri importanti obiettivi allo scopo
Economia mista: la iniziativa economica privata integrata dalla iniziativa
economica pubblica che produce servizi pubblici a basso costo per le classi meno
abbienti lo stato interviene anche nell'attivit produttiva, direttamente (aziende
autonome), o indirettamente (enti pubblici economici, partecipazioni statali)
Il rapporto tra stato e cittadini non pi basato sul principio di controprestazione
("ciascuno ottiene dallo stato una quantit di servizi corrispondente a quanto ha
pagato con le imposte"), ma sul principio di solidariet ("ciascuno deve pagare tributi
in base alla sua capacit contributiva, e non pu pretendere che questi tributi siano

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spesi a suo esclusivo vantaggio, ma accetta che vengano impiegati anche per garantire
le condizioni di vita di altre persone diverse da quella che ha pagato il tributo").
Il passaggio dal principio di controprestazione a quello di solidariet implica che
lonere tributario viene ripartito (= i tributi vengono ripartiti) tra i contribuenti in
base al principio di capacit contributiva: non pi contribuire in relazione a ci che si
riceve dallo Stato, ma contribuire in relazione alla propria capacit contributiva,
cio, in ultima analisi, alla propria capacit economica. Il principio di capacit
contributiva la applicazione, in campo tributario, del principio di solidariet.
La solidariet tra classi sociali va a vantaggio di tutti: tutti hanno la sicurezza di
ricevere un aiuto dallo stato nel momento del bisogno; tutti possono sviluppare i propri
talenti a vantaggio della collettivit; l'accesso all'istruzione e alla cultura garantito a
tutti crea una societ politicamente pi consapevole e in cui i contatti umani sono pi
vantaggiosi e interessanti.
E uno stato che cerca di realizzare la giustizia sociale
E' uno stato che, insieme alla solidariet sociale, e per suo tramite, cerca di realizzare
la "giustizia sociale", che consiste nella eliminazione di disuguaglianze (economiche,
sociali) e situazioni di bisogno che sono oggi avvertite come ingiuste o eccessive
perch non garantiscono che ciascuno riceva ci che gli spetta in relazione ai bisogni
suoi e della sua famiglia.
Per eliminare le diseguaglianze lo stato redistribuisce la ricchezza spendendo a favore
delle classi meno abbienti ci che preleva alle classi pi abbienti
Lo stato si preoccupa di fornire a tutti le basi materiali minime per lo sviluppo della
personalit, offrendo servizi pubblici gratuiti o a basso costo e opportunit di lavoro
a tutti
Lo stato protegge le "categorie deboli": donne, lavoratori, anziani, persone sprovviste
di mezzi, persone che vivono in aree depresse etc.)
A questo scopo talvolta lo stato abbandona il principio di eguaglianza di fronte alla
legge, favorendo con le proprie norme le categorie pi deboli (esempio: i lavoratori
possono scioperare, mentre l'imprenditore che chiude lo stabilimento deve comunque
pagare le retribuzioni; i lavoratori possono licenziarsi in qualsiasi momento, mentre
l'imprenditore pu licenziare solo per giusta causa; i cittadini portatori di handicap

102

sono favoriti nell'accesso agli impieghi pubblici rispetto ai cittadini non portatori di
handicap; etc.). La importante legislazione a favore di queste categorie prende il
nome di "legislazione sociale"
E' uno stato pluralista, che favorisce la presenza di molteplici formazioni sociali
(partiti, sindacati, associazioni, gruppi religiosi etc.) perch riconosce che esse sono
importanti strumenti per lo sviluppo della personalit del cittadino e per la sua
partecipazione alla vita politica

Assistenzialismo, crisi fiscale, aumento del debito pubblico (anni 60-80)


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Lo stato assistenzialistico (termine peggiorativo rispetto a stato assistenziale) una


forma errata di attuazione dello stato sociale
Gli aspetti pi rilevanti dello stato assistenzialistico riguardano:
La esistenza e il ruolo negativo dei gruppi di pressione
Oltre che nella forma di sindacati o di partiti i gruppi di pressione o lobbies" (singolare
"lobby") possono organizzarsi sotto forma di attivit di propaganda e pressione politica
su iniziativa di categorie professionali (taxisti, notai, autotrasportatori etc.) o
imprenditoriali (produttori di latte, agricoltori, produttori di formaggi etc.).
Le forme di propaganda e pressione politica possono essere le pi varie, dalla elezione di
deputati e senatori con i voti degli appartenenti alla categoria, alla partecipazione ad
udienze presso le commissioni parlamentari o il Governo per illustrare le necessit della
categoria, alla richiesta al governo o a gruppi di deputati o senatori di particolari
provvedimenti, alla corruzione vera e propria.
Questo lavoro di "lobbying", in taluni paesi addirittura regolamentato da apposite
norme: ad es. dal "Lobbying Act" americano.
Il lavoro di "lobbying" finalizzato alla emanazione di norme, provvedimenti,
erogazioni di denaro e agevolazioni a favore della categoria considerata

103

Le spese inutili e parassitarie vanno fuori controllo: lo stato non riesce pi a controllare
e a limitarle perch mancano efficaci meccanismi di controllo da parte della opinione
pubblica o dei vertici dello Stato.
Il tentativo da parte dello stato assistenzialistico di soddisfare tutti (o comunque un
numero elevatissimo) i bisogni dei cittadini
Il fatto che lo stato dia tutto a tutti, anche alle famiglie abbienti che non avrebbero
bisogno di aiuto pubblico.
Sostegno alle imprese decotte
Inefficienza della Pubblica Amministrazione
Soldi invece che servizi
Evasione fiscale
Produzioni pubbliche sottratte senza ragione ai privati
Sistema previdenziale eccessivamente generoso

Ridimensionamento del Welfare State, privatizzazioni, politica di austerit finanziaria e


monetaria (ingresso dellItalia nellarea delleuro)
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Negli anni 90 si ha un ridimensionamento del Welfare State, in particolare con le


privatizzazioni e la riforma del sistema pensionistico. Si ha una politica finanziaria e
monetaria pi austera, "di risanamento" per l'ingresso dell'Italia nell'area delleuro

GLOBALIZZAZIONE E OCCUPAZIONE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI

Il calo delloccupazione nei paesi industrializzati


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104

L'occupazione nei paesi industrializzati sta drasticamente riducendosi per diversi motivi:
Le fabbriche occidentali si spostano nel terzo mondo
La globalizzazione rende possibile spostare le imprese verso le aree che offrano le
condizioni pi favorevoli:

basso costo del lavoro

flessibilit del lavoro

basse imposte

bassi oneri sociali

bassi costi ecologici

pubblica amministrazione efficiente o corrompibile

buone infrastrutture e sistemi di comunicazione

La automazione e la informatizzazione del processo produttivo continuano ad


incrementare la produttivit per addetto
A partire dalla seconda met degli anni '80, per la prima volta dall'inizio del processo,
l'automazione, pur facendo aumentare il prodotto, ha cominciato a far diminuire i
lavoratori. Gi negli anni precedenti la crescita dell'occupazione era andata
gradualmente arrestandosi: in Francia, dal dopoguerra ad oggi, il PIL cresciuto del
700% mentre l'occupazione cresciuta solo del 70%
Il "ridisegno globale del processo produttivo" ("RDP") secondo il modello
sperimentato inizialmente alla Toyota, ma oggi diffuso in tutto il mondo, sta portando
gradualmente le grandi imprese e poi le piccole ad eliminare le sacche di lavoro
improduttivo con l'obiettivo di saturare il tempo di lavoro di tutti i componenti
dell'organizzazione, dirigenti compresi, al 100%, e di ricavare da tale 100% il doppio o
il triplo delle prestazioni di prima; pagando molto di pi la met restante degli addetti
iniziali che regger questa sfida. Questo si ottiene in vari modi:

Outsorcing e produzione "just in time"


l'impresa si concentra sulle lavorazioni fondamentali e sulla progettazione del
prodotto a partire dalle esigenze manifestate dal cliente: la produzione di
semilavorati e di servizi (software, servizi legali, ecc.) viene appaltata a ditte esterne
che debbono agire "just in time", cio consegnare il prodotto con tempi brevissimi
di preavviso, pena la perdita del contratto di fornitura. In questo modo l'impresa

105

azzera i costi di magazzinaggio, in quanto produce solo quando e quanto le serve per
evadere gli ordini effettivamente ricevuti. Quando l'impresa non ha bisogno dei
servizi dell'impresa satellite, semplicemente non rinnova il contratto, risparmiando
cos i costi di licenziamenti e di cause legali con i lavoratori

Informatizzazione spinta dei servizi amministrativi: telelavoro, archiviazione


elettronica dei documenti, esecuzione automatizzata della pratiche di ufficio
(compresi rimborsi e rapporti commerciali con fornitori e clienti e banche) ecc.

I paesi in via di sviluppo, grazie all'"outsorcing" delle imprese occidentali, offrono


servizi e semilavorati in competizione con i fornitori nazionali. Infatti, ormai le
imprese europee contattano i fornitori via internet in tutto il mondo in modo che
l'impresa possa approfittare anche delle offerte delle imprese dei paesi in via di
sviluppo
Il settore dei servizi, che tradizionalmente assorbiva la manodopera espulsa dal settore
primario e secondario, stato anch'esso investito dalla rivoluzione informatica, e non
pi in grado di dare occupazione. Inoltre, il settore dei servizi, che sinora era rimasto
al riparo dalla competizione internazionale, oggi, grazie alla facilit di spostamento
delle persone, al miglioramento delle telecomunicazioni e dei trasporti, entra sempre
pi in competizione con altre nazioni: odontotecnici cinesi garantiscono ormai il 50%
delle lavorazioni degli studi dentistici francesi; cliniche svizzere, americane, brasiliane
entrano in competizione con ospedali europei; l'industria del turismo e del
divertimento compete ormai a livello mondiale; persino le pubbliche amministrazioni
dei vari stati competono per accaparrarsi le imprese.
I paesi in via di sviluppo creano proprie imprese che riescono a competere con quelle
dei paesi avanzati grazie a una forte politica di investimenti in istruzione e ricerca. Il
"teorema dei costi comparati" dell'economista inglese dell'ottocento David Ricardo
veniva spesso ripetuto in passato per dimostrare che ogni paese si specializza in
relazione alla qualit delle risorse possedute: in particolare, i paesi con lavoratori pi
qualificati e istruiti si sarebbero accaparrati le produzioni a pi alto contenuto
tecnologico, mentre quelli con manodopera meno qualificata si sarebbero specializzati
nell'agricoltura o nell'estrazione delle materie prime o nei settori manifatturieri pi
tradizionali (tessile). In tal modo i paesi occidentali speravano di mantenere

106

indefinitamente la leadership economica e tecnologica. Gi ora, alla fiera di Shangai


sono numerosissime le imprese italiane che acquistano macchinari. E sono macchinari
che non hanno nulla da invidiare come livello tecnologico a quelli prodotti in occidente.
E chip sofisticatissimi sono prodotti a Manaus, al centro della foresta brasiliana.
Questo perch tali paesi hanno inventato un nuovo modello economico estremamente
competitivo, basato sulla specializzazione su determinate produzioni di esportazione, e
sul reinvestimento dei profitti esclusivamente in istruzione, investimenti, ricerca,
evitando di spendere per l'ambiente, per il welfare, ed evitando la legislazione sociale
che potrebbe aumentare il prezzo del lavoro. E' un modello basato su una forte
disciplina, sul gusto del lavoro, su una grande considerazione della istruzione e della
tecnologia. Nel 2010 il 95% della popolazione lavorativa di questi paesi sar laureata, e
la preparazione matematica e scientifica degli studenti, compresi gli studenti medi,
eccellente, e superiore a quella di molti paesi occidentali. Gi oggi, nelle facolt
scientifiche delle universit statunitensi il 90% dei laureati di origine asiatica, mentre
la popolazione bianca preferisce facolt come quelle di medicina o legge, e considera
l'inserzione dell'insegnamento della matematica nei curriculum universitari "uno
scherzo di cattivo gusto" (per usare le parole di un famoso scienziato).

La flessibilit del lavoro


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Flessibilit nel mercato del lavoro vuol dire:


Contratti di lavoro a termine stagionali, annuali o pluriennali (3-5 anni): sono utili alle
imprese per lavori stagionali, o per aumenti della domanda che si prevedono
tempranei, o per sostituire personale a tempo pieno temporaneamente assente
Forti investimenti nel sistema scolastico e di formazione, per creare lavoratori duttili e
capaci di affrontare nuovi compiti e riqualificarsi
Incentivo allo sviluppo del lavoro part-time, eliminando quelle regole che lo rendono
(come oggi in Italia accade) pi oneroso del lavoro a tempo pieno.
Sviluppo del "telelavoro" (lavoro a distanza)

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Sviluppo del lavoro interinale (in affitto): agenzie specializzate di intermediazione


forniscono alle imprese la manodopera di cui hanno bisogno per periodi temporanei;
questi lavoratori hanno stipulato un contratto di impiego con l'agenzia
Apertura del mercato del lavoro anche agli adolescenti e ai giovani, come avviene in
Germania, dove una quota di lavoro estivo svolta da studenti che vengono reclutati
dalle fabbriche
Liberalizzazione della intermediazione lavorativa, con la fine del monopolio pubblico
del collocamento e l'ingresso di agenzie private di collocamento della manodopera
Rimozione dei limiti all'orario di lavoro, la cui durata non pi fissata per legge ma
stabilita dalla libera contrattazione, ed adeguata alle esigenze di sfruttamento degli
impianti (lavoro notturno, festivo ecc.) in relazione alle esigenze delle imprese, che
preferiscono nettamente incentivare gli straordinari anzich assumere manodopera
aggiuntiva, in quanto questo si traduce in una maggiore flessibilit
Rimozione parziale o totale dei limiti alla immigrazione di manodopera straniera,
comunitaria ed extracomunitaria
Possibilit di licenziare i lavoratori velocemente in caso di crisi aziendali per poi
riassumerli durante la successiva ripresa.
Possibilit di scelta dei lavoratori da assumere da parte delle imprese. Questo
costringerebbe ad es. le donne, se volessero essere assunte, a rinunciare ai lunghi
periodo di assenza per maternit di cui ora usufruiscono
Apprendistato, salario d'ingresso, contratti di formazione, con salario e contributi
ridotti per compensare i costi dell'addestramento
Riduzione drastica degli oneri sociali a carico delle imprese e sviluppo dei fondi
pensione integrativi a carico dei lavoratori. L'economista italiano Mario Baldassarri
propone addirittura di azzerare per due-tre anni gli oneri sociali per l'assunzione di
manodopera giovanile nel sud (naturalmente in tal caso sarebbero i giovani che
dovrebbero versare privatamente i contributi per il fondo pensione integrativo)
Corsi di riconversione a carico dello stato per promuovere la riqualificazine
professionale

108

Gabbie salariali" diverse da regione a regione: nelle regioni con pi alta


disoccupazione dovrebbero essere permessi salari pi bassi, in modo da creare
maggiore occupazione e spingere i lavoratori a migrare verso aree a salari pi alti
Incentivi alla mobilit geografica dei lavoratori, mediante la predisposizione di
infrastrutture capaci di accogliere gli emigrati. In USA vi sono vaste aree delle
periferie cittadine attrezzate a camping, dove i lavoratori migranti risiedono, vivendo
nei camper e spostandosi alla ricerca di lavori stagionali o della durata di qualche
anno
Controllo dei prezzi degli affitti, dei profitti dei commercianti e dei servizi essenziali
(acqua, gas, ecc.) che lo stato fornisce ai lavoratori, e che si traducono, se troppo
elevati, in rivendicazioni salariali
Minimi salariali legali molto bassi o assenti
Salari legati maggiormente individualizzati, non legati rigidamente alla contrattazione
sindacale uniforme, ma alla produttivit, alla efficienza del lavoratore, all'andamento
della produzione
Eliminazione degli ostacoli alla mobilit interna della manodopera: il lavoratore non
ha pi diritto a mantenere le mansioni per cui stato assunto, ma, in relazione alle
esigenze dell'impresa, pu essere destinato a nuove mansioni, eventualmente inferiori,
o spostato in unit produttive dislocate in tutto il paese
Eliminazione della indicizzazione automatica dei salari: la crescita dei salari deve
essere collegata alla crescita degli utili o della produttivit dell'impresa
Attenuazione della legislazione sociale che si traduce in oneri economici aggiuntivi per
l'impresa, ad es. quelle riguardanti la tutela della sicurezza sul posto di lavoro,
l'obbligo di assunzione di lavoratori disabili, ecc.
I paesi che hanno reso "flessibile" il loro mercato del lavoro sono riusciti a tenere bassa la
disoccupazione: in USA si sono creati dal 1980 ad oggi 12 milioni di posti di lavoro,
mentre in Europa, nello stesso periodo, sono stati soppressi un milione di posti di lavoro.
La disoccupazione USA al 5%, quella europea al 12% e quella giapponese al 4%. Si
tratta per di posti di lavoro "flessibili", per la quasi totalit nei servizi, a tempo
determinato, spesso a reddito bassissimo, talvolta al disotto o vicino al limite di

109

sussistenza, per cui in USA si parla ormai di "working poors": di "poveri che lavorano",
non avendo neanche pi il diritto ad una indigenza senza lavoro.

Necessit di riqualificare il lavoro nei paesi industrializzati


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Gli economisti sono concordi nell'affermare che nel lungo periodo gli unici differenziali
salariali che potranno reggere sono quelli giustificati da competenze professionali che
generano maggiori produttivit. Gli stati occidentali debbono specializzare i propri
lavoratori nelle produzione intellettuali e "difficili", che gli altri paesi meno avanzati non
sono in grado di svolgere. Le aree in cui i lavoratori occidentali dovranno mostrare
competenze migliori di quelli degli altri paesi saranno i servizi finanziari, la pubblica
amministrazione, la formazione, la ricerca, l'organizzazione della produzione attraverso
il coordinamento di innovazione, progettazione, fabbricazione e vendita.
Il costo del lavoro orario non pi sufficiente a vincere il confronto nella competizione
globale, quando manca la flessibilit. Si tratta della possibilit di contrattare ore di
lavoro straordinario e giornate lavorative pi lunghe, distribuite su turni appropriati ai
macchinari, ecc. Anche se il costo di un'ora lavoro in Italia allineato alla media europea,
tuttavia un lavoratore giapponese lavora in un anno quanto un lavoratore italiano in 15
mesi, e un lavoratore coreano quanto un lavoratore italiano in 18 mesi.

Le ragioni del successo delle politiche keynesiane del dopoguerra


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Le politiche keynesiane del dopoguerra hanno successo per una combinazione forse
irripetibile di fattori favorevoli:
Il commercio internazionale si svolgeva tra paesi omogenei sotto il punto di vista
sociale, politico, economico, sotto la leadership USA che assicurava stabilit monetaria.

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Ci voleva dire che qualsiasi conquista in un paese (welfare state, pensioni elevate,
salari elevati) si estendeva per effetto imitativo rapidamente anche agli altri paesi, in
modo da non costituire uno svantaggio competitivo per nessuno di essi
Un paese poteva permettersi conti pubblici in disordine, spese eccessive per il Welfare
state, alti salari, perch comunque gli altri paesi facevano altrettanto
L'Asia e l'Africa non potevano partecipare alla competizione economica perch non
potevano ancora prendere parte a processi produttivi tecnologicamente avanzati, che
richiedevano mano d'opera qualificata, in grado di operare con macchinari molto
sofisticati. In pratica la politica keynesiana si potuta attuare esclusivamente nei paesi
ricchi
C'era la forte domanda provocata dalla ricostruzione post-bellica
C'era la stabilit monetaria perch gli USA avevano riserve auree in grado di tenere
sotto controllo e stabilizzare le oscillazioni e svalutazioni dei cambi
Un altro grosso aiuto alla domanda aggregata fu dato dalla guerra di Corea
La mancanza di turbolenze speculative, per la difficolt di spostare in tempo reale i
capitali in mancanza di strumenti telematici favoriva lo sviluppo economico
I vari paesi avevano dei cicli economici asincroni, in modo che quando l'economia di
uno di essi imboccava la strada recessiva, c'era un'altra economia in fase espansiva che
attenuava gli effetti della crisi.

La fine delle politiche keynesiane rigorose


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La politica keynesiana "seria" cessa in realt nel '63-'64. Negli anni successivi
l'intervento keynesiano fu attuato in senso sbagliato, con connotazioni politiche e non
economiche: Un intervento keynesiano richiede essenzialmente flessibilit, per poter
contrastare gli opposti pericoli del ciclo economico: inflazione e ristagno economico. E
una politica keynesiana flessibile pu essere attuata unicamente con la leva degli
investimenti. Gli investimenti possono essere variati senza che l'opinione pubblica
intervenga ad interferire, in modo veloce e tempestivo. Invece di agire con le spese di

111

investimento, per motivi politici e clientelari si scelse la via delle spese sociali: spese per il
welfare e pensionistiche, che sono spese - a differenza di quelle di investimento - molto
rigide, che una volta impegnate non si possono pi ritirare. Questo perch il debito
pubblico e lo stato sociale divenne un "surrogato del comunismo". L'Italia aveva un
ruolo strategico troppo importante per l'occidente. Cos fu bloccata l'avanzata del
comunismo e furono allargati i cordoni della spesa pubblica. I partiti di sinistra, presi in
contropiede da questa politica, per non fare la figura di coloro che si opponevano alle
spese a favore della collettivit, sottoscrissero pienamente tali spese. Il 90% delle leggi di
"spesa allegra" degli anni '70 e '80 in Italia sono basate sull'accordo di tutti i gruppi
politici. Tra l'altro, mentre la spesa per investimenti ha il massimo effetto moltiplicativo,
anche attraverso il meccanismo dell'acceleratore, la spesa sociale ha scarsi effetti
moltiplicativi: i pensionati risparmiano una grossa fetta del loro reddito e, come keynes
insegna, molti piccoli redditi attribuiti a tanti soggetti significano bassa propensione al
consumo. La curva di Phillips fu utilizzata come strumento di politica economica.
Secondo la sua interpretazione pi accreditata, un aumento dei prezzi avrebbe consentito
un aumento dei salari e quindi un aumento dell'occupazione e della domanda.

La stagflazione, la globalizzazione e la fine della possibilit pratica delle politiche


keynesiane
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Con la crisi del 1929 entra in crisi il modello neoclassico.


Con la stagflazione entra in crisi operativa il modello keynesiano: le politiche di spesa si
possono attuare, ma gli effetti sono sempre meno incisivi: si scatena l'inflazione senza che
aumenti significativamente l'attivit economica e l'occupazione, che rimangono stagnanti
Con la globalizzazione le politiche espansive basate sulla spesa pubblica non si possono
pi attuare, ed il modello keynesiano entra definitivamente in crisi.
Con la stagflazione entra in crisi il modello basato sulla equivalenza inflazione =
occupazione che era stabilito dalla curva di Phillips. Tra le cause della inflazione
stagflattiva vi sono gli aumenti delle materie prime degli anni '70, tra cui quelle

112

petrolifere, l'esplosione del costo del lavoro (con l'"autunno caldo" del 1968 e il
terrorismo). Anche i disavanzi pubblici, provocati dalle istanze sociali contribuirono alla
inflazione. La stagnazione e la disoccupazione stagflattive furono dovute alla instabilit
dei cambi. Nel 1971, con l'annuncio di Nixon della inconvertibilit del dollaro in oro, cade
il sistema di Bretton Woods ed iniziano le svalutazioni competitive e le politiche
protezionistiche. La instabilit dei cambi, le incerte prospettive del commercio
internazionale, la accesa conflittualit operaia, rendono incerte le aspettative degli
imprenditori, che in un quadro cos poco chiaro e rischioso diminuiscono notevolmente
gli investimenti. Gli anni '80 sono gli anni della spesa pubblica allegra. Ma alcuni paesi si
fermano prima e invertono la marcia: USA, Inghilterra.

I modelli capitalistici pi efficienti


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Oggi i modelli capitalistici pi efficienti sono di tre tipi: modello anglosassone, modello
giapponese, modello coreano e sud-est asiatico
Modello anglosassone (USA, inghilterra).
Si tratta di un capitalismo non solidarista, il cui principale valore l'efficienza. In
pratica assente il Welfare: 50 milioni di persone sono sprovviste di assistenza medica
gratuita. Persino i programmi di assistenza medica "Medicare" e "Medicaid" coprono
solo il 35% delle spese mediche: in pratica il paziente si paga tutte le spese mediche. I
disoccupati fruiscono di sussidi solo per 5 anni, di cui solo tre anni sono di sussidi
continuativi.
Modello giapponese
Si tratta di un welfare familiare e aziendale. Sono le grandi aziende che assumono i
figli dei lavoratori, anche in soprannumero, consentendo loro di mantenere i genitori.
Infatti non ci sono pensioni. Gli anziani possono trovare sostentamente nel settore della
distribuzione commerciale al minuto, dove stato bloccato l'ingresso delle grandi
imprese: si tratta di una miriade di piccoli negozi che danno da vivere agli anziani.
Modello coreano e del sud-est asiatico

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Si tratta di un capitalismo autoritario. Tutti sono al corrente degli scioperi dei


lavoratori coreani di un anno fa contro le dure condizioni di lavoro. Nonostante
questo, oggi le imprese coreane hanno ottenuto dal governo una legislazione che
consente loro licenzialenti in massa che consentono di spostare le imprese in Cambogia
e altri paesi con manodopera a basso costo. Anche la Cina non si pu pi ormai
definire comunista.

Le imprese multinazionali
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Oggi una impresa non pi collegata ad un dato stato: non si parla pi di imprese
"nazionali": l'impresa sceglie (ed costretta a farlo) di andare a produrre laddove la
pressione fiscale, la legislazione ambientale, il costo del lavoro, la conflittualit sociale
sono pi basse e pi vantaggiose per lei e la Pubblica Amministrazione efficiente o
comunque facilmente corrompibile. Oggi si registrano investimenti coreani in Galles.
L'Irlanda ha avuto il pi alto sviluppo del PIL in Europa perch offre vantaggi
competitivi alle imprese estere, primi fra tutti un basso costo del lavoro e una bassa
tassazione (10%) degli utili di impresa. Una impresa che non facesse questo sarebbe
spacciata. La produzione Olivetti di personal computer stata stroncata dall'alto costo
del lavoro italiano. Gi oggi gli esperti sono concordi nel dire che non si potranno pi
produrre auto in Europa, dato soprattutto l'alto costo del lavoro. E spesso le imprese non
hanno bisogno di andare lontano: come si fa ad impedire ad una impresa tedesca di
ridurre di dieci volte i costi del lavoro spostandosi di soli 30-40 chilometri, oltre la
frontiera con i paesi dell'est europeo?
La globalizzazione rende estremamente difficili politiche keynesiane basate sullaumento
della spesa pubblica
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Oggi la possibilit di politiche keynesiane espansive basate su una forte spesa pubblica,
che fa aumentare prezzi e occupazione, cessata con l'allargamento della scena
economica. Se oggi provassi ad alzare i prezzi in ossequio alla curva di Phillips, e non lo
facessero anche la Cina e gli altri paesi emergenti, io non venderei pi nulla da un giorno
all'altro. Non pu essere tollerata neanche una minima inflazione. Perfino una inflazione
differenziale del 5% su base annua porterebbe in 5 anni ad una differenza di prezzo del
12% rispetto alla concorrenza. E allora non si venderebbe pi nulla. Globalizzazione vuol
dire necessit di inflazione bassa, di politiche restrittive. Mentre l'epoca keynesiana
stata l'epoca della inflazione, l'epoca della globalizzazione l'epoca della deflazione
(competitiva). Ma i danni della deflazione selvaggia sono se possibile ancora maggiori di
quelli della inflazione: un imprenditore che sopporta costi di 100 per vendere un prodotto
a 90 vede ridursi margini di profitto e diminuisce investimenti e domanda di lavoro. I
consumatori, che si aspettano una diminuzione dei prezzi, sono invogliati maggiormente
a risparmiare e a posticipare i consumi, cosicch la domanda di consumo ristagna. Ma i
governi non possono permettersi pi l'inflazione. Anche un differenziale inflattivo di
0,1% segnalerebbe agli investitori internazionali che il prezzo dei prodotti destinato in
un arco di tempo pi o meno lungo a divenire non competitivo, e gli investimenti
abbandonerebbero istantaneamente paesi le cui imprese sono destinate a finire fuori
mercato. Gl investitori fuggono anche perch si aspettano che la moneta di un paese che
ha un differenziale positivo di inflazione sia destinata a svalutarsi a pi o meno breve
termine. Il crollo delle borse del sud est asiatico insegna quanto sia pericolosa, spietata e
frenetica oggi la speculazione internazionale: i paesi di tale area avevano tutti i
fondamentali parametri macroeconomici in regola: bassa inflazione, alti investimenti,
alto tasso di risparmio, conti pubblici in regola. Azioni e obbligazioni non erano
supervalutate, non esisteva una reale bolla speculativa da eliminare. Ma questi paesi
hanno commesso l'errore di promuovere investimenti in numero troppo alto o a troppo
lungo termine: nella borsa di Shangai si contrattavano azioni e obbligazioni di aeroporti
ancora da costruire. E' bastato che gli investitori abbiano fiutato un lieve ritardo nel
ritorno degli investimenti e una lieve diminuzione dei profitti per scatenare la fuga dalle
borse asiatiche. Si tratta di "mercati di carta", emotivi, dove il minimo sbaglio si paga
con perdite di centinaia di milioni di dollari e con danni alle economie.

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Globalizzazione e fine del protezionismo


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Globalizzazione vuol dire fine del protezionismo: oggi un paese che produca prodotti
tecnologicamente avanzati (farmaci, prodotti elettronici di consumo ecc.) ha bisogno di
una fetta di almeno il 10-15% del mercato mondiale per ammortizzare costi come quelli
di ricerca e design. In certi settori la situazione ancora pi spinta: la Intel, per
continuare a produrre e sviluppare chip sempre pi potenti per personal computer ha
bisogno di almeno il 70% del mercato. Una industria farmaceutica spende mediamente
per lo sviluppo di un nuovo farmaco, dall'inizio della ricerca alla fase finale di
sperimentazione umana e animale, imposta ormai nella maggior parte dei paesi, in media
300 miliardi. Da qui la febbre di fusioni e concentrazioni che si abbattuta nel settore
farmaceutico, alla ricerca di quote di mercato sufficienti a finanziare le proprie spese.

La globalizzazione mette in pericolo le politiche sociali dei vari stati


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Con la globalizzazione cessa la possibilit di politiche sociali nei vari stati. Diventa
sempre pi difficile per i paesi sviluppati operare politiche protezionistiche nei confronti
dei paesi in via di sviluppo, perch essi sono mercati di sbocco per le loro produzioni o
ospitano le loro imprese. I recenti episodi di indecisione dello stato italiano nei confronti
di episodi di immigrazione selvaggia di cittadini albanesi anche legato al fatto che ormai
numerosissime imprese italiane operano in Albania. Oggi un singolo stato non pu
permettersi di chiudere i propri confini, perch ha bisogno di mercati di sbocco di
sufficiente ampiezza, ed e costretto quindi a sopportare le leggi della deflazione
competitiva e a sottostare alle richieste delle imprese e degli investitori internazionali.
L'OCSE ha gi predisposto al 90% una bozza di accordo internazionale che

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sostanzialmente riconosce questa situazione, stabilendo addirittura l'obbligo del


risarcimento a carico di uno stato nei confronti di una multinazionale che si sia insediata
nel suo territorio se in un momento successivo tale stato modifica uno dei seguenti dati:
legislazione sul lavoro, legislazione fiscale, legislazione sulla tutela ambientale,
legislazione sugli aumenti e le rivalutazioni salariali; legislazione sui minimi salariali in
modo sfavorevole per l'impresa ospite. Recentemente, nell'ambito del NAFTA ("North
American Free Trade Agreement") il Canada si visto costretto a pagare un indennizzo
di 250 milioni di dollari a una impresa di raffinazione perch aveva modificato la
normativa sugli additivi della benzina, provocandole un danno finanziario. In futuro
nessuno stato avr il coraggio di rifiutarsi di firmare la convenzione OCSE, e allora
diverr difficile perfino adottare provvedimenti a favore di handicappati, perch
sarebbero ritenuti una modificazione delle regole sul trattamento comparativo dei
lavoratori. La firma di questa convenzione sar un modo di dire ai lavoratori: "basta
rivendicazioni sindacali. Basta politica di sostegno dei redditi. Altrimenti niente
investimenti e niente lavoro".

La valutazione ottimista della globalizzazione


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Gli ottimisti affermano che le aree occidentali ancora per lungo tempo costituiranno le
aree di consumo principali del pianeta, perch i redditi dei paesi poveri non
consentiranno di sviluppare consumi di beni diversi da quelli di prima necessit. Ma
anche questa una illusione: le previsioni di molti economisti parlano di una
"globalizzazione dei consumi" che andr di pari passo alla "globalizzazione della
produzione": in un futuro ormai alquanto prossimo 150-200 milioni di persone
localizzate un po' in tutte le aree del pianeta godranno di redditi elevati e costituiranno
un gruppo di consumo non legato a localizzazioni geografiche; il resto della popolazione
mondiale avr redditi che andranno dalla semi-indigenza alla insufficienza per la
sopravvivenza. Gi adesso, i viaggiatori in visita a Pechino incontrano uno spettacolo
impressionante di Jeep Toyota e Rolls-Royce, telefonini ed accessori costosissimi esibiti

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accanto ad una folla di lavoratori che hanno salari di pochi yuan al mese. Ogni area del
pianeta avr il suo piccolo gruppo di benestanti che contribuir alla domanda mondiale
di beni di consumo. Non improbabile che lo stesso scenario si ripeter nei paesi europei.
Tanto per fare un esempio, sono gi 5.000 le imprese italiane in Bulgaria. Gli
imprenditori

italiani

stanno

approfittando

ampiamente

delle

possibilit

di

internazionalizzazione, e con ci assicurano il loro tenore di vita futuro. I lavoratori


italiani invece corrono un rischio concreto di crollo del loro reddito.

La perdita degli strumenti di politica economica dei governi nazionali


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In sintesi, oggi un paese che intende aprirsi al commercio mondiale e che, prdipi, come
l'Italia, entra a far parte dell'Unione Monetaria, perde la maggior parte degli strumenti
di politica economica. Non pu fare politiche di bilancio espansive basate su un aumento
della spesa pubblica perch questo farebbe aumentare l'inflazione, e il differenziale di
inflazione nei confronti degli altri paesi Ue farebbe perdere di competitivit ai suoi
prodotti. Inoltre, dovendo mantenere il rapporto debito/pil al disotto del 60% e il
disavanzo al disotto del 3%, anche volendo, lo stato non pu pi fare spesa pubblica
finanziandosi con prestiti, perch uscirebbe dai parametri di Maastricht. L'Italia ha poi
un debito pubblico cos alto (124% del pil) che gli interessi costituiscono ormai la quasi
totalit del suo disavanzo. Se non si vuole che il disavanzo vada fuori controllo occorre
quindi abbassare i tassi di interesse sul debito convincendo gli investitori esteri con una
politica di controllo dell'inflazione. Quindi, se l'Italia non vuole che il debito esploda deve
mantenere i tassi di interesse sul debito bassi, e per far questo deve tenere sotto controllo
l'inflazione, perch l'inflazione un importante parametro (accanto alla stabilit politica,
alle garanzie di solvibilit del debitore pubblico ecc.) che gli operatori economici
impiegano per valutare la sicurezza dell'investimento in obbligazioni del Tesoro. Non pu
svalutare la moneta per rendere pi competitivi i propri prodotti, poich ormai vi una
moneta unica. Non pu aumentare l'occupazione nella pubblica amministrazione, in
quanto il debito pubblico troppo elevato e non sono consentite spese che lo

118

aggraverebbero. Non pu ricorrere a dazi doganali, in quanto fa parte di un'area di


libero scambio, e comunque, se vuole assicurarsi mercati di approvvigionamento e di
smercio non pu chiudere le proprie frontiere. Per questo si teme che l'euro finir
fatalmente per incidere sui salari: l'abbassamento dei salari sar infatti l'unico strumento
di competizione che rimarr all'economia nel breve termine.

La Unione Europea come risposta ai pericoli della globalizzazione


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Una possibile risposta UE a questo stato di cose il protezionismo. IL fatto di voler


estendere la UE a 26 paesi potrebbe essere letto come un passo in questa direzione:
cercare di inglobare le aree di produzione agricole e le risorse petrolifere ed energetiche
dell'est europeo e poi chiudersi in un'area di libero scambio. Ma col protezionismo se ne
andrebbe un pezzo di democrazia. Dovremmo essere costretti ad acqusitare e consumare
non i beni che vorremmo, ma quelli che ci sono imposti.

Il declino della legislazione sociale


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Nel corso dell'ottocento ma soprattutto del novecento la legislazione sociale ha potuto


affermarsi con il consenso delle imprese per diversi motivi:

Esigenza di nuovi sbocchi dei prodotti, che giustificava gli aumenti salariali e
l'aumento del tempo libero per i consumi

Movimenti socialisti e cristiani che affermano il concetto di eguaglianza tra gli uomini

Rapida estensione delle conquiste sociali da un paese all'altro, in modo che la


competitivit reciproca rimanga immutata

Il governo di ciascun paese ha il potere legislativo

119

Oggi invece non si riesce a convincere i paesi di nuova industrializzazione ad aderire a


questo modello, per vari motivi:

L'economia fondata su poche produzioni specializzate e sulle esportazioni, in modo


che un aumento dei salari non amplierebbe il mercato di consumo

L'idea di eguaglianza marginale nelle culture non cristiane, in cui invece forte il
rispetto dell'autorit e delle gerarchie

Data la disomogeneit culturale difficile che la legislazione sociale si estenda


rapidamente da un paese all'altro

Non esiste un governo mondiale capace di imporre norme di condotta agli stati

LE SCUOLE ECONOMICHE PIU RECENTI

Le teorie economiche pi recenti


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La scuola monetarista (o scuola di Chicago) sostiene che la manovra della spesa


pubblica inutile e dannosa, e lo sviluppo pu essere garantito solo da manovre
monetarie.
La scuola delle scelte pubbliche molto critica nei confronti delleccessivo intervento
pubblico. Questa scuola, affermatasi nel corso degli anni Sessanta, specie per merito di
James Buchanan, analiza i meccanismi di decisione che presiedono alla formazione delle
scelte pubbliche nelle moderne democrazie parlamentari. In particolare, ha cercato di
spiegare il comportamento delloperatore pubblico, considerando i sistemi elettorali e i
loro effetti sulle scelte collettive, i comportamenti della classe politica e della burocrazia,
le azioni dei gruppi di pressione (lobby) ecc.
Il nucleo centrale della teoria delle scelte pubbliche resta la convinzione che il settore
pubblico abbia raggiunto dimensioni abnormi, addirittura pericolose per la difesa delle
libert individuali; occorre quindi un nuovo patto sociale fra i cittadini, che consenta
la riduzione dellintervento pubblico e una ridefinizione dei diritti individuali.

120

Le critiche alla scuola keynesiana, diffusesi dapprima in gran Bretagna e poi negli USA,
hanno contribuito allaffermazione del neoliberismo, dottrina politica che si propone la
riduzione dellintrvento dello Stato nelleconomia. Queta teoria non sostiene un ritorno
alla finanza neutrale: oggi anche i neoliberisti condividono lidea che la finanza
pubblica svolge comunque un ruolo importante nel sistema economico. Essa per deve
limitarsi a garantire il sostegno allo sviluppo, in modo da favorire la crescita della
produzione (supply side economics o economia dellofferta), e non della domanda, che si
deve adeguare allofferta n base al libero gioco della concorrenza o mediante le manovre
monetarie.

Le posizioni della Scuola Monetarista o Scuola di Chicago


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A partire dagli anni '50 la scuola monetarista (cosiddetta Scuola di Chicago) e poi un
sempre maggior numero di altri economisti, da un lato hanno denunciato gli aspetti
negativi delle politiche di bilancio di tipo keynesiano e dall'altro hanno mostrato come le
variabili monetarie sono in molti casi in grado di influenzare le variabili reali della
economia.
Quanto al primo punto essi hanno denunciato:
Gli effetti inflazionistici di politiche di bilancio keynesiane
Aumentando la spesa dello stato si immette moneta nel portafoglio di famiglie e
imprese senza badare al controllo di questo stock di moneta in circolazione
Il crescente indebitamento pubblico derivante dalle politiche di bilancio keynesiane
Per ragioni politiche ( pi facile chiedere prestiti che non rendersi impopolari con
nuove imposte) ed economiche (se lo stato si limita a rimettere in circolazione somme
prelevate con le imposte, che famiglie e imprese avrebbero comunque speso, la spesa
aggregata non aumenterebbe significativamente; se invece lo stato si finanzia con i
risparmi di famiglie e imprese spende somme che queste non avrebbero speso, ed
apporta un significativo incremento alla spesa aggregata) la spesa pubblica stata
regolarmente finanziata con prestiti pubblici piuttosto che con imposte

121

Il danno per gli investimenti privati


Le crescenti necessit di finanziamento da parte dello stato lo hanno portato a fare
concorrenza alle imprese per accaparrarsi il risparmio disponibile; come risultato il
costo del denaro salito e gli investimenti privati sono diminuiti, senza che a
compensarli vi fosse un adeguato volume di investimenti pubblici (la spesa pubblica
finisce perlopi in stipendi e in altre spese correnti non di investimento)
Quanto al secondo punto essi hanno messo in evidenza che:
Se l'economia non in una situazione di massima occupazione, allora, secondo il
pensiero neoclassico o monetarista l'aumento di spesa provocato dall'aumento dello
stock di moneta pu contribuire a far aumentare la produzione (variabile reale)
Se invece si ritiene, con Keynes, che i soggetti cercano di liberarsi dell'eccesso di
moneta acquistando titoli, allora potr aversi una diminuzione del saggio di interesse
sui prestiti e gli imprenditori, notato che il denaro pi a buon mercato,
aumenteranno gli investimenti, facendo crescere il reddito nazionale (variabile reale)
I punti principali del pensiero della Scuola di Chicago, il cui principale esponente il
premio Nobel per leconomia Milton Friedman, sono i seguenti:
La ricostruzione da parte di Keynes delle cause della crisi del 1929 errata e quindi la
affermazione che la politica monetaria si fosse rivelata inefficace era sbagliata
Secondo Friedman la crisi del 1929 non fu una crisi da carenza di domanda, ma da
carenza di moneta. Essa non era quindi dovuta a scarsa influenza della politica
monetaria, ma al contrario la (cattiva) politica monetaria delle autorit USA fu
responsabile della crisi: la Federal Reserve statunitense, durante la crisi economica,
diminu notevolmente lofferta di moneta, provocando in tal modo un ristagno
delleconomia.
La affermazione di Keynes secondo cui le economie ricche richiedono costanti spese
dello Stato perch le famiglie dei paesi ricchi tendono sempre pi a risparmiare falsa,
e dovuta alla adozione di un concetto di reddito il reddito effettivo di una famiglia
che non collegato col suo risparmio, che dipende invece dal reddito permanente
Lidea che i paesi pi ricchi risparmino pi dei meno ricchi smentita dai fatti, che
mostrano che la percentuale S/Y del risparmio aggregato sul reddito nazionale si
mantiene costante nel tempo.

122

Keynes aveva dedotto, dal fatto che le famiglie pi povere risparmino meno delle
famiglie ricche, la conseguenza errata che quando il livello di reddito dello Stato si
fosse elevato anche le famiglie povere avrebbero aumentato il loro risparmio. Questo
perch egli pensava che il consumo dipendesse dal reddito effettivo della famiglia.
Secondo Friedman, invece, la differenza di risparmio tra famiglie povere e famiglie
ricche collegata non al reddito effettivo ma al reddito permanente, che un
concetto che tiene conto della variazione di reddito che le famiglie si aspettano nel
tempo: coloro che si trovano nelle classi di reddito pi alte rendono a risparmiare
molto, in previsione di ritornare a livelli di reddito pi bassi. Allo stesso modo, coloro
che si trovano a livelli di reddito bassi, tenderanno a spendere una proporzione elevata
del loro rddito, dato che si apsettano di spostarsi verso livelli di reddito pi elevati.
Perci, quando un paese diventa pi ricco, i livelli di risparmio delle classi pi abbienti
e di quelle meno abbienti non dovrebbero significativamente cambiare.
La domanda di moneta molto pi stabile di quanto pensava Keynes, che la faceva
dipendere dalle aspettative instabili degli imprenditori. Perci la teoria quantitativa
della moneta era sostanzialmente esatta.
La teoria quantitativa della moneta della scuola di Cambridge, sintetizzata dalla
formula:
M v = P Q
sostanzialmente esatta, e va interpretata nel senso che esiste un rapporto abbastanza
stabile tra il volume degli scambi e la quantit di moneta M: v pu essere
considerata una costante, perch dipende dalla domanda di moneta, che stabile e
collegata ad un numero limitato di variabili (come vedremo) e scarsamente sensibile al
saggio di interesse. Al massimo si pu dire che tende a diminuire nei periodi di
recessione o ristagno, e ad aumentare nei periodi di espansione economica. Nel lungo
periodo, per tutta una serie di fattori, v tende a diminuire.
Comunque, quese lente modifiche non hanno niente a che vedere con le variazioni
repentine e violente che Keynes pensava interessassero k e quindi v.

123

La teoria quantitativa era nel giusto anche per quanto riguarda il modo in cui famiglie
e imprese si liberano delleccesso di moneta: esse aumentano i loro acquisti di qualsiasi
tipo di bene o servizio diverso dalla moneta e non si limitano solamente ad acquistare
titoli.
Queste attivit non liquide possono essere le pi varie: le famiglie possono acquistare
titoli a breve termine, titoli a lungo termine, beni durevoli che forniscono utilit (es.
macchine, appartamenti, che forniscono quello che i monetaristi chiamano un reddito
in natura), beni di lusso (che non forniscono alcun reddito, ma, al massimo un
impiego durevole della ricchezza), in capitale umano (cio in istruzione e qualificazione
professionale, che simile ad un investimento che dar redditi futuri) e in altro ancora.
Le vie e i meccanismi attraverso cui un aumento della quantit di moneta porta
allacquisto di questi beni possono essere i pi vari, e non sono certamente limitati
allacquisto dei titoli, come pensava Keynes: la spesa di beni durevoli pu aumentare
direttamente quando i soggetti utilizzano la maggiore ricchezza posseduta, ma anche
indirettamente, quando le banche che hanno ricevuto i depositi di moneta espandono il
loro credito finanziando acquisti tramite mutui-casa o altri prestiti al consumo.
Poich le famiglie e le imprese non concentrano tutta la loro spesa sui titoli, come
pensava Keynes, leffetto di un aumento della quantit di moneta sul saggio di
interesse notevolmente pi basso.
Una consistente discesa del saggio di intersse si potr avere solo se le autorit scelgano,
tra tutti i mezzi per far aumentare la moneta, le operazioni di mercato aperto tramite
lacquisto di titoli presso le famiglie. Ma anche in tal caso i tassi di interesse
tenderanno rapidamente a risalire.
I monetaristi sono ancora pi scettici di Keynes sul legame tra saggio di interesse e
investimenti
Lofferta di moneta esogena, cio non sotto il controllo di famiglie e imprese, ma
largamente controllata dalle autorit
La domanda di moneta proveniente dagli operatori privati (famiglie e imprese) di
due tipi:

Domanda fatta da famiglie che desiderano investire la propria ricchezza

124

Domanda fatta da imprenditori che chiedono finanziamenti per le loro attivit


produttive

La domanda di moneta fatta da soggetti che desiderano investire la propria ricchezza


dipende da due fattori:

Reddito degli individui


Anche Keynes pensava che il reddito Y contribuisse a determinare la domanda di
moneta (egli infatti riconosceva lesistenza di scorte transattive), ma riteneva che
linfluenza del reddito fosse meno importante di quella di fattori quali il saggio di
interesse, legato alla esistenza di scorte oziose (precauzionali e soprattutto
speculative)
Il reddito condiziona le possibilit di spesa, e quindi anche la quantit di moneta che
eventualmente un individuo pu permettersi di tenere.
Ma non il reddito dei singoli anni che i soggetti considerano nel programmare i
loro acquisti, bens il reddito permanente, cio una sorta di media di ci che i
soggetti guadagneranno nellarco della loro vita lavorativa.

Rendimento comparativo delle attivit acquistabili come portafoglio (cio


patrimonio) dagli individui
Ogni soggetto deve decidere come ripartire la propria ricchezza tra una serie di
attivit patrimoniali: moneta, titoli a breve termine, titoli a lungo termine, beni
durevoli, beni di lusso, capitale umano (cio istruzione e qualificazione professionale
per s e per i propri figli)
Nel far questo egli considera che ogni attivit patrimoniale ha un reddito o
rendimento, che pu essere in denaro o in natura. Ad esempio il reddito della
moneta un reddito in natura, e consiste nella utilit (in senso economico) e nella
comodit di avere scorte di moneta a disposizione. Contemporaneamente la moneta
produce un reddito negativo consistente nella mancata percezione degli interessi che
si otterrebbero dandola in prestito. Unauto o un appartamento danno un reddito
che pari rispettivamente al costo del trasporto pubblico e allaffitto che si
dovrebbe pagare per unabitazione non di propriet.
E importante notare che le famiglie confrontano comunque sempre rendimenti
reali, cio depurati dalla influenza dei prezzi. Anche le scorte monetarie che esse

125

considerano sono scorte monetarie reali, cio scorte rapportate al livello dei prezzi
degli scambi cui esse sono destinate a far fronte.
La scelta di tenere scorte di moneta di un certo ammontare dipende da questi
calcoli, ed scarsamente influenzata dal saggio di interesse, come ritenevano Keynes
e i neoclassici.
La domanda di moneta fatta dalle imprese che desiderano finanziare le loro attivit
produttive dipende dagli stessi fattori (reddito e rendimenti delle attivit) che
influenzano le scelte dei consumatori.
Tuttavia il reddito, e cio le dimensioni dellimpresa ha una importanza limitata: anche
una piccola impresa pu ottenere un grande finanziamento
Per quanto riguarda i rendimenti delle attivit ovvio che limpresa li valuta in modo
diverso da una famiglia: le imprese saranno ad esempio molto pi sensibili ai
rendimenti delle azion e delle obbligazioni rispetto alle famiglie.
Se un sistema economico non dispone di una quanti di moneta pari a k Y esso avr
difficolt a finanziare gli scambi necessari per produrre un reddito Y
Se invece la quantit di moneta superiore a quella richiesta, si genera inflazione.
Se invece la quantit di moneta eccessiva, si genera infallibilmente inflazione.
I monetaristi non si stancano di far notare come la storia economica mostri che ogni
consistente aumento della quantit di moneta stato accompagnato da un consistente
aumento dei prezzi, cio da inflazione.
Un eccesso di moneta non solo produce inflazione, ma produce anche instabilit
economica.
I monetaristi pensano che possa innescarsi una catena di aggiustamenti difficile da
interrompersi: un gruppo di famiglie si libera della moneta in eccesso acquistando beni
da un altro gruppo di famiglie; successivamente il secondo gruppo di famiglie cerca di
disfarsi a sua volta della moneta, scatenando unaltra ondata di acqusiti, e cos di
seguito.
Keynes aveva probabilmente sovrastimato le potenzialit di espansione produttiva del
sistema economico. Egli riteneva che nei paesi industrializzati il reddito effettivo fosse
sempre largamente al disotto del reddito potenziale (=reddito ottenibile con limpiego

126

al 100% di tutti i fattori produttivi), ma probabilmente egli era stato influenzato in


senso pessimistico dalla crisi tra le due guerre.
I monetaristi, rifacendosi alle vecchie analisi neoclassiche, rivalutano tutta una serie di
fattori, trascurati da Keynes, e diversi dalla carenza di domanda aggregata, che
limitano per un sistema economico, la possibilit di andare oltre un certo grado di
sfruttamento delle risorse.
Tra questi fattori essi menzionano:

La disoccupazione strutturale dovuta a mancanza di impianti sufficienti per


assumere forza lavoro.
Questa argomentazione potrebbe essere avvicinata oggi alla constatazione che il
continuo sviluppo delle tecniche produttive rende possibile produrre sempre di pi
con una frazione sempre pi piccola di lavoratori.

La disoccupazione volontaria dei lavoratori che non sono disposti a lavorare per
saggi di salario non di loro gradimento

La forza contrattuale dei sindacati, che talvolta perseguono una politica di alti
redditi per gli occupati, impedendo di fatto agli imprenditori di assumere lavoro
straordinario, lavoro temporaneo, lavoro a cottimo, lavoro non specializzato
sottopagato

La disoccupazione frizionale dei lavoratori temporaneamente in cerca di lavoro

Lo stesso equilibrio nel mercato dei beni: la argomentazione di Keynes secondo cui
nei paesi ricchi i consumatori raggiungono lequilibrio ottimale dei consumi senza
spendere tutto il loro reddito viene ribaltata dai monetaristi per mostrare che vano
cercare di spingersi oltre quel punto.

In sostanza, mentre Keynes riteneva che il principale fattore di disoccupazione delle


risorse fosse la carenza di domanda e che questa potesse essere superata con una
politica di spesa pubblica, o di alti redditi ai lavoratori, i monetaristi fanno notare che
si tratta invece di una situazione di equilibrio, dovuta a fattori complessi, molteplici e
non modificabili, perlomeno nel breve periodo.
Essi chiamano questa condizione tasso naturale di disoccupazione delle risorse, che
le autorit non dovrebbero cercare di abbassare con politiche keynesiane di aumento

127

della spesa pubblica o con politiche monetarie espansive, perch in tal modo
provocherebbero solo inflazione.
In particolare, per quanto riguarda loccupazione lavorativa, linflazione ridurrebbe il
potere dacquisto dei salari dei lavoratori e i lavoratori marginali, che avevano offerto
il loro lavoro a seguito degli ultimi aumenti salariali, si ritirerebbero dal mercato
facendo ritornare il tasso di disoccupazione ai livelli precedenti
Compito delle autorit monetarie quindi quello di fornire la quantit di moneta M
che il sistema richiede, cercando di evitare di creare una quantit eccessiva di moneta,
che provocherebbe il tentativo di famiglie e imprese di disfarsene con acquisto di beni e
avrebbe solo il risultato di far aumentare i prezzi (inflazione)
Nellattuare politiche di spesa pubblica per garantire occupazione e servizi alle classi
meno abbienti occorre tenere docchio la capacit di crescita del sistema economico: le
politiche keynesiane di spesa sociale provocano un aumento della quantit di moneta
nel portafoglio delle famiglie, e se la spesa che ne consegue supera le capacit
produttive del sistema, ne segue solo inflazione, e non aumento del tenore di vita e del
benessere.
Friedman propone le sue misure frenanti sul credito e la creazione di moneta per
mantenere un ritmo eguale tra laumento della massa monetaria e della domanda che
ne deriva e laumento dellofferta di beni e servizi. Al di fuori di questo equilibrio,
tutto ci che potrebbe stimolare i prestiti bancari, la creazione di moneta e di
domanda, dovrebbe essere soggetto a severi controlli. Questa sarebbe la chiave del
mantenimento della stabilit dei prezzi.
Nel complesso i monetaristi appaiono dare un po pi di importanza alla competitivit
e alla salute del sistema economico, e quindi al pareggio del bilancio pubblico e alle
politiche monetarie austere contro linflazione di quanto non abbiano fatto molti
keynesiani preoccupati principalmente di estendere benessere ed occupazione anche
alle classi meno abbienti.
Esiste una interessante correlazione tra tasso di crescita della offerta di moneta M e
tasso di crescita delleconomia: se le autorit monetarie faranno crescere la quantit di
moneta M al tasso di crescita normale del sistema economico (che nei paesi pi

128

industrializzati oscilla tra il 2% e il 5%), ne seguir una analoga crescita percentuale


del PIL e del reddito nazionale
I neoclassici sbagliavano nel ritenere che un aumento della quantit di moneta
portasse il pi delle volte inflazione: esiste un certo grado di quantit produttive non
sfruttate, che lespansione della offerta di moneta pu favorire.
Un aumento della quantit di moneta in circolazione si riflette lentamente sui prezzi e
sui salari e sullinflazione, anche se loccupazione non pu ulteriormente crescere
perch al suo livello naturale (disoccupazione frizionale). Nel breve periodo aumenta
la spesa aggregata che questi avevano assunto, e di conseguenza fa ritornare al livello
precedente produzione occupazione. Ma nel lungo periodo la scarsit di lavoro innalza
i salari e spinge gli imprenditori a licenziare i lavoratori che essi avevano assunto,
facendo ritornare la produzione al livello iniziale. Tutto questo confermato dalla
curva di Phillips, che mostra che nel medio periodo aumenta loccupazione, sia pure
mentre i salari iniziano anchessi a salire. Ma la legge indicata dalla curva di Phillips
non , secondo Friedman, destinata a durare: una volta che i lavoratori e le imprese
abbiano imparato che un certo tasso di inflazione e di aumento di salari normale e
riporta i salari reali e i profitti reali al livello di partenza, essi, a quel tasso di
inflazione, non varieranno n lofferta n la domanda di lavoro. Occorrer di anno in
anno la immissione di una quantit maggiore di moneta, che provocherebbe una
inflazione crescente.

Le critiche delleconomista John Kenneth Galbraith ai monetaristi


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E vero che la politica monetaria efficace contro linflazione. Se la Banca Centrale d al


credito un giro di vite sufficiente a ridurre i fondi che possono essere prestati dalle
banche commerciali, e se le obbliga ad aumentare i tassi di interesse, gli investimenti delle
imprese e le spese dei privati ne risentiranno. Ma il maggior costo e la maggiore rarit del
denaro

colpiranno in primo luogo ledilizia, le piccole imprese impossibilitate a

rinnovare magazzino e macchinario, e i privati che non possono pi comprare a credito

129

automobili ed elettrodomestici; per la semplice ragione che tutte queste attivit sono
finanziate dal credito. E se le misure restrittive vengono spinte abbastanza avanti perch i
depositi bancari non siano pi investiti e reinvestiti, verranno a capo dellinflazione.
Gli effetti di queste costrizioni penalizzano le parti sociali in modo immancabilmente
molto ineguale. La portata della politica monetaria la compressione della capacit
generale di spesa di imprese e famiglie, che gli economisti chiamano domanda globale o
domanda aggregata. La sua caduta non costringer la General Motors, n la Exxon, n la
Renault o la Shell, n alcuna corporation gigante a frenare laumento dei propri prezzi. I
primi colpi di freno saranno per la produzione e la vendita. Infatti, le corporation hanno il
potere contrastare la tendenza alla diminuzione dei prezzi e di mantenere i prezzi che
desiderano. E per poter fare questo che sono divenute sempre pi grandi. Hanno la
possibilit di assorbire laumento dei salari o di qualunque altro costo di produzione
aumentando i prezzi. E possono decidere di tenerli stabili e resistere agli aumenti salariali
solo di fronte a unaltissima capacit di produzione inutilizzata. Allora il tasso di
disoccupazione sarebbe tale che i sindacati modererebbero le loro rivendicazioni. Nel
settore delle grandi corporation la politica monetaria agisce quindi creando o aggravando
la disoccupazione. E questa la triste ed evidente lezione che si deve trarre dalle prime
applicazioni in grande stile degli anni 70 della politica monetarista.
Ma la politica monetaria ha un altro effetto altrettanto discriminatorio a vantaggio dei
potenti. Abbiamo visto che la corporation dispone di una fonte di autofinanziamento
indipendente dalle risorse bancarie. Potendo attingere ai propri profitti, si sottrae ai
decreti della Banca centrale e alle restrizioni del credito delle banche commerciali. Poi, le
corporation sono i clienti privilegiati delle banche, le prime ad essere servite quando si
libera qualche disponibilit di credito. E poich hanno il controllo dei loro prezzi,
possono ripercuotere un aumento dei tassi di interessi sui prezzi imposti ai consumatori.
Sono quindi pi che armate contro gli inconvenienti della politica monetaria.
Le cose vanno in modo ben diverso per lagricoltore, per il piccolo commerciante che ha
bisogno di liquidi per ricostituire gli stock, e prima di tutto per ledilizia, che lavora con
capitali presi a prestito e con clienti che dipendono anchessi dai prestiti per la casa. Le
prime vittime della politica monetaria sarano questi rami. Quindi le sue conseguenze

130

sono chiare: crea disoccupazione, ha riguardo dei grandi e dei potenti e penalizza i
piccoli.
Secondo Galbraith, i monetaristi, Milton Friedman in testa, sono di opinioni politiche
conservatrici, e tendono quindi a non preoccuparsi eccessivamente degli effettivi una
oolitica che favoriscela grande impresa a spese della piccola o che aggrava la
disoccupazione. Friedman rimasto fedele pi di altri ad una visione di una societ in cui
famiglie e imprese obbediscono agli stimoli della concorrenza e del mercato. Per lui
leconomia della libera concorrenza ancora viva e presente: la grande corporation non
ha un posto di grande rilievo nelle sue ricerche. Se si ammette questa idea che esiste un
mercato con molte imprese in concorrenza tra loro, si pu anche pensare che gli effetti
della politica monetaria si distribuiscono pi o meno uniformemente su un insieme di
aziende concorrenziali. E se queste subiscono pi o meno allo stesso modo le leggi
impersonali della concorrenza, una restrizione del credito bancario e della domanda
globale le obbligher ad abbassare i prezzi o almeno a rinunciare ad aumentarli. La
disoccupazione una conseguenza solo accessoria.
In sintesi, la restrizione del credito bancario non colpisce le grandi corporations e non le
induce a diminuire i propri prezzi. Colpisce invece duramente il settore delleconomia di
mercato. E se colpisce linsieme delleconomia per aggravare la disoccupazione.

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