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SINCRONIE

Rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero

Anno X, fascicolo 20, luglio-dicembre 2006

VECCHIARELLI EDITORE

SINCRONIE
Rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero
pubblicata con il contributo dellUniversit di Roma Tor Vergata

Direttore: Andrea Gareffi


Comitato scientifico:
Michael Caesar (Birmingham), Giorgio Cerboni Baiardi (Urbino), Arnaldo Bruni
(Firenze), Paolo Cherchi (Ferrara), Eugenio Coseriu (Tbingen), Jos Lambert
(Leuven), Paul Larivaille (Parigi), Michel Lassithiotakis (Parigi), Marco Lucchesi (Rio
de Janeiro), Nicholas Mann (Londra), Jean-Jacques Marchand (Losanna), Ulla
Musarra-Schroeder (Nijmegen), Giuseppe Mazzotta (Yale), Nikolaos M. Panajotakis
(Venezia), Walter Puchner (Atene), Francisco Rico (Barcellona), Ulrich SchulzBuschhaus (Graz), Gianni Venturi (Firenze), Alfred Vincent (Sidney), Diego Zancani
(Oxford), Gerasimos G. Zoras (Atene).
Redattori:
Nello Avella, Edo Bellingeri, Patrizio Barbaro , Claudia Chierichini, Arnaldo
Colasanti, Giuseppe Frangi, Loretta Frattale, Heather Gardner, Cristiana Lardo,
Annamaria Laserra, Tommaso Livoli, Raffaele Manica, Roberto Mosena, R. Nicola
Papa Caminiti, Fabrizio Patriarca, Fabio Pierangeli, Maria Caterina Poznanski, Lucia
Rodler, Roberta Rossini, Emiliano Sbaraglia, Varo Augusto Vecchiarelli.
Segreteria di redazione: Cristina Ubaldini (responsabile), Giancarlo Carpi, Simona
Casciano, Francesca Magni, Ilaria Merlini, Tiziana Migliaccio.
Redazione:
Laboratorio di Scrittura e Lettura della Facolt di Lettere e Filosofia
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Amministrazione:
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INDICE

INEDITI
BENIAMINO JOPPOLO, LATTESA
a cura di Fabio Pierangeli e Debora Cusimano

p. 11

Le coppie incomunicabili di Beniamino Joppolo


di Fabio Perangeli

p. 21

LAttesa di Joppolo
di Debora Cusimano

p. 27

MORAVIA, IL TEATRO E ALTRE COSE


a cura di Emiliano Sbaraglia

p. 37

Appunti sul Dio Kurt


di Eraldo Affinati

p. 41

Colpa del sole. Nota sul tragico moraviano


di Arnaldo Colasanti

p. 45

1929, circa. Una traccia per il clima culturale degli Indifferenti


di Raffaele Manica

p. 51

Pasolini e Moravia: il teatro


di Laura Pacelli

p. 61

Intervista a Dacia Maraini


di Emiliano Sbaraglia

p. 69

TESTIMONIANZE. MAURIZIO MAGGIANI TRA LITALIA E LEGITTO


a cura di Rabie Salama
Intervista a Maurizio Maggiani

p. 77

La ricerca del sostio tra Italia e Egitto nel Coraggio del pettirosso

p. 81

STUDI
Il nodo damore. Andrea Cappellano e la rivoluzione del piacere
di Francesca Magni

p. 95

Racines mdivales du Brsil


di Hilrio Franco Jnior

p. 105

Gulliver, traduttore di se stesso


di Heather Gardner

p. 127

Una comunione indegna. Semiotica e semiosi alimentare in Jean-Jacques Rousseau


di Christine Ott

p. 141

Tracciati comparatistici di una topografia emotiva: lArt et la Nuit


di Carlo Bruni

p. 153

Manganelli: la fantasia ridevole di Centuria.


Tra soluzioni linguistiche e trasfigurazioni fantastiche
di Silvia Zangrandi

p. 169

Il neoromanzo industriale. Pennacchi, Rea, Nesi


di Piergiorgio Mori

p. 181

Da Parigi allisola del tesoro. Sulle tracce di Borges nellultimo Sciascia


di Ivan Pupo

p. 187

Il paradigma della favola. Sulle miniature di Leonardo Sciascia


di Matteo Martelli

p. 199

Le scorciatoie della Memoria: Lucio Piccolo e W. B. Yeats


di Alessandra Liberatori

p. 209

Introduzione sui generi letterari e la fantascienza


di Darko Suvin

p. 217

RUBRICHE
Nota filologica:
Arsenio e la profezia del forse (tra Prufrock e Isaia)
di Cristina Ubaldini

p. 231

Nota antiquaria:
Francesco Contarini e Il Conciliatore
di Marco Catucci

p. 243

Nota bibliografica:
Tre volumi per Mario Praz
di Giancarlo Carpi

p. 251

Nota a margine:
Anatomia del pipernismo
di Fabrizio Patriarca

p. 255

Toasts & Ramblers:


Toast a Lina Unali
di Elisabetta Marino
Toast a Maria Luisa Spaziani
di Angelo Favaro
Rambler a Emerico Giachery
di Vittoriano Esposito

p. 261
p. 265
p. 270

RECENSIONI
L. Rodler, La favola, Roma, Carocci, 2007
(Alice Di Stefano)
A. Tricomi, il brogliaccio lasco dellumanista, Affinit Elettive Edizioni, 2007
(Emiliano Sbaraglia)
A. Seccareccia, Partenza da un mattino freddo, Roma, Giulio Perrone, 2007
(Fabio Pierangeli)

p. 275
p. 276
p. 277

ARSENIO E LA PROFEZIA DEL FORSE (TRA PRUFROCK E ISAIA)


di Cristina Ubaldini

1. La prima traduzione di Arsenio: un sublime depistaggio


La storia delle triangolazioni fra Montale, i poeti americani e Mario Praz nota1.
E il caso della prima traduzione inglese di Arsenio ad opera di Praz e pubblicata sul
Criterion nel 1928 ormai entrato nella mitologia, ma forse non ha ancora cessato
di essere fecondo. Partendo dalle suggestioni esegetiche che provengono dalla traduzione si potr approdare allindividuazione di un possibile intertesto biblico che permetter di mettere a fuoco ancor pi chiaramente la dimensione poetica di questo
componimento.
Laura Barile scrive che la vicenda del rapporto fra Montale e la poesia anglosassone sostanzialmente intessuta di due elementi: la musica del verso, da una parte, e
la sua capacit narrativa dallaltro, un compenetrarsi di azionale e sensuale2. Due
sono gli elementi su cui possibile condurre il confronto, il primo solo apparentemente accessorio, il secondo, in questo caso davvero fondamentale: la metrica e il
mondo immaginale.
Se Eliot privilegia il dramatic verse (che contiene il dialogo, il parlato), Hopkins
conduce allapprofondimento dellintreccio fonico di rime e assonanze; ma, gi la
metrica degli Ossi tendeva a spostare il proprio asse dal versante sillabico a quello tonico-sillabico3 e allapprofondimento della trama fonica in direzione dellarmonia
corrisponde altres un appesantimento del versante lessicale [] il corollario della
libert ritmica consiste appunto nello heightening del linguaggio, a livello fonico e semantico che implica luso di catene foniche, isosemia, anagrammi4.
La metrica di Arsenio, in particolare, annuncia quella delle Occasioni: una metrica
non sillabica, ma tonale o tonico-sillabica5, cio quello che Oreste Macr ha definito
come
M. A. Grignani, Montale, Solmi, Praz e la cultura europea: dalla Francia allInghilterra, in *Montale e
il canone poetico del Novecento, a cura di R. Luperini e M. A. Grignani, Roma, 1998, pp. 165-188;
M. Sonzogni, Praz: uno snodo tra Montale e T. S. Eliot? (Appunti su Montale traduttore di Eliot), in
*Mario Praz. Ventanni dopo, a cura di F. Buffoni, Milano, Marcos y Marcos, 2003, pp. 244-266.
Per una ricostruzione della storia delle traduzioni in inglese di Montale si veda A. Francini,
Cronaca di una lunga fedelt, il caso dei poeti statunitensi. Introduzione a Montale tradotto dai poeti, numero monografico di Semicerchio, 1997, pp. 11-16.
2
L. Barile, Adorate mie larve, Bologna, Il Mulino, 1990, p. 8.
3
Ivi, p. 22.
4
Ivi, p. 23.
5
Cfr. A. Pinchera, La versificazione tonico-sillabica nella poesia di Montale: I. Ossi di seppia, in
Quaderni urbinati di cultura classica, 7, 1969, pp. 155-184.
1

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Cristina Ubaldini
franto-sincopato in disgregazione frenata, s che i rumori improvvisi e alieni della strada, delloccasione, del quotidiano, supplizi delle radici
interiori estirpate, si armonizzano o tentano di armonizzarsi nella matrice
dellanima, che li simbolizza e solo per essi pu riconoscersi. [] La tecnica
musical-verbale del basso continuo propria delle Occasioni, unoscura costanza
monocorde-animica di misterica-inesplosa attesa.6

Il verso di Montale, come spiegano lo stesso Macr7 e Laura Barile8, non somiglia
tanto al blank verse di Eliot, come vorrebbe Giorgio Brberi Squarotti9, ma allo sprung
rhythm di G. M. Hopkins:
lo sprung rhythm musicalizza lictus, che diventa tempo musicale accordato col
peso verbale e frazionato secondo le varie durate, compresa la pausa, intesa
concretamente quale percezione dascolto e prescrizione esecutiva; [] [il
verso hopkinsiano] un periodo musical-verbale (strofico) diviso in frasi, quasi
uno spartito. La lettura o esecuzione una scansione ininterrotta con enjambement o inarcatura continua, concorrendo la similazione melodica delle parole a
mezzo dellallitterazione, soprattutto consonantica.10

Sar sufficiente un esempio. Nella prima strofa di Arsenio, cinque versi endecasillabi si infilano in una serie di enjambements tesissima e serrata: il primo un endecasillabo, con accenti di seconda, sesta e decima, con clausola sdrucciola11 (praticamente tre
battute di cinque tempi), gli altri quattro con clausola piana.
Per ricostruire landamento del primo endecasillabo I turbini sollevano la polvere, Praz costruisce un verso ritmicamente simile ma bloccato, non inarcato, quindi
autonomo e concluso, e linarcatura viene sostituita da una anadiplosi ambigua che,
lungi dal fluidificare landamento in un ritmo dal forte effetto simbolico, lo spezzetta
e lo interrompe
Dust, dust is blown above the roofs, in eddies;
it eddies on the roofs and on the places

Come ha mostrato Laura Caretti12, la frammentariet del ritmo montaliano interpretata da Praz attraverso la ripetizione. Ma Montale non ama la ripetizione, n
ritmica, n lessicale. Gilberto Lonardi13 ha spiegato chiaramente come, nel ruolo di
traduttore dallinglese, Montale abbia sempre preferito soluzioni che evitassero il riproporsi continuo degli stessi schemi.
Se il procedimento della ripetizione viene adottato, esso non assume caratteristiCfr. O. Macr, La vita della parola, studi montaliani, Firenze, Le Lettere, 1996, p. 84.
Cfr. ivi, pp. 84-90.
8
Cfr. L. Barile, Op. cit., pp. 10-23.
9
Cfr. G. Brberi Squarotti, Montale, la metrica e altro, in Letteratura, 51, 1961, pp. 53-66.
10
O. Macr, Op. cit., p. 90.
11
Cfr. C. F. Goffis, Lettura di Arsenio, in *Letture montaliane, Genova, Bozzi, 1977, pp. 69-84.
12
Cfr. L. Caretti, T. S. Eliot in Italia, Bari, Adriatica Editrice, 1968, p. 59.
13
Cfr. G. Lonardi, Il vecchio e il giovane, Bologna, Zanichelli, 1980.
6
7

NOTA FILOLOGICA

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che patenti, almeno nella prima raccolta dove quasi si mimetizza in filigrana. Franco
Roman14 , sulla scorta della Caretti, sostiene che Praz ricorrendo a ben tre ripetizioni
di termini, dimenticata la ricchezza lessicale di Montale, imiti landamento litanico di
The Love Song of Sir J. Alfred Prufrock. Roman prosegue mostando come lintera traduzione sia impostata nel senso della precisione e dellesattezza, propri di Eliot, a
fronte di un testo di partenza che , invece, evocativo.
Praz aveva certamente visto somiglianze importanti tra i due; basta leggere il celeberrimo saggio T. S. Eliot e Eugenio Montale per esserne pi che certi: The waste Land
e Ossi di seppia evocano la stessa visione dun mondo isterilito, sconsolato, duna disperata aridit che scandaglia ogni fessura delle rocce in cerca duna goccia dacqua,
li unisce unaffinit iniziale [] lo stesso carattere di potenza lirica che erompe
dallaridit in cui rinchiusa15. Ma cos facendo, vestendo cio Montale coi panni di
Eliot, egli ha aperto unaffascinante via interpretativa che si rivela piuttosto perigliosa. Cos Guido Guglielmi:
Ma Montale ha escluso una derivazione da Eliot. E dobbiamo e non dobbiamo credergli. Certo che non si pu spingere il paragone tra i due poeti troppo oltre. Le differenze sono infatti evidenti. Il metodo di Eliot mitico, come
non in Montale.16

Praz ha agito sul materiale incandescente della poesia plasmandolo con una certa
audacia, imponendogli una identit nuova. Se Robert Lowell17 ha liberamente imitato il modello, addentrandosi in meandri tutti originali e giungendo a una nuova indipendente creazione (operazione che lo stesso Montale apprezz molto), la traduzione di Praz si pone come marchio ideologicamente imperioso.
Andrea Gareffi18 ha ampiamente illustrato la questione sul solco della teoria ritmologica19 valutando, invece, molto positivamente lesito della traduzione praziana in
comparazione con le altre inglesi e anche con quella tedesca di M. L. Kaschnitz e
Cfr. F. Roman, Virt britanniche e vizi mediterranei, in *Annuario di Poesia, a cura di G. Oldani,
Milano, Crocetti, 2000, pubblicato anche on-line il 27.3.2006 nel blog dellautore: il saggio offre
un particolareggiato confronto tra le due poesie e tra le due poetiche.
http://www.bloggers.it/zeppo1947/letteraria/critica/polemiche_letterarie_2_htm.
15
M. Praz, T. S. Eliot e Eugenio Montale, in Cronache letterarie anglosassoni, I, Cronache inglesi, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, 1950, pp. 189 e 192.
16
G. Guglielmi, Montale, Arsenio, e la linea allegorico-dantesca, in *Montale e il canone poetico del Novecento, cit., p. 380. Eliot ciclico, Montale invece escatologico (dantesco) - pur senza alcuna certezza, pur nel dubbio pi profondamente umano.
17
Cfr. R. Lowell, Poesie di Montale, Bologna, Edizioni della Lanterna, 1960.
18
A. Gareffi, I ritmi della mente di Montale, in Sincronie, VII, 13, 2003, pp. 85-97.
19
Si vedano su tale questione, Ritmo, a cura di H. Mesconnic e E. Mattioli, numero monografico di Studi di estetica, XXVIII, 21, 2000; lintero numero di Materiali di estetica, 2, 2002,
dedicato alla questione del ritmo; Ritmologia. Il ritmo del linguaggio. Poesia e traduzione, Atti del
Convegno Il ritmo del linguaggio. Poesia e traduzione, Univesit degli Studi di Cassino. Dipartimento di Linguistica e letterature comparate 22-24 marzo 2001, a cura di F. Buffoni, Padova, Marcos y Marcos, 2002; H. Mesconnic, Un colpo di Bibbia nella filosofia, Milano, Medusa,
2004.
14

234

Cristina Ubaldini

quelle francesi di P. Dyerval Angelini e P. van Bever. Dalla contraddizione di


unesegesi personalissima scaturisce una fedelt che sarebbe impossibile ottenere per
via di fedelt:
Il sistema di varianti, dalla anadiplosi fonica e semanticamente falsa,
allepanalessi e al poliptoto, il sistema delle ripetizioni qui al suo meglio possibile; oltre, la disgregazione. Tre parole sdrucciole luna dopo laltra nel medesimo verso meritavano tre ripetizioni articolate. Tre ripetizioni che non solo
non erano nelloriginale, ma che Montale non ammette quando lui a tradurre
in italiano. [] Le tre ripetute ripetizioni colpiscono subito Arsenio: lincipit,
Dust, dust; la frase mediana, about the roofs / on the roofs, dove la ripetizione contiene una variazione; e la clausola del primo verso, ripresa allinizio
del secondo in eddies / it eddies, dove la ripetizione complicata per di pi
quale ripetizione di omofoni con valore grammaticale differente, essendo la
parola in questione una volta nome, la seconda volta verbo di terza persona. A
questa destrezza si unisce fedelt semantica e comprensione piena del dettato,
come testimonia lunica indipendenza, sia pure di rango mediocre e non offensiva, costituita da lattices, metonimia che interpreta la metonimia di partenza,
aggiungendovi un sottosenso di prigionia, non aliena affatto dalle poesie di
Montale, in questa come in altre.20

Praz ha in effetti raggiunto davvero lobiettivo quasi impossibile di tradurre la


musica della poesia montaliana21 recuperandone audacemente un correlativo oggettivo del ritmo, ma dislocato fuori del ritmo, in qualche altra figura stilistica22. Eppure,
poco pi oltre, un singolo verso apre nuovamente la questione. Si tratta del primo
dei tre versi brevi della prima strofa: in questo giorno. Di per s apparentemente
non molto significativo, al punto che gli esegeti23 non offrono particolari indicazioni a
riguardo, Praz lo fraintende e lo trasforma in un troppo borghese e concreto upon
A. Gareffi, Op. cit., pp. 93-94.
Cos Gianfranco Contini: ogni cosa valida in quanto si fermi in un ritmo; ma il ritmo trascorre e si svolge in un altro, come un umore passa in un altro, e perennemente si modula e
trasforma; e ancora: la lirica di Montale rappresenta una risoluzione di cose oscure in musica; ma, anzich svanire, vi trovano la pi autentica efficacia (G. Contini, Una lunga fedelt, Torino, Einaudi, 1974, pp. 7 e 12).
22
Ivi, p. 90.
23
Cfr., oltre ai commenti gi citati, E. Vittorini, Arsenio, in Circoli, 6, 1931, pp. 79-101; A.
Seroni, Commento ad Arsenio, in Id., Ragioni critiche, Firenze, Vallecchi, 1944, pp. 95-110; G.
Getto, Eugenio Montale, in Id., Poeti, critici e cose varie del Novecento, Firenze, 1953; S. Ramat, Il libro
come opera: la strada di Arsenio, in Italianistica, 11, 1973, pp. 268-304; P. Bigongiari, Arsenio
pi Simeone ovvero dallorfismo al correlativo oggettivo, in Letture montaliane, Genova, Bozzi, 1977; E.
Bonora, La poesia di Montale. Ossi di seppia, Alessandria, Edizioni dellOrso, 2004 (ristampa
anastatica delledizione 1982, Padova, Liviana Editrice); A. Marchese, Amico dellinvisibile, Torino, SEI, 1996, pp. 67-68 e 190-192; A. Ferraris, Montale e gli Ossi di seppia. Una lettura, Roma,
Donzelli, 2000 (19951); M. Villoresi, Come leggere Ossi di seppia di Eugenio Montale, Milano,
Mursia, 1997; E. Montale, Poesie, a cura di A. Marchese, Milano, Mondadori, 2001; T. Arvigo,
Guida alla lettura di Montale. Ossi di seppia, Roma, Carocci, 2001; E. Montale, Ossi di seppia, a
cura di P. Cataldi e F. dAmely, Milano, Mondadori, 2003.
20
21

NOTA FILOLOGICA

235

this afternoon of cloud and rain24 , in cui la semplice determinazione temporale appare povera e viene fusa con lemistichio successivo, annullandone lautonomia e la
pregnanza originarie. Lowell25 lo banalizza e lo sintetizza trasformandolo in un today (oggi non lo stesso che in questo giorno), che non pu rimanere solo e
viene unito al verso precedente as you go down; altri traduttori, come Cambon26,
Singh27, Galassi28, non individuando in questo verso nulla di rilevante, lo adattano alle
proprie esigenze, incastonandolo in un verso molto pi lungo e disperdendone il significato metrico-ritmico che specchio di un significato allusivo fondamentale. Solo
Kay29 , con diligente fedelt, lo rispetta e lo traduce con un upon this day. Ma la
preposizione upon testimonia anche in questo caso la mancata comprensione del
testo: la versione pi corretta avrebbe dovuto essere semplicemente in this day.
2. La parodia della sapienza biblica e la profezia del forse
La traduzione di Praz si rivelata una cartina al tornasole in negativo (e nessuna
delle altre traduzioni stata in grado di risolvere il piccolo mistero di questo verso),
poich il gioco dei rispecchiamenti linguistici e testuali tra Montale ed Eliot non ha
portato a risultati soddisfacenti. Ora, anche il confronto dei mondi imaginali sottesi
alle due poesie rischia di essere poco proficuo, ma vale la pena tentare.
I punti comuni che Laura Caretti30 individua tra Arsenio e Prufrock, pur nella consapevolezza della profonda diversit delle due poesie, sono macroscopici al punto da
trarre facilmente in inganno. Il primo e pi evidente motivo di convergenza rappresentato dagli elementi scenografici. Entrambe le liriche hanno una forte impostazione narrativa con una dramatis persona che, per, in Eliot ha funzione proiettiva e in
Montale autobiografica. Se Arsenio patisce una immobilit psicologica, per Prufrock
tutto ruota intorno allincapacit di agire. Il richiamo misterioso di un mondo lontano in Arsenio riecheggia nel canto delle sirene di Prufrock e per tutti e due non restano
che vane speranze. Eppure, il basso registro di Eliot resta basso, quello di Montale si
fa parodia del sublime. I particolari umili e concreti del mondo in decadenza di Eliot
corrispondono ad oggetti che hanno una diversa caratura ontologica in Montale: tutti
gli elementi di Eliot sono elementi sparsi di un cosmo che ha perso la direzione; in
Montale invece sono attori di una danza inquietante che trascende lumano. Le sirene
di Prufrock sono lemblema dellinganno tremendo che la vita muove contro
Che Roman commenta come segue: A parte la bizzarria di questo giorno che diventa del
tutto arbitrariamente un pomeriggio, la versione inglese elimina tutti gli elementi aulici (piovorno), che Montale, un po artificiosamente, si porta appresso per poter costruire una rima
con giorno [sic!], spezzando per il verso cos da renderne pi martellante e ritmica la dizione
(Op. cit.).
25
R. Lowell, Poesie di Montale, Bologna, Edizioni della lanterna, 1960.
26
E. Montale, Selected poems, a cura di G. Cambon, New York, 1975.
27
Id., Selected poems, a cura di G. Singh, Manchester University Press, 1975.
28
Id., Collected Poems 1920-1954, revised bilingual edition translated and annotated by J.
Galassi, New York, Ferrar, Straus and Giraux, 1998.
29
E. Montale, Poesie/Poems, traduzione di G. Kay, Edimburg University Press, 1964.
30
L. Caretti, Op. cit., pp. 66-68.
24

236

Cristina Ubaldini

lindividuo; le castagnette di Arsenio sono invece un segno dal valore ambiguo e inquietante, ma pur sempre unapertura verso altri mondi. Eliot cantilenante - Prufrock delira e, mentre ripete e ripete, tutto lentamente si disfa -, Montale compie un
viaggio sempre pi verso il fondo, sempre pi verso lignoto, e tutto tende a concentrarsi. La eliotiana percezione delle cose come di chi sia sotto leffetto delletere in un
sonno artificiale, non ha nulla in comune con la visione nel senso pieno del termine,
che poetica, immaginale31, non delirante. La visione di Eliot quella del singolo
uomo, solo di fronte a un mondo di cui non comprende pi il senso e che cerca di
affrontare apertamente, fallendo. Do I dare disturb the universe? si chiede Prufrock. Arsenio non pensa, egli partecipa di una realt che non si pu nemmeno pensare di scuotere; per Arsenio non ci sono decisioni da prendere, ci sono solo cenni da
seguire. Mentre Prufrock si interroga sulla possibilit di forzare le cose fin oltre il
punto di resistenza, Should I have [] the strength to force the movement to its
crisis?, il movimento in Arsenio non pu essere forzato, il tempo giunge gratuitamente, pu essere colto, ma non garantisce nulla: solo forse ci si potr salvare.
Prufrock sostiene di non essere Amleto e di essere il Folle e soprattutto afferma Im
no prophet. Ecco, questo il punto. La visione e la profezia dividono Montale e Eliot.
There will be time continua a ripetere Prufrock e poi ancora I have known
them all, come uneco del Qohlet. Prufrock luomo che ha visto tutto e che non sa
dare un senso a ci che ha visto, scettico per come possibile la scepsi nella modernit, ad un passo dallautodistruzione. Eliot non semplicemente riecheggia Qohlet32, lo parodizza. Ma il Qohlet gi una parodia, gi un pensiero critico e decostruttivo, parodiarlo fare il suo gioco. E perdere.
Montale sceglie una via diversa e preferisce esercitare la scepsi allinterno di un
contesto pi complesso: quello profetico. Per Prufrock ci sar un tempo, per Arsenio
il tempo giunto: In questo giorno. Il verso breve di cui pochi hanno percepito il
valore, il verso che sembrava grigio, sul quale facilmente i traduttori e i commentatori
hanno potuto sorvolare, indica la direzione per la comprensione dellintera poesia.
3. Il primo Isaia e Arsenio: unaffinit intrigante
Se Eliot non basta, nemmeno i rimandi intertestuali di Emerico Giachery33 a Petrarca, Pascoli, Folgore, Chateaubriand, aiutano a ricostruire un ambiente coerente;
rimangono frammentari e, pur nella loro indiscutibile validit, risultano insufficienti.
Forse c di pi altrove. Come spesso accade con Montale, ci troviamo nel bel mezzo
di un caso indiziario, la soluzione dellenigma non indicata chiaramente e non certa, ma qualche elemento pu aiutarci ad aprire una via. Che si debbano indagare le
fonti bibliche, e in modo specifico fonti profetiche e apocalittiche, mi sembra fuori
discussione34. Laura del profetismo qui come altrove nellopera di Montale potenCfr. H. Corbin, Limmaginazione creatrice, Roma-Bari, Laterza, 2005.
Cfr. F. Roman, Op. cit.
33
E. Giachery, La metamorfosi dellorto, Roma, Bonacci, 1985, pp. 48-76.
34
Sulla formazione culturale di Montale e sul fondamentale ruolo delle letture bibliche cfr. A.
31
32

NOTA FILOLOGICA

237

tissima35. Sar sufficiente ricordare il componimento della Bufera intitolato proprio


Ezekiel saw the Wheel. Ma nel primo degli Xenia che compare un nome fatidico:
stasera quasi al buio / mentre leggevo il Deuteroisaia36. Lepifania della moglie
scomparsa avviene durante la lettura di un testo speciale, la parte del libro di Isaia
considerata tradizionalmente apocrifa37 , ma sempre pi decisamente letta come sezione organica e imprescindibile di tutto il libro38 che narra gli anni - due secoli dopo
lopera del profeta - in cui Gerusalemme gi presa e Ciro sta per giungere a liberarla. In questo, che viene definito appunto il secondo Isaia (cc. 40-55) e che viene generalmente intitolato come Il libro della consolazione di Israele, sono annunciate a Israele
limminente liberazione e la salvezza: Dio giunger trionfante e per mano di Ciro abbatter Babilonia, Israele sar salva ed eletta. Dio attraverso la morte libera dalla morte e salva.
Ma tutto il libro di Isaia ha molto in comune con la poetica di Montale e soprattutto con Arsenio. Andr Neher39 attribuisce al primo dei profeti biblici una particolare e non comune fede nel miracolo: egli alcuni ne compie e di altri testimone. In
Montale, la speranza incerta nel miracolo e lo stesso miracolo che si manifesta in una
epifania dubbia sono gli elementi che generano la poesia. Isaia lo spettatore sia della
caduta di Israele, sia della sua rinascita; egli genera un non-figlio e un ridivenutofiglio contemporaneamente, ma nessuno dei due figlio fino in fondo: uno non lo
perch muore prima di esserlo, laltro non lo ancora, ma sta per diventarlo; luno
votato alla morte, laltro alla vita; per il profeta la salvezza non conseguente alla
catastrofe. Sta allinterno40. Arsenio vive unesperienza che di morte e vita contemporaneamente, di distruzione e possibilit di rinascita: luce e tenebra coesistono
nel suo mondo. sufficiente indugiare un po sul primo Isaia per vedersi esplodere
di fronte qualche fuoco. Isaia un profeta atipico, Louis-Jacques Rondeleux lo descrive in un modo che non pu non invitare ad una comparazione con la poesia di
Montale:
le maniere profetiche dIsaia sono eccezionalmente purificate. Non abbiamo
Marchese, Montale. La ricerca dellaltro, Padova, Edizioni Messaggero, 2000. Per una lettura
dellopera montaliana in relazione allApocalisse si veda larticolo di R. Gigliucci, Sulla colonna pi
alta. Montale e lApocalisse, in Apocalissi e letteratura, numero monografico del Semestrale di studi
(e testi) italiani, 15, 2005, pp. 187-204; disponibile anche on-line nel sito
http://www.disp.let.uniroma1.it/contents/?idPagina=101
e su Arsenio in particolare G. Brberi Squarotti, Lo scacco in villeggiatura, in Id., Poesia e ideologia
borghese, Napoli, Liguori, 1976. pp. 305-312. Inoltre si veda E. Motta, Immagini religiose nella poesia di Eugenio Montale, Quaderni balleriniani, 4, 1996.
35
A. Neher, Lessenza del profetismo, Genova, Marietti 1820, 1984.
36
Caro piccolo insetto; cito da E. Montale, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1984.
37
Cfr. Il libro del profeta Isaia, a cura di G. Ceronetti, Milano, Adelphi, 1981, pp. 386-387; G.
Debenedetti, Profeti, Milano, Mondadori, 1984; I libri dei profeti Isaia Geremia Ezechiele Daniele,
introduzione di G. Ravasi traduzione e note di L. Moraldi, Milano, Rizzoli, 2004, p. 26.
38
Cfr. la precisa ricostruizione dellesegesi isaiaca di B. S. Childs, Isaia, Brescia, Queriniana,
2005, pp. 315-318; inoltre, A. Motyer, Isaia, Roma, Edizioni GBU, 2002, pp. 32-33.
39
Cfr. A. Neher, Op. cit., pp. 181-185.
40
Ivi, p. 184.

238

Cristina Ubaldini
mai limpressione che egli parli o agisca in stato di eccitamento. [] non viene
mai afferrato dallo spirito alla maniera di Saul [] in lui il profetismo non si
manifesta con le esplosioni improvvise di unispirazione che lo afferra [] Il
Dio di Isaia si manifesta, allo stesso tempo, pi trascendente e vicino alluomo
di quanto non sia mai stato.41

Dunque Isaia, per una buona dose di ragioni. E che in questo caso non sia precisamente il Deuteros, ma pi intensamente il Protos, non sar certo un problema42, perch tali sono le affinit - tutto il contesto lessicale e di immagini di Isaia colto e riadattato - da fugare molti dubbi. Affronteremo ora i luoghi in cui queste affinit si
manifestano pi chiaramente. I primi versi di Arsenio
I turbini sollevano la polvere
sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
deserti, []

sembrano deduzione interpolata dei seguenti versetti:


[populi]
et rapietur sicut pulvis montium a facie venti,
et sicut turbo coram tempestate.
(Isaia 17, 13)
Onus deserti maris.
Sicut turbines ad africo veniunt
de deserto venit,
de terra horribili.
(Isaia 21, 1) 43

Lesortazione di Isaia 18, 3 cum elevatum fuerit signum in montibus, videbitis,


torna nel primo verso della seconda strofa di Arsenio: il segno di unaltra orbita, tu
seguilo. Ma il segno nel profeta stesso (cfr. Isaia 7, 10-15 e 20, 3) e si manifesta con
lavvento di Emmanu-El; Arsenio deve, invece, accontentarsi di un suono di castagnette, di petardi44. tempo di bufera:
L.-J. Rondeleux, Isaia e il profetismo, Torino, Gribaudi, 1997, pp. 101-102.
Nella recensione a LIsola di Riccardo Artuffo Montale scrive: piuttosto il Dio dIsaia che
la storia ha tentato di velare ma che non difficile scorgere nel fondo delle testimonianze che
i grandi filosofi-tragici dogni tempo ci hanno lasciato. (E. Montale, LIsola di Riccardo Artuffo, in Id., Il secondo mestiere. Prose, I, Milano, Mondadori, 1996, p. 52)
43
Cito dalla Biblia Sacra juxta Vulgatam Clementinam. Cfr. la versione della Bibbia di Gerusalemme,
Bologna, EDB, 2000: come pula sono disperse sui monti dal vento / e come mulinello di
polvere dinanzi al turbine; oracolo sul deserto del mare / i turbini che si scatenano nel Negheb.
44
Come se non bastasse, il caleidoscopio della poesia esplode ancora di pi: Guido Ceronetti
usa Montale nella traduzione del Salmo 37, 6 il segno che ti salva loracolo per te / come la
luce di mezzogiorno / far spuntare (I libro dei Salmi, versione e commento di G. Ceronetti,
Milano, Adelphi, 1985).
41
42

NOTA FILOLOGICA

239

Discendi allorizzonte che sovrasta


una tromba di piombo, alta sui gorghi,
pi dessi vagabonda: salso nembo
vorticante, soffiato dal ribelle
elemento alle nubi; []

e il mondo si rivolta contro gli uomini che devono trovare una via di salvezza, una
salvezza attraverso la perdizione:
[] fa che il passo
su la ghiaia ti scricchioli e tinciampi
il viluppo dellalghe: []

Cos in Isaia 8, 14:


in lapidem autem offensionis, et in petram scandali,
duabus domibus Isral;
in laqueum et in ruinam habitantibus Jerusalem.45

Linciampo Dio che punisce; e linciampo lunico modo per Arsenio di uscire
dallimmobilit; Arsenio deve inciampare e barcollare come fanno i falsi profeti ubriachi di Isaia 28, 7. E poi, in Isaia 10, 20-23 si annuncia che solo un residuum, un
resto, di Israele scamper allira divina46; forse nellistante che lo scampa, Arsenio sar
quel resto:
[] quellistante
forse, molto atteso, che ti scampi
dal finire il tuo viaggio, []

Per Isaia tutto inizia quando tutto finisce:


cessavit gaudium tympanorum,
quievit sonitus laetantium
conticuit dulcedo citarae.47

ma per Arsenio tutto sta per fondersi e trasformarsi e forse qualcosa per lui avr un
nuovo inizio.
Il primo libro di Isaia visione, distruzione e incendio. Lunico dubbio del profeta - che non speculativo, ma ontologico, dovuto alla sua propria finitudine - bruciato via dalle sue labbra nei primi capitoli; la consacrazione del fuoco apre spazio
Cfr. Bibbia di Gerusalemme, Bologna, cit.: Egli sar laccio e pietra dinciampo / e scoglio che
fa cadere / per le due case di Israele, / laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme.
46
Unira, quella divina, che ira ardente ardens furor ejus [] et lingua ejus quasi ignis devorans (Isaia 30, 27), e anche Arsenio arde!
47
Bibbia di Gerusalemme, cit.: Isaia 24, 8-12: cessata la gioia dei timpani finito il chiasso dei
gaudenti / cessata la gioia della cetra / nella citt rimasta la desolazione.
45

240

Cristina Ubaldini

allannuncio della distruzione. Arsenio visione, distruzione e lampi di luce. Arsenio


discende, come in un sogno, nellora che fonde come in un crogiuolo cosmico, verso
un orizzonte che fiammeggia e risuona di lamenti attraversando un mondo ormai
squassato dagli elementi dove pu darsi la manifestazione di una trascendenza incerta. E cos in Isaia
A Domino exercituum visitabitur
in tronitruo, et commotione terrae, et voce magna
turbinis et tempestatis, et flammae ignis devorantis.
Et erit sicut somnium visionis nocturnae48

simile al mondo di Arsenio: una visione notturna dove tutto precipita e si fonde tra
luci che lampeggiano e rumori assordanti:
Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
dei violini, spento quando rotola
il tuono con un fremer di lamiera
percossa; la tempesta dolce quando
sgorga bianca la stella di Canicola
nel cielo azzurro e lunge par la sera
ch prossima: se il fulmine la incide
dirama come un albero prezioso
entro la luce che sarrosa: e il timpano
degli tzigani il rombo silenzioso.

simile anche lansia prodotta da unoscurit che sembra non diradarsi mai: Custos,
qui de nocte? (Isaia 21, 11); rivisitata, poi, limmagine degli strumenti musicali: il
tympanum49 , strumento per il canto dei Salmi e per le feste, diviene il timpano degli tzigani.
Discendi in mezzo al buio che precipita
e muta il mezzogiorno in una notte
di globi accesi, dondolanti a riva, e fuori, dove unombra sola tiene
mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
lacetilene finch goccia trepido
il cielo, fuma il suolo che sabbevera,
tutto daccanto ti sciaborda, sbattono
le tende molli, un frscio immenso rade
la terra, gi safflosciano stridendo
le lanterne di carta sulle strade.

Isaia 29, 6-7; cfr. Bibbia di Gerusalemme, cit.: dal Signore degli eserciti sarai visitata / con tuoni, rimbombi e rumore assordante, / con uragano e tempesta e fiamma e fuoco divoratore. /
E sar come un sogno / come una visione notturna.
49
Cfr. Isaia 5, 12; Isaia 30, 32.
48

NOTA FILOLOGICA

241

Nel luogo di villeggiatura la tempesta spazza via tutto, non restano che vestigia
della vita madide e invase dalla notte. Ormai, relicta est in urbe solitudo; il suolo
che sabbevera dacqua come in Edom in rovina inebriabitur terra eorum sanguine. E Arsenio entrato davvero in unaltra orbita, fuori dallumano, come in certi
scenari di Federigo Tozzi in cui descritto un mondo sul limite dellinforme, dove
lumano il bestiale e il vegetale si confondono in visioni disumane per essere sovrumane:
Cos sperso tra i vimini e le stuoie
grondanti, giunco tu che le radici
con s trascina, viscide, non mai
svelte, tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati, la tesa ti ringhiotte
dellonda antica che ti volge; e ancora
tutto che ti riprende, strada portico
mura specchi ti figge in una sola
ghiacciata moltitudine di morti,
e se un gesto ti sfiora, una parola
ti cade accanto, quello forse, Arsenio,
nellora che si scioglie, il cenno duna
vita strozzata per te sorta, e il vento
la porta con la cenere degli astri.

Arsenio ormai un giunco: i giunchi sulle rive del Nilo marciranno: Et deficient
flumina, / attenuabuntur et siccabuntur rivi aggerum, / calamus et juncus marcescet
(Isaia 19, 6-7), ma Arsenio il giunco che non viene svlto, che mantiene le radici
ben salde nella terra, cos come la radix Jesse che qui stat in signum populorum.
E la la ghiacciata moltitudine di morti non pu che essere debitrice di Isaia 29, 5-7,
in cui si profetizza la manifestazione di Dio come fuoco divoratore, in una visione
nottura, tra turbini e rumori assordanti un incubo grandioso:
Et erit sicut pulvis tenuis multitudo ventilantium te,
et sicut favilla pertransiens multitudo eorum qui contra te praevaluerunt;
eritque repente confestim.
A Domino exercituum visitabitur
in tonitruo, et commotione terrae, et voce magna
turbinis et tempestatis, et flammae ignis devorantis.
Et erit sicut somnium visionis nocturnae
multitudo omnium gentium quae dimicaverunt contra Ariel,
et omnes qui militaverunt, et obsederunt,
et praevaluerunt adversus eam.50
Cfr. cfr. Bibbia di Gerusalemme, cit.: Sar come polvere fine la massa dei tuoi oppressori / e
come pula dispersa la massa dei tuoi tiranni. / Ma dimprovviso, subito, / dal Signore degli
eserciti sarai visitata / con tuoni, rimbombi e rumore assordante, / con uragano e tempesta e
fiamma di fuoco divoratore. / E sar come un sogno, / come una visione notturna, / la massa di tutte le nazioni / che marciano su Aril, / di quanti la attaccano / e delle macchine poste

50

242

Cristina Ubaldini

Ora possibile risolvere la questione del verso che ci ha accompagnato fin qui.
There will be time, diceva Prufrock; in questo giorno viene detto ad Arsenio. Il
tempo giunto, ora: il giorno dellira divina, della profezia
In die illa radix Jesse,
qui stat in signum populorum,
ipsum gentes deprecabuntur,
et erit sepulchrum ejus gloriosum.
(Isaia 11, 10)

E ancora: exaltabitur autem Dominus solus / in die illa. (Isaia 2, 11); et elevabitur Dominus solus / in die illa (Isaia 2, 17); In die illa projiciet homo / idola argenti
sui, et simulacra auri sui, (Isaia 2, 20). Similmente, quasi in unaanfora tricolica, nel
capitolo diciassettesimo di Isaia, ai versetti 4, 7 e 9 ritroviamo il che, ovviamente, torna e torna altrove.
Lincontro del poeta col profeta sembra molto pi intenso e profondo di quanto
possa apparire. Non si tratta di ispirazione, Montale riusa con precisione lintero
materiale biblico. Montale non ricalca, ma riscrive una nuova, modernissima profezia; una profezia vera, ma dimezzata, esprimibile solo nei termini di una speranza affidata ad un alter ego. Egli guarda dunque luniverso con la lente di Isaia; una lente inevitabilmente deformante. Anche Montale parodizza il proprio modello, come Eliot
ha fatto con Qohlet; ma il risultato molto diverso. Parodiare Isaia significa dire iocome-Dio, sapendo di non esserlo, ma facendo come se51 lo si fosse; che il modo speciale del poeta per assestarsi sul crinale, sul varco. Montale dice forse con
lironia del Dio decaduto, con la consapevolezza negativa delluomo che non crede in
Emmanu-El, e si appropria tragicamente di Isaia, smontandolo e ricostruendolo in
una nuova, esitante, colossale verit.

contro di essa..
H. Vaihinger, La filosofia del come se: sistema delle finzioni scientifiche, etico-pratiche e religiose del genere
umano, Roma, Ubaldini, 1967.

51

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