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Consigli per la risoluzione dei problemi

Una parte fondamentale di ogni corso di Fisica la risoluzione di problemi. Risolvere problemi spinge
a ragionare su idee e concetti e a comprenderli meglio attraverso la loro applicazione. Gli esempi qui
riportati sono stati proposti agli studenti di Fisica Generale I negli ultimi anni come prove scritte
desame. Essi illustrano, in ogni capitolo, casi tipici di risoluzione di problemi.
Il sommario allinizio di ogni capitolo offre un breve quadro dinsieme delle idee pi importanti per la
soluzione dei problemi di quel capitolo. Bench tale quadro sia molto utile come promemoria, per una
adeguata comprensione degli argomenti si consiglia di utilizzare il testo di Fisica Generale I consigliato
dal docente.
Riguardo alla soluzione dei problemi di Fisica, si consiglia quanto segue:
1) Leggere attentamente il testo del problema.
2) Preparare un elenco completo delle quantit date (note) e di quelle cercate (incognite)
3) Disegnare uno schema o un diagramma accurato della situazione. Nei problemi di dinamica,
assicurarsi di aver disegnato tutte le forze che agiscono su un dato corpo (diagramma di corpo
libero).
4) Dopo aver deciso quali condizioni e principi fisici utilizzare, esaminare le relazioni matematiche che
sono valide nelle condizioni date. Assicurarsi sempre che tali relazioni siano applicabili al caso in
esame. E molto importante sapere quali sono le limitazioni di validit di ogni relazione o formula.
5) Molte volte le incognite sembrano troppe rispetto al numero di equazioni. In tal caso bene
chiedersi, ad esempio:
a) esistono altre relazioni matematiche ricavabili dalle condizioni del problema?
b) possibile combinare alcune equazioni per eliminare alcune incognite?
6) E buona norma risolvere tutte le equazioni algebricamente e sostituire i valori numerici soltanto alla
fine. Conviene anche mantenere traccia delle unit di misura, poich questo pu servire come
controllo.
7) Controllare se la soluzione trovata dimensionalmente corretta.
8) Arrotondare il risultato finale allo stesso numero di cifre significative che compaiono nei dati del
problema.
9) Ricordare che per imparare a risolvere bene i problemi necessario risolverne tanti: la risoluzione
dei problemi spesso richiede creativit, ma qualche volta si riuscir a risolvere un problema
prendendo spunto da un altro gi risolto.

I - Cinematica del punto materiale

La cinematica degli oggetti puntiformi descrive il moto dei punti materiali.


La descrizione del moto di ogni punto materiale deve sempre essere fatta in relazione ad un particolare
sistema di riferimento.
La posizione di un oggetto che si muove lungo una retta data dallequazione oraria:

x = x(t )
Si definiscono la velocit istantanea:
v = lim
t 0

x dx
=
t dt

e laccelerazione istantanea:
a = lim
t 0

v dv d 2 x
=
=
t dt dt 2

Se un oggetto si muove lungo una retta con accelerazione costante (moto uniformemente accelerato) si
ha:
a = cost
e per integrazione, ponendo v = v e x = x per listante iniziale t = t = 0, si otterr:
0

v = v 0 + at
x = x0 + v0 t +

1 2
at
2

v 2 = v 0 + 2a(x x 0 )
2

Gli oggetti che si muovono verticalmente vicino alla superficie terrestre, sia che cadano o che siano
lanciati verticalmente verso lalto o verso il basso, si muovono (se si pu trascurare leffetto della
resistenza dellaria) con accelerazione costante rivolta verso il basso. Questa accelerazione dovuta
alla gravit, ed pari a circa g = 9,8 m/s2.
In generale, se r il vettore posizione del punto materiale, la velocit e l'accelerazione vettoriale
istantanea sono date da:

dr
v=
dt

dv
a=
.
dt

Le equazioni cinematiche per il moto possono essere scritte per ciascuna delle componenti x, y e z,
ossia:
r = xx + yy + zz
v = v x x + v y y + v z z


a = a x x + a y y + a z z .


Riassumiamo qui i casi pi semplici:


Il moto dei proiettili si pu scomporre, se si trascura la resistenza dellaria, in due moti separati: la
componente orizzontale del moto che ha velocit costante e la componente verticale che ha
accelerazione costante e pari a g, come per i corpi in caduta libera (fintanto che il moto si svolge in
prossimit della superficie terrestre).
Si ha un moto circolare uniforme quando una particella si muove lungo una circonferenza di raggio r
con velocit costante; la particella sar allora soggetta ad unaccelerazione radiale centripeta a , diretta
verso il centro del cerchio, di intensit:
R

aR =

v2
r

Se la velocit non costante, vi sar accelerazione sia centripeta sia tangenziale.


Il moto circolare pu anche essere scritto in termini di variabili angolari.
In questo caso lequazione oraria sar

= (t )
con angolo misurato (in radianti) a partire da una data direzione di riferimento.
La velocit angolare data da:

d
dt

d
dt

e laccelerazione angolare da:

La velocit e laccelerazione lineare di un punto che si muove lungo una circonferenza di raggio r sono
legate a e da:

v = r

a = r
T

a R = r 2

dove a e a sono le componenti tangenziale e radiale dellaccelerazione. La frequenza f legata ad


da = 2 f e al periodo T da T = 1/f.
T

Problema 1
Il sistema, mostrato in figura, costituito da una massa m appoggiata su una guida rettilinea inclinata di
un angolo rispetto all'orizzontale.
Calcolare l'accelerazione a t con la quale deve muoversi la guida orizzontalmente affinch la massa m
cada verticalmente con accelerazione pari a g .


[ = 30 0 ; g = 9.8 m / s 2 ]



Suggerimento: tenere conto che g diretta solo verticalmente, mentre a t diretta solo
orizzontalmente.
Soluzione:

L'accelerazione della massa g rispetto ad un osservatore inerziale, e a rispetto ad un riferimento non


inerziale solidale con la guida.

ar

L'accelerazione di gravit nel riferimento solidale con la guida :


g = g at

Indicato con a il modulo dell'accelerazione della massa nel riferimento solidale con la guida vale:

a = g sin + a r cos

La componente orizzontale di a deve equilibrare at , quindi:


a t = a t cos 2 + gsin cos
cio:
at =
rivolta all'indietro.

g
= 5,7 m / s 2
tg

Soluzione alternativa:


Laccelerazione totale deve essere g , quindi deve valere:


g = a + at


scrivendo questequazione in componenti si ottiene facilmente che:


at =

g
= 5,7 m / s 2
tg

dove a e g sono i moduli delle accelerazioni.


t

Problema 2


Una palla lanciata in avanti e verso l'alto da una quota h0 sopra il suolo con velocit iniziale v 0 . La
palla rimbalza elasticamente (invertendo la componente orizzontale della velocit e mantenendo
inalterata quella verticale) su un muro verticale posto alla distanza d dal lanciatore.
A quale altezza h dal suolo la palla colpisce il muro?
A quale altezza h si trova la palla quando di nuovo sulla verticale del lanciatore (che rimane fermo)?
Qual la quota massima hmax raggiunta dalla palla?
Quesito: hmax la stessa che sarebbe raggiunta se non ci fosse la parete verticale. Perch?
[h0 = 2 m; d = 4 m; v 0 = (10 x + 10 y )m / s ]


h0

Soluzione:
a) La componente orizzontale della velocit v0x costante, quindi la palla raggiunge il muro nel tempo:

t=

d
= 0,4 s.
v0 x

In direzione verticale l'accelerazione ad essere costante: g = -9,8 y m/s2. Perci:




d 1 d
h = h0 + v0 y
g
v0 x 2 v 0 x

= 5,2 m

b) La palla torna sul lanciatore dopo altri 0,4 s.


La componente verticale del moto ancora uniformemente accelerata con velocit iniziale v0y = 6,08
m/s, e quota iniziale h0 = 5,2 m.
Perci la nuova quota h = 6,9 m.
c) La quota massima hmax viene raggiunta quando la componente verticale della velocit si annulla (ci
avviene dopo il rimbalzo).
Essa perci data da:

hmax = h0 +

v 02y
2g

= 7,1 m.

Risposta al quesito: hmax la stessa che sarebbe raggiunta se non ci fosse la parete verticale, perch
lurto con tale parete non altera la componente verticale del moto.

Problema 3


Un vecchio cannone viene fatto sparare orizzontalmente dalla cima di una montagna e la velocit v
della palla viene regolata in modo tale da farle colpire un bersaglio posto nella pianura sottostante solo
al secondo rimbalzo. Nel rimbalzo la componente verticale della velocit v0y si riduce di un fattore f e la
componente orizzontale vx rimane costante.
Qual la velocit v0 di uscita della palla del cannone per poter colpire un bersaglio distante d, se la
montagna sulla cui cima situato il cannone alta h?
Qual la velocit v0 di uscita della palla se si vuole colpire il bersaglio direttamente?
[f=0,6; h = 1 km; d = 9 km]

h
d

Suggerimento: calcolare la durata del moto in verticale ed ricordare che in tale tempo viene percorsa
orizzontalmente la distanza d.
Soluzione:
a) La componente orizzontale del moto si mantiene costantemente uniforme, per cui basta calcolare la
durata del moto verticale ed imporre che d = vx t, cio vx = d/t.
Il primo impatto avviene dopo il tempo t1:

2h
= 10 2 s = 14,1 s
g

t1 =

mentre il secondo impatto avviene con un ritardo t2:


t2 =

2v y
g

= 12 2 s = 17 s,

dove vy quella subito dopo l'urto:


v y = fgt 1 = 60 2 = 84,9 m/s.
Quindi:
d
= 289,3 m/s.
t1 + t 2
b) La componente verticale del moto uniformemente accelerata con accelerazione g = 9.8 y m / s 2 ,
perci il tempo impiegato dalla palla per raggiungere il suolo :
vx =

t=

2h
g

In questo tempo la palla percorre orizzontalmente la distanza d = vx t = 9 km, cio:

vx =

g
d
=d
= 630 m/s.
t
2h

II - Dinamica del punto


Le tre leggi del moto di Newton sono le leggi fondamentali per la descrizione del moto stesso.
La prima legge di Newton afferma che, se la forza risultante su un corpo puntiforme zero, allora esso
resta in quiete o si muove lungo una linea retta con velocit costante (moto rettilineo uniforme). La
tendenza di un corpo a resistere ad un cambiamento del suo stato di moto si chiama inerzia. La massa
la misura dellinerzia di un corpo.
La seconda legge del moto di Newton afferma che laccelerazione di un corpo direttamente
proporzionale alla forza risultante che agisce su di esso e inversamente proporzionale alla sua massa.
Sotto forma di equazione:

F = ma
La forza risultante su un oggetto indica il vettore somma di tutte le forze che agiscono su di esso.
Nella sua formulazione pi generale, la seconda legge di Newton afferma che la forza risultante agente
su un corpo di massa m e velocit v data da:





dmv dp
F=
=
dt
dt


ove p = mv la quantit di moto del corpo.


Solitamente (ma ci sono eccezioni) un corpo non perde n acquista massa durante il moto, e quindi vale
dv
= ma , come sopra.
F =m
dt
Se invece la massa del corpo variabile, si avr:


F = ma +


dm
v
dt


La terza legge del moto di Newton afferma che se un primo corpo esercita una forza su un secondo
corpo, allora il secondo corpo esercita sempre sul primo una forza uguale in intensit e direzione, ma di
verso contrario.
La forza esercitata su un corpo dalla superficie liscia su cui appoggiato agisce perpendicolarmente
alla comune superficie di contatto e per questo si dice che una forza normale. E un tipo di forza
vincolare, perch limita la libert di movimento del corpo e la sua intensit dipende dalle altre forze che
agiscono su quel corpo.
Per risolvere i problemi in cui compaiono forze su uno o pi corpi essenziale disegnare il diagramma
di corpo libero per ogni singolo corpo, mettendo in evidenza tutte le forze che agiscono su quel corpo.
Per ogni corpo la seconda legge di Newton pu essere applicata a ciascuna componente della forza
risultante.

Alcune forze importanti sono:


Forza peso. Il peso si riferisce alla forza di gravit che agisce su un dato corpo e vale P = mg;
vettorialmente: P = mg


Forza dattrito. Quando un corpo in movimento su una superficie scabra, la forza dovuta all'attrito
(radente) dinamico agisce nella direzione opposta a quella del moto. La sua intensit data da:
Fad = d FN , relazione tra lintensit della forza dattrito, che agisce parallelamente alla superficie di
contatto e lintensit della forza normale F (spesso indicata anche con N) che agisce
perpendicolarmente alla superficie stessa. Non unequazione vettoriale, poich le due forze sono
perpendicolari luna allaltra. d detto coefficiente di attrito dinamico e dipende dai materiali con
cui sono fatti i due oggetti. Per la forza d'attrito (radente) statico, il suo valore massimo dato da:
Fas = s FN con S coefficiente dattrito statico.
Quando un corpo si
muove con velocit sufficientemente bassa attraverso un fluido, subisce una forza d'attrito viscoso
diretta nel verso opposto a quello del moto. La sua intensit data da: Fav = v .
N

Forza elastica. Per tenere una molla compressa o tesa di una lunghezza x oltre quella di riposo
necessaria una forza:
F = kx


dove k la costante elastica della molla. Questa legge, nota come legge di Hooke, valida per valori
di x sufficientemente piccoli.
Forza centripeta. Una particella che ruota lungo una circonferenza di raggio r con velocit costante v
sottoposta in ogni momento ad una forza diretta verso il centro della traiettoria. Essa vale:
v2
v2
2
F = m = m r ; vettorialmente F = m r = m ( r )
r
r


Problema 1
Un uomo tira una slitta, inizialmente ferma, su cui siedono due bambini, sul suolo coperto di neve. La
slitta viene tirata mediante una fune che forma un angolo con l'orizzontale (vedi figura). La massa
totale dei bambini M, mentre quella della slitta m. Il coefficiente di attrito statico S , mentre il
coefficiente di attrito dinamico d .
Si trovino la forza di attrito esercitata dal suolo sulla slitta e l'accelerazione del sistema slitta-bambini
se la tensione T della fune ha lintensit:

T = 100 N;
T = 140 N.

Mantenendo fisso langolo , determinare il valore minimo di T per sollevare totalmente la slitta.
[ = 40 0 ; M = 45 kg; m = 5 kg; S = 0,20; d = 0,15]
Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero del sistema slitta-bambini, imporre la
condizione di equilibrio per le componenti y delle forze e scrivere lequazione del moto per le
componenti x.

Soluzione:


FN

FN

Fas

(M+m)

Fad

(M+m) g

Diagrammi di corpo libero

I) La forza normale al suolo :


FN = (M + m )g Tsin = 425,7 N.
Quindi la forza di attrito statico :
Fas = s FN = s [(M + m )g Tsin ] = 85,1 N,
mentre la forza di attrito dinamico :
Fad = d FN = d [(M + m )g Tsin ] = 63,9 N.
La componente orizzontale delle tensioni Tx = Tcos = 76,6 N < Fas, per cui laccelerazione nulla.
II) La forza normale al suolo :
FN = (M + m )g Tsin = 400 N.
Quindi la forza di attrito statico :

Fas = s FN = s [(M + m )g Tsin ] = 80 N, mentre la forza di attrito dinamico :


Fad = d FN = d [(M + m )g Tsin ] = 60 N.
La componente orizzontale delle tensione Tx = Tcos = 107,2 N > Fas, quindi la slitta si muove con
accelerazione
a=

T cos d [(M + m )g Tsin ]


= 0,9 m/s2.
M +m


Il valore di T per sollevare la slitta quello che annulla FN :


T=

(M + m )g
sin

= 762,3 N.

Problema 2
Due masse m ed m giacciono su un piano senza attrito e vengono spinte da una forza applicata
dall'esterno F1 , che si esercita sulla massa m (come in figura 1).
1

Si determinino intensit e direzione di ciascuna delle forze di interazione tra m ed m .


1

Supponendo che venga eliminata la forza F1 e che sulla massa m agisca la forza applicata dall'esterno
2

F2 = F1 (figura 2), si determinino intensit e direzione di ciascuna delle forze di interazione in


quest'ultimo caso.


Si spieghi perch il modulo delle forze di interazione diverso nei due casi.
[F = 12 N; m = 4 kg ; m = 2 kg; F = 12 N]
1

Suggerimento: si scriva l'equazione del moto considerando il punto materiale di massa (m + m ). Si


scrivano quindi le equazioni di corpo libero per ciascuna massa.
1

F1

Fig. 1

Soluzione:

m1

m2

m1

Fig. 2

m2

F2


&

FN1

FN 2
$

F12
"

F1

F21

m2 g

F2

F12

m1 g

FN 2

FN1

m2 g

F21
+

m2 g
'

Diagrammi di corpo libero


a) Laccelerazione di m ed m :
1

F1
= 2 m/s2
a=
m1 + m2


Ma allora la forza di interazione F12 esercitata da m1 su m2 vale m2 a = 4 N, mentre per il principio di


azione e reazione la forza di interazione F21 esercitata da m2 su m1 vale F21 = - F12 = 4 N
b) Laccelerazione vale ancora 2 m/s2, ma questa volta su m2 agisce anche la forza F2 = - F1.
quindi ora F21 = m1a = -8 N, ed F12 = - F21 = 8 N.
c) In base alla seconda legge del moto di Newton la forza totale agente su ciascuna delle due masse la
stessa (a meno del verso) nei due casi esaminati. Per una delle due masse accelerata dalla sola forza
di interazione, e nel secondo caso si tratta della massa maggiore. E ovvio che per produrre la stessa
accelerazione in una massa maggiore, occorre una forza maggiore.

Problema 3
Una palla di massa m fissata ad una sbarra verticale per mezzo di due funi prive di massa e lunghe .
Le funi sono fissate alla sbarra a distanza d l'una dall'altra. Il sistema ruota attorno alla sbarra in modo
da formare un triangolo equilatero (vedi figura). La tensione della fune pi alta T1 . Determinare:


la tensione T2 della fune in basso;


la risultante delle forze applicate alla palla nell'istante mostrato in figura;
la velocit della palla.
Studiare il problema sia dal punto di vista di un osservatore inerziale, sia dal punto di vista di un
osservatore solidale con la palla.
[m = 1,34 kg;


= 1,70 m; d = 1,70 m; T = 35,0 N]


1

Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero per il punto materiale in ciascuno dei riferimenti
utilizzati.

60
8

Soluzione:
La differenza fra ci che vede un osservatore inerziale rispetto ad uno non inerziale solidale con la
palla che mentre questultimo vede la palla ferma mantenuta in equilibrio da una forza centrifuga
,

Fc. f . , losservatore inerziale vede la palla in moto circolare uniforme, sottoposta ad unaccelerazione
centripeta.

a)

b)
3

T1

T1

T2

T2

g
4

Fc. f .
g
7

Diagramma di corpo libero a) nel riferimento inerziale e b) nel riferimento non inerziale solidale con
la palla
-

a) Nel riferimento non inerziale, la tensione T2 bilancia la risultante di T1 , della forza centrifuga e della
forza peso:
v2

T2 + T1 + m
/

r + mg = 0
/

3
2

3
.
2
La componente verticale dellequazione non contiene la forza centrifuga:

dove si tenuto conto che il triangolo equilatero e che cos 30 =

T2 T1
= mg
2
2

dove si utilizzata la nota relazione cos 60 = 0,5. Si trova dunque il modulo T = 8,7 N.
2

b) Nel riferimento non inerziale la risposta banale: zero.


Nel riferimento inerziale, invece, la risultante delle forze applicate alla palla la forza centripeta:

T1 + T2 + mg =
:

mv 2

3
2
9

La componente orizzontale dellequazione vettoriale di partenza, valida in entrambi i riferimenti, :


2
(T1 + T2 ) 3 = mv
2
3
2
;

fornisce:

(T1 + T2 )
<

v=

3
4 = 6,5 m/s

Problema 4
Un blocco di massa m2 poggia su un blocco di massa m1 che posto su un tavolo privo di attrito
(vedere figura). I coefficienti di attrito statico e dinamico fra i due blocchi sono rispettivamente S e
d .
=

Quanto vale la massima forza F che si pu applicare senza che il blocco m2 strisci su m1 ?
>

Se il valore di F doppio di quello trovato nel precedente quesito, si trovino sia l'accelerazione
assoluta di ciascun blocco sia la forza di attrito agente su ciascun blocco.
?

Un osservatore inerziale vede il blocco m2 muoversi verso destra (direzione di F ) o verso sinistra?
[ m2 = 2 kg; m1 = 4 kg; S = 0,3; d = 0,2]
Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero per ciascun corpo in condizione di moto di m1 e
imporre la condizione di equilibrio di m2 rispetto ad m1 (moto relativo).

m2
@

m1

Soluzione:

N2

N1

Fad

Fad
G

m2 g

(m1 + m2 )g

Diagrammi di corpo libero (in un riferimento inerziale, con m2 in moto rispetto ad m1 )


a) In un riferimento inerziale, in assenza di attrito con il tavolo la massa m2 si muove con m1 , quindi la
forza di attrito statico che agisce su m2 deve essere pari a:
m2 s g =

Fm 2
m1 + m2

da cui:
F = s g (m1 + m 2 ) = 17,7 N
b) Posto F = 17,7x2 N = 35,4 N, la massa m2 scivola su m1 esercitando su di essa la forza di attrito
dinamico Fad = m2 g d , per cui:
a m1 =

F m2 d g
= 7,9 m/s2
m1

dove a m1 laccelerazione della massa m1 .


La forza di attrito dinamico vale naturalmente m2 dg =3,9 N.
Nel riferimento solidale con la massa m1 , la massa m2 subisce sia la forza di attrito dinamico, sia la
forza fittizia - m2 a m1 . Quindi in tale riferimento laccelerazione ar vale:
a r = d g a m1 = -5,9 m/s2

mentre in un riferimento inerziale vale:


a = a r + am1 = 2 m/s2

c) Come si evince dal punto b), mentre nel riferimento non inerziale laccelerazione diretta verso
sinistra (nel verso negativo delle ascisse), in un riferimento inerziale laccelerazione positiva, quindi
diretta verso destra.

Problema 5

La curva sopraelevata di un'autostrada stata progettata per una velocit vmax. Il raggio della curva r.
In una brutta giornata il traffico percorre l'autostrada alla velocit v.
Quanto vale langolo di sopraelevazione?
Quanto deve essere il minimo coefficiente d'attrito
verso il basso?

che consente di superare la curva senza scivolare

Usando tale coefficiente, con quale velocit massima vmax possibile percorrere la curva senza
scivolare verso lalto?
[vmax = 95 km/h;r = 210 m; v = 52 km/h]
Suggerimento: utilizzare un sistema di riferimento (non inerziale) solidale con l'automobile, scrivere
l'equazione del moto ed imporre la condizione di equilibrio.

a)

b)

Fcf

mg

mg

Diagramma di corpo libero a) in un riferimento non inerziale e b) in uno inerziale


Soluzione:
H

a) In un riferimento inerziale la componente orizzontale della reazione vincolare N fornisce la forza


centripeta, mentre la sua componente verticale equilibra la forza peso:

v2
Nsin = m

r
N cos = mg

Quindi:
2
v max
tg =
= 0,3
rg

Con questo angolo, nel sistema di riferimento solidale con lautomobile soddisfatta la condizione di
equilibrio della componente parallela alla strada delle forze in gioco, in assenza di attrito:
2
v max
m
cos = mgsin
r

tg =

2
vmax
= 0,3
rg

b) Con la pioggia, a velocit v < vmax, la macchina tende a scivolare verso il basso, per cui la condizione
di equilibrio diviene:

v2
v2
mgsin ( ) = m cos( ) + s mg cos( )+ m sin ( )
r
r

Quindi il coefficiente dattrito vale:


v2
r = 0,2
s =
2
v
g + tg ( )
r
gtg ( )

c) A velocit vmax > vmax, tende a prevalere la forza centrifuga, e la macchina tende a sbandare verso
lalto.
Quindi la condizione di equilibrio :

v2max
v 2max
mgsin( ) + s mg cos( )+ m
sin ( ) = m
cos( )
r
r

Per cui:
v max = gr

[sin( )+ s cos( )]
[cos( ) sin( )]

= 128,5 km/h

Problema 6
Un corpo di massa M posto su un piano inclinato di un angolo con lorizzontale ed connesso ad
una coppia di corpi di ugual massa m tramite una corda ideale, che passa per una puleggia senza attrito
e di massa trascurabile, come illustrato in figura.
C per attrito fra la massa M ed il piano inclinato.
Calcolare il valore della forza di attrito statico necessaria a far rimanere in quiete il sistema;

esprimere in funzione di m, M, il minimo valore del coefficiente di attrito statico fra M ed il piano
inclinato, s, necessario affinch il sistema rimanga in condizioni statiche;
calcolare esplicitamente il valore minimo di squando m=M/2 e =45.
Quesito:
Per quale valore dellangolo il sistema (per m < M/2) resterebbe in condizioni statiche anche senza
attrito?

Soluzione:

N
M
P

Fa

Diagramma di corpo libero per M


a) Condizione di equilibrio:

T = 2mg

T = Mgsin + s Mg cos
pertanto:

s Mg cos( ) = 2mg Mgsin( )


b) Coefficiente di attrito statico:

s =

2m
tg ( )
M cos( )

c) Se m = M/2 e = 45, s=0,4


Risposta al quesito:
La condizione di equilibrio in assenza di attrito :

T = 2mg

T = Mgsin
da cui:

= arcsin

2m
M

Si noti che per m>M/2 il sistema non pu essere in equilibrio senza lattrito.

Problema 7
I corpi di massa m1, m2 ed m3 sono collegati come in figura. Le carrucole e le funi sono ideali.
Quali valori pu assumere il coefficiente di attrito statico s fra tavolo e corpo di massa m1 affinch m1
non si muova?
Calcolare laccelerazione dei due corpi m2 ed m3 quando soddisfatta la condizione di cui al punto a).
In assenza di attrito fra il tavolo ed m1, calcolare laccelerazione dei corpi m1, m2 ed m3.
[m1 = 10 kg; m2 = 2 kg; m3 = 3 kg]
Suggerimento: scrivere lequazione di equilibrio per m1 e quella per il moto di m2 ed m3.

m1

m3
m2

Soluzione:
T

T
U

2T

Fa

m3 g

m2 g

m1 g
S

Diagrammi di corpo libero.

a) e b) Condizione di equilibrio di m1:


m1 g s = 2T

Le accelerazioni di m2 ed m3 hanno somma nulla, per cui le equazioni del moto di m2 ed m3 si possono
scrivere in termini della sola accelerazione a di m3:

T m3 g = m3 a

T m2 g = m2 ( a )

cio:

T m3 g = m3 a

m 2 g T = m2 a

dove lasse verticale del riferimento orientato verso lalto.


Laccelerazione di m3 vale:
a=

m2 m3
g = -2 m/s2 (verso il basso).
m3 + m2

Tensione della fune che lega m2 ed m3:


T = m3 ( g + a ) =

2 m2 m3
g = 23,5 N
m3 + m2

Coefficiente di attrito statico:

s =

2T
= 0,5
gm1

c) In assenza di attrito, siano a1, a2 e a3 le accelerazioni delle tre masse in un riferimento inerziale.
Vale allora:

m1a1 = 2T

m2 (a 2 + a1 ) = T m2 g
m (a + a ) = T m g
1
3
3 3

a2 + a1 e a1 + a3 sono le accelerazioni delle masse m2 ed m3 nel riferimento solidale con la seconda


carrucola1, riferimento in cui valido il calcolo precedente, nonch la condizione:
a2 + a1 = ( a3 + a1 )
che in precedenza ci ha consentito di scrivere le equazioni del moto di m2 ed m3 in termini della sola
accelerazione di m3.
Eliminando le tensioni delle corde, si ottiene:

2a + a + a = 0
1 2 3

m
m2 1 a1 + m2a2 = m2 g
2

m1
m3 a1 + m3a3 = m3 g
2

Quindi, risolvendo il sistema si trova:

4m2 m3
a1 =
g
m1( m3 + m2 )

m ( m m2 ) 4m2 m3
a2 = 1 3
g
m1 ( m3 + m2 )

a = m1 ( m2 m3 ) 4m2 m3 g
3
m1( m3 + m2 )
a1 = 4,7 m/s2, a2 = -2,7 m/s2, a3 = -6,7 m/s2 (m1 si muove in avanti, m2 ed m3 verso il basso).
Si noti che nel riferimento non inerziale solidale con la carrucola mobile (che scende), le accelerazioni
di m2 ed m3 hanno lo stesso modulo (2 m/s2), ma m3 scende ed m2 sale.

Problema 8
1

a I laccelerazione di un corpo rispetto ad un riferimento inerziale, la sua accelerazione a NI rispetto ad


un riferimento non inerziale di accelerazione a t data da: a NI = a I a t .
Si ricordi che se

Nel dispositivo schematizzato in figura, il corpo A (di massa mA), poggiato su un piano orizzontale
liscio, collegato da un filo inestensibile al corpo B (di massa mB) ed saldato allestremit di una
molla di costante elastica k. Laltra estremit della molla fissata ad un gancio solidale con il piano e le
masse del filo, della molla e della carrucola sono trascurabili rispetto a quelle dei corpi A e B. Il corpo
B viene abbassato lungo la verticale, rispetto alla sua posizione di equilibrio e lasciato libero di
muoversi. Calcolare:
di quanto si allungata la molla nella posizione di equilibrio del sistema;
lequazione del moto del sistema formato dalle due masse;
il periodo delle oscillazioni compiute dal sistema (sia di A che di B).
[mA = 2 kg; mB = 2 kg; k = 200 N/m]
Suggerimento: si scrivano le equazioni del moto di mA ed mB, usando ad esempio la variabile x come
spostamento generico della massa mB dalla sua posizione di equilibrio.
A

Soluzione:
a

T
_

Fe
]

mAg

mB g

Diagramma di corpo libero per A e B .

a) detto x lallungamento della molla, la condizione di equilibrio k x = mBg, dacui:

x=

mB g
= 9,8 cm.
k

b) le equazioni del moto di ciascuna massa sono:

m B g T (x ) = m B a (x )

T (x ) kx = m A a (x )

ovvero

d 2x
m B g T (x ) = m B dt 2

2
T (x ) kx = m d x
A
dt 2

per cui lequazione globale del sistema, in funzione dellallungamento della molla, :
d 2x
k
mB g
x=
2 +
dt
mA + mB
mA + mB

la cui soluzione un moto armonico. Si noti che la variabile x descrive le oscillazioni sia di mA che di
mB attorno alle rispettive posizioni di equilibrio.
c) il periodo delloscillatore :
T = 2

mA + mB
= 0,9 s
k

Problema riepilogativo
Unautobotte di massa a vuoto M trasporta una massa m0 di acqua distillata lungo tratto di autostrada
piano e rettilineo, senza vento. La velocit dellautobotte inizialmente v0 e la forza di attrito statico
agente sulle sue ruote in direzione e verso della velocit fs. Ad un tratto sul fondo del cassone si apre
una piccola crepa attraverso cui lacqua cade al suolo, staccandosi dal cassone con velocit relativa ad
esso perpendicolare alla strada. La perdita di k litri di acqua al minuto. Lautista del camion, ignaro
della perdita, tiene fermo il piede sullacceleratore, per cui la forza di attrito statico rimane costante. A
quale velocit si trover il camion dopo un tempo t0 dallinizio della perdita?
[fs = 1 N; m0 = 32000 kg; k = 1,2 l/min; (H2O) = 1 kg/dm3; M = 8000 kg; v0 = 72 km/h; t0 = 15]

Soluzione:
Fissiamo un riferimento solidale con la strada che abbia lasse x lungo lautostrada nel verso della
velocit dellautobotte, e lasse y verticale diretto verso lalto.
Prima che si apra la crepa, si ha semplicemente una massa M + m0 che si muove a velocit costante,
soggetta lungo lasse delle ascisse alle sole forze fs ed attrito viscoso dellaria. Queste due forze devono
ovviamente bilanciarsi, per cui il coefficiente dattrito viscoso del camion nellaria dato da:

(M + m0 ) d

dt

x
2

= 0 = f s v 0

cio:

fs
= 0,05 kg/s
v0

Quando si apre la crepa, lautobotte perde, in un intervallo di tempo infinitesimo dt, la quantit di moto
v0kdt e la massa kdt. In formula:

(M + m0 kdt )v 0 (t + dt ) (M + m0 )v 0 (t ) = kdtv 0 (t )
Perci la nuova velocit dellautobotte (al tempo t + dt) :

(M + m0 kdt )v 0 (t )
= v 0 (t + dt )
(M + m0 kdt )
cio la velocit rimane inalterata, e laccelerazione nulla, anche se il camion perde quantit di moto.
Il problema pu anche essere risolto utilizzando la forma generale della seconda legge della dinamica,
valida per sistemi a massa variabile:
F = ma +
c

dm
v
dt
c

dove m(t) la massa dellautobotte al tempo t dallinizio della perdita, e la forza totale agente
sullautobotte :

F = ( f s v )x + f a
d

con f a = forza di reazione esercitata dallacqua sul camion.

Nel riferimento solidale con lautobotte, la forza di reazione verticale, per cui non influenza la
componente orizzontale del moto. Inoltre, in tale riferimento v = 0, quindi:
f s v = ma
(anche a nulla, ma solo la forza fittizia).
La condizione iniziale f s v 0 = 0 , per cui inizialmente a(0) = 0. Ma v(0 + dt ) = v 0 + a (0 ) = v 0 , cio
f s v (0 + dt ) f s v 0
=
= 0 , vale a dire che a rimane nulla. Quindi il
m
m
moto resta uniforme con velocit v0.

v non cambia, e a (0 + dt ) =

III - Lavoro ed energia.


Conservazione dellenergia.
Il lavoro W compiuto da una forza F variabile che agisce su un punto materiale spostandolo da un
punto A ad un punto B lungo una linea dato da:
B

W=

F dl


A ,


dove dl lo spostamento infinitesimo lungo il percorso della particella.


Lenergia cinetica di una particella di massa m che si muove con velocit v data da:


Ec =

1
mv 2
2

Il teorema dellenergia cinetica afferma che il lavoro totale compiuto su un punto materiale dalla
forza risultante per spostarlo da un punto A ad un punto B uguale alla variazione di energia
cinetica del punto materiale:
W=

1
1
mv B2 mv A2 = E c
2
2

Il lavoro fatto da una forza conservativa su di una particella dipende solo dai due punti di partenza e
di arrivo e non dal cammino percorso dalla particella. Il lavoro fatto da una forza conservativa
recuperabile, cosa che non vera per una forza non conservativa, come lattrito.
Associato ad una forza conservativa si introduce il concetto di variazione di energia potenziale.
Sotto lazione di una forza conservativa F si definisce la variazione di energia potenziale come
lopposto del valore del lavoro compiuto dalla forza:


E p = E pB E pA = F dl


Solo le variazioni dellEp sono significative dal punto di vista della fisica, per cui si pu sostituire
Ep(x) con Ep(x) + C, con C costante arbitraria, ogni volta che conviene.
Quando agiscono solo forze conservative, lenergia meccanica totale E, definita come la somma
delle energie cinetica e potenziale, si conserva:
E = Ec + E p = costante.

Se agiscono anche forze non conservative, entrano in gioco altri tipi di energia. Quando si
includono tutte le forme denergia, lenergia si conserva sempre (legge di conservazione
dellenergia).
Esempi di forze conservative per le quali si parla di energia potenziale sono:
forza peso e sua energia potenziale. Questultima vale mgy per una particella posta ad unaltezza y
al di sopra di un riferimento orizzontale scelto ad arbitrio.

Forza elastica ( F = kx );energia potenziale elastica Ep = 1/2kx2 per una molla con costante elastica
k, allungata o compressa di una lunghezza x rispetto alla posizione di riposo.
Forza gravitazionale (descritta dalla legge di gravitazione universale di Newton).Lenergia
potenziale di una particella di massa m dovuta alla forza gravitazionale esercitata su di essa dalla
Terra data da:


E p (r ) =

mM T
r

dove MT la massa della Terra ed r la distanza della particella dal centro della Terra (r>=raggio
della Terra). Ep( ) = 0 il riferimento di zero per Ep.

Problema 1

Un punto materiale di massa m scende (partendo da fermo) lungo la sagoma in figura, che
opportunamente raccordata nel punto B in modo che la velocit del punto materiale in B cambi in
direzione ma non in modulo. Il coefficiente di attrito dinamico tra punto materiale e piani vale d.
Sapendo che la velocit nel tratto BC costante:
Quanto tempo impiega il punto materiale per scendere da A a C?
Quanto vale il lavoro compiuto dalla forza di attrito?
Risolvere la parte b) sia usando la definizione di lavoro, sia ricordando che il lavoro compiuto dalla
forza di attrito uguale alla variazione dellenergia meccanica tra A e B.
[AB = BC = l = 2 m; = 30; d =

1
; g = 9,8 m/s2; m = 0,5 kg]
3

l
B

l
C

Soluzione:
2

Innanzi tutto calcoliamo .Poich la velocit nel tratto BC costante, la forza di attrito uguaglia la
componente del peso parallela a BC:

d mgsin = mg cos
Da cui:
tg =

1
d

a) Laccelerazione della massa m nel tratto da A a B data da:

(cos d sin )g = a = 5,8 m/s2.


Quindi il tempo richiesto da A a B :

t=

2l
=
a

2l
= 0,8 s
(cos d sin )g

mentre in B la velocit : v = at = 4,6 m/s.


Il tempo t impiegato per percorrere BC l/ v = 0,4 s, quindi il tempo totale t t = t + t = 1,2s.
B

b)Il lavoro compiuto dalla forza di attrito :


W = d mg (sin + sin )l = 7,7 J
Oppure, il lavoro compiuto dalla forza di attrito si pu ottenere dalla variazione dellenergia
meccanica:
1
W = E = mgl (cos + cos ) mv B2 = 7,7 J,
2

dove mgl (cos + cos ) lenergia potenziale del punto A rispetto al punto C .
Si noti che nel tratto BC varia solo lenergia potenziale.

Problema 2
Un cavallo tira una slitta su una strada ripida, coperta di neve. La slitta ha una massa m ed il
coefficiente di attrito dinamico fra la slitta e la neve d. Se il cavallo tira parallelamente alla
superficie della strada ed eroga una potenza P:
quanto vale la velocit (costante) massima vmax con cui il cavallo riesce a tirare la slitta?
Che frazione della potenza del cavallo viene spesa per compiere lavoro contro la forza dattrito?
Che frazione viene spesa per compiere lavoro contro la forza di gravit?
3

[pendenza 1:7; m = 300 kg; d=0,12; P = 746 W]


Soluzione:


Fa


mg

Diagramma di corpo libero

Se la velocit costante, la tensione T della fune vale:


T = d mg cos + mg sin = mg ( d cos + sin ) = 765 N.
La potenza P il prodotto scalare della forza T per la velocit v , che nel nostro caso sono parallele:
P = Tv = mg ( d cos + sin )v max
Quindi:
a) vmax :
v max =

P
= 0,98 m/s
mg ( d cos + sin )

b) il rapporto fra la potenza dissipata dallattrito e quella del cavallo uguale al rapporto delle
forze:
mg d cos
=
mg d cos + sin

1
= 46%.
tg
1+
d

il rapporto fra la potenza della gravit e quella del cavallo :


mgsin
=
mg d cos + sin

1
= 54%.
d
1+
tg

Problema 3
Un secchio pieno dacqua di massa complessiva m0 viene portato da un pozzo nel mezzo di un
cortile fino alla cima di una torre alta h. Essendo per bucato, quando arriva sulla torre contiene
solo met dellacqua che conteneva inizialmente. Supponendo che la velocit di salita sulla torre e
dm
la perdita in massa
del secchio siano costanti, e che il peso del secchio vuoto possa essere
dt
trascurato, determinare il lavoro compiuto esprimendolo in joule.
4

[m0 = 3,78 kg; h = 50 m]


Suggerimento:
Si ricordi che, detto x il tratto percorso dal secchio e v la sua velocit,
dm dm dt dm 1
=
*
=
* = costante,
dx
dt dx dt v

per cui m(x) una funzione lineare.


Soluzione:
Osservato che m(x) una funzione lineare, con m(0) = m0 e m(h) = m0/2, si ha:
x

m(x ) = m0 1 .
2h

Il lavoro dunque dato da:


h

W = F dx = gm(x ) dx = m0 g 1 dx
2h
0
0
0
Calcolando lintegrale, si trova:
3
W = m0 g h = 1389,2 J
4

Problema 4
Una guida ABDEF tenuta in un piano verticale xy. I tratti AB (di lunghezza h) ed EF sono
rettilinei, mentre il tratto BDE circolare, di centro C, raggio R, e angolo al centro /2 + . Un
corpo puntiforme di massa m, in grado di scorrere senza attrito lungo la guida, viene rilasciato nel
punto A con velocit iniziale nulla.
Determinare la velocit del corpo nei punti B,D,E,F, supponendo che non vi sia attrito lungo tutta la
guida.
Calcolare la reazione della guida nel punto D.
Se il tratto EF presenta un coefficiente di attrito dinamico d, determinare lenergia cinetica del
corpo nel punto F.
Perch le velocit in B ed in F risultano essere uguali nel quesito a)?

D E
Soluzione:
a) Per il teorema dellenergia cinetica, in B vale:
1 2
mv B = mgh
2

Quindi la velocit del punto materiale in B :

v B = 2 gh
Il dislivello fra A e D R + h, quindi:
1 2
mv D = mg (h + R )
2

e:

v D = 2 g (h + R )
Il dislivello fra A ed E h + R cos , quindi:
1 2
mv E = mg (h + R cos )
2

e:

v E = 2 g (h + R cos )
Il punto materiale si trova in F alla stessa quota che in B, per cui ha la stessa energia meccanica (che
in assenza di attrito si conserva) e la stessa energia potenziale, quindi anche la stessa energia
cinetica e la stessa velocit.
b) La reazione vincolare in D deve sia bilanciare per intero il peso del corpo puntiforme, sia fornire
la forza centripeta necessaria per mantenere il corpo in traiettoria:


mv D2
FN = mg +
R

2 g (h + R )
y = mg + m
y
R

c) Detta l la lunghezza di EF, lenergia meccanica del punto materiale in F data dallenergia totale
in B diminuita del lavoro compiuto dalla forza di attrito dinamico lungo EF :
EF =

1 2
1
mv B l d mg cos = mv F2
2
2

Problema 5
Una massa m scivola senzattrito lungo la guida indicata in figura. Il raggio della circonferenza R.
Se la massa parte da ferma dal punto B (AB = 5R), quanto vale la reazione vincolare nel punto P?
Qual laltezza minima da cui deve partire la massa affinch, nella posizione O, la reazione
vincolare sia nulla?
Quesito: Riscrivere le domande a) e b) supponendo di studiare il problema nel sistema di
riferimento non inerziale associato alla massa.
B
5R
O
R

Soluzione:
a) In un riferimento inerziale, la reazione vincolare in P deve solamente fornire la forza centripeta
che mantiene m in traiettoria:
mv P2
FP =
R
Presa come quota di riferimento per lenergia potenziale quella del punto A, dalla conservazione
dellenergia meccanica si trova:
mv P2
= mg 5R mgR = 4mgR
2
Da cui:

FP = 8mg
b) In un riferimento inerziale, la reazione vincolare in O nulla se la forza centripeta che mantiene
m in traiettoria fornita interamente dalla gravit:
mg =

mvO2
R

Detta x laltezza cercata, e sostituendo nellequazione di


mv O2
(
+ 2mgR = mgx ):
2

conservazione dellenergia

mgR
+ 2mgR = mgx
2

cio:
x=

5
R
+ 2R = R
2
2

a) Nel riferimento non inerziale solidale con m, la reazione vincolare in P deve solamente
equilibrare la forza centrifuga per mantenere m in traiettoria. Ci porta ad un calcolo identico a
quello gi svolto, perch lunica differenza tra forza centrifuga e centripeta un segno che non
influisce sul calcolo medesimo.

b) Nel riferimento non inerziale solidale con m, la reazione vincolare in O nulla se la forza
centrifuga agente su m equilibrata interamente dalla gravit. Ancora una volta, e per lo stesso
motivo del punto a), il calcolo identico a quello gi svolto nel riferimento inerziale.

Problema 6
Il sistema indicato in figura (macchina di Atwood) inizialmente a riposo con la massa mA a terra e
la massa mB ad altezza h da terra. Determinare la velocit con cui m2 tocca terra e la tensione della
fune, trascurando lattrito e linerzia della carrucola.
Suggerimento: Questo problema, analogo al n 7 del capitolo II, pu essere risolto utilizzando la
legge di conservazione dellenergia meccanica. Per calcolare la tensione della fune comunque
necessario scrivere lequazione di corpo libero per una delle due masse.

mB
mA
8

Soluzione:
Equazioni di corpo libero:
m B g T = m B a

T m A g = m Aa

Risolvendo il sistema, si trova laccelerazione di A e B (in modulo):


a=

mB m A
g
mB + m A

Quindi la tensione della fune :

T = m A (a + g ) = m A g

2m B
mB + m A

Poich il moto delle due masse uniformemente accelerato con velocit iniziale nulla, la velocit
terminale di B :

v = 2ah = 2

mB m A
gh
mB + m A

Si pu determinare v anche dalla conservazione dellenergia, osservando che inizialmente le energie


cinetiche sono nulle e lenergia potenziale del sistema, rispetto al suolo, mBgh, mentre alla fine le
due masse hanno velocit di ugual modulo:
m B gh = m A gh +

m A + mB 2
v
2

cio:

v=

2(m B m A )gh
m A + mB

Problema 7
Un pendolo di lunghezza L oscilla in un piano verticale. La corda urta un piolo fissato ad una
distanza d al di sotto del punto di sospensione (vedere figura)
Se il pendolo lasciato libero da unaltezza h al di sotto del piolo, quale altezza h* raggiunge dopo
aver urtato il piolo?
Se il pendolo lasciato libero dalla posizione orizzontale ( =90) e descrive una circonferenza
completa centrata nel piolo, quale deve essere il valore minimo di d?

P
L

x
Soluzione:
a) Per conservazione dellenergia, h* = h.
b) Conservazione dellenergia nel punto P (figura):
1
mgL = mg 2(L d ) + mv 2
2

In P la forza centripeta deve essere almeno uguale alla gravit:


mg =

mv 2
Ld

quindi:
1
mgL = mg 2(L d ) + mg (L d )
2

Sviluppando i calcoli:
d=

3
L
5

10

Problema 8
Un estremo di una molla priva di massa posto su di una superficie piatta, con laltro estremo che
punta verso lalto(vedi fig. 1a). Una massa m1 posta delicatamente sopra la molla e permette di
comprimere la molla di x1 , ad una nuova posizione di equilibrio (fig. 1b). Successivamente, la
massa m1 viene rimossa e sostituita con una massa m2. La molla poi compressa con le mani
cosicch lestremo della molla si trova in una posizione x2 rispetto alla posizione originale di riposo
(quella occupata dalla molla senza nessuna massa appoggiata)(vedi fig. 1c). La molla poi
rilasciata.
Quanto vale la costante k della molla?
Qual la massima energia cinetica della massa?
[m1 = 1,0 kg; m2 = 2,0 kg; x1 = 17 cm; x2 = 42 cm]
Quesito: risolvere il problema sia scrivendo lequazione del moto del punto materiale, sia scrivendo
la conservazione dellenergia meccanica.
m1

m2

Soluzione:
a) Riferita lenergia potenziale gravitazionale allasse delle ascisse (figura), la costante elastica della
molla vale:
k=

m1 g
= 57,6 N/m
x1

b) Per conservazione dellenergia, la massima energia cinetica della massa m2 corrisponde alla
minima energia potenziale. Lenergia potenziale ha un andamento parabolico:
Ep =

mg
1 2
kx m 2 gx = 1 x 2 m2 gx
2
2 x1

Questa parabola ha il vertice in:

* m 2 g m 2 x1
x = k = m

2
m2 g
m 22 g
m 22 g
E
x
x
x1
=

p min 2m1 1 m1 1
2m1
11

Lenergia totale data da:


E c max = E mecc E p min = E piniz E p min

quindi lenergia cinetica massima :


E c max

m 22 g
m1 g 2
m22 g
1 2
= kx 2 m2 gx 2 +
x1 =
x 2 m2 gx 2 +
x1 = 0,2 J
2
2m1
2 x1
2m1

Il problema pu essere risolto anche utilizzando direttamente lequazione del moto:

m 2 x + kx = m2 g

La soluzione generale :
x = A sen (t + ) +

m2 g
k

m2 g
la soluzione di equilibrio dellequazione del moto, mentre A sen (t + )
k
loscillazione generica: la molla oscilla attorno alla posizione di equilibrio x* anzich attorno ad x =
0).
Imponendo le condizioni iniziali:

(si noti che x * =

m2 g

= x2
x (0) = A sen +
k

v (0) = A cos = 0

si ottiene:

m2 g
m2 g

x (t ) = x 2 k cos t + k

v (t ) = x m 2 g sen t
2

ove:

k
m2

La velocit massima per sen t=1 o 1, cio quando lenergia cinetica vale:
2

Ec =

m g
m g
1
1

m2 2 x 2 2 = k x 2 2 = 0,2 J
2
k
2
k

12

IV - Conservazione della quantit di moto; sistemi a pi corpi ed urti


Per una particella si definisce quantit di moto la grandezza:
p = mv .

La seconda legge della dinamica, nella sua forma pi generale, si scrive:




dp
F=
dt


dove F la forza totale agente sulla particella.


Limpulso di una forza che agisce per breve tempo su una particella (forza impulsiva) si definisce
come:
tf

I = Fdt = p f pi = p ,


ti

cio limpulso di una forza impulsiva uguale alla variazione della quantit di moto della particella.
Per un sistema di particelle o per un corpo esteso (distribuzione continua di materia) il centro di massa
(CM) si definisce come:

xCM =

m x

i i

yCM =

m y
i

zCM =

m z

i i

dove mi la massa delli-esima particella di coordinate (xi, yi, zi) in un sistema di riferimento inerziale
ed M la massa totale del sistema.
Oppure, nel caso di un corpo esteso:
xCM =

1
M

xdm ,

yCM =

1
M

ydm ,
M

zCM =

1
M

zdm
M

Il teorema del centro di massa (o 1a equazione cardinale della dinamica dei sistemi) scritto come:

MaCM = F ( E )


ossia il centro di massa si muove come una particella singola di massa M sulla quale agisce la stessa
forza esterna risultante F ( E ) .
Per un sistema di particelle, la quantit di moto totale :


P = mi vi = MvCM = PCM


Il teorema del centro di massa si pu scrivere anche:

dP
dt

= F (E)


Quando la forza risultante esterna per un sistema zero (sistema isolato), la quantit di moto totale
resta costante (legge di conservazione della quantit di moto di un sistema isolato).
La legge di conservazione della quantit di moto molto utile nel trattare la classe di fenomeni noti
come urti.
In unurto, due o pi corpi interagiscono tra loro per un tempo molto breve con una forza molto grande
rispetto alle altre, sicch si pu considerare il sistema isolato. Pertanto negli urti la quantit di moto
totale si conserva. Anche lenergia totale si conserva, ma questa conservazione pu non essere utile a
risolvere il problema se avvengono trasformazioni di energia da cinetica a non cinetica.
Un urto che conserva lenergia cinetica totale del sistema prende il nome di urto elastico.
Invece, un urto che non conserva lenergia cinetica totale del sistema si dice anelastico.
Se a seguito dellurto i due corpi restano attaccati tra loro, formando un corpo unico, lurto si dice
completamente anelastico.

Problema 1
Un proiettile di massa 2m, lanciato dal suolo con una certa angolazione, quando raggiunge lapice della
traiettoria esplode in due frammenti di egual massa m.
Sapendo che uno dei due frammenti torna al punto di partenza ripercorrendo la traiettoria iniziale,
determinare la posizione in cui cade laltro e stabilire se essi toccano o meno terra nello stesso istante.
Suggerimento: la quantit di moto si conserva.
y

mv x

2mv x

a
O

3a
O

Soluzione:
Il moto del centro di massa del sistema delle due parti in cui si diviso il proiettile la continuazione
del moto del proiettile integro. I due frammenti toccano terra nello stesso istante perch la componente
verticale del moto la stessa per entrambi. Detta vx la componente orizzontale della velocit del

proiettile, nel punto culminante la sua quantit di moto orizzontale e vale 2mvx.La velocit del
frammento che torna indietro, nellistante dellesplosione, - vx quindi la sua quantit di moto vale mvx, e quella dellaltro frammento deve essere 2 mvx -(- mvx) = 3 mvx. Quindi il secondo frammento
parte con velocit 3 vx.
Detto t il tempo di volo, il frammento che torna al punto di partenza percorre la distanza:
OO = v x t = a
mentre il frammento che prosegue percorre:
O A= 3v x t = 3a
ed il centro di massa:
O A = v x t = a
Il frammento che prosegue cade dunque in A con ascissa 4a.

Problema 2
Una chiatta di massa M e lunghezza L ferma in acqua tranquilla, senza alcun ancoraggio, con un
estremo A a contatto con la parete del molo (figura). In questa situazione un uomo di massa m sta sulla
chiatta allaltezza del suo estremo opposto B. Ad un certo punto luomo comincia a camminare ed
arriva allestremo A, dove si ferma. Se si trascura lattrito della chiatta sullacqua, di quanto si allontana
lestremo A dal molo?
[M = 150 kg; L = 5 m; m = 75 kg]
Suggerimento: lo spostamento della barca rispetto alla banchina uguale a quello del centro di massa
rispetto alla barca

m
A

Soluzione 1:
Poich il sistema isolato, la quantit di moto totale rimane nulla, vale a dire che il centro di massa
rimane fermo, rispetto alla banchina. Lascissa del centro di massa soddisfa inizialmente a:

L
+ mgL
L(M + 2m )
2
=
=
(m + M )g
2(M + m )
Mg

x CM

Detta x lascissa finale di A, lascissa del centro di massa soddisfa (alla fine):

x CM

L
xmg + Mg + x x(m + M )+ M L
M
2

2 = x+
2
=
=
(m + M )g
m+M
m+M

Uguagliando i secondi membri delle due equazioni si ottiene:


L
L
M
2 = x+
2
m+M
m+M

mL + M

cio:
x=

mL
= 1,67 m
m+M

Soluzione 2:
Si ricordi che il sistema isolato (soluzione 1).
Posto:

v1 = velocit delluomo rispetto alla banchina (massa m)


v 2 = velocit della barca rispetto alla banchina (massa M)


vale:

Mv 2 + mv1 = 0

cio:
v2 =

m
v1
M

Lo spazio percorso dalluomo :

x1 = v1 t

Lo spazio percorso dalla barca :


x2 =

v2
m
x1 =
x1
v1
M

ma
x1 + x 2 = x1 +

m
x1 = L
M

Quindi:
x1 = L

M
= 3,33 m.
M +m

La posizione delluomo rispetto alla banchina :

L x1 = 1,67 m.

Soluzione 3:
Dette v la velocit (negativa) delluomo (che ha massa m) e V la velocit della barca(di massa M)
rispetto alla banchina, vale:
MV + mv = 0

Ma, detta vr la velocit delluomo relativa alla barca, :

v = vr + V
Quindi:
m(v r + V ) = MV
v r = V

m+M
m

Nel tempo t in cui luomo percorre L con velocit relativa alla barca vr, il centro di massa della barca si
sposta di x (distanza finale di A dalla banchina):
L x M +m
=
t t m

Trascurando la resistenza dellaria, calcolare in termini di D la forza F orizzontale e costante che un


sistema di ammortizzatori deve esercitare sul cannone affinch, per il rinculo, esso arretri di un tratto d
prima di fermarsi.

Suggerimento: la quantit di moto si conserva

Soluzione:

h
D

Moto del proietto:


D = v0 t

1 2
h = 2 gt

Risolvendo il sistema, si trova v0:

v0 =

g
D
2h

La quantit di moto iniziale di rinculo del cannone, per la conservazione della quantit di moto, Mv =
mv0.
Lenergia cinetica iniziale del cannone data dal lavoro compiuto dalla forza costante nel tratto d:
Fd =

(mv 0 )2
2M

m 2 gD 2
=
4 Mh

e la forza dunque:
F=

(mv 0 )2
2 Md

m 2 gD 2
4 Mhd

Quindi:
x=L

m
= 1,67 m.
M +m

Problema 3
Un bambino, in piedi su una slitta A di massa mA, avvicina a se una seconda slitta B di massa mB
tirandola mediante una fune di massa trascurabile fissata alla slitta B. Le due slitte, inizialmente ferme,
si muovono su un piano orizzontale con coefficiente di attrito dinamico d tra slitte e suolo.
Qual laccelerazione aCM del centro di massa del sistema formato dalle due slitte?
Se in un riferimento inerziale laccelerazione aB della slitta B in modulo doppia dellaccelerazione aA
della slitta A, quanto vale la forza FAB che il bambino esercita sulla fune (tensione della fune)?
[mA = 50 kg; mB = 42 kg; d=0,2]
Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero del sistema slitte-bambino

Soluzione:
a) Equazione del moto del centro di massa:

(m A + m B )a CM

= F (E)

con la forza esterna data dalla risultante degli attriti F (E ) = F A + FB . Quindi:




(m A + m B )a CM


= F A + FB


Essendo il problema monodimensionale:

(m A + m B )a CM
cio:

= FA FB

a CM =

F A FB
N NB
= A
d = 0,17 m/s2
(m A + m B ) (m A + m B )

da B verso A.
b) Per definizione di centro di massa si pu scrivere:

(m A + m B )a CM


= m A a A + mB a B


che, nellipotesi a B = 2 a A , comporta:




(m A + m B )a CM = (2m B m A )a A
cio:

aA =

m A + mB
a CM = 0,5 m/s2
2m B m A

e:

a B = 2 a A = 0,9 m/s2
Note le accelerazioni, lo sono anche le forze:

m B a B = FBA FB

m A a A = FA FAB
ovvero:

FBA = FB + m B a B

F AB = m A a A + F A
che fornisce:

F AB = FBA = 123,5 N

Problema 4
Un cannone di massa M spara orizzontalmente, dalla sommit di una torre di altezza h, un proiettile di
massa m e velocit v0 che raggiunge il suolo ad una distanza D dalla base della torre (fig. 1).

Problema 5
In un incrocio unautomobile A di massa mA urta unautomobile B di massa mB. I rilievi della polizia
rivelano che, subito prima dellurto, lautomobile A viaggiava verso est, mentre B era diretta a nord
(figura). Dopo lurto, i rottami delle due auto sono rimasti uniti ed i loro pneumatici hanno lasciato
strisciate di slittamento lunghe d in direzione prima di arrestarsi.


Calcolare le velocit v A e v B di ciascuna automobile prima dellurto.


Una delle automobili superava il limite legale di velocit vL?
Si supponga che le ruote di entrambe le automobili siano rimaste bloccate dopo lurto e che il
coefficiente di attrito dinamico fra le ruote bloccate e la pavimentazione sia d.
[mA = 1100 kg; mB = 1300 kg; d = 18,7 m; vL = 90 km/h; =30 da est verso nord;

=0,80]

Suggerimento: la conservazione della quantit di moto una relazione vettoriale

y


vL

vA
x


vB

Soluzione:
a) Lurto completamente anelastico, per cui la quantit di moto si conserva, mentre lenergia cinetica
no.
Il modulo v della velocit subito dopo lurto, si calcola dalle strisciate (lenergia cinetica dopo lurto
stata dissipata dallattrito):

(m A + m B )g d d = 1 (m A + m B )v2
2

cio:
v= 2 g d d = 17 m/s
Daltra parte, la conservazione della quantit di moto si scrive (per componenti):

m A v A = (m A + m B )vcos

m B v B = (m A + m B )vsen
da cui:

vA =

mA + mB
vcos = 32,3 m/s = 116,5 km/h
mA

vB =

m A + mB
vsen = 15,8 m/s = 56,9 km/h
mB

diretta verso est,

diretta verso nord.


b) Lauto A superava il limite dei 90 km/h.

Problema 6
Il corpo A mostrato in figura, di massa MA e struttura prismatica, appoggiato su un piano orizzontale
liscio, viene colpito da un corpo puntiforme B di massa MB e velocit v 0 . Sapendo che dopo lurto il
corpo B rimbalza verticalmente raggiungendo laltezza h rispetto al punto di impatto mentre A trasla sul
piano di appoggio, si determinino la direzione ed il verso del vettore v 0 .
Si supponga che lurto sia elastico.


[MA = 100 kg; MB = 50 g; v 0 = 5 m/s; h = 80 cm]

Suggerimento: la componente orizzontale della quantit di moto si conserva, quella verticale no

v0
B

x
A

Soluzione:
In questo problema si conservano la componente orizzontale della quantit di moto e lenergia, per cui,
dette vA e vB le velocit di A e B subito dopo lurto, vale:

M B v 0 cos = M A v A

1
1
1
2
2
2
M B v0 = M B v B + M A v A
2
2
2
1
2
2 M B v B = M B gh
ove langolo di impatto mostrato in figura, mentre la terza equazione vale per il moto di B dopo
lurto.
Sostituendo la terza equazione nella seconda, si ricava:
M B v 0 cos = M A v A

1
1
2
2
2 M B v 0 = M B gh + 2 M A v A

e quindi:

cos =

M B M A v 02 2 gh
M B v0

)=

= 30,3

M A v 02 2 gh
M B v 02

) = 0,863

V - Meccanica rotazionale del corpo rigido


Un corpo rigido pu ruotare oltre che traslare. Il moto traslatorio descritto specificando quello del
centro di massa.
Rotazione intorno ad un asse fisso.
Quando un corpo rigido (idealizzato come un insieme di punti materiali le cui mutue distanze sono
fisse) ruota intorno ad un asse fisso, ogni suo punto fermo rispetto agli altri. Pertanto le rotazioni
intorno ad un asse fisso si possono descrivere mediante un solo angolo :Se un punto ruota di , gli
altri sono costretti a ruotare dello stesso angolo.
Di conseguenza, tutti i punti del corpo rigido hanno la stessa velocit angolare:

d
dt

e la stessa accelerazione angolare:


d d 2
=
= 2
dt
dt
Sia che sono vettori con la direzione dellasse di rotazione (preso di solito come asse z) ed il
verso dato dalla regola della mano destra.
Si definisce momento dinerzia del corpo rigido rispetto allasse di rotazione la grandezza:


I = mi Ri2
dove Ri la distanza dallasse del punto mi.
La definizione pu essere estesa ad un corpo continuo:

I = R 2 dm
M

Uno strumento utile per la valutazione del momento dinerzia il teorema di Huygens-Steiner (o
dellasse parallelo). Questo teorema afferma che il momento dinerzia di un corpo rispetto ad un
asse qualsiasi dato da:
I = I CM + Md 2

dove ICM il momento dinerzia rispetto allasse parallelo a quello dato e passante per il centro di
massa, M la massa del corpo a d la distanza tra i due assi.
Il momento angolare (o momento della quantit di moto) Lz di un corpo in rotazione attorno
allasse fisso z dato da:

Lz = I z
Per rotazioni di un corpo rigido simmetrico attorno ad un asse di simmetria, il momento angolare :
1

L = I


Quando un corpo rigido ruota attorno ad un asse che non di simmetria, il momento angolare L
pu non essere parallelo e concorde rispetto alla velocit angolare nel qual caso il corpo in una
condizione di squilibrio dinamico e la direzione del momento angolare L varia nel tempo (anche se
costante: questo il caso della precessione di L ).
Il teorema del momento angolare (2a equazione cardinale della dinamica dei sistemi di punti) ,
nella forma pi semplice:


dL
= M (E)
dt


con M ( E ) momento totale delle forze esterne calcolato rispetto al polo O. Anche L calcolato
rispetto allo stesso polo. Il polo O deve essere fisso rispetto al riferimento scelto.
Nei moti di rotazione attorno ad un asse fisso il concetto di forza letteralmente sostituito da
quello di momento della forza, quello di massa dal momento d'inerzia, e l'accelerazione quella
angolare. Tra queste grandezze vige infatti unanaloga relazione che lega forza, massa ed
accelerazione:
M z(E ) =

d
(I z ) = I z
dt

Se Mz(E) costante, allora anche costante e le equazioni del moto rotatorio divengono:

= costante

= 0 + t

1
= 0 + 0 t + t 2

2
e:

2 = 02 + 2 ( 0 )
dove 0 e 0 sono i valori iniziali (t = t0 = 0) della velocit angolare e dellangolo che definisce la
posizione iniziale. Queste equazioni sono analoghe a quelle del moto rettilineo uniforme in una
dimensione.
Lenergia cinetica di rotazione di un corpo rigido che ruota attorno ad un asse fisso z :
Ec =

1
I z 2
2

mentre il lavoro fatto dal momento M (E ) assume la forma:


W = M z( E ) d
0

Se Mz(E) costante, allora: W = Mz(E)( 0 ).


Il teorema lavoro energia dato da:

W = M z( E ) d = E c E c 0
0

Se il momento risultante delle forze agenti sul corpo nullo, cio dL / dt = 0 , allora:

L = costante.

Questa la legge di conservazione del momento angolare per un corpo in rotazione. Se il momento
dinerzia costante (come per un singolo corpo rigido) la conservazione del momento angolare
equivale allaffermazione che la velocit angolare costante nel tempo.
Per sistemi pi complessi, in cui il momento dinerzia pu variare (basta che ci siano due corpi
rigidi interagenti), la conservazione del momento angolare uno strumento potente nella soluzione
di problemi e pu caratterizzare il sistema dinamico ad ogni istante.
Il momento risultante delle forze esterne


M ( E ) = ri Fi ( E )


sar automaticamente nullo per i sistemi isolati, ma pu essere nullo anche quando F ( E ) 0 ,
essendo in tal caso essenziale la scelta del polo rispetto al quale si calcolano i momenti delle forze.


Rototraslazione senza strisciamento.


Nel rotolamento il moto traslatorio combinato con quello rotatorio. Oggetti con raggio r che
rotolano senza strisciare hanno la velocit angolare ela velocit del centro di massa vCM legate
dalla relazione:
v CM = r
Lenergia cinetica di un corpo che rotola senza strisciare la somma della sua energia cinetica
rotazionale attorno allasse di rotazione baricentrico e di quella traslazionale del centro di massa:
Ec =

1
1
1
2
(
I CM + Mr 2 ) 2 = I CM 2 + Mv CM
2
2
2

Statica del corpo rigido.


La statica pu essere vista come un caso limite della dinamica: quello in cui "tutto fermo", anche
se ci sono forze.
Le condizioni da applicare sono quindi due:

F


(E)

=0

per non avere moti di traslazione

ri Fi ( E ) = 0


per sopprimere le rotazioni

Per applicare queste condizioni necessario conoscere non solo le forze esterne, ma anche i loro
punti di applicazione. La gravit agisce come se fosse applicata al centro di massa del corpo rigido.
Il polo rispetto al quale si calcolano i momenti delle forze deve essere scelto con cura, onde
semplificare al massimo la risoluzione del problema. Conviene anche scegliere un riferimento
cartesiano opportuno: alle due equazioni vettoriali dellequilibrio corrispondono sei equazioni
scalari.

Problema 1
Determinare le lunghezze dei pendoli semplici aventi medesimo periodo di oscillazione di due
pendoli composti quadrati di lato l e vincolati a ruotare attorno allasse orizzontale passante per il
punto medio di uno dei lati e perpendicolare a questo lato.
I due quadrati sono formati:
uno da quattro masse puntiformi uguali collocate nei vertici ed unite da asticelle rigide di massa
trascurabile
laltro da quattro aste rigide omogenee ed uguali.
Come cambierebbero i risultati se i pendoli fossero vincolati a ruotare attorno ad uno dei lati del
quadrato?
Indicare con m la massa totale del pendolo.

Suggerimento: il periodo di un pendolo composto :

T = 2

Ip
mgd

con Ip momento dinerzia del pendolo rispetto allasse di oscillazione e d distanza del centro di
massa dallasse.

a)

b)

a)

b)

Soluzione:
Asse perpendicolare al piano del foglio (fig. a) e b)):
detti Ip il momento dinerzia delle masse puntiformi e Ic quello delle aste omogenee, si trova:
2
2

5 2 5 2 3 2
m l l
I p = + + l + l = ml
4 2 2
4
4 4

m l2 m l2
l2
7

I
4
+
m
= ml 2
=
+
c
4 12 4 4
4 12

Per la valutazione di Ic si prima calcolato il momento dinerzia rispetto al centro di massa e poi si
utilizzato il teorema dellasse parallelo.
Il braccio della forza peso la distanza d del centro di massa dallasse:
d=

l
2

Il periodo del pendolo :

Ip
l p
3l
= 2
= 2
T p = 2
2g
mgd
g

Ic
l c
7l

2
2
2
T
=

6g
mgd
g
con Tp, Tc, lp, lc periodi e lunghezze dei pendoli semplici equivalenti.
Quindi:
5

3l

l p = 2

l c = 7l

6
Asse orizzontale passante per il punto medio di uno dei lati(fig. a) e b)):
detti Ip il momento dinerzia delle masse puntiformi e Ic quello delle aste omogenee, si trova:
m 2 1 2

=
I
2
l = ml
p

4
2

2
2
2
I c = 2 m l + m l + m l = 5 ml 2
4 12 4 4
4 12

Per la valutazione di Ic si prima calcolato il momento dinerzia rispetto al centro di massa e poi si
utilizzato il teorema dellasse parallelo.
Il braccio della forza peso la distanza d del centro di massa dallasse:
d=

l
2

Il periodo del pendolo :

Ip
l p
l
= 2
= 2
T p = 2
mgd
g
g

Ic
l c
5l

T
=
=
=
2
2
2
c

mgd
g
6g
con Tp, Tc, lp, lc periodi e lunghezze dei pendoli semplici equivalenti.
Quindi:
l p = l

5l
l c = 6

Problema 2
Due corpi sono appesi mediante fili ideali a due pulegge solidali fra loro e girevoli attorno ad un
asse comune, come illustrato in figura. Il momento dinerzia complessivo I ed i raggi dei dischi
sono R1 ed R2. I fili non slittano nelle gole delle pulegge.
a) nota m1, si trovi m2 tale che il sistema sia in equilibrio

b) posta delicatamente una massa m3 sopra m1, si trovino laccelerazione angolare dei dischi e le
tensioni dei fili.
[m1 = 24 kg; m3 = 12 kg; R1 = 1,2 m; R2 = 0,4 m; I = 40 kgm2]
Suggerimento: utilizzare i momenti delle forze.

R1 R2
m1
m2

Soluzione:
a) La condizione di equilibrio :

m1 gR1 = m 2 gR2
da cui:

m 2 = m1

R1
= 72 kg.
R2

b) Le equazioni del moto del sistema dopo laggiunta di m3 sopra m1, sono:

(m1 + m3 )g T1 = (m1 + m3 )a1


T m g = m a
2
2 2
2
R
T

R
T
=
I
1 1
2 2

a
a
= 1 = 2

R1 R2
cio, eliminando le accelerazioni lineari:

T1 + (m1 + m3 )R1 = (m1 + m3 )g

T2 m 2 R 2 = m 2 g
R T R T I = 0
1 1

Risolvendo il sistema, si trova:


(m1 + m3 )(m2 R22 + m2 R2 R1 + I )
=
g = 294 N
T
1
2
2
(
)
+
+
+
m
m
R
m
R
I
1
3
1
2 2

(m1 + m3 )(R1 R2 + R1 )+ I
m g = 745 N
T2 =
(m1 + m3 )R12 + m2 R22 + I 2

(m1 + m3 )R1 m2 R2
g = 1,4 rad/s 2
=
2
2
(m1 + m3 )R1 + m2 R2 + I

Problema 3
Una ruota di Prandtl (figura) formata da un disco di raggio R e massa M e da un cilindro di raggio
r e momento dinerzia trascurabile rispetto allasse di rotazione. Non c attrito ed il filo
inestensibile non slitta sullalbero. Allistante t = 0, la massa m, inizialmente in quiete, viene
lasciata scendere.
a) Calcolare il tempo t0 affinch la massa m percorra laltezza h.
b) Calcolare il numero corrispondente di giri compiuti dalla ruota.
c) Sul bordo della ruota attaccato un magnetino di massa m0 e dimensioni trascurabili che
esercita una forza F sul disco. Verificare se al tempo t0 il magnetino ancora attaccato al disco.
[M = 0,5 kg; R = 0,2 m; r = 2 cm; m = 1 kg; h = 2 m; m0 = 0,01 kg; F = 5 N]
Suggerimento: il momento dinerzia del magnetino trascurabile. Quando la ruota in rotazione
sul magnetino agisce la forza centrifuga.

r
m

Soluzione:
a) Momento dinerzia I della ruota di Prandtl:
I = MR 2 = 0,01 kgm2
Equazioni del moto del sistema (a = accelerazione di m, T = tensione del filo, = accelerazione
angolare):


mg T = ma

Tr = I

a
=
r
Eliminando laccelerazione angolare e la tensione del filo:
mgr = mar + I

a
r

cio:
mr 2
a=
g
mr 2 + I

Dunque:
t0 =

2h
2h mr 2 + I
=
= 3,2 s
a
g mr 2

b) Il numero di giri n fornito da un puro calcolo geometrico:


n=

h
= 15,9 giri.
2r

c) Il momento dinerzia del magnetino trascurabile rispetto a quello della ruota di Prandtl, quindi
non ne altera la velocit di rotazione. Perci, la forza centrifuga agente sul magnetino :
m 0 2 R = m 0

(at 0 )2
R

= 7,5 N

per cui il magnetino si gi staccato. Si pu usare anche la conservazione dellenergia:

1
1 2 1
1 v2
2
2
=
+

=
+
m
gh
m
v
I
m
v
I
0
0
0
2
2
2
2 r2

2
F = m v
0

cio:

F = m0

2m0 ghr
= 7,5N
m0 r 2 + I

Problema 4
Nel sistema indicato in figura la molla, di massa trascurabile, ha costante elastica k; la carrucola,
costituita da un cilindro omogeneo di massa M e raggio R, ruota senza attrito attorno allasse O
disposto orizzontalmente. Il filo che collega la molla, un cui estremo fissato A, alla massa m,
inestensibile, di massa trascurabile e non slitta sulla carrucola.
a) Calcolare lallungamento x0 della molla in condizioni di equilibrio.
b) Calcolare il periodo delle piccole oscillazioni della massa m nel suo moto verticale.

Suggerimento: scrivere lequazione del moto verticale della massa m e quella della rotazione del
cilindro intorno allasse fisso.

M
R
m

Soluzione:
Detto x lo scostamento della molla dalla posizione di equilibrio (che anche lallungamento della
molla), positivo verso il basso, si ha:
mg T (x ) = mx

[T (x ) kx]R = I

x
=
R

1
2
I = MR
2


da cui:
x

(mg mx kx )R = I R

I = 1 MR 2

2


Questa lequazione delloscillatore armonico forzato:


M + 2m
x + kx = mg
2


10

a) Allequilibrio x = 0, per cui:




x0 =

mg
k

b) La soluzione data dalla somma delloscillazione libera e della soluzione allequilibrio x0.
Il periodo perci lo stesso delloscillatore libero:

T = 2

2m + M
2k

Problema 5
Un corpo rigido costituito da tre sbarrette sottili identiche di massa m e lunghezza l, collegate fra
loro a formare una H (figura). Il corpo pu ruotare attorno ad un asse orizzontale passante per una
delle gambe della H. Partendo da fermo con la H in un piano orizzontale, il corpo ruota sotto
lazione della forza peso. Determinare la velocit angolare del corpo nel momento in cui il piano
dellH verticale.

Suggerimento: calcolare il momento dinerzia totale.

l
l

Soluzione:
Il braccio della forza gravitazionale la distanza del centro di massa dallasse, che, essendo il corpo
omogeneo, coincide con il centro geometrico e vale perci l/2.
Detto I il momento dinerzia, vale:
1
4
I = ml 2 + ml 2 = ml 2
3
3

Allora la conservazione dellenergia si scrive:

11

3mg

l 14 2 2
=
ml
2 23

cio:

3
2

g
l

Problema 6
Una ruota di massa m e raggio r assimilabile ad un disco omogeneo e ruota senza attrito in un
piano verticale attorno ad un asse fisso passante per il suo centro con una velocit angolare . Per
fermare la ruota, si preme un pattino contro il suo bordo esercitando una forza radiale F. Se prima di
fermarsi la ruota compie n giri, qual il coefficiente dattrito ,fra il pattino ed il bordo della ruota?
[m = 1,4 kg; r = 23,0 cm; =840 giri/min; F = 130,0 N; n = 2,8]
Suggerimento: Calcolare il lavoro della forza di attrito e uguagliarlo alla variazione di energia
cinetica della ruota.

F
F

Soluzione:
Teorema dellenergia cinetica:
1 2
I = Fr 2n
2

Dove I il momento dinerzia della ruota. Quindi:


I 2
mr 2
=
=
= 0,27
4nFr 8nF

Problema 7
Un sottile tubo rigido ed omogeneo, di massa M, ha al suo centro un cilindretto molto corto di
massa m (da considerarsi puntiforme) e diametro appena inferiore a quello del tubo. Il cilindretto
pu scorrere senza attrito dentro al tubo. Inizialmente il sistema ruota senza attrito con velocit
angolare 0 intorno ad un asse verticale baricentrico. Ad un certo momento, per una lievissima
perturbazione (vedere figura), il cilindretto si sposta dalla posizione iniziale e viene espulso dal
12

tubo. In assenza di forze esterne, qual la velocit angolare


fuoriesce?

del tubo, quando il cilindretto

Suggerimento: Il momento dinerzia del tubo sottile rispetto ad un diametro centrale pu essere
assimilato a quello di una sbarretta rigida.

0
r
l
Soluzione:
Conservazione del momento angolare:

l2
I 0 = I + m
4

Dove I il momento dinerzia del tubo:


I=

Ml 2
12

Ma allora:
I 0

I +m

l
4

M
0
M + 3m

Problema 8
Su una piattaforma circolare omogenea inizialmente ferma in posizione orizzontale di massa M e
raggio R, girevole senza attrito attorno allasse verticale centrale z, sta fermo a distanza r dal centro
un uomo di massa m (vedi figura). Ad un certo istante luomo comincia a correre lungo la
circonferenza di raggio r con velocit v rispetto alla piattaforma. Determinare la velocit angolare
con cui ruota la piattaforma.


Suggerimento: chiaramente misurata in un riferimento inerziale.

13

r
M

Soluzione:
Detta u la velocit angolare delluomo in un riferimento inerziale, vale:
v = r ( u )

2
1
2
mr u 2 MR = 0


con ed u di verso opposto. Passando ai moduli nella prima equazione:




v= r ( u + )

2
1
2
mr u 2 MR = 0

Da ci si ottiene:

mrv
2 1
2
mr + MR
2

Problema 9
La porta rettangolare mostrata in figura ha massa M, lati di lunghezza a e b ed vincolata a ruotare
in un piano verticale attorno al lato maggiore b. La porta, inizialmente ferma, viene colpita
orizzontalmente da un proiettile di massa m e dimensioni trascurabili, ad una distanza d dal suo asse
di rotazione. La velocit del proiettile prima dellurto v ed esso si conficca nella porta. Sapendo
che il momento delle forze dattrito vale Mf, determinare:
a) La velocit angolare con cui la porta ruota subito dopo lurto.
b) Langolo totale di rotazione della porta dovuto allurto.

[M = 2 kg; a = 1,5 m; b = 2 m; m = 50 g; d =

2
1
a ; v = 30 m/s; Mf = Nm]
3
3

Suggerimento: il momento dinerzia della porta rispetto ad un asse parallelo a quello specificato e
1
passante per il baricentro vale I 0 = Ma 2 .
12

14

a
Soluzione:
Momento dinerzia iniziale della porta rispetto allasse b:
2

1
a
I i = I 0 + M = Ma 2
3
2

Momento dinerzia finale (dopo lurto) della porta rispetto allasse b:


2

1
2a
I i = I 0 + M = (3M + 4m )a 2
9
3

a) Conservazione del momento angolare:


2
mv a = I f
3

cio:

= mv

2a
6mv
= 0,97 rad/s
=
3I f a (3M + 4m )

b) Teorema dellenergia cinetica:


1
I f 2 = M f
2

Vale a dire:

I f2
2M f

2m 2 v 2
= 2,18 rad
(3M + 4m )M f

Problema 10
Un disco omogeneo di massa M e raggio R, inizialmente fermo, libero di ruotare senza attrito
attorno ad un asse fisso z orizzontale passante per il suo centro O. Un proiettile puntiforme di massa
m viene lanciato con velocit v0 (nel piano del disco) contro il disco, e lo urta in un punto P

15

individuato da un angolo .In seguito allurto il proiettile rimbalza con velocit v0 in una direzione
che forma con la radiale in P il medesimo angolo .Posto che lurto sia elastico, determinare:
c) La velocit angolare del disco dopo lurto.
d) il rapporto fra la massa del proiettile m e quella del disco M.
[R = 30 cm; v0 = 30 m/s; =60; v0 = 2 m/s]
Suggerimento: Il sistema formato da disco pi proiettile, perci scegliere come polo il punto O e
tener conto del momento angolare del proiettile.

P
R
O

Soluzione:
I principi di conservazione del momento angolare e dellenergia sono:
Rmsin (v 0 v0 ) = I

1
1 2
2
2
2 m v 0 v0 = 2 I

a) Il rapporto delle due equazioni non contiene le masse:

v0 + v 0
= 46,2 rad/s
Rsin

b) Nota , il rapporto delle masse si ottiene facilmente da una delle due equazioni di partenza:
v 0 + v0
m
R
=
=
=1
M 2 sin (v 0 v 0 ) 2 sin 2 (v0 v 0 )

Problema 11

16

Un rocchetto omogeneo di massa M raggio di gola r e raggio esterno R rotola senza strisciare su un
piano orizzontale. Lasse AA lasse di istantanea rotazione (figura). Al filo avvolto sul rocchetto
applicata una forza costante F0 orizzontale, che si pensa situata sempre nel piano verticale passante
per il centro di massa C del rocchetto. Trovare quanto valgono:


a) laccelerazione a c del centro di massa;




b) la forza di attrito radente Fa complessiva sul rocchetto ( attrito statico o dinamico?);


c) laccelerazione angolare del rocchetto;
d) dire se il filo si avvolge o si svolge e perch.

Suggerimento: Calcolare il momento dinerzia totale del rocchetto.


R
r

R
r

F0

F0
A

Soluzione 1:
Equazioni del moto del centro di massa e della rotazione attorno al centro di massa:
F0 + Fa = Ma c

1
2
r F0 + R Fa = MR
2


Cio, scelto come verso positivo dellasse di rotazione quello entrante nel foglio:
F0 Fa = Ma c

1
rF0 + RFa = 2 MRa c

Nella seconda equazione si usata la condizione a c = R (rotolamento senza strisciamento).


Risolvendo il sistema si ottiene:

17

2 Rr

a c = 3 MR F0

Fa = 2 r + R F0

3R
#

"

Le risposte ai quesiti a) e b) si ottengono aggiungendo che a c parallela a F0 , mentre Fa


%

antiparallela a F0 . Inoltre lattrito statico, altrimenti il rocchetto striscerebbe.


c) Laccelerazione angolare data dalla condizione di rotolamento senza strisciamento:

ac
R

d) Il filo si arrotola, perch deve rimanere teso mentre il rocchetto rotola senza strisciare.
Soluzione 2:
Traslazione del centro di massa e rotazione attorno al punto di contatto:

F0 + Fa = Ma c

1
2
2
r + R F0 = 2 MR + MR

&

&

&

&

&

&

&

Per calcolare il momento dinerzia rispetto allasse di contatto, si usato il teorema di HuygensSteiner. Orientando lasse di rotazione nello stesso verso della soluzione 1 ed impiegando ancora
una volta la condizione di rotolamento senza strisciamento a c = R , si ricava:
F0 Fa = Ma c

3
(R r )F0 = 2 MRa c

La soluzione del sistema molto semplice, e fornisce:


2 Rr

a c = 3 MR F0

Fa = 2 r + R F0

3R

Problema 12
Un bambino di massa m si sposta lungo una scala a pioli di massa M e lunghezza L. Non c attrito
su entrambe le estremit della scala, che trattenuta in basso da una corda ideale orizzontale che si
spezza oltre una tensione massima Tmax (figura).

18

a) Qual la tensione della corda quando il bambino dista d = L/3 dallestremit inferiore della
scala?
b) Qual la distanza massima dmax dallestremit inferiore della scala che il bambino pu
raggiungere senza rompere la corda?

Suggerimento: utilizzare le equazioni dellequilibrio del corpo rigido.


(

N1 B

mg

Mg

'

N2

Soluzione:
Equilibrio delle forze e dei momenti delle forze rispetto a B:

N = T
1
N 2 = (m + M )g

L
TLsin + m(L d ) + M g cos = N 2 L cos

a) La tensione della fune si trova risolvendo il sistema scritto sopra:


d M
T = m + g cot
L 2

b) Basta uguagliare a Tmax la tensione della fune trovata in a) e risolvere in dmax:


Tmax
M

d max =
L
mg cot 2m
Problema 13
Un cavo ideale orizzontale (figura) sostiene unasta uniforme, di lunghezza l e massa M,
incernierata in A e con lestremo B ad altezza h sopra A.
19

a) Quanto vale la tensione del cavo?


b) Se il cavo viene tagliato, quanto vale laccelerazione angolare dellasta nellistante in cui il cavo
viene tagliato?
c) Quanto vale la velocit angolare dellasta quando essa raggiunge la posizione orizzontale?
[M = 50 kg; l = 5 m; h = 4 m]
1
Suggerimento: il momento dinerzia dellasta rispetto allasse passante per lestremit : I = Ml 2 .
3

y
B
l

M
d

Soluzione:
a) Equilibrio dei momenti rispetto ad A:
Mg

d
= Th
2

cio:
T = Mg

d
= 184 N
2h

b) Momento dinerzia dellasta rispetto ad A:


1
I = Ml 2
3

Laccelerazione angolare data da:


M (E )
=
I
Accelerazione angolare iniziale:

= Mg

d
3gd
= 2 = 1.8 rad/s2
2 I 2l
20

c) Conservazione dellenergia meccanica:


mg

h 1 ml 2 2

=
2 2 3

Velocit angolare quando lasta tocca terra:

3gh
= 2,2 rad/s
l2

21

VI - Elettrostatica nel vuoto


Forza e carica elettrica
La legge di Coulomb asserisce che la forza elettrica tra due cariche puntiformi q1 e q2 poste
a distanza r12 luna dallaltra nel vuoto data da:
F12 = k

q1 q 2
1 q1 q2
r12 =
r12
2
4 0 r122
r12

Nm 2
con k = costante elettrostatica = 8,99 10
C2
9

C2
.
Nm 2

0= costante dielettrica del vuoto = 8,85 10 12

Quando sono presenti pi cariche elettriche, vale il principio di sovrapposizione:


F = Fi


La forza esercitata da una distribuzione continua di cariche (volumetrica, superficiale o lineare) su


una carica puntiforme ottenuta integrando gli effetti delle cariche infinitesime che costituiscono la
particolare distribuzione.
Il campo elettrico
Una qualunque distribuzione di cariche crea un campo elettrico nello spazio circostante.
Considerando una carica di prova q0 sufficientemente piccola collocata nel campo, il vettore campo
elettrico E definito come:


F
E = lim
q0 0 q
0


La forza che agisce su una carica puntiforme q posta in un dato campo elettrico E :


F = qE


Il campo elettrico generato in un punto P da una singola carica puntiforme qi nella posizione ri :
Ei =


1 qi
ri 0
4 0 ri20

dove ri0 la distanza tra la carica qi ed il punto P mentre ri 0 il versore diretto lungo la
congiungente qi e P ed orientato da qi a P.
Lintensit del campo elettrico generato da pi cariche data dal principio di sovrapposizione:

E = Ei


Il campo generato da una distribuzione continua di cariche, si ottiene invece per integrazione.
Potenziale elettrico
Il campo generato da una carica puntiforme centrale e pertanto conservativo; si pu
dunque introdurre il concetto di differenza di potenziale:
B

VB V A = E dl


con E campo elettrico creato dalla carica puntiforme e una qualunque linea tra A e B immersa nel
campo.
Il potenziale elettrico alla distanza r da una carica puntiforme q situata nellorigine dato da:

V =

1 q
4 0 r

se si assegna il valore zero al potenziale a distanza infinita.


Per un sistema di cariche puntiformi, il potenziale dato da:
V =
i

1 qi
4 0 ri 0

dove la somma estesa a tutte le cariche ed ri0 la distanza delli-esima carica dal punto P dove si
deve calcolare il potenziale.
Per una distribuzione continua finita di carica:
V=

dq
1

4 0 Q r

Se la distribuzione di carica non finita non si deve usare la formula sopra, perch in essa
implicito che il potenziale allinfinito nullo. Si deve pertanto ricorrere alla definizione di
differenza di potenziale (p. es. nel caso del piano indefinito uniformemente carico).
Se noto il potenziale, il campo elettrico pu essere determinato tramite:
E = gradV = V

La legge di Gauss

Il flusso elettrico dovuto al campo elettrico E che attraversa una superficie qualsiasi :

(E ) = E u n d

La legge di Gauss lega il flusso elettrico attraverso una superficie chiusa alla carica totale racchiusa
nella superficie stessa:

(E ) = E u n d =

qint
0

La legge di Gauss equivalente alla legge di Coulomb per interazioni statiche ma, diversamente
dalla legge di Coulomb, vale anche per campi non statici.
La legge di Gauss anche uno strumento potente per determinare i campi elettrici dovuti a
distribuzioni di carica con un elevato grado di simmetria.
I conduttori
1. Il campo elettrostatico allinterno di un conduttore nullo
2. Il campo elettrostatico immediatamente fuori da un conduttore perpendicolare alla superficie e
assume il valore /20, dove la densit superficiale di carica locale (che non
necessariamente costante)
E=


u n
2 0

3. Un conduttore, se non presenta cavit non conduttrici contenenti una carica, pu avere una
carica solo sulla superficie esterna.
Energia potenziale elettrostatica di un sistema di cariche
Lenergia potenziale di un sistema di cariche puntiformi :

Ue =

qi q j
1

2 i , j 4 0 rij
i j

che pu essere riscritta come:


Ue =

1
qi v i
2 i

dove vi rappresenta il potenziale generato nella posizione della carica qi da tutte le altre cariche.
Quando si ha a che fare con un sistema macroscopico continuo si scriver lintegrale:

Ue =

1
(x, y , z )V (x, y , z )d
2 t

dove (x,y,z) rappresenta la densit di carica, V(x,y,z) rappresenta il potenziale in (x,y,z), d


lelemento di volume intorno al punto (x,y,z).
Si pu anche scrivere:
Ue =

0E 2
d = u e d
2

dove lintegrale indefinito esteso a tutto lo spazio e:

0E 2
ue =
2
la densit di energia elettrostatica.
Condensatori
I condensatori sono dispositivi per laccumulo di carica elettrica e di energia e consistono
tipicamente di due conduttori con cariche uguali ed opposte q (induzione completa).
Indicando con V la differenza di potenziale, la capacit di un condensatore definita come:
C=

Q
V

Lenergia potenziale accumulata in un condensatore pu essere scritta come:


Ue =

V 2 qV
q2
=C
=
2C
2
2

Condensatori collegati in parallelo equivalgono ad un unico condensatore con capacit:


C = C1 + C2 + ..... + Cn
Condensatori collegati in serie equivalgono ad un unico condensatore con capacit data da:
C=

1
1
1
+
+ .... +
C1 C 2
Cn

Problema 1
Considerate tre cariche positive uguali di valore q poste ai vertici di un triangolo equilatero di lato s
(vedere figura), determinare:
a) La forza che agisce sulla carica che si trova nel vertice B.
b) Il campo elettrico totale E0 nel punto medio della base A.
c) Il campo elettrico e il potenziale nel punto C in cui si intersecano le bisettrici dei tre angoli del
triangolo.
Suggerimento: Si ricordi che per le forze ed i campi elettrici vale il principio di sovrapposizione.

Soluzione:
a) La forza la risultante di quelle esercitate dalle altre due cariche:

1 q2

F = F1 + F2 = F1 21 + cos = 3F1 = 3
4 0 s 2
3

b) Il campo elettrico in A dato solo da quello generato dalla carica in B perch le altre due
generano campi uguali ed opposti:

E0 =


1
4 0

q2
3

s 2

j=

1 q2
j
3 0 s 2


dove si tenuto conto che AB laltezza del triangolo equilatero e si indicato con j il versore da
A verso B.
c) C equidistante dalle tre cariche. Il campo elettrico in C nullo per simmetria, mentre il
potenziale il triplo di quello generato da una sola carica:

V=

3 q
3 3 q
=
4 0 s
4 0 s
3

Ove s / 3 la distanza BC.

Problema 2
Due piccole sfere cariche sono appese a due corde di ugual lunghezza l (come in figura), che
formano due piccoli angoli 1e 2con la verticale.
a) Assumendo per le cariche q1 = Q, q2 = 2Q e per le masse m1 = m2 = m, si determini il rapporto
1/ 2.

b) Assumendo ancora per le cariche q1 = Q, q2 = 2Q ma per le masse m1 = m, m2 = 2m, si


ridetermini il rapporto 1/ 2.
c) Si determini sia nel caso a) che nel caso b) la distanza d tra le due sfere cariche in funzione delle
grandezze note.

Suggerimento: Usare le approssimazioni valide per piccoli angoli.

F


F


m1 g

m2 g

Soluzione:
La tensione di ciascuna corda bilancia la componente lungo la corda di tutte le altre forze, quindi
non resta che bilanciare le componenti ortogonali alla corda della forza di gravit e di quella
elettrica agenti su ciascuna carica.
La forza elettrica vale in tutti i casi:
F=

1 2Q 2
4 0 d 2

a) Essendo m1 = m2 = m, in base alla figura si trova facilmente che:

mg sen 1 = F cos 1

mg sen 2 = F cos 2
cio:
tan 1 = tan 2 =
da cui:

1 = 2
b) Essendo m1 = m ed m2 = 2m, si ha che:

F
mg

mg sen 1 = F cos 1

2mg sen 2 = F cos 2


cio:

1 tan 1

=2
2 tan 2
ove si tenuto conto che gli angoli sono piccoli.
c) La distanza data da:

d = l (sen 1 + sen 2 ) l (tan 1 + tan 2 ) l ( 1 + 2 )


dunque, per m1 = m2 = m :
d 2l

F
2l 1 2Q 2
=
mg mg 4 0 d 2

cio:
d =3

lQ 2 1
mg 0

dunque, per m1 = m ed m2 = 2m :
d l

F 1 3 F
3 l
1 2Q 2
=
1 + = l
mg 2 2 mg 2 mg 4 0 d 2

cio:
lQ 2 3
d=
mg 4 0
3

Problema 3
Una sferetta puntiforme di massa m e carica q sospesa ad un punto O mediante un filo lungo l, in
prossimit di una distribuzione piana infinita di cariche con densit superficiale (vedere figura).
d) Calcolare la distanza di equilibrio d1 della sferetta dal piano carico sapendo che la distanza fra il
piano carico ed il punto O d.
e) Calcolare la distanza di equilibrio d2 della sferetta dal piano carico nel caso in cui venga posto
un secondo piano con densit superficiale - in posizione speculare.

f) Come varia d2 se si raddoppia la distanza del piano carico negativamente dal punto O?
[m = 10 g; q = -2 C; l = 10 cm; =86,7 pC/cm2; d = 10 cm;

=8,85 10-12 C2N-1m-2]

Suggerimento: la tensione del filo assume qualsiasi valore necessario affinch il filo non si allunghi

+
+
+
+
+
+
+
+
+
+

O
l

d1

Soluzione:
a) La forza elettrica F orizzontale, mentre il peso verticale: la loro risultante deve essere diretta
lungo il filo, cio forma un angolo con la verticale, cio con il peso. Dunque:
F
q
= tan =
=1
mg
2 0 mg

Dalla geometria del problema si ricava:

d 1 = d l sen = d l

tan
1 + tan 2

= 2,93 cm.

b) Il campo raddoppia, dunque anche la forza elettrica e la tangente di raddoppiano. Quindi:


d2 = d l

2
1+ 4

= d l

2
5

= 1,06 cm.

c) Il campo generato da un piano carico indefinito indipendente dalla distanza. Perci spostando il
piano non cambia nulla.

Problema 4

Tre piani indefiniti paralleli sono uniformemente carichi con densit superficiale 1 = , 22=
- ,
3 = (vedere figura). Determinare il campo elettrostatico nello spazio esterno ai piani e nelle
intercapedini tra i piani.
[ = 88,6 nC/m2; d = 10 cm; 0=8,86 10-12 C2N-1m-2]
Suggerimento: il campo elettrico generato da un piano indefinito uniformemente carico :

E = n , con n versore normale al piano.


0


P1

1
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+

P2

P3

+
+
+
+
+
+
+
+
+
+

P4

Soluzione:
Prendendo come positivo il verso dellasse disegnato in figura, basta eseguire le somme algebriche
dei campi dei vari piani:
1. In P1 e P4 il campo nullo.
2. In P2 :
E=

= 10 kV/m
0

3. In P3 :

E=

= -10 kV/m
0

Problema 5


Il campo elettrico E uniforme in tutti i punti del piano (x, y) come in figura.
a) Dimostrare che detto campo conservativo.

b) Calcolare la differenza di potenziale fra i punti A e B ed il lavoro compiuto per spostare la carica
negativa -q dal punto A al punto B.
c) Determinare se lenergia potenziale calcolata in A diversa da quella in B e se UA UB
positivo o negativo.

Suggerimento: per dimostrare che il campo elettrico conservativo, si pu usare sia la condizione
di circuitazione nulla, sia quella di rotore nullo.

y
B


E
-q
45
x

A
Soluzione:


a) La forza elettrica F orizzontale e costante, quindi il lavoro il prodotto di F per la componente


orizzontale dello spostamento totale ed positivo quando ci si sposta nel verso positivo delle x,
negativo quando ci si sposta nel verso opposto. Se si calcola la circuitazione, lo spostamento totale
a nullo priori, quindi la circuitazione nulla. Ergo il campo conservativo.
b) Detta d la distanza AB, per quanto osservato nel punto a), essendo il potenziale il lavoro per unit
di carica, si ricava:
VB VA = Edcos 45 =

Ed
.
2

Il lavoro dal punto A al punto B semplicemente il prodotto della differenza di potenziale per la
carica:
WAB = -q (VB VA) = -qEdcos 45 =

qEd
.
2

c) Per introdurre lenergia potenziale occorre fissare unascissa di riferimento. Prendendo per
semplicit quella del punto A, evidente che, mentre UA nulla, UB uguale a WAB, quindi
negativa.
Pertanto, UA UB positivo (la carica negativa).

Problema 6
In un tubo catodico, un elettrone accelerato orizzontalmente da una differenza di potenziale Vc.
Dopo aver subito questa accelerazione esso viene fatto passare attraverso due piastre piane parallele
orizzontali lunghe l e poste alla distanza d, fra le quali mantenuta una differenza di potenziale V
(figura).
a) Nel riferimento della figura, qual il valore di y0 tale che gli elettroni sfiorino lestremit della
piastra positiva quando escono dalle piastre stesse?
b) Con quale angolo si muovono gli elettroni dopo aver attraversato le piastre?
[Vc = 20 kV; V = 200 V; l = 6 cm; d = 1 cm; e/m elettrone = 1,7 1011 C/kg]
Suggerimento: si trascurino la forza di gravit e la velocit dellelettrone quando parte dal
filamento del tubo catodico.
y
l
y0

+ + + + + + + + + ++ + + + +

v0

d
- - - - - - -- - - - - - -- - - - - - -

Soluzione:
Le due piastre sono lunghe rispetto alla loro distanza, perci si pu approssimare il campo elettrico
fra di esse con quello (uniforme) dovuto a piastre infinite e dato da V/d.
La velocit v 0 allingresso delle due piastre (x = 0) data dalla conservazione dellenergia nel
cannone elettronico:


1 2
mv 0 = eVc
2

cio:

v0 =
con v0 diretta lungo lasse x.

2e
Vc = 82,5 106 m/s
m

a) Il moto fra le due piastre ha la componente x uniforme di velocit v 0 e la componente x


uniformemente accelerata con accelerazione:
eV
.
md

a=

Perci y0 la distanza percorsa in direzione y nel tempo impiegato a percorrere una distanza l in
direzione x:

1 eV
y0 =
2md

l
V l2
=
= 0,9 mm
4
v
V
d
0
c

b) La tangente di data dal rapporto delle componenti della velocit alluscita dalle piastre.
La componente x ancora v0, mentre la componente y quella raggiunta nel tempo di volo l/v0:
vy =

eV l
m d v0

Dunque la tangente di :
vy

tan =

v0

eV l
V l
= 0,03
=
2
m d v 0 2Vc d

Con un simile valore, circa uguale alla sua tangente.

Problema 7
In una sfera uniformemente carica con densit e centro in O1, praticata una cavit sferica di
centro O2, con superficie tangente alla superficie esterna e passante per O1, allinterno della quale
c il vuoto.
Determinare lespressione della forza F esercitata su una carica puntiforme q posta:


a) nel punto P a distanza D da O1, rappresentato in figura


b) nel centro O2 della cavit.
Suggerimento: si ricordi che 0 = - .

.
O1

.
O

.P

Soluzione:
Occorre usare il principio di sovrapposizione con un po di originalit: come detto nel
suggerimento, 0 = +(- ),vale a dire che la sfera con una cavit vuota equivalente ad una sfera
piena pi una cavit riempita di cariche negative di densit uniforme - .
a) Per il punto esterno P, le due distribuzioni sferiche sono equivalenti a due cariche puntiformi Q1
e Q2 poste nei loro centri O1 ed O2:
4

Q
R 3
=
1

3
Q = 4 R = Q1
2
3 2
8

Le distanze da P sono ovviamente D e D - R/2, per cui la forza richiesta vale:

qQ1 1
1
1
P = q R 3 1

P
F=
2
2
2
2
4 0 D
3 0
D
2(2 D R )
R

8 D

dove P il versore orientato da O1 a P.


b) Dentro una sfera di densit di carica costante, il campo elettrico :
E=


r
3 0


Ma O2 il centro della sfera piccola, quindi c solo il campo generato dalla sfera grande, per cui la
forza vale:
F=

q
RP
6 0

perch la distanza dei centri R/2.

Problema 8
Si consideri una distribuzione sferica omogenea (raggio R) di cariche positive (carica totale Q), che
presenta una cavit sferica (raggio r = R/4) come in figura.
Calcolare il campo elettrostatico E nei punti O, C, ed A.
!

Suggerimento: si ricordi la sovrapposizione degli effetti.

R
r

. C. .A

Soluzione:
Densit di carica:

Q
4
(R 3 r 3 )
3

Q
4 3 R
R
3
64
3

48 Q
63 R 3

Per il principio di sovrapposizione, il sistema equivalente a due sfere piene di densit di carica e
raggio R e densit di carica - eraggio r. Dunque nei tre punti richiesti il campo parallelo allasse
x e:
a) in O:
E=
"

r
4 Q
x
x =
21 0 R 2
3 0

b) in C:
E=
#

r
4 Q
x =
x
21 0 R 2
3 0

c) in A:

2r r
E =

3 0 3 0
$

Problema 9

4 Q
x =
x
21 0 R 2

Tre particelle di carica q sono poste in tre dei vertici di un rombo avente i lati e la diagonale minore
di lunghezza a (figura). Determinare:
a) lenergia potenziale elettrostatica di questa distribuzione di carica
b) il lavoro da compiere sul sistema per portare una quarta particella, pure di carica q, dallinfinito
fino al vertice libero del rombo
%

c) il valore del campo elettrico E nel quarto vertice.

Suggerimento: si ricordi che il potenziale generato da una carica puntiforme q in un punto P a


q
, con la condizione V = 0 per r .
distanza r dalla carica vale V =
4 0 r

q
a

Soluzione:
a) Basta sommare le energie potenziali dovuti alle tre coppie di cariche puntiformi:
q2
Ue = 3
4 0 a
b) E semplicemente il prodotto della quarta carica per il potenziale generato dalle tre cariche
puntiformi nel quarto vertice, cambiato di segno:
q

1
q
q
q2
=
+
+
W = q
2 +

4 0 a
3
4 0 a 4 0 a 4 0 a 3

c) Basta sommare vettorialmente i campi dovuti alle tre cariche puntiformi:


3
q
q
+
E = 2
2
4 0 3a 2
2 4 0 a
&

q 3 3 +1
d =
d
2

3
4
a

ove d il versore diretto come la diagonale maggiore, uscente dal vertice carico.
Problema 10

Tre cariche puntiformi sono nei vertici di un triangolo equilatero di lato d. Le cariche q1 e q2 sono
negative e valgono q1 = q2 = -q, mentre la carica q3 positiva e vale q3 = 2q. Calcolare il potenziale
elettrico V0 nel punto P0 di coordinate x0 e y0 sia direttamente sia nellapprossimazione di dipolo.
[d = 10 cm; q = 1 C; x0 = 0; y0 = 40 cm]
Suggerimento: si ricordi che il potenziale generato da un dipolo a distanza r >> d vale V =

p cos
,
4 0 r 2

con p momento di dipolo e angolo formato da p e r .


'

.P

q3
d

q1

q2

Soluzione:
a) Il potenziale elettrico la somma di quelli generati dalle tre cariche:

V0 =

q1
2

d
4 0 + y 02
2

q2
2

d
4 0 + y 02
2

q3
4 0 (y 0 d )

cio:

2q 1
1

V0 =

= 15,3 kV
2
4 0 (y 0 d )
d
2

+ y 0

b) Il momento di dipolo totale parallelo allasse y, e vale:


p = qd 3 . = 1,73 10-7 Cm

perch la somma di due dipoli uguali diretti come i lati obliqui del triangolo. Il dipolo risultante si
d
pu considerare posto nel baricentro geometrico del triangolo xb = 0, yb =
= 2,9 cm:
2 3

V0 =

p
d

4 0 y 0

2 3

qd 3
d

4 0 y 0

2 3

= 11,3 kV

Problema 11
La distanza tra le armature di un condensatore piano carico (densit di carica superficiale )
disconnesso dalla batteria L. Una lastra piana conduttrice viene inserita tra le armature del
condensatore, parallelamente ad esse(figura). Lo spessore della lastra d < L; la lastra
elettricamente neutra.
c) Quanto vale la densit di carica indotta sulla superficie della lastra?
d) Di quanto varia percentualmente la differenza di potenziale tra le armature del condensatore
dopo che la lastra metallica stata introdotta?

Suggerimento: si ricordi la formula dei condensatori collegati in serie.

+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+

d
L

Soluzione:
a) La densit di carica + sulla faccia della lastra rivolta verso larmatura negativa, - sullaltra
faccia.
b)Dobbiamo confrontare la differenza di potenziale di un condensatore di capacit:
C = 0

S
L

dove S la superficie di unarmatura, con la differenza di potenziale di una serie di due


condensatori (caricati con la stessa carica di quello originario) di capacit

C1 = 0

S
S
e C2 = 0
L1
L2

rispettivamente (L1 e L2 sono ovviamente le larghezze dei due condensatori).


La capacit serie :
Cs =

0S
C1C 2
=
C1 + C 2 L1 + L2

con la condizione L1 + L2 = L d .
Dunque:
q q 0S 0S

Vs V C s C
Ld = d
=
= L
q

S
L
V
0
C
Ld

vale a dire che la differenza di potenziale diminuisce in percentuale sul valore iniziale.

Problema 12
Tra le armature di un condensatore piano applicata una differenza di V. La distanza tra le
armature d. Nellistante in cui un elettrone (massa me) si stacca, con velocit iniziale nulla,
dallarmatura di carica negativa, un protone (massa mp) si stacca, con velocit iniziale pure nulla, da
quella di carica positiva (figura). Determinare:
c) il rapporto tra le velocit delle due particelle quando urtano le armature
d) a quale distanza y dallarmatura positiva le due cariche si incrociano.
[ V = 1600 V; d = 4 cm; me = 9,11 10-31 kg; mp = 1,67 10-27 kg]
Suggerimento: si trascurino la forza di gravit e linterazione tra le cariche.

y
- - - - - - -m - - - - - -- - - - - - e

d
mp
+ + + + + + + + + ++ + + + +
x

Soluzione:
Campo elettrico:
E=

V
d

Accelerazioni:
ae =

e V
e
E=
me
me d

per lelettrone, e:

ap =

e
e V
E=
mp
me d

per il protone.
a) Applicando la formula che lega la velocit di un moto rettilineo uniformemente accelerato alla
posizione, si ha:
v e = 2a e d

v p = 2a p d

da cui:
ve
=
vp

ae
=
ap

mp
me

= 42.8

b) Equazioni del moto delle due particelle:


1

2
y e = 2 a e t + d

y p = 1 a pt 2

2
Le particelle si incrociano quando ye = yp, cio:
t=

ap
me
1
2d
2d
; yp = ap
=
d=
d = 22 m.
a p ae
2 a p ae a p ae
m p + me

CAPITOLO 1
DIPOLI ELETTRICI E DIELETTRICI
Dipoli elettrici
Momento di dipolo elettrico di due cariche puntiformi q1 = q e q 2 = + q poste in r1 ed
r2 = r1 + a :
p = q1r1 + q 2 r2

p = qa .
(1), (1)
Lequazione (1) si estende immediatamente ad un sistema costituito da un numero
qualsiasi di cariche: se il sistema complessivamente neutro, il suo momento di dipolo
elettrico risulta indipendente dallorigine degli assi coordinati.
Potenziale V e campo elettrico E creati da un dipolo puntiforme:
1 p cos
V =
;
(2)
4 o r 2
1 2 p cos
1 p sin
Er =
; E =
(3)
3
4 o
4 o r 3
r

(dipolo puntiforme ovviamente unastrazione: le (2) e (3) vengono usate in pratica


quando a trascurabile rispetto ad r e diventano rigorose nel limite a / r 0 ).
Energia potenziale U di un dipolo puntiforme in campo esterno
U = pE .

(4)

Momento e risultante R delle forze esercitate dal campo:


= p E
Ri = p gradE i ,
i = x , y , z.

(5)
(6)

Commenti. In pratica i dipoli hanno dimensioni finite; per quanto riguarda le equazioni (4), (5) e (6)
osserviamo che:
1) applicarle a dipoli con a finito equivale a trascurare i termini contenenti a2. Per mostrarlo ricaviamo la
(4) scrivendo U come somma delle energie potenziali delle cariche:

U = qV (r1 ) + qV (r1 + a ) = q[V (r1 + a ) V (r1 )] = q[




V
V
V
ax +
ay +
a + O(a 2 )]
x 1
y 1
z 1 z

q gradV a = qa ( E ) = p E .
Le (5) e (6) si ricavano in modo analogo, ricordando che un campo elettrico applica ad una generica
carica q posta in r la forza F = qE (r ) .


2) Nellespressione = p E , conviene calcolare il campo E e la risultante R al centro C del dipolo, e




supporre che la forza R sia applicata in C.


3) Osserviamo infine che su scala macroscopica una molecola pu essere considerata puntiforme e che
nellapprossimazione di dipolo puntiforme il campo creato dal dipolo e le forze esercitate sul dipolo da
un campo esterno dipendono unicamente da p : non quindi necessario conoscere lesatta
distribuzione delle cariche. Se la molecola ionizzata occorre anche conoscere la sua carica q: su scala
macroscopica sia q che p possono essere considerati puntiformi.


Dielettrici - definizioni
I materiali isolanti (o dielettrici) si polarizzano in presenza di un campo elettrico. Si
definisce polarizzazione il momento di dipolo per unit di volume:
pi
P=
(7)
v
dove pi il momento di dipolo della generica molecola presente nel volume v . Se il
mezzo isotropo P risulta parallelo e concorde con E :
P = o E
(8)
dove una grandezza adimensionata detta suscettivit elettrica (o dielettrica) del
mezzo.


Induzione dielettrica ( o spostamento elettrico o densit di flusso elettrico):


D = o E + P

(9)

Costante dielettrica relativa o permettivit relativa:


r = 1 +

(10)

Relazioni utili
Sulla superficie di un corpo polarizzato presente una carica di polarizzazione con
densit superficiale:
P = P n
(11)
dove n il versore normale alla superficie rivolto verso lesterno. Se la polarizzazione
non uniforme presente anche una carica di volume con densit:
P = divP .
(12)


La densit di energia del campo elettrico allinterno di un dielettrico :

uE =

1
o r E 2
2

(13)

Dalle equazioni (8), (9) e (10) si deduce:


(14)
D = o r E .
Quando si applica la legge di Gauss in presenza di dielettrici occorre tenere anche conto
delle cariche di polarizzazione:


o E dS = q + q p


(15)

dove q la carica presente sui conduttori (carica libera), qp quella di polarizzazione.


per possibile scrivere la legge di Gauss nella forma equivalente:

D dS = q


(15)

dove non compare la carica di polarizzazione.


Nella definizione di capacit C=q/V di un condensatorre, q la sola carica presente sulle
armature conduttrici, anche se al suo interno sono presenti cariche di polarizzazione.

Problema 1
Si consideri il sistema costituito da una carica q e positiva posta nellorigine O di un
sistema cartesiano e da un dipolo elettrico puntiforme di momento p = px , posto nel
punto A=(a, 0, 0). Si calcoli:
a) La forza F esercitata dal dipolo su q;
b) Il momento e la risultante R delle forze esercitate dalla carica q sul dipolo.

Suggerimenti. a) F = qE , dove E il campo elettrico creato dal dipolo nel punto in cui
si trova la carica. Per valutare nell Eq.3 si faccia attenzione al verso di r ; b) per il
calcolo di sufficiente calcolare il campo elettrico E creato dalla carica q nel punto
A; per il calcolo di R , che dipende dalle derivate di E , necessario conoscere E anche
nei punti vicini ad A, cio in pratica esprimere le componenti di E in funzione delle
coordinate cartesiane di un generico punto P=(x, y, z). Solo dopo aver ricavato le derivate
si possono sostituire (x, y, z) con i loro valori in A.


Soluzione:


a) Nelle equazioni (3), che definiscono il campo E creato da un dipolo in un generico


punto, langolo fra p e il vettore r che va dal dipolo al punto considerato. Sia
p che r sono paralleli allasse x ma hanno versi opposti, quindi = . Dalle (3) si
ottiene immediatamente:
1 2p
; E = 0 .
Er =
4 o a 3


Il vettore E e la forza F = qE sono paralleli ad r ma hanno verso opposto, perch


Er negativo. La forza quindi attrattiva ed ha modulo
2 pq
.
F=
4 o a 3

b) Il campo E creato dalla carica q nel punto A parallelo a p , quindi:


= p E = 0

Per il calcolo della risultante R occorre calcolare E in un generico punto P=(x, y, z).
Poich la carica q che crea il campo nellorigine degli assi, si ha semplicemente;
1 q
E=
r
4 o r 3

dove r = ( x , y , z ), r = ( x 2 + y 2 + z 2 )1/2 . Si ottiene:


q
x
Ex =
2
2
40 ( x + y + z 2 )3/ 2

Ex
Ex
Ex
Rx = p gradE x = px
x+
y+
z =
y
z
x

.
Ex
1
3
pq
x

= p
=

2 x
x
4 o ( x 2 + y 2 + z 2 ) 3/ 2 2 ( x 2 + y 2 + z 2 ) 5/ 2

Possiamo ora sostituire le generiche coordinate (x, y, z) con i loro valori in A. Si


ottiene:
3
2 pq
pq 1
.
Rx =
3 3 =
4 o a
4 o a 3
a

Ry = Rz = 0. La risultante delle forze agenti sul dipolo

Con calcoli analoghi si trova:


elettrico opposta alla forza F calcolata in a), in accordo con il principio di azione e
reazione.
Commenti. Il calcolo qui svolto spiega il fatto che un corpo elettricamente carico (la carica q) attira i corpi
circostanti elettricamente neutri: il campo E creato da q polarizza il corpo ed attrae il dipolo p cos
creato. La forza risulta attrattiva anche se q negativa perch cambiano segno sia q che p. Pi in generale
la forza esercitata da un campo E su un dielettrico tale da portarlo dove il campo pi intenso.

Problema 2
Su un tavolo appoggiato un corpuscolo di volume v, elettricamente neutro ed isolante,
costituito da un materiale isotropo di densit . Al di sopra del corpuscolo e sulla sua
verticale posta una carica q praticamente puntiforme. Quando la distanza fra carica e
corpuscolo inferiore ad un valore limite d, il corpuscolo si solleva. Si calcoli la costante
dielettrica del materiale.
[ = 2 g / cm 3 ; d = 1 cm; q = 10 8 C ; accelerazione di gravit g = 9.8 m / s 2 ]
Suggerimento. Lattrazione elettrostatica fra carica e corpuscolo dovuta alla
polarizzazione di questultimo, indotta dal campo elettrico creato dalla carica. Alla
distanza d la forza di attrazione elettrostatica Fe uguale ed opposta alla forza peso Fp .


Si consiglia di risolvere prima il Problema 1, e di calcolare nellordine il campo E creato


da q, la polarizzazione P del materiale, la forza Fe ; uguagliando Fe ad Fp si ottiene la


suscettivit = r 1 del materiale. Per il calcolo numerico si utilizzino unit del S.I..
Soluzione:
Il campo elettrico creato da qo alla distanza d ha modulo:
1 q
E=
.
4 o d 2
La polarizzazione indotta nel materiale ha modulo P = o E , ed il suo momento di
dipolo dielettrico ha modulo:
qv
p = Pv = o Ev =
.
4 d 2
La forza elettrostatica ha modulo (v. Problema 1):
2qp
2q
qv
Fe =
,
3 =
3
4 o d
4 o d 4 d 2
e la forza peso ha modulo Fp = mg = vg . Uguagliando Fe ad Fp si ottiene:

g 4o 4 d 5
r 1 =
=
2q 2
2 10 3 9.8 (1 / 9 10 9 ) 12.6 10 10
=
= 13.72.
2 10 16
Commenti. La misura di forze in campi non uniformi costituisce uno dei fondamentali metodi di misura
della suscetticvit elettrica e della suscettivit magnetica m ; per (ed r ) per di norma
preferibile ricorrere a misure di capacit.

Problema 3
Un corpo uniformemente polarizzato, con polarizzazione P = P x , ha la forma di un
cilindro molto sottile, di sezione S (v. Figura).
a) Si calcoli la forza dF esercitata sulla carica q, posta in x = 0 , da un elemento
infinitesimo del cilindro, di lunghezza dx.
b) Si mostri che la forza F esercitata su q dallintero cilindro uguale a quella che
esercitano due cariche poste alle sue estremit x1 e x2 del cilindro e si calcolino i valori
q1 e q2 di queste cariche.


Suggerimento. Per quanto riguarda la domanda a), questo problema una semplice
variante del Problema 1: occorre solo valutare il momento di dipolo elettrico dp del
tratto dx di cilindro. La domanda b) richiede lintegrazione della forza dF calcolata in a).


Soluzione:


a) Dalla definizione di P si ottiene:


dp = Pdv = Px Sdx .
La forza dF (si veda il Problema 1, punto a):
2q dp
1 2qPx S dx
dF =
3 =
4 o
4 o x
x3
dove x lascissa dellelemento considerato.


b)
2

F = dF =


2qPS 2 dx
x
=
4 o x1 x 3


1 PSq PSq
+ 2 x.

4 o r12
r2
Due cariche q1 = PS e q 2 = + PS poste in x1 ed x2 esercitano una forza identica.


Commenti. 1) Si noti il simbolismo usato per indicare differenziali e limiti di integrazione, ed il fatto che il
versore x pu essere portato fuori dallintegrale perch costante rispetto alla variabile di integrazione.
2) Le cariche q1 e q2 sono evidentemente le cariche di polarizzazione, ed hanno densit superficiale - P e
+P rispettivamente.


Problema 4
In un cilindro sottile, di lunghezza e sezione S, presente un dielettrico polarizzato con
polarizzazione P diretta lungo lasse x. Si dica dove sono localizzate le cariche di
polarizzazione e se ne calcoli il valore nei due casi:
a) P uniforme;
b) P = axx dove a una costante.


Soluzione:
a) In un corpo uniformemente polarizzato le cariche di polarizzazione di volume sono
nulle e quelle di superficie hanno densit = P n . Quindi:
= 0 sulle superfici laterali;
= P sulla base a sinistra;
= + P sulla base a destra.
Le cariche totali sulle due basi sono q e +q con q = S = PS .
b) Sulla base di sinistra il vettore P e la carica di polarizzazione sono nulli; sulla base di
destra P diverso da zero e concorde con n : la carica di polarizzazione q positiva
ed uguale a S , dove = P ( ) = a . La carica di volume ha densit:
P Py Pz
= divP = P = x +
= a .
+
y
z
x
La carica totale di volume si ottiene moltiplicando per il volume S e risulta
esattamente opposta alla carica presente sulla base di destra.


Commenti.
1) Il campo elettrico creato da un corpo polarizzato pu essere calcolato valutando prima le cariche di
polarizzazione e calcolando poi il campo da queste creato. Per la prima parte, pu essere utile
controllare lesattezza dei calcoli verificando che: a) le cariche di polarizzazione abbiano somma nulla;


b) il loro momento di dipolo elettrico sia uguale al valore che si ottiene integrando P su tutto il
volume occupato dal corpo. Il primo controllo stato fatto. Il secondo molto facile nel caso di


polarizzazione P uniforme (caso a): il momento di dipolo dato semplicemente dal prodotto di P
per il volume, quindi:
p = PS .
immediato verificare che p coincide con il momento di dipolo elettrico delle due cariche q e +q
calcolate in a).
2) Il calcolo qui fatto serve in qualche modo a giustificare le relazioni (11) e (12), che non sono affatto
intuitive.


3) Le polarizzazioni qui considerate, in particolare la polarizzazione uniforme, sono realistiche solo se si


ignora la struttura atomico-molecolare del mezzo e si considerano dei valori medi di P , mediati su
volume v grandi rispetto alle dimensioni molecolari (ovviamente anche per le cariche di
polarizzazione e per i campi elettrici da queste creati si otterranno solo dei valori medi). Infatti
allinterno di una singola molecola la polarizzazione, la densit di carica ed il campo elettrico sono
sempre fortemente disuniformi.


Problema 5
Si calcoli il campo creato da una carica positiva distribuita con densit uniforme su di
una superficie piana praticamente illimitata (cio in pratica su un foglio, di spessore

trascurabile, costituito da un materiale conduttore), supponendo che nello spazio


circostante:
a) non sia presente nessun materiale;
b) sia presente un dielettrico con costante dielettrica relativa r .
Soluzione:
a) Si applichi la legge di Gauss al cilindro disegnato in figura, pensando che, per motivi
di simmetria, il campo E deve essere perpendicolare al piano e che il campo a
sinistra deve potersi ottenere da quello a destra per riflessione speculare (vedi
Appendice A). La carica interna al cilindro vale S (S larea della sezione del
cilindro) ed uguale ad o volte il flusso. Il flusso di E attraverso la superficie
laterale nullo perch E perpendicolare a n , il flusso attraverso ciascuna base vale
E nS = ES (carica positiva implica flusso positivo, cio E concorde con n ). Risulta
quindi S = 2o ES , cio

E=
2 o
b) Basta applicare la legge di Gauss nella forma (15) procedendo come in a) ed
utilizzare poi lequazione D = o r E . Si ottiene immediatamente:


D = /2; E =

.
2 o r

Commenti.
1) La presenza del dielettrico riduce il campo di un fattore r perch sulla superficie del dielettrico a
contatto con il conduttore sono presenti cariche di polarizzazione negative (intuitivamente, la carica
positiva attira gli elettroni e respinge i nuclei del dielettrico: vicino al conduttore vi quindi un
lieve eccesso di cariche negative).
2) Se il foglio di materiale conduttore ha spessore grande rispetto alle dimensioni molecolari, la carica
equidistribuita sulle due superfici. Detta la densit su ciascuna superficie, risulta:

E=
n.
r o


Problema 6
Una sfera conduttrice elettricamente carica ha centro in O ed immersa in un dielettrico,
omogeneo ed isotropo. Supposte note la carica q presente sulla sfera e la costante r del
dielettrico:
a) Si calcolino i vettori D , E , P in un generico punto esterno alla sfera;
b) Le cariche di polarizzazione di volume e di superficie.
Suggerimento. La carica q si distribuisce con densit uniforme sulla superficie della sfera
e crea un campo elettrico con simmetria sferica. I vettori D , E , P sono quindi diretti
radialmente ed il loro modulo costante su una generica superficie sferica con centro in
O. Si calcoli prima D applicando la legge di Gauss nella forma (15).
Soluzione:
a) Per calcolare il vettore D in un generico punto P distante r da O si applica la legge
di Gauss alla superficie sferica di raggio r e centro O. Su questa superficie
D = D(r )r e quindi
!

D dS = D(r )r (dS r ) = D(r ) dS = D(r ) 4 r


!

Uguagliando lintegrale a q si ottiene immediatamente:


q
.
D( r ) =
4 r 2
Anche i vettori E , P sono diretti lungo r ed hanno modulo:
D
q
E (r ) =
=
r o 4 r o r 2
q
.
P(r ) = o E = ( r 1)
4 r r 2

b) Sulla superficie del dielettrico, coincidente con quella della sfera conduttrice,
presente una carica di polarizzazione di densit superficiale:
(r 1)q
P = P n = P( R)r ( r ) = P( R) =
4 r R 2
( n uguale a r perch orientato verso lesterno del dielettrico). La carica totale
di polarizzazione q p presente sulla superficie si ottiene moltiplicando P per la
superficie della sfera:
( 1)
q
.
q P = P 4 R 2 = r
q q + qP =
r
r
La densit di carica di volume :
( r 1)q r
(r 1)q div r
P = divP = div
2
2 =
r
4 r
4 r r
Si tratta di calcolare la divergenza della funzione:
r
r
f (r ) = 2 = 3 .
r
r
Ricordando che il vettore r ha componenti cartesiane x, y, z e che
"

"

"

"

"

"

"

"

r = (x 2 + y 2 + z 2 )

1/ 2

si ottiene:

f x = x( x 2 + y 2 + z 2 )
fx
3
3/ 2
5/ 2
= (x2 + y2 + z2 )
x (x 2 + y2 + z2 ) 2x =
2
x
2

x
= r 3 1 3 2 .
r

Le altre derivate hanno espressioni analoghe; risulta in definitiva

fx f y fz
x2
y2
z2
3
divf =
+
+
= r 1 3 2 + 1 3 2 + 1 3 2 = 0 .
x y z
r
r
r

3/ 2

"

Commenti.
1) La carica di polarizzazione presente solo allinterfaccia fra dielettrico e conduttore ed ha segno
opposto a q: la carica totale ed il campo E risultano ridotti di un fattore r . Per conduttori di forma
generica immersi in un dielettrico omogeneo ed isotropo il calcolo pi complesso ma il risultato
identico: il campo E in ogni punto r volte minore di quello che si otterrebbe in assenza del
dielettrico.
2) Se ci si avvicina alla superficie della sfera conduttrice, o meglio se si fa tendere r al raggio della sfera,
il campo E tende al valore:

E=
n
r o
$

dove = q / (4 r 2 ) la densit superficiale di carica sulla sfera. Si ritrova la stessa relazione tra E e
gi ricavata per una superficie piana (v. Problema 5, commento 2). La relazione valida per
conduttori di forma qualsiasi, dove E il campo contiguo al conduttore (teorema di Coulomb); se ci
allontaniamo dal conduttore, il campo E pu cambiare sia in modulo che in direzione, ma i
cambiamenti sono trascurabili fino a che la distanza dal conduttore trascurabile rispetto ai raggi di
$

10

curvatura della superficie. Per dimostrare il teorema di Coulomb basta applicare la legge di Gauss al
cilindretto rappresentato in figura, con le basi parallele alla superficie, pensando che:

&

&

allinterno del conduttore il campo elettrico nullo;


allesterno del conduttore e nelle sue immediate vicinanze il campo E ortogonale alla superficie
(si ricordi che la superficie di un conduttore in equilibrio elettrostatico equipotenziale e che le
'

linee di flusso di E sono ortogonali alle superfici equipotenziali; o, pi intuitivamente, si pensi


che uneventuale componente tangenziale di E sulla superficie del conduttore metterebbe in moto
le sue cariche superficiali).
'

'

11

CAPITOLO 2
CIRCUITI IN CORRENTE CONTINUA
Definizioni
Dato un conduttore filiforme ed una sua sezione normale S si definisce:
i=

Corrente elettrica

Q
t

(1)

dove Q la carica che attraversa la sezione S del conduttore nel tempo t;


Densit di corrente

j =i/S

Resistenza di un tratto di conduttore

R=

(2)

V
i

(3)

dove V la differenza di potenziale (d.d.p.) tra gli estremi del tratto considerato ed i la
corrente che lo percorre; se il tratto ha sezione S costante e lunghezza , si definisce:
Resistivit elettrica
= RS/
(4)
(R caratterizza le propriet conduttive del tratto di conduttore, quelle del materiale)


Forza elettromotrice (f.e.m.) di un generatore




(5)

dove

il lavoro del generatore sulla carica q.

Commento. Il lavoro della forza F = qE esercitata da un campo elettrostatico sullintero circuito nulla;
per mantenere la corrente in un circuito quindi necessaria la presenza di altre forze (forze impresse che
derivano da un campo elettromotore E * = F / q , la cui natura dipende dal tipo di generatore): il lavoro
di queste ultime e pu non coincidere con il lavoro del generatore sulle cariche che lo attraversano (si
vedano i Problema 3 e 4).


Relazioni utili
La densit di corrente il modulo del vettore


j = nqv
(6)
dove n il numero delle particelle in moto nellunit di volume, q la loro carica, v la loro
velocit media (o di deriva); se alla corrente contribuiscono particelle di tipo diverso


j = n1q1v1 + n2 q 2 v 2 +..

(7)

Il vettore j in un generico punto del conduttore legato al campo elettrico E in quel


punto dalla relazione
(8)
E =j.


La corrente i che attraversa una generica superficie ideale


i = j dS

(9)

Req = R1 + R2 +.. ;

(10)

1
1
1
=
+
+.. .
Req R1 R2

(11)

Resistenza equivalente:
Per conduttori in serie:

Per conduttori in parallelo:

Potenza:
La potenza trasferita dalla corrente ad un generico utilizzatore :
P =V i

(12)

dove V la d.d.p. ai capi dellutilizzatore; se si tratta di un resistore:


P = V i = R i2 =

V2
R

(Legge di Joule)

(13)

La potenza fornita dalle forze impresse di un generatore :


P=
dove

(14)

la lunghezza del filo, S la sua sezione e la resistivit del conduttore.

Equazione delle maglie:


Per un circuito con una f.e.m.


ed una resistenza R:


= Ri.

(15)

Problema 1
Un filo di rame di sezione S percorso da corrente i. Supponendo che vi sia un elettrone
di conduzione per ogni atomo di rame, si calcoli la sua velocit di deriva.
[ S = 5 mm 2 ; i = 30 A ; densit del rame = 8.89 g / cm 3 ; numero atomico del rame 63.5
u.a.]
Soluzione:
Dalle definizioni di densit di corrente si ottiene:
j =i/S,
j
vd =
ne
dove e la carica dellelettrone, n il numero di elettroni per unit di volume. Per
calcolare n ricordiamo che = massa/volume e che il numero di Avogadro
6.02 10 23 /mole; una mole di rame pesa 63.5 g ed occupa quindi un volume:
635
. g
V =
= 7.14cm 3 . In questo volume sono presenti 6.02 10 23 atomi, quindi la
8.89 g / cm 3
densit di atomi pari a:
6.02 10 23 atomi
n=
= 0.843 10 23 atomi / cm 3 .
3
7.14cm
Esprimendo tutte le grandezze in unit del sistema internazionale (S.I.), si ottiene:
15 A
6
2
j=
2 = 6 10 A / m ;
6
5 10 m
j
= 4.4 10 4 m / s .
ne
(il segno - indica che v d opposto a j ).
vd =

Commenti.
a) Si noti il valore estremamente piccolo della velocit di deriva degli elettroni, se confrontata con la loro
velocit media di agitazione termica (che dellordine dei chilometri al secondo), bench la corrente
sia estremamente elevata (superiore ai valori consigliati per motivi di sicurezza in conduttori di rame
con sezione di 5 mm2). per questo motivo che il rame, come tutti i metalli buoni conduttori, segue la
legge di Ohm. In altri conduttori (ad es. nei gas rarefatti) le velocit di deriva possono diventare
confrontabili con quelle di agitazione: il conduttore non segue pi la legge di Ohm.
b) Le considerazioni fatte per ricavare n possono essere espresse in forma letterale:

atomi / m 3
massa / m 3
n
=
=
ovvero
atomi / mole massa / mole
NA M
(ricordiamo che 63.5 unit atomiche corrispondono ad una massa molare M = 635
. g / mole ).

Problema 2
Si ricavi la d.d.p. Vbc ai capi della resistenza r nel circuito rappresentato in figura.
[ = 12V ; R = 22 ; r = 2 ]

Soluzione:
Dallequazione delle maglie si ottiene:

= ( R + r )i ,
2
r
12V = 1V .
Vbc = ri =
=
24
r+R

Commenti. Il dispositivo alla base del funzionamento del partitore di tensione e del potenziometro, che
vengono utilizzati per ottenere d.d.p. comprese tra 0 e
quando si dispone di un generatore di tensione di
f.e.m. .

Problema 3
In una pila Daniell lenergia fornita dalla reazione esoenergetica
CuSO4 + Zn ZnSO4 + Cu .
a) Sapendo che ogni reazione fornisce unenergia di 35
. 10 19 J ed una carica q = 2e , si
calcoli la f.e.m. della pila.
Supponendo che la pila abbia resistenza interna r = 1 e venga chiusa su una resistenza
esterna R = 9 , si calcoli:
b) la corrente i nel circuito;
c) la d.d.p. V ai morsetti della pila.

Suggerimenti. Per il calcolo della f.e.m. si ricorra alla sua equazione di definizione. Per il
quesito (b) si indichi con i la corrente e si invochi il principio di conservazione
dellenergia: la potenza fornita dalla reazione chimica deve uguagliare la potenza
dissipata per effetto Joule nelle resistenze r e R.
Soluzione:
a) Dalla definizione di

si ricava immediatamente:
35
. 10 19 J
. V.
=
= 109
2 16
. 10 19 C
b) Il bilancio energetico implica:
i = ri 2 + Ri 2 .
Dividendo per i si ottiene la stessa equazione del Problema 2; risulta

i=

.
r+R
c) Il circuito viene rappresentato esattamente come per il problema 2 solo che ora r
interna al generatore, quindi:
V = Vac = Ri
o anche
R
.
V = ri =
r+R


Commenti.
1) Al tendere della corrente a 0, V . La f.e.m. di un generatore pu quindi anche essere definita
come d.d.p. fra i suoi morsetti in assenza di corrente (ovvero a circuito aperto).
2) Per i generatori voltaici non facile individuare la natura e la localizzazione delle forze impresse;
invece molto facile calcolare la f.e.m. in base alla sua definizione.
3) La potenza Vi fornita dalla pila minore della potenza i fornita dalle reazioni chimiche perch parte
dellenergia dissipata per effetto Joule allinterno del generatore stesso.


Problema 4
Si disegni la curva caratteristica di un generatore avente forza elettromotrice
e
resistenza interna r (cio si riporti la corrente i che lo percorre in funzione della
differenza di potenziale V ai suoi morsetti). Si considerino i punti di intersezione fra la
curva caratteristica e gli assi coordinati, e si dica cosa rappresentano fisicamente questi
punti, con quali circuiti possono essere realizzati ed in quali casi il generatore cede
energia allesterno ed in quali ne assorbe.


Soluzione:

La differenza di potenziale V ai morsetti del generatore V =


diagramma tensione-corrente quindi una retta.


ri (vedi Problema 3): il

Si ottiene V = 0 cortocircuitando i morsetti, e la corrente di corto circuito vale / r .


Si ottiene i = 0 a circuito aperto.
Nel quarto quadrante i cos grande (occorre naturalmente un altro generatore in serie)
che la caduta su r maggiore di : V risulta negativo, le polarit ai morsetti sono
invertite. Il calore dissipato per effetto Joule allinterno maggiore dellenergia fornita
dalle reazioni chimiche: il generatore assorbe energia (ed infatti P = iV negativo).
Nel secondo quadrante i < 0 , cio la corrente entra nel morsetto positivo (occorre
naturalmente un generatore di f.e.m. maggior in opposizione). La caduta su r si somma ad
, sicch V > . Il generatore assorbe potenza: infatti P = iV nuovamente negativo. Se
la reazione chimica si inverte, diventando endoenergetica, il generatore si ricarica.


I quadrante

IV quadrante

Problema 5

II quadrante

Si hanno due pile da 1.5 V di f.e.m. e resistenza interna di 01


. ciascuna, con le quali si
vuole alimentare un utilizzatore di resitenza R. Si determini il valore di R per cui la
potenza erogata dallutilizzatore massima, considerando separatamente i casi di pile in
serie e in parallelo.
Suggerimento. Si proceda come per il Problema 3, domanda (b).
Soluzione:
In serie: il bilancio energetico implica


2
2 i = 2r i + R i , da cui i =
2r + R
2

(come se avessimo un unico generatore di f.e.m. 2 e resistenza interna 2r).La potenza


dissipata in R :
2
2
2
P = i R = R
.
2r + R
Per ricavare il massimo di P si pone dP / dR = 0 , supponendo
e R costanti; si
2
ottiene R = 2r = 0.2 , P =
/ 2r = 11 W .
In parallelo: detta i la corrente in ciascun generatore, la corrente in R 2i, quindi:
2 i = 2r i 2 + R (2i) 2 .


Lequazione, divisa per 4, quella che si otterrebbe con un unico generatore di f.e.m. e
resistenza interna r / 2. Procedendo come sopra si trova R = r / 2 = 0.05 ,
P = 2 / 2r = 11 W .


. W . Le ultime due cifre sono state omesse


Commenti. In base ai dati del problema si ottiene P = 1125
perch non significative (i dati di partenza contengono solo una o due cifre significative).

Problema 6
Unautomobile con batteria da 6 V ha anabbaglianti da 25 Watt ciascuno.
a) Qual la resistenza del filamento durante il funzionamento?

b) Se il filamento lungo 10 cm, quanto vale in modulo il campo elettrico E al suo


interno?
Soluzione:
a) Dallequazione che fornisce la potenza dissipata per effetto Joule si ottiene:
V 2 36V 2
. .
R=
=
= 144
25W
P
b) Dalla relazione E = j si deduce che E risulta diretto lungo il filo ed costante in


modulo (il filamento ha sezione costante). Detto d un elemento di filo, di lunghezza


d e verso concorde con E , risulta dunque E d = E d . La tensione V lungo il
filamento :


V = E d =


E d = E d = E


da cui si ricava
E = V / = 60 V / m .


Problema 7
Per misurare la resistenza R di un conduttore si utilizzano un voltmetro ed un
amperometro realizzando i circuiti rappresentati nelle Figure a e b. Si ricavi R, indicando
con V ed i i valori misurati da voltmetro ed amperometro nel circuito (a), con V e i
quelli misurati nel circuito (b).
Figura a

Figura b

Soluzione:

Pensando che il voltmetro misura in ogni caso la tensione lungo lo strumento (cio la
d.d.p. ai suoi morsetti) e lamperometro segna la corrente che lo percorre, si ottiene
immediatamente (dalla legge di Ohm o dallequazione delle maglie):
V =
Circuito a)
V = R A i + Ri


V' V'

i ' = iV + i R =
+
Circuito b)
Rv R
V ' = R A i
dove iV e i R sono le correnti nel voltmetro e nella resistenza R, rispettivamente. Abbiamo
dunque un sistema di quattro equazioni nelle quattro incognite , R A , RV , R (di ben
facile soluzione).


Commenti. Il problema fa capire che la resistenza pu essere misurata come rapporto tra la tensione V ai
suoi capi e la corrente i che la percorre, ed evidenzia la difficolt di una simile misura: nel circuito di
sinistra il voltmetro non misura la d.d.p. ai capi di R ed in quello di destra la corrente nellamperometro non
la corrente in R.

Problema 8
Si calcoli la resistenza di un conduttore metallico di resistivit , lunghezza e sezione
circolare con centro sullasse x e raggio r che cresce linearmente con x, assumendo i
valori r1 in x = 0 e r2 in x = .


Soluzione:
La dipendenza di r da x pu essere cos espressa:
r2 r1
.
r = r1 + x


Dividendo idealmente il conduttore in tratti di lunghezza dx e resistenza dR = dx / r 2 ,


posti in serie, si ottiene:

dx
R = dR = 2 =
.
r1r2
r
0
(Per effettuare lintegrazione conviene assumere r come variabile indipendente).


Problema 9
Due vetture tranviarie distano rispettivamente 2 km e 5 km da una cabina di alimentazione
di 550 V, a cui sono collegate mediante un cavo aereo e le due rotaie. La prima vettura
assorbe una corrente di 50 A, la seconda di 30 A. Se la resistenza per unit di lunghezza

del cavo aereo di 0.5 / km e quella di ciascuna rotaia 0.04 / km , si calcolino le


potenze assorbite da ciascuna vettura e la potenza Pd dissipata nel cavo aereo e nelle
rotaie.
Soluzione:
Lo schema il seguente

dove R1 = 1 , R1' = 0.04 , R2 = 15


. , R2' = 0.06 (si pensi che le rotaie sono
conduttori in parallelo).
Le potenze assorbite sono: P1 = i1V BB ' , P2 = i 2VCC ' . VBB si ottiene sottraendo ai 550 V

della cabina le due cadute su R1 e R1' , che valgono R1 (i1 + i 2 ) e R1' (i1 + i 2 ) . Il calcolo per
VCC analogo. Risulta
P1 = 23 10 3 W ;
P2 = 13 10 3 W ;
Pd = 7.06 10 3 W .
Commento. Il trasporto di energia elettrica a grandi distanze comporta sensibili perdite di potenza nei cavi
aerei. Per ridurle si pu aumentare la d.d.p. fra i cavi stessi (compatibilmente con i problemi di sicurezza)
fino a quei valori che cominciano a rendere sensibili le perdite dovute al passaggio di corrente in aria, nelle
vicinanze dei cavi. Nei cavi ad alta tensione in corrente alternata si arriva a centinaia di kV.

10

11

CAPITOLO 3
CAMPI MAGNETICI STAZIONARI NEL VUOTO
Forza magnetica su una particella con carica q e velocit v :
F = qv B . (Forza di Lorentz)

(1)

Commenti: poich F ortogonale a v , il suo lavoro d = F ds = F vdt ( ds =spostamento della




particella) nullo. In assenza di altre forze, lenergia cinetica mv / 2 e il modulo v della velocit
rimangono costanti nel tempo, e laccelerazione centripeta.


Forza esercitata da un campo B uniforme su un conduttore rettilineo di lunghezza


percorso da una corrente i:
F =i B;
(2)
(il verso del vettore pu essere scelto ad arbitrio: i sar positiva o negativa a seconda
che la corrente circoli nel verso scelto o in quello opposto).


Momento di dipolo magnetico di una spira filiforme contenuta in un piano:


=iSn ,
(3)
dove S la superficie racchiusa dalla spira, n il versore normale al piano. Il verso di
legato al senso di percorso della corrente dalla regola della mano destra.


Campo di un conduttore rettilineo infinitamente lungo (in modulo):


B=

o i
,
2 r

(4)

dove r la distanza dal conduttore; le linee di flusso del campo sono circonferenze aventi
come asse il filo, orientate rispetto verso della corrente con la regola della mano destra.
Legge di Biot- Savart: un conduttore filiforme crea in P il campo:
i d r
B= o
,
4
r2

(5)

dove lintegrale esteso a tutto il conduttore (i positiva o


negativa a seconda che scorra o meno nel verso di d ).

Legge di Ampre: data una linea ideale chiusa :

B d = o i ,

(6)

dove i la corrente concatenata con la linea , cio:


i =

j dS ;

S una qualunque superficie avente come contorno , orientata con


1

(7)

la regola della mano destra rispetto al verso positivo di percorrenza su .


Campo di un solenoide rettilineo infinitamente lungo.
Allesterno il campo B nullo; allinterno uniforme, diretto lungo lasse, con verso
dato dalla regola della mano destra rispetto al senso di percorso della corrente, modulo
(8)
B = o n i
dove n il numero di spire per unit di lunghezza.

Problema 1

Un gas fortemente ionizzato posto in un campo magnetico B . Quali sono il massimo e il


minimo raggio di curvatura della traiettoria di un elettrone con energia cinetica T?
[ B = 10 3 Wb / m 2 ; T = 01
. eV ]
Soluzione:
La velocit dellelettrone ha modulo v = 2T / m = 0.59 10 6 m / s . Il raggio di curvatura r
si ottiene uguagliando il modulo della forza centripeta ( mv 2 / r ) al modulo evB sin
della forza di Lorentz ( ev B ), dove langolo fra v e B :
mv
;
r=
eB sin
r dipende unicamente da , ed compreso tra i valori mv / (eB) = 3.36 mm per
v ortogonale a B ed per v parallelo a B .

Problema 2
Una particella di massa m e carica q positiva viene lanciata lungo lasse x con velocit v
in una zona dove presente un campo magnetico. Sotto lazione della forza magnetica la
traiettoria della particella rettilinea per x < 0 , ed ha raggio di curvatura r che varia
secondo la legge r = ro x o / x per 0 < x x o e rimane costante ed uguale ad ro per
x > x o . Si dica se in base a questi dati possibile valutare il vettore B in un generico
punto della traiettoria.

Suggerimento: si considerino separatamente le componenti


rispettivamente parallela e perpendicolare alla traiettoria stessa.

B/ / e

B di

B,

Soluzione:
Lenergia cinetica della particella 1 / 2 mv 2 ed il modulo di v sono costanti perch il
lavoro della forza magnetica nullo.
Il campo B esercita una forza

F = qv B = qv ( B/ / + B ) = qv B

La componente B/ / di B non fornisce nessun contributo alla forza applicata alla


particella e non ha nessun effetto sulla sua traiettoria: i dati del problema non permettono
quindi di valutare uneventuale componente B/ / .
Per valutare B si consideri la legge fondamentale della dinamica F = ma ; poich
F = qv B ortogonale alla traiettoria, laccelerazione centripeta ed ha modulo
v 2 / r . Dalla relazione qv B = ma e dalla definizione di prodotto esterno si deduce
che B ortogonale al piano (x, y), contenente la traiettoria, ed entrante (laccelerazione
centripeta a sta nel piano (x, y) ed rivolta verso il centro di curvatura). Il suo modulo

dato da qvB = mv 2 / r ; risulta quindi:


per x 0 (traiettoria rettilinea, r = );
B = 0
mv x
per 0 < x < x o ;
B =
qro x o
mv
per x > x o .
B =
qro
Possiamo quindi affermare che: a) la componente di B ortogonale al piano x, y nulla
per x < 0 , cresce lineramente per 0 < x < x o e rimane poi costante; b) uneventuale
componente contenuta nel piano x, y dovrebbe essere parallela alla traiettoria in ogni suo
punto: se le traiettorie di un fascio di particelle lanciate con velocit diverse giacciono
tutte nel piano (x, y), si pu concludere che questa componente nulla.

Commenti: Per particelle sulle quali agisce la sola forza magnetica facile calcolare il raggio di curvatura,
mentre il calcolo della traiettoria risulta facile solo se il campo magnetico uniforme. Per questo motivo
nei testi di Fisica si propongono problemi nei quali il campo magnetico supposto uniforme in un certo
dominio e nullo altrove. Si tenga ben presente che questa ipotesi rappresenta semplicemente una
semplificazione del problema, dato che impossibile generare nel vuoto campi magnetici discontinui.

Problema 3
Si dica quale la traiettoria di una particella di massa m e carica q lanciata in un campo
magnetico uniforme con velocit iniziale:
a) perpendicolare a B ;
b) parallela a B ;
c) obliqua, in modo da avere una componente u ed una u / / .
Si supponga che sulla particella agisca solo la forza magnetica e, nel caso c), si calcoli il
passo dellelica.


Soluzione:


a) La traiettoria una circonferenza contenuta nel piano y, z ortogonale a B , con raggio


r=mu/(qB) (vedi Problema 1 o 2).
b) La particella non risulta soggetta a forze e si muove con velocit uniforme,
parallelamente al vettore B .
c) La traiettoria la curva che si ottiene combinando i due moti trovati in precedenza,
cio unelica, che sta su un cilindro con raggio:
mu
.
r=
qB
e con generatrici parallele a B . La proiezione della traiettoria su un piano ortogonale
a B una circonferenza diraggio r; il periodo di rotazione T = 2r / u = 2m / qB
indipendente dalla velocit. Il passo dellelica coincide con il cammino u / / T fatto
lungo la direzione di B nel tempo T.


Commenti: Buona parte dei problemi sul moto di particelle in campo magnetico sono delle semplici
varianti di questo problema. Per la loro soluzione necessario avere ben presenti i seguenti fatti:
1) La traiettoria in generale unelica che sta su un cilindro il cui asse una linea di flusso di B: anche
campi non uniformi obbligano la particella a non allontanarsi troppo da una linea di flusso, cio a
muoversi con traiettorie di tipo elicoidale attorno alle linee di flusso;

2) In campo uniforme ed ortogonale alla velocit v , la traiettoria una circonferenza e la velocit


angolare indipendente da v: su questo fatto si basa il funzionamento del ciclotrone, ed infatti la
frequenza = 1 / T detta frequenza di ciclotrone.


Problema 4
Gli elettroni emessi dal filamento F con energia cinetica trascurabile vengono accelerati
con il dispositivo rappresentato in figura (M indica un elettrodo metallico).
a) Si calcoli la velocit v di arrivo degli elettroni su M nota la d.d.p. Vo fra F e M.
b) Se il fascio di elettroni ottenuto praticando in M un piccolo foro in corrispondenza del
punto O entra in un campo magnetico uniforme B = Bz , si dica per quale valore di B
il fascio colpisce la pellicola fotografica P nel punto di ordinata y.
c) Si calcolino le coordinate (y, z) del punto di arrivo sulla pellicola di un elettrone che
in O ha velocit v = v x + v z z (in pratica gli elettroni del fascio non hanno
esattamente la stessa velocit: si tratta di valutare leffetto di una piccola componente
vz della velocit).


Soluzione:
a) Fra F e M ogni elettrone acquista unenergia cinetica mv 2 / 2 pari alla differenza di
energia potenziale ( e)Vo ed arriva quindi in M con velocit

v = (2eVo / m) .
b) Un elettrone che esce dal punto O con velocit v = v x soggetto alla forza
F = e v x ( B/ / z ) = evB/ / y , che incurva verso lalto la traiettoria. Ricordando
lespressione a c = v 2 / r dellaccelerazione centripeta ed uguagliando F a mac, si
ottiene il raggio di curvatura
1/ 2

mv
.
eB
La traiettoria una semicirconferenza, di cui il segmento OP un diametro, quindi
r = y/2 .
r=

c) La traiettoria ora unelica (vedi Problema 3). La proiezione della traiettoria sul
piano (x, y) la stessa semicirconferenza calcolata in b), che viene percorsa nel tempo
t = r / v . Durante questo tempo lelettrone si sposta in direzione z di un tratto
z = vz t .

Problema 5
Si supponga che in un atomo di idrogeno lelettrone possa essere assimilato ad una carica
puntiforme ruotante intorno al protone, su di una circonferenza di raggio r. Si calcoli la
velocit dellelettrone:
a) in assenza di altre forze;
b) in presenza di un campo magnetico B perpendicolare al piano dellorbita.


Soluzione:
a) Dalla F = ma e ricordando che laccelerazione centripeta vale v 2 / r , si deduce:
e
e
v2
, da cui v =
.
2 = m
r
4o r
4o rm
b) La forza magnetica ha modulo evB, la stessa direzione di quella elettrica e verso
concorde o meno a seconda del segno di v (cio del verso di rotazione dellelettrone).
Considerando positivo v quando v B concorde con E si ha:


me 2
eB e B +
o r 3
;
v=
m
2
r
2

e
v2
, da cui
+
evB
=
m
r
4o r 2

i due segni corrispondono ai due versi di v.


Commenti: Il moto di un elettrone in un atomo pu generare un momento di dipolo magnetico, ma gli
elettroni hanno la tendenza a coordinare i loro moti in modo da ottenere momenti opposti, con risultante
nulla. In una descrizione puramente classica e semplificata si suppone che i due elettroni descrivano la
stessa orbita in versi opposti. Il campo B aumenta la velocit di un elettrone e diminuisce quella dellaltro,
sicch il momento magnetico risultante diverso da zero ed opposto a B : questa la spiegazione classica
del diamagnetismo.


Problema 6


Si calcoli il campo B creato da un tratto rettilineo di un conduttore filiforme in un


generico punto P.
Suggerimento. Si utilizzi la legge di Biot-Savart (2), assumendo come variabile di
integrazione langolo compreso fra d e r .


Soluzione:



Si orienti d nel verso della corrente, in modo che i risulti positiva. Per calcolare il
campo B nel punto P, si introduca il sistema cartesiano rappresentato in figura. Il vettore


i d r
dB = o
4 r 2
diretto lungo z ed ha modulo
i d sin
dB = o
4 r 2
dove d = dx. Per lintegrazione fra x1 e x 2 ,
esprimiamo r e dx in funzione di :
a
d con OP = a ;
r = a / sin ; x = a tan ; dx =
cos2
da cui
i
i
dB = o sin d = o (cos 1 cos 2 ) .
4 a
4a


Commento: 1) Per questo problema, possibile controllare lesattezza del risultato ottenuto: nel limite di
filo infinitamente lungo (cio per x1 e x 2 ) si ottiene il valore corretto, dato dallequazione
(4).


2) Per calcolare il campo B creato da un circuito costituito da tratti rettilinei basta sommare i campi creati
dai singoli tratti: il calcolo pu essere laborioso, ma non difficile. Non si pu utilizzare la legge di Ampre
perch mancano le simmetrie necessarie.

CAPITOLO 4
INDUZIONE ELETTROMAGNETICA
Legge di Faraday
In un circuito elettrico filiforme posto in un campo magnetico si manifesta una f.e.m.

B dS

indotta quando il flusso =

attraverso la superficie racchiusa dal circuito

sta variando (pi precisamente, pu essere qualunque superficie avente come


contorno il circuito, perch indipendente dalla scelta di ).
Se il verso di percorrenza su e la normale a soddisfano la legge della mano destra:
d
dt

=


(1)

(se si adottasse la regola della mano sinistra, non comparirebbe il segno -).
Se il campo magnetico stazionario, si pu avere variazione di flusso solo deformando o
muovendo il circuito, e la (1) pu essere scritta nella forma:
= v Bd


(2)

dove v la velocit dellelemento di circuito.


Se il campo magnetico non stazionario la (1) pu essere scritta nella forma:
d
E d = dt B dS

(3)

Osservazioni.
La scoperta delle correnti indotte ha posto il problema della natura e localizzazione del
campo elettromotore E * , il cui integrale lungo il circuito si identifica con la f.e.m. .
Nellequazione (2) il campo elettromotore E * = v B dove v la velocit
dellelemento d di circuito, e la forza da questo esercitata sulla carica di conduzione q
F * = qv B , dove v la velocit dellelemento d di circuito. Poich il filo trascina
nel moto tutte le particelle presenti al suo interno, la presenza di questa forza risulta
evidente. Si noti per che le particelle di conduzione si muovono anche lungo d , con
velocit di deriva v d parallela a d . La forza totale magnetica agente su queste particelle
quindi la somma delle forze F * = qv B e Fd = qv d B ; questultima non d nessun


contributo allintegrale (2), perch ortogonale a d , ma il suo lavoro complessivo sulla


particella diverso da zero e tale da opporsi allo spostamento del circuito, in accordo con
la legge di Lenz (i lavori delle forze F * ed Fd sono uguali ed opposti, perch il lavoro
totale della forza magnetica su una carica nullo). Nellequazione (3) il campo
elettromotore coincide con E e lequazione pu essere cos interpretata: un campo


magnetico variabile nel tempo crea un campo elettrico E non conservativo. Il campo E
indotto da una variazione nel tempo di B agisce ovviamente su tutte le particelle cariche,
anche se esterne al conduttore.


Legge di Lenz.
Il verso della corrente indotta pu essere ricavato in modo puramente analitico, con la
convenzione gi citate, oppure applicando la legge di Lenz: leffetto della f.e.m. indotta si
oppone alla causa che la produce.
Tensione elettrica t lungo una linea che va dal punto a al punto b:
t = E d ;


(4)

per i campi elettrostatici, che sono conservativi, la tensione elettrica coincide con la
differenza di potenziale Va Vb ; per i campi indotti, non conservativi, la tensione lungo
una linea chiusa diverso da zero e coincide con la f.e.m. indotta.
Auto e mutua induzione.
Si definisce induttanza L (o coefficiente di autoinduzione) di un circuito filiforme
percorso da corrente il rapporto

(5)
L=
i
dove il flusso del campo B creato da i attraverso una superficie con contorno . Se
L costante nel tempo, ogni variazione di i produce nel circuito una f.e.m.
di
(6)
= L .
dt
Lequazione (6) pu essere assunta a definizione di L.
Si definisce mutua induttanza M o coefficiente di mutua induzione di due circuiti filiformi
1 e 2 il rapporto
1,2 2 ,1
(7)
M=
=
i1
i2
dove 1,2 il flusso magnetico, attraverso 2 , prodotto da i1 (analogamente per 2,1 ).


Se M 0 , i due circuiti sono accoppiati induttivamente. Luguaglianza


1,2 / i1 = 2 ,1 / i2 detta teorema o relazione di reciprocit.
Energia del campo magnetico.
Densit di energia del campo magnetico nel vuoto
dU B
1 2
uB
B
=
2 o
dv

(8)

dove dU B lenergia presente nel volume dv.


Energia del campo magnetico generato da:
un circuito avente induttanza costante L:
1 2
Li ;
2

(9)

1 2
1
L1i1 + M i1i 2 + L2 i22 .
2
2

(10)

UL =
due circuiti accoppiati:
U=

Problema 1
Nella spira schematizzata in figura il conduttore ab, di lunghezza d, si muove con
velocit costante v , in presenza di un campo B uniforme ed ortogonale al piano della
spira. Si calcoli la f.e.m. indotta nella spira.

Suggerimento: Si applichi la legge di Faraday (Eq.1) oppure lEq.2, orientando la spira


nel verso orario.
Soluzione:
Il flusso del vettore B attraverso la superficie racchiusa dalla spira nel generico istante t
per definizione

= B dS .

Orientata la spira in verso orario, il vettore dS risulta parallelo e concorde con B :


B dS = BdS con B costante rispetto a dS. Risulta quindi = B S , dove S S (t )
larea della superficie racchiusa dalla spira. Detta So larea racchiusa allistante t = 0 ,
risulta:
S (t ) = S o d vt ,
quindi

t>0
vt
3

t=0

(t ) = BS o Bdvt

d
= Bdv .
dt

La f.e.m. risulta positiva, quindi la corrente circola nel senso positivo prescelto (orario).
Soluzione alternativa:
= v Bd ;

allintegrale contribuisce solo il lato mobile del circuito (sugli altri lati v = 0 ), dove il
vettore v B ha modulo vB, parallelo al lato mobile ed orientato verso sinistra.
Scegliendo sulla spira il verso orario, d risulta parallelo e concorde con v B , quindi:

= vBd =vB d =vBd .




Commenti Il problema pu anche essere risolto cercando prima il verso della corrente indotta con la legge
di Lenz e calcolando poi il modulo della f.e.m. (senza preoccuparsi dei segni). La legge di Lenz pu essere
applicata in diversi modi ed in particolare considerando:
1. Il flusso di B . Lo spostamento del lato mobile diminuisce la superficie racchiusa dal circuito ed il
modulo del flusso di B . La corrente indotta ha verso tale da opporsi a questa variazione. Il campo
magnetico creato dalla corrente indotta particolarmente intenso nei punti vicini al circuito e, se la
corrente ha verso orario, concorde con B nei punti interni al circuito e tende quindi ad aumentare il
flusso (nei punti esterni il campo magnetico indotto ha verso opposto, ma questi punti non danno
contributo al flusso ).
2. La forza applicata dal campo B al lato mobile, che dever opporsi al suo spostamento verso lalto.


Problema 2
Considerando il circuito del Problema 1, si calcoli:
a) la corrente i indotta nel circuito, supponendo che la sua resistenza R sia nota e
costante;
b) la forza F necessaria per mantenere in moto uniforme il lato mobile della spira
(trascurando la forza peso) ed il suo lavoro per unit di tempo;
c) la potenza dissipata per effetto Joule nel circuito.


Soluzione:
Calcolata la f.em. indotta

con uno dei due metodi utilizzati nel Problema 1, risulta:


vBd
a)
i= =
(verso orario);
R
R
b) La forza F uguale ed opposta alla forza esercitata dal campo B sul lato mobile,
che diretta verso il basso ed ha modulo:


vB 2 d 2
R
Il lavoro di F positivo e la potenza data da:
( vBd ) 2
;
Fv =
R
c) La potenza dissipata per effetto Joule :
( vBd ) 2
2
.
Ri =
R
F = iBd =

Commento: si noti che tutta la potenza fornita al circuito viene dissipata per effetto Joule, in accordo con il
principio di conservazione dellenergia

Problema 3
Nel circuito del Problema 1 viene inserito un generatore con f.e.m. o di segno opposto
alla f.e.m. indotta.
Si calcoli:
a) la corrente indotta, supponendo costante la resistenza R del circuito;
b) la forza F esercitata dal campo magnetico sul lato mobile, la sua dipendenza da
o ed il suo effetto sul moto del lato mobile ab.


Suggerimento. La f.e.m. indotta gi stata calcolata, agisce in senso orario ed ha


modulo vBd. Si orienti il circuito in verso antiorario, sicch la f.e.m. o risulti positiva,
negativa.


Soluzione
vBd = Ri si deduce:
vBd
.
i= o
R
b) Scelto il verso antiorario, gli elementi d del lato mobile sono orientati verso destra,
d B verticale e diretto verso lalto. Detto z un versore verticale diretto verso
lalto, lintegrazione di dF = id B immediata e fornisce:
F = iB z .
F dipende da o attraverso i che :
nulla per o = vBd ;
negativa per o < vBd ;
positiva per o > vBd .
Ricordando che la velocit v del lato mobile diretta verso lalto, si deduce che:
per o = 0 , la forza F opposta a v e tende a frenare il moto della sbarra, in
accordo con la legge di Lenz; per mantenere in moto uniforme il lato ab del circuito
occorre esercitare una forza dallesterno.
a) Dallequazione delle maglie

Aumentando o, F diminuisce e si annulla per o = vBd .


Per o > vBd , F concorde con v e favorisce il moto del lato mobile.


Commenti. Consideriamo il bilancio energetico, dal punto di vista del lavoro fornito al circuito
dallesterno, o eventualmente fornito dal circuito sullesterno.
Per o = 0 si deve fornire lavoro meccanico dallesterno, che viene trasformato in energia elettrica
(qui viene dissipato nel resistore, che potrebbe essere il filamento di una lampadina): il dispositivo un
generatore elettrico, cio trasforma energia meccanica in energia elettrica;
per o 0 il dispositivo pu diventare un motore elettrico, cio trasformare parte dellenergia fornita
dal generatore in energia meccanica: infatti la condizione o >vBd pu essere verificata per qualunque
valore di o (basta ad esempio diminuire v).
Si noti infine questo fatto interessante: uno stesso dispositivo pu essere utilizzato come generatore
elettrico o come motore elettrico semplicemente cambiando i valori dei parametri (che in questo caso
sono o, v, B, d).


"

Problema 4
Si risolva il Problema 1 supponendo che il campo magnetico vari nel tempo con legge
B = Bo cos t e considerando nota la superficie So racchiusa dal circuito nellistante
t = 0.
$

Suggerimento: si proceda come per il Problema 1, applicando la legge di Faraday nella


forma 1 (lEq. 2 non pi applicabile perch il campo B non stazionario). Il calcolo di
richiede lintegrazione di B dS ad un generico istante. In questo istante B non
dipende dalla variabile di integrazione dS e pu essere portato fuori dal segno di
integrale.
$

Soluzione:
Con le convezioni del Problema 1, risulta:
= B(t ) dS = B(t ) dS = ( Bo cos t ) (S o dvt )
$

d(t )
= Bo ( S o dvt ) sin t Bo vd cos t
dt

Problema 5
Una spira quadrata di lato a e resistenza R, su cui inserito un condensatore con capacit
C e con dimensioni trascurabili rispetto ad a, si muove con velocit v costante in
presenza di un campo B che nullo nel semipiano x < 0 ed uniforme nel semipiano
x > 0 (vedi figura). Si calcoli e si rappresenti in diagramma:
$

a) la funzione (t ) che rappresenta il flusso di B attraverso la spira , orientando la


superficie racchiusa dalla spira nel verso di B ed assumendo come origine di t
listante in cui il lato di destra della spira si trova in x = 0 ;
b) la f.e.m. indotta nella spira;
c) la corrente i(t) nella spira.
%

Soluzione:
a) (t ) ha landamento di Fig.a, dove t o = a / v , e nellintervallo tra 0 e to cresce con
legge lineare: = avtB ;
b) (t ) sempre nullo eccetto che nellintervallo tra 0 e to , in cui vale = aBv ;
&

&

[1 exp( t / RC )] per 0 t t o
i (t ) = R
per t t o
io exp (t t o ) / RC

&

c)

dove io = i (t o ) .
(t )
(a)

&

(t)
t

(b)

i(t)
to

(c)

Problema 6
Si calcoli la f.e.m.
indotta in una spira quadrata di lato a che si allontana con velocit
v costante da un conduttore rettilineo indefinito percorso da corrente i stazionaria, in
funzione della distanza x1 (vedi Figura).
'

y
(

i
x1

x2=x1+a

Soluzione:
(

Il campo B creato dal conduttore ortogonale al piano racchiuso dalla spira ed entrante.
Orientando dS nel verso di B (e la spira in verso orario) risulta:
x2
a
i
= B dS = dy o dx =
2x
0
x1
(

'

o ia x1 + a
ln
2
x1

a o iav
a
.
2 =
a x1
2 ( x1 + a )x1
1+
x1
positiva, la corrente circola nel verso orario prescelto.
=

'

Poich

iav
d
d dx1
=
= o
2
dt
dx1 dt

Soluzione alternativa:
Si applica lequazione (2), orientando la spira in verso orario. I lati orizzontali non danno
contributo allintegrale di v B d , perch v B verticale. Su ciascun lato verticale
B costante rispetto alla variabile di integrazione e v B concorde con ds sul lato di
sinistra e discorde sul quello di destra. Lintegrazione immediata e fornisce
iav 1
1
= v B ds = va( B( x1 ) B( x1 + a )) = o
,
2 x1 x1 + a
in accordo con il risultato ottenuto sopra.
(

'

Problema 7

Calcolare la f.e.m. indotta nell spira del Problema 6 supponendo che la spira sia ferma e
che la corrente i nel conduttore rettilineo cresca linearmente dal valore 0 al valore io nel
tempo to.
Soluzione:
Il calcolo del flusso identico, ma la variazione di flusso prodotta dalla variazione della
i
corrrente i. Poich i (t ) = o t , risulta:
to
a x + a di
ai
x +a
d
=
= o ln 1
= o o ln 1
2
2t o
dt
x1 dt
x1
Dato che negativo, la corrente indotta circola in senso antiorario.
Non esiste una soluzione alternativa basata sullEq. 2, perche il campo magnetico non
stazionario.
*

Problema 8
Nel circuito in figura lasta AO pu ruotare, intorno ad un asse passante per O,
strisciando sulla guida circolare di raggio r = AO, in presenza di un campo magnetico B
uniforme, perpendicolare al piano di figura ed entrante. Langolo varia con la legge
= o sint .
a) Si calcoli la forza elettromotrice indotta nel circuito;
b) si dica per quale valore di la f.e.m. risulta massima e se ne calcoli il valore
numerico.
[ r = 20 cm (=AO); o = / 6 ; = 20rad / s ; B = 0.1T ].
+

r
-

Soluzione:
a) Orientando il circuito in senso orario, il versore normale alla superficie racchiusa
concorde con il campo B ed il flusso concatenato BS, dove S la superficie del
settore circolare racchiuso dal circuito, con angolo al centro uguale a + / 2 :
1

= Br 2 + .

2
2
Ponendo = o sint si ha:
.

d
1
= Br 2 o cos t .
dt
2
valore assoluto per cos t = 1 ,

b) La f.e.m. risulta massima in


valore massimo : = 2.1V .

ovvero per = 0 . Il suo

Problema 9
1

Un campo magnetico B uniforme e stazionario perpendicolare al piano che contiene


una spira circolare metallica di area A e resistenza R. Nellistante t=0 la spira viene messa
in rotazione intorno ad un suo diametro con velocit angolare costante . Si calcoli:
a) la corrente indotta nella spira, trascurando lautoinduzione;
b) la potenza elettrica PE dissipata nella spira;
c) la potenza meccanica PM da applicare alla spira per mantenerla in rotazione.
Suggerimento. Orientando le spira in senso tale che nellistante t=0 il suo versore
normale sia parallelo e concorde con B , nel generico istante t langolo fra n e B
= t . Si calcoli il flusso (t ) in questo istante e si applichi poi la legge di Faraday.
1

Soluzione:
(t ) = B ndS = B cos dS =B cos dS = BS cos t ,
1

a)

d
= AB sin t ;
dt

10

i=

AB
sin t .
R

A2 B 2 2
sin 2 t .
R
c) Detto = i A n il momento magnetico della spira, il momento meccanico delle forze
b) La potenza elettrica dissipata nella spira : PE = Ri 2 =
4

esercitate dal campo B sulla spira = B = i A n B ; n B parallelo ad ,


con verso opposto (vedi figura) ed uguale a B sin ( ) , dove il versore di .
Per mantenere la spira in moto uniforme occorre esercitare un momento opposto
= iAB sin (+ ) dove = t ; la sua potenza
PM = = iAB sin t =
4

A 2 B 2 2
sin 2 t
R
Ad ogni istante PM e PE, in accordo con il principio di conservazione dellenergia.
=

Problema 10
Una spira rettangolare di rame (resistivit e densit ) di dimensioni rettangolari, lati
a e b, cade verticalmente nello spazio compreso tra le espansioni polari di una calamita,
che genera un campo B diretto come in figura ed uscente. Quando solo parzialmente
immersa nel campo (v. figura), la spira cade con moto uniforme. Si calcoli la velocit v ,
trascurando lattrito dellaria.
[ = 1.56 10 8 m ; = 8.96 Kg m 3 ; a = 10 2 m ; b = 2 10 2 m ; B = 0.8 T ]
4

b
a

Soluzione:
Orientata la spira in senso antiorario, il versore n normale alla superficie racchiusa
concorde con B . Detta S(t) la porzione di questa superficie immersa nel campo B ,
risulta:
d
d ( B n S (t ))
dS (t )
=
=
= B n
= Bav ,
dt
dt
dt
7

11

<

i= /R dove R =
;

dove = 2a + 2b ed A la sezione del filo.


Affinch la spira cada con velocit uniforme la forza peso mg = A g deve essere
bilanciata dalla forza magnetica agente sul lato orizzontale, che ha modulo iaB ed
effettivamente diretta verso lalto (i positiva e circola nel senso antiorario scelto). Si
ricava:
2 g
v = 2 2 = 7.71 10 5 m / s .
B a
Soluzione alternativa: Si arriva allo stesso risultato uguagliando la potenza PJ = i 2 R
=

>

>

dissipata per effetto Joule alla potenza Pg = mgv fornita dalla forza peso.

Problema 11
Si calcoli il coefficiente di mutua induzione M fra i due circuiti filiformi rappresentati in
figura; dove AB e CD sono archi di circonferenza con centro in O e raggi r1 e r2 e la
spira circolare con centro in O e raggio a << r1 .
D

C
A

Suggerimenti: M pu essere calcolato come rapporto 2 / i1 , dove 2 il flusso


?

attraverso il circuito 2 del campo B creato da una corrente i1 che fluisce nel circuito 1.
importante numerare opportunamente i due circuiti. Qui conviene scegliere la spira come
circuito 2 perch lipotesi a << r1 permette di supporre uniforme al suo interno il campo
?

B creato dallaltro circuito (effettuata la scelta, luso dei pedici diventa superfluo e sar
evitato nella soluzione). Per dare un significato al segno di M necessario scegliere un
verso positivo di percorso su entrambi i circuiti.
Soluzione:

12

Si orientino i due circuiti in verso antiorario e si indichi con z il versore normale al piano
della figura ed uscente. sufficiente calcolare il campo B nel punto O. Un generico
elemento di filo d genera il campo infinitesimo
@

id r
,
dB = 0
r3
4
B

che parallelo allasse z. I campi creati dai tratti DA e CB sono nulli, il campo creato da
id
i d
un generico elemento del tratto AB o 2 = o
, che si integra immediatamente
4 r1
4 r1
perch r1 non dipende dalla variabile di integrazione . Il campo creato da CD si calcola
in modo analogo; risulta in definitiva:
1 1

B0 = 0 i z .
4
r1 r2
C

Con le convenzioni suggerite sopra, larea S della spira va orientata come z :


= B S = Bo S = Bo a 2 ;
D

o a 2 1 1
M= =
> 0.
i
4 r1 r2

Problema 12
Due conduttori filiformi di lunghezza infinita, paralleli e distanti d, sono percorsi da
correnti di modulo i e versi opposti. Una spira quadrata di lato a<d posta tra i due
conduttori, nel loro piano, con due lati paralleli ad essi ed equidistanti da essi. La corrente
nei fili portata a zero con legge lineare nellintervallo di tempo (0, t 0 ). Si calcolino:
a) Il coefficiente di mutua induzione fra la spira quadrata ed il circuito contenente i due
fili rettilinei;
b) la f.e.m. indotta nella spira;
c) la risultante delle forze magnetiche agenti sulla spira nellintervallo di tempo (0, t 0 ).

13

Soluzione:
a) Nei punti interni alla spira i campi magnetici creati dai conduttori rettilinei sono
concordi ed uscenti. Nei punti con ascissa x il campo magnetico creato dal conduttore
passante per x = d / 2 ha modulo
0i
Bn =
d

2 + x
2

Data la simmetria del problema, i contributi dei due fili al flusso nella spira sono
uguali e concordi. Orientando la spira in senso antiorario, risulta:
a/2
a d / 2 + a / 2 o a d + a
2
ia
0
ln
M = 2 ( B) / i =
dx = 0 ln
=

d a

2 (d / 2 + x)
i
d /2a/2
a / 2
b) La corrente varia nel tempo con legge: i (t ) = i o io t / t o , quindi:
d o aio d + a
ln
=
=
.
to d a
dt
c) Le forze esercitate dal campo magnetico dei conduttori rettilinei sui lati della spira
stanno sul piano (x, y) contente la spira. I lati opposti sono soggetti a forze opposte,
per simmetria. Le forze magnetiche hanno quindi risultatante nulla e momento
risultante nullo.
(Se fosse richiesto il calcolo delle quattro forze agenti sui quattro lati della spira, i lati
orizzontali richiederebbero unintegrazione, perch B dipende da x).
E

Problema 13
Nel cavo coassiale rappresentato in figura i due cilindri cavi hanno spessore trascurabile e
sono percorsi da correnti opposte. Si consideri un tratto di cavo di lunghezza e se ne
calcoli:
a) energia (del campo magnetico);
b) induttanza;
c) capacit.
G

Soluzione:
a) Il campo diverso da zero solo nellanello cilindrico compreso fra i due cavi, dove ha
modulo:

14

o i
.
2 r
vale (integrando per strati cilindrici):

B=
Lenergia di un tratto di lunghezza
H

o i 2
r
1 B2
1 o i 2 2 1
2
ln 2 ,
UB =
dv =

r
dr
=
2 2
2 o
2 (2 ) r1 r
4
r1

b) Per il calcolo di L conviene considerare lespressione U B =

1 2
Li , che fornisce:
2

2U B o
r
ln 2 .
=
2
2 r1
i
c) Si tratta di un condensatore cilindrico; il calcolo gi stato effettuato e fornisce:
2o
.
C=
r2
ln
r1
L=

Commenti. Nei cavi hanno interesse induttanza e capacit per unit di lunghezza. Si noti che il prodotto di
1
queste due grandezze uguale a: o o = 2 .
c

Problema 14
Due solenoidi, aventi la stessa lunghezza e raggi r1 e r2 > r1 , sono uno interno allaltro
e coassiali. Si determini lenergia del campo magnetico quando si manda la stessa
corrente i in entrambi, considerando separatamente i casi con correnti concordi e discordi.
Si mostri poi che la differenza fra le energie cos calcolate uguale a 2 Mi 2 , dove M il
coefficiente di mutua induzione. (Si trascuri leffetto dei bordi, supponendo cio campi
uniformi allinterno e nulli allesterno).
H

Suggerimento. Nello strato cilindrico compreso fra i due solenoidi, avente volume
(r22 r12 ) , presente solo il campo B2 del solenoide esterno. Nel solenoide interno
J

sono presenti sia B1 che B2 , con la stessa direzione e versi rispettivamente concordi e
discordi.
Soluzione:
Correnti nello stesso senso:

15

1 ( B1 + B2 )
1 B22
2
r1 +

U1 =
2
2 o
o
dove B1 = o n1i , B2 = o n2 i .
Correnti in senso opposto:
2

1 ( B2 B1 )
1 B22
r12 +

U2 =
2
2 o
o
2

(r

r12 ) ,

(r

r12 ) .

2
2

2
2

Quindi
2 B2 B1
r12 = 2 o n1n2 i 2 r12 .
o
Per il calcolo di M orientiamo i due circuiti nello stesso verso e consideriamo il campo
B2 = o n2 i creato dal solenoide esterno. Il suo flusso attraverso una singola spira del
solenoide interno B2 r12 . Moltiplicando per n1 (numero totale di spire) si ottiene il
flusso totale 1 attraverso il solenoide interno. Quindi:
1
M
= o n1n2 r12 .
i
U1 U 2 =

16

CAPITOLO 5
DIPOLI MAGNETICI E PROPRIET MAGNETICHE DEI MEZZI MATERIALI
Dipoli magnetici
Una spira filiforme contenuta in un piano e percorsa da corrente i possiede un momento
magnetico = i S n , dove S la superficie racchiusa dalla spira ed n il versore normale
al piano, orientato con la regola della mano destra rispetto al verso di i. La spira pu
essere trattata come un dipolo magnetico puntiforme nel limite in cui le sue dimensioni
diventano trascurabili (per i dipoli magnetici puntiformi valgono le considerazioni fatte
nel Cap.1 per i dipoli elettrici puntiformi: v. commenti 1,2,3 a pag.1).
Per i dipoli puntiformi valgono le seguenti relazioni:


Campo B creato da un dipolo magnetico puntiforme.

o 2 cos
;
4
r3
sin
B = o
.
4 r 3
Br =

(1)

Dipolo magnetico puntiforme in un campo esterno B :


energia potenziale U
U = B


(2)

momento e risultante R delle forze applicate


= B,
Ri = grad Bi ,
i = x , y , z.


(3)
(4)

Propriet magnetiche della materia




Dato un mezzo materiale si definisce magnetizzazione M il momento magnetico per


unit di volume:
i ,
M=
(5)
V
dove i il momento magnetico della generica molecola presente nel volume V .


Commento. 1) Le interazioni fra dipoli elettrici puntiformi e le interazioni fra dipoli magnetici puntiformi

sono descritte da equazioni formalmente identiche (salvo ovvie trasposizioni di simboli, che risultano
evidenti confrontando le equazioni 1-5 con le equazioni 2-5 del Cap. 1). Questo suggerisce un metodo di
risoluzione dei problemi di interazione fra magneti basato sui concetti di poli magnetici e cariche (o masse)
magnetiche. In particolare, un cilindro di sezione S uniformemente magnetizzato, con M diretto lungo
lasse, possiede cariche magnetiche +qm e - qm sulle due basi, con q m = MS . Per ottenere lequivalente
magnetico di una carica elettrica basta supporre che la carica di segno opposto sia a distanza infinitamente
grande, considerando un magnete infinitamente lungo. Il campo B creato dalla carica qm dato dalla legge
di Coulomb magnetostatica


o q m
r
4 r 2

B=


(6)

Lo studente pu formulare e risolvere lequivalente magnetico del Problema 1, Cap.1.


Per risolvere i problemi di interazione fra magneti, esiste per un secondo metodo, basato sul concetto di
correnti di magnetizzazione im.


Un corpo uniformemente magnetizzato crea lo stesso campo B di una corrente (di


magnetizzazione) im che scorre sulla sua superficie, ortogonalemente ad M , il cui
momento magnetico coincide con il momento magnetico totale del corpo. Un generico
segmento d giacente sulla sua superficie attraversato da una corrente di
magnetizzazione
dim = M d
(7)


Commenti. 2) Dato un cilindro uniformemente magnetizzato in direzione dellasse, la corrente di


magnetizzazione scorre sulla sua superficie laterale, ortogonale ad M , ed ha intensit totale i m = M ,

dove la lunghezza del cilindro. Il corpo crea lo stesso campo B di un solenoide cilindrico di forma
identica, con corrente totale Ni uguale ad i m = M , e quindi con:

ni= M

(7)

(N il numero totale di spire, supposte circolari e contigue, n = N / , i la corrente in ogni spira).


3) Le analogie discusse nei commenti 1 e 2, ed in particolare la possibilit di calcolare il campo magnetico
dei corpi uniformemente magnetizzati introducendo cariche magnetiche oppure correnti di
magnetizzazione, spiega il fatto che oggetti molto diversi creino campi con linee di flusso identiche. Ad es.
un cilindro polarizzato elettricamente e un condensatore con armature coincidenti con le sue due basi
creano campi E con linee di flusso uguali tra loro, ed uguali alle linee di flusso dei campi B creati da un
magnete cilindrico e da un solenoide.

Campo magnetico delle correnti elettriche in presenza di mezzi materiali.


Alla corrente di conduzione occorre aggiungere la corrente di magnetizzazione im. per
possibile scrivere le leggi di Biot-Savart e di Ampre senza fare comparire esplicitamente
le correnti di magnetizzazione. Per conduttori filiformi circondati da un mezzo
omogeneo, isotropo e tale che la magnetizzazione risulti proporzionale al campo, basta
sostituire la permeabilit magnetica del vuoto o con la permeabilit del mezzo
= r o ,
(8)
dove r la permeabilit relativa al vuoto. In particolare, conviene scrivere al legge di
Ampre nella forma

H d

= i

(9)

dove:


B
.
(10)
H=
r o
Scritta in questo modo, la legge risulta valida anche se il mezzo non omogeneo, e
risulta:
(11)
M = (r 1)H m H ,
dove m detta suscettivit magnetica. Se viene a mancare la proporzionalit fra campo e
magnetizzazione ( ad es. nei magneti permanenti e nei materiali che presentano isteresi),
lequazione (10) va sostituita con
(12)
H = B / o M


Commento. La definizione (11) di suscettivit magnetica m rompe, almeno formalmente, lanalogia fra
polarizzazione elettrica e magnetizzazione. La dissimetria formale, che nasce dal mettere M in relazione
con H anzich con B , legata allo sviluppo storico del magnetismo; fino alla prima met del secolo
scorso il vettore H era considerato il vettore magnetico fondamentale, e chiamato semplicemente campo
magnetico; ora si preferisce la denominazione campo magnetizzante, pensando appunto alla relazione (11).


Problema 1
Due molecole, poste a distanza d, sono assimilabili a dipoli magnetici puntiformi, con
momenti magnetici identici e diretti lungo la loro congiungente.
a) Si calcoli il lavoro L necessario per ruotare di 180o una delle due molecole, in modo
che i loro dipoli anzich paralleli risultino antiparalleli (cio con momenti opposti).
b) Si calcoli il lavoro L p richiesto per ripetere loperazione descritta in a), supponendo


che le molecole possiedano dipoli elettrici di momento p , anzich dipoli magnetici.


c) Si trovino i valori numerici di L ed L p ponendo: d = 0.5 nm ,

= B = 9.3 10 24 J / T , p = p D = 3.3 10 30 C m (si tratta dei tipici valori delle


distanze intermolecolari e dei momenti molecolari magnetici ed elettrici: B detto
magnetone di Bohr e coincide praticamente con il momento magnetico di un elettrone
isolato, pD prende il nome di Debye).


Suggerimento. Si calcoli il campo B creato da un dipolo magnetico nel punto occupato


dallaltro, e si utilizzi poi lespressione (2) dellenergia potenziale.
Soluzione

a) Il dipolo posto nellorigine crea in P un campo parallelo e concorde con lasse x, con
modulo
2
B= o 3 .
4 d
Lenergia potenziale del secondo dipolo B B ; rovesciando il verso del
dipolo, lenergia diventa + B . Il lavoro richiesto
2
L = 2 B = 4 o 3 .
4 d
b) Il calcolo formalmente identico e fornisce
1 p2
.
Lp = 4
4 o d 3
c)


(9.3 10 24 )2
L = 4 10
J = 2.8 10 25 J ,
9 3
(0.5 10 )
(3.3 10 30 )2
9
. 10 21 J .
L p = 4 9 10
J = 31
9 3
(0.5 10 )
7

Commenti. 1) La configurazione parallela energeticamente favorita: le molecole poste lungo una retta
tendono ad allineare i loro dipoli lungo la retta e nello stesso verso.
2) Non per realistico supporre che le molecole siano ferme: tutte le molecole dei mezzi materiali
possiedono unenergia cinetica di agitazione termica (dovuta ai moti di traslazione e rotazione) che
dellordine di k B T , dove kB la costante di Boltzmann, T la temperatura assoluta. A temperatura ambiente,
T dellordine di 300K e lenergia media di agitazione termica dellordine di 4 10 21 J . Confrontando
questenergia con i lavori L ed L p , si comprende che lagitazione termica contrasta molto efficacemente
leffetto allineante delle forze di interazione provenienti dai momenti di dipolo elettrico e magnetico delle
molecole.

Problema 2
Si consideri una spira circolare di raggio r, costituita da un sottile filo di materiale
isolante, di sezione A. Nel volume occupato dal filo distribuita una carica elettrica q con
densit q uniforme. Quando si pone in rotazione la spira intorno al suo asse, si crea una
corrente elettrica.
a) Si calcoli lintensit di corrente i ed il momento di dipolo magnetico della spira;
b) si mostri che risulta parallelo al momento L della quantit di moto della spira e
che il rapporto / L dipende unicamente dal rapporto tra carica q e massa m della
spira;
c) si calcoli il rapporto / L per un sfera rotante intorno ad un suo diametro,
supponendo costanti allinterno della sfera le densit di carica q e di massa m ;


d) si dica se il risultato trovato in c) pu essere applicato ad una sfera conduttrice


elettricamente carica.
Suggerimento: Detta v = r la velocit di un punto allinterno del filo, lipotesi che il
filo sia molto sottile permette di supporre che tutti i punti di una sua generica sezione si
muovano con la stessa velocit. Si valutino poi nellordine la densit di corrente (si
ricordi che nellespressione j = nqv d riportata nel Cap.2, nq rappresenta la densit q
delle cariche in moto), la corrente, il momento di dipolo magnetico ed il momento della
quantit di moto (o momento angolare).


Soluzione:
a) Seguendo i suggerimenti, si ottiene:
j = q v ,
i = jA = q vA
dove A larea della sezione del filo. Risulta poi
= i r 2 n = q vA r 2 n
dove n il versore normale al piano contenente la spira, orientato con la regola della
mano destra rispetto al senso di rotazione.


b) Anche il momento angolare L parallelo allasse di rotazione. Ogni tratto di spira di


lunghezza d ha massa dm = m A d , quantit di moto vdm e d al momento
angolare un contributo dL = v r dm = v rm A d . Il modulo di L quindi:


L = dL = vm A r d = vm A 2 r 2 .


Risulta in definitiva

q
=
=
.
L 2 m 2m
Si noti che ha il verso di L se la carica positiva, verso opposto se negativa.
c) Il rapporto / L ancora uguale a q/2m. Per capirlo basta suddividere idealmente la
sfera rotante in anelli infinitesimi, con asse coincidente con lasse di rotazione: per
ciascuno risulta d = q / 2 m dL . Integrando questa espressione, e tenendo


presente che q / 2 m costante, si ottiene = q / 2 m L = (q / 2m) L .




d) Per la validit del calcolo precedente essenziale che il rapporto q / 2 m sia lo


stesso in tutti i punti della sfera. In una sfera conduttrice la carica elettrica si porta in
superficie mentre la massa distribuita nel volume: e L risultano ancora paralleli,
ma il rapporto / L maggiore di q/2m perch la distanza media dallasse di
rotazione maggiore per q.


Commenti: 1) Si noti lequivalenza, per quanto riguarda gli effetti magnetici, fra una spira percorsa da
corrente elettrica e la spira rotante qui considerata; 2) i moti orbitale ed intrinseco (o di spin) degli elettroni
nellatomo generano momenti di dipolo magnetico con / L uguale a e / 2 m e e / m : questa
differenza pu essere giustificata anche sulla base di modelli non quantistici (si veda il quesito d).


Problema 3
Un fascio di elettroni viene lanciato fra le estremit polari di una calamita che genera un
campo magnetico B fortemente disuniforme, che nellintorno dellorigine di un sistema
cartesiano ha componenti:
Bx = bx; B y = by; Bz = Bo 2bz ,
dove b una costante.
a) Si calcoli il momento delle forze magnetiche agenti su un elettrone nellistante in
cui passa per lorigine, supponendo che il suo momento di dipolo magnetico , di
modulo B , formi un angolo con lasse z.
b) Si calcoli lenergia potenziale U in funzione di e si dica per quali valori di
risulta minima oppure massima.
c) Si calcoli la risultante R delle forze magnetiche in corrispondenza dei valori di
determinati in b).
d) Si discutano brevemente gli effetti sul moto dellelettrone delle forze calcolate in a) e
c), considerando separatamente i moti di rotazione e traslazione, e tenendo presente il
principio di conservazione dellenergia. Per il moto di traslazione si supponga che il
fascio di elettroni sia diretto ortogonalmente a z e costituito da elettroni con = 0 e
=.


Soluzione:
a) Nellorigine, il vettore B uguale a Bo z . Il momento = B ortogonale al
piano individuato da e z ed ha modulo
= B Bo sin
b)
U = B = B Bo cos .
Il minimo e il massimo di U cadono in = 0 e = ; entrambe le configurazioni
sono di equilibrio (infatti = 0 ): stabile la prima, instabile laltra.
c) La risultante delle forze applicate R diretta lungo z ed ha valori opposti per
elettroni con = 0 e = .
Rx = gradB x = ( B z ) bx = 0 ;


R y = ( B z ) by = 0 ;


Rz = ( B z ) ( 2bz ) = 2b B .


d) Il moto di traslazione determinato dalla risultante R delle forze applicate che


diretta lungo z e tende ad incurvare la traiettoria. Gli elettroni con = 0 e
= subiscono deviazioni in versi opposti: il fascio si suddivide quindi in due fasci
con direzioni diverse (il calcolo della deviazione subita dagli elettroni, qui non
richiesto, permette di ricavare B ). Il moto di rotazione molto complesso perch gli


elettroni gi possiedono momento angolare L (si veda il Problema 2) e sono quindi


gi in rotazione. Per comprendere leffetto del momento conviene considerare
prima il caso (ipotetico) L = 0. Il momento induce una rotazione lungo la direzione
ortogonale al piano individuato dai vettori e z ; pi precisamente tende a diminuire
. In = 0 il momento si annulla ed il dipolo magnetico ha unenergia cinetica di
rotazione uguale allenergia potenziale perduta. La conservazione dellenergia
richiede che il moto continui: ne nasce un moto oscillatorio che del tutto simile al
moto di un pendolo. Per L 0 la particella rotante si comporta invece come un
giroscopio: i vettori L e descrivono un cono intorno alla direzione di B , con
costante (moto di precessione).


Commenti: Nel moto di precessione appena descritto la componente di lungo z rimane invariata e la


risultante R delle forze applicate ha una componente lungo z compresa fra i due valori estremi ricavati in
c). La deviazione subita dagli elettroni dipende dalla direzione di e pi precisamente dallangolo :


secondo la meccanica classica un generico fascio di elettroni in campo B non uniforme si allarga a
ventaglio. Lesperienza dimostra invece che il campo B genera due soli fasci; si tratta di un effetto
quantistico: le componenti z , L z di e L sono quantizzate.

CAPITOLO 6
EQUAZIONI DI MAXWELL E CORRENTE DI SPOSTAMENTO
Equazioni
Le equazioni possono essere scritte facendo comparire gli integrali dei vettori del campo
elettromagnetico, oppure le loro derivate. Nel vuoto possono essere cos scritte.
Forma integrale

E d

d
dt

=


B dS ,


d
=

o i + o
dt

,
E

dS

E dS =


(1a)

q
,
o

(1b)

(1c)

B dS = 0,


(1d)

dove una superficie avente come contorno la linea chiusa , q la carica interna
alla superficie chiusa .
Forma differenziale

B
rotE =
,
t

E
rotB = o j + o
,
t

(2a)

divE = / o ,
divB = 0 .

(2b)

(2c)
(2d)

La grandezza o E / t , dove E lintegrale che compare a secondo membro


dellEq.1b, la corrente di spostamento is; la sua densit j s = o E / t .
In presenza di mezzi materiali, nelle equazioni b e c occorre tenere conto delle cariche di
polarizzazione e della correnti di magnetizzazione, ponendo:
d

rotB = o j + j m + ( o E + P ) ,
(3b)

dt


o divE = + P ,


dove j m = rotM , P = divP .




(3c)

Si per soliti tenere conto indirettamente di queste cariche e correnti, scrivendo le


equazioni di Maxwell nella forma:
B
,
(4a)
rotE =
t
D
,
(4b)
rotH = j +
t
(4c)
divD = ,
(4d)
divB = 0 ,
dove:
(5)
D = o E + P = r o E


B
B
.
H=
M=
o
r o


(6)

Problema 1
Un conduttore filiforme porta corrente i costante ad una sfera conduttrice. Si calcoli ad un
generico istante t > 0 :
a) la carica q(t) sulla sfera, supponendo nulla la sua carica allistante t=0;
b) la corrente di spostamento is attraverso una generica superficie chiusa posta
intorno alla sfera;
c) il campo B in un punto P posto come indicato in figura, pensando che per
simmetria le linee di flusso di B sono circonferenze il cui asse coincide con la retta
passante per il conduttore filiforme, e che lungo una di queste circonferenze B ha
modulo costante.


Suggerimento. Per la domanda c), si applichi la legge di Ampre-Maxwell nella forma


(1b), scegliendo come linea dintegrazione la linea di flusso passante per P, come
una superficie, con contorno , tale che sia possibile calcolare il flusso di E .


Soluzione
t

a) q (t ) = idt = it .
0

b) Per la legge di Gauss, il flusso E (t ) attraverso uguale a q (t ) / o it / o ,


quindi:
d E (t )
d it
i s o
= o = i .
dt
dt o
c) La carica q si distribuisce uniformemente sulla superficie della sfera conduttrice, e
crea un campo E con simmetria sferica. quindi facile calcolare il flusso di E
attraverso una superficie sferica con centro in O, passante per P, che tagliata in due
parti uguali da . Scelta la parte superiore come , e lorientamento di dS verso


lesterno, il flusso di E esattamente la met del flusso attraverso lintera sfera e


vale quindi q (t ) / 2o = it / 2o . Attraverso non passa corrente di conduzione e
lEq.(1b) fornisce:
d it i
B d = o o dt 2o = 2o


Avendo orientato verso lesterno il verso di d fissato dalla regola della mano


destra. Il vettore B parallelo a d , per simmetria, e deve essere concorde perch


lintegrale di B d deve essere positivo ( o i / 2 positivo). Rimane da calcolare il


modulo di B ; poich B d = Bd , con B costante su , lintegrale uguale a


B 2 r , quindi:
1 o i 1 o i
B=
=
2 r 2
2 2 r
(il campo B in P esattamente la met del campo creato da un conduttore rettilineo
indefinito).


Commenti.
1) Se scegliamo come la parte inferiore della sfera, lasciando invariato il senso di percorso su ,
dobbiamo orientare dS verso linterno. Il flusso di E cambia segno, ma al secondo membro
dellEq.(1b) compare anche la corrente di i del conduttore filiforme, che ora taglia . Il secondo
membro dellEq.(1b) si scrive quindi:


d it o i
o i + o
=
,
dt 2 o
2

e si ottiene per B il valore gi trovato.


2) La misura di B in un esperimento di questo tipo permette una verifica diretta dellequazione di
Ampre-Maxwell, cio della necessit di scrivere il termine di corrente di spostamento. Simili misure
non sono facili e sono state effettuate solo dopo che lequazione era stata verificata indirettamente, con
gli esperimenti di Hertz sulle onde magnetiche.


Problema 2
Si considerino:
a) un conduttore cilindrico percorso da corrente con densit j costante,
b) un lungo solenoide, con n spire per unit di lunghezza percorse da corrente i,
c) un condensatore piano formato da due dischi metallici paralleli, nel vuoto
e si calcoli in un generico punto P (vedi figura):
a) il campo magnetico creato dal conduttore;
b) il campo elettrico indotto nel solenoide quando i varia nel tempo con legge nota i(t);
c) il campo magnetico creato in P dalla corrente di spostamento, generata nel
condensatore da una variazione della densit di carica sulle sue armature.

Soluzione:
Per tutti i dispositivi, si considera la linea di flusso passante per P del campo, che per
simmetria in tutti e tre i casi una circonferenza con centro sullasse di simmetria. Inoltre
il campo su questa linea di flusso costante in modulo. I tre campi si calcolano mediante
le tre leggi:

H d

E d

H d

j dS

d
B dS
dt

= o

d
E dS
dt

gli integrali nel primo membro sono uguali al modulo del campo cercato, moltiplicando
per la lunghezza 2r della circonferenza ( ); quelli nel secondo membro sono uguali al
vettore che compare sotto il segno di integrale, moltiplicando per larea r 2 . Risulta
quindi:
r
a) H = j
2
r dB
r
di
b) E =
= o n
2 dt
2
dt
r dD r d
c) H =
=
2 dt
2 dt

Commenti. Il problema evidenzia la stretta analogia formale fra leggi che regolano fenomeni fisici diversi.

CAPITOLO VII
ONDE
Equazione delle onde in una dimensione (di dAlembert):
2
2 f
2 f
,
=v
t2
x2

(1)

dove v una costante.


Soluzione generale:

f ( x, t ) = f 1 ( x v t ) + f 2 ( x + v t ) .
(2)
Soluzioni armoniche (onde monocromatiche)
f ( x , t ) = f o sin( kx t ) ,
onda progressiva
(3)
f ( x , t ) = f o sin( kx ) cos( t ) ,
onda stazionaria
(4)
/ k = v.
dove
(5)
Le grandezze e k sono legate al periodo T ed alla lunghezza donda dalle relazioni:
= 2 / T ,
k = 2 / .
(6,6)
Dalle Eq. 5 e 6 si deduce

v= .
(5)
T
Velocit di fase, mezzi dispersivi, velocit di gruppo
La costante v ha le dimensioni di una velocit (v. Eq. 5) ed detta velocit di fase; per
onde monocromatiche progressive rappresenta la velocit con cui traslano i punti di
massimo (creste) dellonda. Se la velocit di fase dipende dalla frequenza f = / 2 ,
lEq. 5 continua a valere, ma non pi proporzionale a k. Si definisce relazione di
dispersione la funzione ( k ) e velocit di gruppo la sua derivata:
d
vg =
.
(7)
dk
Commento. Per comprendere il significato di vg consideriamo un treno (o pacchetto) donde di lunghezza e
durata finite, in cui lampiezza dei massimi successivi sta cambiando; il treno donde pu essere cos
rappresentato:

f ( x , t ) = a ( x , t ) sin(k o x o t ) ,

(8)

e pu essere ottenuto sovrapponendo onde monocromatiche le cui pulsazioni stanno in un intorno di


o . La funzione a(x,t), per t prefissato, pu essere visualizzata come inviluppo del profilo dellonda ed
ben approssimata da una curva che passa per i punti di cresta dellonda. Se il mezzo dispersivo, i punti di
cresta ed il loro inviluppo traslano con velocit diverse, circa uguali rispettivamente alla velocit di fase
v o = o / k o ed alla velocit di gruppo v g = ( d / dk ) calcolata per k = k o . Nella trasmissione dei segnali,
linformazione contenuta nella funzione a(x,t), quindi vg pu essere assunta come la velocit di
trasmissione del segnale.
Durante la propagazione il profilo dellonda si deforma, e pu modificarsi anche il suo inviluppo; in questo
caso la situazione pi complessa e non sono pi sufficienti le velocit v e vg per descrivere
compiutamente la propagazione del pacchetto donde. In particolare i punti di inizio e fine del pacchetto
possono viaggiare con velocit diverse, dando origine ad un suo allargamento o restringimento.
interessante il fatto che nessuna informazione pu essere inviata a velocit maggiore di c, mentre non

esistono restrizioni di questo tipo per v; in mezzi fortemente assorbenti anche vg pu risultare maggiore di c
ma non rappresenta pi la velocit di traslazione dellinviluppo, a causa della forte attenuazione dellonda.

Energia dellonda
Le onde trasportano sia energia che quantit di moto, ed interessa il calcolo del loro
flusso attraverso superfici assegnate. Limpostazione del calcolo la stessa,
indipendentemente dalla natura della grandezza che fluisce. opportuno richiamare i
calcoli gi fatti per lo studio della corrente elettrica, cio del flusso di carica elettrica.
Detta la densit della carica in moto e v la sua velocit, la densit di corrente
j = v e la corrente attraverso una superficie dA i = jv dA . Ricordando che
i = dq / dt , si pu scrivere:
dq = j v dA dt ,
(9)
dove dq la carica che fluisce attraverso dA nel tempo dt.
Per lenergia dellonda, lequivalente di j lintensit dellonda I, che uguale al
prodotto uv, dove u la densit di energia. Per calcolare il flusso di energia attraverso una
generica superficie A conviene considerare il tubo di flusso di v intercettato da A. Le
linee di flusso di v sono detti raggi, le superfici normali fronti donda.


Commenti. 1) La corrente elettrica generata dal moto di particelle cariche e la funzione (r , t ) che
rappresenta la densit di carica nel punto r allistante t stata definita considerando il prodotto nq, dove n
il numero di particelle nellunit di volume e q la loro carica. In altri termini , (r , t ) una densit
media, mediata su volumi grandi su scala microscopica. Per le onde necessaria una procedura analoga:
interessa il valor medio di u, mediato su un intera lunghezza donda o su un intero periodo. Ricordiamo
che:
a) lenergia sempre una funzione quadratica della perturbazione f;
b) per onde monocromatiche la perturbazione in un punto assegnato varia nel tempo con legge
f (t ) = f o sin( t ) , la densit istantanea con legge u(t ) = u o sin 2 t . Il valor medio di u(t) :


1
1
u = u(t )dt = uo
T0
2
e lintensit

(10)

I =u v.

(11)

2) Lanalogia fra j e I particolarmente evidente in meccanica quantistica. Infatti sia le particelle che le
onde hanno sempre un duplice aspetto, corpuscolare ed ondulatorio: le particelle associate ad unonda di
frequenza hanno unenergia h , dove h la costante di Planck. Sono dette fotoni le particelle (o
quanti di energia) associate allonda elettromagnetica, fononi quelle associate alle onde acustiche ed
elastiche. Per definire u ed I, si potrebbe seguire la stessa procedura usata per definire (r , t ) , cio
moltiplicare il numero di particelle nellunit di volume per la loro energia h .


Onde elettromagnetiche
Velocit di fase:

v=

(12)

nel vuoto v = 1 / o o c ; per materiali non ferromagnetici v 1 / r o o c / r ,


perch o .
c
Indice di rifrazione:
n=
(13)
r .
v

Vettori E e B : per onde che si propagano in materiali isotropi, i vettori v , E e B sono


mutuamente ortogonali ed i loro moduli sono legati dalla relazione
(14)
E =vB.


B
S =EH=E ,

Vettore di Poynting:

(15)

che pu essere anche scritto:


S=


EB
v

(15)

Intensit: il valor medio del modulo di S


1
1 2
I = EB =
E .

(16)

Se E(t) una funzione armonica, E 2 = E o2 / 2 , dove Eo il valore di picco di E(t).


Quantit di moto: ha densit media u / v ; un fotone nel vuoto ha quindi quantit di moto
h /c.
Flusso di energia: con riferimento alla figura, possiamo scrivere
(17)
dU = I v A dt = I An dt ,
dove An = A cos la sezione normale del tubo di flusso che si ottiene considerando
tutti i raggi che attraversano la superficie A.


Potenza che attraversa una generica sezione del tubo di flusso:


dU
P=
= I An .
dt

(18)

Flussi di quantit di moto e forze: dividendo per v lEq.17 si ottiene la quantit di moto
dU/v che fluisce attraverso A nel tempo dt.
Unonda che incide su un corpo pu trasferirgli la sua energia, riscaldando il corpo, e la
sua quantit di moto, esercitando una forza F sul corpo. Ricordiamo che
dp
(19)
F=
dt


dove dp la quantit di moto trasferita al corpo. Se londa completamente assorbita,


dp coincide con la quantit di moto trasportata dallonda nel tempo dt:
I
(19)
F = An v .
v
Se londa riflessa, dp la differenza dpi dpr fra le quantit di moto delle onde
incidente e riflessa.


Sorgenti di onde elettromagnetiche


Le onde elettromagnetiche sono generate da cariche elettriche in moto accelerato. Le
sorgenti di onde monocromatiche contengono sempre al loro interno particelle cariche
che oscillano con moto armonico. Considerando le coordinate cartesiane xi (i=1, 2, 3)
della particella, ciascuna componente oscilla con legge
(20)
xi = x oi sin( t + i ) .


I campi E e B dellonda sono funzioni lineari dellaccelerazione: possiamo quindi


considerare separatamente le tre componenti cartesiane del moto (londa la somma delle
onde generate da tre particelle che oscillano lungo i tre assi cartesiani).
Una carica q che oscilla su una retta y con ampiezza di oscillazione molto minore della
lunghezza donda , genera unonda i cui raggi sono le semirette uscenti dal centro O di
oscillazione. Lintensit in un punto P, posto a distanza r >> ,

(qy )
2

I =b

sin 2 ,

(21)

dove b una costante, yo lampiezza di oscillazione. Il campo elettromagnetico cos


creato detto di dipolo elettrico, perch identico a quello di un dipolo elettrico
oscillante, con momento p(t)=qy(t) e valore massimo qyo. Si noti che I nulla nella
direzione di oscillazione (cio per = 0 e = ), massima in direzione ortogonale. Nel
vuoto
o
.
(21)
b=
32 2 c

Il vettore E giace nel piano individuato da P e dalla direzione di oscillazione della


carica, e varia nel tempo con legge armonica e con un ritardo di fase, dovuto alla velocit
finita di propagazione dellonda.
Polarizzazione
Premessa: un punto materiale con componenti

x = a sin t ,
y = b sin( t + )

[= (b cos ) sin t + (b sin ) cos t ] ,

(22)

descrive una traiettoria ellittica. Eliminando t (basta ricavare sin t e cos t , ponendo poi
sin 2 t + cos 2 t = 1 ) si ottiene lequazione dellellisse. Lellisse collassa in un segmento di retta se
= 0 e = , diventa una circoferenza se a=b e = / 2 .
Da notare il ruolo fondamentale della differenza di fase . Laggiunta di uneventuale costante di fase in
entrambe le funzioni sinusoidali equivale semplicemente ad un cambiamento di origine dellasse dei tempi.

In unonda elettromagnetica monocromatica che si propaga nel vuoto in direzione z, il


vettore E ortogonale a z; in un generico punto, la dipendenza da t delle sue componenti
x e y data dalle Eq.(22). Il vettore E descrive quindi unellisse, che pu diventare un
segmento di retta o una circonferenza. In tutti e tre i casi si dice che londa polarizzata,
con polarizzazione rispettivamente ellittica, rettilinea (o lineare) e circolare. Nella
polarizzazione lineare il piano individuato da E e dal raggio detto piano di
polarizzazione.
I fenomeni di polarizzazione sono legati al fatto che il vettore E trasversale rispetto ai
raggi; nelle onde acustiche le molecole del gas si spostano lungo il raggio (londa cio
longitudinale): la direzione dello spostamento fissata, il concetto stesso di
polarizzazione perde significato.
La radiazione emessa da un dipolo elettrico p oscillante in una direzione assegnata
polarizzata linearmente, con piani di polarizzazione contenenti p . La luce emessa dalle
sorgenti convenzionali (non laser) costituita da treni donda di durata limitata
(tipicamente dellordine di 10-8s), ciascuno dei quali associato ad un fotone. I singoli
treni donda possono avere uno stato di polarizzazione definito, ma le loro polarizzazioni
sono diverse e casuali: si dice che la luce naturale non polarizzata. Negli esperimenti di
polarizzazione con luce naturale, occorre prima ottenere un fascio con polarizzazione
definita. particolarmente semplice ottenere polarizzazione lineare, ed infatti il termine
polarizzatore usato come sinonimo di dispositivo che fornisce in uscita luce
polarizzata linearmente. La direzione del vettore E detta direzione caratteristica, o
polarizzante o pi semplicemente asse del polarizzatore.

I problemi sulla polarizzazione riguardano i seguenti dispositivi (reali od ideali) e


fenomeni:
1. Ricevitori sensibili solo a campi E con direzione assegnata, ad es. particelle costrette
ad oscillare lungo una retta ed antenne a dipolo elettrico. Occorre considerare la
componente del campo E dellonda nella direzione assegnata; lenergia sottratta
allonda funzione quadratica di questa componente. Una lamina polarizzante ideale
contiene oscillatori di questo tipo, ed annulla completamente la corrispondente

componente del campo E dellonda, lasciando invariata la componente ortogonale,


la cui direzione definisce lasse della lamina.
2. Riflessione: il raggio riflesso parzialmente polarizzato, perch le riflettanze R// e
R , definite come rapporto fra le intensit delle onde riflessa ed incidente, sono
diverse per onde polarizzate parallelamente ed ortogonalmente al piano di incidenza.
Se langolo di incidenza tale che i raggi rifratto e riflesso formano un angolo di 90o,
R//=0: il raggio riflesso totalmente polarizzato.
3. Lamine di ritardo introducono uno sfasamento fra londa polarizzata in una direzione
assegnata, detta asse della lamina, e londa polarizzata ortogonalmente. Una lamina di
materiale anisotropo ed uniassico, con asse nel piano della lamina, agisce come
lamina di ritardo perch i raggi ordinario e straordinario hanno al suo interno velocit
diverse.
Si noti che in tutti i casi occorre considerare separatamente due componenti del campo
E , ortogonali tra loro. Si tenga ben presente che lintensit dellonda funzione
quadratica di E .

Problema 1
Si mostri che con la trasformazione
p = xvt ;
q = x+vt
lequazione di dAlembert
2
2 f
2 f
=v
t2
x2
si trasforma nellequazione 2 f / p q = 0 .
Suggerimento. Basta applicare le formule di derivazione delle funzioni composte; ad es.

f p f q
.
(1.1)
f p( x , t ), q ( x , t ) =
+
x
px qx

Soluzione
Ponendo p / x = q / x = 1 nellEq.(1.1) si ricava immediatamente f / x ;
derivando ulteriormente si ottiene:
2 f 2 f
2 f
2 f
=
+2
+
.
p q q 2
x 2 p2
Le derivazioni rispetto a t sono analoghe, ma ora
p
q
= v ;
= +v .
t
t
Quindi:
2 f 2 f 2
2 f 2 2 f 2
=
v 2
v +
v .
p q
t 2 p2
q2

Sostituendo nellequazione di dAlembert si ottiene immediatamente 2 f / p q = 0 .


Commenti. 1) Lequazione trovata ammette ovviamente come soluzione una generica funzione della sola p
(perch derivando anche rispetto a q si ottiene zero) o della sola q. Risulta quindi dimostrato che
f ( x , t ) = f 1 ( x v t ) + f 2 ( x + v t ) soluzione dellequazione di dAlembert. Le funzioni f1 e f2
rappresentano onde che si propagano con velocit v lungo x, in versi opposti.

Problema 2
Si calcoli la velocit di fase v e la velocit di gruppo vg:
a) dellonda elettromagnetica nel vuoto;
b) delle onde elettromagnetiche nella ionosfera, sapendo che legato a k dalla
relazione
(2.1)
2 = p2 + c 2 k 2
dove p , detta frequenza di plasma, una costante che dipende dalla densit degli
elettroni;
c) dellonda associata in meccanica quantistica ad una particella libera (cio non
soggetta a forze) che si muove con velocit u = 0.01 c , sapendo che la frequenza f e la
lunghezza donda sono legate allenergia cinetica Uc della particella ed alla sua
quantit di moto p dalle relazioni:
U c = hf ;
p=h/;
Suggerimento. Per calcolare vg nel quesito b), conviene differenziare lEq.(2.1),
mostrando che v v g = c 2 . Nel quesito c) conviene ricavare prima la relazione fra Uc e p.
Soluzione
a) La velocit di fase c, la relazione di dispersione = c k , la velocit di gruppo
d
vg =
= c.
dk
v = / k = c 2 + p2 / k 2 > c .

b)

Differenziando lEq.(2.1) si ottiene 2 d = 2c 2 k dk , da cui


vg =

d c 2
=
=
dk
v

c
c 2 + p2 / k 2

c
1 + p2 / (ck ) 2

d
= c 2 , e:
k dk
< c.

c) Poich la velocit v molto minore di c, si possono usare per Uc e p le espressioni


non relativistiche:
1
p2
U c = mu 2 =
2
2m
7

Sostituendo Uc con hf

h
h
, p con h /
k , si ottiene la relazione di
2
2

dispersione:

=
quindi

1 h 2
k ,
2m 2

1 h
p
u
=
k=
= ;
2m 2
k 2m 2
1 h
1 h
d
p
2k =
vg =
=
k = = u.
dk 2m 2
m 2
m
v=

Commenti. a) Londa elettromagnetica nel vuoto priva di dispersione,

v g = v . In effetti le uniche onde

completamente prive di dispersione sono quelle che si propagano nel vuoto, anche se la dispersione
trascurabile in molti altri casi (ad es. per le onde elastiche con lunghezza donda molto maggiori delle
distanze intermolecolari). b) Si noti che v>c, mentre vg<c; questo si verifica per molti altri tipi di onde e
conferma il fatto che nei mezzi dispersivi i segnali e le informazioni non viaggiano a velocit v. c) Si noti
che in meccanica quantistica londa associata ad una particella ha velocit di fase diversa dalla velocit
della particella (che coincide con vg, non con v).

Problema 3
Si calcolino la velocit di fase v e la velocit di gruppo delle onde che si propagano sulla
superficie dellacqua degli oceani, sapendo che fra e k esiste la relazione
T
2 = gk + k 3 ,

2
dove g = 9.81 m / s laccelerazione di gravit, T = 0.072 N / m la tensione
superficiale, = 10 3 Kg / m 3 la densit. Si consideri solo i due casi limite in cui uno dei
due termini a secondo membro trascurabile; pi precisamente si considerino le due
lunghezze donda 1 = 100o e 2 = o / 100 , dove o la lunghezza donda che rende
uguali i due termini.
Soluzione
I due termini sono uguali per

g
10 3 9.81 1
=
m = 369 m 1 ,
0.072
T
2
corrispondente ad una lunghezza donda o =
= 0.017 m .
ko
Per k << k o , ovvero per lunghezze donda molto maggiori di o , diventa dominante il
ko =

termine gravitazionale, quindi:

gk . Da cui:

v=

=
k

gk
=
k

g
;
k

vg =

d
=
dk

1 1
1
=
2 k 2

g
k

( = v / 2) .

Per 1 = 100o , v = 163


. m / s , v g = 0.81 m / s .
Per k >> k o , ovvero per per lunghezze donda molto minori di o , diventa dominante il
T 23
k . Da cui

termine di tensione superficiale, quindi

T
d
T 3 21 3 T
v= =
k;
vg =
k =
k.
=

2
2
k
dk
Per 1 = o / 100 , v = 313 m / s , v g = 2.07 m / s .

Problema 4
La corda di una chitarra ha massa M, lunghezza L e viene tesa con una forza T.
Ricordando che la velocit dellonda in una corda tesa v = T / ( ML) , si calcolino:
a) le frequenze fn su cui pu oscillare;
b) la lunghezza donda del suono emesso nellaria dalla chitarra in corrispondenza della
frequenza minima f1.
[ T = 100 N , L = 50 cm , m = 5 g , velocit del suono nellaria v s = 340 m / s ]
Soluzione
a) Le frequenze su cui la corda pu oscillare corrispondono alle possibili onde
stazionarie con nodi agli estremi della corda. Supponiamo che allequilibrio la corda
giaccia lungo il tratto (0,L) dellasse x e che oscilli in direzione y. Imporre che londa
abbia dei nodi agli estremi equivale ad imporre alla funzione donda y(x, t) le
condizioni al contorno:
y (0, t ) = 0 ;
y ( L, t ) = 0 .
La prima condizione automaticamente soddisfatta se consideriamo soluzioni
dellequazione di dAlembert del tipo:
y ( x , t ) = y o sin( kx ) cos( t + ) ;
la seconda condizione implica
sin( kL) = 0 , ovvero:

vk
v m
k m L = m
fm = m = m =
= mf 1
2
2
2 L
dove m =1, 2, 3, ,
1 T
v
f1 =
=
= 100 s 1 .
2 L 2 ML

b)

s =

vs
= 3.40 m .
f1

Problema 5
Con riferimento al Problema 4, si consideri la soluzione
y ( x , t ) = y o sin( kx ) sin( t )
dove k = / L e si calcoli:
a) la velocit u(x,t) con cui oscilla un generico punto della corda, nellistante t;
b) lenergia cinetica Uc della corda nellistante t;
c) il massimo valore di Uc(t).
Suggerimento. Non si confonda la velocit u(x,t) dei punti della corda con la velocit v
dellonda. Per rispondere al quesito b), si calcoli lenergia cinetica dUc del tratto dx di
corda, di massa dm = ( M / L )dx , e la si integri.
Soluzione

y
= y o sin( kx ) cos(t ) ;
t
1
1
2 M
b)
dU c = u 2 dm = ( y o sin( kx ) cos( t ))
dx
2
2
L
L
1 2 2
M
2
U c = y o cos ( t ) sin 2 ( kx )dx .
2
L 0
Lintegrale uguale a L/2: lo si pu dimostrare in modi diversi, ad es. ponendo
sin 2 ( kx ) = [1 cos( 2 kx )] / 2 .
c) Uc raggiunge il suo massimo valore Uc,max negli istanti in cui cos t = 1 ( in questi
istanti y=0, cio la corda indeformata). Si ottiene:
M 2 2
U c ,max =
y .
4 o
a)

u( x , t ) =

Commento. La corda possiede anche energia potenziale elastica, che aumenta quando viene messa in
oscillazione (perch la corda si allunga). Questo aumento pu essere considerato come energia potenziale
Up dellonda: lenergia totale Ut=Uc+Up dellonda costante, perch lenergia totale si conserva, ed
uguale a Uc,max, perch negli istanti in cui Uc massima la corda indeformata ed Up nulla. Il problema fa
capire che per calcolare lenergia totale di unonda elastica sufficiente calcolare la sua energia cinetica.

Problema 6
Le onde acustiche in una canna dorgano possono essere assimilate ad onde stazionarie,
in cui le molecole dellaria oscillano lungo la canna.
10

a) Si calcolino le prime due frequenze proprie, supponendo che lestremit aperta


corrisponda ad un antinodo, cio ad un massimo dellampiezza di oscillazione;
b) si ripeta il calcolo supponendo di chiudere lestremit aperta, trasformando lantinodo
in nodo.
[lunghezza della canna L = 3 m , velocit dellonda v = 300 m / s ]
Suggerimento. Si risponda prima al quesito b), che richiede calcoli del tutto analoghi a
quelli del Problema 4, quesito a). Per il quesito b) si imponga la corretta condizione al
contorno per lestremo aperto.
Soluzione
k1 L = ;
k 2 L = 2 ;
v
f1 =
= 50 s 1 ;
f 2 = 2 f 1 = 100 s 1 .
2L
a) La presenza di un antinodo in x=L implica sin( kL) = 1, quindi:

3
k1 L = ;
k2 L =
2
2
v
3v
f1 =
= 25 s 1 ;
= 75 s 1 .
f2 =
4L
4L
b)

Commenti. 1) Si noti che cambiando le condizioni al contorno cambiano le lunghezze donda e le


frequenze proprie, che per rimangono quantizzate, cio possono assumere solo valori discreti. Questo si
verifica per ogni onda che sia obbligata a rimanere in uno spazio limitato. Questa semplice considerazione
stata di fondamentale importanza per lo sviluppo della meccanica quantistica, suggerendo a de Broglie
lipotesi che ad ogni particella sia associata unonda la cui frequenza proporzionale allenergia della
particella. La quantizzazione dellenergia di particella confinate in spazi limitati (ad es. elettroni in un
atomo), sperimentalmente ben verificata, riceveva cos una spiegazione del tutto naturale. Londa associata
ad una particella detta onda di de Broglie.
2) Quando si eccita unonda stazionaria nella canna dorgano, si dice che questa entra in risonanza; la
terminologia usata per gli strumenti musicali poi stata estesa a tutti i fenomeni oscillatori.

Problema 7
Durante la propagazione dellonda acustica nellaria, le molecole contenute nel volume
elementare dV oscillano con legge s(t ) = so sin t , dove s lo spostamento dalla loro
posizione media. Si calcoli:
a) la massima velocit di spostamento delle molecole;
b) la densit media di energia dellonda, sapendo che questa coincide con la massima
densit di energia cinetica (si veda il commento al Problema 5);
c) lintensit dellonda, indicando con v la sua velocit di fase;
d) il massimo spostamento so, supposta nota lintensit dellonda. Si effettui il calcolo
numerico per i due valori Imin e Imax, che corrispondono alla minima e alla massima
intensit ancora percepite come suoni dallorecchio umano.

11

[frequenza
densit
f = 1000 s 1 ;
2
12
I min = 10 W / m ; I max = 1 W / m 2 ]

dellaria

= 12
. kg / m 3 ;

v = 340 m / s ;

Soluzione
a) La velocit
ds(t )
= so cos t ,
dt

il suo valore massimo so .


b) La massa dm contenuta nel volume dV dV , la sua massima energia cinetica
1
1
2
2
dm(so ) = ( dV )(so ) .
2
2
La densit media di energia u si ottiene dividendo per dV:
1
u = so2 2 .
2
1
c)
I = uv = vso2 2 .
2
d) Lo spostamento massimo
1 2I
;
so =
v
per I=Imin,
per I=Imax,

so = 10 11 m ;
so = 10 5 m .

Commenti. 1) Imin detta soglia di udibilit, Imax soglia del dolore; entrambe dipendono dalla frequenza e
dalla sensibilit individuale: i valori numerici riportati devono quindi essere considerati indicativi.
2) Si noti che uno spostamento delle molecole dellaria (e del timpano) dellordine di 10-11m, inferiore alle
dimensioni atomiche, pu ancora essere percepito come suono.

Problema 8
Londa elettromagnetica emessa dal Sole arriva sulla Terra con unintensit media
I s = 1380 W / m 2 . Supponendo che met dellenergia sia assorbita dallatmosfera, si
calcoli:
a) la potenza in arrivo su un collettore solare di area A posto ortogonalmente ai raggi
solari.
b) La potenza Po di emissione di una sorgente puntiforme che, irradiando
uniformemente in tutte le direzioni, genera unonda che a distanza r ha la stessa
intensit della luce solare.
[ A = 5 m2 ; r = 3 m ]

12

Soluzione
dU
= I A = 790 W / m 2 5m 2 = 3950 W .
dt
b) Per calcolare Po, basta calcolare lenergia che attraversa nellunit di tempo la
superficie sferica con centro nella sorgente e raggio r. Su questa superficie I
costante, v parallelo a dA , quindi:
P=

a)

Po = I v dA = I dA = I 4 r 2 = 790 W / m 2 113m 2 = 89 10 3 W .

Commento. Si notino gli ordini di grandezza della potenza che si pu ottenere sfruttando i raggi solari e la
potenza che dovrebbe avere una lampada per illuminare a giorno un ambiente.

Problema 9
Alla distanza dT fra Terra e Sole lintensit della radiazione elettromagnetica emessa dal
Sole ha intensit IT. Si calcoli:
a) lintensit alla generica distanza d;
b) la forza F esercitata su una particella sferica di raggio r, posta a distanza dT dal Sole,
supposta perfettamente assorbente;
c) il raggio ro che deve avere la sfera perch F sia uguale in modulo alla forza FG di
attrazione gravitazionale, supponendo nota la densit della particella.

[ I T = 1380 W / m 2 ; = 10 3 kg / m 3 ; massa del Sole M = 199


. 10 30 kg ; costante
gravitazionale G = 6.67 10 11 Nm 2 / kg 2 ; d T = 159
. 1011 m ]
Suggerimento. Per il quesito c) si ponga uguale ad 1 il rapporto F/FG.
Soluzione
a) Lintensit proporzionale ad 1/d2 (si veda ad es. il Problema precedente, quesito b);
quindi
2
d
I = T IT ;
d
b) In prossimit della particella la sezione normale del tubo di flusso costituito dai raggi
solari che intercettano la particella r 2 , limpulso trasferito da questi raggi alla
particella nel tempo dt dp = ( I / c) r 2 dt , la forza F ha modulo

dT
r 2
.
F =
= r = I T
d
dt
c
c
Mm GM 4 3
FG = G 2 = 2
r ;
3
d
d
dp

c)

13

3d T2 I T 1
F
;
=
FG 4 cGM ro
ro = 65.7 10 8 m .
Commento. La presenza del vento solare fa s che particelle piccole (ad es. le molecole di un gas) siano
respinte dal Sole, non attratte. Questo spiega perch la coda delle comete tende ad allontanarsi dal Sole.
Si noti che ro non dipende dalla distanza dal Sole

Problema 10


Si calcoli la forza F esercitata dai raggi solari su una superficie piana, perfettamente
riflettente, di area A, la cui normale forma un angolo con i raggi solari, indicando con I
lintensit dellonda.

Soluzione
Il tubo di flusso costituito dai raggi solari che intercettano la superficie ha sezione
normale An = A cos . La quantit di moto trasportata da questi raggi nel tempo dt
dpi = ( I / c) An dt ; la quantit di moto trasferita alla superficie nel tempo dt
dp = dpi dpr = ( I / c) An dt (i r ) ,


dove i ed r sono i versori dei raggi incidenti e riflessi; i r ortogonale alla superficie,
ed ha modulo 2 cos (per capirlo basta considerare le loro componenti parallela e
perpendicolare alla superficie). La forza F ha modulo:
dp I
I
F=
= An 2 cos = 2 An cos .
dt c
c


Commento. Si noti che si pu cambiare la direzione della forza variando , esattamente come per una vela
investita dal vento. Il caso qui considerato, di superficie perfettamente riflettente, corrisponde al caso di utri
perfettamente elastici delle molecole daria sulla superficie della vela. Se si considera laspetto
corpuscolare dellonda, si comprende che non esiste una pressione esrcitata da unonda. Il doppio aspetto,

14

corpuscolare e ondulatorio, dellonda permette di calcolare la pressione con due metodi formalmente
diversi ma equivalenti. Nella trattazione corpuscolare, si assimila londa ad un insieme di particelle (fotoni)
con velocit c, energia hf, quantit di moto hf/c.

Problema 11
Unonda elettromagnetica che si propaga in un materiale lievemente conduttore si attenua
perch cede parte della sua energia alle cariche di conduzione, mettendole in oscillazione.
Si supponga che la velocit di deriva v d delle particelle di conduzione nel mezzo sia ad
ogni istante proporzionale alla forza FE = qE , dove E il campo elettrico dellonda
nello stesso istante, e si ponga v d = qE . Si calcoli:
a) lenergia dU ceduta dallonda alla carica nel tempo dt, che coincide con il lavoro
della forza FE ;
b) la forza FB esercitata sulla particella dal campo magnetico dellonda e la quantit di
moto dp B acquistata dalla particella sotto leffetto di FB nel tempo dt;


c) il rapporto dU / dp B .
Soluzione
dU = FE v d dt = qE ( qE )dt = (qE ) dt .


a)

FB = q v d B = q 2 E B ;


dp B = FB dt .

b)

Il modulo della quantit di moto dp B = q 2 EB ; direzione e verso di dp B sono




quelli del vettore E B : quindi dp B parallelo e concorde con il vettore di Poynting.




q2 E 2 E
=
= = v,
2
dp q EB B

dU

c)

dove v la velocit dellonda.




Commenti. 1) La particella acquista anche una quantit di moto dp E nella direzione di E , che per cambia
segno ogni mezzo periodo e ha media nulla
2) Nel caso qui considerato, londa completamente assorbita dal mezzo materiale, a cui cede tutta la sua
energia U e tutta la sua quantit di moto p. Si noti che si tratta di un caso limite, scelto per ricavare nel
modo pi semplice la relazione tra U e p, cio per mostrare che nellonda elettromagnetica p=U/v. Infatti
lipotesi che la velocit delle particelle v d sia in ogni istante proporzionale ad E non mai rigorosamente
verificata perch implica che la forza dinerzia sia trascurabile (come se la particella avesse massa nulla), e
che la forza di attrito sia sempre uguale ed opposta ad FE . Se si tiene conto della massa delle particelle, e
di eventuali forze elastiche, si trova per la particella un moto oscillatorio in cui la velocit non in fase con
il campo E . Al variare dello sfasamento si pu passare da perfetto assorbimento a perfetta trasparenza, e
possono intervenire altri fenomeni (riflessione, diffusione) che rendono pi complessi i bilanci di energia e
quantit di moto.


15

Problema 12
Due antenne a dipolo elettrico, assimilate a due sottili aste conduttrici identiche, di
lunghezza L << , sono utilizzate come generatore e ricevitore di onde
elettromagnetiche. Si mostri che a parit di condizioni lenergia del segnale in ricezione
non cambia se si scambiano i ruoli delle due antenne. Si considerino i casi di:
a) antenne complanari (v. figura);
b) antenne ortogonali alla loro linea di congiunzione e formanti un angolo fra loro.
Suggerimento. Per lantenna trasmittente, si consideri attentamente lEq.(21). Si noter
che tutte le grandezze che vi compaiono rimangono invariate quando si scambiano I ruoli
delle antenne, ad eccezione di ; per quella ricevente si tenga conto del fatto che
efficace la sola componente di E nella direzione dellantenna e che lintensit
proporzionale al quadrato dellampiezza di questa componente.


Soluzione
a) Se lantenna trasmittente a1, lintensit dellonda in corrispondenza di a2
proporzionale a sin 2 1 , il campo E ortogonale ad r ed oscilla con ampiezza Eo
proporzionale a sin 1 . La sua componente efficace ha ampiezza
E o sin 2 .
Lintensit di ricezione IR quindi
I R = a sin 2 1 sin 2 2 ,
dove a una costante che rimane invariata quando si invertono i ruoli delle antenne.
b) Il calcolo del tutto analogo, lenergia assorbita dallantenna ricevente in ogni caso
proporzionale a sin 2 .


Commenti. 1) Il risultato qui ottenuto un caso particolare di un teorema molto generale, detto di
reciprocit, e pu essere considerato come unestensione al campo di radiazione della relazione gi trovata
per circuiti accoppiati induttivamente (cio del fatto che la mutua induttanza M rimane la stessa quando si
scambiano i ruoli dei circuiti).
2) Il quesito b) fa capire che due stazioni possono trasmettere sulla stessa banda di frequenze,
semplicemente utilizzando antenne rispettivamente verticali ed orizzontali. In ricezione, la commutazione
pu essere effettuata ruotando di 90o lantenna ricevente, od utilizzando un dispositivo con due antenne
riceventi.

16

Problema 13
Un fascio di luce attraversa tre lamine polarizzatrici parallele, con assi paralleli, ed esce
con intensit Io. Si calcoli lintensit di uscita I dopo che lasse della lamina intermedia
stato ruotato di un angolo nel piano della lamina stessa.
Soluzione
La rotazione provoca una riduzione di un fattore cos del campo E dopo la seconda
lamina, perch attiva la sua sola componente parallela allasse, ed una riduzione
dellintensit di un fattore cos2 , in accordo con la legge di Malus. La terza lamina
provoca unulteriore riduzione dello stesso fattore cos2 , quindi I = I o cos 4 .


Commento. Il dispositivo agisce come un attenuatore di fascio, che non altera il suo stato di
polarizzazione.

Problema 14
Un dispositivo costituito da N+1 lamine polarizzatrici identiche e parallele, con assi
ruotati di un angolo luno rispetto allaltro, in modo che lultima lamina ha lasse
ruotato di un angolo N rispetto alla prima. Di quanto si riduce lintensit di un fascio
rispetto alla configurazione con assi paralleli?
[Si ponga N = / 2 e si considerino i casi con N =2 e con N =10]
Soluzione
Il calcolo del tutto analogo a quello del Problema 13: dopo la seconda lamina lintensit
ridotta di un fattore cos2 . Dopo lultima lamina il fattore di riduzione
f = (cos2 ) .
1
f = ;
4
N

Per N =2,
Per N =10,

,
4

,
=
20
=

f = 0.78 .

Commento. Per polarizzatori ideali ed N sufficientemente grande il dispositivo ruota il piano di


polarizzazione della luce senza praticamente attenuarlo, cio agisce come un rotatore.

Problema 15

17

Un fascio di luce non polarizzato incide su un atomo, mettendone in oscillazione gli


elettroni. La luce diffusa dallatomo in una direzione che forma un angolo con il fascio
incidente parzialmente polarizzata. Il piano individuato dai raggi incidente e diffuso
detto piano di diffusione, detto angolo di diffusione. Si calcoli il rapporto fra le
intensit I / / e I in uscita da una lamina polarizzatrice posta sul cammino del raggio
diffuso, con asse rispettivamente parallelo e perpendicolare al piano di diffusione.


Suggerimento. Si considerino separatamente le componenti E / / e E del campo E


dellonda incidente, che hanno la stessa ampiezza ed inducono oscillazioni con la stessa
ampiezza. Si calcolino le intensit delle onde diffuse mediante lEq.(21), pensando che
tutte le grandezze che vi compaiono sono le stesse per I / / e I , ad eccezione di . Si
pensi infine che la lamina polarizzatrice trasmette la sola componente parallela al suo
asse, permettendo di misurare separatamente I / / e I .
Soluzione
Per polarizzazione parallela langolo coincide con , e I / / = a sin 2 , dove a una
costante; per polarizzazione perpendicolare = / 2 , I = a . (Pu essere utile
evidenziare gli angoli e con due figure, riportando le direzioni dei raggi diretto e
diffuso e della componenti E / / e E del campo E lungo i due raggi: questo facile
compito lasciato allo studente). Si ottiene quindi:
I / / / I = sin 2 .


Commenti. Per = / 2 la componente I// nulla: la luce diffusa totalmente polarizzata, con piano di
polarizzazione ortogonale al piano di diffusione. In fotografia, si pu sfruttare questo fatto per attenuare
con un polarizzatore la luminosit dellatmosfera. Si noti per che la luce diffusa dallatmosfera non mai
totalmente polarizzata a causa delle diffusioni multiple: in direzione ortogonale ai raggi solari arriva anche
la luce che ha subito due o pi diffusioni da molecole diverse con angoli di diffusione diversi da / 2 .

Problema 16
Un fascio di luce naturale di intensit Io incide su una lamina di vetro con indice di
rifrazione n. Si calcoli:
a) langolo di incidenza B sotto cui il raggio riflesso totalmente polarizzato (angolo
di Brewster);
b) il rapporto I / / / I per il raggio che attraversa la lamina dopo due rifrazioni, nota la
riflettanza R = 015
. delle due superfici del vetro (in corrispondenza dellangolo di
Brewster);
c) il rapporto I / / / I per un raggio che attraversa 8 lamine identiche.
Soluzione

18

a) Langolo di Brewster B soddisfa alla condizione B + t = / 2 , dove t langolo


di rifrazione. Dalla legge della rifrazione si ricava
sin B
sin B
n=
=
= tan B .
sin t
sin( / 2 B )
b) Detta Io lintensit del raggio incidente, lo si scomponga idealmente in due raggi
polarizzati parallelamente e perpendicolarmente al piano di incidenza, ciascuno con
intensit Io/2.
Componente parallela: sotto langolo di Brewster R/ / = 0 , tutta lenergia del raggio
rifratta (o trasmessa), quindi:
I // = Io / 2 .
Componente perpendicolare: il raggio riflesso dalla prima superficie ha intensit
R I o / 2 , quello rifratto ha intensit (1 R )I o / 2 , perch lenergia si conserva.
Dopo la seconda superficie della lamina il raggio rifratto ulteriormente ridotto di un
fattore 1 R , e la sua intensit
I = (1 R ) I o / 2 .
2

Si ha quindi:

I / I / / = (1 R ) = 0.7225 .
2

c) dopo le 8 lamine I / I / / = (1 R ) = 0.074 .


16

Commento. Nel calcolo si sono trascurate le riflessioni multiple allinterno delle singole lamine e fra
lamine consecutive; la correzione comunque piccola. Con molte lamine si pu ottenere luce polarizzata
anche in trasmissione, con il vantaggio che il raggio trasmesso parallelo a quello incidente.

Problema 17
Un fascio di luce si propaga lungo lasse z di una terna cartesiana, allinterno di un
cristallo uniassico con asse ottico parallelo allasse y. Nel punto z =0 le componenti x e y
del campo E dellonda variano nel tempo con leggi
E x = a sin t ,
E y = b sin t ,
dove a e b sono due costanti.
a) Si dica quanto valgono i vettori donda ordinario ko e straordinario ke del mezzo,
esprimendoli in funzione del vettore donda k del vuoto ed egli indici di rifrazione no
e ne.
b) Si dica come variano nel tempo le componenti Ex e Ey del campo E nel punto z.
c) Si calcoli la differenza di fase fra le onde ordinaria e straordinaria in z = d.


Soluzione
a) Dalle relazioni v = / k e v = c / n, valide in generale, si deduce:

19

k=

;
c

b)

ko =

=
= no k ;
v o c / no

k e = ne k .

E x = a sin( t k o z ) ;

E y = b sin( t k e z ) .

= ( t k o d ) ( t k e d ) = ( k e k o ) d = (ne no ) k d .

c)

Commenti. Il problema fa capire che una lamina di materiale uniassico di spessore d agisce come lamina di
ritardo ed introduce uno sfasamento = ( ne n o ) k d = 2 ( ne n o )d / . Il prodotto nd detto cammino
ottico, (ne-no)d la differenza dei camiini ottici. La lamina detta quarto donda se = / 2 , e la
differenza dei cammini ottici detta mezzonda se = .

Problema 18
a) Si consideri una lamina quarto donda in cui i raggi ordinario e straordinario sono
polarizzati nelle direzioni x e y di un sistema cartesiano. Si dica quale lo stato di
polarizzazione della luce trasmessa se il raggio incidente polarizzato linearmente
lungo la bisettrice degli assi (x,y) che giace nel I e III quadrante.
b) Si risolva lanalogo problema per una lamina a mezzonda.
(Si supponga che tutta lenergia dellonda sia trasmessa, ignorando cos le riflessioni alle
due superfici della lamina).
Soluzione


Allentrata delle lamine le componenti Ex ed Ey di E hanno la stessa ampiezza Eo e sono


in fase, alluscita sono sfasate; con una scelta opportuna dellorigine dei tempi, possiamo
porre:
E x = E o sin t ,
E y = E o sin( t + ) ,
dove lo sfasamento.
= / 2 ;
a)
E y = E o cos t .
La polarizzazione circolare ed i due segni corrispondono a rotazioni opposte del
vettore E . Per mostrare che la polarizzazione circolare basta quadrare e sommare
membro a membro le due equazioni. Si ottiene:
E x2 + E y2 = E o2
Interpretando Ex ed Ey come le coordinate cartesiane del punto che rappresenta il
vettore E , la relazione mostra che questo punto sta su una circonferenza di raggio Eo.
Per individuare il senso di rotazione, si considerino gli istanti t = 0 e un istante t
immediatamente successivo. Per t=0, Ex=0; il vettore E diretto lungo y ed i due
segni corrispondono a versi opposti.


20

Per t positivo e molto piccolo, Ey rimasto invariato (a meno di infinitesimi del


secondo ordine rispetto a t), Ex positivo. Il vettore E ruotato, con rotazione oraria
per Ey= +Eo, antioraria per Ey= -Eo.
b)
E y = E o sin( t + ) = E o sin t = E x .


La polarizzazione ancora lineare ed il vettore E diretto lungo la bisettrice degli


assi coordinati che giace nel II e IV quadrante, la cui equazione y = -x. Il piano di
polarizzazione ruotato di 90o.
Commento. La polarizzazione circolare di grande interesse sia concettuale che applicativo. Qui ci
limitiamo ad osservare che un fascio di luce polarizzato circolarmente possiede momento angolare L con
modulo L = U / , la stessa direzione del fascio, e versi opposti in corrispondenza di rotazioni opposte. Un
fotone ha energia h / 2 ; il suo momento angolare coincide quindi con la costante universale = h / 2 ,
indipendentemente dalla frequenza dellonda.


21

CAPITOLO VIII
INTERFERENZA E DIFFRAZIONE
Premessa.

1)

a1 sin( t + 1 ) + a 2 sin( t + 2 ) = a sin( t + ) ,

(1)

dove

a 2 = a12 + a 22 + 2a1a 2 cos ,

= 2 1 .
(1)
Lequazione
pu
essere
ricavata
analiticamente
(basta
utilizzare
lidentit
sin( + ) = sin cos + cos sin , uguagliare separatamente i coefficienti di sin t e di cos t , quindi
eliminare sfruttando lidentit sin + cos
funzioni sinusoidali mediante vettori piani (fasori).
2

2)

a
n =1

dove

= 1 ), oppure geometricamente, rappresentando le

sin( t + n ) = a sin t +
,

sin 2 ( N / 2)
a =a
.
sin 2 ( / 2)
2

2
1

(2)

(2)

Interferenza
Si osservano fenomeni di interferenza quando due o pi onde arrivano su uno stesso
ricevitore con una differenza di fase che rimane costante nel tempo, ma che dipende dalla
posizione del ricevitore(1). Il ricevitore deve essere sensibile allintensit dellonda
risultante, cio fornire un segnale che dipende solo dal quadrato dellampiezza. Ad es.
unonda acustica viene percepita dal nostro orecchio come un segnale continuo se la sua
frequenza superiore a 20 s -1, ed inferiore a 20000 s -1. In questo intervallo di frequenze
lorecchio sensibile allintensit dellonda. Spostando il ricevitore si percepiscono
massimi e minimi di intensit che, nei problemi proposti, possono essere calcolati
mediante le Eq.1, 2.
In ottica i fenomeni di interferenza possono essere osservati semplicemente raccogliendo
la luce su uno schermo. Ogni punto dello schermo dovr essere considerato come un
ricevitore: si eviti lerrore di sommare onde in arrivo in punti diversi. Lampiezza a che
compare nelle Eq.1, 2 il campo elettrico, che viene trattato come uno scalare: questo
(1)

Il caso in cui la differenza di fase vari nel tempo, con ricevitore fisso, richiede calcoli formalmente
identici: anzich di massimi e minimi di interferenza si preferisce per parlare di battimenti.

implica ovviamente che i campi associati alle diverse onde siano (o possano essere
considerati in pratica) paralleli fra loro.
Calcolo della differenza di fase
Una differenza di cammino d comporta una differenza di tempo t ed una differenza
di fase , legate dalle relazioni:
d t
(3)
=
=

2
T
dove T il periodo e la lunghezza donda del mezzo. Per la luce si soliti indicare
con la lunghezza donda nel vuoto: in un mezzo con indice di rifrazione n la lunghezza
donda /n, e d / va sostituito con n d / ; n d detto differenza di cammino
ottico. Per valutare la differenza di fase fra due onde in arrivo sul ricevitore, occorre
anche tenere conto delle eventuali differenze di fase tra le sorgenti e, per i raggi riflessi,
fra raggio incidente e riflesso: nella riflessione vetrosa si ha effettivamente una differenza
di fase (uguale a ) se e solo se i raggi incidente e riflesso stanno nel mezzo con indice
di rifrazione minore.
Fenomeni di diffrazione di Fraunhofer (raggi, sia incidenti che rifratti, paralleli tra loro)
Fenditura rettangolare, con raggi incidenti ortogonali alla fenditura:
2
sin / 2
(4)
I = Im

/2
2
dove =
d sin la differenza di fase fra i raggi provenienti dai bordi della

fenditura, d la sua larghezza, langolo fra il fascio di raggi paralleli considerati e la


normale alla fenditura. Il primo zero di intensit cade sotto langolo R (angolo di
risoluzione) dato dalla relazione
(5)
d sin R =
Fenditura circolare: R e dato dalla relazione:
.
D sin R = 122
dove D il diametro della fenditura.

(6)

Criterio di Rayleigh, due figure di diffrazione sono separate se le direzioni dei raggi
formano un angolo superiore a R .

Problema 1
Sul nostro orecchio arrivano due onde acustiche con ampiezza ao ed a, frequenze fo e
f = f o + f 1 , con f 1 << f o . Se f1 < 20 s -1, lorecchio percepisce massimi e minimi di
intensit (battimenti). Si calcoli lintervallo di tempo t fra massimi successivi.

[ f o = 680 s 1 ; f 1 = 0.5 s 1 ]
Suggerimento. Si utilizzino le Eq. 1 ed 1, ricordando che = 2 f ed interpretando
come un differenza di fase variabile nel tempo.
Soluzione
Con unopportuna scelta dellorigine dei tempi il segnale risultante pu essere cos
scritto:
a o sin o t + a sin o t + (t )
dove o = 2 f o , (t ) = 2 f 1 t .
Lampiezza risultante soddisfa allEq. 1; il suo quadrato quindi:
a o2 + a 2 + 2a o a1 cos(2 f 1 t ) .
Lintensit proporzionale al quadrato dellampiezza ed quindi massima negli istanti in
cui cos(2 f 1t ) = 1 . Si ha un massimo per t = 0; il massimo successivo cade nellistante t
per cui 2 f 1t = 2 . Risulta:
t = 1 / f1 = 2 s .

Commenti. 1) Linverso di t la frequenza di battimento, e coincide con f1 (differenza di frequenza delle


due onde). Se f1 maggiore di 20 s -1, lorecchio non percepisce massimi e minimi di intensit ma un suono
continuo, non puro (che pu risultare sgradevole: si parla di dissonanza).
2) Il fenomeno dei battimenti segnala uneventuale piccola differenza di frequenza fra un segnale campione
ed il suono emesso da uno strumento musicale, e pu essere utilizzato per accordare lo strumento. Per gli
strumenti a corda si pu utilizzare sia la prima armonica che una delle armoniche successive.

Problema 2
Due sorgenti sonore identiche ed in fase, di frequenza f, sono poste nei punti x = 0 e x =
d, il ricevitore posto in x =D, con D>d. Si dica:
a) per quali valori di d si hanno masimi di intensit;
b) quale lintervallo di tempo fra massimi successivi se la seconda sorgente si muove
lungo x con velocit v, sicch risulti d = vt.
[f = 680 s -1, velocit del suono vs=340 m/s, v = 1 m/s]
Soluzione
a) Per lEq.1, si hanno massimi quando la differenza di fase un multiplo intero di 2 ,
e quindi, per lEq.3, quando
(2.1)
d = m ,
m = 0, 1, 2
dove = v s T = v s / f = 0.5 m .

b) Si continuano ad avere massimi quando d soddisfa allEq.(2.1). Si hanno due massimi


successivi per d = 0 e d = , corrispondenti agli istanti t = 0 e
t = / v = 0.5 m / 1m s 1 = 2 s .
Commenti. 1) Si noti lanalogia con il Problema 1: londa emessa dalla sorgente in moto arriva sul
ricevitore con frequenza diversa da f (effetto Doppler-Fizeau); la frequenza aumenta se sorgente e
ricevitore si avvicinano, diminuisce nel caso opposto. La luce proveniente da Galassie lontane spostata
verso il rosso: f diminuisce, le Galassie si allontanano.
2) Per le onde acustiche la variazione di frequenza non dipende solo dalla velocit relativa della sorgente
rispetto al ricevitore, ma dalla velocit di sorgente e ricevitore rispetto al mezzo in cui londa si propaga
(cio laria). Per le onde elettromagnetiche nel vuoto interviene invece la sola velocit relativa sorgentericevitore, in accordo con la teoria della relativit.

Problema 3
Si consideri il dispositivo interferenziale rappresentato in figura, supponendo la sorgente
S puntiforme e monocromatica, e la distanza D cos grande che i raggi in arrivo nel
generico punto P dello schermo possano essere considerati paralleli.
a) Si calcolino i valori di y corrispondenti ai massimi di ordine zero ed uno.
b) Si consideri una seconda sorgente S identica, posta sullasse y: possibile che
questa sorgente, da sola, generi una figura di interferenza i cui massimi coincidano
con quelli calcolati in a)?
c) Detta I(y) lintensit che si ottiene con la prima sorgente, I(y) quella con la seconda
sorgente, quale lintensit quando sono presenti entrambe le sorgenti?
[ = 0.5 m ; distanza fra le fenditure d = 20 m ; D = 40 cm]

Soluzione
a) Le fenditure si comportano come sorgenti coerenti ed in fase; la differenza di
cammino fra i raggi in arrivo in P d sin si ottiene il massimo di ordine zero se
d sin o = 0, o = 0; y o = 0 ;
il massimo di ordine uno se

d sin 1 = ; 1 = sin 1 0.025 rad ; y1 = D tan 1 1 cm .
d
b) Le fenditure si comportano come sorgenti coerenti ma sfasate, con differenza di fase
2 '
d 2 d 1' ) , dove d 1' e d 2' sono le distanze di S dalle due fenditure. Se = 2
=
(

(o un multiplo intero di 2 ), le sorgenti si comportano come se fossero in fase: i


massimi di interferenza cadono esattamente nelle stesse posizioni considerati in a.
Questo si verifica per y ' = 1 cm (i calcoli sono identici a quelli gi effettuati in a).
c) Lintensit risultante la somma delle due intensit.
Commenti. 1) Nel punto di mezzo fra y ' = 0 ed y ' = 1 cm , cio per y ' = 0.5 cm , i massimi di S cadono in
corrispondenza dei minimi di S; se sono presenti entrambe le sorgenti, lo schermo appare uniformemente
illuminato.
2) Una sorgente luminosa estesa pu sempre essere scomposta idealmente in sorgenti puntiformi: si
comprende quindi che con una sorgente estesa lo schermo possa apparire uniformemente illuminato. Nel
caso qui considerato, una sorgente reale pu essere supposta praticamente puntiforme se le sue dimensioni
sono piccole rispetto al valore y = 0.5 considerato nel commento 1.

Problema 4
Su un ricevitore arrivano tre onde di uguale ampiezza a1 ed intensit I1, e sfasamenti tali
che la perturbazione risultante pu essere cos rappresentata:
y = a1 [sin t + sin(t + ) + sin(t + 2 )] .
Detta I lintensit risultante, ed utilizzando il metodo dei fasori, si calcoli:
a) il minimo valore di per cui I = I 1 ;
b) il minimo valore di per cui I = 0;
c) I per = e = 2 ;
d) si rappresenti infine landamento qualitativo di I in funzione di .

Soluzione
a) Si ottiene a = a1 ed I = I1 per = / 2 : la poligonale dei fasori infatti un quadrato.

b) La poligonale dei fasori un triangolo equilatero, = 2 / 3 .


c) Per = due fasori sono opposti e si elidono a vicenda; a quindi uguale
allampiezza a1 del terzo, I = I1. Per = 2 i fasori sono allineati (come per = 0 ):
risulta a = 3a1 ed I = 9I1.
d) Il diagramma periodico, con periodo = 2 .

CAPITOLO IX
TERMODINAMICA
Definizioni
C' =

Capacit termica

dQ
.
dT

(1)

1 dQ
.
m dT
1 dQ
C=
n dT
c=

Calore specifico
Calore termico molare

(2)
(3)

Dove m la massa, n il numero di moli.


Temperatura
Scala delle temperature del gas ideale
T = 27316
. K lim

ptr 0

p
ptr

(4)

(V = cost; ptr la pressione al punto triplo dellacqua);


scala Celsius
(5)
TC = T 27315
. K.
Primo principio
dU = dQ dL
(6)
dQ il calore fornito al sistema e dL il lavoro fornito dal sistema: la relazione pu
essere assunta come definizione della funzione di stato U che rappresenta lenergia
interna del sistema.
Rendimento di un motore termico
lavoro effettuato
;
calore assorbito
per il ciclo di Carnot reversibile = 1 T1 / T2 , (T2 > T1 ) .

Coefficiente di prestazione (o di efficienza) della macchina frigorifera:


Q
K=
;
L
dove Q il calore estratto alla cella frigorifera.

(7)

(8)

Entropia S
f

S f Si =

per trasformazioni reversibili.

dQ
T

(9)

Entropia e secondo principio


Lentropia delluniverso (sistema +ambiente) rimane invariata se tutte le trasformazioni
sono reversibili, aumenta in caso contrario.
Gas ideali
(10)
Equazione di stato
pV = nRT .
R la costante universale dei gas.
Velocit molecolare quadratica media
3k B T
3RT
(11)
v qm =
=
m
M
dove k B R / N A (costante di Boltzmann), m la massa della molecola, M = N A m la
massa molare e NA il numero di Avogadro (numero di molecole in una mole).
Energia interna
1
(12)
RT
2
(f il numero dei gradi di libert: 3 per i gas monoatomici, 5 o 7 per quelli biatomici).
U =nf

Capacit termiche molari


A volume costante CV = fR / 2 ; a pressione costante C P = CV + R .
Equazione delladiabatica reversibile:
pV = cos tan te ;
(14)

(13)

= C p / CV .

Problema 1
Si determini:
a) lenergia interna di n moli di idrogeno a temperatura T e le sue capacit termiche
molari CV e CP;
b) lenergia media E di una singola molecola e la sua velocit quadratica media (si
supponga che la molecola possiede 3 gradi di libert traslazionali e due rotazionali);
c) la velocit quadratica media dellelio He (massa molare 4 g mole-1) e dellargon Ar
(massa molare 40 g mole -1).
[T=300 K, n=1]
Soluzione

5
nRT = 6232 J ;
2
1 dU 5
CV =
= R = 20.77 J / K ;
n dT 2
C P = CV + R = 29.08 J / K .
5
b)
E = k B T = U / N A = 1.035 10 20 J ;
2
per il calcolo della velocit media, occorre considerare la sola energia traslazionale,
1
3
ponendo mv 2 = k B T , dove m la massa di una singola molecola. La massa
2
2
molare dellidrogeneo e m=2 g mole-1, si ottiene:
3k B T
3RT
v qm =
=
=
m
M
a)

U=

3 8.31 J mole 1 K 1 300 K


=
= 1934 m / s.
0.002 kg mole 1
c) I calcoli sono del tutto analoghi e si trova
v qm = 1367 m / s per He;
v qm = 432 m / s per Ar.
Commento. Il calcolo effettuato in b) giustifica il fatto che lidrogeno, che lelemento pi abbondante
nelluniverso, sia praticamente assente nellatmosfera terrestre: la sua velocit quadratica media maggiore
delle velocit quadratiche medie di tutte le altre molecole, ed quindi quella che pi si avvicina alla
velocit di fuga dei corpi dal nostro pianeta (che di 11.2 km/s). Le molecole di idrogeneo presenti negli
strati superiori dellatmosfera che raggiungono la velocit di fuga possono sfugire allattrazione terrestre.
Le stesse considerazioni valgono per i gas rari: nelluniverso lelio il pi abbondante, nellatmosfera
praticamente assente; al contrario, largon relativamente abbondante (~1%).

Problema 2
Si calcoli laumento di temperatura dellacqua di uno stagno di profondit h in una
giornata di Sole di durata t, indicando con S il valor medio del vettore di Poynting, con
il valore medio efficace dellinclinazione dei raggi solari rispetto alla verticale durante
la giornata, e supponendo che solo una frazione dellenergia incidente sulla superficie
dello stagno sia assorbita dallacqua.
[h =1 m; S = 800 W / m 2 s ; = 60 ; t = 10 ore; = 0.1]
Soluzione
Detta A larea dello stagno, lenergia incidente W = S cos A t , la capacit termica
dellacqua C ' = cm c V = c Ah . Laumento di temperatura

W S cos A t .
=
.
C'
c Ah
Ricordando che c = 1 cal / g K = 4186 J / kg K , = 10 3 kg / m 3 , si ottiene:
800 J m 2 s 1 0.5 3.6 10 4 s 01
.
T =
= 0.34 K .
3
1
1
3
4186 J kg K 10 kg m 1m
T =

Problema 3
In un recipiente adiabatico con volume V contenuto azoto con densit . Detti M la
massa molare ed f il numero di gradi di libert di ogni molecola, si calcoli il t empo t
richiesto per aumentare la temperatura di T con una stufa elettrica di potenza P.
[V = 60 m 3 ; = 13
. kg / m 3 ; M = 28 g / mole; f = 5; T = 15K ; P = 2 kW ]
Soluzione
Vale la relazione Pt = C ' T , dove Pt lenergia fornita alla stufa, C= nCV la capacit
termica del gas, n = V / M = massa/ massa molare il numero di moli, CV = 5R/2 la
capacit termica molare a volume costante. Risulta:
nC T V 5 R T
t= V
=
=
P
M 2 P
1.3 kg m 3 60 m 3 5 8.31 J mole 1 K 1 15 K
=
=
28 g mole 1 2 2 10 3 W
= 434 s = 7.3 min
Commento. Il calcolo fornisce lordine di grandezza del tempo che impiega una stufa elettrica a riscaldare
laria di una stanza. Si noti per che si continua ad avere sensazione di freddo fino a che non si riscaldano
anche le pareti e gli oggetti contenuti nella stanza, perch alla sensazione di caldo o freddo contribuisce in
modo determinante lenergia elettromagnetica emessa dagli oggetti solidi contenuti nellambiente (che
aumenta approssimativamente con legge T4, dove T la temperatura assoluta). Questo fatto spiega anche la
sensazione di freddo che si prova in prossimit di larghe vetrate.

Problema 4
Una mole di un gas ideale biatominco ( = C P / CV = 14
. ) si espande adiabaticamente e
reversibilmente fino a dimezzare la pressione. Si calcoli:
a) la temperatura finale Tf, nota quella iniziale Ti;
b) le energie interne iniziale e finale, supponendo che le molecole possiedano 5 gradi di
libert;

c) il lavoro L effettuato dal gas sullesterno, supponendo nota la sua pressione iniziale pi.
[Ti = 280 K; pi = 105 Pa]
Soluzione
a) Utilizzando lequazione di stato

pV = nRT

per eliminare V dallequazione

pV = cos t delladiabatica reversibile si ottiene T p (1 )/ = cos t ., da cui


(1 )/

p
T f = Ti i
= 280 K 0.82 = 230 K .
pf
b) Dalla relazione U = 5nRT / 2 si ottiene:
. kJ ; U f = 4.78 kJ .
U i = 582
c) Il lavoro pu essere calcolato direttamente, utilizzando le equazioni
Vf

L = pdV ;

pV = piVi .

Vi

Si ottiene
Vf

L = pV
i i

Vi

dV =

1
1 V f

pV
]Vi =
i i [V
1

1
1
1

pV
p V pV
Vi 1 =
i i Vf
i i .
1
1 f f

Lequazione di stato fornisce Vi = RTi / pi = 0.0233 m 3 ; V f = RT f / p f = 0.0382 m 3 ;


quindi Eint = 104
. kJ . per pi semplice utilizzare il primo principio della
termodinamica E int = Q + L (L compare col segno + perch il lavoro effettuato
dal gas sullesterno). La trasformazione adiabatica, quindi:
. kJ .
L = U f U i = 104
Commenti. 1) Nelle correnti ascensoniali dellatmosfera la trasformazione di una generica massa daria pu
essere considerata in prima approssimazione adiabatica e reversibile: laria si raffredda. Alla quota di 7 km
la pressione circa dimezzata e la temperatura media di circa 40 K inferiore alla temperatura media al
livello del mare. Nel calcolo qui effettuato la diminuizione di 50 K: si pensi per che in condizioni di
equilibrio termico la temperatura sarebbe uniforme, e che sono sempre presenti molti meccanismi che
tendono a portare un sistema allequilibrio termico.
2) Le espansioni adiabatiche vengono utilizzate in criogenia per raffreddare i corpi.

Problema 5
Una massa m di acqua a temperatura T1 = To T viene versata in una uguale massa
dacqua a temperatura T2 = To + T . Si calcoli la variazione di entropia del sistema
supponendo che il calore specifico c dellacqua sia indipendente da T.

Soluzione
La temperatura finale To, la variazione di entropia la somma delle variazioni che si
ottengono portando reversibilmente una massa m di acqua da T1 a To ed unuguale massa
da T2 a To. Ricordando che dQ = mcdT , si ha:
T
T
dQ o dQ
S f Si =
+
= mc ln o + ln o =
T T2 T
T2
T1
T1
To

To2
To2
= mc ln
= mc ln 2
2 > 0.
T1T2
To ( T )
Commenti. 1) La trasformazione adiabatica ed irreversibile, Sf > Si: laumento di entropia che si ottiene
rappresenta l entropia di mescolamento.
2) I problemi in cui e richiesto il calcolo della variazione di entropia nel passaggio di calore da un corpo
caldo ad uno freddo si risolvono in modo analogo: si calcola prima la temperatura finale, quindi la
variazione di etropia di ciascun corpo.

Problema 6
Un recipiente diviso da una parete mobile in due parti uguali, ciascuna con volume V.
a) Si calcoli la variazione di entropia di una mole di un gas ideale, inizialmente
contenuto in una delle due parti, quando si solleva la parte mobile (si supponga che il
processo sia adiabatico);
b) si effettui lanalogo calcolo, supponendo che inizialmente ciascuna delle due parti del
recipiente contenga una mole di gas, e che i gas siano diversi.
Soluzione
a) Gli stati iniziale e finale del gas hanno la stessa energia interna, per il primo principio
della termodinamica, ed hanno quindi la stessa temperatura. Possiamo quindi
calcolare la variazione di entropia considerando la trasformazione isoterma che
collega i due stati, ponendo dQ = dL (in quanto dU = 0); e
1 RT
dQ dL 1
dV
;
dS =
dV = R
=
= pdV =
T
T
T
T V
V
2V
dV
. R = 115
. J/K
S f Si = R
= R ln 2 = 139
V
V
b) La variazione di entropia del primo gas identica a quella calcolata in a), cio non
dipende dalla presenza o meno di un altro gas nel secondo recipiente. La variazione di
entropia del secondo gas identica, quindi S = 2 R ln 2 .
Commento. Il calcolo effettuato in b) fornisce il caso tipico di entropia di mescolamento. Si noti che se i
due gas fossero identici non si avrebbe nessuna variazione di entropia: infatti lo spostamento delle molecole
di uno stesso gas da un recipiente allaltro (con pressioni e temperature identiche) un processo reversibile,
mentre la diffusione di un gas in un altro gas un processo irreversibile.

Problema 7
Sottraendo con una pompa a vuoto i gas di vaporizzazione dellelio liquido, se ne abbassa
la temperatura. Detta mi la massa iniziale dellelio a temperatura Ti, si calcoli la massa
finale mf di liquido quando la sua temperatura ha raggiunto il valore Tf. Si indichi con K il
valore di vaporizzazione, con c la capacit termica in fase liquida e si supponga che il
processo sia adiabatico.
[ K = 23 Jg 1 ; c = 4 Jg 1 K 1 ; mi = 1 kg ; Ti = 4.5 K; Tf = 3.5 K]
Soluzione
Il calore dQ = K dm ceduto dal liquido durante la vaporizzazione di una massa dm
uguale al calore dQ = cm dT necessario per variare di dT la temperatura della massa m di
elio ancora presente in fase liquida (si noti che dQ, dm, dT sono tutti negativi).
Dalleguaglianza K dm = cm dT si deduce
dm c
= dT
m
K
che integrata fra gli stati iniziale e finale fornisce

[ (

m f = mi exp cK 1 T f Ti

. ) = 0.84 kg .
)] = 1 kg exp(0174

Commento. Per raggiungere temperature molto basse si utilizzano di solito processi adiabatici che
comportano un abbassamento di temperatura: espansione adiabatica di un gas, vaporizzazione adiabatica di
un liquido, smagnetizzazione adiabatica di una sostanza paramagnetica, ..
Il problema fa riferimento ad una delle trasformazioni pi utilizzate intorno ad una temperatura di 4 K (se si
vuole calcolare correttamente T su un intervallo pi ampio di temperature occorre tenere conto del fatto
che c e K dipendono dalla temperatura). A temperature inferiori al grado Kelvin molto utilizzata la
smagnetizzazione adiabatica.

Problema 8
Si calcoli lentropia Sf di n moli di un solido monoatomico a temperatura Tf supponendo
note le corrisponedenti grandezze Si e Ti, e supponendo che la sua capacit termica
molare C sia:
a) costante ed uguale a 3R;
b) uguale ad aT 3, dove a una costante.
Soluzione

a)

dQ
S f Si =
=
T
i

Tf

Ti

Tf

b)

nC dT
= n 3R ln T f / Ti .
T

S f S i = na T 2 dT =
Ti

na 3
T f Ti 3 .
3

Commenti. 1) Il calore molare dei solidi pressoch costante a temperature sufficientemente elevate e
tende a zero per T che tende a zero. Si noti che lespressione trovata in b) permette di porre Si = 0 per Ti =
0, e fornisce

S (T ) =

na 3
T ,
3

mentre il calcolo a) perde significato quando si pone Ti = 0.


2) Il risultato b) in accordo con il terzo principio della termodinamica, che pu essere cos formulato:
la variazione di entropia di un corpo per una trasformazione reversibile tende a zero per T che tende a
zero.
Una delle conseguenze pi importanti del terzo principio la seguente: nessun sistema pu essere portato
allo zero assoluto con un numero finito di operazioni (questa affermazione pu essere assunta come
formulazione alternativa del principio stesso). Per comprendere la relazione fra i due enunciati si
considerino gli andamenti di S in una sostanza paramagnetica per due diversi valori del campo B, e si pensi
che per abbassare la temperatura si operano le trasformazioni rappresentate in figura (si veda il commento
al Problema precedente).

Problema 9
In n moli di un gas ideale monoatomico lievemente conduttore si manda corrente per un
tempo t mediante due elettrodi collegati ad un generatore di f.e.m.
. Detta Ti la
temperatura iniziale, si calcolino le variazioni di temperatura, energia interna ed entropia
in un processo adiabatico, supponendo costante:
a) il volume V del gas;
b) la pressione p del gas.


Soluzione
Il lavoro Le fornito sotto forma di energia elettrica ha in entrambi i casi modulo
8

Le = I t .
a) La variazione di energia interna U = It ; la variazione di temperatura
U
It
,
T =
=
nCV n 3R / 2
perch i gas ideali monoatomici hanno un energia interna U = nCV T .
Per il calcolo di S occorre considerare una trasformazione reversibile fra gli stessi stati
estremi. Si ottiene
Tf
f
Tf
nC dT
dQ
S =
= V
= nCV ln
.
T
T
Ti
i
Ti


b) Il lavoro complessivo fornito al gas nel tempo dt :


dL = Idt pdV
e coincide con la variazione di energia interna dU = nCV dT . Differenziando lequazione
di stato pV=nRT, con p costante, si ottiene pdV = nRdT ; uguagliando dU a dL si ottiene
poi:
nCV dT = Idt nRdT ,


n(CV + R)dT = IdT .


Ricordando che CV+R = Cp, ed integrando, si ottiene
It
T =
.
nC p
(Si arriva pi brevemente allo stesso risultato pensando che agli effetti pratici come se
si fornisse al gas una quantit di calore Q = It e ricordando la definizione di Cp).
C
3
U = nCV T = V It =
It ,
Cp
5


dQ
S =
=
T
i

Tf

Ti

nC p dT
T

= nC p ln

Tf
Ti

Commenti: Lenergia fornita al gas per effetto Joule gioca in questo problema lo stesso ruolo di un calore
fornito, ma deve essere considerata come un lavaro : il calore infatti per definizione lo scambio di energia
derivante da una differenza di temperature.

Problema 10
Un motore termico lavora in ciclo di Carnot, scambiando calore con lambiente esterno, a
tempratura T1, e con un termostato con capacit termica C e temperatura iniziale T2 > T1 .
Calcolare il lavoro totale L che si pu ottenere, supponendo che tutte le trasformazioni
siano reversibili e che labbassamento di temperatura del termostato durante un singolo
ciclo sia trascurabile agli effetti del calcolo del rendimento del ciclo.
[ T2 = 2T1 = 600 K , C = 108 J / K ]

Soluzione
Durante il funzionamento del motore la temperatura T del termostato si abbassa: non si
ottiene pi lavoro quando T ha raggiunto la temperatura ambiente T1. Le ipotesi del
problema consentono di considerare come quantit infinitesime sia la variazione dT di
temperatura durante un singolo ciclo che il calore dQ = C dT ceduto dal termostato, e di
supporre che il rendimento dL/dQ del ciclo sia uguale a (1 T1 / T ) . Si ha quindi:

T1
T1
T1
dL = 1 dQ = 1 C dT = 1 C ( dT )

T
T
T
( dT = dT perch la temperatura del termostato si sta abbassando). Il lavoro totale si
ottiene integrando questespressione fra le temperature iniziale e finale del termostato:
T1

T
1
T

L = 1 1CdT = C T1 ln 1 (T1 T2 ) = 10 8 (300 ln + 300) J = 92 108 J .


T

2
T2

T2

10

ESPERIENZE DI LABORATORIO

1) Confronto di resistenze con il metodo del ponte di Wheatstone.


Le resistenze Rx e Ro da confrontare sono inserite nel circuito rappresentato in figura,

dove c un cursore mobile. R1 e R2 sono le resistenze dei tratti bc e cd di un unico


conduttore filiforme omogeneo e di sezione costante, sicch il rapporto R1/R2 uguale al
rapporto 1 / 2 tra le loro lunghezze. Spostando il cursore si pu fare s che risulti:

Rx
R
= 1 = 1 .
(1)
Ro R2
2
Condizione necessaria e sufficiente affinch si realizzi questa uguaglianza che i punti b
e d siano allo stesso potenziale. La condizione Vb =Vd equivale infatti alle due condizioni
Vab =Vad e Vbc =Vdc . Queste equivalgono a loro volta a
Rx i ' = Ro i '' ,
(2)
R1i ' = R2 i '' ,
e quindi alla (1).
Per verificare la condizione Va =Vb basta controllare che in un amperometro molto
sensibile (ovvero un galvanometro balistico od un milliamperometro) inserito fra a e b
non passi corrente. Lamperometro usato come strumento di zero ed ha la stessa
funzione di un voltmetro molto sensibile.
R(t )
Supposto noto Ro e misurate le lunghezze 1 e 2 , lequazione (1) fornisce per la
resistenza incognita Rx:


Rx = Ro

1


(3)

Calcolo dellerrore.
In ogni misura, in particolare nelle misure indirette, la stima dellerrore sempre molto
delicata. Ci limitiamo qui a calcolare lerrore R x causato dagli errori di misura di
1 e 2 , trascurando tutte le altre cause di errore (deviazione di Ro dal valore nominale;
effetto della possibile differenza di temperaura fra le resistenze R1 e R2, causata dal
diverso valore delle correnti i e i; effetto della resistenza dei fili di collegamento, che
tanto maggiore quanto minore Rx; .).
Gli errori 1 e 2 sono evidentemente uguali perch derivano da ununica misura, che
consiste nel valutare la posizione del cursore c che annulla la corrente nellamperometro.
Valutato 1 = 2 = , si ha:
Rx

=
+
(4)
Rx
1
2
evidente che lerrore della misura grande se una delle due lunghezze 1 e 2 molto
piccola; poich 1 + 2 fissato, un aumento di una di queste grandezze comporta una
diminuzione dellaltra. Per ridurre lerrore conviene far s che 1 sia circa uguale a 2 e,
per lequazione (1), che Rx sia circa uguale a Ro . Per poter realizzare questa condizione
sono disponibili pi resistenze campione, ed una resistenza variabile.


Variazione della resistenza con la temperatura.


La variazione di resistenza con la temperatura permette di utilizzare il ponte come
termometro. La resistenza incognita quella di un filo di platino che a 0 C ha una
resistenza di 100 , disponibile in commercio con la sigla Pt 100.
Nellintorno di questa temperatura la sua resistenza
R(t ) = Ro + t
(5)
dove t la sua temperatura in gradi Celsius, Ro = 100 , = 0.39 / C . Misurata R(t)
con il metodo del ponte, si ricava t dallequazione (5). Per misurare t con una precisione
dellordine del grado centigrado con gli strumenti in dotazione sono richieste particolari
cautele, cercando una compensazione fra le diverse cause di errore (ad es. per quanto
riguarda le resistenze dei fili di collegamento). Per questo motivo, anche disponibile
unapparecchiatura gi compensata, contenente al suo interno tutti gli strumenti necessari
alla misura (a cui vanno collegati i tre fili uscenti dal cilindretto contenente la resistenza
di platino, rispettando i colori delle boccole), su sui si legge la grandezza t = R(t ) Ro .
cos possibile valutare il tempo necessario al raggiungimento dellequilibrio termico fra
il cilindretto ed il corpo di cui si vuole misurare la temperatura, e controllare le misure
effettuate con il ponte.

2) Studio della risonanza in un circuito LCR.


Nel circuito rappresentato in figura la carica q sulle armature del condensatore soddisfa
allequazione

d 2q
dq 1
+ q=
2 + R
dt C
dt


cos t ,

(1)

la cui soluzione q(t) pu essere scritta come somma della soluzione generale
dellomogenea associata e di una soluzione particolare dellequazione completa. La
prima, tendente a zero per t , descrive il regime transitorio, che nellesperimento si
estingue in pratica in un tempo brevissimo (inferiore al secondo) e pertanto non viene
presa in considerazione. Rimane solo la soluzione particolare, la cui derivata dq/dt la
corrente nel circuito, che pu essere cos scritta:
i (t ) = i m cos( t )
(2)
dove:
X ( )
i m = m , tan ( ) =
,
(3, 3)
Z ( )
R
con
1
Z ( ) = R 2 + X 2 ( ) ,
X ( ) = L
.
(4, 4)
C
Z() limpedenza del circuito, X() la sua reattanza.
Variando con m prefissato, lampiezza im presenta un massimo in corrispondenza di
1
o =
,
(5)
LC
Se R sufficiente piccolo il massimo molto accennato, ed una piccola sollecitazione
pu eccitare una corrente intensa: si dice che il circuito in risonanza. I fenomeni di


risonanza si verificano in tutti i sistemi fisici capaci di oscillare, quando vengono


sottoposti ad una sollecitazione periodica con periodo uguale o circa uguale alla
frequenza propria di oscillazione del sistema. Questi fenomeni sono di grande interesse
sia concettuale che pratico, ed il loro studio pu essere effettuato simulando il sistema
mediante un circuito elettrico equivalente. Ad es., lequazione (1) del tutto equivalente,
dal punto di vista analitico, allequazione:
d2x
dx
m 2 +
+ x = Fm cos t
(6)
dt
dt
che descrive le oscillazioni forzate di una particella di massa m soggetta ad una forza
elastica x e ad una resistenza viscosa proporzionale alla velocit.
Studio della curva di risonanza.
Conviene considerare landamento del rapporto i m / m al variare di , cio della
funzione:
1
1
1
,
X
(

)
=

.
(7)
=
C
Z ( )
R 2 + X 2 ( )


immediato verificare che questa funzione:


si annulla per = 0 e ;

massima, ed uguale a 1/R, per = o ; infatti a questa frequenza la reattanza X()


nulla e limpedenza Z() raggiunge il suo minimo valore;
ha una larghezza che dipende unicamente dal rapporto R/L. A misura della
larghezza possiamo considerare lintervallo 2 1 , dove 1 e 2 sono i valori di
per cui il modulo della reattanza diventa uguale alla resistenza:
1
L
(8)
= R .
C

1/Z( )
1/R

1/R 2

La (8) pu essere scritta nella forma L 2 R 1 / C = 0 ed ammette le soluzioni:


2

R
1
R
=
+
2 L
2L
LC

(8)

Interessano le due soluzioni positive:


2

R
1
R
1 =
+ +
2 L
2L
LC
2

R
1
R
2 =
.
+ +
2 L
2L
LC

(8)

e la loro differenza

2 1 = R / L
Il rapporto o / ( 2 1 ) = o L / R detto fattore di merito delloscillatore.

(9)

Commenti.
A misura della larghezza della curva di risonanza si pu assumere lintervallo fra i valori 1 ' e 2 ' di
che dimezzano la sua altezza massima (larghezza a met altezza), e che soddisfano allequazione

X 2 ( ) = 3R 2 : si trovano ancora le equazioni 8 e 9, con R sostituito da R 3 .


immediato verificare che lintervallo 2 1 coincide invece con la larghezza a met altezza della
curva che rappresenta i m2 /


2
m

1 / Z 2 ( ) .

Misure consigliate
a) Si verifichi landamento qualitativo della curva i m ( ) a m prefissato, variando ed
osservando sul monitor delloscilloscopio lampiezza della funzione sinusoidale i (t ) .
Loscilloscopio deve essere collegato ai capi del resistore: si misura cos
VR (t ) = Ri (t ) .


b) Si riporti in diagramma landamento della curva i m2 ( ) ad m prefissato, infittendo i


punti in corrispondenza del suo massimo; si controlli che in questo punto le funzioni
sinudoidali V R (t ) ed (t ) siano in fase, in accordo con la (3).
c) Si misuri L supposto noto R, mediante la relazione (9), che fornisce:
R
(10)
L=
2 1
La differenza 2 1 pu essere ricavata come larghezza a met altezza dalla curva


i m2 ( ) .
d) Si calcoli lerrore relativo L / L dalla relazione:
L R ( 2 1 ) R 2 + 1
=
+
=
+
2 1
2 1
L
R
R
e) Si misuri C e si valuti lerrore C , utilizzando la relazione (5).
Soluzione dellequazione (1).

(11)

La soluzione particolare ha la forma q (t ) = q m sin( t ) .


Con un cambiamento di origine sullasse dei tempi si pu scrivere q (t ) = q m sin t ,
(t ) = m cos( t + ) ; la (1) fornisce poi:
1
L 2 q m sin t + R q m cos t + q m sin t = m cos cos t m sin sin t
C
Uguagliando separatemente i coefficienti di sin t e di cos t si ottiene:
1

L 2 + q m = m sin

C
(12)
R q m = m cos
Si ottiene lincognita qm quadrando e sommando le due equazioni, e lincognita tan
uguagliando i rapporti fra i due membri; derivando q(t) si ricava poi i(t).
Lequazione omogenea associata si integra con il metodo standard per le equazioni
differenziali a coefficienti costanti. La soluzione generale pu essere scritta nella forma:
R
q (t ) = exp
t ( a cos ' t + b sin ' t )
(13)
2L


R
' = o2 ,
(13)
2 L
a e b sono le due costanti arbitrarie. Per i(t) valgono relazioni formalmente identiche. Per
' = 0 , la funzione b sin ' t identicamente nulla e va sostituita con bt.
Se ' reale la (13) rappresenta unoscillazione smorzata. Si noti la stretta relazione fra
la costante di smorzamento R/2L delloscillazione libera e la larghezza della curva di
risonanza delloscillazione forzata.
dove

3) Misure della lunghezza donda con il reticolo di diffrazione


Si invia sul reticolo unonda piana in condizioni di Fraunhofer e si analizza la luce
diffratta in termini di onde piane (cio raggi paralleli). La luce incidente quella di un
laser ed gi approssimativamente piana. Per la luce in uscita, si utilizza una lente
convergente ed un vetrino posto nel piano focale posteriore della lente, montati su un
goniometro. Lasse ottico della lente deve passare per lasse di rotazione del goniometro.
Se il raggio incidente ortogonale al reticolo, la figura di diffrazione presenta dei
massimi molto accentuati (massimi principali) in corrispondenza di angoli m che
soddisfano alla condizione:
a sin m = m ,

m = 0, 1, 2, ... ;

(1)

dove a la costante del reticolo. Se il reticolo costituito da striscie alternativamente


trasparenti ed assorbenti, a la distanza fra i centri delle striscie trasparenti, che possono
essere assimilate a fenditure.
Nota a e misurato m , si ricava .
.
Lerrore
a cosm

(2)
=
m =
m .
m
m
Osservazioni. 1) LEq.(1) valida solo per incidenza normale: si osservi leffetto di una
rotazione del reticolo intorno ad un asse verticale. Si noter che la direzione del massimo
di ordine zero rimane invariata, che gli altri raggi si allontanano (come se diminuisse la
costante del reticolo) e che la figura di diffrazione non pi simmetrica. 2) Qualunque
struttura periodica pu dar luogo a massimi di diffrazione. Con due reticoli di diffrazione
vicini, ruotati di 90o luno rispetto allaltro, si realizza una struttura periodica
bidimensionale: si osservino le posizoni dei massimi, proiettandoli su un foglio o sul
muro. La figura di diffrazione che si ottiene d unidea della figura di diffrazione,
ovviamente pi complessa, fornita da un reticolo tridimensionale (ad es. diffrazione dei
raggi X da parte di un cristallo). La condizione di massimo, cio lequivalente
dellEq.(1), la legge di Bragg.
4) Polarizzazione della luce
Schema dellapparecchiatura
Il fascio di luce che esce dal laser (L) attraversa una prima lamina polarizzatrice
(polarizzatore P), il portacampioni (Pc), una seconda lamina polarizzatrice (analizzatore
A) ed rivelato da un fotodiodo (F). In assenza di fotodiodo il fascio laser pu essere
inviato su un campione posto sulla piattaforma girevole.

Esperimenti qualitativi
a) Polarizzazione per riflessione.
La riflettanza, definita come rapporto fra le intensit delle onde riflessa ed incidente,
dipende dallo stato di polarizzazione dellonda incidente, oltre che dallangolo di
incidenza. Siano R// e R le riflettanze per onde con piani di polarizzazione
rispettivamente paralleli (onda p o TM) ed ortogonali (onda s o TE) al piano di incidenza.
Si verifichi che per incidenza obliqua R// < R , e che esiste un particolare angolo, detto di
Brewster, per cui R//=0. Le osservazioni possono essere fatte sia utilizzando il polaroid
come polarizzatore, ponendolo sul cammino del fascio incidente, che come analizzatore,
inserendolo sul cammino del fascio riflesso. In ogni caso conviene raccogliere il fascio
riflesso su un foglio bianco.
b) Polarizzazione per diffusione.
I fenomeni sono del tutto analoghi e possono essere osservati in modo analogo. Conviene
guardare direttamente il fascio laser, variando langolo visuale. La luce diffusa pi
intensa quando attraversa un liquido: si utilizzi la soluzione di zucchero in acqua.
Lanalogia fra riflessione e diffusione non casuale ed particolarmente evidente se i
raggi incidente e riflesso sono nel vuoto. In questo caso il raggio riflesso generato
unicamente dagli elettroni del vetro, messi in oscillazione dallonda presente nel vetro
stesso (cio dal raggio rifratto). Nella diffusione, il raggio diffuso generato dagli
elettroni del mezzo, messi in oscillazione dal fascio diretto. I raggi rifratto e riflesso
corrispondono quindi ai raggi diretto e diffuso. In entrambi i casi si ottiene luce
totalmente polarizzata quando i due raggi sono ortogonali. Si noti che anche nella
riflessione sulla superficie di separazione fra due mezzi materiali si ha riflessione totale
quando i raggi riflesso e rifratto sono ortogonali, bench vi siano elettroni oscillanti anche
lungo il fascio incidente.
c) Legge di Malus.
Ponendo sul cammino di un fascio di luce due polarizzatori con assi paralleli e ruotando
poi lasse dellanalizzatore di un angolo , lintensit trasmessa si riduce. Con
polarizzatori ideali il fattore di riduzione cos2 , e per = 90 (polarizzatori
incrociati) si ha spegnimento completo del fascio: questo il miglior test per controllare
la qualit delle lamine polarizzatrici. Si consiglia di raccogliere il fascio trasmesso su un
foglio.
d) Propriet ottiche dei mezzi materiali.

Si pu facilmente controllare se una lamina altera lo stato di polarizzazione della luce che
la attraversa ponendola tra polarizzatori incrociati. Ecco alcuni esperimenti semplici ed
interessanti:
1) una lamina di materiale isotropo non altera lo stato di polarizzazione della luce. Il
vetro ed il plexiglas sono di norma isotropi ma diventano anisotropi se soggetti a
deformazioni. Si possono cos evidenziare eventuali tensioni interne di una lastra di
vetro e le deformazioni di una lastra di plexiglas sottoposte a sforzi.
2) Una lamina di materiale anisotropo trasforma luce polarizzata linearmente in luce
polarizzata ellitticamente: comunque si ruoti lanalizzatore non si ha spegnimento.
Solo in due particolari direzioni della lamina la luce esce con polarizzazione
invariata; per materiali uniassici questo si verifica quando il piano di polarizzazione
parallelo oppure ortogonale allasse ottico.
3) Un liquido otticamente attivo ruota il piano di polarizzazione della luce che lo
attraversa: ruotando lanalizzatore di un certo angolo , il fascio in uscita si spegne;
coincide con langolo di rotazione del piano di polarizzazione, a meno di multipli
di . Si osservi che lacqua zuccherata otticamente attiva.
Esperimenti quatitativi
a) Angolo di Brewster ed indice di rifrazione di una lamina
Si misuri langolo di Brewster B , con le seguenti operazioni:
1) Si dispongono laser e piattaforma girevole in modo che il fascio laser e lasse di
rotazione della piattaforma si incontrino pressoch ortogonalmente.
2) Si ponga la lamina al centro della piattaforma girevole e si faccia in modo che il
raggio riflesso sia pressoch coincidente con quello incidente: la lamina sar
pressoch ortogonale al fascio incidente.
3) Si ponga il polarizzatore sul fascio incidente con asse pressoch orizzontale e si ruoti
la lamina fino a che il raggio riflesso (raccolto su un foglio bianco) abbia intensit
minima.
4) Si ritocchino le direzioni del polarizzatore e della lamina fino ad annullare lintensit
del raggio riflesso. Langolo totale di rotazione della lamina sar 2 B .
Si ricavi poi lindice di rifrazione n, che uguale a tan B .
b) Verifica della legge di Malus
Si misuri col fotodiodo lintensit del fascio in uscita dai due polaroid, variando la
direzione dellasse dellanalizzatore, e si riportino in diagramma i valori ottenuti. Se la
curva ottenuta non proporzionale a cos2 , si cerchino le possibili cause di errore.

APPENDICI
A-SIMMETRIE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI
A1- SIMMETRIE
Gli argomenti di simmetria sono di fondamentale importanza per lo studio delle propriet
fisiche dei corpi. Si dice che un oggetto (o una distribuzione di cariche, o di correnti, o un
campo ..) simmetrico rispetto ad una certa operazione (rotazione intorno ad un asse,
traslazione in una direzione prefissata, riflessione rispetto ad un piano, ..) se, effettuata
questa operazione, loggetto appare lo stesso di prima. Gli argomenti di simmetria si
basano sul seguente postulato, che stato cos formulato da P. Curie: leffetto possiede
tutte le simmetrie della causa che lo produce. Il postulato appare evidente di per s ed
confermato dallesperienza (assumendo quindi il valore di legge: la legge di Curie), ma
la sua applicazione non sempre risulta ovvia.
Una prima difficolt, che ci limitiamo a segnalare senza ulteriori approfondimenti, nasce
dal fatto che non sempre possibile separare leffetto dalla causa, o meglio che questa
separazione pu risultare arbitraria. Ad esempio, quando studiamo le distribuzioni di
corrente in unantenna trasmittente ed in una ricevente, naturale considerare la prima
come causa, laltra come effetto. In realt, in natura esistono oggetti che interagiscono,
non oggetti che agiscono su altri. In questa appendice si considerano le cariche e le
correnti come causa, i campi creati E e B come effetto.
Una seconda difficolt legata al fatto che per descrivere le propriet dei corpi, o pi in
generale i fenomeni fisici, si fa uso di grandezze (scalari, vettori, ..) le cui propriet di
simmetria non sono sempre evidenti. Consideriamo ad es. un filo rettilineo indefinito che
porta una carica q ed percorso da una corrente i, e valutiamo i campi E e B creati in
un generico punto P. Il piano , individuato dal filo e dal punto P, un piano di
simmetria per la distribuzione di cariche e correnti (questa distribuzione appare cio
identica alla sua immagine speculare, ottenuta con uno specchio coincidente con ). La
presenza di questo elemento di simmetria fornisce informazioni ben precise sulle
componenti E / / , E , B/ / , B (dove / / e si riferiscono al piano ); per,
paradossalmente, questi vettori non hanno la stessa direzione. Questo deriva dal fatto che
E un vettore polare (o pi brevemente un vettore), mentre B uno pseudovettore, o
vettore assiale (se non strettamente necessario, laggettivo assiale viene omesso in
quasi tutti i testi di Fisica ed anche in questi esercizi). Le definizioni di vettori polari ed
assiali e le loro propriet di simmetria verrano discusse nel paragrafo A4. Per risolvere i
problemi qui proposti sono sufficienti queste semplici regole: su un piano di simmetria
a1) il vettore E giace nel piano ;
b1) lo pseudovettore B perpendicolare a .


Nel dispositivo rappresentato in Figura A1 il vettore E pu avere, oltre alla componente


diretta lungo il raggio r, una componente parallela al filo (che nulla se la distribuzione
di cariche simmetrica anche rispetto al piano che contiene P ed ortogonale al filo). La
direzione di B invece perfettamente definita. Si noti come la figura che si ottiene
rappresentando lo pseudovettore B come un vettore non risulti simmetrica (una


riflessione speculare cambia B in - B ), in apparente contraddizione con la legge di Curie.


In presenza di piani di simmetria pu essere conveniente, per avere una visione intuitiva
delle simmetrie dei campi, rappresentare gli pseudovettori come grandezze dotate di
modulo e direzione ma non di verso.
Per simmetrie di rotazione e traslazione gli pseudovettori si comportano come i vettori,
gli argomenti di simmetria appaiono in entrambi i casi del tutto evidenti.

Figura A1

A2- CARICHE E CORRENTI CON SIMMETRIA Cv .


Hanno notevole interesse le distribuzioni di cariche e correnti che possiedono tutte le
simmetrie del filo di Figura A1. Si tratta del gruppo di simmetrie che viene indicato con il
simbolo Cv e che contiene come elementi tutti i piani passanti per un asse z assegnato e
tutte le rotazioni attorno a questo asse. Si soliti scegliere lasse di rotazione in direzione
verticale: di qui il pedice v; il simbolo indica che il gruppo contiene infiniti elementi di
simmetria. Dalla legge di Curie e dalle regole a1 e b1 si deduce che:
a2) Le linee di flusso di E giacciono su piani passanti per lasse e sono invarianti per
rotazioni intorno allasse;
b2) Le linee di flusso di B sono circonferenze con asse z, ed il modulo di B
costante lungo .


Campi magnetici stazionari


Cominciamo a considerare i campi B creati da correnti stazionarie in un conduttore
cilindrico, in un cavo coassiale ed in conduttore a forma di toroide.
Vale la propriet b2, e la circuitazione di B lungo una sua linea di flusso, cio lungo una
circonferenza di raggio r, :


B ds = Bds = B ds = B 2 r ,


(1)

e per la legge di Ampre uguale a o i , dove i la corrente che attraversa una


generica superficie avente come contorno . Quindi:

B=

o i

(2)
2 r
Se la linea nel conduttore stesso od in uneventuale materiale isolante posto intorno
ai conduttori, la permeabilit o del vuoto va sostituita con la permeabilit = r o del
mezzo. Ovviamente il mezzo materiale deve avere forma tale da conservare tutte le
simmetrie del gruppo Cv (in pratica, r deve essere costante lungo una generica linea di
flusso ). Nelle figure A2, A3 sono riportati gli andamenti delle correnti ed i versi dei
campi per un conduttore cilindrico cavo e per un toroide a sezione rettangolare, in un
generico piano passante per lasse.

Figura A2

Figura A3


Si noti che B nullo allinterno del cilindro ed allesterno del toroide.


Se nel toroide rappresentato in Figura A3 il lato a molto minore di ro , il modulo di B
allinterno del toroide praticamente costante, e diventa rigorosamente costante nel
limite ro .
Le distribuzioni toroidali di corrente qui considerate possono essere bene approssimate
con avvolgimenti toroidali: si manda corrente in un conduttore filiforme avvolto intorno
ad un supporto toroidale, con spire ravvicinate. Conviene scrivere lequazione (2) nella
forma
Ni
(3)
B= o
2 r
dove N il numero di spire. Per a << ro , il raggio r allinterno del toroide praticamente
costante, 2 r la lunghezza totale del toroide ed N / 2 r il numero di spire nellunit
di lunghezza, che viene di solito indicato con la lettera n. Lequazione (3) assume la
forma:
(4)
B = o n i


Per ro si ottiene il solenoide rettilineo indefinito. Il considerare un avvolgimento


solenoidale come caso limite di un avvolgimento toroidale giustifica il fatto che B sia
nullo allesterno ed uniforme allinterno del solenoide, indipendentemente dalla forma
delle sue spire.


Campi elettromagnetici non stazionari.


Il caso pi semplice ed interessante quello di una particella carica in moto su una retta.
Esistono tutti gli elementi di simmetria del gruppo Cv e lasse di simmetria la retta
stessa. La particella crea sia un campo elettrico che un campo magnetico e per i vettori E
e B valgono le propriet a2 e b2. Le stesse propriet a2, b2 valgono per dipoli elettrici il
cui momento di p oscilla mantenendosi parallelo ad un asse z, e per le antenne a dipolo
elettrico.


A3- ALTRI GRUPPI DI SIMMETRIA.


Consideriamo alcuni casi di particolare interesse.
Simmetria sferica.
Si consideri una distribuzione di cariche con densit che dipende solo dalla distanza r
da un punto O, detto polo. In un generico punto P il vettore E sta sulla retta OP, cio
diretto radialmente: infatti qualsiasi piano passante per OP un piano di simmetria, e per
la propriet a1 il vettore E deve giacere sulla retta OP. Il fatto che ogni retta passante
per O sia un asse di simmetria implica poi che il modulo di E sia lo stesso in ogni punto
di una superficie sferica con centro O. Applicando la legge di Gauss alla superficie si
ottiene:
q
,
E=
4 r o r 2
dove q la carica libera interna a ed r la permeabilit relativa delleventuale
dielettrico in cui immersa la superficie . Supponiamo ora che ogni carica si muova
con velocit v diretta radialmente, con modulo che dipende solo da r. La densit di
carica (r ) ed il vettore densit di corrente j = v hanno simmetria sferica, e qualsiasi
piano passante per O ancora un piano di simmetria. Il vettore E continua ad essere
diretto radialmente (per la propriet a1), lo pseudovettore B identicamente nullo (per la
propriet b1). Il vettore di Poynting o1 E B identicamente nullo: le distribuzioni di
cariche e di correnti non irradiano energia. Distribuzioni di correnti con simmetria sferica
possono essere presenti allinterno di un atomo, non generano onde elettromagnetiche.


Spire circolari.
La struttura dei campi creati da una spira circolare e da un solenoide costituito da spire
circolari simile a quella descritta nel paragrafo A2, ma con uno scambio di ruoli fra i
vettori E e B . Pi precisamente detta z lasse di simmetria delle spire:
a3) le linee di flusso di B giacciono su un piano passante per z e sono invarianti per
rotazioni intorno allasse z;


b3) se le correnti variano nel tempo, esiste anche un campo E le cui linee di flusso sono
circonferenze con asse z, ed il modulo di E costante lungo .
Per dedurre queste propriet non sufficiente considerare le simmetrie della distribuzione
di correnti che crea il campo: occorre anche tener conto della struttura delle equazioni di
Maxwell. Pi precisamente, una riflessione rispetto ad un generico piano passante per
z lascia invariata la forma delle spire ma cambia il verso della corrente ed il loro
momento di dipolo magnetico (quindi non un piano di simmetria). Ora, un
cambiamento di segno di cariche e correnti nelle equazioni di Maxwell implica un
cambiamento di segno dei vettori E e B : basta rileggere le propriet a4 e b4 per capire
che un cambiamento di segno delle componenti tangenziali di questi due vettori ne
scambi i ruoli.
Confrontando le propriet a2, b2 con le a3, b3 si comprende perch la struttura delle
linee di flusso dellonda elettromagnetica generata a grandi distanze da antenne a dipolo
elettrico ed a dipolo magnetico sono molto simili fra loro, ma con uno scambio tra E
eB.


A4- VETTORI POLARI ED ASSIALI.


La tipica grandezza vettoriale il vettore r = OP che individua il punto P in un sistema
di coordinate con origine in O.
Si definisce vettore polare, o pi semplicemente vettore, una grandezza che , come r ,
individuata da un modulo, una direzione ed un verso. In una trasformazione di coordinate
le componenti di un vettore si trasformano come le componenti x, y, z di r .
Esistono grandezze per cui intrinsecamente definito il modulo e la direzione, non il
verso. Attribuendo a queste grandezze anche un verso, mediante unopportuna
convenzione (di norma si usa la regola della mano destra), si ottiene formalmente un
vettore, che viene detto assiale (o pseudovettore). Gli operatori che generano
pseudovettori sono tipicamente il prodotto esterno ed il rotore. Si considerino ad es. le
seguenti relazioni:
= r F (1);
F = qv B (2);
= B (3),
dove F una forza, il momento di una forza, il momento di dipolo magnetico. In
queste relazioni esiste sempre uno pseudovettore ( in (1), B in (2)) o tre pseudovettori
(in (3)). Loperatore rotore rot v = v formalmente un prodotto esterno e loperatore
si comporta come un vettore.
facile verificare che le componenti di uno pseudovettore si trasformano come le
componenti x, y, z di r nelle rotazioni di coordinate, ma non in quelle trasformazioni di
coordinate in cui sono presenti una oppure tre piani di riflessione speculare passanti per
uno stesso punto. Si tratta di trasfomazioni che fanno passare da una terna destra ad una
sinistra e che cambiano la regola della mano destra in quella della mano sinistra: nelle
considerazioni di simmetria occorre tenere conto di questo fatto. In pratica, nella
riflessione rispetto ad un piano :


a4) componenti tangenziali di un vettore rimangono invariate, quella normale cambia


segno come mostra chiaramente la figura A4 dove v ' limmagine speculare di v ;
b4) le componenti tangenziali di uno pseudovettore cambiano segno, quella normale
rimane invariata.


Figura A4
molto facile verificare le propriet b4 considerando le equazioni (1), (2), (3). Ad
esempio: se nella (1) r ed F sono tangenziali, normale e nessuno dei tre vettori
cambia segno; se r normale ed F tangenziale, solo il primo vettore cambia segno,
quindi (che tangenziale) cambia segno.
Per quanto riguarda il vettore E e lo pseudovettore B , le conseguenze pi importanti
delle propriet a4 e b4 sono riassunte nelle regole a1 e b1 citate sopra. Infatti in due punti
simmetrici rispetto al piano le componenti normali dei vettori E e E' hanno segni
opposti, per la a4; immaginiamo ora di avvicinare i due punti, fino ad ottenere un unico
punto sul piano: in questo punto i vettori E e E' coincidono (entrambi rappresentano il
campo elettrico nel punto considerato), e questo implica che la loro componente normale
sia nulla. Analogamente, la b1 implica lannullarsi delle componenti tangenziali di B in
un generico punto del piano di simmetria.


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