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LE CIARAMELLE di Giovanni Pascoli

Udii tra il sonno le ciaramelle,


ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
l nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son l sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non pi di nulla, s di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

La parodia: dalla Antologia apocrifa di
Paolo Vita Finzi (pubblicata lultima
volta nei primi anni 80)


LE CARAMELLE - di Paolo Vita Finzi

Oggi ho impastato le caramelle,
le caramelle derba trastulla:
gocce di miele, raggi di stelle,
lievi che sembran fatte di nulla.

Colto ho le bacche sulla pendice
presso la Torre, sul rivo a specchio,
tratto ho la scorza dalla myricae
nei praticelli di Castelvecchio.

Dogni sapore, dogni profumo,
ho messo un poco, senza far torti:
polpa di pesche, spire di fumo,
voci di bimbi, brusio degli orti.

E vho mischiato rose e mortella,
zirli di tordi, fiocchi di neve,
lerica, il vischio, la pimpinella
e il blando e uguale suon della pieve.

Poi con lo zucchero sciolto nel pianto
coperto ho il nocciolo dogni pastiglia:
le asciuga il vento del camposanto
che fra i cipressi freme e bisbiglia.

Mentre singhiozza da presso il rivo
fra il gracidare delle ranelle,
dolce il mio piangere senza motivo
assaporando le caramelle.

Volete ribes, menta, lampone,
gusto di fragola, gusto darancia?
Son dolci e acidule quelle al limone
come le lacrime lungo la guancia.

C la cedrina, ci son le more,
c lamarena, c il ratafi:
e chi le succhia sente nel cuore
una dolente felicit.

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