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FORGETMMENOTES 5 THEO PARRISH, THE LOVE I LOST, 12, Ugly Edits, White Label, 2006 (originale: Harold Melvin

and the Blue Notes)


DEFINISCI GROOVE.

Ve lo confesso, sono una di quelle persone che quando si arrabbia fastidiosissima. Lo so, e rendersene conto un primo, doveroso e importante passo verso la faticosa risoluzione. Il massimo del fastidio risiede fondamentalmente nel fatto che mi capita inconsciamente di non dire pi parolacce e anzi adottare un altisonante quanto antiquato italiano in odor di crusca. Una delle cose che in tali occasioni mi diletto a fare prendere i concetti altrui che in quel momento mi fanno infuriare e chiedere al mio interlocutore di delinearli, usando l'imperativo definisci. Esempio, scena di fantasia: -dovevi fare tu la cucina questa settimana, qui invece un porcile. -definisci porcile, per favore. Una cosa che mi fa andare ai pazzi sono quelli che suonano senza groove. Se si mettessero nei miei panni e al mio arrabbiarmi mi chiedessero quindi -definisci groove, per favore- non avrei dubbio alcuno e risponderei tosto -quello che The love I lost ha, e che tu per mia e nostra malasorte non possiedi affatto. Il groove quella cosa che non si pu definire, che fa s che certi giri ritmici, armonici o melodici possano essere ripetuti all'infinito senza stancare mai l'ascoltatore. In questo senso il detroitiano Theo Parrish ne mette gi una di quelle da enciclopedia. Alla voce groove, per sempre. Il brano fa parte di una serie di esperimenti che Theo chiama Ugly Edits, montaggi brutali. La formula semplice: prende dei pezzi vecchi, pescati dalla sua valigia di dischi, interamente composta da un esercito di bassisti e batteristi neri come la notte con un'unica missione nella vita, farti muovere il sedere di brutto prima che tu possa salutare gli amici, smicciare le donne in sala e ordinare un drink con tempismo calcolato. Presi questi brani, Theo non fa altro, come nel primo hip hop, che tagliare e ripetere le sezioni che hanno il massimo tasso di groove. Insomma fa un distillato di groove, capito? Da qualcosa di grovey estrae la quintessenza: non pi DEL groove, ma IL groove, ladies and gentleman. Vi dicevo, la magia della ripetizione infinita. In questo esperimento Theo Parrish spinge tale concetto al limite massimo, la struttura sbavatissima, ricordo che la prima volta che lo ascoltai mi chiesi se prima o poi cambiasse, ma nel frattempo stavo tamburellando senza accorgermene, quindi comprai il disco. Ricordo che non mi piaceva, ma mi attirava maledettamente. Non saprei davvero come definirlo meglio. In realt la variazione c', ma non pi nel brano, risiede in te che lo ascolti, prestando attenzione prima a una cosa, poi ad un altra. Ammesso che tu non sia sul dancefloor, e l tutta un'altra storia. Questo un pezzo da coreografia immediata, la gente resta spiazzata, poi ci entra dentro e l'intorno diviene una sorta di rituale, qualcosa che ha a che fare con qualcos'altro che hai sentito e provato ma non ricordi dove. La strana percezione che quel qualcosa fosse sempre esistito. Una voce che ti ripete all'infinito move yo mm mm mm. A volte pare dissolvere, poi torna. Non avevi notato la tessitura di percussioni, prima. C'era sempre un piano elettrico molto timido sullo sfondo? A volte ci sono delle pause, che ti farebbero pensare ad un'evoluzione, invece il pezzo torna sempre dov'era partito, fino all'epocale coro I lost it / Sorry I lost it / She was the sweetest , al quale ti unisci senza nemmeno accorgertene. Il testo non allegro ma sei davvero immerso nell'amore. La parte centrale ottima per conoscere gente nuova quanto perfetta per essere cantata con tua figlia

mentre la riporti a casa dopo l'asilo. S, lo ammetto, fa parte della playlist brani da cantare a figli immaginari, in cui ci sono anche Joy to the world e Octopus's garden. Tornando a The love I lost, una di quella canzoni che ha il pregio di farti pensare a cose belle, anche se non tutte le volte che l'hai ascoltata sei stato felice davvero, e questa una cosa davvero rara. Ancora una volta rara perch molto semplice. Una volta la misi nell'autoradio scassato di una vecchia Renault monovolume in una giornata d'agosto infernale, nel mezzo di una coda autostradale vicino a Orte. Ero con dei grandi amici, e la ballammo da seduti come dei minorati mentali. Alla fine per reidratarmi bevvi della coca cola. Penso tuttora a quella coca sgasata e torrida quando ascolto questa canzone, e sinceramente credo fosse una delle coche migliori della mia vita. Joe T Van Helsing

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