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FRANCESCO PAOLO PERCOCO

Il viaggio nellincubo

Tra le montagne della Phrigia nellanno 325 d.C. Il vecchio vescovo Nicola procedeva a bordo del carretto malandato cercando di vedere, nelle tenebre pi minacciose delle tante notti vissute, qualsiasi cosa avanti alla mula che caparbiamente seguiva per suo conto chiss quale fiuto. Non vera neanche la pi flebile luce di una sparuta lucciola sui bordi del viottolo che rasentava paurosamente strapiombi e fossati. Pure la lucerna ad olio che penzolava allinterno del carro si era spenta fumacchiando e, al momento, il Pastore di anime non riteneva prudente fermarsi per provare a riaccenderla anche perch era certo che non ci sarebbe riuscito. Il traballo del carro era ben lungi da quello di una culla e i rumori e rumorini dattorno non ricordavano certo la ninna nanna. Lanziano prelato, solo in cassetta, oscillava ora da una parte ora dallaltra a seconda dei solchi profondi che le ruote sgangherate seguivano o attraversavano e qualche volta sobbalzava decisamente allurto dei massi superati dal carro che faceva di colpo aumentare il tono della sua voce mentre recitava le solite orazioni nellantica lingua aramaica, per lui strumento di maggior meditazione. Libanio, il giovane postulante che solitamente conduceva il carro ove il Nicola ora si trovava, si era allontanato qualche tempo prima montando la cavalcatura pi robusta e fresca, un bardotto dal sorprendente lucido manto corvino, per precedere il suo vescovo e cercare di far preparare alla meglio da qualche parte un sia pur frugale pasto e un alloggio almeno decente che li potesse ospitare per qualche ora. Pass molto tempo prima che al novizio impaurito apparisse una lanterna dai vetri opachi e luridi che emanava, una sporca luce giallognola da una fiamma esigua Questo fioco lume, fiacco e tremolante, che ondeggiava tra gli stridii lamentosi del gancio a cui era appeso, si intravedeva subito dopo una curva a gomito che usciva improvvisa da una gola altissima e franosa. Le creste delle montagne, asciate dal vento impetuoso, lasciavano cadere, rompendo il silenzio assoluto, tra botti e sibili, massi di ogni grandezza: dalle grosse e roboanti scaglie rocciose ai piccoli ciottoli che, sibilando, vagavano da ogni parte frantumandosi in schegge aguzze che rotolavano avanti e dietro il cavaliere.

Per tutto il tragitto, latterrito Libanio, aveva prestato attento orecchio ai rumori secchi e ai rimbombi tonanti del loro precipitare nelle valli senza fine, trasmettendo il suo terrore al bardotto che avvertiva la paura del novizio attraverso il tremolio delle briglie. Il bardotto, come si volle, giunse finalmente di fronte ad un grosso casolare che aveva il lume acceso sulla porta e si ferm. La lanterna non riusciva ad illuminare niente intorno, nemmeno il muro al quale essa era appesa, avvolta comera in un nebbione che la terra esalava sempre di pi man mano che il freddo cresceva; il nuovo arrivato cerc il legno della porta che appariva troppo piccola rispetto alla facciata e toccandolo a tentoni trov una specie di piccola campana incrostata che, sollecitata dal tocco del frustino, emise un inaspettato suono squillante che rimbalz nelleco. Nessuna reazione sembr provenire dallinterno di quella che al buon prete appariva essere una locanda se non un tumultuoso rumore di scanno spostato poi pi nulla, neanche un bisbiglio. Ma la locanda era l, la lanterna era accesa, qualcuno dentro si era pur mosso, pensava Libanio; le sue orecchie pur dolenti per il freddo avevano udito qualcosa. Il chierico, teneva ben vicina a s al sua cavalcatura stringendo fortemente una briglia; lanimale gli parlava con gli occhi e si mostrava riottoso ad avanzare, anzi puntando gli zoccoli si voleva allontanare da quel luogo. Il giovane allung di nuovo la mano verso la campanella, ma, come messo in soggezione dal suono che essa avrebbe nuovamente potuto emettere, decise di bussare sul legno della porta. Il suo pugno incontr le assi ruvide e piene di taglienti screpolature che produssero a malapena un rumore fioco e sordo che nessuno allinterno avrebbe dovuto udire. Ma, dimprovviso, la porta si socchiuse buttando fuori un tanfo sgradevole di cucina rancida. Pass qualche tempo ma nessuno si affacci allingresso. Il cavaliere stringendosi al muso dellanimale che ansimava, decise di entrare. Le teste del bardotto e del suo cavaliere si affacciarono molto cautamente allinterno della taverna che era completamente vuota; solo un vago nascosto rimestare pareva indicare che in quella stanza ci fosse qualcuno. Almeno cos sembrava. Il novizio prese allora coraggio e, senza lasciare le briglie che anzi stringeva pi fortemente come un naufrago la sua tavola galleggiante, chiam con voce che stridendo gli usciva a stento dalla gola: Heum! Oh! Voi di casa! Accompagno un santo vescovo che sar qui or non guari, tra non molto voglio dire, e che desidera un po di minestra calda e un letto pulito.

Veniamo da molto lontano e siamo stanchissimi. Possiamo anche pagare la vostra ospitalit. A queste ultime parole, si ud un trameso soffocato che cess cos come era. Una voce rauca e grave che proveniva inaspettatamente dalle spalle del nuovo arrivato, disse: Una minestracalda ed un letto.. pulito, eehhh, costano. Se tu dormissi come uno straccione, sotto il cielo, allemporion, pure dovresti dare qualche cosa al gestore.per non essere scacciato. Il novizio si volse di scatto e vide controluce una grande sagoma confusa che nellombra stentava a prendere forma: un uomo che reggeva una lucerna allaltezza degli occhi e che doveva essersi nascosto dietro la porta al momento del suo ingresso nella locanda. Poi non posso mica lasciarti andare senza aver messo un bel pezzo di montone succoso e grasso nella minestra e la carne da queste parti scarsa, anzi non ce n. Bisogna arrangiarsi.per trovarla. Ma io so come fare, fidati di me. aggiunse luomo immerso nellafrore nauseante della sua grande corporatura; poi, sorridendo, mostr tra le ombre della stanza i suoi denti aguzzi tutti uguali come quelli di una murena. Accompagni un santo vescovo hai detto? E che cosa ? Come che cos?! E un uomo di chiesa. Fece Libanio. Un sommo sacerdote? Fa lo stesso, sempre due gambe ha! Non vero? Cammina? Sta venendo? Cammina su questa terra, ma non ha pensieri terreni. disse secco il novizio. Non capisco quel che stai dicendo. sar come tu dici. Per, per lospite donore ho un vecchio agnello heumcome dire.dalle carni prelibate..ma, mio caro signore, tutto questo costa e con questo tempo, quass in montagna dove c ancora molta neve, se sei fortunato riesci a mangiare solo radici gelate. Il tuo padrone non avr mancato di portare soldi con s, mettendosi in viaggio per queste contrade.non vero? Mentre diceva questo, un fanciulletto nella sporca lacera tunica, con il volto nero come la pece e due occhi di smeraldo in una cornea bianchissima, si alz a sedere dal suo giaciglio di paglia sito sotto un tavolo in un angolo dello stanzone e, poco dopo, un altro fanciullo pi grandicello mostr il capo nello stesso letto coperto da una pelle dal forte zaffo caprino, lacerata in pi punti e rammendata. Dopo qualche istante una bambinella dalla pelle di miele e dai furbetti occhi neri si affacci da quella che pareva essere la cucina. Maledetto il momento che vi ho permesso di dormire in casa! bestemmi loste arrossendo come un tramonto infuocato da quando si ..persa vostra madre mi

state sempre tra i piedi mentre dovreste stare a guardia nellorto .a scacciare le volpi Fuori di qua, uscite fuori. Non vedete che questo mio granduomo vuole il vostro letto. No, no, un momento, che stai dicendo!? intervenne precipitosamente il novizio allarmato Io..noi non vogliamo togliere il letto a nessuno e meno che meno a questi poveri bambini I poveriche tu dici, stanno da qualche altra parte del mondo. linterruppe il cantiniere, tirando con tutta la forza il braccio di uno dei fanciulli che strill piangendo per il dolore, subito imitato dai fratelli solidali e ormai terrorizzati, che insieme fuggirono fuori delluscio perdendosi nelloscurit, preceduti da sorci e sorcetti pi veloci di loro. Eih!, Uumm! Buon uomo, come ti chiami? Ti hanno battezzato? disse Libanio, come se fosse una cosa scontata, riprendendosi dallo spavento per ci che era accaduto; poi, nel silenzio del suo interlocutore, continu coraggiosamente: Stammi a sentire bene, quello che stai facendo non mi piace affatto e non rester un minuto di pi in un brutto posto come questo. Battezzato? Che vuoi dire? Mi chiamo Marcio e caro il domino meo, mi meraviglio di tegiudichi troppo frettolosamente.. gli rispose loste Devi credermi, quei bambini sono solo dei mangiapane a tradimentoa sbafo, non mi danno il minimo aiuto e da quando la loro mamma mi ha. abbandonato, da solo tiro avanti questa locanda. Loro mi tolgono il pane dalla bocca..sono soltanto delle best.iolineli tratto bene, quant vero...il Dio supremo. Anatema a te, disgraziato. Non nominare il nome di Dio invano. Tu sei una bestia! replic il religioso che si era rifugiato vicino al camino quasi spento, avvolgendosi, come per difendersi, nel mantello temendo laggressiva reazione delloste che invece, guardandolo negli occhi, rispose con voce dal tono inaspettatamente dolce e falsamente accattivante. Io non ho nominato nessuno che ti possa far irritare. Se Giove non ti sta bene va ben un altro degli dei! Per me va bene lo stesso. Lessenziale che come la vostra signoria desidera, ma ti consiglio di non muovervi da dove ti trovi. Sai, l fuori il mondo cattivo e uscire da quella porta potrebbe dire andare in nessun posto che non sia una fossa profonda. Non ho coppieri, n schiave che ti possano intrattenere; aspetta, quindi, buono buono, il tuo vescovo. disse loste continuando a guardarlo di sottecchi in modo strano e chiudendo contemporaneamente a pi mandate la porta della locanda. Ma fece il giovane ospite. Qui intorno ci sono molti delinquenti meglio cautelarsi..non si sa mai. Tagli corto loste.

Qualche ora dopo. Albeggiava appena e, nella gola, lombra delle alte rupi scoscese era sovrana; il carro del vescovo sobbalzando sui sassi aguzzi che lo facevano oscillare da una fiancata allaltra, giunse alla stessa locanda tra continui scricchiolii, dopo la curva tenebrosa che nascondeva la casa. Mancavano ormai pochi metri alla porta e la mula, che aveva conservato straordinariamente il manto bianchissimo nonostante il vento, la pioggia e il fango, si ferm ansimante scuotendo violentemente su e gi il capo; il passeggero allora scendendo da cassetta laccarezz sulla criniera. Cessato il rumore del pietrisco schiacciato dalle ruote e dagli zoccoli il silenzio dattorno si fece assoluto. Amica mia, generosa e forte, disse molto sottovoce il vescovo non vuoi proprio procedere? Lo so: hai male ai calcagni rovinati dai sassi e dalle buche. Facciamo cos: io vado avanti e vedo cosa c, se non vi nessuno e la strada continua senza possibilit di riparo ci fermeremo comunque qui per riposare. E si avvi. Ma la mula gli prese tra i denti il cappuccio impedendogli di proseguire. Ma che fai?! esclam il vescovo accarezzando le rosee narici calde e morbide, dilatate dal respiro affannoso non vuoi che vada? Lo so che sei testarda, ma devi pur convincerti che non possiamo rimanere qui impalati. Non senti le frane che scorrono gi delle vette? Vuoi che si resti sotto un bel tumulo e che nessuno ci trovi pi? Vieni, da brava, seguimi. E in silenzio luomo e la bestia, che ciondolava continuamente il suo testone, ripresero a camminare molto lentamente luno accanto allaltro sul ghiaione scricchiolante. Superato lultimo tratto rettilineo, imoccata una curva a gomito, il vescovo scorse la bettola dove era giunto prima il suo postulante, si avvicin alla casa addossata alla parete rocciosa che incombeva paurosamente su di essa e si rallegr molto quando intravide il bardotto di Libanio che rosicchiava lerba intorno al palo al quale era legato. E arrivato. Pens. Giunto avanti alla porta che non aveva un aspetto proprio invitante, Nicola si guard intorno perplesso per latmosfera che regnava in quello strano posto: ad un lato dellingresso vi erano quelle che sarebbero dovute essere le stalle e che si trovavano desolatamente in uno stato miserando, vuote e dirute ; neanche un pigolo o un volar dali nel cortile mentre una serpe sibil non lontano dai suoi piedi allontanandosi velocemente con suo incedere tortuoso.

Nessuno strepito di animali o rumori di casa. Il vento sfuggiva veloce e algido tra le rocce ed infilandosi come un ago che rammenda nelle grotte, le faceva risuonare. Sia fatta la volont del Signore! esclam a mani giunte il nuovo arrivato guardandosi intorno e non aveva finito questa invocazione che ud un gran fracasso alle sua spalle. Voltatosi di scatto con il cuore in gola, vide il suo carretto piegato su di un fianco con la ruota di sinistra che aveva aperto la sua raggiera in tanti pezzi tra ciuffi derba e fiori di campo. Il Signore ci ama! Ci ha consentito di arrivare sin qua sani e salvi. Disse in un bisbiglio Nicola rivolto verso le orecchie della mula mentre la liberava dalle stanghe per legarla a fianco del bardotto che era rimasto assolutamente indifferente e continuava a brucare la sua erba residua che dopo una notte di gran mangiare, si era diradata disegnando un cerchio brullo intorno allanimale. Laurora a stento si faceva spazio nella nebbia, il freddo era molto intenso. Ma come mai non si vede nessuno con tutto il chiasso che stiamo facendo! esclam ad alta voce il vescovo passandosi una mano sul ciuffo residuo nel suo cranio calvo circondato da una corona di canuti capelli sulle tempie e sulla nuca. Libanio! Sono arrivato, mi ha condotto lAngelo custode. Libanio apri questa porta. Nessuna reazione da nessuna parte. Benedetto ragazzo! mormor Nicola poi, risoluto, prese un grosso sasso e buss con questo ripetutamente alla porta che vibr sotto i colpi facendo risuonare anche la vecchia campana brufolata di ruggine della locanda. La porta finalmente si apr con cupi rumori di chiavarda contornati da cigolii rugginosi. Un momento, un momento. Sto arrivando! esclam loste mentre apriva, strisciandosi le mani sui mutandoni ingrassati. Sia lodato Ges Cristo! disse il Vescovo alzando una mano con lindice teso e il medio leggermente piegato per unirsi al pollice. Oh! Nobil caln, o agatn si sdilinqu con un comico balbetto loste Ma quale onore mi d la tua presenza nella mia dimora indegna: tutto ci che qui si trova, ti appartiene. Ho comodi letti puliti e preparo, cals per la signoria vostra, la migliore minestra che ci siaanche con la carne. Nicola lo guard interrogativamente inclinando di lato il suo viso sospettoso e accarezzandosi la barba bianca. Non stroppiare la lingua greca, parla come sai, io ti capisco. Sia lodato Ges Cristo. torn a ripetere il Vescovo.

Eh!?Ummm come?! esclam loste. E Nicola, insistette rimanendo impassibile: Sia lodato Ges Cristo! Il suo rozzo interlocutore, si ferm di botto, si guard intorno grattandosi una tempia e poi preso come da fulminazione rispose: Ahscomecome dice il tuo compagno di viaggio che ti ha preceduto: sempre e cos sia? Non cos che si dice? Sempre sia lodato, fratello: questa la invocazione che dobbiamo a Cristo. Ora dimmi, amico, dov il tuo ospite, il novizio, un postulante, poco pi che un fanciullo, di nome Libanio coi capelli lisci come i rami di salice piangente che mi ha preceduto sulla strada? Eh? Dov? Oh, mio signoreappunto lo stavo annunziando. Certo che c un prete che dorme in un mio letto. Se mi aveste lasciato il tempo ve lo avrei gi detto; lho nutrito e rifocillato come un figlio che venuto da lontano .. ritornato allovile. Vedo che qualcuno ti ha letto le parabole di Nostro Signore. Bene, sono contento! E perch costui non mi venuto incontro per indicarmi la strada per la tuacasa? Parabole?! Cristo, chi ?! Oh..beh! Questo non lo so. Chiedilo a lui..e l che dorme beato. e aggiunse in un mormorio Ma poi non che c molto da sbagliarsi, il sentiero che conduce qui uno . Non vi sono altre strade. La mia mula zoppica, sapresti medicarla? E il mio carretto ha bisogno di una ruota nuova o che si adatti. Ce lhai? chiese Nicola, aggiungendo Dobbiamo ripartire al pi presto. Ma certo, eccellenzaper. per che fretta! Prima gli uomini e pooi le bestie. Ci sono bestie che sono meno bestie di taluni uomini. linterruppe il vescovo, mantenendo come per cautela luscio aperto. Ma che frenesia avete di andar via tu e il tuo compagnoqui ti troverai benissimonon faccio per vantarmi. Non chiedo molto danaroFuori si fanno brutti incontri! Dici? chiese perplesso il vescovo che finalmente, non senza titubanze, fece il suo ingresso nellosteria. La stanza in cui entr, nonostante facesse ormai giorno pieno, era immersa nella penombra oltre che negli odori pi impensabili. Essa era grande nellimmensit del gelo che era racchiuso tra le sue mura: il freddo allinterno era pari a quello esterno; il vento non trovava ostacoli negli alti inferriati finestroni deformati dalle intemperie che nel tempo si erano abbattute con accanimento su di loro. Libanio, il novizio, nelludire la voce del suo vescovo si alz dal giaciglio di erbe essiccate, poggiandosi su di un gomito con uno intenso sforzo e, con la testa che ciondolava, lo salut calcandosi il berretto sul capo:

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Nicola sei arrivato, finalmente!..Non mi sento tanto beneho cominciato a sentirmi male dopo che questuomo mi ha fatto bere chi sa che cosa. Ma come chiss che cosa! intervenne il cantiniere Un buon bicchiere del miglior rosso con un infuso di camomilla ecerte altre erbemedicinali e salvia.. aggiunse distogliendo lo sguardo dai suoi ospiti Un semplice decotto contro la ..stanchezzabello rinfrescante e ristoratore che mi ha insegnato a preparare una signora gentile, quasi una maga. Bah! Stiamo a posto! gli fece perplesso e con tono opaco il novizio, mentre Nicola strizzava gli occhi come per mettere a fuoco i suoi pensieri. Per te, gran signore, ho da parte una bevanda allessenza di sesamo. Disse loste avvicinandosi alluscio. Lora del mattutino ormai passata, celebriamo tutti insieme le lodi. disse il vescovo assorto nelle sue meditazioni. Alle prime parole dellorazione loste subito esclam: Vado a cercare i miei figli per farmi dare una mano. Non fanno che grattarsi la pancia tutto il giorno. E riapr la porta per poi uscire. Lo stipite si richiuse creando una poderosa corrente daria con la grande cappa che conservava i resti di una miserevole brace, e le ragnatele delle pi diverse forme che operosi ragni avevano intessuto negli anni, sbandierarono al soffio della folata.

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Nel prato nei pressi della casa. Poco dopo, Nicola e Libanio in un prato di asfodli fioriti andavano seguendo un sentiero quasi cancellato dalla vegetazione incolta meditando sulle eresie di Areios, quando da una specie di rialzo roccioso parve loro di scorgere una figura confusa ed informe che si distingueva a malapena. Ma, vedi anche tu? chiese Nicola al suo compagno. Si, mi pare un orso. gli rispose Libanio sottovoce. Un orso? Sei sicuro? No, ma se non un orso comunque un animale molto grosso; conviene rientrare subito. Certo cos lorso lo troviamo di sicuro in casa con quella specie di nostro oste, che il Signore lo benedica! Credo che Ges abbia provato pi di una volta a benedire quel tipo, ma credo anche che dopo tutti i tentativi possibili vi abbia rinunciato. Disse il novizio. Eeeh! Tu dici queste cose, ma sai benissimo che il Signore non abbandona nessuno. disse con sorriso benevolo Nicola. Nel caso del nostro amico, lo avr fatto! insistette secco e convinto il buon Libanio. Non dire sciocchezze e chiedi perdono a Dio! gli ordin imperioso il vescovo dirigendosi verso il luogo dove si era nascosto quello che pareva un animale, lasciando di sasso Libanio che per la paura invece indietreggi. Senza affrettarsi, il vescovo prosegu il suo cammino sino a scomparire dietro unalta specchia. Dopo diverso tempo, nel silenzio assoluto, Libanio mise le mani gelate e sudaticce alla bocca ed emettendo un flebile suono chiam: PadreNicola..padre. Ma tutto taceva intorno. Libanio, raccolto tutto il suo coraggio, ma indeciso sul da farsi avanz di qualche passo in quel campo di fiori pallidi che parevano aprire al lugubre regno dei morti e riprese a chiamare: Nicola, perch non rispondi? Che ti sta succedendo?

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Perdurando il cupo silenzio, il novizio decise di tornare frettolosamente alla taverna pur dubbioso che l avrebbe trovato aiuto. Loste, aperto luscio, ascolt quello che il prete trafelato gli rifer sulla scomparsa del vescovo e senza por tempo in mezzo sorprendentemente gli chiese: Ma i bagaglii bagagli.i vostri bagagli sono sempre qua, nevvero? Certo, nel carro..ora ce ne andavamo a prendere una boccata daria pura portandoci i bagagli appresso! Ma che dici.che centra quello che dici! No, era per essere sicuro disse allora il taverniere, grattandosi il naso aggrinzito per let non pi giovane e accentuatamente ingobbato in pi punti per le randellate prese nelle sue avventure. Ma sicuro di che cosa! Io ti sto chiedendo aiuto per cercare il vescovo e tu mi chiedi dei nostri bagagli. Ma a che gioco giochiamo?! Comunque un gioco che non conosco n mi interessa conoscere e non mi piace per niente. Non trascorse molto tempo che la campana del portone risuon acuta; i due si guardarono interrogandosi con occhi e dopo una nuova scampanellata e qualche attimo di ulteriore indugio andarono entrambi ad aprire, scattando come un sol uomo e sgomitando. Vieni entra, figliola... udirono la voce affannata di Nicola che entrava tenendo per mano una donna lacera e magrissima che si manteneva in piedi a mala pena. Non ricordi? Questa la tua casaquesto tuo aggiunse poi puntando gli occhi acuti come chiodi sulloste che indietreggi come trafitto da mille lame e poi, rivolto sempre allo stesso, aggiunse: Come!? Ti ho riportato a casa la compagna della tua vita, la tua consolazione, la madre dei tuoi bambini, la padrona di questa casa e non labbracci? Grisa!!. Ti credevom...sei scomparsa Tu stai usando la parola credere che una parola per Dio. linterruppe il vescovo. Io pensavo.. Tu stai usando la parola pensare che parola per gli uomini. insistette Nicola. Ioio Ecco, ora dici bene: io e basta; non devi e non puoi aggiungere altro per esprimere il tuo egoismo smisurato. Non la conosco, in quale. Dove lavete trovata? Non esiste altro posto, se non casa tua, ove questa donna deve stare. Tu lhai scacciata senza motivo e senza che per lei vi fosse la possibilit di andare altrove se non allaperto in un miserevole riparo di roccia qua avanti. E una negromante, mi meraviglio di te che sei un uomo religioso, uno del tempio.

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Stupidaggini!! Interroga i morti aggiunse lalbergatore. Ah si? E che le rispondono?. chiese ironico Nicola, aggiungendo Quante cretinerie mi tocca ascoltare in una sola volta. Ecco perch stava in un campo di asfodeli. intervenne Libanio. Libanio! Ti ci metti pure tu! Quante sciocchezze si possono dire in pochi attimi! continu Nicola. Loste preso dallira afferr un bastone nodoso e ritorto che si trovava appoggiato al muro verso il suo fianco e fece mossa di sferrare un poderoso colpo sul capo del vescovo, il quale come se nulla fosse gli si avvicin sorridendo, guardandolo fissamente: E allora non colpisci? Non sei il dominatore dei deboli? Io sono qui inerme al tuo cospetto. Poi, cambiando tono di voce, che divenne dura e rauca, lo spinse in avanti con tal forza che il nerboruto Marcio fu costretto, nonostante ogni sforzo, ad indietreggiare sino al muro alle sue spalle. Questi il diavolo, Dio ce ne scampi! Padre, andiamo via! grid atterrito il giovane novizio. Ma Nicola, corrugando fortemente la fronte gli rispose: Come, Libanio, fuggi dinanzi al diavolo! E questo il momento di lottare. Marcio, inondato di sudore che ne aumentava il fetore, alz il ginocchio destro e di un sol colpo spezz su di esso la pertica che prima brandiva minacciosamente, prese i monconi e li scaravent nel camino facendo sfrigolare i residui della brace che sinfervor ridiventando per un momento incandescente tra energici scoppi e sfavillii inaspettati. Mangiavatroppo! si lasci sfuggire loste quasi con un miagolio di un gatto pronto al combattimento. Comunque non so chi sia! Tu.se vuol stare, se volete che stia al mio servizio, visto che ci siete voi, pu rimanere. Due tavole per farla dormire si troveranno. Uomo, questa la tua donna! Dimentichi che questa casa non tua la sua casa. disse severo il vescovo, lasciando senza replica il suo interlocutore.

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Lincontro con Grisa.

Era accaduto che alcune ore prima dellarrivo di Libanio, Grisa, nottetempo, era stata per lennesima volta cacciata da Marcio, inviperito della freddezza nel talamo della donna che non gli aveva dato ancora un figlio suo. Luomo aveva chiuso dallinterno, con il chiavistello, la porta della bettola impedendo a Grisa di rientrare; quindi la donna, avvolta in una sdrucita coperta si era messa a vagare tra i campi di asfodeli che circondavano la locanda chiedendo aiuto a tutti gli Dei della cui grande potenza aveva sentito parlare da alcuni viaggiatori. Infine, si era distesa in un prato e affranta si era addormentata. Mentre dormiva con un respiro affannoso, Grisa, come in sogno, ebbe la visione di un uomo sconosciuto che dolcemente si curvava verso di lei. In quel momento era in dormiveglia come in ipnosi sotto un cielo che lottava con il buio per conquistare lo spazio e si rannicchi il pi possibile accanto alla capra in un angolo angusto del costone amico. Nicola la trov arrotolata nella coperta come un orso in letargo si tiene stretto nella pelliccia; il volto della donna era emaciato ed esangue, i suoi occhi di un verde leggero come le foglie in primavera, erano cerchiati di un blu profondo e le sottili labbra per il colore livido non si distinguevano pi dal resto del volto. La notte tratteneva da ogni parte i lembi del suo mantello sulla terra per impedire alla prima luce delloriente di rompere il buio; lo sguardo di Grisa vag per il cielo di colore incerto e si ferm sul volto lievemente ambrato di Nicola che la guardava con un dolcissimo sorriso; il vescovo le sollev cautamente il capo offrendole dellacqua che aveva attinto nel cavo della mano alla piccola polla che sorgeva l accanto e accarezzandole i capelli scomposti le parlava delicatamente senza che la donna lo capisse. Nicola le si sedette vicino e Grisa, che era molto diffidente, la donna fu subito fiduciosa e istintivamente gli poggi il capo sul petto tirando un sospiro profondo come per liberarsi da una oppressione cupa e angosciosa. Un grosso scorpione giallastro si mosse dai lembi della coperta che tenevano calda la donna e si allontan velocemente con lirta coda nascondendosi tra le pietre e la polvere. Chi sei? Che fai qui da sola? chiese il vescovo di Mira. Dopo un lungo silenzio, durante il quale il vento sembrava partecipare allattesa, Grisa facendo inorridire il suo ascoltatore e strascicando le parole, prese a raccontare la sua lunga storia di sopraffazione e violenza.

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Quanta cattiveria ignobile. Oh.. Madonna mia! Vieni. le disse con tono assai gradevole Nicola, alzandosi e porgendole le mani delicate e forti. Dove? Ma a casa tua, figlia mia, a casa tua. Come una caracca dalla vela lacera e sfilacciata, rifugiata in un ansa fortunosa, liberata finalmente la sua centina da ogni nefasto accumulo di mare infuriato, riprende stentatamente con il sostegno di una brezza amica la sua rotta tra lontani crepiti di nuvole ancora fosche, la giovane donna si pose sulle sue ginocchia dolenti e si alz stentando tra miseri sforzi poi, dopo un momento di sosta per riprendere lequilibrio perduto, sincammin verso losteria sostenuta da Nicola che continuava a parlarle ingraziandosi sempre pi la giovane che ormai non nascondeva niente delle sue traversie. Nei dintorni, Nicola cercava Libanio per farsi aiutare, lo chiam ripetutamente ma del novizio non vi era pi traccia; allora preg quasi in silenzio proseguendo il cammino. Che dici, abba? le chiese Grisa ansimando violentemente. Una preghiera, figlia mia. le rispose il vescovo con la voce rotta per lo sforzo di sostenere la fanciulla che ormai era quasi un corpo morto. Agli dei? No! Al vero Dio! Io lo conosco? No, ancora non lo conosci. Ma Lui ti conosce. La donna si ferm ancora un attimo e Nicola guardandola in viso si accorse del suo sconcerto e stringendole un braccio la rassicur dicendo: Molti non lo conoscono, ma Lui si fa conoscere.., nessuno lo ha visto mai .ma Lui testimone di ogni cosaC. Vieniandiamo. Come!!?? esclam Grisa, riprendendo faticosamente il cammino. Lui conosce me come conosce te; continu sorridendo il vescovo sa che tu soffri e noi per questo lo preghiamo: perch ci dia consolazione. Al salmo 23 si legge: anche se cammino per la valle delle ombre e della morte non ho paura del male perch tu cammini con me. Come sono belle le parole che hai detto! esclam la giovine. Giunti finalmente avanti alla porta della bettola, Nicola riprese fiato e fece suonare ripetutamente la campana arrugginita che con i suoi tocchi ravvicinati si rifletteva in un eco lontano. La porta si apr e il volto rassicurante di Libanio che si era precipitato alluscio precedendo loste, accolse il vescovo e la donna che laccompagnava ricurva su se stessa.

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Di nuovo nella taverna. Che mi dici del mio carretto, Marcio? chiese Nicola vedendo rientrare loste con un fascio di erbe e radici. Del carretto mi occuper dopo. Lo riparer mentre voi mangiate. E mise sul focolare una pentola di creta riempita dacqua dove immerse i tuberi che aveva inciso con un coltello. Libanio si avvicin sospettoso e Marcio lo allontan bruscamente. Andate a tavola, vi servir. Il vescovo e il novizio si guardarono incerti, poi Nicola disse tirando Libanio per la manica. Non poi che noi si abbia tanta fame. Vero Lib..? Bah! fu lunica espressione del giovane, mentre il taverniere sbatteva violentemente la porta della cucina. Le ore passavano in attesa dellincognito, i rumori nella casa si facevano sempre pi flebili. Libanio nella litania dei suoi monotoni lamenti per la fame stava per andarsene al sonno; Nicola pregava. Non mancava molto al completamento dello spandersi delle ombre lasciate libere dal sole che nella bettola un improvviso e tremendo colpo fece squassare la porta con il frastuono di un ruvido ed improvviso tuono estivo esploso nelle vicinanze. Dopo qualche attimo, un confuso scalpicco di calzari sulla ghiaia accompagn una voce abituata a dare ordini: Apri! E la guardia dellImperatore che te lo comanda! Qualche attimo di profondo silenzio e uno scotimento ancor pi violento fece rabbrividire i cardini delluscio che quasi si schiodarono: Apri!..Ho atteso anche troppo! continu ancora pi minacciosamente il forestiero fuori della porta. Loste si precipit per aprire uno spiraglio e sbirciare fuori, ma un impetuoso spintone lo fece indietreggiare spalancando limposta e scardinando il battente malandato. Nella residua luce del giorno apparve inquadrata dallo stipite, la figura di un uomo darme alto e slanciato, con gli occhi chiarissimi spiccatamente a mandorla e il sorriso enigmatico nel volto apollineo come una statua di un kros arcaico; deciso e risoluto, fece qualche passo allinterno verso il centro della stanza, dando un cenno di attendere sulla soglia ad un altro armigero altrettanto robusto e di bellaspetto, che gli era al fianco.

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Il primo cavaliere, contraendo severamente il viso, si piant nel mezzo del locale allargando le gambe dai muscoli saettanti e affond profondamente senza il minimo sforzo la sua pesante spada a due tagli nel duro battuto del pavimento; poi appoggi ambedue le mani sullelsa che gli arrivava oltre il cinto. Faceva parte del manipolo di soldati persiani di cui Costantino si fidava ciecamante. Era mazdeo convertito e per lui il mondo si divideva in cose buone e cose cattive non vi era via di mezzo. Era vestito con una rossa tunica di cotone sotto di una cotta di pelle foderata ed imbottita; una serie di scaglie di ferro agganciate lun laltra a maglia faceva capolino sotto il mantellone porpora brunito dal fango e dalla polvere; il suo viso era disegnato da una rada corta barba che sottolineava, tra i ricci regolari che contornavano la fronte come una frangetta, lautorit e la fermezza che gi esprimevano i suoi occhi di ghiaccio dal fondo leggermente venato: il suo aspetto incuteva timore a chiunque lo guardasse. Che volete? Io sono povero e non ho mai fatto nulla di m.! ritenne opportuno esclamare, con blandizia miagolante, il taverniere per scusarsi senza essere ancora accusato. Il cavaliere mosse lentamente e con disprezzo il capo ricoperto dal camaglio verso il luogo da dove proveniva questa voce poi, ignorandola, si rigir di spalle e continu con sfrontata indifferenza; Siamo diretti a Nicea; veniamo da Mira dove dovevamo prelevare, per ordine dellImperatore, il vescovo di quella citt e fargli da scortama giunti sul posto non lo abbiamo trovato e ci hanno detto che non ci ha voluto aspettare ed partito senza di noi. Marci fu preso da vero e proprio terrore e fece qualche passo indietro per allontanarsi da Nicola. Abbiamo gi percorso molte altre strade, lungo il massiccio montagnoso sulla costa dove si trova la sua citt, ma nessuno lha visto passare; ora siamo qui sicuri che non lontano. Noi abbiamo degli ordini da eseguire. continu il soldato. Figliolo.figliolo che bisogno cera linterruppe Nicola Ho una et in cui nulla mi fa pi paura e so camminare da solo.ma non viaggio da solo: viene con me il buon Libanio. E l, lo vedi? Padre generoso, tu sei Nicola, vincitore sul male per il popolo dei fedeli! Ecco, sei tu! esclam il milite rabbrividendo e scoprendosi il capo dal camaglio e continu: Ti ho trovato! Io mi chiamo Artane e lui, il mio compagno, Prcoro. Siamo al tuo servizio e sei sotto la nostra prossena. Perch? linterruppe ingenuamente Libanio.

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Ti condurremo da Costantino. continu imperterrito il soldato Il nostro potente imperatore ti vuole. Ha sentito parlare della tua bont gi prima che gli abitanti di Mira ti eleggessero vescovo, loro Pastore e successore degli Apostoli. Gli hanno parlato del tripudio che il popolo ti ha attribuito lanciando nellagor odorosi fichi bene auguranti e fiori profumati nella chiesa di Mira in Licia, citt felice. Che sai tu di queste cose? Conosci Mira e le sue vicine poderose montagne? Eppure un porto di mare non molto importante. linterruppe il vescovo. Invece, conosco molto bene Mira. Il suo porto, disteso nella vasta foce dellAndriaco, pieno di gente che va, gente che viene su molte navi di commercio attirate dagli ampi magazzini di derrate e di grano, costruiti per volont dellimperatore Adriano. Si va bene, ma voleva dire il vescovo per farla finita, ma Artane si era ormai fatto prendere da una foga irrefrenabile e Libanio si dette a tamburellare nervosamente sul tavolo. Molti sono coloro che sanno continu il soldato che ben presto hai abbandonato i giochi dei tuffi repentini tra i filari dei salici babilonesi lungo le rive del fiume contornato di rigogliosi papiri. Si dice che sin da fanciullo ti sei negato alle ardite capriole dei tuoi compagni di giochi per predicare la bont ed elargire la carit. Tu esageri, nessuno mi conosce! gli fece Nicola agitandosi sulla sedia quasi irritato. Si dice che sei stato in Palestina e che la tua nomina a vescovo non fu lasciata al sorteggio quale vago indizio del volere di Dio, ma fu il tuo fervente desiderio di pregare, scalzo, in chiesa il Mattutino quando il sole appena si preannunciava, come uno qualunque tra il popolo ma prima di chiunque tra esso. Dicono che fu questo che indirizz il Sinodo, il clero ed il popolo verso di te, isapostolos, eguale agli apostoli che hanno toccato Cristo. Nicola non volle pi ascoltare, port le sue mani alle orecchie, pieg il volto sino a toccare il tavolaccio, poi fece un cenno con una mano nel vuoto e sospir infastidito emettendo dal cuore un lieve lamento. Perch non mi dici una buona volta cosa vuoi? chiese il vescovo quasi urlando in un moto dira, aggiungendo subito dopo: Che Dio mi perdoni. Artane, dopo un attimo di sorpresa, rosso in volto riprese a parlare: Il Grande di Naisso ci ha dato il supremo incarico di condurti dal mare Licio sino al profondo lago Ascanio in Bitinia nei pressi del quale ti attender la guarnigione che ti porter a Nicea dove, spalancate le porte delle mura, dei templi e della basiliche. Si,siiiii..Vai avanti, benedetto figlio! sollecit Nicola.

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Ti ti attender proprio lui, Costantino il Supremo, per fare il suo discorso di apertura del concilio dei vescovi doriente. E il Papa? domand Libanio che ardeva dal desiderio di incontrare il Vicario di Cristo. Oh! Il papa Silvestro che io sappia non ci sar .ci sar lImperatore. rispose il cavaliere che si inginocchi, subito imitato dallaltro guerriero che si era fermato sulluscio senza richiuderlo come la prudenza,invece, avrebbe suggerito. Da a noi la tua santa benedizione! Padre, conta sulle nostre armi!. Nicola un il pollice allanulare e pieg laria con un veloce e breve segno di croce esclamando: La pace sia con voi, uomini in arme! Le mie sole armi sono le mani giunte che portano conforto ai deboli ed il mio pensiero rivolto a Dio. Avrete fatto molta strada per trovarmi? Padre, siamo pronti ad scortarti anche ora. Nicola, benevolo, lo guard e not il suo viso stanco con la barba non curata, che non cancellava lespressione leale e franca che gli spianava gli occhi grigi chiarissimi contornati dalla fluente chioma che scendeva riccioluta, raccolta sulle sue larghe spalle. Perch vuoi andartene a volta di corriere? Venite da lontano, riposate. Disse ai soldati e continu sorridendo: Volete imitare lallodola che si leva in cerca del primo sole e canta mentre vola instancabile; lo fa per tutto il giorno, non si riposa mai. ma noi non faremo come lei. Voi siete saldi e forti, abituati alle marce lunghe e faticose. Le mie ossa, invece, reclamano un po di riposo e sento come se le mura oscure di questa casa mi vogliano trattenere. Un posto come questo? si sorprese Prcoro. Appunto, uno strano posto, arido, squallido, disumano dove si nasconde la Verit. Non capisco che vuoi dire. disse Artane E Nicola aggiunse per essere sbrigativamente convincente: Loste mi deve riparare il carro e la mula, l fuori, sfinita. Sar fatto quello che vuoi. Prcoro chiuse luscio alle sue spalle e volse intorno gli occhi corrucciati scambiando uno sguardo interrogativo con Artane. Questi poggi pensoso il suo mento sullelsa luccicante della spada che mostrava i due fili seghettati per i colpi parati in battaglia e ordin con piglio di chi ha labitudine a non farsi negare niente: Tu, oste, ci darai da mangiare e stenderai giacigli per noi.

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Prese un coppa ripiena di vino che Marcio aveva versato in suo onore, ne bevve un sorso che trattenne a lungo prima di ingoiare e sentendosi prendere da una strana amarezza disse agli altri: Mi sa che la vigna di questo vino ha germogliato su una tomba, tanta la tristezza di questo alloggio. Poi sedutosi su di uno scanno, si avvilupp nel mantello stringendoselo addosso. Brrr! rabbrivid Libanio Con questi spifferi gelati e affilati come aculei di ghiaccio ci finiamo noi nella tomba!

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Il concilio di Nicea. A Roma, il Papa Silvestro che aveva battezzato Costantino ed era sostenuto da Elena, madre dellImperatore, aveva mantenuto una posizione molto privilegiata e determinante nella conduzione della cosa pubblica e i suoi consigli erano attentamente considerati a corte. Il pontefice, forte della sua posizione politicamente cos influente aveva deciso di farla finita con leresia che in quel tempo minava maggiormente lunit della chiesa creando scompiglio e sconcerto. Questo disordine delle menti influiva non tanto sui comuni fedeli, che a queste cose troppo difficili e astruse davano poco o nessun peso, affannati come erano dalle oppressioni di ogni giorno, ma sui prelati stessi, in special modo i pi elevati, i quali erano particolarmente seguiti e venerati dalle popolazioni da loro amministrate. I vescovi erano vigilati dallImperatore in persona attraverso la sorveglianza minuziosa delle guarnigioni del posto che lo avvertivano di ogni iniziativa che, nelle piazze cos come nelle chiese, avrebbe potuto creare disordine a scapito della compattezza della macchina imperiale. In tantissime citt e contrade, i trecento e passa anni trascorsi dalla morte di Cristo non erano riusciti ancora a cancellare il millenario politeismo radicato nella gente n si era del tutto abbandonata la pratica dellinflizione del martirio che qua e l nelle province sopravviveva. L applicazione di questa feroce pena era sostenuta da burocrati e logoteti, che si conservavano nella muffa delle idee e si opponevano alle nuove filosofie consumando veri e propri soprusi fisici e ideologici. La nuova ideologia, da subito, sub scossoni e contraccolpi:il sapere e la consapevolezza erano vaghi e vagabondi e si arricchivano o impoverivano di connotazioni in tutti i luoghi ove si discettava su di essi. La conoscenza spesso era fatua e superficiale e i capisaldi spirituali di ogni cultura tremavano fortemente di fronte alle novit: uomini dotti e meno dotti si davano un gran da fare con i loro ragionamenti sullinedita dottrina di Cristo per cercare adattamenti del vecchio col nuovo. (doceti, ebiniti, cerintiani e chi pi ne ha pi ne metta). In particolare, in quegli anni, si mostrava alquanto tenace e radicato un prete libico chiamato Areios, che aveva la sua chiesa in Baucalide ad Alessandria. Questi, per quanto incolto, menava un aspetto ieratico ed un parlare suadente che pareva ipnotizzare dal pulpito tutti coloro che lo ascoltavano; la conseguenza fu che

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sempre di pi erano coloro che assentivano alla sua teoria della subordinazione del Cristo alle altre persone della Trinit. Non molto alto di statura, piuttosto arruffato nella capigliatura, svolazzante nella sua tonaca di un blu intenso quasi nero come un tuareg dellAlto Sahara sulla sua cammella percossa dal caldo vento del ghibli. Per chi aveva la ventura di ascoltarlo era difficile non restarne catturato: le sue parole erano dolci, insinuanti e suadenti e si alternavano sapientemente con pause improvvise durante le quali aveva labitudine di accarezzarsi uno dei suoi orecchi cespugliosi fissando or luno or laltro dei suoi ascoltatori pi vicini. Attraverso leloquio di questo prete, larianesimo si andava diffondendo a macchia dolio e penetr non solo tra il popolo comune. Infatti accadde che anche alcuni vescovi, riunitisi ad Alessandria, incominciarono a spingere il dilagare di questo pensiero tra i loro fedeli e per tutto lOriente. Luditorio rimaneva in preda ad angosciosi turbamenti, intrappolato comera dalleloquio bizzarro di questo prete dalla personalit magnetica. Areios era certamente uno strano personaggio, viveva come se indossasse perennemente una maschera della tragedia e per ci stesso era affascinante perch fuori dagli schemi; era addirittura poeta e fine dicitore, che leggeva spesso sui gradini degli altari il suo Talia composto parte in prosa e parte in poesia. In buona sostanza non era che lamplificatore della teoria contenuta nelle pi forbite parole del suo maestro, Paolo di Samsata e le faceva echeggiare con potenza e vigore tra i transetti e le navate delle basiliche; ai dotti di quel tempo pareva veramente straordinario come la potente arte oratoria di Paolo, scettica, cerebrale, sarcastica e pessimistica, riuscisse a convincere, in bocca allincolto Areios, la gente pi comune. Sta di fatto che questo inconsueto predicatore si mantenne incurante delle condanne e minacce di deposizione che gli piovevano sul capo da ogni dove del mondo cristiano; larianesimo stava dilagando come fiume in piena e per il papa non era pi tempo di minimizzare: di tale eresia bisognava non pi prenderne soltanto atto, ma occorreva arginarla e rimettere nellalveo i fedeli suoi seguaci. Il Papa Silvestro, nel 320 d. C., approv di buon grado la condanna di Areios da parte dei vescovi della regione territoriale in cui leretico operava, ma sollecitato a prendere pi drastici provvedimenti, prefer attendere nella speranza del ravvedimento di Areios. Il prete libico per continu nella sua perseveranza per ancora cinque anni ponendo il papa in grave difficolt indeciso tra la misericordia e la fermezza. Linaspettato lappoggio alla dottrina ariana dato da Eusebio, potente vescovo dellimportantissima diocesi di Cesarea, amico e ospite delleretico, fu la goccia che

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fece traboccare il vaso ed il pontefice, rotti gli indugi, convoc un concilio a Nicea al fine di porre un punto fermo di condanna, confidando nella ferma dottrina che avevano sempre professato i vescovi dOriente. Areios si mostr duro a recedere e la sua dottrina non sar annientata neanche dal monaco Basilio, altamente saggio e mistico asceta, che dovette rinunciare al suo eremitico dialogo con Dio per succedere suo malgrado, con la nostalgia struggente per le grotte e gli ipogei, ad Eusebio nella cattedra vescovile di Cesarea. Era appunto il tempo della primavera dellanno 325 d.C. che vedeva svolgere le vicende di Nicola vescovo di Mira convocato dal Papa e dallImperatore e del suo viaggio verso Nicea, citt grande e popolosa della Bitinia, seconda solo a Costantinopoli che limperatore Costantino stava facendo sorgere sulle rovine di Bisanzio.

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Nella bettola

Se per un attimo soltanto riusciste a far silenzio! stava dicendo Nicola rivolto a tutti e nessuno Non il silenzio dai rumori ma il silenzio della mente, ascoltereste lo scricchiolo del vostro spirito e constatereste che esso povera cosa. Appoggi i gomiti sul tavolaccio unto e puzzolente e mise meditabondo la sua testa ambrata ed ormai quasi completamente calva tra le mani. Che vuoi dire? gli chiese il novizio sgranando gli occhi. Quello che ho detto: molti parlano senza dire niente! rispose con dolcezza Nicola picchiettando lievemente le dita sulla fronte corrugata. Latmosfera che si era creata nello stanzone ammorbato si era fatta irreale se non fosse stato per il richiamo al concreto di alcuni intrepidi topolini e qualche robusto sorcio che squittivano per richiamarsi fra di loro correndo per il pavimento breccioso tra i radi pagliericci sistemati alla men peggio dalloste per far dormire quella notte i suoi ospiti. Che schifezza di locanda! Sono pi i topi che gli uomini! disse Libanio in quel momento scartando abilmente un sorciaccio che aveva tutto laspetto di sfida di uno che non si fermava davanti alle gambe di nessuno uomo o cavallo che fosse. Prendila come viene! Nessuno ci autorizza e mettere le vesti di Licurgo, quello che sentenziava a Sparta, n possiamo condannare subito e severamente chiunque incontriamo nella nostra strada. Sia fatta la volont di Dio e tu, buon Libanio, ringrazialo perch ci ha dato generosamente un tetto che ci ripara dallumidit della notte. Certo non una canonica, ma bisogna prendere con gratitudine quello che Lui ci d. disse il Vescovo strofinandosi le mani nel vano tentativo di riscaldarle e alzando gli occhi pazienti verso il soffitto che gocciolava di tanto in tanto acqua non proprio rugiadosa; poi tacque un momento per riprendere a dire: Te lho gi detto: non so perch, ma qualcosa mi impedisce di lasciare questa bettola. Chiss, forse perch ho limpressione che qui si mangi bene. e drizzando la testa guard fissamente negli occhi Marcio che, immiserito da questo sguardo, si volt di scatto per cercare di riattizzare il povero fuoco che si perdeva nel profondo camino incrostato che non faceva altro che affumicare lambiente. Fuori, il sole sembrava voler fuggire da quei luoghi come presago di malaccadimenti inevitabili e si precipit con i suoi ultimi raggi dietro la prima montagna che trov,

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lasciando al buio pi completo la vallata che pure le stelle, a causa di una diffusa nuvolaglia, si rifiutavano di illuminare con le loro flebili luci felici. Un merlo canterino chiam i compagni per rifugiarsi nel sicuro di un fronzoso cantuccio e le lucciole si rintanarono dietro i cespugli confusi mentre i due cavalli che si trovavano nellaia accanto al carretto con la ruota coricata, si addormentarono come presi da catalessi. Allinterno, Marcio era seduto in cucina, guardato dagli occhi verdissimi ed incavati della sua donna che, come un cane abitualmente bastonato, pareva rintanata nel suo angolo di difesa che era condiviso e preferito da tutti i diversi ragni della bettola, i quali sembravano accoglierla come una di loro tra le loro trame leggere ed inquietanti. Dopo aver lasciato alcune torce e un bricco di vino rosso ai suoi ospiti, loste illuminava la cucina con una fiaccoletta rimasta, che umida comera faceva lottare la fiamma con il fumo denso. Tossendo senza tregua, Marcio guardava la donna logorata senza vederla e si mangiava la testa perch non aveva assolutamente nulla da far mangiare ai suoi ospiti, neanche una crosta ammuffita di pane stanto; un vecchio pollo aveva razzolato l davanti, settimane addietro, ma ormai era pi che digerito. Quel pollo gli aveva consentito di ricavare una brodaglia che aveva propinato per giorni e giorni ai malcapitati viandanti che avevano avuto la sventura di fermarsi nella sua locandaccia, allungandola con una misteriosa corteccia degli alberi. In effetti erano stati non pochi coloro che in viaggio da o per Costantinopoli, giunti faticosamente sino a quel valico spaventoso si erano fermati nella bettola di Marcio, lunica nel raggio di mole miglia, per rifocillarsi senza sapere che avrebbero mollato al rapace oste ogni loro bene che si portavano appresso, per ottenere di potersi rimettere in cammino. Il vino rosso che ora si trovava in tavola era ci che era rimasto in qualche buona botte che aveva radunato in cantina il greco Teofane prima che Marcio, tempo addietro, gli facesse selvaggiamente rendere lanima a Persefone, impossessandosi cos della locanda, dei figli in tenera et facendone i suoi schiavetti e della moglie, costringendo Grisa ad essere pronta a ogni suo volere e godendo dei servigi di costei.

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Questi hanno senzaltro oro con loro....eh!.... Certamente.....per fare un viaggio cos lungo. Non posso pi rapinarli. Non tanto per il prete vecchio e il suo giovane appiccicato seguaceuno smidollato..quelli......me li faccio in un balenoavrei dovuto eliminarli prima. Ci sono i maledetti soldati ( che possano sfondare con i loro crani il pavimento dellAde!) ma posso farmi dare una buona parte del loro oro..moltocon i miei servigi ....un buon letto....un buon pasto.....sono affamati. Si guard in giro con la bocca serrata grattandosi il petto sino a graffiarsi. Ho perso tempo con te e con il vescovo; continu ora sono arrivati i militi. Che glinferi li inghiottano e le arpie li dilanino, i maledetti. Sono pure robusti, che sorta di pezzi di bestioni; sembrano arruolati tra i gladiatori. rimuginava a bassa voce il cantiniere. Meno male, se no li avresti gi uccisi e spogliati di ogni cosa! Tuttiii!! gli fece eco sottovoce la donna. Sta zitta, bestia! Quel pezzo di stinco te lo sei mangiato tu, non vero? Ma era la parte restante dello stinco e non vi era pi carne, ma solo vermi! Lo abbiamo tenuto in salamoia per tanto di quel tempo..... E beh! Che vuol dire!? La matrona mangia solo cibo fresco! C, invece, chi lo ha apprezzato e tu sei riuscita a rubarlo! Perch? Vi era altro da mangiare? Ti permetti anche di rispondermi! Devi nutrirti con il mio mangiare? Chi mi obbliga a toglierti la fame che ti spetta? sibil sottovoce Marcio e, mordendosi un palmo della mano per non farsi sentire nellaltra stanza, disse con voce strozzata: Ringrazia che ci sono quelli. Cos dicendo loste, sopraffatto dallira, alz come fosse un fuscello, un pesante scanno per lanciarlo contro la donna che tremando pi si rintanava, ma dopo un attimo di immobilit pens bene di riporlo molto silenziosamente sul terreno e riprese: C tempo...me la pagherai quando spariranno in un modo o nellaltro. La donna fu presa dal panico che la risaliva dal fondo dellanima e scossa da brividi si copr con la coperta umidiccia e sdrucita, tana di pidocchi, raggomitolandosi nella nicchia dei ragni. Il fato fu benevolo con lei: le legnate questa volta non le piovvero addosso, perch luomo sembrava folgorato da un malefico progetto che avrebbe risolto ogni problema nei confronti dei suoi ospiti. Prendi questo scanno, mettilo nelle fiamme, attizza il fuoco che sia poderoso; prendi la pentola pi grande che abbiamo...........dove sono i tuoi figli?

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I miei figli!? esclam lamentosamente dal suo fagotto cencioso la donna. Nooo? Sgualdrina, miei non sono! Dove si sono infilati, quegli sfaticati vagabondi? Tu li nascondi quei mangiapane a sbafo! Non sono io che li nascondo........sei tu che li cacci, tenendoli alla fame, povere creature!

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Intolleranti allinerzia, i due soldati dellImperatore uscirono nellaia per cercare di rimediare al danno che aveva subito il carretto del vescovo per poter ripartire il pi presto possibile. E meno grave di quanto si potesse immaginare. disse Prcoro girando intorno. E si, mi pare che il mozzo, urtando qualche bel sasso o finendo in una buca profonda, si sia spezzato. gli fece eco Artane. No, non si spezzato. gli replic il compagno solo deformato con una piega. Mio padre faceva il carrario ed io da bambino, sin quando sono stato con lui, ho imparato un po larte. Non sapevo che prima di arruolarti facessi il falegname. Caso mai il carraio, che cosa diversa dal falegname, caro mio, ma neanche questo mestiere ho esercitato. Io sin da fanciullo mi sono messo al servizio dellImperatore Costanzo Cloro ed da giovane ho fatto sempre e soltanto la sua guardia; ora essendomi guadagnata con il valore della armi la fiducia degli uomini vicini al Megas, al Grande, servo costui e per lui ho sempre svolto incarichi speciali. E bravo il mio pupillo dei potenti! gli rispose bruscamente Artane che era uno dei pochissimi soldati a saper leggere, avendo imparato da un provvidenziale scrivano quando, insignito, dopo tante e sanguinose campagne militari, dellalta onorificenza al valor militare Sangue dellImpero, era stato messo di stanza a corte nella guardia personale di Costantino. Una stizza tumultuosa lo assal mentre proseguiva arrogante: Io ho i calli alle mani che mi sono venuti stringendo lelsa della spada ed il sangue che ho versato ha aumentato la portata dei fiumi della terra. Lo sanno sinanche i venditori di lupini ed i barbieri dellImpero! ironizz Procoro. Mi prendi in giro, fetido amico? si volt di scatto Artane. No, no, no, stai calmo! Dico solo che sar per il tuo riconosciuto valore che hai avuto il comando in questa missione. gli rispose il compagno darme che, rabbuiato in volto, si diresse verso la locanda. E allora, il carro..? Non lo aggiustiamo pi? incalz bruscamente lufficiale. Laggiuster con le prime luci dellalba. In questo postaccio rispose laltro milite indicando la casa diruta non ci sono torce sufficienti per fare una luce adeguata. E poi due raggi danno segni di frattura imminente e occorre sostituirli anche rozzamente, sia pure con dei rami. Dove trovo ora un albero che abbia rami robusti che possono fare al caso nostro?! Um forse hai ragione. gli rispose Artane accarezzandosi un orecchio. Sei tu che comandi! gli fece scherzosamente Prcoro premendogli lindice sullampio petto.

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Il gesto che era al contempo amichevole e minaccioso fece scoppiare il compagno in una gran risata ripetuta dal velo delleco dissipante che si rifugiava nelle tenebre. Bene, hai ragione, torniamo dal vescovo. concluse allora Artane che si era rasserenato mentre si accostava al suo compagno prendendolo amichevolmente sotto braccio. Un ciottolo, colpito da un calzare che proteggeva il piede possente di uno dei soldati, liberato dal fango si mise a rotolare senza fine sino a sperdersi chi sa dove.

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Nicola sembrava non avere il minimo sonno e seduto al tavolaccio, sorrideva vedendo il povero Libanio che messosi a sedere di fronte a lui, distrutto dalla fatica, ogni tanto inclinava il suo busto lasciando scivolare mollemente il capo ora da un lato ora dallaltro, ora in avanti ora indietro rimanendo a bocca spalancata. Il fragoroso ed inatteso ingresso dei due soldati di ritorno dalluscita di vedetta fece sbandare sulla sedia il novizio che, ormai in sonno e sorpreso dagli improvvisi nuovi rumori e dalle alte voci, precipit al suolo dopo aver vanamente tentato un aggancio con il tavolo su cui era poggiato con i gomiti allargati a compasso aperto. Nel trambusto, il mento fu lultima parte del corpo che tent di trattenerlo sulla tavola rugosa. I soldati si precipitarono a sollevarlo, nascondendo a stento il sorriso e Libanio, rialzandosi ancora assonnato li rimprover lamentoso: Best.ioline, potevate anche avvertire! .. Oh, la mia povera lingua! Iddio ti ha voluto chiudere la bocca per tempo. esclam il vescovo prima che il giovane si riprendesse dal colpo. Chiss quali tremende parolacce sarebbero uscite da quella bocca che il tavolo ha opportunamente chiuso con una sola botta.. Ma come pure opportunamente?! si lagn il giovane prelato Qua si va avanti pure alle intenzioni. Noi ci daremo il cambio e vigileremo che non vi accada niente di spiacevole. intervenne Artane scambiando con la testa un cenno dintesa con laltro soldato che immediatamente usc. E va be. fece Libanio. Badate che siamo arrivati sin qui e nulla ci accaduto. disse scherzosamente il vescovo allufficiale. Non detto che non possa accadere qualcosa finanche qui, in questa latrina che chiamano osteria. gli rispose risoluto il soldato e aggiunse urlando: Taverniere, quando si mangia quel cibo degli dei che ci hai promesso? Siamo affamati, per Giove! Oh!O..Ah.Come per Giove? chiese con tono di deridente rimprovero Libanio, agitando minacciosamente lindice nellaria. Artane sent il sangue raggelarsi nelle vene e grande e grosso comera disse sottovoce:

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Ma cos...si fa per dire! e aggiunse sottovoce in modo che ascoltasse solo il postulante La bestiemmia aiuta noi soldati a vivere, la preghiera aiuta voi altri a morire. Sar cos nei castra, dove ogni cosa consentita a voi soldataccisanguinari. insistette il giovane novizio trattenendosi con le due mani il mento indolenzito. Glauc si sent montare lira dentro il petto, ma prefer ribattere seccamente a voce alta: Vieni nei castra e vedrai! e gli volt le spalle. Non il momento delle liti. sintromise il vescovo.

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La storia di Marciano detto Marcio.

Marciano era della progenie di uno dei soldati romani che qualche tempo prima aveva combattuto in quelle contrade per difendere vanamente i confini dellImpero manifestando nella sua rozzezza coraggio e sprezzo del pericolo; aveva conservato il nome ed accentuato la brutalit del suo avo, aggiungendo alla violenza della forza lempia protervia che lo spingeva a vivere secondo i criteri i pi scapestrati e maneschi. Cives romanus sum. proclamava ai quattro venti, ma nessuno gli avrebbe dato un solo nummo o qualsivoglia altro soldino di credito. Dopo aver menato una vita assai grama, abbandonato dalla madre in tenera et dopo il ritorno del padre a Roma, il nostro fece del pugnale il suo miglior compagno e dellassassinio per i pi futili motivi, la sua maggior gloria. Vivendo allinsegna della pi pura inverecondia, Marciano fu allevato nelle bettole e nei bordelli pi luridi e da grandicello, ingaglioffendosi sempre pi, fu pi volte imprigionato nelle imperiali galere che erano vere e proprie fucine di perfezionamento del crimine. Nel suo vagabondare senza meta riusc ad arrivare perfino a Bisanzio ormai quasi in rovina, da dove se ne fugg precipitosamente facendosi subito notare nel suburbio per le pi luride bestemmie che uscivano dalla sua bocca tra i residui denti acuminati e diradati a causa delle risse e aggressioni in cui era spesso protagonista. Era pagano, ma diceva di non conosceva altri dei se non Afrodite e Marte, di cui si vantava essere figlio, e a mala pena gli diceva qualcosa il nome di Plutone, dio degli inferi a cui mandava tutte le sue numerose vittime. Marciano non aveva precise concezioni sul valore della vita uccidere un cane o un uomo era la stessa cosa per lui. Alle preghiere delle vittime rispondeva in maniera luridamente blasfema con rutti roboanti che riusciva a modulare tra gli apprezzamenti degli straccioni e fannulloni che costituivano laccozzaglia fetida dei suoi abituali amici del buon tempo e che, nelle ombre della notte, lo accompagnavano per vicoli e bettole triviali con urla e fischi nonch altri rumori e sibili di dubbia provenienza.

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In questa frequentazione gli amici incominciarono a chiamarlo Marcio un po come diminutivo del suo vero nome e molto perch nomignolo era lo specchio fedele della sua putrida natura. Il nostro oste si teneva alla larga dai templi perch diceva- lintristivano e non restava a lungo nello stesso luogo perch era inseguito continuamente dalle guardie e dai creditori di gioco. Per sbarcare il lunario, si accodava molto volentieri a piccoli gruppi di suoi simili, i quali solevano spacciarsi per guide esperte, grandi conoscitori di strade e sentieri lungo i quali insinuavano subdolamente - era facile perdersi per chi non conosceva le contrade ed altrettanto facile incontrare malintenzionati. Marcio viaggiava con piccole carovane da una citt allaltra dove gli accadeva sempre pi spesso di giungere da solo o con pochi altri bruti dopo aver razziato i suoi compagni di viaggio che quasi sempre ci rimettevano la vita o, se andava loro bene, i loro averi. Sulle accidentate montagne della Phrigia fece sodalizio con due tipi che lo assecondavano in ogni cosa: Ciriaco lafricano del mare di sabbia della Libia, sfuggito agli egiziani invasori e Taldo di Emssa, laramaico della terra di Aram che i greci chiamavano Siria, cresciuto a suon di ruberie con altri senza patria, lungo tutte le sponde del fiume Oronte. Uniti in simbiosi vivevano come faine pronte a braccare le prede negli anfratti cespugliosi e nelle grotte profonde. Lungo il loro cammino i tre compari lasciavano una scia di delitti, di atrocit e di sangue e pareva che non dovessero fermarsi mai sino a quando nel loro cammino errante, scorsero finalmente una casotta sperduta ed isolata alla quale erano giunti seguendo un impervio sentiero che si inerpicava in un valico. In quel posto i monti non consentivano al sole di affacciarsi se non per poche ore al giorno e le loro impervie pendici franavano continuamente con piccole ma costanti cadute di pietre lungo i loro ripidi costoni. Come uno spartiacque, un insicuro sentiero divideva le vette pi alte passando parallelamente a questa casa dove giunsero Marcio e suoi accoliti.

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La locanda di Teofane. La casa si trovava in un posto strategico perch da essa partiva un sentiero impervio, soffocato da alberi giganteschi e secolari che conduceva ad una laghetto non molto lontano le cui acque, a causa della portata possente di una calda fonte termale che sgorgava dal monte Gargara, erano vorticose e tali si mantenevano per la maggior parte dellanno, salvo che nei periodi di magra in cui lo zampillo della sorgente era scarso e le acque del laghetto rimanevano quiete. Quando le acque erano mosse e vorticose si potevano trarre auspici, rivelazioni e responsi praticando il rito dellincubatio che consisteva nel dormire notte tempo in quel luogo sacro avvolti in pelli di animali. Al mattino successivo le idee sul futuro erano pi chiare. Quasi inevitabilmante, in quel luogo sacro sorse un tempio dedicato al dio Men, un dio lunare poi soppiantato, con lavvento dei romani dal rude Saturno e sebbene il sito fosse raggiungibile solo con grande fatica, era frequentatissimo da devoti che giungendo da Colosse, Cheratapa e da altre localit della Frigia, recavano doni al Dio medico e bellico. Negli ultimi anni il tempio era meno freqentato che nel passato, ma le acque termali erano sempre considerate miracolosamente curative e attiravano ancora pellegrini che accorrevano per curarsi rivolgendosi a Dei incerti e smozzicavano le colonne o i gradini per farne pietre cui attribuivano un forte ed efficace valore apotropaico. Marcio, giunto alla locanda di Teofane buss cautamente alluscio facendo ampi e buffoneschi cenni ai suoi due compari e ordinando loro di nascondersi bene tra le rocce e i cespugli. Un uomo gli apr senza timore asciugandosi le mani ad un lindo grembiule e lo accolse salutandolo: Sei il benvenuto, disponi di questa casa modesta. Ah! Bene, molto bene. Da dove vieni? Quando si viene da tanto lontano un posto vale laltro. Sei un filosofo; dove sei diretto? Ovunque! Non mi rispondi. Visto che il padrone di casa accennava ad aver timore, Marcio invent repentinamente: Aaaa..ad Ancyra. Caspita! E ben lontano. Si meravigli Teofane.

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S e vero, ma i cavalli dal manto dorato si allevano solo in Galatia ed il mio signore mi ha ordinato di portargliene due dozzine. Ho sentito parlare della bellezza dei cavalli armeni, ma i glati non so, non li conosco. Come sono? Il tuo padrone esigente? E forse un re? Ha molti schiavi? Dove comanda? Nello Yemen, lArabia Felix, circondato da schiavetti abbissini. Rispose, sorridendo e senza indugio, il nuovo arrivato che, a sua volta, volle frettolosamente cambiare discorso: Quando si mangia? Teofane, punto nel suo orgoglio di cuoco gli indic un lungo tavolo su cui erano poggiati datteri, dolci, una caraffa di latte, un cratere di vino, poi sulla parete difronte mostr una piccola dispensa piena di pani ancora caldi e, su un ripiano, una montagnola di cotogni aggrinziti che diffondevano il loro profumo. Serviti, sei il padrone. Un po di quello. rispose Marcio indicando il vino. Al tuo servizio. Ho di meglio. gli rispose loste avvicinandosi al camino dove, in un angolo lontano dalla fiamma ben attizzata, era riposto un orcio fumante. Goditi questa delizia. E gli offr del buon vino ben caldo misto a miele. Taldo e Ciriaco, prima che la porta fosse aperta dalloste, erano scomparsi alla vista di chiunque addestrati dai numerosi agguati perpetrati con malvagia perizia e dopo aver fatto nascostamente ripetuti giri intorno alla casa e constatato che non cera altro che le galline ed alcuni cavalli di posta, si accovacciarono di fronte alluscio attendendo che si facesse notte.

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Pass un po di tempo e il nuovo arrivato riusc ad accattivarsi la fiducia e la simpatia del taverniere inventando avventurose menzogne e constatando che quanto il buon taverniere fosse ingenuamente aperto ad ogni accoglienza; poi, allimbrunire, Marcio si affacci alluscio come per prendere una boccata daria tenendo in mano una brocca di terracotta sbocconcellata colma di vino rosso. Era il segnale che aveva convenuto con i suoi compari di malaffare. Lafricano ed il siriano gridando a squarciagola fecero irruzione nella locanda dove, senza por tempo in mezzo, aggredirono loste tra urla animalesche pugnalandolo alla schiena mentre tentava di mettersi in salvo nella cucina. Aiuto!..fuggi Grisa.i.bambKhabiyr..Aaya fu fuggite.. riusc appena a gridare Teofane colpito a morte mentre Ciriaco con un ghigno spaventoso sulle labbra gli vibrava unennesima coltellata nella nuca. Ci volle solo un attimo e Teofane giacque prono con la testa sulla brace del camino; Marcio guard il corpo esanime con visibile compiacimento e lo spost tra scintille e scoppiettii per evitare che il fetore di bruciacchiato che si stava sollevando dalla legna ardente, si diffondesse rapidamente per la casa. Hai sentito? chiese Taldo al suo compagno assassino che si stava strofinando sulle vesti le mani insanguinate. E come no!? rispose Ciriaco con gli occhi sbarrati e arrossati per leccitazione. Qui ci sono donne! esclam a sua volta Marcio, il quale ingoll con bramosia il vino rosso che gli tracim dalla bocca; poi poggi violentemente su di un tavolaccio la caraffa che si scheggi ancor pi profondamente sullorlo formando grossi aculei aguzzi come pugnali. E allora che aspettiamo? Diamoci da fare! incit il malefico Ciriaco. Non vedo donne daaa.. stava per dire il siriano stropicciandosi le mani. Tu? linterruppe Marcio, pulendosi il mento cespuglioso con il dorso di una mano. Ma anche voi, presumo Ti ricordi nellultima carovana quella dolce fanciulla che ti guardava cosi pietosamente mentre .. Che centraera troppo giovane e non . Se non fossi intervenuto io mettendola sotto brutalmentelavrebbe fatta franca. Non cera bisogno di sgozzarla.. come un agnellodopo. Ah, no? E che cosa avresti voluto farne? Non sarebbe cascato il mondo se lavessimo lasciata andare per la sua strada.sempre dopo. Senti il signorino! Voleva farsi un gineceo trasportabile in ogni postaccio che il suo culo frequenta. Che vuoi dire!?

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Quel che anche gli stupidi capiscono..perfino gli abitanti della Beozia si vergognerebbero di te per quanto sei minchione! Beota!!! Tu, capraio della Siria, pur essendo una salsa di stupidit, hai capito benissimo.sei proprio degno di un gineceouna donna che..non.si.tocca.Sei..uneunuco!! . Maledetto! Tua madre ti ha avuto da un cane! esclam Taldo e si avvent contro il compagno brandendo il coltellaccio ancora insanguinato. Marcio lo schiv arretrando il torace che fu appena graffiato dalla punta della grande lama e fulmineamente, avanzando velocissimo, gli conficc in gola lorlo della brocca scheggiata che aveva riafferrato velocemente. Il sangue usc a fiotti copiosi dalla larga ferita molto slabbrata e accompagn lanima di Taldo, se pure aveva unanima, che mor prima di toccare terra. I fatti si svolsero cos repentinamente che Ciriaco a stento si rese conto di cosa stesse accadendo e fingendo indifferenza si diresse verso la cucina. Le donne si trovano in cucina. disse rivolto a tutti e nessuno e scomparve dietro una porta stridente sui cardini mal connessi. Marcio incominci a temere larrivo di altri viandanti che, sebbene prevedibilmente - non fosse frequente per quelle contrade inospitali, poteva pur avvenire e chiam il suo compagno perch gli desse una mano a celare i cadaveri che giacevano sul pavimento. Dalla vicina cucina proveniva una gran tramesto con tonfi, urti, rovinare di stoviglie in frantumi, sordide imprecazioni e un fracasso di mobili spostati e rovesciati; dopo un poco Ciriaco ritorn nello stanzone del camino, sudato e con un gran affanno. Che hai fatto? Lhai trovate? gli chiese Marcio che non senza fatica trascinava per i piedi lesanime corpulento Taldo portandolo verso luscio. Non c nessuno se non topi. gli rispose ansimando Ciriaco che era pi nero di quanto il sole dAfrica avrebbe potuto abbronzarlo. Le troveremo..le troveremo; ora dammi una mano a togliere di mezzo questi qui. E perch..lasciamoli infradiciare dove sono..chi ce la fa fare a farci unaltra sudata per seppellirli. Marcio con il viso che era diventato una maschera raccapricciante, facendo a stento uscire il fiato dalla bocca serrata, gli rispose sibilando: So quello che faccio, animale stolto e rammollito, aiutami a portarli fuori: non faremo alcuna fatica a buttarli di sotto, nel profondo burrone a lato della casa. Fallo tu, si ti aggrada farlo. grid seccato il negro. Il tuo destino segnato. gli rispose molto sottovoce Marcio. Che hai detto? chiese con tono minaccioso Ciriaco. Nulla! fu la risposta.

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Poco dopo, fuori, nei dintorni della taverna.

Il tramonto si era consumato da un pezzo e Marcio si accingeva a rientrare nella locanda, quando sent distintamente una voce di giovane donna che si avvicinava. Vieni, Khabiyr, tardi, corri, vedrai che pap sar preoccupato, ma noi lo faremo contento con queste erbe saporite e profumate che gli portiamo; faremo una buonissima minestra che ti piacer, vedrai ti leccherai le dita. E tu, Aaya, dolcissima come niente e nessuno, ora scendi, non posso continuare a portarti sul petto. Sei grande ormai, puoi fare un po di strada a piedi, vedi la nostra casa vicina. Su, da brava, dammi la manina che la mamma non ti lascer mai. Dopo pochi attimi, il bandito, nella luce rossastra del tramonto che allungava ogni ombra, vide comparire da dietro un albero basso e cespuglioso una donna esile che pareva molto bella e che teneva per mano una bambinella di pochi anni che le camminava accanto sul verde sentiero scivoloso con un andamento incerto e saltellante; poco pi dietro veniva un bambino di pochissimo pi grande della prima. Inaspettatamente uno dei cavalli, legati ad un anello posto sul muro della bettola, si mise a nitrire ripetutamente e Marcio colto di sorpresa non sapeva se nascondersi o farsi vedere; dopo un attimo di esitazione decise che il nascondersi poteva compromettere quello che aveva in mente di fare, perch se fosse stato visto, comunque la donna non sarebbe entrata nella taverna, ma avrebbe quanto meno tentato di fuggire con il rischio di far perdere le sue tracce.chiedere aiuto e..avrebbe reso vano il suo criminale disegno di impossessarsi dellosteria. Egli allora, fermandosi ben in vista, sfoder il pi bel sorriso che la sua bocca spaccata riuscisse a fare, il che metteva in mostra un sinistro sollevar di labbra che, suo malgrado, avrebbe terrorizzato chiunque. La fanciulla nello scorgerlo fu presa da un subitaneo fremito di paura e sinchin per riprendere in braccio la bambina e stringersela al cuore in tumulto, mentre Khabiyr si stringeva alla sua tunica. Che visione infausta! disse sottovoce la donna come rivolta al bambino che, sentendo da pelle a pelle il tremore della madre, fu permeato dallatmosfera di paura che avvertiva essere sorta intorno e scoppi in un pianto dirotto. Oh! Perch piangi, fagottino? Non cos che ti chiama la tua mammina? incominci, avvicinandosi ai tre, Marcio con affettata e mal celata blandizie non sar io che ti avr spaventato. Sono veramente cos brutto? La ragazza indietreggi e Marcio si ferm di colpo.

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Qual il tuo riverito nome, domina mea? Sar bellissimo come il tuo aspetto, ne sono certo e mi giocoheum! Ecco, vediamo.ti chiami Grisa, non vero? Tuo marito. La giovane, colta di sorpresa, si ferm nel pallore della sua ingenuit spalancando di pi i suoi occhi di smeraldo e .. Come sai il mio nome? Heumlho capito dai tuoi capelliGrisa non significa dorataaurea? Conosci Teofane? Sei un viandante che ha cercato asilo da noi.nella nostra umile casa? Oh! Come noTeofras..loste. Ah! Si, si, dormiamo qua stanotte, tuo marito ci sta preparando qualcosa da mangiare. Dormirete? Heum! Si proprio cos, siamo in tre.No, che dico siamo due; c Ciriaco con me, una cos brava persona! Venite da molto lontano? E si, da molto, molto lontano. E siete diretti? Lontanomolto lontano. Rispose il malavitoso e aggiunse sottovoce Dagli inferi verso gli inferi. Come? cerc di capire meglio la fanciulla. Andiamo dove gli dei hanno voluto che noi si vada! Perch non rientriamo a casa. Voglio vedere Teofane. Disse la donna. E quello che voglio. Entriamo. Rispose, con inaspettato tono di comando, Marcio.

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Nella taberna.

Nella taberna tutto era in ordine, solo una sedia rovesciata era il segno incerto della precedente colluttazione; non vi erano tracce di sangue evidenti perch sul pavimento era stato riportato terreno e ghiaia e le suppellettili in quella stanza non erano state toccate, tranne la brocca di Marcio che ormai giaceva in fondo al dirupo insieme ai corpi di Teofane e Taldo. Quel carognone ha avuto paura e ha rifatto casa. pens soddisfatto Marcio guardando il compare. Il camino sputava scintille come per liberarsi del puzzo che in parte persisteva nel locale. Che puzza! disse appena entrata la ragazza. Oh! beh! E il nostro arrosto che sta cuocendo troppo. mormor Marcio a testa china. Vado ad avvertire mio marito! E strano come non se ne sia accorto. E che fretta c, quello che doveva bruciare ormai accolto nell Ade da Proserpina. disse con voce roca ed improvvisamente eccitata, Ciriaco mentre se ne stava seduto con le braccia cariche di muscoli conserte e poggiate sulla tavolo. Non capisco! esclam con voce tremante Grisa: Teofane, Teofane dove sei? grid con quanta forza aveva in corpo. Non gridare.non c..non ti sente. disse il gigantesco negro alzandosi lentamente facendo perno sui palmi delle mani; poi si avvicin con una lentezza esasperante col capo inclinato allindietro e la braccia possenti protese verso la donna che aveva ripreso a tremare come fosse scossa da unimprovvisa e altissima febbre. Prendi questa, Marcio. disse brutalmente Ciriaco mentre afferrava per la spallucce la bambina che pi si abbrancava alla madre. Khabiyr che si era frapposto fu scaraventato verso la porta rimanendo tramortito. Marcio che non si aspettava lazione cos subitanea del compagno, rimase per qualche attimo a pensare e fu come se il futuro immondo gli passasse davanti agli occhi; fu lesto nel prendere Aaya che ormai penzolava nellaria tenuta da una mano di Ciriaco che lavrebbe lasciata cadere da un momento allaltro, quindi poggi per terra la bambina ammutolita dal terrore.

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Grisa cerc in ogni modo di difendersi divincolandosi come una serpe morente, ma il corpaccio delluomo la sopraffece agevolmente. Marcio fu lesto a porsi alle spalle del compagno; un le mani in un unico pugno come un maglio e sferr un colpo pesante come granito alla nuca dellafricano spezzandogli allistante il collo che ciondol sul corpo cadente. Ciriaco si afflosci sulle ginocchia con gli occhi rossi e spalancati per lo stupore e lincredulit e rimase immobile qualche istante, sentendosi addosso lodore acre del deserto di Libia, sino a quando non si accartocci sulla ragazza stringendo la sua veste lacerata fin quasi a soffocarla. Fu da allora che Marcio si ferm nella taverna a godere come e quando ebbe voglia di Grisa, ospitando nella sua bettola gli stanchi viandanti che tra anfratti e dirupi, attraversavano la Phrigia per arrivare a Nicomedia o ad Heraclea o qualsiasi altro posto sul Ponto Eusino che non sempre, grazie alle cure e allospitalit delloste, riuscivano a raggiungere.

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Nella locanda.

In questa bettola ormai cadente, teatro di cos nefaste avventure, aveva chiesto ricovero Nicola con il suo novizio Libanio e in questa taverna, ora, Marcio seduto si dondolava davanti alla brace sempre pi esausta, su un basso sgabello che lo reggeva a fatica con le enormi mani inerti sulle sue poderose cosce. In cucina, da una bassa finestrella inferriata che dava luce alla contigua cantina, occhi vividissimi di furetto guardavano dintorno senza essere visti. Tre bambini si nascondevano alla vista, terrorizzati dall omone che loro ben conoscevano e che si trovava nel vano contiguo. Khabiyr non aveva pi di sei, sette anni e si era sempre preso cura dei suoi piccoli fratelli che amava moltissimo; le angustie che Marcio distribuiva nonostante fossero accanitamente protetti dalla madre, aveva legato tra loro i bambini in un vincolo morboso e soldale. Aaya era un bimbetta bruna vivacissima con i capelli corti che appena le coprivano le orecchie e la fronte con gli occhi dalle grandi pupille nere, vispi vispi, che si arricciavano ad ogni sorriso; irrequieta e spigliata teneva testa con fervida, briosa e incosciente allegria ai comportamenti crudeli di Marcio, che per lei non nascondeva una particolare e inquietante predilezione. Il terzo bambino era negro, dal nome inconsueto, Adautto, ed era continuamente strappato allabbandono in cui lavrebbe volentieri lasciato colui che ben sapeva di non essergli padre. Grisa, in compenso, lo seguiva con continua ed ostinata cura e riempiva questo figlio di maggiore commuovente tenerezza nella brutalit dellambiente famigliare. Marcio si era rifiutato finanche di dare un nome a questo bimbo dalla pelle nera e lo chiamava, appunto, Adautto che vuol dire semplicemente Aggiunto agli altri. I tre bambini erano perennemente affamati per la denutrizione in cui li teneva Marcio ed erano sostenuti a mala pena con i cibi rifiutati (quanto cerano), le erbe ed il latte di una capretta dalla lana nera che la madre adducendo di averla smarrita, custodiva ben nascosta legata ad un ritorto e spettrale ramo di un rappreso albero di cotogno. Quellalbero, simbolo dellamore e della fertilit, era fuori del contesto naturale di quei luoghi e proprio per ci che rappresentava, era stato comprato, tempo addietro,

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in un mercato della costa, piantato e caparbiamente curato durante gli anni dalla stessa Grisa che, nonostante laltitudine e le avversit del clima, ne coglieva i frutti dolcissimi come il miele anche fuori stagione come se lalbero volesse esprimere la sua per gratitudine per le cure che riceveva. Dopo larrivo di Marcio, Grisa non aveva pi potuto curare la pianta come aveva fatto in passato e la pianta aveva perso ogni suo rigoglio. Ogni qual volta era cacciata da casa, Grisa si rifugiava dietro un riparo naturale che era stato opportunamente scelto dalla donna perch si trovava dietro un costone battuto continuamente da un vento che portava lontano gli odori e rumori della capra e dove la buona erba cresceva in quantit vicino ad una piccolissima sorgente. Quando si fermava qualche stanco ospite, Grisa cercava di tenere lontano i bambini perch non assistessero alle efferatezze che spesso, quello che loro consideravano padre, consumava derubando, uccidendo e accumulando ricchezze che ammonticchiava senza senso tra le assi delle pareti e negli interstizi pi nascosti dei muri. Marcio costringeva la donna a ripulire, con grande disgusto, lo stanzone della bettola dal viscidume che le azioni delittuose delloste lasciavano in ogni dove, pena le nerbate crudeli con il cordone della cintola che segnavano sempre pi la sua fragile pelle color latte.

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Intanto, in attesa del promesso lauto pranzo.

Nello stanzone della bettola si gelava, il novizio si agitava sulla seggiola per rispondere a qualche brivido. Il silenzio che viene dalla cucina non promette niente di buono. si lamentava Libanio che cominciava a sentire nel mugolare della pancia qualche acuto segno di vera e propria fame. Meno male che mi sono rimaste queste tre noci secche. continu il novizio con lacquolina in bocca rovistando in una piega rattoppata allaltezza del cinto della tunica che fungeva utilmente da sacchetto capiente. C chi digiun quaranta giorni nel deserto e tu per un po di appetito ti lamenti. Lo rimprover Nicola. Altro che appetito, non ci vedo pi dalla fame! ripose sempre pi lagnoso il buon Libanio contratto in un ennesimo brivido. Non ci vedi pi? Non ti perdi niente, qui c nulla da vedere. ironizz il vescovo dando uno sguardo alle tracce di latte di calce che una volta colorava le pareti scrostate e segnate da rigagnoli di umidit. Il chierico esit qualche attimo, poi continu: Mah! se ne volete ce le possiamo dividere. e frantum i frutti tra le due mani ponendosene un pezzettino in bocca e sogguardando il vescovo per avere la sua approvazione. Quelle noci mettile da parte, Libanio, vedrai che ci serviranno. gli disse Nicola fermando lo sguardo nei suoi occhi. Il buon novizio scuotendo il capo melanconicamente ripose nel suo sacchetto i gherigli ben puliti schiacciando ripetutamente sul tavolo con stizza mal celata, i gusci vuoti sino a ridurli in tanti minuti pezzetti con i quali si mise a giocherellare. Perch non preghi, Libanio? gli chiese improvvisamente il vescovo con tono di benevolo rimprovero. Io sto pregando! gli rispose in tono risentito il novizio. Non tutti quelli che stanno pregando pregano. gli rispose paziente Nicola. Chi sa aspettare gode il doppio, mio giovane amico! sintromise con un sorriso sornione Artane che continuava a indossare la sua giubba di maglia a scaglie di ferro e tenere la pesante spada a portata di mano: senza sapere il motivo, non si sentiva

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per niente tranquillo in quel che lui stesso chiamava postaccio e un po si pentiva di aver lasciato lelmo e lo scudo attaccati alla sella fuori della bettola. Locchiataccia di Libanio fulmin il soldato che prese passarsi le mani tra i capelli torcendoli tra le dita. Il cttabo Prcoro, a sua volta, che si trovava fuori per il suo turno di guardia, si era accovacciato immaginando il cibo che loste allinterno stava offrendo ai suoi ospiti e ricordando lultima partita di cttabo, un vecchio gioco ellenico, una delle tante partire giocate nel porto del golfo di Nicomedia qualche tempo prima di mettersi in viaggio per quelle montagne inospitali. Quante monete era riuscito a spillare a quel siculo grassoccio e bracalone, un marinaio che vantava la sua grande resistenza al vino puro! Nessuno si sarebbe mai aspettato che questuomo che era un tuttuno con il sale del mare, riuscisse a declamare in pubblico poesie dolcissime che un misterioso poeta di un deserto in Persia, in Arabia o in Africa, gli aveva recitato in occasione di qualche sbarco in uno sperduto fondaco: Senza la gioia dellamico, la rosa non bella; senza la coppa di vino, la primavera non dolce. Leggi! diceva Leggi e vedrai che il tuo spirito cesser di agitarsi dentro di te. E sintrugliava nello spiegare che la rosa senza la gioia di un amico che sinebriasse con lui del suo profumo un fiore inesistente e che la gioia del vino senza unamico che godesse con lui della dolcezza dalla primavera era vacua. Erano versi che ricordava benissimo e bench, come tutti, non sapesse leggere, li aveva comunque fatti annotare da un certo scriba su una pergamena che emanava un odore disgustoso di capra dal vello umido e di seppia abbandonata sulla riva, un puzzo che neanche lacqua di rose o lo zafferano avrebbero potuto attenuare. Intorno al marinaio si faceva sempre un capanello di persone incuriosite e non passava molto tempo che gli sbuffi e gli sberleffi si levavano alti sino al soffitto: Questi delira e ancora deve bere! Che noia mortale! U, il nostro Omero! dicevano gli allegri copari. Bestia non siete voi, ma io che perdo tempo appresso a voi! replicava il marinaio. E finiscila co sta lagna! chiudeva il coro dei compari. Ma guardate, guardate. Replicava seccato il siculo porgendo in giro la vecchia pergamena Non sentite il profumo dei versi? Sembrano dolci di mandorla.

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Era la goccia che faceva traboccare il vaso: il fetore della pergamena agitata sotto il naso creava un vuoto immediato e il marinaio non trovava pi nessuno disposto ad ascoltare neanche se gli venisse offerta una coppa di quello buono allungato col miele. Si chiamava? si chiamava..? Era uno che diceva di essere figlio della Terra, di avere casa sotto il cielo stellato e di andare il pi lontano possibile da Ade che ospita i morti; si chiamava era uno che gesticolava molto, anzi si faceva capire pi con i gesti che con le parole che erano un misto di greco, di latino ed di altre lingue sconosciute. Vestiva una gabbana a mezza gamba sopra le brache cadenti e rattoppate. Agone, Agatone.qualcosa di simile; al colmo delle libagioni vantava parentele con un tal Archimede, un tipo strano, uno della sua gente, uno che lo stesso amico siculo non sapeva bene che cosa avesse a che fare con il fuoco. Prcoro non ricordava pi il suo nome, ma le risate, le risate che con lui e che per lui si era fatto le rammentava benissimo cos come conservava bene in mente la descrizione della caccia che il marinaio diceva orgogliosamente di aver dato per giorni e giorni, lacerando una gran quantit di reti, ad un grossissimo pesce nel mare vorticoso di Cariddi. Parlava, quasi affettuosamente, di un pesce dallelegante pelle nera come il carbone, striato di cenere, dalla testa che finiva in una daga che riusciva a schivare i pili e le altre aste appuntite saltando ed incurvandosi elegantemente; diceva che questo pesce era lungo e robusto come un ragazzotto; ma per questa storia nessuno gli dava mai retta e si disperava in ogni modo per non essere creduto. Nei fumi del vino raccontava che quando le Pleiadi non si alzano pi nel cielo dautunno e annunziano linverno, il mare diventa di difficile navigazione e lui, che non aveva dimestichezza con la campagna, restava sulla riva dove andava a dare una mano a un Maestro allindietro che aveva bottega di cordaro in qualche porto della costa siciliana. Quella del Maestro allindietro era unarte che Prcoro, in una sua missione verso Roma, aveva visto svolgere nel porto di Barium nel Mare Romano e consisteva nel fissare ad una morsa un capo dei fili dei canapi per poi intrecciarli opportunamente camminando allindietro per formare cos il robusto cordame delle navi. Ah, i giochi che si facevano davanti alle coppe sempre piene! Che divertimento quel cttabo! Nelle osterie di Nicomdia erano immancabili le zingare, in genere grasse ed informi ma a volte splendide e misteriose, tutte megere dagli occhi magnetici,

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vistosamente cenciose, abili ad infilarsi nelle lunghe carovane che si trascinavano sui cammelli provenendo dalla lontana India lungo la via della seta e degli aromi. Queste donne erano continuamente sorvegliate da una di loro che pareva essere la regina e che le comandava senza il minimo gesto, ma solamente movendo gli occhi magnetici e mobilissimi; costei riservava per s la predizione del futuro cercando in una sacca profonda della sua abbondante veste che copriva diversi strati di sottovesti, un mucchietto di ossa di piccoli animali; poi agitando fra le mani capienti questi frammenti li scagliava su di un tavolo o sul pavimento dove scorrevano come se fossero dadi, fino a fermarsi. Dalla forma che essi prendevano si traevano auspici un po come facevano i sacerdoti di una volta con i loro astragali. Le nomadi, mentre i loro uomini si accampavano a distanza, venivano accettate dai capi convoglio per i pi vari motivi, non ultimo la loro temuta arte magica che poteva rivolgersi contro la carovana; esse erano accolte, pi o meno malvolentieri, in ogni caravanserraglio dove si davano un gran da fare a spillar denaro a destra e manca per farsi pagare fantasiosi e fastidiosi uffici augurali. Queste donne erranti, abili uccellatrici, erano pronte alle grosse bevute e indulgevano in sapide pozioni di odore intenso sino a quando lambiente non si fosse riscaldato come loro si prefiggevano, poi girando per i tavoli e strofinandosi agli avventori andavano suggerendo che il cttabo era un gioco ideale dal quale trarre oroscopi di natura amorosa, dietro ovvio compenso pi o meno cospicuo a seconda del livello di ubriachezza: chi vinceva doveva aver fortuna con le donne pi belle della terra e chi pi pagava di pi di pi sarebbe stato baciato dalla dea Tiche con la sua ricchissima Cornucopia. Le palme aperte delle mani callose e screpolate degli avventori, desiderose di essere lette per conoscere il futuro, si offrivano a iosa e mentre le fatidiche dita indice delle zingare, contornate di anelli e nere nelle unghie, scorrevano lentamente lungo le pieghe e i solchi della pelle sudaticcia per lansia, qualcun altro non mancava di tagliare i cordoni delle borse appese alle cintole dei meno accorti. Le offerte alle indovine non mancavano, la calca che riuscivano a formare intorno a loro era pari a quella di un mercato il giorno di festa: grida, spintoni, cadute, strappi di vesti, liti e cazzottoni. In un angolo ben illuminato dalle torce, laccanimento dei giocatori del cttabo era tale che nellaffollamento si creava intorno a loro un folto drappello di intenditori, rabbioso e aizzante. Il gioco in verit non era difficile ma neanche tanto facile: costituita la posta in gioco, con alcuni denari che i due sfidanti versavano in una ciotola di bronzo nerastro, occorreva che uno dei due riuscisse a versare almeno una goccia della propria coppa in unaltra coppettella di papiro intrecciato, non pi grande di un guscio di pistacchio

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maturo, che galleggiava precariamente in un profondo tino colmo dacqua poggiato su di un piedistallo precario. Quando la mossa non riusciva, non solo si perdeva la somma di danaro che si arrischiava, ma era dobbligo, a fatale comando del vincitore, ingurgitare tra gli schiamazzi e le incitazioni pi triviali degli astanti, il residuo della propria coppa e libagione chiamava libagione sino ad arrivare alla pi fradicia esaltazione bacchica. Il vincitore consumava, poi, la sua vincita come gli suggerivano le zingare. Luomo del mare di Trinacria era uno spasso per tutti: difficilmente riusciva a stare in piedi per giocare e quando ci riusciva non poteva fare a meno di tenere con una mano il cordone insicuro delle brache che tremolavano sulle gambe malferme; i suoi piedoni nudi, corredati da piante dure come il cuoio e da dita adunche aduse ad agguantare cime e gomene, gli assicuravano una molto relativa stabilit. Come tutti gli ubriaconi mostrava di darsi un tono di sussiego quando cercava con la mano libera di versare qualche goccia del suo calice colmo di vino schiumoso, non pi allungato con lacqua, nel guscio di legno che galleggiava nel mastello. Nunc est bibendum diceva mio nonno quando riusciva ad avere lultima parola nelle liti con la moglie! Si, nuunc urlava il marinaio con voce altissima per leccitazione ciampicando insicuro e appoggiandosi ai pi vicini stiracchiando le loro vesti. Ecco allora che qualche immancabile compare di vino, pi allegro degli altri, si dava da fare nascostamente a scuotere la tinozza dentro la quale lacqua formava onde come il mare in burrasca e il guscio di pistacchio che vi galleggiava pareva dovesse da un momento allaltro naufragare. Il siculo ondeggiava paurosamente pure lui seguendo la danza della coppa sospesa nellacqua tumultuosa. Nuunc.! facevano coro gli altri con un lungo mgghio profondo pendolando anche loro, come un sol uomo, al ritmo delle onde come se si trovassero in alto mare. Per il buon siculo nulla era fermo: il pavimento si congiungeva al soffitto, le pareti scorrevano luna incontro allaltra. Piegato in due per le risate contagiose come la peste, beveva in tutti i bicchieri che gli venivano porti e non cera verso che tra i singulti dellubriacatura secchi come saette, riuscisse una volta sola nel suo intento di cogliere il bersaglio; per scommetteva e sfidava senza tregua consumandosi ogni paga e per me era lecito sospettare che alla fin fine non ne fosse scontentissimo perch pagare pegno consisteva anche nel bere ancora, questa volta alla salute della compagnia. Avvolto in questi gioiosi ricordi, Prcoro sollev il mantello sulla testa a mo di cappuccio, si sedette incrociando le gambe sulle quali appoggi il suo luccicante clpeo, si assicur di aver al fianco la corta daga e si mise ad aspettare che il cielo si

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oscurasse di pi per poter fantasticare sulle figure che le stelle, legate da un misterioso filo invisibile, formavano a poco a poco in alto sulla sua testa, pronto a cogliere, al contempo, ogni rumore che non riconosceva. Certo non trasaliva per i sordi tonfi che producevano le pigne cadendo dai radi rami degli alti larici sulle foglie secche che coprivano il terreno n per le frane lontane e risonanti, ma si allarm allimprovviso ululato di alcuni lupi che richiamandosi lun laltro svegliarono di colpo i cavalli che dettero segni di irrequietezza angosciosa come se qualcosa di sinistro stesse per accadere.

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In cucina.

Grisa, che sentiva intensificarsi un formicolio lungo una gamba e una spossatezza infinita risalire per il corpo, si era trascinata sino alla finestrella inferriata per nascondere i volti dei bambini che rientrati nella casa senza essere visti, l si erano affacciati per curiosare. Il pur lento movimento non era sfuggito a Marcio che sottovoce, sibilando si rivolse alla donna: Dove stai andando? Io? E chi altri! Ti conosco! Che vuoi nascondere? Grisa riprese a tremare fortemente e un flebile grido le usc dalle labbra subito soffocate dalle enormi mani delluomo. Sta zitta, infame. Spostati, fammi vedere! le ordin luomo soffocando la voce raschiosa per non farsi sentire nellaltra stanza. La giovane gli resistette con quanta forza le era rimasta in corpo, ma Marcio curvandosi la spinse da un lato e la spost agevolmente. Loste si mise in piedi issandosi per tutta la sua considerevole altezza. Si nascondono in cantina! esclam con un bisbiglio Bene, valli a prendere e portali qui da me. continu. Non posso, non ce la faccio. Non stanno in cantina, forse stanno con la guardia sulluscio, sono incuriositi dalle armi. rispose con gli occhi bianchi e sbarrati la madre. Che dici, mi prendi in giro! Sono qui non li ho visti uscire. Ma non li hai visti neanche entrare; non li guardi mai. Ti dico che sono fuori con il soldato. riusc a ripetere Grisa protendendo le braccia come per fermarlo. Taci, stupida. Tutto quello che fai e che dici non mi fermer. Far quello che ho deciso di fare! esclam Marcio, grondante di sudore fetido e si diresse verso la porta della cantina. Lenorme sagoma delloste, illuminata dalla piccola fiaccola che mossa si mise a sfavillare, si stagli nel varco di luce che lapertura della porta consentiva di entrare nella cantina; le tre piccole creature terrorizzate, si stringevano lun laltra in uno scuro angoletto che le costringeva quasi allimmobilit. Il loro pianto venne subito

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soffocato dal terrore nel vedere Marcio sfilarsi il cordone nodoso della vita e avvicinarsi minacciosamente ancora di pi. Khabiyr sorprendendo il bruto, gli and incontro e disse: Non .lascia andare i miei fratelli. E perch, non siete tutti figli miei come dice vostra madre? Togliti di mezzo bastardaccio . Benemolto bene, ora che vi ho trovato non voglio pi perdervi perci vi lego a questo anello nel muro e voi starete zitti zitti perch sapete che so essere cattivo molto cattivo con chi non mi ubbidisce. Dopo aver legato i bambini, si assicur che non gridassero infilando pezzi di un vecchio sacco impolverato nelle loro piccole bocche. Tra poco faremo un bel bagnetto. disse brusco. Mi servite. aggiunse come per scusarsi. Rientrato nella cucina, loste vide la donna che trascinandosi come un bruco cercava di avvicinarsi alla porta dove si trovavano gli ospiti. Grisa strisciava prona facendo forza sui gomiti sanguinanti; voleva cercare aiuto, ma la voce non le usciva dal petto chiuso da un soffocamento, le gambe erano immobilizzate e si rese conto di avere una piccola ferita ad un piede che si era gonfiato a dismisura; anche le braccia diventavano molli e un sopore laggrediva inesorabilmente risalendo per il corpo. Marcio senza dire una parola, la mise supina guardandole il piede ferito. Ma questo il morso di un maledetto scorpione. Maledizione .maledetti . finita! Per un momento loste chiese gli occhi, sollev il capo verso lalto e fu preso da un violento scossone che gli veniva dallanimo, poi con una delicatezza per lui inusitata, appoggi su un suo braccio il capo di Grisa che si reclin allindietro in completo abbandono. Avvolto nel pi lungo dei sonni e liberato dallangoscia, il volto della donna riprese la sua dolcissima luce tra i suoi capelli doro e solo allora loste si accorse di quanto fosse immensamente bello e fiss per la prima volta i suoi occhi verdi, ormai senza luce, nelle orbite sprofondate nel viso rotondo che sembravano ombreggiate dallantimonio che si davano sugli occhi le donne doriente. Poggiati qui, starai al caldo. le disse vanamente Marcio avvicinandola alla parete contigua al camino. Ma il fugace attimo di tenerezza pass velocemente: Diranno che lho ammazzata io! pens loste che riprese senza indugio la sua malvagia attivit. Posato il corpo della donna, si avvicin ad una grossa tinozza piena di acqua salata che serviva a conservare le carni, vi pose le mani dentro e le ritir biancastre di sale,

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creando una specie di eruzione fangosa dalla quale si propag una zaffata ributtante come di zolfo. Si avvicin alla parete dove erano appese pentole e stoviglie e si mise a rovistare nervosamente senza trovare quel che cercava. Oste! sent chiamare dallaltra parte E allora! Sento finalmente rumore di pentole dopo tanto silenzio. Stiamo aspettando. Non starai ammazzando un tenero maialino per noi? Era Libanio che toccandosi il ventre rantolante si lamentava, mentre il vescovo si avvolgeva nel mantello per difendersi dal freddo che a causa del progressivo spegnimento del residuo fuoco si stava facendo sentire sempre di pi. Tra poco mangerete. rispose ad alta voce Marcio che continuava la sua ricerca. La gi velata ragione lo aveva completamente abbandonato; nellira, rovesci una piccola gabbia dove i bambini allevavano una rinsecchita starnotta dalla testolina rossa, trov sotto alcuni stracci un lungo coltellaccio con la lama affilatissima largo un palmo e lo strofin istintivamente con un cencio lurido poi si avvi verso la cantina mormorando sottovoce: Volete carne tenera e buona? Sono qui per questo ora sarete serviti!

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Il presentimento.

Colto da un presagio inquieto, Nicola si alz improvvisamente, prese una delle due torce e si avvicin con passo svelto verso la cucina seguito da Artane che di un balzo gli si era avvicinato senza dire una parola. Il vescovo pronunzi alcune parole in ebraico Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana and in mezzo a loro. e apr violentemente la porta sorprendendo Marcio che stava per entrare nella cantina. Col viso corrugato dal presentimento del Male incombente come un macigno su una cresta incerta, Nicola si avvicin alloste poggiandogli lievemente una mano sulla spalla: fu come se un velo impalpabile coprisse il corpo di Marcio che perse ogni forza nel braccio che impugnava il coltello che lasci cadere con un tonfo sul pavimento infangato della cucina. Artane distinto sinterpose tra il prelato e il taverniere spingendo questultimo sino a farlo cadere rovinosamente. Al tramesto accorse Libanio trafelato e bianco in volto cercando di capire che cosa stesse accadendo; il novizio si avvicin al corpo esanime di Grisa che aveva gli occhi spalancati e mostrava una vistosa tumefazione su un piede che pareva deformato e nero. E morta! Sembra il morso di un serpente. disse il novizio indicando il piede della donna. Marcio, che nonostante i suoi tentativi per divincolarsi, era tenuto schiacciato al suolo da un piede del soldato, riusc a dire a discolpa con la voce rotta dallaffanno della lotta: E stato uno scorpione schifoso. Nicola con grande dolcezza e con il viso sereno si rivolse al taverniere: Marciano, vorrei potertelo dire con la voce di Cristo che sento dentro di me; per fartelo capire bene, molto bene, posso parlarti nella lingua greca col quale emette i suoi editti lImperatore Costantino, ma non so se capisci il greco e allora ascolta, ascoltaascolta lo stesso: ora ti parlo in latino, sento che anche tu lo parli e quindi sai questa lingua. La sua voce si fece dimprovviso affettuosa e profonda, il sorriso spian il suo volto : Sinite parvulos venire ad melasciate che i fanciulli vengano a me. Dove sono i bambini ?

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Marcio non rispose mentre la pressione del piede di Artane si faceva pi pesante ed opprimente. Nel tacere di Marcio, il novizio, a un cenno del suo vescovo, prese coraggio e senza sapere perch entr nella cantina. Una luce, presto, datemi luce. disse concitato. Non temere, Libanio, ormai non hanno pi legaccivengono.vengono a me. Nicola si sedette sul ruvido pavimento allargando le braccia di fronte alla porta della cantina. Tutti tacevano senza sapere perch. A Libanio parve che un lieve vento muovesse in basso la sua veste; alla cieca volse le mani verso la cintola e incontr una manina di seta che lo cercava; senza parole pianse piegandosi per accogliere tra le braccia protese il corpicino di una bimbetta bruna mentre ai suoi lati altre piccole mani afferravano la sua tunica. Verso la soglia la bambina si divincol dallabbraccio del novizio e presi per mano i fratellini corse verso Nicola che seduto sul pavimento con la gambe coperte dal suo manto ampio come un golfo accogliente, ripeteva sorridendo felice: Sinite parvulos venire ad me! Sinite parvulos venire ad me! Quando tutti e tre i fanciulli toccarono contemporaneamente il suo petto, il vescovo li strinse fortemente a s piegandosi su di loro coprendoli con le volute del largo mantello per nascondere alla loro vista il corpo esanime di Grisa e continu con grande levit: Le vostre lacrime stanno fecondando il cielo e ognuna di esse far nascere un bambino con grandi ali pi leggere del vento Come facciamo a lasciarli qui? E gi un miracolo che non sono incanutiti precocemente. chiese il novizio con gli occhi lucidi. Domani, al risveglio dellallodola noi saremo da tempo in viaggio insieme a loro. lo rassicur il vescovo. E mamma? sinform sgranando gli occhi Aaya. La tua mamma gi l. intervenne premuroso Libanio. Khabiyr corrug la fronte, poi chiese: E la piccola starna? Oh, la starna! Gi, c anche lei.Vuoi che venga con noi o che voli libera in cielo e, chiss, arrivi sino agli angeli dove parler di voi? gli chiese allora Nicola con gli occhi stretti. Libera! esclam quasi gridando Khabiyr. Interrogata con gli occhi anche Aaya farfugli: Libera angeli. schiudendo le labbrucce serrate in un accenno di sorriso di velluto.

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E tu che hai il viso con il colore della terra feconda e gli occhi del mare pescoso, come ti chiami? chiese Nicola al terzo bimbo, il piccolo negro dagli occhi verdi che piangeva tra tremori e grossi singulti. Adautto. intervenne sollecito Khabiyr. Aggiunto? Ma che nome questo? Non vuoi dirmelo tu il tuo nome? insistette sottovoce Nicola nel silenzio del bimbo nero Forse non hai un nome. e gli asciug i lacrimoni con un lembo della veste che sembr emanare la fragranza soave delle vesti riposte tra i rami fioriti di lavanda. Ad un timido cenno di diniego del bambino, il vescovo sorridendo lo accarezz dolcemente con le dita coperte di lacrime e continu sfiorandogli i capelli riccioluti come il vello di un agnello appena nato: Il tuo nome Pietro. disse dolcemente. Mentre Nicola, sorretto da Libanio, si rialzava conservando tra le sue mani quelle dei bambini, loste grid premendo contro se stesso il piede del soldato sul petto: Uccidimi, soldato, non c pi ragione che un uomo come me continui a vivere sulla terra. Il tono di chi cercava di commuovere non sfugg a Artane che ritrasse la gamba dal corpo di Marcio e ponendo una mano forte come il pi duro metallo sulla gola delloste estrasse con laltra un piccolo acuto pugnale nascosto nella cintola e disse nellaffanno: Noo, non proprio il caso che tu continui a vivere. Vuoi morire? Ben detto! Mi inviti a nozze! Con te mander agli inferi tutta la malvagit che conservi nel cuore. Il mio cuore ormai vuoto, non c pi nulla che possa riempirlo se non la domanda di piet verso una indegna carogna. Continu loste con tono pietoso, ma il soldato, di rimando, stringendogli il collo gli rispose duramente: Non ti vantare! La morte imminente copr Marcio con le sue ombre del terrore e loste, torcendo il capo verso il vescovo, implor: Nicola, abbi piet di me.non farmi uccidere; tu sai pregare il Dio che c! disse con la voce rauca ed ansimante loste ormai ridotto allo stremo per il soffocamento incalzante. Ma come adesso che stai morendo non vuoi pi morire?! Non ci contare! esclam Artane che alz il pugnale con la bocca serrata e schiumosa e gli occhi socchiusi in una espressione di odio e di collera. Miserere! esclam arretrando il buon Libanio. Artane! esclam a voce imperiosa il vescovo Nessuno tocchi Caino! e fu come ogni movimento si fermasse di colpo.

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Dopo un attimo, riprendendo il suo abituale tono suadente Nicola cominci ad accarezzarsi pensoso la barba del mento avvicinando e allontanando il pollice e lindice sotto le labbra. Ascoltami, Artane, lasciamolo qui nella solitudine con i suoi orribili ricordi; non avr scampo perch si macerer nel rimorso. Noi avremo la gioia del perdono, lui camminer nel buio sino alla luce che il Dio di tutti nella sua misericordia non gli negher. Ma il soldato pareva non recedere dal suo proposito: Ne ho vista di mala gente, ma come questo.. E un leviatn! grid Libanio che preso dallo sgomento si port le mani sul volto sbiancato. Noi sappiamo, ma non possiamo. disse con un mormorio tranquillo Nicola, tacque e dopo un attimo riprese: Pensa, Artane, Dio fa sorgere il sole generoso per i buoni e per i cattivi, fa cadere la pioggia feconda per i buoni e per i cattivi; luomo come creatura di Dio pi grande del suo peccato! Chi sei tu che vuoi giudicare? Rabbi. disse a labbra serrate il soldato che molto lentamente lasci la presa senza distogliere lo sguardo dodio dalloste che si afflosci come una colonna di coccio che si sbriciola. In quel mentre, la porta dingresso si apr inaspettatamente. Vegliavo e ho riparato il carro. Si pu riprendere il viaggio del vescovo. disse Prcoro rientrando nella bettola. Quel trabiccolo cadente e sgangherato portava con s ogni cosa occorrente. Chi lavrebbe mai potuto pensare! Ma..ma che succede? aggiunse guardandosi intorno sorpreso dallatmosfera che cera in giro. Esit poi riprese a parlare sempre volgendo lo sguardo in giro: Richiamato dai suoi belati ho liberato questa specie di capra che, legata non lontano da qui, si disperava ad ogni latrato dei lupi cos magra e malandata.Oste, tua? Non rester un attimo di pi in questo posto. esclam con un rumoroso sospiro Libanio e guard interrogativamente il suo vescovo. S, ce ne andiamo; qui non c pi nulla. lo rincuor Nicola. La notte si fatta pi mite, la brea ormai solo un venticello, il sentiero chiaramente visibile al chiarore della luna, non c una nuvola. disse Artane uscendo e guardando il cielo terso. Siamo quasi a met strada tra Mira e e Nicea e c una citt non molto lontana da qui, o ricordo male? gli domand Prcoro. Cotyaeum? chiese Artane fermandosi un attimo.

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Non cos? mormor dubbioso laltro soldato. Si, vero. conferm lufficiale. Quante parasanghe? Molte..? Portiamo bambini con noi, non ce lo dimentichiamo. Disse Procoro Non molto lontana ed ha abitanti molto ospitali. Gli rispose con tono determinato Artane. Allora andiamo l. Disse sollevato Procoro. Muoviamoci. Ordin lUfficiale avviandosi alluscita. Un piccolo tizzone, nel camino della locanda, rotol sibilando fuori dal focolare su un canestro sfilacciato mandando nellaria un lieve e flebile fumacchio che, avvitandosi nellaria, eman odore di paglia bruciata. La starna dalla testa rossa sinvol in piena aria fuori dalluscio. Nicola la guard, poi si volse intorno come per imprimere nella mente qualcosa e come in segno di saluto volse le mani verso Marcio che tent di baciarle; il vescovo, cupo in volto, superando il primo istinto di ritrarsi, gli segn la fronte madida di sudore e si conged dicendo: Deponila nel campo di asfodeli..ora sono in fiore. e aggiunse sottovoce e a capo chino Sai di chi parlo. poi si rivolse sorridendo ai bambini che, temendo di essere lasciati l, si erano portati gi fuori delluscio, tranne Pietro che avvinghiava al mantello del vescovo che avanzava verso la porta: Perch tremate ancora? Voi verrete con noi perch fate parte di noi. Le sue mani sembravano smisurate mentre come ali sfioravano i capelli dei bimbi che si tenevano stretti lun laltro. Il Signore Iddio fuggito da questo posto! disse Libanio sottovoce. Non cos. gli rispose scuotendo il capo Nicola che aggiunse: E se pure per un momento cos fosse, Lui va piano per farsi raggiungerenon c luogo, nessun luogo, dove non ci sia la sua tenda. Khabiyr e Aaya salirono sul trabiccolo cigolante, Pietro invece non lasciava la mano di Nicola e disperato chiese: Tu tu quando vieni? Nicola allora lo prese in braccio: Ecco, saliamo insieme. e mont sul carro aiutato premurosamente da Libanio che sal per ultimo. Dopo essersi assicurato che i bambini fossero ben coperti, il vescovo sopraffatto dalla stanchezza si appoggi ad una spalliera e giacque nella preghiera ritirando profondamente il capo nel cappuccio che lo assorb nella sua ombra. Libanio, a sua volta, fece un cenno dintesa ai soldati, si distese sulle assi abbandonando con finta noncuranza una mano vicino a quelle della piccola Aaya, poi lentamente fece scivolare in una manina i frutti del noce che aveva conservato; si

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volse, poi, sbirciando di sottecchi la bambina che stava sorridendo felice e fu come se una goccia di luna gli entrasse dolcemente nel cuore. Deo grat.! sospir il giovane postulante con un gran sbadiglio rannicchiandosi nel suo largo mantello di panno; non aveva finito di parlare che gi dormiva. Artane e Prcoro si posero rispettivamente in testa e in coda al carretto che tra i crepitii delle sponde e gli stridori delle ruote, si mosse nella notte sullo sfondo di una luna bianchissima e lucente. I poderosi cavalieri dellImperatore si mossero sulle loro cavalcature sollecitando con schiocchi della lingua la mula bianca e il suo nero compagno bardotto che, aggiogati al carro e tenuti per le briglie dal soldato che era in testa, mitemente con passo lento sincamminarono. Sulla sorgentella, dietro il costone prominente, lalbero di cotogno, sciogliendo i rami rattrappiti, inizi a germinare in piccoli bocci che rabbrividivano al soffio del vento delle primavera incipiente; il gufo che vi era accovacciato, socchiuse sornione i grandi occhi gialli prima di riprendere il suo vagare notturno. Le orride vette sfiorate dalla luce sui ghiacciai azzurri non facevano pi paura. FINE

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