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Elena Tosato

Il Cortile dei Cafoni

Il Cortile dei Cafoni

Personaggi Proteo lEresiarca, principe Spettro, coscienza di Proteo Bergolio, ambasciatore di Proteo Astuzio, gran ciambellano Cafonio, giovane castellano Una fanciulla, servi, guardie, castellani, Tetrarchi, Narratore.

immagine da Schlsinger, tratta da wikipedia, some rights reserved

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(farsa di cappa e spada in tre atti con un sacco di riferimenti bibliograci nascosti) (Soggetto e dialoghi di Elena Tosato, con la gradita partecipazione di W. Shakespeare, J.R.R. Tolkien e George Lucas)

Atto I, Scena I Mura del castello, tarda sera. Personaggi: Narratore, due guardie, Proteo lEresiarca, Spettro. Narratore (fuori campo, descrive la scena): scesa la notte, nel regno. Loscurit ha mascherato il vivido brulicare dei corpi e ha nascosto lormai dilagante imperare dei Gentili, fuoriusciti dal Cortile e andati tra le genti a farsi latori del messaggio del Teologo e di Monsignore. Nel suo fosco castello ridotto a stambugio dellambizione, ultimo baluardo dei propri possedimenti, un uomo passeggia nervosamente sulle mura. Aggrotta la fronte, si torce le mani: egli ha nome Proteo lEresiarca, e fu un giorno principe di bellaspetto e gaia sfrontatezza. Lontano quel tempo. Le nubi della sua giovinezza, che egli aveva deriso vedendole da lontano, si sono scagliate verso di lui staccandosi dallorizzonte, e ora coprono il cielo gravide di tempesta. Nulla pi in suo potere. Stolidi e sparuti scherani attendono alla sua porta, difendendola da velleitari attacchi che gi diradano, perch i nemici di fuori lo ritengono scontto; qualche servo saffanna a preparargli il pasto e a mescergli il vino, ma il principe solo nella sua corte, solo e medita vendetta, solo e vede mille ombre e mille traditori pronti a tramare e a dargli la morte con lindo veleno. Quindi passeggia, tormentato e livido, sulle mura sassose che non reputa pi atte a difenderlo: perch i nemici, lo sa, sono gi entrati e gli sorridono dalle maschere di cera dei cortigiani. Prima Guardia (sottovoce): Che fa qui, tutte le notti, il principe? Seconda Guardia (sottovoce): Non dorme. Mille pensieri lo tormentano. E mhan detto che sta aspettando il ritorno dellAmbasciatore Bergolio, che partito pi dun mese fa per una missione segreta. Prima Guardia (sottovoce) Certo che non ha un bellaspetto, con tutto questo non dormire. Seconda Guardia: Non lo dire! Si sta consumando. (abbassa ancora la voce) Dicono che temano per lavvedutezza delle sue decisioni. Dicono che... Prima Guardia: sssst! Sta arrivando da questa parte.

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Le due guardie si separano, rimettendosi al lavoro. Arriva il principe, trascinando i piedi. Narratore (fuori campo, descrive la scena) Ogni notte, ebbro di stanchezza e di pensieri, cammina sullesausta muraglia, tra una torre e laltra, scostando le guardie che tra loro lo guardano con pena, e intravede da lontano una gura opalescente, dalle sembianze umane, che non ha esitato a chiamare Spettro. Egli razionale e sa che si tratta di unillusione: eppure ogni notte tenta di raggiungerlo, di parlargli, ma subito lo Spettro si dilegua come un sogno o una nebbia. Per tre settimane levento si ripete: quindi, una notte di luna nuova, nel cielo nero che si avvinghia al castello, lo Spettro decide di rimanere e -eccolo- sorride debolmente. Indossa vesti vistose e rmate, troppo grandi o mal disposte, che poco si adattano alla sua gura macilenta. Si fa vedere nel vano di una porta che conduce ad una torre, la torre preferita dal principe. La porta chiusa, lo spettro attende sul gradino, in piedi. Vedendo il principe, fa due passi avanti nella sua direzione. La scena debolmente illuminata da poche torce. Scena II Personaggi: Proteo lEresiarca, Spettro. Proteo lEresiarca: Chi sei tu, Spettro? Spettro: ahi, me infelice, mille volte sia maledetto il mio nome, se non mi riconosci, o Proteo. Proteo (con asprezza): Dimmi il tuo nome. un ordine. Spettro (lamentoso) E certo son io invece a riconoscere il tuo tono sprezzante, o principe astioso, tu che un tempo volesti farti Eliogabalo della miscredenza, Tamerlano degli apostati, tu pi grande di Alessandro, tu pi potente di Ciro, tu pi giusto di Minosse! Sii tu dunque a rispondere, o Proteo: davvero il mio volto non ti dice nulla? Davvero non sai chi sono? Proteo (duro) Fa il tuo nome, Spettro, prima che chiami le guardie. Spettro (ride) E che potrebbero farmi le tue guardie? Guardami: non ho carne da mettere ai ceppi, non ho peso che mi aiuti a penzolare da una corda, la mia testa non si staccherebbe se il boia vi sferrasse il colpo, perch lascia frusterebbe laria. (Tace un istante, sostenendo lo sguardo di Proteo) Guardami, Proteo. Sono la tua coscienza. Proteo (facendo un passo indietro) Tu menti.

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Spettro (tranquillo, facendo un passo avanti) Non mento. Proteo (mettendo mano alla spada) Impostore! Tenta un affondo, ma la lama oltrepassa lo Spettro senza incontrare resistenza. Spettro: La spada inutile, o principe. E del resto vengo in pace. Vieni accanto a me, sediamoci e parliamo. Proteo tace, confuso, ma abbandona lelsa della spada e larma cade a terra. Spettro: Coraggio. Proteo si siede al suo anco, sul gradino; raccoglie la spada e la rinfodera. Proteo guarda lo Spettro con attenzione. Nella notte buia lo Spettro emana un debole chiarore ed lui, di fatto, a illuminare la scena, molto pi delle rare torce a disposizione delle guardie. Proteo (facendo per toccare la giubba dello Spettro) Perch ti sei vestito in questo modo? E il belletto sul viso? Pu mai uno spettro agghindarsi come una cortigiana? Se sei la mia coscienza, io non ti ricordavo cos. Spettro: Nemmeno questo ricordi? Proteo: mi fa male la testa. (Affonda la testa fra le mani) Spettro: Fosti tu, Proteo, a chiedere a un sarto di darmi nuovi abiti, pi solari, pi simpatici, e cos chiedesti -ricordi?- a uno speziale di darmi unguenti e balsami per rendere il mio aspetto docile e amabile, acch tutti, vedendomi, si sentissero pieni di allegria e ducia, e non mi ritenessero un alere del doverismo. Proteo: Ora lo ricordo. Spettro: Vedi? E quindi non ti stupire. Per qualche tempo mi sono sentito a disagio col mio nuovo aspetto: ma ora non pi cos. Proteo: Perch sei qui? Perch mi hai fuggito per settimane, e perch ora taccosti e mi parli? Spettro: Perch so che soffri, principe. So che molto ti angustia. E se pur ti ho temuto nei giorni scorsi, al punto da dovermi nascondere come lultimo dei vili, ora voglio esserti daiuto e di conforto: se non io, chi? Proteo: E sarai sempre al mio anco quando mi vendicher dei miei nemici? Sempre sempre? Spettro: Sempre.

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Proteo (sollevato) Saprai allora qual la pena che mi afigge. Spettro: Il morbo che ti tormenta. Proteo: Esatto, quello l. Spettro: Credo di saperlo, ma tu ugualmente parla, Proteo. Sfogati, e al contempo sii chiaro con te stesso, dimodoch le tue parole siano esse stesse la diagnosi e la terapia per sconggere la tua afizione. Proteo: E sia. Hai visto le angherie che imperversano per questo regno, suppongo. Spettro: Le ho viste. Come potrei esser tanto cieco? Dura la vita per quanti han scelto di liberarsi dal giogo dei numi, perch non riescono al contempo a liberarsi da quello dei loro rappresentanti in terra. Proteo: E s chio mi son molto speso! Spettro: Ben lo so, Proteo. Tu, o ultimo dei re taumaturghi, ti sei volto ai sofferenti a levar loro lo stigma sociale dalla fronte; tu hai brandito solitario il vessillo della libert di pensiero; tu a mani nude hai cercato, come un rovesciamento della storia del bimbo olandese sulla diga, di tenere aperta la breccia di Porta Pia. Sotto la sferza papalina, sotto la minaccia della temperie del secolo, tu gagliardo hai resistito. Proteo: cos, cos. E purtuttavia i nemici massalgono, viscidi come serpi. Spettro: Dimmi dunque quanto ne devi sopportare, o Proteo. E perch non li affronti armato di vindice lama e fredda giustizia. Proteo: Dimmi tu, chi sopporterebbe le frustate e lo scherno del tempo, le ingiurie degli oppressori, le insolenze dei superbi, le ferite dell'amore disprezzato, le lungaggini della legge, l'arroganza dei burocrati e i calci che i giusti e i mansueti ricevono dagli indegni. Qualora si potesse far stornare il conto con un semplice pugnale, pensi forse che non mi adoprerei? Ma no, molto pi mangustia la sorte: vieni con me, che ti mostrer la fonte di tanta disgrazia. Si alza, seguito dallo Spettro, e rientra con lui nel castello.

Atto II, scena I Interno del castello, ove in corso una festa. I convitati ballano e mangiano servendosi ad un lauto banchetto. Una musica allegra li accompagna. I Tetrarchi sorvegliano con bonomia. Proteo lEresiarca entra dallalto, rimanendo nellombra in uno dei ballatoi superiori che circondano la sala e su cui montano la guardia, assorti, alcuni soldati. Personaggi: Proteo lEresiarca, lo Spettro, il Primo Ciambellano Astuzio, servi, guardie, castellani, Cafonio.

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Proteo (sottovoce, trattenendo a stento la rabbia): Guardali, i cani. Maledetti! Spettro: si divertono, o Proteo. Proteo: Si divertono, eccome. Le senti le bestialit che escono dalle loro bocche? Avverti la sconcezza delle loro movenze? La vedi la lascivia nei loro corpi? Vedi qual razza di corrotta Babilonia sia diventato il mio castello, o Spettro? Spettro: E sia, o Proteo! Ma in questa corte v prodotta scienza ed arte e la miglior scuola di losoa del regno, fonte dacredine e dinvidia da parte dei Gentili che saffastellano nel Cortile. Proteo (sconvolto, verso lo Spettro): Tu! Tu, traditore! Li giustichi! Non osare mescere la tua anima con questa sozza gena dinfami! Spettro: Ma suvvia, o Proteo: sono i tempi che corrono. Proteo: Godono e danzano e vivono e disputano e fanno tutto come se io non ci fossi. Proteo con un gesto chiama a s le guardie. Queste si avvicinano in silenzio e si fermano a qualche passo dal principe in attesa di un comando. Spettro: Gli pur vero che non sei mai al castello, o Proteo, dacch tho visto spesso percorrere ramingo le vie del regno ed arroccarti in una torre coi tuoi libri dastronomia e di religione, con gli occhi umidi a scrutare il cielo, mentre validi tetrarchi reggevano le sorti del maniero. Io tho visto mandare legati in unempia taverna di lanzichenecchi, avulsa al viver civile, bramando diffondere tra quei selvaggi il tuo verbo cortese. Proteo: Io, io! Mio il castello, mie le genti. il mio tesoro. Me lo vogliono rubare. Meschini, piccoli uomini! Malvagi, indi, falsi! Essi mi appartengono. Che mai questindole anarchica che li pervade? Il signore non ha forse pi potere sui suoi vassalli? Non mi sono forse adoperato per cacciare come la malerba quanti ostacolassero la mia... Spettro: Perdinci, Proteo! Tu li hai educati a viver senza signori n padroni, tu hai elogiato il loro riuto di piegarsi agli sgherri del Monsignore, e ora... Proteo: Non centra! Sono due ambiti diversi. In questo castello - in casa mia! ormai ho solo pochissimi servi fedeli che mi riferiscono, sdegnati, della sfrenatezza dei costumi. E tu vuoi che non mi angusti? Deh! troppo! (uscendo dallombra, sguainando la spada, gridando) Assistimi, mia coscienza! Con te al anco non temo nulla! Io vi sdo, sciagurati! Tutti! Io, vostro unico signore, vostro unico dio! Gli ospiti del banchetto si fermano a guardare verso lalto, dove apparso Proteo.

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Spettro: Ma che dici, Proteo, tu pi saggio di Salomone, tu pi liberale di Adriano, tu Mos degli increduli, queste parole... Proteo: Taci, coscienza! Se non mi vuoi assistere, va in malora! Me la caver da solo! Vatti a imbellettare ancora, prima chio ti mandi a battere le strade e ad adescare spiriti franchi e onesti con cui sostituire questa masnada di bifolchi! Voi! Villici e cafoni! Tutti qui, venitemi pure addosso, vi sdo, vi sdo tutti! Un mormorio serpeggia tra la folla. Proteo (menando fendenti in aria) Allora? Nessuno di voi si fa avanti? Vigliacchi! Alcuni servi salgono e gli si stringono attorno. Le guardie sono in stato di massima allerta. Si fa avanti il Primo Ciambellano Astuzio, fedelissimo del Principe. Astuzio: Mio signore, questi animali possono essere ricondotti alla ragione, se solo tu lo vorrai. Non c bisogno di spargere sangue. Proteo: Lontano da me, Astuzio! voialtri, servi, uomini probi, scostatevi! Grande la mia ira. Astuzio: Ascoltami, mio signore, ascoltami! (lo tira per la manica) So che pi duno facile al bere, e talaltri possono essere addolciti con loro. Con un po di pazienza e diplomazia vedrai - del resto sar sufciente imporre loro costumi pi morigerati, acch i chierici, da fuori, non si adontino, e non vedano in te un signore irridente, ma un leale avversario cui un giorno cedere il passo. Proteo: Non v pi tempo, o Astuzio! Morte hanno chiesto, col loro comportamento sconsiderato! E morte avranno. Ma tu non temere, mio fedele ciambellano: ch sempre ti terr al mio anco. Astuzio: Mio signore, non posso oppormi al tuo volere. Ma ricorda questo: essi son la tua forza, se solo li sai comandare. Un principe si riconosce dalla sua magnanimit e dalla sua lungimiranza. Spettro: Il buon Astuzio ha ragione, Proteo. Ah, prezioso Astuzio, Richelieu degli infedeli, tu pi sagace dUlisse, tu pi sottile di Machiavelli. Proteo: Il buon Astuzio sar il pi spietato degli uccisori, se solo glielo chieder. Non vero, Astuzio? Astuzio abbassa il capo. Proteo si sla dalla cinta un pugnale.

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Proteo: Ecco, Astuzio. Scendi tra la folla - no, non oseranno colpirti, perch temono le mie guardie - e portami il cuore duna di queste anime maledette. Astuzio riceve il pugnale, prende con s quattro guardie, scende tra la folla, afferra una giovane e le taglia la gola. Indi, affondato il pugnale nel petto della povera morta, ne estrae il cuore. Astuzio (sollevando il cuore insanguinato): Questo il mio amore per te, mio signore! Cafonio (guardando con orrore la fanciulla riversa al suolo e orrendamente massacrata): Oh cazzo, cazzo! Proteo: Che ti dicevo, Spettro? Cafonio (sguainando la spada e facendosi contro a Proteo) Maledetto! Battiti con me! Le guardie rimaste con Proteo si fanno avanti per difendere il principe. Proteo (alle guardie) No, no! Finalmente uno di questi felloni ha ritrovato il coraggio. Voi, guardie! Occupatevi di questa plebe. Sbatteteli fuori, rinchiudeteli nel cortile. (ad Astuzio) E tu, do Astuzio! Aspettami dove sai. Proteo salta gi con la spada sguainata. Le guardie sgomberano violentemente la sala. Si sentono urla. Astuzio esce affrettando il passo, con lo sguardo intimorito. Rimangono in scena Proteo, Cafonio, il cadavere della fanciulla e, nascosto dietro una colonna, lo Spettro. Scena II Interno della sala dei ricevimenti. Personaggi: Proteo, Cafonio, Spettro. Proteo e Cafonio si fronteggiano con la spada in pugno. Cafonio visibilmente alterato mentre Proteo ostenta una sprezzante superiorit. Proteo: Dammi un solo buon motivo per cui non dovrei ucciderti come un cane. Cafonio: Lo stesso che mi darai tu, maledetto. Proteo: Alzi i toni nei confronti del tuo signore? Cafonio: Io non ho signori e, se mai ne avessi, il mio signore non saresti tu. Proteo: Davvero? E chi ti difende dai nemici, se io non ci sono? Chi soccorre la tua dignit?

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Cafonio: Io stesso. Se la si potesse dare in delega, non sarebbe una dignit. Proteo: Be, vedo che ti dai ai sosmi. Cafonio: Ma quali sosmi, caprone. Proteo: La tua irriverenza gi un buon motivo per passarti a l di spada. Proteo attacca, ma Cafonio para il colpo e i due, dopo essersi scambiati qualche altro tiro per studiarsi, rimangono a distanza con la guardia alzata, ansimando. Proteo: Tu non sai, piccolo miserabile insetto, cosa signichi essere al mio posto. Cafonio: Nessuno ti ci ha costretto. Proteo: Nessuno! Ah! Tu che ne sai del destino, villico sciocco. Cafonio: Il destino? Proteo: Il destino! Ma certo, il destino che mi ha investito della responsabilit e dellonere di guidare le sorti tue e di quelli come te, razza dingrato. Ma tu che ne vuoi sapere, con quel faccino idiota, con quella fronte bassa, quellespressione vuota, che vuoi capire dei discorsi veri, quelli che coinvolgono i veri drammi esistenziali, se sia pi nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli. Che ne sai tu, dellessere e del non essere? Cafonio: Se solo avessi mai messo il naso qua dentro, borioso senza gloria, sapresti che noi gli ontologi li abbiamo sempre fatti a fette. Proteo: Ancora peggio! Questo il rispetto per la losoa? Per il sapere? Questa limmagine che promana dal mio castello, da questa che una mia costola, un simulacro fatto a mia immagine e somiglianza? Pereat mundus! Cafonio: ma che stai dicendo, porca mad... Proteo: Ah, tu bestemmi, inngardo! basta, debbo metterti a tacere, e se non ci riesco con loratoria, sar la mia spada a parlare per me. Proteo attacca di nuovo. Questa volta lo scambio si protrae pi a lungo. Cafonio indietreggia colpito da una gragnuola di colpi, incespica e vacilla, ma non demorde. I due si rincorrono per tutta la sala. Cafonio: tutto qui quello che sai fare, principe eresiarca? Vi conosco voi signori: tutti pieni di vento, da lontano sembrate una burrasca e da vicino uno starnuto. Proteo: Insolente! Una stoccata va parzialmente a segno e ferisce Cafonio al braccio sinistro.

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Cafonio (indietreggiando) Ahi! Proteo (un sorriso di vittoria gli si dipinge sul volto) Comincia a pensare che dovrai chiedermi presto piet. Cafonio: Giammai! Proteo: Arrenditi. Avrai salva la vita. Cafonio: Menti. Proteo: E che ne puoi sapere? Vedi? Sei completamente alla mia merc. Cafonio: Non mi hai scontto e non mi sconggerai. Proteo: Arrenditi, piccolo stupido. Unisciti a me. Pensa a quante cose potrei insegnarti. Cafonio: Pensa tu, a quante cose devi ancora imparare. Proteo: Taci, sciocco. Sono io il tuo maestro. Cafonio: Solo un maestro del male, Proteo. Proteo: Ti uccider. Cafonio: Non puoi vincere, Proteo. Se mi abbatti io diventer pi potente di quanto tu possa immaginare. Cafonio si rialza e, pur ferito, riprende la lotta con inesausto vigore. Stavolta Proteo a subire: para a fatica i colpi, ansima, perde lucidit. Ad un certo punto si ritrovano a combattere presso una colonna a cui ssata una torcia. Un colpo di inaudita destrezza di Cafonio disarma Proteo: la spada del principe vola lontano, ormai irrecuperabile. Proteo si appoggia alla colonna, bianco in volto. Cafonio gli punta la spada alla gola. Lo Spettro, che nora ha assistito impietrito a tutta la scena, scappa inorridito. Cafonio: Dammi un solo buon motivo per cui non dovrei ucciderti come un cane. Proteo: Maledetto. LAteo Cafone spinge avanti la lama no a far stillare dalla gola di Proteo una goccia di sangue. Cafonio: Non ho sentito bene. Proteo (spaventato) No! Che fai! Cafonio: Allora? Proteo (balbetta) Che vuoi fare? Aspetta... pensa. Pensa, rietti: se mi uccidi (deglutisce) sar perch non tolleri la diversit. Io sono una persona che la pensa diversamente da te, e non ho fatto niente di male, giusto?

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Cafonio: Continua. Proteo: E io non ho forse sempre predicato - e tu non hai sempre creduto - che siamo contrari a ogni forma di pensiero unico, in qualsiasi campo lo si voglia imporre? Non ti basta che sia stato proprio io ad insegnarti a contrastare lautentico totalitarismo di chi si adopera per imporre per legge a tutti i cittadini i princip morali di una particolare concezione del mondo? Cafonio: vero. Proteo: Non basta questo, perch io abbia salva la vita? Cafonio: Altroch. Ma in realt basterebbe anche molto meno. Basterebbe sapere che io son cafone, ma non miserabile. Cafonio rinfodera la spada e fa un passo indietro. Proteo si guarda intorno, con evidente sorpresa. Cafonio: Allora, non te ne vai? Ti ho risparmiato. Adesso sparisci. Proteo si impettisce, sogghigna. Adocchia la torcia, la brandisce e si scaglia ululando contro Cafonio. Proteo: Muori! Cafonio non fa pi in tempo a sguainare la spada per difendersi: non gli resta che la fuga, ma le porte sono tutte chiuse. Corre alla cieca qua e l per la sala, cercando di difendersi dal fuoco. Proteo lo rincorre agitando la torcia e facendo ci nisce con lappiccare il fuoco ovunque. Divampa uno spaventoso incendio, la sala comincia a crollare. Proteo lancia tra le amme la torcia, ride, guadagna le scale per il ballatoio da cui era sceso allinizio della scena e si appresta a fuggire dalla porta da cui entrato. Cafonio, stordito e avvolto dal fumo, soffoca lentamente.

Atto III, Scena I Sulle mura, alla porta della torre dove in Atto I, scena I apparso lo spettro. Lo Spettro e Astuzio attendono angosciati insieme ad alcune guardie. Personaggi: Spettro, Proteo, quattro guardie, Gran Ciambellano Astuzio; poi un servo. Proteo arriva di corsa.

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Spettro: Sei vivo! Astuzio: Mio signore! E il giovane Cafonio? Proteo (con una risata di scherno) Quel povero idiota! Astuzio (scorgendo le amme che cominciano a divampare allesterno) Il castello brucia, mio signore! Proteo (noncurante) Lo so. Astuzio: Avverto le guardie che facciano spegnere lincendio! Proteo: C tempo. Astuzio: Ma... Proteo: Adesso ce ne andiamo. Dove sono quegli altri cafoni? Astuzio: I convitati alla festa? Proteo: Loro. Astuzio: Rinchiusi nel cortile e sorvegliati dalle guardie, come avevi richiesto, principe. Proteo: molto bene. Che restino l. Spettro: Ma se li lasciamo l niranno bruciati! Proteo: E che mimporta? Non ho bisogno di gentaglia del genere. Spettro: Ma... Proteo: Zitto, Spettro. Qui comando io. Adesso ce la liamo. Astuzio: E il castello? Proteo: Che bruci! Ne costruiremo un altro, pi bello di questo. Astuzio: E chi lo abiter? Proteo: Chi decider io. E se mai, lo abiteremo solo noi. Staremo pi larghi. Astuzio: S, mio signore. Proteo: Ora andiamo, presto. Le amme puricatrici stanno facendo il lavoro che avrei dovuto fare io da tempo. (guarda il castello in amme con gli occhi spiritati) Proteo apre la porta della torre. Proteo: Scendendo da questa torre arriveremo al passaggio segreto che sbuca in aperta campagna: sapeste quante volte lho usato! Fa per entrare nella torre, ma in quel momento arriva, trafelato, un servo. Servo: Mio signore, mio signore! Proteo: Che c? Servo: tornato lambasciatore Bergolio. Proteo (raggiante): Perfetto! E dov?

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Servo: Non ha voluto attendere e mi segue di presso, mio signore. Scena II Arriva Bergolio. Ha un ampio mantello e procede a passi lunghi. Personaggi: Spettro, Proteo, Servo, quattro guardie, Astuzio, Bergolio. Bergolio (inchinandosi) Mio signore. Proteo: Bentornato, mio dato Bergolio! Hai compiuto la tua missione? Bergolio (si rialza e stringe la mano che Proteo gli offre) S, mio signore. La congiura degli Obdurodonti stata stroncata. Spettro (intervenendo) Gli Obdurodonti? Bergolio: Una popolazione di selvaggi che vive ai conni del regno, incivili che grufolano nel fango come i maiali, e che il nostro principe illuminato Proteo lEresiarca era certo che stessero congiurando alle sue spalle. Non di meno, la loro presenza era una macchia sul buon nome del nostro signore: bisognava estirparne la mala pianta. Spettro: S, li conosco, ma... Proteo: Sono tutti morti, Bergolio? Bergolio: Morti o in fuga, mio signore, e senza che nessuno se ne accorgesse: stato sufciente laiuto del fedele Semperio, un giovane di provata osservanza, introdotto fra quegli ingenui. Proteo: Eccellente! E questo Semperio che ne ha fatto? Bergoglio: Passato per le armi, mio principe, una volta conclusa lopera. Proteo (pensieroso) Lo si sarebbe potuto anche spedire allestero con qualche mansione di nta importanza; ma s, in fondo non stata una cattiva idea, quella di disfarsene. Spettro (ad Astuzio, sottovoce) Ma davvero erano dei nemici, gli Obdurodonti? Mai ne avevo sentito parlare in tal guisa: credevo fossero un popolo pacico, dedito soltanto alla pastorizia, con lunico vezzo di trastullarsi col frinir dei grilli negli assolati meriggi estivi. Astuzio (sottovoce, allo Spettro) Talvolta il mio signore vede nemici anche dove nemici non ci sono: ma egli un grande signore, un grande principe, egli ci guider verso la vittoria e dobbiamo avere fede in lui anche quando i suoi pensieri sembrano bizzarri: giacch questo proprio del genio e del grande condottiero. Bergolio: Poi sono stato nella piccola bottega fenicia da cui provengono i maestri della tessitura di stoffe pregiate, e ho ritirato il tuo ordine, o Proteo.

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Bergolio estrae da sotto un mantello un involucro. Proteo lo afferra con mani bramose e lo apre. Ne estrae un abito corale di porpora. Estasiato e soddisfatto lo indossa sopra ai propri vestiti. Proteo (pavoneggiandosi): Ecco il mio sogno che inne savvera! Eccomi inne cardinale! Questo il mio potere, questa la mia dignit. Astuzio e Bergolio (applaudendo e inginocchiandosi) E noi tadoriamo, principe ed eminenza. Spettro: Un cardinale? Tu, o Cesare dei mai devoti, tu, o Figlio del Cielo ove il cielo stato sgombrato dal divino, tu, Nabucodonosor degli infedeli, apprezzi lessenza del concistoro a tal punto da fartene membro? Proteo: S, Spettro! cos! Io questo solo voglio essere. Principe, monarca, e cardinale. E a mia immagine e somiglianza far il mio cortile, cos come farebbe un porporato. Questo sar il mio abito per il tempo a venire, questo il mio sudario quando morir. Andiamo, miei dati. Anche tu, Spettro. Savvia baldanzoso attraverso la porta, gi per le scale, seguito dallo Spettro, da Bergolio e da Astuzio, dalle guardie e da ultimo dal servo che chiude la porta. Scena III Castello in amme. Personaggi: Narratore. Narratore (voce fuori campo, mentre le luci di scena sabbassano sul castello in amme) Brucia il castello nella notte. Le voci dei cafoni nel cortile si afevoliscono. Alcune altre guardie riescono a fuggire, abbandonando il loro posto, e dandosi alla macchia: nessuno le rivedr. E quando il castello crolla sotto il peso della sua sventura gi lontano il principe e cardinale Proteo lEresiarca, e gi ha mutato il suo nome in Proteo il Magnico; lo segue leletta schiera dei suoi cortigiani sventolando un monco vessillo di porpora e ele. Cala il sipario.

Elena Tosato 19-20 ottobre 2012.

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Crediti e contatti

Citazioni ovvie - monologo di Amleto, atto III, a pagina 5 e a pagina 9 - (s, e anche tutta la storia dello spettro) - invettiva di Smeagol da Il Signore degli Anelli, a pagina 6 - dialogo tra Darth Vader e Obi Wan Kenobi in Star Wars IV, a pagina 10 Per il resto

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Contatti mail: altra.versione@gmail.com blog: http://unaltraversione.blogspot.com

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