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TESI 15

I primordi delloratorio a Roma


Il termine oratorio, usato a Roma sin dagli anni 20 del Seicento, designa un genere di composizione, per cantanti solisti, coro e strumenti, di carattere narrativo non scenico, di argomento sacro. Contemporaneamente alla fondazione di nuovi ordini religiosi, la musica cominci ad assumere sempre maggior importanza, soprattutto negli esercizi dei filippini, in quanto mezzo potente ed efficace di edificazione religiosa. Ruolo importante, gi a partire dalla seconda met del Cinquecento, era affidato alle laude spirituali di carattere meditativo ed esortativo nel perseverare nella vita cristiana e a quelle contenenti una forma di adorazione, legate a particolari festivit dellanno liturgico. Le laude, quasi tutte a tre voci in stile omofonico e con la prevalenza della voce superiore accompagnata nota-contro-nota dalle restanti voci, avevano una struttura strofica di versi settenari o endecasillabi ed erano cantate dallassemblea dei fedeli; le loro melodie, inoltre, non venivano composte, bens erano estratte da musiche popolari e profane. Con il passare del tempo, le laude cominciarono ad essere eseguite da parte di musicisti professionisti con una forma narrativa o dialogica, con linfiltrazione di alcuni elementi drammatici. Questa nuova tendenza prese forma nellambito degli esercizi devozionali serali che si tenevano nei giorni festivi invernali, durante i quali vi era un sermone preceduto e seguito da musiche che venivano suddivise in una Parte prima e in una Parte seconda. Verso la fine del XVI secolo, vennero ad essere sempre pi usate anche le composizioni solistiche in stile monodico: da ricordare La rappresentatione di anima et di corpo di Emilio de Cavalieri, dramma sacro allegorico che influ sullintroduzione dello stile monodico del recitar cantando nelle musiche eseguite negli oratori romani. Lopera che segna in maniera decisiva il passaggio dalla lauda alloratorio musicale il Teatro armonico spirituale di madrigali (1619) di Giovanni Francesco Anerio. Si tratta di unopera organica che comprende 94 composizioni, due per ciascuna celebrazione vespertina del calendario liturgico invernale, da cantare prima e dopo il sermone. Queste composizioni cominciano a mostrare i caratteri delloratorio musicale propriamente detto: la narrazione e la rappresentazione uditiva di un fatto sacro che si risolve in una meditazione su verit cristiane e morali. Lorganico vocale delloratorio, inteso come genere di composizione, costituito da un gruppo di solisti (i personaggi del racconto e il narratore) e da un coro, probabilmente composto dallinsieme dei solisti; mentre lorganico strumentale formato da due violini soltanto, che intervengono nei ritornelli o come supporto alle parti corali. Lo stile musicale degli oratori simile a quello che si adopera nelle partiture teatrali dellepoca: i personaggi si esprimono prevalentemente nello stile recitativo, a volte interrotto da un certo numero di pezzi chiusi (le arie), che hanno una struttura strofica inframmezzata da brevi ritornelli strumentali e costruita, a volte, su un basso ostinato. I cori sono scritti sia in stile omofonico sia nello stile imitativo. Loratorio si distingueva dallopera per la brevit dellesecuzione (dai 30 ai 60 minuti) e per la suddivisione del testo in una Prima Parte e una Seconda Parte.

Gli oratori di Giacomo Carissimi e di Alessandro Stradella


Tra i compositori di oratori di met Seicento emerge il romano Giacomo Carissimi: egli compose 14 oratori, di cui 13 in latino e solo uno in italiano, su argomenti che vengono per la gran parte dallAntico Testamento. I suoi oratori presentano una vasta gamma di mezzi compositivi ed espressivi. Carattere importante di questi lavori la ripartizione del testo biblico fra i vari personaggi o gruppi di personaggi. Il coro occupa una posizione privilegiata nelle composizioni di Carissimi e, talvolta, assume il ruolo del narratore. La sua scrittura corale essenzialmente omofonica, caratterizzata da effetti policorali, spesso arricchita da risposte a dialogo, da richiami in eco, da un alternarsi di timbri gravi e acuti. Le parti solistiche si esprimono prevalentemente in stile monodico recitativo con alcuni episodi ariosi, con uno stile fatto di inflessioni vocali, di accenti patetici, di ripetizioni di parole e di intervalli inusitati e dissonanti per accentuare il senso o laffetto del testo. La tematica dei testi doratorio del secondo Seicento ancora tratta dalle storie bibliche, ma numerosi sono i libretti dedicati ad un santo o ad una santa. Molti oratori si presentano come veri drammi, con

personaggi reali e non allegorici, pieni di passionalit e di conflitti psicologici interiori. I sei oratori, tutti in italiano, a noi pervenuti di Stradella possono considerarsi come esempi tipici del genere. Forse il suo oratorio pi importante il San Giovanni Battista, in cui il compositore romano mette in contrapposizione i caratteri diversi e mutevoli dei protagonisti: il dolente e trionfante Giovanni, la seducente Erodiade, la sensuale Salom, il tormentato e tragico Erode. Stradella si serve di una straordinaria variet di mezzi musicali espressivi: intensi recitativi dai ritmi rapidi spesso sfociano in arie che mostrano uneccezionale ricchezza tematica e variet formale. Singolare nel San Giovanni Battista la suddivisione dellorchestra in due gruppi: un piccolo gruppo di solisti e un gruppo pi numeroso, che suonano insieme o separatamente nel chiaro intento di dare uno spessore sonoro pi variegato e dinamico alla compagine strumentale. Verso la fine del Seicento loratorio italiano ormai saldamente configurato e codificato nei suoi caratteri stilistici e formali, che si avvicinano molto al genere operistico: dominano interamante le forme solistiche del recitativo e dellaria; al coro si affidano solitamente i finali della prima e della seconda parte; il numero dei personaggi si stabilizza da tre a cinque, mentre scompare quasi del tutto la parte narrativa; cresce lintervento strumentale e ogni oratorio di norma preceduto da una ouverture.

La cantata da camera
Nel panorama musicale del Seicento un posto di particolare rilievo va assegnato alla cantata solistica da camera. Come il madrigale, ma diversamente dal teatro dopera, la cantata da camera era un tipo di musica destinata ad un pubblico selezionato di intenditori competenti e raffinati e fior pertanto in ambienti perlopi principeschi e signorili; prosper soprattutto nelle corti prelatizie romane, nelle accademie e nelle case patrizie veneziane. Rivolgendosi ad una cerchia scelta di ascoltatori, i compositori di cantate potevano puntare pi sulle sottigliezze compositive che non, come nelle arie dopera, sui grandi effetti patetici. Come lopera, per, la cantata si fonda sullalternanza tra recitativi e arie e sullesibizione canora del cantante virtuoso. Nei primi decenni del Seicento, la maggior parte delle cantate richiedevano un solo cantante accompagnato dal basso continuo, che poteva essere realizzato sul chitarrone, sulla tiorba, sullorgano o sul clavicembalo; ma, dal 1630 circa si generalizz luso del clavicembalo come strumento accompagnatore e cominci ad aumentare il numero di cantate che utilizzano altri strumenti (in genere due violini) in aggiunta al basso continuo. Argomento poetico delle cantate solitamente lamore, quasi sempre quello malinconico e infelice, poich non corrisposto, presentato in una cornice pastorale. Tra i compositori di cantate pi importanti vi sono: Luigi Rossi, il pi prolifico compositore di cantate (ca. 300); Giacomo Carissimi, compositore di 148 cantate perlopi per Soprano e basso continuo caratterizzate da numerose sottigliezze compositive (fioriture vocali, passaggi di agilit, figurazioni arpeggiate) e da effetti armonici singolari e dissonanti per esprimere il lamento e il dolore; Antonio Cesti, compositore di 61 cantate perlopi per Soprano e basso continuo caratterizzate da una regolare alternanza tra recitativi e arie; Alessandro Stradella, compositore di circa 200 cantate in cui le arie acquistano maggior rilievo rispetto ai recitativi. In seguito e fino al Settecento inoltrato, la maggior parte delle cantate sar costruita sullo schema Recitativo-Aria-Recitativo-Aria.

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