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LA CATTIVA STRADA di Fabrizio De Andr Alla parata militare sput negli occhi a un innocente e quando lui chiese "Perch

" lui gli rispose "Questo niente e adesso ora che io vada" e l'innocente lo segu, senza le armi lo segu sulla sua cattiva strada. Sui viali dietro la stazione rub l'incasso a una regina e quando lei gli disse "Come " lui le risposte "Forse meglio come prima forse ora che io vada " e la regina lo segu col suo dolore lo segu sulla sua cattiva strada. E in una notte senza luna trucc le stelle ad un pilota quando l'aeroplano cadde lui disse " colpa di chi muore comunque meglio che io vada " ed il pilota lo segu senza le stelle lo segu sulla sua cattiva strada. A un diciottenne alcolizzato vers da bere ancora un poco e mentre quello lo guardava lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi adesso ora che io vada" l'alcolizzato lo cap non disse niente e lo segu sulla sua cattiva strada. Ad un processo per amore baci le bocche dei giurati e ai loro sguardi imbarazzati rispose "Adesso pi normale adesso meglio, adesso giusto, giusto, giusto che io vada " ed i giurati lo seguirono a bocca aperta lo seguirono sulla sua cattiva strada, sulla sua cattiva strada. E quando poi spar del tutto a chi diceva " stato un male" a chi diceva " stato un bene " raccomand "Non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c' amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore

sulla cattiva strada sulla cattiva strada.

Uno "strano personaggio" si muove silenziosamente, di scena in scena, ed in ogni scena compie un'azione scioccante, dirompente, di una "cattiveria" addirittura gratuita: senza spiegazioni, senza parole... forse perch le parole sono troppo usate, ormai, e l'atto sferzante spesso riesce a far nascere pi domande di un intero discorso. Sputa negli occhi ad un ragazzo di leva che sfila ad una parata militare: gesto incomprensibile quanto violento ed offensivo... Eppure il ragazzo comprende, lascia le armi e lo segue sulla sua "cattiva strada"Un ragazzo di leva, innocente, che sta compiendo solo il suo "dovere". Un ragazzo che, innocentemente, se dovesse trovarsi in guerra continuerebbe a fare il suo "dovere", ammazzando altri ragazzi innocenti come lui ....e davanti alla morte uno sputo davvero "niente"... La "vittima" successiva una prostituta alla quale lo strano, violento, personaggio ruba l'incasso della serata ed alla sua domanda " Come? inteso come credi che per me sia facile ed indolore vivere in questo modo?, lui le risponde:"forse meglio come prima"..Certamente non peggio."Tu vali di pi. Il tuo stesso dolore vale di pi" e cos anche la prostituta comprende e lo segue, col suo dolore, sulla "cattiva strada". Questo strano personaggio rimane senza nome, fino alla fine ed oltre. Rimane una metafora impressa nella mente, o un sassolino nella nostra scarpa che ci impedisce di camminare "comodamente". Ma il sospetto che quello strano personaggio sia Ges comincia a farsi strada nelle coscienze. "Il pi grande filosofo dell'amore" tornato tra gli uomini e parla la lingua violenta della nostra societ. Ed intanto continua nel suo cammino raccogliendo altri adepti, "svegliando" violentemente coloro che incontra. Truccher le stelle ad un pilota, facendo sfracellare laeroplano e dir "E' colpa di chi muore..." Cosa significa? Vuol dire che abbiamo una scelta sempre e comunque? Che il fidarsi dell'apparenza (le stelle) spesso pu far sbagliare e che abbiamo "occhi" con i quali "vedere" oltre le apparenze? O forse che semplicemente alla fine c' la morte, per ognuno di noi... E' la volta poi di un diciottenne alcolizzato. Come scuoterlo? Forse versandogli ancora da bene ...ponendo l'uomo (o il ragazzo) davanti alla dura realt: "Va bene, bevi ancora... E poi?" E inutile girar le spalle, annegare gli occhi in un bicchiere o costruirsi il vuoto nell'anima e nel cuore. Il diciottenne alcolizzato alla fine sceglie di "vedere" e di vivere ... ed anche lui lo segue... Ed infine vi sono le persone "dabbene", pronte a giudicare con il metro dell'apparenza, del perbenismo le azioni degli altri. Poter giudicare gli altri spesso ci fa sentire parte del branco, della maggioranza, dei "buoni" e dei "giusti", mentre forse dovrebbe farci sentire semplicemente "inadeguati".Forse un semplice bacio sulla bocca riesce a far saltare, di colpo, i giurati dall'una all'altra parte della barricata, mettendoli fuori dal branco, in minoranza, tra i cattivi e tra coloro che "sbagliano". E, forse, avr fatto capire loro com' facile trovarsi dall'altra parte di quella barricata, a volte senza neppure comprenderne il motivo Alla fine Ges scompare e, come se una luce si spegnesse, la gente nuovamente pervasa dal dubbio.........Non ci rassicura pi, non ci fornisce soluzioni....ma al contempo Ges dice:" non vi conviene venir con me dovunque vada..." e ci perch, seguendolo, dovremo fare scelte scomode, pensate e soprattutto pensare per scegliere, senza lasciarci trasportare dalla corrente anche se sulla "sua cattiva strada" ognuno di noi potr trovare amore e comprensione se, a sua volta, sapr amare e comprendere. Non mai troppo tardi per imboccare quella strada sconnessa e confusa; non mai troppo tardi per aprire gli occhi e vedere veramente. Dal Vangelo secondo Marco 1,14-20 Dopo che Giovanni fu arrestato, Ges si rec nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: Il tempo compiuto e il regno di Dio vicino; convertitevi e credete al vangelo. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in

mare; erano infatti pescatori. Ges disse loro: Seguitemi, vi far diventare pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiam. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. La Resuscitata scelta dall'inferno di per farvi Sophie ritorno

"La domanda: ad Auschwitz, dimmi, dov'era Dio?. La risposta: dov'era l'uomo?". Credo che questa semplice affermazione, riportata dallo stesso libro succitato, sia sufficiente per commentare la profondit e la maestria con le quali stato scritto. "La scelta di Sophie" infatti, il racconto di una giovane donna polacca sopravvissuta ad Auschwitz e successivamente emigrata in America. Non si tratta di una cronaca come tante altre, infatti, non la giovane polacca che decide di dare memoria scritta di ci che ha vissuto, ma un ragazzo da lei conosciuto che, nel narrare la propria vita, si trova obbligato ad intrecciarla con quella della donna con la quale, nel corso dell'estate del 1947, instaura un rapporto complesso e meraviglioso, che purtroppo per ha dei risvolti tragici oltre l'immaginabile. Il suo nome Sophie e porta sul corpo i segni dell'inferno, una sopravvissuta ad Auschwitz, polacca ma conosce perfettamente il tedesco perch suo padre era un attivo antisemita e credeva di potersi alleare ai nazisti per lo sterminio ebreo. Lei non condivideva affatto le sue idee, anzi lo disprezzava fortemente per il suo autoritarismo, tanto da raccontare spesso la bugia che suo padre fosse attivo nella resistenza al nazismo e che avesse spesso salvato molti ebrei nascondendoli in casa a rischio della vita; stessa cosa valeva per il marito Nathan, stesse idee del padre, stesso ribrezzo riservatogli, si era unita a lui molto giovane, per desiderio del padre appunto, e da lui aveva poi avuto due figli splendidi, che ricordava come unico motivo di gioia oltre alla madre e alla musica, che venerava col cuore. Purtuttavia dietro alcuni felici ricordi si nascondono degli episodi tragici e drammatici che segnano lesistenza della giovane. Sophie, internata nel campo di concentramento, era riuscita, grazie alla sua conoscenza del tedesco e alle sue abilit di dattilografa, ad ottenere un lavoro in casa del comandante del campo, fatto che le permetteva condizioni di vita decisamente migliori delle altre detenute ma detta condizione di favore non le permise di evitare una delle scelte pi difficili e disumane che luomo potrebbe mai imporre ad altro uomo. Il rastrellamento operato dai tedeschi che aveva coinvolto la protagonista aveva interessato anche i due bimbi della stessa che una volta giunti allinterno del campo di concentramento furono divisi e sottoposti a due differenti destini: il maschio indirizzato nel campo dei bambini e la femmina mandata a morte e ci a seguito della scelta della madre costretta a detta ignobile e straziante decisione dalle autorit del campo. Per tutta la vita Sophie porter con s, oltrecch un forte senso di dolore, anche un notevole disagio dato dalla vergogna di essere viva. Hai vergogna perch sei vivo al posto di un altro? Ed in specie, di un uomo pi generoso, pi sensibile, pi savio, pi utile, pi degno di vivere di te? Non lo puoi escludere: ti esamini, passi in rassegna i tuoi ricordi, sperando di ritrovarli tutti, e che nessuno di loro si sia mascherato o travestito; no, non trovi trasgressioni palesi, non hai soppiantato nessuno, non hai picchiato (ma ne avresti avuto la forza?), non hai accettato cariche (ma non ti sono state offerte...), non hai rubato il pane di nessuno; tuttavia non lo puoi escludere. solo una supposizione, anzi, l'ombra di un sospetto: che ognuno sia il Caino di suo fratello, che ognuno di noi (ma questa volta dico noi in un senso molto ampio, anzi universale) abbia soppiantato il suo prossimo, e viva in vece sua. una supposizione, ma rode; si annidata profonda, come un tarlo; non si vede dal di fuori, ma rode e stride Questo senso di profonda vergogna e disagio la porter a suicidarsi unitamente al marito (Nathan, anchegli reduce dalla furia nazista) ma non perch sia lei a cercare la morte, bens perch la morte che cerca lei. Cos facendo Sophie rinuncer alla vita come ha fatto per la sua bambina, nel lager di Auschwitz. La scelta di Sophie la scelta della morte, assecondata dalla volont di autodistruzione del marito, che fin dall'inizio dir alla donna: Non lo capisci, Sophie, stiamo morendo. In un mondo ancora ferito dall odio e dallo sterminio, il passato riaffiora come un fulmine a ciel sereno sulla sua vittima fino a farle scegliere, ancora una volta, la morte per la salvezza, la morte come unica via di fuga dalla vergogna dellessersi salvati e soprattutto dellessersi salvati al posto di un altro, in questo caso, di un familiare.

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