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AtlanteXXVentannidiprimaverasiciliana
diSimoneNebbia6aprile2012NoComment

PrimaverasicilianaMarioSamperi www.ioarte.org Nellanno 1992 in Italia sono nati 575216 bambini, ma se andiamo a monitorare i 545038 morti dellinteroannosolare,nerisultacheilsaldonaturaleinpositivodi18149.Naturalelochiamano,il saldo.Sintendeladifferenzafraquantisononatiequantimortinellostessoanno.Oranonsoquanti

sianonatitrailmaggioeillugliodiquellanno,diquestinonsoquantiinSicilia,mailsaldochelimette inrelazioneadalmenounpaiodimorti(dieciperlaprecisione)diquelperiodotuttaltrochenaturale. EalloraAtlante questa settimana il viaggio lo fa doppio, far cio in modo di misurare la strada che separa Via DAmelio a Palermo da un cavalcavia lungo lAutostrada A29 che porta allaeroporto di PuntaRaisi,allaltezzadellosvincolodiCapaci.Pochichilometri,lastradadiognigiorno.Dallacitt chesichiamaPalermoalpostodacuivolareviaecheprenderilnome,dilinpoi:AeroportoFalcone Borsellino. No, non per innescare sentimenti e dirci una volta di pi del periodo pi lugubre della storiaitalianarepubblicana,chenonhaenonavrmaigiustizia,bensperpotermipermettereunaltro viaggio, stavolta nel tempo, precisamente nei ventanni che hanno condotto Salvatore Zinna (Compagnia Retablo di Catania, citt in cui cerca di creare un tessuto da molti anni e che proprio in questoperiodoforseconaltrerealtsicilianevedrcompimentoinunaretedicuiprestoparleremo Rete Latitudini) attraverso un Doppio legame da quella primavera del 92 fino ai giorni nostri, a raccontareunastoriachesivorrebbepassataeinveceancoraurgentee,dunque,ancoradaraccontare. Unviaggioulteriore,pibreve,quellocheciportaaRomainquestoluogosconosciutoaipi,dovesi fannolaboratoriequalchespettacolo:PaoloesuofiglioDiegoPeruginilotengonoapertodatreanni,si chiamaRitmiditeatroinzonaStazioneTuscolana,unasalettadivisadalmarciapiedeperunvetroedue tenderosse,legnoalpavimentoeperlesediedichiassiste:ilgradozerodelteatro,matantobastaper questomonologodiSalvatoreZinna,natoassiemeaMariaPiaRegolinellaprimaveradel92e che oggiancoravainscena,seppurconqualchemodificachetuttavianonintaccalobiettivochesipone. Enzuccio un ragazzo di quartiere, ne vive la familiarit popolare e insieme il disagio della stessa, quellamiciziaunpoimpostaunpotrovatapernascita.Ilsuoerroreilbisogno,lasuacondannala debolezzachelocostringeasottostareaiforti:coinvoltoinunaffiliazionemafiosaperriparareaduno sbagliocommesso,sitrovaacompieregestieattichenonlorappresentano,cuivorrebbefuggireeper inerzia non reagisce, fino a macchiarsi di colpe infami: vittima incosciente e carnefice imprevisto, Enzuccio,suomalgradoingranaggiodiunsistemacriminale.Lospettacoloiniziaalbuio,soltantouna piccolalucesullemanichesisfreganounasullaltra,comeilgestodilavarsele,pulirsidaqualchecolpa lanarrazionenonhapreamboliedentrasubitonelmezzo,sidipanaattraversolalinguafaticosadichi nonvorrebbeparlarepurcostretto,chivorrebbefarsilenziodicosepigrandidiluimachesitrova appuntonellemani.Cqualcheineleganzastilistica,forsequalcosalorendedatato,malospettacolo failsuomeglioproprioneicontenuti,nongiudicandolascelta,ponendoladifronteachiascoltacon tuttalasinceritpossibile,comeopportunamentesafareilteatro:Enzuccio,infondo,unodeitanti. uno,mailproblemachesonotanti.

DoppioLegamediSalvatoreZinna Aprile il pi crudele dei mesi, genera / lill da terra morta, confondendo / memoria e desiderio, risvegliando/leradicisopiteconlapioggiadellaprimavera,cosLaterradesolatadiT.S.Eliot.Eda

questoaprileioscrivo,ventannidopo,maconilsentimentoincavatodiunprimatrattenutonellacolla magmaticaincuisincagliatalaresponsabilitcivile,divisatralamorbosaappartenenzaaundolore collettivoelinanitdellapropriaresistenza.Madovelarteviva,sifaenergiarinnovabileeimperitura: echerinascaallora,sulleradicidellaSiciliasopita,suquestapoveraItaliadesolata,unadistesadilille dierbanuova,lascitogentiledellapioggiadiprimavera. SimoneNebbia LeggiglialtriviaggidiAtlante DOPPIOLEGAME diMariaPiaRegolieSalvatoreZinna conSalvatoreZinna musicheoriginaliRenzoRuggieri regiaFedericoMagnanoSanLio condividi
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parolechiave:atlantemafiateatrorecensionedoppiolegamesalvatorezinnarecensioni ritmiditeatrorecensionisalvatorezinna TeatroeCriticadaluglio2011unprogettodell'AssociazioneCulturaleKleis,secileggiconpiaceree vuoisostenercipuoieffettuareunadonazioneveloceesicura,anchediunasommaminima,con Paypal.

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Anno V n.4 - 1 febbraio 2004


FINESTRA SULLA SCRITTURA SICILIANA Al Teatro della Cooperativa, sala milanese diretta da Renato Sarti, approdano in ununica serata due spettacoli a riconferma della felice stagione che lIsola sta vivendo. Carmelo Vassallo con il suo Lupo e Salvatore Zinna, interprete e anche autore con Maria Piera Regoli, di Doppio legame di VALERIA RAVERA Milano - Linteressante programma del Teatro della Cooperativa, sala milanese diretta da Renato Sarti, ha aperto una finestra sulla drammaturgia siciliana presentando in ununica serata due spettacoli. Si tratta di lavori gi in repertorio da alcuni anni, giustamente riproposti vista la loro qualit, a conferma della feconda stagione del teatro in Sicilia, terra di talenti celebrati o emergenti come Scimone e Sframeli, Emma Dante e Sud Costa Occidentale, Davide Enia. Non sembrano da meno, almeno da quanto visto alla Cooperativa, Carmelo Vassallo con il suo Lupo e Salvatore Zinna, interprete e anche autore con Maria Piera Regoli di Doppio legame. Proposto normalmente in coppia con Biagio Gurrera, ma presentato in questa occasione in forma di lettura scenica unicamente da Vassallo, Lupo racconta lincontro tra un ragazzo di quindici anni, Cocimo, e un uomo di trenta, Lupo. Da una partita a calcetto giocata e vinta nel bar sotto casa, tra lo studente e lemarginato di un quartiere popolare di Catania nasce un sodalizio forte ed esclusivo. Tra giornate al mare e corse in Vespa, il cerchio che li racchiude si stringe sempre di pi: lattrazione di Cocimo per Lupo cresce in modo incontrollabile e, terrorizzato dallidea di essere una femminedda, il ragazzo spezza in modo brutale il vincolo che gli impedisce di continuare a vivere. Affidandosi alle sonorit suggestive del dialetto catanese Vassallo, presenza rigorosa e affascinante abilmente divisa fra Cocimo e Lupo, dipinge con colori caldi e notturni il piccolo, claustrofobico universo dei due protagonisti affidandosi alternativamente alle voci di uno e dellaltro. In questo emozionante spaccato di una periferia degradata Lupo, duro e incontenibile nella sua prepotente vitalit, e Cocimo, timido e totalmente assoggettato prima allinfluenza soffocante della madre, poi al fascino rude delluomo, prendono forma per dissolversi infine in un ululato straziante. Dai sobborghi di Catania si passa al carcere dellUcciardone a Palermo con Doppio legame, storia esemplare di Enzo Indelicato, giovane palermitano che si trova a scendere uno dopo laltro i gradini che lo porteranno nellinferno di Cosa Nostra. Una rapina per raccogliere un po di soldi destinati a pagare un debito del fratello Massimiliano e lo sgarbo involontario a uno dei padrini locali conducono Enzuccio a un bivio: quello tra la vita - ossia la mafia - e la morte. Frastornato e fragile, Enzuccio protagonista di una grottesca iniziazione mafiosa: in preda al terrore di essere ucciso, viene ingozzato di cannoli e vino dai pezzi grossi della Cupola che a turno gli dicono <<questo mangialo per me bevitelo senn mi offendo>>. Lui mangia, beve, bacia le mani e si ritrova arruolato nella bassa manovalanza della mafia vincente, strumento passivo guidato da chi in ogni istante pu decidere di farlo sparire per sempre. Straordinario nella verosimiglianza dei toni e delleloquio, prima incerto e frammentario, poi frenetico nel

descrivere la paura di essere ucciso che costantemente lo attanaglia, Zinna ripete ammiccante e disperato al pubblico lossessivo refrain <<che cosa potevo fare?>>. una domanda che fa male: che cosa si pu fare quando si nessuno e non si vale nulla, numero zero, e si pu essere cancellati in un attimo? Enzuccio prima si piega arrivando a uccidere un amico del fratello, poi, quando si ritrova in prigione e capisce che il suo destino comunque segnato allinterno della mafia, si pente - non certo per amor di giustizia ma perch vuole sopravvivere. Salvatore Zinna si muove con eccezionale efficacia appoggiandosi a un testo davvero ben costruito che trae ispirazione dai verbali del primo maxiprocesso contro Cosa Nostra, rendendo tangibile attraverso una tensione recitativa altissima e continua lineluttabilit del percorso di questo mafioso per caso, un uomo come tanti altri stritolato in una mostruosa macchina di morte.

Versione elettronica del settimanale di teatro, cinema, cultura, sport e spettacolo. Reg. Trib. di Catania n. 3/02 del 20/02/2002
Sabato 19 Novembre 2003

LA STORIA DI ENZUCCIO, OVVERO LA VOGLIA DI ESSERE QUALCUNO


Alla Sala Fellini di Catania "Doppio legame" con Salvatore Zinna di Maurizio Giordano

Sul palco c solo lui. Sotto la luce impietosa di un faretto. Scrutato dagli occhi dello spettatore, della gente, sotto gli sguardi del mondo, di chi punta lindice accusatore, di chi critica, ma non sa cosa vuol dire crescere, vivere, etichettato come nessuno. A raccontare la tragicomica storia di un piccolo pentito, la storia comune, uguale a tante altre, di giovani coinvolti in una spirale di violenza mafiosa, la storia di Enzuccio Indelicato, uno straordinario Salvatore Zinna, attore e autore formatosi alla Scuola dellIstituto Nazionale del Dramma Antico. Zinna, nella nuova sala catanese di via Enna 26, la Sala Fellini, propone con la sua compagnia Retablo, nellambito della rassegna del gruppo Statale 114, il collaudato testo Doppio legame, scritto nel 1993 da Maria Piera Rigoli, diretto da Federico Magnano Di San Lio e per circa 70 minuti tiene inchiodato il pubblico con la sua storia, con un linguaggio crudo, puntando diretto alla coscienza dello spettatore che si vede proiettato nella povera vita del giovane Enzuccio, alla ricerca di un consenso allinterno di Cosa Nostra, per diventare qualcuno in una societ dove contano solo i vincenti. In un coinvolgente crescendo Zinna narra di Enzuccio che per aiutare il fratello

Massimiliano, ancora inesperto ed alla ricerca di un lavoro, si lascia coinvolgere dal cugino Tempesta nelle maglie di un clan della mafia vincente e finisce per diventare uno degli uomini di Filippo Boiacane, alle dipendenze dello spietato killer Pietro Caporale. Con una recitazione coinvolta e coinvolgente, che cambia spesso registro interpretativo, Salvatore Zinna fa vivere allo spettatore quello che passano certi componenti della manovalanza mafiosa, dalliniziazione ai primi incarichi in un cantiere, dalle prime spietate esecuzioni alle torture mortali di conoscenti, magari eliminati per eccessivo zelo. E poi si arriva al carcere dellUcciardone, alla notizia della scomparsa del fratello Massimiliano che faceva troppe domande sulla fine dellamico Innocenzo, al consiglio di fare il pazzo, alla decisione di pentirsi, alla ribellione contro questi uomini che sono padroni della tua vitae tu che devi fare quello che dicono loroallora sei morto, perch tu non sei nessuno. Il monologo di Salvatore Zinna, che alterna disperazione a confessioni, linguaggio crudo a semplicit, insofferenza a richiesta di giustizia, un autentico pugno nello stomaco per il pubblico e fa riferimento, nel suo undicesimo anno di repliche, tra verit e finzioni, al primo pentito al maxiprocesso di mafia a Palermo nel 1986. Testo straordinariamente attuale che Zinna riesce a rendere ancora pi credibile con la sua interpretazione pi che sentita e vissuta, su un palco spoglio, sotto lo sguardo impietrito dello spettatore nella doppia veste di accusato e giudice. Un testo che continua a mantenersi interessante - sottolinea a fine spettacolo il protagonista Salvatore Zinna - che coinvolge tutti nel percorso di Enzuccio, nella sua connivenza quasi obbligata. Uno spettacolo che ripetiamo ormai da 11 anni, riscotendo ovunque consensi e che spesso viene richiesto anche dalle scuole proprio per analizzare il fenomeno mafioso. Un testo, purtroppo, oggi come ieri, sempre attuale. Nella foto il protagonista della pice Salvatore Zinna

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LA SICILIA
DOPPIO LEGAME, IL TERRIBILE MONOLOGO DEL SIGNOR NESSUNO SABATO, 13 MAGGIO 1995 DOMENICO DANZUSO
CATANIA Quando si nessuno! Coupe de thatre in un monologo e insieme autentica denuncia di uno status incivile e immorale. Che siciliano certo (o se si vuole del Sud di ogni parte del mondo), ma che andrebbe ben conosciuto da tutti, perch ci si renda conto dellessere e del divenire dei tanti (dei troppi) individui che per convincersi di essere uomini e non nessuno, non possono che entrare in una maledetta spirale mafiosa che, in particolari condizioni socio-politiche, sembra poter dare essa ed essa sola certezza di esistere. Ecco, DOPPIO LEGAME di Maria Piera Regoli, proposto al Teatro Club di Catania da Retablo, tutto questo e il suo contrario; confessione autentica di un pentito di mafia al maxiprocesso palermitano del 1986; intristita esperienza non di un individuo, ma di un popolo di poveri e di disoccupati; lavvilimento del non essere e del non esistere, prima come pensiero e quotidianit e poi addirittura come entit fisica. A livello inconscio di fatti del genere non sempre abbiamo percepito verit e tragiche cause, ma lEnzuccio Indelicato che ti sta dinanzi entro una sorta di guscio duovo che lo protegge ma che contemporaneamente lo isola come un appestato, non racconta dolorose storie che di regola ci giungono mediate prima dalla stampa e poi dalla nostra sensibilit, ma vive in prima persona il dramma di essere un dannato se lo fa, sia se non lo fa, perch sa di essere sempre e in ogni caso Nessuno: quando tenta si sopravvivere con piccole ruberie; quando per salvarsi dallinvolontario sgarro verso il boss si

deve legare a un clan mafioso obbedendo senza discutere agli ordini pi atroci; o quando, infine , concluso il proprio lavoro da killer, non pu che essere eliminato per non nuocere. In realt, la forza di questo terribile monologo, in quel suo essere assolutamente autentico. E in quella figura da quattro soldi cui d spasmodica e delirante vita Salvatore Zinna; nella regia di Federico Magnano San Lio che impone al protagonista di affannare i pensieri, di accumulare parole, di ridisegnare col gesto disprezzo e amore per la vita, di esasperare fino alla pazzia irreversibile un dire e non dire, un confondere, un confondersi, un confonderci. Un piccolo grande spettacolo che andrebbe diffuso capillarmente per far riflettere su tante equivoche certezze, ma soprattutto su quella del Nulla in cui molti vivono in Sicilia e altrove e di cui purtroppo siamo responsabili noi stessi. Non solo noi siciliani o i calabresi o i napoletani certo, ma tutti i cittadini del mondo. Soprattutto quelli che semplicisticamente credono di risolvere il problema con qualche arresto o qualche condanna , o addirittura chiudendoci in una sorta di isolamento costituzionale.

LA REPUBBLICA
primeteatro La storia vera di Doppio Legame ENZUCCIO ASSOLTO DAGLI SPETTATORI GIOVED, 23 MARZO 1995
LA STORIA vera di Enzo Indelicato, detto Enzuccio comincia con un episodio di piccola criminalit non organizzata: la rapina dellincasso di una tabaccheria per consentire al fratello di pagare i debiti di un commercio dacciughe andato male. Da quello sgarro, Enzuccio entra in una spirale inarrestabile che lo porta a diventare un killer mafioso, a macchiarsi le mani di numerosi delitti ed a finire sui banchi di un maxiprocesso palermitano insieme a pezzi da novanta della Cupola. Dagli atti di quel maxi processo dell86, Maria Piera Regoli ha tratti i materiali del suo atto unico Doppio Legame presentato in una nuova sala ricavata in un pub di Fiumicino, Lo Scontro. Tutto si svolge come se Enzuccio stesse facendo la sua deposizione davanti ai giudici del tribunale. Un lungo, accorato monologo in cerca anche di capire e ritrovare i meccanismi del destino e della societ in cui vive che lo hanno condotto sino a quel punto. Con la paradossale verit di essere arrivato l, su quel banco degli imputati, cercando di farsi giustizia: o di pararsi dalle ingiustizie che sempre pi lo circondavano e spingevano in un vicolo cieco. Non un boss che parla e che cerca di discolparsi, e non neanche un pentito. E semplicemente un uomo impaurito, un meschino come tanti che per non essere cancellato e stritolato da forze pi grandi di lui diventato uno spietato assassino. La vecchia proprietaria di quel bar-tabaccheria era parente di un boss mafioso, ed a quel punto Enzuccio ha conosciuto un calvario di ricatti e di minacce, si progressivamente incatenato ai suoi persecutori a doppio legame. Ma nella elaborazione teatrale di Maria Piera Regoli, Enzuccio, interpretato con febbrile pertinenza dal bravo Salvatore Zinna, e inchiodato dal regista Federico Magnano San Lio ad una spoglia drammaticit quasi documentaristica, anche un attore che cerca il consenso di una platea. I giudici da convincere sono gli stessi spettatori chiamati a pronunciare il loro verdetto alla fine dello spettacolo. Inutile aggiungere che Enzuccio, almeno in questo caso, stato assolto con formula piena.

METROPOLIT
Teatro

UNO SCONTRO SUL PALCO


1 APRILE 1995 PAOLO RUFFINI
Modificazione. Transito. Ho sottomano il bel libro della Multimedia Edizioni dal titolo Leggende della trasformazione: racconti di pi autori uniti tra loro sicuramente non da convergenze anagrafiche (tra i quali lostiense Pino Blasone), ma piuttosto da unintenzione di confronto sulla traccia della metamorfosi, dellindefinito nellimmaginario letterario: storie che filtrano il presente, attraverso il proprio destino di rimanere sospese nel limbo di un passaggio mai risolto fino in fondo come fossero non luoghi (e quindi ampliando la percezione fantastica sul reale) ma appunto alterazioni interiori. Sono scrittori, giornalisti, critici e, infine, teatranti cio autori, teorici e manipolatori della scena a darsi appuntamento nelleffimero gioco della fiction letteraria. Ed questa idea del non luogo, o del luogo di transito, che sembra aderire allemergenza di un teatro che si inventa in spazi sempre diversi e quasi mai canonici [...] Loccasione di conoscere questo nuovo posto dedito alle cose teatrali stata lo spettacolo Doppio Legame di Maria Piera Regoli, un atto unico con la regia di Federico Magnano San Lio, interpretato da Salvatore Zinna. La racconta Enzuccio protagonista, questa vicenda di mafie, con labirinto slang tra il siciliano e lingua madre transfuga di perbenismo sintattico e perci di falsa maniera. Vittima consapevole della logica delle appartenenze a famiglie di potere, quel potere che senza preamboli si presenta in tutta la sua violenza e volgarit, Enzuccio si ritrova ad essere carnefice (in finale salvifico) dei suoi stessi amici. E la storia parte dal carcere dove recluso per inoltrarsi a ritroso, ma

poi improvvisamente in un presente che accade nel mentre lo si racconta, cosicch da ricompattare i tasselli di unesistenza sequestrata alla vita accidentalmente. manovale della mafia per caso, per non subire ritorsioni. Lo spettacolo capta immediatamente lattenzione, vuoi per i contenuti ma sicuramente per la bravura dellinterprete, sempre misuratissimo ed incisivo che un modo per dire incredibilmente vero e sottilmente autoironico, difatti lo spettacolo permette la definizione del comico dentro un inghippo da vero e proprio thriller e si misura con un testo eccellente, per niente lineare. Difatti la particolarit dello spettacolo (che si rif ai verbali delle deposizioni di alcuni pentiti) sta nella costruzione ad incastri nel testo, che ci porta dentro storie che si argomentano e si giustificano senza pausa, aventi Enzuccio come personaggio principale che si fa il verso nelle pose degli altri.

MOMENTO SERA
E SEMPRE UN DOPPIO LEGAME
MERCOLED, 1 DICEMBRE 1993 ALESSANDRO DIPPOLITI
Un palcoscenico dalla scenografia scarna, essenziale, come il linguaggio di Enzo Indelicato, il pentito protagonista di Doppio Legame di Maria Piera Regoli in scena al Colosseo fino al 5 dicembre prossimo. Un linguaggio scarno, dicevamo, crudo, che arriva diretto alla coscienza come un proiettile. Nel monologo magnificamente interpretato da Salvatore Zinna, un immaginario picciotto, uno dei tanti del sottobosco mafioso, racconta la sua vita, il suo dramma, il suo essere mafioso ed il suo essere diventato poi pentito, ad un immaginario giudice, rivolgendosi direttamente al pubblico. Unautodifesa appassionata, quella di Vincenzo Indelicato per spiegare cosa ha spinto lui, piccolo uomo a consegnarsi alla mafia e perch per difendersi dai soprusi di cui vittima finisce col diventare lui stesso carnefice di tante altre vittime come lui: famiglia ed amici fraterni compresi. Certamente in Doppio Legame emerge uno spaccato durissimo ed inquietante di un certo tipo di vita siciliana ed tanto pi attinente alla realt poich molta parte dei dialoghi stata direttamente attinta dai verbali del maxiprocesso del 1986. E tanto pi Indelicato va avanti ed incalza con il suo pirandelliano monologo tanto pi emergono, come affermano gli stessi autori, le necessit concrete dellesistenza quotidiana, perch essere qualcuno equivale ad essere mentre essere nessuno equivale a non essere. Qualcuno, in sostanza che lo possono fari scumpariri come e quando vogliono. A curare la regia di quello che gli autori definiscono thriller della comunicazione Federico Magnano San Lio, le scene di Alessandro Lo Giudice e le musiche di Renzo Ruggieri.

GIORNALE DI SICILIA
UNA RIFLESSIONE SULLA MAFIA CON DOPPIO LEGAME, IN SCENA AL TEATRO CLUB DI CATANIA
DOMENICA, 14 MAGGIO 1995 NELLO PAPPALARDO
CATANIA. (np) E teatro civile di buona qualit, che punta diritto alla coscienza dello spettatore, quello che la romana associazione Retablo, propone al Teatro Club di Catania fino a oggi, con Doppio Legame, un lavoro scritto da Maria Piera Regoli e diretto da Federico Magnano San Lio. E per Salvatore Zinna, unico interprete, anche loccasione di una prova dattore, meritandosi i calorosi applausi del pubblico. La pice parla di mafia in maniera cruda e vera, riuscendo a conferire una grande dignit drammaturgia ad una materia che chiaramente proviene dalla realt, non solo a livello di tematiche e di vicende, ma perch lautrice triestina, che anche una brava attrice, andata a pescare a piene mani nei verbali dei processi. Enzuccio, un palermitano costretto dal bisogno ad azioni di piccola criminalit, rapina il negozio della sorella di un boss. Linvolontario sgarro lo conduce alla dannazione: deve adattarsi a umilianti lavori di manovalanza nel mondo della malavita organizzata e non pu tirarsi indietro neanche quando deve uccidere un amico.

In caso contrario pagherebbe in prima persona e a prezzo della vita . Enzuccio non un incallito criminale n un pentito, solo un poviru cristianu che si accorge dellorribile situazione in cui precipitato e si sfoga davanti al pubblico in una sorta di psicodramma. Quello che ne viene fuori uno spettacolo molto coinvolgente, pieno di ritmo, dotato di un linguaggio che con i suoi umori realistici risulta efficacissimo.

LUNITA
STORIE VERE A TEATRO UN PENTITO SI CONFESSA LAURA DETTI SABATO, 20 NOVEMBRE 1993
Fatti realistici, racconto documentario di microcosmi sociali. Dal cinema che ha, in tal senso, unesperienza e una storia tali da far sembrare quasi ovvia qualsiasi citazione, la tendenza del racconto realistico arriva in questo periodo ad accomunare alcune pice in scena nei nostri teatri. Coincidenza o no, il fatto che comunque registi e autori diversi, giovani e meno giovani, si sono ritrovati a portare contemporaneamente sul palcoscenico spaccati fedeli alla realt sociale, denunce, sotto forma di narrazioni descrizioni, di fenomeni particolari e malesseri della societ. E questo il caso anche di Doppio Legame di Maria Piera Regoli, messo in scena da Federico Magnano San Lio e interpretato da Salvatore Zinna (al Colosseo Ridotto fino al 5 dicembre). Il tema la mafia, la malavita, argomento altrettanto comune, quanto la tendenza realistica di cui si diceva, a titoli di questo periodo. Nel caso del Doppio Legame siamo di fronte a un monologo di un pentito che, dentro una scenografia inesistente (solo untelo bianco posto a semicerchio circonda lattore), parla della sua storia senza vie duscita, prigioniera di ricatti e paure. La storia di un manovale della mafia siciliana che si trova con un meccanismo tanto casuale e banale, quanto stritolante e ossessivo, a divenire una rotella, anche se la pi piccola e apparentemente insignificante, di un ingranaggio fatto di omicidi e guerre tra cosche. Cos, da uno scippo in un bar, per recuperare i soldi per un commercio di acciughe, il protagonista costretto per un errore (la donna rapinata apparteneva a una famiglia mafiosa) a prestare il braccio ai boss della malavita locale. Lalternativa sarebbe stata la morte. Da qui comincia un intreccio di fili (ricatti e prestazioni) che, come le maglie di una rete, arriveranno a stritolare luomo. Lui, Enzuccio, come lo chiamano i suoi boss, tra un cannolo e un bicchiere di vino, sa di essere una delle polarit del suo motto: O sei qualcuno, una persona a livello o sei nessuno, ammiscatu con niente, uno che si pu schifiare come si vuole, che lo possono fari scompariri quando vogliono. Il protagonista appartiene naturalmente a questa seconda categoria. Storie vere raccontate sul ritmo di una confessione possibile davanti a un tribunale di giudici e magistrati, dal mondo che sta a guardare e da qualche rappresentante di una giustizia pi alta. Una confessione non eroica, bens di un uomo impaurito e meschino come tanti, che si pente per salvarsi la vita, per non finire impiccato allUcciardone o al manicomio di Napoli. Il taglio crudo e documentaristico del Risi di Ragazzi Fuori, pi che delle Piovre infinite, nel testo della Regoli, che, curiosit, triestina. Nonostante la lontananza di origine lautrice ha saputo ben ricostruire il clima e lambiente di un pezzo di societ. La struttura linguistica della confessione il cuore del monologo. Molto curata, calzante e ben accolta da Salvatore Zinna (capace di mantenere la tensione narrativa e di conservare la distanza dai fatti, necessaria alla fiction per parlare della realt), stata ricavata dai verbali delle deposizioni di alcuni pentiti al maxiprocesso del 1986.

GIORNALE DI SICILIA
DOPPIO LEGAME, CHE VITA MISERA PER UN MANOVALE DEI BOSS MAFIOSI
DOMENICA, 1 OTTOBRE 1995 LOREDANA CACICIA BIONDO
PALERMO. (lcb) Il sottobosco delinquenziale della mafia al centro dello spettacolo "Doppio Legame" presentato venerd sera dalla compagnia Retablo al Teatro Libero , per la rassegna "L'Isola e l'esistenza 4" in scena fino a stasera. Salvatore Zinna, protagonista nel ruolo di "Enzuccio", all'Ucciardone racconta la sua misera storia di manovale dei boss, "vittima" inconsapevole della propria vigliaccheria, cui fa scudo un "che ne sapevo io" che lo porta a compiere azioni bestiali, le stesse che venivano eseguite a SantErasmo. N killer di professione n uomo d'onore, "Enzuccio" solo un piccolo insignificante schiavo servo di Cosa Nostra. Conosce i boss, un giorno, ma non gli fanno giurare nessun "santino". Lo costringono solo a mangiare una decina di cannoli e bere una bottiglia di Rosso antico, simboli delle azioni che di l a poco avrebbe dovuto compiere. "Enzuccio" entrato nel giro per difendere il fratello, quando ne apprende la scomparsa, si pente. Il testo di Maria Piera Regoli, in un italiano regionale con tante espressioni dialettali siciliane, tratte dai verbali di alcuni pentiti al maxiprocesso dell'86, affronta da un punto di vista nuovo il problema mafioso. A tratti strappa anche sorrisi che diventano subito amari. Il protagonista Salvatore Zinna, in un monologo fitto, riesce ad emozionare. E' felice l'intuizione del regista Federico Magnano San Lio di porre al centro della scenografia di Alessandro Lo Giudice, una mezza ellisse senza vie d'uscita, il "condannato", che nel gioco di luci di Stafano Pagnotti, appare e scompare agli occhi dello spettatore - unico interlocutore davanti al quale "Enzuccio" rappresenta la propria difesa.

TRIESTE OGGI
Sul palcoscenico del Teatro dei Fabbri Doppio Legame di Maria Piera Regoli MAFIA PALERMITANA A TRIESTE Salvatore Zinna si produce in un difficile e sofferto monologo su violenza e ingiustizia
GIOVED, 2 FEBBRAIO 1995 TULLIO TAMANINI
Sei dannato se lo fai, sei dannato se non lo fai. In questa frase che fa anche da sottotitolo al testo di Maria Piera Regoli, racchiuso il senso di Doppio Legame, che va in scena fino a domenica al Teatro di via dei Fabbri. Spettacolo che non esitiamo a definire eccellente, sia per linterpretazione che Salvatore Zinna fa del primo pentito al maxi-processo di mafia svoltosi a Palermo nel 1986, sia per la qualit del testo, che si trasforma in un potente pugno nello stomaco nei confronti dello spettatore. E difficile a teatro sentirsi coinvolti quasi fisicamente dal racconto, ma proprio quello che accade. In un contesto lontano dalla nostra realt quanto pu essere lontana da noi la logica di una vita che non offre, a chi nasce povero e emarginato, alcuna opportunit se non quella di entrare nella spirale mafiosa si svolge la storia di Enzuccio. Per cercare di riparare lingiustizia del mondo che lo circonda, finisce per farsi coinvolgere assieme alla famiglia, in una spirale di violenza da cui non si pu uscire. Per aiutare il fratello un altro derelitto a restituire i soldi decide di rapinare un bar. Lanziana proprietaria la sorella di un potente mafioso e cos Enzuccio si trova ad aver fatto uno sgarro ai mafiosi. La scelta a questo punto fra entrare a far parte della mafia o andare a lavorare, che nel gergo mafioso, una slang che accompagna per tutto lo spettacolo, significa essere uccisi. Sar questa la motivazione che durante la confessione, non a un magistrato o a un giudice, ma al pubblico, che rappresenta laltra parte del mondo, il protagonista user a giustificazione dei suoi atti criminali. Che cosa potevo fare? Ero un condannato a morte!, sosterr Enzuccio di fronte agli accusatori e soprattutto alla sua coscienza. Diverr la causa di morte del fratello e degli amici, finch, arrestato, per gli innumerevoli crimini commessi, non trover la forza e il coraggio di ribellarsi a chi lo tiene incatenato, pentendosi, raccontando tutte le losche trame. Ma il suo non un pentimento nei riguardi del mondo dei giusti. Non cerca giustizia, ma una sorta di rivalsa personale contro chi, ingiustamente a suo modo di vedere, non lo considera pi utile come uomo, ma lo tratta come una pezza da piedi. Emarginato due volte, dalla societ e dalla mafia che, avendolo usato come manovale del crimine, cerca di disfarsi di lui una volta arrestato. Lo spettacolo presenta una realt che non la nostra, che ci sembra quasi aliena, ma che al sud fa parte del vivere quotidiano, e per questo deve farci riflettere sulla societ in cui viviamo.

LA CRONACA
E piaciuto Doppio Legame al Teatro dei Fabbri
LA TRAGEDIA DI UN SICILIANO ANTIPIOVRA

LA SICILIA CHE VUOLE FUGGIRE I TENTACOLI DELLA PIOVRA


MARTED, 6 DICEMBRE 1994
E una storia difficile, quella di Vincenzino Indelicato. Una storia di mafia e disperazione, laltra faccia della Sicilia, quella che vorrebbe sfuggire alla piovra, ma non pu. E questa, in sintesi la trama su cui si sviluppa Doppio Legame, spettacolo di Maria Piera Regoli, portato lo scorso fine settimana da Salvatore Zinna al teatro di via dei Fabbri: un monologo giocato tutto su un testo serrato, sullespressivit e sulla credibilit dellattore calato nei panni di un pentito che racconta al pubblico-giudice le sue disavventure. Enzuccio un siciliano come tanti, con il senso dellonore e della famiglia; vuole vivere lavorando onestamente nonostante non disdegni, quando se ne presenti lestrema necessit, qualche furterello. Suo fratello vorrebbe trovare un lavoro come si deve: per questo prende a credito un carico di pesce, un motocarro, e si avvia verso il paese. Lo ferma la Finanza che confisca tutto perch non ha lu permesso. Per pagare merce e Ape a chi glieli aveva prestati ed evitare che il fratello si metta nei guai, Enzuccio decide di compiere una rapina a un bar. Non sa salvare il fratello finir per dannare se stesso: la padrona del bar infatti la sorella di un uomo donore, e un semplice furterello diventa uno sgarro all Famiglia. A questo punto, gli amici gli mettono davanti unalternativa secca: o ti metti con noi, o vai a lavorare, che, nel codice mafioso, significa finire sottoterra. Lo sventurato accetta il rapporto, e per lui comincia una vita di sottomissione a qualsiasi ordine, senza la minima possibilit di

obiettare: perch ogni comando unaltra implicita alternativa , o cos o vai a lavorare. E cosa ci potevo fare io? piange Enzuccio mentre racconta se nun o facevo, mi scippavano la testa Diventa manovalanza della mafia e un giorno finisce in carcere. I capi gli ordinano di fare il matto, per farsi mandare al manicomio e ottenere il proscioglimento. In manicomio ci va, ma poco dopo lo rimandano allUcciardone: qui scopre che suo fratello stato fatto sparire. Tanti patimenti per nulla, tutto vano. Dannato lui e dannato suo fratello. Al colmo della disperazione si rifiuta quando gli ordinano di fingere limpiccagione. E la sua condanna a morte. La parte di Enzuccio viene interpretata con perizia e partecipazione da Salvatore Zinna, che racconta la tragedia del suo personaggio imitando il tipico accento siciliano che sentiamo a ogni processo di mafia: una rappresentazione che evita allo spettacolo di scadere nella spettacolarizzazione della Piovra, tenendo alto il pathos delluditorio dal primo allultimo istante, grazie anche al discreto ma fondamentale gioco di luci e alla scarna colonna sonora che corredano la nuda scena. Un testo di stile pirandelliano, con qualche suggestione verghiana nellimpostazione, che fa riflettere e contribuisce a far comprendere una realt difficile, spesso sentita pi lontana di quanto effettivamente sia.

TRIESTE OGGI
Il Teatro dei Fabbri propone una prima nazionale DOPPIO LEGAME CON LA MAFIA
DOMENICA, 7 NOVEMBRE 1993
(p.q.) Il secondo appuntamento della stagione del Teatro dei Fabbri ha riservato al pubblico una vera chicca. Si trattato di una prima nazionale di un testo che ha portato sulla scena il racconto di un pentito mafioso. Doppio Legame ossia, come spiega il sottotitolo, Sei dannato se lo fai, sei dannato se non lo fai stato scritto da Maria Piera Regoli sulla base di unattenta lettura delle deposizioni dei pentiti al maxiprocesso per mafia del 1986. Il testo un lungo monologo (unora esatta di spettacolo) durante il quale un uomo, che potrebbe forse identificarsi con qualche personaggio reale oppure che potrebbe riassumere in s i sentimenti e la psicologia tipica di tanti pentiti, narra la sua allucinante esperienza. Povero, senza un lavoro, debole di carattere, il protagonista finisce quasi senza accorgersene nelle reti della mafia, che lo sfrutta per le proprie necessit. Troppo debole per diventare qualcuno, luomo finisce per essere preso dalla polizia. In carcere tuttavia la mafia, per paura che egli possa rivelare qualche segreto importante, lo induce a farsi credere pazzo, allo scopo di ottenere il trasferimento in manicomio, dal quale poi farlo evadere. E un lungo racconto, una specie di confessione che si potrebbe immaginare avvenga nel corso di un interrogatorio a porte chiuse o allinterno dellaula di un tribunale. Emergono, attraverso un linguaggio spezzettato che ben rende lignoranza e la disperazione, tutta una serie di verit inquietanti che costringono un uomo caduto in quella situazione a essere dannato comunque e sempre, in qualsiasi modo si comporti e qualsiasi cosa faccia. Ed emerge pure il doppio legame che stringe in rapporto ambivalente limposizione del potere e la subordinazione al potere. Doppio Legame non vuole essere uno spettacolo di accusa e non vuole neppure tracciare una morale: semplicemente la rappresentazione di una situazione, il documento di un brandello di vita vissuta. Allo spettatore spetta poi il giudizio, sia nel ritenere che il protagonista nella sua confessione narri tutta la verit, sia viceversa che si tratti di un imbroglio, lennesimo ordito dalla mafia alle spalle di chi impotente subisce. Allinterno della semplice e indovinata cornice scenica di Alessandro Lo Giudice e guidato dal regista Federico Magnano San Lio, si molto ben calato nel difficile ruolo Salvatore Zinna, che in uno spazio neutro e claustrofobico ha saputo rievocare atmosfere, luoghi e persone e soprattutto ha saputo mantenere intatti seppure attraverso una semplificazione del linguaggio la cadenza e il ritmo del dialetto siciliano. Dopo la prima nazionale di ieri sera e la replica di questo pomeriggio alle 17,30, lo spettacolo, che stato prodotto da Retablo e da Beat 72, andr in scena al Teatro Colosseo di Roma.

IL PICCOLO
TEATRO / TRIESTE SI SIGNORI, IO SONO NIENTE
Doppio Legame: una prima alla Scuola dei Fabbri LUNED, 8 NOVEMBRE 1993

LILIANA BAMBOSCHEK
TRIESTE Nel teatro la scuola dei fabbri stato rappresentato, in prima nazionale, lo spettacolo Doppio Legame (Sri dannato se lo fai, sei dannato se non lo fai) di Maria Piera Regoli, prodotto dalle associazioni Retablo di Catania e Beat 72 di Roma, con lorganizzazione di Alceste Ferrari. Si tratta di unazione drammaturgica costruita in forma di monologo su un tipo di tematica e con un linguaggio teatrale nuovo per Trieste, anche perch lavori del genere spaziano su circuiti diversi da quelli dei teatri stabili o commerciali e si orientano sullattualit, usando originali mezzi espressivi. Lunico personaggio, che riempie emblematicamente e ossessivamente di s la scena con unaffabulazione continua che acquista via via un carattere sempre pi drammatico, uno di quegli uomini che ormai riempiono quotidianamente la cronaca: un pentito. Attraverso le sue parole (rivolte a un ipotetico giudice che, in questo caso il pubblico) ora guardinghe e sussurrate, ora sciorinate in un interminabile sproloquio con continue ripetizioni, errori, confusioni, e spesso gridate con disperazione, emerge il sottofondo umano e sociale da cui uscito questo misero manovale della mafia che rimane dallinizio della sua carriera criminale fino alla conclusione, al processo, un uomo da nulla, un nessuno, una semplice pedina manovrata da mani scaltre. Lo squallore della sua persona pari alla pochezza dei ragionamenti: ci che batte ossessivamente nei suoi pensieri la giustificazione dei suoi atti. Non c in lui senso di colpa, non c capacit di scelta: si sente solo il peso di un potere imposto, di una passivit accettata come legame. Come stato un mafioso per necessit, diventa un pentito per lo stesso motivo, non per desiderio di giustizia perch, secondo le sue parole, Giustizia non ce n Una confessione angosciante perch vissuta dallinterno, da uno della bassa forza, in cui si legge il degrado, labbandono totale del sostrato umano. La forza del lavoro sta nella sua semplice, estrema verit che scaturisce dal linguaggio stesso riportato fedelmente, anche nelle strutture sintattiche, dai verbali del maxi processo contro la mafia del 1986. Lattore Salvatore Zinna si calato fino in fondo al personaggio, rendendone esplicita ogni pi piccola sfumatura.

IL GAZZETTINO
DOPPIO LEGAME IL CONGEDO OGGI ALLA MURATA
DOMENICA, 12 MARZO 1995 VERA GIULIANO
La visione dello spettacolo "Doppio Legame" di scena al teatrino della Murata, stata anticipata da commenti lusinghieri. Tutto questo si pu dire ora a ragione, nei riguardi di uno spettacolo difficile, per certi versi frastornante e crudo ma di grande impatto e da ammirare nella sua esecuzione. "Doppio Legame" la storia assurda, purtroppo credibile, di un palermitano che, nel corso di una rapina "fatta per necessit", danneggia inconsapevolmente la parente di un mafioso; l'inizio di un calvario, di un percorso allucinante fatto di morte dove alla fine unica possibilit di reazione ancora una resa: di fronte a un'altra realt, quella del tribunale. Non sono comunque i racconti dei fatti di sangue, ai quali il protagonista Enzuccio Indelicato costretto a partecipare per non perdere a sua volta la vita, a impressionare di pi, quanto il dubbio della vera esistenza di una giustizia. Nello spettacolo Enzuccio recrimina contro quattro tipi cosiddetti di giustizia ingiusta o incomprensibile per l'uomo: quella di Dio, della societ civile, della mafia e dell'autorit costituita. Enzuccio diventa cos, come scritto nel testo di Maria Piera Regoli, come interpretato dal bravo Salvatore Zinna e come diretto dal regista Federico Magnano San Lio, un astemio sempre col bicchiere in mano costretto a bere senza la possibilit di un punto d'appoggio, neanche pi da parte della sua famiglia. Da questo stato d'animo di assoluta impotenza e isolamento nasce un linguaggio apparentemente privo di qualsiasi struttura che trova per contro la sua efficacia nell'espressione scarna supportata dall'immagine data da quei terribili argomenti di cui si parla. L'ultima replica per oggi, domenica alle 17.

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