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Lavoro e Sud

Il Mezzogiorno paga un prezzo altissimo nella crisi. Le manovre economiche recessive e depressive del governo Berlusconi hanno peggiorato le condizioni di vita dei lavoratori, degli anziani delle donne e dei giovani che vivono nel Sud. Le misure basate sui tagli lineari alla spesa pubblica e sulla drastica riduzione degli investimenti hanno avuto drammatiche conseguenze sui servizi alla persona, sulla capacit pubblica di favorire mobilit e gestione del territori, sull'occupazione, sulla crescita. Anche il settore della ricerca e dell'innovazione, essenziale per un futuro di sviluppo sostenibile delle Regioni meridionali, ha subito gli effetti negativi della contrazione della spesa pubblica e delle stesse politiche per il Sud. Ogni manovra finanziaria ha fatto pagare al Mezzogiorno un pesante prezzo perch si fatto cassa con le risorse previste per i Fondi per le Aree Sottoutilizzate dirottandole per altre voci o piegandole ad esigenze di clientele elettorali (vedi fondi per l'emergenza rifiuti a Catania) cos da mettere in forse per i meccanismi di spesa europei anche le risorse che le Regioni sarebbero state chiamate ad erogare. La stessa minestra, chiamata Piano per il Sud o Piano Eurosud, stata scaldata pi volte e le cifre in esso previste si sono rivelate giochi di prestigio, mentre la Banca del Sud ancora un personaggio in cerca d'autore! Tutti gli indicatori statistici, soprattutto socio-economici, confermano che nella crisi, l'Italia meridionale si impoverisce in termini relativi come tutto il Paese, ma in termini assoluti di pi, perch peggiori erano le condizioni prima della crisi e pi basso il tenore di vita e dei consumi. Il lavoro regolare diventa lavoro povero. Il lavoro irregolare e nero continua ad investire in misura crescente ampi strati della popolazione attiva. L'indice di disoccupazione generale, e quello delle donne e dei giovani in modo particolare, consolida il record negativo nel quadro generale anch'esso negativo dell'intero Paese. Cresce la percentuale di persone che rinunciano a cercare attivamente il lavoro e si sentono prive di speranze. Per le donne frequente il ricorso al lavoro nero; sempre pi giovani, e non solo quelli in possesso di una qualificazione di un titolo di studio, tornano ad abbandonare il Mezzogiorno in

cerca di lavoro e speranza di una vita migliore. Le condizioni dei migranti che assicurano con il loro lavoro le attivit primarie del settore agricolo e dell'edilizia coniugano la mancanza totale di diritti, con condizioni di vita degradanti e la minaccia constante dell'allontanamento forzato. Questa situazione accresce il brodo di cultura per le attivit criminali che traggono ogni vantaggio dalla crisi, anche di fiducia, che la politica del governo Berlusconi, le campagne antimeridionaliste, la debolezza delle classi dirigenti meridionali, l'assenza dello Stato (inteso come sistema civile di protezione) hanno determinato in tanta parte delle popolazioni meridionali, a partire dai settori pi deboli. Il lavoro il perno di ogni scelta per il riscatto del Mezzogiorno e la rinascita del Paese. LItalia non uscir dalla crisi pi grave del dopoguerra se non rimette il Mezzogiorno al centro di un progetto di sviluppo sostenibile che, modifichi in profondit il mix produttivo e la struttura dei consumi e offra alle nuove generazioni una prospettiva di lavoro stabile, qualificato e non povero e precarizzato.

Per il Mezzogiorno, nella complessa fase che stiamo affrontando, indispensabile: utilizzare rapidamente e con efficacia le risorse nazionali ed europee per lo sviluppo del Sud, smascherando limbroglio del cosiddetto Piano Eurosud; riattivare gli investimenti In materia di sviluppo e sostegno alle imprese, promuovendo una politica industriale innovativa per le imprese del Mezzogiorno - centrata sulla green economy - nellambito della quale va colta lopportunit per un riordino degli incentivi; investire nelle reti sia materiali (energia, comunicazione) che immateriali (conoscenza e ricerca) per generare innovazione e infrastrutture adeguate al sostegno della crescita degli investimenti e dell'occupazione ; salvaguardare e sostenere le preesistenze industriali attraverso la distrettualit e la consorziabilit che rafforzi le reti di impresa sia sul mercato interno che sull'export; potenziare il sistema di integrazione e copertura della mobilit, dell'intermodalit e della portualit, guardando alle opportunit derivanti dalla collocazione strategica nel bacino mediterraneo, potenziando scambi culturali e commerciali;

accelerare la cantierizzazione degli interventi infrastrutturali finanziati dalle ultime delibere CIPE e concentrare le risorse sulla salvaguardia del territorio dai rischi idro-geologici e su alcuni progetti indispensabili ad ammodernare la rete ferroviaria e il sistema portuale al fine di collegare il Mezzogiorno alle grandi direttrici europee e mediterranee; salvaguardare e qualificare il welfare, contro la logica dei tagli orizzontali, per tutelare i diritti di cittadinanza e il diritto alla salute; sostenere loccupazione attraverso politiche attive del lavoro, estendendo gli ammortizzatori sociali e riprendendo una seria politica di lotta alla povert; Intervenire con politiche e risorse adeguate per combattere il disagio sociale e la precariet che sono il brodo di coltura dellillegalit.

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