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10 Maria Luisa Chiara ISS 09 4
10 Maria Luisa Chiara ISS 09 4
I rapporti tra
letteratura e disabilità forum
Maria Luisa Chiara*
Abstract
L’articolo ripercorre la presenza dei «diversi» prima nella letteratura per
l’infanzia, poi in quella per adulti e, infine, nei racconti degli stessi soggetti
disabili.
Inizia con la fiaba di Giovanfrancesco Straparola, per proseguire con Hans
Christian Andersen e Oscar Wilde e poi ancora Frances Eliza Hodgson Burnett
con Colin, de Il giardino segreto, e il piccolo Nelli, un povero gobbino, gracile
e col viso smunto del Cuore del nostro De Amicis. Quasimodo, il gobbo defor-
me di Notre-Dame, rappresenta l’anello di congiunzione fra la letteratura
dell’infanzia e la letteratura rivolta a un pubblico più vasto.
Il deficit di Marianna, la mutola de La lunga vita di Marianna Ucria, di
Dacia Maraini, non si traduce in una sconfitta, ma in un fattore che la rende
differente dalle altre donne e riempie il suo silenzio di pensiero. Si passa
quindi alle testimonianze di vita contenute in Anna dei Miracoli, Ugo Pirro,
Giuseppe Pontiggia e Candido Cannavò. Infine Isichiara ed Elisa Vavassori,
nel testo Handicap? Una testimonianza, si chiedono chi sia, in questo mondo
ultracompetitivo segnato dalla lotta per il successo, il vero «handicappato».
La disabilità nella letteratura per figli. Dopo molte vicissitudini, i due patteggiano
l’infanzia con tre fate, pietose della sorte della brava regina,
la nascita di un figlio.cita di un figlio
L’ultima fata disse: «E io voglio che sia la donna
C’era una volta, in tempi lontanissimi, nel ricco
più saggia e più ricca del mondo, ma voglio anche
reame di Peloro, un re magnanimo e potente e una
che suo figlio nasca coperto da una pelle, che si
regina bellissima che, però, non riuscivano ad avere
comporti come un porco in tutto e per tutto e che
non possa uscire da questa forma prima di avere
* Manager artistica, ha al suo attivo numerosi interventi
ad alto livello nel settore della cultura e della comuni-
avuto tre spose». […]
cazione ed è stata l’ideatrice e, nei primi tre anni, la Il principe si sposa, ha due mogli che vorrebbero
coordinatrice del Corso di Alta Scuola dell’Università ucciderlo e, perciò, verranno uccise mentre la terza,
Cattolica di Milano, giunto alla settima edizione, che lo accetterà per quello che è, sarà premiata.1
«Scrittura creativa: testo poetico, narrativo e testo
critico». Con Elisa Vavassori ha scritto Handicap? 1 G.F. Straparola, The Pig King. In Id., The Facetious
Una testimonianza (Roma, Il Filo, 2008) e Mea culpa Nights of Straparola, 1556, trad. it. Re Porco, http://
(Milano, La Vita Felice, 2010). www.pinu.it/re_porco.htm.
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«il diverso», viene respinto dal mondo dei Gigante, e lo baciò […] e lui prese un’ascia e ab-
«normali»: batté il muro.6
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mendicanti la cui infermità viene esibita per congiunzione fra la letteratura dell’infanzia
le strade, le vittime precoci di incidenti sul e la letteratura rivolta a un pubblico più va-
lavoro o i malatini consumati dalla fame e sto. Con il Quasimodo di Victor Hugo siamo
dalla mancanza di cure. nel Medioevo, epoca di streghe da mandare
Colin, il cugino di Mary, una ragazzina in- al rogo e gobbi portafortuna, superstizioni e
glese, rimasta orfana di entrambi i genitori in formule magiche, zingari e demoni.
India, che viene accolta nell’immensa e strana In quell’epoca bastava un tratto fisico
casa padronale dello zio Craven, è irrimedia- sbagliato per condannare una persona e Qua-
bilmente, orrendamente ammalato e, pertanto, simodo di tratti fisici sbagliati ne ha parecchi.
inviso al padre che lo ritiene colpevole di aver Come il naso tetraedico, la bocca a ferro di
ucciso, nascendo, l’adorata moglie. Il padre lo cavallo, quel cespuglio rosso e quell’enorme
soffoca di cure servili, ma lo priva dell’affetto verruca a nascondere gli occhi, i denti simili
e della sua presenza. Colin è il prototipo del ai merli di una fortezza, il labbro calloso. Sot-
ricco disabile che viene nascosto, anche se to la testa, tra le spalle, una gobba enorme,
superaccudito. Mary lo salverà e lo restituirà e poi gambe simili a lame di roncole, piedi
all’amore del padre. F.E. Hodgson Burnett10 enormi, mani mostruose e, insieme a tanta
si servirà dell’espediente ricorrente: l’amore deformità, un comportamento vigoroso, agile
salvifico, la fede trionfante. e coraggioso, tale da incutere timore.
Miles, il fratellino fragile di Humphrey, La sua bruttezza è il suo handicap,
protagonista di Incompreso, è invece «il capace di condizionargli in modo tragico
preferito» del padre, baronetto deputato al l’intera esistenza. Questa è la sua prigione.
parlamento di Sua Maestà, e con la sua at- Il campanile della cattedrale di Notre-Dame
tenzione lo ripaga di una natura crudele che viene dopo. Per tutti Quasimodo non è altro
lo ha generato fragile e malaticcio, tanto da che il campanaro, il gobbo di Notre-Dame,
diventare ingiusto verso Humphrey, sensibile il guercio, lo storpio. Non è possibile andare
e ammalato d’amore per una mamma troppo oltre. L’eccessiva deformità spaventa, non
presto persa, irrequieto e apparentemente consente approfondimenti, non permette
sordo a qualsiasi sentimento. di indagare spirito, carattere, intelligenza,
Di contro c’è tutta le serie di infermità risorse, sensibilità:
messe a fuoco da Dickens o anche dal nostro […] La bruttezza genera rifiuto e paura.
De Amicis,11 dove la disamina coincide con la Stiano attente le donne gravide…
denuncia sociale. È il diavolo!
Ci getta il malocchio dai camini…
Oh, che brutta anima!
La disabilità nella letteratura per adulti Che orrore!
Oh, maschera dell’Anticristo.12
Quasimodo, il gobbo deforme di Notre- Ciò che non si conosce fa paura. Il diverso
Dame, rappresenta, a mio avviso, l’anello di turba la quiete, mette in gioco ogni sicurezza,
molto spesso avvicina a verità indesiderate.
10
F.H. Burnett, The secret garden, ed. or. 1909, http://
Il rifiuto rappresenta quindi una difesa nei
www.readprint.com/work-130/The-Secret-Garden-
Frances-Hodgson-Burnett, trad. it. Il giardino segreto, confronti del diverso che può far male.
Milano, Mondadori, 2010.
11 E. De Amicis, Cuore, Roma, Newton Compton, 1994, 12 V. Hugo, Notre-dame de Paris, 1831, trad. it. a cura di
ed. or. 1886. Donata Feroldi, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 241.
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rere la strada del suo destino fino alla fine, inter- ro, quando ho scelto di fare l’insegnante di
rogando i suoi silenzi […] interrotti solo una notte sostegno.
da un assurdo grido agghiacciante che traduce In primo luogo vorrei citare il celebre dram-
finalmente la memoria di ciò che fu…15
ma The Miracle Worker di William Gibson,
tradotto in italiano come Anna dei miracoli,
che venne messo in scena per la prima volta
Dalla letteratura alla realtà della nel 1975 negli Stati Uniti.
disabilità. Parlano i protagonisti Anne Sullivan, l’Anna del miracolo, è l’isti-
tutrice di Helen Keller, resa cieca e sorda forse
Ma gli scrittori non sono coinvolti nel tema
dalla scarlattina, più probabilmente da una
«disabilità» solo sul piano dell’immaginazione
menengite contratta a due anni. Anne non ha
e dell’invenzione narrativa. Se si analizza
alcuna esperienza in fatto di insegnamento,
una campionatura nell’ambito del cosiddetto
ma viene da un’esperienza di dolore di cui
«romanzo di genere», si può raggiungere la
conosce tutti i misteri: miserie e furbizie di
conclusione che gli scrittori coinvolti nel tema
sopravvivenza.
lo siano spesso anche autobiograficamente
Si fa rinchiudere in un cottage nel quale,
(in quanto genitori o educatori o soggetti
essendo l’unica fonte di sostentamento di
disabili essi stessi).
Helen, riesce a fare una prima conquista:
Scrittori e scrittrici (queste ultime signi-
un comportamento umano, senza alcun
ficativamente reperibili in maggior numero),
risultato però sul piano della comprensione
italiani e stranieri, improvvisati tali per
delle parole.
l’occasione (le cui opere si lasciano definire
Sarà il 5 aprile 1887 il giorno fatidico in
più propriamente come testimonianze e
cui, dopo aver spruzzato l’acqua sulle mani
documenti).
di Helen, l’unica parola di cui avesse vaga-
Sul piano stilistico, quindi, si osservano
mente afferrato il senso prima della malattia
l’uso della prima o della terza persona, la scel-
e averne digitato sulla mano, per l’ennesima
ta di una forma diaristica o più propriamente
volta, le sillabe, che la bimba capirà il nesso
romanzesca, la presenza di una dimensione
tra quella serie di gesti e il liquido bagnato
autobiografica, di pura finzione o addirittura
che ancora gocciola dalla sua mano:
fantastica. Sul piano tematico, si sono rilevate
una diversa tipologia di disabili (colpiti da Io stavo in piedi, immobile, e tutta la sua
attenzione era concentrata sui movimenti del-
deficit sensoriali, cerebrali e psichici) e una
le sue dita. Improvvisamente sentii una vaga
diversa gerarchia degli aspetti educativi del consapevolezza, come qualcosa di dimenticato,
soggetto disabile (il linguaggio e la sessualità, il brivido di un pensiero che stava tornando e,
le relazioni familiari, i comportamenti sociali, in qualche modo, il mistero del linguaggio mi si
il rapporto con la natura, l’acquisizione di rivelò in pieno.16
abilità intellettuali e artistiche, il rapporto
tra educatore e disabile e la reversibilità dei Helen Keller riuscirà a laurearsi, magna
ruoli, il tema dell’autonomia, della stima di cum laude, all’età di 24 anni, si impegnerà
sé e della felicità della persona disabile). in politica, riceverà un numero imprecisato
Io mi limiterò all’analisi di alcune opere di onorificenze e tributi e morirà nella sua
che sono state fondamentali per il mio lavo- casa nel Connecticut all’età di 87 anni. He-
16 H. Keller, La storia della mia vita, Roma, Paoline,
15 Ibidem, p. 265. 1981, p. 7.
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len Keller appartiene a quelli che ce l’hanno «handicappato» e con la convinzione finale,
fatta… perché? Perché hanno dalla loro nata dall’osservazione degli «altri», che non
un’incredibile intelligenza, dono di Dio, e ci siano classifiche da fare, ma solo strade da
una famiglia (in questo caso i soldi di una percorrere. Con le gambe per alcuni, con il
famiglia e un’istitutrice come Anna) che li coraggio e il cuore per altri.
aiutano a superare la barriera costituita dal Mio figlio non sa leggere di Ugo Pirro18 è
loro «handicap». un libro testimonianza su un caso di disles-
Ma c’è questa costante in chi «ce la fa»: sia e sulla micidiale miscela di ignoranza,
l’attenzione della famiglia, l’amore che sottovalutazione e sordità che caratterizza
non demorde, non si rassegna, non getta la gli interventi della scuola e delle strutture
spugna. sociali. La dislessia, pur essendo recupera-
Giuseppe Pontiggia e Ugo Pirro sono due bile, pur apparendo un disturbo meno grave
padri, coinvolti in due vicende che hanno in e invalidante, può avere gravi ripercussioni
comune un figlio disabile. In Nati due volte, sul rendimento scolastico e sull’autostima
il prof. Frigerio (lo stesso Pontiggia), padre del bambino.
del figlio svantaggiato Paolo, spastico per una Come Pontiggia, il papà Pirro è costret-
momentanea mancanza di ossigeno e un ma- to a un doloroso pellegrinaggio tra varie
laccorto uso del forcipe, non si rassegna, tutto istituzioni scolastiche e mediche. Come il
teso a far sì che il figlio riesca a recuperare primo, cerca di minimizzare i disturbi del
tutte le potenzialità, e non si arrende davanti figlio, collegandoli alle sue anomalie e a
a ostacoli che sembrano insormontabili. Cer- quelle degli altri in una specie di respiro
ca disperatamente all’esterno competenze, assolutorio, ma mentre Paolo ha alle spalle
comprensione e sostegno morale. Trova una una famiglia unita e collaborativa, sia pure
sorta di competizione tra le varie gravità di con le smagliature di qualche sporadica
disabilità, un’incredibile distanza masche- distrazione, Pirro vive col figlio ad Anaca-
rata da realismo anche nei familiari più pri, separato dalla moglie con un’amante
vicini (la madre), inadeguatezza, imbarazzo, bambina tedesca che tende a mettersi in
approssimazione nei medici e negli addetti concorrenza con Umberto, comportandosi
ai lavori in genere. come una figlia e con una madre che lo vizia
Il destino di Paolo è una duplice nascita: per contestare il padre.
la prima che lo consegna impreparato al Pirro si impadronisce della difficoltà
mondo, la seconda che ne registra gli sforzi «dislessia», ne sviscera le componenti, si
e la pena per farsi accettare nell’universo inventa esercizi e comportamenti di vita che
dei «normali». A volte è colto da sconforto e diano ordine e metodo alla scrittura. Riesce a
allora lo scopriamo che piange con le mani risalire la corrente dell’alfabeto del bambino
aggrappate al pavimento, come se anche che «pareva galleggiasse su un lago torbido e
questo dovesse sfuggirgli.17 E il prof. Frige- scosso».19 Umberto gli resiste e gli si oppone
rio/Pontiggia è sempre lì, spesso a sorridere appoggiato da una madre che lo vizia.
con lui e per lui, ad accompagnare il figlio Alla fine guarirà e lascerà il padre senza
con contenuta trepidazione, a chiedersi ombra di riconoscenza, ma è chiaro che un
chi in questo mondo competitivo sia il vero
18 U. Pirro, Mio figlio non sa leggere, Milano, Rizzoli,
17 G. Pontiggia, Nati due volte, Milano, Mondadori, 1981.
2004. 19 Ibidem, p. 140.
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padre non cerca «riconoscenza» da un figlio mai demorde, che mai indietreggia, un libro
che ha saputo guarire. pubblicato dalla casa editrice Il Filo, la cui
Si nota come in tutti e due questi libri presidente onoraria è stata Alda Merini. Lo
l’interpretazione psicologica si intreccia a mettiamo tra la letteratura?
quella strettamente pedagogica, confermando Non so se lo merita, ma so che è scritto con
la solidarietà tra le due discipline. D’altra par- il cuore, ma soprattutto con l’intelligenza e
te, un’indagine trasversale rivolta ad autori l’amore di Elisa.
maggiori e minori della letteratura italiana
e straniera conferma l’interdisciplinarità di
questo genere, dove letteratura, psicologia Bibliografia
e pedagogia si mantengono in equilibrio e
la letteratura osserva nello spazio in cui le Andersen H.C. (1837), Den lille Havfrue, trad. it.
altre due discipline si incontrano. La Sirenetta, http://animaturchese.altervista.
Dobbiamo continuare a chiamarli disabili? org/Le%20sirene2.htm.
Andersen H.C. (1845), De røde sko. In Id., Nye
si chiede in E li chiamavano disabili Candido
Eventyr. Første Bind. Tredie Samling, Copen-
Cannavò,20 storico direttore de «La Gazzetta hagen, Reitzlel, trad. it. Le Scarpette rosse,
dello Sport» che racconta nel suo libro sedici http://www.ilnarrastorie.it/andersen/scarpette.
straordinarie avventure umane. Scrive Si- rosse544.html.
mona Atzori, pittrice e ballerina che danza Burnett F.H. (1909), The secret garden, http://www.
con successo in tutto il mondo, in quarta di readprint.com/work-130/The-Secret-Garden-
copertina: «Penso talvolta che i veri limiti Frances-Hodgson-Burnett, trad. it. Il giardino
esistano in chi ci guarda». Oltre alla storia segreto, Milano, Mondadori, 2010.
Cannavò C. (2007), E li chiamavano disabili. Storie
di Simona c’è quella di Paolo Annibaldi,
di vite difficili coraggiose stupende, Milano,
chirurgo, e quella dello scultore non vedente Biblioteca Universale Rizzoli.
Felice Tagliaferri, degli artisti del gruppo rock De Amicis E. (1994), Cuore, Roma, Newton Com-
Ladri di carrozzelle, del fisico teorico Fulvio pton, ed. or. 1886.
Frisone, affetto da tetraparesi spastica, e del Di Rienzo A. e Zannoni F. (2006), Con gli occhi dei
campione automobilistico Alex Zanardi. bambini. Come affrontare stereotipi e pregiudizi
Quello di Cannavò è un altro modo di fare a scuola, Roma, Carocci.
letteratura, nulla lasciando alla fantasia, ma Hugo V. (1831), Notre-dame de Paris, trad. it. a cura
di D. Feroldi, Milano, Feltrinelli, 2002.
raccontando con la ruvidezza del cronista
Keller H. (1981), La storia della mia vita, Roma,
sportivo e sottolineando come l’intelligenza Paoline.
dell’individuo e una famiglia attenta riescano Isichiara e Vavassori E. (2008), Handicap? Una
a superare qualsiasi barriera. testimonianza, Roma, Il Filo.
Ho scritto anch’io un libro con Elisa Isichiara e Vavassori E. (2010), Mea culpa, Milano,
Vavassori, 21 intrappolata da sempre su La Vita Felice.
una carrozzella, laureata in Scienze della Lazzarato F. (2003), Emarginazione e handicap
nella letteratura infantile e giovanile con-
Comunicazione e aspirante giornalista, che
temporanea, Secondo convegno nazionale
Documentazione e volontariato «Letteratura
20
ed Emarginazione», 31 maggio 2003.
C. Cannavò, E li chiamavano disabili. Storie di vite
difficili coraggiose stupende, Milano, Biblioteca Uni- Maraini D. (1996), La lunga vita di Marianna
versale Rizzoli, 2007. Ucria, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli.
21
Isichiara e E. Vavassori, Handicap? Una testimonianza, Montgomery F. (1985), Incompreso (Misundersto-
Roma, Il Filo, 2008. od), Bologna, Malipiero.
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Morante E. (1995), La storia, Torino, Einaudi. trad. it. Il principe felice e altre storie, Milano,
Pirro U. (1981), Mio figlio non sa leggere, Milano, Mondadori, 2001.
Rizzoli. Wilde O. (1888b), The Selfish giant, http://www.
Pontiggia G. (2004), Nati due volte, Milano, online-literature.com/poe/180/, trad. it. Il gigan-
Mondadori. te egoista, Milano, Mondadori, 2006, p. 41.
Straparola G.F. (1556), The Pig King. In Id., The Wilde O. (1998), The Fisherman and his soul and
Facetious Nights of Straparola, trad. it. Re other fairy tales, New York, St. Martin’s Press,
Porco, http://www.pinu.it/re_porco.htm. ed. or. 1892, trad. it. Il pescatore e la sua anima.
Wilde O. (1888a), The happy prince and other In Id. Il principe felice e altre storie, Milano,
tales, http://www.gutenberg.org/etext/902, Piccoli, 1963, p. 34.
Summary
The article retraces the presence of the «others» firstly, in children’s literature, then in adult literature and lastly
in the stories told by the disabled persons themselves. The article begins with the fairytale by Giovanfrancesco
Straparola, a legendary narrator of the Fifties in the XIV century, continues with H.C. Andersen and Oscar Wilde
and then again with Frances Eliza Hodgson Burnett with Colin in The secret garden and small Nelli, a poor, frail
hunchback and with a pale face in Cuore (Heart) written by our De Amicis. Quasimodo, the deformed hunchback
of Notre-Dame, represents the link between children’s literature and general literature. Marianna’s deficiency, a
deaf and dumb woman in La lunga vita di Marianna Ucria (The long life of Marianna Ucria), written by Dacia
Maraini, does not turn into a defeat, but into a factor that makes her different from the other women and fills her
silence with thoughts. Then the article changes to the life experiences contained in Anna dei Miracoli, Ugo Pirro,
Giuseppe Pontiggia and Candido Cannavò. Lastly, in the text Handicap? Una testimonianza (Handicap? A testi-
mony), Isichiara and Elisa Vavassori ask themselves who is the real «handicapped person» in this ultracompetitive
world marked by the struggle for success.
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