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L’INDUSTRIA
DELLA DEPRESSIONE
Bollati Boringhieri
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità la depressione si
candida a diventare il primo problema sanitario, sopravanzando anche
le malattie cardiovascolari. Il fenomeno appare dunque dilagante,
epidemico. Che cosa è successo? Una tale dirompenza non si spiega
con le interpretazioni tradizionali, da quella sociologica, che accusa
i modi di vita attuali di generare sempre più infelicità e sofferenza,
a quella organica, che chiama in causa la predisposizione genetica, a
quella clinica, che si focalizza sulla cattiva strutturazione intrapsichica del
soggetto. Quale ruolo hanno invece gli psicofarmaci? Secondo Philippe
Pignarre, per comprendere davvero i motivi di questa epidemia senza
agente infettivo occorre partire dai metodi di cura, più che dalle cause.
Nella sua funzione di direttore della comunicazione di un'industria
farmaceutica poi acquisita da un gigante del settore, per molti anni
ha potuto osservare da vicino i dispositivi finalizzati a creare il mercato
della depressione, a cui sono destinati enormi investimenti. Primo fra
tutti, il protocollo che governa i test sui farmaci, esempio perfetto di
circolarità tra diagnosi e terapia: definiamo «depressione» quella vasta
area di disagio psichico che guarisce grazie agli antidepressivi. Area
suscettibile, di per sé, di estendere permanentemente i propri confini.
!
»
Philippe Pignarre
L'industria
della depressione
Bollati Boringhieri
Prima edizione maggio 2010
www.bollatiboringhieri.it
9 Introduzione
UI Bibliografia
4
Introduzione
terpretare quel che il paziente gli dice sui flussi che lo at
traversano e a ricondurli a territori fissi e ben delimitati.
Non è facile inscrivere e trasformare i flussi che attraver
sano i pazienti per immobilizzarli su un territorio. Biso
gna che il territorio lasci delle aperture, attraverso cui i
flussi potranno continuare a differenziare un individuo
da un altro. Gli psichiatri che hanno per comune accordo
fissato i caratteri sintomatici sono ben consapevoli della
difficoltà. Il territorio non è mai definito da limiti fissi.
Un disturbo mentale non è mai definito in modo assolu
to: così, bastano «cinque sintomi su nove, presenti per
più di due settimane» per definire il territorio della de
pressione grave (cioè la depressione dichiarata). Ci sono
dunque porte d’accesso diverse a questo territorio. Il ter
ritorio acquista così una specie di plasticità, che permette
ad esso di captare i flussi e conservarli come sintomi
riproducibili, quasi sempre gli stessi, nella configurazione
di «cinque su nove».
Essere «territorializzati» dalla depressione, significa
essere rinchiusi in un mondo molto particolare con le sue
proprie usanze. Il mondo a cui è destinato colui che è or
mai divenuto un paziente è molto ristretto. Tutto quello
che dice e fa un paziente depresso può essere interpretato
nei termini in uso in questo territorio. La povertà del nuo
vo discorso clinico, che accompagna la nuova era della
depressione, è stato denunciato dagli psicoanalisti, ma
essi non sono capaci di opporsi ad esso in modo efficace,
forse perché molti pazienti vi trovano un vantaggio. Essi
possono preferire che venga lasciato da parte ciò che inte
ressava tanto gli psicoanalisti e mescolava sempre di più
la loro intimità e la cura dei loro problemi.
Insistiamo fin da ora su una differenza essenziale: quando
un paziente decide di consultare un medico perché gli
prescriva un antidepressivo, o sceglie invece di andare da
uno psicologo per cominciare una psicoterapia di ispi
razione analitica, fa una scelta decisiva, perché essa lo
3° CAPITOLO PRIMO
«
LA DEPRESSIONE DIVIENE UN DISTURBO UNIVERSALE 33
I traumatismi intenzionali
3 Valette 2000.
4 Cfr. Sironi 1999.
LA COSA PIU DIFFICILE E CONVINCERE I PAZIENTI 55
Raggruppare e comparare
La potenza dell’effetto-placebo
I test preclinici
La piccola biologia
Un modello aperto
La scommessa biologica
Gli psicotropi, dai primi agli ultimi che sono stati sco
perti, dai neurolettici dell’inizio degli anni cinquanta fino
agli antidepressivi che appartengono alla famiglia degli
inibitori della ricaptazione della serotonina, sono tutti
indifferenti alla domanda sull’origine, organica o psico
logica, dei disturbi mentali. Ad essi va bene tutto. Sono
tutti sintomatici e dunque ateorici. Non sono diversi
dagli ipnotici, che permettono di dormire, quale che sia la
ragione che impedisce il sonno. Si può prescriverli a un
paziente che è stato diagnosticato come un depresso o
aggiungerli a una premedicazione anestetica prima di una
operazione chirurgica! Molti psichiatri si comportano
come se gli psicotropi, per la loro semplice evoluzione e il
loro lento perfezionamento, senza vera rottura, potessero
divenire un giorno dei trattamenti eziologici, interve
nendo allo stesso livello delle cause eziologiche ultime.
Come se i ricercatori avessero trovato gli antibiotici svi
luppando e migliorando l’aspirina!
Gli psicotropi e in particolare gli antidepressivi pos
sono essere analizzati e compresi solo come una psicotera
pia concentrata, uniformizzata, industrializzata. Lo scopo
delle psicoterapie è di «modificare» una persona che sof
fre di disturbi mentali. Quando il risultato è raggiunto, il
cambiamento può essere osservato in molti modi diversi,
tra l’altro grazie alle modifiche biologiche che esso pro-
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