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Come i nostri antiquari del Settecento sapevano bene, la vita delle città
d'Italia affonda le sue radici in strati non solo romani, ma preromani. Città
antiche senza continuità nel Medioevo e in età moderna, quali Pesto e S
gesta, sono da noi l'eccezione. Noi siamo abituati alla continuità, sentiam
la nostra storia pesare su di noi: la amiamo e la temiamo. Le nostre città
si staccano dal contado, tengono fuori le montagne, i campi, gli uccelli
i fiori selvatici perché sono affollate di uomini vivi. Da noi la storia si f
nel contrasto tra vita urbana e natura.
In Grecia è diverso. Le città moderne quasi mai continuano le antiche,
Argo, con le sue antichità frammiste alla città moderna, è una eccezione;
ma anche qui Ibrahim Pascia con la distruzione sistematica del 1822 creò
uno iato pressoché completo tra l'antico e il moderno. Le città nuove che
portano il nome antico, Atene e Sparta, sono creazioni moderne parzial
mente o interamente artificiali. Tra l'antico e il nuovo c'è una zona vuota
di quasi 1500 anni. Non per caso la città nuova rispetta almeno le parti
importanti delle strutture antiche, lasciandole disabitate. In Delfi, Micene,
Tirinto, Olimpia la città antica è senza eredi. Di Olimpia si era dimenticato
anche il nome. Corinto ed Epidauro antiche distano chilometri dalle omo
nime moderne. Perfino la città bizantina di Mistrà è diventata una zona
archeologica in cui il convento della Pantànassa, occupato da poche mona
che educate all'arte di restaurare affreschi, disturba il passato più che asseri
sca il presente.
Deserte di uomini, ridotte alle strutture essenziali, le rovine affondano
nella natura circostante, la pervadono di un alito non so se di vita o di
morte, compartecipano dell'eterno che è nella natura. Gli olivi e il mare,
le colline e le cicale, i cespugli di fiori selvaggi sono parte essenziale di
Delfi e di Epidauro, cosi come il paesaggio a conifere è parte di Olimpia
e le rocce dell'Acrocorinto e il mare integrano le colonne doriche del tem
pio di Apollo a Corinto. L'Acropoli di Atene si erge vuota sopra la città
degli uomini vivi. Le masse bianche dei marmi permeate dal sole non ser
vono più all'uomo.
Arnaldo Momigliano
Corinto, 13 settembre 1958
Ritorno in Grecia farà parte in seguito del Decimo Contributo alla storia
studi classici e del mondo antico edito a cura di Riccardo Di Donato, a Roma,
le Edizioni di Storia e Letteratura, Paralipomena nel primo tomo.
Il manoscritto occupa il recto delle prime venti pagine di un minuscolo blo
(cm. 9 x 12); sulla copertina cartonata è scritto: prof. A. Momigliano, 1958, Un
College London, Ritorno in Grecia 1958. Seguono appunti di lettura su verso
di due pagine e quattro fogli bianchi.
Il primo viaggio di Arnaldo Momigliano in Grecia e a Costantinopoli risali
settembre 1957. (R. Di D.).