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Lingua araba

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La lingua araba (‫اْلَع َر بّية‬, al-ʿarabiyya o Arabo


semplicemente ‫َع َر بْي‬, ʿarabī) è una lingua ‫( عربية‬ʿArabiyya)
semitica, del gruppo centrale. Comparve per la Parlato in Algeria, Arabia Saudita,
prima volta nell'Arabia nord-occidentale Bahrein, Ciad, Comore,
dell'Età del Ferro e adesso è la lingua franca
Egitto, Emirati Arabi Uniti,
del mondo arabo.[1]
Eritrea, Gibuti, Giordania,
Al 2022, è parlata da 274 milioni di parlanti Israele, Kuwait, Iraq,
totali[2]. Libano, Libia, Marocco,
Mauritania, Oman, Qatar,
L'arabo classico è la lingua liturgica di 1,9 Siria, Somalia, Sudan,
miliardi di musulmani, mentre l'arabo Tunisia, Palestina,
standard moderno è una delle sei lingue Yemen, in molti altri
ufficiali delle Nazioni Unite.[3][4][5][6]
paesi, come lingua di
minoranza.

Indice Regioni Vicino Oriente arabo,


Nordafrica
Storia Locutori
Letteratura
Totale 274 milioni (Ethnologue,
Introduzione all'alfabeto e pronuncia 2022)
puntuale
Introduzione generica Classifica 5
Basi di fonologia Altre informazioni
Pronuncia puntuale, inclusi i diacritici
(taškīl) Scrittura Alfabeto arabo
Esempi di parole contenenti la ḣamza Tipo VSO flessiva
all'interno e alla fine
Tassonomia
Varianti
Filogenesi Lingue afro-asiatiche
L'arabo moderno standard
Lingue semitiche
I dialetti
Semitiche Centrali
Diglossia
Semitiche Centrali
Grammatica Meridionali
La frase minima
Statuto ufficiale
Le declinazioni
Il verbo Ufficiale in Algeria
Arabia Saudita
Parole di origine araba in italiano
Bahrein
Premi Nobel per la letteratura di lingua Ciad
araba Comore
Note Gibuti
Bibliografia Egitto
Dizionari Emirati Arabi Uniti
Dialetti arabi moderni Eritrea
Grammatiche Giordania
Testi di riferimento e grammatiche Iraq
didattiche Kuwait
Corsi di lingua Libano
Dialetti arabi moderni Libia
Dialettologia Marocco
Egiziano Mauritania
Libico Oman
Marocchino Palestina
Levantino Qatar
Siria
Alfabeto arabo
Somalia
Sociolinguistica
Sudan
Linguistica
Tunisia
Influenza dell'arabo sull'italiano
Yemen
Voci correlate Una delle lingue
Dialetti arabi nazionali di:
Dialetti neolatini influenzati dall'arabo Mali
Varie Niger
Altri progetti Senegal
Collegamenti esterni Regolato da Nel Mondo arabo:
Arabic Language
International Council.
Storia In Algeria: Consiglio
Supremo della lingua
La scrittura dell'arabo classico si sviluppò
araba.
dalla forma tardo-nabatea dell'aramaico.
In Arabia Saudita:
L'alfabeto aramaico dei nabatei, con la loro
capitale Petra, è un precursore della scrittura Accademia della Lingua
araba. La scrittura dei graffiti arabi era Araba.
soprattutto aramaica o nabatea. Secondo il In Egitto: Accademia
Kitab al-Aghani (Il libro dei canti), tra i della Lingua Araba.
primissimi inventori della scrittura araba ci In Giordania:
furono due cristiani di al-Hīra (Zayd ibn Accademia giordana
Bammad e suo figlio). A Zabad (a sud-ovest di dell'arabo.
Aleppo) sono state trovate delle iscrizioni
In Israele: Accademia
cristiane in tre lingue (siriaco, greco e arabo),
della Lingua Araba.
degli anni 512-513 d.C., finora le più antiche
testimonianze scoperte della scrittura araba. In Iraq: Accademia
delle Scienze.
In Libia: Accademia
È evidente come i cristiani arabi abbiano della Lingua Araba.
giocato un ruolo nella storia della lingua araba In Marocco:
nel VI secolo. I testi più antichi di un arabo Accademia della Lingua
«classico» risalgono al III secolo d.C. e presto Araba.
si sviluppò una poesia araba in ambito
In Siria: Accademia
semitico. La lingua e la scrittura araba furono
della Lingua Araba.
ulteriormente sviluppate alla corte di al-Hīra,
la città araba sulla riva occidentale dell'Eufrate In Somalia:
del sud la cui sede vescovile è spesso citata, e Accademia della Lingua
che fu un grande centro cristiano ancora prima Araba.
di Najrān nell'Arabia meridionale: qui si In Sudan: Accademia
studiava l'arte dello scrivere, molto prima che della Lingua Araba.
fosse praticata in generale nel resto della In Tunisia: Beit Al-
penisola arabica. L'arabo fu infine Hikma Foundation.
fondamentale per il senso dell'unità e
dell'identità degli arabi. Codici di classificazione
ISO 639-1 ar
La lingua araba ha preso "in prestito" da altre
lingue non solo le parole profane, come ad ISO 639-2 ara
esempio il termine qaṣr (dal latino castra,
«accampamento», «cittadella»), bensì anche ISO 639-3 ara (https://iso63
parole che sono state molto rilevanti per il 9-3.sil.org/code/a
Corano e per altri usi della lingua: così la ra) (EN)
parola qalam (dal greco kalamos), che
significa "calamo", attraverso il quale per i Glottolog arab1395 (http://g
musulmani Dio ha insegnato agli uomini ciò lottolog.org/resou
che essi prima non sapevano. Dalle fonti rce/languoid/id/ar
semitico-ebraiche o cristiane derivano: ab1395) (EN)

sīrat = «il giusto cammino», «guida del Linguasphere 12-AAC


cammino» (dal latino strata, «strada
Estratto in lingua
lastricata») che si trova in posizione
centrale già nelle sure di apertura del Dichiarazione universale dei diritti umani,
Corano; art. 1
sūra = «un pezzo di scrittura»; ‫ وقد‬.‫يولد جميع الناس أحراًرا متساوين في الكرامة والحقوق‬
rabb = «Signore» (nel Corano riservato ‫وهبوا عقًال وضميًرا وعليهم أن يعاملو بعضهم بعًض ا بروح‬
solo a Dio); .‫اإلخاء‬
ʿabd = «servo» (nel Corano riservato solo Traslitterazione
al servizio di Dio);
Yūladu jamī‘u an-nāsi ʼaḥrāran mutasāwina fī
al-raḥmān = «il Clemente» (due volte
al-karāmati wa-l-ḥuqūqi. Waqad wahabū
programmaticamente nelle sure di
‘aqlan wa-ḍamīran wa-‘alayhim ʼan yu‘āmila
apertura, assieme alla parola dal suono
simile al-raḥīm = il Misericordioso). ba‘ḍahum ba‘ḍan bi-rūḥi al-ʼiḫāʼi.

Il siriaco qeryqānā (= «lettura» nella liturgia) Traduzione


dimostra un legame con il nome al-Qurʾān Tutti gli esseri umani nascono liberi ed
(attraverso il verbo affine qara'a «leggere ad eguali in dignità e diritti. Sono dotati di
alta voce»). Ma ancora più importante: la ragione e di coscienza e dovrebbero
parola che il Corano conosce "per il solo Dio" essere trattati in uno spirito di
fu utilizzata in Arabia già prima di fratellanza.
Muhammad per il massimo Dio («il Dio
superiore»): Allāh (il padre di Muhammad si
chiamava per esempio « servo di Allāh » =
'abd Allāh) risultò, se è di origine puramente
araba, dalla contrazione al-Ilāh, cioè «il Dio».
Secondo altri autori, però, esso potrebbe aver
avuto anche un'origine non araba, bensì
generalmente semitica (reminiscenze
dell'ebraico Elohim e dell'antico siriaco alaha
= «il Dio»). Ad ogni modo, ancor oggi gli ebrei,
i cristiani e i musulmani, in arabo non Lingua ufficiale
conoscono alcun'altra parola per Dio che Co-ufficiale parlato dalla maggioranza
Allāh, e per questo Allāh va semplicemente Co-ufficiale parlato da una minoranza
tradotto con «Dio». Non ufficiale, con una minoranza di
arabofoni
La lingua araba fa capo al ceppo semitico, alla
cui radice gli studiosi hanno postulato un capostipite unico, definito protosemitico, che fu il
probabile mezzo di espressione dei primi semiti nella stadio linguistico comune, cioè prima
che il gruppo umano semitico si frammentasse geograficamente in vari gruppi migratori,
diversificandosi culturalmente. Quando ciò avvenne, diversi millenni or sono, dal
protosemitico derivarono lingue diverse, ciascuna delle quali assunse, con il tempo, peculiari
caratteristiche morfologiche e lessicali; la tesi più accreditata comunque indicherebbe il
serbatoio dei semiti nella penisola araba. Comunque la lingua araba venne diffusa tra il VII e
il XII secolo, sull'onda delle conquiste islamiche, in tutto il Nordafrica, dove venne ad
affiancarsi ai dialetti berberi, e in un'ampia fascia che copre tutto il Medio Oriente fino ai
confini della Persia. Oggi è lingua ufficiale in tutti i ventidue paesi che aderiscono alla Lega
araba; e una delle lingue ufficiali di tre organizzazioni internazionali: la Lega araba, l'Unione
africana e l'ONU. Un grande numero di persone parla arabo come seconda lingua, lingua
veicolare o lingua del culto. La tradizione islamica considera l'arabo lingua sacra in quanto
impiegata nel proprio testo sacro, ovvero il Corano.

Di grammatica non semplice, l'arabo presenta, come le altre lingue semitiche, la flessione
interna dei sostantivi e dei verbi. Soltanto lo scheletro consonantico delle parole rimane
invariato, mentre infissi e vocali si combinano per ottenere le più sottili sfumature. Ricco di
consonanti uvulari, spiranti e faringali ostiche agli europei, si è dimostrato una lingua molto
adatta alla poesia. Oggi l'arabo si presenta frazionato in un gran numero di dialetti, non
sempre mutualmente comprensibili; mentre la lingua classica è da tutti conosciuta come la
lingua dei media, delle pubblicazioni, dell'istruzione, della religione e dei rapporti
internazionali del mondo arabo.

Letteratura
Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura araba e Poesia araba.

La letteratura araba prende l'avvio con le Muʿallaqāt, poesie di argomento lirico, erotico o
guerresco, scritte nel VI secolo da un gruppo di poeti nell'ambiente dei beduini nomadi, tra
cui spiccano ʿAntar e Imru l-Qays. A queste segue a ruota la compilazione del Qurʾān
(Corano), per i musulmani parola divina trasmessa dall'arcangelo Gabriele al profeta
Muḥammad (Maometto), con la quale si apre il capitolo dell'Islām. Queste prime
composizioni rappresentarono l'inizio di quella che, nei secoli successivi, sarebbe diventata
una letteratura d'importanza mondiale. Le opere di narrativa, storia, filosofia, teologia,
poesia, sia originali sia di derivazione greca e persiana, che meriterebbero di essere
menzionate, sono numerose. Ricordiamo ad esempio l'antologia ʾAlf layla wa layla (Le mille
e una notte), tuttora apprezzata e continuamente tradotta e ristampata nel mondo. Da allora
l'arabo ha continuato ad essere, per centinaia di milioni di persone, una valida lingua
letteraria.

Introduzione all'alfabeto e pronuncia puntuale


Lo stesso argomento in dettaglio: Alfabeto arabo, Storia dell'alfabeto arabo,
Calligrafia araba e ʿIlm al-ḥurūf.

Introduzione generica

L'alfabeto arabo, per darne una breve sintesi, consiste di 28 consonanti, più un grafema
particolare (hamza) e alcuni simboli grafici particolari. Tre di queste consonanti hanno un
valore semiconsonantico (o semivocalico, se si preferisce), servendo anche a indicare
l'allungamento degli unici tre suoni vocalici esistenti nell'arabo standard (fuṣḥā):

a→‫ا‬
u→‫و‬
i→‫ي‬

In realtà nei vari dialetti (‫‘ عامية‬āmmiyya) i suoni vocalici "e" e "o" trovano piena accoglienza.
Questo rende particolarmente ardua la soluzione della traslitterazione in alfabeto latino
perché, se in arabo classico il nome "Muḥammad" prescriverebbe l'uso appunto delle vocali
"u" e "a", nel parlato ciò non è detto che avvenga. Si avrà allora (in modo perfettamente
legittimo) "Mohammed" o, addirittura (rispettando la realtà fonetica di certe aree
arabofone) "M'hammed". Meno corretto – ma non in maniera dirimente – mescolare le cose
e creare ad esempio "Muhammed" o "Mohammad". Spesso si preferisce, per uniformità,
usare con coerenza il sistema "classico", comunemente chiamato "arabo letterario". Questo
per evitare le varietà fonetiche che si presentano numerose, a seconda delle nazioni
arabofone. La stessa cosa vale per l'articolo determinativo arabo "al-" che, con circa metà
delle lettere dell'alfabeto, assimila la prima consonante che incontra mentre resta invariato
con le restanti lettere. Le lettere che assimilano l'articolo sono dette lettere "solari" e sono le
seguenti: ‫( ﺕ‬tāʼ), ‫( ﺙ‬ṯāʼ), ‫( ﺩ‬dāl), ‫( ﺫ‬ḏāl), ‫( ﺭ‬rāʼ), ‫( ﺯ‬zāy), ‫( ﺱ‬sīn), ‫( ﺵ‬šīn), ‫( ﺹ‬ṣād), ‫( ﺽ‬ḍād), ‫ﻁ‬
(ṭāʼ), ‫( ﻅ‬ẓāʼ), ‫( ﻝ‬lām) ‫( ﻥ‬nūn); quelle che non lo assimilano sono chiamate lettere "lunari" e
sono ‫( ﺍ‬ʼalif), ‫( ﺏ‬bāʼ), ‫( ﺝ‬ǧīm), ‫( ﺡ‬ḥāʾ), ‫( ﺥ‬ḫāʾ), ‫( ﻉ‬ʿayn), ‫( ﻍ‬ġayn), ‫( ﻑ‬fā), ‫( ﻕ‬qāf), ‫( ﻙ‬kāf), ‫ﻡ‬
(mīm), ‫( ﻩ‬hāʼ), ‫( ﻭ‬wāw), ‫( ﻱ‬yāʼ).

Si avrà così "aš-šams" (il sole), "ar-raǧul" (l'uomo), "an-nūr" (la luce) ecc; mentre si avrà "al-
qamar" (la luna), "al-kitāb" (il libro), "al-bint" (la ragazza), ecc.

Le vocali brevi (a, u, i) sono indicate da tre diversi segni posti sopra o sotto la consonante
che precede immediatamente quella vocale, con un piccolo tratto obliquo soprastante la "a"
(detto fatḥa), con uno identico ma sottostante la "i" (detto kasra) e con una sorta di piccolo
nove, con coda più accentuata, soprastante la "u" (detto ḍamma). Tra i simboli particolari
appartenenti alla scrittura araba troviamo:

sukūn: è un cerchietto posto sopra una lettera e indica l'assenza di vocalizzazione della
lettera stessa, e si pronuncia come una leggerissima aspirazione.
šadda: un segno simile alla lettera greca "ω" posto in orizzontale sopra una lettera e ne
indica il raddoppiamento.

La lingua araba si scrive da destra verso sinistra. Le 28 lettere che compongono l'alfabeto
hanno 4 forme differenti a seconda che si trovino all'inizio di una parola, in mezzo, alla fine
o isolate. Solo 6 lettere non legano a sinistra con le altre e perciò hanno solo la forma iniziale
e finale. Esse sono:

ʼalif (‫;)ا‬
rāʼ (‫;)ر‬
zāy (‫;)ز‬
dāl (‫;)د‬
ḏāl (‫;)ذ‬
wāw (‫)و‬.

Esistono altri "simboli" particolari che sono costituiti dall'unione di 2 lettere o caratteri:

la lām-ʼalif (‫ )ال‬nata dall'incontro appunto di una lam (‫ )ل‬e di un'alif (‫;)ا‬


la ʼalif madda (‫ )آ‬composta da una ’alif con una linea ondulata al di sopra ed è come se
fosse una ’alif seguita da un'altra ’alif (il suono che rappresenta è una A lunga);
la ’alif waṣla composta da una ’alif con una specie di ricciolo al di sopra di essa; in corpo
di frase non viene pronunciata;
La ʼalif maqṣūra (‫ )ى‬che ha il suono di una "a" lunga posta in fine di parola.

Esistono vari sistemi di traslitterazione dall'arabo.

Basi di fonologia

La pronuncia dell'arabo si differenzia notevolmente tra i vari Paesi in cui è parlato e anche
all'interno di essi. Esiste, però, una lingua araba moderna standard che comprende 33
fonemi: 5 vocalici e 28 consonantici.

Suoni vocalici:
vocali semplici: [i], [iː], [u], [uː], [a], [aː];
dittonghi: [aj], [aw].
Consonanti:
Dentali / Alveolari
Labiali Interdentali Palatali Velari Uvulari Farin
semplici enfatiche

sorde ‫ت‬‎t̪ ‫ط‬‎t̪ˁ ‫ك‬‎k ‫ق‬‎q


Occlusive
sonore ‫ب‬‎b ‫د‬‎d̪ ‫ض‬‎d̪ˁ ‫ج‬‎d͡ʒ~ʒ~g1

sorde ‫ف‬f ‫ث‬θ ‫س‬‎s ‫ص‬‎sˁ ‫ش‬ʃ ‫خ‬‎x~χ4 ‫ح‬‎


Fricative
sonore ‫ذ‬ð ‫ز‬z ‫ ظ‬ðˁ~zˁ ‫ غ‬ɣ~ʁ4 ‫ع‬

Nasali ‫م‬m ‫ن‬n

Vibranti ‫ر‬r

Laterali ‫ ل‬l2

Approssimanti ‫ي‬j ‫و‬w

Quasi tutte le consonanti possono essere brevi o lunghe (geminate). La pronuncia enfatica si
realizza avvicinando la parte posteriore della lingua alla faringe.

Nell'arabo standard i suoni [o], [e], [p], [v], [g] e [ʧ] compaiono solo in prestiti stranieri.
Per rendere graficamente le consonanti [p], [v], [g] e [ʧ] si usano forme modificate di lettere
di suono simile, in particolare quelle dell'alfabeto persiano, che possiede questi suoni, ma
sono possibili delle varianti.

La pronuncia può subire il fenomeno della ’imāla ("inclinazione"), che provoca


l'innalzamento della vocale /a/ verso il timbro /ɛ/~/e/~/i/.

Pronuncia puntuale, inclusi i diacritici (taškīl)

Nella tabella sottostante è spiegata in modo puntuale la pronuncia delle lettere base, lettere
speciali e diacritici dell'alfabeto arabo, senza però approfondire le numerose regole di
scrittura della hamza.
Lettera/ Trascrizione
Spiegazione
segno IPA

Chiamata fatḥa ("apertura", intendendo


delle labbra), scrive la vocale breve "a".
Questa vocale nel parlato può avvicinarsi
َ /ɛ/~/æ/~/a/~/ɑ/
alla /æ/ molto aperta dell'inglese. Dopo
consonanti faringalizzate invece di scurisce
in /ɑ/.

Chiamata fatḥatayn ("doppia fatḥa"), si


trova solo in fine di parola ed è la
ً‫ا‬ -/an/
combinazione di ’alif e fatḥatayn. Indica il
caso accusativo unito al tanwīn.
Chiamata ’alif ḫanǧariyya ("’alif pugnale"),
è la "a" lunga di mare. È un diacritico che
compare in alcune parole dall'ortografia
ٰ /ɛ:/~/æː/~/ɑ:/
arcaizzante ed equivale a una ’alif di
allungamento della "a". L'aggiunta del
diacritico non è obbligatoria.

Chiamata kasra ("rottura", intendendo delle


labbra), è la "i" breve di piccolo. Questo
diacritico si scrive sotto la lettera. Se la
ِ /i/ consonante seguente è una yā’ indica la
vocale lunga /i:/. Questo diacritico, se
combinato con hamza su una ’alif iniziale,
porta sotto la ’alif anche la hamza.

Chiamata kasratayn ("doppia kasra"), si


ٍ -/in/ trova solo in finale di parola e indica il caso
obliquo unito al tanwīn.
Chiamata ḍamma ("riunione", intendendo
ُ /u/
delle labbra), è la "u" breve di più.

Chiamata ḍammatayn ("doppia ḍamma"),


si trova solo in finale di parola e indica il
ٌ -/un/ caso nominativo unito al tanwīn. Il
diacritico deriva dalla stilizzazione di due
‫ وو‬compattate e fuse insieme.
Detto sukūn ("pausa"), è un cerchiolino
vuoto che indica l'assenza di
vocalizzazione, ossia la consonante si
ْ muta
pronuncia senza vocale di appoggio. Si
scrive sopra la consonante, ma non è
obbligatorio.
Chiamata šadda o tašdīd, indica che la
consonante si pronuncia lunga, come le
consonanti doppie dell'italiano. In arabo,
infatti, due consonanti uguali di seguito non
sono intese come le consonanti doppie
ّ consonante geminata dell'italiano, ma sono separate da una
vocale. La kasra, se combinata con questo
diacritico, non si scrive sotto la consonante
ma immediatamnente sotto la šadda, ossia
sopra la consonante. Le altre due vocali
brevi si scrivono invece sopra la šadda.

‫ء‬ /ʔ/ Chiamata hamza, è il colpo di glottide ed


equivale grossomodo a un colpetto di
Lettera/ Trascrizione
Spiegazione
segno IPA

tosse. In principio di parola si pone sempre


su una ’alif (ma non tutte le ’alif iniziali
portano la hamza)[7], mentre in corpo e in
fine di parola la sua ortografia è piuttosto
complessa. In questi ultimi due casi può
comparire anche su ’alif, su wāw o su yā’
che vengono quindi chiamate kursiyy al-
hamza, "sedia della hamza".
Chiamata ’alif, ha vari utilizzi. In principio di
vedi parola è un sostegno vocalico e regge le
tre vocali brevi ed eventualmente anche la
‫ﺍ‬ spiegazione hamza. In corpo di parola può indicare
l'allungamento della vocale "a" (se segue
una fatḥa) oppure può essere sostegno
(kursiyy, "sedia") per la hamza.

‫ﺏ‬ /b/ Chiamata bāʾ, è come la "b" italiana.

‫ﺕ‬ /t/ Chiamata tāʾ, è come la "t" italiana.

‫ﺙ‬ /θ/
Chiamata ṯāʾ, è il "th" interdentale sordo
dell'inglese thing.

Chiamata ǧīm, è la "g" di giorno,


‫ﺝ‬ /d͡ʒ/~/ʒ/~/g/
consonante sonora. Spesso è realizzata
come la "j" del francese jour. In Egitto è la
"g" dura di gatto, ghiro.

Chiamata ḥāʾ, è un'aspirazione che si


‫ﺡ‬ /ħ/ ottiene comprimendo la faringe con la
radice della lingua.

‫ﺥ‬ /ʁ/~/x/
Chiamata ḫāʾ, è il ch aspirato del tedesco,
o la j spagnola.

‫ﺩ‬ /d/ Chiamata dāl, è come la "d" italiana.

‫ﺫ‬ /ð/
Chiamata ḏāl, è il "th" interdentale sonoro
dell'inglese that.

‫ﺭ‬ /r/~/rˁ/; -/ɾ/-


Chiamata rāʾ, è come la "r" italiana. Nel
Nordafrica può essere faringalizzata.

‫ﺯ‬ /z/ Chiamata zāy, è la "s" sonora di rosa.

‫ﺱ‬ /s/ Chiamata sīn, è la "s" sorda di sasso.

‫ﺵ‬ /ʃ/ Chiamata šīn, è la "sc" di scena.


Lettera/ Trascrizione
Spiegazione
segno IPA

Chiamata ṣād, è una "s" di sasso, sorda e


‫ﺹ‬ /sˁ/ faringalizzata: mentre la si pronuncia la
lingua è stirata all'indietro verso la gola.

Chiamata ḍād, è una "d" faringalizzata:


‫ﺽ‬ /dˁ/ mentre la si pronuncia la lingua è stirata
all'indietro verso la gola.
Chiamata ṭāʾ, è una "t" faringalizzata:
‫ﻁ‬ /tˁ/ mentre la si pronuncia la lingua è stirata
all'indietro verso la gola.

Chiamata ẓāʾ, è come il th inglese


interdentale e sonoro di that, ma in più
‫ﻅ‬ /ðˁ/~/zˁ/ faringalizzato. In arabo colloquiale o
dialettale può mutare in una "s" sonora
faringalizzata.

Chiamata ʿayn, è la fricativa faringale


sonora: si produce comprimendo la faringe
con la radice della lingua, senza però
occluderla. Notoriamente ostica per gli
occidentali, può essere utile pensare di
‫ﻉ‬ /ʕ/ cantare il suono più basso che si riesce
finché non si sente un movimento nella
gola quasi strozzata, senza però
esagerarlo: la sensazione nella gola deve
essere di sollevamento e non di
schiacciamento.

‫ﻍ‬ /ɣ/~/ʀ/ Chiamata ġayn, è come ‫ خ‬sonorizzata.

‫ﻑ‬ /f/ Chiamata fāʾ, è come la "f" italiana.

‫ﻕ‬ /q/
Chiamata qāf, è come la "c" di cane ma
pronunciata più indietro, contro l'ugola.

‫ﻙ‬ /k/
Chiamata kāf, è come la "c" di cane,
sempre dura anche davanti a /i/.

‫ﻝ‬ /l/; /lˁ/


Chiamata lām, è come la "l" italiana. Nella
parola "Allah" è faringalizzata.

‫َال‬
Legatura di lām con ’alif. Come parola a
/la:/
sé, ‫ َال‬significa "no".

È l'articolo determinativo seguito da una


‫اَأل‬ /al ʔa/ parola che inizia con ’alif hamza con "a"
breve.

È l'articolo determinativo seguito da una


‫اآل‬ /al ʔa:/
parola che inizia con ’alif madda.
Attenzione all'allungamento vocalico,
presente a priori nella ’alif madda.

‫اِإل‬ /al ʔi/ È l'articolo determinativo seguito da una


parola che inizia con ’alif hamza con "i"
Lettera/ Trascrizione
Spiegazione
segno IPA

breve.

È l'articolo determinativo seguito da una


‫اُأل‬ /al ʔu/ parola che inizia con ’alif hamza con "u"
breve.

Chiamata mīm, è una "m" di mano,


consonante sonora. Davanti alla /f/, si
assimila in un suono labiodentale, cioè
pronunciato con gli incisivi dell'arcata
‫ﻡ‬ /m/ superiore a contatto con il labbro inferiore,
come nell'italiano anfora. Questa
consonante in IPA si trascrive con /ɱ/. Se
è vicina a una consonante faringalizzata,
assimila la faringalizzazione.
Chiamata nūn, è una "n" di nave,
consonante sonora. Di fronte al suono
bilabiale /b/ si assimila in una /m/ (ma la
grafia non cambia); davanti alla /k/, si
‫ﻥ‬ /n/ assimila in /ŋ/, cioè una /n/ pronunciata con
il dorso della lingua sul palato, come
nell'italiano panca. Davanti al suono
uvulare /q/ si assimila in una /ɴ/, cioè una
/n/ pronunciata contro l'ugola.

Chiamata hāʾ, è una comune aspirazione


‫ﻩ‬ /h/ sorda come nell'inglese "have", in questo
caso non faringale ma glottidale.

Chiamata tāʾ marbūṭa ("tā’ legata", perché


sembra che le estremità siano state
legate), indica il suffisso del femminile, che
si può trascrivere -a(t) oppure -ah. È
sempre preceduta da una /a/, che già da
‫ة‬ -/a(t)/ sola indica il femminile. È muta e si
pronuncia, come /t/, solo quando
compaiono le vocali flessive; inoltre, nel
parlato non sorvegliato, si pronuncia senza
vocale flessiva quando la parola è la prima
di uno stato costrutto.
Chiamata wāw, è la "u" semiconsonante di
uomo. Se scritta dopo una consonante con
‫ﻭ‬ -/u:/; /w/-; -/u̯/ il diacritico /u/ indica l'allungamento
vocalico /u:/. Può essere sostegno (kursiyy,
"sedia") per la hamza.

Chiamata yāʾ, è una "i" di iena, cioè la /j/


semiconsonantica. Se scritta dopo una
consonante con il diacritico /i/ indica
l'allungamento vocalico /i:/. Nella scrittura
manuale spesso la forma finale perde i due
‫ﻱ‬ -/i:/; /j/-; -/i̯/ punti, assumendo quindi lo stesso aspetto
della ’alif maqṣūra; nei testi curati e seri i
due punti non vengono mai omessi. Può
essere sostegno (kursiyy, "sedia") per la
hamza, e in questo caso perde sempre i
due puntini.
Lettera/ Trascrizione
Spiegazione
segno IPA

Chiamata ’alif maqṣūra ("’alif accorciata"),


‫ى‬ /ɛ:/~/ɑ:/
è una /a:/ lunga, tenendo conto di tutte le
varietà di pronuncia. Si trova alla fine delle
parole indeclinabili.

Combinazione di ’alif maqṣūra con


‫ًى‬ -/a(:)n/
fatḥatayn.

‫ئ‬ /a:ʔ/ Combinazione di ’alif maqṣūra con hamza.

Inoltre, il tanwīn o nunazione è l'aggiunta di una /n/ alla vocale flessiva in fondo alla parola
e ha la funzione dell'articolo indeterminativo italiano: raǧul "uomo", raǧulun "un uomo".
Ortograficamente non si scrive con la lettera nūn ma ponendo due volte la corrispondente
vocale breve sull'ultima consonante della parola, ottenendo quindi fatḥatayn, kasratayn e
ḍammatayn come indicate nella tabella; di queste, da notare l'ortografia della fatḥatayn che
si appoggia sempre su una ’alif.

Esempi di parole contenenti la ḣamza all'interno e alla fine

Si offrono alcuni esempi di questa tipologia di parole, siccome la scrittura della hamza
specialmente dentro la parola è soggetta a regole complesse. Degli esempi concreti danno
una vaga idea di come funzioni, a meno che si impari la grafia a memoria caso per caso o si
faccia una via di mezzo: ‫ سأل‬sa’ala (chiedere), ‫ الفأر‬al-fa’r (il topo), ‫ الفئران‬al-fi’rān (i
topi), ‫ الرأس‬ar-ra’s (la testa), ‫ الرئيس‬ar-ra’īs (la testa/il capo), ‫ رؤساء‬ru’asā’ (teste/i

boss), ‫ قرأ‬qara’a (leggere), ‫ الرأي‬ar-ra’y (l'opinione), ‫ املرأة‬al-mar’a (la donna), ‫بدأ‬

bada’a (iniziare), ‫ املبدأ‬al-mabda’ (il principio), ‫ املساء‬al-masā’ (la sera/le sere), ‫القرآن‬

al-Qur’ān (il Corano), ‫ ثأر‬ṯa’r (vendetta), ‫ املستأجر‬al-musta’ǧir (il prestatore), ‫ زأر‬za’ara

(ruggire), ‫ امللجأ‬al-malǧa’ (il riparo), ‫ متأنق‬muta’anniq (elegante, abbastanza raro),

‫ بؤس‬bu’s (misera), ‫ مسؤول‬mas’ūl (responsabile), ‫ مائة‬mi’a (cento), ‫ هيئة‬hay’a


(organizzazione), ‫ شيء‬šay’ (cosa), ‫’ أصدقاء‬aṣdiqā’ (amici), ‫ لقاء‬liqā’ (incontro), ‫جرؤ‬

ǧaru’a (osare), ‫ نباء‬nabā’ (notizia), ‫ نبوءة‬nabū’a (profezia), ‫ ضوء‬ḍau’ (luce), ‫ جزء‬ǧuz’

(parte), ‫ الن‬li-’anna (perché), ‫’ أسر‬asara (catturare), ‫’ أمل‬amala (sperare), ‫ يأمل‬ya’mulu

(lui spera), ‫’ أخذ‬aḫaḏa (prendere), ‫ يأخذ‬ya’ḫuḏu (lui prende), ‫’ أكل‬akala (mangiare),

‫ يأكل‬ya’kulu (lui mangia).


Nei dizionari e grammatiche sono reperibili molte altre parole simili, che permettono di
capire come funziona la grafia della hamza in questi casi. Le eccezioni agli schemi sono
sporadiche e possono essere trovate pure nella letteratura di grandi autori.

Varianti

L'arabo moderno standard


Lo stesso argomento in dettaglio: Fuṣḥā.

Nel mondo arabo si parlano molte varianti dialettali della lingua araba, spesso molto diverse
tra loro. Tuttavia, esiste una forma di arabo ufficiale standard (fuṣḥā) unica per tutti che
viene usata per la comunicazione scritta (soprattutto seria o destinata a persone istruite) e in
situazioni formali preparate come lezioni universitarie, discorsi pubblici, programmi
radiofonici e televisivi di tipo culturale, politico o religioso. Questa variante, in italiano, di
solito si chiama "arabo moderno standard" o "lingua araba standard". Questo arabo
moderno standard non è mai madrelingua di nessun arabofono e il suo apprendimento
avviene nella scuola.

I dialetti
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti arabi.

Per la comunicazione orale viene usato a livello pubblico l'arabo standard oppure, a livello
privato, la lingua dialettale[8]. Alcuni di questi dialetti sono solo parzialmente comprensibili
dagli arabi che vengono da paesi diversi; l’insieme di dialetti usati nella comunicazione
quotidiana varia infatti non solo da un paese arabo all’altro ma anche da una regione all’altra
all’interno dei singoli stati.

In particolare i dialetti del Maghreb sono considerati molto diversi dall'arabo standard, ma
anche dai dialetti parlati nel Golfo Persico, soprattutto a causa delle forti influenze della
lingua berbera e della lingua francese. Mentre le persone di buon livello culturale sono in
genere capaci di esprimersi in arabo standard, la maggioranza degli arabi usa generalmente
solo il proprio dialetto locale e ha una conoscenza principalmente passiva dell'arabo
standard.

I dialetti egiziano e levantino sono probabilmente i più conosciuti e compresi nel mondo
arabo, grazie alla grande popolarità della filmografia egiziana e siriana. La produzione scritta
in lingua dialettale è tuttavia presente, ed è rappresentata da riviste e stampati di carattere
leggero e di intrattenimento, in cui la spontaneità è più importante del contenuto, ma anche
da testi letterari di autori che preferiscono esprimersi nella lingua dialettale invece che in
arabo standard; lo stesso avviene anche per la radio e la televisione. Molto importante è
anche la produzione musicale in lingua dialettale, in cui spiccano cantanti come l'egiziana
Umm Kulthum e la libanese Fairuz.

Diglossia
Si verificherebbe negli arabi una comune diglossia, o addirittura pluriglossia, contando il
fatto che ogni arabofono potrebbe potenzialmente parlare, oltre al suo dialetto nativo, anche
la lingua standard, il dialetto della capitale e spesso persino una lingua europea, fatto questo
comune soprattutto in nazioni come l'Algeria, dove a partire dal diciannovesimo secolo si è
diffusa la lingua francese.

Ogni arabo ben istruito è capace di cambiare il registro della conversazione, potendo passare
dal suo dialetto alla lingua standard (in realtà il cambio avviene soprattutto fra sfumature
intermedie, raramente si tratta dell'uno o dell'altro estremo), adattando facilmente il proprio
parlato all'interlocutore e al contesto più o meno formale.

Il fatto poi che media, giornali, documenti, cartelli stradali siano scritti in arabo standard e
che in tutte le occasioni ufficiali, formali e durante le preghiere si parli nella medesima
lingua, rende poi la conoscenza della fuṣḥā, e la conseguente diglossia, obbligatoria per
chiunque intenda approcciarsi all'ambiente urbano.[9]

Grammatica
Lo stesso argomento in dettaglio: Grammatica araba.

La frase minima

Come in ogni lingua, la frase minima è formata dal soggetto (un nome o un pronome) e dal
predicato (un verbo, eventualmente accompagnato da un aggettivo, un pronome o un nome,
o anche un'intera frase). Le frasi si suddividono in verbali (quando contengono un verbo) e
nominali (quando il verbo è assente)[10]. L'arabo non possiede il tempo presente del verbo
essere, pertanto fa un largo uso di frasi nominali. Di conseguenza, frasi come "dove sei?",
"chi è lui?" e "chi è lei?" si traducono rispettivamente "dove tu?" ( ‫أﻳﻥ أنت؟‬ ’ayna

’anta/’anti?), "chi lui?" ( ‫ من هو؟‬man huwa?) e "chi lei?" (‫ من هي؟‬man hiya?).


In arabo esiste un solo articolo, determinativo e invariabile ( -‫ ﺍﻟ‬al-), che si comporta come
un prefisso, unendosi all'inizio della parola; "il libro" è, quindi, al-kitāb (‫)ﺍﻟﻜﺘﺎﺏ‬. Le lettere
dell'alfabeto a seconda del loro comportamento a contatto con l'articolo si dividono in solari
e lunari. Le consonanti "lunari" (quelle labiali, velari e post-velari) prendono l'articolo così
com'è, mentre quelle "solari" (tutte le altre) assimilano la lām dell'articolo alla prima lettera
del sostantivo, che quindi si raddoppia (es. "il sole": *al-šams > aš-šams).[11]

Per esprimere l'indeterminazione, dal punto di vista grafico si raddoppiano le lettere ḍamma
‫ُـ‬ ‫َـ‬ ‫ِـ‬ ‫ ُـ‬ḍamma al nominativo indeterminato non usa due
( /u/), fatḥa ( /a/) e kasra ( /i/) (la

segni identici, ma uno solo che deriva dall'unione dei due: ‫ ;)ٌـ‬la ḍamma raddoppiata si
pronuncia [un], la fatḥa raddoppiata [an] e la kasra raddoppiata [in] (es. "una bella casa":
baytun ǧamīlun; "la bella casa": al-baytu l-ǧamīlu). Il fenomeno del raddoppiamento
grafico della vocale a fine parola si chiama "nunazione", perché dal punto di vista fonetico
aggiunge una /n/, che in arabo è espressa dalla lettera nūn.
La ’alif dell'articolo è waṣla, ossia la sua vocale si elide a contatto con un'altra vocale: ‫باُب‬
‫* ٱلبيت‬bābu al-bayt diventa quindi bābu l-bayt, oppure ancora ‫* في ٱلفندق‬fī al-funduq
diventa fī l-funduq.

Le declinazioni
Lo stesso argomento in dettaglio: ʾiʿrāb.

L'arabo è una lingua flessiva che possiede tre casi: il nominativo, la cui marca è la ḍamma (‫ُـ‬
/u/); l'accusativo, la cui marca è la fatḥa (‫ َـ‬/a/); il caso obliquo, la cui marca è la kasra (‫ِـ‬
/i/), che ha funzioni di genitivo e di prepositivo. Dal caso obliquo si costruisce il
complemento di specificazione (es. "il libro del ragazzo", kitābu l-waladi), in cui il sostantivo
dell'entità posseduta ("il libro") non prende mai l'articolo (pur essendo determinato) e il
sostantivo dell'entità possedente ("del ragazzo") è al caso obliquo semplice e prende
l'articolo. In una catena di complementi di specificazione (es. "il libro della figlia del
maestro") prende l'articolo solo l'ultimo termine (kitābu binti l-muʿallimi).

L'aggettivo segue sempre il sostantivo e si declina in genere, numero e caso.

Nella lingua parlata e nei dialetti la declinazione non viene evidenziata.

Il verbo
Lo stesso argomento in dettaglio: Verbi arabi.

La radice dei verbi è formata da tre o, più raramente, quattro lettere.

Vi sono nove forme "aumentate", espresse con l'aggiunta di suffissi, che attribuiscono al
verbo una sfumatura di significato (es. la seconda forma ha valore perlopiù causativo, la
terza di reciprocità, la quinta di passività, etc.).

I verbi irregolari si formano quando nella radice compaiono le semivocali ‫ ﻭ‬e ‫ﻱ‬, che
creerebbero una cacofonia se precedute o seguite dalle desinenze. Un verbo irregolare si dice
"assimilato" (1º gruppo dei verbi irregolari) se ha ‫ ﻭ‬o ‫ ﻱ‬all'inizio, "concavo" (2º gruppo dei
verbi irregolari) se ha ‫ ﻭ‬o ‫ ﻱ‬al centro e "difettivo" (3º gruppo dei verbi irregolari) se ha ‫ ﻭ‬o ‫ﻱ‬
alla fine.

Il verbo arabo possiede solo due modi: perfettivo e imperfettivo.

1. il perfettivo indica che l'azione si è svolta (passato); ha solo il modo indicativo.


2. l'imperfettivo (o "non-passato") indica che l'azione si sta svolgendo (presente) o si
svolgerà (futuro). Ha quattro modi finiti: indicativo, congiuntivo, imperativo e apocopato
(o iussivo); e tre modi non finiti: infinito sostantivato (maṣdar), participio attivo/presente
sostantivato (ism al-fāʿil, lett. "nome del facente"), participio passivo/passato sostantivato
(ism al-mafʿūl, lett. "nome del fatto"). L'arabo classico ha inoltre l'energico I e l'energico
II, non utilizzati in arabo moderno standard.

La radice trilittera del verbo ‫( ﻓﻌﻝ‬faʿala, "fare") è usata come modello per la coniugazione di
tutti i verbi.
L'infinito sostantivato di ‫ ﻓﻌﻝ‬faʿala, ‫ فعل‬fiʿl ("il fare"), è un nome d'azione (nomen actionis)
sostantivato e significa, quindi, "azione, opera".

Parole di origine araba in italiano


Nel corso del Medioevo entrarono nell'italiano numerose parole arabe, specie in settori in
cui gli Arabi eccellevano: navigazione, commercio, matematica, astronomia, medicina.

Alcuni termini marittimi derivati dall'arabo sono "libeccio", "scirocco", "gomena", "cassero"
(vocabolo che gli Arabi presero dai Bizantini e questi a loro volta dai Romani; cfr. latino
"castrum"[12]). La parola di origine araba "ammiraglio" indicò dapprima "capo, comandante"
e solo nel XII secolo in Sicilia e nel XIII altrove si fissò nel significato di "capo delle forze di
mare". L'espressione araba dār aṣ-ṣinā‘a ("casa del mestiere", poi "luogo di costruzioni
navali") trova accoglimento in Italia sotto diverse forme: arzanà (da cui arsenale) a Venezia,
darsena a Genova, tersanaia a Pisa, terzenale ad Ancona, terzanà a Palermo.

Alcuni termini commerciali derivati dall'arabo sono "magazzino", "fondaco", "dogana",


"gabella", "tariffa", "fardello", "tara", "zecca", "carato", "risma", "sensale". Attraverso gli
scambi commerciali sono giunti i termini "zucchero", "zafferano", "caffè", "azzurro",
"lapislazzuli", "limone", "albicocco", "carciofo", "zibibbo", "melanzana", "tamarindo"[13][14],
"ribes".

Sono di origine araba i termini matematici "algebra", "algoritmo" e "cifra" (derivante dalla
parola araba indicante lo zero, novità essenziale nel sistema di numerazione europeo) e i
termini astronomici "Aldebaran", "almagesto", "almanacco" (< al-manāḫ, "tavole
astronomiche"[15]), "zenit", "nadir", "Vega".

Nella medicina entrò il vocabolo arabo "sciroppo". La medicina araba influenzò molto la
scuola medica salernitana; proprio da Salerno deve essersi divulgato il termine medico
"taccuino" (< taqwīm, "corretta disposizione").

Altri termini arabi sono "zara", garbo (< qālib, modello)[16],"azzardo"[17], "califfo", "sultano",
"alcova", "alcool" (< al-kuḥl, "polvere finissima per tingere le sopracciglia"[18]), "alchimia" (<
ṣan’a) al-kīmiyā’, "(arte della) pietra filosofale"), "caraffa", "tazza" (< ṭasa), racchetta (<
rāḥet, rāḥa, "mano"), "ragazzo" (< raqqāṣ, "fattorino, corriere"[19]), "facchino" (< faqīh,
"teologo", "giureconsulto", poi "sovraintendente alle dogane"), "materasso" (< matrah, "cosa
gettata"), "bizzeffe" (< bizzāf, "molto"), ricamo (< raqama, "punteggiare", "cifrare",
"marchiare" ma anche "scrivere"), "gazzarra" (< algazara, "mormorio"), tafferuglio (<
taffaruǧ, "baldoria"), "salamelecco" (< salām ‘alaikum, "pace a te/voi"), "garbo" (< qālib,
modello, stampo), "alambicco" (< al-anbīq, "coppa", "vaso"), "liuto" (< al-'oud, "bastone",
"pezzo di legno"), "tamburo" (< tunbūr, "strumento a corde" e tabūl, "tamburo"),
"assassino" (termine che in origine designava i Nizariti, setta degli Ismailiti radunata attorno
al Vecchio della Montagna[20]).

Nei termini arabi in "al-" ("alambicco", "algebra" ecc.) o in "a + consonante geminata"
("ammiraglio", "assassino", "azzardo" ecc.) si riscontra un fenomeno frequente in spagnolo,
in cui gli arabismi presentano spesso forme in cui compare l'articolo arabo al- ("alcázar",
"fortezza, palazzo, reggia"; "alcachofa", "carciofo"; "algodón", "cotone"; "azúcar",
"zucchero"; "alhóndiga", "fondaco"), poiché molti di questi termini giunsero in Italia
attraverso traduzioni dallo spagnolo.

Premi Nobel per la letteratura di lingua araba


Nagib Mahfuz (1988, Egitto)

Note
1. ^ Al-Jallad. The earliest stages of Arabic and its
linguistic classification (Routledge Handbook of
Arabic Linguistics, forthcoming), su academia.edu.
2. ^ (EN) What are the top 200 most spoken
languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL
consultato il 27 maggio 2022.
3. ^ Christianity 2015: Religious Diversity and Personal
Contact (PDF), su gordonconwell.edu. URL consultato il
10 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2017).
4. ^ The Future of the Global Muslim Population, su
pewforum.org.
5. ^ "Table: Muslim Population by Country | Pew
Research Center's Religion & Public Life Project", su
pewforum.org. Naǧīb Maḥfūẓ, premio Nobel per la
letteratura nel 1988.
6. ^ Official Languages, su un.org.
7. ^ Alcune parole, come ad esempio l'articolo, portano
infatti la ’alif waṣla, ossia la ’alif elidibile.
8. ^ L'uso della parola dialetto in riferimento alle varietà
della lingua araba può essere causa di
incomprensione a causa del suo significato
nell'italiano attuale. I dialetti arabi non sono infatti
lingue regionali e minoritarie come avviene in Italia,
ma vere e proprie lingue nazionali, seppur con le loro
varianti all'interno dello stesso paese, e madrelingue
vernacolari della popolazione.
9. ^ Durand 2018
10. ^ L'italiano non prevede un uso sistematico della
frase nominale, ma spesso se ne trovano nelle
risposte in cui il verbo è sottinteso: "dove è Marco?"
→ "In giardino". Il latino, in modo simile all'arabo,
tende a sottintendere il verbo essere quando è
copula: nomen omen "il nome [è] presagio".
11. ^ L'opposizione fra solari e lunari viene dal fatto che
le parole che significano sole (šams, aš-šams) e luna
(qamar, al-qamar), due entità tradizionalmente
opposte che fanno causalmente parte una di un
gruppo e l'altra dell'altro, sono state scelte come
rappresentanti delle due categorie.
12. ^ càssero, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on
line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
13. ^ tamarindo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
14. ^ Bruno Migliorini, Ignazio Baldelli, Breve Storia della lingua italiana, ed. Sansoni, 1984,
pag. 79-81.
15. ^ almanacco, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
16. ^ garbo, in Treccani.it – Sinonimi e contrari, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
17. ^ azzardo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
18. ^ alcol, in Treccani.it – Sinonimi e contrari, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
19. ^ ragazzo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
20. ^ Manlio Cortelazzo, Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, ed.
Zanichelli

Bibliografia

Dizionari
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Grammatiche

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Laura Veccia Vaglieri, Maria Avino, Grammatica teorico-pratica della lingua araba, vol.
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Istituto per l'Oriente C. A. Nallino, 2011-2014[1]
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Sociolinguistica
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(ed. orig. Le sabre et la virgule, L'archipel, 2007)

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Linguistica
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Pensiero, 2012, ISBN 978-88-343-2321-2
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Influenza dell'arabo sull'italiano


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Katrib, 1991
Gaston Dorren, 5. Arabo. Al-‘arabiyyah, in: Gaston Dorren, Babele. Le 20 lingue che
spiegano il mondo, traduzione di Carlo Capraro e Cristina Spinoglio, Milano, Garzanti,
2019, ISBN 978-88-11-60756-4, pp. 291–307

(ed. orig.: Babel. Around the World in 20 Languages, London, Profile Books, 2018)

Voci correlate

Dialetti arabi Dialetti neolatini influenzati


Dialetti arabi dall'arabo
Arabo egiziano Lingua siciliana
Arabo levantino Lingua mozarabica
Arabo palestinese
Arabo libanese
Varie
Arabo cipriota
Arabo maghrebino Grammatica araba
Nunazione
Arabo marocchino
Plurale fratto
Arabo giudeo-marocchino Verbi arabi
Arabo jebli Arabistica
Arabo tunisino Capitale araba della cultura
Arabo andaluso Giornata della lingua araba nelle
Lingua siculo-araba Nazioni Unite
Istituto del mondo arabo
Lingua maltese
Jawi (alfabeto)
Hassaniyya
Lingua indonesiana
Lingua araba del Golfo Lingua malese
Lingue giudeo-arabe Lingua swahili
Lingua hausa
Lingua urdu
Alfabeto ebraico

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Collegamenti esterni
Lezioni di lingua araba - Lettura e scrittura, su youtube.com.

(EN) Arabic language, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


(EN) Opere riguardanti Lingua araba, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Lingua araba, su Ethnologue: Languages of the World, Ethnologue.
(FR) Histoire et évolution de la langue arabe, su lescahiersdelislam.fr.
Link e risorse sulla lingua araba e sulla traduzione, su ulissesantus.it.
tastiera araba, su lexilogos.com.
Andrea Benazzo, Appunti di arabo (PDF), su qitty.net.
Corso arabo di Nazha, su corsoarabo.altervista.org.
(EN) Corso di arabo, su madinaharabic.com.
Risorse lingua araba Sguardo sul Medio Oriente, su sguardosulmedioriente.it.
Thesaurus BNCF 6095 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=6095) ·
LCCN (EN) sh85006306 (http://id.loc.gov/authorities/subjects/sh85006306) ·
Controllo di GND (DE) 4241223-7 (https://d-nb.info/gnd/4241223-7) · J9U
autorità (EN, HE) 987007294709605171 (http://olduli.nli.org.il/F/?func=find-b&local_base=
NLX10&find_code=UID&request=987007294709605171) · NDL
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1. ^ Si tratta del primo volume (Parte I - Lettura e scrittura, Parte II - Morfologia e nozioni di
sintassi) della grammatica di Laura Veccia Vaglieri, ma aggiornato e adattato da Maria
Avino. Il volume è stato inoltre diviso fisicamente in due parti, teoria ed esercizi, mentre
l'originale si presentava in un volume unico. Il secondo volume dell'opera (Parte III -
Complemento della morfologia e sintassi) resta per ora invariato.

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