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ATLANTE

DELL'EDILIZIA
RURALE
a cura di
Giovanni Buzzi IN TICINO
VALMAGGIAl
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Edizioni Scuola tecnica superiore


del Cantone Ticino
L'Atlante dell'edilizia rurale in Ticino è un progetto didattico
e culturale realizzato dalla Sezione architettura della Scuola
tecnica superiore di Lugano-Trevano nel Cantone Ticino (STS).
L'obiettivo didattico dell'Atlante è l'insegnamento delle tecniche
di rilievo e di disegno durante seminari annuali della durata
di due settimane che coinvolgono l'intera Sezione di architettura.
Gli studenti sono organizzati in gruppi di lavoro composti
in modo che ognuno di loro assume un ruolo coerente con il grado
di formazione acquisito: gli studenti anziani che hanno già partecipato
ai seminari di rilievo trasmettono in questo modo la loro esperienza
agli studenti che frequentano i primi anni.
Questa parte del progetto di Atlante, iniziata nel1979,
si è conclusa nel1994 dopo 17 campagne di rilievo che hanno
permesso di raccogliere la documentazione su 223 fabbricati e gruppi
di edifici sotto forma di circa 1700 tavole in scala 1:50.
Le finalità culturali dell'Atlante consistono nella scelta,
rielaborazione e pubblicazione di quella parte della documentazione
iconografica ritenuta tipologicamente rappresentativa delle dimore
e di altri manufatti della civiltà contadina prima della
modernizzazione e della rurbanizzazione delle regioni alpine.
Il progetto e la pubblicazione dell'Atlante sono curati
da Giovanni Buzzi, 1939, di formazione architetto e geografo,
docente di urbanistica presso la STS e contitolare di uno studio
di pianificazione del territorio.
La correzione dei rilievi, il completamento grafico delle tavole
e le illustrazioni di questo volume sono stati eseguiti da Renzo
Bagutti, architetto e collaboratore stabile dell'Atlante, affiancato
in questa occasione dal disegnatore Samuel Zanoli e dalle disegnatrici
Deborah Schira e Sandra Taddei.
La realizzazione e la pubblicazione dell'Atlante sono finanziate
grazie al contributo federale per la difesa della cultura italiana.

In copertina:
"Carta" di Flavio Paolucci, 1983.
ATLANTE
DELL'ED ILI ZIA
RURALE
IN TICINO
VALMAGGIAl
Progetto grafico
Studio Agustoni e Snozzi (SGD)
Giubiasco

Stampa
Tipografia-Offset Stazione SA
Lo camo

Amministrazione
e distribuzione
Armando Dadò Editore
Via Orelli 29
6600 Locarno
Te!. 0911751 48 02
Fax 0911752 10 26

ISBN: 88-86315-84-8

© Copyright 1997
Tutti i diritti riservati
ATLANTE
DELL'EDILIZIA
RURALE
~~~~::~i Buzzi IN TICINO
VALMAGGIAl

Edizioni Scuola tecnica superiore


del Cantone Ticino
Fabbricati rilevati Rilievi 1979. Som eo. Rilievi / 994. A urigeno.
Sca la l : 150'000
Base ca rtografica riprodotta con
Rilievi / 984. Va lli Bavona e Laviz~ ara. Rilievi 1995. Fusio.
l'a ut orizzazione de ll ' Ufficio fede rale Edifici di legno.
di topografia del 5.4.1993
Rilievi / 985. Valli Bavotw e Lavizzara. Rilievi 1996. Prese di sol/o.
Edifici di pietra.

Rilievi / 99 / . Bassa Valmaggia. ~ Rilievi 11 0 11 pubblicati.


Indice generale

VALMAGGIAl

11 Presentazione

La Valmaggia

15 U bicazione e da ti geografici di attualità


17 Le compone nti fi siche del territori o
26 Cenni di geografi a storica
32 Il te rritorio de ll a Va lm aggia prima de l Novece nto
46 Gli insedi ame nti
82 A ppunti sull 'edilizia rurale in Va lmaggia
149 Bibliografi a

Miscellanea

155 A lcuni ese mpi valmaggesi di insedi ame nti


e di edifici dell e stazio ni montane e alpine
(A rmando D ona ti )
177 I caratte ri dell 'economi a alpina tradizionale in Valmaggia
(Brun o D ona ti )
197 M ate riali per la storia dell 'edilizia rurale in Valm aggia
(Giuli o Foletti )
213 Il taglio e la fluitazione dei boschi va lmaggesi dal1 200 all900
(Luigi Martini )
243 La casa di legno in Valm aggia
(Luigi Martini)
269 E dilizia e funzio ne degli edi fici so tto rocce
(Flavio Za ppa)
291 Voci delle costruzio ni rurali va lm aggesi
(Rosann a Z eli )

299 Riassunto/Summary

VALMAGGIA2

Tavole e schede descrittive

15 Auri geno (VM.1 ), l edificio


33 Avegno (VM.2) , l edificio
43 Broglio (VM.5) , l edificio
63 Ca mpo (VM.7), 5 edi fici
121 Cavergno (VM.S) , 4 edifici
171 Cerentino (VM.9), 3 edifici
203 Cevio (VM.lO), l edificio
215 Coglio (VM.ll), l edificio
227 Fusio (VM.l2). l edificio
241 Linescio (VM.l5), 4 edifici
295 Lodano (VM.l6), l edificio
313 Moghegno (VM.l9), 2 edifici
345 Peccia (VM.20), 2 edifici
369 Prato-Sornico (VM.21), 2 edifici
399 Someo (VM.22), 4 edifici
Presentazione

Questo quarto catalogo regionale dell'Atlante dell 'edili zia rurale in Ticino de-
dicato alla Valmaggia contiene i rilievi eseguiti dagli studenti della Sezione ar-
chitettura della Scuola tecnica superiore (S TS) durante sei campagne svolte nel
febbraio de/1 979 a Someo, in occasione del prim o seminario sperimentale, nel
1984 e ne/1985, per il rilievo degli edifici !ignei e di quelli in muratura delle valli
Bavona, Lavizzara e Rovana, ne/1 991, dedicato alle dim ore dei villaggi del fon-
do valle e, infine, ne/7 995 e ne/1 996, quando sono stati eseguiti rilievi a Fusio e
nella località di Prese di soli o, in Valle Ba vona.

In Va /maggio l'Atlante è cosi riuscito a raccogliere un 'abbondante documenta-


zione dei du e villaggi abbandonati di Fai do, di Prese e di una sessantina di fab-
bricati: 28 dimore e 2 stalle in muratura, 14 edif ìci di legno (di cui cinque torbe)
e 14 rilievi tipofogici in scafa l :l 00 di dim ore o complessi di edi.fìci de/fondovalle.
In prin cipio si è data fa preceden za al rilievo delle dim ore ormai abbandonate da
tempo e che non m ostravano segni evidenti di ammodernamento.

A causa della notevole m ole di materiale - e nonostante fa scelta di pubblicare


solo parte dei 44 rilievi disegnati in scala l :50 - il catalogo è stato stampato in du e
volumi. Il primo volume comprende f'introdu zione generale di carattere storico-
geografico sulla Va /maggio e fa miscellan ea con sette m onograjìe m entre il se-
condo volum e raccoglie le tavole e le schede descrilli ve di 33 edifici ritenuti rap-
presentati vi dei ripi di dim ore pitì diffusi.

Chi percorre la Va/maggio fa sciando fa strada cantonale del .fondovalle, uti-


li zzando le antiche callaie o salendo sui maggenghi e sugli alpi. in contra 11110
campagna di ronchi, di terra z zi, di prati naturali e di pascoli deso latamente
abbandonati e in parte in vasa dalle fe lci e dal bosco pioniere. Anche quelle
che un tempo erano le preziose selve castani/i sono ischeletrite e in balia del
cancro corticale m entre il bosco è dapp ertutto e reso impenetrabile da i rovi.
Accanto ad alcuni insediam enti del fondova lle ancora ben conservmi e riatta-
ti, altri villaggi, assieme alla campagna che li circondava, hann o subito
profonde trasfo rma zioni indotte dalla vicinan za dell'agglom erato urban o lo-
carnese. Per contro, i villaggi della Rovana, della Lavi zzara e i maggenghi
sono stati in gran parte abbandonati o vengono utilizzati per le vacan ze esti-
ve. In questo caso n on sempre le dim ore e le stalle-fienile sono stati trasfor-
mati e riattati con il dovuto rispetto e si p ossono incontrare manufatti vittim e
degli scempi più irri verenti anche se spesso eseguiti con ingenua ed evidente
buona f ede.

In queste condiz ioni è stato re/ativam enrefaci/e per l'A t/ante scegliere tra i tanti
edifici abbandonati qu elli ritenuti pitì rapp resentati vi. D 'altra parre, an che in
Va lmaggia siamo confrontati con una sostan za edili zia che ha subito continu e
trasforma zioni dovute ai mutam enti dell 'economia agro-pastorale, agli inn esti
culturali e materiali dell 'emigrazione e alle conseguen ze indirette della indu-
strializzazione.

Il
Anche per questo catalogo mi preme segnalare i numerosi e preziosi contributi
contenuti nella miscellanea posta in calce al volume e ringraziare gli autori Ar-
mando Donati, Bruno Donati, Giulio Paletti, Luigi Martini, Flavio Zappa eRo-
sanna Zeli.

In conclusione è mio dovere ringraziare tutti i proprietari che hanno consentito


agli studenti e ai docenti di eseguire i rilievi, le autorità locali per la loro disponi-
bilità, le informazioni, gli aiuti logistici e quella parte della popolazione che-
avendo l'occasione di seguire i lavori di rilievo- ha saputo trasmettere a dei gio-
vani cresciuti negli agglomerati urbani- dunque del tutto ignari dei modi e delle
condizioni di vita dei contadini-pastori alpini- delle preziose testimonianze di
calore umano e di vita vissuta.

Infine, si ringraziano Armando Donati, Bruno Donati e Luigi M artini per il loro
aiuto e i loro suggerimenti nella ricerca degli edifici da rilevare, Dino Jauch di-
rettore della Divisione della cultura, Augusto Gaggioni responsabile dell'Ufficio
dei musei etnografici, Benedetto Antonini direttore della Divisione della pianifi-
cazione territoriale e Giorgio Balestra della Sezione della pianificazione urba-
nistica per i consigli e il sostegno dati al progetto di Atlante.

Giovanni Buzzi, curatore

12
La Valmaggia

La Valle Maggia vista dalla srrada cantonale che da Cevio porta a Linescio.
(G. R. Zinggeler, I 864-1954. Per gentile concessione dell'A rchivio federa le
dei monumenti storici, Berna).

13
Figura l
L'ubicazione della Valmaggia
Scala l: 1'000'000
Base cartografi ca riprodotta
con l'autorizzazione dell ' Ufficio federa le
di topografia del 15.8. 1990

14
Ubicazione e dati geografici di attualità

La Valmaggia copre un 'area di 55 mila etta ri - ossia un quinto de ll a supe rficie


dell'intero Ca ntone Ticino -, è situata ne ll a parte me ridi onale de ll a A lpi Le-
pontine, a sud del massiccio del San Gottardo e appa rtie ne al bacino imbrife ro
del fiume Ticino e de l fium e Po (fig. 1).
Verso sud confina con la Valle di Vergele tto (Passo della Cavegna e Bocche tte
di Catogn e Doia) , con la Valle Onsernone (Passi dell a Bassa e dell a Garin a) ,
con il Pede monte (Orrido di Ponte Brolla) e Locarno (Alpe Cardada); ve rso
ovest con la Valle Verzasca (Passi del Lupo, di Nimi , di D eva, Passo de l Cocco,
Forcola di R edòrta , Bocche tte di Larecc e dell a Ca mpala ) e la Medi a Vall e Le-
ve ntina (Passo del Campolungo); verso nord con l'Alta Vall e Leventin a (Passi
Scheggia, Sassello, Naret, Cristallin a, Grandinagia e Bocche tta di For-
mazzòra); verso est con le Valli Antigorio e Formazza, in Itali a (Ta mi e rpass,
Passo Cazzòla, Guriner Furka, Passi della Fria e dell a Forcola). G li alpi del
circo glacia le in fondo alla Valle di Campo (Va l Crava riol a ai piedi de l Pizzo del
Forno) appartengono all'Italia e il confin e nazio nale passa a tre chil ome tri a est
di Cima lmotto. Il so lo all acciame nto strada le al resto del ca ntone si trova a sud
(Ponte Brolla) . Amministrativame nte l'intera va lle forma un unico di stretto
suddiviso in tre circoli e 22 comuni 1•
A partire dalla seconda metà del secolo scorso la Valle Maggia ha subito un a
dra mmatica emorragia di abita nti - soprattutto di uomini - dalla quale non si è
mai più risollevata. In fa tti , dai 7482 abi tanti censi ti nel 1850 la popolazione è
scesa a un minimo di 4047 unità nel1941 e oggi conta ancora solo 5413 unità
(dati del1 994) . La Valmaggia è dunque il distre tto più grande del Ca ntone Ti-
cino (115 dell 'intero territorio) e il me no popoloso (meno del 2% dell a popola-
zione canton ale) . L' indice di invecchiamento2 medio di tutta la va lle (0,97) è in-
fe riore a quello cantonale (1,07). Negli ultimi dieci anni (1980-1990) la popola-
zione attiva è aume ntata del 8,6% e la disoccupazione si è stabilita a ttorno al
2%. Gli abitanti occupati nel1990 rappresentano il44 % dell a popolazione to-
tale, 2/3 lavora no fuori dal proprio comune di reside nza, solo 206 (ossia me no
dellO %) escono da distretto, il5 % è a ttivo nel settore primario, il41 % lavora
nel settore seconda rio e il 54 % in quello terzia rio.
l. Il Circolo della Rovana con i Com uni di Cevio, Il territorio valmaggese è coperto da quasi 29 mila ettari di bosco3 (50,6% del
Linescio, Bignasco, Cavergno, Cerentino, Campo territorio) di cui il92% appartie ne ai Patriziati4 • 11 21% di quest'area forestale è
Valle maggia e Bosco G urin ; il Circolo di Maggia
con i Comuni di Maggia , Avegno, Gordevio, Co- composta da boschi pionieri che hanno invaso i pascoli alpini e i prati naturali
glio, Giumaglio, Someo, Lodano, Moghegno e abbandonati dopo gli anni Cinquanta. Nel 1990 la supe rficie agricol a utile e ra
Auri geno; il Circo/ode/la Lavizzara con i Comuni costituita da 828 ettari di colture foraggiere (prati naturali, ossia 1'1,5% del ter-
di Fusio, Peccia , Prato-Sornico, Broglio, Menzo-
nio e Brontallo. ritorio), 24 e ttari di campi e 22 ettari di vigne ti 5 . Le colture cerea li cole (fru-
2. Pe r indice di invecchia me nt o si intende il rap-
mento, segale, granoturco) sono praticame nte scomparse dopo il secondo con-
porto tra la popolazione con più di sessant a anni e flitto mondiale e sono sta te in parte sostituite da quelle foraggiere. Ad eccezione
quell a con meno di venti . Un indice superiore allo della vite, i pochi alberi da frutta sopravvissuti non ve ngono più curati e le vaste
0,7 è genera lmente considerato come un segno al -
larmant e di decadimento demografico.
selve castanili sono anch 'esse vittime dell 'incuri a e del cancro corticale. Il nu-
3. Dati rilevati nel1971 .
mero di capi di besti ame grosso è sceso dalle 3500 unità censite dal Lavizzari nel
1859 a soli 700 animali. Nel1911 il Merzcontava ancora 106 alpi , di cui 90 ancora
4. Dopo la fondazion e del comune moderno, con
il nome ridond ante di patriziati sono state ribat- caricati con quasi 2800 vacche e manze. Nel1 996 gli alpi caricati erano ancora
tezzate le comunit à rurali d i origi ne medievale solo 22. Gli insedi amenti occupano ben 335 ettari di superfici già edificate o edi -
(vicinanze) in cui erano o rga nizzati i contadini - ficabili secondo i piani regolatori censiti nel1 995 (0,6% del te rritorio).
pastori dell e valli. Le grandi propriet à comuni
(sopratt utto i boschi e i pascoli alpini ) sono rima- Considera to il fatto che soltanto una minim a parte di bosco viene utilizza ta per
ste di proprietà di questi e nti a cui è stato ricono- il taglio di legname e che i pascoli alpini ancora caricati supera no di poco i 60 et-
sciuto lo statuto di diritto pubblico. tari , si può ben dire che alla fine del secondo millennio più del 95 % del territorio
5. Secondo l'ultima Statistica delle superfici de lla valmaggese è da considerare improduttivo, abba ndonato o solo utilizza to spora-
Svizzera , nell 979/85 i prati, i ca mpi e i pascoli con-
tavano 799 ett ari ( l ,4% dell a supe rficie to tale del dicamente e in modo este nsivo (escursionismo estivo, vill eggiat ura sui monti ).
distre tto) , gli alpeggi 6553 e tt ari ( Il ,5% )e i boschi Gli insediamenti pe rman enti del fondovalle e quelli situati sui terrazzi more-
23573 ett ari (4 1.4% ). Q uesti dati sono però poco nici contano 3800 edifici di cui qu asi i 2/3 sono stati costruiti prima del1900. Essi
attendibili in quanto basa ti su rileva me nti ae rei
che non distinguo no le supe rfici utilizza bili da accolgono 4300 alloggi di cui il 57% vie ne utilizza to solo per la vill eggiatura
quelle effettivamen te utilizzate. estiva. In Rovana e in Lavizzara gli alloggi di vaca nza rappresent ano quasi il

15
90% del totale delle abitazioni. Questo turismo residenziale investe anche le
aree dei monti rese accessibili dalle strade forestali e agricole costruite negli ul-
timi cinquant'anni e ha condotto alla sistematica trasformazione di un numero
imprecisato di cascinali e di stalle in residenze secondarie.
Nel1946 è iniziata l'estrazion e del marmo dalle cave di Peccia e negli anni Cin-
quanta si è intrapreso lo sfruttamento sistematico e incisivo delle acque per la
produzione di energia elettrica con la costruzione delle dighe di Palagnedra, del
Sambuco, delle centrali di Verbano (sul Lago Maggiore), Cavergno e Peccia.
Nei decenni successivi sono state realizzate le dighe di Robiei, Zot, Cavagnoli,
Naret, le centrali di Bavona e Robiei. Durante questo periodo (1949-73) i can-
tieri hanno dato lavoro sino a mille operai, sono stati eseguiti quasi cinquanta
chilometri di nuove strade e migliorati gli accessi alle valli Bavona e Lavizzara.
I dati statistici sull 'evoluzione demografica ed economica provano che il turi-
smo moderno delle case di vacanza, l'attività estrattiva (gneiss granitici e
marmi) e le grandi opere idroelettriche hanno verosimilmente rallentato l'ab-
bandono delle aree più discoste (Lavizzara), attenuato gli aspetti più negativi
dei fenomeni di degrado tipici delle periferi e abbandonate ma hanno avuto
~ulla valle un 'incidenza inferiore alle aspettative.
E infatti l'espansione del polo urbano del Locarnese che ha indotto i più signi-
ficativi e positivi sviluppi demografici nel fondovalle, da Avegno a Cavergno.
Negli ultimi due decenni (1970-90) l'immigrazione di giovani famiglie nella
Bassa Valmaggia (+1190 abitanti) ha permesso di compensare quelle perdite
demografiche generate dal persistere di un alto grado di invecchiamento e di
saldi naturali della popolazione negativi ( -244 abitanti). Per contro, il saldo di
popolazione nei tre comuni di Cevio, di Bignasco, di Cavergno e nelle valli Ro-
vana e Lavizzara è dappertutto negativo. In Rovana, negli anni Ottanta si assi-
ste a un fenomeno di immigrazione del tutto eccezionale anche se di modeste
proporzioni ( +18 abitanti) e sfavorevolmente controbilanciato dal saldo natu-
rale negativo ( -49 abitanti).
In tutto il distretto non vi sono insediamenti industriali degni di nota. L'attività
edilizia ( 444 occupati) e quella estrattiva (217 occupati) costituiscono le princi-
pali attività nel settore secondario (68% dei posti lavoro del settore e 38% del
totale dei posti lavoro). A sua volta il settore alberghiero del turismo offre sol-
tanto 304letti dispersi in 15 stabilimenti (1989) e, assieme agli esercizi di risto-
razione, conta 206 posti lavoro (27% dei posti lavoro del settore terziario e 12%
del total e dei posti lavoro) .

Figura2
Nel fondova lle, tra Cevio e Avegno,
il fiume M aggia scorre ancora liberamente
formando meandri modellati dalle
alluvioni e dalle conoidi dei torrenti che
scendono dalle valli laterali.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di Someo del/944).

16
Le componenti fisiche del territorio 6

Descrizione topografica

Il fondovall e de lla M aggia presenta tra l'imbocco de lla valle (Ponte Brolla, 254
metri s/m) e gli inse diame nti più alti posti in fo ndo alla Lavi zza ra ed alla Ro-
vana (Fusio, l '289 me tri s/m; Cima lmotto, l '405 me tri s/m; Bosco Gurin, J '503
metri s/m) un gradiente altim e trico di l '000-l '250 me tri su un a distanza in lin ea
d 'aria di 25-30 chilometri.
Il fium e Maggia sgorga ai pi edi de l Pi zzo Cri sta llin a (2 '912 metri s/m) posto in
fondo a lla Lavizza ra , forma dapprima un arco che da no rd-est si pi ega in dire-
zione sud-est e, dopo il bacino idroe le ttrico de l Sambuco, sco rre verso sud sin o
a l suo imbocco ne l L ago Maggiore (193 me tri s/m).
La valle è suddivisa da tutti gli a utori in quattro grandi comparti:
- Un fondovalle lungo 22 chilometri, compreso tra 250 e 450 me tri di a ltitu -
dine, posto in direzione sud/est-nord/ovest sino a Ce vi o e sud-nord tra Cevio
e Bignasco e incorniciato da montagn e alte da l '500 (Monte Sa lmone, l '479
metri s/m) a 2'500 metri s/m (Madone di Camedo, 2'446 me tri s/m) . Esso è
costituito da un a stretta pianura a llu viona le che solo in pochi punti rag-
gi unge la largh ezza di un chilometro. Il fium e scorre anco ra liberam ente fo r-
mando meandri mod e ll ati da lle a lluvioni e da ll e conoidi dc i torre nti che
scendono dalle valli late rali sospese (fig. 2 e fig. 6, Se zione A-A) .
- A ovest di Cevio si aprono le gol e de ll a R ovann dove scorre l'o mo nim o
fium e in una valle a form a di V divisa in due rami che corrono e ntra mbi in di -
rezione est-ovest: la Valle di Campo e la Valle di Bo co. La prim a è lunga 17
chilometri e presenta un dislive ll o di mill e me tri su t2 chilometri. Sino a ll' a l-
tezza de lla frazione di Colli na sca all a confluenza con la Va ll e di Bosco essa è
molto incassa ta me ntre in seguito i pendii lun go la riva sinistra so no me no ri -
pidi (fig. 6, Sez ione 8 -B) . In fondo alla va lle il circo glacial e ai pi edi de l Pizzo
6. La G uida della Val/emaggia pubblicata dall'Ente de l Forno (2'695 me tri s/m) è lungo ancora 5 chil o me tri ma appartiene
Turist ico contiene ottime descrizioni dell e compo- all 'Italia. Il villaggio di Bosco Gurin è preceduto da un o sca lin o vallivo e, a
nenti fisiche del territorio va lmaggese (pagg. 7-29). partire dalla fra zione di Co ri no ne l comun e di Cercntin o, l'omonim a valle è

Figura 3
Il profilo glaciale a forma di U della Valle
Ba vona. Sullo sfondo domina il Pu111one
di Valleggia (2 '873 m etri sl m ).
(FotografiaSWISSAIR, 1954) .

17
lunga 4 chilometri , prese nta un dislivello di 500 metri e si conclude con un
circo glacial e posto ai piedi del Madone (2'748 metri s/m) .
- A ovest de i vi ll aggi di Bignasco e di Cavergno la Valle Bavona costituisce il
prolunga me nto natura le de lla Valle Maggia, presenta una sezione a forma
di U che testimonia la sua morfogenesi prettamente glaciale e, sin o all ' ul-
timo insediamento permanente di San Carlo (938 metri s/m) , misura un di -
slivello di 500 metri su un a lunghezza di 10 chilome tri (fig. 3) . La valle ter-
mina con lo sca lin o vallivo di Campo (1 '391 metri s/m) e con numerosi circhi
a !aghetti glacia li posti ai piedi del Cristallina ((2 '912 metri s/m). Sopra Fo-
roglio (684 me tri s/m), preceduta da un impo ne nte sca lino glaciale, tra 900 e
l '100 metri s/m è posta la valle laterale sospesa di Ca lnègia (fig. 4 e fig. 6, Se-
zione C-C).
- Il quarto comparto è costituito dalla Lavizzara . Sino all 'ultimo insedia-
mento permanente di Fusi o (l '289 metri s/m) la valle principale posta in di -
rezione nord-sud è lunga 13 chilometri e presenta un dislivello di 850 metri .
Essa è divisa in tre live lli successivi preceduti da altrettante gole. Il primo
lungo 5 chilome tri è posto tra i villaggi di Broglio e di Peccia, tra 650 e 850
metri di altitudine; il secondo lungo 2,5 chilometri è compreso tra l'insedia-
mento di Corsge ll e il villaggio di Mogno, tra l '100 e l '200 metri di altitudine;
il terzo è lungo solo un chil ometro ed è posto dopo il villaggio di Fusio, tra
1'300 e 1'350 metri di altitudine (fig. 5). La valle continua formando un a
curva lunga 12 chil ometri sino a prendere la direzione est-ovest e termina ai
Figura4 piedi del Cristallin a (2'912 metri s/m) e de l Madone (2'756 metri s/m). A est
La valle sospesa di Calnègia con
il gradino di confluenza glaciale alto quasi del primo live ll o si apre a forma di ventaglio la Valle di Prato mentre a ovest
200 m elri che si apre sulla Valle Ba vona si trova la Valle di Peccia. Quest' ultima è lunga ben 12 chilometri, nei primi
con l'imponenle cascaLa di Foroglio. ci nque chilome tri è posta tra 900 (Veia) e l '200 metri di altitudine (Ghiéiba) ,
( Folografia estraila da/libro curato dopo il vill aggio di San Carlo si dirige in direzione nord-sud e anch'essa ter-
da Guido Colli, op.cit., pag. 11 6). mina ai piedi de l Cristallina dopo aver ripreso al direzione est-ovest (fig. 5,
Sezione D-D).
A settentrione le montagne che circondano la Valle Maggia misurano altezze
superiori ai 2'500 metri s/m sino a raggiungere gli oltre 3'000 metri s/m (Baso-
dino e Pizzo Campo Te ncia) mentre la Bassa e la Media Valle sono circondate
da montagne con vette superiori ai 2'000 metri s/m.

FiguraS
In primo piano il villaggio compallo di
Fusio (l '289 melri s/m ) e, in secondo piano,
il secondo livello della Valle Laviz zara
poslo Ira Corsgell e Magno a 650-850 melri
s/m .
( Fowgrafia dei fratelli Biichi m essa
gen tilmente a disposizione dall'Archivio
cantonale).

18
Figura6 S ezio11e trasversale della Bassa Valle (A-A ) Sezio11e tras1>ersa/e della Valle Bavo11a e trasversale
l . Passo della Carina, 2. Ma ggio (339 mslm ), 3. Pi~zo della Val Caf11ègia (C-C)
Profili geomorfologici tipici Costisc, 4. Madone di Camedo. l . Pi ~~o Biella, 2. Ca /n ègia (l 'IO/i m etri ;/ m ). 3. Foro-
Sezio11e lo,giwdillafe della Valle di Campo (8-B) glia (684 m etri slm ). .J. Pi ~~o d'Ogliè. 5. Pi~:o So/6 -
Sca la o rizzo nt ale l: 150'000 !(IW, 6. Pizzo Fiorè!: 7. Basodin o.
l . Moli di Tirman (confine nazionale). 2. Cima/mollo
Sca la ve rtica le: l :50'000 ( / '405 m.;/ m),3. Campo V.M. (1'3 18 m.s/m ), 4. Niva Sezio11e follgiwdillafe della Valle di Peccia (D -D)
Font e: A tlame della Svizzera , Be rn a 1975 (955 m.s/m ), 5. Cerentino (Co rre di So11o, 980 111.slm ). l . Pi z:o Castello, 2. Piano di Peccia ( 1'034 n1.sl m ).
6. Linescio (664 m.sl m). 7. Cevio (4 18 m .s/m ). 8. Sasso 3. San Carlo(/ '0 18 m .sl m ). 4. J>eccia (840 11/.Si m).
Base ca rt ogra fi ca rip rodott a Bello, 9. Pi~zo delle Pecore. IO. Madone. I l . Pi ~zo 5. Pizzo Riiscada. 6. Cam po Tencia ( 1'543 m ..1/ m ).
con l'a ut o ri zzazio ne dell ' Uffi cio fede rale Bombogn. 12. Wandj7u hhom. 13. Basodin o. 14. Ma - 7. Pi:.:.o Barone. 9. Pi zzo A1ascarpino. IO. Pi :.;.o
d i topogra fi a del 5.4. 1993 done di Comerio. 15. Po m:ione di Braga. 16. Pi:.:.o Campo Tencia.
Briin esc.
Descrizione geomorfologica

In Valmaggia predominano le forme caratteristiche dell 'erosione glaciale plei-


sdocenica che ha modellato la fasce tettoniche trasversali delle Alpi Pennini-
che le quali si estendono dal massiccio del San Gottardo sino alla faglia Insu-
brica posta lungo la linea Jorio-Tonale in corrispondenza del limite meridio-
nale del distretto.
Mentre le Alpi Penniniche sono formate quasi esclusivamente da rocce meta-
morfiche, nella corona settentrionale delle montagne, poste tra quest'ultime e
i graniti del San Gottardo, sono invece abbondanti le intrusioni costituite dai
sedimenti del mesozoico metamorfico a cui appartengono le dolomie, il marmo
di P ecc ia e i calcescisti che affiorano tra Fusi o e Mogno o formano le ripide pa-
reti poste tra Campo e Robiei in Valle Bavona.
Inoltre, attraverso le fratture prodotte dai sollevamenti affiorano intrusioni
magmatiche di varia natura, in particolare le peri doti ti, rocce ultrabasiche suc-
Figura 7 cessivamente metamorfizzate sotto forma di pietra oliare affioranti soprattutto
La f rana di Campo V. M. è un in Valle di Peccia.
enorme scivolamento della massa di In Vallemaggia i quattro successivi periodi erosivi fluvio-glaciali così ben indi-
depositi m orenici e di falda sopra degli
strati rocciosi più compatti do vuta
viduabili nella Valle del Ticino 7 sono invece meno evidenti e hanno formato
al percolamento delle acque terrazzi meno ampi e più irregolari. La forza erosiva dei ghiacciai è comunque
e all'erosione del fium e. testimoniata dalle numerose valli sospese, dai gradini di confluenza e dalle
(Fotografia estratta da/libro curato grandi cascate come si possono vedere a Riveo (Valle e Cascata del Soladino ),
da Guido Cotti, op.cit., pag. 137). dietro il villaggio di Maggia (Valle e Cascata del Salto) e a Foroglio (Valle
Calnègia e l'omonima cascata, vedi fig. 4).
Sono per contro molto abbondanti le frane ciclopiche dovute al crollo di quelle
parti instabili che, con il ritiro dei ghiacciai, hanno potuto staccarsi dalle ripide
pareti rocciose come a Giumaglio, a Cevio, a Menzonio e, in particolare, in
Valle Bavona (fig. 8) .
Gli insediamenti di Cimalmotto, di Campo V.M. e di Cerentino in Valle di
Campo sono da tempo immemorabile confrontati con un grave fenomeno di
scivolamento degli enormi depositi morenici e detritici sopra lo strato inferiore
delle rocce compatte su cui riposano la cui causa è dovuta alla presenza di nu-
merose acque percolanti 8 (fig. 7).

Clima, suoli e vegetazione

Clima
Come conseguenza del notevole gradiente altimetrico la Valle Maggia pre-
7. Vedi AERT-Valle Leventina , pag. 6. Qu esti pe- senta i tre principali tipi di climi del versante meridionale dell'arco alpino:
riodi sono indi viduabili nei tre li ve lli de no minati al di sopra dei 2000 metri s/m il clima polare con temperature medie del mese
Peuaneuo (2'200- 1'700 metri s/m) , Bedrello più freddo inferiori a -10° C;
( l '800- 1'400 metri s/m), Sobrio (l '500-1'000 me-
tri s/m), mentre l'ultimo stadio co rrispo nde all 'a t- tra i 1500 e 2000 metri s/m il clima boreale con temperature del mese più
tuale fo ndova lle, risa le a ll e ultime glaciazi oni de l freddo inferiori a -3° C e del mese più caldo superiori a+ 10° C;
Q uaternario e ai successivi feno me ni alluvio nali . sotto i 1500 metri s/m, il clima temperato-umido con temperature superiori a
8. Si tratta di un 'area di 6 chilo me tri quadrati en- quelle del tipo precedente.
trata in movimento acce lerato agli inizi de l XIX
secolo. Dal 1892 al 1989 il campanile di Campo Rispetto alle altre zone temperate dell'Europa, nell'intera valle si verificano
V. M. si è spostato di 30 me tri in o rizzontale e di IO precipitazioni annuali molto elevate (da 1600 a oltre 2200 millimetri di media
me tri in linea ve rtica le, a lcuni insediamenti sono all 'anno), distribuite in modo irregolare e sotto forma di cunei che, provenienti
stati a bbando nati prima di venire distrutti dai mo-
vimenti di terra. So tto Campo V. M. la frana pre-
dai rilievi occidentali, si insinuano in direzione nord (dalla Valle Onsernone
se nta un front e di 2 chilo metri e un 'altezza di 100 verso la Bassa Valle Maggia) e sud (dal Pizzo San Giacomo e dal Basodino
me tri mentre sotto Cerentino il fronte è di circa verso la Valle Bavona e la Valle di Peccia) 9.
300 metri e misura un 'altezza di 40 me tri. Attu al-
mente si sta costrue ndo un a ga lle ri a di 1500 me tri
L'apertura verso sud della valle principale permette agli influssi mediterranei
in cui deviare il fium e Ro vana in modo da elimi- e subtropicali di risalire in profondità verso le località più interne così che il fon-
nare l'erosio ne continua del piede della frana . dovalle principale presenta una temperatura media annua superiore ai 9 gradi
9. Il fium e Maggia "si gonfia fin o a raggiun ge re centigradi mentre in quasi tutte le aree insediate dei fondovalle laterali e dei
po rtate massime di 4'600 metri cubi al secondo,
pari al d oppio della po rtata medi a de l N il o e su-
maggenghi la media annua non scende sotto i 5 gradi centigradi.
pe ri o ri a lla piena massim a del Reno a Bas ilea ". Infine, e in aggiunta a tutti i fattori di diversificazione sopracitati, le differenti
(Cotti, o p.cit. ). esposizioni al sole dei versanti determinano "un nuovo reticolo di aree climati-
10. Cotti (op.cit. ), pag. 161. che che complica e arricchisce il mosaico del paesaggio naturale" 10•

20
Figura8
D
Fondovalle al/u vìonnle.
Le principali componenti
morfologiche Circhi glaciali. Conoidi.
Sca la 1:1so·ooo
Fonte: Atlame della Svizzera. Be rna 1975
Base cartografica riprodotta Bordo superiore deltruogulu glaciale.
mm Fran e.
co n !"aut ori zzazione de ll" Ufficio federale
di topografia de l 5.4. 1993 Mill
~ Sca/inoglacia/e. l:;::::;::: l Scivolmnenti.
Suoli
Sui sottosuoli alluvionali, morenici e detritici si sono formati terreni prevalen-
temente podsolici e, eccezionalmente, rendzine, quest' ultime in corrispon-
denza delle fasce mesozoiche ricche di carbonati (Alta Valle Maggia). I terreni
sabbiosi, ghiaiosi, più o meno fortemente argillosi e umidi sono generalmente
magri e moderatamente fertili.

Vegetazione
Il manto arboreo naturale della Valle Maggia comprende due dei tre complessi
di vegetazione centroeuropea presenti in Ticino 11 :
- il complesso di vegetazione continentale intraalpino della la zona delle Alpi
intermedie costituito da vegetazione mesofila e molto diffuso in tutto il Ti-
cino settentrionale nella forma di foreste di aghifoglie;
- il complesso di vegetazione silicicola insubrico-piemontese costituito dalla
vegetazione acidofila che ammanta le zone marginali , di media altitudin e e
occidentali del versante meridionale delle Alpi ed è caratterizzato dagli
aspetti fisionomici de l castagno.
Analogamente alle fasce climatiche anche il manto vegetativo arboreo è sud-
diviso in fasce altitudinali ben distinte 12:
- La fascia delle latifoglie decidue eliofile delle zone co ll inari e pedemontane
caratterizzata da aggregati di querce, dalla presenza del castagno e diffusa
sino all'altitudine di 800-900 metri s/m.
- La fascia delle latifoglie decidue sciafile caratterizzata dalla presenza del fag-
gio e dell 'abete bianco (non di rado associati), diffusa sui versanti freschi e
ombreggiati e sino al limite superiore delle latifoglie situato tra 1500 metri
s/m e i 1700 metri s/m.
- La fascia delle aghifoglie dominata nelle parti inferiori dalla foresta di pec-
cio (abete rosso, talvolta associato all 'abete bianco), caratterizzata nelle
parti alte dall a presenza del larice e compresa tra i 1500-1700 metri s/m e i
1800-2000 metri s/m.
- Le fasce delle praterie e dei deserti alpini caratterizzate dalla mancanza di
Il. Co tti (op.cit.), pagg. 190-191. manto arboreo e dall a presenza in successione verso l'alto di arbusti nani , di
12. Co lli (op.cit.), pagg. 184-189. muschi e di licheni pionieri.

Figura 9
Sullo sfondo del villaggio di Fusio ( l '289
metri s/m ) si sw glia il bosco di aghifoglie
mentre in primo piano i campetti di patate
e di segale mostrano l'enorme sforzo
colonizzatore dell'uomo sino ai limiti
più estremi dell'ecumene.
(Fotografia Wehrli messa gentilmente
a disposizione dall'Archivio federale
dei monumenti storici, Berna).

22
Figura 10 Limite superiore della fascia
petlem o lltall fl della vite e del castngno
I limiti dell'ecumene: (600-900 111 s/111 ).
Soglie e fasce vegetative attitudinali Limite superiore della fascia moli talla
Scala l: 150'000 e della campicoltura ( 1'500 111 s/111 ).
Fonte: Cotti G .. lmrodu : ione a/ paesaggio

D
naturale del Ca ntone Ticino - Vol. /. Fascia alpina oltre il lim ite
Le componenti naturali. Be ll inzona 1990 superiore del bosco e della vegeta :.io ne
( 1 '900-2 '200 111 slm ).
Base ca rt ogra fica riprodott a
co n l' a ut o ri zzazione de ll' Ufficio fede ra le
di to pografia de l 5.4. 1993
Figura 11 Aree minacciate da lla caduta
di valanghe.
l limiti dell'ecumene:
A ree minacciate Aree minacciate dallo sci va /amento
Scala l: 150'000 o dal crollo di ro cce, dallo scoscendimento
e scorrimento di terreni sciolti.
Fonte: Pi ano Direttore ca nto nale
e Ufficio geologico cant ona le, Bellinzona 1990
Base cartografica riprodotta
con l'autorizzazione dell 'Uffi cio federale
di topografia de l 5.4. 1993
L'azione dell 'uomo ha profondamente modifi cato queste diverse aggregazioni
con il dissodamento colonizzatore, la formazione dei campi , dei prati , degli in-
sediamenti , l'addomesticamento di specie locali (il noce), l'introduzione di
nuove specie domestiche (il castagno, il gelso, la canapa, il grano saraceno, il
vino, la vite, la patata , il lino, la sega le, il frumento, l'orzo, l'avena, le piante da
frutta , vedi fig. 9), lo sfruttamento intensivo dei boschi (il vago pascolo, la rac-
colta del fogliame pe r lo stram e da lettiera, i tagli spesso sconsidera ti dei boschi
-anch e di quelli protetti - per la produzione di legname da ardere e legname
d 'opera) e l'introduzione di nuove specie arboree per il rimboschimento (il
peccio di Sitka, il pino strobo, il pino nero, l'abete Douglas, il pioppo ca nadese,
la quercia rossa, la robinia).

I limiti dell'ecumene 13

La Valmaggia- come del resto tutta l'intera catena alpina - è un "rilievo molto
giovane e pertanto ancora soggetto a continue e relativamente rapite trasfor-
mazioni " 14 dove la combinazione dei fenomeni endogeni con gli agenti esogeni
determina continui movimenti: crolli , scivol a menti di rocce, frane e scoscendi -
menti dei terreni sciolti di cui sono spesso costituiti i versanti (fig. 8).
Sottraendo all 'intero territorio le aree situate oltre il limite altitudinale dell a
foresta, quelle poste oltre la fascia della coltivazione di cereali e dell a patata ,
quelle dove la presenza del bosco è garanzia di stabilità del suolo e di riparo
dalle valanghe e le aree a perte soggette a pericoli naturali (il fondo alluvionale,
i versanti instabili e quelli percorsi dalle valanghe) riman e ben poco spazio per
13. Per ecumene si int ende que lla parte della terra gli insediamenti umani pe rmanenti (figg. 10 e Il) .
dove si trovano condizioni ambientali favorevoli Le difficili condizioni determinate dall a posizione ai limiti dell 'ecumene di
alla dimora permanente de ll ' uomo. buona parte delle aree alpine della Valmaggia, le variazioni climatiche epo-
14. Cotti G uido, La proiezione delle componemi cali 15, le calamità periodiche (inondazioni e va langhe) , le carestie e le e pidemie
nafllrali del paesaggio . Lugano 1983 (testo datti-
loscritt o). hanno costretto gli abitanti a impegnare quotidi anamente la preziosa e spesso
15. Il più recente e il più conosci uto di questi fe- ridotta forza lavoro in continui ed estenuanti sposta menti tra le diffe renti sta-
no me ni sul lungo periodo è la cosidde tt a piccola zioni dell 'economi a alpina , nel ripristino della viabilità, nell a pulizia dei prati e
glaciazion e tra il 1550 e ill 850 (Schiinwiese C. D, dei pascoli e, non di rado, nella ricostruzion e dei manufatti distrutti dalle va-
op.cit. )
langhe e dalle alluvioni periodiche ma anche da frane e poca li.
16. Museo d i Ya lle maggia, Giovanni Amonio Va - Per rendersi conto del ritmo e della varietà delle sciagure che potevano colpire
noni ( 18 10-1886) nel cenfenario della morfe, Ca ta-
logo, Cev io 1986. i singoli abitanti, le famiglie, i villaggi e l'intera va lle basta guard are gli ex voto
17. Con l/ fondo del sacco (Be llinzon a, 1970) e Re- dipinti dal Vanoni 16 o leggere Plinio Martini 17.
quiem per zia Dom enica (Milano 1975) lo scrit - Durante i mille anni di intensa colonizzazione agropastorale dei territori alpini
tore va lmaggese Plinio Martini ( 1923-1977) è gli abitanti delle va lli - pur condizionati da un rapporto di totale subordina-
stato tra i primi a raccontare con realismo e senza
tentazioni elegiache la dura quotidianità della zion e alle forze della natura e continuamente sopraffatti dalle stesse- hanno
vita a lpin a. spesso e pericolosamente oltrepassato le sogli e di compatibilità ambientale.

25
Cenni di geografia storica

Lo storico svizzero Jean François Bergier 18 ha proposto una sintesi delle vi-
cende storiche dell'arco alpino suddivisa in quattro grandi periodi:
- La preistoria che inizia con i primi popolamenti stazionari risalenti al tardo
Neolitico sino all'inizio del Basso Medioevo quando si conclude la coloniz-
zazione intensiva delle aree più discoste.
- L'apogeo- tra il XII e il XV secolo- con la nascita dei comuni rurali e il su-
peramento dell 'autarchia altomedioevale a seguito dello sviluppo della pa-
storizia, degli scambi con le regioni prealpine (sale, cereali panificabili, uten-
sili) e dei traffici continentali tra le città mercantili del Mediterraneo e il Nor-
deuropa.
- Il declino e l'emarginazione politica durante l' Ancien Régime provocati
Figura 12 dallo spostamento dei poli di sviluppo economico verso le regioni atlantiche,
Suppellettili di vetro e di coccio tra vate dal conseguente decadimento del mondo mediterraneo, dal predominio dei
in una delle tombe della necropoli centri urbani prealpini e dalla formazione delle moderne nazioni.
di epoca romana di Moghegno in Bassa
Valle Maggia.
- L'epoca dell 'industrializzazione e del turismo con sviluppi locali molto dif-
(Fotografia estratta dal Catalogo ferenti, l'apparire di forti diseguaglianze regionali e con un bilancio di
La necropoli romana di Moghegno scambi sempre più favorevoli alle zone metropolitane e industrializzate.
pubblicato dal Museo di Valmaggia, Con i capitoli che seguono si intende illustrare per grandi linee in quale misura
Cevio 1995, pag. 37). la microstoria della Valle Maggia si avvicina o si discosta da questo modello
epocale di riferimento e come si configurano le variazioni dei modi di utilizza-
zione del territorio.

Il popolamento

Nonostante la presenza di torbiere, in Valmaggia non sono state eseguite ana-


lisi polliniche che permettono di ripercorrere l'evoluzione del ripopolamento
vegetale della valle e di ricostruire, tramite l'analisi sulla concentrazione dei ce-
reali, le prime occupazioni del territorio con insediamenti umani permanenti 19.
I ritrovamenti di armi risalenti al neolitico 20 possono solo dimostrare che la
Valle Maggia era uno dei tanti territori di caccia alpini percorsi dagli abitanti
degli insediamenti dell'eneolitico residenti nella fascia delle colline Lombarde
(Civiltà di Lagozza). Allo stato attuale dei ritrovamenti lo stesso discorso va
esteso alle successive civiltà del bronzo e del ferro.
Il recente scavo a Moghegno di una vera e propria necropoli d'epoca romana
(50-250 d.C.) rappresenta la prima e importante testimonianza della romaniz-
18. Da un a relazione te nuta a Lugano ne l 1985
nell 'a mbit o de l Convegno intern azionale Le Alpi zazione della Bassa Valle (fig. 12) a partire dall 'importante vicus 21 lacuale di
e l' Europa . Muralto e, nel contempo, anche dell'esistenza di un popolamento preesistente.
19. Cotti (op.cit ), pagg. 176-177. Vedi anch e Per contro, non è ancora accertabile se i ritrovamenti isolati di Linescio e di
A ERT-Valle di 8/enio, pag. IO e A E RT-Valle L e- Broglio22 debbano essere interpretati come la testimonianza di una presenza
ventina, pag. 13.
permanente oppure solo sporadica.
20. Una scure di pie tra e strumenti di silicioa Mag-
gia, un 'asci a-marte llo di serpentino a Cevio,
Mentre la continuità degli insediamenti lacuali della Navegna e la cristianizza-
un'ascia di giadeite sopra Soladino e un 'asci a a zione dei loro abitanti è testimoniata dalla presenza della chiesa di San Vittore
Moghegno. Hantke (op.cit , pag. 496) e Crivelli di Muralto sorta già nel IV secolo, bisogna attendere il IX secolo per trovare un
(op.cit. , pag. 15).
documento che si suppone citi il nome di un villaggio della Valmaggia: Someo23 .
2 l . ln epoca romana co n il termin e vicus si designa La scarsità e la frammentazione dei ritrovamenti archeologici, come pure lato-
un piccolo centro comme rciale e artigianale.
tale mancanza di documenti , non permettono dunque di abbozzare ipotesi
22. Si tratt a dell 'arco di una fibul a, di un fondo di
capann a con a lcun i oggetti tra cui un vaso di ce ra- sull'età, sulle dinamiche, sui ritmi e sulle forme che hanno portato i primi gruppi
mica e un a casseruola di bronzo trovati a Broglio umani a stabilirsi in Valmaggia e, tantomeno, la profondità di pene trazione e la
(1946 e 1981) e di una se poltura ad inum azione consistenza dei primi popolamenti nelle fasi preistoriche, in quella romana e in
con suppe llettili della fin e del primo secolo rinve-
nuta a Lin esci o (1 979). quelle altomedioevali. Mancano pure testimonianze sicure sulla continuità de-
23. In un docume nt o de ll 'anno 807 si parla di gli insediamenti dopo il collasso dell'Impero Romano d'Occidente, in partico-
Leokarni (Locarn o) e di Summ ade (So meo? ). lare in epoca longobarda, e sul ripopolamento altomedioevale della valle.
24. l passi de l Sempio ne e de ll ' Albrun . Per ora, la sola cosa certa è la posizione marginale della Vallemaggia rispetto
25. l passi de ll a Novena, de l Gottardo e de l Luco- alle vie di comunicazione principali 24 e regionali 25 di epoca romana che percor-
magno. rono le vicine valli d'Ossola, Formazza e del Ticino.

26
26. Le chiese di Sa n Maurizio a Maggiae di S. Ma r- Mille anni di civilizzazione alpina
tin o a Sornicosembra siano sorte a \t orno a ll' anno
Mi ll e.
27. Le tre va lli supe ri ori di Ble ni o. Leventin a c Ri- Dopo la sua cristia nizzazione, avvenuta pres umibilme nte verso la fin e de l
viera sono in vece soggelle ai canonici del Du omo primo millennio 26 , la Vallemaggia e le a ltri valli de l Loca rnese (Centovalli, Ver-
di Milano. zasca e Onsernon e) fanno pa rte de ll a Pi eve di Locarno.
28. Con il nome di Capit anci si designa un gruppo Alla fine de ll ' Alto M edioevo (presumibilmente ne l1004) gra n parte de ll e terre
di fa mi gli e nobili loca rnesi: gli Orelli . i Muralt o. i
Dino e i Magori a. '"G li Ore llo ha nno da l vescovo ora ticin esi passa da ll 'a mministrazion e dell 'a rchidioces i di Milano alle dipe n-
di Como il dirillo di pre levare la decim a de ll a de nze de i vescovi di Como 27 in qualità di fe udatari eccles iastici de ll ' Impe ra-
Pi eve d i Loca rn o .. (d unque anche in tu !la la Va l- tore. A loro volta i vescovi de lega no pa rte de i loro diritti a fami glie nobili locali ,
maggia) c. " in comune con le altre fam iglie ( ... )
possiedo no il privilegio di pre leva re il dazio su i Capitane i di Locarno, in lega me di vassallaggio 2R.
tu !le le me rci che arriva no e tran sitan o ne i port i All'inizio de l Basso Medioevo Locarno e la sua Pieve godon o di un a a uton o-
nuviali di Magadi no e Gordola. il diri ll o di prele- mia comunale già m o lto evo luta 29 dire tta da un Podestà loca le e da un Consi-
vare tasse sul me rca to di Loca rn o. sui traghe ll i al
Ticino. hann o privative di pesca su l fium e. estes i glio Generale in cui la va ll e dispone di tre rapprese nta nti su 27 me mbri de i quali
dirilli di pascolo sul piano di Magad ino e possie- un te rzo sono ad appann aggio de l consorzio dei no bili (i Capita nei) me ntre gli
dono diversi a lpi:· ( Raffae llo Ceschi. Comrade altri due te rzi so no occupati dai vicini de l borgo lacua le (i borghesi).
Cisalpine. Locarno 1980. pag. 44).
In ques to contesto istituzio nale anche la Valle Maggia pa rtecipa al grande mo-
29. In tre successivi diplomi ( 11 64. 11 75 c 1186)
Federico l dello il Barbarossa conferma la dirc l\ a vime nto e uropeo di colo nizzazio ne de lle aree più discos te e di emancipazio ne
dipe ndenza de ll a Pieve e dci suoi nobil i da lra ut o- de lle comunità rura li alpine da ll e se rvitù fe uda li 30 come dimostra l'e mbl e ma-
rit il impe riale. tico caso de ll 'insedi ame nto di una comunità walse r prove nie nte dall a For-
30. '' Il diploma d i Federico l del 11 86 datato da mazza su quattro a lpeggi posti ne lla Valle di Corino 31 (oggi chiamata Vall e di
G iu biasco. concede libertà imperiali a Locarno e
all e va lli che ne d ipendono. libe rt à che impo rt a Bosco) .
( ... )i l dirillo de lrimm cdiata dipendenza de ll a re- È solo a partire dal Xli I seco lo- e in docume nti che riguarda no quasi sempre i
gio ne dali" impe ro. Dal che risulta che la posizione diritti feudali di famigli e reside nti a Loca rn o su pascoli e boschi - che vengono
de i Cap it a ne i non e ra tal e da poter eserc itare un
dominio assolut o su Loca rnoe le va lli.( ... ) La Val- me nzionate pe r la prima volta le comunità valmaggesi1 2 .
lc maggia avrebbe pot ut o vivere tra nquill a ( ... ) Ne l1 291 e con la prima codificazione degli statuti comuna li urba ni , a Como il
grazie all e au to no mie concesse da l regime viscon- po te re del vescovo vi e ne sostituito dalle o liga rchi e di origine artigianale, me r-
tco. non fosse sta to il malgoverno dei nobi li locar-
nes i, cont ro i qua li Valle maggia c Vcrzasca si sol- ca ntile e nobili a re e la ci ttà di venta un impo rt ante centro di produzio ne di
leva no ne l 1391:! ... (G iovanni Bia nconi . Vallemag- panni di lan a e di tra ffici transa lpini.
gia, Agno 1969 , pagg. 63-64}. Ne l 1249, ne l contes to de ll a lott a pe r l'egemo ni a te rritoriale tra le città Io m-
3 1. La co ncessione degli a lpi in contralto di an fi - ba rde, pur socco mbe nd o a Milan o, Co mo ripre nde la pi e na sovranità sull e te rre
tc usi risa le a l 1244. Ma già a partire da l 1253 ,
quando vie ne consacra ta la chiesa, Bosco G urin de lla Pi eve Loca rn ese. Novant'anni dopo, ne l 1342, Como con il suo contado
vie ne cit ato co me comune indipe nde nt e con un vengono de finitiv ame nte integrati ne ll a signoria mila nese dei Visconti la qu a le
prop ri o conso le. sottopone la Pi eve Locarn ese a lla giurisdizio ne di un podestà di sua nomin a, il
32. Moghcgno ( 1204). Maggia (1225). Ccv io c Bi- Ca pitano de l Lago M aggio re con sede a Pa ll anza ma , ne l conte mpo, concede
gnasco ( 1230). Gordevio ( 1249). Bosco G uri n
( 1253). Aurigcno ( 1276). Cavergno e Peccia ( 1284). larghe autonomie a mministrative alle comunità di valle ne ll 'a mbito de ll a po li-
Fusio (1286). Broglio ( 1297). tica di inde bolim ento e di sottomissione de ll a no biltà feudale (fig. 13).

Figura 13
Il castello di Locamo è la testim onian za
più importante del dominio della
signoria milanese dei Visconti sulla Pieve
di Locamo, dunque anche sulla Valmaggia .
(Disegno estra//o da/libro di G. R. Rahn,
l monumenti storici e artistici del Medio
Evo nel Cantone Ticino, Bellin zona 1894).

27
Il XV secolo com porta per la Va lle Maggia importanti ca mbiame nti istituzio-
nali. In fatti , nel 1403, do po la morte di G ian Ga leazzo Visconti , la Verzasca e la
Maggia si dann o statuti propri staccandosi dall a Comuni tà di Locarn o e, al-
me no per certi vi ncoli eccl esiastici, anche dalla Pieve di S. Vittore. A sua volta,
nel 1426, la Lavizza ra si separa dalla "valle di fuori ", ossia dalla Valm aggia.
Dopo un breve periodo in cui il Locarnese è sottratto alla giurisdizione del Ca-
pitano del Lago e da to in fe udo all a fa migli a comasca dei Rusca, con la crisi e la
cad uta del grand ucato mil anese esso viene coinvolto nell a politica di controll o
dei passi alpini (Gotta rdo e Sempione) e di espansione territoriale verso sud
dei canton i confedera ti dell a svizzera ce ntrale. D opo alterne vicende, dap-
prima ne1141733 , poi nel 142634 e infine nei 15163S, ai Confederati viene ricono-
sciu ta la sovranità su tutte le attuali terre ticin esi (fig. 14) .
Nei trecento anni successivi , dal 1513 al 1798, gli sta tuti e le autonomie a mmi -
33. In occasione de lla Dieta di Costanza , re Sigi- nistrati ve delle vicinanze e delle comunità di vall e ottenute sotto i Visconti ven-
smondo conva lida ai Confede rati il possesso di gono sostanzialme nte riconfe rmate dai confedera ti e dai balivi (Landvogte)
"Va lzask und Meye ntha l".
che, in rotazione bie nnale, si sono succeduti a Cevio nel governo delle Comu-
34. Malgrado la villo ria di A rbedo sui Confede-
rati, Fili ppo Mari a Visconti cede loro la Valle - nità di Va lmaggia e di Lavizzara.
maggia, la Verzasca e la Leventin a. In questo periodo anche la Valmaggia non sfugge a quel peggioramento gene-
35. Dopo la pesante sconfitta svizze ra di Mari- rale del clima conosci uto con il nome di piccola glaciazione. Iniziata a metà del
gnano, Francesco l di Fra ncia riconosce ai Co nfe- Cinquece nto, term inata a me tà dell 'Ottoce nto, caratterizzata da un avanza-
de rati il possesso di tutte le te rre dell 'allua le Ti-
cmo.
mento dei ghi acciai alpini essa fu inoltre accompagnata da una sequela di pe-
~ti lenze e carestie che devastarono l'intera E uropa.
36. Alcuni autori conside ran o l'aum ento di popo-
lazio ne tra le ca use principali de ll 'emigrazione E probabilmente a questo periodo che si possono fa r risalire l'abbandono de-
pluriennale. L'emigrazione stagiona le è in vece un gli insedi amenti permane nti più alti, la concentrazione della popolazione in nu-
fenomeno lega to alla rinascita dell e cillà e dei clei più compatti ubicati sui terrazzi infe riori o nel fo ndovalle e, di conseguenza,
commerci avvenuta _in tu Ila E uropa a pa rtire
dall 'A lto Med ioevo. E de ltullo verosimi le imm a- l'a umento dell 'e migrazione stagionale e plurienn ale 36 .
gin are che in epoca comuna le e solto le signori e
milanesi mo lti Valmaggesi comme rciavano ed L'emorragia demografica nell'epoca dell'industrializzazione e del turismo
emigravano nelle cillà Lombarde. Dopo il Cin -
quecento, lo sviluppo dell' E uro pa atlantica rende
invece più allralli ve le ci llà norda lpi ne. Accompagnata da lle speranze e dalle illusioni della R ivoluzione francese e del
37. Si me llano per esempio a confronto i modi d i breve Impero napoleonico, l'emancipazione del nuovo cantone elvetico dall a
vita dei pastori -contadini liberi e proprie tari d i sudditanza dei cantoni confede rati si trova a fa re i suoi primi passi nell a più
te rre de lle va lli sopracene rine con quell i de i con-
tadini -mezzadri e nullatenent i dell e aree co ll i- grande confusione istituzionale, sociale, economica in un coacervo dei più di-
nose del Me ndrisiollo e de l Luganese. sparati modi di vita37 _

Figura 14
L'edificio di Ce vio sede dei balivi che
governarono sulla Valle Maggia du rante
i trecento anni di dominio sul Ticino
dei cantoni confederati.
(Fotografia A ERT).

28
A ll 'inizio del secolo le guerre napoleoniche che investono tutta l'Europa non
risparmiano il Ticino ma coinvo lgono la Vall e Maggia solo marginalme nte e in-
direttamente con la grande carestia continenta le del1 816-17.
Nonostante questi flagelli il cantone investe tutte le sue ridottissime risorse fi-
scali nella costruzione di una fitta rete di strade carrozzabili per servire " mira-
bilmente a' bisogni dell 'agricoltura e a que ' dell 'industria" 38 .
Tra il1814 e il1824 si costruisce la prima strada circolare carreggiabi le del fon-
dovalle sino a Bignasco. Per contro, nelle valli superiori la sua rea lizzazion e av-
viene a tappe e molto più tardi : in Lavizzara dopo il1 860, Cima lmotto e Bosco
vengono raggiunti nel1882 e nell905 e la Vall e di Peccia viene allacciata solo
tra il1922 e ill924 (Jig. J5).
38. Fra nscini S., Lasviz zeraiwliana. Luga no 1840.
Le carestie39 , le alluvioni 40 , le malatti e dei prodotti alimentari 41 e il blocco eco-
riedizione 1973, pag. 187. nomico austriaco 42 che accompagnano ques ta prima metà del secolo XIX in-
39. Raffae llo Ceschi ne l suo volume dedicalo ducono parte dell a popolazione ad emigrare verso le nuove metropoli e uropee
all 'Olloce nl o ti cinese cit a lo scrillo di un abit ante e transoceaniche.
va lm aggese redallo in occasio ne de lla ca restia de l In Valmaggia questa emigrazion e prende form e drammatiche. Tra ill840 e il
18 16-17: "'Adunque questo anno non si è racco lt o
nient e, solo che pochi pomi di te rra. ed alchuni 1870 partono oltre oceano più di duemila persone, quasi un terzo della popola-
pocci faggioli. Segale primo raccolta pochissima zione. Si tratta in gran parte uomini giovani che lasciano la va ll e completa-
se ne fece. Il grano turco puoi non è matura to, né
il maggiore. né il minore. Vino pochissimo, e tal-
mente sguarnita di forze vita li.
ment e tristo, che fa un male grandissimo a i corpi Questo contesto di vero e proprio degrado demografico, le immutabili costri-
umani . Le bramale cast agne, non se ne feccero la zioni di un a morfologia ingrata , la miniaturizzazione estrema e il ginepraio di
so me nza , in fine il raccolto di quest'ann o no n ha
servit o di vive re dui mesi".
servitù a cui sono soggette le proprietà private infrangono ogni tentativo di mi-
40. Ne ll 805. 18 17, 1820. 1829 e 1834. 11 27 agosto
glioramento delle condizioni de ll'economia agro-pastorale: dalla costruzione
de l 1834 " in Valle Maggia , Peccia, Prato. Sornico, delle strade carrozzabili per agevolare la commercializzazion e de i prodotti alla
Mogno, Fusio e le diverse terre del vasto comune costituzione della Società Agrico la e Forestal e. Nella seconda metà de l secolo
di Ce vi o patirono pregiudizio in ricolti , in edifizii, lo sviluppo dei trasporti marittimi e ferroviari che consentono l'importazione
in terre ni ( ... ) e de ll e l re a rca le del be l ponte di Ce-
vi o ne caddero du e". (Franscini , op.cit., pag. 68). di cerali e di tessili a buon mercato determinano la decadenza della campicol-
41. In particolare la mal a ttia de ll e patate. ··Nel tura cerealicola, di quella per la produzione di piante tessili e dell a coltura della
1846 in Valm aggia, Ble nio e Leventin a, ci furono castagna. Il taglio e il trasporto del legname per flotta zion e vengono proibiti a
racco lti ta lme nt e scade nti e sca rsi che molli co n- causa dell 'eccessivo e spesso disastroso sfruttamento dei boschi mentre la mil-
tad ini si mangiarono a nche le pata te ri servate pe r
la semin a". (Ceschi , op.cit. pag. 77). lenaria attività estrattiva e di trasformazione della pietra oli are scompare in se-
42. Tra il 1848 e il 1853 le auto rit à austri ache de- guito alla produzione industriale di suppell ettili domestiche.
cre tano il blocco eco no mico del Ticino ed espe l- La costruzione della ferrovi a del Gottardo e la conseguente deca denza dei tra -
lono i 6'000 ticinesi reside nti dal Lomba rdo-Ve- sporti lacuali relegano la va lle in una posizione ancora più periferica rispetto
neto come risposta a ll a prot ezione data dal go-
ve rn o ca nt onale ai 20"000 profughi politici de i alle aree di potenziale sviluppo tanto che essa non ha mai co nosciuto ness un
primi moti risorgiment ali dell 848. tipo di industrializzazione.

Figura 15
La cartina allegata allibro di Stefano
Franscini, La Svi zzera Italiana ( Lugano
1840), m ostra la "strada maestra
di /.a classe" che giunge sin o a Ce vio
per poi proseguire sino a Peccia come
"carreggiata ". L e alu·e valli superiori sono
raggiungi bili solo con delle mulauiere.

29
Per contro, le magnifiche vette alpine che si stagliano lungo tutto il confine set-
tentrionale (il Easodino con il suo ghiacciaio, il Cristallina e il Campo Tencia)
costituiscono uno scenario che attira il turismo di fine Ottocento43 • Questa at-
tività produce innegabili anche se modeste ricadute sull'economia della valle e
conoscerà il suo apogeo all'inizio del secolo con la costruzione, nel1907, della
linea ferroviaria a scartamento ridotto tra Locarno-Ponte Erolla e Eignasco.
Il nuovo mezzo di trasporto favorisce la nascita e lo sviluppo dell 'industria
estrattiva della beola 44 •
Si dovrà invece attendere la seconda metà del secolo per iniziare lo sfrutta-
mento del marmo di Peccia e, partire anni Cinquanta, quello delle risorse idri-
che con la realizzazione delle dighe e degli impianti idroelettrici.

Una vicenda storica costantemente marginale

Le vicende del territorio e della popolazione valmaggese si discostano da


quelle della Le ventina e di Elenio e, soprattutto, dalla sintesi proposta dal Eer-
ger. Infatti, basta guardare la carta del Gilardoni sulla diffusione dei monu-
menti romanici per rendersi conto della marginalità della Valmaggia e delle
valli del Locarnese rispetto al ruolo centrale delle Alpi nel contesto della rina-
scita europea iniziata alla fine dell'Alto Medioevo (fig. 16).
Successivamente, nel generale declino della civiltà alpina e di quella cisalpina 45 ,
in confronto alla vicina Leventina e analogamente alla Valle di Elenio, la Val-
maggia non ha potuto godere degli effetti positivi dovuti alla condizione di
valle alpina di transito di importanza Europea. Inoltre, durante l'Ancien Ré-
gime il dominio dei cantoni confederati è stato caratterizzato, da una parte, dal
rispetto per le autonomie politiche e amministrative conquistate dalla comu-
nità di valle alla fine del Medioevo e, d'altra parte, dal quasi totale disinteresse
verso qualsiasi intervento di miglioramento delle condizioni economiche dalla
43. Nell8921a fami glia Balli costruisce a Bignasco valle.
l' Hotel du Glaci er e Federico Balli fa pubblicare a
Torino come socio del Club alpino it aliano due In questo secolo la valle non è più riuscita a recuperare il tracollo demografico
volumetti di propaganda turistica: La Valle Mag- delle emigrazioni transoceaniche. La popolazione delle valli superiori, Rovana
gio vista a volo d 'uccello (1884) e Valle Bavona e Lavizzara, continua a diminuire e solo nel fondovalle, diventato di fatto peri-
( 1885). A Fusio si trovano tre alberghi: Suisse, de
la Poste e Fusio, quest'ultimo con 25 1etti. feria urbana del Locarnese, essa ha conosciuto uno sviluppo tale da condizio-
44. La parol a beola è un termine vernacol a re per
nare positivamente l'intero fondovalle principale. Contemporaneamente sol-
designare le lastre che si ottengono tagliando gli tanto una minima parte di territorio viene ancora utilizzata, i rari atolli di atti-
gneiss granitici molto resistenti ma facilmente vità agro-pastorale rappresentano una risorsa del tutto marginale mentre il
sfaldabili.
turismo è monopolizzato dalle residenze secondarie che utilizzano- trasfor-
45. Dal 1535 al 1713 la Lombardia passa sotto il mandoli in dimore temporanee attrezzate come villini urbani- i cascinali e le
dominio spagnolo e, successivamente, sotto
quell o a ustri aco. Ma è soprattutto il declino delle stalle abbandonate.
città italiane e mediterranee a favore di quelle In tutta la sua storia la Valle Maggia ha sempre visto il suo ruolo oscillare da
atlantiche a spostare i poli di svi luppo verso il quello di periferia integrata e sfruttata a quello di periferia abbandonata 46 sulla
nord e il centro Europa e, di conseguenza, a porre
le Alpi in posizione periferica. quale pare incombere il terribile destino virgiliano citato dal Eonstetten: Prae-
46. Reynaud A., Diseguaglianze regionali e giusti- sentemque viris intentant omnia mortem ('e tutto intorno è una minaccia di
zia socio-spaziale, Milano 1984, pagg. 76-77. morte imminente').

30
Figura 16
La carta dei monumenli romanici
del Canrone Ticin o reda11a da Virgilio
Gilardoni dimosrra in modo eloquenre
lo sraro di marginalirà delle valli del
Locarn ese allafin e dell 'A lto M edioevo
rispetw agli insediamemi già m olto evoluti
del Solloceneri, della Va lle del Ticino
e della Va lle di Blenio.
(Virgilio Gilardoni, Il romanico,
Bellin zona 1967).

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CARTA DEl MONUMENTI ROMANI CI

CHIESE PREROMAN IC I-E

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!'lO VAZZANO ~ r" -f
D PIEV I lrotll AN ES I ~- J \..)' } ;, P, 2EZIO
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31
Il territorio della Valle Maggia prima del Novecento

Allo stato attuale delle ricerche sarebbe azzardato proporre un quadro dell'uso
del territorio e della vita quotidiana dei pastori-contadini valmaggesi nel Me-
dioevo. I documenti giunti sino ai nostri giorni 47 non sono ancora stati analizzati
sotto questa particolare angolazione e le ricerche archeologiche recenti eseguite
sui monumenti, come pure le analisi dendrocronologiche effettuate sugli edifici
!ignei dell 'edilizia contadina 48 , rappresentano per ora solo piccoli spiragli di co-
noscenze dai quali non è ancora possibile trarre conclusioni anche solo parziali.
Grazie ai resoconti delle visite pastorali dei vescovi comaschi iniziate con il Ni-
guarda alla fine del Cinquecento, alle narrazioni dei viaggiatori del Settecento,
alle descrizioni topografiche e statistiche dell 'Ottocento e alle varie monogra-
fie apparse nella prima metà di questo secolo è invece possibile dare un quadro
sempre più preciso del popolamento e della vita materiale della Valmaggia in
età moderna, ossia a partire dalla fine del Cinquecento.

La popolazione

Evoluzione
In base al numero dei fuochi censiti in Lavizzara nel1591lo Schluchter49 ha va-
lutato a circa 7'100 abitanti la popolazione valmaggese di quel periodo.
Nella seconda metà del XVII secolo, ossia in concomitanza con la fine delle pe-
stilenze che devastarono l'Europa a partire dal Duecento, lo stesso autore ha sti-
mato la cifra sorprendente di ben 9 mila abitanti so. Mentre nel corso del Sette-
cento e sino a metà dell'Ottocento in tutti gli altri distretti del cantone si assiste
a un leggero aumentasi, prendendo per buoni questi calcoli, dal1800 al1850 la
popolazione della valle scende e si stabilizza attorno ai 6-7'000 mila abitanti, os-
sia tra 1'11 -12 % della popolazione del Sopraceneri e il6-7% di quella cantonale.

Tabella l
Sviluppo demografico in Vallemaggia e in Ticino dal XVII al XX secolo
Anno Valmaggia Sopraceneri Ticino % %
(l ) (2) (3) (l )1(2) (1)1(3)
1591 7'100
1669171/82 9'135 49'730 88'000 (a) 18,4% 10,4%
1800 (b) 6' 195 50'490 89'710 12,3% 6,9%
1808 5'952 50'104 88'930 11,9% 6,7%
1836 7'180 63'208 113'634 11 ,3% 6,3%
1850 (c) 7'482 62'635 117'759 11,9% 6,4%
47. l materiali degli archivi cantonali , com un ali , 1900 (c) 5'195 68'182 138'638 7,6% 3,7%
degagnali , vescovili, parrocchiali e privati come 1950 (c) 4'581 81 '855 175'055 5,6% 2,6%
pure la notevo le documentazione amministrat iva
e giudizia ria del ducato milanese sono in fase di 1990 (c) 5'021 122'624 282'181 4,1% 1,7%
pubblicazione. In passato gli storici hanno analiz-
zato questi documenti quasi esclusivamente nella (a) Numero degli abi tanti in Ticino ottenuti sommando i dati dei censimenti effettuati negli anni
prospettiva della storia delle isti tuzioni. 1669, 1670 e 1671 nei singoli distretti.
(b) Numero medio degli abitanti calcolato in base ai tre censimenti effettuati dalla Repubblica E l-
48. Si veda la monografia di Giulio Foletti pubbli-
cata nell a Miscellanea in calce a questo volume. vetica negli anni 1798, 1799 e 1801.
(c) Censi men ti federali.
49. Tabella rielaborata in base ai dati dell a popo-
lazione valmaggese, del Sopraceneri e di quella ti-
cinese proposti dallo Schluchter (op.cit.) o di
quelli rilevati dai censimenti federali dece nnali. Nel secolo scorso l'emigrazione transoceanica di metà Ottocento rappresenta
50. L'ultima peste europea che colpisce la Sviz- per la valle un vero proprio collasso demografico che in termini assoluti cono-
ze ra penetrando da nord risale al1 670. sce il punto più basso nel pieno della seconda guerra mondiale con la popola-
51. Lo Schluchter (op.cit.) relativizza questo au- zione quasi dimezzata rispetto a quella di cento anni prima ( 4'047 abitanti nel
mento come la conseguenza di un diverso modo di 1941). In termini relativi questa continua diminuzione del peso demografico
contare la popolazione: solo i presenti nei censi-
menti dell ' Ancien Régime e tutti i domiciliati in non è ancora terminata tanto che nel1990 la popolazione valmaggese rappre-
quelli successivi alla Repubblica Elvetica. senta solo il4,1% di quella Sopracenerina e 1'1,7 di quella cantonale.

32
u D Questo andamento demografico si distingue in modo molto netto sia da quello
BO cantonale (aumento del 50 % nel XIX secolo e raddoppio nel XX secolo) che
da quello del Sopraceneri dove la popolazione è invece praticamente stabil e
60
sino al1950 per poi crescere in modo più consistente sino ai nostri giorni (dagli
40
82 mila abitanti del1950 ai 123 mil a del1990, ossia un aumento del 50 % ).

20
Tabella2
Sviluppo demografico nei tre circoli della Valmaggia dal XV II al XX secolo
A nno Maggia Maggia Rovana Rovana Lavizz ara Valmaggia
Figura 17 (circolo) ([ondoval/e) (circolo) (va lle) (circolo)
La stratifica z ione per età della 1669 3'006 3'205 2'924 9'135
popola z ione maschile della Valmaggia 33 % 35 % 32 %
nell 808. (2'822 m aschi=l 000%o). 1765 2'320 2'547 1'1 56 6'023
39% 42 % 19%
1799/1801 2'420 2'560 1'215 6' 195
39% 41% 20%
1808 2'270 3'461 2'585 1'394 1'097 5'952
38% 58% 43 % 23% 19%
1850 3'483 5'067 2'843 1'259 l ' 156 7'482
47% 68 % 38% 17% 15%
1900 2'299 3'264 1'951 986 945 5'195
44 % 62 % 38% 20% 18%
1950 2'086 3'175 1'750 661 745 4'581
46% 69 % 38% 15% 16%
1990 3'210 4'329 1'324 205 487 5'021
64 % 86 % 26 % 4% IO%
Figura 18
La stratificazione per età della l circoli co rrispondono a ll a suddi visio ne ammini strativa risa le nte al 1808, e a ncora oggi in vigore,
popolazione Valmaggese secondo mentre i comprensori (fo ndova lle e valle) corrispo nd ono alle nuove aggregazio ni opera te da ll ' An-
il Censim ento federale del1 860. nua rio stati stico ti cin ese (regioni , sub- regio ni , comprensori ).
(6 '812 abitanti=1000%o) . Il circol o de ll a Rova na compre nde dunque i co muni di Bignasco, Cave rgno e Cevio ment re il com-
prensorio o monim o (va lle) compre nde solo i comuni di Bosco, Ca mpo V. M., Cerentin o e Li n escio.
I dati degli anni 1669, 1765, 1799/ 1801 e 1808 sono estratti dall a monografia dell o Schlucht er
(op.cit. ) me ntre que lli degli an ni successivi sono i dati dei ce nsime nti fede rali.

Se si considerano i movimenti demografici interni (Tabella 2) i dati del1669 ve-


dono la popolazione distribuita nei tre circoli con una consistenza quasi iden-
tica . Oltre al numero complessivo molto elevato, e anche considerando il fatto
che Bignasco, Cavergno e Cevio fanno parte del Circolo della Rovana, non può
che sorprendere la presenza nelle valli superiori di ben 6 mila abitanti.
Tra il1 800 e il1900 questi due comparti contano in termini assoluti ancora solo
da l '000 a l '400 abitanti ciascun o mentre in termini relativi essi ospitano pur
sempre il40% dell'insieme della popolazione valmaggese 52. A partire dall 'ini-
zio del nostro secolo questa percentuale continuerà a scendere sino a raggiun-
gere gli attuali 4% della Rovana e 10% della Lavizza ra. Questa situazione di
spopolamento delle valli superiori non trova confronto in tutto il resto del Ti-
cino e si configura come una vera e propria desertificazione demografica.
Per contro, e anche se in termini assoluti non si è ancora ripreso dal sa lasso mi-
gratorio di metà Ottocento, il fondovalle ha visto i suoi abitanti aumentare co-
52. Nel1 808 e nel 1850 la popolazione di Ca mpo
stantemente e oggi accoglie quasi il 90% della popolazione dell 'intera valle a
V. M. supera le 500 unit à mentre quelle di Bosco e dimostrazione che essa si sta configurando come semplice periferi a dell 'agglo-
di Cerentino raggiungono ognuna le 370 unit à. merato urbano di Locarno.
53. Popolazione secondo la stima del 1591. se-
condo il Censimento del1 808 e superfici della Sta- Densità
tistica federale del1 972 dedott e le aree di terreno
incolt e, qu elle improduttive, i fiumi e i laghi. In base ai 9 mil a abitanti stimati dallo Schluchter, alla fine del XVI secolo la
54. La Verzasca e I'Onsernone sono valli più im- densità demografica della Valle Maggia avrebbe raggiunto i 25 abitanti al chi-
pervie dell a Maggia. L'a lt a densità dell a Va ll e On- lometro quadrato 53 . Confrontata con quelle delle va lli confinanti (16 abitanti
sernone è verosimilment e spiegabile con la pre- per chilometro quadrato in Valle Verzasca e 29 in Valle Onsernone 54 ) questa
senza della cosiddetta industria della pagli a, ossia
di un a form a protoindustriale di produzione di densità sembra confermare l'attendibilità del dato assoluto riguardante la po-
trecce e di oggetti finiti di paglia. polazione complessiva.

33
Nella prima metà del XIX secolo - dunque nel momento della massima espan-
BO sione accertata della popolazione nelle valli superiori del Ticino -la densità in
Va lmaggia era scesa a 21 abitanti al chilometro quadrato da confrontare con i
BO 57 abitanti dell 'intero cantone, i 37 della Valle di Elenio, i 36 della Leventina, i
15 dei Grigioni e i 21 abitanti per chilometro quadrato del Vallese55 .
40

20 Stratificaz ione per età e per sesso


In Valmaggia non sono ancora state compiute analisi storico-demografiche di
dettaglio sugli Status animarum postconciliari.
La prima e parzia le stratificazione per età risale solo al Censimento del1808
Figura 19 (fig. 17) e si presenta nella classica forma di piramide regolare dove la popola-
La stratificazione per età della zione maschil e sotto i vent 'anni costituisce quasi la metà degli uomini e rap-
popolazione Valmaggese secondo presenta ben 1/5 dell 'intera popolazione.
il Censimento federale del/900. Con la prima stratificazione completa rilevata in occasione del secondo Censi-
(5 ' 195 abitanti=l000%o) .
mento federale del1860 (fig. 18), la piramide mostra chiaramente le dramma-
tiche conseguenze dell 'emigrazione transoceanica che incide dei solchi
profondi in corrispondenza alla fascia di età degli uomini tra i 20 e i 60 anni e in
quella sotto i 10 anni di ambo i sessi.
BO
Questa corrosione di uomini raggiunge il suo drammatico apogeo nel 1900 (fig.
BO
19) e intacca anche la popolazione femmini le tra i 25 e i 50 anni. A cavallo del
secolo in valle gli uomini sono ridotti al 37% della popolazione con piccole va-
40 riazioni comprensoriali: il35 % nel Circolo della Rovana , il41 % in quello della
Lavizzara sino al minimo del 30% nel Com une di Campo V.M.
20 Nel1995 la piramide delle età assume l'ormai classica forma di giara (fig. 20)
con l'aspettativa di vita in crescita, una presenza di bambini in diminuzione, un
alto grado di invecchiamento e- anche in Valmaggia - un 'importante presenza
di stranieri di sesso maschile in età lavorativa.
FiguralO
La stratificazione per età della Emigrazione
popolazione Valmaggese ne/1 995 secondo
l'Annuario statistico cantonale.
In Valmaggia l'emigrazione preottocentesca ha conosciuto un'evoluzione si-
(5 '557 abitanti=l000%o). mile a quella delle altre regioni ticinesi mentre nella seconda metà del secolo
scorso essa ha invece assunto forme altamente drammatiche comparabili solo
a quelle del vicino Locarnese.
A partire dal XIII secolo si hanno le prime sporadiche notizie che vedono i val-
maggesi dirigersi verso sud, prima nellocarnese e nel comasco e poi sempre più
lontano 56 . Si tratta di domestici (mozzi di stalla, camerieri) , di facchini , di agri-
coltori (fittavoli), di artigiani (spazzacamini, muratori , legnaioli, stucca tori) ma
anche di membri del clero secolare.
55. Per calcolare la de nsità de ll a popolazione
de lle regioni e dei cantoni a lpini citati sono stati
Dopo il XV secolo l'emigrazione si rivolge verso le città poste al nord delle Alpi
presi in conside razione il numero di abitanti e in piena espansione economica: prima alla volta di quelle più vicine nei can-
dell ' inizio dell 'Ottocento (Schluchter e Kur- toni confederati, poi verso la Germania e le Fiandre. Accanto ai mestieri tradi-
mann , in MattmUll er, op.cit. pagg. 478-485) e i dati
della Statistica federale de lle supe rfici del 1972
zionali si sviluppano nuovi generi di attività più colte e più fortu nate: negozianti
dedotte le a ree di te rreno inco lte, que lle impro- (in Olanda) , banchieri e ingegneri (in Germania e in Francia).
duttive i fiumi e i laghi. In valle questa emigrazione ha lasciato notevoli tracce monumentali nella co-
56. Una pergamena del1493 testim onia della pre- struzione di palazzine d'abitazione57 , di chiese e di cappelle (fig. 22).
senza di va lmaggesi presso la corporazione de i
maestri di muro e fornaciai a Perugia. Nel 1606,
Sino alla metà dell 'Ottocento l'emigrazione si sviluppa dunque in due direzioni
1694 e 1695 gli em igranti di Cavergno, Maggia e diverse dalle caratteristiche specifiche: verso l'Italia essa ha carattere stagio-
Aurigeno fondano a Roma le loro corporazioni. nal e58 (estiva o invernale) mentre quella verso gli altri paesi europei è di più
57. Le case de i Pedrazzini a Campo V. M. e Ceren- lunga durata e talvolta anche definitiva.
tino, dei Franzoni a Ce vi o, dei Mo retti a Prato e A metà dell 'Ottocento alcuni avvenimenti concomitanti creano le premesse e
dei Pometta a Broglio.
favoriscono la nascita di un terzo tipo d'emigrazione che prenderà la forma di
58. Secondo il Fasi (Johann Conrad Fasi, in Re-
nato Martinoni , Viaggiatori del Seuecento nella una vera e propria fuga di massa dalla va lle: l'unione doganale del 1848, il
Svizzera Italiana, Loca rno 1989 e Federico Merz, blocco austriaco tra il1850 e il1855, la crisi alimentare del 1852, quella delle fi-
op.cit. , pag. 119) "gli uomini alla fine della p rima- nanze pubbliche, la speculazione e la propaganda degli armatori di Basilea di
vera lasciano in massa i loro villaggi, p er andare a
guadagnarsi qualcosa per l'in verno nelle grandi Amburgo. Dal1850 al1920, durante settant'anni, partono oltre oceano 35 mila
citrà d'Italia, specialmeme a Roma." ticinesi , ossia quasi 1/3 della popolazione cantonale del1860 (fig. 21).

34
_. · A.gén.zia-·· :\ r1 In so li tre nt'a nni (1843 -73) la Va lmaggia vede partire o ltre ocea no (S tati Uni ti
d 'A merica e A ustra li a) 1'84 1 e migra nti , o lt re L/4 de ll'inte ra popo lazio ne de l

.•'EII!fiZIII~
1860 e quasi la me tà de ll a popolazio ne maschile. Più di 2/3 non da rà più no ti zie
me ntre solo l/4 ritorn erà in pa tri a.
Con fro ntati co n la med ia d i tutta la va lle (25 % di e migra ti tra da ll 843 a l 1973
ri spe tto a ll a po po lazio ne de l 1850) sono i circo li dell a Rova na e de ll a Lav izza ra

· Sia~.liiiiitlnet a prese nta re pe rd ite infe rio ri a120% (fa tt a eccezio ne d i Bosco G urin con il 25%
e di Broglio co n il 34%, di Me nzo ni o e Bro nta ll o co n ciascun o il 28%) me ntre
le punte maggio ri si registra no ne i co muni de l fo ndova lle: Maggia co n il 42 %,
41rho~•Uo • •. b>dt.lO. Someo co n il 40 % e G ium agli o con il 33 %.
'"' ...... /J: ~ · · · in .Berna
.. ....::; Ne i suoi accura ti studi sull 'emigrazio ne Ticin esc o ltre ocea no il Cheda 59 ha a p-
. Basilea.- ~18110- pro fo ndito in partico lare q ue ll a verso l' Austra li a. In Va lm aggia. tra ill 852 c il
. - 1860 sono così e mi gra te in capo a l mo ndo ben 846 persone (il 46 % de ll' e mi -
• tpedilcf Oìomatà...1tt ~~ ~ tMruei it t:tbitl& t MI~ C101
grazio ne tra il1 843 e ill 873): 2/3 e rano uo mini tra i l 5 e i 35 an ni di e tà, 113 e ra no
vaseelll al'IJtre eavela, sposa ti (29 % ), 1/3 er ano contad ini o braccia nti (30 % ), q uasi la me tà e ra no mu-
VIA IIAHE, IREIA, UYEII'GILno. rato ri , tagli a pie tre c fa legna mi ( 46 % ), 1/4 pa rti va da ll e d ue va ll i supe ri o ri (R o-
PD IOITBYIDil. BliBIOS·.lTUI. UJ I'illcJim, va na e Lavizza ra, 23%) e be n 3/4 dai co muni de l fo ndova lle (77 % ).
. . IUOVHOU.JBLBOUQB
0111 ......... '" ,....
• .. ,.,l . \ ..
-··.r. -
E TUTTI CLI ALTRI PORTI D'OLT REMARE.
.,-t;. proo~. 11'11<. L'economia

Figura 2 1 " Sto ri ca me nte le nostre te rre suba lpine ha nn o vissuto. prim a d i que ll e e lveti -
Il manifes/0 di propaganda di un 'A gen zia che, la rinascita eco no mica de ll' A lto Med ioevo, il risvegli o de i tra ffici int e rn a-
d 'Em igrazione. zio na li , il supe ra me nto de ll 'econo mi a fe uda le, l'avve nto de ll a de mocrazia co-
(llluslrazione es/ra fia da / libro
di Giorgio Cheda, L'em igraz ione 1icinese muna le" ma , di seguito, e " ne l periodo de l gra nde svi lu ppo de ll 'econo mi a e
in A ttslralia, Locarn o 1976). de ll a socie tà e lve tiche, da l Cinquece nt o al Novecento, il nostro ca nt o ne è il
gra nde assente " 60 . In part ico lare, d urante i tre seco li d i occupazione da parte
de i ca nto ni confede rati "sia mo rim asti un 'eco no mi a pove ra. esse nzia lme nt e
agri co lo-rura le d i suss iste nza" e, successiva me nt e, il Ticin o rima ne estra neo c
so lo a i margini dell a prim a rivo luzio ne industri a le 61 •
l n Va lm aggia la pre do min a nza de ll 'econo mi a agro pasto rale pe rsiste anco ra a
lungo, sino ne ll a prim a me tà de l Novece nto e in un a propo rzio ne de l tutt o ec-
cezio na le a nche ne i co nfro nti de ll 'insie me dei distretti soprace ne rini (Tabella
3). In fa tti , all 'inizio de l secolo 62 1'84% de ll e pe rsone a ttive sono anco ra conta-
dini , il 9 % sono o pe rai e il 7% esercita no pro fess io ni ne l ca mpo dc i trasporti
(2% ), de i commerci (2 % ) e degli altri servizi (3 % ).

Figura22
Disegno acquerellato delle "Case
Pedrau ini verso Mezzo Giorn o "
eseguilO da Slefano Lamberli ne/1 825.
(Illusi razione es/ra fia da /libro
di G iuseppe Monda1a, Commerci
e commerciami di Cam po Va/maggio
nel Se11ecen10, Lugano 1977).

59. Gio rgio Cheda, L'em igmzioue ticiuese iu Au·


stralia. Loca rn o 1976. e L'em igm zioue ticiuese i11
Califo mia. Loca rno 198 1.
60. Biucchi B., Profilo di storia ecouomica e so-
ciale del/n Svi zzera. Loca rno 1982. pagg. 12 1-128.
6 l.lbi dem.
62. Censime nto fede ra le de l1 910. Si noti che ne l
resto de l can tone la popo lazio ne agrico la era già
meno de ll a metà di tu n a la popolazione an iva
(44%).

35
Figura23 Alpi, corti e superfici di pascolo
produttivo.
Gli alpi della Valmaggia
all'inizio del XX secolo Sopra: Superficie di pascolo
Scala 1:150'000 produttivo in ettari.
Sotto: Capi di bestiame grosso
Fonte: Merz F. , Gli alpi del Canton Ticino , e minuto caricati.
Soletta 1911
Base cartografica riprodotta
con l'autorizzazione de ll 'Ufficio federa le
di topografia del5.4.1993
Tabe/la3
La distribuzione della p opolazione nei tre principali setlori di attività
secondo il censimento f ederale del l 9l O
I-Serrare primario I I-Serrare secondario l l I-Serrare Terziario
% % %
Va lle Maggia 2'556 84% 262 9% 229 7%
So Eracene ri 2 1'573 56 % 8'562 22% 8'209 22%
Sott ocene r i 12'52 1 32% 16'768 43% 9'9 18 25%
Ticino 34'094 44 % 25'330 33% 18' 127 23%

I A tti vit à estra ttive, agricolt ura , all e va me nto e selvico ltura .
l l Trasform azio ne d i ma te rie prim e.
Il l Comme rcio, t raspo rti , a mm inist razio ne pubbli ca e a ltri se rvizi priva ti .

In questo contesto generale a nche la stori a rurale dell a Ya lm aggia - come


quella dell 'intero a rco alpin o - si sviluppa nell a continua ricerca di se mpre
nuovi equilibri tra l' agrico ltura, l'all eva me nto di bestia me grosso e minuto, e lo
sfruttamento del pa trimonio boschi vo, quest' ultim o confronta to co n un a sem-
pre più aggressiva econo mi a di me rca to e fa me di legname d'ope ra e d'a rdere
indotti dalle città de ll a fascia pe ri alpina .
Le din amiche loca li e te mporali di questa stori a rurale sono ancora tutte da sco-
prire e, per ora, ci si deve acconte ntare di ipotizza re per la Ya lm aggia un 'evo-
Figura24 luzione analoga-anche se presumibilm ente più lenta - di que ll a più conosciuta
La f o rograjìa scarrara sull 'A lp e Q uadrella
(Comun e di Cam p o VM.) ne/1 934 mosrra
in ambi to nordalpino: ossia la lenta trasform azione di un 'economi a a utarchica
q uarrro do n ne (un 'adulta e tre bambin e) di sussiste nza in un 'economia dove gli sca mbi e, di consegue nza , l' allevamento
e un ragazzo davan ri alla cascina dell'alp e. e la commercializzazione dei suoi prodotti (l atticini e carne), ass umono se mpre
Da norm·e la parTicolare ro busrezza delle maggiore importanza 63 .
radici e della capriara di sosregno de/ terra Nell 'eco nomia rurale della regione valmaggese si rifle tte fo rte me nte la suddi -
di piode.
(IllusTra z io ne esrrarra da/lib ro di B runo
visione in due diversi comparti naturali: il fo ndova lle e le va lli supe rio ri , che
D anari e Augusro Gaggio ni, A lp i, pascoli presentano rappo rti differe nti tra le attività pastorali , l'intensità e il tipo delle
e mandrie, Locarno 1983). colture.

A lpicoltura
La prima descrizione degli alpi Yalmaggesi è quella dello Schinz64 e vale la pe na
di citarl a per intero: " Gli alpi più settentri onali dell a Ya lmaggia presenta no un
va nt aggio rispe tto a quelli più meridi onali delle Comunità di Loca rno e di Lu -
63. Seco ndo Be rgie r (op.cit.. pag. 84) sin o al 1400 ga no, sono un po ' più fe rtili esse ndo irri ga ti , per la presenza di più so rge nti e ru -
l' all eva me nto non ri uscirà a prende re il soprav- scelli. ( ... ) Sugli alpi della Ya lmaggia e della Va l di Fusio il pascolo dura so lo da
venlo sull 'agricoltura di montagna che resiste me tà giugno a me tà settembre; essi di so lito sono comple ta me nte sgombri dall a
come atti vit à prin cipale in tutt e le regioni alpi ne.
neve solo pe r qu attro mesi all 'anno."
64. Schin z H .R. (op.cit. ). pag. 355 .
In oltre, lo stesso autore parl a ndo dell e "a tti vità dell e va lli la terali dell a Val-
65. Schinz H .R. (op.cit. ). pagg. 257-258.
maggia " dipinge un quadro molto preciso de ll a ripa rtizione dei lavori tra i due
66. Pe r contro il Galli (An tonio Gall i. No ti zie sul sessi65 : " Molti uomini si occupa no della pastorizia nelle case re sugli alpi , della
Cantine Ticino, Vo lume Ili. Bellinzona 1983) nel
ca pi to lo dedica to all"eco nomia alpestre (pagg. produzione del form aggio e de l tra tta me nto di quest' ultimo fin ché no n è
1324- 133 1) pubblica delle sta tistiche secondo le pronto per la vendi ta. A lle donn e spe tta la preparazione del fo raggio invern ale
quali nel 1864 gli alpi ca ricali erano 126 e ospita-
vano ben 5" 133 capi normali comprendenti tutti
pe r il bestiame grosso e minuto ; mentre gli uo mini sono sugli alpi , esse non sol-
gli anim ali domestici presenti sull'alpe. Un capo tanto fa nno il fie no e raccolgono il grumereccio a va lle, portandolo al ripa ro, ma
normale corri spo nde a: l bovin a da latte, a l ,5 - 2 va nno anche sui monti a raccoglie re il fi eno sui pendii scoscesi, le felci , le fogli e
ste rli. a 5 capre. a 5 peco re o a 5 suini . degli albe ri e i giunchi da spargere a te rra nelle stalle."
67. Fede rico Me rz. Gli alpi nel Camon Ticino, So- Nel 1911 il Me rz contava be n 106 alpi (fig. 23) cari ca ti con 2'789ca pi di bes tia me
le tt a 19 ll. pagg.l 23- 132.
grosso 66 e con un to tale di 10 mil a e ttari di pascolo produttivo, ossia un quarto
68. In Ticino l'u tilizzazio ne degli alpi avve ni va
med iant e tre di ve rsi sistemi: la casare/In. co nside- della supe rficie totale degli alpi del ca ntone 67 . Pe r nume ro e per superficie com-
ralo il sistema più antico, co nsisteva nel god i- plessiva la Yalm aggia e ra dunque il distre tto del cantone che contava il maggior
mento ind ivid uale c paritctico dell 'a lpe da pa n e numero di pascoli a lpini .
dell e fa miglie dei vicin i; con la boggin q ueste fa-
miglie si orga nizzava no in coope rativa dando il Tre quarti di questi pascoli e rano di propri e tà dei Patrizia ti , ossia delle a nti che
bestiame e l' alpe in custod ia a pastori e casari spe- vicina nze rurali ; il resto e ra di pro prie tà di priva ti e vigeva il siste ma della 'ca-
cializza ti e salari ati ; infin e. con l'affiuo lo sfrutt a- sa tell a'68. La maggior parte degli alpi veniva da ta in affitt o (89 alpi ).
me nto dell' alpe veni va ced ut o a un alpigiano die-
tro compenso in de naro e pe r una durala di più Nella Bassa Va lmaggia la maggior parte degli alpi sono distribuiti lungo il ver-
an m. sante sinistro e, fa tta eccezione di que llo di Alzasca (comune di Someo ), sono

37
molto pi ccoli . Lo stesso va le per gli alpi posti ai lati dell 'imbocco de ll e va lli Ro-
va na, Bavo na e Lavizzara.
G li alpi più grandi si trovano ai piedi dei grandi circhi glaciali che fa nno da co-
rona all e va lli superiori , primo fra tutti que llo di Campo la To rba 69 con i suoi 650
ettari di pascolo produtti vo posti tra l '700 e 2'700 metri s/m.
Pi ù di tre qu arti dei pasco li alpini sono concentrati ne ll e va lli superi ori : in Ba-
vana (20 a lpi con l '605 e ttari di pascolo produttivo), a Fusio (11 alpi con l '972
etta ri), in Va ll e di Peccia (14 a lpi con 2'205 e ttari) , a Prato-Sarnico (7 alpi con
l '155 ettari ) e in R ovana (14 a lpi con l '246 ettari , se nza Linescio ).
G ià all'inizio de l seco lo il Merz è confrontato con il feno me no de ll 'abbandono
degli alpi più discosti e, contemporaneame nte, denuncia la qua lità scadente dei
latticini prodotti nei case ifici fami gli ari come pure la ca ttiva gestione degli a lpi
carica ti d i cui individua le ca use ne l troppo person ale quasi tutto fe mminil e 70
(fig. 24), ne ll a poca cura de lle strad e, ne l besti ame di picco la stazza mal custo-
dito e ne ll a mancanza di pulizia e di concimazione de i pascoli.
Tutti gli a uto ri - dal Fasi al Me rz71 - sono conco rdi ne ll 'indicare la Va ll e Laviz-
zara come la sola regio ne de ll a Valm aggia dove la qua ntità e la qua lità de ll a
produzio ne caseari a (fo rm aggio grasso e fo rm aggio dell a pagli a 72 ) erano tali da
consentirn e l'esportazione a largo raggio di un a parte notevo le e quantificabil e
a ttorn o ai mill e quinta li all 'a nno 73.
Nel l976 il Ca tasto de ll a produzio ne agrico la e a lpestre contava anco ra 83 a lpi
di cui so lo 27 erano sta ti ca ri ca ti con 773 capi di bestiame grosso, ossia poco più
Figura 25 di un quarto de l besti ame ca ri ca to sessa nt 'anni prima.
La torba posta dietro l'abside della chiesa
di Cimalmouo (Co mune di Campo V. M.) Il pa trimo nio bovino de lla va ll e ha conosciuto un analogo destino. Me ntre ne lla
fotografa ta dallo Scheuermeier i/7 aprile seconda metà de l seco lo scorso il num ero di capi si aggirava attorno a ll e 3'700
1927). unità oggi esso è ridotto a so li 700 capi (1991). Facendo capo all e statistiche pub-
(A rchivio Scheu erm eier. Per gentile bli cate dal Lavizzari, la Valmaggia- che occupa ben un quinto del territorio ti-
concessione del Romanisches Seminar cin ese e co ntava il 6% de ll a po po lazio ne ca nto nale (1860)- ospitava 1'11% de i
dell 'Università di Berna).
bovini allevati ne l canto ne (1859). Nel l901 questa proporzion e sce ndeva al9%
e oggi si a ttesta attorn o a l 6%.

Pratico /tura e cam picoltura


69. L'a lpe di Ca mpo la Torba è co nosciut o anche Ne ll e aree alpine i rapporti mutevo li tra le superfici riservate alla campico ltura
perché sin o a poc hi anni o r sono e ra carica to dai e q ue lle destin ate all a praticoltura rappresentano l'indizio principale de l di-
vicini di Airolo i cui diritti di pro pri e tà sono stati verso peso dato all 'autarchia a lime ntare rispe tto a ll 'a ll evame nto, quest' ultimo
ogge tto di un a co ntestazio ne pluri ce ntena ri a da
parte dei vicini di Fusio. fo nte di redditi grazie all 'esportazione dei prodotti latti cini e del besti ame da
70. Pe r contro. seco ndo le statisti che ripo rt ate da l mace llo.
Ga lli (op.cit. ). ne l 1928 gli 86 alpi a nco ra ca ri ca ti A nche in questo co ntesto le fo nti d ocume nta li so no assa i rido tte e sono state
erano gestiti da 493 pe rson e: 184 do nn e e 309 uo- rara me nte ana li zza te ne lla pros pettiva de ll a stori a de ll 'agrico ltura. Allo sta to
m tnt.
a ttuale de ll a ri ce rca anche pe r la Valm aggia risulta d unqu e impossi bil e un a ri -
7 1. Jo hann Conrad Fasi , in Re nato Marti gno ni ,
op.cit.
costruzio ne atte ndibile de lle d inamiche tra queste due compo ne nti fo nda me n-
ta li de ll 'econo mi a agro-pasto ra le.
72. Si tratta di un formaggio mo ll e "assai rino-
mato,(... ) avvolto nella paglia e esportato in forme La presenza di to rbe (fig. 25) in tutto il territo ri o e de l granaio integrato all e abi -
cilindriche dal peso di 30-40 libbre, in wua l'Italia; tazio ni in R ova na e in Bavo na rapprese nta un indizio importante dell a diffu-
è tenero com e il burro, tanto che può essere spal- sione di un 'agricoltura di sussistenza. D 'a ltra parte, la costante " fame di grano"
mato sul pane: nel contempo è molto salato e fo rte
e va a m ale nel giro di 1111 anno. Si calcola che dalla docum entata già nel Cinquecento 74 dim ostra la precoce dipendenza de ll a vall e
sola Co m1111itrì di La vizzara se 11e esporti ogni da ll e fo rn iture a lim entari este rn e. La framme ntarietà di queste testimo nianze
anno pitì di 70'000 Lire ". Hans Rudo lfS chinz, De- no n perme tte di individuare ne l tempo e ne ll o spazio le epoche e le aree dove le
scrizione della Svizzera italiana del Seuecento , tra-
duzio ne di Fabrizio C icoira c G iuli o Ribi , Lo- fo rm e di autarchi a alim entare prevalevano su un uso de l territo rio alme no par-
ca m o 1985. zialmente o rie nta to verso l'espo rtazio ne de i prodo tti elenca ti dal G hiringhelli:
73. Il dato concern e l'intera Va lmaggia . " bestiame, fo rm aggio, legna, resin a, buo i e selvaggi na in grande quantità" 75 .
74. Il Signore lli (op.cit. ) riferisce de lle lament e le Le più antiche testimo ni anze sull o stato dell'agricoltura sono indirette, risal-
del commi ssa rio di Va lm aggia per le restrizio ni go no a ll a fine de l Settecento e sono assa i contraddittori e. Mentre il Bonstet-
imposte da Mil ano nel 1522 a ll 'espo rtazio ne di vi-
veri e de l pe rico lo incombe nt e di ca restia . te n 76 (1796) descrive i vill aggi come isol e imme rse in un territorio devastato dai
75. La li sta de i prodo tti d 'esportazio ne è qu ell a
fiumi " addossati a lla mo ntagna con poca ca mpagna co ltiva ta che li circo nda" e
e lenca ta d al ca no ni co Pao lo G hiringhe ll i ( 18 12, lo Schinz77 raffigura " la gente di campagna( ... ) di aspe tto miserevole, con il co-
o p.cit .. pag. 124). lorito bruno-giall astro, la bruttezza pressoché gene ra le, il fisico rattrappito, i
76. Karl Vikto r von Bo nste tt en, o p.cit .. pag. 29. gozzi freque nti , specia lm ente in Va lm aggia, le rughe precoci sul viso che testi-
77. Hans Rudo lf Schin z, o p.cit. , pag. 276. mo ni ano de l duro lavoro e dell e fatich e ch e la opprimo no" , d 'altra parte il Sa us-

38
sure 78 (1783) descrive la Valmaggia come " un paese molto popolato, assai ben
coltivato, e (dove) i suoi abitanti se mbrano passa rse la molto be ne".
Secondo le prime informazioni statistiche d' inizio de l secolo sull e colture, ne l
l 90S l'intera Va lmaggia conta una supe rficie di 148 e tta ri di ca mpi e orti (2,8%
de ll a supe rficie agro-pastora le, di cui 47 e ttari piantati con cereali) , di 88 e ttari
di vigne (1 ,7% ) da confrontare con l '014 e ttari di prati ( 19,2 % ) e con 4'037 e t-
tari di pascoli (76,3%). Ne ll934 i cerea li occupano ancora solo un a supe rfici e
di 18 e ttari (3,9 e ttari di sega le inve rnale, 4,4 e ttari di sega le esti va e 9,7 e ttari di
granoturco) e le tuberose scendono an c h 'esse a soli 30 e ttari.
Le superfici coltivate tornano ad aumentare in pie na guerra mondi a le sino a
contare 1450 e ttari di prati el29 e ttari di campi. Dai dati ripo rta ti ne i Ca tasti co-
munali de lla produzione agricola dell943-44 risultano 50 e tta ri destin ati a lle
colture cerea lico le (segale), 68 e ttari utili zza ti pe r le colture sa rchiate (patate)
e 11 e ttari piantati con ortaggi. In particolare, 44 e ttari di cerea li sono concen-
trati ne lla Bassa Valmaggia (8,8 e ttari a Moghegno, 8,4 a Gordevio e 6,8 a Mag-
gia) mentre quasi la met_à de ll e patate sono piantate in R ova na (12,1 e tta ri) e in
Lavizzara (15,9 etta ri ). E questa l' ultim a grande stagione de ll 'agricoltura in Ti-
cino e in Valmaggia.
Prima de l Novecento, o ltre a ll a coltura de ll a sega le (sopravvissuta sino ne lla
prima me tà de l XX secolo) , a que ll e dalla pata ta , de l granoturco e de ll a vite
(che ancora oggi si possono incontrare spo radi ca mente) , in Va ll emaggia veni-
vano coltivate a ltre piante a lime ntari (frumento, granoturco, grano sa race no,
miglio, panico e orzo), le pi a nte tessili (lin o e canapa) e dive rsi o rtaggi (rape, ca-
voli , fagioli e verze). Inoltre, la campagna e ra parzialme nte disseminata di a l-
be ri da frutt a (peri, me li , peschi , ciliegi , fichi , noci) e a Brogli o si e ra pe rsino in-
trodotto il gelso per l'all eva me nto de l baco da se ta .
Le descrizioni de i viaggiatori del Settecento, degli statistici de ll 'Ottoce nto e le
prime fotografie ci pe rm e ttono di tra tteggiare i caratteri principali de ll' agri-
coltura valmaggese pre mode rn a e suddividere la valle in tre comparti:
- Ne l fondovalle alluvionale i villaggi e la campagna circostante sono posti
su lle conoidi, sui terrazzi alluviona li e si ine rpicano, dove possibile, a nche sui
de triti di fald a terrazzati de l pede monte (dal Ponte Broll a a S. Ca rlo in Ba-
vana , e da Broglio sino a Peccia,.figg. 26, 27 e28). Tutto fa credere che in que-
sta campagna e ra un te mpo diffusa la coltura promiscua dei cerea li , de ll e tu-
berose e de ll e pi a nte tess ili: " miglio( ... ) qualche ra ra pa ta ta, alcuni cavoli ,
alcune rape, de ll a canapa, del lin o", poste so tto gli a lbe ri da frutta : "cili egi,
78. Horace-Bé néd icl de Sa ussu re. in Re na to Mar- me li , peri , noci , castagno, fi chi , mandorli e viti" che " ov unque ombreggiano
tignoni . op.cit.. pag. 264.
vi ll aggi e strade " 79 . I cerea li davano " doppio raccolto" 80 : prima si semin ava
79. Karl Viktorvon Bonslellen.op.cil., pag. 3 1. La
presenza di numerosi alberi da frull a è ancora ri- il " frum ento, o la segale o l'orzo" e in seguito ''i grani minuti come il panico
levata dai Ca tasti agricoli comun ali del1943-44. e il miglio opp ure le ra pe" 8 1. " Il piede de lle rupi( ... ) e ra magnifica me nte ri -
80. Paolo Gh iringhe lli . op.cit.. pag. 126. vestito di castagni " 82 che circondano i te rrazza me nti vigni a ti costruiti dap-
81. Stefano Franscini. op.cit. , pag. 134. pe rtutto laddove la morfologia lo consentivat0 (fig. 28) .1 maggenghi sono di -
82. Karl Viktor von Bonste lle n. ibidem . stribuiti su un a fascia di l '000 metri di dislive ll o (500-1 '500 me tri s/m) me n-
83. Fa eccezion e la Vall e di Peccia dove l'altitu- tre il gradi e nte altimetrico degli a lpi è di so li 500 me tri 84.
dine non permell e a ll a vit e e a l castagno di cre- - Gli insediamenri di fa lda posti su grandi depositi more nici e di falda sono in-
sce re, i campi so no scoperti e gli alberi da frulla tensa me nte te rrazza ti (Linescio, Cerentin o, Bronta ll o, Me nzo nio e, in ge ne-
spa rsi " senza essere d'ostacolo al lavoro dei
ca mpi " (Catasto agricolo com un ale di Peccia. ral e, tutti que i maggenghi che un tempo e rano verosimilme nte utili zza ti an-
1944). che per lo stazioname nto inve rnal e,.figg. 29 c 30). In questo comparlo le se lve
S4. Armando Donati. Monti. 110111i11i e pietre. castanili sono se mpre numerose, la vite si fa invece più rara e il do ppi o rac-
STAN-APAV 1982.pag.80. colto è ancora possibile soltanto ne ll e loca lità più bassex5 . l maggenghi sono
85. Per il Franscini (op.cit.. pag. 611) "Linescio distribuiti su un a fascia di 800 me tri di di sli ve llo (700- 1'500 me tri s/m) me n-
gode del vamaggio della do ppia raccolta e coltiva
le viti". Pe r co ntro, secondo il G hiringhe lli
tre il gradie nte altimetrico degli a lpi è di mill e metri (l '300-2 '300 me tri s/m )R6 .
(op.cit. , pag. 124) a Menzonio e Bronlallo "si pro- - Negli insediamenti d 'alta quota , posti su grandi de positi more nici e di fa lda o
d~tce poco vino m olto ca /li vo e i campi danno Ili t su que lli a lluvionali (Bosco e Magno) , i pe ndii sono dolci e molto ampi, i
solo raccolto. "
campi sono scope rti , si ottiene un so lo raccolto e le se lve castanili sono de l
86. Arma ndo Donati. op.cit.. pag. 80. tutto sco mpa rse (Campo V.M.R7 con tutte le sue frazioni , Bosco Gurin e Fu-
87. Lo Schin z (op.cit. pag. 18) afferma che " L'a/w sia, vedi .figg. 31 e 35) . Scompaiono le stazioni inte rmedie de i maggenghi in -
Engadina e la Va lle di Campo nella Va/maggia
sono le 1111iche valli a m è note che si avvicinano a tegrate ne ll a fascia de i villaggi me ntre gli alpi so no distribuiti su un a fascia di
q11elle di Orsera per il verde ininterrollo ··. 1'400 me tri di disli vel lo (l '300-2'700 metri s/m).

39
Figura26
Nel Bassa Valmaggia gli insediamenti
del fo ndovalle sono situati sui terra zz i
flu viali o sulle conoidi dei torrenti che
scendono dalle valli laterali.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di G ordevio dell943).

Figura27
Negli anni Trenta a valle del villaggio
di Avegno di f uo ri la campagna adagiata
sulle conoidi del Rio Grande, che tante
devasta zioni aveva causato, presenta
ancora i caratteri della coltura promiscua.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di A vegno dell943-44).

40
Figura 28
A nord-ovest di Giumaglio si alternano
i terrazz i vigniati e le selve caswnili adagiate
sugli accumuli di frana posti ai piedi
della cresta di Arnau m entre, a valle,
la campagna distesa sulla conoide
del torrente om onimo presenta an cora
i cara/Ieri della coltura promiscua.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di Giumaglio de/1944).

Figura 29
A l centro della f otografia si vendono,
in basso, i villaggi di Prato e di Sarnico e,
in alto, il vasto ferrazzo m orenico dei Momi
di Rima (900-1 '100 m e1ri slm ) dove decine
di lorbe /eslimoniano l'esisten za in passato
di intense colture cerealicole d 'alla
m on1agna.
(Fotografia 1erres1re allegala al Ca1as1o
agricolo Prato-Sarnico de/1 944).

41
Figura 30
Sulla conoide del corrente Larèchia,
a sud di Fontana (frazion e di Cavergno
in Valle Savona), i campi terra zzati sono
scoperti e circondati da selve castani/i,
pure esse terra zzate.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di Cavergno del 1944) .

Figura 31
Cima /motto (frazione di Campo V. M.)
è adagiata su un 'enorme morena che forma
un vasto terra zzo dove tutta la campagna
si presenta com e una grande scacchiera
di campetti in cui si alternano la patata, la
segale e i prati naturali. Sullo sfondo, in alto
e sulla sponda destra de/ torrente Rovana
si vede la bella conca dell'Alpe di Sfille.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo di Campo V. M. de/ 1944).

42
Tra gli insedi ame nti de l fo ndova ll e e que lli di fa ld a no n esisto no sostanzia li di f-
fe re nze ne ll a distribuzio ne spazia le e ne i ritmi de lle migrazio ni annu ali . In ol-
tre, sin o all a fin e dell 'Ottoce nto, il soggio rn o sui mo nti bassi e ra molto più di -
la ta to e vi si praticava la ca mpicoltura.
In tutta la Va lm aggia i lavori de i ca mpi e ra no eseguiti a ma no. con la va nga o
con il fo rco ne. G li a ratri appa io no spo radica me nte solo ne ll a prim a me tà di
questo seco lo ma sono rarissimi anche ne l fo ndova ll e. l pra ti natura li a tto rn o a i
vill aggi si fa lci ava no alme no due vo lte a ll 'a nno me ntre que lli sui magge nghi
un a so la volta. I pra ti a rtificiali e la ro tazio ne e rano sco nosciuti . La concim a-
zio ne ve niva eseguita con il vago pasco lo o spande ndo con il fo rcone il le tame
raccolto durante la sta bul azio ne invern a le e traspo rta to co n la gerl a da ll a sta ll a
sin o a i ca mpe tti sparpagli ati qua e là pe r tutt a la ca mpagna.
Secondo il Bo nste tte n 8R- dunque a ncora prima che la va lle pe rdesse la me tà de i
suoi uo mini - e rano le do nne a dover eseguire quasi tutti i lavori agricoli : " De-
grada te e schi ave (esse) de bbo no sobbarca rsi tutti i lavo ri , anche que lli più ri-
schiosi; a rano, mi e to no, pa rt o ri scono e a ll atta no, se min ano e co lti va no; si a r-
ra mpica no sull e rupi più insidiose- ove, da ll 'a lto, precipit ano bl occhi di pie tra
-per raccoglie re so tto il sole cocente un p o· di ginestra o di legna o di fi e no, no n
se nza il perico lo de lle se rpi .''
O ggi (1990) la ca mpicoltura è pra tica ta qu asi so lo ne ll a Bassa Ya lm aggia e ri -
do tta a 24 e tta ri di ca mpi ape rti (2 ,6% de ll a supe rficie agro-pasto ra le ) e 6,6 e t-
tari di vigne ti (0,8%) da confro nta re con 828 e tta ri di pra ti naturali (90 % ) c 62
Figura32 e tt ari di pasco li a lpini (6 ,6% ).
l grandi casragni ch e coslillliscono
la selva rerra zzara posra a sud della rerra
di Fon wna, in Va lle Bavona. Bosco e selve castani/i
( Forografia A E R T). A ll 'inizio de l secolo le sta ti stiche federa li de lle supe rfici indi ca no un a coper-
tura fo res ta le di 13 mil a e tta ri pari a l 23 % de ll 'inte ro te rrito ri o va lm aggese
(1912). Te nuto conto de ll a mo rfologia e pa rago na ta agli attua li 29 mil a e tta ri
(pa ri a l 51% de l distretto e di cui 6 mila e ttari sono costituiti da boschi pi o ni e ri ),
la re la tiva es iguità di ques t'area era verosimilme nte anco ra il re taggio degli
sconsidera ti tagli di boschi pra tica ti siste mati ca mente nei seco li precede nti 89 .
C io nonos ta nte, lo Schin z, descri vendo le " più a lte gole de ll a Valm aggia", pa rl a
a ncora di " be llissimi boschi di faggi, lari ci c a be ti " 90 .

Figura 33
Q uesra emblem arica forograjla m osrra
la nwlalliera della Va lle Bavona m enrre
passa soli o Fo111ana: a sin isrra uno dei w111i
orri pensili cosrmiri sopra i m acign i cadw i
dalla m onragna d iffusi in ru lla la Va /m aggio;
a desrra e sullo .\ fondo la selva casranile.
(C. R. Z inggela Per gemi/e concessione
dell 'A rchivio f ederale dei momrmenri
srorici, Bem a) .

88. Ka rl Vik to r von Bo nste tt e n. op.cit.. pag. 35. Il


qu adro è reso a ncora più dramma tico d a ll a suc-
cessiva sprezza n te descrizion e che lo Schinz [a de l
compo rtame nto d egli uomini i qu ali. tornati
da ll 'emi grazione stagionale estiva. "d'in verno
giocmw n carre. sbevazzano rrn di loro. si fanno
servire da lle loro do1111e, che poi disp rezzano per-
clté .l'OliO divenute vecchie troppo presto; e questi
servi da stalla. questi f um isti. questi cioccolatai.
ecc. hanno costw ni depra vati."
89. Lo s[ruttame nto de i bosch i è descritt o c docu-
men ta to in mod o ecce ll e n te d a Lu igi Ma rt ini
ne ll a Misce ll a nea posta in ca lce a questo vo lume.
90. Sch inz H . R .. op.cit .. pag. 233.

43
A partire dall'Alto Medioevo i boschi di resinose che crescono in abbondanza
lungo tutta la catena alpina sono stati un'importante materia prima d'esporta-
zione. Ma prima dell'industrializzazione delle aree perialpine la domanda di le-
gname d'opera, di legna d'ardere come pure le tecniche di trasporto hanno pro-
babilmente causato danni minori di quelli dovuti al vago pascolo. Quest'ultimo
era comunque proibito nelle faure (boschi protetti generalmente posti a monte
dei villaggi) dove solo i vicini avevano diritto di tagliare legname d'opera per la
costruzione e la riparazione delle case e delle stalle.
La vicinanza della Valmaggia al Lago Maggiore, ossia a una comoda via di tra-
sporto alla quale è allacciata l'intera pianura Lombarda, e la penetrazione del
fiume Maggia senza grossi dislivelli e cateratte sino nel profondo della catena
alpina (700 metri di dislivello dal Delta della Maggia sino a San Carlo su una
lunghezza di 40 chilometri) hanno verosimilmente indotto i mercanti di le-
gname a preferire la Vallemaggia rispetto alle più lontane valli superiori della
Riviera, di Elenio e di Leventina.
Sino a Cerentino (Valle Rovana, 981 metri s/m), a San Carlo (Valle Eavona, 938
metri s/m) e a Peccia (Lavizzara, 840 metri s/m) il castagno era diffuso sotto
forma di selve compatte poste su suolo comune, spesso terrazzate (fig. 32) o
ubicate nel bel mezzo delle frane ciclopiche (fig. 33) . Gli alberi erano di pro-
prietà dei singoli vicini in diritto dijus plantandi e curati come gli altri alberi da
frutta: ossia innestati , potati e concimati.
Prima dei tagli ottocenteschi 91 e delle devastazioni del cosiddetto cancro del ca-
Figura34 stagno l'importanza di questa pianta, che poteva raggiungere dimensioni note-
Ai R onchini di Maggia si p ossono anco ra
vedere alcuni tratti della vecchia mulattiera voli92, è testimoniata in modo molto p regnante dal Eonstetten 93 che recita una
della Valmaggia incorniciati dai muretti vera e propria ode in suo onore: "Questi begli alberi ci avevano amichevol-
e dai pergola ti. mente recato ombra lungo tutti i meandri della valle, i luoghi solitari, le pietraie,
le rupi. Essi da soli sono la vita e l'ornamento di questa landa pietrosache, senza
di essi, altro non sarebbe che un orribile deserto. Danno ombra d'estate, il caldo
d 'inverno; sul loro fogliame dormono uomini e bestie; sostengono la capanna
del contadino, conservano il vino che lo irrobustisce; sono la materia prima per
il concime e garantiscono il futuro della vita; il frutto di queste nobili piante è
quasi il solo nutrimento dei poveri, il cibo migliore dei ricchi."

Trasporti, artigianato, industria e esportazioni


La Valmaggia si è sempre trovata ai margini di quelle 'vie delle genti' che
l' hanno aggirata sui due lati: a nord-ovest la Valle di Elenio con il Lucomagno
e la Leventina con il San Gottardo, a est la Val d 'Ossola con il Sempione.
Di conseguenza, i sentieri e le poche mulattiere erano molto meno comode,
meno sicure, poco attrezzate con manufatti durevoli e mal tenute rispetto a
quelle di altre aree del Sopraceneri, in particolare quelle lungo la Valle del Ti-
cino. Non per niente lo Schinz94 cita espressamente la Valmaggia come l'unica
regione del cantone dove ha incontrato "ponticelli di graticcio, demoliti e co-
struiti con facilità nel giro di poco tempo, perché la natura di quella regione non
consente di costruirne di permanenti " mentre altrove "magnifici ponti( ... ) at-
testano un ardimento in questo genere di costruzioni che ha pochi riscontri."
Anche se la prima strada carrozzabile che la collega al resto del cantone viene
realizzata sino a Eignasco già all 'inizio dell'Ottocento, tra il1814 e il1824 ( dun-
que nel medesimo periodo nel quale viene costruita anche la tratta tra Eiasca e
91 . Se mpre lo stesso autore (vedi nota 90) nel me- il San Gottardo, 1810-30), bisognerà aspettare la costruzione della strada fer-
desim o contesto parl a di "castagni sopra vvissuti
alla scure devastatrice. " rata a scartamento ridotto tra Locarno e Eignasco nel1907 per vedere l'inizio
92. Il Lavizzari (op.cit. , pag. 432) rife risce di ave r dello sfruttamento industriale delle cave di gneiss e la seconda metà degli anni
misurato in que l di Peccia tronchi di castagno con Quaranta per aprire la cave di marmo di Peccia.
9 me tri di circonfe renza. Sino ad allora si può ben affermare che la strada principale della valle era il
93. Karl Viktor von Bonstetten, op.cit. , pag. 49. fiume attraverso il quale, con il sistema della flottazione, venivano spediti sino
94. Schinz H.R. , op.cit. , pag. 339. allago enormi quantità di legname95 .
95. Nell 840 attrave rso il fiume Maggia si traspor- Ed è proprio il legname- assieme alla carbonella, alla resina, al formaggio e al
tarono ne l lago circa 300 mila tronchi . ( Raffaello bestiame da macello - a costituire la materia prima e il principale prodotto
Ceschi , Delitti e conflitti f orestali , in Sim onella
Cavaciocchi (a cura di), L'uom o e la f oresta , Fi- d'esportazione diretto principalmente in Lombardia e che permette ai valli-
renze 1996, pag. 572). giani l'acquisto di quei cereali indispensabili per completare le sempre insuffi-

44
cienti scorte alimentari di produzione locale: castagne, segale, mi glio, ra pe,
mais (a partire dalla seconda me tà de l Se ttecento) e patate (a partire dall 'ini-
zio de ll'Ottoce nto). Ed è proprio parlando de lle patate che il Ghiringhelli 96 , ri-
ferendosi all 'intero cantone, annota che "esse( ... ) pe rme ttono, con le castagne,
una importante diminuzione de lla importazione di grano straniero.''
L'artigianato locale è assai ridotto e si limita a produrre a ttrezzi e recipi enti di
96. Pao lo Ghiringhe lli , op.cit. , pag. 40. Questa af- legno (Bosco Gurin) o a tornire pentole di laveggio 97 (Valle di Peccia) poi ven-
fe rmazione de l Ghiringhelli è confermata da l
Bonstetten e dallo Zi egle r che. giunto a Fusio, duti al mercato di Locarno.
no ta che "la segale non giunge a m a/li ra zione(. .. ) Se, da una parte, questi manufatti in pie tra oliare suscitano l'ammirazione de llo
e, soprauuuo, si colrivmw ma/re parare" ( 1790. in Schinz che osserva come " ill aveggio che si estra e in Val Peccia, e che viene la-
Renato Martign o ni . op.cit.. pag. 326).
vorato per fabbricare ogni tipo di pentola , è migliore di qu e llo che si trova ne l
97. Paolo Ghiringhe lli . op.ci t. , pag. 124. G ià lo
Schinz (op.cit. ) pa rla della resin a prodo tt a dai territorio di Chiavenna, ne i Grigioni.", d'altra parte il Bonstette n osserva che
grandi boschi di larici , dellaveggio che si estrae in "questo tipo di industria è del tutto irrileva nte" dato che "giornalmente,
Val P ecc ia ("migliore di quello che si rrova nel rer- d 'estate, due o tre uomini possono guadagnare, col taglio, col traino e la torni -
rirorio di Chia venna "). dell e pelli vendu te all e
concerie poste sull a riva Piemontese de l Lago tura , da 10 a 15 lire. In un anno intero non si ri esce pe rò a tornire più di 150
Maggio re, dci bottai che fabbricano le botticelle pezzi."
pe r la spedizio ne del forma ggio. degli attrezzi di Infine, è significativo il fatto che alla Comunità verrà concesso di te ne re i primi
legno usa ti ne lle case re prodotti dagli abi tan ti di
Bosco durant e l'inverno e venduti sul mercato di mercati annuali a Bignasco (uno in primave ra e uno in autunno) solo a partire
Loca rn o che si te neva ogni quindici giorn i. dal1781.

Figura35
La campagna di prati naturali e di pascoli
che circondano i villaggio di Bosco-Gurin
fotografati negli anni Trenta dal Madon e
(2 '748 m etri slm). Sulla sinistra si
intravvedono le cascine di Grossa/p, sopra
il villaggio il Ba wa ld ( Bannwa/d, ossia
[aura, ossia bosco 'sacro ' prote/lore)
e in alto l'alpe Wolfswffel (Co rte de/lup o).
(Fotog rafia terrestre allegata al Catasto
agricolo di Bosco-Gurin de/1944).

45
Gli insediamenti

I vari autori di geografia um ana chi a mano insediamenti principali gli agglome-
rati alpini del fo ndovalle e insediamentistagionali o effimeri quelli in altitudine.
Lo Sganzini nella voce "alp" del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana
utilizza invece - e molto opportuname nte - la de nomin azione di stazioni, con-
ce tto questo più aderente ai modi di vita premoderni dell 'arco alpino che ve-
devano la popolazione percorrere e dislocarsi gran parte dell 'anno su tutto il
territorio accessi bile dell 'ecum ene.
Il caso dell a Yalmaggia è reso assai complesso dal fa tto che la dimensione delle
va rie stazioni , la loro distribuzione e il loro ruo lo ca mbi a non so ltanto in fun-
zione dell 'evoluzione storica ma anche a dipende nza dell 'estensione delle sin -
gole vicin anze e dell a loro posizione geografica nei tre diversi comparti.

Le delicate dinamiche ecologiche dei ritmi annuali


della cultura agropastorale alpina

Ne ll 'a ntichità la fa me di foraggio è sempre stata la ragione di scontro tra le so-


cietà pastora li tra nsumanti e quelle agricole sede ntarie me ntre la lotta per l'eli -
min azione del vago pasco lo a favore dei campi chiusi ha rappresenta to un o dei
fat tori fo ndamentali della rivo luzione agricola e industriale.
Nelle comunità alpine - dove le costrizioni climatiche e vegetative al di sopra di
un a certa altitudin e (1500 metri s/m) non permettevano altri usi oltre a quell o
pastorale - l'allevamento e l'agricoltura erano complementari. Il conflitto era
dunque inte rn o all a stessa società ed è stato inizialmente risolto con la separa-
zione delle pro prie tà comuni dei boschi e dei pasco li (riservate all 'all evamento)
da quelle private dei prati naturali, dei campi e degli orti (riservate all 'agricol-
tura) ; il tutto minuziosamente regolato dai ritmi della semina, dell a raccolta,
dell a fienagione e dell e migrazioni stagionali degli uomini e degli anim ali.
Il nomadismo alpin o (figg. 36, 37, 38 e 39), la complessa orga nizzazione e ge-
stione dei di versi stanziamenti stagionali rappresentano l'espressione mate-
riale di questo insaziabile bisogno di foraggio con l'adeguamento di ogni sin-
golo insediamento alle situazioni morfo logiche, microclimatiche e alle delicate
dinamiche ecologiche di questi territori sovente posti ai confini dell 'ecumene.
In genera le, in Valmaggia come nell e altre regioni sopracenerine, gli insedi a-
menti sono organizzati in fasce attitudin ali e i ri tmi della loro utilizzazione sono
minuziosamente stabiliti negli statuti co munali:
- Nella fascia dei villaggi in inverno era ammesso il ' traso' o vago pascolo (in
Bavona dal 15 di ottobre al 15 di marzo) a cui succedeva la 'tensa' 98 prima-
verile, estiva e a utunnale durante la quale i ca mpi veniva no successivamente
puliti, vangati e seminati. I prati erano falci ati almeno due volte all 'anno,
sino all a raccolta dei cereali, delle pi a nte tessili (ca napa e lino) e, a partire dal
Settecento, del granoturco e delle patate.
- Sui maggenghi, dura nte un o o due mesi in primavera e più a lungo in a u-
tunno, il bestiame minuto e quello grosso destinato all 'alpe poteva pascolare
libera me nte spostandosi tra quelli più bassi e quelli più alti . Seguiva la
'tensa' estiva (in Bavona dal 15 maggio al15 sette mbre). Come nel vill aggio
- ma a un mese di distanza - sui maggenghi più bassi e meglio esposti si ese-
guiva no i lavori dei campi, si segava il fie no due volte all 'anno e si procedeva
al racco lto durante il mese di settembre mentre su quelli più alti si fa lciava il
fie no una sola volta, genera lmente all a fine di luglio.
- G li alpi venivano caricati con una quantità prestabilita di bestiame durante
98. Mentre la ' tensa' è quel pe riodo di te mpo du-
ra nte il quale è vietato il vago pascolo e il besti ame i due mesi esti vi e secondo una precisa distribuzione spaziale e te mporale dei
deve essere attenta mente sorvegliato o pe rsino vari capi di bestiame (vacche, sterli , pecore, capre) nelle diverse corti distri -
allo ntanato ( Bavona), d urante il ' traso' il be- buite su differe nti quote.
stiame dei vicini è lasciato pascolare li be rame nte
anche a ll ' intç: rno dei pra ti e de i campi accurata- Infine, anche l' uso del bosco aveva i suoi ordin amenti. In particolare le 'faure'
me nte cintati . (o boschi sacri), dove non era ammesso il vago pascolo, e il taglio di alberi era

46
solo co nsentito pe r l'uso escl usivo de i vicini . Ne lle se lve castanili e ra di scipli -
nata la racco lta de ll a castagne e dell e foglie, me ntre ne ll e aree più impe rvie e ra
regolame nta ta q ue ll a de ll e felci e de l preziosissim o fi e no di bosco.
Ne ll 'a mbito di ques to qu adro gene ra le i tre co mpa rti di utilizzazio ne agro-pa-
sto ra le de l te rrito ri o indi vidu ati in precede nza presentano im portanti diffe-
renze ne ll a distribuzio ne degli insedi amenti e ne i ritmi de lla tra nsum anza:
- Ne lle vicin anze di fondova lle della Bassa Va /maggia, a llivello de ll a fascia de i
vill aggi (500 me tri s/m) si po teva falci a re il fi e no pe rsino tre volte a ll 'ann o (in
maggio, luglio e sette mbre), si seminava in aprile per raccoglie re in sette m-
bre e, a ll a fin e di o ttob re si vende mmi ava. l magge nghi e ra no mo lto dista nti ,
posti a d ue d iffe re nti livelli (l '000 e l '500 me tri s/m) e, fa tta eccezio ne di
qua lche o rto, veniva no utilizza ti co me prati na tura li: in que lli bass i si segava
il fie no due vo lte a ll 'ann o (in giugno e agosto) me ntre in que lli alti si fa lci ava
un a so la vo lta ne l mese di luglio (figg. 36 e37). Ad eccezio ne di que lli di Gor-
dev io, Lodano e Someo, gli alpi sono pi cco li e ma lagevo li e veni va no ca ricati
pe r un pe ri odo di te mpo infe ri o re ai due mes i.
- Ne lle vicin anze di fondova lle della Lavizzara e negli insediamenti di .falda la
fasc ia de i vill aggi e qu e ll a de i magge nghi più bassi sovente si accava ll ano
(600-1 '200 me tri s/m), si falciava due volte all 'a nn o (tra giugno e sette mbre),
si semin ava a pa rtire da aprile e si raccogli eva in agosto e in sette mbre. Ne i
maggenghi più a lti si segava il fi e no solo in luglio me ntre sugli a lpi si rima-
neva dura nte tre mesi: da me tà giugno a me tà sette mbre (fig. 39).
- Negli insediamenti d 'afra quota le tre fasce quasi si confo nd o no, i villaggi
so no posti tra i l '000 e i l '500 me tri s/m, gli alpi iniziano già a l '300 me tri di
quo ta e i maggenghi si trova no all a medesim a a lti tudin e de ll e stazio ni in ver-
na li (Pi ane ll i e C ima lmotto) o sono persino più bass i (O vi di de ntro e O vi di
fu o ri a Cere ntino e U ba rab a Bosco G urin ). A tto rn o a i vill aggi si fa lci ava no
i pra ti due volte a ll 'anno (a lla fine di giugno e di agosto), si semin ava la se-
ga le estiva in aprile, que ll a in vern a le in novembre, le pa tate in giugno. La se-
ga le si raccogli eva in agosto e le pata te in o tto bre. Ne i maggenghi sa falci ava
un a so la volta all ' anno, dura nte tutto il mese di agosto sin o a me tà sette mbre
(a Ca mpo Y. M. da ll o di lugli o a ll O d i se tte mbre, vedi .fig. 39). Il soggio rno
sugli alpi durava poco più di due mesi.

Le dinamiche storiche della distribuzione degli insediamenti

Sin o a ll a fin e de l Se ttecento la va lle era suddi visa in due com unità, la Va lmag-
gia e la Lavizza ra, ciascun a con i propri statuti , a mbedue re tte da un unico com-
missa rio (il ' vica ri o ' dei duchi di Mila no e il ' Land vogt' dei canto ni confede rati )
chi ama to ad applicare gli a rticoli " civili " e " crimin a li" conte nuti negli statuti .
A loro volta le due comunità e ra no suddivise in 22 parrocchie corrispo nd enti
ad a ltre tta nte vicinan ze , a nch'esse do ta te di sta tuti pro pri , rette da un console
coadiu va to da nume ros i a iuta nti 99 e le tti dall 'asse mbl ea de i vicini, chi ama ti a
gesti re l'uso de l territo rio predisposto negli sta tuti e a punire gli abusi. A lcun e
vicin anze era no ulte ri orme nte divise in squadre.
Rispe tto all 'a ttuale suddivisio ne co mun ale le sole diffe renze consisto no nell a
sepa razio ne di Li n escio da Ce vio (1858) e ne ll a fusio ne di Pra to e Sa rni co in un
solo comune (1864).
Le din amiche sto riche de ll a d istribuzio ne degli in sedi ame nti sono anco ra sco-
nosciute ma nume rosi indizi pe rme tto no di fo rmul are de lle ipo tesi che do-
vre bbe ro comunqu e essere a ncora a nalizza te tramite un a rile ttura de i docu-
me nti e de i siste matici rilievi di archeologia de l te rrito ri o:
- La colo nizzazio ne a lto medioeva le è avvenuta a tappe, dal basso verso l' a lto
e sotto forma di corti famigli ari disse min ate ne i luoghi mo rfo logica mente
utilizzabili e a l riparo da i peri coli naturali . Vige in fa tti a ncora il siste ma a l-
to medioeva le de i contadini soggetti al signo re fe udale che assegna lo ro sin -
go li lo tti di te rre d a di ssodare.
99. Si tratt a de i co nsigli e ri giura li. de i cont abi li .
de i tuto ri , de i ca mpa ri . degli stim a tori. de i tenni - - A ll a fin e de l Basso Medi oevo e a ll 'inizio de ll 'Età Modern a si ass iste dap-
nato ri e d i alt ri in ca ri chi speciali . prim a a un ulteri o re espansio ne delle aree agricole e dei pascoli a lpini e, in

47
Figura36 Sem ina della segale prima verile.
Le stazioni del nomadismo alpino [I] Trasferimenti del bestiam e grosso.

aMaggia
Fonte: Armando Do nati, M onti,
Raccolta awunnale. DJ Trasferimenti del bestiame minuto.

uom ini e pietre, Loca rno 1992


~ Vendemmia.

7àglio del fi en o.

Il villaggio di Maggia è situato a 330 m etri 2500


di altitudine, sulla conoide f ormata
dal riale che scende dalla Valle del Salto.

Nella prima fasc ia del villaggio


la campicoltura era di tipo promiscuo,
si fa lciava il f ieno tre volte all'anno
(in maggio, luglio e sellembre), si sem inava
in aprile per raccogliere in sellembre e alla

- -
fine di ouobre si vendemmiava. Il bestiame
grosso rimaneva sul fo ndo valle durante
sette m esi, ossia da m età sellembre
a m età m aggio, m entre quello minuto
vi soggiorna va solo durante i tre m esi
in vernali.
ou
l maggenghi sono m olto numerosi
(50 m onti), contano quasi 600 edifici
o.."'"'

--
e una superficie complessiva di 54 e/lari
di terreni privati.

Fatta eccezione di qualche campo e degli


orti privati, i monti bassi (Il m onti situati
tra 450 e 750 m etri di altitudine) venivano

-
utili zzati soprauuuo com e prati naturali
dove si segava il fie no due volte all'anno
(in giugno e in agosto). Il bestiame minuto
saliva su questi m onti già a partire dalla
m età di m arzo sino agli inizi di maggio
e vi to rnava in parte a m età seuembre per
rimanervi fino a m età dicembre. Il bestiame
grosso vi soggio rnava soltanto durante
il mese di m aggio e da m età sellembre
a m età oaobre.

l prati naturali dei m onti alti (3 9 m onti


situati tra 600 e l '500 m etri di altitudine)
venivano fa lciati una sola volta nel m ese
di luglio. Il bestiam e grosso assiem e a quello 500

]] - -~
minuto soggiorna vano su questi m onti
durante i m esi di giugno, ossia prima

-
di salire sull'alpe, e nel m ese di seuembre. "' 0..
U o
l cinque complessi di pascoli alpini sono
situati tra l '200 e 2'000 m etri di quota:
tre sono di proprietà comune, uno è privato
e il quinto è in proprietà mista: comune
e privata. Questi alpi venivano caricati con
i/ bestiame grosso e quello minuto soltanto
o
per un m ese e m ezzo all'anno: dall'inizio
di luglio alla m età di agosto.
l Mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1011 12

Stabul azione
invernale
l l
Stabulazione
invernale
-
48
Figura37 In basso a d estra si vedo11o i due nuclei abitati di Briée In afro a si11istra si scorge il vasto alpe N imi (l '200-
e di Villa situati rispeuivam em e sulla colloide del Rio/e 2 ·ooo m etri s/ m . i11 proprietà promiscua co11 In vici-
Le stazioni del nomadismo alpino di Briée. sulla 1110rena jro11tnle del ghiacciaio della nan::.n di Maggia) e in a/10 n destra si intravede l'alpe
Maggio e so1w circondmi dalle co /w re promiscue. Pizit ( l '300- / '900 m etri slm. di proprieuì della chiesa).
a Gordevio l ve11ti magge11ghi col/taii O 300 edifici e w w superficie
Fotogra fia terrestre 193 1 complessiva di 35 ettari di terreni privati.
Nella fotografia terrestre si scorgo11o soprauuuo i du e
(Per ge ntile concessio ne de ll ' Ufficio fed era le vasti 111011ti alti di Brii11èsc ( 1'250 m etri slm. al ce11tro).
di topografia) di La M è/a (l '1 60 m etri slm. più in basso n sinistra) e il
piccolo monte di Piscio /a (l '248 m etri sl m , a destra ).

49
Figura38 Semina primaverile nel villaggio. Taglio del fieno.
Le stazioni del nomadismo alpino
aMenzonio Semina prima verile sui maggenghi. Trmferimenti del bestiame grosso.
Fonte: Armando Donati, M onti, uomini e pietre.
Locarno 1992
Raccolto esti vo nel villaggio.
DJ
rn Tra~ferim enti del bestiame minuto.

w Raccolto awwuwle sui maggenghi.

l due nuclei di Men zonio e di Pianezza 2500


sono situati a 700-800 m etri di altitudine
sui terra zzi m orenici adagiati ai piedi
del Pizzo Brunèsc.

l n questa prima fascia delle stazioni


inferiori nei campi cintati si coltivavano
la segale e la patata, si seminava in aprile
per raccogliere in agosto e si falciava il fieno
due volte all'anno (in giugno e in agosto).
- - 7!ii ••••• ~:;~ ~~
l
!
Il bestiame grosso rimaneva in basso l 2000
durante cinque-sei m esi, ossia da ouobre !
ad aprile e con un 'interruzione durante
il mese di novembre quando veniva fallo
o(.)

risalire sui monti bassi, mentre quello "'


minuto vi soggiornava solo durante
~"'
·o..
tre mesi: da metà gennaio a m età aprile. :;;:
....
--
l dieci maggenghi contano circa 240 edifici
e una superficie complessiva di 52 etta ri .. r.; ii.i 00 P"'io~ 1500
di terreni privati.
!
l monti bassi (4 monti situati tra 700 !
~
e l '200 m etri di altitudine) venivano anco ra .... !

-
intensamente utilizz ati per la campicoltura: ~ l
:2
Si seminava in maggio, si raccoglieva
in settembre e si segava il fieno due
volte all'anno (in luglio e in settembre).
Il bestiame grosso e quello minuto saliva
su questi monti durante il m ese di maggio.
01)
c
Q)
01)
01)

::E"'
- ..
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1000

ii
Quello grosso vi tornava per brevissimo o. j
tempo a cavallo dei m esi di settembre e
l
Q)

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ottobre per poi soggiornarvi anco ra durante

• ii
il m ese di novembre sino a m età dicembre. Ei
Per contro il bestiame minuto vi rimaneva
uno o due m esi invernali, da novembre
a gennaio.
-
u"'

••• ••• "":-.: •••


:i 3

~·-~
~
••
500
l prati naturali dei monti alti (6 monti situati
tra 800 e l '500 m etri di altitudine) venivano
falciati una sola volta all'anno du rante
il m ese di luglio. Il bestiame grosso assiem e
a quello minuto vi soggiornava a cavallo
tra il m ese di maggio e quello di giugno
e prima di salire sull'alpe. Il bestiame grosso
vi torna va per un brevissimo periodo nel
mese di se/lembre mentre quello m inuto
vi rimaneva per quasi due o tre mesi: o
da m età settembre a m età novembre e anche
m età dicembre. l Mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
l due pascoli alpini di Larecc e di Cocco
sono situati tra l '200 e 2'300 m etri di quota
e sono posti sui due versanti opposti della
Valle Lavizzara. Essi venivano caricati con
il bestiame grosso e quello minuto durante
tre mesi all'anno: da m età giugno a m età
sertembre.
Stabulazione
inve rnale
l l
Stabulazione
in vern ale
-

50
Figura 39 Semina primaverile.
Le stazioni del nomadismo alpino
a Campo Valle Maggia Semina estiva. Taglio del fieno.
Fonte: Kurt von Biire n. Die R ovanatiiler.

rn
Base! 1953
Raccolta estiva. Tra>ferimenti del bestiam e grosso.

w Raccolta alltllllllale. rn Trasferim emi del bestiame min11to.

l cinque nuclei dispersi che costituiscono 2500


la vicinan za di Campo VM. (N i va, S'cèda,
Piano, Campo e Cima/motto) sono
situati con i lo ro maggenghi in un 'unica
fascia posta tra 900-1 '800 m etri
di altitudine e adagiata sulle grandi masse
m o reniche depositate ai piedi del Pizzo
Bombogn.

In quesw prima fascia delle sta zioni


inferiori si fa lciava il fieno due volte 2000
all'anno fino a l '300 metri di quota
(a fine giugno e a fi ne agosto), memre più
in alto, e sino a l '800 m etri di altitudin e,
esso veniva segato una sola volta in agosto
e all'iniz io di settembre. Nei campi aperti
si colti vavano la segale e la patata fino
a l '450 m etri di quota. A Cima/mollo
si seminava /a segale primaverile in aprile,
le patate in giugno per poi raccogliere 1500
la prima in agosto e le seconde in ollobre.
Per contro, da N i va a Campo si seminava ..s::
01)
la segale invernale in autunn o. Durame t::
(!)
sei m esi (da m età ollobre a m età maggio) 01)
'c;;
01)
...0..
il bestiame grosso veniva fa llo svernare
fuori valle, generalm em e presso i comadini ~"'
'Oh (!)
01)
del So11oceneri. La sosta del bestiam e nella P..
~
E o1 o5
fascia dei villaggi e dei maggenghi era molto
breve: nei m esi di maggio, giugno e da m età
:; u"' 1000
sellembre a m età ollobre.

Nei tre comuni d 'alta quota di Campo


V M. , Bosco G urin e Fusio non esistono
le sta z ioni interm edie dei m o mi bassi
e di quelli alti.

La seconda fascia più alta è dunque


quella dei pascoli alpini che a Campo sono v v 500
posti tra l '300 e 2'400 m etri di quota
e situati sui due versanti della valle
omonima: qua liro alpi sul versante destro
opposto a quello dei villaggi e due su
quello sinistro. Essi venivano caricati
con il bestiame grosso durante due mesi
abbondanti all'anno: dall 'inizio di lug lio
all'inizio di sellemb re.

o
Mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Stabulazione
l Stabulazione
invernale invernale
fuori va lle fuori valle

51
seguito, ma non dappertutto, a una prima concentrazione spaziale e tempo-
rale della popolazione nelle stazioni inferiori. I villaggi diventano più com-
patti e sono composti da numerosi fabbricati mentre i soggiorni nelle sta-
zioni d'alta quota diventano più brevi. Infatti, mentre da una parte si sono
consolidate le autonomie amministrative delle comunità rurali, è aumentata
la popolazione e si intensifica l'emigrazione stagionale, d'altra parte il peg-
gioramento delle condizioni climatiche costringe i contadini ad abbando-
nare le colture d'alta quota e a intensificare l'allevamento a scapito dell'agri-
coltura di sussistenza.
- A partire dal Settecento i cambiamenti delle colture (decadenza parziale dei
cereali e delle piante tessili) indotti dall 'introduzione di nuovi prodotti ali-
mentari (prima il granoturco e poi la patata), dall'industrializzazione perial-
pina e dai nuovi mezzi di trasporto comporta nel contempo un ulteriore au-
mento della pastorizia a scapito dell'agricoltura, una nuova concentrazione
verso gli insediamenti del fondovalle e un restringimento del soggiorno di
uomini e bestie negli stazionamenti più alti. Inoltre, i villaggi, la campagna, i
maggenghi e gli alpi sono spesso devastati dalle innumerevoli alluvioni, dalle
valanghe (nel 1696 e nel 1749 a Bosco Gurin), dalle frane ciclopiche (nel
1594 a Fontana in Valle Bavona), dai scivolamenti (Ca' di Cai.izz e Ca' di
Bazza Cere n tino) e devono venire ricostruiti, spostati o definitivamente ab-
bandonati (fig. 40).
Dalle statistiche delle superfici elaborate dal Bernahrd 100 negli anni Trenta si
Figura40 deduce che la percentuale delle aree improduttive occupava ben la metà
Una dimora in muratura diroccata nella
frazione di Ca' di Biizz. Si noti la mensola dell'intero distretto. A sua volta il suolo produttivo era costituito dal 56% di bo-
perimetrale di pietra posta tra il primo schi, dal33% di pascoli, dal 9% di prati naturali ma solo dall'1,8% di campi e
e il secondo piano come pure gli architravi dallo 0,2 % di vigneti. L'86% di questo territorio produttivo era di proprietà
e gli stipiti monolitici che incorniciano pubblica. Le proprietà private occupavano dunque solo il14% e coincidevano
le due finestrelle. con le aree dei campi, dei prati naturali più qualche pascolo. Nei singoli comuni
(Forografia AERT).
questa percentuale di aree private andava da un minimo del5% a Bignasco a
un massimo del32% a Cavergno.
Verosimilmente questi rapporti percentuali rispecchiano uno stato di cose du-
rato quasi in modo immutabile per almeno cinquecento anni.
L'evoluzione dell 'uso del territorio e degli insediamenti negli ultimi cento anni
è descritta in modo pregnante dal Signorelli 101 : "I boschi di conifere, al di sotto
di una certa altimetria, sono artificiali e recenti. I castagni sono in decadenza
dappertutto; gli alberi di noce ormai sporadici ... campi di patate dov'erano
campi di canapa o di segale o di lino; prati dove erano campi; 'gerbi' dove erano
prati, e finalmente sassaie dov'erano pascoli ... Un occhio attento, scorrendo
sulle nostre campagne oggi, si chiede come dovessero apparire quando- ne re-
stano ricordi - le 'grà' fumavano, quando anche i più remoti 'monti ' avevano un
sistema di irrigazione leggibile qua e là, e 'pozzi di canapa ', quando le 'torbe'
biondeggiavano di spighe, e sentieri di capre, si, ma praticabili, andavano in
tutte le direzioni per dove adesso sarebbe impossibile penetrare. Per non dire
100. Hans Bernhard, op.cit., pagg. 5-11. le molte case divenute stalle, delle molte stalle divenute 'caneggi ', per tacere la
101. Martino Signore li i, op.cit. pag. 232. tristezza degli alpi abbandonati."

Tabella4
Evoluzione storica della popolazione secondo le tre fasce attitudinali

m etrislm 1591(a) 1765(b) 1801 (c) 1850(d) 100 1950 1990


(a) Il numero degli abitanti a cavallo tra
il XVI e il XVII secolo è stato calcolato dal
-500 4'350 3'434 4'010 4'742 3'264 3'175 4329
Signorelli (op.cit.) in base ai fuochi contati 54% 57% 60 % 64% 63% 69 % 86 %
in occas ione delle visite pastorali dei vescovi 500-1'000 1' 170 798 926 863 775 536 331
di Como Niguarda (1591) e Carafino (1626) . 14 % 13 % 14 % 12 % 15 % 12 % 7%
(b) Statistica pubblica ta dal Bonstelten
+1'000 2'590 1'791 1'725 1'795 1' 156 870 361
(op.cit. ).
(c) Ce nsi me nto della Re pubblica Elvetica. 32 % 30% 26% 24% 22 % 19% 7%
(d) Censime nti fede rali . Totale 8'110 6'023 6'661 7'400 5'195 4'581 5'021

52
Secondo i dati statistici sintetizzati nella Tab ella 4, me ntre nell a fascia interme-
dia degli insediamenti posti tra i 500 e i l '000 me tri s/m si assiste a un vero e pro-
prio abbandono solo a partire dal secondo dopoguerra, nella fascia al di sopra
dei l '000 me tri di altitudine (che nel secolo scorso accoglieva da 1/3 a 1/4 dell 'in-
tera popolazione de lla valle) si assiste invece a una diminuzione de mogra fi ca
lenta ma continua già a partire dalla fin e del Settecento.

Delle centralità limitate

La socie tà alpina preindustrial e abbisognava di un numero molto limitato di


sedi di scambio e di servizio. I principali edifici per importanza, per dime nsione
e per forma erano indubbiame nte le chiese parrocchiali , le quali non e rano sol-
tanto luogo di culto pe r quell e cerimonie religiose che sca ndivano i ritmi de lla
vita quotidia na e delle stagioni, ma accoglievano a nche le assemblee viciniali e
i processi pe r stregoneria , me ntre i processi di carattere penale e civile veni-
vano te nuti presso la dimora del ' Landvogt'.
I villaggi più importanti erano Cevio e Prato-Sarnico, ossia i capoluoghi de ll e
due comunità di valle e sede dell 'amministrazione dei cantoni confederati .
Solo nell781 viene concesso alla Comunità di Yalmaggia il diritto di te ne re due
me rcati annuali nel villaggio di Bignasco.
A livello locale di singolo villaggio le chiese con le frequenti cerimonie reli-
giose, i mulini e, più tardi , i lavatoi, gli spacci, le osterie e i gratti costituivano le
ra re strutture con funzione centrale.

Alcuni esempi di sistemi territoriali

La notevole diversità dei sistemi territoriali non pe rme tte una loro descrizione
per tipologi e a causa della mancanza di de nominatori comuni. Quest' ultimo
fa tto non è solamente riconducibile ai condizionamenti morfologici e altitudi-
nali ma anche all 'insie me delle più disparate contingenze dell a stori a degli uo-
mini e dell e famigli e, in particolare quella lega ta alle fortun e dell 'e mi grazion e.
Di conseguenza, e con accentuazioni dive rse, seguono alcuni esempi scelti ma
per nulla esaustivi , di alcuni sistemi territoriali.

Figura41
La pia zza di Cevio. A sinistra il portale
d 'ingresso e i torrioncini d 'angolo della
Casa Calan chini, già Fran zoni. A destra
l'Oratorio della Beata Vergine del Buon
consiglio eretto nel XV /Il secolo.
No nostante la notevole dimension e questa
"pia zza verde" (Franz L eonhard Ziegler,
1790, op.cit.) era il luogo dove, secondo
il Signore/li che si rifà a un documento
de/1411 , venivano eletti i deputati della
vicinan za di Cevio e si teneva la Sagra
di San Giuliano. Interessante il fa tto che,
già ne// 833, la Municipalitcì di Cevio
emanò per questa pia zza il primo
regolam ento edili zio di cui si ha notizia
in Ticino.
( !1/ustra zione estratta dal libro di M o ns.
Martino Signore /li, Storia della Va/maggia,
Locamo 1972).

53
Figura42 Villaggi e maggenghi in proporzione [ [ ] Chiese.
al numero degli edifici in ventariati.
La distribuzione e la suddivisione
funzionale dei principali Edifici diroccati, moderni o trasformati.
insediamenti della vicinanza
di Cerentino Frazioni: l . Co llinasca, 2. Ca' di Biizz, 3. Ca' di
Caii zz (diroccata e abbandonata da tempo), 4. Ca '
Sta/le-fienile di pietra o di legno. Torel/i, 5. Piè di Piod, 6. Co rt 'souo, 7. Chiesa, 8. Ca '
Scala l :25'000
di Giiin z, 9. Co rt'sora, I O. Carino, I l . Camanoglio.
Fonte : Inve ntario degli edifici situa ti fuori Maggenghi: 12. Ovi di Dentro, 13. Ovi di Fuori,
da ll e zone edificabili del _C om une di Ce rentino Dimore di pietra o di legno. 14. Co rte Secco, 15. Pigliegn. 16. Co rte della Costa,
17. Co rte Bisàu, 18. Campiòi.
A lp i: 19. A lp e Mater, 20. Corte Antico, 2 1. Pian Cròsc,
22. Orsaria.

54
Le undici fra zio n i d i Cerentino
Le terre di Cerentino sono situate tra i 700 me tri s/m di Colli nasca, i 2'477 me-
tri s/m del Madon e e a cavallo dell a confluenza dei due rami del fiume Rova na:
quello della Valle di Campo e que llo dell a Valle di Bosco (fig. 43).
All 'inizio dell 'Ottocento Cerentino contava circa 400 abitanti , cento anni dopo
il loro nume ro era già dimezza to (209 nel1900) e oggi conta ancora solo 53 do-
miciliati, di cui 24 con più di sessant'anni (1995).
Solo i 2/3 del territorio di 19 chilometri quadrati sono pote nzialme nte produt-
tivi : il 12% è di proprietà privata e 1'88% di proprietà pubblica. Negli anni
Trenta di questa superficie util e il 71% era no occupati da boschi , ill7 % e rano
pascoli , l'l I% prati naturali e solo lo 0,3% veniva utilizza to per la campicol-
tura.
Nel1901 quaranta contadini possedeva no 140 capi di bestiame grosso, 554 ca-
pre, 62 pecore e 34 maiali. I 225 e ttari di pascoli alpini posti tra i l '400 e i 2'300
me tri di altitudine erano distribuiti su quattro alpi caricati con 89 bovini, 259ca-
pre e 15 maiali. Nell919 si contavano ancora 1,4 ettari seminati con cereali , 2,4
etta ri di pa tate, 0,3 e ttari di orti famigliari e 169 alberi da frutta (1929): 71 meli
o peri, 18 ciliegi e 80 noci .
Secondo il primo Catasto della produzione agricola , all 'inizio del Novece nto a
Cerentino "e ra diffusa la filatura della lana e della canapa pe r uso domes tico",
ma nel1944 non si conosceva ancora la rotazione, "si coltivavano patate sul me-
desimo campo pe r più anni e, di tanto in tanto, quantità minime di segale", non
esisteva no aratri, " la trebbiatura del grano si faceva a mano serve ndosi di un
bastone", c'erano due forni privati me ntre i numerosi mulini situati a Collina-
sca e a Cori no era no già fuori uso.
Gli insediame nti so no costituiti da dieci piccole frazioni situate tra 750 e l '150
metri s/m, da sette maggenghi posti tra 800 e 1 '500 me tri di altitudine e da quat-
tro alpi compresi tra l '400 e 2'300 me tri di quota.
Le stazioni inferiori contano da un minimo di 8 edifici (Ca' Torelli) a un mas-
simo di 37 (Cort 'Sotto ), ossia un a media di 20 fabbricati per fra zion e. Le stalle
e le dimore sono frammiste e il loro numero si equivale quasi sempre.

Figura43
L'insediamento di Cere111ino: In basso
la fra zione di Cort ·Solto, a sinistra
le fra zioni di Cort' Sora e di Ca ' di Giiin z,
al cenlro la chiesa e la casa parrocchiale
isolare, a destra le frazioni di Ca rin o
e Camanoglio sovrastare dai p rari del
maggengo di Campioi (in alto a destra).
(Fo tografia terrestre allegata al Catasto
agricolo de/1944).

55
TabellaS
Statistica dei fabbricati di Cerentino
lnsediamenti Dimore Cascine Stalle-fienile Altri Diroccati
(altitudine) pietra legno pietra legno

l Collinasca (76 1) 15 8 6
2 Ca' di Biizz (875) 2 2 8
3 Ca' di Caiizz (93 1) 16
4 Ca' Torelli (924) 3 4
5 Pè di Piòd (954) 5 3 8 6
6 Cort' Souo (981) 18 17
Figura44
Questa grande dimora con corridoio 7 Chiesa (l '025) l 2
e scale centrali è situata nella frazione 8 Ca' di Giiinz (1' 100) 5 2 12 2
abbandonata di Ca ' di Btizz e presenta una 9Cort'Sora(l '/40) 9 4 7
facciata che dimostra una precisa volontà 10Corino(l '093) 9 2 14 3
compositi va. A ll'interno essa era pro vvista
Il Camanoglio (/ '136) 5 3 9 7
di una sala fode rata di legno e riscaldata
da una bella pigna di pietra altare m entre Stazioni inferiori 72 10 78 4 12 50
sul pianerottolo della scale era posta
una latrina. Sull'architrave m onolitico 12 O vi di Dentro (785) 2 8 2
della porta posteriore è scolpita la data 13 O vi di Fuori (793) 6 3
l 772 mentre sulla pigna, oggi dem o lita, 14 Corte Secco (l ' 182) 2 4 6
era incisa la data 1775.
(A ERT- V M.9.4, edificio non pubblicato). 15 Pigliegn (1'389) 4 3 5
16 Cortla Costa (l '445) 4 2
17 Cori Bisau (l '525) 3 2 7
18 Campioi (1 '456) 4 4 5 4
Maggenghi 19 29 7 27

Edifici sparsi 4 31 7 27

Totale 72 10 23 138 15 16 77
% 23% 6% 44 % 4% 22%

Rilievi e ffe ttuati ne ll ' ambito dell 'e laborazione de l Piano regolatore di Cere ntino (Studi Associati
SA, Lugano).

La chiesa parrocchiale giace isolata, nel centro geografico delle frazioni che si
trovano nel raggio di un chilometro di distanza in linea d 'aria e la sua prima con-
sacrazione conosciuta risale al1464. Sei delle dieci frazioni possiedono oratori
risalenti al XVII e XVIII secolo 102.
Quattro frazioni portano nomi di famiglie (Bazz, Calizz, Gilinz, Torelli) la qual-
cosa accredita la tesi del von Bi.iren secondo il quale nella Valle di Campo gli in-
sediamenti erano organizzati sotto forma di nuclei di famiglie 103 .
102. La chiesa parrocchia le è dedicata alla Bea ta In quasi tutte le frazioni si incontrano alcune belle case risalenti al Settecento e
Vergine delle Grazie ed è sta ta consacrata una se- all 'Ottocento (fig. 44) che ricordano le fortune di un 'emigrazione colta 104 • Ac-
conda volta ne l 1527. Gli oratori si trovano a Ca-
manoglio (S. A ntoni o da Padova, 1601), a Ca' di
canto ad esse, a Piè di Piod, Ca' di Gilinz, Cori no e Camanoglio, si trovano dimore
Catizz (S. Defe nde nt e, 1636, oggi diroccato e ab- di legno con la mensola perimetrale posta tra i locali d'abitazione e il granaio.
ba ndonato come l'intera frazione) , a Ca' Torelli
(S. Giuseppe, 1680), a Cori no (SS. Trinità, 1739), a
Collin asca (S. Giovanni Nepomuce no, 1761-
Le antiche fra zioni intensamente terrazzate di Linescio
1786) e a Cort 'Sott (S. Luigi Gonzaga , 1858). Fino al1757 Linescio faceva parte della parrocchia di Ce vi o e, fino al1858, il suo
103. Kurt von Btiren, Die Rovanatiiler, Be rn a territorio era parte integrante di quest' ultimo comune. Le terre di Linescio
1953, pagg. 168-182. sono situate a cavallo della Valle Rovana tra i 500 metri s/m del fiume omonimo
104. Si tratt a della famiglie Giovenni, Morettini e e i 2'446 metri s/m del Madone di Camedo.
Ped razzini. In particolare è o riginario di Cereo- All'inizio dell 'Ottocento Linescio contava circa 250 abitanti, cento anni dopo
tino quel Pi etro More ttini (1663-1737) attivo in
Itali a, Svizzera, Lussemburgo, soprattutto cono- il loro numero era rimasto sostanzialmente stabile (220 nel1900) mentre oggi
sciuto per ave r realizza to il Buco d'U ri (ossia il conta solo ancora 64 domiciliati: di cui 27 con più di sessant'anni (1995). L' unica
primo passaggio in ga lleri a attraverso le go le de ll a chiesa è stata aperta al culto nel1640 e ampliata nel1817-19.
Scho llenen, ai piedi de l passo de l Gottardo) e
aver progettato un coll egament o stradale tra la Il territorio potenzialmente produttivo rappresenta il 60% della superficie to-
Valmaggia e il Vallese mai rea lizza to. tale ed è costituito dall/5 di proprietà private e da 4/5 di proprietà pubbliche.

56
Negli anni Trenta di questa superficie utile il 68 % era occupato da boschi , il
13% erano pascoli , ill9 % prati naturali e solo lo 0,5% e ra destinato alla cam-
picoltura.
Gli insediamenti di Lin escio sono costituiti :
dall 'attuale villaggio principale formato da quattro 'quarti e ri ' situati sulla
sponda sinistra della Rovana , tra i 640 e i 680 metri s/m, che si sgranano a
monte e a valle della strada costruita alla fine de l secolo scorso (Linescio di
dentro, Canton di sopra , Canton di sotto e Lin escio di fuori);
dalle frazioni di Faido (posta sull 'altra sponda, a 700 metri di quota e da
tempo abbandonata), di Boia e di Mont (poste tra i l '000 e i 1 '3000 me tri s/m,
da tempo abbandonate come frazioni e utilizza te come monti);
da dieci magge nghi posti tra l '000 e l '550 metri di altitudine;
da un solo alpe (Camedo) compreso tra 1'700 e 2'100 me tri di quota .
L'insediamento di Li n escio di fuori (figg. 45 e 46) e le antiche frazioni di Boia e di
Mont sono circondate da un a fitta rete di ripidi terrazzamenti che si estendono
lungo 100-150 metri di dislivello arrampicandosi sui depositi morenici , di falda e
sino alle rocce affioranti che costituiscono il versante sud del Madone di Camedo.

Tabella 6
Statistica dei fabbricati degli antichi insediamenti principali
nel comune di Linescio
Figura45 In sediam ento Dimore Cascine Stalle Chiese Altri Superficie
L 'insediamento di Linescio di fuo ri con (a ltitudine) (c) con fienile o cappelle (d) ha
i terra zz i posti a monte de/nu cleo e della
strada circondati da selve castani/i e che Linescio (a), 664 76 72 5 27 (e)
si arrampicano sino alle rocce affioranti. Faida (b), 700 8 IO 6 (e)
( Fotografia terrestre allegata al Catas/0 Boia (a), 1'020 16 18 Il 4
agricolo de/1944). Mont (a), 1'023 27 9 26 Il 19
Totale 127 10 126 8 55
% 39% 3% 39% 2% / 7%

(a) Rilie vo di Arma ndo Dona ti , !m onti di Linescio. Brogli o 1989. copia dattiloscritt a e classifi ca-
tori de positati presso l' uffi cio A E RT.
(b) Rilie vo AERT.
(c) E difici multifunzio na li : di mo ra , sta ll a e fi e nile.
(d) Grà , mulini. fo rni . la va to i. grotti e edifici dirocca ti.
(e) Dato non rileva to.

Figura46
/t erra zz i privati di Linescio di fuori
circondati dalle proprietà comuni dei
boschi, dei pascoli e delle selve caswnili,
a/Ira versati dalla rete delle carrai i che
congiunge i diversi nuclei di case, gli
altri quartieri e i maggenghi posti in alto.
(Situa zione prima della costruzion e della
strada carro z zabile ricostruita sulla base dei
piani catastali del1870 e di quelli
al/ualm em e in vigore. Disegno A E RT
in scala l :4'000).

57
Mentre la frazione di Boia si presenta come un gruppo compatto di case cir-
condate da poca campagna, la frazione di Mont comprendeva ben 19 ettari di
terreni agricoli privati ed era suddivisa in quattro nuclei distinti: Mont ' zott,
Mont ' fora , Mont' zora e G 'emba rota.
L'antica funzione di stazione principale delle tre frazioni abbandonate di Fai do,
Boia e Mont è confermata anche dalla presenza di un numero notevole di case
a torre (12) e di case doppie (13) che assieme rappresentano ben la metà di tutte
le dimore rilevate (51).

L e corti e i villaggi montani di Brontallo e di Menzonio


Le terre di Brontallo e di Menzonio sono poste all'imbocco della Lavizzara, a
cavallo della Maggia, tra i 500 metri s/m del letto del fiume, i 2'429 metri s/m del
Pizzo di Brlinesc (sul versante destro) e i 2'385 metri s/m della Cima di Broglio
(sul versante sinistro).
All'inizio dei Seicento, secondo i rendiconti delle visite dei vescovi Ninguarda
(1591) e Caratino (1626) le due vicinanze contavano tra i 500 e i 700 abitanti.
All 'inizio dell 'Ottocento la popolazione era scesa a 250 unità mentre tra il1850
e il1900- e nonostante l'emigrazione che ha investito l'intera valle- i censi-
menti rilevano un numero pressoché costante di 350 abitanti che, solo a partire
dall 'ultimo decennio del secolo scorso, ha iniziato a diminuire sino a raggiun-
gere gli attuali 148 domiciliati (1995).
Solo il62% della superficie dei due comuni è potenzialmente produttivo e sud-
diviso nel15% di proprietà private e nell'85% di proprietà pubbliche. Negli anni
Trenta di questa superficie utile il71% era occupato da boschi, il16% erano pa-
scoli, 1'12% prati naturali e solo lo 0,2% era utilizzato per la campicoltura.
Nel1901 settanta contadini possedevano 297 capi di bestiame grosso, 442 capre
(di cui 366 a Menzonio) e 16 maiali. I 400 ettari di pascoli alpini posti tra i l '100
e i 2'200 metri di altitudine erano distribuiti su tre alpi caricati con 53 bovini, 280
capre e 4 maiali. Nel1919si contavano ancora2,2 ettari seminati con cereali, 2,1
ettari di patate, 0,1 ettari di orti famigliari. A Menzonio si potevano contare an-
cora 327 alberi da frutta (1929): 147 meli o peri, 128 ciliegi e 52 noci 105 .
Secondo i primi Catasti della produzione agricola del1944, a Brontallo non si
conosceva la rotazione mentre a Menzonio all'inizio del Novecento "si colti-
105. Il Catasto de ll a produzione agrico la de l 1944 vava molta canapa", si intercalavano le colture della patata e della segale e vi
dedi ca to a Brontall o non riporta il num ero degli era persino " un piccolo campo coltivato a patate all'altitudine di 1'800 metri".
a lberi da frutt a e si limit a ad afferm are che essi
sono pos ti "tra la ca mpagna e i fabbricati " e che In ambedue i comuni non esistevano aratri e la segale veniva "tagliata con la
" la loro presenza non ostacola i lavori de i campi ". falce messoria e battuta con un pezzo di legno".

Figura47
l terra zzamenti di Pianezz a nel Comune
di M en zo n io circondati dalle selve castani/i.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo dell944).

58
Figura48 Dimore. ~ Callaie.
Il maggengo di Mognèe
nel Comune di Menzonio ~
~ Muri di recin zione e di terra zz amenlo.
Scala l :2'500
Font e: Armando Donati
Monttuomini e pietre, L~carno 1992

Edifici religiosi.

59
Figura49 Dimore. ~Callaie.
11 maggengo di Scin~'iora ~
Comune di Menzomo Edifici multifunzionali: ~ Muri di recin zione e di terra zzamento.
Scala 1:2'500 dim ore e stalle-fiemle.
Fonte: Arm ando Donati,
Monri uomini e pierre, Locarno 1992 D Stalle-fienile.

• Edifici religiosi.

l
l
)

'
':
: )

60
Sino al1655 i due comuni formavano una so la vicinanza consorziata con que lle
di Bignasco e di Cavergno. Gli in sedi ame nti e ran o costituiti dai due villaggi si-
tua ti a ll a medesim a a ltitudine (720 me tri s/m), da venti maggenghi posti tra 700
e l '500 me tri di altitudine (7 bassi e 13 alti ) e da qua ttro a lpi compresi tra l '200
e 2'300 me tri di quota posti sui due versanti de lla valle.

Tabella 7
Statistica dei fabbri cati dei monti bassi nei comuni di Brontallo e Menzonio (a)
lnsediam enlo Dim ore Cascin e Stalle Chiese A ltri Superjìcie
(a ltiwdin e) (b) jìenile cappelle (c) ha
Pianél 6 18 l 4 9,4
Margonég_ia 14 38 4 14 12.5
Tanéda 6 20 4 4,9
CurlduMunt 15 28 11 10,3
Piégn 3 4 4 5,4
Révbra 5 2 IO l 2,9
Mognèe 17 6 32 2 12 Il,/
Scing_ 'ibra IO l 22 l 15 7,6
Monti bassi 76 11 172 IO 64 64, 1
% 23% 3% 52% 3% 19%
Figura SO
(a) Rilievo di Arm a ndo Do na ti . /m onti di Brontallo e di Men zonio. Brogli o 1989. copi a dattilo-
Un bell'esempio di casa a forre con
scritt a e classifica tor i de posit a ti presso l'uffi cio A E RT.
a fianco ww slalla-fieni le e una cascina.
(b) Edifici multifun zionali : dimora. sta lla e fieni le.
SiiUaiO sui m o mi di Margonégia, in
(c) Ca ntine, canvetti, to rbe. grà. ciste rn e e edifici dirocca ti .
locali là A l Bo /eu nel Comune di Bramai/o,
ques10 piccolo nucleo è coslruilo sul
suo lo comune della callaia. Nei due comuni la supe rfici e de i terre ni privati misura 220 ettari 106 di cui 64 si-
( Fowgrafia d i A rmando Donali).
tu ati sui monti bassi. Quest' ultimi offrono quindi 1/3-1 /4 de lle pote nzialità pro-
duttive agricole complessive.
Il notevole numero di case a torre (24 su 76 dimore rilevate, vedifigg. 50 e 54) e le
numerose iscrizioni di date risa le nti al XVII secolo (9 date) e al XVIII secolo (6
date) concorrono a va lorizza re l'ipotesi che- originariamente e forse ancora sino
al secolo scorso- qu esti insediame nti avevano la funzion e di stazione principale.
106. Arma ndo Donati . op.cit.. pag. 86. tabell a 2 1.
el 1934 la supe rficie co ltiva ta (pra ti naturali c
ca mpi ape rti ) misurava complessiva me nt e 95,6 Mogn ée
e tt ari corrisponde nti al 43,4% di tutti i terre ni pri- L'insediame nto di Mognée (Menzonio, 950-1 '150 me tri s/m, vedi fig. 48) oc-
va ti . Si tratta dell a cifra più alt a rileva ta da lle sta-
tistiche federali riport a ta nei Ca tasti dell a produ - cupa una superficie complessiva di 11 ettari ed è suddivi so in sei 'co rti ' parzial-
zione agrico la del 1944. me nte terrazza te e separa te dalle ca rrali.

Figura 51
L'insediam em o m onlano di Scing'iora
nel Com un e di M en zonio.
(Fowgrafia di A rmando Donali).

61
Figura 52 Dimore. ~ Callaie.
~ maggengo di Curt du Munt
omone di Brontallo Jdifici multifunziona /i· ~ Muri di recin zione e di terra zzamento.
Sca la I :2'500 tmore e stalle-fienile. .
Fonte: Armando Donati
M omt uomini e pietre' L oca
' rno 1992

~~~ Edifici religiosi.

EB

62
Figura 53
L'insediamento m ontano di Curt
du Muri/ nel Comune di Bromallo.
(Fotografia di Armando Donati).

63
Le dimore e le stalle-fienile sono aggregate in piccoli nuclei separati costituiti
di 3 a 8 edifici, generalmente posti lungo le carrai i, comunque sempre ai mar-
gini dei campi, quest'ultimi delimitati da muri di recinzione che li separano dai
pascoli , dal bosco comune e dai dirupi.
A monte dei primi tre aggregati principali, in posizione isolata si trova l'Orato-
rio di San Giovanni Battista la cui campana è datata 1684 mentre l'edificio
porta la data dell760. Sono gli edifici posti attorno a questo oratorio a presen-
tare le date più antiche (1661, 1690, 1738) mentre quelli più in basso e più in alto
portano date risalenti al XIX secolo.
Su un totale di 17 dimore: 8 sono costituite da due locali sovrapposti e 5 sono a
torre (fig. 54) . Due stalle sono attrezzate con un granaio separato. 12 delle 15
cisterne rilevate erano integrate negli edifici mentre le altre 3 erano isolate.

Scing'iOra
L'insediamento di Scing'iora (Menzonio, l '.000-1 '200 metri s/m, vedi figg. 49 e
51) occupa una superficie complessiva di 7,6 ettari densamente terrazzata.
Le dimore e gli edifici utilitari sono aggregati lungo la carraie di comunicazione
verticale. Su un totale di lO dimore: 5 sono costituite da due locali sovrapposti ,
due sono a torre (tre piani) e altre due presentano due locali posti in profondità.
Tre stalle sono attrezzate con un granaio separato mentre le quattro cisterne ri-
levate sono integrate negli edifici.
Figura 54 CurtduMunt
Questa dimora a due piani è situata
nel nucleo m ontano di Mognée' Z ott L'insediamento di Curt du Munt (Brontallo, l '050-1 '300 metri s/m, vedifigg. 52
nel Comune di Menzonio e porta la data e 53) occupa una superficie di 10,3 ettari densamente terrazzata.
1661 . Da notare il ciclopico apparato Le dimore e gli edifici utilitari sono suddivisi in due nuclei aggregati lungo le
murario e la m ensola perimetrale di lastre carrali di comunicazione orizzontali e, in parte, sono stati edificati sul terreno
di pietra che separa la parte abitativa comune. Su un totale di 15 dimore: 6 sono costituite da due locali sovrapposti e
dal granaio /igneo sovrastante.
(Fotografia di Armando Donati). ben 6 sono a torre (tre piani).

Revora
Il piccolo insediamento di Revora (Menzonio, 900-1 '100 metri s/m, vedifigg. 55
e 56) occupa una superficie complessiva di 2,9 ettari ed è suddiviso dalle carrali
in tre 'corti' separate e parzialmente terrazza te. La cappella posta lungo il sen-
tiero di accesso al monte porta la data dell711.

Figura 55
Il piccolo insediamento m ontano
di Revd ra nel Comune di M enzonio.
(Fotografia di Armando Donati).

64
Le dimore e gli edifici utilitari sono suddivisi in tre nuclei composti da 4 a 7 ed i-
fici: i primi due aggregati lungo le carrali di comunicazione orizzontali mentre
quello più in alto è posto al centro della corte.
Su un totale di 5 dimore: 4 sono costituite da due loca li sovrapposti e un a sola è
a torre (tre piani) .

La struttura fondiaria di Moghegno


Moghegno è il più piccolo comune della valle e le sue terre si estendono solo sul
versante destro tra i 300 metri s/m del fiume Maggia e i 2'018 metri s/m del Ma -
done.
All 'inizio dell'Ottocento Moghegno contava circa 300 abitanti , nel1850 essi rag-
giungevano quasi le 400 unità ma cento anni dopo il loro numero era dim ezzato
(205 nel1950) mentre oggi conta 287 domicili ati (1995).
L'attuale chiesa parrocchiale è sta ta edificata nel XVIII secolo, ma l'esistenza
della comunità è già attestata in un documento del1204 e, a sud del villaggio, è si-
tuata un 'importante necropoli tardoromana. U n secondo ora torio isolato in
mezzo alla campagna e dedicato all 'Annunziata è stato consacrato solo nel 1850.

Figura 56
Il maggengo di Revbra nel Comun e
di Menzonio com a l 7 edifici: cinque dimore,
due cascine e dieci sralle-fienile, e occupa
una superfi cie agricola di soli tre e/lari.
(DisegnoAERT Scala 1:2 '500.
Fonte: Armando Donati, Monti, uomini
e pietre, Locarno 1992).

65
Negli anni Trenta dei sette chilometri quadrati di territorio il92% era produt-
tivo, di cui il17 % costituito di proprietà private e 1'83% di proprietà pubbliche.
Di questa superficie utile il67% era occupato da boschi, il16% erano pascoli,
1'15 % prati naturali e, nonostante la posizione sul fondovalle, solo 1'2% era uti-
lizzato per campicoltura e la viticoltura.
Nel1901 una settantina contadini possedeva 227 capi di bestiame grosso, 412
capre, 27 pecore e 80 maiali. Nel 1944 si contavano ancora 8,8 ettari seminati
con cereali, 4 ettari seminati con patate, 0,7 ettari di orti famigliari, 10 mila ceppi
di vite (1934) e 139 alberi da frutta (1929): 57 meli o peri, 51 ciliegi e 31 noci.
Alla fine del Settecento, nel fondovalle, oltre ai "prati disseminati di campicelli
di miglio", negli "orticelli" si coltivava "qualche rara patata, alcuni cavoli, al-
cune rape, della canapa, dellino" 107 . Secondo il Catasto della produzione agri-
cola, nel1944 a Moghegno veniva praticata la rotazione tra le patate, il grano-
turco, il frumento o la segale, ma esisteva un solo aratro e si trebbiava con il ba-
stone.
Gli insediamenti di Moghegno sono costituiti da un villaggio compatto situato
su un terrazzo alluvionale del fiume Maggia, da molteplici ronchi posti sui de-
positi morenici e le conoidi che formano la fascia pedemontana, da ben dodici
maggenghi ubicati tra 700 e l '300 metri di altitudine (2 bassi e dieci alti). La vi-
cinanza non possedeva alpi propri ma solo diritti d'erba sugli alpi del Comune
di Gresso, in Valle Onsernone.
La campagna posta a valle del villaggio si estendeva su tutto il terrazzo alluvio-
nale ed era suddivisa in lotti grandi "al massimo come un 'aiuola" 108 . Questa si-
tuazione è ben documentata dal piano di rilievo per la progettazione del rag-
gruppamento dei terreni eseguito nel1926 (fig. 58) e dalla fotografia terrestre
scattata negli anni Trenta (fig. 57).
Da questi due documenti si deduce che la campagna a sud del villaggio era sud-
divisa in tre comparti:
- un primo terrazzo sopraelevato costituito da strisce perpendicolari al corso
del fiume di 70-170 metri di lunghezza, di 2-10 metri di larghezza e coltivate
intensamente con granoturco;
- un terrazzo più basso con la medesima struttura fondiaria ma piantato in
modo più estensivo intercalando prati naturali, segale, patate e granoturco;
- infine, la conoide del Ridi dentro era suddivisa in strisce irregolari, parallele
107. Karl Viktor von Bonstetten, op.cit. , pag. 31.
al fiume Maggia e, più in alto, in fondi quadrangolari, il tutto utilizzato quasi
esclusivamente come prati naturali.
108. Franz Leonhard Ziegler (1790) , in Renato
Martinoni, Viaggiatori del Settecento nella Sviz- In altre parole, le colture più preziose erano concentrate sui terreni sicuri men-
zera italiana, Lo camo 1989, pag. 320. tre i prati naturali erano quelli più esposti alle ricorrenti e devastanti alluvioni.

Figura 57
La campagna di Moghegno.
(Fotografia terrestre allegata al Catasto
agricolo dell944 ).

66
Figura 58 La struttura f ondiaria della cam pagna di Moghegno
checirconda/'Oratorio dell ' A mutnziaw ( 1850). Sulla
La struttura fondiaria del fondovalle destra i fondi situati sui du e terra zzi allu vionali sono
costituiti da strisce perpendicolari al fium e Maggia
diMoghegno lunghe da 70 a / 70 m etri e largh e da 2 a IO m etri. Per
Sca la l: l '000 comro, nella parte inferiore della conoide del Ri di
Dentro i fo ndi corrono paralleli alle curve di livello
Fonte: R aggruppamento Terreni m em re p i lÌ in alto si trasfo rman o in ronchi dalla fo rma
nella Ca mpagna di Moghegno, Locarno 1926 quadrango lare. Il perimetro dei campi aperti è segnato
dai mureui di cinta che imp edi vano al besriame che
pascolava nell'alveo del fi ume e nelle selve castani/i di
in vadere i co ltivi.
In grigio sono segnati i f ondi disp ersi di un singo lo
propriewrio.

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67
Alcuni esempi di aggregazione edilizia

Le numerose varianti di distribuzione funzionale dei fabbricati , la grande di-


versità tipologica degli edifici (vedi capitolo successivo) e i disparati innesti di
edilizia urbana importati dagli emigranti fanno in modo che in Valmaggia, più
che altrove, non esiste villaggio che si somigli. Di conseguenza, più che una sin-
tesi tipo logica, la presentazione di alcuni esempi di villaggi ha come unico scopo
quello di illustrare le notevoli differenze di aggregazione che si possono incon-
trare lungo un percorso che non supera i cinquanta chilometri di distanza.
I nuclei abbandonati di Presa e di Faido
Presa eFaido sono due dei tanti microinsediamenti del fondovalle abbandonati
da almeno un secolo.
L'interesse per questi due nuclei è dato dal loro antico statuto di 'frazione' o di
'terra' , dalla presenza di dimore mai modernizzate, non ancora completamente
diroccate, dunque testimoni dei modi di vita preottocenteschi e con un grado di
conservazione tale da permettere analisi archeologiche esaustive 109 •
Presa di sotto
L'insediamento di Presa era la principale 'terra' della Vicinanza di Bignasco
posta in fondo alla Valle Bavona, a mille metri di altitudine ed è stata occupata
permanentemente sino a quando la frana ha costretto i suoi abitanti a spostarsi
Figura 59 al di là del fiume sull 'area dell'attuale frazione di San Carlo.
Rilievo f un zionale dell'insediamento Ciò che resta dell'antica Presa di sotto (fig. 59) - ormai completamente sommersa
abbandonato di Presa di sotto in dal bosco e minacciata dalla frana - sono 24 manufatti in gran parte diroccati,
Valle Bavona (Comune di Bignasco). sparsi tra i massi di una frana ciclopica preistorica e circondati da piccoli terrazza-
(Rilievo A ERT, 1997. Scala 1:1'500.
L egenda vedi fig. 68). menti. Si tratta di un oratorio, nove dimore e due stalle-fienili accertate tali , men-
tre i resti degli altri manufatti non sono più identificabili. Inoltre, sono state indi-
viduate cinque costruzioni sotterranee (spliii , S) e un orto pensile (0). I soli edi-
109. Faido è stato rilevato dagli studenti della Se- fici non ancora diroccati sono due case 'a torre' e l'oratorio. Di quest'ultimo sono
zione architettura de lla Scuola tecnica superiore ancora in piedi il campanile la cui base risale al XIV secolo (1345), la cella del XVI
nel contesto del progetto AERT durante la cam- secolo con i resti di affreschi datati 1524 mentre il portico prospiciente è stato spaz-
pagn a dell 985. L'insediam ento di Presa è invece
stato rilevato ne ll 'autunnodel1 996 e dell 997 die- zato via da due successive alluvioni (1945 e 1975). Le due case 'a torre' sono costi-
tro suggerimento dell ' Ufficio protezione monu- tuite da una cantina a volta, da un locale al piano terreno che accoglie il focolare,
menti storici che ha proceduto anche alle analisi da un secondo locale al piano superiore e da un sottotetto. La dendrocronologia
dendrocro nologiche. Vedi la mo nografia di Giu-
lio Foletti ne ll a Miscellanea in calce a questo vo- ha accertato che la 'casa a torre ' posta più a sud (fig. 60) risale alla fine del XIII se-
lume. colo mentre l'altra 'casa a torre' e la dimora doppia risalgono al XVI secolo.

Figura60
La sezione e la fa cciata est di una delle
due case torre di Presa di sotto ancora
rimaste in piedi. La cantina seminterrata
presenta un soffitto di pietra
a volta, al piano terreno il camino
della cucina è a parete, il primo piano
è accessibile solo con una scala esterna
e il sotto tetto è particolarmente spazioso.
La dendrocrono logia consente di affermare
che l'edificio risale al X III secolo.
(Rilievo AERT 1996. Scala 1:150).

68
D egli altri sette edifici d 'abi tazio ne acce rta ti come tali quattro presentano la
cantin a a volta, due h anno solo due piani mentre l ' ultimo è una dim ora doppia.

Faido
Fa ida , antica frazione di Cevio 11 0 , è situ ata sul versante destro della Va ll a Ro-
vana lungo la mul a ttie ra che da Bosche tto (a ltra frazione di Ce v io posta sul fo n-
dovalle) portava in Valle di Ca mpo e in Va lle di Bosco prima che, alla fin e
dell 'Ottocento, venisse costruita la strada ca rrozzabile lungo il ve rsa nte sini-
stro.
A rrivando da Bosche tto e poco prima di giungere al vill aggio, a va lle del se n-
tiero si incontra un a ca ppella ben conservata.
Faida è oggi comple tame nte somme rso dal bosco ma è megli o conserva to di
Prese dato che, sino all 'inizio di questo secolo, era ancora utilizza to come mag-
gengo da parte delle fami gli e di Ce vio propri eta rie degli immobili .
Il villaggio si sviluppa lungo la mulattie ra ed è costituito da otto dimore accer-
tate tali , da dieci sta lle-fie nile e da sei dirocca ti (Jigg. 61 e 62). ln tutto 24 edi fici
edifica ti sui depositi morenici che ri coprono le fasce in fe ri ori dei due ve rsa nti
dell a R ova na e circondati , a monte e a va lle, da numerosi te rrazza me nti oggi
resi invisibili dall a boscagli a impe rante ovunque.
Sono degne di nota le due dimore doppie situate all 'imbocco orientale del vil-
laggio. Quella a monte della mul attie ra (VM.l 5.4) è posta di punta, conta ben
qua ttro piani , prese nta un portica to chiuso e un loggiato frontale pure parzial-
Figura 61 me nte chiuso me ntre quell a a va ll e è pos ta di fascia, conta tre piani , presenta un
Rilievo fun zionale dell 'insediamenTO
abbandonato di Faido nel Com une corridoio e un a sca la centrali, ed è munita di un fo rno appoggiato alla pare te
di Linescio. ovest. In ambedue le dimore i loca li del pia no in fe riore presentano un soffitto
(Rilievo AER T, 1985. Scala 1:1'500. a volta (fig. 62). La dimora successiva è posta di punta e conta quattro pia ni con
Legenda vedi fig. 68). due locali posti in profondità. Dietro quest' ultima e a ffi anca ta ad essa si trova
la dimora a torre più piccola rileva ta dall ' AERT (VM.15 .6, non pubblica ta) . In
pi a nta essa misura 2,0x3,0 me tri , conta tre pi ani più un sottotetto e il foco lare
centrale posto al secondo pia no è costituito da un a pioda ribassa ta e incastrata
nelle travi del pavime nto appositamente intagli ate.
Nella parte occide ntale della frazione due dimore e un a stall a-fie nil e poste di
punta fo rmano un a corte prospi cie nte all a ca ll aia. La dimo ra sulla sinistra è
doppia e conta due pi ani mentre quell a centrale è a torre, conta tre pi ani e pre-
Il O. Prima de l 1858 Fai do e ra. con Linescio. un a senta un ann esso de lla medesima altezza. Die tro di esse l' ultim a dimora accer-
de lle tant e frazioni di Ce vio. ta ta del nucl eo del vill aggio è pure posta di pun ta e conta tre pia ni.

Figura62
Rilievo tipologico dell'insediam ento
abbandonato di Faido nel Com une
di Li n esci o e prospello degli edifi ci
posti a monte della mulauiera che sale
da Boscheuo e aura versa il nucleo.
(RilievoAER T 1985,. Scala 1:1'100).


• • •

69
Il villaggio compatto e promiscuo di Sonlerto
Sonlerto è una delle undici 'terre' della vicinanza di Cavergno poste nella Ba-
vona e, come l'intera valle, era abitata tutto l'anno prima che- a partire dal Cin-
quecento e verosimilmente dopo la caduta delle frane di Ritorto e di Fontana-
fosse ordinata la proibizione di soggiornarvi durante i mesi invernali: da no-
vembre ad aprile.
Senza contare gli edifici sparsi nella campagna queste 'terre' contano circa 350
fabbricati , una decina di oratori e innumerevoli cappelle poste lungo la callaia
della valle. I villaggi più grandi (50-60 edifici) sono quelli Sonlerto, di Fontana
e di Foroglio, quest'ultimo posto ai piedi della valle sospesa di Calnègia.
Fatta eccezione della torba posta all 'entrata nord del villaggio, i 53 fabbricati
principali di Sonlerto sono tutti in muratura e sono stati edificati tra le rocce di
una frana ciclopica preistorica (figg. 64 e 65).
L'oratorio dedicato a San Giuseppe porta incisa sull 'architrave della porta del
campanile la data 1598.
La campagna che circonda il villaggio si estende a ventaglio sui terrazzi allu-
vionali del fiume Bavona e sulle conoidi originate dai riali che scendono dal
versante destro della valle. Dov'era possibile, sotto i massi sparsi nel villaggio
sono state scavate grotte artificiali, gli sp!Ui, mentre sopra quelli disseminati in
mezzo alla campagna sono stati eretti muri in modo da formare terrazzi artifi-
ciali pensili con funzione di prato, campetto e orto.
Il villaggio si presenta assai compatto, in particolare attorno all 'oratorio e alla
Figura63 piazzetta prospiciente 11 1, quest'ultima interamente circondata da dimore, una
In questa fotografia apparsa in un opuscolo
propagandistico pubblicato in occasione delle quali presenta elementi di edilizia romanica di notevole fattura.
dell'inaugurazione della f erro via Locarno- Le stalle-fienile sono in buona parte situate ai piedi dell'insediamento e a diretto
Ponte Brolla-Bignasco si vede un edificio contatto con la campagna, almeno sino alla costruzione della strada carrozzabile
in muratura di Sonlerto (VM. 8.1, (1956). Alcune di esse sono invece disseminate tra le case d'abitazione.
non pubblicato) con la radice del tetto Il numero delle dimore (28) supera quello delle stalle-fienile (24): 16 sono dop-
appoggiata ai pilastri !ignei della loggia
tramite delle lastre rotonde del tutto simili pie, 6 sono case a torre di tre piani, 15 sono provviste di logge di cui 9 poste sul
a quelle dei f unghi delle torbe. Iato di gronda e 6 frontali. In quest'ultimo caso si tratta di una tipologia assai
(Per gentile concessione di Giuseppe rara che si incontra in questa densità solamente a Sonlerto.
Martini). La dimora con porticato e loggiato posta a meridione dell'oratorio (VM.8.1 ,
non pubblicata) presenta sotto la gronda una mensola costituita di lastre di pie-
111. A nche se di dim ensioni molto modeste, que l-
tra che continua anche sul frontone. Una vecchia fotografia mostra che anche i
la di Sonle rto può esse re conside rata un a de lle pilastri Iignei del ballatoio erano provvisti di capitelli con le medesime dimen-
rare pi azze esistenti in Valle Maggia. sioni e forme delle lastre circolari dei funghi che sostengono le torbe (fig.63).

Figura64
Rilievo fu nz ionale dell'insediamento
di Sonlerto in Valle Bavona (Comune
di Cavergno).
(Disegno A E RT sulla base dei rilievi
eseguiti nell 978 dagli architetti Busolini
e Cantoni nell'ambito del Piano Regola/ore
di tutela della Bavona. Scala 1:1 '500.
Legenda vedi f ig. 68).

70
Figura 65 . dell'insediam ento
Rilievo llpologtcft Bavona (Comune
di Sonlerto 111 Va e
di Cavergno ). ' sulla base dei rilievi . .
(Disegno A ER7 r architeui Busolmt .
eseguiri ne11 9(8 d~g t del Piano RegolarOJ e
e Canroni nel/ am uo Scala 1:1 '000).
di rwela della Ba vo/10 .

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71
Il villaggio compatto di Brontallo con le dimore e le stalle-fienile
separate in quartieri
Il villaggio di Brontallo è situato a 720 metri di quota, all 'imbocco della Laviz-
zara e sopra un terrazzo morenico posto a 150 metri sopra le gole che il fiume
Maggia percorre prima di sfociare a Cavergno. All'inizio dell 'Ottocento il co-
mune contava circa 316 abitanti (1808), cinquant'anni dopo il loro numero era
quasi dimezzato (1850, 173 abitanti) per poi diminuire più lentamente ma co-
stantemente sino agli attuali 71 domiciliati (1995).
La chiesa parrocchiale- isolata e posta al di là del riale che separa le terre di
Brontallo da quelle dei maggenghi di Margonègia- è dedicata a San Giorgio.
L'attuale edificio è stato costruito nel1652 in sostituzione di una precedente co-
struzione consacrata nel1516 ma già citata in un documento del1496.
La campagna attorno al villaggio è molto ripida, circondata di selve castanili e
intensamente terrazzata per ricavare quei campicelli dove un tempo cresce-
vano "rigogliosi la segale ed il miglio" 112 •
Figura66 Il villaggio è compatto, adagiato sull'ossatura dei terrazzi agricoli e presenta
Le stalle del villaggio di Brontallo una particolarità unica in Valmaggia e in tutto il cantone: le dimore e le stalle-
in Valle La vizzara sono raggruppate fienile sono difatti nettamente separate in due differenti quartieri. Mentre le
in un quartiere separato. stalle-fienile sono state costruite a forma di ventaglio nella conca posta sotto le
(FotografiaAERT, 1996).
rocce instabili del Sasso della catena, le abitazioni sono invece edificate sul pro-
montorio più sicuro posto est.
I 117 fabbricati di Brontallo sono in mura tura, costituiti da 66 stalle-fienile, 51
case d'abitazione e sono generalmente posti di punta (fig. 67).
Quasi tutti i fienili presentano delle facciate e dei timpani costituiti di tondoni
incastrati nei muri laterali oppure nei correnti del tetto. Quest'ultimi presen-
tano una struttura a puntoni con la capriata posta davanti al timpano (fig. 66).
Metà delle case d'abitazione si presenta con i frontoni generalmente aperti ed
è munita di ballatoi !ignei situati sulla facciata rivolta verso valle e (fig. 67).
In questo caso siamo confrontati con una tipologia di ballatoio che si incontra
ancora con questa densità soltanto a Brontallo ma che doveva essere maggior-
mente diffusa anche nel resto della Valmaggia.
Nella seconda metà dell 'Ottocento sul davanti del villaggio sono state costruite
quattro case doppie disposte a schiera, una bella casa d'abitazione riccamente
decorata mentre altre dimore preesistenti sono state intonacate sostituendo i
112. Karl Viktor von Bonste tte n, op.cit. , pag. 44.
Secondo la Guida della Va!lemaggia si contano ballatoi !ignei con terrazzine di pietra munite di ringhiere di metallo e i tetti a
ben 22 chil ometri di muri di sostegno. due falde con tetti a padiglione.

Figura67
La fo tografi a di un gruppo di dimore
del villaggio di Brontallo in Valle Lavizzara
scattata a cavallo del secolo mostra
la presen za di numerosi ballatoi /ignei posti
sulla fa cciata frontale rivolta verso valle.
(Cartolina postale. Per gentile concessione
dell'Archivio f ederale dei m onumenti
storici, Berna).

72
Figura68 Dimore premoderne. Edifici religiosi.
Il rilievo funzionale del villaggio
di Brontallo Dimore con ballatoio o porticato
Sca la l: l '500 e loggiato.
Fonte:AERT
Dimore ouocenresche.

D Stalle-fienile. ~ Co rsi d 'acqua.

EB

73
L e corti, i porticati e le logge del villaggio compatto di Villa
La frazione di Villa (Comune di Gordevio) è situata a 350 metri di quota sopra
una grande more na frontale posta di traverso alla valle principale prima che
questa cambi di direzione per infilare le gole di Ponte Brolla. A sud questa mo-
rena è stata parzialmente erosa dal Riale de lla Villa che scende dalla Val Teia
mentre, a monte, essa è lambita dal Riale di Briée che sce nde dalla Val di Gei 113 •
All 'inizio dell 'Ottocento l'intero comune contava circa 241 abitanti (1808). Du-
rante i primi cinquant'anni de l secolo scorso il loro num e ro è dapprima aumen-
tato (373 abitanti nel1850) per poi diminuire le ntamente e costantemente sino
al minimo dei 246 abitanti contati negli anni Trenta per poi riprendere, grazie
alla sua vicinanza a Locarno, e raggiungere agli attuali 726 domicili ati (1995).
La chiesa parrocchiale posta all 'entrata meridionale del villaggio è dedicata ai
Santi Filippo e Giacomo. L'attuale edificio è stato costruito nel1723 in sostitu-
zione di una costruzione già citata in un documento del1334.
La campagna ai piedi villaggio- oggi occupata dai villini periurbani - si stende
sopra la grande morena, dunque al sicuro dall e devastazioni dei due riali che la
circondano. Per contro, a monte, la campagna della frazione di Briée è posta
sull a conoide del riale omonimo soggetta a frequenti inondazioni.
Il villaggio è compatto, allungato ai pi edi delle falde rocciose sopra le quali è si-
tuato il maggengo di Archeggio e si presenta come un insie me di piccoli aggre-
ga ti a forma di L, costituiti di due o tre dimore con portico e loggiato, delimitati
da muri di cinta di diversa altezza talvolta chiusi da portali.
Figura69 I 72 fabbricati civili di Villa sono in mura tura, costituiti da 30 stalle-fienile e da
In questa corte di Villa (Comune
di Gordevio) fotografata attra verso 42 dimore semplici o doppi e poste generalmente di fascia (fig. 71) .
il grande portale d 'ingresso si vede, Le stalle-fienil e sono intera mente di pietra, sparpagliate un po' ovunque e tal-
sulla destra, la tradizionale loggia /ignea volta costituiscono uno dei corpi di chiusura delle corti.
memre sulla sinistra essa è stata sostituita Le dimore supera no raram ente i due piani e più di 3/4 di esse presentano i por-
da elementi dell'architettura urbana ticati e i loggia ti tipici de l fondovalle Valmaggese sostenuti da pilastri di pi etra
colta: archi, volte a crociera, pilastri
e colonne neoc/assiche di granito.
al piano terreno, di legno a l primo piano, muniti di capitelli di legn o spesso de-
(G. R. Zinggeler, 1864-1954. corati con incisioni a dente di lupo e sca le estern e per l'accesso al primo piano
Per gentile concessione dell'A rchivio poste di fronte ad essi (fig. 70).
fede rale dei m onumenti storici, Berna). Ne ll 'O ttoce nto, ma anche prima, molte di queste dimore sono state abbellite,
decorate e, in alcuni casi, i porti ca ti e i loggia ti ligne i sono sta ti sostituiti con ar-
chi e volte a crociera di pie tra intonacati e sostenuti da be lle colonne e pilastri
113. Karl Vik tor von Bonstetten, pag. 33. Nel neoclassici di gra nito (fig. 69) . Altre dimore, ma solo in cinque casi, presentano
1795, descrive ndo le terre di Gordevio, questo au-
tore rileva che " Il riale di Gordevio devasta orri - invece ballatoi muniti di ringhiere di ferro mentre una sola di esse prese nta la
bilmente la poca ca mpagna rimasta " . tipologia ottocentesca con il corridoio e le scale centrali.

Figura 70
Una delle tante corti di Villa (Comune
di Gordevio) con i porticati e le logge
costituiti al piano terreno da pilastri
m onolitici e al primo piano da pilastri
di legno muniti di capitello, pure di legno.
Le scale esterne di accesso al primo piano
invadono la corte.
(G. R. Zingge/er, 1864-1954.
Per gentile concessione dell'Archivio
federa le dei m onumenti storici, Berna).

74
Figura 71
Rilievo funziona le dell 'insediamento
di Villa nel Comune di Gordevio in Bassa
Valmaggia.
(Ri/ievoAERT 1991. Scala 1:1'500.
Legenda vedi fig. 68).

75
Il villaggio disperso di Cima/motto con le dimore /ignee munite
di mensola perimetrale
La frazione di Cimalmotto (Comune di Campo Valle Maggia) è situata a 1'450
metri di quota e adagiata su un ampio terrazzo morenico posto a 150 metri so-
pra le gole che il fiume Rovana la cui erosione è una delle cause principali del
devastante scivolamento dell 'intera massa detritica verso del fiume.
All'inizio dell'Ottocento il comune di Campo V.M. contava 549 abitanti (1808),
di cui ben 1/3 viveva nella frazione di Cimalmotto. Durante i primi
cinquant'anni del secolo scorso il loro numero è dapprima rimasto sostanzial-
mente stabile (506 abitanti nel1850) per poi diminuire sempre più celermente
sino agli attuali 72 domiciliati, di cui ben 31 (43%) sopra i sessant'anni (1995).
Cimalmotto possiede una parrocchiale dedicata alla Madonna Assunta. L'edi-
ficio è posto al centro dell 'insediamento. Sull'architrave della porta si legge la
data del1749, anno nel quale fu dipinta anche la crocifissione del Borgnis, ma
sembra che la costruzione della chiesa risalga agli inizi del XVII secolo.
Figura 72 La campagna attorno al villaggio è molto dolce e, sino alla metà di questo se-
In questo edificio la m ensola perimetrale colo, doveva sembrare a una gran scacchiera di campetti di segale e di patate in-
che separa il piano terreno dal sottoteuo tercalati dai prati naturali (fig. 73).
è particolarmente visibile (V M. 7. 7) .
Il villaggio è disperso e adagiato senza disegno percepibile sui rilievi ondeggianti
(Fotografia AERT /996).
del grande deposito morenico. Degli 83 fabbricati che compongono l'insedia-
mento di Cimalmotto 57 sono di legno (69%), 18 sono di pietra (22 %), 46 sono
dimore (55%), 24 sono stalle-fienile (29%) e 5 sono torbe su funghi (fig. 74).
Fatta eccezione di soli tre edifici, tutte le stalle-fienile sono costituite da una
struttura lignea di tondoni posata 'a castello' sopra uno zoccolo di pietra e, as-
sieme alle cinque torbe su funghi , sono indistintamente distribuite tra le case
d'abitazione e la campagna.
Anche le abitazioni lignee sono appoggiate sopra uno zoccolo in muratura e,
quasi tutte salvo una (30 dimore, ossia più di 113 di tutti gli edifici), sono munite
di una mensola perimetrale posta tra la struttura inferiore di travi squadrate e
quella superiore del sottotetto formata in gran parte da tondoni (fig. 72) . Esat-
tamente la metà di queste dimore presenta delle aggiunte laterali in mura tura.
Anche in questo caso siamo confrontati con una tipologia funzionale (granaio
integrato all 'abitazione) e costruttiva (mensola perimetrale) che si incontra an-
cora con una tale densità soltanto nel territorio di Campo Vallemaggia, in par-
ticolare a Cimalmotto.
Nel Settecento e nell 'Ottocento sono state costruite grandi dimore di pietra di
cui la metà munita di ballatoi (8 su 15).

Figura 73
L'insediamento alpino di Cima/motto
nel Comune di Campo V. M. visto da sud-est
m ostra una chiara prevalen za di edifici
/ignei. In primo piano si nota la scacchiera
dei campeui di segale e di patate intercalata
dai prati naturali.
(Cartolina postale. Per gentile concessione
dell'Archivio f ederale dei monumenti
storici, Berna).

76
Figura74
U rilievo funzionale
Dimore di legno con l senza m ensola
p erim etrale.
rn Swlle-fienile di legno l di pierra.

del villaggio di Cimalmotto Torb e S II [11nghi.

IJ
Dimo re d i legno con aggiunte di pietra.
nel Comune coli l sen z a m ensola p erim etrale.
di Campo Valle Maggia
Dimore prem odem e di pierra Diroccali o edific i m odemi o fo rrem em e
Scala 1:1 '500 con l sen za ballatoio. rrasfo rmari.
Fon te:AERT
Dimore ouoce/1/esche di pierra Edifici religiosi.
con / sen za bal/aro io.

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77
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. teramente di legno.
Dimore tn Stalle-fienile d t. 1egno ; di pietra.
Figura 75funz•.ona
Il rilievo . le del villaggio
di Bosco-Gurm M <mf'"-
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Scala 1:1 '500
Fon te:AERT

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79
Il villaggio walser di Bosco Gurin
Il villaggio di Bosco Gurin è situato a 1'500 metri di quota, in fondo alla vasta
valle fluvio-glaciale di Bosco e sopra i detriti di una frana preistorica.
All'inizio dell'Ottocento il comune contava 248 abitanti (1808). Durante i
primi cinquant'anni del secolo scorso il loro numero è dapprima aumentato
(382 abitanti nel1850) per poi diminuire sempre più celermente sino agli attuali
66 domiciliati, di cui ben 1/3 con più di sessant'anni (1995).
In una pergamena del1253 la colonia walser di Bosco viene già citata come vi-
cinanza autonoma con un proprio console. La chiesa parrocchiale posta sopra
il villaggio è dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo ed è stata consacrata una
prima volta nel1253, riconsacrata e probabilmente rifatta una seconda volta
nel 1464 e successivamente rimaneggiata negli anni 1581, 1779 (costruzione
dell'attuale campanile) e 1842. A valle del paese, lungo la vecchia mulattiera, è
situato l'Oratorio della Madonna della Neve eretto nel1724 per ricordare la ca-
tastrofica valanga caduta trent'anni prima.
La campagna circostante costituita da prati naturali si estende sulla pianura al-
luvionale del torrente Rovana, sulle conoidi e sui depositi morenici situati
lungo il versante sinistro. All'inizio del secolo essa era ancora coltivata con
quasi cinque ettari di patate mentre le colture dell'orzo e della segale segnalate
dal Ghiringhelli 114 erano già del tutto scomparse.
Nel1901le statistiche contavano circa 200 bovini di cui 150 caricati sugli alpi del
Wolfstaffel e del Grossa! p (1909). Nel1944 si contavano ancora 144 bovini, 160
Figura 76 capre e 137 pecore posseduti da 39 contadini mentre oggi il numero dei capi è
Una delle spaziose torbe su funghi
di Bosco Gurin con le celle del sotto tetto dimezzato (73 bovini) e tenuto da otto contadini (1993) .
aggettanti sulle due fa cciate frontali. A causa delle distruzioni causate dalle valanghe il villaggio ha subito continui
(Per gentile concessione dell'Archivio spostamenti e ricostruzioni 11 5 . Di conseguenza- e nonostante che molte guide
fe derale dei m onumenti storici, Berna). lo presentino spesso come un tipico villaggio walser di legno- 2/3 delle dimore
costruite prima del1900 sono in mura tura.
Nel villaggio assai compatto si possono riconoscere tre quartieri distinti, dei
quali due contigui e il terzo isolato (fig. 75):
- Ai piedi della chiesa, in direzione ovest, sono concentrate le antiche abita-
zioni !ignee mescolate alle stalle-fienile e alle torbe (fig. 77).
- A sud e a est si trovano solo edifici d'abitazione di pietra premoderni che in-
114. Paolo Ghiringhe lli , op.cit. , pag. 126. globano un piccolo nucleo di sei dimore !ignee.
11 5. Le cron ache hanno tramandato alcune di - Infine, in un quartiere separato dai primi due, posto a 200 metri a est della
queste tragedie: Ne l 1695 un a valanga fece 34
morti e cinqu ant 'anni dopo, ne11749, un 'altra va- chiesa e ai lati del sentiero che porta all 'alpe del Wolfstaffel, si snodano una
langa causò altre 41 vittime. quarantina di stalle-fienile e di torbe (fig. 76).

Figura 77
Una delle fotografie del villaggio di Bosco
Gurin scattate da Jakob Hun z iker ne/luglio
de/1 887. Le due torbe centrali presentano
ancora i tipici sostegni a forma di fungo
che nel f rattempo sono stati eliminati.
Per contro, le due dimore poste ai lati sono
ancora esistenti.
(Jakob Hun z iker, 1827-1901.
Per gentile concessione dell'Archivio
cantonale di Aarau).

80
Senza le stalle poste a ovest del riale che scende dal Wandfluhhorn e ricostruite
dopo la valanga del1925 , all 'inizio del XX secolo il villaggio di Bosco contava
135 fabbricati 11 6:
- 24 dimore lignee poste sopra uno zoccolo in mura tura , di cui quattro intera-
mente di legno mentre le altre venti presentano dei corpi laterali o retro-
stanti di pietra adibiti per accogliere il focolare ;
- 43 dimore di pietra;
- 52 stalle di cui 19 con il fienile interamente di legno, 21 esemplari con gli an-
goli in mura tura nei quali sono incastrati i tondoni, e 12 interamente in mu-
ra tura;
- 16 torbe di grande dimensione (fig. 76).
La forma e l'organizzazione delle dimore !ignee ricalca il tipo chiamato 'Got-
tardo' costituito da uno zoccolo di pietra con funzione di cantina , di ripostiglio
o anche di stalla per il bestiame minuto, da un volume retrostante, pure in mu-
ratura , che ospita la cucina, la bocca della pigna e la scala per accedere al piano
superiore e al sottotettb e da una struttura !ignea posata ' a castello ' che acco-
glie la stanza principale riscaldata dalla pigna e, ai piani superiori, le camere.
Anche se in numero molto ridotto, si incontrano a Bosco delle dimore intera-
mente di legno che richiamano i modelli vallesani e walser dove, nella cucina li-
gnea, il focolare è posto in una nicchia di pietra.
Le dimore in mura tura presentano una distribuzione funzionale dei locali che
corrisponde alla traduzione in pietra del modello !igneo ' Gottardo'.
A Bosco siamo dunque confrontati con una densità e, nel contempo, una pro-
miscuità di tipi di dimore !ignee e di pietra che nel resto della Yalmaggia si in-
contrano solo episodicamente: un esemplare di dimora di tipo vallesano a Ci-
malmotto, alcuni esemplari di tipo ' Gottardo' in Lavizzara (Sarnico e Fusio) e
dimore in muratura, pure di tipo 'Gottardo', sempre in Lavizzara (Prato-Sar-
nico e Peccia) . Per contro, è solo a Bosco che si trovano le spaziose torbe di tipo
116. La tipologia dei fabbricati è sta ta ricostruit a
sull a base delle fotografi e scattate a cavallo del se- vallesano ('stadel' , granaio per covoni con aia centrale) mentre sono del tutto
colo. assenti le più piccole torbe di tipo valmaggese.

81
Appunti sull'edilizia rurale in Valmaggia

Da Jakob Hunziker a Max Gschwend 11 7, a dipendenza dell 'origine culturale


degli autori e parlando della Valmaggia, le varie monografie sull'edilizia rurale
dedicate al Ticino hanno privilegiato i manufatti di pietra o quelli di legno.
Mentre Hunzike r si limita a descrivere gli edifici di Fusio, di Peccia e di Bosco
- saltando dunque a piè pari tutta la Valmaggia della pie tra - , lo Gschwend e lo
stesso Bianconi - fatta eccezione delle torbe e della monografia di quest' ultimo
dedicata alla Valmaggia 11 8 - dedicano relativamente poco spazio all 'edilizia li-
gnea. In particolare, nessuno di questi autorevoli ricercatori sembra aver no-
tato la grande diffusione e unicità della mensola perimetrale.
Nell'ambito di questo Atlante sono stati rilevati una sessantina di edifici:
32 di pietra, di cui due stalle (Someo) e un forno per il pane (Cimalmotto in
Valle Rovana) ;
14 di legno, di cui cinque torbe e un mulino per la canapa (la pesta di Fusi o in
Valle Lavizzara);
14 dimore o complessi di abitazione nella Bassa Valmaggia nella forma sem-
plificata del rilievo tipologico (scala 1:100).
I fabbricati di legno rappresentano dunque quasi 114 dell 'intera documentazione
raccolta a testimonianza dell 'importanza storica e culturale di questo tipo diedi-
fici , soprattutto alla luce dei problemi sempre aperti sulle loro origini , in parti-
colare su quella delle torbe e sul significato funzionale e strutturale delle men-
sole perimetrali che cingono anche molti edifici misti o interamente in mura tura.
Attualmente si possono ancora incontrare dimore di legno solo in fondo alle
117. Si veda la bibliogra fi a in calce a questa intro- valli Rovana e Lavizzara, in particolare a Ci mal motto, a Bosco Gurin e a Fusi o.
duzione generale. Molte di queste case sono state da tempo trasformate in stalle-fienile, oppure
118. G iova nni Bianconi , Va/maggio, Agno 1969. giacciono abbandonate, o sono state di recente trasformate in case di vacanza
119. La strada ca rrozzabil e de l fondovalle viene sino a renderle quasi irriconoscibili. Nessuno ricorda quando e da chi furono
ro;:alizzata tra il1 814 e il1 824 mentre le valli supe- erette dato che la costruzione di pietra ha definitivamente sostituito quella li-
riori vengo no all acci ate solo all a fin e dell 'Otto-
cento.
gnea già a partire dagli inizi dell'Ottocento prima ancora della realizzazione
120. La fe rrovia a sca rtamento ridotto da Locarno
delle strade carrozzabili 11 9, della costruzione della ferrovia 120, dello sviluppo
a Bignasco viene in augurata ne l 1907 e soppressa del primo turismo escursionistico e del ritorno d'oltre oceano degli emigrati più
ne l l965. fortuna ti 121 (fig. 78) .
121. Emblematico per questo fenomeno è il co- La catalogazione di fabbricati premoderni in una serie di tipi ritenuti rappre-
sidde tto "quartiere ame rican o" di Someo costi - sentativi dell 'insieme degli edifici ancora esistenti o documentati è da inten-
tuito da palazzine urbane in stile neocl assico po-
ste in be lla fil a lungo la strada di accesso al vecchio dere come un semplice strumento sinottico per facilitarne la lettura senza an-
nucleo. cora pretendere di formulare interpretazioni storico-geografiche.

Figura 78
Il quartiere o ttocentesco del villaggio
di Big nasco nel quale prevalgono
le tipologie edilizie urbane con il corridoio
e la scala centrale mentre dietro la chiesa
si intra vede l'architettura neoclassica
dell'Albergo Basodino. Nella campagna
retrostante sono anco ra numerosi i campelti
di segale (s ulla sinistra) e si scorgono
le corti pedem ontane circondate dalle
selve castani/i (sulla destra) .
(G. R. Zinggeler. Per gentile concessione
dell'Archivio f ederale dei m onumenti
storici, Berna).

82
La catalogazione tipologica degli edifici valmaggesi che segue ha attinto alla
ricca documentazion e già pubblicata (Hunziker, Bianconi, Gschwend e Rossi) ,
a quella raccolta da Armando Donati 122 e ai rili evi effettuati dagli studenti della
Sezione di architettura della Scuola tecnica 123 .
Ricordando le categorie analitiche della geografia umana : fun zionale, formale
e genetica, l'analisi tipologica degli edifici tiene sistematicamente conto solo
delle prime due ma deve rinunciare alla dimension e diacronica per mancanza
di materiali probanti sufficienti. Infatti le preziose analisi effettuate per conto
dell 'Ufficio cantonale per la protezione dei monumenti storici 124 permettono
di valutare l'età dei singoli edifici lignei e di pietra ma non la loro diffusione ti-
pologica in un determinato momento storico e in un 'a rea geografica indivi-
duabile.
Inoltre, in Valmaggia - nonostante la persistenza di un 'economia agropasto-
rale arcaica e sostanzialmente immobile che non ha conosciuto, almeno sino
alla metà di questo secolo, innovazioni incisive ma solo condizionamenti
esterni - il parco edilizio ha subito continue variazioni e adattamenti formali e
funzionali che rendono particolarme nte ardua anche una semplice analisi sin-
cronica delle varianti tipologiche. La diversità dei materiali usati (legno o pie-
tra) , le varianti funzionali dell e dimore (con o senza porticati, ballatoi o logge
posti sulle facciate di fronte o di Iato) , quelle tecnich e (sistema portante del
tetto e dei ballatoi, mensol e perimetrali , torba su funghi 125 , ecc.) fanno della
Valmaggia un vero e proprio ginepraio tipologico e un crocevia di culture edi-
lizie differenti (fig. 79) .

Caratterizzazione tipologica delle dimore di legno 'a castello' valmaggesi

Aspetti formali
122. Armando Donati, l m onti della Va/maggia - Tutti gli edifici di legno valmaggesi appoggiano su uno zoccolo in muratura
Rela zione fina le a/lavoro di ricerca svolto negli spesso seminterrato e raramente intonacato. Nei casi di forte pendenza lo zoc-
anni 1987-89, Broglio 1990. Testi da ttiloscri tti vari
c 12 classificatori depositati presso l' Ufficio colo occupa solo la metà a valle del perimetro costruito.
AERT. Sopra questo piedistallo appoggia una costruzione di tondoni o di travi squa-
123. Vedi la Presentazione in capo al volume. drate sovrapposte, generalmente di larice e fissate agli angoli con incastri a im-
124. Si veda la mo nografi a curata da Giulio Fol etti morsatura. Salvo eccezioni (nella dimora rileva ta a Fusio la facciata frontal e è
nella Miscellanea in calce a questo volume dedi - leggermente aggettante, VM.l2.3, vedi fig. 87) le pareti della struttura ' a ca-
cata ai rilievi dendrocronologici eseguiti in Val- stello' appoggiano sull'asse del muro, più raramente lungo il filo esterno o
maggia.
quello interno.
125. Vedi la monografia di Luigi Martin i sugli edi-
fici !ignei valmaggesi ne lla Miscellanea post a in Alcuni edifici (dimore, stalle-fienile e torbe) sono doppi , bipartiti longitudinal-
ca lce a questo stesso volume. mente lungo il colmo oppure, ma più raramente, perpendicolarmente ad esso.

Figura 79
Questa veduta di Fusio fotografata
nell'estate de/1887 mostra una grande
varietà di tipologie edili zie concentrate
in pochi m etri quadrati. L e dimore
di legno a mano/oca/i sovrapposti
(in basso al centro), quelle 'a torre'
(in alto a sinistra), quelle di pietra
con i ballatoi sul frontone (a l centro)
e la bella dimora ouocemesca
che domina il frame del villaggio.
(Jakob Hun ziker, 1827-1901.
Per gemi/e concessione dell'Archivio
cantonale di Aarau).

83
Le dimore a monolocali sovrapposti sono assai diffuse in tutte le località dove
esistono edifici Iignei (fig. 82).
Le case doppie (fig. 84) sono bipartite longitudinalmente lungo la direzione del
colmo (Cimalmotto, VM. 7 .6) oppure - ma molto più raramente - suddivise tra-
sversalmente ad esso (Cimalmotto, VM.7.7 e Piedipiodi, VM.9.1).
Accanto a questo primo gruppo di edifici coesistono anche dimore con due lo-
cali posti in profondità e anche in questo caso ve ne sono di semplici (fig. 83) e
di doppie (fig. 87).
Infine, ma solo in Valle Rovana (Cimalmotto e Bosco Gurin), si trovano case
doppie e a due locali in profondità interamente di legno e quasi sempre affian-
cate sui Iati da costruzioni in mura tura (figg. 81 e 88) .
In Alta Lavizzara alcuni tetti di stalle-fienile erano ancora ricoperti con scan-
doloni di legno di larice mentre in tutte le altre località la copertura è costituita
da piode di gneiss.
Il grado di rappresentatività numerica e geografica degli edifici con i timpani
aperti (figg. 82 e 83) non è stato individuato e tantomeno analizzato.
In presenza dei ballatoi le gronde frontali e quelle laterali sono aggettanti. Sul
prospetto frontale l'aggetto del colmo può raggiungere fino i due metri di lun-
ghezza (Cimalmotto, VM.7.6).
Gli edifici muniti di mensole perimetrali poste sotto il livello del pavimento del
sottotetto o dell'ultimo piano- e che dividono la parte inferiore della struttura
'a castello' in travi squadrate da quella superiore in tondoni- rappresentano un
Figura SO tratto assolutamente peculiare dell'edilizia Iignea valmaggese sinora non an-
La m ensola perimetrale di questa dimora
doppia di Cima/motto (V M. 7. 7) è ben cora rilevato in altre regioni Alpine (fig. 80).
visibile e separa i locali d 'abitaz ione Constatata la grande varietà e compresenza di tipi, anche solo in prospettiva
realizzati con travi squadrate dal grande sincronica è impossibile considerare uno solo di essi come particolarmente rap-
sotto tetto in rondoni del granaio alto presentativo.
un intero piano.
(Fotografia AERT).
Aspetti fun zionali
N ella descrizione degli aspetti funzionali si impone l'uso del verbo al passato in
quanto una grossa fetta di dimore Iignee è stata da tempo trasformata in stalle-
fienile, la maggior parte di quelle ancora abitate è stata adattata alle esigenze
del comfort moderno, mentre un cospicuo numero di fabbricati giace abban-
donato in attesa di essere trasformato in casa di vacanza.
Dal punto di vista funzionale in Valmaggia si riconoscono due grandi famiglie
di abitazioni !ignee: quelle dove il focolare trovava posto nello zoccolo di pie-
tra e quelle con due vani in profondità dove la cucina era situata nel locale po-
steriore, generalmente in mura tura.

FiguraSI
Questa dimora doppia di Bosco G urin
è affiancata da due costru z ioni in muratura.
Quella a destra, di due piani, è posta
sotto la continuaz ione del ietto
a fa lde dell'edificio principale m entre
quella a sinistra, di tre piani, è posta
perpendicolarmente ad esso.
(Fotografia A ERT).

84
Figura82 Le dimore semplici a locali sovrapposti sono cosTituite Rispetto alla dimora di Nivo quella di Cima /m otto
da uno zoccolo di pietra con fun zione di cucina sopra (V M. 7.5. questo edificio, diversam ente da quanto af-
Tipologie di edifici !ignei valmaggesi il quale è nppoggima ww struflura /ignea ·n castello·. ferma lo Gsclnvend, no n è Wl semplice granaio) pre-
La parte inferiore è realizz ata co11 travi squadrate e senWwl aggelfo delle falde del tetto di o ltre t m m etro e
Dimore semplici ospiwle altre fun zioni abitative m entre quella supe- m ezzo sopra la facciata fromn le in m odo da f ormare
riore è forma/li CO/l to1Jd011i solo scorteccimi ed era un loggiato coperto.
adibita ad essiccmoio dei covoni, granaio e deposito. A Piedipiodi (V M.9.2) il ballatoio corre lungo i flato di
Tra questi du e piani corre tma m ensola perimetrale ag- gronda. Sopra la stanza provvista di ww pigna la stmt-
geuame verso l'esterno. costituiw da assi imegrate tura intondoni del granaio è altatm im ero piano e sof-
nella costm zio11e ·a castello ' e collegme agli angoli con fiuata in m odo da formare un souoteuo i cui timpani
w1 in castro a mezzo legno. sono aperti su ambedu e i fronto ni.

Nivo-Campo V.M. Cima/m otto-Campo V.M. Piedipiode-Cerentino


(AER T, non rilevato) VM.7.5 VM.9.2

piano
cantina

piano L

D
terreno

rm

nr - - --------- ~ -- ,
l l
l
'l
l
primo
p iano !
!
''

~~~~~~~~tt __ j

prosp ello
principale

85
Figura83 Le dim ore semplici a due vani in profondità sono ge- La dimo ra di Nivo p resenta delle caratteristiche miste
neralmente composte da una costru zione di pietra con p eculiari: L o zoccolo di pietra ospita una grande cu-
Tipologie di edifici lignei valmaggesi f un zione di cucina posta sul retro e da una struttura /i- cina. So tto di essa si trova una cantina completam ente
gn ea 'a castello ' p osta sul davanti e appoggiata su uno interrata e con un soffitto a volta di botte com e il vano
Dimore semplici zoccolo seminterrato in muratura con fun z ioni di ser- delle scale p osto sul retro. A l primo piano la struttura
a due vani in profondità vizio (cantina, d eposito di attrezzi, stalla per il bestia- /ign ea è suddivisa longitudinalmente in due camere
me minuto). mentre una terza cameretta è stata installata occu-
Al piano terreno della struttura /ignea si trova la stanza pando parte del vano delle scale in m odo da p oter ac-
provvista di pigna m entre il piano superio re è situata la ced ere al ballato io laterale.
cam era da letto. La scala di accesso al piano superiore
e al sottotetto è situata nella cucina stessa.
A Bosco Curi n il camino a nicchia è m olto sp orgente,
dietro le scale è p osta una latrina e, sulla faccia ta fron-
tale, il tetto con il timpano aperto è aggettante di quasi
un m etro.

Nivo-Campo V.M Bosco Gurin


(Silvano Lanzi) (Biancon i e Gschwend)

piano
cantina

piano
terreno

primo
piano

L_ ____________ j

prospetto
principale


86
Figura84 L e dimo re doppie sono cosriwire da u11o zoccolo di La dimora doppia di Piedipiodi ( VM.9.1) è suddivisa
pietra cile ospita le cu cine sopra il quale è appoggiata trasversalm ente e presenta du e piani abitabili accessi-
Tipologie di edifici lignei valmaggesi ww strutlllra /ignea ·a castello·. bili solo dalresrem o tramite ballatoi laterali profondi
La parte inferiore è rea lizz aw con tra vi squadrate e Wl m etro. A l piano terreno w w d elle stan ze è munita di
Dimore doppie ospita le altre fu11 zio11i abitative m entre quella supe- pigna. Sul retro è appoggiata wrn piccola costru zione
riore è formata con rondoni solo scorrecciati ed è adi- dì servizio con il piano superiore costiwito da ww
bita ad essiccato io, granaio e d ep osito. struflura a traliccio.
Tra questi du e piani corre 1111a m ensola p erim etrale ag -
geuante verso l'estern o, cosrituiw da assi inregrme
nella costru z ione ;a castello' e collegate agli ango li con
1111 incastro a m ez zo legno.
La dim ora doppia di Cima /m o llo (V M. 7.6) è suddi-
visalongiwdinalmente lungo /alin ea d el colmo e pre-
Se/l tali/l bai/moio fro lltale pro tetto dalle falde del tello
aggeuanri di quasi du e m etri.

Cima/motto-Campo V.M. Piedipiod-Cerentino


VM. 7.6 VM.9. 1

piano
cantina

• •

piano
terreno

primo
piano
!!
"
"
~
'-------

prospello
principale

87
Nel primo tipo di edifici lo zoccolo di pietra è sovente seminterrato e accoglieva
la cucina con il focolare aperto posto al centro del locale o lungo una delle pa-
reti. Il fumo veniva fatto uscire dalla porta oppure da qualche pertugio posto
tra la muratura e la struttura !ignea sovrastante. Il primo piano ospitava la
stii.va , ossia la stanza principale utilizzata anche come camera da letto e non di
rado munita di pigna (Piedipiodi, VM.9.1 e VM.9.2,figg. 82 e 84). Raramente
si trova un secondo piano abitabile (Piedipiodi, VM.9.1) e, in generale, il piano
successivo - separato da quello sottostante con una mensola perimetrale -
aveva funzione di essiccatoio , di aia, di granaio e di deposito delle altre derrate
alimentari. I ballatoi frontali o laterali servivano anch 'essi da essiccatoio per la
segale che, a causa dell'alta quota, doveva essere tagliata ancora prima della
sua completa maturazione 126 . In alcuni edifici , in un locale laterale (Cimai-
motto, VM.7.4) , o in un corpo laterale posto di fianco allo zoccolo (Cimai-
motto, VM.7.6), oppure, ma più raramente, sotto la cucina (Niva), si trova una
cantina, con il soffitto a volta.
Nelle dimore a due vani di profondità Io zoccolo veniva invece utilizzato per il de-
posito di materiale o di utensili, per il ricovero del bestiame minuto e come can-
tina. Il piano successivo accoglieva le principali funzioni domestiche. Nella metà
retrostante la cucina con il focolare aperto posto contro una delle pareti di pietra
a livello del pavimento o leggermente sollevato all'altezza di un gradino, talvolta
munito di una cappa per convogliare il fumo verso una feritoia aperta diretta-
mente nel muro in quanto le canne fumarie e i comignoli vennero aggiunti sola-
Figura85 mente a partire dalla fine dall'Ottocento. A Fusio (VM.l2.3) dietro il focolare si-
Il gruppo di edifici /ignei situato ai piedi
della chiesa parrocchiale di Bosco Gurin. tuato nella metà ovest della dimora doppia era posta la bocca di un forno inte-
A sinistra, sopra la stalla, si vede una grato in un corpo laterale separato. Sul davanti , nella costruzione lignea si trova
dimora semplice a due locali in profondità la stanza principale: la stii.va, accessibile dalla cucina (Bosco Gurin; Fusio,
con il corpo retrostante in muratura m entre VM.12.3) oppure dall'esterno (Cimalmotto, VM.7.3), assumeva la doppia fun-
in alto a destra la dimora doppia con due zione di soggiorno e di camera da letto , ed era quasi sempre munita di una pigna
locali in profondità è interamente di legno.
(G. R. Z inggeler. Per gentile concessione con la bocca da carico rivolta verso la cucina. Quando esiste, il secondo piano abi-
dell'A rchivio fede rale dei m onumenti tabile è accessibile con una scala interna posta nella cucina (Bosco Gurin,fig. 83) ,
storici, Berna). la camera posta sul davanti è identica a quella sottostante e vi dormivano gli altri
membri della famiglia. Infine, si accede al sottotetto direttamente dall'interno
(Bosco Gurin,fig. 83) oppure soltanto passando dall'esterno con delle scale a
126. In fa tti , e di versa mente dalle altre regioni ti- pioli o in muratura (Cimalmotto, VM.7.3). Si deve supporre che, a dipendenza
cin esi dove è diffusa l'edilizia lignea (Bienio e Le- delle sue dimensioni, nel sottotetto potevano trovare posto le funzioni più di-
ventin a), in Va lm aggia non si trovano le rascane e
non si conoscono neppure testimonianze scritte sparate: da quella di fienile (Cimalmotto, VM.7.3) , di granaio , di deposito di altre
della loro esiste nza in passato. derrate alimentari e di camera per dormire.

Figura86
Questa dimora doppia con due locali
in profon dità situata a Cima/motto
(V M. 7.3) ha il corpo retrostante delle
cucine in muratura m entre su davanti
era provvista di un ballatoio e di una
doppia latrina.
(Fotografia A ERT).

88
.. fondirà sono com -
~almaggesi do~truzione pwrr~ftuwra
ie a du e vam tn pro osw sul retro,dov~
l dfioppl;~/e da/~e ~~ltro
· di Cinwlmollo ( VM. del presenr:'
tdel.3) lei/o af!-
un~ ~e un~i~ra os~: r~~rro
Le dim ore di /ignea ca La dim ora protello da una plC-
Figura 8_7 . difici l ignei
~lbtc~r muratura eco~l.ll
appo~~feremi
1111 ballatoiO
euanfl dt w 1t d. eìetra inrerrouo
cheosptataeva du e larrine srm -
~olacostruzione affiancar~
Tipologae da e. e a due vam poste da cucine e da su 11110 zocco
Dimore d~~P• sono
ste/lo pos a
sul da vami, fun ziom d; 'te-
e'z i stalla per' rp . l 12.3) è
minterraro '." e osito dt aur ... '
inprofondlta m em che. ia di Fusw (\ M. na streua costru
·, ;o (cantma, d p . . trovano du e
a~~~;,~, l~fo:o/are.
La dim ora dopp ·ara laterale da ti , appoggiato un
VI ' . · I O) /rgnea SI • ·o
apr~ Pd'$"~
sriame mtiW .o della smmura . . uoreuo, tm ch e» lungo wua la tre sull'altro lnsprega-
A l piano terren li pigne mentre lf_sodibiro a fi emle o a
stan z~ f.!'or,~'J~~e(,o qu_a uro va_m , e a
zione dr prerbocca si thetro r. era una terza
suddt~tsod. e f! ~i accesso e a fia nco
fo m o la CIII Il occolo <h pietra VI della porta eu
bi/mente,
posta nel/':'atrro
derrate alimentan. sono estern e.
deposi/o .r
Le scale di accesso al souoreuo t rata.

Cima/motto- Campo V.M. Fusi o


VM.7.3 VM.l2.3

piano
canttna

piano
terreno

prospetto
princt.pale

89
Figura88 A Cima/motto (V M. 7.4) la dim ora doppia a due vani In questo caso si tratta di uno dei rarissimi edifici /ignei
in profondità è composta da una struttura interamente di grandi dim ensioni che presenta la m ensola perime-
Tipologie di edifici lignei valmaggesi di legno appoggiata sul davanti sopra uno zoccolo di trale di separa zione tra la parte inferiore della struttura
pietra seminterrato che ospita le du e cucine affiancate formata da tra vi squadrate e quella superiore del sor-
Dimore doppie a due vani da altrettanti locali di servizio. Il piano terreno è sud- totetto in rondoni.
in profondità diviso in quattro locali di legno. Lungo il frontone
corre un ballatoio m entre sui fia nchi sono appoggiati
due corpi in muratura. Quello sulla sinistra è un sem-
plice corridoio a sua volta affiancato da una latrina
m entre il corpo sulla destra è suddiviso in due locali, di
cui quello a valle provvisto pigna.
Il sottotetto è suddiviso in tre locali: du e sul davanti e
unosolosul retro. Quest'ultimo è a sua volta suddiviso
da un impalcato.

Cima/motto-Campo V.M.
VM.7.4

piano
cantina

piano
terreno

prospetto
principale

90
Figura89 In Valmaggiaunnumero considerevole di torbe è stato La pseudororba di Cambleo ( V M.20. / ) presema 111111
tra!)formato e usato com e abita zion e già in ep oca pre- struttura e un 'organi zza zio ne fun zionale del ffltto
Tipologie di edifici lignei valmaggesi rn od ernn. parricolari. Al posro dei fun ghi essa appoggia direua-
In principio la suddivisio ne smmura/e è quella delle m em e su du e anelli di rravi dove quello inferio re pre-
Torbe con funzione d'abitazione a/rre dim ore (vedi Jigg. 80-88): lo zoccolo ospira le w - sel/ta una m e11so ln p erim etrale aggettante sin all 'in-
cine m entre le parti /ign ee accolgon o le altre fun zio ni teri/o che all 'estern o. Lo zoccolo ospiw una cucina e
dom esrich e. ww stan za provvista di pigna m entre ww seconda cu-
A Fo roglio la rorba d 'abira zio ne ved econcenrrare ume cina è sifflata in una costru zione di pietra separma e ap-
le fun zioni dom estich e nella cella di legno preceduta p oggiali/ sul rerro.
da Wl ballato io par~ ialm ente chiuso.
N ella ro rba di So mico ( V M .2 1.2) lo zoccolo semimer-
raro accoglie du e cucine. una delle quali pro vvisw di
w1 locale di servizio. La parte /ignea è circondata sui
rre lari da un ball(l(o io e suddi visa in rrecelle inferio ri e
due celle superio ri.

Foroglio Sarnico Cambleo- Peccia


APAV VM.21.2 VM.20.1


piano
cantina

piano
terreno

prospetto
principale

91
A Niva, nel Comune di Campo V.M., si trova una dimora !ignea a due vani in
profondità che rappresenta una tipologia anomala rispetto alle precedenti e
che contiene elementi dell 'una e dell'altra: lo zoccolo in muratura è infatti di
due piani con una cantina interrata e una cucina al piano terreno. Quest'ultima
e la struttura ' a castello' sovrastante sono precedute da un corpo in mura tura
che accoglie le scale. Il corpo !igneo è provvisto di un ballatoio laterale e, oltre
al sottotetto, comprende tre locali: due posti nella struttura 'a castello' suddi-
visa lungo la linea del colmo e il terzo situato nel corpo retrostante (jig. 83).
In Valmaggia un numero considerevole di torbe 127 è stato trasformato e usato
come abitazione già in epoca premoderna. Anche in questo caso lo zoccolo
ospita le cucine mentre le parti !ignee accolgono le altre funzioni domestiche
(fig. 89) .

Elementi strutturali delle dimore di legno

Figura90 Dal punto di vista strutturale, e facendo astrazione delle torbe e delle pseudo-
Nelle dimore !ignee la tecnica muraria torbe d'abitazione, le dimore di legno valmaggesi possono essere raggruppate
dello zoccolo, anche se costituita da grossi in tre grandi gruppi:
conci, è m olto primitiva, più esposta alle - Le dimore a locali sovrapposti (semplici o doppie, di fascia o di punta) co-
sollecitaz ioni della natura, dunque assai
f ragile (Cerentino-Piedipiodi, VM.9.2). stituite da uno zoccolo in muratura e da un corpo !igneo sovrastante a sua
(Fotografia A E RT). volta suddiviso in due parti distinte e separate da una mensola perimetrale.
- Le dimore a due locali in profondità (semplici o doppie) costituite da uno
zoccolo e da un corpo retrostante in muratura, quest'ultimo integrato con
la struttura !ignea 'a castello' sotto un'unico tetto a due falde e lungo la di-
rezione del colmo.
- Le dimore a due locali di profondità interamente di legno talvolta affiancate
da corpi in muratura integrati alla struttura 'a castello' sotto il prolunga-
mento delle falde del tetto principale o con un tetto a due falde posto per-
pendicolarmente al primo.
A quest'ultimo gruppo appartengono in vero solo alcune grandi dimore di Bo-
sco Gurin e la dimora doppia di Cimalmotto (VM.7.4). Per complicare le cose,
quest'ultima presenta però la mensola perimetrale posta tra il piano terreno e
il sottotetto che a Bosco Gurin è del tutto sconosciuta!

Lo zoccolo di pietra
Lo zoccolo di pietra è generalmente formato da muri di 50-70 centimetri di
spessore costituiti con pietrame morenico, detritico e alluvionale trovato sul
posto, dunque di diversa provenienza, qualità, grandezza e forma.
Figura 91 Questo pietrame eterogeneo veniva posato a secco oppure parsimoniosa-
Nella struttura fatiscente della torba mente legato e intonacato con la calce lavorata alla cazzuola. La calce poteva
di Peccia-Cambleo (VM.20.1) oltre agli
incastri a tenone e m ortasa delle travi infatti essere prodotta in loco grazie all 'abbondante presenza di calcescisti
nel m ontante della porta si vedono molto nelle valli Bavona e Lavizzara.
bene due spinotti di rinforzo conficcati La tecnica muraria delle parti in pietra dei fabbricati lignei è assai primitiva (jig.
tra di esse. 90) come si può dedurre dalle deformazioni di assestamento delle strutture !i-
(Fotografia A E RT). gnee, dalle crepe e dalle alterazioni presenti sui muri stessi e spesso causate da
successivi rifacimenti.
Le pietre di cava lavorate sono rare e le testate d'angolo sono formate da tro-
vanti di dimensioni maggiori e più o meno incisivamente sgrossati.

La costruzione di legno 'a castello '


La struttura !ignea 'a castello' (fig. 92) è realizzata con la tecnica più semplice:
i tondoni del sotto tetto e le travi squadrate delle celle inferiori sono fissate agli
angoli con semplici incastri a immorsatura.
Le travi squadrate misurano da 11 a 13 centimetri di spessore, hanno un 'altezza
variabile tra i 15 e i 30 centimetri e sono sigillate con del muschio in modo da
tamponare le fughe. La parete !ignea viene rinforzata con l'ausilio di spinotti
127. Si veda il capitolo a parte. conficcati fra le travi (fig. 91).

92
Figura92
Assonom etria esplosa di una dim ora /ignea
a locali sovrapposti e m ensola perimetrale
(Ce rentino-Piedipiodi, VM.9.2).

93
Questa struttura appoggia sullo zoccolo di pietra tramite un'ossatura di con-
giunzione costituita da due strati di travi più grosse: due o tre travi longitudinali
e più travi trasversali su cui appoggia il pavimento di assi. Salvo rare eccezioni
(Fusi o, VM.l2.3) il blocco ligneo non è mai aggettante sullo zoccolo.
I ballatoi (sia laterali che frontali) sono appoggiati sul prolungamento delle
travi di uno dei due strati dell 'anello di base o da quelle che sostengono il pavi-
mento del primo piano. Dove esiste la mensola perimetrale essa è posta a un giro
di travi sotto il pavimento del sottotetto e le travi squadrate si trasformano in
tondoni solo a uno o più giri di travi sopra di essa.
L'impalcato del tetto appoggia direttamente sulla struttura 'a castello'.
Sulle pareti frontali l'aggetto è ottenuto prolungando le radici mentre lungo
le pareti laterali esso è realizzato prolungando le catene delle capriate o i
p un toni.

Gli impalcati e le coperture dei tetti


Figura93 II tipo di impalcato maggiormente diffuso è quello 'a puntoni' 128 dove le ca-
Il puntello rotondo di controvento priate sono costituite da due p un toni conficcati nelle catene (o tiranti) con una
è incastrato nell'ultimo condone della calettatura a dente cuneiforme e fissati al colmo con un incastro a tenone e mor-
facciata di gronda che funge da radice tasa o a mezzo legno (figg. 94a e 94b ). Le catene delle capriate interne sono so-
e nel punto ne fissato ad essa con un cavicchio
( Cerentino- Piedipiodi, V M. 9.1). vente mazze (false catene). Non di rado, questo dettaglio viene eseguito anche
(Fotografia AERT). sulle capriate frontali esterne in modo da consentire l'accesso al sottotetto
(pseudocapriate, vedi fig. 94b ).
128. Nel tetto chia mato 'a puntoni ' (detto anch e ' a Accanto alle strutture 'a capriata' convivono tetti 'a puntoni' che presentano
capriata') quest'ultimi forman o con la cate na un una tecnica mista. Infatti, pur mancando il colmo, i puntoni sono appoggiati (e
sistema statico autoportante men tre in quello non incastrati) a una coppia di radici e, talvolta, anche a una coppia di terzere.
chiamato ' a cavallo' (detto anche 'a cavallatura')
i puntoni appoggiano sulle radici , sul colmo e, In questo caso essi sono fissati alla radice con degli spinotti (o tenoni) di legno
eventualme nte, sull e terzere. (fig. 94c) o con un incastro a coda di vacca (fig. 94d).

Figura94
a Il puntone della cap riata è appoggiato
sulla catena con una calettatura a dente
cuneiforme.
b La catena mozza è appoggiata
alla radice con un incastro a mezzo legno
e fissata ad essa con un cavicchio.
c Il puntone è sostenuto dalla radice con
l'ausilio di un grosso cavicchio infilato sotto
di esso con un incastro a lenone e mortasa.
d Il puncone è sostenuto dalla radice
con l'ausilio di un appoggio a coda di vacca.
(Fotografie AERT).

94
Figura95
Assonometria di un tello 'a capriata '.
Generalmente le capriate sono appoggiate
a due radici. Qu elle interne hanno le catene
ma zze (fa lse catene). L'impalcato
è irrigidito con dei puntelli rotondi posti
in diagonale tra le capriate e incastrati
nelle radici e nei puntoni.

Figura 96
Varianti di teIli 'a p unioni':
a In questo tello aggettante la prima
capriata appoggia sulle radici prolungate
oltre il muro e rinforzate da una m ensola.
b La capriata posta davanti alla struuura
'a castello ' presenta i due mozz iconi
della catena appoggiati sugli ultimi
due ton doni delle facciate di gronda.
c In questo secondo teti o aggeuante
di tipo misto i puntoni sono sostenuti
dalle radici con l'ausilio di grossi cavicchi
(tenoni) fissati solio di esse m entre
la catena è indipendente e incastrata
nelle due doppie radici prolungate a
mensola.
d l puntoni sono sostenuti dalla radice
con l'ausilio di appoggi a coda di vacca.

95
In questi due ultimi casi la minore stabilità statica dell'impalcato è compensata
dalla possibilità di prolungare i puntoni in modo da ottenere gronde molto ag-
gettanti a protezione dei ballatoi e del legname dalle intemperie.
In presenza di tetti 'a capriata' i ballatoi vengono protetti dal prolungamento
delle catene (o tiranti) sulle quali viene fissato un secondo puntone che appog-
gia sopra quello della capriata (Cimalmotto, VM.7.7 e Piedipiode, VM.9.1).
Più rari sono i tetti dove i puntoni sono direttamente incastrati sulla radice
senza l'ausilio di catene mozze o di spinotti.
Generalmente le capriate sono controventate con dei puntelli rotondi inca-
strati nelle radici e nei puntoni (fig. 93). Questi controventi possono però anche
mancare e allora l'impalcato viene irrigidito incastrando i correnti che sosten-
gono le piode tra i tondoni dei timpani.
Alcune stalle di Fusio erano ancora ricoperte con grandi scandale di larice di
70/90 centimetri di lunghezza, di 20/30 centimetri di larghezza, di 2/3 centime-
tri di spessore fissate ai correnti con chiodi di legno. Per contro, non si sono più
trovate case d'abitazione con questo tipo di Copertura.
Tutti i tetti sono invece coperti con piode di gneiss di diversa grandezza, soste-
nute da correnti fissati ai puntoni con chiodi di legno (fig.l14) e posate dando
loro una pendenza minima tale da evitare che l'acqua scorra verso l'interno. La
prima fila di piode è posata quasi in orizzontale su due correnti o su delle assi
appoggiate sopra le catene prolungate a mensola (jigg. 94a e 94b) oppure su
due correnti di diverso diametro fissati ai puntoni con dei cavicchi di legno (fig.
94d) .

Le pareti divisorie e gli impalcati


Nello zoccolo e nei corpi in pietra posti dietro e a lato della struttura 'a castello'
le pareti divisorie possono essere in muratura di diverso spessore o anche di le-
gno (Cimalmotto, VM.7.6 e Fusi o, VM.12.3). In questo caso esse sono costituite
da assi verticali incastrati in due travi sagoma te a forma di U.
Le pareti divisorie centrali del corpo !igneo fanno generalmente parte inte-
grante della struttura principale 'a castello' ma possono anche essere costruite
come descritto in precedenza, ossia con degli assi verticali.
Più raramente si trovano però anche pareti di graticcio ( opus craticium) di 10-
12 centimetri di spessore, costituite da pilastrini verticali posti a circa 40-60 cen-
timetri di distanza e da un riempimento di sassi e calce talvolta rinforzato da
una listellatura diagonale (Piedipiodi, VM.9.1). Ancora più rare sono le pareti
di vimini intonacate con la calce (Case dei Bazzi, VM.9.4, non pubblicato).
I pavimenti delle cantine sono generalmente sterrati e solo parzialmente la-
stricati, quelli delle cucine sono lastricati con piode irregolari, mentre tutti gli
altri sono in assito e fungono anche da soffitto. Nella costruzione !ignea essi ap-
poggiano sulle travi dell'ossatura inferiore e su una trave centrale. A Cimai-
motto (VM.7.6) le travi della costruzione 'a castello' che reggono il soffitto
sono più larghe e sagoma te a forma di U, quella centrale è sagomata a forma di
doppia T in modo da potervi incastrare l'assito.

Le torbe, le pseudotorbe e le prototorbe

Le torbe Valmaggesi sono state esaurientemente inventariate dall 'APAV 129 e


analizzate in tutte le loro varianti funzionali e costruttive nella monografia di
Luigi Martini posta in calce a questo volume 130.
Per convenzione- e anche se questa parola viene usata dalle popolazioni locali
129. In totale l' Associazione per la protezione del per chiamare qualsiasi costruzione di legno- con il termine di torba si designa
patrimonio artistico e architettonico di Valmag- il granaio di legno appoggiato su funghi. Con pseudotorbe si intendono invece
gia (APAV) ha inventariato 78 torbe.
tutti quei granai di legno dove i funghi mancano, mentre con il termine di pro-
130. A causa del precoce abbandono dell 'agricol-
tura di sussistenza- dunque delle colture cereali- totorba viene chiamato il granaio integrato in edifici utilizzati principalmente
cole - mancano le testimonianze dirette e detta- per altri scopi: abitativi e utilitari (stalle-fienile).
gliate sull'uso delle torbe e delle loro singole parti Anzitutto, e diversamente dalle vicine valli di Leventina e di Blenio - dove l'aia
che spesso hanno dovuto essere ricostruite per
analogia con manufatti simili delle culture conta- e i tralicci per la maturazione e l'essiccazione dei covoni (rascane) erano situati
dine europee e alpine. all 'aperto-, in tutta la Valmaggia sia l'una che l'altra sono al coperto.

96
Figura 97
Assonom elria esplosa di una 10rba
su f unghi (Pralo-Sornico, VM. 21. / ).

97
L e torbe
Dal punto di vista funzionale- e fatta eccezione di quelle trasformate in abita-
zione -le torbe valmaggesi ospitano tutte le funzioni legate ai bisogni delle col-
ture cerealicole- ossia quelle di essiccatoio, di aia, di pagliaio e di granaio - e
possono essere suddivise in due grandi famiglie:
- le torbe di Bosco Gurin che ospitavano anche la stalla per il bestiame grosso
(nello zoccolo), il fienile (nel sotto tetto) e dove l'aia era posta amò di ponte
lungo l'asse longitudinale della costruzione secondo il modello vallesano
(Stadel, raccard);
- tutte le altre torbe con lo zoccolo aperto o chiuso ma, in quest'ultimo caso,
usato solo come ripostiglio o come ricovero per il bestiame minuto.
Dal punto di vista strutturale la suddivisione precedente viene riconfermata:
- Le 15 torbe di Bosco Gurin- con una capacità dell'unica cella inferiore di 50-
100 metri cubi - si distinguono da quelle del resto della valle anzitutto per il
loro volume. Inoltre, esse hanno i due frontoni con la parte superiore spor-
Figura98a gente, un corridoio centrale per la trebbia tura largo come i portoni, il tetto
L'angolo dell'anello di base della 'a puntoni', 1/4 dei funghi sono di legno senza la lastra di pietra, i ballatoi
pseudotorba di Fusio (vedi fig. 98b). sono rari e situati solo su uno dei frontoni.
- Le altre 63 torbe sono molto più piccole (le singole celle misurano meno di 50
metri cubi) , la trebbia tura veniva effettuata sullàstrigh 131 che ricopre il pavi-
mento delle celle, e- fatta eccezione di quelle situate sui monti di Rima- esse
sono generalmente circondate su più lati da ballatoi larghi quasi un metro.
Quest'ultimo gruppo di torbe si presenta con un notevole numero di varianti
costruttive. Possono essere coperte da tetti a 'puntoni' (28) o da tetti 'a cava-
liere' (31); la struttura 'a castello' è costituita da travi squadrate (25) o da ton-
doni (24) o dai due tipi di legname intercalati (9); i funghi appoggiano in ben
otto modi diversi sul basamento in mura tura e sono di tre diversi tipi: supporto
di legno con lastra di pietra (31), supporto in muratura (21) o di pietra (9).
Per esempio, la torba posta dietro l'abside della chiesa di Sornico presenta una
struttura d'appoggio particolarmente complessa: i funghi sono sostenuti da
quattro coppie di travi appoggiate sulla muratura sottostante e rinforzate da
due travi centrali poste a croce, sulle piode circolari dei funghi appoggiano tre
travi le quali sorreggono un piano di scia veri e quattro travi perimetrali che por-
131. Si tratta di una malta molto resistente usata
anche come copertura per i pavimenti dei locali di tano le celle e i ballatoi . In queste travi sono incastrati i paletti che sostengono
abitazione. i p un toni del tetto a cavallo (fig. 97).

Figura98b
Nella pseudotorba di Fusio (VM. 1.2,
non pubblicata) i funghi sono stati sostituiti
da un anello costituito da quattro strati di
travi: le prime travi presentano una sez ione
a tronco di cono, le seconde hanno una
sezione normale (11x30 centimetri), segue
una mensola /ignea di 50-60 centimetri
di larghezza e il quarto strato è costituito
da cinque travi a sezione quadrangolare.
(Rilievo AERT Sezioni in scala 1:100).

98
Le torbe d 'abitazione
Più di 113 delle torbe inventariate al di fuori di Bosco Gurin aveva lo zoccolo adi-
bito a cucina e si hanno molti indizi per affe rmare che non si trattava di semplici ca-
sere bensì di vere a proprie abitazioni. Non si sa ancora perché e quando queste
torbe furono trasformate in abitazione, ma la decadenza dell a loro utilizzazione
originaria può essere collegata alla trasformazione dell 'economia agricolo-pasto-
rale di sussistenza a un 'economia preva lentemente pastorale di allevamento.
Per la Valmaggia, come pe r le altre regioni ticin esi, rimane aperto il proble ma
delle cause e dei tempi di questa trasformazione che sono presumibilmente da
ricercare nel peggioramento climatico generale e nella maggiore domanda di
carne da macello e di prodotti latticini da parte delle città perialpine.

Le pseudototorbe
Accanto alle torbe altri edifici !ignei verosimilmente utilizzati in origine come
granai- pur presentando eleme nti strutturali del tutto simili alle prime, in par-
Figura99a ticolare una dime nsione delle celle inferiore ai 20 me tri cubi 132 e la forma dei
l montanti che sostengono la loggia ballatoi- al posto de i funghi hanno la mensola pe rimetrale che li apparenta alle
della prototorba di Cavergno (V M.8.4, dimore a vani sovrapposti con granaio integra to (figg. 82 e 84).
non pubblicara) sono muniti di un capire/lo A Fusio (VM.l.2, non pubblicata,.figg. 98a e 98b) al posto dei funghi troviamo
costituito da una lastra di gneiss del tullo
simile a quella usar a per i funghi delle to rbe un anello costituito da quattro strati di travi: le prime travi presentano una se-
(vedi fig. 99b). zione a forma di tronco di cono, il secondo strato ha una sezione normale di
ll x30 centimetri , il terzo è una me nso la aggettante all 'esterno e all'interno
della costruzione, di 7-8 centimetri di spessore e di 50-60 centimetri di larghezza
e, infine, l'ultimo strato su cui appoggia il pavime nto di assi molto robuste (8
centimetri di spessore) è costituito da cinque travi (15/20x20 centimetri).
A Cambleo (Peccia, YM.20.1) la struttura di congiunzione tra lo zoccolo e la co-
struzione 'a castello' è formata da un primo strato di tre travi , da un anello di
quattro sciaveri posato orizzontalmente e con la parte piatta rivolta verso il
basso in modo da formare una mensola aggettante sia all'interno che
all 'esterno sulla quale appoggia un secondo strato di due travi con la testa al-
lungata di un metro oltre l'incrocio in modo da sostenere i ballatoi . Tra queste
132. Sempre al di fuori di Bosco Gurin , per distin-
guere una ce ll a di abitazione da una cella utiliz- ultime due travi sono poi incastrati a pancia in giù gli sci averi che costituiscono
za ta originari amente come grana io si propone di il pavimento delle celle e dei ballatoi.
far capo alle loro dimensioni volumetriche ricor- Benché trasformati in abitazione questi due manufatti presentano dunque le
renti: le prime misurano un a capacità superiore ai
20 me tri cubi mentre le seconde raggiungono a principali caratteristiche dei granai: le doppie celle hanno una capacità di soli
m ala pe na i 15 metri cubi. 12 metri cubi e sono circondate sui tre lati da un ballatoio circolare.

Figura 99b
Nelle dimora di Cavergno (V M.8.4,
non pubblicata) sol/o il soffitto delle celle
è posta le m ensola perimetrale m entre la
loggia è sostenuta da due m onranri sui quali
appoggia la strul/ura 'a castello ' aggellante
del so/lotello tramite grandi lastre di gneiss
a forma di fungo.
(Rilievo AERT. Facciara in scala 1:100).

99
Le prototorbe
Nella dimora di Cavergno (VM.8.3, non pubblicata,fig. 99b) le doppie celle hanno
una capacità di 17 metri cubi ciascuna e sono precedute da un'ampia loggia di 2
metri di profondità. La struttura 'a castello' di queste celle è stata realizzata con
soli tre strati di travi squadrate alte 45-55 centimetri che appoggiano sullo zoccolo
in muratura dove si trovano le cucine tramite un anello costituito da due strati di
travi. Sotto il soffitto delle celle è posta la mensola perimetrale mentre la loggia è
sostenuta da due montanti sui quali appoggia la struttura 'a castello' aggettante
del sottotetto tramite due grandi lastre di gneiss a forma di fungo (fig. 99a). Que-
sto edificio è dunque assimilabile al tipo di dimora !ignea doppia con mensola pe-
rimetrale, dunque con la prototorba integrata e posta nel sottotetto. Ma , e diver-
samente dall 'esemplare rilevato a Cimalmotto (VM.7.6, vedi fig. 84) dove le travi
delle pareti di gronda sono state allungate sino ad appoggiare sui montanti di so-
stegno del ballatoio, a Cavergno esse sono sostituite dal fungo in pietra.

Figura 100 Le mensole perimetrali delle prototorbe


In questa dimora di S 'ceda (Campo VM.) Dato per scontato che le mensole non hanno ruoli strutturali di catena di con-
la m ensola è costituita di lastre di gneiss solidamento delle strutture 'a castello' 133 ma sono invece da considerare ele-
inf ilate tra le tra vi. menti funzionali che indicano la presenza del granaio separandolo dai locali
(Fotografia AERT).
sottostanti 134 , in Valmaggia si possono anzitutto distinguere le mensole costi-
tuite con assi larghe 30-35 centimetri e alte 10 centimetri da quelle realizzate
con sottili lastre di gneiss (fig. 100).
Inoltre, a dipendenza delle funzioni principali dell 'edificio, della sua struttura
e della posizione delle mensole, si possono distinguere prototorbe con:
- le mensole situate sopra i locali di abitazione o sopra i fienili;
- le mensole che separano due strutture !ignee 'a castello': generalmente di
travi quella sottostante e di tondoni o mista quella sovrastante;
- quelle che separano una struttura muraria da una struttura lignea 'a castel-
lo ', generalmente di tondoni (fig. 54) ;
- infine, le mensole integrate in una struttura completamente in muratura
(Sonlerto, in Valle Bavona, VM.8.1, non pubblicata, vedi fig. 63).
Pur non disponendo ancora di un inventario e di un'analisi più approfondita delle
mensole perimetrali ancora esistenti in valle è sufficiente questo breve elenco
delle varianti sinora osservate per capire la grande diffusione e importanza di
questo elemento funzionale e la sua originalità nell'ambito dell'edilizia alpina.

Caratterizzazione tipologica delle dimore di pietra valmaggesi

Aspetti formali
Dal punto di vista formale le dimore di pietra valmaggesi possono essere sud-
divise in tre grandi famiglie:
- le case semplici a monolocali sovrapposti, dette anche case a torre;
- le case doppie , le quali non sono altro che l'accoppiamento di due dimore del
primo tipo;
- gli edifici a due vani in profondità (semplici o doppi) che costituiscono di
fatto la variante in mura tura dei modelli !ignei (jigg. 83 e 87).
Questa prima classificazione tipologica è a sua volta suddivisibile in un numero
indefinito di varianti a dipendenza:
- delle dimensione dei locali e del numero dei piani;
- della direzione del colmo rispetto alla pendenza del terreno e alla posizione
della facciata principale: edifici di punta o di fascia;
- dalla chiusura o apertura dei frontoni;
- dalla posizione delle scale d 'accesso ai piani superiore e dalla loro integra-
133. A dimostrazione di ci ò bastano le nume rose zione nel volume costruito;
me nsole costituite con lastre di gne iss infilate tra - dalla presenza di ballatoi sulla facciata del frontone o/e su quelle di gronda;
le travi o tra i tondoni . - dalla presenza di porticati e di loggiati sulla facciata del frontone o su quelle
134. La pres unta fun zione di protezione contro i di gronda;
roditori de lle me nso le e dei fun ghi è ancora tutta
da dimostrare e tende a sottovalutare agilità e fur- Inoltre, nella Bassa Valmaggia non è raro incontrare l'accorpamento a schiera
bizia di ques ti simpatici quanto voraci animaletti . di edifici con il porticato e il loggiato posto lungo il lato di gronda.

100
Figura 101 L e dim ore semplici SOilO cosriruire da m on oloca/i so- A Presa di sorro, in Valle Ba vona ( VM. J. I ). il pianose-
vrapposti normalmente accessibili solo attraverso mimerraro è occuparo da 111/f/ camino con il soffirro a
Tipologie di edifici di pietra scale esrem e. vo/ra. La cucina è posra al piano sopraelevaro e la ca-
A Cambleo- Peccia (V M .20.2) la cucina, m ccessiva- m era al primo piano. Sopra di essa si rrova 1111 vasro
valmaggesi m enre trasfo rmata in :un/la, e ra posta al piano rerreno. souoteuo co11 i timpani chiusi.
Dimore semplici Sopra di essa la sranza era n11mira di una pigna. Que- A Someo (V M .22.2) la ClliiiÙla è comp/eram em e imer-
sro locale e il sorrorerro son o accessibili solo dal- rata e accessibile solo passtmdo aura verso w1 cunicolo
/'esrem o. Sopra la facciara f ro nrale il rerro sporge di un p osro sorro la callaia e collegnro con 1111 edificio pro-
m etro. spiciente. La cucina sovrastante è seminterrata, il
A Casa dei Ba zzi-Cerenri11o ( VM.9.3) la cucina è sem- primo piano è accessibile sia dell 'estern o ch e dall 'in-
pre posra al piano rerre110 e il f umo veniva farro sfo gare terno, m entre la vasw loggia posta all'ultimo piano è
aura verso 1111 p ertugio aperto nella parete. La stanza al accessibile solo dall'interno e presema 1111 impalcmo
primo piano è provvista t/i '"w pigna e sopra di essa è all 'a/rezza della radice d el rerro.
posta ww seconda camera. Ambetlu e i fro nto ni so11o
aperti.

Cambleo-Peccia Casa dei Bazzi- Cerentino Presa di sotto-Bignasco Someo


VM.20. 2 VM.9.3 VM.3. 1 VM.22.2

piano
ca111ina

piano
/erreno

primo
piano

secondo
piano

prospeuo
principale

101
Figura 102 Buona parte delle dimore semplici a m onoloca/i so- A Someo (VM.22.6) la cantina è seminterrata eden-
vrapposti (delle anche 'a torre ') son o collocate di pun- trambi i piani superiori (wcina e camera) sono prov-
lipologie di edifici di pietra ta e sono provviste di ballatoi posti sul f rontone. PiiÌ visti di un ballatoio frontale. Questi tre locali sono ac-
rare sono in vece le case di questo tipo con i ballatoi po- cessibili solo dall 'esterno auraverso una scala di pietra
valmaggesi sti su/lato d i gronda. situata sul retro, mentre il sol/atei/o è accessibile dal
Dimore semplici di punta A Linescio di Dentro (V M./4.2)- o ltre al ballatoio di ballatoio tramite una scala a pioli. Anche in questo
pietra posto lungo la facciata di gronda - la dimora caso i ballatoi sono p rotelli dal teuo aggeuante.
con ballatoio sul frontone presenta un annesso latera le e le scale incorporate sul
o sul lato di gronda retro. Al piano terreno il focolare è situato al centro del
locale e il fumo veniva fa llo sfogare da lla finestra p o-
sta sol/o il soffi/lo a volta. Al primo piano si trova una
pigna in pietra o liare.
A Basche/lo (VM. / 0.1) fa scala è incorporata lateral-
mente e sol/o la cucina è situata una cantina con il sof-
fitto a volta. Il ballatoio posto sul f rontone è prole/lo
dal tello aggeuante.

Linescio di Dentro Boschetto-Cevio Someo


VM.l5.2 VM.JO.l VM.22.6

piano
cantina

piano
seminterrato

piano
terreno

primo
piano •
l l
l l
L----- ------ ---.1

primo
piano

secondo
piano

prospetto
principale

102
Figura103 Po rricmi e foggiati sono m olto diffusi intrtuo il f ondo- Il terzo edificio coma tre piani più un souotello e pre-
valle della Valmaggia fin o a un 'altitudine di 800 m etri sema il po rtico e le due logge poste sul f rontone. Il po r-
Tipologie di edifici di pietra s/m. ticato è parzialmem e occupato dalla scala di accesso
Nel primo edificio di Terra di Fu ori (V M. 2. l ), costi- alla cantina m entre quella dì accesso ai locali superio ri
valmaggesi tuito da una cucina, da una camera e da wt sotto tetto è situata di lato e presenta wt 'unica rampa.
Dimore semplici con portico sovrapp osti, il po rticato e il loggiato sono situati sul
frontone con la scala di accesso perpendicolare alta
e loggiato aperti sul frontone fa cciata.
o sulla facciata di gronda Il secondo edificio è rappresemativo detta tipologia
più diffusa dove il po rricato e il loggiato sono posti
lungo la fa cciata di gronda. Anche in questo caso la
scala di accesso al primo piano è perp endicolare atta
fa cciata. Il sol/o/ello è accessibile lateralm em e dalla
callaia posta all'altezza del primo piano.

Terra di Fuori-Avegno Terra di Fuori-Avegno Terra di Fuori-Avegno


VM.2.1 (AERT) (AERT)

piano
terreno

l
l
~- -----

primo
piano

secondo
piano

prospello
principale

103
Figura 104 Sovente il porticato viene chiuso e sostituito con un
atrio che precede il locale retrostante. Questo tipo di
Tipologie di edifici di pietra edifici non è molto diffuso ma lo si può incontrare in
tutto il fondova lle sino in fondo alla Bavona dove il pa-
valmaggesi rapetto e i pilastri della loggia sono di pietra.
Dimore semplici con A Terra di Fuori la massiccia scala d 'accesso posta
longiwdinalmente alla fa cciata chiude più della metà
porticato chiuso e loggiato del portico m entre l'altra m età è occupata da un pic-
aperto sul frontone colo locale che si ripete anche sulla loggia murando /a
su /lato sinistro.
A Fontana (VM.8.6) al posto del portico si trova un
atrio completamente chiuso. La loggia è costituita da
pilastri monolitici, da un parapetto in muratura ed è
accessibile tramite una scala laterale.
A Terra di Fu ori il timpano del sottotetto è chiuso men-
tre a Fontana è completmn ente aperto.

Terra di Fuori-Avegno Fontana-Cavergno


(AERT) VM.8.6

piano
terreno

primo
piano

prospetto
principale

104
La maggior parre degli edifici Valmaggesi è di tipo bocca di carico rivolta verso il vano delle scale e ww
Figura 105 doppio in m odo da poter ospitare du e f amiglie souo lo seconda camera al primo piano da vanti alla quale è
Tipologie di edifici di pietra stesso tetto e ra ziona/izzare la costru zione. situato il ballatoio.
A Linescio di Fu ori (V M. /5.3) le cantine, le w cine e
valmaggesi le camere sono tlis tribuite s11 tre piani posti alla m e-
Dimore doppie con scale desima quota. Il ballatoio occupa l"imera f acciata del
primo piano e la scala comune è integrata sul retro
incorporate lateralmente dell 'edificio.
e ballatoi lignei posti sul lato Per contro. a Linescio di Dentro (V M. / 5. 1) le fun-
;.ioni sono ~falsate di w1 piano e le scale separme
di gronda so11o integrate lateralmente. La casa di sinistra è co-
stituiw da una cantina co11 il soffitto a volta, da una
cucina co 11 il foco lare centrale e da 1111a sola camera
m entre la casa di desrra ha /n cucina poswnel semill -
terrato, una prima sran za provvista di pigna col/ la

Lin escio di Fuori Linescio di Dentro


VM.JS.J VM./5.1

piano
cantina

piano
terreno

l l
l l
L- ----- ------------ - - ----- ~ L------- ------------ ~

primo
piano

prospetlo
principale

105
Figura 106 Questo edificio doppio di Someo (V M.22.1) conta ben
quattro piani: le cantine completamente interrare con il
Tipologie di edifici di pietra soffitto a volta a botte, le cucine con il soffitto a crociera
e due piani di cam ere provviste di ballatoi /ignei lungo
valmaggesi la facciata di gronda. Al secondo piano il ballatoio è
Dimore doppie multi piani prolungato anche sul frontone. Le scale di accesso ai
piani superiori sono esterne, poste lateralmente e in
con ballatoi lignei posti modo che le due camere del primo piano sono di per-
su due facciate tinenza della casa di destra m entre quelle del secondo
piano sono uti/izzabili da lla casa di sinistra. Sulla de-
stra della dimora doppia un piccolo edificio di servizio
è posto in m odo da formare una vera e propria corte
pensile.

Someo
VM.22. 1

piano
cantina

piano
terreno

L - - - - - - - - - - - - - - - __ _ ______ _r-

primo
piano

secondo
piano

prospetto
principale

106
Figura 107 Un tempo, questo tipo di edifici doveva essere ancora
p i lÌ diffuso di quanto non si possa rilevare auua/mente
La presen za di un porticato e di ballatoi di w/e pro-
fo ndità costituisce verosimilmente 1m 'eccez ione. In -
Tipologie di edifici di pietra dato che rn olti di essi SOi lOSta ti trasformati già a partire falli, gli edific i di questi tipo sono generalm ente prov-
della m età deii'Ouocen to. visti di ballatoi /ignei pi1ì srreui e senza porticato
valmaggesi A Broglio (VM .5. 1) questa casa doppia presenlll ben (vedi fig. 67).
Dimore doppie multi piani quaftro piani pitì il sottotetto. L e cantine hanno volte
a bolle e presenwno du e wmi in profondità dato che
con ballatoi lignei sul frontone sono precedw e da 1111 atrio posto sol/o il po rtico. L e
du e wcine so110 a lo ro volta precedute da Wl po rti-
cato. Ai piani superiori si trovmw quattro camere ac-
cessibili auraverso le scale poste sul da vami dei balla-
toi. Anche il sottotello è suddiviso in du e locali acces-
sibili da l ballatoio superio re.

Broglio
VM.S.J

piano
cantina

p iano
terreno

primo
pian o

secondo
piano

prospetto
prin cipale

107
Figura 108 Anche per le dimore doppie gli edifici che presentano
il portico e le logge situate sul frontone sono relativa-
Tipologie di edifici di pietra m ente rari (figg. 103 e / 04).
A Someo (VM.22.3) le cucine seminterrate sono per-
valmaggesi fettamente simmetriche e presentano un soffitto a
Dimore doppie con porticato volra. Al piano superiore i due locali con la loggia pro-
spiciente sono molto alti e sono accessibili solo dal-
e loggia sul frontone l'esterno attraverso la callaia pubblica.
A San/erto (V M.8.2) non vi è porticato, la metà sinistra
del piano delle cucine presenta du e vani in profondità
m entre la loggia è chiusa lateralmente e provvista di un
parapetto in muratura.
In entrambi gli edifici il timpano del sottotetto rivolto
verso la loggia è completamente aperto.

Someo Sonlerto-Cavergno
VM.22.3 VM.8.2

piano
terreno

primo
piano

prospello
principale

108
Figura109 Gli ed ifici con po rrico e foggio p osri su/ faro di gronda
rappresenrano verosimilm em e la ripo /ogia pùì diffusa
Tipologie di edifici di pietra n el fo nd ovalle Va lmaggese.
A Ch iesa (Avegno) il p o rrico è sosrem rro da pilasrri
valmaggesi m on o lirici m en rre n ella loggia i pilasrrini son o di legno
Dimore doppie con portico ed essa si presen ra con 1111 paraperro m o lro basso far-
mara da 111 1 sem p lice asse di legno.
e loggia sul lato di gronda A M ogilegno ( VM. / 9. /) il p o rricaro è cosriruiro da
grandi are/ti a sesto ribassato, /a loggia è sostenuta da
pilastri m ono litici e provvista di Wl parapetto in mura-
fllra.

Chiesa-Aveg11o Mogheg11o
(AER T) VM.J 9. 1

piano
terreno

l
l
l
l

-===== =~==~--=--=·

primo
pian o

prospeuo
principale

109
Figura 110 Buona parte delle tip ologie con porticato e loggia si A Someo l'edificio di tre piani è costituito da due can-
presenta con il portico completamente o parzialmente tine seminterrate con il soffitto a volta, da due cucine,
Tipologie di edifici di pietra chiuso. da due cam ere e da un sottotetto. Ad eccezione di
Ad Aurigeno esso è stato trasformato in due atri chiusi quest'ultimo tutti i locali sono accessibili solo dal-
valmaggesi che precedono le cucine seminterrate. L'atrio di destra l'esterno e attraverso le logge. Il portico e la loggia so-
Dimore doppie con portico chiuso è in parte occupato dalla scala p er accedere alle can- vrastante sono realizzati con archi a tutto sesto mentre
tine, quest'ultime completamente interrace. Una scala la loggia posta all 'ultimo piano è di legno.
laterale esterna permette di accedere alla loggia aperta
sui tre lati.
A Coglio (VM. /1 .1) il portico è solo parzialmente
chiuso alle estremità in modo da fo rmare due locali.
Anche la loggia è chiusa di lato. Le due cantine son o in-
tercomunicanti e sono accessibili solo da un alto.

Aurigeno Coglio Someo


(AERT) VM.ll.l (Giovanni Bianconi)

piano
cantina

piano
terreno

primo
piano

prospetto
principale

110
Figura 111 Non di rado anche le logge vengono chiuse e dalla tec-
nica conia quale sono state realizz ate queste chiusure
Tipologie di edifici di pietra si d edu ce e/te si traua di interventi successivi.
A Roseto (VM.8.4) il porticato è chiuso con du e nic-
valmaggesi cl-tie simm etriche ed è sos1enuro da w1 pilastro centrale
Dimore doppie con porticati monolitico munito di capitello. La loggia a cui si ac-
cede con una scala laterale è portata da m o ntanti di le-
e logge parzialmente chiusi gno ed è chiusa suw1/ato.
A Terra di Dentro m em re il p o rticato è chiuso solo sui
lati la loggia è Stata quasi completam em e chiusa sui
due lati mamenendo i pilastri n i /ignei per m otivi statici
e ridu cendone la superficie a un semplice w rio d 'ac-
cesso ai du e locali retrostami.

Roseto-Cavergno Terra di Dentro-Avegno


VM.8.4 (AERT)

piano
terreno

primo
piano

prospetto
principale

111
Aspetti funzionali
L'impianto distributivo delle funzioni domestiche nelle dimore a locali sovrap-
posti (semplici e doppie) è praticamente identico in tutte le abitazioni: al piano
terreno le cucine, nei piani superiori le camere e nel sotto tetto il deposito delle
derrate alimentari, il granaio e talvolta anche il fienile.
Sotto le cucine, parzialmente o interamente interrate, si trovano sovente le can-
tine. Nella fascia della vite queste cantine servivano per la vinificazione del mosto
d'uva, la conservazione del vino, degli insaccati e dei latticini mentre oltre tale fa-
scia la loro funzione era principalmente legata alla conservazione del formaggio.
Nelle cucine si sono incontrati tutti i tipi di focolari: da quelli centrali solo leg-
germente ribassati per accogliere le ceneri a quelli a nicchia con tanto di piano
rialzato, cappa, canna fumaria e comignolo.
Nei piani superiori si trovano la stiiva e le camere. Nelle località a monte Cevio
alcune dimore erano provviste di una pigna in mura tura o di pietra oliare.
I sottotetti sono più o meno spaziosi e, oltre ai molteplici usi sopracitati, servi-
vano anche per depositare qualsiasi genere di suppellettile domestica.
Nelle dimore a due locali in profondità la distribuzione delle funzioni domesti-
che ricalca esattamente quella della variante di legno (figg. 83 e 87).
Fatta eccezione delle cantine, troppo fredde e umide, ogni altro locale delle di-
more contadine poteva assumere -contemporaneamente o in periodi diffe-
renti - le più disparate funzioni domestiche e utilitarie. Così la cucina - che era
d'inverno il locale più caldo-poteva servire da camera da letto per i vecchi, per
Figura 112 le puerpere e per i bambini oppure da laboratorio per la produzione degli uten-
Un bel muro costruito a regola d'arte
con i conci d 'angolo connessi a catena sili del contadino, da usare in proprio o da vendere al mercato, e perfino anche
alternata ( Aurigeno ). da osteria. I logge e le ballatoi erano in primo luogo veri e propri strumenti di
(Fotografia A ERT). produzione dell 'economia agricola, venivano però anche usati come deposito
e per accedere ai locali retrostanti. Essi erano dunque attrezzati con aste oriz-
zontali dove legare i covoni di segale e le pannocchie di granoturco ma servi-
vano anche alle funzioni domestiche come l'asciugatura dei pochi panni.

Elementi strutturali delle dimore di pietra

Lamuratura
I muri- che all'occhio inesperto possono apparire tutti uguali- in realtà pre-
sentano una notevole gamma di strutture diverse dovuta alla qualità della roc-
cia (graniti, gneiss, paragneiss), alla provenienza del pietrame usato (morenico,
detritico, alluvionale o di cava, ma molto raramente) e, non da ultimo, alla pe-
rizia dei contadini-muratori (fig.113).

Figura 113
a In questo muro i conci d 'angolo
sono solo sgrossati mentre il pietrame
di riempimento è costituito di sassi
di diversa provenienza: alluvionale,
morenica e detritica, di diversa
grandezza e foggia (Moghegno, VM.J9.3).
(Fotografia AERT).
b l conci d'angolo di notevole grandezza
sono la vorati solo in facciata e le pietre
sono posate a fila re (Lodano).
(Fotografia AERT).

112
Acca nto a murature grossola ne si incontra no muri rea lizza ti con pie tre be n
sgrossa te, posa te a fil a re e con dei co nci d 'a ngolo d i no tevo li dime nsioni co n-
ness i a ca te na altern a ta (fig. l 12) .
In gene rale lo spessore de ll e mura ture pe rime trali va ri a tra i 50 e i 70 centim e-
tri , le pie tre sono posa te a secco e sporadica me nte lega te con la ca lce. I muri dei
ma nufa tti mino ri (la trin e) , que lli di chiusura pa rziale de i porti cati e dei pa ra-
pe tti dell e logge presenta no talvolta uno spessore di 30-40 centime tri .
Le volte a botte dell e ca ntine, di alcune cucine e gli a rchi dei portica ti sono rea -
lizza ti con pi e trame non lavora to e posa to a co lte ll o.
A nche se l'a bbonda nza di ca lcescisti ha pe rmesso di produrre ca lce sin dai
tempi più anti chi , solo i loca li d 'abitazione e rano qu asi sempre intonaca ti e,
dalle prime fotografie sca tta te in va lle prima del Novece nto, si deve dedurre
che solo pochi ssime case e rano inte rame nte into naca te a nche all 'este rn o dove
la ca lce veni va usa ta con mo lta parsimonia e so ltanto per fo rm are i coll arini at-
torn o fines tre 135 .
Figura 114
l corren.ri che sosrengono le piode G li im palcati e le cop erture dei tetti
son o appoggiari ai p un ron i con l'ausilio l tetti sono del tipo 'a puntoni ' con le capri a te appoggia te su radici e coll ega te
di cavicchi. le une all e altre con pale tti di controventame nto (}ig. l l 5).
( Forografia A E RT).
Le falde rea lizza te con las tre di gneiss (pi ode) di differe nte dime nsio ne ha nno
un a pendenza co mpresa tra i 40 e i 45 gradi. Le pi ode sono soste nute da pali
(correnti ) a lo ro vo lta fissa ti ai puntoni con dei cavicchi (fig. 11 4); quelle delle
prima fil a sorpassa no il me tro di lunghezza e so no appoggia te quasi ori zzo n-
talme nte su co rre nti o su assi posa ti sul prolunga mento dell e catene.

Le pareti diviso rie e gli impalcati dei p iani


Nelle case doppie le pa re ti che separano le due me tà prese nta no le stesse di -
mensioni e ca ratteristiche dei muri perime trali . Me no freque nti sono in vece i
muri di visori più sottili o quelli costitui ti da un graticcio più o meno fit to di pi-
lastrini vertica li colm a ti con un riempim e nto di pie trame misto a ca lce, talvolta
135. Nel suo libro dedica lo ai monti (op. cit. ). Ar- rinfo rza to con travi orizzontali (Cavergno-Sonle rto, YM.8.2) o con un a listo-
ma ndo Donat i ha svolto un 'int eressant e indagin e na tura posta in diago nale (Cere ntino-Piedipiode, YM .9.1 e Cogli o, YM.ll.l ).
sull ' uso dell a ca lce (pagg 164- 167) e ricorda che,
pur esse ndo abbonda nt e, nel 1704 i Paui di Prato
Negli edi fici di pie tra si incontrano invece solo eccezionalmente pareti di viso-
ne proibiva no l'esport azione al d i fuori dell a La- rie di legno (R oseto, VM.8.4).
vizzara. Il Ma rt in i (vedi monografie nell a Miscel- Gli impalca ti dei pi a ni supe ri ori sono costituiti da ass i appoggiate su tre o più
lanea in calce a questo vo lume) ri tie ne che q uesta
proibizione è da far risa lire a ll a necessi tà di ri-
travi genera lme nte p oste in modo che il loro prolungamento oltre il muro pe ri-
sparmia re legna d 'ardere usa ta in grandi quan tità me trale perme tte di soste nere i balla toi (Someo, YM .22.1 ). Si trovano comun -
per produrre la calce. que anche travi posate nell 'altra direzione (Someo, YM.22.6).

Figura 115
a l p unroni son o collegati al colmo
con un in casrro a ren one e morrasa fissaro
con un cavicchio (Moghegno, VM. / 9.3).
(Fo rografia AER T).
b l palerri di conrrovenram en ro posri
fra le capriare (A urigeno, VM. J.l).
(Fo ro grafia A E R T).

113
Meno frequenti sono invece i soffitti costituiti da una fitta trama di travi riem-
pita di pietrame misto a calce (Coglio, VM.ll.l e Case dei Bazzi, VM.9.4, non
pubblicata) .
Non di rado, e non solo nei locali adibiti a cucina, sopra l'assito è appoggiato un
lastricato tramite uno strato di sabbia o di calce molto magra (Cavergno, VM.8.4)
oppure sono ricoperti con uno spesso strato di calce molto resistente, illàstrigh.

I ballatoi
l ballatoi 136 sono generalmente sostenuti dal prolungamento delle travi di so-
stegno del pavimento dei locali retrostanti oppure da mensole incastrate nella
muratura per tutta la sua profondità (Someo, VM.22.6). I parapetti sono costi-
tuiti da semplici aste di legno appoggiate ai montanti oppure da listelli qua-
drangolari incastrati in due listoni orizzontali. I montanti sono fissati alle men-
sole e alle catene o ai puntoni.
I ballatoi molto lunghi o quelli che si sviluppano su più piani sono rinforzati sul
davanti da una trave longitudinale sull a quale vengono fissat i i montanti che
possono assumere le medesime fattezze di quelli delle logge, ossia presentare
una sezione quadrangolare con gli spigoli smussati e il capitello (Someo,
VM.22.1, fig. 116). In altri casi le travi longitudina li sono doppie in modo da
portare ed essere portate dalle mensole (Prato-Sarnico, VM.21.1).
I ballatoi posti sui frontoni sono genera lmente protetti dall'aggetto del tetto 'a
puntoni ' ottenuto prolungando a mensola le due radici (fig. 96). Per avere un
Figura 116 aggetto ancora maggiore, oltre i p un toni della capriata, vengono prolungati an-
L'ultimo piano di questo ballatoio
è sostenuto da pilastrini di legno provvisti che i correnti che sostengono le piode. Quando l'aggetto è molto forte le radici
di capitelli incastrati su di essi a coda sono rinforzate da mensole (Cevio-Boschetto, VM.lO.l), vengono raddop-
di rondine, con gli angoli smussati piate (Prato-Sarnico, VM.21.1) oppure sostenute da paletti posti in diagonale
e la parte superio re intagliata a dente e incastrati nella muratura (Peccio-Cambleo, VM.20.2). Più rari sono i casi
di lupo (Som eo, VM.22.1). dove il ballatoio ha un proprio tettuccio (fig. 119).
(Fotografia A ERT).
I ballatoi posti lungo le facciate di gronda possono essere protetti dal tetto ap-
poggiato asimmetricamente sopra la costruzione di pietra (Someo, VM.22.1)
oppure dal prolungamento della falda otten uto con un impalcato 'a puntoni'.
Quest'ultimo è costituito da una mensola incastrata nel muro con funzio ne di
catena su cui è infisso con una calettatura a dente cuneiforme un puntone il
136. Con il termine di ballatoi si indicano tutte le quale appoggia sul retro alla radice del tetto principale che in questo caso funge
strutture aggettanti rispetto al corpo principale
dell a costruzione ed integrate all a stessa solo tra- da colmo (Li n esci o di Dentro, VM.l5.2). In altri casi la mensola è direttamente
mite il pro lunga mento de lle falde del tetto. incastrata tra la muratura e la radice (Linescio di Dentro, VM.15.1).

Figura 117
Queste due dimore di Someo sono
rappresentative delle due principali varianti
tipo logiche del ballatoio: Nella dimora
a valle esso è posto su/lato di gronda m entre
in quella a monte esso è situato sul fronton e.
(C. R. Zinggeler. Per gentile concessione
dell'Archivio federale dei monumenti
storici, Berna).

114
I pavime nti sono fo rm ati da un semplice assito posa to sulle me nsole me ntre i
parape tti sono costituiti da aste di legno orizzo ntali fissa te ai monta nti apposi-
ta me nte sca nalati e di stri buite su tutta l'altezza dei ba ll atoi in modo da fo rm a re
dei veri e propri tralicci.
Solo più ta rd i sono appa rsi i pa rapetti rea lizza ti co n li stelli di legno, que lli con
le assice ll e traforate (Prato-Sarni co, VM.21.1 ) e quelli di fer ro.

I porticati e le logge
I porti ca ti sono in buona pa rte parzialme nte chiusi e sono costituiti da muri , da
pilastri in mura tu ra o da mo ntanti mono litici (Cavergno- Roseto, VM.8.4) che
sos te ngo no:
- degli a rchi di pie tra a sesto ribassato (Moghegno, VM.l 9. l ,.fig. J09) o a tutto
sesto (So meo,.fzg. Il O) ;
- un a coppi a di travi longitudin ali dove su quell a in fe ri ore appoggiano le travi
di sostegno del pavimento dell a loggia mentre su quella supe riore appoggiano
i montanti che soste ngo no la radice del te tto o la loggia successiva (fig. 123) .
Le logge 137 sono in vece gene ralme nte a pe rte e i montanti di legno che le sor-
reggono hanno un a sezio ne qu adra ta (15x15 ce ntim e tri ) me ntre quelli di pi e-
tra sono re ttango la ri , sovente irrego lari e misurano 10x20/25 centime tri. I
prim i sono appoggia ti sull e travi co n un in castro a te none e mort asa me ntre
quelli di pi e tra sono inseriti nell a mura tu ra del pa ra petto o appoggia no su un a
lastra d i pie tra posa ta dire ttame nte su di esso o sul pavim ento.
Questi monta nti sono sovente muniti di capitelli !ignei talvo lta sagomati e de-
corati con incisioni a denti di lupo. Quando i ca pitelli sono posti sopra un mo n-
tante di pie tra l'incastro è a mezzo legno (fig. 118) . Q ua ndo a nche il monta nte
è di legno, oltre all 'incastro a te none e mortasa, è assa i diffuso a nche quello a
Figura 118 coda di rondine (fig. 118) . Nell e logge i pavime nti sono fo rm ati da un assito ap-
l due tip i di appoggio del capitello poggia to su travi poste trasversa lmente sovente cos tituite dal prolungamento
sul montam e: sopra l'incastro a renon e di quelle dei loca li re trosta nti oppure so no un a struttura indipende nte inca-
e mortasa e sotto quelle a coda di ron dine. strata nell a mura tura re trostante e appoggiata sopra gli archi o sopra le travi
(Fotografia AER T) .
longitudin ali. In alcuni casi l'assito è cope rto da un lastrica to (Cavergno-R o-
seto, VM.8.4e Mogh egno, V M.19.1).
Acca nto a quelli completame nte aperti sino all 'altezza del pavime nto altri log-
gia ti sono provvisti d i parape tti massicci di pietra di di ffe rente altezza e che si in -
137. Con il te mine di logge si ind icano tutti i locali
completamen te o pa rzia lment e aperti c integra ti terrompono solo in corrispondenza dell e sca le d'accesso. In altri casi ci si ac-
ne l corpo prin cipa le de ll a costruzione. contenta invece di a ppoggiare ai montanti un se mplice asse posa to in vertica le.

Figura 119
Questa dimora di Someo presenta
due p iani di ballatoi posti sulla facciata
di f rontone e protetti da un proprio tettuccìo,
(Fo tografia dei Fratelli Biichi. Per gentile
concessione dell 'A rchivio cantonale,
Bel/in zona).

115
Le scale
Le scale esterne sono sempre massicce e costituite da monoliti che formano l'in-
tera pedata e sovente anche l'alzata. In alcuni casi nello zoccolo viene costruito
in modo da ottenere un minuscolo sottoscala o dell e nicchie (fig. 120). Quando
la situazione lo consente esse sono situate ai lati della costruzione ma il più delle
volte vengono poste di punta o lungo la facciata principal e.
Le rare scale di pi etra incorporate nella costruzione principale sono costituite da
un muro di spina centrale di 30centimetri di spessore e da lastre di pietra incastrate
in esso e nelle pareti dei muri maestri (Linescio di Dentro, YM.15.2). Anche nell e
case con più di due piani si trovano scale di comunicazione interne solo in via ec-
cezionale; nel qua l caso esse sono sempre di legno, fisse o a pioli. In presenza di
logge e di ballatoi sufficientemente profondi si preferisce usare questi spazi per ac-
cedere ai piani superiori con delle scale poste parallelamente alla facciata .

Le aggregazioni e le tipologie di transizione

Le aggrega z ioni
Anche in villaggi come Brontallo (dove dimore e stall e sono poste in quartieri se-
parati) e Villa-Gordevio (dove la maggior parte delle dimore è provvista di logge
organizzate attorno a delle corti) chi percorre le callaie, a parte l'omogeneità dei
materiali da costruzione, ha l'impressione di una forte discontinuità tipologica e
della mancanza di una qualsiasi logica compositiva. Nella Bassa Yalmaggia sono
Figura 120 invece assai nume rose le aggregazioni a schiera di dimore semplici e doppie con
A Moghegno questa scala posta di punta
è formata da pedate monolitiche alte quanto loggiato (figg. 121 e 122) . Altrove la costruzione in contiguità è invece molto rara
l'alzata e sotto di essa è posta una nicchia. e coinvolge comunque funzioni (dimore con stalle) e tipologie differenti.
(Fotografia A E RT).
Le tipologie di transizione
Accanto alle abitazioni più diffuse che contano due soli piani sporgenti da terra
si incontrano anche dimore più grandi, di tre o quattro piani, con fattezze mo-
numentali, ma che tipologicamente e costruttivamente ricalcano i modelli
dell 'edilizia rurale più povera talvolta addobbandola di dettagli leziosi (figg.
123 e 124). Una seconda serie di dimore, pur mantenendo l'impianto tradizio-
nale con le scale esterne o integrate nelle logge, realizza quest'ultime facendo
capo ai linguaggi dell 'architettura colta: la simmetria, gli ordini, le colonne, gli
archi (fig. 125). Infine, viene adottato anche l'impianto strettamente simme-
trico con la scala centrale, ed ecco la dimora rurale trasformata in una palazzina
di tipo urbano (fig. 126).

Figural21
Aurigeno. Gruppo di dimore con
porticato e loggia poste sulla facciata
di gronda e aggregate lungo la callaia.
(G. R. Zinggeler. Per gentile concessione
dell 'A rchivio federale dei monumenti
storici, Berna).

116
Figura 122 Nella Bassa Va/maggio so11o 11umerose le aggrega-
zio/li a schiera di dim o re semplici e doppie co11 log-
Tipologie di edifici di pietra giato.
A Terra di Fuo ri, 11el Comu11e di A veg11o, troviamo ag-
valmaggesi g regate quauro dimo re co n du e p orticnri separati. par-
Dimore a schiera con portico ::.ialm ente chiusi, una loggia comune p osta a du e li velli
e accessibile altra verso du e scale appoggiate al cemro
e loggia sul lato di gronda del complesso.

Terra di Fuori-Avegno
(AERT)

piano
rerreno

primo
piano

prospello
principale

11 7
Figura U3 A ccanto alle case di due piani si incontrano dim ore più
grandi, di tre o quauro piani, con fauezze monwnen -
Tipologie di edifici di pietra tali, ma che tipo logicam.en.te e costruttivamente rical·
cano i m odelli dell 'edilizia rurale.
valmaggesi A Prato-So rnico (VM. 2 ! . 1) questa dim o ra doppia
Dimora doppia multi piani conta ben quattro piani più il sotto tetto. Le cantine
son o seminterrate e hanno un soffi/lo a vo lta. Al piano
con ballatoi sul frontone terren o la cucina di destra à stata trasf o rma ta in una
stan za ri vestita di legno, munita di una pigna in pietra
o liare datata 1714 e lo spa zio d el p rimitivo camin o a
nicch ia è stato occupato d a una scala di legno che p o rta
al piano superio re. Le altre scale sin o in vece situate nei
ballatoi ch e ospitano anch e una latrina.

Prato Sornico
VM.21.1

piano
cantina

piano
terreno

l
l
l
L --------------- -- ------ ~

primo
piano

secondo
piano

prospetto
principale

118
Figura 124 A Moghegno ( VM. I9.3) questa dim ora doppia conta
tre piani pùf tlll souotetro et/ è preceduta da du e stalle
Tipologie di edifici di pietra costruire di fascia clte fo rmafl o con essa e con gli alrri
edifici posti sul lari una corre sopraelevata. C effeu n
valmaggesi prospeuico della scala d 'accesso alla corte viene ulte-
Dimora doppia multi piani riorm ente enf atiz zato dal taglio simmetrico a imbuto
delle logge e dalle du e scale poste di punta, la prima
con porticato e loggia alf'esrem o di vide il porricarn in du e m età, la seconda è
sulla facciata di gronda in vece situa m nl/'iwem o delle loggia del primo piano.

Moghegno
VM./9.3

piano
terreno

primo
piano

secondo
piano

prospello
principale

119
Figura 125 A Moghegno questa dimora doppia presenta ancora
l'impianto tradizionale con le scale esterne poste al
Tipologie di edifici di pietra piano terreno davanti alla facciata principale per poi
valmaggesi proseguire su/lato sinistro. Per contro, il portico e i fog-
giati sono stati realizzati facendo capo al vocabolario
Dimora doppia con impianto dell'architettura colta: la simmetria, gli ordini, le co-
lonne, i capitelli e gli archi.
tradizionale e elementi colti

Moghegno
(AERT)

piano
terreno

primo
piano

secondo
piano

prospello
principale

120
Figura 126 Sempre a Moghegno q11esw dimora doppia. oltre al
vocabolario, ha adounto l'itnpianto strettam ente sim -
Tipologie di edifici di pietra m etrico con la scala centrale d el/'edili::.ia co lta com -
valmaggesi piendo la definitiva trasforma:ione della casa rurale
in palazzina di tipo urbano.
Dimora doppia con elementi
colti e scala centrale

Mog hegno
(AER T)

p iano
Terreno

prim o
p iano

secondo
piano

p r ospeuo
principale

• •

121
Le dimore sui monti

Ne lla sua meticolosa rice rca e analisi de i maggenghi di ben sette co muni dell a
Valmaggia Armando Donati ha individuato quattro grandi famigli e di dimore
montane: le dimore semplici a locali sovrapposti, que lle doppie, quelle a due
vani in profondità e gli edifici promiscui .

Tabella8
La distribu zione dei vari tipi di dimore nei comuni di Pralo-Sornico ( P-S),
Men zonio, Brontallo, Linescio, Maggia e Moghegno
Comprensorio o comune (a) (b) (c) (d) (e) (f)

Lav izza ra 12 79 43 4 24 13
( P-S, Menzonio e Brontallo) 7% 45 % 25% 2% 14 % 7%
Li n escio IO 18 11 IO 11
16% 30% 18% 16% 2% 18%
Bassa Va ll e 19 105 5 7 8 5
(Maggia e Mog_hegno) 13% 71% 3% 5% 5% 3%
Totale 41 202 59 21 33 29
Il % 52% 15% 5% 9% 8%

Font e: Armando Do na ti , Monti, uomini e pietre, Locarno 1992.


Figura 127
Casa 'a torre' situata sui monti di Brontallo. (a) Dimore a un so lo loca le. (d) Dim o re doppie.
( Fotografia di Armando Donati). (b) Dim o re a due loca li sovrapposti. (e) Dim o re a due locali in profondità.
(c) Dimo re a tre loca li sovra pposti o 'a to rre' . (f) A ltri tipi di dimore.

Secondo i dati statistici sinte tizzati ne ll a Tabella 8 il tipo più diffuso di dimora
montan a è que ll o a due loca li sovrapposti: sotto la cucin a e sopra la camera tal-
volta provvista di pigna (fig. 127) . La Lavizzara si distin gue per il numero e le-
vato di case 'a torre ' (114 di tutte le dimore) e la presenza di numerose dimore
a due vani in profondità (14%) mentre ne ll a Bassa Yalmaggia prevalgono le di-
more a due local i sovrapposti (q uasi 3/4 de ll 'inte ro patrimonio). Fatta ecce-
zio ne de i monti di Linescio, le dimore doppie sono assai rare.
l n general e " la casa a un so lo vano è a bbastanza rara( ... ) e la si trova esclusiva-
me nte sui monti a lti " me ntre " la casa a torre, la casa doppia e la casa a due vani
138. Armando Donati, op.cit. pag. 153. in profondità sono invece le tipiche abitazioni de ll e stazioni inferiori" 138 •

Figura 128
Questa veduta del monte di Scing'iora
(Co mune di Menzonio) m ostra diversi tipi
di dimore m ontane aggregate in un solo
nucleo: case a due locali sovrapposti,
case 'a torre' e case doppie poste di fas cia.
(Fotog rafia Armando Donati).

122
Figura129 L e dim o re a un solo locale son o rare e si trovano quasi Nella dimora a tlu e vani in profondità il locale semin-
esclusivamente sui m onti alti sen za campicollllra e terrato era generalmente adibito a cantina. Al piano
Tipologie di dimore montane dove si soggio rnava brevem ente per pascolare il be- superio re la cucina era siwara sul retro m entre la ca-
stiam e o p er tagliare il fien o prima di salire sugli alpi. m era era p osta sul davan ti ed era talvo lta pro vvisw di
valmaggesi La dim o ra a du e locali sovrapposti è il tip o di casa wwpigna.
Fonte: Armando Donati (op.cit ) m ontana maggio rm ente diffuso: nel piano seminter- O/tre ni rerra zzamenti per la campicolwra. la presen za
rato si trovava la cucina con il fo colare aperto e al di case ·a torre' e di dim o re del twto simili a q11elle dei
piano superio re era poswla camera w/volta provvista villaggi del fo ndovalle costit11isce 1111 indi zio impor-
di una pigna. tante che avvalo ra l'ipotesi che. tm tempo. parte dei
La casa ·a rorre' e la casa a du e vrmi di profondiuì so1w m onti IJassi venivano utilizz ati com e sta zione princi-
situate nelle sta zioni infe riori dove si soggiorna va per pale.
quasi tre quarti d ell 'anno.

Dimora a un solo Dimora a due locali Dimora a torre Dimora a due locali
locale sovrapposti in prof ondità

piano


terreno

primo
p iano

secondo
piano

prospetto
principale

•• •

123
Figura 130 In un primo tip o, diffuso soprattutto in Lavizz ara, le l'abita zione e sopra il fienile. È questo un tipo di edifi-
f un zioni di sta/la-fienile e di dim ora sono aggregare cio molto raro e rilevato solo sui m on ti delle valli su-
Tipologie di dimore montane orizz ontalmente in locali nettamente separati: nel periori.
piano seminterrato si trovano la stalla con accanto la
valmaggesi cantina o un ripostiglio m entre nel piano superiore si
Dimore promiscue trovano il fienile e il locale ch e accoglie tutte le fun zioni
dom estiche (f ocolare e d ormitorio).
Fonte: Arm ando Don ati (op.cit) Nel secondo tipo di edifici l'abita zione è sempre ag-
gregata orizzontalm ente ma si presenta com e un vo-
lum e subaltern o a quello più grande che accoglie la
stalla -fienile. In questo caso il/oca/e che accoglie l'abi-
ta zione è situato nel piano seminterrato accanto alla
sta lla.
Nel terzo tipo di edific i le fun zioni son o aggregate ver-
ticalmente: la stalla nel piano seminterrato, in m ezzo

Edificio con fun zioni Edificio con fun zione Edificio con fun zioni
aggregate in orizzontale abitativa affiancata subalterna aggregate in verticale

piano
terreno

primo
piano

secondo
piano

prosp euo
principale


124
Figura 131 Il tipo di edificio promiswo colllefull ziolli accorpare
in o rizz ontale è storo rilevato praticamente solo nella
Tipologie di dimore montane Bassa \lalmaggia. /11 particolare a Mogheg11o questo
tipo di dimore costituisce i/ 95 % di llllli gli edifici co11
valmaggesi fun zioni aiJitnrive.
Dimore promiscue Per co11tro. la dim o ra promiswa di Corsgé/1. i11 \la/le
di Prato (l '290 metri sl m), costifllisce 1111 caso pitì
Fonte: A rmando Donat i {op.cit) unico che raro anche se rientra nella categoria degli
edifici co11fim z ioni aggregate in o ri::. zontale: nel piano
seminterrato si trovano affiancate la stalla p er i bo vini
e quella p er le capre menrre nel piano superio re. inte-
ram ente di legno, la cucina con il foco lare è di pietra e
inserita tra la sum ~a 1/UIIliW di pigna e il fien ile. In fine,
acca111o all'e111rara della w cina è situato un fu m o m -
dim elllale.

Edificio promiscuo con fun zioni Edificio promisc110 con fun zioni
accorpate in orizzontale separate

piano
1erreno

primo
piano

prospello
principale

125
Oltre ai terrazzamenti per la campicoltura la presenza di case 'a torre' e di di-
more del tutto simili a quelle dei villaggi del fondovall e costituisce un indizio
importante che avvalora l'ipotesi che, un tempo, parte dei monti bassi venivano
utilizzati come stazione principale.

Tabella9
La distribu zione dei vari tipi di edifici promiscui nei comuni di Prato-Sornico
( P-S), Menzonio, Brontallo, Linescio, Maggia e Moghegno
Comprensorio o comune (a) (b) (c) (d) (e) (f)

Lavizza ra 3 15 5 3
(P-S, Men zonio e Brontallo) ll % 58% 19% 12%
Linescio 2 9 3 14
7% 32% 11 % 50%
Bassa Valle 98 38 12 12 2
(Mag_g_ia e Mog_heg_no) 61 % 24% 7% 7% /%
Totale 103 38 36 8 29 2
48% 18% 16% 4% 13% 1%

Fonte: Armando D o na ti , Monti, uomini e pietre, Locarno 1992.


(a) Ca ntin a, ripostiglio e sta lla a l pi a no infe riore, dimo ra e fienile in quello supe riore.
(b) Ide m come (a) m a con il fi e nile sopraeleva to.
(c) Idem come (a) ma con il fienile e l'abitazione chia ra me nte sepa ra ti .
(d) Stalla al piano inferiore, abitazione al piano terreno e fienile a l pi a no superiore.
(e) Stalla-fienile con abitazio ne subalt erna .
(f) Altri tipi di edifi ci promiscui.

Accanto alle case con funzioni esclusivamente domestiche convivono sui


monti anche tipologie promiscue dove, sotto lo stesso tetto, i vari locali ven-
gono utilizzati come stalla, come fienile e come abitazione.
I fabbricati promiscui sono diffusi soprattutto sui monti della Bassa Valmaggia
dove sono concentrati ben 3/4 degli edifici di questo tipo rilevati nei sei comuni
inventariati dal Donati.
Così, "per Moghegno ( ... )si può affermare che l'unica tipologia esistente sia
quella a due vani (con fienile e cucina nello stesso vano). Essa infatti rappre-
139. Armando Donati, op.cit. pag.l57. senta il95 % di tutti gli edifici accertati" 139.

Figura132
La dimora promiscua di Corgél, in Valle
di Prato, costituisce un caso più unico che
raro. Nel piano seminterrato si trovano
le due stalle per il bestiame grosso e le capre
mentre al piano superiore, a sinistra è posto
il fieni le di tondoni, in m ezzo c'è la cucina
in mura tura e a destra la stan za di travi
squadrate provvista di pigna.
(Disegno estrailo da /libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, Locarno
1992. Scala 1:100).

126
Gli altri manufatti dell'edilizia rurale

Acca nto alle dimo re e all e sta ll e- fi enil e esisto no un a mo ltitudin e di manu fat ti
comple me nta ri lega ti a ll e migrazio ni stagio na li degli uo mini e de l bes ti a me e
a ll e a ltre a tti vità de ll a prod uzio ne agri cola.

Le spelonche, o splùi, e gli orti pensili


La Ya lm aggia presenta un 'in credibil e num ero e va ri e tà di spe lo nche scava te
da ll ' uo mo sotto gli e no rmi mass i de ll e frane ciclop iche preisto ri che pe r rispo n-
de re a lle più dispara te fun zio ni do mesti che c utilita ri e 140 (fig. 134).
Sopra q uest i gra ndi macigni dissemin ati tra i prati , tra le case c ne ll e se lve ca-
sta ni li sono sta ti e re tti muri pe r co nte ne re straordina ri o rti pe nsili (fig. 33).
La stupefacente di ffusio ne de ll e spelo nche e degli o rti pe nsili è solo in pa rte ri -
conducibile all a sca rsità de i suo li produtti vi. Be n più de te rmin a nte, in vece,
deve esse re sta to il genius foci specifi co e tragico di questa va ll e che ha utiliz-
za to l'ecume ne spingendosi sino ai limiti de i rischi individu a li e co lle tti vi più
estre mi . A qu esto pro posito si pe nsi a ll a siste ma ti ca raccolta de l fi e no sui dirupi
più impe rvi utilizzan do i pro pri bam bini ap pes i a ll e funi o a ll o sfrutta me nto e
a l traspo rto de l legname con il siste ma de ll a fl o ttazio ne 14 1.

l meta ti o grà
Ne ll a fascia de l cas tagno i prodo tti di questa pia nta ve ni va no so lita me nte fa tti
Figura 133 secca re al fum o, sopra un gra ticcio posto ad a ltezza d ' uo mo e so tto il qua le ve-
Questo apiario di Fontana, in Va lle Bavona,
è costruito a ridosso del m uro di cinta niva acceso un fuoco le nto dura nte un mese abbonda nte. Per questa ope ra-
che separa i cam pi terrazz ati da lla callaia. zio ne, che poteva essere condotta anche de ntro la dimo ra po ne ndo de i gra ticci
(Fo tografia A ER T) . sopra i foco lari , veni va gene ra lm e nte usata un a pi cco la costruzio ne iso lata,
quadrango lare, di tre me tri di lato e di a ltezza, con il tetto a due falde, con il fo-
cola re a l pi a no terre no e il gra ticcio ne l sotto te tto dire ttamente accessibile
da ll'este rn o a ttraverso un o spo rte llo raggiungibile con un a sca la a pi o li .

G li apiari
140. Ved i la monografia di Flavio Zappa ne ll a Mi- Vicino a ll e case o in mezzo all a ca mpagna, ma sempre integrati nei muri di cinta
sce ll anea in calce a questo volume.
o di te rrazza me nto, si trova no gli a pi a ri in mura tura, di due a tre me tri di lar-
14 1. Ved i la mo nogra fi a di Lu igi Marti ni ne ll a Mi -
scell anea in calce a q uesto volume ded icata a ll a ghezza, di un me tro di profondità, muniti di un tettuccio a un a so la fa lda e di due
fl o tt azione de l legna me. ripia ni di legno si cui appoggia re le a rni e (fig. 133) .

Figura 134
A Ritorto, in Va lle Bavona, l"enrrata di
questo spliii scavato sotto il macigno è
protetta con un tettuccio 'a capriata' (a
sinistra). La casupola appoggiata sulla
destra ospitava verosimilmente un telaio.
(Fo tografia A E R T) .

127
Gli altri manufatti minori
Nei villaggi, accanto a lle case e alle stalle-fieni le si trovano numerosi altri ma-
nufatti: i porcili, i ripostigli, le legnaie , le casupole che ospitavano i telai che non
potevano trovare posto nelle dimore e minuscole latrine isolate (Cavergno-
Sonlerto, YM.8.2) o integrate alle dimore (Cimalmotto-Campo Y.M., YM.7.4
e Cevio-Boschetto, VM.lO.l), di circa due metri di lato, due di altezza e con il
tettuccio a una sola fa lda.

Le stalle-fienile
Le sta lle-fienile possono essere suddivise in quattro grandi famiglie tipologiche
(fig. 137): quelle poste di punta o di fascia , quelle con i fienili di legno (fig. 135
e 136) o in mura tura .
La distribuzione sul territorio dei vari tipi di stalle-fienile ricalca sostanzialmente
quella delle abitazioni. I fienili di legno sono dunque reperibili soprattutto nelle
aree dove prevalgono le dimore !ignee e, più sporadicamente, sui monti mentre
altrove si trovano quasi solo quelli misti o interamente in mura tura.
Nella sua analisi dei monti valmaggesi Armando Donati ha considerato altre
categorie di stalle-fienile. Dai dati statistici della Tabella 10 si deduce che gran
parte sono del tipo semplice a locali sovrapposti (86%) mentre le stalle mano-
funzionali (6%) e le stalle-fienile doppie ( 4%) sono assai rare.

Tabella IO
Figura 135 La distribuzione dei vari tipi di stalle-fienile esistenti sui monti dei comuni
Le stalle-fienile con i tondoni del frontone
incastrati 'a facciavista' nelle pareti laterali di Prato-Sarnico ( P-S), Menzonio, Brontallo, Linescio, Maggia e Moghegno
in muratura si trovano solo in Valmaggia.
Compr ensorio o comune (a) (b) (c) (d) (e)
(Fotografia di Armando Donati).
Lavizzara 23 197 48 19 16
(P-S, M enzonio e Bronta/lo) 8% 65% 16 % 6% 5%
Li n esci o 7 59 15 2 3
8% 69% 18% 2% 3%
Bassa Valle 4 126 41 3 5
(Mag_gia e M og_heg_no) 2% 70% 23% 2% 3%
Totale 34 382 104 24 24
6% 67% 19% 4% 4%
Fonte: Armando Donati, Monti, uomini e pietr e, Locarno 1996.
(a) Stalla a un solo locale e senza fienil e. (d) Stalla-fieni le doppia.
(b) Stalla-fienile. (e) Altri tipi.
(c) Stalla-fienile con locale annesso.

Figura 136
Probabilmente il contadino ha otturato
le fughe di questo fienile di legno con della
calce mista a pietrame per consolidarlo
o utilizzar/o per altri scopi.
(Fotografia di Armando Donati).

128
Figura 137 .
Tipologie delle stalle-fiemle
valmaggesi poste
di punta o di fascia

Stalle-fienile di punta Stalle-fienile di punta Sta/le fienile di fascia Stalle-fienile


con il fienile /ign eo miste con il fienile di legno miste

swlla

fi enile

:o
prospeuo
principale

• •

prospeuo
rerros/ante

129
Le aperture

A nche in Ya lmaggia, e fino all 'introduzione dei vetri di produzion e industriale,


le aperture più gra ndi dell e dimore di legno e di quelle in mura tura erano costi-
tuite dall e so le porte d'accesso ai locali mentre le fin estre superavano di rado le
dim ensioni di un sempl ice pertugio. Per contro- e diversamente dall e altre re-
gioni del Sop race neri - le porte d'accesso dell e cucine sono costituite da un a sola
anta.

Le porte e le f inestre delle dimore !ignee


Negli edifici lignei le porte sono generalmente mo lto basse e sono sta te ape rte
tagliando da cinq ue a sei travi dell a struttura 'a castello' le quali vengono fissa te
con un incastro a te none e mortasa nei due stipiti di legno sagoma ti a fo rma di
U mentre a fungere da sogli a e da architrave sono le travi stesse della struttura.
Nelle dimore lignee le ante delle porte sono costruite con due strati di assi: oriz-
zontali all 'este rno, verticali all 'interno e fissati con dei chi odi di legno (fig. 138).
Non di rado, e anche nell e dimore più semplici, si trovano belle porte fo rmate
da telai di legno massiccio che incorniciano due tavole sagoma te (fig. 140).
Le porte degli zocco li in mura tura che soste ngono le strutture 'a castello' hanno
architravi, stipiti , ta lvolta anche soglie di legno. In alcuni casi gli stipiti conti-
nua no oltre l'architrave in modo da forma re un sopraluce che serve anche da
sfogo per il fum o (Pra to-Sarnico VM.21.2). Le f inestre sono state anch'esse
Figura 138 aperte- e successiva me nte ingrandite - tagliando da una a quattro travi dell a
Porta di dimora /ignea (Cima/mollo, V M. 7. 5 ).
(Focografia AERT). struttura 'a caste ll o ' contro la quale sono appoggiati dei montanti di legno di va-
ria dime nsione collegati alle travi con la medesim a tecnica delle porte (fig. 139
a, be c) . Generalme nte esse hanno fo rma quadrangolare e misurano da un mi -
nim o di 15-20 centim etri a un massimo di 80 centimetri di lato.

Figura 139
Finestre di diverse dimensioni
aperte nella struttura !ignea 'a castello '.
a La fin estrella alta come la tra ve p resenta
due massicci montanti decorati
sui lati con delle incisioni (Cima /motto).
b L'inferriata è costituita da due ferri
a fo rma di cambra, posti a croce e
inchiodati alla parete esterna (Cima /motto).
c Su/ lato destro di questa fi nestra
si vede ancora il m ontante dell'apertura
precedente. L'inferriata è direttamente
incastrata nelle travi ( Fusio ).
d Probabilmente nella cornice
mancante di un Iaea veniva fa tto
scivolare uno scuro. Anche in questo
caso l'inferriata è costituita di tondini
a forma di cambra (Cima /motto).
(Fotografie A ER T).

130
Anche le finestre più piccole sono sove nte munite di infe rri ate incastra te ne ll e
travi e nei mo nta nti (fig. 139 c) o se mplice me nte inchiodate co me dell e ca mbre
sulla faccia ta este rn a de lla struttura ' a castello ' (fig. 139 b e d). I due grandi edi -
fi ci lignei di Cim almo tto posti a lato del fo rno presentava no un vasto ca mpi o-
nario di fin estre infe rri ate senza montanti ma incorniciate. Una di esse aveva
un lato dell a co rnice manca nte, i la ti in fe ri ore e superi ore prolunga ti e sagoma ti
in modo da pote r far scivolare un o scuro (VM.9.3,jìg. l 39 d).
Le porte-finestre per accede re ai so tto tetti utilizza ti come granaio o fie nil e sono
anch 'esse qu adrangolari , misura no da 70 a 11 Oce ntime tri di la to e sono munite
di un a sola a nta cos truita con ass i ve rticali este rn e in chiodate a due assi oriz-
zontali inte rn e. Talvo lta queste ape rture presenta no dei montanti che si in ca-
stra no pe r tutta l' altezza nelle travi dell a struttura 'a cas tello' che fun gono da
soglia e da a rchitrave (fig. 141).
Nello zocco lo di pie tra le fin estre premodern e sono cos ti tuite da semplici telai
massicci incastrati ne lla muratura.

L e porte delle dimore di pietra


Nell e costruzioni di pi e tra le soglie, gli stipiti e gli a rchitravi delle porte sono ge-
neralme nte di legno (fig. 142 b) e fun gono a nche da telaio. So lo pochi edifi ci più
a ntichi - la cui destin azione originale è a ncora tutta da scoprire- presenta no
stipiti e architravi mono litici che ricorda no l' archite ttura delle cos truzioni ro-
ma niche colte (fig. 142 a).
Figura 140 Non sempre le spall e in mura tura sono trattate come gli ango li , ossia con i co nci
Porta di dim ora /ignea fo rmata
da telai m assicci che incorniciano posati a catena altern ata. G li architravi cos tituiti di due o tre travi massicce af-
due tavole sagomate (Cim a/motto). fi a nca te sono talvo lta leggermente curvi, si incastrano nei muri sin o a una
(Fo tografia A ERT). profondità di cinqu a nta centime tri e, pe r proteggere il legno dall 'acqu a, sopra
di essi vengono talvolta infil ate dell e pi ode aggetta nti di circa un a spa nn a.

Figura 141
Le porte-finestre di accesso
al sottotetto (Cima /motto, VM. 7.4).
(Fotografìa AERT).

131
Negli edifici più grandi non mancano le porte con soglie, stipiti, architravi e so-
praluce incorniciati da monoliti di cava perfettamente squadrati e talvolta sor-
montati da archi ribassati per scaricare lateralmente i pesi (fig. 143).
Nelle Bassa Valmaggia, quando le porte sono affiancate, Io stipite centrale è
realizzato con un solo monolito di notevoli dimensioni (Moghegno, VM.19.1,
vedi fig. 144). Inoltre, anche edifici modesti presentano talvolta portali d'en-
trata o di accesso alla corte di dimensioni monumentali (Cevio-Boschetto,
VM.lO.l)
Le porte a due battenti costruite con assi orizzontali sono assai rare (fig. 142 a)
mentre il tipo più diffuso è quello formato da tre assi orizzontali esterne sulle
quali sono affrancati i cardini, il chiavistello e inchiodati alcuni assi verticali (142
b). Anche nell'area delle costruzioni di pietra non mancano le porte formate da
telai di legno massiccio che incorniciano da due a quattro tavole sagoma te.

Figura 142
a Raro esempio di stipiti
e di architrave monolilici (Sonlerto ).
b Porta di dimora ( Foroglio ).
(Fotografie AERT).

Figura 143
In alcuni edifici più grandi,
e verosimilmente costruiti da emigranti
fortunati, gli stipiti e gli architravi sono
realizzati con monoliti di cava ben
squadrati e a volte sormontati da archi
ribassati costruiti con pietre posate
a coltello.
(FotografiaAERT).

132
Figura 144
In Bassa Valmaggia le doppie
porte presentano sovente un unico
m omante cemra/e comune costituito
da un grande rn onolito ben squadrato.
( Fotograjla A ERT).

133
Le finestre delle dimore di pietra
Le finestre presentano forme molto diverse che vanno dalla semplice feritoia
alla fin estra ottocentesca munita di telai , di ante vetrate, di scuri e di ferratine.
I mode lli più antichi sono molto piccoli , misurano poco più di 15-20 centimetri
di largh ezza, 20-30 centimetri di altezza , non hanno davanzali e, non di rado,
presentano montanti e a rchitravi monolitici che, anche in questo caso, ricor-
dano l'edilizia romanica colta (fig.145). Quando ci sono i telai , essi sono costi-
tuiti da due montanti fi ssa ti a tenone e mortasa sui travicelli orizzontali.
Con l'arrivo dei vetri vengono aperte finestre più grandi e sovente strombate
sia all 'este rno che all 'inte rno per aumentare l'illumin azione dei locali. Me ntre
le spall e si presentano come una semplice interruzion e della mura tura - gene-
ralmente poco curata (figg. 146 c e 148) - gli architravi sono di legno (fig.146 d),
o costituiti da assi posati in diagonale (fig. 146 c) e alle volte rinforzati da un
pioda (fig. 147) oppure anche con archi ribassati realizza ti con pietre posate a
coltello (fig. 148). Analoga me nte alle porte, anche negli edifici più modesti si
Figura 145 trovano finestre incorniciate da monoliti tagliati con arte e nei quali sono infissi
Raro esempio di montanti i tondini de ll e inferriate (Linescio di D e ntro, VM.15.l,fig.149).
e di architrave monolitici che rico rdano Le finestre de l piano te rre no sono sempre provviste di infe rriate me ntre gli
l'edilizia romanica colta (Sonlerto). scuri sono meno frequenti e formati da semplici assicelle (fig.147).
(Fotografia A ERT).
Le ante vetrate inte rne, le infe rriate e gli scuri esterni sono fissati in successione
al medesimo te la io, generalmente posato a metà del muro.
Molte fin estre sono circondate da collarini. I più grezzi presentano un 'a ureola
di calce più o me no larga , di forma irregolare che ricopre anche i lati inte rni sino
al telaio (figg.150 a e b) . Altri collarini sono invece più rego lari e formalmente
elaborati a sgraffito (Someo, VM.22.1) oppure dipinge ndo di bianco il riqua-
dro interno (figg. 150 c e d).

Figura 146
Finestre di diverse dimensioni aperte
nella muratura.
a La finestrella non più grande
di una feritoia presenta due montanti
e un architrave monolitici (San /erto).
b La fines trella strombata presenta
un doppio architrave e un telaio di legno
(Ritorto).
c Finestra quadrata infe rriata
con l'architrave strombato costituito
da un semplice asse (Avegno).
d Finestra quadrata inferriata
con architrave di legno (San Carlo
in Valle Bavona).
( Focografie A ERT).

134
Figura 147 Figura 148 Figura 149
Fin estra munita di imposte ( Rirorro ). Fin estra sorm omara da un arco a sesto Fin estra inco rnicima conmonoliri
( Fo rograjìa A E RT). ribassmo formato con pierre posme ben squadrati in cui sono srmi direuamenre
a coltello. L "inferriata è direllamente injìssi i rondini dell"inferriata ( Linescio
incastrata ne/telaio di legno ( Bignasco ). di dentro).
(Fotografia A ERT). ( Fotograjìa A E RT).

Figura ISO
l collarini presemano dimensioni
e forme di verse:
a Q uesta finestrella non p i lÌ grande
di una fe ritoia è circondata da un collarino
proporzionato alle sue dim ensioni
(San/erro in Va lle Bavona).
b Collarin o particolarmente vistoso
(Fontana in Valle Ba vona).
c Collarin o geom etrico (Sonlerro in Valle
Ba vona).
d Collarino a fo rma di co mi ce con gli
ango li sporgenti (Faedo in Valle Ba vona).
(Forograjìe AERT).

135
A ltre aperture
Le facciate degli edifici in muratura oltre ai timpani aperti presentano nume-
rosi altri tipi di aperture come le bocche delle pigne, i comignoli a pa rete e gli
sportelli di scarico delle latrine, quest' ultimi chiusi da una pioda semplice-
mente appoggiata all a pare te.

Le porte delle stalle e dei fienili


Negli edifici lignei i portoni dei fi enili presentano le medesima tecnica costrut-
tiva delle porte dell e dimore. Sono dunque inserite nell a struttura 'a castello'
tagliando da cinque a se i tondoni i quali vengono fissati con un incas tro a te-
none e mortasa nei due stipiti di legno sagoma ti a forma di U mentre a fungere
da sogli a e da architrave sono gli stessi ton doni della struttura (fig. 15 l) .
I batte nti so no sempre doppi e costituiti da tre assi orizzontali estern e sulle
quali sono inchiodate con dei cavicchi qua ttro assi verticali. I due assi verti-
cali posti alle estremità sono più stre tti , più lunghi e sagomati in modo da
formare due perni cilindrici infilati ne ll a soglia e nell 'architrave con fun-
zione di cardini (fig. 152 a) . Sull'asse orizzontale centrale è inchiodato il ca-
tenaccio.
Alcuni fienili presentano porte doppi e separate da un unico montante centrale
e munite talvolta di batte nti asimmetrici in modo che, aprendo la metà più
stretta, si occupava me no posto e si poteva dunque caricare il fi enil e al massimo
della sua capacità (fig. 152 b).
Figura 151 Le porte de lle torbe so no quasi sempre doppie in quanto devono servire due
Il m ontante del po rtone del fi enile è
fissato ai tondoni con incastri a lenone celle separate, sono molto basse (da 110 a 150 centimetri di luce) e costituite da
e m ortasa (Magno in Valle Lavizz ara). due o tre assi verticali inchiodate su altre ttante assi orizzontali in modo da ot-
(Fotografia A E RT). tenere dei ba ttenti massicci se mpre lavora ti con cura (fig. 153).

Figura 152
a Portone di fienile con i due battenti
simmetrici fo rmati da quattro assi verticali
inchiodati a tre assi orizzontali (Cavergno ).
b Questo portone asimmetrico permeue
di caricare il fienile al massimo della
sua capacità (Magno in Valle Lavizzara).
(Fotografie A ERT).

Figura 153
Le due porte massicce di questa torba sono
fo rmate con due assi verticali inchiodate
su assi orizzontali e sono separate da
un montante centrale comune (Cima /m ollo).
(Fotografia A ERT).

136
Figura 154
Il p orrone a due barrenri del fienile
e le p orre delle sral/e presenrano f arrezze
J'Ùnilt; si disring uono solo p er la dimensione
e SOlto composre in p erf erra simmerria.
( Fonrana in Val/e Ba vona).
(Forografia A E RT).

137
Fuoco e acqua

!l focolare
Nel limite del possibil e, per effettuare i rilievi, sono sempre stai scelti edifici
senza comignoli, indizio questo che le dimore non erano state ammodernate. In
alcune di esse - dove le antiche cucine erano state trasformate in stalla o usate
come deposito - non è sempre stato possibile individuare il posto del focolare
la cui esistenza era comunque testimoniata dalla spessa fuliggine che ricopriva
quelle parti dei loca li non ristrutturate.
In uno dei due gra ndi edifici !ignei di Cimalmotto (VM.7.3) è stata trovata una
cucina ancora completamente arredata, costituita da tre panche di legno ap-
poggiate ai muri perimetrali e rivolte verso la parete divisoria dov'era inca-
strata un a cerniera !ignea per accogliere il perno della cicogna. Il focolare è po-
sto a pavi mento mentre sull a parete !ignea all'altezza del busto si trova la bocca
aggettante dell a pigna formata con quattro piode e sulla qual e è appoggiata un a
Figura 155 grande lastra per proteggere le travi dalle scintille (fig. 158).
La grande lastra appoggiata su due A Fusio (VM.l2.3) la cucina che guarda verso ovest è munita di un grande ca-
m ensole m onolitiche e alla parete retrostante mino a nicchi a provvisto di cappa, di canna fumaria e con il focolare legger-
protegge il foro della canna fumaria . mente rialzato. Die tro il camino a 70 centimetri dal piano del focolare si apre la
bocca del forno incorporato in un manufatto murario annesso. Nell a pare te !i-
gnea posta sulla destra del focolare è invece aperta la bocca della pigna. La
canna fumaria non ha comignolo e il fumo doveva uscire attraverso gli interstizi
delle piode di copertura del tetto (fig. 159).
Nei pochi edifici !ignei non ancora trasformati e con le cucine situate nello zoc-
colo seminterrato il focolare era posto al centro del locale (Piedipiodi, VM.9.1),
talora leggerme nte ribassa to e circondato da una cornice di piode infisse a col-
tello (Cimalmotto, VM.7.4) oppure acceso sopra un basso muro massiccio ap-
poggiato contro una delle quattro pare ti (Piedipiodi, VM.9.2).
A Linescio di De ntro (VM.15.2) la cucina è coperta con un soffitto a volta e ar-
redata con numerose nicchie, con un acquaio e con un braccio di legno soste-
nuto da un paletto infisso nel muro all 'estre mità del quale era appesa la catena.
In tal modo quest' ultim a veniva a trova rsi sopra il focolare centrale legger-
mente ribassato e formato asportando se mpliceme nte una pioda del pavi-
me nto (fig. 160).
La gra n parte degli edifi ci in mura tura pubblica ti in questo volume sono prov-
Figura 156 visti di camini a ni cchi a muniti di cappa, di canna fumaria e di comignoli ma è
La bocca di questa pigna è formata lecito supporre che la maggior parte di essi è sta ta costruita nel secolo scorso in
da una semplice cornice di qua liro piode.
sostituzio ne dei focolari aperti . Infatti, nella struttura muraria delle facciate si
leggono chi arame nte i segni degli sventrame nti pe r la realizzazione delle
cappe. D 'altra pa rte, come sembra dimostrare l'iscrizione della data del1669
sul comignolo di un o degli edifici di Someo (VM.22.1), già molte case doveva no
essere dota te di questi ma nufatti.
D ove non c'erano canne fumarie il fumo veniva fatto uscire dalla parete retro-
stante i focolari attraverso un semplice foro (Case dei Bazzi, VM.9.3) sove nte
riparato da una lastra appoggiata su due mensole monolitiche incastrate nel
muro (fig. 155). D ove invece il focolare era aperto il fumo usciva dalle finestre
poste sopra la porta (Ci mal motto, VM.7.3) o il più in alto possibile (Linescio di
dentro, VM.l5.2,fig.160).

Le pigne
In quasi tutte le dimore rilevate sono state trovate le pigne o almeno le tracce
della loro esistenza. Negli ed ifici di legno esse sono poste tra la porta della
stuva, la parete esterna (fig. 160) o quella interna (fig. 159) , hanno la forma di
un cubo, misurano un me tro abbondante per la to, sono rialzate rispe tto al pa-
Figura 157 vimento di circa 30-40 centimetri tramite dei piedi di legno e si aprono quasi
La bocca di questa pigna è costituita sempre verso le cucine con le bocche di carico sporgenti formate da una cornice
da una cornice realizzata con tre m onoliti
di p ietra oliare tagliati ad arte ed è chiusa di pietra.
con un coperchio scorrevole sagomato Le bocche dell e pigne degli edifici in mura tura sono rivolte verso l'esterno. Le
e con l'impugnatura ( Brontallo ). più primitive sono a nch 'esse costruite con quattro piode (fig.156) mentre le più

138
Figura 158
La cucina e le pigne della dimora /ign ea doppia a du e vani in projondiuì
di Cima /m ollo (VM.7.3) .
(Pianta e sezioni in scala 1:100).

Figura /59
La cucina e la pigna della dimora /ignea doppia a due vani in profondità
di Fusio (VM. / 2.3).
(Pianta e sezioni in scala 1:100).

Figura 160
La cucina e la pigna della dimora in muratura a locali sovrapposti di Linescio
di dentro (VM. / 5.2).
(Piante e sezioni in scala 1:100).

139
raffina te presentano un montante late rale posto tra due pie tre ben squadrate
ne ll e qua li vi ene fatto scivolare un coperchio mo noliti co munito di impugna-
tura (fig. l 57).
Le pigne più se mplici sono costituite da pie trame into nacato (Fusio, VM.l 2.3)
me ntre que ll e più be ll e sono di pi etra oliare, costituite di lastre mo no litiche:
una all a base, un a o due lastre fa nn o da cope rchi o me ntre le altre fo rma no le
pareti verticali quasi sempre decorate (Lin escio di D entro, VM.15.2 e Prato-
Sarnico, VM.22.1) . Alcun e pigne erano anco ra arredate con de lle panche ac-
costate alle pare ti libere (Prato-Sarnico, VM.22.1).

Gli acquai
Negli edi fici ril evati da ll ' A tl ante sono sta ti trova ti so lo nove acquai mo nolitici
gene ralme nte incastrati ne ll a muratura sotto il dava nza le de ll e fin estre delle
cucin e (fig. l 60 ) o ppure in una nicchia de l muro situa ta accanto a l foco lare (So-
meo, VM.22.2) o pe rsin o posta ne lla loggia (Lodano, VM. l6.1). L'acqua ve niva
Figura 161 fa tta sco lare dire ttamente all 'esterno tra mite un pertugio, in a lcuni rari casi
Il doccione di evacua zione dell 'acq uaio muni to di doccio ne (fig. 161).
di una dimora in mura tura siwata a Foroglio
in Valle Bavona. Decorazioni e date
(Fotografia A ERT).
L'analisi delle da te, de lle decorazio ni incise sul legno, di que ll e scolpite sulle pi-
gne e de lle pitture ancora visibili sulle case e sulle stall e no n può essere oggetto
di cl assificazio ne tipologica vista la grande va ri età e complessità di fo rme e di
significati .
Di consegue nza, quanto segue si limita a segna lare gli aspetti più appariscenti
degli e le me nti deco rativi lascia ndo a pe rsone più esperte il co mpito di ap-
profo ndire questi impo rtantissimi indizi de lle cultura locale.

Figura 162
Le decorazioni a forma di dente di lupo
incise sull'architrave di legno di una casa
in muratura di Aurigeno.
(Fotografia A ERT).

Figura 163
Decora zione a zig-zag e a losanghe
incisa su una dimora di Bosco Gurin.
(Fotografia A ERT).

140
L e decora zioni sulle dim ore !ignee
Dive rsa me nte d a lla Leventina , ma come in Vall e di Ble ni o, le dimore !ignee
de lla Yalmaggia so no avare di 01-pelli . Le poche deco razioni esiste nti consi-
stono ne ll a sagoma tura delle teste delle tra vi e dei puntoni oppure sono se mplici
scanalature parallele intagliate ne ll e travi de ll a struttura 'a castello' apposita-
me nte sega te più larghe (Fusio, VM.1 2.3) oppure inte rca lando incisioni a zig-
zag con que ll e a forma di losanga (fig. 163). Le d ecorazioni più diffuse sono le
incisioni a dente di lupo (ossia piccoli incavi grandi come un cucchiaino da caffè
posti a cremagliera lun go un a lin ea re tta,fig. 162) che deco rano le travi e i pila-
stri di legno di spon e ndoli in fil a, o in diagonal e o ne lla forma di trapezi iscritti
in quadrati (Cimalmotto, VM.7.6) . Il Bianconi cita anche decorazioni dall a
forma di chiglia o di arco a fiamma d e l tutto simili a que ll e Leventinesi. Incisi
sugli architravi di legno e sui montanti , oltre alle d a te, sono diffusi i segni devo-
zionali de lla re ligione cristiana.

Le deco ra zioni sulle dimore inmuratura


Fatta eccezione dei collarini e dei numerosi affreschi devoz ionali anche sull e di-
more in mura tura si incontrano poche decorazioni , quest' ultime quasi esclusiva-
mente eseguite sugli e leme nti di legno de lle costruzioni. Esse sono del tutto simili
a quelle dell e costruzioni lignee, ossia incisioni a dente di lupo intagliate sugli ar-
chitravi (fig. 163), sui pilastri n i e sui capitelli de i ballatoi e delle logge (fig.J64) .
Figura 164 Le date
l pilastri di questo ballatoio di una casa
in m.urawra di Sorn eo hanno capitelli Le date sono gene ralme nte inci se sugli a rchitravi di legno (fig. 165) o di pi e tra
sagoma ti 'in stile ionico·. l mo111a111i sono (fig. 166 a) d e ll e dimore e de ll e stalle e sull e pi gne di pietra oliare ma si trovano
snwssati e decorati con incisioni a d em e anche sugli stipiti (Sonlerto, VM.8.2 e Roseto YM .8.4), sull e pare ti (Fusio,
di lupo. (Fo tografia AER T) . YM .l 2.3) o sgraffite sui comignoli (Someo, VM.22.1, Cerentino,.fig. 166 b) .

Figura 165
La data 1591 in cisa sull'architra ve
della to rba di Sonlerto in Valle Bavona.
(Fotografia A E RT).

Figura 166
a La data 1586 in cisa sull 'architrave
di ww dimora in muratura di Fontana
in Valle Bavona.
b La data 1669 sgraffita sul com ignolo
di una dimora in muratura di Someo.
(Fotografie A E RT).

141
Nel suo studio dei monti valmaggesi Armando Donati ha proceduto a un 'ana-
lisi dettagliata delle date trovate nei villaggi e sui monti di sei comuni.

Tabella Il
La distribu zione delle date nei comuni di Prato-Sarnico, Menzonio,
Brontallo ( Laviz zara), Linescio, Moghegno e Gordevio (Bassa Valle)
Comprensorio o comune XVI XVII XVIII XIX xx Totale
sec. sec. sec. sec. sec.
Lavizzara: vill aggi 6 18 15 24 8 71
monti 4 33 7 23 10 77
Linescio: villaggio l 9 32 15 57
monti 6 24 16 2 48
Bassa Vall e: vill aggi 2 11 25 66 6 110
monti 1 17 19 98 9 144
Totale: villaggi 9 38 72 105 14 238
monti 5 56 50 137 21 269
Totale complessivo 14 94 /22 242 35 507
(villaggi+ monti)

Fonte: Armando Donati, Monti, uomini e pietre, Locarno 1992.

In base alle datazioni si potrebbe dedurre che quasi la metà del patrimonio edi-
lizio di questi comuni- monti compresi- risale a prima d eli 'Ottocento (230 edi-
fici datati su un totale di 507) e solo 114 a prima del Settecento.
Queste conclusioni sono comunque da considerare con molta cautela dato che
deve ancora essere accertato il grado di attendibilità e di rappresentatività di
questo indizio.

Due testimonianze

La casa Valmaggese vista con gli occhi dell 'aristocratico bernese


Karl Viktor von Bonstetten nell'agosto de/1795 142
"l. Avegno.( ...). Le case sono costruite in pietra, ma senza calce; e di pietra, per
lo più coperta di muschio, sono pure i tetti ; solo attorno alle finestre c'è una cor-
nice di calce larga un piede. Sul davanti piccole scale di pietra accatastate pm:-
tano al primo piano, che all 'esterno ha uno stretto ballatoio senza corrimano. E
impressionante vedere gli infanti starsene soli su queste pericolose terrazze. In
mezzo alla cucina c'è il focolare; i camini sono estremamente rari; né ci sono fi-
nestre. La cucina e la camere sono fornite di aperture, di due piedi per due, mu-
nite di inferriata, che d'inverno vengono chiuse con della carta e un po' di colla.
Di notte questi buchi vengono tappati con vecchie assi. Questi locali sono bassi,
privi di sedie ma pieni di cassette su cui ci si può sedere. D 'inverno la gente se
ne sta attorno al fuoco seduta su panche, in mezzo al fumo; d'estate davanti al
casolare o nei campi. Spesso si mangia davanti a casa, su tavoli di pietra. Anche
ad Avegno, tra le rocce, ci sono delle cantine naturali. ( ... ). Forse queste gelide
bocche sotterranee sono comuni in tutte le montagne: però esse sono indi-
spensabili qui.( ... ).
7. Coglio( .. .). Qui entrai in una casa di contadini. In un locale stretto e basso-
senza finestre, con un unico, piccolo pertugio munito d'inferriata- c'erano due
letti con delle bisacce di foglie ; nessuna sedia, solo 4 o 5 casse su cui potersi se-
dere; tutto era sudicio e maleodorante; i muri, tranne attorno le finestre, senza
calce. La cucina era di sei piccoli passi per sei; attorno al focolare, privo di canna
fumaria , c'erano della panche ove, d'inverno, quando il freddo è più rigido, la
famiglia, riscaldandosi, si affumica. Queste case (o, per dir meglio, stamberghe)
sono attigue l'una all'altra, per lo più senza pavimento, fienile, stalla né leta-
maio - questa grande ricchezza dei contadini della Svizzera transalpina. Le po-
che mucche vengono sistemate qua e là in un angolo, accanto al magro fieno ;
142. Karl Viktor von Bonstetten, Leuere sopra i
baliaggi italiani, (Kopenhagen 1800-01 ), tradu - l'ingrasso viene gettato contro un muro, e poi cosparso ancora fresco sui cam-
zione di Renato Martinoni , Loca rno 1984. picelli o sotto gli alberi di castagno. Davanti allocale, o cucina, al primo piano,

142
alto sovente a malapena otto piedi , c'è un ballatoi o privo di corrimano, sul
quale i fan ciulli corrono avanti e indi etro, no n senza il cos tante perico lo, ca-
dendo, di perdere la vita. Tutte queste nere cas upol e, così come i loro tetti , sono
in pietra, e perlopiù ricoperte di muschio ed ombreggiate dall e viti.( ... ).
16. Giungemmo a Prato. Ques to villaggio, alto, di pietra, ( .. .) ha un aspetto
quasi cittadino.( .. .). Vaga i attraverso le strette vie della cittadina; dietro gli edi-
fici in pietra trovai , disabitate, delle case ne re di legno. Erano state le prime abi-
tazioni di questa ge nte. L'architettura è analoga a quella dell 'a lto Val lese e dell e
selvaggi valli di Saanen. La prima casa in pietra, so pra il ponte, reca un 'iscri -
zione, che dice che anche Dio, costruendo, s'e ra fallo povero."

Il capitolato per la costru zione della casa di Giovan Tartaglia


de/ 20 gennaio 1828' 43
" Deve esere di grandeza braza 7 di voto di dentro, tanto da un a parte come da
un 'altra; la qualità dei muri devono ese re di once quatordeci; l' alteza deve
esere braza 4 cominciando al scalino dela porta and ando in su sino al primo
piano, con dentro un camino di duue braza almeno di largeza, e se non fase su-
fici ente che devono crescerlo un altro mezo braza che farà poi duue e mezo, il
quale che deve esere fondato nel muro sino ala mettà del muro, co n un arma rio
dentro nel muro fondato oncia 8 di grandeza come sa rà il telaro; il muro al di
dietro douerà pende re indietro a modo di tencio aciò l'acqua non posa venir
dentro nell 'a rmario, e tanto il camino come l'arma rio deve esere fato a calcina
e stabilito a uso d 'arte; con una fin estra ne la casa dove si stimerà più oportuna,
di grandeza come li sarà dato il te laro, con il smuso tanto di dentro come di fori ;
con un onesto lavandino che deve servire per condur fori le aque sporche; con
un 'altra fin estra che deve servire per la brenta del aqua e la qual brenta deve
star dentro nel muro; nela camera di sopra deve esere con tre porte, la prima
143. Fo nt e: Museo Yalmaggese di Cevio. avanti il cortile, sopra la porta dela casa, la seconda per andare nela stanza ve-

Figura 167
La veduta di questa callaia di Cordevio
non è diversa da quelle descritte
dal Bonstetten più di cento anni prima,
in occasione della sua visita della
Valmaggia nell'agosto del 1795.
(G. R. Zinggeler. Per gentile concessione
dell 'Archivio federale dei monumenti
storici, Berna).

143
chi a e la terza dala parte di sotto in pico lo; con duue finestre, una come il telaro
e l'altra in picolo d 'alteza di once 9 e di Iargeza once 2; la cantonata di dentro di
sotto che devono lasciare vanzar fori li cantoni per poter abraciare un altro
muro; e nel a camera che li sia fato un camino di camera di pocha grandeza con
un onesta ca n a per condur fori il fumo; e il camino di cucina deve esere acom-
pagniato d'una suficiente largeza a ciò li posa capare dentro una persona per
poteri o poli re, e il detto camino su nel spezacale deve avere una finestra per ve-
nir fuori il fumo per servire per graie, con un imposta per poter mettere la pioda
per poter dare e levare il fumo dela graie; dala parte della lobia che sia acomo-
dato per poter fare un'altra g(i)onta, e li sia fatte le imposte nele pareti; la fa-
brica, tanto li muri come il coperto, devono esere fatti e tiratti a uso d 'arte, con
il muro ben scagliato, e il tutto che deve esere aperittato e colaudato da un ope-
raio del arte; e che i legnami siano ben laura ti e ben mesi in opera; il tutto a uso
d'arte, e in quelo che mancherà dalla perizia siano obligati a fare il tutto a spesa
del apaltatore di detta fabrica ."

Alcune conclusioni

La Valmaggia si presenta con una storia condannata all'emarginazione e con un


destino segnato da una natura particolarmente ostile contro la quale gli abitanti
si sono opposti con disperata tenacia e immaginazione.
Ne è risultato un genius foci che ha colonizzato, modellato e costruito i luoghi
più reconditi creando veri e propri monumenti profani in un territorio avaro,
"frugato e ripulito( ... ) come la scodella di un denutrito" 144 •
Le testimonianze di questa storia sono state in gran parte cancellate dalla me-
moria individuale e collettiva, giaciono nascoste sotto una boscaglia onnipre-
sente, abbandonate a una natura intenta a riappropriarsi e demolire in pochi
decenni i frutti di secolari "tribolazioni e miserie" 145 : sono gli innumerevoli ter-
razzamenti e i pascoli strappati alla montagna , gli splui - ossia le spelonche sca-
vate sotto i macigni delle frane ciclopiche- gli orti pensili, le torbe plurisecolari
e le grandi "macchine" effimere per il trasporto e la flottazione del legname di
cui rimangono solo tracce impercettibili.

Gli insediamenti
In questo contesto gli insediamenti (ossia la campagna dei pascoli, dei prati na-
turali e dei campi) e i villaggi rispecchiano la genesi delle singole vicinanze e
ognuno di essi si presenta come un esemplare unico e irripetibile di risposte
date dai singoli gruppi famigliari e dalle comunità alle costrizioni naturali e alle
sollecitazioni culturali delle migrazioni: dapprima le immigrazioni colonizza-
trici e, in seguito, le emigrazioni endemiche e complementari a un 'economia
agro-pastorale sempre confrontata con i limiti estremi della sopravvivenza.
Così, in Valmaggia- e diversamente dalle altre regioni del cantone dove le pur
differenti aggregazioni sono però il risultato di un numero limitato di tipologie
edilizie- siamo confrontati con un numero quasi illimitato di combinazioni
possibili racchiuse in un'area di pochi chilometri quadrati:
- l'organizzazione degli insediamenti per corti (i monti di Mognèe nel territo-
rio di Menzonio ), per quartieri famigliari (Linescio e Cerentino ), in nuclei di
piccola dimensione (Prese di sotto e Faido ), in villaggi compatti (Sonlerto e
Brontallo) o diffusi (Cimalmotto e Niva);
- la separazione (Brontallo e Bosco Gurin) o l'integrazione delle stalle-fienile
nell'agglomerato principale;
- l'aggregazione degli edifici !ignei con quelli in mura tura (Cimalmotto e Bo-
sco Gurin) ;
- i particolari addensamenti di tipologie edilizie altrove episodiche (Cimai-
motto e Br o n talla) o la chiara predominanza di un unico tipo di dimora
144. Plinio Ma rtini , Requiem per zia Domenica,
(Villa);
Loca rno 1976. - la coabitazione di edifici di diverse epoche con impianti funzionali molto dif-
145 . Plinio Ma rtini , Il fo ndo del sacco, Mil a no ferenti tra di loro (Ci mal motto) o con impianti settecenteschi e ottocente-
1970. schi estrapolati da quelli più antichi (Bosco Gurin e Villa).

144
Le dimo re
Fa tta eccezio ne dell e dim ore lignee a due va ni in profo ndità dell a Rova na e de ll a
Lavizzara- dove la cucina e la stanza sono contigue e poste al pi ano te rreno -,
dal punto di vistafun ziona/e gran parte dell a Va lm aggia prese nta invece un a sor-
prendente continuità : le cucine con il foco lare ape rto o provviste di camin o si tro-
va no al piano terreno e le came re sono situa te in uno o più pi ani superio ri. Tutti
i locali sono generalmente accessibili solo da ll 'estern o e sepa ratamente.
Nel contesto di questo sche ma di base si aggiungono le ca ntine, i gra nai, i bal-
la toi, i po rticati e le logge ne lle fo rm e e ne ll e combin azio ni più di sparate.

La Valmaggia della p ietra


Le case in mura tura più di ffu se posso no essere suddi vise in d ue gra ndi ca tego-
146. Si tra tt a di un a situazione ide ntica a quell a le- rie : que ll e semplici e que ll e doppie, ambedue de ri va te dall ' unico ceppo delle
ventinese dove le dimore semplici e doppi e in mu - dimore a locali sovrapposti .
ra tu ra de ll a Bassa Leventin a ripre ndono il mede-
simo impi anto di que ll e !ignee dell 'A lt a e de ll a A pa rtire da questi due tipi si distinguo no un a mo ltitudin e di altre vari anti ti-
Medi a Va ll e. Vedi Ca talogo AER T-Va lle Leven- pologiche in fun zio ne :
tina, Lugano-Canobbio 1995. della grandezza dei loca li e de l nume ro de i pi a ni ;
147. Vedi figg. 125 e 126. O ltre a ll a composizio ne de ll a direzio ne de l colm o rispe tto a ll a pe ndenza del te rreno e all a posizio ne
simme trica dell e facciate, l' int rod uzione de ll a
sca la centra le è l'e le me nto più signi fica ti vo dell a de ll a facciata principa le: e difici di fascia o di punta;
de ri vazione urba na degli impian ti funzionali de ll a presenza o me no di ba ll atoi, di porti ca ti e di logge e de ll a lo ro posizio ne
dell e d imore. sull a facciata de l fro nto ne o su que ll a di gro nda;
14R. Le dimore !ignee a locali sovrapposti con il Le dim ore a due va ni in profondità sono in vece molto più ra re e altro no n sono
focolare posto ne llo zocco lo in muratu ra sono più
antiche di que ll e a due loca li in profondità con i lo- che la traduzio ne in pie tra degli edifici lignei del medesimo tipo 146 .
cali dell a cucina c dell a stanza riscaldata (stiiva) Acca nto ai più modesti manufa tti de ll a cultura contadina co nvivono un a molti -
posti al medesimo piano e dirett amen te com uni- tudine di altre dimo re ge neralme nte figli e de ll 'emi grazio ne più fo rtun ata in cui
ca nti .
si può leggere, dapprima l'adattame nto de lle tipologie rurali alle inn ovazio ni
149. In Leve ntin a le case più antiche anali zza te
con la dendrocronologia risalgono non o lt re la
form ali e, in seguito, anche a que ll e fun zionali 147 de ll 'archit ettura urbana colta.
fin e de l Cin quecento. Vedi Catalogo A E R T- Va lle
Leventina, Lugano-Canobbio 1995. La Va lmaggia de /legno
150. Le valanghe che fecero a Mogno 33 morti Rispetto all a Leventina la Valm aggia dispo ne di un patrimo nio edilizio ligneo ri-
( 1667) e a Bosco G urin 75 morti ( 1695 e 1749) do tto ma più differe nziato, apparentemente discontinuo ma - come dim ostrano
hanno ve rosimilme nte distrutto un import an te
patrimoni o di dimore !ignee in parte ricostruite in le datazioni dendrocronologiche - funzio na lme nte 148 e strutturalmente più an-
mura tura e in altro loco. tico149. U na parte di questa sostanza edilizia è stata trasformata, di strutta dall e
15 1. A D agro, in Va l Ma lvagli a, si sono ancora tro- catastrofi naturali 150 e dall'abbandono a favo re delle costruzio ni in muratura.
vate di more promi scue e altri manufatti utilita ri Rispetto alla Valle di Elenio - e in particolare alla Val Ma lvaglia con i suoi edi -
che l 'a nalisi dend rocrono logica fa risalire al Tre-
ce nto. Vedi Ca talogo AER T-Val/e di 8 /enio , Lu- fi ci promiscui comprendenti le dimore, le sta lle, i fie nili e i grana i - le dimo re
ga no-Canobbio 1993. valmaggesi sono invece più giova ni di a lmeno un secolo 151.

Figura 168
Questo prospetto del villaggio di Broglio-
reso apparentem ente unitario dalla fo rza
esp ressiva dei m uri di pietra - comp rende
in realtà diffe renti tipi di dimore. Da sinistra
a destra, la prima dimora ha il ballatoio
posto sulla facciata di gronda e il tetto m olto
sporgente, nella seconda il ballatoio è posto
sul f rontone, la terza p resenta un loggiato
all 'ultimo piano, in secondo piano seguono
una casa 'a torre' e una casa doppia, m entre
sulla destra si intravvede una casa posta
di punta con porticato e loggiato situati
su/lato di gronda.
(Ca rtolina postale. Per gentile
concessione dell'A rchivio fe derale
dei monum eti storici, Berna).

145
Nella prospettiva sincronica le abitazioni !ignee della Valmaggia possono es-
sere suddivise in due categorie distinte corrispondenti a ben precise aree geo-
grafiche e culturali:
- le dimore di legno della Valle di Campo e di parte della Lavizzara a locali so-
vrapposti munite di una mensola perimetrale situata tra la stanza superiore
e il sottotetto;
- quelle della Valle di Bosco a due vani in profondità: davanti la struttura !i-
gnea che ospita la stanza riscaldata e le camere, dietro il blocco in muratura
con le cucine e le scale.
Ambedue i tipi di edifici si presentano nella variante elementare della dimora
semplice e in quella della dimora doppia con i ballatoi posti lungo le facciate di
gronda o di frontone. Per contro, il secondo tipo di dimore è presente, anche se
in via del tutto eccezionale, in Valle Lavizzara (Fusio e Sornico) e in Valle di
Campo (Cimalmotto) .

Figura 169
Questa fotografia scattata dallo
Scheuermeier ad Aurigeno il giorno
11 ottobre 1926 ci mostra la torba, oggi
scomparsa, posta più a meridione della
valle. Da notare la cella costituita da sole
tre grandi travi alte sino a 60 centimetri che
ricordano quelle delle torbe ancora esistenti
di Moghegno e quelle della prototorba
di Cavergno.
(Fondo Scheuermeier. Per gentile
concessione del Romanisches Seminar,
Università di Berna).

146
Lo stesso discorso vale per le torbe su funghi le quali si incontrano però in tutta
la valle anche se in modo sporadico: da Moghegno a Bosco Gurin, a Cimai-
motto, a Sonlerto e a Fusio. Si può verosimilmente supporre che questi granai
fossero un tempo molto più diffusi. Mentre nel fondovalle molte torbe so ho di-
roccate o sono state demolite nelle valli superiori alcune di esse sono state par-
zialmente trasformate e utilizza te come abitazione o stalle-fienile.
Nella valle Leventina- dove gli essiccatoi per i covoni (le rasca ne) e l'aia sono
situati all'aperto - i granai come edificio o locale specializzato sono pratica-
mente scomparsi e sono solo citati nei documenti più antichi mentre in Valle di
Elenio essi sono integrati sul davanti degli edifici promiscui , sotto il medesimo
tetto del fienile, sul davanti dell 'edificio e sopra il portico prospiciente all a
stalla.
In Valmaggia, dove i covoni e l'aia sono al coperto, siamo invece confrontati
con quattro differenti tipologi e di granaio:
- la prototorba valmaggese integrata sopra la dimora lignea da cui è separata
con una mensola perimetrale;
- la torba valmaggese isolata, appoggiata su funghi , di dimensioni ridotte e ge-
neralmente circondata da un ballatoio perimetrale;
- la torba walser di grandi dimensioni, utilizzata anche come stalla per il be-
stiame grosso, come fienile e circoscritta al solo villaggio di Bosco Gurin ;
- !apseudotorba valmaggese che si distingue dalla torba in quanto mancano gli
appoggi a forma di fungo sostituiti con una struttura 'a castello' che presenta
una mensol a perimetrale del tutto simile a quella delle prototorbe.

Il problema delle origini


Anzitutto è ancora aperto il dibattito sull 'evoluzione storica delle aree di dif-
fusione delle costruzioni di legno e di quelle di pietra.
A questo proposito, in Valmaggia, il solo dato sicuro e assai sorprendente è la
recente scoperta che fa risalire gli edifici 'a torre' situati a Prese di sotto, in
fondo alla Valle Bavona, alla fine del Duecento.
Per quanto riguarda le costruzioni !ignee la descrizion e dei tipi di abitazione e
di granaio confrontata con analoghe strutture di altre regioni alpine è da sola
sufficiente per dimostrare che - fatta eccezione di Bosco Gurin -siamo con-
frontati con degli edifici originali e originati in valle.
Vengono dunque a cadere le spiegazioni monocausali di Hunziker sulla di-
scendenza longobarda delle costruzioni di legno subalpine come pure quelle di
Bianconi 152 sull 'origine walser delle costruzioni valmaggesi.
A questo punto è doveroso ricordare che, già negli anni Cinquanta, il von Bii-
ren 153 scriveva che "le differenze tra le strutture 'a castello' valmaggesi e quelle
di Bosco Gurin sono tali e tante da poter affermare con certezza che le prime
non sono state importate dai Walser ( ... )", che "esse esistono prima dei walser"
e che "anche una loro derivazione da un ceppo comune è poco probabile."
Eppure le recenti analisi dendrocronologiche- che fanno risalire le torbe su
funghi e le prototorbe ancora esistenti alla seconda metà Quattrocento e la
pseudotorba di Cambleo (VM.20.1) agli anni 1400-1401 - riaprono il tema
dell 'influenza che la cultura walser potrebbe aver esercitato sulla scelta degli
autoctoni di costruire granai separati con funzione di essiccatoio, di aia e di de-
posito dei cereali.
152. Giovanni Bianconi , Vallemaggia , Agno 1969,
Inoltre rimane aperto anche il problema delle maestranze che costruirono le di -
pag. ll 6. more lignee valmaggesi. Furono opera di contadini-artigiani locali oppure di
l 53. Kurl von Btiren, Di e Rovanatiiler, Basell953, artigiani ambulanti della valle, forse quegli stessi ' mastri carpentari ' di Caver-
pag. 153. gno che troviamo a Perugia ne11493?

Giovanni Buzz i

147
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151
Miscellanea

Cambleo, frazione di Peccia. Anche nei più. piccoli agglomerati valmaggesi


si può incontrare una variegata miscellanea difun zioni e di form e edili zie.
(G. R. Zinggeler, 1864-1964. Per gentile concession e dell'Archi vio fed erale
dei monumenti storici, Berna).

153
Armando Donati Alcuni esempi valmaggesi di insediamenti e di edifici
delle stazioni montane e alpine

Introduzione

Una trattazione esa urie nte de lla tipologia degli edifici di un a de termina ta re-
gio ne presuppo ne una ricerca siste ma tica media nte rilievi , fo tografi e, descri -
zioni ed eve ntua lme nte a nalisi sto riche.
In Valle Maggia è già stata raccolta parecchia documentazio ne sulle stazio ni
mo ntane infe rio ri , i monti 1 (fig. 1), mentre pe r que lle superi ori , gli alpi , l' Asso-
ciazio ne per la pro tezio ne del pa trimo nio a rtistico e a rchite tto ni co di Valmag-
gia (APAV) ha previsto di procede re a un lo ro in ventari o solo ne i prossimi anni .
Cerche rò di soppe rire a questa lacuna grazie all a dispara ta docum entazio ne
raccolta durante le m olte escursio ni sulle mo ntagne Va lmaggesi e affidando mi
ai ricordi di ve nt'a nni trascorsi su un alpe. Posso ino ltre far capo a qu anto già
pubbli ca to fin o ra 2 , a ll a racco lta fo togra fi ca in edita rea li zza ta ne11 972 da ll a So-
cietà A gricola Valm aggese pe r la pubblicazio ne de l volume de l ce nte na ri o 3 e a
una piccola ri ce rca co ndo tta qua lche a nno fa dal sottoscritto per conto de l Mu-
seo di Valmaggia su tre alpi Va lmaggesi: que lli di Briinèsc e di Tom é, in Val La-
vizzara, e l'alpe di Sfili at dent in Valle Rova na.
A sca nso di equi voci - anche perché tro ppo spesso se ne fa un uso improprio -
è o ppo rtuno precisare un paio di concetti. Con il termin e alpe è da inte ndere
l'insie me di que lle a ree dove in estate si conduceva e si conduce a ncora il be-
stia me a pascolare (mucche, ca pre e peco re). O gni alpe e ra suddiviso in corti,
ossia in luoghi di sosta de ll a mandria durante un certo nume ro di gio rni equi-
paggia ti di un rifugio dove trovava no riparo uo mini e bestie e dove tras fo rm are
il latte in fo rmaggio_
Ri guardo alla proprie tà e a l godime nto degli a lpi molto ci sa re bbe da scri vere.
Quasi sempre essi e rano di proprie tà pubblica (pa triziati 4 ) , mentre il godi -
mento veniva assegna to - secondo consue tudini scritte e o ra li assa i complesse
che si sono modifica te ne l corso de i secoli - a singo li priva ti , o ad a lcune fami -
gli e de l posto o a tutti i vicini di un dete rmin a to te rrito rio. U na tra ttazio ne as-
sa i esa uri ente di qu esto aspe tto la si può leggere ne l Voca bo lari o de i dia le tti
de ll a Svizzera Itali a na all a voce alp 5 .
Anche in passa to l'a lpe è sempre stato solo luogo di pascolo. Infa tti sugli alpi
non vi son o tracce di praticoltura e tanto meno di ca mpicoltura.
Ne lle stazio ni inferio ri , chi amate m onti, i te rre ni e rano pri va ti , ve ni va no fa l-
cia ti una o due volte a ll 'a nn o e il fie no conserva to ne i fi e nili come scort a pe r
l'inverno. Me ntre sugli a lpi si viveva solta nto in esta te, sui mo nti la presenza di
uomini e di besti e e ra costante in tutte le stagio ni , specia lme nte in que lli più
bassi, posti a l di sotto di 1200 me tri di altitudine, dove, in numerosi piccoli ca mpi
l . In occasio ne de ll a ricerca che l'autore ha e ffe t-
tuato da l 1987 a l 1989 e che ha portato all a pub- si coltivava la sega le e, più tardi , le pa tate. Ad indica re come un te mpo queste
blicazione de l li bro Mo mi, uomini e pietre, è stata due diverse utilizzazio ni fossero be n distinte si trovano ancora i muri di sepa-
racco lt a una ricca documentazione int e ra men te razio ne tra i pascoli e i prati (vedi ad esempi o Ca mpo in Va l Bavona, o ppure la
conservata presso l'archiviode ll 'APAV e in parte
anche presso la Scuo la tecnica d i Tre va no (STS. zona de l C rossa/p sopra Bosco G urin o al prim o corte de ll 'alpe Vacca rise sopra
ufficio AE RT) . Inolt re, c negli a nni ova nt a. Fusio) e vi è chi be n si ricord a de l gran corre re e fa tica re per evita re che le muc-
molt i com uni hanno a llestito l' invent ario di tutt i che tra va licassero il mure tto all a ricerca di e rbe miglio ri o degli impro pe ri rice-
gli ed ifi ci it uat i fuo ri da ll a zona ed ifi ca bile.
vuti da i pro pri e tari de i pra ti ogni volta che questo succedeva (fig. 2).
2. Merz F., Gli alpi del Can tone Ticino. So lett a
19 11 : Ped rctti C. Catasto della produ zione agri-
cola e alpestre, Bern a 1976; Do nati B. e Gaggio ni Ritmi e disagi delle migrazioni stagionali alpine
A .. A lpigiani, pascoli e mandrie, Loca rno 1982:
Bi anconi G. , Costm zioni comadin e ticinesi. Lo-
cam o 1982. La migrazione di uo mini e bestie secondo i ritmi dettati dalle stagioni è un a tec-
3. AA.VV. , A lpi di Va /maggio, Loca rn o 197 1.
nica di utilizzazione del territorio tra le più antiche. Limitandoci alla regione al-
4. Pa triziato è il te rmine mode rno usato ne l Ca n-
pina, si può supporre che il primo popolamento dell e nostre va llate dopo le esplo-
tone Ticino pe r designare le a nti che vicinanze. os- razioni dei primi cacciato ri sia avvenuto grazie ai pastori che, con i loro greggi, sa-
sia le com unità rurali d i origin e medioeva le. liva no al sopraggiungere de lla be lla stagione dall a Pi anura Padana, dove aveva no
5. La voce è stata cura ta da Sil vio Sganzi ni. trascorso l'inverno, fin sull e rive dei laghi e ne lle va lli più accessibili.

155
Quando poi la presenza dell'uomo anche nelle vallate alpine superiori divenne
meno occasionale, deve essere iniziata la migrazione dal fondovalle, dove si tra-
scorreva l'inve rno, verso i pendii dell a montagna o lungo le valli laterali: du-
rante i primi secoli utilizzando tutti i te rritori per il vago pascolo e in seguito,
con l' aume ntare dell a popo lazione e delle besti e, promuovendo le prime opere
di bonifica (taglio di boschi, spi etrame nto, costruzione di terrazzamenti ) e ope-
rando una prima differenzi,azione tra le aree di pascolo com une e i terreni col-
tivati di propri età privata. E verosimi lmente a quel momento che si può farri-
sa lire l'inizio dell a formazione dei mure tti di cinta che ancora oggi possiamo
vedere e che non servivano soltanto a impedire agli an im ali di invadere i prati
e i campi, ma anche come confine tra be ni privati e bene colle ttivo.
I traslochi stagionali dell a famiglia e del bestiame dal vi llaggio ai monti e agli
alpi, per poi ripetere a ritroso lo stesso percorso al sopraggi ungere dell'a utunno
e dell 'inverno, fanno ancora parte del bagagli o cultu rale degli attuali abitanti
dell e regioni alpine, persino di chi ha appe na termina to le scuole dell 'obbligo e
vive negli agglomerati urbani , anche pe rch é negli ultimi decenni si è scritto pa-
6. In Ticino l' ultimo vo lume appa rso in ordin e di
te mpo è que ll o di Fede rico Balli e di Giuseppe recchio al riguardo 6 ed è pratica che resiste ancora, anche se limitata al pascolo
Martin i. Valle Ba vona , Loca rn o 1996. estivo sugli alpi .

Figura l
La distribu zione altimetrica dei monti ~/~ ~
e degli alpi nei comuni Valmaggesi
di Prato-Sa rnico, Men zonio, Brontallo, -
Linescio Maggia, Moghegno e Gordevio. -
- villaggio principale -
• m onti
• corte alpino 2500
-
In questi sette comuni 314 dei m onti sono
~~
~
situ(l{i tra 700 e l '300 m etri s/m m entre -
la maggior parte dei corti alpini (85%) -
••
•A ~
sono posti tra l '600 e 2' 100 m etri slm.
( Disegno estratto da /libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, Locamo
- • •••• •
2000
1992) .
-
• ••••• • • • •
-
•••• • • •• • ••
• • •• • • • ••
-
••• • ••• •
- ·••••••••
1500
•• • ••
--
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1000
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....... •••••••• •• •••
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••••
-
500 ---
-

--
MENZON IO LJ NESC IO MOGJEGNO I
-- PR ATO -S ) BRONTALLOI MAGG I A I GORDEV IO
o
156
Invece, per chi no n ha più vissuto i ritmi e i disagi della transumanza , è oggi dif-
ficile comprende re La complessità del fe no me no. lnn anzi tutto, quando l'a ut ar-
chi a e ra quasi to tale, ogni famiglia possedeva sia mucche che cap re, il maia le e
magari anch e a qualche pecora ; oltre all a cura dei prati pe r foraggiare il be-
sti ame coltivava pata te, sega le, orzo, ca napa, lin o, castagne e, ne i vill aggi della
Bassa Valle, la vigna. Vi e ra quindi il problema, già descritto da a ltri 7, di posse-
dere e mantene re tre o quattro case (una ne l vill aggio, un a o due sui mo nti e ma-
ga ri anche le cascine sugli a lpi ) e altre ttante sta lle per le ca pre e le mucche, i por-
cili , le legna ie, legra 8 .
Que ll a di riuscire a conservare i molti , anzi tro ppi stabili (sepp ur tutti neces-
sari) ricevuti in eredità e ra un a preoccupazione che accompagnava tutta la vita
del pastore contad in o va lm aggese. Ma era soprattutto la comp lessa o rganizza-
zio ne degli spos ta me nti , o ltre all a fatica di doversi semp re muove re con un ca-
rico sulle spa lle, che lascia in cred uli chi non ha conosciuto questa vit a. Erano
pochi i gio rni ne l co rso dell 'a nno in cui tutti i com po ne nti della famiglia sog-
giornava no ne ll o stesso luogo da mattin a a sera: quando d'inve rn o gran parte
de ll a popolazione soggio rn ava ne l vi ll aggio de l fo ndova lle, qua lcun o doveva
sa lire ogni giorn o sui mo nti bassi ad accudire a l bes ti a me che vi e ra rim asto;
quando in aprile la famiglia traslocava sui mo nti , i figli doveva no scende re ogni
giorno pe r frequentare la scuo la; qu ando in giugno si sa liva sui mo nti a lti e su-
gli a lpi , c'era sul fo ndova lle da pensa re a l primo fi e no; in agosto, me ntre alcuni
erano sui corti più a lti degli a lpi o sulle cenge più pe ri colose a far fieno di bosco,
altri sul fondovalle doveva no pensare a l secondo fi e no c al raccolto delle patate
primaticce.
Poche, ma importanti le condizioni per riuscire a sopravvivere in una si tuazione
de l genere: te nacia, buo na capacità orga ni zzat iva (per esempi o o nde limit are i
viaggi inutili) e tante, tante braccia che fa nno capi re pe rchè l'a bbondanza di fi-
gli e ra considerata un a benedizione de l C ie lo.

Le aree dei monti


7. G iova nni Bianconi, Valle Verzasca, Loca rn o
1977. La costru zione degli insediamenti montaniY
8. Gra, in it ali ano meta t o, è chi ama to que l piccolo Quando, con l' auto mobile o and ando a piedi, si percorre il fondovalle di un a
ed ificio iso lato nel quale venivano fatt e essiccare
le cas tagne distese su un graticcio posto sopra il qualsiasi regio ne alpin a si to rna a casa convi nti di aver visto la va ll e meta del no-
fuoco. stro viaggio. In rea ltà, ad essere generosi, de l territorio di que ll a va lle ne
9. Donati A., Momi, uonrini e pietre, Locarno 1992. avremo scorto di sfuggita al massimo il lO %.

Figura 2
In questo insediamento montano nella
Valle di Lodano posto lungo l'omonimo
torrente si legge chiaramente la separazione
rra le proprietà private circondate da muri
adibite a prato e quelle comuni destinate
al pascolo.
(Fotog rafia dei FraTelli Biichi no 2886.
Per gentile concessione dell 'Archivio
can.ronale, Bellin.zona).

157
Due soli esempi bastano per convalidare questa affermazione: il fondovalle
della Bavona rappresenta 1'11 % dell'intero territorio di questa vallata mentre
quello dove sono posti i villaggi di Prato e di Sarnico rappresenta 1'1,5% dell'in-
tero comprensorio comunale. Eppure questo comune è considerato da chi
abita in Alta Valmaggia un territorio con tanto spazio pianeggiante. Vi sono
dunque vastissime aree dei territori alpini dove, ormai da decenni, più nessuna
persona ha mai più posato piede. Chi scrive- che la montagna ha sempre per-
corso assiduamente sia per diporto che per lavoro - non è mai riuscito a visitare
tutti i numerosi angoli del territorio del proprio comune pur essendo esso tra i
più piccoli della Valmaggia.
Per quale ragione dovremmo avventurarci in luoghi che non ci offrono nulla di
speciale, proprio nulla, neppure dal punto di vista naturalistico? Soltanto i so-
liti immancabili sassi, le rocce, qualche filo d'erba, alberi tra i più comuni e una
vegetazione arbustiva che già ci infastidisce nei luoghi dove viviamo: rovi, gi-
nestre, felci, rododendri.
Eppure non è stato sempre così. Fino a cinquant'anni fa ogni angolo di territo-
rio era percorso, coltivato e conteso. Ogni spiazzo, ogni cengia, ogni pietraia,
ogni pendio aveva il proprio nome. Era importante che Io avesse per orientarsi,
per comunicare, per ricordare, per far valere quei diritti d'uso essenziali in
un 'economia di sussistenza (il diritto di raccogliere la legna o Io strame, dita-
gliare il fieno di bosco) 10 •
Il territorio dei monti- spesso abitati durante gran parte dell 'anno e coltivati,
10. In Valle Maggia il Repertorio toponomastico anche dove oggi giungono sporadicamente soltanto i cacciatori o i cercatori di
ticinese ha si nora pubblicato solo le ricerche con- funghi- rappresenta un 'area relativamente ridotta rispetto alla superficie to-
dotte a Fusio (1987) e Avegno (1991) . Chi volesse tale. Sempre nel comune di Prato-Sarnico, per esempio, essi rappresentano
sape rne di più sul taglio del fieno di bosco può
consultare il libro di Binda F., l vecchi e la m onta- solo 1'1,7 % dell'intero territorio, una decina di ettari in più da aggiungere alle
gna, Locarno 1983. aree pianeggianti poste attorno ai villaggi.

Figura]
Terrazzam enti privati a Curt du M un t
(l 'l 86 metri slm, Comune di Brontallo ).
Gli edifici sulla destra del disegno sono stati
costruiti sulla proprietà comune mentre
quelli sulla sinistra sono ubicati lungo
il sentiero che porta alla sorgente.
(Disegno estratto da/libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, L ocarno
1992).

158
Quelle dei monti erano aree di proprietà privata, altamente antropizza te,
prima dissodate, poi bonificate e rese coltivabili grazie alla costruzione di in-
numerevoli terrazzamenti , spesso recintate da lunghissimi muretti a secco, ri-
pulite con estrema cura ogni primavera dalle foglie e dagli arbusti che, ostina ti ,
sbucavano da ogni foro alla ricerca di spazio vitale, falciati una o due volte
all'anno, pascolati e concimati ogni autunno, prima del riposo invernale (fig. 3) .
Ciò che più nessuno di noi oggi riesce a immaginare e a valutare è il tempo e le
fatiche che sono state necessarie per trasformare tutte quelle superfici. Di si-
curo deve essere stata un 'opera durata per secoli, che ha visto al lavoro intere
generazioni di giovani e vecchi, donne e uomini. Un lavoro faticoso fatto con
estrema accortezza: il sasso tolto dal prato serviva per creare il gradino sul sen-
tiero, la buona terra veniva trasportata da lontano con la gerla sopra il muretto
di terrazzamento appena costruito, il tronco biforcuto serviva per costruire il
cancello del varco posto lungo il muro della callaia. Una paziente opera di adat-
tamento alle forme del territorio con una precisa conoscenza dei fenomeni na-
turali: delle sorgenti, dei riali e del loro regime torrentizio, delle aree sicure e di
quelle dove, invece, scendevano le slavi ne, degli spazi che poteva no essere uti-
lizzati come pascolo e di quelli da usare per il trasporto dei tronchi di larice per
fare o rifare il tetto delle costruzioni (fig. 4).
Oggi , per poter misurare il risultato di tante fatiche occorre affidarsi alla carto-
grafia. Terrazzamenti , callaie, e persino molti sentieri , sono purtroppo scomparsi
sotto la vegetazione arbustiva che ha invaso dopo pochi decenni di abbandono i
campi e i prati. I rilievi cartografici permettono di calcolare la lunghezza dei ter-
razzamenti (e sono cifre enormi) 11 , di leggere l'a ndamento dei sentieri, di com-
prendere soprattutto come si era riusciti a organizzare il territorio in modo da ot-
Figura4 tenere la massima funzionalità . Su alcuni monti , ad esempio, partendo da ogni
L'insediamento montano di Pién Maza singola stalla si possono raggiungere le aree di pascolo, l'abbeveratoio, l'alpe e il
(1'460 metri s/m, Comune di Linescio ).
Tutti gli edifici sono stati costruiti sul villaggio sul fondovalle percorrendo callaie pubbliche delimitate da muri a secco
terreno comune destinato al pascolo lungo o da grandi piode infisse nel terreno così che le bestie non potevano recare danno
il margine dei terreni privati adibiti a prato. ai prati da sfalcio e ai coltivi (fig. 5). Su altri, gli edifici venivano costruiti sul pog-
(Disegno estratto dal libro di Armando gio più sicuro e dove il sole non mancava nemmeno d'inverno. Laddove si colti-
Donaci, Monti, uomini e pietre, Locamo vavano la segale e le patate i terrazzamenti erano posti lungo il pendio più soleg-
1992).
giato, mentre i prati, con le stalle-fienile a breve distanza, occupavano i luoghi più
freddi e ventosi. Sui monti più alti le stalle erano costruite al di fuori dei prati e
sul terreno comune in modo che si potevano facilmente mandare al pascolo le ca-
pre e le mucche senza tema che finissero nel prato sottostante.

FiguraS
L'insediamento montano di Mont Sci ma
(l '468 metri s/m, Comune di Menzonio ).
Gli edifici sono posti lungo la fitta rete
di sentieri cintati che collega le varie aree
di pascolo comuni poste a monte e a valle
dei prati privati.
(Disegno estratto da/libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, Locamo
1992).

l l . Bruno Dona ti. curatore de l Museo della Valle


Maggia , ha valutato essere di 22 chilometri la lun -
ghezza dei terrazzamenti cost ruiti att orn o al vil -
laggio di Brontallo. Vedi Brontallo, un villaggio da
salvare, in Va/maggio Viva , Locarno 1974.

159
E dai risultati sembrerebbe che non si sbagliasse mai! Invece gli errori si paga-
vano a caro prezzo, spesso con la vita del bestiame e degli uomini e, quando si
ricostruiva, dopo la valanga , dopo la frana o dopo l'a lluvione, si evitava di ripe-
tere l'errore. In tal modo a noi sono pervenute opere fatte e rifatte, corrette e
ricorrette tante volte che ci sembrano perfette.

I tipi edilizi delle dimore e delle stalle-fienile degli insediamenti montani

Sui monti gli edifici multifunzionali promiscui (dimore degli uomini e degli ani-
mali sotto lo stesso tetto) non sono frequenti. Di conseguenza si possono di-
stinguere due grandi famiglie di tipi edilizi 12: le abitazioni e le stalle-fienile.

Le abitazioni (fig. 7)
In sintesi si può affermare che il tipo di abitazione formato da un solo vano (fig.
6) si trova quasi esclusivamente sui monti più alti dove si soggiornava solo du-
rante la bella stagione. Esso è generalmente costituito da spazi molto piccoli
circondati da muri a secco, è munito di una sola porta d 'accesso, spesso manca
di finestre e il focolare è senza la cappa e il comignolo. Si tratta senz'altro del
12. Le denominazioni dei vari tipi edilizi fa capo
alle de fini zioni contenute ne l libro di Rossi A. ,
tipo di abitazione più semplice e più primitivo.
Conso lascio, E, e Bosshard M. , La costru zione del Il tipo di casa più diffuso è invece quello a due vani in altezza (fig. 8). Lo si trova
territorio , Milano 1986. su quasi tutti i monti indipendentemente dalla loro altitudine.

casa a un vano
t l piano l l vano)

Figura6 casa a due vani casa dopp•a casa a due vani in profondità
Esempio di dimora montana a un solo in altezza t2 piani /4 vani indipendenti) 12 piani 14 vani dipendenti)
t2 piani l 2 vani)
vano. (M une, 1'343 metrislm, Comune
di Brontallo.
(Disegno estrateo dal libro di Armando
Donaci, Monti, uomini e pietre, Locarno
1992. Scala 1:100). l ,_ accesso secondo piano

Figura 7 l ..... accesso primo piano


La classificazione tipologica delle
dimore dei monti ubicati nei selle comuni
Valmaggesi analizzati dall'autore. casa a torre
(Disegno estrauo dal libro di Armando t3 piani l 3 vani)

Donati, Monti, uomini e pietre, Locarno


1992).

l ' accesso terzo piano !facciata posteriore)

l - accesso secondo piano

l - accesso primo piano

casa a torre
14 piani J 4 vani)

160
Nonostante la sempli cità de ll 'impi anto questo ti po d i casa permcll c di d iffe re n-
ziare l'uso degli spazi: a l pi ano terreno si trova no la cucin a o la ca ntin a; al primo
pi a no la cucin a o la ca mera in un a ngo lo dell a qu ale si co llocava il le tto. Il comi -
gno lo no n è mo lto diffuso e anche quand o esiste è stato probabilm ent e aggiunt o
successivame nte. Origin ari ame nte no n vi era ness un coll ega me nto int e rno per
cui si accedeva ai due piani direll ame nte dall 'estern o c allrave rso d ue porte d i-
stinte. La presenza di ca lce sull e pare ti , il nume ro e le dime nsio ni delle finestre
dipe ndeva no da fa tto ri di versi: la possibilità nel reperire la ca lce, la presenza de-
gli abit anti anche durante l'inve rno e l'epoca di costruzio ne de ll 'edificio.
Ne lle stazio ni in fe rio ri poste tra i 700 e i l ' 100 me tri s/m.- dove l'uo mo viveva ,
a lme no sa ltu ariame nte, a nche durant e l'in ve rn o e che a ntica me nte e ra no inse-
dia me nti pe rm ane nti - gli a ltri tipi di edi fici si avvicin a no mo lt o alle fo rm e de ll e
case de i vill aggi principa li a nche da l punto di vista de ll e pa rtico la rità costrut-
tive. Infa tti , frequ e nte è l' uso de ll a ca lce, le fin estre sono munite di infe rri a te,
di ante vetrate e di un co ll a rino di ca lce e i comi gno li spo rgo no sopra ogni te tto.
A li vello funzio nale queste case pe rme tteva no un a maggio re d iffe re nziazio ne
rispe tto alle primiti ve case a un vano. A vo lte compari va anche la stiia con la pi -
gna in muratura o ppure un loca le che serviva da gra na io dove ripo rre la sega le.
Figura 8
Esemp io di dimora m ontana a due A pa rte il caso (a bbasta nza raro sui mo nti ) de lla casa con due vani in p rofon dità
vani posti in altezza. (Rima, 980 metri ;/ m , (fig. 9), l' accesso ai va ri loca li avveni va so lo da ll 'este rn o. Ma anche ne i vill aggi
Comune di Prato-Somico ). de l fo ndova lle le sca le in te rne so no compa rse soltanto a pa rtire da ll 'OIIocento
(D isegno estrailo da /libro di Arm ando e ne ll e case cos truite dagli e migranti .
Donati. Monti, uom ini e p ietre, Locarno
/ 992. Scala 1:100).

Figura9
Esem pio di dimora rn ontana con due vani
posti in profondità. (Co rsgé/1. 1'290 m etri
s/m, Comune di Praro-So rnico ).
(D isegno estrailo da/libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, L oca m o
/ 992. Scala 1:100).

161
L e stalle-fienile (fig. 11)
In merito alle stalle il discorso è ancora più semplice. Il tipo edilizio più diffuso
sui monti di tutti i comuni Valmaggesi e con una densità che supera il 70% del
totale è la stalla-fienile a due vani in altezza (fig.10). Degno di nota è il fatto che
non vi è stata evoluzione di sorta. La stalla-fienile a due vani è infatti una strut-
tura che ha risposto in modo soddisfacente a due bisogni rimasti immutati nel
corso dei secoli : assicurare uno spazio coperto e ben arieggiato per la conser-
vazione del foraggio secco e servire da riparo per il bestiame.
L'aggiunta del terzo vano laterale (fig. 12) non è stato determinato da cambia-
menti storici e culturali, bensì dal bisogno contingente e immediato di avere un
locale in più dove riporre lo strame, forse anche la legna o per rinchiudere i ca-
pretti in primavera.
Per contro, il numero delle stalle a un sol vano è talmente ridotto che non si pos-
sono trarre conclusioni particolari. Si può solo notare che si trovano quasi
esclusivamente sui monti alti dove vi era minor necessità di conservare forag-
gio per l'inverno.
La stalla-fienile doppia (fig. 13) è in realtà la semplice addizione di due stalle a
vani sovrapposti e non è molto frequente. Dal punto di vista delle dimensioni
FiguralO essa rappresenta però un'importante novità e una grossa impresa costruttiva
Stalla-fienile a due vani posti in altezza. nel tentativo di razionalizzare e rilanciare l'allevamento caprino. Infatti, le ri-
(Rima, 980 m etri slm, Comune di Prato- cerche effettuate ci permettono di affermare che tutte le stalle di questo tipo ri-
Sarnico). sultano essere state costruite tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento
(Disegno estratto da/libro di Armando
Donati, Monti, uomini e pietre, Locarno
e su monti sufficientemente ampi.
1992. Scala 1:100).

Figura 11
L a classif icazione tipo logica delle stalle-
fie nile poste nelle aree m ontane dei sette
comuni analizzati dall'autore.
(Disegno estratto da/libro di Armando

~
Donati, Monti, uomini e pietre, L ocarno
1992).

stalla a un vano

~"" " stalla

stalla a due vani in altezza

~''"'
-

~ ~
fienile

l l stalla
stalla /ripostiglio

stalla a due van1 stalla tipo doppio


con ala laterale

162
Le aree residue

Le num erose aree poste tra i vill aggi del fo ndova ll e e i monti , tra i monti stessi,
tra quest' ultimi e gli alpi sono oggi conside ra te di poco va lore pur rappresen-
ta ndo un a vasta pa rt e del te rritori o di ogni singolo comun e 13 . In effetti il tagli o
e la pulizia dei boschi hanno pe rso ogni inte resse economico, me ntre le rocce e
le pi etraie costitui scono ormai so lo un ogge tto d i ca ra tte re paesaggistico.
E ppure, fino nel second o dopoguerra, anche queste e rano aree preziose, quindi
contese, motivo di liti e persin o di sente nze giuridiche. Preziose pe rché vas tis-
sime (in alcuni comuni rappresentavano o lt re la me tà del te rritori o) e po iché
13. È sint o matico il fa tt o che ne i Piani regola to ri
att ua lm ente in vigo re queste zone residue non pe rme tteva no lo svolgim e nto d i di verse attività e l'a pprovvigioname nto di al-
ve ngono neppu re cita te. cun e ma terie prime indispe nsabili alla vita in ogni vill aggio di montagna.

Figura 12
Stalla-fienile a du e vani posii in a/1ezza
con aggiunla falera /e. (C un du Mum ,
l ' 186 m etri s!m , Comune di Brontolio).
(Disegno estrailo da /lib ro di Armando
Donati, Monti, uom ini e pie1re, L ocarn o
/ 992. Scala 1:1 00) .

Figura 13
Stalla-fienile doppia. (Co rsgé/1, 1'290
m etri slm , Com une di Praw-Sorn ico ).
(D isegno esim ilo da /libro di A rmando
Donali, Monti, uomini e pietre, Locarn o
/ 992. Scala / :100) .

163
Erano aree tanto preziose che in alcuni comuni (per esempio a Maggia e Gor-
devio) il territorio tra il villaggio e i monti- che anticamente doveva essere di
proprietà pubblica 14 - era lottizzato fino all'altitudine di circa mille metri e as-
segnato in proprietà delle varie famiglie che componevano la vicinanza (oggi
chiamata patriziato) , esattamente come i terreni prati vi dei monti e del fondo-
valle. Ma anche dove il terreno era rimasto di proprietà comune, le singole fa-
miglie avevano acquisito il diritto ereditario di piantare castagni e di godere del
diritto di raccolta dei frutti (jus plantandi).
Inoltre, in queste aree si raccoglievano le foglie secche che servivano per il gia-
ciglio alle bestie e ottenere quel letame tanto importante per assicurare una
buona produttività dei prati, mentre con le foglie di faggio si riempivano le bi-
14. Quando questa lo ttizzazione è avve nuta è an- sacce usate come materasso per il letto delle persone. Anche questa era un'at-
co ra incerto.
tività talmente importante e fonte di continue controversie da essere minuzio-
15. Ne i regolame nti gene rali de l Patri ziato di Ce-
vio e Linescio del 1882 due arti coli trattano di samente regolata negli statuti di ogni comunità 15 .
strame: l'uno per dire che e ra proibito stramare Tutto il legname necessario, sia quello da ardere sia quello d'opera , proveniva
dal prim o di luglio all ' Il di no vembre "sotto la dall'interno di ogni singolo territorio comunale. Oggi sono rimaste ancora po-
multa di franchi quattro ( ... ) se è di giorno, e di
fra nchi di eci, se è notte( ... )" e l'a ltro per multare che testimonianze materiali di questo sfruttamento spesso molto intenso del
co lo ro che tentavano di allontanare con minacce bosco: le carbonaie, ossia gli spiazzi dove si faceva il carbone con la legna di fag-
chi già stava raccogliendo strame in una de te rmi - gio o di rovere, gli arrivi e le partenze dei fili a sbalzo; i resti delle serre, dei ra-
nata località.
strelli e delle sovende 16 . Invece sono ancora molti i ricordi degli anziani legati
16. Vedi la mo nogra fi a di Luigi Martini dedi cata
all a fl o ttazio ne del legnam e e pubblicata in que-
soprattutto alle fatiche, alle difficoltà, ma anche alle soddisfazioni per i quanti-
sto stesso vo lume. tativi di legna che si riuscivano a trasportare al piano, in poco tempo, con i fili a
17. Sandrini A .. Boschi, boscaioli e fili a sbalzo , sbalzo 17 .
Locarn o 1985. La raccolta del fieno di bosco era un 'altra attività essenziale per l'economia
18. Il regolame nto citato nell a nota 13 recit a per contadina valmaggese; si svolgeva nei luoghi più impervi al di sopra dei monti
ese mpio che " in ogni tempo è vietato il fi enare ed era pure rigorosamente regolamentata con l'indicazione delle date, dei luo-
ove pasco lano le besti e grosse, sotto la penale di
franchi qu attro pe r ogni trasgression e, o ltre la ghi , dei comportamenti ammessi o vietati 18•
pe rdita de l fi e no segato " (art. 33). Infine, in queste aree veniva praticato il pascolo primaverile delle mucche e, du-
19. In Valm aggia il censime nto de l 1906 contava rante almeno sette mesi all 'anno, il vago pascolo delle capre. Aggiunto ai tre
ancora o ltre 10'000 ca pre (una medi a di 500 ani - mesi estivi sugli alpi , il tempo in cui le capre dovevano essere foraggiate rego-
mali pe r comune) e questa densità spiega il perché
le prime fotogra fi e ci mostrano attorno ai villaggi larmente con il fieno riposto nelle stalle si limitava dunque a un paio di mesi
vaste supe rfici senza vegetazione arborea. (febbraio e marzo, periodo durante il quale nascevano i capretti) 19 •

Figura 14
Il corte di Pian di Cresi sull'alpe di Antabia
è già documentata ne/1209. (2 '108 m etri
s/m, Valle Bavona, Comune di Big nasco).

164
I territori degli alpi

L 'utilizzaz ione dei territori alpini


Le aree degli alpi co nta no spesso supe rfici ancora più vaste di que lle illustra te
in precede nza: pe r esempi o, a Prato -Sarnico, e second o le statistiche pubblica te
d a l Me rz ne l 19 ll ,gli a lpi occupava no un 'a rea di ben 2'480etta ri equi va le nti a l
65% d e ll ' inte ro co mpre nsorio comun a le. Qu este superfici compre nd o no a n-
che le pie traie, le rocce, i pi zzi più e leva ti , ma è a nche ve ro che le capre li pe r-
correva no tutti ques ti te rritori : a nche se a vo lte trascorreva no la gio rn ata a ppi -
solate contro i macig ni de l corte principale, all 'o mbra de ll a cascin a o ppure sul
te tto de ll a sta ll a , no n appena stava pe r tra mo nta re il so le, pa rtiva no verso l 'a lto
e no n le ferm ava più nessun o pe r ricompa rire il ma ttin o segue nte sul pi zzo più
alto. Il ca pra io d oveva dun q ue ' ba tte rlo ' tutto il te rrito rio de ll 'a lpe così che, a
fine stagione, lo co nosceva megli o de ll e pro pri e tasche: i buchi de ll e pi e traie
dove le capre si ri fugiava no no n a ppena cominciava a ca de re la pioggia , i pen-
Figura l 5 dii più ripidi dove si di ceva crescesse l'e rba mi gli o re, i pizzi più scoscesi d ove sa-
Q11es1o 11111ro a Con di Che111 serviva li va no a cerca re la ra ra ma sempre preziosa vege tazio ne, i se nti eri be n marca ti ,
per 1enere /am ano il besliam e grosso dalle i passaggi pe ri co losi e le bocche tte pe r uscire d a l pro prio a lpe.
zone pericolose. Per il pasco lo de ll e mucche occorreva in vece scegli e re zone poco ripide, no n
( Fowgmfia dell 'a111ore).
troppo sassose, poss ibilm e nt e no n a nco ra soffoca te d ai rod ode ndri . d agli o n-
tani neri o d al na rdo. Sono p robabilm e nte queste le supe rfi ci che il Me rz indica
co me pascolo produuivo (fig. 14). Se mpre in qu e l di Pra to-Sarni co qu est'a rea
contava l '155 e ttari pari a l 30 % de ll ' inte ro co mpre nso ri o, ossia poco me no
de ll a metà de ll ' inte ro te rrito ri o de ll 'a lpe. Bisogna considera re il fa tto che, a l-
lora , le mucche e rano mo lto più piccole e agili di que ll e che si a lleva no oggi e
che, qua ndo gli a lp i ve ni va no ca ri ca ti al massim o d e lle loro po tenzia lità se no n
o ltre que l limite, a nche i pe ndii che oggi si rite ngono in accessibili veni va no
sfrutta ti fin o a ll ' ultim o filo d 'e rba .
Rispe tto a que llo de i mo nti , il te rrito ri o degli a lpi era mo lto me no a ntro pizza to.
In ge ne re ci si limitava all a costru zio ne di un se ntie ro sicuro pe r il tra nsito de l
besti ame e di sca le pe r supe ra re i disli ve lli più impe rvi , all a siste mazio ne de i
passaggi attrave rso le pie tra ie, a ll o spi e tra me nto di nu ove supe rfi ci, a ll a pulizia
de i pascoli in vasi d a i giova ni la rici e d ai rod ode ndri , aiuta ti in qu esto d a ll e ca-
pre pa rtico larm e nte avide di germ ogli nuovi.
L'indi viduazio ne dei posti dove siste mare i coni e costruire gli stabili no n deve es-
sere stata un a decisione facil e. E questo no n tant o pe r la manca nza di crite ri di
scelta- che in e ffe tti erano p rincipalmente du e: luoghi liberi dalle va langhe e
dove e ra possibil e att ingere de ll 'acqu a (un ruscello, un a lanca, l' acqu a di sciogli -
me nto de ll a va langa) -, qu anto per la diffico lt à ne l trova re un posto dove no n
scend eva no va la nghe. Non di rado si trova no i resti di vecchie cascine spazza te via
chi ssà qu and o dall a slav in a. Bisognava all o ra ricominciare da capo, cerca re un al-
tro luogo affid andosi all e pro pri e conoscenze de l te rrit o ri o e spesso anche all a
Provvidenza , tras po rta re pietre, pi ode, legname pe r la ri costruzio ne. l n qualch e
caso, o ltre ai dirocca ti resta il toponimo come qu ell o di Coo rl veecc. Se nei co rti
più bassi (a tto rn o ai 1600 me tri s/m) il bosco di larici c l'accortezza di costruire so-
pra un dosso e ra no sufficienti ad evitare le ri correnti di struzioni , più in alt o, pe r
sa lva re ogni in ve rno le ba ite, bisognava lavorare molto di testa e di braccia.
U n caso tra i più e mbl e ma tici è que llo de l Co ri di Chenr ( 1875 me tri s/m )
sull 'alpe Cocc di fro nte a l vi ll aggio di Me nzoni o. ln que ll a zona tutti i pascoli
so no ta lm ente ri pidi che d ' in vern o di ve nta no un ' unica grande slavin a me ntre
d 'es ta te no n vi è un so lo spazio dove le mucche possa no sdraia rsi a riposa re. La
cascin a e la sta lla so no a ll o ra sta te costruite sopra un pi ano ro discosto, no n più
ampi o di 200 me tri quadra ti e raggiungibile d a lle a ree di pascolo a ttraverso un a
stre tta cengia. Siccome sotto il pi a no ro vi è un o strapio mbo a lto o ltre 300 me-
tri , o nde impedire a ll e mucche di sfrace llarsi ne ll e pi e tra ie so tt osta nti , il breve
spazio atto rno agli e difici è sta to recinta to con muri a lti o ltre un me tro (fig. l 5).
Altrove, in vece, come sull 'a lpe Srodan in Va ll e di Peccia , die tro le ba ite sono
sta ti costruiti te rrapi eni , o ppure, come ne l corte Pialf sull 'a lpe di Briinèsc, e re tti
muragli o ni di dev iazio ne d e l pe rcorso de ll a va la nga.

165
l rifugi primitivi: gli splii.i
Quando, freque nta ndo le scuole ele mentari , il maestro ci parl ava degli " uomini
delle caverne", la nostra fantasia di bambini correva lontano nel tempo e nello
spazio. Immaginavamo cacciatori vestiti di pellicce, vissuti tantissimi anni fa in
cave rne di paesi lontanissimi dal nostro. E ppure, nelle valli ticinesi più imper-
vie questi ' uomini dell e caverne' sono sopravvi ssuti fino a quarant'anni fa. Non
erano certo più caccia tori bensì pastori, non si vestiva no con le pellicce degli
animali uccisi, abitavano negli splii.i solo in estate, ma l'adattabilità all e condi-
zioni più estreme non e ra diversa da quell a dei veri ' uomini delle caverne'.
G li splui 20 sono gli edifici più semplici e più primitivi mai costruiti dall ' uomo
sulle Alpi (fig. 16). Bastava trovare un macigno con una caverna naturale da po-
ter ingrandire, costruire un semplice muro a secco per limitare l'apertura sul da-
vanti lasciando un pertugio di transito che veniva poi chiuso all 'occorrenza con
due legni posti in croce, e la casa era pronta. Infatti , gli splii.i non era no usati sol-
tanto come rifugio per il bestiame o come cantin e per riporre il form aggio, ma
Figura 16 erano spesso a nche l'unico locale di abitazione degli alpigiani, indipe ndente-
Questo spliii posto al corte Va lèta (a lpe mente dalla loro dim ensione. Al corte Gansg, posto sull 'alpe Robiei, il loca le
Bolla, Comune di Peccia) veniva usato sotto lo splii.i era talmente piccolo che, negli anni Trenta, si dovette lasci are
com e stabiel/o per maiali. all 'esterno la scre matrice per centrifugare il siero poichè dentro non vi era più
(Fotografia di Flavio Zappa).
posto. Così, su quell 'alpe, sin o a qualche decin a di anni or sono, per un paio
d 'ore ogni giorn o la scrematura del siero veniva fa tta all 'este rno e, quando pi o-
veva, sotto l'ombrello.
Ma, anche quando si costruivano vere e proprie cascine o stalle, il fatto di ap-
poggiare l'edificio a un macigno era un a scelta freque nte, specialmente sui corti
più alti posti oltre i 2'000 me tri s/m. Questo era l' unico modo per proteggersi
dalla furia delle va langhe che, negli anni pa rticolarme nte abbondanti di neve,
scendono ovunque trava licando gli abituali canaloni di scorrimento. Inoltre,
ciò perme tteva di ri spa rmi are la fatica del qua rto muro perimetrale.

Le corti alpine
Prima di illustrare le tipologie e l' uso dei mate ri ali degli edifici realizzati sugli
alpi è utile a nalizza re il rapporto tra le dimensioni di questi fabbricati , la posi-
zione e l'este nsio ne delle aree di pascolo.
Pur dispone ndo di soli tre esempi analizzati in de ttaglio (vedi figg. 19,20 e 21),
20. Vedi la monografi a di Flavio Zappa dedica ta a
questo tipo di costruzioni pri mi ti ve e pubb licata la lunga freque ntazione degli alpi Yalmaggesi ci perm ette di sviluppare alcune
in questo stesso vo lume. conside razioni di caratte re generale.

Figura 17
Cort Grand sull'alpe di Tomé (l '910 m etri
slm, Comune di Broglio). L'intero alpe
comprende olio stabili distribuiti in sei corti
posti tra mille e duem ila m etri di altitudine.
(Fotografia dell'autore).

166
Va da sé che più l'alpe e ra piccolo, scomodo, impe rvio e più gli edifici erano mi -
seri . Qua ndo Io sfruttamento dell 'a lpe ri chiedeva lo spostame nto e il soggiorno
in diffe re nti corti , il nume ro dell e baite e ra assa i elevato (per esempio sull' alpe
Tom é, vedi fig. 17).
O vunque lo spazio pe r il besti ame era maggio re ri spe tt o a quell o des tin a to alle
persone e, in alcuni casi, come sull 'alpe Sfili, sproporzionatame nte alto (fig.
22). In molti corti si trova no loca li per le mucche (il pi anterreno de ll e stalle) ,
pe r le ca pre (il primo pi a no o il sotto te tto dell e stalle) per i maiali (piccoli va ni
con il te tto a un solo spi ovente add ossati all e stall e o alle cascin e) e pe r i vitelli
d 'ingrasso.
Infin e, sullo stesso a lpe, più si sa le verso l' alto e più gli edifici per il besti ame e
pe r le pe rsone di ventano miseri , e questo per due motivi principali: sui corti più
eleva ti si restava me no tempo e sopra ttutto nel pe riodo più ca ldo dell 'alpeg-
giatura (il mese di agosto); in oltre, più si sa liva e più di ve ntava one roso il tra-
sporto dell e travi pe r fa bbricare il te tto.
Ma è soprattutto la limitatezza dell o spazio utili zza to dalle pe rsone pe r vivere
e per fa bbrica re il fo rmaggio che oggi lascia esterrefa tti . Occorre inna nzitutto
sottolinea re qua nto fossero bassi i locali : in molti casi dal pavime nto all a ca te na
dalle capri a te l' altezza non supe ra il metro e settanta centime tri . Ma si posso no
trova re anche cascine e stalle con misure attorn o al me tro e qu aranta ce ntime-
tri. A loro volta le porte sono proporzionate all 'altezza dell 'edificio e misura no
140x65 ce ntime tri o anche so lo 130x60 centime tri. D 'altra parte, più basso e ra
l'edificio, maggiore e ra la probabilità che le va langhe lo scava lcassero se nza
danneggiarlo e minore era il te mpo necessario per ricostruirlo.
O ggi è difficile immagin are il nume ro di fun zioni e di suppelle ttili che biso-
gnava stipare in spazi tanto ridotti: il giaciglio, il focolare, un a ca ldaia appesa
all a cicogna, lo sgocciolatoio pe r due, tre e anche qua ttro forme di fo rmaggio
(la sparsii.ra ), un mastello di legno della ca pacità di alme no cento litri dove con-
servare il siero per i maiali (al bogion), la scre ma trice, la zangola, le tele usa te
per raccogli e re il fo rm aggio appese ad asciuga re, le cadole21, il necessa ri o pe r
cucina re (un paiolo e qualche ciotola), la riserva di cibo (pane, farin a per la po-
le nta, sa le, riso, caffè) e tutti gli altri a ttrezzi pe r la mungitura e la lavorazione
del latte. Il giaciglio e ra solitame nte sopraeleva to in modo che sotto di esso po-
2 1. A ltrezzi d i legno da fissare alle spa ll e per
mezzo d i cinghie usa ti per il traspo rto de i fo r- teva esse re siste ma ta la legna. Qua ttro o cinque me tri quadrati bastava no pe r
maggi e di altri ca richi . ospitare da qua ttro a cinque pe rsone.

Figura 18
Il Cort Zo ra sull'alpe di Sfili (l '980
m etri s/m , Com une di Campo V. M.)
è costituito da tre edifici di cui un a stalla
di ben l 60 metri quadrati d i superficie.
(Fo tografia dell 'autore).

167
Figura 19a Confini conwnali di Broglio. Fornaa.
L'alpeTomé
Sca la l :1'25'000 Limiti dell'alpe. Larasgèed.
Base cartografica riprodotta
con l'autorizzazione dell 'U ffi cio fede ra le
di topografi a La Val/. Pia/l.

rn Co rt Grand. rn Piodina.

168
Figura 19b Corri Altitudine Cascine Stalle Cantine
metri s/m m etri quadrati metri quadrati m etri quadrati
Gli edifici dell'alpe Tomé
l LaVall / '092 16
Sca la 1:1 '500 2 Cort Grand 1'739 16.7 crollata
69
-Nell901
LS 1'a lpc. era can.ea t o con·
3 Fornaa 1'820 IO
vacche da latte ·
- 5 ma nzett e 4 Larasgèed 1'910 8. 1
- l toro 5 Piatt 2 '065 16,3 41.8
- 120caprc 6 Piodina 2'123 13.8
(Federico Me rz • op.Cl. .t ) Totale 80,9 110,8
(superfici e interna utile)

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Figura20a Confini comunali di Prato-Sornico. Piau.
L'alpe Briinèsc
Scala l: l '25 '000
Base cartografica riprodotta
con l'autorizzazione dell ' Ufficio federa le
Limiti dell'alpe. rn Campagna.

di topografia

rn
rn
Cortign.

Cort Grand.

170
Figura20b Corri A ltitudine Cascine Stalle Cantine
m etri s/m m etri quadrati m etri quadrati m etri quadrati
L'alpe Briinèsc
l Cortign 1'402 22.5 44.7
Sca la l: 1'500
2 Cori Grand 1'612 55.7 93.7 44.6
Ne l 19091 'a lpe e ra caricato con: 3 Piatt 1'82 1 22.4 43 ,2
- 40 vacche da la t te
- 5 manzc lt c 4 Campagna 2'012 21,7 4,9
- l toro Totale 122,3 186,5 44,6
- 75 capre (supe rficie int ern a utile)
- 6 ma iali
(Fede ri co Me rz. op.c it. )

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171
Figura21a
L'alpe Sfili at Dent
Confini comunali di Campo VM. [I] Lai Cee/.

Scala l: l '25'000 Limiti dell'alpe.


Base ca rtografica riprodolla
con l'auto ri zzazione dell ' Ufficio federa le
di topografia

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rn
Piemantiuu.

Co rt Zora.

172
Figura21b Corri Altiwdine Cascine Stalle Cantine
metris/m metri quadrati m etri quadrmi metri quadrmi
L'alpe Sfili at Dent
l Piemantiuu 1'738 16,2 274,8 14.3
Sca la l: l '500 2 Cori Zora / '980 18.5 28 1.8
Ne ll 90l l'a lpe e raca ricato con: 3 Lai Geel 2' 175 17,2 13.8
- 45 vacche da la lle
- 20 manzctte Totale 51,9 570,4 14,3
(superficie interna utile)
- l toro
- 70 capre
- 6tnaìa li
(Fede ri co Me rz, op.cit.)

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173
l tipi ediliz i degli alpi
L'edificio a vano unico e a base rettangolare è il tipo di fabbricato più diffuso
(fig. 22), sia come rifugio per le persone che per accogliere il bestiame. In alcuni
casi il sottotetto era parzialme nte occupato da un soppalco formato da un as-
sito appoggiato sulle catene delle capriate.
La costruzione a due vani sovrapposti si trova invece soltanto nei corti più bassi
(fig. 23). Sotto le cascine veniva ricavato un secondo spazio usato come cantina
mentre le stalle venivano suddivise in due piani così che sotto un solo tetto si ot-
teneva una superficie doppia per il ricovero del bestiame: sotto quello grosso
(mucche e vitelli) e sopra quello minuto (soprattutto capre).
Guardando una qualsiasi fotografia di un gruppetto di edifici alpestri non è fa-
cile determinarne l' uso. Infatti, sia dal punto di vista tipologico che da quello
dei materiali e delle tecniche impiegate non vi erano differenze tra le costru-
zioni utilizzate per abitare e quelle per il bestiame. L' unica differenza poteva
essere, come già si è visto, la loro dimensione.
Fig. 22 Predomina l' uso dei materiali trovati sul posto: quasi ovunque i muri di pietra
Edificio a un solo vano con funzione sono posati a secco e le coperture dei tetti sono eseguite con le piode. Soltanto
di casera nel corte di Piemantiuu sull'alpe nelle stazioni inferiori (l '500-1 '600 metri s/m) - dove i larice ti crescono ancora
di Sfille (l '738 m etri slm, Comune a poca distanza dagli edifici - è possibile incontrare fabbricati , soprattutto
di Campo V M.) .
(Fo tografia dell'autore). stalle, con il piano superiore di legno costituito di tondoni montati 'a castello'
(fig. 24) .
Da questo punto di vista si può azzardare una distinzione tipologica diretta-
mente legata all 'ambiente e soprattutto alle differenze di altitudine:
- nei corti più alti (attorno ai 2'000 metri di altitudine) tutte le pareti sono di
sasso e si utilizza del legname unicamente per la travatura del tetto;
- nelle stazioni situate tra i l '700 e i l '900 metri s/m i frontoni sono spesso di
legno mentre tutto il resto rimane in sasso;
- infine, nei corti più bassi (tra i l '500 e i l '600 metri s/m) i frontoni sono quasi
sempre di legno e, parallelamente, appaiono fabbricati con la parte supe-
riore di legno.
La travatura dei tetti (capriate e correnti) è sempre costituita di tronchi di larice
molto resistenti all ' umidità e alle infiltrazioni d'acqua, ciò che ha permesso an-
che ai fabbricati più disastrati di sopravvivere per lunghi anni dopo l'abban-
dono degli alpi.

Figura23
Tutti e quattro gli edifici che compongono
Cort Grand sull'alpe di Brunesc (l '612
metri s/m, Comune di Prato-Sarnico) sono
a due vani sovrapposti.
(Fotografia della Società agricola
Valmaggese).

174
Il tetto a puntoni è il tipo di str uttura porta nte maggiormente diffuso. Chi scri ve
non ricorda di aver mai incontrato un tetto a cava llo. Q uest'ultimo tipo di co-
pertura è per contro presente nei mo nti e nei vill aggi dell 'alta Va lle Lavizza ra
e dell 'alta Va ll e R ovana.
L'uso dell a calce è molto raro e, per isolare le ca ntine, attorno ai muri perime-
trali che sporgevano dal terreno si costruiva un secondo muro ri empiendo ac-
curata mente con la terra tutti gli interstizi. Nei pochi casi dove i mu ri esterni o
interni sono ricoperti di calce essa veniva usa ta con grande parsimoni a e mi-
schiandola con molta sabbia.
In merito all 'età degli edifici ancora esistenti sugli alpi non è possibile per il mo-
mento dire qualcosa. Diversamente dai mon ti , rarissi me sono le date incise su-
gli archi travi o sulle pietre d'angolo, ancora più rare sono le ricerche d 'archivio
e nessuna analisi dendrocronologica è mai stata eseguita.
Per contro, incise sulle rocce e sui macigni posti acca nto alle cascin e, oppure
sulle trava ture o sulle porte si trovano iniziali, date e anche delle scriffe. In ge-
Figura 24 nere si tratta però di segni lasciati dai pas tori come testimonianza dell a loro
Un raro esempio di edificio alpino presenza. Tutte le date, comunque, risalgono al secolo passa to. Sa rebbero dun-
con il piano superiore costituito da tondoni que tutti di recente rea lizzazione gli edi fici costruit i sugli alpi? Proba bilmente
di legno posati 'a castello '. (Co rt Grand, no, ma anche per chi ha acquisito qualch e dimestichezza con le costruzioni del
alpe di Brunesc, l '612 metri slm, Comune
di Prato-Sarnico). mondo rurale non è facile intravedere- come invece è possibile fa re per le co-
(Fotografia dell'autore). struzioni dei monti e dei villaggi - l'e tà di queste costruzio ni.

175
Bruno Donati I caratteri dell'economia alpina tradizionale in Valmaggia

L'economi a pre industriale è sta ta vista molto a lungo come un 'insie me di a tti -
vità pra ticate su un te rritori o circoscritto con il so lo scopo di soddisfa re il fab-
bisogno alime ntare della popo lazio ne loca le. U n'economia di sussistenza che,
specie in montagna, fu spesso descritta come e rm e tica me nte chiusa su se stessa
e ntro i confini del villaggio.
R ecenti ritrova menti archeologici e nuove ricerche storiche indica no pe r con-
tro, e in modo chi aro, che anche nelle Alpi le economie e rano relativame nte
aperte. In montagna circo lava no molteplici viandanti e numerose me rci , e le
idee si propagava no be n oltre i co nfini na turali e politici .
Queste caratteristiche di chiusura e di apertura , apparentemente contrappo-
ste, sono state di recente docume nta te proprio in Yalmaggia già in epoca ro-
ma na (fig. l ). Esse si protraggono poi pressoché inalte rate pe r molti secoli , fin o
a tutto l'Ottoce nto.
Malgrado alcuni sostanzia li ca mbi ame nti l'economi a preindustriale soprav-
vive a ncora nella prima me tà del Novecento e solo dopo il 1960 si pu ò rite ne re
definitivame nte tra monta ta e sostituita da nuovi modelli eco nomici e sociali .

Figura l
Con il rìTrovamem o dì una n ecropolì
d 'epoca romana, avvenuTO a Moghegno
nel/ 994, le conoscen ze sTOriche concem el'llì
il popolam em o della Va lmaggìa hanno fa llo
un significaTivo balzo indieTro. Da una
p rima ìmerpreTazìone dì q uamo ventilo alla
luce risulTano in panico/are d ue elem enTi:
la fon e romanìzza zìone dì quella co11111nìTà
e la presenza già nei p rimi secoli dopo
CrisTO delle basi economiche p erduraTe fi no
a pochi decenn i o r so110.
( FonTe: Ufficio canTonale dei monumenTi
sTrorìcì, Bellin zona).

177
Il carattere alpino della Valmaggia

Quando si pensa a un paesaggio tipicamente alpino ci si riferisce generalmente


alla parte più elevata delle grandi valli del Rodano, del Reno e deli'Inn, ai vil-
laggi che hanno come cornice delle vette che raggiungono e superano i 4000
metri con le nevi perenni e i grandi ghiacciai. L'immagine delle Alpi svizzere,
ampiamente diffusa dalla propaganda turistica, coincide spesso con le località
mondialmente conosciute del Vallese e del Grigioni.
Questa è però solo una piccola parte del mondo alpino svizzero ed è anche la più
fortunata. In meno di un secolo, grazie al turismo, queste zone si sono profon-
damente trasformate fino ad assumere un carattere urbano. Da piccole comu-
nità di allevatori a grandi centri turistici in grado di richiamare masse di sciatori
e di escursionisti , come pure l'élite che conta nella società odierna.
Gran parte della montagna svizzera non ha questo carattere così marcatamente
alpino e neppure ha conosciuto le fortune delle regioni più affermate. In questo
vasto territorio di montagna poco favorito troviamo pure le valli ti cinesi.
La Valmaggia, la più ampia valle del Locarnese, benché delimitata da vette che
superano di poco i 3000 metri, appartiene all 'alta montagna e fa parte a pieno
diritto della civiltà alpina.
II fondovalle alluvionale, i versanti ripidi, le valli laterali disagevoli rendono il
paesaggio rude, impervio, difficile da percorre e da utilizzare. Anche l'alleva-
mento, attività fondamentale della regione alpina, qui diventa difficile e poco
produttivo. L'uomo che vi si è insediato ha dovuto adattarsi ad un ambiente
ostile, accettando dure condizioni di vita.

Con il fiume Maggia si devono fare i conti

II fiume risulta essere l'elemento ambientale più rilevante e attivo, poiché in un


percorso lineare di circa 40 chilometri, tra il Basodino e il Lago Maggiore, su-
pera un dislivello di 3000 metri. La vastità del bacino idrografico, le intensissime
precipitazioni, l'ambiente impervio e roccioso fanno della Maggia un corso
d'acqua temibile. Durante i periodi marcati da intense precipitazioni la portata
del fiume Maggia aumenta in poche ore a dismisura e l'onda di piena può rag-
giungere livelli straordinariamente elevati. Nel settembre 1983, ad esempio, il
deflusso sul delta della Maggia raggiunse 3500 metri cubi al secondo e durante
l'alluvione del1980 toccò 4700 metri cubi al secondo. La differenza esistente tra
il deflusso minimo e la portata massima è enorme e corrisponde a un rapporto
1:7000. La Maggia risulta così essere il fiume più torrentizio d'Europa 1.
Il bacino idrografico della Maggia si estende su una superficie di 926 chilome-
tri quadrati e occupa così un terzo della superficie del Cantone Ticino. Dap-
prima i ghiacciai e in seguito i corsi d'acqua hanno modellato il paesaggio con
una possente e incessante azione erosiva. La valle della Maggia è molto
profonda e ramificata (fig. 2), il fondovalle alluvionale si addentra a bassa quota
nell 'arco alpino. Sui versanti impervi e disagevoli si aprono strette valli laterali
dove la vegetazione si abbarbica alle pareti rocciose.
In questo paesaggio il fiume è il principale elemento dinamico ed è particolar-
mente alla foce che si nota il risultato del suo lavoro, dove in poche migliaia
d'anni ha costruito un delta molto esteso e perfettamente regolare. L'intensa
attività del fiume, malgrado i lavori idroelettrici e l'incanalamento sul delta,
non è cambiata. Nel periodo 1952-1984 la Maggia ha asportato in media 351
metri cubi di materiale all'anno per ogni chilometro quadrato del suo bacino
imbrifero. In soli 32 anni il fiume ha depositato alla foce 10,4 milioni di metri
cubi di detriti, prolungando così il delta di 150 metrF.
La paura del fiume e delle alluvioni ha costretto la popolazione a costruire i vil-
l. Ram pazzi F. , Ca rra ro G., Gi a noni P. , Foca rile laggi sui coni di deiezioni e ad estendere le bonifiche sui versanti. Benché a de-
A. , Ja nn B., Pato cchi N., Studio naturalistico del bita distanza dai corsi d'acqua la popolazione ha spesso conosciuto tragedie e
Fondovalle valmaggese, Memori e vol. 3, Società
di scie nze natura li , Luga no 1993. subito gravi danni . Le alluvioni catastrofiche si succedono con grande fre-
2. Wasser, Energie, Luft - eau, énergie, air, 80. Jahr- quenza, lasciando in genere brevi descrizioni e solo pochi cenni nei documenti
ga ng, 1988. He ft 1/2, Bade n. scritti.

178
L'impo tenza , il fa ta lismo e la rassegnazio ne ne i confron ti dell e forze de ll a na-
tura traspaiono ev identi in uno scritto che descrive le "grandi ruine di acqua"
che ne l1 570 ha nno sconvolto la Lavizza ra , tra Fusio e Sarnico. Ne l docum e nto
si legge: "il passato mi spa venta il presente mi costringe lavennire mi fa pensare
quel che venuto può tornare "3 .
L'insicurezza regna va sov ra na sia a ca usa de lle min acce a mbie nt ali co me pure
per l'inevitabil e preca ri e tà che accompagna l' uomo. Lo ricorda il mo tto di un a
me ridian a de l Seice nto, affrescata sulle case Franzo ni a Ce vio, che dice : ''veloce
è il corso umano / incerto è il campo / unabiso è il viver/ la vita è un lampo". Quat-
tro concetti crudi e drammatici ne l lo ro rea li smo, posti quotidianame nte da-
3. Le allu vioni nel Ticino nel corso dei secoli, No- vanti agli occhi di chi consultava l'ora con l' incede re de l so le.
ti zie storiche. prosa leueraria. Quade rni di docu -
ment azio ne n. 12. Cent ro dida tti co ca nt onale. Solo in quest' ultimo secolo con la costruzion e di alcuni argini si è potuta re nde re
Massagno 1994. sicura una parte del fo ndova lle rea li zza ndo piant agio ni e bo nifi che agricole.

Figura 2
La presen za di numerose valli laterali
aum enrava sensibilmenre il rerrirorio da
sfru{{are. Ai maggenghi che si trovano fino
a circa 1200 merri d 'a /tirudin e seguono
i pascoli degli alpeggi che s 'innalzan o fino
a/limire della vegera zione.
La Va lle di Praro O{{omo a/1920 in una
Jorograjìa dei Frarelli Biichi di L ocarn o
( Proprierà del Museo di Va /m aggio).

179
Queste arginature hanno sensibilmente ridotto l'alveo del fiume a Cevio, So-
meo, Maggia, Aurigeno e Gordevio. Resta pur sempre un ampio tratto dove il
fiume scorre tuttora libero tra un versante e l'altro senza particolari pericoli per
l'uomo. La natura qui agisce in base alle sue leggi e il fiume modifica incessan-
temente il paesaggio, oggi conservato e protetto perché resta uno dei pochi fon-
dovalle alluvionali ancora allo stato naturale.

Basta salire per cambiare clima

Agli emigranti che lasciavano la valle non doveva sembrare vero trovare pae-
saggi pianeggianti o collinari a perdita d'occhio, un clima e una vegetazione che
anche dopo giornate di cammino non cambiavano.
Il montanaro si spostava raramente lungo i villaggi del fondovalle. La sua atti-
vità di pastore lo portava a un nomadismo verticale su e giù per i versanti , dal
villaggio, ai maggenghi, agli alpi , fino alle bocchette e agli spartiacque. Con
passo spedito bastano due o tre ore per passare dai vigneti, ai castagneti, ai bo-
schi di conifere, ai pascoli d 'alta quota.
La montagna si distingue per il rapido susseguirsi delle fasce climatiche e vege-
tati ve che si incontrano risalendo i versanti, per le differenze esistenti tra il ver-
sante a solatio e quello a bacìo, per i microclimi dati dalla morfologia. A pochi
chilometri di distanza si possono avere stagioni diverse; mentre che sul fondo-
valle si fanno gli ultimi raccolti annuali poco più in alto domina già l'inverno.
Con l'altitudine aumentano le precipitazioni e diminuisce la temperatura, in-
fatti il gradiente termico è di F C ogni 100 metri di dislivello.
Nell'economia tradizionale di montagna questa diversità climatica e vegeta-
tiva offriva indubbi vantaggi dando produzioni molto differenziate e distri-
buite su un lungo periodo. Lo sfruttamento delle risorse naturali costringeva
però a lunghe fatiche, tanto più che i dislivelli in Valmaggia sono molto accen-
tuati . In realtà il valore energetico degli alimenti ottenuti su questo accidentato
territorio veniva interamente consumato per produrli.
Dal punto vista climatico-vegetativo in Valmaggia troviamo due differenti am-
bienti: da un canto abbiamo i comuni della Bassa Valmaggia situati al di sotto
dei 500 metri d'altitudine, caratterizzati da un clima temperato, da un lungo pe-
riodo vegetativo, dalla produzione della vite, del castagno e del mais; d'altro
canto, nelle valli superiori il clima più rigido e il lungo inverno non favoriscono
la campicoltura ma rendono interessante la pastorizia e la foresticoltura.

Tre capre per ogni abitante

"La pastorizia nel distretto di Vallemaggia è il ramo d'industria, a cui la popola-


zione si sente maggiormente inclinata; l'unico che si possa esercitare frammezzo
ai nostri dirupi con isperanza di un considerevole profitto; quello che conserva i
nostri comuni, specialmente quelli della vallata superiore, in una condizione
economica tale che se non è lecito di chiamarla agiata, neppure si può dire sfor-
tunata "4.
I primi dati statistici ufficiali, quelli del censimento federale del1866, permet-
tono di valutare l 'importanza dell'allevamento in Valmaggia, ma le cifre fornite
per ogni singolo villaggio vanno considerate con una certa prudenza e risultano
con ogni probabilità sensibilmente inferiori a quelle reali. Questo fatto si
spiega con lo scarso interesse mostrato dai politici per questa novità e la diffi-
denza data dalle conseguenze fiscali che ne sarebbero seguite 5 .
4. Pontoni G.A ., Vedova M.D. , Rapporto della Se consideriamo i dati forniti nel1866 risulta che in Valmaggia, con una popo-
Com m issione incaricata di studiare i m odi migliori lazione di circa 6700 abitanti, venivano allevati 4'608 bovini e 13'046 capre. As-
di regolare e godere le alpi, in Almanacco della So- sai scarsa la presenza di altro bestiame, poche le pecore e i maiali, ridottissimi
cietà agrico lo fo restale va lmaggese, ann o primo,
Tipografia del Lago Maggiore, Ascona 1872. gli animali da soma. Non esistono dati attendibili anteriori alla metà dell'Otto-
5. Cheda G., In margine a un centenario, in Pro cento ma è certo il fatto che l'allevamento fu sempre l'attività principale della
Valle Maggia 197 1. popolazione (fig. 3).

180
Dappertutto capre
La capra è l'animale ch e meglio si adatta alle dirupate valli de l Locarnese, pe r-
ché, agile come un camoscio, si sposta con facilità e sicurezza ovunque spunta
un ciuffo d 'erba. Con la capra , animale libe ro e indipe nd e nte, si riescono a
sfruttare tutte le risorse de l te rritorio, anche dove i bovini non possono giun -
gere. Greggi di capre ovunque: ne i boschi , nei ge rbidi 6 , sui pascoli, tra le rocce,
fin sulle creste. In media circa tre capre pe r abitante, una moltitudine indisci -
plinata che animava la valle, un pericolo costante pe r la sa lvaguardia de i boschi ,
per la protezione de i prati e de ll e coltivazioni.
Pe r usufruire de i vantaggi de ll 'a ll eva me nto caprino e pe r contenerne gli in-
convenienti ogni comunità aveva codificato in modo de tt agliato tutto quanto
6. Il te rmine gerbidi ci si riferisce a due dive rsi tipi
di te rre no: i "sge rbi '' e i ··ghiebi". concerneva questo animal e: dalle march e di proprie tà, a l diritto di pascolo, a i
l "sgerbi " sono stati ottenuti con un 'ope razione di divieti stagion a li. Frequ e nti controlli, de nunce e severe pe nalità costringe vano
bonifica a ll"inte rn o de ll 'a rea forestale rea lizza ta i proprie tari a mante ne re un ce rto ordine tra le migliaia di capre libe re ch e si
con il dissodame nt o. con la costruzione di un
mu ro di cint a e talvolt a con il terrazza me nt o. spostavano sul te rritorio come un esercito di sba ndati . Gli a rchivi pubblici sono
Queste supe rfici. oggetto di sfru ttame nt o int e n- ricchi di docume nti concerne nti l'alleva me nto caprino, si tratta in gene rale di
sivo. veniva no colti va te e falciat e. denunce e di multe pe r capre sorprese a pascolare nel periodo di "rensa 1 '' o
l "ghi c bi " sono fo rma ti da te rre no incolt o di pro-
pri e tà privata. occupa to parzialm ent e da cespugli ne lle "faulé".
o da bosco rado. Si trovano spesso al limit e de l bo-
sco e de ll'area prati va. La m anca nza o l'imposs i- Vacche ossute e di srazz a modesta
bilit à di o pere di bonifi ca de l suolo re ndo no pos-
sibile so lo un o sfrutt amento este nsivo che vie ne Molti a nche i bovini che brucavano sui pascoli e che andavano foraggiati ne i
o tte nut o con il pasco lo. con la co lti vazione de l ca- mesi inve rnali. Vacche ossute, di modesta stazza, be ne adattate ai ripidi sentieri
stagno. la racco lta di fogliame e di legna d'a rd ere. de ll e nostre montagne e ai pascoli impe rvi degli a lpi valmaggesi . Animali poco
L'a bbando no de ll 'agri coltura di mon tagna ha fa-
vorito l'es tensio ne di queste aree co n l'inse lvati- esige nti , ma anche di sca rsa capacità produttiva ; basti ricordare come, ancora
chimc nt o de lle zone colti va te. ne l primo dece nnio di questo seco lo, le vacche producessero in media sugli alpi
7. Divi e to di prati ca re il vago pascolo ne i fondi valmaggesi 4,5 litri di la tt e a l giorno. Su alcuni degli alpi più difficili la produ-
colti vati. Q uesta dispos izione ent rava in vigore in zione giornaliera di latte raggiungeva a mal a pe na i 3 litri 9 .
prim ave ra all a ripresa della vegetazione c durava
fin o al tardo au tunn o dopo gli ultimi racco lti . A Pur considerando anche in questo caso i dati con un a certa prude nza, il risultato
partire da que l momento con la " t rasa" ve niva a u- de lle fatiche e de i rischi re ndeva una vera e propria mise ria. Ciò malgrado pos-
to rizza to il vago pasco lo. sedere bestiame equivaleva avere un 'assicurazione vita, gara ntiva almeno la
K Bosco ne l qua le era proibit a ogni atti vi tà fore- produzione alimentare e offriva pure qualche prodotto da barattare o da ven-
sta le o di racco lt a. a ffinch é potesse gar~ ntire la
pro tezione de ll e zone abitat e c sfruttat e. E spesso
de re ne ll e zone de l piano. Il besti a me aveva quindi un notevole valore finan -
chi amato anche bosco sacro. ziario e assieme ai beni fondiari costituiva il patrimonio de lla famiglia conta-
9. Mc rz F.. Gli alpi nel Camone Ticin o. Tipogra fia dina. Nell 860 una vacca valeva circa 100 franchi contro i 12 franchi di una ca-
Vogt & Schild. So le tt a 1911. pra; cifre a bbastanza e leva te se si considera ch e un artigiano guadagnava in
IO. Vedi no ta 5. que l pe riodo poco più di 2 franchi al giorno 10 •

Figura]
l pascoli. an che se impervi e poveri.
furono a lungo w w delle principali risorse
della Va/maggia. Sui numerosi alpi che
accoglievano durante /'esrate miglaia di
capi di besriame gli alpigiani rrascorrevan o
Ire m esi iso /mi e /anfani dei villaggi. Quesra
foro grafia scauara ne/1 886 su un alpe della
Valle di Praro dal fo ro grafo Monolli in
occasione dell 'ascensione al Campo Ten eia
o rganizw w da Federico Balli. Timida
e risevata, ma aspirale, la famig lia
dell 'a/peggianre accoglie i m embri della
spedi zione.
( Fo rografia del CAS, sezione Ticin o).

18 1
Il fieno bene scarso e prezioso
Le fortune delle persone e delle famigli e si contavano quindi in capi di be-
stiame, in fondi, in stabi li , in diritti d'erba sugli alpi. Questo fatto e la scarsa pro-
duzione portavano ad aume ntare i capi di besti ame con la necessità poi di ga-
rantirne il foraggia me nto, specie durante i lunghi mesi invernali .
Per le capre il problema risultava meno assillante poiché questo animal e pas-
sava ben poco tempo in stalla e in assenza di forti nevicate trovava liberamente
il cibo sui versanti più soleggiati . Nella Bassa Valmaggia le capre vengono sta-
buia te al massimo per due mesi, solo al momento in cui hanno il capretto. Più
in alto, come ad ese mpi o a Cere ntino, il foraggiamento delle capre veniva assi-
cura to anche con la pota tura a utunnale degli albe ri di rovere effettuata quando
le foglie sono a ncora ben attaccate ai ramoscelli. Questi ultimi , legati in mazzi
e conservati nelle stalle, gara ntivano il nutrime nto invern ale della capra, così
da non co nsum a re il fieno raccolto durante la bell a stagione che veniva riser-
vato ai bovini .
Il fieno era un bene prezioso, perché scarso e talvolta insufficiente. Veniva fa l-
ciato a due riprese sui prati del fondovalle e sui maggenghi , essiccato e poi con-
servato nell e numerose stalle possedute da ogni allevatore.
Con le sta lle pie ne di bestia me i fienili si vuotavano in fretta, specie dove l'in-
verno dura molti mesi, e pe r far fronte all a carenza di foraggiamento si doveva
ricorrere contemporaneamente a due diverse soluzioni . Da un canto stipare il
fienile anche con la raccolta di fieno selvatico e d 'altra parte ridurre i capi di be-
stiame dura nte l'i nvern o con la pratica dello sverno.

Tutti a raccogliere il fieno selvatico


Il fie no selvatico cresce nei boschi radi, in particolare in quelli di conifere,
spunta anche tra i sassi e sui versanti rocciosi dove l'erosione non asporta com-
pletamente i suo li . Una risorsa avara, difficile e pericolosa da cogliere, contesa
alle capre e ambita dagli all evatori.
Questa attività era ben regolame ntata e si è protratta fino ai primi dece nni di
questo seco lo.
Oggi per ricostruire le straordinarie vicende lega te alla raccolta del fie no di bo-
sco restano so lo i toponimi dati a luoghi straordinariamente impervi e ora quasi
inaccessibili 11 • Osservare, ad esempio, dal fondovalle della Lavizzara la posi-
zione del Medée ad Pietro, del Maltricol e dell a Zii.ntzia non può che suscitare
stupore e permette di capire, meglio di tanti discorsi, la vera importanza dell 'af-
fa nnosa ricerca di foraggio. Viene da pe nsare che talvolta valesse più la vita di
un a vacca che quella di un cristia no!

Lo sverno al piano
La pratica dello sverno si è protratta fin dopo la seconda guerra mondiale e con-
sisteva nel dare in prestito ai contadini del pian o, nell e cui stalle il foraggio non
scarseggiava, alcun e vacche durante l'inverno.
Nelle valli si riusciva così a raggiungere un equilibrio tra il bestiame rinchiuso
nella parte inferiore della stalla e il fieno accumulato nella parte superiore. Per
il contadino del piano c'era come tornaconto la possibilità di godere del latte
prodotto dall 'anim ale che gli era stata confi dato e potevano tene re a nche il vi-
tello partorito in que l periodo.
Lo sverno creò interessanti occasioni di apertura e di contatto tra popolazioni
e persone anche geograficame nte assai lontane. Non si trattava di relazioni su-
perficiali, ma di conta tti basa ti su un reciproco rapporto di fiducia e di stima. Se
Il . Franco Binda ha e ffetlu ato e pubblicato una consideria mo il valore che avevano gli animali in quella società si può capire
vasta e approfo ndita rice rca su ll a raccolt a de l qu ale fosse la profonda relazione che nasceva tra il proprie tario che auspicava
fi e no di bosco in Ve rzasca. Binda F. , l vecchi e la
momagna, Arm ando Dadò Editore, Loca rno un buon tra ttame nto del proprio animale e l'affittuario che sperava di trame
1983. una buona produzione.

182
Lo sverno ha portato mo lte vacche dalla Va lm aggia all e sta ll e de l Loca rnese,
fin o al Sottoce ne ri . Partico larmente impo rta nti furo no i contatti tra Yalmag-
gesi e Malcanto nesi, due popo lazio ni che senza questa pra tica no n avre bbe ro
avuto possibilità di co ntatto, perché tanto la posizione geografi ca che la sto ri a
le avevano poste assai lontane l' un a dall 'altra 12.

La decaden za
L'alleva me nto co nosce in Yalmaggia una prima grave crisi ne ll a seco nd a me tà
de ll'Ottocento quale conseguenza de ll a massiccia e mi grazio ne oltreocea no.
Diminuisce in pa rti cola re in que l periodo il numero dei bovini , me ntre il nu-
me ro de i caprini resta e leva to fino a circa gli anni 1930.
L'a llevamento e la pasto rizia, prati cate ne ll e fo rme tradizio nali , resta no in Yal-
maggia le attività ce ntra li fino a do po la seconda gue rra mo ndia le, qu ando un
ca mbiamento radicale de lla socie tà ne provoca il tracollo.

Un centinaio di alpi e un migliaio di cascine

Uno de i va ntaggi de ll e va lli alpine è que llo di possedere vasti pascoli in altitu-
dine, in grado di accoglie re le ma ndrie e i greggi ne l pe ri odo estivo (fig. 4) . Se in
12. Testim onia nze re la ti ve all o sverno di besti ame
valmaggese ne l Malca nt o neso no state raccolt e da inve rno il foraggio accumula to ne i fi e nili non ga rantiva il ma nte nime nto di
Ma ri o Vicari . Dialeui svizzeri. d ischi e testi dialet- tutto il besti a me posseduto, pe r contro, durante l'estate, il pascolo pe rme tteva
tali editi da ll ' Archi vio fo nografico de ll ' U ni ve r- di accoglie re un nume ro be n supe riore di ca pi e richi a mava quindi gli anim a li
sit à di Z urigo. Di aletti de ll a Svizzera it ali ana. fa-
scico lo 6, Ma lcant o ne. d isco Z LDI 7. Luga no de l pi ano. Lunghe file di anima li risa liva no le ntame nte le va lli a me tà giugno
1983. pe r poi ridi scende re a fin e estate.

Figura4
Gli alp i va/m aggesi estendono i propri
pascoli dalla fas cia subalpin a (ca. 1600 rn)
fi no a/lim ite n i vale (ca. 2800 m ).
·s i sf muano con twta una serie di corti
costituiti da aree favo revoli al pascolo
dove si tro vano pochi stabili, indispensabili
per lavo ra zione dellaue e quale rifi tgio
per i pasto ri. Durante i tre m esi estivi
detralpeggio si risale gradu alm ente
dal .. co n e di fo ndo" verso il "co rte di cima ··,
per poi ridiscendere di nuo vo a tappe.
Il co rte Magno /a detrom onim o alpe.
Fusio 1970.
(Fotograf ia della Società agricola
valmaggese).

183
La bonifica dei pascoli alpini
La Valmaggia all'inizio di questo millennio aveva bonificato gradualmente i
versanti adattandoli alla pastorizia. Quando nella prima metà del1200 una po-
polazione walser proveniente dalla Formazza si insedia nell 'alta Val Rovana e
fonda la colonia di Bosco Gurin occupa un territorio fino allora utilizzato quale
alpeggio dalla comunità di Losone 13 •
Parte degli alpi , specie quelli più dirupati , furono probabilmente bonificati nei
secoli successivi , specie quando la pressione demografica si fece più forte e la
13. 700 anni di Bosco Gurin , a cura di Adolfo Jan- necessità impellente. Le descrizioni fatte dai vescovi durante le visite pastorali
ne r, Istituto ticinese d 'a rti grafich e ed editoriali , indicano la presenza di un forte popolamento nel periodo tra il1500 e il1600.
Bellinzona 1956
Purconsiderando anche in questo periodo la presenza di una forte emigrazione
14. Va fa tto notare che i primi ce nni di abbando no
si era no già verificati all a fin e de ll 'Ottocento, po i-
stagionale appare chiaro che fu necessario estendere le bonifiche ovunque vi
ché neli 874 venivano ancora sfrutt ati li l alpi . fossero delle possibilità. Il numero e l'estensione degli alpeggi allora ottenuti
15. 11 te rmin e "capo no rm ale " è un 'unit à che serve rimasero costanti fino a tutto l'Ottocento e ancora all'inizio di questo secolo si
a valutare la prod uzio ne e che venne stabilit a contavano in Valmaggia ben 106 alpeggi sfruttati 14 • Per secoli la Valmaggia fu il
dall a Società svizzera di economia alpestre. U na distretto cantonale con il maggior numero di alpi .
vacca corrispo nde a l va lo re di un ca po no rm ale; ci
voglio no 5 capre pe r raggiunge re il valore di Nel1911 Federico Merz dava complessivamente per la Valmaggia una superficie
un 'unità. pascoli va di 10'272 ettari con un carico di capi normali 15 pari a 4'302, equivalente
16. Vedi indicazio ne bibliografica ne ll a nota 9. a quello della Leventina, ma molto superiore a quello della Val di Blenio 16•

Figura 5
Sono 106 gli alpi valmaggesi, ma solo
una quindicina di questi si possono ritenere
interessanti per la vastità dei pascoli, per
il rilievo f avorevole, per la possibilità di
ottenere una buona produ zione. l n generale
l'erba andava cercata in basso tra i boschi
radi e più in alto tra i sassi.
Alpe Caran zunasc su/territorio di Big nasco
ne11 970.
(Fotografia della Società agricola
valmaggese).

184
Se consid eri amo quindi solo la superficie e la presenza qua ntita ti va de l be-
sti a me la Va lmaggia po teva contare su un 'impo rta nte risorsa, ma se pe nsiamo
a ll a posizio ne e a ll a mo rfo logia degli alpeggi, no nché a lle ca ratte ri sti che de l be-
sti a me- poco o nie nte a ffa tto se lezio na tot 7 -ci si re nde conto come qu esto se t-
to re dava risultati modesti , o tte nuti con grandi fa tiche (fig. 5).
In questa di ffi cile situ azione c'era da aspe tta rsi un a fo rte riduzio ne de ll 'a lpeg-
gio appe na fosse diminuito il bisogno che po rtava a sfrutta re anche le zo ne più
impervie. Infa tti ne l secondo do pogue rra l'abba ndo no fu rapido e radi ca le. La
ve ntina di a lpi tutto ra sfruttati ra ppresentano oggi so lt anto il 20% di que lli ca-
rica ti pochi decenni prim a 18 .

Il fo rmaggio
Lo scopo principa le de ll 'a lpeggio consisteva ne ll a produzio ne di latti cini , in
partico lar modo de l fo rm aggio; il più impo rt ante prod o tto pe r il qu a le si apri va
un me rca to o ltre i confini de ll a va ll e.
Lo sme rcio veniva ostacola to da i lun ghi traspo rti , da i pro bl e mi di conse rva-
zio ne, da ll a spie ta ta concorre nza de i fo rm aggi fa bbrica ti in tutte le a ltre va lli su-
da lpin e. C iò costringeva spesso a cerca re me rca ti anche lo nta no, fin o ne ll e re-
gio ni lo mba rde e pi e mo ntesi, fo rse facilita ti da ll 'e migrazio ne stagio na le che a
lungo si e ra rivo lta ve rso l' ltalia 1<J . U n me rca to no n facil e, che no n se mpre riu-
sciva a vuotare le ca ntine pe r far posto a ll a nuova produzio ne. Si ri sco ntra
spesso ne i registri d egli a lpi gia ni l'indi cazio ne che parl a di fo rmaggio d 'a lpe
nuovo e fo rmaggio vecchi o, un segno chi a ro di co me fosse difficile tras fo rm are
in da na ro il frutt o de l pro pri o lavoro.
U na ca ra tte ri sti ca tipica de i fo rm aggi fabbrica ti ne lle va lli de l Loca rn ese con-
sisteva ne l mescola re il latte di vacca co n que ll o di capra in un a pro po rzio ne di
tre a un o. Il gusto di qu esto fo rm aggio si diffe re nzia in ta l modo se nsibilme nt e
da que lli o tte nu ti ne lle a ltre va lla te a lpin e. Oggi il fo rm aggio Va lm aggia è ri -
ce rca to e apprezza to pro prio pe r questa sua pa rti cola rit à 20 .

L 'organizzaz ione dell 'alpeggio


I n Valmaggia esisteva no du e dive rsi modi di o rga nizzazio ne e di conduzio ne a l-
pestre: la fo rm a de tta a casate/le e que ll a de ll 'alfillo.
Lo sfrutt a me nto a casa te ll e si ritrovava in Va ll e Rova na e pa rzia lm e nte a nche
ne ll a Bassa Va ll e. O gni fa migli a possedeva un a cascin a d'a lpe, de i diritti d 'e rba
17. Ne ll' Almanacco della Società agricolo .fore-
.~tale valmaggese. anno 3. 1884. si scriveva che ··per e produceva il pro pri o fo rmaggio .
avere vacche d i bel la sta tura assa issi mo giova an- In ques to modo la p roprie tà pri va ta e l'indi vidu ali smo de ll 'econo mi a fa mi -
che !"avere il toro di bell a apparenza c senza di - gli are no n lasciava ness un spiragli o a fo rme di coll aborazio ne e di coope ra-
fe tti . La nostra Socie tà che negli an ni !873- IR74
sussid iò i to ri svitt esi ora dovrebbe insistere appo
zio ne. O gnun o pe nsava a se stesso, a ga ra ntire la pro pri a a lim e nt azio ne.
le Comu ni d' in serire ne' loro regolamen ti i neces- La manca nza di un a specia li zzazio ne e le picco le produzio ni o ll e nut e no n o f-
sa ri dispositi vi o nde conseguire lo scopo." fr iva no né gra ndi qu a ntita ti vi di fo rmaggio da comme rciare e ne ppure pe rme t-
18. A lpigiani. pascoli e mandrie. a cura d i B. Do- teva no la rice rca di un a buo na qu alità.
nati c A . Gaggio ni . A rm ando Dadò Ed it o re. Lo- Di versa la situ az io ne ne l resto de ll a valle e specia lme nt e in Lavizza ra, dove gli
ca m o 1983
a lpeggi di pro pri e tà comun e veni va no a ffitt a ti a casa ri in grado di ca ri ca re pa-
19. A ll' inizio dell 'Ot tocento il pad re be nedett ino
Pao lo G hir inghe ll i va lut ava a 3000 q uint a li il fo r- recchi ca pi di besti a me e di o tte ne re così un a gra nde qua ntità di fo rm aggi, be n
maggio ti ci ncsc ve nd ut o nelle regioni ita li ane e curati e ta li da po te r venire mess i sul me rca to.
un te rzo di questo proven iva da ll a Va lmaggia. L'a ttività de ll 'a lpigia no di venta così una ve ra e pro pri a professio ne, pra ti ca ta a
Ga ll i A .. Il Ticino all'inizio dei/'Ouocen/0 nella
"descri zione ropogm.fica estmistica .. di Paolo Glri- lungo sugli stess i a lpi e tras messa di padre in fi gli o.
ringlrelli. Istit uto ed it oria le tici nese. Bell inzona -
Luga no I<J43 La p roduzione alpestre de/fa Bnvona.. .
20. Va fa tt o nota re come in passa to la prese nza de l La Va lle S avona, pur avendo ques t' ultim o tipo di struttura, no n riuscirà in ge-
latte di capra no n fosse un e lemento molto ap-
prezza to. tant o che la Socie tà agrico lo-forestale ne rale a supe rare le fo rme de ll 'econo mi a di suss iste nza.
va lmaggesc in vit ava a rid urre il più possibil e il nu - I 22 a lpeggi de ll a Bavo na, sa lvo due o tre cas i, ha nn o ca ratte risti che mo rfo lo-
mero di capre sugli a lpi e a utilizza re solo modes ti giche ta lme nte diffi cili e pro ibiti ve ta li che l' a lpeggia nte vi po teva po rta re be n
q ua nt ita ti vi di la tt e caprin o che av rebbe pregiudi -
ca to " la dolcezza d i gusto" e q uind i la qu alit à del poco besti ame, o tte nendo così piccole produzio ni di fo rm aggio in grado di sod-
fo rm aggio. disfa re poco più che il fa bbisogno fa mi gli are.

185
Giova forse ricordare come 1'80% del territorio bavonese si trovi oltre i 1400
metri di altitudine e quasi la metà di questo sia situato oltre i 2200 metri s/m 21 .
Se poi osserviamo anche la morfologia e i dislivelli possiamo considerarli come
alpi da disperati , alpi della fame, da ricordare più per le epiche sfide nei con-
fronti di una natura ostile che per i frutti dellavoro 22 .

.. .e quello della Lavizzara ...


È in Valle Lavizzara che l'alpeggio produce i migliori formaggi, in grado di com-
pete re con quelli più rinomati di altre regioni . Si producevano grandi quantità
il formaggio grasso, dolce, in forme di 5 o 6 chilogrammi, da vendere possibil-
me nte entro un anno, anche perché con la conservazione perdeva molto peso e
con il latte di capra acquistava un sapore forte.
Assai diffuso anche il formaggio della paglia, fabbricato con il latte appena
munto e riscaldato a bassa temperatura. Di debole consistenza e assai morbido
poneva non pochi problemi nella maturazione, nella conservazione e nei tra-
sporti . Trae appunto il suo nome dalla necessità di posar! o sulla paglia durante
la maturazione e di avvolgerlo sempre nella paglia in modo da facilitarne il tra-
sporto. Un formaggio senza dubbio eccellente e assai diverso da tutti quelli che
saturavano i mercati, ma purtroppo sempre meno fabbricato, fino a scomparire
nell'immediato dopoguerra 23 .

Gli altri prodotti latticini


Tutti gli altri latticini , dal burro alla ricotta , non hanno mai conosciuto un
grande mercato e finivano di solito sulla tavola contadina.

Coltivare la terra per mangiare e per vestirsi

Quando il contadino lavora per procurarsi il cibo da mettere sulla tavola deve
necessariamente dive rsificare la produzione in modo da avere un 'alimenta-
zione sufficientemente variata. Questo significa ingerire zuccheri , grassi, pro-
2 1. Martin i L.,Alpidi Val Savona , in Alpi , pasco li, teine e vitamine in quantitativi sufficienti per garantire all'organismo la neces-
mandrie, Armando Dadò Editore, Loca rno 1983.
sa ria attività e il ricambio.
22. Martini P., Alpi di Val Savona, edi zioni Museo Accanto all'attività principale, centrata sull 'allevamento del bestiame, in Val-
di Valmaggia. Cevio 1980.
maggia fu sempre praticata la campicoltura (figg. 6 e 7). La posizione dei campi
23. In questi ultimi anni due alpeggianti hann o ci -
proposto il fo rm aggio de ll a pagli a con un certo doveva tener conto della prossimità dell 'abitato, del rilievo, delle condizioni
successo. pedologiche e della presenza libera di un gran numero di mandrie e di greggi.

Figura6
Vigneto in vernale fotografato a Giumaglio
ne/1975. Appare evidente l'opera di
modifica e di trasforma zione del territorio
così come l'intensità dello sfruttamento
delle zone pedemontane meglio esposte.
Su questi spa zi coesistevano viticoltura,
campicoltura e fo raggicoltura.
(Proprietà del Museo di Valmaggia).

186
24. La strada carrozzabi le in Va lm aggia venne Queste aree favorevo li a un o sfruttamento intensivo vennero molto spesso
rea lizza ta a tappe in un lun go periodo dura to o l- crea te dall 'uomo con un 'azione di bonifica consistente nel terrazza mento dei
tre un seco lo.Tra ill 809e ill 838 fu costru it ae mi -
gliora ta la tra tt a principale da Loca rno a Peccia. l versa nti , nel dissodamento, nel trasporto di buona terra.
co llega me nti stradali dell e va lli late ra li e de i co- Co n un 'a ttenta osservazione si può ancora riconoscere la parte di territori o
muni posti sul ve rsa nt e furo no e ffe ttuati solo in che in passato ve ni va colti va ta, anche se successivame nte venn e trasformata
questo seco lo. La tratt a Cerentin o-Bosco G urin
ne l 1926. da Peccia fi no al Pi ano ne l 1922-24. La in prato e talvolta inse lva ti chita e in vasa dal bosco. Questo spazio privile-
strada ca rrozza bile ve rso Mc nzonio ne l 194\1 e giato trovava pos to attorn o agli abitati co me pure sui maggenghi no n troppo
q ue ll a di Bront a llo ne l 1955. La fe rrovia Loca rno- e levati.
Bignasco ve nn e in augurata ne l 1907.
Non si hann o dati precisi sull 'estension e della campicoltura prima de i
25. Assa i ricche sono le info rm azioni re lati ve ai
dive rsi ti pi di vegetali co ltivati. A partire da l Set- grandi movimenti mi gra to ri dell 'Ottocento e prima della cost ruzio ne delle
tece nt o bu o na part e dc i viaggiatori che han no nuove vie di comunicazio ne che grad ua lmente apriro no la va ll e ve rso
percorso la va lle descrivono anche le attivi tà agri- l'estern o 24 . A ncor più difficil e risulta va lutare qu antitativame nte i vari tipi
co le che osserva no. Lo Schinz. fra tutti . è quell o
che presta maggio r atte nzione a qu as i tutte le ma- di coltivazio ne pratica ti 25 e le abi tudini alimentari della po pol azione ma si
nifestazio ni de ll a cultura materia le e che si può ritene re che le co lti vazioni fosse ro divi se in tre setto ri all 'incirca equi -
diffo nde co n un a strao rdinaria descrizione ricca va le nti : un a parte riservata ai cereali e al mais, una alle piante tuberose con
di de tt agli . Schinz H . R:. D escri ~ion e della Svi~­
zera iraliwtanel Seuecew o , Arma nd o Dadò Ed i- fort e presenza della rapa , un a per le piante tessili con forte diffusio ne della
tore. Loca rn o 1985. ca napa e del lino.

Figura 7
La cam pagna allu vionale di Mogh egno
e di Maggia a ca vallo del secondo conf7i11o
mondiale visw dai maggenghi di Do lerlo
sopra A urigen o.
( Fotografia dei Fra telli Biichi di L ocarn o.
Per gentile concessione dell 'A rchivio
can tonale, Bellin zona).

187
Contrariamente a oggi, dove è molto diffusa , è da escludere nel modo più asso-
luto la pratica della campicoltura per produrre foraggio. In quel tipo di econo-
mia, che non tolle rava sprechi, il bestiame non doveva assolutamente diventare
concorrente alime ntare dell'uomo.
I primi dati statistici si hanno solo a partire dall'inizio di questo secolo 26 ,
quando la situazione ha già subito importanti cambiamenti rispetto al secolo
precedente.
Alcuni elementi interessanti traspaiono comunque anche dalla prima statistica
del1917, poiché le coltivazioni tradizionali si conservano a lungo, favorite an-
che dai bisogni causati pure da noi dalla grande guerra, che in quegli anni scon-
volgeva l'Europa.
In quel periodo circa la metà dei campi veniva coltivata con piante tuberose e
l'altra metà a cereali e a mais. Estremamente ridotte oramai le coltivazioni di
piante tessili, per il fatto che i prodotti dell 'industria europea e nazionale giun-
gevano facilmente anche nelle valli più appartate, rendendo oramai inutile
l'uso del telaio domestico.

La patata
All 'inizio del nostro secolo le patate sono ampiamente diffuse riducendo a
ben poca cosa la produzione di altre piante tuberose, in particolare le rape. La
patata si afferma da noi solo nell 'Ottocento, infatti ancora alla fine del Sette-
cento Bonstetten affermava che in Val Lavizzara era ovunque rara e poco ap-
prezzata.

La segale
Pane e polenta sono due altri alimenti di base. Il pane di montagna è un pane di
segale, l' unico cereale che si adatta anche a condizioni climatiche molto diffi-
cili27. La varietà autunnale mette radici prima dell 'inverno per poi svilupparsi
rapidamente in primavera e giungere così a maturazione anche dove il periodo
vegetativo è più breve. Veniva coltivata non solo attorno a tutti i villaggi ma
26. Swrisrique suisse d es cu!lUres, pubbliée par le pure su alcuni maggenghi (fig. 8).
Bureau fédéra l de stati stiqu e, Be rn 191 7- 1950. L'essiccazione e la conservazione della segale hanno dato origine in Valmaggia
27. Nella MUnstertal la segale veni va colti va la alla torba , una particolare costruzione utilizzata quale granaio, che non siri-
fin o a un 'a ltitudin e di 1900 metri . Vedi : Archi ves
suisses des rradirions popu /aires, to me XXX IX , scontra in ness un a parte del Ticino e che accomuna questa valle ad altre regioni
ca hi e r 3, 194 1/2. alpine e extralpine.

Figura 8
Nel 1975 /afamig/ia Patocchi coltivava
ancora un campo di segale a Co rtignelli,
in Valle di Peccia. Dopo la mietitura
la paglia veniva tagliata in piccoli pezz i p er
essere utilizzata com e foraggio (a sinistra)
o intrecciata p er avvolgere il formaggio
della paglia (a destra). Lavori e gesti ormai
scomparsi.
(Proprietà del Museo di Valmaggia) .

188
Il granoturco
Il granoturco è un a pianta più esigen te, veniva coltivato solo ne i comuni più
bassi de lla Valmaggia, situati non oltre i 400 metri . La farina pe r la polenta giun -
geva però anche ne lle valli superiori, fin sugli alpi , dove, sposandosi con il la tte
e la pa nn a, ga rantiva ai pastori un nutrie nte pasto quotidia no.

Due o tre alberi di castagno per ogni persona

Se vogli amo dare un quadro produttivo e alimentare completo non si può di-
me nticare il castagno, un vero e proprio albero da frutta che troviamo anche
ne lle vallate sudai pine, fino a un 'altitudine di circa mille me tri .
In Valmaggia la fascia castani le inte ressa tutta la Bassa Valle, giunge in Val Ro-
vana fino a Cere ntino e a Niva, in Val Bavona fino a Foroglio, in Val Lavizzara
conosce ancora un importa nte sviluppo fino a Peccia.
Il castagno cresce rigoglioso ne lla fascia pede montana attorno ai villaggi, spe-
cie sui versanti a solatio (fig. 9). Il suo sviluppo ne ll e valli de l Sopraceneri è fa-
vorito dalla prese nza di suoli acidi , terre no che predili ge. Si adatta e vegeta fa-
cilmente sui de triti di falda dove il suolo sca rseggia .
In Valmaggia ha quindi trovato una zona idea le per diffonders i, proprio pe rché
ai piedi dei ripidi versanti , spesso rocciosi, si hanno importanti zone di frana-
mento, formate da materiali grossi e talvolta da grandi macigni . Questi a m-
bienti, apparentemente improduttivi, l'uomo ha saputo sfruttar! i inte nsa mente
e con ingegno, sia scavando gratti so tto ai macigni , sia coltivando il castagno.
La coltivazione di quest'a lbero ha reso necessa rio anche un interessa nte com-
promesso tra il settore pubblico e quello priva to. Come nel caso dei pascoli così
anche le aree forestali appartenevano in general e a tutta la comunità che ne re-
golamentava lo sfruttamento a vantaggio di tutti. Pe r secoli , usufrue ndo di una
norma definita "ius plantandi"2R, il castagno potè venir piantato anche su te rreno
pubblico, pur restando propri e tà individual e da trasmettere da padre in fi glio.
28. Tale diritto venne abrogato nel 1866. ma ri - Straordinaria la longevità di quest'albe ro che raggiunge il massimo de lla pro-
mase a lun go le tt era mo rt a; ne l 19 12 rintrod u- duzione dopo un secolo di vita pe r poi diminuire molto le ntame nte ne i secoli
zion e de l Codice civile concede a l proprietario
unicame nt e il diritto di usufruire degli alberi esi- successivi. Alberi secolari di 200-300 anni d 'età possono ancora dare notevoli
stenti , ma non aut orizza più nuove piantagioni. quantitativi di castagne pari al 70-80% de lla produzione massima che si ha ne l
A ncora oggi capi ta che alcuni patrizi ri vendichin o pie no de l vigore. Questo spiega la presenza di numerosi vecchi albe ri che con-
il possesso di alberi, esibendo vecchi documenti
che ce rtificano la proprietà di castagni su suolo tribuiscono a caratterizzare il pa esaggio, particolarme nte que llo vicino agli a bi-
patrizia le. tati e ne lle aree agricole.

Figura9
Su./ fondovalle si estende l'area agricola
p i LÌ pregiato con i campi, i prati e con
numerose costru zioni. Il castagno veniva
coltivato sui versanti soleggiati fino a mille
metri. Cresce e fruttifica anche sui
franamemi e sui detriti di falda dove la terra
scarseggia.
Tra Ilo di strada tra Broglio e Prato negli
anni Venti intt.nafotografia dei Fratelli
Biichi di Locamo.
(Prop rietà del Museo di Valmaggia).

189
Il castagno, anche se negli ultimi dece nni ha pe rso importanza ali menta re resta
tuttora assai diffuso e questo ma lgrado la prese nza de l ca ncro cortica le 29 e la
gra nde qua ntità di a lbe ri tagli ati ne l secondo dopoguerra pe r rifo rnire la fa b-
brica di tannino di Maroggia 30 .
Il castagno è un a lbero generoso che necessita di poche cure e che offre una pro-
duzio ne molto diversificata. Nelle selve curate, poste ad altitudini infe riori ai
700 metri, un a lbe ro produce in media 60 chil ogrammi di castagne all 'anno.
La castagna veni va co nsum ata da una a due volte al gio rno, specialmente tra
l'autunno e la prim ave ra, e ciò o bbligava a raccogli ern e gra ndi qua ntitativi. In
base ad alcun e va lutazio ni risulta che il consum o fosse di circa 150 chilogrammi
29. Si tratta d i un a malatti a provocata da l miceto
Endothi a parasi tica comparsa in Ticino ne l 1947 e a testa all'anno, quindi ogni persona doveva possede re in media due o tre alberi
diffusasi rapidamente. Negli anni sessanta si te- per po te r assicurare il pro prio sostentamento (fig. 10) .
meva addirittu ra la scomparsa de l castagno, che D a noi si conoscevano e si coltivavano una ventin a di varie tà; si distinguevano
so rprendente mente ha pe rò sapu to resistere e
convive re con questa malattia . per il periodo di fruttificazio ne, per l' aspetto, per le caratteristiche organoletti -
30. Q uando venne costruita nel 1929 la fabbrica che, per il grado di conservazione, per l'utilizzazio ne. Con l'innesto si potè ul-
tannini di Maroggia e ra una de ll e più mode rne teriormente diversificare e aumentare la produzio ne.
d ' Europa e rimase in allività fin o al 1966, in se- In Bassa Valmaggia il castagno ha trovato un buo na utilizzazio ne come le-
guito alla chiusura venne poi demo lita. Nel pe-
riodo tra il l939-50 lavorava be n 2000vagoni di le- gname d 'opera d a impiegare specialme nte nell a carpente ria delle costruzio ni
gname all 'anno. rurali o da sega re per a ttenerne assi.

Figura 10
La castagna ha avuto un 'importan za
decisiva nell'alimenta zione contadina.
Ogni famiglia si nutriva durante l'inverno
con di versi quintali di castagne. Bara/late
con i prodoui dell'alpe nutrivano anche
gli abitanti dei villaggi più elevati.
La battitura delle castagne essiccate
a Bignasco, attorno al l 930, docum entata
dal fotog rafo Steinemann di Locarno.
(Proprietà del Museo di Va lmaggia).

190
Migliorie e abbandono

In valle le novità e il progresso nel settore agricolo hanno sempre incontrato


ostacoli difficili da superare, dovuti in parte alle caratteristiche del paesaggio
agricolo che non favoriv a certo i cambiamenti e in parte al peso dell a tradizione
che dava una certa sicurezza.
Nell e descrizioni de i viaggiatori del Se ttecento - come pure nelle successive
analisi del Franscini - viene spesso messa in evide nza l'arretratezza de ll 'agri -
coltura ti cinese, in particola re quella dell e valli (fig. 11). Solo nella seconda
me tà de ll ' Ottoce nto pre ndono piede se ri e iniziative che mirano a migliora re
le strutture produttive nel settore dell a campicoltura e dell 'a lleva me nto. Siri-
ti e ne giustame nte necessario promuove re associazioni nel mondo contadin o e
avviare un 'opera di formazione e di convincimento, diffondendo le nuove idee
con pubblicazioni alla portata di tutti .

La generosa attività della Società agricolo-forestale di Valle Maggia


Proprio in Yalmaggia viene costituita , per la prima volta in Ticino, un 'associa-
zion e che si rivol ge a tutti quelli che operano nel settore primario, nel caso spe-
cifico a quasi tutta la popolazion e. Nel1 871 nasce la Società agricolo-forestale
di Valle Maggia che in breve te mpo raccoglie molte adesioni.
Con questa iniziativa c'è un profondo deside rio di far conoscere quanto la se-
conda rivoluzion e agricola ha già da tempo portato nell e campagne e uropee, di
suscitare curiosità pe r le novità e piacere di migliorarsi pur restando nel solco
Figura 11 della tradizion e.
Cartolina postale che testimonia fo rme
di bara/lo in uso ancora all'inizio de/n ostro Nella riunion e costitutiva della Socie tà agricolo-forestale il presidente Angelo
secolo. Scambio di mascarpa con caswgne Pometta, dopo aver descritto le sterili fatiche dei contadini di montagna , indicò
secche tra A lberto Giovane/lina abitante la nuova via da seguire. "Quindi, o Signori, il bisogno di istruire il popolo onde
a San Carlo in Valle di Peccia e Giuseppe progredisca in meglio: di quel progresso che ne assicura la m eta. Il progresso
Tun z i di Lodano. della locomotiva, ma guidata dai binari: il progresso dell'orologio, ma temprato
(Proprietà del Museo di Valmaggia).
dal pendolo: la luce del gas, ma col suo misurat01·e, il progresso del telegrafo, ma
guidato dal filo. Uniamoci dunque, o Signori, uniamoci in fort e sodalizio ad
istru zione del contadino: comballiamone gli errori, le superstizioni e li tra via-
m enti: educhiamo di quell'educa zione che incivilisce l'animo e raddolcisce il ca-
ratlere"3 1.
I primi anni dell 'associazione furono molto inte nsi. Si costituì una piccola bi-
blioteca che raccoglieva i principali testi innovativi nel settore agronomico e si
fecero circolare questi libri tra i membri desiderosi di apprendere. In soli qua t-
tro anni l'associazione pubblicò tre almanacchi e un manuale teo rico-pratico di
economia forestale. Complessivamente vennero stampate circa 650 pagin e ric-
chissime di informazioni , di analisi , di suggerime nti.
Tutti gli aspetti produttivi vengono considerati , dall e tecniche d 'alleva me nto
alla lavorazion e del latte, dall 'irrigazione alla concimazione, dalla selvicoltura
e alla vinificazione, fino a lavori artigianali quali la torni tura dei laveggi.
Non ci si limita a suggerire il migliorame nto dell e a ttività tradizion ali , ma si
cerca di promuoverne delle nuove, si parla infatti ad esempio di allevamento
del baco da seta e di pescicoltura.
O sservando questi primi anni di attività della Società agricola sembrava fosse
giunta l'alba di un nuovo giorno. Ma cambiò be n poco, tanto che l'agricoltura
dell 'Ottoce nto sopravvisse con minimi cambiamenti fino agli anni Cinquanta ,
3 1. A lmanacco della Società agricolo-forestale qua ndo, oramai inadeguata , venne massicciame nte abbandonata. D ei fe r-
valmaggese. a nn o primo. Tipografi a del Lago me nti di fine Ottoce nto restano qua e la le tracce di filari di gelso che avevano
Maggiore. Ascona 1872.
permesso una timida e breve comparsa del baco da seta.
32. Zoppi G .. l/libro dell'alpe. Ed ito re Vallecchi .
Firenze 1970.
Un 'alpicoltura immobile
33. Ba lli F.. Va l Ba vona: impressioni e schizzi dal
vero. G. Ca nde letti , To rin o 1885. Quest'opera. L'alpicoltura, così importante in questa valle, non venne neppure sfiorata da
che e ra diventata int rovabil e. è stata ultim ament e possibili migliorame nti. Sentieri , cascine, pasco li non conobbero nessuna mi-
ristampat a con un important e comple me nto foto - glioria sostanziale tanto che non corre alcuna diffe re nza tra le tecniche e le con-
grafico e descrittivo. Balli. F., Martini G. , Va lle Ba-
vona il passmo che rivive. Fondazione Valle S a- dizioni di vita descritte dallo Zoppi 32 e qu ell e viste e illustrate da Federico Bal-
vo na e A rma ndo Dadò Ed ito re, Locarno 1996. li33 il secolo precede nte.

191
La f errovia e l'ospedale
Se lo spirito innovativo non diede o non poté dare frutti nel settore agricolo per-
mise comunque di compiere importanti opere in altri ambiti. Nei primi decenni
di questo secolo vengono realizzati due importanti progetti, intensamente voluti
da promotori locali e finanziati quasi unicamente dalla popolazione stessa. Nel
1907 entra in funzione la ferrovia Locarno-Bignasco e nel1922 viene inaugurato
a Cevio l'ospedale distrettual e di Valmaggia. Due segni di apertura e di vitalità.

Lontano dalle montagne di casa

I Valmaggesi non hanno atteso la strada carrozzabile e neppure la ferrovia per


spostarsi e per uscire dagli stretti confini della valle, per operare lontano dalla
propria terra , per confrontarsi con società diverse. Il movimento di gente e di
merci è sempre stato presente e l'economia di sussistenza, pur essendo prati-
cata ovunque, veniva completata da indispensabili apporti economici esterni.
L'emigrazione, praticata per secoli da uomini intraprendenti , ha portato molti
montanari lontano dalla regione alpina e li ha costretti a percorrere le strade
e uropee, ad imparare attività artigianali e commerciali, a conoscere altri modi
di pensare e forme diverse di vita sociale.
Nella storia della valle l'emigrazione si trova ovunque: negli archivi , nelle abi-
Figura 12 tazioni , nelle chiese, lungo i sentieri, nella memoria degli anziani e nella tradi-
L'emigrazione verso l'Olanda è stata zione orale, nelle espressioni dialettali , negli oggetti.
particolarmente intensa specie nei comuni Si conoscono finora alcune forme migratorie, particolarmente quelle del se-
di Bignasco e di Cavergno. Molti ragazz i
partivano giovanissimi com e spaz zacamini. colo scorso, ma la storia delle migrazioni e della mobilità dei secoli precedenti
l n una lettera spedita a casa si legge "per è per contro in buona parte ancora da scrivere (figg. 12 e 13). Per indicare al-
far contento il padrone do bbiamo spa zzare cune caratteristiche e per mostrare l'importanza di questi fenomeni basta qui
sessanta camini al giorno. Vita da cani". citare alcuni esempi.
(Proprietà del Museo di Valmaggia).
l muratori, i lapicidi e i falegnami
Fino a pochi anni fa si ignorava l'emigrazione di molte persone dedite all 'arte
34. Sca rame llini G., Mastri ticinesi in Valchia- muraria in direzione della Valchiavenna e della Valtellina, e questo malgrado
venna, estratto da '"Clavenn a", Bolle ttin o de l cen- che il fenomeno fosse durato oltre due secoli e avesse portato parecchi Val-
tro di studi sto rici va lchi avennaschi , XXI V, Chi a-
venna 1985. Ne l corso dell e sue ind agini sto riche
maggesi a de tenere quasi un monopolio in campo edilizio.
Sca rame llini ha trovato negli ultimi anni parecchi Grazie allo studio di uno storico valchiavennasco34 conosciamo il nome di 44
alt ri nomi va lmaggesi con rife rim enti alle o pere artigiani attivi in Valchiavenna, la data della loro presenza in quella zona e l'at-
da loro eseguit e. In Valte llina è pure accertata la
prese nza di numerosi mastri murari valmaggesi,
tività svolta tra l'inizio del Seicento e la fin e del Settecento. Sono falegnami, la-
ma fino ra manca uno studio ch e evide nzi la po r- picidi35 e mastri murari che prendono in appalto, progettano e innalzano edi-
tata de l feno meno. fici . Tutta gente qualificata che costruisce chiese, ponti, case borghesi. Nel caso
35. lll apicida lavora la pi etra in qua lità di sca lpe l- particolare di Chiavenna i Valmaggesi erigono buona parte degli edifici più si-
lino. Non solo squ adra le pietre da utilizzare per la gnificativi di questa fiorente cittadina situata su una delle importanti vie di
muratu ra ma sa mode llare anche colonn e, capi -
telli e architravi e con punta e mart ello può scol- transito attraverso le Alpi.
pire e deco rare la pietra . È probabile che questi validi artigiani, al momento del rientro stagionale, ab-
36. Proprio a pa rtire da l Seice nto sorge a Cevio, biano operato anche in valle, mettendo mano a chiese, case patrizie 36 e dando
su iniziativa de i Franzoni , il complesso di case un contributo anche all ' umile e anonima edilizia rurale. E ' curioso il fatto che
borghesi che fo rm a il nucleo di Cevio Vecchio.
Tutto lascia capire che i costrutto ri sono a rtigiani questo capitolo della nostra storia sia stato portato alla luce nelle terre d'emi-
di valore con alle spalle una lunga espe ri e nza . grazione, anche se da noi deve pur avere lasciato delle tracce, forse ancora sep-
Nessun nominati vo è giunto fin o a noi anche pe r- pellite negli archivi.
ché l'archi vio dei Franzoni è andato perso, ma le
straordin ari e analogie di dive rsi e lementi a rchi -
tetto nici co muni a lle costruzio ni di Cevio e di l fortunati m ercanti di Campo Valle Maggia ...
Chiavenn a pe rm etto no di pe nsa re che si tratta Un 'altra significativa forma di emigrazione, sviluppatasi particolarmente nel
degli stessi costrutto ri. No n va d 'a ltro nde dime n-
tica to che buo na parte degli artigiani che o pera- Settecento, ha interessato la Valle di Campo. Dal villaggio posto sull 'altipiano
rono a Chiavenna, tra i più va lid i, proveni va no sono partite verso le principali città tedesche diverse generazioni di validi arti-
proprio da Ce vio. giani e di commercianti intraprendenti 37 .
37. Di verse fa migli e Pedrazzini hann o conse rvato Parecchi di questi emigranti svolgevano attività molto qualificate nel settore fi-
nei lo ro archivi molti documenti legati all'e migra-
zio ne. Parte di q uesti mate ri ali sono stati studi ati nanziario e commerciale, realizzando anche vere e proprie fortune. Anche
da Gi useppe Mo ndada che è riuscito a ricrea re un dalle lontan e terre tedesche questa gente manteneva stretti contatti con i vil-
quadro assai artico lato, anche se no n completo, di laggi dell 'Alta Rovana dove restava la loro famiglia e dove spesso ritornavano.
questa emigrazio ne. Mo ndada G. , Commerci e
commercianti di Campo Va/maggia nel Seuecento, Investivano le loro fortune potenziando i commerci ma anche nel villaggio na-
Edi zio ni del Ca ntonetto, Luga no 1977. tale, dove hanno favorito un 'intensa attività edilizia.

192
Il risultato di questa emigrazione for tunata si nota tuttora specialm ente a
COPIA: Campo, un villaggio posto a 1400 metri d 'a ltitudin e, caratteri zza to dalle dim en-
DELLI STATVTI sioni e dall a ricercatezza de ll e abi tazio ni , tanto che alcun e appaiono come veri e
DELLA pro pri palazzi. Parte de i so ldi guadagnati ne ll e città tedesche furono usa ti per e ri -
V A L L E gere e abbellire le chiese: la Chiesa parrocchia le di Sa n Be rn ard o e l'Oratorio di
San Giovanni Battista presentano ricchissime decorazio ni c arred i sontuos i.
LA V:IZARA· La Val Rovana , bench é di superficie assa i rid o tta e con ca ratte ri stiche geogra -
. t fiche re lativame nte unifo rmi , possiede sugges ti ve di ffe re nze a ntropiche c so-
ciali date dall a storia. Gli abitati di Li n escio e Cere ntin o present ano aspe tti edi -
lizi e insediativi caratteri stici di un a popolazio ne dedit a ai lavori agricoli e
a ll 'a llevame nto. Il villaggio di Bosco Gurin mostra chi a ram ente i cara tte ri de ll a
cultura walser. Le fra zio ni de lla Valle di Ca mpo, che hann o pure un 'o rga nizza-
.. zio ne condizio na ta dalla pratica de ll 'a lleva me nto e de ll a pastorizia, possie-
don o anche caratteristiche che de no ta no la presenza di una borghes ia a tti va
lonta no dall e mo ntagna di casa , pur avendole se mpre come punto di rife ri-
me nto e di rito rno .

... e della Lavizzara


La Lavizzara no n fu probabilme nte da me no. Acca nto a un a popo lazio ne de-
dita al lavoro dell a te rra e occupa ta a prod urre il necessa ri o per il soste nta-
me nto c'erano parecchi e famigli e che guardava no e ope rava no lo nta no, man-
tenendo sempre sa ldo il legame con il propri o vill aggio.
Figura 13 Questa emigrazio ne lavizza rese è poco conosciuta, poiché mo lti archi vi privati ,
Quando verso la metà del Q uattrocento
la Lavizzara ottiene /'awonomia dal resto contrariamente all a Val di Ca mpo, sono a nd a ti pe rsi anche a ca usa de ll 'estin -
della Va/maggia si dota di sta/li ti propri, zio ne di parecchie fa mi glie. R estano comunque alcuni docume nti e dive rsi edi -
dapprima scritti in/arino e poi tradotti fici a Prato Sornico che mostra no chiaramente la presenza di un a borghesia
in italiano e in tedesco. Solo una comunità o perosa fuori dagli stretti confini de ll a va ll e 3s.
benestante poteva, già nella prima metà Questi apporti es te rni no n a ndavano solo a bene ficio di chi e migrava ma prq_-
Seicen to, permettersi di stampare a Milano
i propri statuti, sui quali campeggia la figu ra
ducevano un certo be nessere ge ne rale, dando impo rta nza a tutta la regio ne. E
di San Martino, il santo protettore senza dubbio grazie a ll 'emigrazione ante rio re a ll 'Ottoce nto che la La vi zza ra
dell 'antica chiesa di Sarnico, capoluogo ha potuto conquistare e conserva re una note vo le a uto no mi a ne i confronti de l
della Lavizzara. resto de lla valle, di fe nde ndola e conservandola a nche durante il pe ri odo di sud-
(Proprietà del Museo di Va/maggia. ditanza ai dodici Cantoni Confede ra ti.
Fotografia: Ufficio dei musei etnografici, La Lavizzara, pur facendo parte de ll a più gra nde Comunità di Valmaggia, ha
Ciubasco).
sempre mantenuto un sua a uto nomia. Una Comunità con tanto di sta tuti e di Pa-
lazzo dove si amministrava la giustizia e dove si riuni vano le assemblee (fig. l 4) .

Figura 14
Muratori valmaggesi in Olanda.
Con faci lità sapevano adattarsi a materiali
da costru zione e a tecniche edilizie ben
diverse da quelle apprese nel villaggio
natale.
(Proprietà del Museo di Valmaggia).

38. Parecchi rife rimenti a questa em igrazio ne si


hanno in : Signore lli M. , Sroria della Valmaggia.
Tipografia Stazione. Locarno 1972. Un int eres-
sa nte contributo che serve a deli neare il fe no-
me no migra to rio in Lavizzara anteriore a ll 'Otto-
cento viene da: Po me tta E., Emigrami va/maggesi
in AusTria. in Bolle ttino storico de ll a Svizzera ita-
liana. fascico lo IV. 1987.

193
Nella chiesa di San Martino a Sornico confluiva la popolazione dei vari villaggi
per le funzioni religiose, ma anche per assistere al giuramento del Commissa-
rio che doveva ufficialmente sottostare a tutte una serie condizioni . Persone
abituate ad operare ad alto livello in diverse città europee non erano certo di-
sposte ad abbassare il capo in casa propria.

Le massicce emigrazioni ottocentesche


Il bilancio delle emigrazioni nelle due valli superiori non deve considerare solo
i benefici finanziari in parte investiti nei villaggi in attività edilizie, ma va com-
pletato con gli apporti di tipo culturale acquisiti ti nei centri urbani d'Europa al
contatto con una borghesia intraprendente e illuminata.
Nell 'Ottocento, con la fine della dominazione svizzera, la situazione cambia so-
stanzialmente. Le strutture comunitarie precedenti devono lasciare il posto
alla riorganizzazione amministrativa del nuovo cantone in distretti, in circoli,
in comuni. Parte delle famiglie influenti e benestanti lasciano la valle per inse-
diarsi nei centri urbani, pronte ad occupare i nuovi posti del potere politico ed
economico.
La valle perde così una categoria di persone, probabilmente autoritarie, ma ca-
paci e intraprendenti. Senza l'apporto della secolare migrazione stagionale la
valle si impoverisce, tanto più che si tratta di far fronte alla povertà di strutture
Figura 15 dovuta allo stato di abbandono e al disinteresse che hanno caratterizzato i tre
L'emigra zione prevalentem ente maschile secoli di sudditanza svizzera.
costringe le donne ad assumere buona parte L'emigrazione della seconda metà dell 'Ottocento è infatti tutt 'altra cosa 39 .
delle attività produtti ve. Lavori fati cosi
e pericolosi svolti sul fondo valle e sui ripidi Una partenza massiccia di giovani pastori di vacche e capre pronti ad imbar-
versanti. L'ex voto di Van oni documenta carsi verso terre lontane pur di sfuggire alla dura vita della montagna (fig.15) .
uno dei frequenti incidenti che mietevano Non più professioni qualificate e redditizie, ma dapprima l'avventurosa ricerca
numerose vittime. dell'oro e in seguito il lavoro delle vaste terre d'America.
(Go rdevio, chiesa parrocchiale. Fotografia: Questa emigrazione porterà benefici limitati alla valle d 'origine, ma non insi-
Ufficio dei musei etnografici, Giubiasco ).
gnificanti. Gli insediamenti subiscono i contraccolpi dell'emigrazione oltreo-
ceano. Da un canto si notano i primi abbandoni delle aree agricole e degli edi-
fici rurali, d'altro canto si investono dollari , specie nei fondovalli , per abbellire
o costruire abitazioni e in infrastrutture pubbliche.
Con la prima guerra mondiale si concludono le grandi migrazioni che per secoli
hanno portato a percorrere dapprima le strade d'Europa e più tardi a solcare i
mari. Dopo la seconda guerra mondiale subentrerà quell 'esodo rurale che in
soli 20-30 anni spopolerà massicciamente l'alta montagna a vantaggio in parti-
colare dell'area urbana ticinese. È una grande svolta, un nuovo capitolo non an-
cora concluso.

Dalla Valle si usciva e si entrava carichi

A sud, attraverso l'angusto passaggio di Ponte Brolla, la Valmaggia si apre sul


Lago Maggiore. Una facile via lacustre che porta direttamente alla Pianura pa-
dana e all 'area mediterranea.
Dalle valli superiori si potevano raggiungere durante la bella stagione nume-
rosi passaggi che portavano nelle valli limitrofe, situate però ancora tutte sul
versante sudalpino.
Il fatto che dalla Valmaggia non si può raggiungere lo spartiacque alpino e por-
tarsi direttamente a nord non ha mai favorito lo sviluppo di importanti transiti
e di attività legate al passaggio di viandanti e di merci. I principali valichi della
valle permettevano solo di collegarsi alle vie frequentate che risalivano la Val
Leventina e la Val Antigorio verso importanti passi in grado di congiungere
l'Europa mediterranea con quella settentrionale.
39. Questo pe riodo mi gra to ri o è be n conosciuto, La maggior parte dei numerosi e disagevoli valichi valmaggesi servivano quasi
grazie in pa rti cola re a ll e ricerche di G iorgio
Cheda che ha sa put o appro fo ndire in modo de t- unicamente alla popolazione locale, spesso ai pastori, per stabilire contatti con
tagli ato !"e popea austra li ana c ca lifo rniana. gli allevatori dell 'altro versante.
Cheda G. , L'emigra zione 1icinese in Australia , Ar- In Alta Rovana e nella regione di Fusi o assumevano per contro un 'imp9rtanza
mando Dadò Editore, Loca rno 1976. Cheda G. ,
L'emigrazione ticinese in Califo rnia , Armando maggiore con un transito più intenso e verso mete anche più lontane. E attra-
Dadò Editore, Locarn o 198 1. verso questi passaggi che le comunità limitrofe, probabilmente più forti e mag-

194
giorme nte orga nizza te, si sono espa nse ve rso il te rritorio va lm aggese im pos-
sessa ndosi di due alpi, tra i più vasti e redditizi dell a va ll e: l'alpe di Ca mpo la
Torba appa rtiene ad A irolo 40 e l'a lpe di C rava irola all a Comunità di C rodo in
Va l Antigorio 4 1• D all a G uriner F urk a giunsero in Va lm aggia anche i wa lser che
fo nd arono la coloni a di Bosco G urin . Per diversi seco li questi va lichi torn a rono
utili anche agli a bi ta nti dei vill aggi va lmagges i più alti .
Prima che venisse costruita la strada carrozzabile pe r Bosco G urin pe r gli ab i-
tanti di quel vill aggio e ra molto più conveni e nte a nda re ve rso la Va l Fo rmazza
supera ndo la montagna piuttosto che scende re a pi edi fin o a Loca rn o. l n tre o
qu attro ore di ca mmin o da Bosco giungeva no nei vill aggi formazzini , mentre
che il percorso fino a Loca rno richiedeva alm eno un a gio rn a ta di lunga e fa ti -
cosa marcia. In o ltre, in Fo rm azza c'era il pi ace re di rit rova re altre comun ità
wa lser e di comunicare nel propri o vern aco lo: il tedesco.
U na situazione a naloga si aveva a Fusio che ta lvolta si vo lgeva pe r contatti so-
ciali ed economici verso la Leve ntina, pur mante ne ndo stre tti rapporti anche
con il Loca rnese, dove non solo comme rciava no ma acquistava no beni immo-
biliari .
In un a racco lta di docume nti, recupe rata ultim ame nte a F usio 42 , è possibil e va-
lutare il raggio d 'azione e le fortun e di due frate lli Franzini . Questi possiedono
parecchie propri e tà a Fusio e diritti d 'e rba su dive rsi alpi dove produco no no-
tevoli qua ntità di fo rmaggio che in parte vendono in Leventin a. A Loca rno
ha nno un negozio dove acca nto ai prodo tti dell 'alpe vendono me rci di verse. A l
piano acquista no be ni immobili , pe rfin o un castagneto ne ll a regione di G udo.
L'e migrazione anterio re all 'O ttocento, la presenza di alpi redditizi, la facilità di
accesso ai va li chi ha nn o dato un fo rte impulso alle comunità dei vill aggi più alti ,
re nde ndole più aperte, migliora ndone il te nore di vit a e diffe re nzia ndole assa i
dall a popolazione dei vill aggi più bassi.
Il ba ratto, il trasporto di merci, il passaggio di persone e di animali creava un
certo movimento lun go le mul a tti ere del fondova lle e sui sentie ri che porta-
va no agli alpi e ai va lichi . La sca rsità di a nimali da so ma costringeva l'uo mo a
circolare ca ri co, a trasportare con fa ti ca i be ni da lui prodotti e quelli da lui ac-
quistati.

40. L'acquisizione di Ca mpo la Torba da pa rte di Pochi cambiamenti in due mila anni
A iro lo risa le probabi lme nte a l XV secolo. Con i
lavori idroe lett rici effettuati in q ue lla zona si è
ri acccsa la vc rt cnza in relazione ai van taggi
Se la storia degli ultimi secoli può essere ricostruita grazie a num erosi docu-
dell' imposizione fisca le. La questio ne ha potuto me nti scritti , a oggetti, a costruzioni , a tracce ancora leggibili nel paesaggio,
esse re ri olt a solo nel 1978 con )" att ribuzione del quella ante riore al Seicento e al Cinquecento è assa i lacunosa e si basa su do-
diri tto giu risdizionale al com une di Fusio e con il
ma nten imento de i di ritt i d 'erba a favore de ll a co-
cumenti vie ppiù rari e sporadici. Fino a poco te mpo fa so lo pochissimi e occa-
mu ni tà di A irolo. La risoluzione del Consigli o di sionali ritrovame nti archeo logici avevano permesso di ava nza re un a qualche
Stato, che gi un se a q uesta decisione dopo ap- ipotesi sul popolame nto dell a valle in epoca antica. Le poche tracce venute all a
profond ite e interessa nti considerazioni di cara t-
te re storico c giurid ico. ve nne pubblicata integra l-
luce facevano pensa re a insedi amenti sta nzia li di cacciatori o di pastori , a qu al-
ment e da lla rivista Pro Va lle Maggia 1974. che viandante in cerca di ma te rie prime, a un a va ll e quindi percorsa solo occa-
41. La ve rtenza plurisecolare per il possesso di sionalmente e priva di insedi amenti stabili.
questo alpe venne risolt a con un trat tato int erna- G li oggetti che a ttestano presenze pre romane in va ll e sono talme nte pochi e
zionale ne l 1874 e vide impegnato come media- poveri da non po ter fo rnire nessun a indi cazione sicura sulla presenza
to re ed arbit ro l" ambasciatore degli Stati Uniti a
Roma . La parte al ta de ll a Val di Campo veni va at - dell 'uomo. U ni co fa tto indica tivo è fo rnito da ll' asse nza di tombe e di oggetti
tribui ta in modo defini tivo all ' It ali a. così che in d' uso domestico ante rio ri all 'a nn o zero, ciò che fa pensare a gente di passaggio
q ue l punto il confi ne poli tico non coincide con o che vi abitava solo nella bell a stagione 43.
q ue ll o geografico.
In epoca roma na, a p artire dal I secolo dopo Cristo, si hanno alcune sepo lture,
42. Q uesto fo ndo acqu istato da l Museo di Va l-
maggia nel 1995 non è sta to ancora stud iato at- ma fin o al1 994 queste e rano tro ppo scarse, isolate e con co rredi poco significa-
te ntamente, ma anche da una prima le ttura ap- ti vi, no n in grado quindi di prova re con certezza la presenza stabile di un a po-
pa io no chiaramen te le particolari tà socia li ed eco- polazione. Sorpre ndono però due ritrova me nti avvenuti nell 'alta va lle: nel
nomiche di parecchie fa miglie d i Fusio ne l Sette-
ce nt o. 1979 una tomba con inte ressa nti suppell e ttili a Linescio e nel 1981 i resti di
43. Ma rt ino Signo re lli ne ll a Storia de lla Va lm ag- un 'abitazione (fondo di capann a?) con oggetti in bronzo a Broglio. Due pre-
gia (ved i nota 38) afferma che ·'si può forse dc- senze nel l secolo do po C risto be n lontane dagli insedi amenti situ ati sull e rive
durre che a lmeno ne ll a stagione propizia anche la dal Lago Maggiore.
Va lmaggia fu percorsa e abit ata e lavorata: be-
stia me, for maggio. miele. legname. resina. e tante Ne l 1994 un ritrova me nto archeo logico, avve nuto a Moghegno, port a nu ovi e
a ltre cose non piovevano a Locarno da sole... ". importa nti ele me nti pe r la conosce nza del popola mento dell a va lle. In un ca n-

195
tiere, dove si stava effettuando lo scavo per edificare un'abitazione, viene alla
luce una vasta necropoli che attesta senza ombra di dubbio la presenza di un vil-
laggio ben popolato durante i primi tre secoli dopo Cristo. Lo scavo archeolo-
gico, effettuato con cura dall 'Ufficio cantonale dei monumenti storici, ha inte-
ressato solo l'area del cantiere, ma la necropoli si estende anche sui terreni
adiacenti, per ora non ancora edificati. Sono venute alla luce ben 40 sepolture
particolarmente ricche di suppellettili e in grado di fornire preziose informa-
zioni sulla vita quotidiana durante il periodo che va dal 50 al250 dopo Cristo 44 •
Questa consistente comunità, che risiedeva in una zona del fondovalle al riparo
dal fiume e a parecchie ore di cammino dal Locarnese, viveva mettendo a frutto
le risorse naturali del luogo, proprio come hanno fatto tutte le generazioni suc-
cessive fino a pochi decenni or sono. Un'economia di sussistenza basata sul la-
voro della terra , sull 'allevamento e sullo sfruttamento di materie prime da la-
vorare e da commerciare. Una comunità aperta anche verso l'esterno dove po-
teva vendere i propri prodotti e acquistare oggetti provenienti anche da paesi
lontani. I corredi tombali, che hanno fornito circa 300 reperti, evidenziano
strutture economiche autarchiche, ma anche sorprendenti aperture verso
44. Ne l 1995 , un anno dopo il ritrova mento e lo l'economia e la civiltà romana. Coltelli, cesoie, asce, fusaiole, materiali in pie-
sca vo archeologico, il Museo di Valm aggia ha al-
lestito un 'esposizione non sol o per present are gli tra oliare documentano lo sfruttamento delle risorse del territorio. Vetri, terre
ogge tti ritrovati ma per fornire una prim a analisi sigillate, monili, monete indicano chiaramente le aperture verso l'artigianato e
che perme ttesse di situare questo ritrovamento il mercato praticati nel vicus di Muralto e disponibilità verso nuovi modelli di
ne l contesto ti cinese, di capire le ca ratt eristiche
ambientali , sociali ed economiche di que lla popo- vita. Negli ultimi due mila anni è quindi cambiato ben poco, poiché attività e
lazione. La mostra è tuttora visita bile e dovrebbe tecniche sono pressoché le stesse che ritroviamo nei secoli scorsi e che solo ne-
trovare un a sua collocazione duratura nel museo gli ultimi decenni hanno lasciato posto alla realtà nella quale noi viviamo.
et nografi co di Cevio, poiché l'archeologia e l'et-
nografi a di un determin ato te rritorio son o strett a- Un 'evoluzione lentissima che appare ad esempio dagli oggetti in pietra oliare,
me nte connesse e complementari . L'esposizione dalle cesoie per la tosature delle pecore e da molti altri strumenti da lavoro che
è accompagnata da un ca talogo: La necropoli ro - in due mila anni hanno subito ben poche trasformazioni.
mana di Moghegno, scavo nel passaro di una valle
sudalpin a, a cura di Simone tta Biaggio-Simona , Solo una civiltà organizzata, funzionale e ben adattata al territorio non neces-
edizioni Museo di Valmaggia, Ce vi o 1995. sita di grandi cambiamenti. La civiltà alpina era una di queste.

196
Giulio Foletti Materiali per la storia dell'edilizia rurale in Valmaggia

L'analisi dendrocronologia in Ticino

Nell983 Pie r Angelo D ona ti , compi a nto capo dell ' Ufficio dei monum e nti sto-
rici , avviò con sole rzia e passione una serie di rice rch e dendrocronologiche, con
lo scopo primario di costituire una curva per la datazione dei legna mi resin osi
(il larice, l'abete rosso, l' abe te bianco) e del castagno a sud delle Alpi . Dona ti
voleva infa tti preparare e disporre di un o strume nto sussidi a rio che pe rm e t-
tesse la dat azione dei legna mi utili zzati per costruire case e monume nti , a m-
plia ndo così la conoscenza del patrimonio archite ttonico ca ntonale. In breve,
grazie a uno sforzo finanziario e uma no non indiffere nte e in stretta coll abora-
zione con il Laboratoire R oma nd de D endrochronologie di Moudon, l'obbiet-
tivo fu raggiunto ': oggi di sponi amo di una tecnica a nalitica che, unita ai dati sto-
rici e a una buona le ttura archeologica , pe rme tte di legge re con sufficie nt e pre-
cisione, nell a maggior pa rte dei casi, l'evoluzio ne ne l te mpo di un edificio sit o
sul nostro territorio.
Tra ill986 e il1 990 l'a nali si de ndrocronol ogica , analogame nte a qua nto com-
piuto in altre regioni del Cantone, fu applicata a alcuni edifici rurali va lm agges i,
in particola re alle " torbe" che per la loro partico lare funzione e struttura da
sempre aveva no attira to l'atte nzione degli studi osi. Nell996, pe r comple tare
queste ricerche e in vista della pubblicazione del volume AERT per la Valmag-
gia, si decise di avviare un a ca mpagna di prelievi suppl eme ntari che, oltre a for-
nire informazioni talvolta sorpre ndenti su alcuni ed ifici, ha permesso di megli o
definire e allun gare gra ndeme nte la curva dell a datazione del castagno 2.
In ques to contributo si vogliono quindi illustrare i risulta ti delle ricerche fin qui
compiute in Valmaggia, presenta ndo dati e ma te ri ali in pa rte ancora grezzi, ma
utili per allargare la conoscenza di un pa trim onio ed ilizio troppo spesso co nsi-
derato minore rispe tto ai più ce lebrati monum e nti d 'arte e di sto ri a che pure
esistono numerosi a nche nell a va ll e.
Non sempre è sta to possibile a pprofondire, come si sarebbe vo luto, la cono-
scenza archeologica dei differenti edifici in cui si è app licata l' analisi dcndro-
cronologica , specialmen te per tal uni aspetti importanti come la loca li zzazione
l. Il riassunt o di queste ricerche è in P.A. Donati , de l focolare all ' inte rno dei va ni e l'evoluzione dettagliata delle fasi costrutti ve.
A. Orcc l. C. Orccl ··Ricerca de ndrocronologica Come ben si potrà compre ndere, nell a maggio r parte dei casi questi accerta-
pe r l' arca ticincsc" , in: Bolleuino della Società tici- me nti sono possibili solame nte in occasio ne di un restauro, quando l'ed ifi cio è
nese di scien ze nawrali, LXXI ( 1983). Luga no.
1984. s.p.: P. A. Donati . "Monume nti e de ndrocro- completamente vuo to e a disposizione dei tecni ci per le indispensabili verifiche
no logia", in : /n ostri 11101111111enti sto rici, 38 (1987 ), murari e. I dati raccolti sono in ogni caso sufficie nti per proporre un a prima le t-
l , p. 67-70; P. A. Donati , A. Orce l, C. Orcel " De n- tura delle costruzioni esa min ate, da compara re co n le a nalisi tipologiche e sto-
drocronologia e monumenti nell 'area ti cin ese" in:
Zeitschrifr fiir scluveizerische Archiiologie 11nd riche proposte altrove in questo volume.
Kunstgeschichte, 45 ( 1988), 4. p. 277-294; P. A. Do-
nati . A. Orcc l, C. Orcel, De fini zio ne dell e curve
H
La casa torre di Presa di sotto in Valle Bavona
de ndrocrono logiche ne ll 'area ticinese". in: M e-
thoden zur Erhalwng von Kulwrgiilem - M é-
thodes de conservarion des biem culwrels - Me- La più anti ca datazione riscontrata è quella di un a casa a torre, a quattro vani
thodsforrhe Preservation ofCultllral Properries, a sovrapposti, pianta rettangolare e ca ntin a seminte rrata a volt a, a ncora esi-
cura di F. Schwe izer e V. Villiger Be rna. 1989, p.
127- 132. ste nte ne lla frazione di Presa di sotto di Bignasco. Questo piccolo insediame nto
2. Grazie all a ricerche va lmaggesi, in pa rtico lare abbandonato è situa to di fro nte a San Ca rl o in Val Savona , ai piedi dell 'alpe di
ai pre lievi compiuti sull e dimore di Cavergno c Robiei e allo sbocco della Valle Antabbia, e ntra mbe regioni con ricchi e ampi
sulle to rbe d i Moghegno. è stat o possibile esten- pascoli e in collega me nto, attraverso il passo del Tamier e la bocchetta di Val-
de re fin o al 1267 la curva di datazio ne de l casta-
gno (va lida e co nsolid ata pe r l'inte ro Can tone ) maggia, con l' Alta Val Formazza.
che nel l988 era fe rma al1 55 1. l risulta ti raggiunti La frazione, già oggi destina ta a diventare ogge tto di studi archeologici più che
fi no al1 988 e le diffico ltà di datazione di questa es- luogo di reside nza , è posta a circa 1018 me tri di altezza sul li ve llo del mare,
e nza sono descritti in P. Donati. A. Orce l. C. Or-
ce!, "Consti tution d 'un e réfé rence dendrochro- lungo un ripido pendi o colpito da valanghe, min accia to da secola ri franamenti
nologique du chataignie r pour le territo ire tessi - ancora in movime nto, ri coperto dalla vegetazione es ubera nte e compl e ta-
no is: prc mic rs résultat s'·, in: Dendrochronologie, me nte abbandonato. In un te mpo non troppo lon ta no, tra i prati che si stende-
6 ( 1988). p. 111 -129. In futu ro si prevede di est en-
de re ult e riorme nte le analisi su questa preziosa vano ai margini della frana , vi era no ancora un a dozzin a di ed ifici abitativi , in
pi a nt a. gran parte co n ca ntin a voltata e mo lto probabilmente a sviluppo vertica le, ed

197
una minuscola chiesetta. Oggi sono ancora in piedi due case e la chiesa, il cui
spavaldo campanile resiste alla natura nel bel mezzo di un riale.
L'analisi dendrocronologica ha permesso di accertare che la parte inferiore
della casa a torre fu edificata attorno al1280. Questa datazione, che tuttavia
deve essere certificata da altre e più accurate indagini, trova un sicuro riscon-
tro nel campanile della cappella (fig. 1), certamente costruito, nella sua parte
inferiore, tra il1315 e ill345. La casa a torre, come la vicina cappella, furono
modificate nel XVI secolo, periodo in cui la vita della frazione sembra avere un
nuovo impulso; al1524 risale il ciclo di affreschi di gusto rinascimentale della
chiesetta, oggi staccato e conservato nella vicina chiesa di San Carlo. La den-
drocronologia segnala inoltre che attorno al1522 vi furono modifiche alla casa.
Infine vi è la data 1577, incisa su di una pietra della parete meridionale, che
forse indica un mutamento di proprietà 3 .
Tutte queste informazioni permettono di accertare materialmente che la parte
superiore della valle Bavona fu abitata e sfruttata già nel XIII secolo, confer-
mando così i documenti coevi che citano sia il comune di Bignasco, sia le terre
e gli alpi delle valli Bavona e Antabbia 4 • Sembra inoltre confermata l'ipotesi,
già avanzata da Giuseppe Martin i, che nella frazione di Presa si siano conser-
vate le più antiche dimore permanenti della Val Bavona, testimonianze ormai
Figura l cadenti ma sufficientemente leggibili dei primi insediamenti umani stabili, ri-
L'oratorio di Presa di sotto con il portico masti più o meno intatti perché il peggioramento del clima d'inizio Seicento o
non ancora distrutto dalle allu vioni.
(G. R. Zinggeler, 7864-7954.
la caduta di qualche frana di dimensioni catastrofiche obbligarono le autorità a
Per gentile concessione dell'Archivio decretare la chiusura invernale della valle e gli abitanti ad abbandonare il sito
fede rale dei m onumenti storici, Berna). o a utilizzarlo solamente come dimora temporanea 5 .
Occorre inoltre notare che la tipologia dell 'edificio non trova molti confronti
in Val Bavona, mentre sembra essere più comune altrove, specialmente in Val
Lavizzara e nel Locarnese; non è tuttavia da escludere che a Presa, si costruì
questo tipo di casa per segnalare la presenza dell'insediamento sul territorio (e
il vicino campanile risponde pure a questa necessità) per ovviare alla difficile
morfologia del terreno (la pendenza del terreno che facilita la posa di accessi ai
piani superiori; la presenza di macigni e di materiale franoso che impedisce
scavi profondi e larghi) o per risparmiare spazio altrimenti utilizzabile per
3. Sulla q uestio ne de lle date apposte sugli edifici - l'agricoltura. Infine, proprio il caso di Presa sembra confermare l'origine me-
che no n sempre corrispo ndo no all 'e poca di edifi- dievale, ampiamente dimostrata nell'architettura gentilizia (si ricordino le
cazione - si veda P. A. Do nati , " La falsa dat a din a-
scita dell e torbe. La de ndrocro nologia invecchia torri di Chironico, di Giornico, di Clara, di Redde nel comune di Sala Capria-
di 94 anni l'edi ficio di So nl erto" , in: Eco di Lo- sca ... ) della dimora rurale in sasso a sviluppo verticale 6 . Tuttavia solamente
cam o, 25 agosto 1988. analisi storiche e archeologiche più accurate potranno certificare con maggiore
4. M. Signorelli , Storia della Va/ma ggio , Locarn o sicurezza l'evoluzione di questo tipo di dimora rurale in Val Bavona, ma anche
1972. p. 56 cita un atto de l 3 no vembre 1204 re la-
ti vo ad un a ques ti o ne tra ge nti di Tra ffium e e altrove in Ticino.
Pi azzo e tale " Martinum Muttum sive Vulpem de
Moguegno et fili os suos" a pro posito di ca mpi e L'analisi dendrocronologia di alcune torbe valmaggesi
alpi "de Baonoe t A ntami a et Ruscade ll a" e di bo-
schi e terre " in illi s te rrito ribus rejace ntibus" . La
prim a cit azio ne docume nt aria di Bignasco è del L'analisi dendrocronologica ha anche permesso di meglio conoscere un altro
1230, più o meno cont emporanea a quell a degli al- importante e studiato gruppo di edifici rurali valmaggesi: sono infatti state esa-
tri comuni dell a vall e: Signo re lli , op. cit. , 1972 p.
184. minate e datate dodici torbe (ossia i noti granai in legno, sospesi sui tipici fun-
5. Sull a stori a della Va ll e S avona, F. Balli , G. Mar- ghi di legno e di pietra) e tre dimore con granaio che si avvicinano alle torbe per
tin i, Valle Bavona il passato che rivive, Locarn o alcuni particolari costruttivF.
1996 (p. 150- 15 1 no tizie e fotogra fi e sull a frazione Occorre sottolineare che le torbe su cui si è applicata l'analisi dendrocronolo-
d i La Presa); e soprattutto L. Martin i, La transu-
manza e l'alpeggio in Val Ba vona, (dattil oscritt o gica sono state scelte un poco casualmente, perché il loro legname sembrava es-
di prossima pubbli cazione) che ringrazio pe r la sere utile per completare la curva del castagno o del larice o per meglio impo-
sua ge ntilezza e co llabo razio ne. L'ana lisi degli in - stare l'intervento di restauro: solamente con gli ultimi prelievi si è cercato di ac-
sedi ame nti rurali d 'e poca medi eva le nel te rrito-
ri o ticinese, segnalati negli inve nta ri del Loca r- quisire una più ampia conoscenza su alcuni edifici del fondovalle (Moghegno;
nese pubbli ca ti da Virgilio G il ardoni , è stata par- Bignasco; Cavergno) che sembravano avere una grande antichità e quindi per-
zia lm ente avviata da P G. Ge rosa , Un microcerri- mettere di meglio capire la storia costruttiva e l'evoluzione di questa struttura 8.
corio alpino. Corippo dal Duecento all'Ottocento ,
Locarno 1992 pe r il caso di Corippo e da P. A. Do- In futuro, se ancora si vorrà indagare con la dendrocronologia su questi edifici,
nati pe r la "vill a" di Dagro in Va l Malvaglia: P A. sarà indispensabile, fondandosi sul prezioso inventario allestito dall'APAV
Donati . " De nd rochro nologie e t analyse monu - all 'inizio degli anni Ottanta, scegliere gli esemplari tipologicamente più carat-
men ta le. La Vill a di Dagro (Tessin) , une reche r-
che en cours d 'évoluti on", in: Bulletin du Centre teristici per localizzazione, grandezza, forma del fungo, struttura del tetto e del
Genevois d 'anthropologie, l (1988), p. 83- 11 2. ballatoio ecc. avanzando un'ipotesi cronologica da confermare o smentire at-

198
trave rso le a na li si. Sarà pure in dis pensa bile compa rare i d ati così otte nuti co n
q ue lli des umi bi li d a a ltri ed ifi ci che prese ntano a nalogie con q uesta tipo logia.
Forse solo in q uesta maniera sarà possibil e ca pire qua lcosa in più di qu esto ti -
pica struttura , la cui ed ificazione in Va lm aggia è ge ne ralme nte attribuita a ll ' in-
flu e nza de lla popo la,zio ne wa lser stabilitasi, com 'è no to, ne l corso de l X III se-
co lo a Bosco G urin. E bene tuttavia rico rda re che questa pa rticola re tecnica co-
strutti va e ra già no ta in e poca ro ma na 9 , né si può esclude re che gli a uto ri de lle
to rbe de ll a bassa Va lm aggia, de ll a Va l R ova na e de ll a Va l S avona, così di ve rse
d a que ll e di Bosco G urin. sia no gli stessi va lmaggesi che viaggiava no in Ita li a
come maestri da muro ne l XV secolo 10 . Pe r o ra, sull a base de ll e in fo rm azio ni
fo rni te da lla de ndrocro no logia si possono so la me nte ava nza re a lcun e ipo tes i e
co nstataz io ni che va nn o ad aggiungersi ai mo lti ques iti che suscit a, com 'è no r-
ma le_ la storia e l'evo luzio ne d i un a tipo logia a rchite tto nica.
La d atazio ne più a ntica (l ' inizio del XV seco lo, più precisa me nte il1 40 1) è sta ta
ri scon trata p rop ri o in un edi ficio sito a Peccia , ne ll a frazio ne di Ca mbleo, già
fo tografa to e definito da Gschwe nd come "gra na io in di su o, cad e ntc'' 11 . Si
tra tt a in rea lt à di un a dim o ra sormo nta ta d a un gra na io, dove la cucina , di visa
in due va ni , è ospitata da llo zocco lo in pi e tra; la ce ll a a Block bau , pure di visa in
6. Su questa tipo logia in epoca med ieva le. o lt re a
due va ni , appoggia s u un massiccio caste llo di travi che le fa nn o d a suppo rto;
M. Gschwcnd. La casa mrale nel Can/On Ticin o. tutto a tto rn o corre un ba ll a to io ab basta nza la rgo, cui si accede da un a sca la in
Basilea l 982. p. 6 c sg .. si veda G. Buzzi. " Mont e- pie tra este rn a. Ne l so tt o te tto in fin e è ricava to il sola io, pure ventil a to e be n la-
crestese: un a pi eve comuna le esemp lare ai mar-
gini dell'arca la tin o-padana . Mo rfo logia inscdi a-
stri ca to. In a ltre d ue d imore q ua ttroce ntesche, a Cave rgno (1461) e a Bignasco
tiva c tipo logic edi lizie". in : La dim ora a/pi11a. ( 1480), lo sche ma, co n alcun e significa tive variazio ni , si ripe te: la cucin a è ne ll o
(Atti del convegno di Vare nn a Villa Mon aste ro zocco lo in pie tra; dava nti vi è un porti co, a Cave rgno rinchiuso in un secondo
3/-l giugno l 995). a cura di D. Bc nc tti c S. La ngé.
Lecco 1996. p. 151 - 168. Pe r la diffusio ne de lle case
mo me nto: il ba lla toio che perme tte l'accesso ai due va ni de ll a cell a !ignea è sul
a torre in Valmaggia A . Do na ti . Momi uo mini e fro nte prin cipa le dell a costruzio ne; sopra vi è il grana io vero e propri o, ricava to
pierre. ( Broglio) 1992. p. 127 c sg. ne l sotto te tto e iso la to da un a mensola !ignea che co rre su tutto il pe rim e tro de l
7. Su ll e to rbe. oltre all e publicazio ni ge ne ra li di va no principa le, me ntre i pil astri de l ball ato io (scomparsi a Bignasco) sono so r-
Gschwc nd c d i G. Bia ncon i. Ticino mrale. Luga no mo nt ati da ll a piod a a rro to nda ta , tipica de lle to rbe pro pri ame nte de tte, pe r as-
197 1. p. 29-30 c G. Bia ncon i. Cnsrm ~ ioni conra-
din e rh·inesi. Locarno 1982. p. 11 7- 119. si vedano sicura re il necessario iso lame nto e sopra ttutto un solido a ppoggio a ll a ca rpe n-
G. Bia nco n i. "Torbe Rasca ne c G rà". in: Alma- te ri a de l te tto e a ll e trav i che chiudo no il timpa no de lle costruzio ni .
nacco \lalmaggese 1965. Loca rn o 1965. p. 98-105: È in te ressa nte no ta re che q ues ta sempli ce di spos izio ne verti ca le si avv icin a ,
G. Bi a ncon i. "Sa lviamo alme no una to rba" in : / /
Nosrro Paese. 65 ( 1966) p. l 05- 109: L. Marti n i. "La pe r a lcuni as pe tti e per l' a lt a da tazio ne, a que ll a che Gschwend ipo tizza essere
to rba ultim o gra na io a lpino". in : \lallemaggia. a -· un 'a nti ca fo rm a d i Blockba u sul versa nte me ridio na le de ll e A lpi " 12 e cioè la
c ura di G. Ma rtini Locarno ( 1988) . p. 130- 137: P. A.
Donati. " Lcs ·to rbe' d u Canton du Tcssin". in :
dimo ra in pi e tra sormo nta ta da un o o più va ni in legno, risco ntrata no n sola-
lcom os 90. Conserver-resraurer: quelques aspecrs me nte in Va lmaggia (tanto da esse re defini ta da alcuni a ut o ri " casa di legno va l-
de la prorecrion du Parrim oin e archirecrural en maggese '' ) ma anche in Va l d i Ble ni o e a lt rove ne ll e A lpi occide nt a li .
Suisse. Losa nn a 1990. p. 65-69: B. Do na ti . G . Ma r-
tini . G uida allnuseo di \lalmaggia. Ccv io 1994. p.
Sul pia no funzio na le, occorre so tto lin ea re che la pa rt e in pie tra d ovette o rigi-
34-36. naria mente essere utili zza ta, ne i tre edi fici cita ti , come dimo ra perm a ne nte,
8. La segnalazione è di Luigi Martini di Cavcrgno. me ntre i d ue van i de ll a pa rte in legno d oveva no essere dc i depositi di a lime nti
c he per ques ti ed ifici ha sempre dim ostra to part i- (in ta l se nso pa rla l'a mpi o ba ll ato io) a nche se è assa i ve rosimil e un uso, alm e no
colare a tt e nzio ne. tempo raneo, come ca me ra da le tto, rise rva ndo così a l so laio, be n ventil a to e
9. Plin io. Na ru mlis 1-/isroria. Ed. G ia rdi ni Pisa . isolato, la fun zio ne prim a ri a di de pos ito/gra na io pe r le de rrate a lime nt ari .
1984. p. 703 .. Libro LXX III "Con ncssa è la tra tt a-
zione del modo d i conserva re i cerca li. A lcuni D e l resto qu es to uso misto si riscontra in a lcun e de ll e to rbe pro pri ame nt e de tte,
sono pe r la costruzione di so lid i gra nai co n pare ti specialm e nte in q ue ll e più anti che. In fa tti , anche in qu este costruzio ni il va no
la tcr izic ( ... ). A l contrario. in altri luoghi cos trui - in pie tra fu ta lvo lta utili zza to come dimora, è difficil e dire se te mpora nea me nte
scono d e i g ranai di legno sollevati su pi lastri. c
preferiscono che ci sia circolazione d'aria in ogn i o in manie ra pe rm a ne nte. È il caso de ll a to rba di Bignasco (1438). di qu e ll a d i
se nso. a nche da l fond o ... Brogli o (16 10?) , oggi rad ica lm e nte trasform ata , fo rse de ll a to rba di Sonl e rto
l O. Martin c lli . op. ci t.. 1972. p. 2 1Ocit a questo ge- (1480), sicurame n te d i q ue ll a d i Sa nt ' A nto nio di Peccia (1439) e di Pra to Sa r-
nere di emigrazion e. nico, che tutt avia è più tard iva (1643) 13. A l contra ri o, in a ltre to rbe, come
Il . Gschwend. op. ci t.. 1982. p. 209 ne ll 'ottoce ntesca to rba d i Brogli o, la class ica d estin azio ne e l' uso esclusivo
12. Gsc hwc nd. op.cit. , 1982, p. 37. Su qu..:sti pro- de ll 'ed ificio come gra naio ne ll a parte in legno e de posito ne ll a parte in sasso, è
blemi si veda anc he K. von Btircn. "Dic Ro va - assa i evide nte e costa nte ne l te mpo.
ne rtii lc r". in: Geographia Helverica. 8 ( 1953) p.
73- 187.
13. Anche ne ll a to rba di Magno. non ana lizza ta Alcune conclusioni
con la de ndrocro no logia ma d a tata 1651. si è po-
tut a co nsta tare l' utilizzazione d e l vano in pi e tra A l d i là di ques te constatazio ni fun zio na li , la d endrocro no logia pe rme tte di
come dim o ra . Do na ti attribuisce questa trasfo r-
mazio ne a ll'Ottoce nto: vedasi P.A. Don a ti. "Lcs ava nza re a ltre osse rvazio ni su q uesto pa rtico lari edi fici:
torbe ..... op. ci t.. 1990. p. 66-67. In primo luogo no n se mbra esse re un caso che le to rbe pi ù anti che ri sa lga no

199
tutte al XV secolo, quasi che prima non ne fossero mai esistite. Come già ha
osservato Luigi Martini 14, le ragioni dello sviluppo di queste strutture, al-
meno sul fondovalle, sono probabilmente da ricercare nell 'aumento della
popolazione o in un mutamento delle tecniche agricole e costruttive. Tutta-
via, ancora una volta, la certezza sulla data di nascita delle prime torbe e sui
motivi che resero necessaria la costruzione di granai separati, potrà essere
acquisita solamente con un approfondimento sistematico degli studi su que-
sto argomento.
- È in ogni caso interessante constatare che le torbe continuarono ad essere
costruite in pieno Ottocento, e non solamente nell 'area d'influenza walser,
ma anche altrove, segno che la struttura continuò a rispondere adeguata-
mente alle funzioni (la lavorazione e la conservazione dei cereali, in parti-
colare la segale) e alle esigenze che ne avevano determinato la nascita.
- Sul piano tecnico si è potuto constatare che già nel XV secolo il castagno fu
comunemente utilizzato come legname di costruzione. Lo si ritrova per lo
più nella cella !ignea delle torbe, dove le spesse e splendide tavolone di ca-
stagno si alternano a quelle di larice. L'uso di questa essenza è naturalmente
più frequente sul fondovalle (Cavergno, Moghegno ), dove il castagno era
coltivato, ma non manca anche più in alto, come a Broglio, in una stalla/fie-
nile seicentesca di ottima fattura.
- È pure interessante segnalare l'uso costante del lastrico, specialmente nelle
torbe del XV secolo, nelle celle e sui ballatoi, ma anche nel granaio ventilato
del sotto tetto o sopra lo zoccolo in sasso, per livellare le assi che formano il
tetto del vano in pietra. È difficile però provare che questo sia stato messo in
Figura2 opera già al momento della costruzione della torba, anche se non mancano
Le due case corre di Presa di sotto ancora indizi in questo senso.
rim aste in piedi ( Bignasco, Valle Bavona.
Fotografia A ERT).
- Da ultimo, come già in altre parte del Cantone (Val di Elenio), è spesso ri-
scontrabile il contrasto tra l'incerta esecuzione dello zoccolo in pietrame,
spesso malmesso, e la struttura in legno, d'esecuzione, talvolta, assai accu-
rata. In qualche caso infine, come a Sant'Antonio di Peccia, la struttura in
pietra sembra non sembra avere relazioni , nell'allineamento, con la strut-
tura !ignea. Non si è ancora potuta spiegare questa singolarità, che non sem-
bra essere dettata dalla semplice imperizia dei costruttori.
In conclusione, se la dendrocronologia ha permesso di datare e chiarire la sto-
ria di alcuni edifici valmaggesi, ha anche aperto una serie di problemi affasci-
nanti, specialmente sulla tipologia costruttiva e sulla cultura di chi abitò la valle
durante l'epoca medievale. Sarà compito di tutti salvaguardare in maniera in-
telligente e giudiziosa, o almeno documentare, le testimonianze ancora esi-
stenti di questo nostro passato, non perché si tratta di edifici belli e ben inseriti
14. L. Martin i, o p. cit.. ( 1988) p. 132- 133. in un affascinante paesaggio di pietra, ma perché questa architettura, come
15. P. Martini , " L'archite ttura rurale di Va l Ba- scriveva Plinio Martin i a proposito della Val Bavona, " ... è il frutto di un modo
vana ". in : Il Nostro Paese, 97 ( 1973) p. 233. Lo
scritt o re fece seguire queste fr asi con osserva- di vivere e di pensare diverso dall'odierno. Essa è determinata da altri bisogni,
zio ni , giustifi ca te e inte llige nti , sul metodo propo- intimamente legati alla transumanza dei nostri contadini-artigiani, da un di-
sto per salvagua rda re il paesaggio de ll a sua va lle. verso e forse più umano concetto di proprietà, da una fede diversa, da valori
Si ved a anche, su questo argome nto, P. MAR-
TIN! , " L'a rchitettura rusti ca di Val S avo na", in: morali oggi decaduti e superati, dai quali però i nostri antenati si sentivano pro-
Pro Valle Maggia 1973, ( Loca rn o 1973), p. 87-93. tetti " 15 .

200
Catalogo delle opere esaminate con la dendrocronologia

Bignasco (Va l Bavon a; Presa di sotto)


Casa torre
Pro prie tà priva ta
M appale no 258
Coord ina te 140.715/683.370
15 prelievi 1996- R éf. LRD96/R4156
D ata edificazione no n a nteriore all 280; mod ifiche inizio XV I secolo
Larice
A rchitrave porta al pia nterre no, tira nte ca rpente ri a te tto (recuperi)
non anterio ri al 1522
Sostegno a ball atoio este rno non anteri ore al 1280
Tra ve sopra all 'a rchitrave al primo pi ano non ante ri ore al l280
Ca rpe nteri a del te tt o 1853-1855

I risultati dell 'ind agine dend rocronologica , che è sta ta eseguita solo parzial-
mente, devono essere le tti con la necessa ria prude nza, anche se l' assegnazione
dell a casa al periodo medieva le sembra essere sicura considera ndo la posizione
nell a mura tura, dei legna mi e la concorda nza cronologica con i risulta ti otte nuti
nel ca mpanil e dell a vicin a cappell a di Sa nta Mari a. Una più sicura le ttura dell a
casa , che ha subito ne l te mpo parecchi e modi fiche, potrà in fa tti venire fa tta so-
lamente dopo altre a nalisi archeologiche. Occorre in oltre segnala re che alcune
delle datazioni elabora te sono approssima ti ve, ma nca ndo nei legna mi pre le-
Figura 3 vati l' ultim o anell o di crescita tra l'a lburno e la corteccia. In ogni caso so la-
La casa torre di Presa di so rto ( Bignasco, me nte un 'ind agine più ampi a e de ttagli a ta, il confront o con la da tazione di
Va lle Savona. Fotografia A ERT). un 'altra casa a torre adi acente (tipo logica me nte qu as i analoga), la racco lta di
in fo rm azioni storiche più dettaglia te, potra nn o confe rma re de finiti va me nte
l'alt a datazione riscontra ta.
La casa a torre (Jigg. 2 e 3) , posta sul pe nd io dell a montagna, ha un a pianta re t-
tangolare; è costruita accuratame nte con pie trame ben lavora to e le tti di malta
abbastanza fini. Solo il secondo pi ano, ed e ra proba bilme nte il va no destina to
a dormitori o, è accura ta me nte intonaca to all'este rn o.
A l pia no te rre no, parzialm e nte inte rra to, si trova la ca ntin a ve ntil a ta da un a
stre tta fe ritoia, volta ta a botte, destin ata ad accoglie re sopra ttutto i prodo tti de l
latte. A l primo pi a no cui si accede da un a porta posta sul la to sinistro, vi e ra il
loca le di soggiorn o co me dim ostra no le scarse tracce di fumo, una pa nchin a ad-
dossa ta all a pa rete, nicchie, il pavime nto accurata me nte lastrica to. Purtroppo
non è sta to possibil e ide nti ficare co n precisione la co ll ocazione del foco lare. È
attesta ta un a trasformazio ne d 'inizio Cinqu ecento (a rchi trave de ll a porta)
confe rm ata del resto dall a data 1577leggibil e su di un a pie tra appe na sopra la
porta.
Il pavimento !igneo del secondo pi ano, cui si accede a ttraverso un a sca la in pi e-
tra ricava ta in un impone nte ri alzo in pi etra, è sicura me nte ottocentesco; oggi
è parzialm e nte distrutto, come è scompa rso un ball a toio di legno che co rreva
lungo la faccia ta principale. Non si conosce infin e la configurazione origin ale
del terzo pia no (che fu verosimilme nte abbassa to) e del te tto (che fu_inte ra-
me nte ri fa tto intorno al 1855 recupe ra ndo legna me qua ttroce ntesco) . E tutta-
via certo che a nche a ll ' ul timo pi a no si accedeva attraverso un a po rta e forse una
sempli ce sca la di legno posti sul la to occid e ntale.

201
Bignasco (Val Bavona; Presa di sotto)
Cappella della Madonna e campanile 16
Propri età del Pa triziato di Bignasco
Mappale 1005
Coordin ate 140.725/683.400
18 Prelievi 1996- Réf. LRD96/R4162
D ata edificazione campanile non anteriore al 1345
D atazion e complessiva cappe lla 1513/1515
Larice
Cate ne primo piano del campanile non anteriore al 1345
Cate ne secondo piano non anteriore al 1412
Carpenteria del tetto (puntoni e tiranti) 1513/14; 1514/15
Radici del tetto della cappella 1619/1620
Ca ncello dell a cappella non data to

Il complesso 17 (fig. 4), iscritto nell 'elenco cantonale dei monumenti storici nel
1938, non è citato nei consueti repertori delle fondazioni ecclesiastiche 18; è for-
mato da una minuscola cappella (che conservava un altare fino agli ultimi re-
stauri) cui in epoca successiva fu aggiunto un portico, ora scomparso, e da un
campanile.
La datazione di quest ' ultimo, in posizio ne dominante sull a parte più alta della
va lla ta , non ha potuto essere stabilita con precisione manca ndo l' ultimo anello
Figura4 di crescita tra l'alburno e la corteccia. l dati raccolti indica no in ogni caso che la
L'oratorio di Presa di souo
dedicato alla Madonna allo stato torre, costruita con pietrame ben lavorato e accuratame nte posato, è stata edi-
auuale (1997,fotografia UMS). ficata nell a prima me tà del XIV secolo, più precisamente tra il 1315 e il 1345; il
tetto della struttura, che era piuttosto bassa , con la cella campanaria ape rta sui
quattro lati , fu modificato una prima volta tra la fine del Trecento e l'inizio del
Quattrocento (attorno al 1412). Al1638, come attesta la data incisa sull a cell a
ca mpanaria, dovrebbe risalire l'aspetto att uale del campan ile: manca tuttavia
un a conferma de ndrocronologica.
La cappella , la cui fondazione dovrebbe essere logicame nte contemporanea al
campanile, presenta legname con un ritmo di crescita eteroge neo, fat to proba-
bilmente co llegato all a sua posizione, soggetta a danneggiamenti e conseguenti
rifacime nti dovuti all a fra na in combente. Le datazioni devono quindi essere ac-
colte con le dovute riserve. Oggi non è possibile identificare con precisione i re-
sti della primitiva costruzione, di cui forse si conserva so lame nte il muro nei
pressi del ca mpanile, di fattura più accurata rispetto all e altre parti dell 'edificio.
16. 1nventa rio A PAV, 1978, BICAP 2 1.
Il legname del te tto risa le agli a nni 1513-1515, conferma ndo la datazione degli
17. P. Bianconi , A rte in Va lle Maggio , Bellinzo na
affreschi che risalgono al 1524 " adì XXII del mexe de iulio", come attestava la
1937 , p. 45-47; G. Simo na, No te di Arte A ntica del scritta anco ra leggibile sull a ' Crocifiss ione' fino a poco te mpo fa. Il te tto fu tut-
Cantone Ticino , Loca rn o 1913, p. 205-206. tavia riposato nel Seicento, riutilizza ndo il legname d 'epoca antecede nte, come
18. G. Sarine lli , La diocesi di Lugano , Luga no conferma un a lettura della muratura e la datazione della radice al la som mità
193 1, p. 165, ricorda so la mente l'alt ra cappe ll a della cappella (1620) e del bel cancello, che reca inciso " 16( .. .)1" (forse 1621,
cinquecentesca de lla Va ll e Bavona iscritt a
ne ll 'elenco dei mo nume nti ; lo stesso silenzio os- ma più probabilmente 1691). A questo periodo dovrebbe anche apparte nere il
serva no G. Buetti e E. Gru ber. portico distrutto pezzo per pezzo, in questo secolo, dalla frana.

202
Bignasco
Dimora con granaio 19
Proprie tà priva ta
Mappale 94
Coordin ate 132.595/690.150
12 preli evi 1996 - R éf. LRD96/R4153
D a ta edi ficazione 1480
La rice, a be te bianco
Cate ne pi a no te rre no 1478/79; 1479/80
Pare te prim o pia no 1478/79
Parete solaio 1479
Puntoni del te tto 1479/80

La tipologia di ques to edificio (fig. 5) , sito al centro del nucl eo a ntico, ri ca lca,
nelle grandi linee, q uella de lla costruzio ne a naloga ancora esiste nte a Cave r-
gno. Il va no al pia no te rreno, origin ari ame nte destin ato ad accogli e re il foco-
lare (so no evidenti le tracce del fumo) e diviso in due da un a pare te lignea, si
apre su un po rti co compl e ta me nte ape rto, occupa to sul lato sinistro da un pic-
colo va no (de posito?) aggiunto all a struttura dell a casa . Il ba ll ato io, che per-
me tte di accede re alle due ca me re del primo pia no, era fo rse sos te nut o, sui lat i,
da due pilastri in sasso. La ce lla !ignea è di fa ttura accura ta, con pav ime nto be n
costruito, in cui si scorgono dei resti di lastrico; agli a ngoli del balcone vi era no
Figura 5 due pilastri in legno, origin ari a me nte so rmonta ti da un a pi oda a rrotonda ta se-
Bignasco. Dimora con granaio.
(Fo tografia APAV).
condo la tecnica applica ta ne ll e torbe. Soste ngo no il timpano pa rzialm e nte
chiuso e le radici de lle pare ti del solaio, sepa rato da l va no so ttosta nte da un a
menso la in legno che corre lungo tutto il pe rim e tro dell 'edi ficio; alla sommità
vi è il solaio ventil ato e lastrica to. A ll 'edi ficio, che è in ca tti ve condizioni di con-
servazione e che è st a to modi ficato anche in epoca abbastanza rece nte, fu ad-
19. 1nvc ntario APAY. 1995. BIGR l. dossa ta, sulla parte poste riore, un a gra nde stall a in mura tura.

203
Bignasco
Torba 20
Proprietà Comune di Bignasco
Mappale 18
Coordinate 132.620/690.110
17 prelievi 1988- Réf. LRD96/R2306; R2306A
Data edificazione 1438
Larice, castagno, abete bianco
Radice sopra la struttura in sasso attorno al1435
Tirante del castello d'appoggio attorno al1435
Parete della cella granaria 1435/36; 1436/37; 1437/38
Pavimento della cella granaria 1436
Montante e asse della porta della cella attorno a11435

La storia costruttiva della torba (fig. 6) , iscritta nell 'elenco cantonale dei mo-
Figura6 numenti storici, potrà essere risolta solamente con un 'analisi archeologica det-
Bignasco. Torba (Fotografia UMS) . tagliata, oggi impossibile. In ogni caso già ora si possono fare alcune osserva-
zioni . Il vano al piano terreno, in pietrame piuttosto rozzo, forse in origine era
aperto sul lato meridionale o semplicemente tamponato con una parete lignea.
Due finestre, ora murate, e tracce di fuoco lasciano supporre che vi sia stata, in
tempi remoti , una utilizzazione del vano come abitazione. Ad un momento suc-
cessivo appartengono lo stretto deposito ricavato sotto la sporgenza del balla-
toio e la scala di accesso al primo piano. Le due camere destinate a granaio, il
ballatoio e il solaio, sono pavimentate con uno spesso strato di lastrico. La car-
penteria del tetto sembra essere ancora originale.
Le trasformazioni succedutesi nel tempo, comprese quelle più recenti, non
hanno modificato sostanzialmente l'edificio, con l'eccezione della facciata
verso il fiume da cui verosimilmente si poteva accedere al so laio, attraverso un
ballatoio o una struttura analoga oggi scomparsa.
Da notare, a titolo di curiosità, che sullo stipite tra le due porte della cella gra-
naria sono incise nel duro larice due mani aperte accostate, forse un simbolo
20. In ventario APAV, 1978, BITO l . apotropaico, e un edificio appena abbozzato (una chiesa?).

204
Bosco Gurin
Torba 21
Proprietà privata
Mappale 867
Coordinate 681.340/130.250
Larice
9 preliev i 1990- Réf. LRD90/R2536
Data edificazione 1805
Catene del castello di appoggio e parete della cella granaria 1804/05
Puntoni 1804/05

È questa la tipica torba walser di Bosco Gurin , simile alle molte altre che ca-
ratterizzano il volto del paese (fig. 7). L'edificio, iscritto nell 'elenco cantonale
dei monumenti storici, è di grandi dimensioni, ben conservato e recentemente
restaurato con cura. Lo zoccolo inferiore è in pietrame ben lavorato e posato
quasi a secco. Su di un castello di travi squadrate con precisione, appoggiano le
basi dei dodici funghi , su cui grava il peso della grande parete a Blockbau. An-
che qui sorprende la precisione di esecuzione e la cura del dettaglio: attorno alle
aperture (sulla facciata , per accedere al ballatoio oggi scomparso, e sulla parte
posteriore, per caricare agevolmente fieno e segale) sono inseriti dei cavicchi
per consolidare il legname. L'autore di questo edificio, costruito con un lavoro
così minuzioso, non poteva dimenticare la sua firma , posta in bella evidenza sul
Figura 7 trave del frontone: "JOHANNES ANTONI ZUM STEIN HAT + GEBAUT
Bosco Curin. Torba (Fotografia APAV).
IHM JAHR 1805 DEN 20 BRACH MONAT". Più modesta l'altra firma visi-
bile sulla parete posteriore "ALFR. DE LE PIETRE 1926" che forse segnala
un passaggio di proprietà. La data 1805 è quindi confermata dalla dendrocro-
2 1.lnvent ario APAV, 1978. BOTO 12. nologia.

Broglio (Monti di Rima)


Torba 22
Proprietà privata
Mappale 1278
Coordinate 137.625/693.700
6 prelievi 1988- Réf LRD8/R2197
Data edificazione 1835/1836
Larice
Parete cella granaria, puntone del tetto 1835/1836

La base in pietra dell'edificio (fig. 8) , iscritto nell 'elenco cantonale dei monu-
menti storici, è costruita in maniera abbastanza sommaria, probabilmente su di
una struttura preesistente (giunti murari; tracce di fuoco). La struttura in sasso,
coperta da un assito semplice, aveva funzione di deposito. La cella granaria, so-
stenuta da funghi in pietrame intonacato, è costituita da travi non lavorate, per
Figura 8 favorire la ventilazione delle derrate conservate. All 'interno in un angolo vi
Broglio, Monti di Rima. Torba. sono ancora, lungo la parete, le assi per impedire la dispersione della segale du-
(Fotografia UMS). rante la battitura. Il tetto, a puntoni, è sporgente, specialmente sul fronte prin-
cipale dove copre una sorta di stretto ballatoio. La torba fu utilizza ta con la sua
funzione originale di deposito temporaneo e ventilato della segale ancora fino
22. lnvent ario APAV, 1978, no. BRGTO 18. al1955 .

205
Broglio (Monti di Rima)
Torba 23
Proprietà privata
Mappale522
Coordinate: 137.600/693.700
6 prelievi 1988- RéfLRD8/R2198
Data edificazione 1661 (con riserva)
Larice, abete rosso
Pareti del granaio 1660/1661

Il piccolo edificio (fig. 9), iscritto nell'elenco cantonale dei monumenti storici ,
è sito tra una stalla e un 'abitazione, verosimilmente risalenti allo stesso periodo
della sua costruzione. Ha un basso zoccolo in sasso, che ospitava un locale dalle
funzioni non definibili, eseguito abbastanza accuratamente; sui funghi , in
grosse pietre rozzamente squadrate, appoggia la struttura lignea eseguita con
Figura9 grossi tondoni non lavorati, disposti con grande regolarità. Non esiste solaio,
Broglio, Monti di Rima. Torba, stalla come spesso accade per questo tipo di torba essenzialmente destinato a essic-
e dimora. (Fotografia UMS). catoio e a deposito temporaneo delle granaglie.

Broglio (Monti di Rima)


Torba 24
Proprietà privata
M appale no 528
Coordinate 137.825/693.725
2 prelievi 1988- Réf LRD8/R2199
Data di edificazione non accertata
Larice
Parete del granaio non datata

Da questa torba (fig. 10), trasformata recentemente e radicalmente in resi-


denza secondaria, sono stati prelevati due campioni che non hanno dato risul-
tati significativi. Tuttavia su un macigno emergente a monte, è ben leggibile la
data 1610 che indica la probabile epoca di costruzione. L'osservazione superfi-
ciale e l'inventario APAV certificano che il basamento in pietrame, non into-
nacato all 'esterno, era utilizzato come abitazione (evidenti tracce di fumo so-
pra la porta). Come per la maggioranza delle altre torbe di Rima il sostegno alla
struttura lignea era interame,nte in pietrame. Il granaio era ventilato, a tondoni
non lavorati, privo di solaio. E notevole la sporgenza del tetto sui due lati a pro-
tezione delle pareti del granaio.

Figura 10
Broglio, Monti di Rima. Torba.
(Fotografia APAV).

23. lnventario APAV 1978 no. BRGTO IO.


24.1nventario A PAV 1978 no. BRGTO 3.

206
Broglio
Stalla-fienile
Proprie tà privata
M appale no 217; 218
Coo rdin ate 137.600/694.150
14 prelievi 1989- R é f LRD90/R2544; Ré f LRD96/R2544A
Data edificazione 1615-1618
Larice, cas tagno
Architrave porta late rale destra all 'incirca 1614
Parete del fi e nile 1617/1618
Radice del te tto 1615/1616
Base e primo piano (larice e castagno) 1615/1618
Puntoni 1616/17 e 1832/33

Il grande edificio (fig. 11) , oggi in parte soffocato dalla strada cantonale, sorge
Figura Il vicino al sentiero principale che portava da Broglio verso Prato Sarnico, ai mar-
Broglio. Sta /In-fienile. (Fotografia UMS). gini dei prati e dei campi. È una stall a doppi a, sormontata da un fi e nile pure
doppio, cui si accede attraverso due porte poste al centro della parte lignea. Il
massiccio zoccolo, più alto verso la montagna a protezione dalla umidità, è for-
ma to da grandi conci posati a secco, parzialme nte intonacati all 'inte rno. La
struttura l ignea de l fi e nil e è in grandi travi di castagno e larice, sq uadrate infe-
riorme nte, a tondoni verso il timpano. Il te tto, a cavalie re con il primo corren te
25. ln fo nn azio ne d i Arm and o Dona li . Broglio. che soste nuto da due cavicchi, è verosimi lme nte coevo all a costruzione. anche se ha
ringrazio pe r la sua preziosa coll abo razio ne. Que-
sto tipo di tacca si trova sove nte anche in altri edi - subito un parziale rifacime nto ottocentesco. Sull 'a rchitrave dell a porta sinistra
fi ci !ignei esaminati . Pi er Ange lo Do nati . com- della stalla vi è l'iscrizione 17 EC + 838 che probabilmente indica la data di un
me nt and o analoghi segnali in Val Ma lvagli a . ha in- passaggio di propri e tà. Sulle travi sono inoltre be n visibi li alcune marche inta-
le pretat o questo segnale come marca di pro pri età
di famiglia: DO AT I. " Dendrochro no logie ..... o p. gli ate con la scure, che sono forse indicazioni lasciat e dai carpen ti eri pe r se-
cit. , l9RR. p. 99- 101. gnalare la posizione nella costruzione 25 del legname abbatt uto.

Campo Vallemaggia (Cimalmotto)


Torba 26
Proprie tà privata
M appale no 491
Coordinate 126.250/680 .925
8 prelievi 1990 - R éf LRD90/R2542
Data edificazione 1832
Larice
Travi del castello di appoggio dei funghi 1827/28
Asse della parete formante architrave 1827/28
Puntoni della carpente ria 1831/32

L'edificio (fig. 12) , costruito nelle immediate vicinanze di una casa d'abita-
zione, si distingue dalle altre torbe pe r il suo slancio ve rticale, dovuto all 'altezza
straordinaria del solaio. Lo zoccolo in pie trame, fuori asse rispetto alla strut-
tura !ignea , è ben lavorato, intonacato e civilizza to (porte; fin estre con vetro);
Figura 12
e ra inte ram e nte coperto da grosse tavole appena squadrate, prive di intonaco
Cam po Va lle Mnggin, Cimalm o// o. Torba. di finitura . La cell a a Blockbau è circondata su tre lati da un ballatoio in grosse
(Fotografia UMS). e semplici assi . L'accesso al so laio ventilato, assa i alto, è dall 'interno, attraverso
una sca la posta nei pressi della porta. L'iscrizione che si legge sull'architrave del
portale F. GCP .1837 conferma la datazione de ndrocronologica.

26. In ve ntari o APAV. 1977 no. CAMTO l .

207
Campo Vallemaggia ( Cimalmotto)
Torba 27
Proprietà privata. Mappale no 313
Coordinate 126.300/680.950
11 prelievi 1990- Réf LRD90/R2543
Data edificazione 1515. Larice
Radice sopra la mura tura 1508
Supporto del fungo 1514/15
Catena sopra il fungo 1514/15
Tavole delle porte della cella 1514/15
Tiranti delle capriate centrali 1514/15

La torba (fig. 13), iscritta nell'elenco cantonale dei monumenti storici, è sita a
poca distanza dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Lo zoccolo
d'appoggio, in pietrame rozzamente disposto, originariamente era aperto su di
Figura13 un lato. Dopo la chiusura della facciata principale, avvenuta in epoca impreci-
Campo Valle Maggia, Cima/motto. sabile, fu utilizzato come deposito o stalla. I sostegni dei funghi appoggiano su
Torba. (Fotografia UMS). due grandi travi non squadrate, poste sui lati. Il solo ballatoio, stretto e in pre-
carie condizioni di conservazione, è sul lato occidentale; i due vani destinati a
deposito, separati da una parete, sono sormontati da solaio, sporgente, analo-
gamente ai solai delle torbe di Bosco Gurin. L'accesso a questo vano avveniva
probabilmente dall'interno del deposito. Il tetto, ancora originale, a cavaliere,
con i caratteristici cavicchi per fermare l'ultimo travetto, è assai sporgente per
meglio proteggere tutte le pareti. In generale tutto il legname utilizzato è scar-
samente lavorato, ed è quasi lasciato, in parecchie parti, nel suo stato originale.
27. 1nventario APAV, 1978, no. CA MTO 3. L'aspetto grezzo di questa piccola torba è determinato da questa singolarità.

Cavergno
Dimora con granaio28
Proprietà privata. Mappale no 435
Coordinate 133.285/690.075
23 prelievi 1996- Réf. LRD96/R4154
Datazione complessiva 1453-1461
Larice, castagno, abete rosso, abete bianco
Architrave porta laterale sinistra piano terreno attorno al1455
Parete della cella granaria al primo piano 1453/1455; 1458/1459
Catene della base (mensola perimetrale) del secondo piano attorno al1455
Parete del solaio 1454/55; 1458/1459; 1460-1461
Puntoni del tetto 1455/56; 1459/1460

L'edificio (jigg.14 e 15), sito nell 'antico nucleo del paese, è perfettamente uni-
tario e, per quel che si può vedere oggi, non ha subito modifiche sostanziali
dall'epoca della sua fondazione. Il vano a pianterreno (parzialmente interrato
e costruito con pietrame rozzamente accostato e in parte intonacato) acco-
Figura 14 glieva il focolare, come si può desumere dalle nicchie scavate nel muro e dalle
Cavergno. Dimora con granaio. ampie tracce di fumo. Davanti a questo vano, con due finestre, vi era un portico
(Fotografia UMS) . forse aperto su un lato, modificato in epoca successiva, quando fu costruita la
scala che permette l'accesso alla parte lignea dell'edificio. Le due stanze, con
pareti formate da grandi assi di larice e castagno e perfettamente rifinite con il
consueto pavimento di lastrico che si ritrova nel solaio, si aprono su un largo
ballatoio. Sugli angoli sono ben evidenti due pilastri in legno, sormontati da una
pioda arrotondata secondo la tecnica utilizzata nelle torbe, che sostengono il
solaio ventilato e le catene del timpano, parzialmente chiuso. In corrispon-
denza all 'appoggio delle piode vi è una mensola lignea che corre sui tre lati, iso-
lando così il solaio dai vani sottostanti. In epoca più tarda, probabilmente
quando l'edificio abbandonò la sua funzione abitativa originaria, il ballatoio fu
28. Inventario A PAV, 1984, no. CAUGR 1. collegato con l'edificio adiacente attraverso un ponticello.

208
Cavergno (Sonl e rto)
Torba 29
Propri e tà M useo di Va lmaggia
M a ppale no 5091
Coordin ate 138.750/684.525
Preli evi 1986- Ré f. LRD96/R 1687
Da ta edificazio ne 1480
La rice, abe te bi a nco
Stipite porta in fe riore, ca te na de l castello d 'appoggio, base del fun go 1477/1478
Pa re te dell a cella gra na ria 1477/1478
Tiranti de lla carpe nte ri a 1477/1478 e 1479/80

Si tratta di un edifi cio unit ari o (fig. 16), articolato e compl esso. A l piano te rre no
vi sono due va ni , di cui uno fu ampliato in un momento sconosciuto, destin ati pro-
babilme nte ad accoglie re il besti ame. Si accede al prim o pi ano, dove si trova una
Figura 16 cell a granari a doppi a accura tame nte lastricata con un battuto cementizio, attra-
Cavergno, Sonlerto. Torba. verso un a ripid a sca la in pie tra.ll ball atoio, in assi pure ri coperte dal consueto la-
(Fo tografia Giuseppe Martin i). strica to e prote tto dall 'ampi a grond a, si sviluppa su tre lati. Un'altra cell a desti-
nata ad accoglie re il grano, ae rata attraverso la parete, in tondoni , si trova al te rzo
pi ano. La struttura lignea è di esecuzione raffinata, in special modo appe na so-
pra il basa me nto. Come in altri casi, la data incisa su una trave dell a facciata oc-
29. In ve ntario APAV 1976 no. CAVTO 3. Bi an-
coni. op.cit.. 1982. p. 117-119: Dona ti. op.cit.. cide ntale 1591 è co ntraddetta e anticipata dall a datazione ottenuta attraverso
l 990: Donat i-Mart in i 1994. p. 34. l'analisi dend rocrono logica. L'edi ficio è stato restaurato nell 989.

Moghegno
Torba 30
Propri e tà priva ta
Ma ppale no 391
Coordinate 121.825/697.725
16 prelievi 1996- Ré f. LRD96/R 4157
D a ta edificazione 1468
Larice, castagno
Ca te na basa me nto 1466/67
Pare te del gra naio 1466/67
Pare te del so laio 1467/1468
Punto ne te tto 1877/78

Questa torba (fig. l 7), iscritta nell 'ele nco ca ntonale dei monume nti storici, ha
un a struttura segnata dal te mpo che gli dà un aspetto pa rticolarmente ve tusto.
Lo zoccol o, in grossi conci appe na lavora ti posati a secco, è abbastanza irrego-
la re e rozzo; il so ffitto dell a camera in mura tura è in travi che forma no le radici
di appoggio ai fun ghi ; tra i trave tti è steso un o spesso strato di lastrico destin a to
ad iso lare e proteggere il va no in mura tura. La parte in legno dell 'edificio è ca-
ratte rizza ta da un te tto a cava lie re, forse ca mbi ato nell a seconda me tà de ll 'Ot-
tocento, con i punto ni assa i sporgenti sui lati , da un alto timpano ape rto (pro-
babilmente un tempo e ra pavim e nta to, pe r facilita re l'accesso al solaio ve nti -
Figura 17 lato e chiuso da un assito come ne ll 'altra to rba di Moghegno) e da un balla toio
Moghegno. Torba. (Fotograjìa UMS) .
fro ntale, in tavolone coperte da lastrico, su cui si apre il granaio doppio, pure
accura ta me nte pavime nta to co n uno strato di lastrico. La sca la d 'accesso, che
non sembra essere o ri gin ale, è posta sull a parte anteri ore della costruzione. D a
no tare che su di un a roccia appe na e me rgente dava nti all 'edi ficio si legge la
scritt a P.0.1859, forse apposta in occasione di un passaggio di proprie tà. E pos-
sibil e che l' edificio, alme no te mporaneame nte, sia stato utilizza to come abita-
30. In vent ario APAV 1978 no. MOTO 2. zione : tuttav ia non vi è traccia di fum o.

209
Moghegno
Torba 31
Proprietà privata
Mappale no 432
Coordinate 121.850/697/725
13 prelievi 1996- Réf. LRD96/R4155
Data edificazione 1446
Larice, castagno
Tirante centrale della fondazione 1445/46
Parete del granaio 1442/43; 1444/45; 1445/46
Puntone della carpenteria del tetto 1445/46

L'edificio (fig. 18) presenta parecchie analogie, tanto da far pensare che il co-
struttore sia lo stesso, con l'altra torba tardomedievale di Moghegno, edificata
due decenni dopo esita a poca distanza, ai margini meridionali del nucleo antico
del paese. Lo zoccolo in sasso, piuttosto rozzo, è costruito a secco: anche in que-
sto caso, come nella torba gemella poco distante, nella parete meridionale si
apre una finestra abbastanza ampia, mentre il vano in sasso è rinchiuso da tavole
ricoperte da uno spesso strato di lastrico, l'interno è intonacato a facciavista. I
funghi che sostengono la struttura !ignea appoggiano direttamente su quattro
radici. Il tetto, la cui carpenteria è probabilmente originale, non è molto spor-
gente sui lati; copre invece ampiamente la facciata principale, il cui timpano è
Figura 18 rinchiuso con assi appena squadrate, a protezione del solaio ventilato e di un mi-
Moghegno. Torba. (Fotografia UMS) .
nuscolo deposito ricavato a sinistra della botola d'accesso. Anche la doppia cella
principale, come il ballatoio, è lastricato.
Davanti all'edificio, sul lato sinistro, vi è la scala d'accesso, segnata da due date
184(0) e 1841, epoca in cui molto probabilmente fu edificato anche il porcile che
si addossa allo zoccolo. Nel vano in pietra non vi sono tracce di fuoco: è quindi
31. Inventario APAV 1978 no. MOTO 1. probabile che sia sempre stato utilizzato come deposito.

Peccia (Sant'Antonio)
Torba 32
Proprietà privata
M appale no 2507
Coordinate 141.500/689.650
22 prelievi 1987- Réf. LRD7/R1819
Data edificazione 1439
Larice, abete bianco
Architrave porta 1438/1439
Catene del castello di appoggio e funghi 1438-1439
Assi del ballatoio, parete della cella, radice del tetto 1438/1439
Tiranti della carpenteria del tetto 1883/1884

Il piccolo edificio (fig.l9), iscritto nell'elenco cantonale dei monumenti storici,


è sito ai margini del nucleo della frazione di Sant'Antonio, in Valle di P ecci a. La
sua struttura in pietra, posata a secco, massiccia e rinforzata verso sud per assi-
curare una più grande aerazione, è seminterrata: lo zoccolo, come dimostrano
le evidenti tracce di fumo lasciate da un focolare con il fumaiolo in facciata, fu
utilizzato a lungo come dimora temp~ranea, anche se non è da escludere un
precedente uso come stalla o rifugio. E interessante notare l'esistenza di una
mensola in legno ottenuta con la posa di assi tra le due travi che formano il ca-
stello su cui appoggiano i funghi. La cella granaria, con una parete ben chiusa e
Figura 19 pavimento in legno, è circondata sui quattro lati da un ballatoio, con funzioni di
Peccia, Sant'Antonio. Torba.
(Fotografia UMS). essiccatoio (rascana). Il tetto, sporgente per coprire il ballatoio e sostenuto da
pilastri !ignei verticali, è stato rifatto sicuramente alla fine dell'Ottocento. L'ac-
32.lnventario APAV 1978 no. PETO l ; G. Bian- cesso alla cella granaria avveniva attraverso una scala di legno (tronco incavato
coni, Valle Maggia , Locarno 1969, p. 116. con appoggio per i piedi) ora scomparsa.

210
Peccia (Camblee)
Dimora con granaio 33
Proprietà priva ta. Mappale no 3539
Coordin ate 142.150/693.575
6 preli evi 1988- R éf. LRD8/R2189
Data edi ficazio ne 1401
Larice, abete bianco
Architrave porta a piano te rreno 1400/1401
Parete della ce ll a al p rimo piano 1400/1401

L'edificio (fig. 20) attira l'attenzione per la sua particolare struttura, oggi pur-
troppo molto deperita. Il nucleo origin ale è fo rm ato da uno zoccolo in pie-
trame, in parte intonaca to, con due porte; al di sopra vi era una parete !ignea
form ata da tre travi ben connesse, sui cui appoggia un grosso tronco dim ezza to,
che fo rma la mensola (con le stesse funzioni de l classico fungo) e che iso la la
Figura 20 struttura !ignea dell a torba. Il tetto a cavaliere, i cui puntoni erano sostenuti da
Peccia, Cambleo. Dimora con granaio. saette, protegge l'ampio ball atoio che forse origin ariamente correva sui quat-
(Fo10gra[ia APAV). tro lati dell a torba e che era pavime ntato con un alto strato di lastrico. Pure la-
strica to è anche il do ppio vano al primo piano, chiuso da un a parete in travi ben
squadrate; al di sopra vi era il solaio, lastrica to e ventilato.
Al piano terreno, nel vano non ancora croll ato, in una stanza intonaca ta, con pa-
vimento e soffitto in assi posa ti con un accenno di volontà decorativa , vi è ancora
una pi gna in mura tura: è possibile (ma saranno necessarie indagini più accurate)
che questo accessorio sia coevo all 'epoca dell a costruzione di questa dimora. In
un peri odo successivo, forse già tra Seicento e Settecento, all 'edificio si addos-
33. In vent a ri o APAV 1978 no. PEG R I; Gsch- sarono disordinatamente alcun e costruzioni in pietra, pure destinate ad abita-
wend . op.cit. zione, come dimostra l'alto ca min o che ancora si scorge sul lato a monte.

Prato Sornico (Sorn ico)


Torba 34
Proprietà pri vata. Mappale no 76
Coordinate 693.500/139.200
12 prelievi 1988- R é f. LRD8/R2231
Data edificazione 1643
Larice, abete rosso
Architrave della porta a piano terreno 1642/1643
Travi d'appoggio ai funghi 1642/1643
Travi d'appoggio alla struttura !ignea (ball atoio) 1642/1643
Carpenteri a del tetto 1642/1643

Questo grande e complesso edificio (fig. 21) , che sembra una casa di legno so-
spesa su piloni più che un a torba/granaio, fu probabilmente costruito sul se-
dirn e di una struttura già esistente. L'alto zoccolo è costruito in pietrame par-
Figura 21 zialmente intonacato; i due vani ricava ti nella muratura sono stati utilizza ti
Pra10-So rn ico, Sa rnico. To rba. come case d 'abitazio ne (tracce di fumo; uscita del fumo in facciata) fo rse sin
(Fotografia UMS) . dall 'origine; il soffitto, all 'esterno, è form ato da spesse assi accuratamente in-
tonacate nelle fughe. Sul fi anco destro fu aggiunta, in un momento non defini -
bile, un a costruzione in mura tura.
Il supporto !igneo de i funghi appoggia su un a doppia trave lega ta ad incastro.
L'ampio ball ato io, coperto dalla grande sporgenza del tetto e in parte ancora
lastricato, si sviluppa su tre lati (doveva tuttavia esservi anche il qu arto Jato
volto verso l'adiace nte chiesa) attorno ai due vani centrali , rettango la ri ; in
buona parte è rinchiuso da pareti di assi vertica li che delimi ta no una seri e di
va ni di servizio. Questo fa tto accentua ancora maggiormente l'impressione che
l'edificio sin dall'epoca della sua costruzione avesse funzioni molteplici, fo rse
da approfondire con indagini maggiormente dettagli ate. La torba è iscritta
34. In ve ntario A PAV 1978 no. PRTO 4. nell 'elenco cantonale dei monumenti storici.

211
Luigi Martini Il taglio e la fluitazione dei boschi valmaggesi dal1200 al1900

Preambolo

Come molte altre attività che fecero la nostra microstori a, il taglio dei boschi e
la fluitazion e de l leg name verso il Ve rbano a la Lombard ia no n furono mai de-
scritti a fondo. E ra no cose e fatt i sconta ti , componenti del vivere quotidiano
talme nte ripe titi ve e radica te da far considerare una perdita di te mpo il descri-
verle. Il mondo poi cambia; d' un tratto que ll o che si faceva ie ri è supera to, il par-
larne diventa inutile, tanto non serve più a nessuno, ci si dimentica e una pagi na
di sto ria resta vuota. Alcuni fatt i so no di ventati leggenda e a ltri, rife riti come
storici , non trovera nno mai più conferma. Co l te mpo a nche le parol e cambia no
signi fica to e si inte rpre tano ma le, de lle opere restano solo pochi segn i che ci la-
sciano perpl essi. Tutto dive nta vago e incerto.
Il tagli o dei boschi è testimoni ato dall e ceppaie marce dei larici me ntre dei
mezzi di trasporto d e l legname rima ngono le descrizioni piene di amm ira-
zion e dei viaggiatori de l Settecento e de ll 'Ottocento come lo Schinz (fig. !) ,
il Bonste tte n, i disegni de l Rittmeye r e de l Sche ll e nbe rg, le osservazion i più
attente de l Lavizzari e de l Franscini, opere fort un atame nt e ri tampate di re-
cente. Più nascos ti rimangono i pochi segni de ll e strade (così e ra chiamato il
sistema di scivoli composto di sovendet e di cana li in trincea) sui fianc hi delle
va ll ate e- ne i gre ti di ri a li e fiumi- quelli dell e ultime fluita zioni q uasi can-
cell ati dal degrado e dall e innumerevoli a lluvio ni succedu tesi ne l corso de l
nostro secolo.
L'inte resse pe r questi fatti ri e merge di tanto in tanto con la pubblicazione di
saggi puntua li che trattano norma lme nte so lo de ll 'aspetto conclusivo de ll 'ope-
razione: foto e da ti di insta ll azioni poste sul fondova ll e, ana lisi di sta tistiche di
dati raccolti dopo il1 800, va lo ri commercia li a ll 'esportazio ne, consegue nze so-
cio-economiche de ll o sfruttamento dei boschi e de l lo ro successivo a bba ndono.
D e l lavoro di tagli o e de i mezzi di trasporto usa ti pe r portare il legname a va lle
l. Con il term inesovendn sono chiamati gli scivoli
a rorma di U con la base a le pareti costituite di si ripetono passivamente le poche notizie conosciute e, più che chiarire le inco-
tondoni posti Jongitudinalmente. gnite, se ne soll evano de ll e nuove.

Figura I
Tavo la conten uta nella pubblica zione di
Rudo/f Schin z, Descriz ione della Svi zz era
italiana, apparsa a Zurigo ne/1783-87.
(Tradu zione italiana di Fabri zio Cicoira e
G iulio Ribi, Locamo 1985). Si tratta della
prima e forse unica rappresenta zione del
lavoro e dei manufatti di trasporto via terra
de/legnam e.

213
La Valmaggia non sfugge a questa regola ma, tra i tanti e scontati accenni ai
danni causati dalle fluitazioni , si trovano anche pubblicazioni utili e approfon-
dite come quelle curate da Augusto Gaggioni in merito al Rapporto dell 'inge-
gnere cantonale Somazzi sulla serra di San Carlo di Peccia (Pro Valle Maggia,
1973, pagg. 34-52) e l'estesa ricerca di Arturo Poncini sui boschi ticinesi nel pas-
sato (Valmaggia Viva, 1974, pagg. 172-196).
Non è un caso se si citano, tra i tanti testi, questi due scritti particolari. Infatti, il
primo è l'unica descrizione tecnica con dati di costruzione e di esercizio di una
serra e, il secondo, è una analisi approfondita degli scritti esistenti in merito alle

Reperti della fluitazione ubicati in Vallemaggia

Nella lista che segue non sono compresi i reperti per le captazioni di serv izio degli acq uedotti , delle
Figura2 rogge, i mulini , le peste, i magli, le gualchiere e le segheri e la cui funzione specifica è raramente de-
l profondi fori quadrati incisi su un finibile con sicurezza.
macigno dell'alveo del torrente Soladino
sono le testimonianze dell'esistenza Comune Luogo Manufatto Particolarità
di un rastrello e di una sovenda
che permetta vano alle barre di superare Fusi o Ponti t serra resti importanti e rilevati.
indenni la cascata omonima. Larasit serra(?) nota ma cancellata.
Gola di Mogno serra(?) nota ma cancellata.
Alpe di Rodi sctriis6i in diversi punti.

Peccia Corgello rasctel segni rilevati, immissione


in sove nda per Peccia.
Corte di Bolla serra resti e immission e in sovenda.
Bolla-Gheiba so venda mo lti segni in roccia da Bolla
aG heiba.
San Ca rlo serra descrizione del So mazzi ,
pochi segni .

Prato Campo Tencia serra resti di probabile immissione


in sovenda.

Bignasco Presa, S avona rosta forse presa d'acqua con sovend a,


rileva ta.
Bavona sctriis6i molti resti di canali sugli alpi,
poco leggibili .

Cavergno Gola del Lupo rase te/ segni quasi ill eggibili ,
immissione in scivolo.
Pontid-Ca ln ègia so venda diversi segni in roccia
e su macigni.
Valle Bavona sctriis6i resti di cana li su diversi monti.

Campo VM. Balm da la Rossa serra resti importanti


con rivestimento di assi.
Fiiimina serra resti importanti rilevati ,
a valle spiazzo di deposito
oggi di strutto per i lavori di
deviazio ne del fiume R ova na.
Luoghi diversi sctriis6i leggibili ancora in diversi punti.
D alovi cappella detta dei borra dori dedicata
a S. G iovanni Nepomuceno.

Cerentino Ca' diTorei oratorio dedicato a S. G iovanni


Nepomuceno.

Someo Solad ino rasctel molti segni ril evati.

Giumag/io Vall e di G. serra probabile immissione


in sovenda.

214
Figura3 Sovende.
Reperti della Ouitazione ubicati
in Valmaggia Rastrelli.
Scala 1:150'000
Fonte: Luigi Martini, Cavergno
Base ca rtografi ca riprodotta Roste.
con l'autorizzazio ne dell ' Ufficio federale
di topografi a del 5.4.1993
0 Serre.
sovende e alle fluitazioni che conclude con molti dubbi sulle descrizioni del tra-
sporto di legname.
Chi scrive si dedica da anni alla raccolta di informazioni, al rilievo e all' inter-
pretazione dei resti di strutture di trasporto ancora reperibili in Valle Maggia
ed è giunto abbastanza presto alle medesime conclusioni del Poncini. Dirò di
più: le note descrizioni sono, salvo rare eccezioni, precise ma normalmente in-
complete. Lo Schinz, per esempio, descrive una sovenda invernale ma non
parla di quelle estive; il Lavizzari accenna ai due tipi ma non li specifica e, scri-
vendo di Peccia, parla della catasta di legna proveniente da una sovenda di flui-
tazione (costruita per evitare la rapida a valle di Corgello) e non da una strada
per far scendere il legname appena tagliato dal bosco.
Questi autori non fanno la distinzione tra le due operazioni principali e nor-
malmente eseguite in tempi diversi di trasferimento del legname verso il fon-
dovalle e il lago: ossia la mandata , cioè il trasporto via terra, e la casciada (di se-
guito italianizzata in cacciata), ossia il trasporto via fiume eseguite dai bor-
radori, la prima, e dai casciadoo (di seguito italianizzato in cacciatori), la se-
conda.
Più dei documenti- che comunque permettono di ricostruire la successione
delle varie attività-, il rilievo dei resti dei manufatti costruiti per effettuare le
mandate e le cacciate è stato determinante per capire come potevano svolgersi
le varie operazioni. Si trovano infatti ancora i segni di costruttori esperti: scal-
pellini capaci e spericolati che - con mezzi che oggi possiamo definire di fortuna
-scavavano nella roccia degli incastri (fig. 2) per preparare il successivo inter-
vento dei carpentieri- probabilmente le stesse persone- i quali realizzavano
delle strutture stabili senza chiodi e tantomeno cambre: quelle strade in grado
di sopportare lo scorrimento e l' urto di migliaia di barre e borrelliZ.
Chi cerca attentamente può ancora vedere i resti delle serre in fondo alle valli,
gli incastri per la costruzione dei rastrelli a monte delle cascate e delle rapide, i
ruderi delle baite per ripararsi durante i gelidi soggiorni in fondo ai valloni dove
non è necessario che fosse inverno per avere freddo, e le cappelle dedicate a San
Giovanni Nepomuceno, il Santo dei borradori e dei cacciatori.
Chi passa alla lettura dei documenti troverà conferme ma anche parecchie
smentite di notizie riprese nei testi di storia.
L'analisi dei rilievi combinata con la lettura delle descrizioni già citate, dei do-
cumenti degli archivi di Bignasco e Cavergno redatti a partire dal 1340, par-
zialmente di quelli di Campo e di Lodano, dei molti registri e di altre carte pri-
vate, permettono una ricostruzione attendibile delle operazioni del taglio e
fluitazione tra il XIII e il XIX secolo.
Il testo che segue tratterà pertanto dei seguenti argomenti:
- Il quadro generale dello sfruttamento dei boschi Valmaggesi con uno
sguardo alle esigenze locali, alle richieste di legname giunte da fuori , alla
proprietà, alla disponibilità , alla vendita delle selve, ai mercanti, ai loro ga-
ranti e alle squadre di operai che eseguivano i lavori.
- Il taglio dei boschi.
- La mandata (trasporto della legna via terra).
- La fluitazione (trasporto del legname via fiume fino allago) con i suoi con-
dizionamenti e le sue strutture: i carei o garei (di seguito italianizzato in car-
relli), la serra, la roscta (di seguito italianizzato in rosta) , il rasctel (di seguito
italianizzato in rastrello) e la casciada (cacciata).
Chi scrive non ha il coraggio di affermare, ci mancherebbe altro, che il tema
2. Con il termin e di borra viene chiamato il viene esurito. Possiamo però affermare che, per la prima volta , si tenta un'ana-
tronco d 'albero tagliato, liberato dai rami , scor- lisi basata sulla combinazione di reperti materiali e documenti di un 'opera-
tecci ato e pronto per il trasporto. Barre/li sono
tronchi tagli ati in più pezzi da 2 a 3 brasa (circa zione che venne ripetuta per secoli ma che, purtroppo, fu descritta solo som-
l ,2 a l ,8 metri). mariamente dai testimoni oculari.

216
Figura4 l Sctriis6i estivi. Il Opere di p rote: ione delle pile dl?i pomi
2 SctriisOi in vernali. e dt alt n tmpw1111 esistenti.
Illustrazione schematica 12 Carrelli (carei o garei) perla regola:ione
3 Sctriis6i di fluita zione.
degli impianti di trasporto del fiume.
4 So vende di mandata.
del legname dal bosco allago 5 So vende di fluita zione.
Disegno di Luigi Martini 6 La serra.
7 l rastrelli.
8 La rosta.
9 Deposito dì legna da "buuare " o da "vo ltare".
IO Dep osilo di legname da inun e fl ere nel fiume
o ne/lago artificiale.

2 17
Questa analisi è limitata alla ricerca delle soluzioni tecniche che rendono cre-
dibile lo svolgersi del lavoro della mandata e della fluitazione. Non sono riu-
scito a eliminare tutti i dubbi ma ho raggiunto il convincimento personale che
migliaia di tronchi possono essere trasportati dalle montagne allago senza fare
danno e, ovviamente, senza essere danneggiati.
Dello sfruttamento dei boschi - che certamente segnò la vita dei nostri antenati
- ben altri aspetti restano da sondare come:
- l'adattarsi alle conseguenze ambientali dovuti al taglio dei boschi;
la modifica tipologica degli edifici per risparmiare il legname, un tempo il
principale materiale di costruzione, diventato una materia prima commer-
ciabile;
- i rapporti umani che il traffico del legname ha permesso di stabilire e che,
forse, furono all'origine dell 'emigrazione già verso il1400.
Anche sulle cause che portarono alla proibizione della fluitazione ho la sensa-
zione che ci siano ancora molti punti da chiarire e non mi meraviglierei affatto
che un giorno si possa giungere alla conclusione che, in merito alla sua sop-
pressione, più degli effettivi danni causati delle fluitazioni prevalsero invece il
FiguraS
calcolo e la volontà politica.
L'importanza delle castagne è testimoniata Prima di trattare il tema mi preme ricordare che:
da questo ciclo di affreschi dedicati - a parte la ridotta nota bibliografia, tutta la ricerca si basa esclusivamente su
ai mesi dipinto nella chiesa di Santa Maria reperti e documenti Valmaggesi ed a questa regione essa va riferita;
del Castello a Mesocco. - la descrizione dei manufatti e delle operazioni di trasporto, anche se basata
sulla combinazione dei rilievi e dei documenti, è sempre da considerare un
tentativo opinabile di ricostruzione e sono il primo ad ammettere che la loro
conoscenza esatta non sarà mai più possibile;
- che le parole dialettali inserite nello scritto sono quelle in uso a Cavergno e
che altrove sono impiegati termini affini.

Il quadro generale dello sfruttamento dei boschi Valmaggesi

Il bosco come risorsa per sopperire ai bisogni vitali della popolazione locale
Lo sfruttamento del bosco va visto, in primo luogo, alla luce delle esigenze
locali: costruire la casa, la stalla e la chiesa, ammobiliarle anche con poca
roba, gettare i ponti, preparare gli alimenti sul fuoco o nel forno, scaldarsi,
raccogliere ed essiccare le castagne, fabbricare le suppellettili domestiche e
agricole, recintare i coltivi, cuocere il marmo per fare la calce, alimentare la
forgia.

Figura6
Il trasporto della preziosa legna da ardere
(trasportata a brando/e, vale a dire in
stanghe) dalle alture verso il villaggio
principale è ancora testimoniato in questa
fotografia scattata a cavallo del secolo.
La legna di piccolo diametro - rami e
nove/lam e dei boschi lontani dagli
abitati- veniva trasformata in carbone.
(Estratto da/libro di Piero Bianconi,
Ticino com'era, Locarno 1979).

218
Ma non è tutto! Se si considera anche solo l'incremento della popolazione av-
venuto alla fine del Medio Evo, il pe nsiero ci porta alla necessità di un continuo
adattamento all 'esigenza di utilizzazione di a ree sempre più vaste, al proble ma
dell a sicurezza dei nuovi insediamenti , al mante nimento dell e riserve di de te r-
minate essenze con caratteristiche particolari utili all'economia contadina e
pastorale, alle selve che fornivano i frutti indispensa bili pe r sopravvivere come
il castagno, la foglia pe r rie mpire i sacchi che servivano da giaciglio o pe r fa re lo
stall atico che era indispe nsabil e alla concimazione dei coltivi (Jigg. 5 e 6).
Quando si leggono gli ordini comunali del1500 (ta li ordini costituivano l'insi eme
de lle disposizioni che regolavano la convivenza sociale ed economica delle co-
munità) la maggior parte degli articoli trattano dei boschi sacri e intoccabili dove
si poteva raccogliere solo legna morta , detta il cala m , dell e faule o fa vre (Jaulaa
significa proibire) che per de termin ati anni impedivano per zone variabili , la rac-
colta dell a gin estra, di quell a del brago (per accendere il fuoco), dell e felci , delle
foglie secche, del daso (aghi di larice) o di tutte quell e essenze destinate pe r la
fabbricazion e di cerchi e fascere, di recipi enti o di altre suppellettili.
Ed è proprio la raccolta della fog lia che, regola me ntata in quantità limitate pe r
singole fami glia o addirittura pe r capo famigli a, costituiva la base economica
pe r regolare l'acquisizione e lo sfrutt ame nto del suolo coltivabile; non inte res-
sava avere te rra che poi non si poteva concima re !
Vi e rano articoli che proibivano di montanare la foglia (ammucchiarla) o che ne
limit avano la raccolta ad un solo carico al giorno per famiglia , che regolava no il
diritto di piantare o innestare essenze selvatiche su suolo pubblico e la distribu-
zione ai vicini di selve e pascoli pubblici a scopo di bonifica . D el bosco si viveva
ed è quindi ovvio che sullo stesso si te neva un occhio estremamente vigile affin-
ché rispondesse, al presente e per il futuro, alle esigenze vita li della comunità.

Il bosco com e materia prima di scambio tra le aree alpine e quelle urbane
Se questo è il quadro gene ral e del rapporto tra la comunità degli abitanti e i bo-
schi che circondavano gli insedi ame nti , va rileva to che esisteva no aree più lon-
ta ne e in alta quo ta sulle quali cresceva del legname in eccesso ri spetto alle esi-
genze vitali. Ed è proprio questa eccedenza di bosco che, ad un certo mome nto
della stori a, richiamò l'interesse esterno e venne messa a disposizione dai pro-
pri e tari con una be nevole nza spesso eccessiva.
Circa le possibilità di trasporto esse erano limita te dalle ridotte capacità del so-
3. Fino a l 1830 in Va lm aggia no n esisteva nessun a meggio e del traino su neve 3 (fig. 7) . La più e ffici e nte fluit azione fu dunque, in
strada carreggiabile. pratica, il sistema più diffuso di trasporto del legname.

Figura 7
Solo a parrire dalla m età del secolo
scorso, dopo la costru z ione delle strade
circolari del fondova lle, è stato possibile
trasportare il legname con i carri.
(Russo in Valle Onsernon e ne/1 933.
Fotografia scattata dallo Z inggeler
ed estratta da/libro di Fernando Zappa,
Il Ticino della povera gente, vol. 2,
Locarno 1994).

219
È dato per scontato che l'interesse per i boschi dell 'attua le Ticino sia partito
principalmente dalla Lombardia:
- dal1200 con la richiesta di legname essenzialmente resinoso per le esigenze
del grande svi luppo edilizio dei comuni urbani e per la costruzione di navi da
parte delle repubbliche marinare in lotta per la conquista del Mediterraneo;
- dopo il1500 con l'allargamento della domanda anche per la legna da ardere
divenuta mate ria prima sempre più rara in pianura , la mercanz ia , che inte-
ressa le più svariate essenze;
- e, dopo il1750, con lo svi luppo dell 'industria manifatturiera lombarda che fa
incetta, in particolare, di carbone di legna e di corteccia.
L' ultima grande campagna di disboscame nti avviene anche per esigenze loca li
e a cavallo del 1900 con la richiesta di novellame di quercia e di castagno per
fabbricare traversine e le palificazioni per la costruzione dei moderni impianti
ferroviari , elettrici e telefonici .
Lo scambio era legittimato dal fatto che con la strada e, in seguito, con la ferro-
via poteva arrivare anche la farina di frumento o di mais. Di conseguenza gli al-
beri di castagno, che per secoli avevano sfamato la gente, potevano tranquilla-
mente essere tagliati per produrre tannino o deperire senza porre il problema
dell a loro sostituzione che, prima d'allora, era assolutamente indispensabile! A
tale proposito vale la pena ricordare che, ancora verso la fine del1900 e come
testimoniano gli inventari , ogni famiglia valmaggese possedeva una quindicina
di alberi fruttiferi di castagno e che gli abitanti delle valli subalpine 4 cons uma-
vano mediamente da 100 a 150 chilogrammi di castagne a testa all 'anno!

1lcune notizie e ipotesi sulle prime fluita zioni,...


E documentato che, pochi anni dopo il1200, un mercante Locarnese paga un
debito verso un Lombardo con 1200 borre "delle quali 700 di larice". A parte il
fatto che l'averne specificata la qualità ne esa ltava l'importanza dal punto di vi-
sta commerciale, è essenziale rilevare che questa testimonianza dimostra l'esi-
stenza di un 'organizzazione di trasporto sul lago (fig. 8) .
Pur ammettendo una diversa situazione climatica rispetto a quella attua le che
permetteva la crescita del resinoso anche su ll e pend ici del Locarnese, è altret-
tanto chiaro che l'incetta del larice, dell 'abete rosso e bianco, forse anche del
4. Fede ri co Me rz, Il castagno , Be rn a 1919. pino, era iniziata e stava penetrando ve locemente nel re troterra del Verbano.

Figura 8
Locarno verso la fin e del XV /Il secolo,
incisione di S. Birmann. Si tra/la di una
testimonian za eloquente dell'uso de/lago
per il com odo e veloce trasporto di grandi
quantità di legname verso la Lombardia.

220
A sua vo lta, il Signo re lli , citando l'a rchi vio de i Bo rghesi di Loca rn o, affe rm a
che l' esercizio de ll a fluit azio ne in Va lm aggia è già in a tto a pa rtire da l l305 5 . Il
fa tto mi sembra la rga me nte sconta to da l mo me nto che essa è docume ntata già
ne l l384 a Bignasco che vende ad un merca nte Lombardo i boschi de l ve rsa nte
sinistro de ll a Maggia e de ll a Lavizza ra.
Ne l l502 è dimostra to che si fluitava già a pa rtire da Ca mpo, in cim a a ll a Va ll e
Rovana, e da Fusio, in cima a ll a Lavizza ra; ne l 1575 - e fo rse no n e ra ne mme no
la prima volta - si pa rte da A nt abi a, in fo ndo a lla S avona, e da Formazz66, ne ll a
Va ll e Ca lnègia !
È facil e imm agin are che, prim a di arri va re lassù e pur tra lascia ndo le va lli la te-
rali più impe rvie, si sono prim a utilizza ti i boschi posti più in basso dove già esi-
steva no gli impi anti per la fluitazio ne .

... sui prim i tagli di boschi e le loro conseguen ze


I tagli de l l200 avve ngono in un pe riodo in cui le co munità di va lle e ra no già
conso lid ate ma la compe te nza di,dispo rre de lle aree sogge tte all a lo ro giurisdi-
zio ne era ancora inde te rmin ata. E quindi da ritene re poco pro babil e che i primi
tagli de l bosco fosser o eseguiti con il solo consenso de ll e a uto rità loca li . A nche
se da i docume nti ri sult a che la co ncessio ne de l taglio fi gura da ta - per fa re un
Figura 9 esempi o concre to - dall a vicini a di Lodano, è poco pl ausibil e che i lodanesi
In q uesro ex voro d ipimo dal Vanon i avessero già la libe rtà di decide re in me rito e tanto meno la doveva no ave re
( 18 10- 1886) è i/lusrrara nelle sue p ilÌ quegli abitanti dire ttamente inte ressa ti da ll a fun zio ne pro te ttri ce de l bosco.
dramma rich e conseguen ze l'insrabilirà
e pericolosirà delle monragn e Va lmaggesi U n e le me nto utile pe r te nta re di ricostruire l'epoca e le loca lità ne ll e qu a li sono
sp esso co rrose da uno 5fmrrarn enro sta ti effettu ati i primi tagli è la durata de l co ntratto 6 . Infatti , i lavori pre para to ri
in.rensivo. pe r il traspo rto a va ll e e la fluit azio ne 7 richi edeva no grossi investim e nti , te mpi
prolun ga ti e, di consegue nza, a nche lunghe sca de nze contra ttua li! Se il con-
tra tto si limitava a pochi a nni è segno che gli impanti esisteva no già e che le
'!landa te e le cacciate po teva no svolge rsi senza indugi.
E lecito pe nsare che le consegue nze dire tte e indi re tte dei tagli - quest' ultime
inizialm ente ne mm e no sospetta te- furo no ca tastro fi che per gli insedi a me nti ,
5. Martino Signorell i, Storia della Val111aggia , Lo-
ca m o 1972. pag. 237.
allo ra molto più dispersi.
6. Ne l 1384 Bignasco so tt osc ri ve un cont ra tt o d i
Parecchi agglo mera ti sono verosimilme nte scomparsi in seguito alle distru-
tagli o per boschi che int e ressa no il fium e La viz- zio ni causa te dagli scoscendime nti e dall e va langhe o sono stati abbando na ti
zara pe r la d urata di due anni , ne l 1487 ne sti pula pe r mo tivi di sicurezza e di degrado a mbi enta le (fig. 9) .
uno pe r nove a nni per la pa rte bassa de lla S avona In questo contesto le di verse frane cadute da l fia nco sinistro de ll a S avona, e do-
e. ne l1 538. ne sottoscrive uno de ll a dura ta di be n
cento anni (ridotto in seguit o a tre nt a e poi ancora cume nta te ne l XVI secolo 8 , sono embl e matiche pe r di versi aspe tti 9 .
a soli sette an ni) pe r la pa rte alt a della va lle. No n si sono tovati d ocume nti che comprovino tagli a ntichi ne lle loca lità in a l-
7. In pa rtico lare. questi lavo ri consisteva no ne lla titudine lungo il versante sinistro de lla va ll e, ma il fatto che, nel1 487, si tagli a in
costruzione de ll e strade, delle serre. dei rastrelli. loca lità Cadanz uno , ubica ta dall a parte o pposta, fa rite nere logico un prece-
de ll esoven dee dc lle opere d i protezio ne de i ponti
e degli im pianti esiste nti lungo il fiume per la cap- de nte sfrutt amento de ll 'a ltro fi anco mo lto più acces ibil e.
tazio ne de ll' acq ua de ll e rogge per i mul ini e pe r la Di certo si sa che le fra ne sono cadute e le consegue nze per la po po lazio ne de ll a
regola me ntazione de l de flu sso nelle fo rre e nei media S avona furono molto gravi. Pe rde ndo te rre ni e sicurezza essa fu co-
pia nori .
stre tta ad abbando na re la va lle durante i mesi invern ali (vedi la distruzio ne
8. Q ue ll a di Font ana è ricordata da ll a seguent e
iscri zione incisa su un masso: GI ESÙ MAR I A + de ll a parte a lta de ll e te rre di Rito rto dovuta a ll a caduta di un a va langa).
1594+ QUI FU BELA CA MPAGNA.
9. Le zone di stacco di q ueste fra ne sono q uelle d i G li auori in giuoco
Fiorasca e Magnasca vend ut e da ll a co munit à di Le compl esse ope razio ni di tagli o e di traspo rto de l legname fin o all ago e rano
Bignasco a q uella di Cavergno ne l 1409 ed è plau-
sibile che la docume ntazione in me ri to i probabili o rga nizza te da un mercante che mand ava sul posto o pe rai che, con tutta pro ba-
tagli precede nt i sia stata d istrutt a in segui to al bilità, venivano da fu o ri va lle 10.
passaggio di proprie tà. Diffe rente è in vece il caso de i cacciatori, ossia degli addetti a ll a fluitazio ne.
l O. È probabile che i cos tru tt ori de lle so ve nde fos- Questa e ra gente che mo lto spesso ma nte neva de i conti ape rti ne lle oste rie,
se ro de ll a Va l Po ntiro ne o Ble niesi come affer-
ma no le descrizion i de ll 'O tt oce nt o ma non si tro-
dunque più vicin a gli abitanti de lla va lle 11 . G li e le nchi de i no mi di molti ca pi di
va no document i che accert ino il fatto. queste squadre di borra do ri o cacciatori sugge ri scono la lo ro o rigine Lo mbarda
Il. Esistono d ue contratti d i fluit azio ne in Va lle e Loca rn ese, me ntre di sicura proveni e nza Sleni ese si trova un C ima solo a pa r-
Maggia e dall a Va lle d'Osogna (una va ll e late ra le tire dal1 800.
dell a Ri vie ra nell a Va ll e del Ti cino) fin o al Lago D a un a parte questi a rtigia ni doveva no essere a ltame nte specializza ti dato che
Ve rba no sottoscritti da Bignaschesi ne l1 640.
la rea lizzazio ne e gesti o ne de lle strutture di traspo rto via te rra e de ll a fluita-
12. U n cont o è costrui re un pon te o un canale c un
a lt ro è far in modo che il legna me scivo li sopra d i zione, oltre che a un 'indiscutibil e brav ura tecnica , ri chi edeva no a nche una
essi co n rego larità! grossa espe rie nza 12•

221
Come documentano le notizie sulle cause dei decessi 13 i valligiani venivano co-
munque coinvolti nelle diverse operazioni e, per la cacciata che richiedeva una
grossa organizzazione e la partecipazione di molte persone, la mano d'opera in-
digena veniva messa a disposizione dall 'ente che aveva venduto il bosco. D'al-
tra parte gli abitanti dovevano saper usare queste strutture dato che vengono
menzionati nei contratti con il diritto di servirsi delle strade per la mandata di
legna d'uso personale o comunitario quando lo sfruttamento del bosco era con-
cesso per il taglio del solo legname resinoso (larice e abete).
Inoltre, è pure documentato che la popolazione locale partecipava ai lavori di
taglio (o sparo) di blocchi nel fiume, alla marcatura de/legname nel deposito
terminale e prima della messa in acqua , al lavoro di ricupero de/legname, alle
riparazioni dei rastrelli dell e valli laterali , forniva il canape pestato , la corda eri-
parava gli attrezzi.
Questa partecipazione non doveva comunque essere determinante e, anche
quando dei Yalmaggesi compaiono (dopo il1500 e marcata mente dopo il1750)
come organizzatori, garanti locali dei mercanti venuti da fuori o partecipano
con responsabilità alle varie operazioni, la loro attività si fermava allo sbocco
del fiume nel lago.
A questo punto ci si domanda quanto può essere stata influenzata l'emigra-
zione dal fatto che il nostro legname veniva forse accompagnato da gente della
valle sino in Lombardia; oppure quanto l'incontro di operai e mercanti venuti
da fuori può aver incentivato la curiosità di andare altrove a cercare lavoro; o
ancora quanto lavoro quella gente sottraeva alla popolazione locale.
A prima vista può forse risultare azzardato il collegamento tra il taglio dei bo-
schi con la presenza di Valmaggesi in tutta l'Alta Italia fino a Perugia dove, già
nel1493, figurano dimoranti dei maestri cavergnesi e bignaschesi. E comunque
degno di nota il fatto descritto da un anonimo storico che, proprio in quell'anno
e in quella città, si fece strage di ulivi (<-:he era come il castagno da noi) perché
non vi era più altra legna da bruciare ! E lecito immaginare che i due oriundi-
uno mastro carpentaro e l'altro mastro fornaciaro (pertanto professionalmente
coinvolti dalla scarsità di legname)- si sono interessati , in un modo o nell'altro,
dei boschi di casa propria.
Rimane un fatto incontrovertibile che i contatti ci furono, anche molto intensi,
e che l'emigrazione in Italia, da ricca che era nel15QO, declina e termina col di-
minuire e con la fine dello sfruttamento dei boschi . E questo solo un puro caso?
Oppure, è forse avventato collegare la contemporanea e annuale presenza di
una ventina di carbonai bergamaschi in Bavona e la partenza di altrettanti Ca-
vergnesi per l'Australia avvenuta nel1854?

Il taglio dei boschi

La proprietà dei boschi


Come già detto in precedenza il taglio dei boschi ticinesi inizia molto presto. Ma
chi erano i proprietari?
Agli inizi del XIII secolo le nostre regioni stanno politicamente e amministra-
tivamente emancipandosi dal regime feudale 14 e procedono alla parziale pri-
vatizzazione della proprietà (prima di allora quella ~tilizzata per la produzione
agricola era generalmente di proprietà comune). E però difficile ricostruire
quale e quanto potere avessero le comunità locali sui boschi.
Per esempio, in Valle Maggia, i diritti sugli alpi migliori rimasero ancora per
13. Si tratta degli incidenti mortali di lavoro alle molto tempo nelle mani dei Capitanei Locarnesi. Quali erano i diritti che que-
sovende, alle serre, o a causa di va langhe durante sti Signori esercitavano ancora sulle altre proprietà comuni? Quali erano le ef-
le mand ate primaverili .
fettive competenze di una comunità di valle, già formalmente proprietaria del
14. A tale proposi to emble matico è il Patto di
Torre, un 'allea nza militare tra le com unità di va lle bosco, di paterne disporre la vendita, di fissarne il prezzo e le condizioni?
di Blenio e Leve ntina e, ne l conte mpo, la de fini - Dietro queste domande si celano altri problemi: in particolare quello del de-
zione di un nuovo assetto istituzionale che toglie grado ambientale causato dai tagli e quello della sicurezza durante il trasporto
alla loca le famiglia dei To rre i diri tti feudali sull a
va lle a favore de l più lontano Capitolo de l Duomo del legname. Quanti boschi vennero tagliati senza che la gente del posto po-
di Milano. tesse impedirlo?

222
Quanti a quali furono i danni causati dall e fluitazioni organizzate da inesperti ?
Chi ne subì le conseguenze? Sono queste le dom ande che, probabilmente, non
troveranno mai più risposte esauri enti!

La regolamentazione dei tagli


Rimane comunque accertato che, a partire dall350, le comunità locali dispon-
gono di concrete possibilità di intervento. Mentre nella vicina Vall e Verzasca si
proibisce la fluitazione, nell384 Bignasco vende i suoi boschi. Questi due casi
dimostrano l'esistenza di un effettivo potere decisionale da parte delle comu-
nità rurali , ma non chiariscono ancora i rapporti di sudditanza nell a de finizione
dei prezzi e la possibilità di richiedere degli indennizzi in caso di danni.
Premesso che di documenti ne esistono pochi e che, di conseguenza, la pru-
denza è d'obbligo, bisogna arrivare al1500 per avere sentore che le responsa-
bilità sono ormai ben definite e che le comunità locali hanno la competenza e,
dunque anche la forza , di contrattare l'ubicazione e la dimensione dei boschi da
tagliare, le condizioni in cui svolgere le operazioni di taglio, le riserve da man-
tenere, le modalità di trasporto a valle del legname e della sua fluitazione.
Prima di allora, e a dimostrazione della reale potenza dei mercanti di boschi, sta
il fatto che, solo nell529, la Comunità di Valmaggia ottiene dai sindaca tori rap-
presentanti della Dieta di Ba de n 15 il privilegio: " che non sia più la Comunità a
do ver pagare i danni fatte alle barre fluitate dai mercanti ma bensì li delinquenti".
Nel1575 Cavergno chiama in causa il garante (che doveva essere de l posto) del
taglio di un bosco in Val Calnègia per i danni subiti dal tetto dell a cappella di
Pontid e impone allo stesso una multa perché si è fluitato legname fuori dal-
l'orario stabilito. I contratti venivano dunque fatti osservare ancora prima che
le disposizioni in me rito venissero iscritte negli Statuti! L'attuale conoscenza
dei documenti non ci permette di affermare che cento anni prima già vigevano
le stesse condizioni contrattuali e che venivano fatte rispettare, ma ritengo le-
gittimo lasciare ancora aperta la domanda.
Resta il fatto contraddittorio che, mentre gli statuti di Valmaggia dell513 ap-
provati dagli Svizzeri nell526, proibiscono la fluitazione, tre anni dopo si fac-
cia una concessione che presume il persistere di questa pratica.

Le dimensioni, i ritmi e le forme dei tagli


Analizzando i riferimenti contenuti nei documenti in merito ai boschi venduti
si può azzardare l'ipotesi che i tagli si ripetessero ogni cento anni circa per i bo-
schi di resi n oso, mentre il ritmo doveva essere più frequente per quelli frondi -
feri , ossia per quelli che fornivano legname da ardere. Ma il dubbio è ancora
d'obbligo dato che i confini delle aree di taglio, che venivano direttamente mar-
cate sul posto, raramente erano descritti nel contratto di vendita.
Fin verso il1550 il taglio era effettuato nei boschi di resinose: peccio e larice, e
solo successivamente, anche in quelli di faggio e di altre essenze fluit abili dette
di mercanzia o borrelli.
15. La Di eta era l'assemblea de i delegati de i do- Quindi, almeno fino a quella data , il problema della riserva per l'uso locale non
dici Cantoni confederati e l'organo supremo per si poneva dato che il novellame di peccio e di larice non interessava . Lo tro-
le decisioni di inte resse politico comun e. Baden fu viamo invece subito regolamentato con il taglio della mercanzia per un minimo
a lungo sede de ll a Dieta , in particolare durante il
pe riodo del dominio sulle terre ticinesi (1513- di 2 once (circa 5 centimetri) , portato poi a 3, e a 5 once nell750.
1798). Gli alberi erano tagliati a 1,2 metri d'altezza sopra il suolo (2 braza) e le barre
l Sindaca tori e rano gli ispettori, uno per Ca nto ne, tagliate con lunghezze variabili tra i 3 e i 6 metri. Anche la legna da ardere ve-
invi ati annualm ente in Ticino pe r controll are l'a t-
ti vità dei Balivi nei dive rsi bagli aggi, tra questi la niva possibilmente trasportata in tronchi fino al piano.
Vallemaggia. Tra i vari compiti vi era anche que llo Lunghezze superiori, per esempio per le antenne, erano possibili solo se consi-
di giudicare le ve rte nze tra il Balivo e i sudditi . Il derate nella costruzione dell e strade. Il fatto che nella carpenteria del tetto
Balivo, chiamato anche Commissari o, era e le tto a
turno da uno dei dodici Cant oni e restava in carica della chiesa di Cavergno si trovano travi fino a 11 metri di lunghezza spedite da
per il periodo di due anni . Fusio verso ill670 la dice lunga sulle possibilità esistenti .

223
I borradori
Sinora nei documenti non si sono trovate indicazioni sicure sulla provenienza
dei borradori- gli operai che tagliavano il bosco e lo trasportavano a valle-, ma
le riserve contrattuali sulla disponibilità del bosco per il pascolo delle capre e
sull'obbligo di macinare il grano nei mulini della vicinia confermano che do-
vevano essere forestieri (fig. l 0).

L'utiliz zazione locale delle opere per il taglio e il trasporto


Pur vivendo essenzialmente sul posto chi procedeva al taglio dei boschi neces-
sitava di accessi agevoli dal piano. Realizzava quindi piazzali di raccolta e di la-
vorazione del legname e molti di questi interventi servirono successivamente
per migliorare le condizioni di alpeggio.
Inoltre, terminato il taglio del bosco e sgomberato il legname, rimanevano de-
gli spazi aperti che, in seguito, potevano essere utilizzati per il pascolo grazie gli
incendi programmati di mirtilli, di rododendri, di drose e del brago. Chi scrive
ha visto applicare questo stesso sistema ancora a metà del nostro secolo.
Se i vantaggi avuti dai pastori non sono rilevati dai documenti, questi abbon-
dano però di vertenze sorte a causa del pascolo delle capre dei borradori, dei
danni fatti alle pasture dimostrando una malcelata difficoltà di convivenza.

Le altre utilizzazioni commerciali del bosco


Nel contesto del taglio dei boschi trovavano posto molte altre utilizzazioni se-
FiguralO condarie, ma non meno importanti, che risultano solo cercando nei verbali
In questo ex voto settecentesco che si trova
nell'Oratorio della Rovana di Ce vio sono delle decisioni comunitarie, nelle registrazioni degli incassi, negli ordini comu-
rappresentati due borradori probabilmente nali e nella lettura di contratti.
usciti salvi da una caduta nel fiume durante Solo alcuni esempi: Dopo il1700, l'autorizzazione ai cavadori o terebentinari di
un 'operazione di fluitazione de/legname. estrarre la resina per un determinato numero di anni o per un certo numero di
(Es tratto da/libro di Raffaello Ceschi, cavate; la vendita di un numero limitato di larici, scelti in luoghi soleggiati (Ma-
Ottocento ticinese, Locarno 1986).
gnasca e Formazzdd in Bavona), ai dovatti lombardi per la fabbricazione di da-
ghe per le botti; l 'impedimento di trasportare legna in determinate zone perché
crescono essenze particolarmente pregia te per la fabbricazione di cerchi, di fa-
scere o altro; l'iscrizione nei contratti di taglio del posto e del numero di piante
da lasciare come riserva per le costruzioni pubbliche e alpestri e, fuori dai con-
fini del bosco, di quelle disponibili per la costruzione o l'appoggio delle so-
vende.

Figura 11
l mbuto e sctriis6m.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficamente dall'ufficio AERT).

224
Tralascio, pe rché con osciutissimo, lo sfrutta me nto co n le carbonère per o tte-
nere combustibile e che permettevano l' impiego del legna me minuto come la
ramaglia (detta brando la) diffi ci lmente trasportabile a valle.

La mandata

! termini delle operazioni di mandata e alcune questioni aperte


Con il termine di mandata si inte ndono tutte quelle ope razioni che permettono
il trasferimento dell a legna (borre o borrelli ) dal bosco al pian o. Per il traspo rto
dell a legna da arde re, o mercanzia, si usavano invece i termini di voltare o di but-
tare che indica no l'operazione di buttare giù la legna lungo un pendio, da un a
valletta o da uno strapi ombo fino ad un posto di racco lta al piano. Questa ope-
razione era ovviamente escl usa per le borre.
Col termine di strada si identifica il complesso degli scivoli che permetteva l' in -
vio senza interruzione di un pezzo di legno dal bosco fino un punto di raccolta
posto vicino al fiume da dove veniva rispedito con la fluitazio ne.
Questo scivolo era composto da tra tti di canale scavati in trincea nel te rreno,
de tti sctriisoi o sglit6i, da tratti in superficie chiusi in basso con imbuti costituiti
con il travame (tricioo) e che immettevano direttamente il legna me in uno sc-
triisom o in una sovenda .
Lo sctriisom sfruttava essenzialmente il te rreno con la combin azio ne di scavo,
muracche e sponde di legno per la formazione di un canale di contenime nto più
o meno marca to a dipe nde nza dell 'a nd ame nto del tracciato. Ca mbia me nti di
pendenza, di direzione o agevolazioni per migliorare lo scorrime nto del le-
gname venivano rea lizza ti con la posa di travi di fiancata o sul fo ndo dell o sci-
volo (fig. 11) .
La sovenda era il can ale artifi ciale costituito di tre o qu attro tronchi posti sul
fondo, di due o qua ttro tronchi per formare le fiancate, sostenuto da ponteggi
infissi nel terreno o appoggiati su incastri nella roccia oppure sugli alberi per
pe rme ttere il supera mento delle va ll ette o di speroni rocciosi (fig. 12) .
Sulla costruzione delle sovende il Lavizzari - senz'altro il più attento osserva-
tore del suo tempo - descrive la sovenda che scende da Ca mbl eo a Peccia:
"composta di prodigioso numero di tronchi fra loro uniti in modo da formare
un sentiero largo poco più d ' un me tro, e sorre tta con intreccio d 'altre tta nti
tronchi infitti nelle rocce e magistralme nte disposti a re ndere solid o il veicolo
dall'enorme peso del legno destinato a sdrucciolarvi sopra. Queste strade so-

Figura 12
Il cambio di direzione della so venda
era realizzato con uno scivolo a ventaglio.
In quel punto la sovenda era priva della
spalla posta a valle e La testa della borra
veniva spinta in moda da cadere nel canale
basso da dove ripartiva nella direzione
opposta.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficamente dall'ufficio A ERT).

-------- / .
·' ~~- ·

225
gliono essere uniformemente e dolcemente inclinate, ma con tal misura che il
legname si muove con determinata celerità nei giorni asciutti e non eccessiva
né piovosi " 16 •
Più avanti egli scrive di 30'000 tronchi visti vicino a Peccia 17 e, dopo aver fatto
cenno ai Pontironesi, aggiunge che: "durante l'inverno poi altre simili strade si
allestiscono, ma più lievemente inclinate; si coprono di terra, su cui colla neve
e coll'acqua, che vi si spande ad arte, viene a formarsi uno strato di ghiaccio le-
vigato, sul quale il legname scivola velocemente da un capo all'altro di lunghis-
sime valli". Il Lavizzari ci rivela quindi le peculiarità delle sovende invernali
~he venivano realizzate dove la fluitazione era impossibile e i dislivelli limitati.
E questa una annotazione tutt'altro che secondaria per la lettura dei resti di
quei capolavori di artigianato preindustriale.
Per mantenere regolare la velocità di scorrimento del legname- che era impor-
tante per evitare gli accumuli lungo il tracciato- il complesso delle strade era ada t-
tato con maestria alla natura del fondo di scorrimento: di legno in caso di minore
pendenza e direttamente sul terreno dove essa era maggiore, nonché al fatto di
usare la strada in tempo asciutto o piovoso come rilevato dallo stesso Lavizzari.
A questo punto sorge spontanea la domanda di come veniva gestita la velocità
di trasporto quanto il legno o il terreno erano gelati? Una strada costruita per il
trasporto nella stagione estiva non poteva assolutamente essere impiegata du-
rante il gelo. Per rendersene conto basta provare a trafficare con della legna co-
perta soltanto di brina per vederla schizzare nelle direzioni più imprevedibili.
16. Luigi Lavizzari , Escursioni nel Cantone Tici-
no, Lugano 1863, pagg 433-434.
Le strade estive
17. Trentamila tronchi corrispondono ad almeno
30 cacciate. Ecco un 'altra testimonianza del de- Le strade estive erano pertanto un composto eterogeneo di scivoli più o meno
posito a lato del fiume, allo sbocco della sovenda . preparati che sfruttavano la morfologia del terreno con accorgimenti a noi

Figura 13
Ricostru zione ipotetica di una
so venda in vernale con gli sglitoi posati
sulle valanghe.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficamente dall'ufficio AERT).

226
Figura 14
Ricostru zione iporerica di una sovenda R EGOLAZ IO E SOVENDA
sospesa in parren za da uno sbarram ento,
sia quesro una rosta, un rastrello o una
'' ....
'1·
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--
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serra, oppure per l'immissione di legname
da un deposito.
(Disegno dell 'au rore rielaboraro
graficam ente dall 'ufficio A E RT).

poco accessibili. D ove lo spazio e ra rido tto potevano scendere a zigzag, attra -
ve rsare un a va lle, scende re a pe rpendicolo da un pendio e ca mbiare netta-
me nte direzione per raggiungere il punto d'incontro con un 'altra strada .
Fatte ques te premesse, stab ilire oggi da dove passava una strada è probl ema-
tico non solo perché i segni degli sctriisoi che co llegavano i dive rsi tra tti di so-
venda sono poco leggibili in qua nto riempiti di pietrame o coperti dalla ste rpa-
glia, ma anche perché di segni di sovende ne restano pochi e limitati ai soli in-
castri scava ti a sca lpell o sui macigni o nell e rocce e reperibili solo con buona
18. Due esempi dalla Val Bavona: Con la nos tra fortuna nei posti più imprevedibili 18 •
logica si può imm aginare che la so venda che scen-
deva da ll 'important e bosco di Cazza no raggi un -
gesse Pon tid c poi, da l Caviirgh , scendesse ve rso L e strade invernali
Dreone e Sabbione. In que lla zo na chi scrive ha Le strade invernali (Jig. 13) so no a ncora più difficili da individuare e da descri-
cercato a più riprese de i segni , ma senza successo.
Più ta rdi ho trovato questa sovenda docume nt ata vere a nche quando se ne conosce l'esistenza perché i segni rim asti sono limitati
su lla strada che da Powid scende a Forog/io dove ai tratti in sovenda. ln fa tti , essendo usa te in inve rno esse sfruttava no scivoli po-
il legna me era poi messo in acqu a poco a valle del sti sull a neve e le va la nghe e, di consegue nza, non lasciava no tracce 19 •
ponte. Oggi è inutil e chiedersi il perch é di qu e lla
so luzione. Forse que ll a scelt a era stata fatta per un Queste strade partivano da un piccolo sbarra me nto che pe rme tteva l'immis-
problema di accesso, più facile da Foroglio. op- sio ne dell 'acq ua ne lla sovenda e si può supporre che questo accorgime nto ri-
pure per motivi di pe nde nza, o di sicurezza. o spondeva a più funzioni , ossia pe rmetteva:
forse doveva se rvire anche le loca lità di Calnègia.
di Auènn e di Nassa. la fornitura ca librata d 'acqu a pe r far gelare la sovenda;
Verso il 1850, quando venne tagli ato il bosco di di infilare il legname nell a stessa (l 'acqua ve ni va poi subito sca rica ta dal
Foioi posto sul fi anco sini stro della Bavo na. ne l fondo) ;
cont ratto e ra speci fica to che tutt o il legname do-
vesse scendere verso la Rovèra di San Carlo. Pe r l 'eventuale trasporto del legname in un tratto di canale fatto con assi (fig. 14).
capire che cosa compo rtasse un a prescrizione del
ge ne re bi sogna me tt e rsi ne i pressi dell'Oratorio Sommariamente - e per quanto è stato sinora ril evato - si può afferm are che le
di Ga nn arient e e gua rdare le rocce poste sull'a l-
tro versante. Lascio a chi si int eressa della fac- sovende estive nelle tratte diritte non superavano la pe nde nza del25 % mentre
cend a di stabi li re dove poteva passare una so- gli sctriisoi non e ra no rea lizzati con pe ndenze infe riori al 50% se non con la pre-
venda in que l lu ogo impervio. Eppure sul posto i parazione di un fon do di legname posto trasversa lme nte in modo da facilitare
segn i degli incastri sono sta ti trovati e q uegli stra-
piombi furono d unque attraversa ti da una srrada lo scorrimento. Il tutto doveva inoltre essere adegua to all a qualità e all a lun -
che sce ndeva da destra verso sinistra fin sott o San ghezza del legname da trasportare: dalle rego la ri barre di resin oso alla legna da
Ca rlo. ardere molto più nodosa.
19. Un so lo esempio. Per anni chi scrive ha cerca to Pe r lesovende invern ali in vece la pende nza minima richi esta non doveva essere
invano i segni della srrada inverna le che avrebbe
permesso il trasporto sino a Ghieiba . in fondo a lla inferi ore a112 %.
Va lle di Peccia. de l legname dci boschi a monte di Accanto alle grandi strade costruite a scopo comme rciale esisteva tutta un a se-
Lagared. Due anni o r so no un pescatore che tra- ri e di piccoli sctrii.soi, tricioo e sglitoi che permetteva no lo sfruttamento nor-
scorre le vaca nze sul posto affasci nato da i rac-
conti sulle serre, le srrade e le sovende mi ha tra- malmente inve rn ale dei boschi di casa riserva ti per bisogni domestici , la co-
smesso un a bell a documentazion e sull e tracce struzione e la ma nute nzione degli stabili.
de lla sovenda . ev ide nte mente invernale. che dal C'erano poi le so vende o gli scivoli di fluitazione, cioè quegli impia nti costruiti
Corre della Bolla. quindi mo lto più a monte di
quanto mi aspe tt assi. permetteva di supe rare le per supe rare cascate e rapide che nulla ha nn o a che vedere con le ma nda te su
forre ed i pianori posti più in basso. terra fer ma.

227
Figura 15
Ricostru zione ipotetica di una
mandata con le diverse strutture necessarie
per formare una strada ininterrotta
tra le aree del taglio del bosco e quelle
di deposito de/legname sotto una serra
in modo da essere successivamente
fluitato:
A Sctriisoi, triciod, sglitoi.
B Sovende.
C Depositi di legname.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficam ente dall'uffic io A ERT).

228
L 'operazione della mandata
Il lavoro della mandata (fig. 15) è stato descritto da dive rsi autori come un la -
voro inve rnal e e, legge ndo le loro relazioni , sembra quasi che le sovende ve-
nissero collegate e sigillate con il gelo. Oggi possiamo invece affe rmare che,
nella nostra regione, i docum enti parlano soprattutto di manda te primaverili ,
estive, autunnali e, solo rarame nte, di mandate inve rnali.
La mandata inve rnale di una certa importanza era sicuramente un 'eccezion e,
rise rvata a località particolari o limitata allo sfruttamento delle valanghe che
trasformavano gli avvallamenti impe rvi in scivoli regolari . Condizioni morfo-
logiche e climatiche a parte si trattava inoltre di un lavoro la cui pericolosità è
dimostrata da tutta una serie di incide nti mortali.
Appare dunque sensato affermare che il lavoro della mandata e ra effettuato
quando, per motivi dive rsi , il taglio del bosco veniva interrotto. Tra i probabili
motivi di questa inte rruzione si possono individuare la fine della stagione, il
gelo improvviso (le piante gelate cadendo si rompono) , la conclusione dei tagli
del bosco disponibile come da contratto e, non è da escludere, il termine de ll a
lun a calante quando il taglio era effettuato pe r ottenere legname d 'opera.
Tutta la legna giunta infine a valle veniva accatastata in un posto ritenuto sicuro
dalle piene e pronta per essere messa in acqua con assoluta regolarità e dopo la
marca tura 20 .
Considerato ch e un nuovo taglio del bosco avveniva so lo dopo circa cento a nni ,
è da supporre che il legname usato pe r la costruzione della sovenda venisse ri-
cuperata dopo l' ultima mandata . Restavano sul posto i tra tti che poteva no in-
te ressa re altre zone di taglio. A tal proposito il Lavizza ri afferma ch e: "queste
strade pensili , se trattasi del taglio di grandi selve, si conservano talora pe r de-
gli anni ". In ogni caso restavano gli sctrii.soi che pure richi edevano un lavoro
preparatorio e degli spiazzi come quello descritto in nota.
A chi restavano ques te strutture? Sino ad ora non è ancora stato trovato un con-
tratto che trattasse questo aspetto ed è pe rtanto probabile che il loro uso veniva
liquidato dire ttame nte tra i me rcanti dei boschi.

La cacciata o fluitazione del legname

È probabile che le prime fluitazioni siano state eseguite con poco criterio e con
noncuranza.
Ma a questo proposito va subito ril eva to che nessuno sarebbe tanto stupido da
mette re in acqua sporca legname che va poi lavorato! Sarebbe come butta re la
merce! Quindi, tanto per cominciare, si deve una buona volta sbarazza re dal ta -
20. Di questi spazi di raccolt a c di immissione. pra- volo l'assurda dice ria che le serre venivano " fatte sa ltare", che si poteva tra -
tica me nte tutti ca ncell a ti da lle pie ne. esisteva an- sportare il legname come in una valanga o impi ega re il fiume in pie na , dunque
co ra que llo posto a va ll e della serra di Fiiimina
sott o Cimalmouo , ultim ame nte distrutt o a causa con l'acqua sporca. Si tratta in vero di falsi storici!
de i lavori de ll a ga ll eria di dev iazione de ll a Ro- In rea ltà , dopo il trasporto dal bosco al piano, il legname veniva pre parato pe r
vana . Si tratt a di uno spiazzo piano di 6,5x20,0 me- la fluitazion e ai margini del fium e, in depositi ordinati rite nuti sicuri dalle pie ne,
tri , forma to da un te rrapieno sostenut o co n un a
mura tura di circa 2 me tri di altezza posta a 5 me tri pe r poi essere immesso con regolarità ne llo stesso. Se il deposito veniva smosso
sopra il live ll o normal e de l fium e. più un secondo senza controllo, il fatto e ra dovuto ali 'imprev isto rialzo dell'acqua in occasione
prolunga me nto verso valle, di 3,5x l0 metri e po- di pie ne eccezionali e il primo a subire i danni e ra il proprietario stesso che per-
sto 40 centime tri più in basso. Volume trica mente
il manufatto è costituito di 50 me tri cubi di mura - deva la merce! Infatti, il legname messo in acqua senza marchio poteva essere
tura e di 200 metri cubi di ri empime nto. Sulla roc- ripesca to da tutti e riconosciuto di loro propri età .
cia de l ve rsa nt e opposto, in corrisponde nza del
raccordo tra i due piani. esistono cinque incastri
posti in verticale che fanno supporre !"appoggio di Le procedure .forma/i e la preparazione della .fluitazion e
un a struttura di ch iusura dell 'a lveo e l'esiste nza di L'operazione della fluitazion e era de tta la casciada o condotta e consisteva ne l
un cana le di immissio ne de l legname ne l fium e. me tte re il legname in un torre nte per poi spedirlo nel fium e principale e, suc-
Te ntando un 'ipotesi sull 'utilizzazione possibile
del terrapie no, il piazza le grande con il legname cessivamente, nel lago.
acca tasta to sin o a 3 metri d 'alt ezza pot eva acco- La fluitazion e si limitava essenzialme nte al trasporto del legname leggero, che
gli ere 400 me tri cubi di una o (pensando a ll a Ro- poteva ga lleggiare, come il larice, l'abete, il faggio, la be tulla , e tale motivo ral-
vana) due cacciate. Il piazzale piccol o poteva in-
vece se rvire per la ma rcatura del legname prima lentò pe r diversi secoli l 'esportazione del rovere e del castagno - ancorché ne-
de ll a messa in acq ua. cessari per il vivere - e ha risparmiato il noce.

229
Più tardi anche queste essenze furono fa tte flui tare con costose operazioni di
ricupero e di asciugatura o trasformate in moggi di carbone.
E ra un lavoro molto impegnativo, fa tto eseguire dai mercanti di boschi con
l'impiego dei cacciatori oppure conduttori, che richiedeva tutta un a serie di
operazioni amministra tive preparatori e ed un a grossa organizzazione esecu-
tiva.
D al punto di vista amministrativo era necessari o:
- solleci tare anzitutto l'a utorizzazione dei dodi ci Cantoni Con federati per il
taglio e la conseguente cacciata;
- richi edere la confe rma del marchio di marca tura da pa rte della Comunità di
Valle Maggia ;
- ottenere l'autorizzazione di tutti i Comun i interessati dal passaggio dell a
cacciata dopo aver allestito tutte le perizie necessarie, Comune per Comune,
con le stim e dei te rreni , delle opere pubbliche e di quell e priva te dann eggia-
bili con la cacciata;
- incaricare un a persona de ll a zona come garante (detto ref erendario) e, dal
1597, deposita re un a ca uzione presso la Comunità di Va ll e Maggia per la co-
pe rtura di eve ntu ali danni.
Per la preparazione dell a cacciata era necessari o procedere all 'esecuzione o al
ripristin o:
- dell 'impia nto di immissione del legname nel fiume;
- de ll e opere di rego lazione del corso del riale o del fiume con la fo rmazione
di restringime nti , detti carelli, o l'elimin azione, con sparo o taglio, dei bloc-
chi depositati nell 'alveo che potevano ostacolare la fluit azione;
- delle sovende o scivoli per superare le cascate e le rapide se la fluit azione in-
teressava le ba rre;
- dei rastrelli e roste per deviare o arrestare il legname;
- dei passaggi a cava llo dell e captazioni per servire i mulini e le rogge;
- dell e protezio ni dell e pile dei ponti e delle rive deboli ;
- dell a serra che costituiva un a riserva d'acqua sufficie nte per garanti re la con-
tinui tà dell'ope razione anche in tempo di magra.

Le procedure m ateriali
La cacciata ve niva poi effettuata nel rispe tto di un a se rie di cond izioni poco o
affa tto note:
- A nzitutto la marcatura di tutto il legname da imme ttere nel fium e. Questo
lavoro veniva fa tto da un gruppo di due, qua ttro o più persone che, con ascia
o falce, incideva sul legname il marchio che il merca nte aveva otte nuto dalla
Comunità di Valm aggia.
- Per legge il ma rchio doveva essere composto da un min imo di due segni a un
massimo di sei e, pe r praticità, composto da se mpli ci tacche, da croci o da in -
tagli a fo rm a d i V (I, X, V) che permettevano la ma rca tura stando sui due lati
del tronco.
- La marca tura del legname poteva essere fatta solo nel deposito terminale,
ossia prima de ll a sua immissione in acqu a, e ciò pe r due motivi: il marchio ve-
niva concesso so lo con il consenso dell a fluitazione e, se inciso prim a, si sa-
re bbe cancell ato durante la mandata; incide rlo dopo non era possi bile per-
ché ai cacciatori era proibito l'accesso al fium e con ute nsili per il taglio.
- L'immissione del legname era permessa solo in acqua dolce, vale a di re mai
nel corso di una pie na ma solo nell a fase fin ale dell a stessa.
- L'immissione massim a era di l '000 ba rre o di 10'000 borrelli per cacciata (i l
che equ ivale a circa 350-400 metri cubi di legname).
- La sorvegli anza del legname doveva essere ga rantita lungo tutto il percorso
come pure il rispetto degli orari di fluitazione pattuiti con i comuni che, in
punti obbligati , delegavano dei controll ori per la riscossione delle tasse.
- Le manovre a usiliarie e coordin ate alle serre, poste molte volte a qualch e
chilome tro più a monte, per disporre al mome nto opportuno dei quantitativi
d'acqua necessa ri per il ga lleggiame nto (i n particolare per quello delle
barre) du ra nte i periodi di magra.

230
La data prevista per la conclusione delle cacciate (che, tempo permettendo,
erano ripetute giornalmente per dei mesi) doveva essere pubblicata presso
tutti i comuni interessati con un certo anticipo. A quella data iniziava per i cac-
ciatori il lavoro di ricupero della coda che consisteva nella raccolta del legname
rimasto sulle rive o insabbiato. Dopo tre mesi da quella data il marchio perdeva
ogni diritto e tutti i vicini potevano raccogliere, senza il pericolo di essere pu-
niti, la legna che trovava. In questo periodo veniva pure esperito l'inventario
dei danni fatti e dovevano essere liquidate tutte le pendenze in merito.
Quanto descritto sopra permette di farsi un 'idea generale della complessità
dell 'operazione e spiega anche il motivo per cui, col passare dei secoli, si siano
formate delle associazioni di famiglie (Rusca, Orelli, Rossalini , Branca; più
tardi anche i Valmaggesi Balli, Del Ponte, Patocchi, Piezzi) che esercitavano
una specie di monopolio su tutto il traffico del legname fino allago.
I mercanti di boschi assumevano le squadre di borradori e dei cacciatori sotto
la direzione di un capo noto a tutti. Queste persone dall'indiscussa serietà e ca-
pacità professionale mantenevano i rapporti con le autorità e la gente del po-
sto. I loro compiti erano talmente importanti che tutti i documenti (anche quelli
più banali come il conto all 'osteria, la fornitura del pane, la riparazione degli at-
trezzi) venivano intestati con il nome del capo squadra 2 1• Raramente, invece, fi-
gurava il nome del mercante.

La regolamentaz ion e delle cacciate


Sino ad oggi non si sono trovati documenti del XV secolo che attestino l'esi-
stenza di una regolamentazione pubblica delle cacciate ma , a partire dal1500,
le modalità di taglio del bosco, la costruzione delle strade, i modi di esecuzione
e le responsabilità per i danni causati dalla fluitazione vengono stabiliti almeno
contrattualmente.
Mentre, per quanto riguarda il taglio di un bosco, la concessione di una licenza
da parte della Dieta di Baden era già prevista ne11571 ed è documentata a par-
tire dal1581 , è solo nel1597 che il Commissario urano Ulrich Dtirler codifica e
fa inserire negli Statuti della Valle Maggio i termini essenziali che regolano le re-
sponsabilità civili della fluitazione, il deposito della cauzione per i danni , non-
ché il rilascio della relativa concessione anche da parte dei Comuni interessati.
Il riferimento agli Ordini del Turler (il qual e, tra l'altro, è uno dei pochi Com-
missari citati negli atti con il titolo " di grata memoria") sarà poi mantenuto fin
dopo il1800 (fig. 16).
Analizzando il contenuto di queste prescrizioni- e partendo dall 'ipotesi che le
stesse sono state emanate come conseguenza delle pessime esperienze fatte nel
corso dei secoli precedenti- si deve dedurre che, prima di esse, il sistema era
molto labile e grandi dovevano essere i danni causati dalle prime fluitazioni .
Circa l'applicazione delle prescrizioni - e premesso che risalendo a prima del
1550 i documenti si diradano - vanno pure rilevati alcuni aspetti che lasciano
adito a diverse supposizioni:
- Se già nel1374 in Verzasca viene sancita la proibizione di principio della flui-
tazione si deve supporre che le concessioni successive saranno state autoriz-
zate con riserve precise già prima del1550.
- All 'art. 48 del Libro V gli Statuti di Valmaggia prescrivono: "Che nisuno pro-
sumi tagliar, ne far tagliar alcune barre, ne menarli , ò farli menar per il fiume
di Valmaggia né per tutto il suo distretto sotto pena di perdere dette barre e
caduno ne possa pigliar". Dato che è solo a partire dal1529 che ai comuni
Valmaggesi è riconosciuto il diritto di non pagare i danni fatti alle barre dai
"delinquenti ", è da presumere che la fluitazione non fu mai sospesa e, ana-
21. Per fare un ese mpio dell 'importanza di questi
capi squadra basti dire che, nel 1830, i crediti a logamente alla Verzasca, la proibizione esistesse solo per principio e per ga-
loro concessi potevano supe ra re le migli aia di lire rantire il diritto di porre le dovute condizioni.
(lire te rzole, milanesi o ca ntonali) quando i conti È dunque legittimo supporre che, subito dopo le prime fluitazioni disastrate, si
privati difficilment e sorpassavano l'ammontare
di trent a lire e la giornat a di lavoro di un operaio siano presi quei provvedimenti per evitare- o quanto meno mitigare - il ripe-
valeva due lire. tersi di simili avvenimenti e a dimostrarlo mancano solo i documenti.

231
Figura 16
Una pagina degli Ordini del Commissario
urano Turler (1597) . Si legge tra l'altro:
/tem; si ordina che qualsiasi persona, della
va lle o forestiera, che abbia del legname
di qualsiasi tipo sui gabio nel greto della
Maggia è tenuta ad allontanarlo entro
il termine di tre mesi (dalla scadenza della
mandata).
Scaduto tale termine tutti p ossono
raccogliere la legna sen za incorrere nella
pena da parte del referendario (delegato
della Comunità per le questioni giuridiche
e le controversie nell'ambito delle
fluitazioni) e d'altri.
/tem; qualora, in futuro, un mercante esegue
un taglio, una mandata o condotta di borre,
qualora sia garantita la sicurezza contri
i danni gli deve concedere l'autorizzaz ione
di transito a condiz ione ch e, dopo
la mandata, egli abbia tempo tre m esi
per recuperare il legname rimasto e pulire
il greto. Trascorso questo termine nessuno
potrà vantare diritti sul detto legname.

Il problema della proibizione della fluita zione e delle sua motivazioni


Se si deve credere alla specifica trovata in un documeto del1574 che le barre
messe in acqua a Foroglio dovevano arrivare la sera stessa al Lago di Locarno,
non possiamo fare altro che immaginare un fiume regolato come un canale ar-
tificiale dove il legname galleggiava senza intralci di sorta, come su una strada,
e la cosa dovette funzionare per dei secoli.
Per quanto riguarda le alluvioni basta dare un'occhiata ai molteplici scritti in
merito per rendersi conto che ci sono sempre state, anche quelle eccezionali che
distruggevano tutti gli impianti posti negli alvei o ubicati nelle loro vicinanze.
Ma come oggi rimettiamo subito in sesto le strade, allora si risistemava in poco
tempo il fiume 22 _
22. Nel l570 la Maggia e, in particolare, la Laviz-
In questo contesto - per quanto traspare dai documenti e come confermano an-
za ra sono travo lte da ll a piena de l fium e che di- che le reazioni locali al tempo della proibizione (si disse che era una legge "scel-
strugge i ponti di pietra di Ca mbleo, di Prato e più lera ta" che " rubava il pane di bocca")- non si può fare altro che dedurre una
di cento dimore, sta lle, mulini e peste. E ppure, situazione di continuità e di grande stabilità e, ancora una volta, dubitare seria-
so lo tre anni dopo si fluitano da Foroglio i boschi
di Ca ln eggia.ll fiume è quindi sta to sistemato in mente di quanto si è sempre scritto e detto sulla fluitazione, in particolare di
poco tempo. scagionarla dalla gran parte delle accuse mossegli.

232

I motivi della proibizione sono diversi da quelli generalmente ammessi e so no
da individuare, oltre al contesto della giusta battaglia politica contro l'indiscri-
minato sfruttamento dei boschi , anche nel meno leggittimo intento di rompere
AVVISO. il monopolio stabilito dai mercanti da parte dei nuovi arrivati alle leve del po-
LA CANCE LLEIII A DI STATO tere.
Infatti la L egge sul taglio dei boschi e della condotta dei legnami per acqua , ema-
P revienc i l PubLiico che il Consi~lio di Stato nata dal Cantone il15 giugno 1837, impone giuste e importanti limitazioni alta-
co n dCLa-c ln N .•lj :.tltO't t.lcl :0 coa..-c ntc mese ha
::tccO I"tlalc• ••Ila d itta G iaco mo Del P oute e Com- glio dei boschi (dei quali dopo il1800 si fece gran scempio) ma riprende e lascia
pag ni, il (>et·mcssn di t.•·•u•silo s ul fium e MaJ!J;ia
di un a co nd ulla Ji hon'C c Lu l'l'e llì pi'O\'c uicnli inaltera te le condizioni della fluita zione (fig. 17). Così anch e le proposte fatte
dai ' " ' -~d, i di Fn -.io.
Le hon -e 3\' i' flllll O la lll;'lrca dì due C I"OC Ì c C'Ì il f JU C, dal Consiglio di Stato nel1840, e tendenti ad inasprire le restrizioni sul taglio
cd i ho n ctt i di q un ti .-o cinqnP Jinq.;t' nti.
D ella CO II I'Cl'" i o n c è vinc(olala :tll' csa llCJ ade mpi -
dei boschi , non ne fa nno cenno.
m euto delle disci pl ine p•-escrilte c.lallc vcgli O'l uli
l eg~ i sul t. ·ansito dci k~ nami .
È solo dopo il1850 che iniziano i grossi dibattiti in parlamento sull 'a rgomento
Lulìano, 7 .~.: lt c mlwc 1 8~6. per poi giungere alla proibizione definitiva della fluitazione con l'applicazion e
LA CA"'CELLERIA !H STATO. della legge federale del1876.
Di sicuro c'é il fatto che per 500 anni il fiume è stato considerato come una
Figura 17 strada di grande importanza dove, dopo ogni piena, si interveniva per ripristi-
Un avviso pubblico de/1 849 con il quale narne le opere di regolazione. Da quando il fium e ha perso questa sua fun zione
lo Stato della Repubblica e Cantone Ticino è iniziato lo sfacelo d el fondovall e; e questo è un dato inconfuta bile.
concede alla Ditta Rusca il perm esso I danni delle disastrose alluvioni avvenute tra il1830 e il1890 - ma di piene ec-
di fa r transitare (f/uitare) sul fi ume Maggia
legname proveniente da Menzonio. cezionali ce ne furono anch e prima- vennero in pratica addossati tutti all 'ese r-
cizio della fluitazione. Ma quelli avvenuti dopo a chi li dobbi amo addebitare?

Le strutture della fluitazione

I carei (carrelli)
Le opere di regolazione del fium e consistevano esse nzialmente nei carrelli (fig.
18) che era no degli sbarramenti trasversali per dirigere il fiume in passaggi ob-
bliga ti , sistemati in base alla morfologia , all 'esperienza e alle necessit à di pre-
lievo dell 'acqua per le rogge di irrigazione e per gli impianti idraulici.
Il principio della loro costruzione era molto semplice. Nel luogo presce lto, e
partendo da appoggi sicuri, sulle due sponde del fium e si formava uno sbarra-
mento trasversa le fatto di pietrame grosso o in terrapieno -eventualmente mu -
rato a monte con pietre posa te a coltello - lasciando libero l'alveo per una lar-
ghezza che permetteva il deflusso di un a grossa piena. Per la Maggia si può
quantificare questa esigenza in una cinquantina di metri. Questo ampio pas-
saggio veniva a sua volta chiuso, ma solo con material e preleva to nell 'alveo,

Figura 18
Ricostru zione ipotetica di due carei
successivi.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficamente dall'ufficio A ERT).

233
Figura 19
Ricostruzione ipotetica della 'serra '
costruita in località 'Ponti/' (Campo la
Torba, Comune di Fusio ). Contrariamente
a quanto creduto finora la 'serra ' non
veniva 'falla saltare' trascinando il legname
a valle. In vece, i/ legname veniva depositato
dapprima sulle rive de/lago artificiale, poi
veniva fatto scivolare lungo la 'so venda '
posta sulla sinistra del disegno e depositato
a valle della 'serra ' in auesa di fa rlo fluitare
una volta immessa acqua a sufficienza
ne/torrente tramite l'apertura a scaglioni
delle porte:
A Serra.
8 Tropp o pieno.
C Porte di scarico.
D Strama z zo a forma di V posto
sulla corona dello sbarramento
per l'immissione nella so venda.
E So venda e scivolo.
F Depositi.
G Aste di ballutura.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficam ente dall'ufficio A ERT).

234
prolungando verso il fium e le due testate dello sba rramento fin o a obbliga re il
deflu sso del fium e a un 'altezza d 'acqua medi a di circa 40 centime tri o di quanto
era necessa rio pe r il ga lleggiame nto del legna me. ln caso di magra bastava ag-
giungere altro ma te ri ale all a chiusura.
A l sopraggiungere di una pie na il li vello del fium e si alzava, la velocità dell'ac-
qua a ume ntava e ne conseguiva l'asportazione del mate riale delle due testa te
de boli del carrello . Più fo rti e rano le pie ne normali e più larga e ra l' ape rtura. In
pra tica si stabiliva un equilibri o tra corre nte, asportabilità del mate ri ale e la di -
me nsione del passaggio. D e termin ante pe r il fun zioname nto del sistema era
l'impi ego del ma teri ale che il fium e aveva già convogli a to nell 'alveo. Ma teri ale
più grosso avre bbe infa tti richiesto una maggiore velocità di corre nte che, a sua
volta, avrebbe scavato in profo ndità rompe ndo l'equilibrio dell 'alveo.
Nel conte mpo, tra i carrelli, il fiume in pie na fo rmava delle !anche nelle quali si
de positava una melma mo lto grassa che vegetava subito. Queste aree veni va no
poi sfruttate come pascolo o come coltivo 23 .
Finita la pie na la chiusura ve niva subito ripristin ata. Questi passaggi obbliga ti
messi in posizione e a dista nze dettate dall 'espe rie nza perme tteva no il mante-
nime nto di un ca nale di corrente regolare lungo tutto il pe rcorso del fium e.

La serra
D opo i carrelli , le op ere di maggiore rili evo rea lizza te pe r ga rantire la regola-
rità dell a fluit azione e ra no sicura mente le serre di cui a ncora oggi si ritrova no
dei resti più o me no impone nti in fondo a quasi tutte le va lli principali e late rali
della Va lm aggia24 (fig. 19).
Esiste in oltre un second o tipo di serra più modesto che probabilme nte non
aveva lo scopo di alimentare il deflusso ma di contenere l' acqu a per raggiun-
gere un live ll o utile di immiss ione di legname in un a so venda di tipo invern ale
o estivo. Il moti vo di queste strutture mino ri trova giustificazione solo nell a
morfo logia dell a valle che obbligava la discesa al pi ano tramite delle so vende o
che impediva la flui tazione a ca usa dell e prese nza di gole stre tte e tortuose. Ma
a nche in questo caso, come pe r le strade e le sovende descritte nei capitoli pre-
cede nti , no n si po tra nn o più formula re ipotesi sicure.
To rn ando alle serre più conosciute, si deve anzitutto ribadire che la loro imma-
gine come ca usa di inond azioni e di di sastri pe rché si sa re bbe ro " fa tte sa ltare"
è da consid erare un fa lso storico. La funzione di questi manu fa tti è stata tal-
me nte sna tura ta che solo il rili evo di ciò che rimane, la le ttura delle rare descri-
zioni tecniche dispo nibili , l'analisi dei dati pe rm ettono un a descrizione credi -
bile dell a struttura e de ll a gestione di una serra.
Per quanto ri guarda la costru z ione delle serre, vista la loro mo le, il mate ri ale im -
piegato (normalme nte pie trame di cava o ricava to dall 'alveo) , la struttura in -
te rna in legno per il fissaggio delle porte di scari co e del rivestim e nto di imper-
meabilizzazione posto a monte (del quale è rimasto solo un esempio a Ca mpo
VM) e, infine, in conside razio ne a nche del costo globa le del manu fatto 25 si deve
23. A seguit o de ll a pro ibizio ne dell a fl uit azio ne. il anzitutto esclude re nel modo più ca tegorico qualsiasi ipotesi di un lo ro abbat-
manca to ri pristin o di q uesti ristringime nti dc ii" al- timento istanta neo. Le serre e rano fa tte pe r durare a lungo e i resti tuttora visi-
veo ha avuto come e ffe tto la rid uzione de lla ve lo-
cit à de ll a corre nt e. di conseguenza il deposito d i
bili ne so no un a dimostrazione. Di consegue nza, quanto si è de tto circa il loro
ma te ria le convoglia to dal fium e in pie na. il ri alzo abbattimento de riva pro babilme nte dall 'errata interpretazione del termin e di
de ll 'a lveo. la scompa rsa de lle !anche e l' asporta- " ba tte re la serra" che consisteva in rea ltà ne ll 'ope razione di pe rcuotere il con-
zio ne de ll a me lma che fini sce tutt a ne l lago. Molto gegno di chiusura delle porte di scari co e svuotare in modo rego lato il conte-
probabilme nt e, a 3 o 4 me tri a l di sott o del mate-
ria le a lluvio nale de posit ato ne lra ttu ale alveo. si nuto del bacin o.
trova no ancora i resti dei ca rre lli che. con più e ffi - La serra e ra dunque un mezzo pe r ga rantire la continuità e la regolarità del de-
cacia de i ri pari costrui ti dopo il 1850. rego laro no flu sso del fiume in caso di magra. Pe r queste ragio ni , e come risulta dal rilievo
il de fl usso de l fium e pe r secoli .
dei resti , sulla corona dello sbarrame nto c'era un passaggio a V e, dalle descri -
24. Tra i resti più im portanti ricordiamo q ue lli più
visibili d i Fiiimina e di Ba /m da la Rossa a Ca mpo zio ni esiste nti , risulta che le porte era no due più uno stramazzo di troppo pie no.
Valle Maggia, di Pontir in Va l Sa mbuco e di Sa n Pe r quanto concerne l'esercizio delle serre, il lago che si fo rmava dopo la chiu-
Ca rlo di Peccia . q uest'ultimo noto per la descri- sura dell e porte pe rme tteva l'eventu ale traspo rto de l legname a ttraverso lo
zio ne de l Somazzi.
stramazzo a fo rma di V posto sulla corona della serra. Il legname veni va depo-
25. La se rra di Fiiim ina. costruit a ve rso 1855 so tto
Cima lmott o. oggi coste rebbe be n olt re un mil io ne sita to sulla ri va de l lago artificiale oltre il livell o dell 'invaso massimo o immesso
di franchi. dire ttame nte dall e sovende.

235
Per contro lo stramazzo di masse di legname dalla corona della diga o il suo pas-
saggio attraverso le porte è da escludere nel modo più categorico perché, sem-
plicemente, non funziona . In questo contesto deve essere stato tragico l'effetto
delle piene eccezionali che, non trovando sufficiente ampiezza di deflusso nelle
aperture della serra, devono aver provocato il rialzo del lago oltre il livello della
corona raggiungendo in questo modo le masse di legname depositato sulle rive
a quote ritenute sicure (fig. 20). La rimozione incontrollata di quei depositi ha
verosimilmente provocato la rottura della corona e la successiva demolizione
dello sbarramento stesso 26•
L'apertura delle porte di scarico doveva avvenire in modo tale che, a valle, il
fiume non diventasse pericoloso. Considerate le altezze di inserimento delle
due porte (pressione dell 'acqua) e le dimensioni delle stesse è impossibile che
anche una sola di queste venisse aperta di colpo e in tutta la sua ampiezza. Si sa-
rebbe provocata una piena di oltre 40 metri cubi d'acqua al secondo, il fiume sa-
rebbe diventato ingestibile, le barre si sarebbero rovinate e i borrelli sarebbero
stati gettati disordinatamente sulle rive dove il loro ricupero sui 30 chilometri di
lunghezza della Yalmaggia sarebbe stato praticamente impossibile. In questo
modo il legname sarebbe in parte andato perso e in parte facilmente rubato.
Di conseguenza la regolazione del deflusso doveva essere fatta in modo sem-
plice e senza possibilità di errore onde garantire una corrente costante nel
luogo di immissione del legname posto più a valle.
In base ai dati disponibili per la serra di San Carlo di Peccia- del cui bacino si
conoscono capienza e tempi di vuotatura- si è cercato di risalire ad una rico-
struzione dell 'operazione di battitura della serra che rispondesse alle esigenze
esposte (vedi capitolo che tratta della cacciata) .

La roscta (rosta) e il rasctel (rastrello)


La roscta e il rasctel (fig. 21) erano dei tralicci in legno incastrati nella roccia o
infissi a cavalletto nell 'alveo (si dicono anche cavalètà) che lasciavano defluire
l'acqua a un certo livello di convenienza.
La rosta era uno sbarramento artificiale del fiume per formare una pozza allo
scopo di arrestare il legname per effettuare la sosta notturna, o per recuperare
la legna pesante onde farla asciugare, oppure per ripre~dere la fluitazione sul
fiume principale allo sbocco di un torrente secondario. E infatti poco realistico
26. È quell o che accadde all a se rra di San Ca rl o di
Peccia nell 846. Si deve dare la co lpa a lla prese nza pensare che i volumi d'acqua della fluitazione della Rovana e nella Valle di Lo-
de ll a serra oppure all a eccezionalità de lla pie na? dano bastassero poi per proseguire il trasporto del legname lungo la Maggia.

FiguralO
Ricostruzione ipotetica del deposito
della 'Fiiimina ' lungo il torrente Rovana,
sotto Cima!motto (Co mune di Campo
VM.), ora distrutto con la costruzione
dell'imbocco della galleria di devia zione
delle acque.
(Disegno dell'autore rielaborato
.·· M
grafic amente dall'ufficio A ERT). /'f '
. , {...' A
./

' ~ '/
J

236
Figura21
Ricostru zione ipotetica di un rasctel
con il sitema di immissione nella sovenda.
(D isegno dell 'autore rielaborato
graficam ente dall'ufficio A ERT).

27. Sono accertati il ras1re/lo posto sull a Rova na a Il rastrello era invece sistemato a imbuto in modo da consentire l'automatica
mont e di Cevio- dov 'è documentato il la voro di
ricupe ro del legname da asciuga re prima di farlo immissione del legname in un canale, in una sovenda o in uno scivolo allo scopo
proseguire pe r Locarno - e quello sopra Peccia di evitare le cascate e le rapide o di supe rare le opere stabili di captazione
che e ra evide nte me nte dest in ato a dev iare il le- dell 'acqua dal fiume.
gname su una sovenda esti va. La r osi a che si trova
a Bignasco aveva invece la fun zio ne di sbarra- Non si può comunque affermare con certezza se i due te rmini usati di roscta o
me nto stabile pe r la presa.d'acqua di irrigazion e rasctel indicasse ro un tipo particolare di costruzione o di fun zione, o se fossero
della campagna di Cevio. E quindi probabile che invece parole usate in dive rse località per indicare lo stesso attrezzo. Dai docu-
il termine di r os1a si rife risse a tutte le installazioni
per convogli are l'acqua nell e rogge, ai mulini , ai me nti disponibili si deve dedurre che la rosta indicasse un manufatto pe rma -
magli o alle seghe rie. ne nte me ntre il rastrello , pur avendo in pratica la stessa funzion e, fosse invece
28. L'ex voto illustra una piena che ha convogliato un manufatto temporaneo 27 •
in modo imprevisto del legname deposit ato in Il noto ex voto eseguito dal Va noni è con molt a probabilità l'unica illustrazione
Valle di Lodano. Si noti il de tt aglio interessa nte e
preciso del canale pe r pe rmett ere l'immissione perve nutaci e rappresenta verosimilmente il ras trello a cavalletti esistente a
regolare del legname a va lle della struttura. Lodano nel 184628 .

Figura22
In questo ex voto dipinto dal Va noni
nel/846 è illustrata la 'roscta ' di Lodano.
Molto verosimilmente, visto l'innumerevole
legname che galleggia sul fiume, l'ex
voto ringrazia la Madonna per aver fallo
in m odo che la strullura abbia resistito
all'impeto di una fluita zione probabilmeme
involontaria e, dunqu e, si sia potuto salvare
tanto prezioso legname.

237
Il dipinto in questione tratta di uno dei tanti incidenti di cui ho già parlato e che
vanno attribuiti alla eccezionalità delle piene e non all'organizzazione della
fluitazione. Gli addetti ai lavori avrebbero fatto di tutto pur di evitare un guaio
del genere. La grazia ricevuta è con tutta probabilità riferita al fatto che la ro-
sta ha resistito e il proprietario del legname è stato poi in grado di recuperarlo
facilmente (fig. 22).
Purtroppo, e proprio per la capacità dei costruttori che erano maestri nel di-
versificare le soluzioni adattandosi alla morfologia del posto, malgrado i rilievi
di dettaglio degli incastri ancora esistenti per diversi rastrelli non si à ancora
riusciti a ricostruire il principio del loro funzionamento e neppure la loro strut-
tura29.

La casciada (cacciata)

Chiarite, nel limite del possibile, quali e come fossero le strutture necessarie per
la fluitazione si tratta ora di ricostruire il complesso delle manovre attuate per
eseguire una cacciata.
Quando tutto era pronto (le pratiche di concessione evase, il legname sistemato
nei depositi, pronto per essere marcato e immesso nell'acqua, il fiume prepa-
rato con l'eliminazione degli ostacoli, le testate dei carrelli ripristinate, co-
struite le protezioni, i rastrelli, le sovende e le roste) si distribuivano gli operai
nei punti chiave lungo il fiume e si dava inizio all 'operazione che, tempo e de-
flussi naturali permettendolo, si ripeteva giornalmente fino ad esaurimento del
legname e, quando l'acqua veniva a mancare, allora si ricorreva alla serra.
29. Chi scri ve è convinto che innume revoli erano È documentato che ogni cacciata- almeno lungo il fiume Maggia da Bignasco
le soluzioni a disposizione di quegli specialisti per
tentare d i inventare ancora qualch e cosa di nuovo a Locarno- era costituita da quantitativo massimo di l '000 borre o 10'000 bor-
e d i diverso. relli per volta.

Figura23
Ipotetica sezione orizzontale (in alto)
e sezione verticale di una delle due porte
di scarico della 'serra '.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficamente dall'ufficio A ERT).

CUNEI

PROTEZIONE NCIO
INFERIORE

238
In base ai pochi dati disponibili sull a struttura dell e serre e alla descrizione di
quella di San Ca rl o di Peccia 30 è possibile tentare un a ricostruzione e un a veri -
fica dei parametri e ntro i quali si svolgeva la fluitazione a va lle di questa loca-
lità (in particolare da Peccia e da Bignasco) in base:
alle portate conosciute e misurate in tempo di magra dei torrenti Lav izza ra
(a partire da Fusio ), Peccia e Bavona 3 1;
all a capienza del bacino di San Carlo va lutata in 132'000 metri cubi ;
- alla dimensione di 3,0x3,0 metri dell e due porte di scari co, all a loro pos izione
ne l manufatto e al tempo di vuota tura del bacino da cui risulta che dall a serra
venivano scaricati in medi a circa 18 metri cubi d 'acqua al seco ndo (fig. 23) e
che la fluitazione a partire da Bignasco po teva essere eseguita con un a por-
tata del fium e di circa 25 metri cubi e con un a velocit à di corrente di 2 a 3 me-
tri al secondo.
Si può quindi affermare che, per effettuare la cacciata, le barre doveva no esse re
messe in acqua al ritmo di lO a 15 secondi l'un a, a 20-30 metri di distanza e per
una durata di 3 a 4 o re consecuti ve di lavoro.
Per i il trasporto borrelli gli stessi dati sa re bbero da dividere per dieci: uno al se-
condo a ogni 2 o 3 metri di distanza, il che renderebbe l'operazione imposs ibile
da eseguire se non si considera il fatto che la portata d 'acqua e la velocità di cor-
30. L'uni ca descrizio ne di esercizio di un a serra è
rente per questo tip o di legname erano mo lto in fe riori e, pertanto, i tempi di -
quella di San Ca rlo di Pecci a, costruit a nel l838 da sponibili prolunga ti almeno del doppio 32 •
60 ope rai, distrutta dall a pie na del 1846, conte- A queste condizioni il legname immesso a Bignasco poteva raggiungere Lo-
nut a in un rappo rto dell ' ingegnere cant onale So-
mazzi poi rintracciato e pubblicato da Augusto
carno in circa cinque ore me ntre il bacino di Peccia po teva ri empirsi ed essere
Gaggioni . rimesso in fun zione dopo circa 36 ore dall a cacciata precedente.
31. Vedi i rilievi idrologici federali effettuati pri - È probabile eh ~, per compensare la perdita di tempo che ne deri vava , ci fosse
ma della costruzione degli impi anti idroelettri ci un 'altra serra. E all ora verosimile ipo tizza re trattarsi di quell a della Serta in
della OFIM A. Vall e Bavona, costruita nel 1852 e fatta demolire dal Comune nel 1857 mal-
32. In merito si può supporre che il legname mi - grado l'opposizione della popolazione locale. In tal caso- e date le stesse pre-
nuto venisse raccolto in fasci detti m aize (la legge
del 1837 parla di m azze); il che potrebbe modifi - messe illustrate per la serra di San Carlo- da Bignasco diventa va addirittura
care il nume ro dei pezzi da considera re nei calco li. possibile effettuare un a cacciata al giorno anche in tempo di magra.

Figura24
l resti dell'imponente 'serra' di Cima/m otto
(Ca mpo V M.).
(Fotografia di A ngelo Va/secchi).

239
Per quanto concerne l'operazione del battere la serra vanno anzitutto presi in
considerazione:
- i tempi di anticipo dell 'operazione affinché i deflussi giungessero puntuali
nel luogo di immissione del legname (circa 4 ore da Peccia a Bignasco e 3 ore
dalla Serta);
- la maggiorazione dei quantitativi iniziali di scarico a compenso delle perdite
dovute al riempimento dell'alveo e, pertanto, i tempi disponibili;
- l'immissione di quantitativi d'acqua accettabili per la sicurezza degli operai
addetti alla regolazione del legname per evitarne arresti e intasamenti o per
la sorveglianza della deviazione delle borre in sovenda o nello scivolo come
sotto Brontallo, alla Gola del Lupo di Cavergno e a Ponte Brolla.
Premesso che tutto questo doveva essere fatto senza possibilità di collegamenti
telefonici e con L'imperativo di evitare errori (troppo era il pericolo per chi la-
vorava a valle), nel rispetto dei dati descritti dal So mazzi è possibile ricostruire
delle modalità facili da gestire e in modo da garantire una costanza di deflusso
dell 'acqua (fig. 25):
- Ogni porta di scarico (3,0x3,0 metri) era chiusa da panconi divisi orizzontalmente
in due metà. Il sistema di bloccaggio dei due panconi non è noto ma era presumi-
bilmente costituito da cunei mobili da battere a partire dalla corona della serra.
- La battitura dei cunei di bloccaggio per l'apertura delle porte di scarico era
effettuata nel seguente ordine:
l a Lago pieno: apertura del pancone alto dello scarico l;
2 quando l'invaso raggiunge la sommità degli scarichi: apertura pancone al-
to dello scarico 2;
3 quando l'invaso raggiunge il quarto superiore degli scarichi: apertura del
pancone basso dello scarico l;
4 quando l'invaso raggiunge la metà degli scarichi: apertura del pancone
basso dello scarico 2;

Figura25
Schema ipotetico delle fasi di battitura
della 'serra '.
(Disegno dell'autore rielaborato
graficam ente dall'ufficio A ERT).

..... 1 PORTA 1

PORTA2

BATTITURA PORTA PANCONE


A
1
ii
LIVELLO DEL BACINO

A
2 2
PANCONE A
3 1
B ~
2 ~ B
~
4
PANCONE B

240
Figura26 BATIITURA DEFLUSSO
Grafico risultante dal calcolo ipotetico
delle portate del fium e a valle della serra 1 2 3 4
di San Carlo di Peccia dopo l'opera zione 30
delle quattro balliture descrille nel testo. "-'!'-.,.
... ..
(Disegno dell'autore rielaborato
graficam ente dall'ufficio A E RT). ..... 1\ \
Deflussi: r-- r--.... ' Il.

-
so a o la serra;
ava/le.
'
'~
'\
t
:l
,_
r-
l
~
.........
..........

'
- -"
\

-- '--~
' ...
1 2 3

- All 'apertura dei panconi -che in questo modo avveniva secondo un facile ri-
ferimento visivo sullo stato del bacino - corrispondeva il seguente de flusso
(fig. 26):
l apertura: inizialmente 30 metri cubi al secondo che, dopo 83 minuti , siri-
duceva a 13 metri cubi al secondo;
2 seconda fase: da 25 metri cubi al secondo a lO metri cubi al secondo dopo
11 minuti ;
3 terza fase: da 23 metri cubi al secondo a lO metri cubi al secondo dopo 7
minuti ,
4 quarta fase: 21 metri cubi al secondo sino a de flu ssi naturali e dopo 16 mi-
nuti.
Con queste premesse il bacino si vuotava in due ore come descritto dal So-
mazzi, con un deflusso massimo di 30 metri cubi al secondo necessa ri per col-
mare inizialmente l'alveo.
In pratica nel caso di Bignasco si otteneva un apporto d 'acqua con una media
15 metri cubi al secondo da aggiungere ai deflu ssi naturali, vale a dire dai 22 ai
25 metri cubi d'acqua al secondo per un lasso di tempo di circa 3 a 4 ore pari al
tempo di vuota tura del bacino più il drenaggio dell'alveo.
La fluitazione si concludeva con l'arrivo del legname al lago dov 'era tratte-
nuto da un cordone fatto di barre o borrelli concatenati e con le estremità an-
corate a riva. Come già diffusamente descritto da altri autori , venivano poi
formati gli zatteroni da spedire sul lago e il legname distribuito in tutto il nord
d 'Italia.

Postscriptum

Chi scrive ha cercato di dare un quadro generale dell'antico sfruttamento dei


boschi e del loro trasporto fino allago.
L'ho fatto sulla scorta di centinaia di documenti che riescono a dare una visione
relativamente chiara e completa degli avvicendamenti storici e dell 'organizza-
zione complessiva del taglio e del trasporto, ma lasci ano aperti ancora molti
dubbi sull'esecuzione pratica delle diverse operazioni.
I reperti trovati , analizzati e confrontati permettono una descrizione credi-
bile della loro fun zione e di come avvenivano le mandate e le cacciate ma non
permettono di ricomporre con certezza uno solo di tutta quell a serie di ma-
nufatti necessari perché una borra partisse dal bosco per arrivare al Lago
Verbano.
Anch e l'analisi tecnica della serra di San Carlo di Peccia non permette di rico-
struire il sistema di sgancio dei panconi, e poco aiutano i tentativi - alcuni ve-
ramente fantasiosi - provenienti da altre località.

241
Una ricerca a livello cantonale potrebbe forse portare nuova luce sull'esecu-
~ione di questi dettagli.
E mia convinzione di essere riuscito a eliminare parecchi dubbi. Molti altri ne
restano, ma almeno spero che non si parli più di serre fatte saltare o di legna man-
data a valanga!
Dei danni provocati dalle fluitazioni ritengo che, più dei dibattiti fatti a suo
tempo in Gran Consiglio, vale l'opinione diffusa allora tra la gente delle valli e,
con loro, ritengo che i benefici di tale sistema di trasporto fossero comunque di
lunga superiori agli svantaggi.
Purtroppo, come in molti altri casi, si trova la soluzione del problema tagliando
la testa al toro e, per quanto attiene ai boschi ti cinesi, si è messo freno allo scon-
siderato sfruttamento del XIX secolo eliminando semplicemente la possibilità
del loro trasporto: la fluitazione.

242
Luigi Martini La casa di legno in Valle Maggia

Preambolo

C redo che la Ya lm aggia sia la regione ti cinese che conserva a nco ra, e forse per
poco tempo, un ca mpi onario di a ntichi edi fici che, a nche se di struttura sem-
plice, si presentano con tipologie talme nte di versifica te da dare l'impressione
di un fa ntasioso mod o di edi fica re.
La rea ltà è be n diversa e dell a stessa ci si accorge appe na si appro fondisce
l'esa me dei sin go li manufa tti . Be n presto ci si rende conto che la va riabilità del
costruire non è tanto de termin ata dall 'inventiva del singolo propri e ta ri o o co-
struttore bensì dall a n a tura del posto, dal tipo di economia agro-pastorale, non-
ché dall a combinazio ne degli interessi tra i diversi pro prie tari .
La presenza in Ya lmaggia di questa misce lla nea di soluzioni risulta poi sconta ta
se si considerano:
la vastità del territori o corrisponde nte a un quinto dell a supe rficie ca ntonale;
- gli aspe tti morfo logici delle dive rse va lli;
- le differenze di quo ta degli insedia me nti: dai 270 me tri s/m di Avegno ai
1'500 metri s/m di Bosco Gurin;
- la diversità dei ma teriali disponibili sul pos to: legno e pie tra;
- le possibilità di trasporto esistenti fin o a circa il1 850;
- la vari abilità dei prodotti agricoli da tra tta re e da conserva re;
- e, no n da ul timo, la pe rmeabilità culturale con le di verse e tn ie confin anti.
A i condizioname nti de rivanti da questa situazione gene rale di ca ratte re na tu-
rale e socio-economico, va nno poi aggiunti quelli meno evide nti ma altre ttanto
importa nti di tipo morfo logico dovuti alla ristrettezza delle aree di insedi a-
me nto sicure che obbligavano il pastore-contadino a guadagnarsi un suo spa-
zio individuale di sopravvivenza fra le molte plici esige nze comuni.
Sono ormai cinqu ant'anni che mi inte resso di vecchi stabili di legno o di pi e tra
e mi sono convinto che gli stessi - siano questi case, stalle, sta bili di se rvizio e
anche se presentano dime nsioni ridotte, pochi vani e forme essenziali - sono
difficilm e nte riducibili a un o sche ma di ca talogazione tipologica leggibile.
Troppi furono i condiziona menti locali e troppe le soluzio ni adottate.
In fatti, lo stesso tipo di costruzione ca mbia:
- a dipe nde nza della risposta data ai di ffe renti proble mi di sicurezza e di uti-
lizzazione ;
- se è inserito in un villaggio a ttraversa to dall a strada regale o di mercan zia' o
in un insedi amento isolato;
- col trascorre re de i secoli , delle esigenze vitali , dell e capacità dei costruttori ;
- pe r sfrutt are e ada tta rsi all' ambie nte riparato dai pericoli naturali.
Essa diventa sempre più piccola a dipe ndenza del pe riodo di pe rm anenza: nel
villaggio, sul maggengo più basso, su quello più alto o sull 'alpe. La stall a - che è
costruita solo dove il besti ame esige ricovero e protezione- ca mbi a se vie ne
usa ta in primavera, in a utunno o solo in invern o. La stessa gente edificava in
modi diversi adattandosi al mate riale trova to sul posto.
Ma se questo capitava anche nel resto del Canto ne e del mondo alpino, pe r le
condizioni esposte a ll 'inizio, in Yalmaggia tutto si a mpli fica , si mo ltiplica . Così
anche le va ri azioni eseguite su strutture rido tte ali 'osso di ventano ta nte e si ri-
pe tono, costituiscono un a tipologia a sé stante dando l'impress ione che manchi
la siste matica nel modo di costruire.
Trattando dell 'anti co edifica re in Yalm aggia non credo che si de bba no spi egare
le condizioni di povertà dell a gente. Si costrui va il minimo indispensa bile, si
sfruttava no le occasioni che la na tura offriva , non si rinunciava all'utile ma non
si aggiun geva il supe rfluo, non si perdeva tempo in ri finiture e in 01·pelli. Per-
l. Le strade dette regali o d i m ercan zia erano tanto, e più che altrove, i vecchi edifici va nno consid e ra ti come espressione
quelle che co llegava no gli insedia me nti principa li
e perm ett evano l'accesso a un cen tro con mer- delle condizioni , abitudini, costumi , esperi enza, tutti eleme nti che costituisco-
ca to. no la tradizio ne, e questa non è mai me rce d 'importazione.

243
Sotto questo punto di vista mi disturba il fatto che, salvo rare accezioni, le co-
struzioni ticinesi e, in particolare, quelle Valmaggesi siano state descritte ricer-
cando una paternità arrivata da fuori. Basta gettare uno sguardo ai dettagli co-
struttivi per rendersi conto che quasi ogni villaggio ha fatto da sé, e che solo il
ripetersi delle stesse condizioni ambientali e la disponibilità dei medesimi ma-
teriali da costruzione hanno portato a soluzioni similari.
Forse, alla base di un ragionamento del genere sta proprio l'assenza di conti-
nuità tipologica che viene interpretata come una mancanza d'indirizzo tecno-
logico e una copiatura passiva di modelli diffusi altrove.
Fatta eccezione dell 'impegnata documentazione di Giovanni Bianconi 2 e della
recente pubblicazione di Armando Donati3, questi scritti -pubblicati prima del
copioso lavoro dell 'Atlante dell'edilizia rurale in Ticino- non danno prova di
un grande sforzo in materia di analisi, sorvolano sui dettagli e concludono con
delle cartine generalizzanti su presunte infiltrazioni da sud e da nord di modelli
costruttivi che poco hanno a che vedere con la realtà ticinese e valmaggese.
Insomma manca poco che si debba cercare l'origine delle nostre costruzioni a
.mill 'Go/thordhous '
Vertxeitung der
Hous{ormen
Berna perché i caselli ferroviari sono uguali in tutta la Svizzera!
Sto sicuramente esagerando, ma nessuno mi può contestare il fatto che in que-
~ 'Moggio/. und ·~~ Urner/Wolliser -E:influss
ste pubblicazioni si parla degli edifici ticinesi di legno definendoli Blockbau e
~dringen
~ 8/eniot.- 8/oc~ '

D Steinhous
confrontandoli genericamente con gli altri fabbricati lignei esistenti sulle Alpi;
d.'Tessiner •
\ houses' si citano le torbe come Stadel; si includono sommariamente le costruzioni su
funghi (che si assomigliano tutte) nelle zone di influenza Walser4; si conside-
Figura l rano come casa ticinese (qualche autore ha osato l'impiego di quel termine)
L o schema intepretativo più diffu so della solo le strutture di pietra senza cercare l'aggancio con le costruzioni più antiche
distribuzione delle f orme di abitazione
contadina in Ticino. Kurt von Biiren, e cercando a sud un riferimento impossibile da trovare a nord (figura l).
Die Rovanatiiler, Berna 1953, pag 167. Nell 'ambito delle costruzioni di legno, e per non buttare tutto quanto è stato
scritto, ritengo che la catalogazione di questo tipo di costruzione è accettabile.
Sulle analisi e le relative conclusioni non sono invece d'accordo.
Consapevole che non posso buttare il sasso nello stagno delle soluzioni pre-
fabbricate, trite eritrite, senza motivarne le ragioni , devo premettere alcune
considerazioni generali e dilungarmi sulla descrizione delle strutture lignee in
Valmaggia. In seguito mi soffermerò poi più in dettaglio sulla torba come ma-
nufatto emblematico della superficialità con la quale sono state condotte sino
ad ora quelle analisi che hanno poi portato a conclusioni che ritengo sbagliate.

Premesse ambientali e materiali

L e premesse ambientali
Le premesse ambientali determinano diversi modi di vita, di protezione e di ge-
stione del territorio, la qualità dei prodotti del suolo, i tempi di semina, di ma tu-
2. Max Gschwend, La casa rurale nel Canton Ti-
cino, edito dall a Società svizzera pe r le tradizio ni razione, di raccolto e di essiccazione, il modo di risolvere i problemi della conser-
popo lari , 2 vo lumi , Bas ilea 1976 e 1982; Gio vanni vazione dei prodotti e quelli dello scaldarsi durante il più o meno lungo inverno.
Bi anco ni , Cos1ru zioni comadine 1icinesi, Locarno Tra le condizioni climatiche ticinesi non va dimenticato l'eccezionale apporto
1982.
pluviometrico delle correnti provenienti da sud che interessano la metà occi-
3. A rmando Donati , M ani i, uomini e pie/re, edito
da ll a Società tici nese per l'arte e la natura dentale del Ticino, in particolare le Centovalli, I'Onsernone e la Valmaggia,
(STAN) e dall 'Associazione pe r la protezione de l dove la media delle precipitazioni annuali supera di circa 114 quella della metà
pa trimonio a rt isti co e archite ttonico dell a Vall e orientale del Cantone.
Maggia (A PAV), Loca rn o 1992.
Questo aspetto, che normalmente sfugge a ogni riferimento e confronto, è in
4. A pro posito si cicorda che ci sono aree Wa lser
se nza lo Stadel.
realtà uno degli elementi importanti per la delimitazione regionale dell 'impiego
5. Prendendo come ese mpio l'alpeggio, in consi-
del legname nella costruzione. Esso si inserisce nel contesto morfologico di una
de razio ne de i num erosi co ndizio name nti posti valle alpina molto profonda, con poco terreno coltivabile sul fondovalle e la con-
da ll a crescita dell 'erba sui pasco li e l' inse rime nto seguente necessità di ricorrere a un sistema di transumanza capillare che co-
di stazio ni intermedie di attesa , que llo esercitato stringe a costruire tante case e tante stalle per seguire Io sfruttamento stagionale
a Bosco G urin e a Fusio (1'300-2'000 metri s/m) è
be n di ve rso da que llo di Peccia (900-2 '000 me tri di spazi sparsi e ridotti - quindi sempre per periodi di permanenza brevi - e tro-
s/m) o di Cave rgno (500-2 '100 metri s/m). vare nelle soluzioni comunitarie il risparmio di tempo richiesto dall'edificazione
6. È bene ri co rdare che questi dati si riferiscono a e dalla manutenzione dei molti alloggi per gli uomini e ricoveri per le bestie 5 .
un periodo di generale calo demografico dovuto Le condizioni ambientali della Valmaggia rispetto a quelle del resto del Can-
a lla fo rte emi grazione giova nil e, di carattere per-
manent e e oltre oceano che ha preso il posto di tone sono deducibili dai primi dati statistici della popolazione del1850, ossia di
q ue lla stagio nale e occasio na le. un periodo in cui essa era ancora essenzialmente vincolata all'attività rurale 6 .

244
E bbe ne, pe r la Va lm aggia risulta no 21 a bita nti pe r chil o me tro qu adra to di su-
perficie produttiva d a confro nt are con i 32 abita nti in Leventin a, i 35 in Ri vie ra ,
i 37 in Valle di Ble ni o, i 61 ne l Be llinzonese, i 90 ne l Loca rnese, i 133 ne l Luga-
nese e i 196 abitanti ne l Me ndrisio tto!
Un nume ro così rido tto di abita nti dimos tra le sca rse risorse di suo lo de ll e va lli
de l So pracene ri rispe tto a que lle de l So ttoceneri e si riduce ancora di più se si
co nside ra a nche il suo lo improduttivo che in Va lm aggia rappresenta il 38%
de ll a super ficie to tale e che pure richi edeva un a certa gesti one.

l m ateriali da costruz ione


In Va lm aggia e ne lle altre va lli de l So prace ne ri no n esiste l'argilfa ch e avre bbe
permesso la fabbri cazio ne di ma tto ni , di tego le e di unifo rm are le tipo logie edi -
lizie a li ve llo regio na le. Questo è anche un o dei mo ti vi che de te rmin a ro no lo
sviluppo di un modo di costruire loca le contrassegnato dal ma te ri a le di spo ni -
bile sul posto e l' applicazio ne di soluzio ni poco confront a bili co n que lle di a ltre
a ree te rritori a li a nche poco discoste.
Ques te diffe re nze si leggono ne ll 'assetto de i muri de lle loca lità dove è presente
la pietra fe ndi bil e ris pe tto a que llo di ta nti a ltri posti dove si è dovuto ri corre re
a ll ' uso di pie trame mo re ni co, a lluvio nale o di difficil e lavo razio ne 7•
L'estrazio ne de ll a pi e tra da ll e cave, anch e dove queste esisteva no, compo rtava
probl e mi no n indiffe re nti : da ll a difficoltà di es trazio ne e di lavo razio ne a ca usa
de ll 'a ttrezza tura poco e ffi cie nte, ai disagi de l traspo rto de l pi e trame ri cava to
Figura 2 fino a ll a costruzio ne, spesso attuabile solo co n scivoli o slitte e so lo in inve rn o
In questa fo tografia panormica del
villaggio di Cerentino il limite superiore per no n rovin a re i co lti vi.
del Castagno (Co rt 'souo) coincide quasi Il legn o, in parti co la re que ll o resinoso abbo nda nte in quo ta, di ventava sca rso o
con quelle inferiore delle aghifoglie costoso al pia no dove, pe r le strutture po rtanti , si ricorreva anche a l di ffi cil e im-
(Co rt 'sora). pi ego de l castagno e de l rovere (fig. 2).
(Fotografia estraila dalla G uida della La preparazio ne de ll a calce che, come lega nte, avre bbe pe rmesso la so luzio ne
Va llemaggia, ETV).
di mo lti pro ble mi , anche se poss ibile pe r la presenza de l ca lca re, e ra pe rò mo lto
osteggiata dall a comunità in qu ando la sua co ttura necess itava l'impiego di una
no tevo le qu antità di legna che po i mancava agli usi do mestici. No n pe r null a, in
mo lte loca lità Va lm aggesi l'into naco co mple to e li sciato era ri serva to so lo a ll e
facciate de ll e chiese e degli o rato ri.
So tto questo aspe tto va pure commisurata la re la ti va rarità de lle cos truzio ni a
gra ti ccio 8 pe r le pa re ti di visorie inte rne. U n siste ma q ues to mo lto di ffuso ne ll a
co llina e ne lla mo nt agna Lo mbard a.

G li aurezz i e i mezz i di trasporto


L'attrezza tura dispo nibile e ra mise ra e qua ndo esisteva era mo lto cos tosa. Po-
che fa migli e po teva no va nta re il possesso di un a punta da sca lpe llin o e di un
mazzuolo che si usa vano con parsimo ni a pe r fare poche tacche ne ll a pi e tra da
fe nde re; po i si comple tava il lavo ro con de i cun e i e de ll e mazze di legno. Fin o l-
tre il1700 le da te incise sull a pi e tra e rano sicura me nte un lusso e sono con poca
certezza rife ribili all' anno di costruzio ne de ll 'edificio. Fin do po il 1850 lo
stampo da mina e ra no rma lm ente de ll a comunità e assegnato solo a i fabbri
espe rti nella fo rgia tura e ne ll a te mpra. La po lvere ne ra pe r le min e e ra un 'a l-
chimi a ma nipo la ta da rari espe rti .
D o po il1 830, l 'a rrivo ne ll e va lli de ll a strada ca rrozza bile, se da un la to ha pe r-
messo il traspo rto e l'introduzio ne di nuov i mate ri ali , d'a ltro la to ha sa lva to
7. Per esempio. è ben diversa la costruzione di un dall a tras fo rmazio ne mo lti fa bbri ca ti antichi che, o bsole ti pe r funzio ne o pos ti
muro a Li nescio, dove ovun q ue affio ra la beola. fuo ri mano rispe tto a i nuovi traccia ti strada li , sono giunti fin o a no i degrada ti
rispett o a quella in Va ll e S avona dove essa sca r- ma sostanzia lmente in alte rati .
seggia. Q ueste d iffe renze non influ enza no sol-
ta nt o l" asse tt o dei muri ma anche tutte le so luzioni D o bbi a mo però essere a tte nti e no n co nside ra re di ca ra tte re rura le que i ma-
tecniche c a rchit e tt oni che, da ll e fonda me nt a a l nufa tti dovuti alla prese nza de ll e grandi vie di traspo rto, come in Leve ntin a, o p-
te tt o degli ed ifici. pure al ruo lo di servizio di un vill aggio co me Bosche tto, che e ra tes ta di po nte
8. Le costruzioni a grat iccio so no cost ituit e da una de l principale traghe tto sul fium e Maggia.
int e laia tura d i legno rie mpit a con ma te ria li di-
versi legati con calce. Si trova usa ta con una certa Mo lte costruzio ni , pur se inserite ne l mo ndo rurale, no n ha nno null a o be n poco
freq uenza per le pareti divisorie in te rn e. a che vede re con la casa de l co ntadino.

245
Premesse culturali

Penso che non sia difficile accettare il fa tto che l' uomo, ovunque si trovi, abbia svi-
luppato un suo modo di costruire passando dalla capann a di frasche alla casa di le-
gno, poi a q uell a di pietra e di legno cercando di rispondere in modo razionale e
con i mezzi disponi bili alle condizio ni ambientali , economiche e sociali del posto.
A nche quando ha dovuto spostarsi contro vogli a l' uo mo si è sempre po rtato
con sé esigenze, abitudini e mestiere. Nel nuovo in sedia mento ha edificato la
nuova casa e la nuova stall a ri spo ndendo a delle condizio ni che si possono sin -
tetizzare ne i segue nti punti:
- la creazione degli spazi necessari pe r trattare e conservare i prodotti de l
suo lo (l'a mbie nte);
- la realizzazione de i vani destinati alle esige nze do mestiche e econo miche (il
proprietari o) ;
l'adattame nto a l materiale da costruzio ne trovato sul posto (quali tà, quan-
tità e misure);
- l'impiego de ll a ma no d'opera dispo nibile (a ttrezzatura e tecnica di lavora-
zione) ;
- l'inserimento ne l tessuto sociale del posto.
Tutto diventa ugua le per tutti quando, come a ll ora, si vi veva in regime a utar-
chico, esercitando le stesse attività, usando gli stessi mezzi e gli stessi mate ri ali.
Così gli abitanti che da ll 'antichità si sono insedia ti ne ll e valli alpine si sono
Figura 3 comportati nello stesso modo.
Un bell'esempio di casa a torre isolata
nel/a f ra zione di Cà di Biizz nel com une
di Cernetin o. La resistenza alle innovazioni
Se da un a parte essi furono molto attenti ne ll 'adeguare il modo di costruire all e
propri e esige nze, d 'altra parte, e per la natura de l loro carattere, furono invece
poco inclini a adottare, sia individualmente che co lle ttivamente, que i materia li
e q uell e soluzio ni tecniche d' importazio ne che no n si erano sviluppate a ll 'in-
terno de ll a comunità stessa.
In Valmaggia questo aspetto è dimostrato da mo lteplici episodi : La resistenza
contro i Commissa ri confederati (1513-1798) in merito a lle costruzioni e a ll e si-
stemazioni strad ali 9 ; lo scarso appo rto di inn ovazio ni edilizie da parte degli
e migra ti in Italia e ne l no rd de ll 'E uropa fin a dopo il1700; la difficoltà con la
q uale venn e accettata la pa tata verso il 1800; la pa radossale ine rzia po polare
all 'in trod uzione, do po il 1850, di una nuova razza bovina per contrastare il de-
grado ge netico d i quell a loca le.
Con queste premesse non credo possi bile che la gente de l 1200 o 1400a bbia mo-
dificato il sistem a di costruire la casa e la sta lla sulla base di modell i visti o col-
la udati a ltrove se nza passare da un a lenta evo luzio ne di fil tro locale delle info r-
mazio ni e dei sistemi .

La dimora famigliare come parte di un sistema più complesso


In passato edi ficare e ra difficile, impregnato di fa tica e pertanto realizza to con
unifor mità sulla base di soluzio ni sicure. Basta pensare all a scarsità del denaro,
al trovare il terreno co nve niente in spazi vincolati da esigenze comuni , ai tempi
necessari per la preparazione e la raccolta del mate ri ale, alla realizzazio ne degli
9. Non credo, come a ffe rman o alcuni , che la co lpa accessi e all e possibilità di trasporto per re ndersi conto che il tutto poteva essere
fosse dell 'ammini strazione dei ca nto ni confede- fa tto solo con il consenso e l'aiuto de ll 'intera comunità, co n lo scambio di lavoro,
ra li . I richi ami , anche pe rento ri . dei Comm issa ri con il massimo rispa rmi o volumetrico e nell a rice rca di soluzioni comuni.
alle comunità a ffinch è mantenesse ro le strade
transita bili "'a lmeno pe r i ca va ll i" so no più che Q uesti aspetti non perme tto no di considerare un a costruzio ne antica come so-
freque nti . luzione a sé stante e non vederla inserita in un sistema più complesso. Chi pre-
l O. Le case se icentesche de i Fra nzoni a Ce vi o o le senta la casa a to rre come esempio embl ema ti co di dimora ticinese sicuramente
case Pedrazzini a Campo V.M. sono l'espressione sbagli a se no n co nside ra che gli abitanti di que ll a costruzio ne fa cevano capo a
evide nte di lullo ciò ch e era fu ori da ll'o rd inari o
costruire in Valmaggia . Q ueste palazzine furo no un siste ma complesso di altri locali esiste nti ne l villaggio e usati in comunio ne
inse rimenti partico lari e fo rse ne mme no invidiati con altri abitanti co me il te laio, la fo rgia, la fa legnameri a, il loggiato, il fo rno o
dall a popolazio ne loca le che, pro babil me nt e, pe r come que lli specifici del mulino, dell a fo la, dell a pesta, del torchio o agli im-
q ue lle case aveva no raccolto e prepa rato il mate-
ri a le ma senza posa re un a so la pie tra: e il risultato pianti pubblici come le rogge e gli acquedo tti ai quali fa re capo per so leggiare i
si vede. d ra ppi, macera re la canapa e prendere l'acqua 10 •

246
È solo nell 'ambiente stretta mente vincolato al mo ndo di produzione rurale che
possiamo trovare quegli elementi che caratterizzano una zona, legge re quei
piccoli dettagli che venn ero adottati e trasmessi per rispondere a delle esigenze
particolari e constatare i modi d 'uso delle risorse loca li .
Conoscendo queste premesse leggeremo nella qualità dei muri , dell e architravi
e delle strutture portanti la presenza o meno di cave; dai dettagli costruttivi si
potrà risalire alle so luzioni adottate per raccogliere e conservare l'acqua pio-
vana, per l'appoggio della vigna , del ballatoio e della scala; dalle chiusure e
dalle aperture dei locali si potranno dedurre gli adattamenti, i cambiamenti
d 'uso dovuti alle variazioni dell 'economia agro-pastrorale, all 'introduzione di
nuovi prodotti o di nuovi mezzi.

La materia prima: dall 'impiego de /legno a quello della pietra


Fin verso il1500, tanto nelle città che nelle campagne e nelle valli si costruiva
ricorrendo essenzialmente al legno e la muratura eleva ta era inizialmente ri -
servata alle sole opere pubbliche'' (fig. 4).
Che cosa determinò il passaggio dall a costruzione di legno a qu ella in pietra ? È
difficil e trovare argomenti convincenti in grado di ricostruire le ragioni di que-
sto cambiamento.
In effetti , il legno era di più facil e lavorazione e costava sicuramente meno dell a
pietra anche se bisognava prenderlo da lontano, in Yalmaggia deperiva parti-
colarmente in fretta , condizionava maggiormente l'ampiezza dei locali e dopo
il1300 era diventato un materiale commerciabile.
Quale allora il motivo? Credo che la rinuncia de l legname vada spiega ta con i
pericoli d'incendio dovuti alla contiguità de l numero crescente delle case che si
ammucchiavano in nuclei sempre più popolosi e compatti.
Il . Ne ll 'opuscolo La costru zione in Svi zzera I condizionamenti climatici di carattere fun zionale...
( 1972) si legge che. ne l 1400. quando a Z urigo si
volle costruire il municipio si dove !le fare ricorso Le differenze di altitudine degli insediamenti Yalmaggesi hanno forte mente
a maestra nze este re perch é qu elle locali non sa- differenziato i tempi di ma tu razione, le scadenze de lla semin a, del raccolto e il
pevano usa re la pietra. Questo capit ava malgrado trattamento dei prodotti agricoli.
che in quella citt à da ormai cento a nni fosse obbli-
ga toria la copertura con tegole al posto de lle sca n- Questa situ azion e comune a tutto l'arco alpino è caratterizzata in Yalmaggia
do le e che da cinq uant 'anni la costruzione de l dalle particolari condizioni pluviometriche che, a parità di quota rispetto alle
pia no te rre no e ra eseguita in muratu ra. Ma anche vicine valli di Leventina e di Blenio, ha imposto soluzioni diverse per il tratta-
ne ll a vici na Ita li a la costruzione in legno o agra-
ticcio e ra ancora mollo diffusa come si può ancora mento e il deposito dei cereali: le aie nel Sottoceneri, le rascane nella parte nor-
vedere a Como. dorientale e i so lai o le torbe nella parte nordoccidentale del Ticino.

Figura4
Estratto dalla veduta di Lucerna disegnata
da Martin Marrini ne/1597.

247
Questo discorso potrebbe essere esteso anche a tutti gli altri elementi funzio-
nali della casa e della stalla-fienile12 vincolati ai modi di fare agricoltura con i
conseguenti adattamenti strutturali e tipologici 13 •

.. -formale e...
Sempre per motivi pluviometrici il legname impiegato all'esterno delle costru-
zioni della Media e della Bassa Valmaggia durava meno di quello usato a Bo-
sco, a Fusi o, in Leventina e Elenio. Era infatti più esposto agli acquazzoni estivi,
alle seguenti rapide evaporazioni, alle piogge invernali ed al gelo. Si cercò al-
lora di proteggerle con delle grosse sporgenze del tetto a cavaliere e tenendo
basse le costruzioni, ma le parti inferiori rimanevano indifese (fig. 5).
Per questi motivi, nella Media e Bassa Valmaggia, nell 'Onsernone e nelle Cen-
tovalli, le regioni più colpite dai nubifragi estivi, il legname scomparve molto
presto a causa de l veloce deperimento .

... nella scelta del materiale


Oltre i 700 metri di altitudine per la struttura esterna era normalmente impie-
gato il resinoso mentre per la parti coperte veniva usato l'a bete. Sotto questa
quota si faceva ricorso a varie essenze, sempre di legno resinoso o scuro (il ca-
stagno e il rovere) per le parti esposte e altro legname per le strutture coperte.
Figura 5 Non è da escludere che, per migliorare la stabilità del legname destinato alle
Il tetto di questa torba di Veia, Comune strutture portanti come le capriate, si facesse ricorso alla essiccazione in pianta.
di Peccia, presenta falde spioventi e frontoni In tale caso - tutto da verificare - troverebbe giustificazione l'antica e poco
sporgenti su ogni lato a protez ione
dei ballatoi e de/legname della struttura comprensibile regola che proibiva di ruscare 14 gli alberi.
'a castello ' sottostante. Per gli inserimenti di legno bianco era determinante il taglio in "luna buona"
(Fotografia riprodotta per gentile sulla base di due parametri, e cioè: la luna nuova e la luna bassa. Per quanto si
concessione dell'Archivio na zionale possa discutere sull'argomento rimane il fatto inconfutabile che i nostri ante-
dei m onumenti storici, Berna). nati avevano il coraggio di inserire nelle strutture portanti e nella carpenteria
del tetto il frassino, il faggio, la betulla e altre essenze, legname questo soggetto
a rapido deperimento (tarlature o funghi). Se Io facevano è perché erano ben
sicuri della loro durata!

La manuten z ione di una miriade di manufatti sparsi


Circa la manutenzione degli stabili vanno ribadite e messe in evidenza le conse-
guenze della transumanza sul numero molto alto e disperso dei fabbricati . Il breve
periodo di permanenza nella casa principale e la necessità di mantenere i pochi
vani disponibili potrebbe essere una spiegazione dello scarso interesse di aggior-
namento delle strutture abitative e di quelle produttive. I due aspetti combinati
hanno sicuramente prolungato nel tempo la conservazione degli stabili allo stato
originale e, parallelamente, creato le premesse del loro rapido degrado 15•

Le maestranze
Circa la capacità delle maestranze ci sarebbe molto da dire anche per dimo-
strare il fatto che i costruttori Valmaggesi del1500, molto esperti nell'uso del
12. l porticati , i loggiati , i ba llatoi, i can ve t ti , i
grotti, le cantine, i solai aperti o chiusi. legname, erano dei principianti in fatto di opere murarie. Ma, come esposto
13. Si veda per ese mpio il complesso delle costru -
nella nota 11, non erano affatto i soli!
zioni vincolate a ll o sfruttamento della vite, de l ca-
stagno e del noce, che non si trova no a l di sopra Premesse metodologiche
dei 500-700 me tri di quota dove tutt 'a l più vi sono
i depositi dei prodotti già tratt ati e pronti per an-
dare nel bicchie re, nella pentola o al mulino. Trattare delle costruzioni antiche e analizzarle senza tenere conto dei fattori
14. Sgriiscchièe o rusc_are significava togliere la ambientali, di quelli storici e senza considerare i dettagli costruttivi mi sembra
corteccia dal tronco. E poco comprensibile che tempo perso o, quanto meno, un modo sicuro per giungere a delle conclusioni
negli o rdini comunal i è stata inse rita la proibi - affrettate e spesso sbagliate. Questi aspetti sono sempre stati considerati solo
zione di ruscare le piante se nza pensare che sia ri -
fe rita al fa tto di scortecciare un albe ro per farlo marginalmente e la casa ticinese, di legno o di pietra, è stata trattata e confron-
mo rire. Ma a che scopo? Di ce rto nen era per tata a livello alpino in modo generico, in blocco, senza tenere conto delle epo-
farne legna d 'a rdere ! che di costruzione e senza risalire alle caratteristiche originali.
15. Ne l periodo de ll 'abbandono molte dimore fu - Il confronto caratterizzante sarà poi riferibile solo alle differenze e non alle so-
rono trasformate in stall a- fi enile pe r pura como-
dità e molti sta bili caduti in disuso diventarono miglianze perché queste derivano dalla logica del costruire e sono del resto si-
ben presto de i dirocca ti . mili in tutto il mondo tanto per l'impiego del legno, della pietra e dei laterizi.

248
Inoltre, non si può guard are la casa ticinese de ll400 costruita in un contesto di
ges tione comunitaria de l te rritorio senza considera re che essa rappresenta me-
glio l'originale costruzione di una determina ta località rispe tto a llo stabile
sorto nel1600, dunque più tard i e in un diverso contesto di economi a agricola
pri vata.
Di conseguenza , e da to pe r sconta to il diffuso impiego de l legno fino verso il
1500, è de te rmin a nte a nali zzare i pochi repe rti rim asti e rife rirsi a ll a success iva
costruzione in pi e tra pe r cercere le ragio ni de ll 'ass unzio ne o de ll 'a bba ndo no di
tal uni e le me nti costruttivi.
Chi ha mai te nuto conto delle diffe re nze tra la costruzione di legno de l1400 e
qu e ll a de l1 600? Chi si è accorto che la torba Walser è di versa da lle a ltre e ha
cerca to di sp iega rne il motivo?

Aspetti dell'evoluzione storica degli insediamenti e dei fabbricati Vahnaggesi

La descrizione dell a casa di legno Valmaggese non può dunque essere fatta senza
un ri assunto che inquadri , anche solo a grandi lin ee, gli avvicend amenti storici
degli ultimi mill e a nni . Ri sa lire a tempi più antichi mi se mbra improponibil e.

La privatizzazion.e e la disp ersione degli in.sediamen ti agricoli


Dopo ill 200, anche in Valmaggia si assiste a l passaggio dalla propri e tà fe uda le
a quella individua le (fig. 6) . Al di fuori de lle aree di inte resse comune i pastori -
co nt adini diven uti propri e tari bonificano gli appezza me nti di terre no privati , li
recintano a difesa de lle co lture dal bestiame e vi costruiscono la casa 16 •
Queste case so no di legno e ha nn o il granaio posto ne l sottotett o per ovv i mo-
tivi di praticità e di sa lvaguardi a da i roditori da i qua li ci si dife nde con una me n-
sola pe rime tra le di legno o di piode 17 •
Conte mpo ra nea me nte a ll a privatizzazio ne de lle aree agricole inizia il taglio
de i boschi a scopo di espo rtazione e l'e migrazione stagion a le. Sorgono pro-
16. Queste aree sono i ro 11ch i che si ritrovano an- ble mi di sicurezza pe r molti insediame nti sparsi ne l territo rio, gira molta ge nte
cora oggi con recinzio ni diffe re nziate ri spett o a
que lle succcdut esi in te mpi più recenti e dopo il estra nea e le famigli e iso late ne i ronchi si ritrova no indifese 18 •
1500.
17. La pio da è il no me in ve rn acolo da ll a las tra di La concentra zione d egli insediamenti in nuclei compali i
beola (gne iss). Si assiste perta nto a l rie ntro ne l nucl eo o rigin a le che deve rispo nde re con il ri -
18. La pirate ri a sul Lago Maggio re accompagna dotto spazio di sponibile all e esige nze de mografich e che la propri e tà pri va ta ha
tutti i pe riodi di cont esa tra Co mo e Mil ano cd è
anco ra docum ent a ta a cavallo de l 1550. Ved i Si - favorito: ave re più figli equi va le a maggiore aiuto, possibilità di sca mbi e, di
gnore lli . op.cit. . pag. l 09. conseguenza , maggiore ricchezza re lativa.

Figura 6
Il m.aggengo di Ma rgonegia, Comune
di Bronta/lo, un tempo lllilizzato com e
sra zione principale, p uò essere consideraLO
carne un esempio di coloniz za zione
m edioevale a fo rma di co ni famigliari
separate.
( Fotografia Armando Donati).

249
Le costruzioni di legno dei ronchi vengono abbandonate e deperiscono. Re-
stano solo le recinzioni che figurano inserite nel territorio in modo diffe ren-
ziato da quelle che seguiranno più tardi con la bonifica di ulteriori aree comuni
distribuite alle fa miglie dei vicini.
Verso il1500 le nuove costruzioni nel nucleo hanno il piano terreno in mura-
tura, il primo piano pure di pietra o di legno e, raramente, un secondo piano in
legno. Sicuramente il granaio è ancora realizzato nel sottotetto sotto forma di
manufatto rialzato di legno (ciò per fare capo al sistema collaudato di ottimale
conservazione delle scorte) e isolato dai roditori con la mensola perimetrale di
piode inseri te nella muratura o di legno nella struttura stessa del gra naio.

Il fuoco, la paglia e le scandale


In queste case il focolare era posto al centro della cucina; il fumo doveva uscire
da un piccolo pertugio e le sci ntille avevano il tempo di spegne rsi prima di la-
sciare il locale. Nel sottotetto la pagli a e le scorte erano dunque al sicuro!
Il problema della scintilla incendiari a si pone con la concentrazione degli stabili
nel nucleo, non tanto per il fuoco domestico, quanto per quello portato in giro
dalla gente che faceva uso di ginestra e felci per riaccendere il fuoco spento 19•
La paglia depositata nel sottotetto e quella esposta sui loggiati non era sola a
costituire il pericolo dato che i tetti erano coperti con scandale di legno 20 e la
loro eliminazione all 'interno del nucleo dive ntava quindi indispensabile.
Dopo il1600 l'attuazione dei due provvedimenti (che certamente non venne
Figura 7 realizzata da oggi al domani e che forse fu incentivata anche dalla volontà della
A Mogno questa torba è stata costruita
in aperta camapagna ed è circondata solo gente di portare il fuoco dal centro del locale nell 'a ngo lo o contro il muro della
da qualche sta/la-fieni/e di legno. cucina) rese possibile anche l'inserimento delle pigne con le bocche di accen-
(Fotografia estratta dal libro di Antonio sione e gli sfiati rivolti verso l'esterno e la costruzione di ca nne fumarie e di co-
Codoni e Vasco C amboni, Il Paese e la mignoli.
Mem oria, Be/lin zona 1988, pag. Dl-22).
Dal granaio integrato a quello separato: la torba
La torba fu all ora la soluzione adottata per il deposito delle scorte, ossia un a co-
struzione che riprende il granaio con la mensola già sperimentato e posto all 'ul-
timo piano delle case di legno o di pietra sotto forma di ce ll e posate su funghi e
realizzato in un posto al sicuro dal fuoco, fuori dal nucleo 21 (fig. 7).
Nel nucleo, oltre ai motivi di sicurezza visti, le nuove costruzioni furono condi-
zionate dalla mancanza di spazi che impose la ricerca di altre soluzioni :
- la costruzione in comunione, con scambi di lavoro e di materiale;
- l'inserimento nel nuovo sta bile di locali di uso comunitario.
Con questo sistema nel nucl eo fu possibil e la costruzione di parecchie case a lo-
cali sovrapposti, le case a torre 22 .

La costruzione Valmaggese di legno

D a Moghegno a Cavergno si contano ancora ben poche costruzioni di legno.


Più frequenti sono invece in Valle Bavona, nella Lavizzara e nella Rovana con
un 'ovvia concentrazione di esemplari nelle regioni poste a quote superiori
dove sussistono migliori condizioni pluviometriche e sono a portata di mano i
19. A questo pro posito basta legge re i provvedi-
menti presi e iscritti negli Ordini comun ali già boschi di abete e di larice che, con i loro tronchi lunghi e regolari, hanno facili-
prima de l 1600. tato il permanere della secolare cultura di quel tipo di manufatto.
20. La presenza di coperture di legno nell a Media Qualcuno ha scritto che non c'è relazione tra la presenza del bosco resinoso e
Valmaggia e fin o ltre il 1500 è documentata dagli l'impiego del legno nell a costruzione ma, come al solito, non ha badato alle pre-
atti di co mprave ndita.
messe storiche, tanto meno a quelle ambientali e al tipo di transumanza eserci-
21. No n è di fficile dimostra re che le to rbe oggi re-
peribili negli abitati furono inglo bate negli stessi
tata nella regione alla quale l'autore si rife riva.
solo in te mpi più recenti . Purtroppo è raro che le costruzioni di legno siano giunte ai nostri giorni senza
22. La co mpro pri età dei vani è stata poi traman- avere subito delle alterazioni che ne rendono difficile la lettura. Normalmente
data e la subi amo ancora oggi in senso negativo. si tratta di aggi unte laterali e su tutta l'altezza di diversi vani in mura tura che in-
23. A testimonia re la presenza de i granai ci sono globano e nascondono la costruzione iniziale.
le vecchie fo togra fi e de l No vecento e si trovano i Con tutta probabilità l'intervento di modifica veniva effettuato in concomi-
resti de lle me nsole perime trali nei muri di pietra e
lungo le pare ti esterne de ll e primitive costruzioni tanza della sostituzione della copertura del tetto (fatto che capitava ogni 100
di legno. anni circa) eliminando anch e granaio nel sottotetto divenuto ormai inutile 23 .

250
È ev idente che la lettura di questi dettagli non sa rà mai possibile a chi non ne
conosce la funzion e originale, ed è un puro caso che non siano stati considerati
come semplici ele menti deco rativi! Ma forse non sono ne mme no stati visti.
I diversi tipi di costruzioni di legno possono essere cata logati secondo lo
schema seguente:
La cascina alpina , ossia l'abitazione mutlifunzional e ridott a al minimo indi-
spensabile: il basame nto in muratura, normalme nte inte rrato,da usare come
cantina o pe r il ricovero del bestia me minuto, al piano te rra un locale in mu-
ra tura che accoglie il focolare e, sul davanti il locale di legno chiuso e mon-
tato a castello e, al piano superiore il sottotetto, con il giaciglio o il granaio o
il fi enile (quest' ultimi so lo a media altitudin e). E qu esta la dimora dell a tran-
sumanza posta tra gli insediamenti principali del fondovall e e l'alpeggio.
- La dimora , ovvero la costruzione di più o meno grandi dime nsioni , chi ara-
me nte definita pe r struttura e arredo come abitazione, fatta con travi squa-
dra te e montate ' a castello' su un solido basa me nto in mura tura e suddivisa
in dive rsi locali . Il solaio è rea lizza to con legnam e tondo o, ra rame nte, squa-
drato. È questa la residenza principale e inve rnale.
- La stalla-fienile, di dime nsioni variabi li, di forma semplice, con il basa me nto
in pie trame intername nte utilizza to come stalla e la parte supe riore del fie-
nile eseguita con legname tondo spaziato, monta to 'a castello ' o incastrato
nei muri laterali o di frontone.
La torba vera e propria, generalm ente di dime nsioni modeste, eseguita con
legname squadrato o tondo, normalmente chiuso pe r la cella bassa e distan -
ziato nel sottotetto. La struttura posata ' a castello' appoggia su funghi di va-
rio tipo e montati con dive rse so luzioni su un basame nto in pi e tra me più o
me no alto e utilizza bile a vari scopi. È il granaio che e ra posto fuori dal nu-
cleo e possibilme nte in vicinanza del mulino (fig. 8) .
A scanso di equivoci va de tto che, in Valmaggia , con il te rmine di torba si indi-
cava la costruzione in legno di qualsiasi tipo 24 .
L'a bbandono della sega le avvenuto già agli inizi di questo secolo e il cro ll o della
produzione agricola dopo l'u ltim a guerra hanno condotto al rapido degrado di
24. Si trovano infa tti cit azio ni di ro rba casa dellla-
wia o sud/a ripa rorba o il diriuo di '"'" quadm una quantità di fabbricati ormai caduti in disuso e già stremati per vetustà.
nella /arba che fa sup porre il d iritt o d i deposit are Tra le costruzioni crollate que lle di legno costituiscono la maggioranza. Si tratta
de rrate in 1/4 di loca le de ll a to rba. Pe rt ant o il infa tti di dimore obsolete, molte delle quali trasformate in stalla o già abban -
fatto di usa re il te rmin e di to rba pe r definire la ti -
pica cos truzio ne su fun ghi potre bbe essere co nsi- donate da te mpo, e di torbe cadute in disuso pe rché ubica te fuori mano o
de rat o come impro pri o. troppo piccole per essere trasformate in stalla o in de posito.

Figura 8
Nella fra z io ne d i N i va si Tro vano
una a f ian co all 'alTra la fJrOToTorba
(a desTra) con la m ensola p erimetrale
posta tra la strrrllura di travi squadrate
e il sollo tello di to ndoni, e la torba
posata sui fu nghi (a sinistra).
( Fo tografia A E RT).

251
La cascina alpina

La cascina alpin a era la costruzione tipica del buon maggengo, da usare i tre
quarti dell 'anno, perme tteva il trattame nto del latte nei periodi prima e dopo
l'alpeggio, il deposito del raccolto estivo-a utunnale e, con tutta probabilità, era
il tipo di casa dei nostri vill aggi primitivi .
Ma, in Valmaggia, di maggenghi buoni e che potevano meritarsi una casa del
ge nere ne es istevano pochi. La necessità di continui sposta menti e l'esiguità del
territorio costrin geva a scegli ere la soluzione dell a cascin a in pie tra, con un lo-
cale unico posto sopra la cantina o lo stallino e rea lizzata in un posto centrale
rispe tto alle dive rse stalle- finil e sparse.
Quindi, le poche costruzioni di questo tipo rim aste sono in rovina e relegate sui
monti dell a Rova na e della Lavizzara dove la morfologia delimita gli spazi in
verticale e sotto fo rma di costoni posti tra due riali abbastanza profondi da osta-
colare gli spostamenti orizzontali 25 (fig. 9).
Questo tipo di casa non esiste sui monti della Bassa Yalmaggia dove le dime n-
sioni te rritoriali e l'altitudine ne giustificavano la presenza. Al suo posto è stato
preferito il tipo promiscuo della cascina-stall a-fienil e di pie tra . D 'altro canto, e
ricordando il pro ble ma dell 'alta piovosità, c'è da domandarsi se in questa parte
della valle il modell o di legno poteva esistere e se i grossi interventi di ristrut-
turazione degli stabili , documentati a cavallo tra il1850 e il 1900, abbi ano rical-
cato una tipologia preesiste nte oppure sostituito un modello di legno con
quello di pi e tra giunto sino ai nostri giorni26.
Più tardi , verso il 1890, questi maggenghi sono poi stati equipaggia ti con im-
pianti di filo a sbalzo che ne segnarono in modo più o me no marcato l'abban-
dono. Non si può escludere che anche questo fatto abbi a comporta to la rovina
delle costruzioni più antiche di legno27 .
25. Tra questi pochi repe rti va le la pena di citare
quell o situato a Corsge ll , in Va ll e di Prato e a La dimora
quo ta 1"282 metri s/m, come uno de i più bei mo-
de ll i di comp le tezza e razio nalità costrutti va (ved i
fi g. 9).
Fa tta astrazione dell 'ovvi a presenza dell a casa Walser di Bosco Gurin , questo
26. È noto che in que l periodo, appena poss ibi le, si
tipo di costruzione aveva sicurame nte un a ben più marcata presenza nella Me-
abbando nava il fo ndova lle,dive ntato ma lsa no pe r di a e nell 'Alta Yalm aggia (fig. 10).
la presenza de ll a malari a. E d unq ue possib il e che I fa bbrica ti rimasti sono in gene re costruzioni modeste, di proprie tà unica, con
le nuove costruzio ni sui maggenghi avessero as- la parte di legno se mpre edificata 'a castello ' su un basamento di mura tura che
sunto un a fun zio ne di dimo ra pe rmanente che an-
dava o ltre a lle so le esigenze agricole e de ll a pe r- rarame nte supera la dime nsione di due locali abitabili. Quest' ultimi erano ri -
mane nza stagionale. vo lti a va lle me ntre le sca le e la dispe nsa erano invece posti a monte. In alcuni
27. Vedi Armando Do nati (o p.cit. ). casi sotto un a pa rte o sotto tutto lo stabile erano inserite un a o più ca ntine.

Figura 9
La cascina alpina di Corgell, in Va lle
di Prato.
(Fotografia di Armando Donati).

252
Oltre il basame nto, l'elevazione di legno consiste in un pi ano abita bile com-
ple to più un pi ano rialza to utilizza to come granaio, quest' ultimo è isola to da
un a me nso la pe rime trale (fig. 11).
R ara me nte si ha nn o due pia ni abitabili . A bbasta nza freque nte è in vece la pre-
senza di un loggia to. In tal caso, sopra i pilastri di sostegno del te tto veni va in-
serita, come nei fun ghi de ll e torbe, una pioda rotond a.
I loca li abita bili sono sempre rea lizza ti con legna me squadra to, montato 'a ca-
stello ' con l' aggiunta , all 'inte rn o dell e pare ti , di tasselli a incastro vertica le per
impedire lo spos ta me nto orizzontale dell e travi. D a Cim a lmotto a Niva, nel co-
mune di Ca mpo Y.M., questi tasselli sono costi tuiti da astice lle re tta ngola ri ,
mentre nelle altre zone so no dei tondi di legno. In alcuni casi ho potuto consta-
ta re di pe rsona l'inserime nto di li che ni nei giunti. La parte granaio è eseguita
con legname tond o chiuso o leggerme nte spaziato.
Tra Sa rni co e Fusio a Cavergno (dove si ricorda no però diverse e recenti de-
molizioni), a Bignasco e nell a medi a Vall e Rova na rim angono a ncora pochi
esempl ari. Sono in vece mo lti que lli ancora esiste nti tra Niva e Cimalmotto. Di-
versi esempl ari si posso no anco ra vede re sulle vecchie fotogra fi e di altri vill aggi
Valmaggesi mentre in Bassa Va lm aggia non ne esistono più e ne ppure se ne ha
notizia.
Gli edifici rim asti po rta no all a constatazione che in Va lle maggia queste abita-
zioni era no di dime nsioni più modeste rispe tto a quelle di Bosco ed e rano più
vicine all a tipologia dell a torba che non a quell a dell a maggior parte de ll e di -
more alpine conosciute.
In merito alla dimensione rite ngo che i nostri pa rame tri di ri fe rime nto sulle esi-
genze di spazio siano in applica bili e comple tame nte di versi rispe tto a quelli
rea lme nte esiste nti fino al1 90028 .
Fa tta astrazio ne de lla loro dime nsione (che qu alcuno ha inte rpre ta to co me
conseguenza de ll a povertà de ll a gente) e se guardate solo supe rficialme nte,
queste costruzioni di legno diventa no co nfro nta bili a quell e delle altre zone di
presenza del legno: la stessa Valm aggia, la Leventina, la Va ll e di Ele nio o, più
gene rica me nte, tutte le va lli poste a sud e a nord dell e A lpi .
Così alcuni autori ha nno giustificato la presenza di questi manu fa tti di legno
solo sul fa tto che, a partire dal 1200, in alcune di queste va lli confinanti si sono
28. Pe r una casa premodern a siamo oggi in cl ini a insedi ati i Walser che si distinsero, e nessun o lo nega, per le loro abilità nell ' uso
in ve nt are fun zioni che non esistevano. cerchiamo del legna me e di costruttori in genere. Ma se le guardi amo più da vicino e ana-
came re o alti loca li che non e rano richiesti e, pa- lizza no tipologie e de ttagli si notano ben presto molte e importanti di ffe renze
rallelame nte, ci sfuggono i segni rimasti nelle
stalle e nei fi en ili per sostene re i soppalchi per i tra le costruzioni dei Walser di Bosco Gurin , quelle dell a vicin a Va lle di Ca mpo
giacigli , perché era anche lì che si dormiva. e, in generale, que lle del resto della Valm aggia.

Figura 10
Questo gruppo di edifici di legno
è rapp resentati vo della f razione
di Cim a/mollo, comune di Cam po V. M.,
dove il numero di costruzioni m unite
di mensola perimetrale e di stalle-fienile
di legno è ancora particolarmente
abbondante.
(Fo tografia A ER T).

253
Figura Il
La sezione di una dim ora /ignea
di Cima/motto, f ra z ione di Campo
V. M (AE RT-VM. 7.6, scala 1:100).
Tra il primo piano e il sottoteuo corre
la m ensola aggettante sia verso l'esterno
che verso l'interno e che p ermette di isolare
il doppio granaio. Com e si deduce
dei profili delle travi centrali, l'edificio
era suddi viso in du e locali anche ai piani
infe riori. In oltre, al p osto della stalla
si trovavano le cucine.

Figura 12
La sez ione di una dimora /ign ea
di Cima/motto, fra z ione di Campo V. M
(A E RT- V M. 7.3, scala 1:100). L'edificio
è più grande e manca la m ensola.

254
Troppe da patern e giustificare anche solo l'imitazion e.
In pratica, le dimore alpine a diversi piani di Bosco Gurin possono essere con-
frontate con quelle della Valmaggia in un solo caso, a Sarnico, e per un a co-
struzione di legno re lativamente recente 29 (figg. l 2 e l 3).
Le differenze che intercorrono tra le case Leventinesi, quelle Bleniesi e quelle
Valmaggesi mi convincono del fatto che in ognuna di queste regioni si è sv ilup-
pato un modo di edificare proprio che esclud e la possibilità di accettare, dan -
dolo come scontato, che i Walser abbiano influenza to nel modo presunto le co-
struzioni delle zone adiacenti ai loro insediamenti accertati.

La stalla-fienile

La stalla è il manufa tto che più caratterizza i modi di costruire dei singoli vil-
laggi e anche per singola zona , e si differenzia per struttura e per equipaggia-
mento a dipendenza del suo inserimento nel nucleo e con fun zione invernale, o
nel territorio per l'uso primaveril e o quello autunnale. In questo tipo di costru-
zione trattare solo il modo di usare il legname è pertanto restrittivo e, a priori,
esclude la possibilità di un esame più differenziato.
Intesa come ricovero per le bestie e con il fienile incorporato - questo va detto
perché in molte località la stalla, in particolare quell a per le capre, era rea liz-
zata da sola e nei ricoveri scavati sotto i macigni (gli spliii)- essa è costituita da
un basamento in pietrame che ospita la stalla (quest'ultima molte volte inton a-
Figura 13 cata a rasapietra e su un solo lato per proteggere bestiame dalle correnti
La casa della degli Urani a Sarnico.
In questo caso la srrwrura /ignea 'a casrello · fredde) e dalla parte superiore del fienile interamente costruita con legname
e l'impianTo è del rullo simile a quello tondo e posa to 'a castello' (fig. 14).
Leveminese chiamato dalla maggior parre Più frequente è però la soluzione del fienile costruito in muratura , con ampie
degli aurori "casa del Goliardo ". aperture poste di lato o di fronte e nelle quali sono inseriti orizzontalmente dei
(Fo ro grafia riprodolla per genrile tondoni incastrati ne l muro (fig. 15).
concession e dell'Archivio naz ionale
dei monumenTi sTorici, Bema).
La costruzione 'a castello' è mantenuta stabile in verticale con l'inserimento tra
i ton doni di cavicchi a cuneo che legano il complesso impedendone le fl essioni .

Figura 14
Fusi o, gruppo di sTalle con il fienile
inrerarnenre di legno.
(FoTografia di Ja cob Hun ziker sca11ara
fra i//886 e i//887 riprodo{{a per genrile
concession e dell'A rchivio canrona/e
di Aarau).

29. Si tra tta della cos idde tt a Casa degli Ura ni , un


edificio ligneo di due piani posto su uno zoccolo
di pietra e con una parte re trosta nte pure in mu -
ra tura che rim a nd a ai mode lli Leventinesi (vedi
fig. 13).

255
Se, a parte le dime nsio ni , la struttura de l basame nto è pressoché costa nte (rare
sono le divisio ni inte rne in mura tura o legname), le soluzioni adottate per il suo
inserime nto ne l territorio, per la costruzione del fi e nil e e il tipo di copertura
sono talmente ta nte che l'elencazio ne è impossibile. Solo alcuni esempi:
- la posiz io ne perpendicola re (di punta) o parall ela (di fascia) dello stabile ri-
spetto al pendi o e la consegue nte necessità di un a sca la per accede re a l fi e-
nile;
- la po rta di accesso al fienile inserita di lato (sotto la gronda o a mezza altezza
con abbain o) o sul fro nto ne (direttamente sotto il tetto o a mezza altezza);
- l'apertura de lle fe ritoie di ventilazio ne sui lati o sui frontoni;
- il tipo di struttura del te tto a p un toni o a cava liere e la sua impostazione a di-
pende nza de lla chiusura de i timpani con un muro o con i tondo ni;
- la posa di ca pri ate inte rn e poste a ridosso de l timpano o esterne e più o meno
sporgenti rispe tto a l muro di chiusura de l fronto ne o del legname della strut-
tura portante;
- la posa de i correnti direttamente sul muro de l fronto ne, o incastrati con i ton-
doni de l timpa no dell a struttura 'a caste llo ', o direttamente sull e capriate
tramite cavicchi di legno.
Le so luzio ni sono tante e talme nte va ri abili che un a cata logazione risulta vera-
mente difficile.
La costruzio ne de l fie nile tutto di legno si trova a partire dai 600 me tri di altitu-
dine mentre que ll a mista in mura tura e legno si trova ovunque.
Figura 15 Solo a Bosco G urin si trova no tre stalle co n il fi e nile (legno tondo e distanziato)
Le stalle con gli angoli del fi enile di p ietra
nei quali sono incastrati dei condoni spa ziati appoggiato sui funghi come le to rbe con fun zio ne di granaio (fig. 16) .
sono quelle più diffuse. L'aggiunta di un ' ala late ra le con funzione di de posito pe r il fogliame (in tal caso
(Fotografia di A rmando Donaci). l'ala può esse re chiusa) o il letame è da considera re come una tipologia limita ta
all a Medi a Va lmaggia.

La torba

La to rba è senza dubbi o un manufatto che si fa no tare pe r l'inconfondibile pre-


senza dei funghi che la di stingue da tutte le altre costruzio ni . Proprio pe r que-
sto aspetto pa rti colare e di apparente uni fo rmità si presta al confronto diretto
ov unque la si incontra. Si vedo no i fun ghi senza guardare il resto.

Figura 16
A Bosco Gurin tre fienili realizz ati
co/legname tondo e spaziato sono
stati edificati fa cendo capo la m odello
della torba. In questi casi non va escluso
un recente adattamento della struttura.
(Fotografia A E R T).

256
In questo modo di venta facile consid erare la to rba va lmaggese all a stessa stre-
gua di que lle di a ltre regio ni a lpine e tirare de lle conclusio ni somma ri e. In ef-
fe tti la rea ltà è be n di versa .
Il ma te ria le raccolto da ii 'APAY (Associazio ne per la pro tezio ne de l pa trimo-
ni o artistico e archite tto nico di Valmaggia 30 ) ha pe rmesso un 'a na lisi approfon-
dita che co nsente di esa min a re sotto i più di versi aspe tti questi ma nufatti:
la tecni ca costrutti va ;
l'evoluzio ne de l lo ro uso;
la lo ro o rigin e.

Dalla p roto torba a m ensola


Si è già parl a to de ll a me nsola di legno e di que ll a di pie tra (fig. l 7) inserite ne ll e
dimo re a lpine pe r iso lare da i roditori il grana io sempre rea lizza to ria lza ndo con
legna me il sotto te tto.
È questa una soluzio ne che si trova in tutta un a se ri e di costruzio ni , sia in legno
che pie tra, da Cima l mo tto a Cevio, da lla S avona a ll a Lav izza ra fino a Fusio.
In tre manufatti di legno giunti fin o a noi (a Cave rgno, Ca mbleo e Fusio) la
me nsola risulta persin o in serita a un livell o in fe rio re, iso lando a nche l'a lloggio
dall o zocco lo di pi e tra, a dimostrazio ne di una no tevole padro nanza e versa ti-
lità dei modi di costruire (figg. 18 e 19).
Pe r contro ques ta m ensola no n esiste in tutto l' insedia me nto di Bosco G urin e
neppure è stata ma i trova ta in nessun 'a ltra regio ne di cultura Wa lser, tanto a
Figura 17 no rd che a sud de lle Alpi .
A Fusio (AE R T-VM. l 2.2, non pubblicara)
quesra rorba, al posro dei f unghi, ha
la m ensola perimerrale posra soli o la cella L e torbe dei walser d i Bosco Gurin ...
del prim o piano e appoggia w sopra Se il de ttagli o tecnico de ll a me nso la ha preceduto la to rba isola ta messa sui fun -
un anello di base forma lo da due rravi. ghi e con la so la fun zio ne di gra na io, no n si vede pro pri o come si de bba cerca re
La rrctve che appoggia sulla murarura a ltrove la pate rnità di questo siste ma.
presem a unafo rma rrapezoidale.
(Forografia AERT).
Anzi, a rigore di logica ci si dov re bbe chi ede re da dove vie ne la to rba Walser e
que ll a di tanti altri pos ti dove lo ro no n sono ma i arriva ti , sia ne lle Alpi come nei
Pire ne i; in No rvagia , Suda me ri ca , in C in a e chi sà dove (fig. 20).
La to rba Walser si diffe renzia da tutte le a ltre to rbe Ya lmagges i sia pe r il ria lzo
che pe r il prolunga me nto sui fro ntoni de ll a cella posta ne l sotto te tto. La so lu -
zio ne è basa ta su un a chi a ra ca pacità tecnica che ha pe rmesso- malgrado la
maggiore a ltezza de l manu fa tto e quindi la min o re stabilità- di affro ntare il ca-
ri co de ll a neve con un a maggio re superficie di te tto pe r fungo rispe tto a qu anto
si trova risa le ndo la R ova na fino a Cim a lmo tto e la Yalmaggia fino a Broglio.

Figura 18
La m ensola della prorororba valmaggese
era sovenre reali zzara con so11ili lasrre
di gneiss come in quesro esempio di N i va,
nel comu ne di Campo V M.
( Forografia A E R T).

30. Verso il 1980 I' A PAV ha proced uto a inventa-


Tiare le torbe Va lm aggesi ca talogandone 78, dell e
quali 8 più o me no leggibili pe rché in rovin a o per
avere subit o pesa nti interve nti . Di molt e altre re-
sta so lo il rico rdo a testimonia re un a prc enza
mo lt o più di ffusa e. nel cont e mpo. un precoce ab-
ba ndono che nell e regioni in fe rio ri de ll a Valmag-
gia risa le sicura me nt e a prima del 1900. Tra imo-
tivi all 'origine d i ques to abba ndono ci sono dap-
prima l' introd uzio ne nell a Bassa Va lm aggia del
mais, po i dell a pa tata (ci rca verso il 1800). la co-
struzione dell a strada con la consegue nte possibi-
lit à di trasporto c di import azione dci cerca li c,
dopo il 1850. 1a distruzio ne di mo lti mulin i.

257
Figural9
Le due sezioni mostrano la m ensola della
torba di Camb leo, frazione di Peccia,
posta souo la doppia cella del primo piano
(AE RT- VM.20.1, scala 1:100). In ambedue
le torbe (vedi fig. 20) il ballatoio corre
lungo tre lati dell'edificio.

258
... e quelle Valmaggesi
Che la torba faccia pa rte integrante del modo di trattare il prodotto agricolo è
messo in evidenza dalle soluzioni adottate sia in fatto di dim ensione delle cell e,
a dipendenza della qualità e quantità del prodotto da immagazzinare, sia pe r la
presenza dei ballatoi in risposta alle diverse scadenze del raccolto, dunqu e alle
necessità di asciugatura , di essiccazione e di completa maturazione.
Non credo sia necessario illustrare le diffe re nti esigenze di ri serve inve rnali di
foraggio e di alime nti pe r uomini e an imali tra Bosco Gurin e Mogh egno, o la
dive rsità dei prodotti agricoli tra l'Alta e la Bassa Valmaggia, oppure le dive rse
inte nsità di so leggiamento in Valle Bavona rispe tto a Campo e di piovosità in
Vall e di Peccia rispetto alla Bassa Valmaggia .
Eppure, malgrado esistessero le stesse pre messe ambientali pe r Bosco Gurin e
pe r Fusio, nei due villaggi si rispose con un tipo di torba assolutamente dive rso!
Che dire ?

Le molteplici varianti tipologiche delle torbe Valmaggesi

La versati lità della tecnica costruttiva dei Valmaggesi è messa in evide nza an-
che dall 'a nalisi di un solo tipo di manufatto: la torba (fig. 21).
Ne ll e tabell e all ega te 31 che riassumono il materiale raccolto dall ' APAV si sono
aggregate le torbe pe r zona combinando caratteristiche fun zionali e a mbi e nte
(quote e comparti vallivi).
Figura20
Questa torba /ignea del !Lilla simile
a quelle alpine si trova nella Galiz ia, L e zone di aggregaz ione
regione seuenrriona/e della Spagna. l. Bosco Gurin (15 torbe) aggregate per le caratteristiche intrinseche che le di-
(Fo tografia estraila da/libro diSamino stinguono da tutte quelle della restante Vall e maggia ;
Langé, L'eredità romanica, Milano 1988). 2. Campo V.M. (16 torbe) aggregate per l'analogia a la contiguità ambie ntale
con Bosco Gurin;
3. Bassa e M edia Valmaggia (6 torbe) con Moghegno, Bignasco, Cavergno
comprendenti tutte le torbe ancora esistenti nel fondovall e (fig. 22);
4. Broglio (21 torbe) aggregate per la massiccia prese nza di esemplari concen-
3 1. Queste tabelle. anche se minuziose.si limit ano tra ti nella sola località di Rima (20 torbe);
agli aspetti essenziali . so rvolano u molti a ltri de t- 5. Prato, Sarnico e Peccia (15 torbe) aggregate per la posizione inte rm edia tra
tagli costruttivi come gli incastri de i pavimenti , la zona di Broglio e quella di Fusio;
delle tra mezze, dei siste mi di chiusura de lle porte
e, in pa rticolare, non riportano quanto si è riusciti 6. Fusio (5 torbe) aggregate per la posizione isolata del comune posto a monte
a sa pere sulruso che si faceva de lle torbe. dell e gole di Corgell sopra Peccia.

Figura 21
La grande torba posta dietro l'abside
della chiesa parrocchiale di Sarnico.
(Fotografia AERT).

259
Tabella l
Analisi strutturale delle torbe valmaggesi rilevate dall'Inventario APAV
(1978-80)
Zona] Zona2 Zona] Zona4 Zona5 Zona6 Totale

Tetto a cavaliere 15 3 2 6 5 32
2 a puntoni 14 3 18 6 42
3 Tettoia sui frontoni 4 4
4 Struttura del tetto 4 4 8
5 l
6 4 3 2 lO
7 2 15 2 19 11 4 53
8 15 16
9 Dettagli del tetto le le 2e 3c 3/2e
a cavaliere
lO 14.2 1.111.2 1.112.2
11 Forme di travatura 5 7 6 4 8 30
12 5 2 3 3 14
13 3 7 12 3 2 27
14 2 2 5
15 Celle 12 1 16 l 2 32
16 3 2 4 9
17 2 2 2 5 l 12
18 2 l 3
19 l l
20 15 16
21 Ballatoi*
22 Accessi*
23 Basamento
24 Anello di base 20 9 30
25 4 3 2 9
26 2 2
27 lO 12
28 14 15
29 2 3 5
30 l l
31 l l
32 Tipo di fungo 11 14 6 6 4 42
33 4 4
34 6 3 9
35 14 6 21
36 Numero dei funghi 9 6,4 8 4,7 4,9 5,6
(media per zona)
37 Metri quadrati 5,3 4,6 3,5 6,1 6,6 6,8
di tetto per fungo
(media per zona)

*In considerazione del grande numero di varianti la sin tesi per zona risulta impossibile.

260
Tipi di tetto L egenda della Tab ella 1
1 Te Ilo a cavaliere
2 Teuo a puntoni l 2 3
3 Aggiunra di rerroia sui fron roni
(s u un o o su due lari)

Struttura de/tetto
4 Capriara sulla srrulfura 'a casrello '
con. rirnpano aperTo
5 Capriara sulla srruuu ra 'a casrello' 4 5 6 7 8

~'~~g
con Timpan o chiuso all 'infern o
6 S rrul/u ra 'a casrello' fino al colmo
con capriara interna
7 S rrullura 'a casrello' fino al colmo
con capriara esrerna
8 Torba ripa Bosco Curin con
sorrorerro rialzaro e prolungaro
sopra ifrom oni

Dettagli de/t etto a cavaliere


9 Terra a cavaliere con in casTro
a coda di vacca 11 12 13 14
10 T'erro a cavaliere
l l
IO. l con appoggio a conrrafisso
10.2 con appoggio a Tassello
incasrraro nel punrone

Forme di travatura
l
15
l
16
~
~

17
l
18 19 20

• wTTT
11 Legname squadraTo chiuso
12 Legname misro (squadraro e ronda)
chiuso
13 Legname ronda chiuso
14 Legnam e rondo aperro
21
Uso delle celle, disposizion e
Nessun Un Due Tre Quattro
dei ballatoi e accessi ballatoio ballatoio ballatoi ballatoi ballatoi
15 Torba sen za sporgen za del reuo

D D D D D
sui f ronTon i
16-20 Torba con sporgen za del reuo
sui fron toni e relariva utilizzaz ione
21 Numero e isposizion e dei loggiari
22 Num ero e posizione degli accessi 22
alla cella Un solo Doppio
accesso accesso
23 Utilizzazione del basamento: a valle a mont e laterale a valle a monte laterale
+ ++
O Aperro ~ rzl :~
l Chiuso e lllilizzato com e ripostiglio
e per il besriame minuro
~

rzl
·~ ••
CU Cucina 23
ST Sralla Recinto Deposito Cucina Stalla per Locale
V Coperrura a volta (0) o stalla per (CU) capre o a volta
bestiame vacche (V)
A nello di base minuto (ST)
24 Direuam ente sul muro (l)
25 Una sola rrave di radice
26 Tra ve a riranre appoggiaTa sulla 24 25 26 27 28 29 30 31
l
radice

~Mi~ ~~d~~
27 Radice appoggiata su1ma rra ve
a tiranre
28-31 Castello a più strati di rra vi

Tipo di fungo
32 SupporTO di Legno con. lastra 32 33 34 35
di pietra
33 Supporto di legno incastrato
a renone nella rrave
34 Supporro e lasrra di pietra
35 Supporto in murarura e les tra
di pietra

261
La struttura del tetto
Per quanto riguarda l'esame della struttura generale dei manufatti la tabella
inizia dal tetto perché è l'elemento costruttivo che anticipa le parti sotto-
stanti32. Si distinguono pertanto:
- il tetto a cavaliere (l) realizzato con i puntoni appoggiati direttamente sulla
radice prolungati oltre la stessa in modo da formare quella sporgenza di
gronda più o meno marcata, utile alla protezione del legname dalle intem-
perie o per la copertura dei ballatoi laterali. In questo tipo di copertura l'ap-
poggio del puntone è sicuramente un punto debole in quanto il tirante non
agisce sullo stesso ma sulla radice che è spinta lateralmente dalla pressione
del tetto. Il pavimento del solaio è posato sui tiranti che trattengono la radice
e il solaio resta libero da intralci e meglio utilizzabile. L'appoggio del pun-
tone viene realizzato con tre diverse soluzioni:
- con un incavo o una tacca incisa nel puntone (9); è il sistema che si trova
ovunque e anche per piccole sporgenze (9c);
- con un grosso tassello incastrato trasversalmente nel puntone (10.1); è il
sistema normalmente usato in Valle di Campo e, in alcuni casi, anche in
Lavizzara;
- con un contrafisso incastrato di punta nel puntone e appoggiato sulla ra-
dice (10.2); è un siste ma che si riscontra a Moghegno e in Lavizzara.
- Il tetto a puntoni (2) è costruito con una serie di capriate a struttura rigida. I
puntoni sono incastrati nelle catene che poggiano sulla radice scaricando il
Figura22 peso del tetto verticalmente sulla struttura portante sottostante. La costru-
Aurigeno. Questa torba della Bassa
Vallemaggia, purtroppo dem olita, ha zione è stabile. Sui tiranti, che si trovano sempre all 'altezza della gronda,
la cella fo rmata da travi di 70 centimetri viene posato il pavime nto della cella del sottotetto in modo che il solaio re-
di altezza e presenta un tello a cavaliere. sta libero. A Bosco Gurin (8) , dove la ce lla è rialzata di circa un metro, i ti-
(Fotografia di Pau/ Scheuermeier, ranti rappresentano un ostacolo. Per questo motivo la cella del sotto tetto era
Il ouobre 1926, riprodotta per gentile destinata al de posito di foraggio che non richiedeva altri interventi dal mo-
concessione del Rom anisch es Seminar,
Berna). mento dell ' immagazzinaggio a quello dell'uso.
- Tettuccio a ala (3). A Rima di Broglio, dove i te tti sono normalmente a pun-
toni , si riscontra l'aggiunta - su uno (l) o due (2) frontoni - di tetti che pro-
teggevano l'entrata o gli stretti ballatoi.

Figura23
Bosco Gurin. La capriata del tetto
a p umani è appoggiata sulla parete
aggettante della cella superiore
del sotto tetto.
(Fotografia A E RT).

32. Per esempio non è pe nsa bil e realizzare dei bal-


lato i latera li senza prevede re un tetto a ca va lie re
oppure loggiati di fro nt one senza un 'adeguata
struttura di sostegno.

262
La struttura del sottotetto
D a 4 a 7 sono illustrati i diversi e più frequenti sistemi di chiusura de l timpano
con la posizio ne de ll a capriata di testata riferita all a struttura po rtante. In me-
rito va rileva to che per ogni soluzione (e que lle esposte non sono tutte) corri-
sponde un diverso modo di sostegno de lla capriata e di incastro del legname
de lla struttura porta nte con i correnti del te tto (fig. 24).

La la vo ra z ione de/legname
D a 11 a 14 è illustrato il tipo di lavo razione de l legname usa to per la cella infe-
riore e principa le (fig. 25). Si no ta che solo ne lla Medi a Yalmaggia l'utilizza-
zion e di legname squadra to è di regola.
Può essere una caso ma no n è da esclude re che il fatto dipe nda dalla scarsità de l
legname resinoso e da ll 'impi ego del rove re e de l castagno che, rarame nte li-
nea re, richiedeva un a diversa e maggiore lavorazion e (fig. 22) .

Le celle e i ballatoi
D a 15 a 21 figura , mo lto genera lizza to, l'uso de lle celle superiori e infe riori e la
l'uso de l sottote tto per il de posito o come ballatoio. La tabe lla, premesso che
va le tta considerando il tipo di copertura e la presenza de i loggia ti (21 ), è ca-
re nte pe r l'assenza di molte informazioni riguardanti l'esiste nza o me no de l so f-
fitto sopra le ce lle principa li , l'accessibilità interna o este rna de l solaio, la pre-
senza o meno di divisio ni inte rn e.
Figura24 Ma lgrado le carenze di cui si è de tto dalla tabell a risulta che le torbe poste più
1/tello a cavaliere della torba di Fusi o
(A E R T-VM. /2.2, non pubblicata) con in alto sfruttano maggio rme nte il solaio (Bosco, Ca mpo e Rima) .
il palello di controve/11o in castrato tra la Per contro a Bosco e a Rima il num ero dei ballatoi è molto ridotto me ntre a
radice e il puntone. A lla cella del solloteuo Ca mpo e ne l resto de ll a Lavizza ra essi sono invece nume rosi presentando le più
si accede dal ballatoio fronta le e le sue sva ri ate posizioni e combinazioni. A Bosco Gurin tutte le torbe non hanno ball a-
pareti sono costituite da travi squadrate. toi e presentano un solaio aggettante su ambedue i frontoni che viene usato come
( Fotografia AER T).
fienile anche se nel basamento non è inserita la stalla. Le altre riserve di fieno sono
conservate in edifici lontani dal paese, i gadumdsch.i, e recuperate verso lafine
dell 'inverno. Pe r la conservazion e dei cerea li veniva utilizzata la ce lla inferiore.
Le stalle sono concentrate nel villaggio e non esistono maggenghi .
A Fusio le to rbe ha nn o solo funzione di gran aio, la cell a ne l sottote tto sfrutta
solo parzialme nte il tetto più grande che serve da cope rtura ai sottosta nti bal-
latoi. Il fieno è deposita to sopra le sta lle che si trova no sia ne l villaggio che
sparse ne l territorio o sul maggengo di Sambuco.

Figura 25
Le pareti e le porre della m edesima to rba
(vedi fig. 24) son o costituite di tra vi e di assi
diligentem em e squadra te.
(Fotografia AERT).

263
G li accessi
G li accessi considerati sono que lli de lla ce lla in fe riore e principale (22). A l do p-
pio accesso corri spo nde un a divisio ne interna de lla cella, indice di compro-
prietà de lla torba.

G li anelli strutturali di base


La funzio ne, la dime nsione e la struttura de l basa me nto (23) sono illustra te in
cinque possibili vari anti :
- Lo zoccolo in mu ra tura è soffitt ato, in alcuni casi con un a volta (V), ed è stato
usato come cucin a (CU) o sta ll a per le capre o, se di dime nsioni sufficie nti ,
per il ricovero de lle vacche (ST). ,
- Lo zoccolo è solo un recinto più o me no alto e no n so ffittato. E questa, in ge-
nere, un a soluzio ne che si incontra quando la to rba è situata lontana dall 'abi -
tato (0).
- Qu ando la mura tura è coperta con un sempli ce assito oppure, molto spesso,
da assito e ca lceto il loca le veni va usato come deposito di attrezzi , come por-
cil e o poll aio (l).

A ppoggio, form a e materiali dei fun ghi


D a 24 a 31 sono illustrati i vari sistemi ado tta ti per l'appoggio dei funghi sull a
muratura de llo zocco lo visto dal la to di fro nto ne (fig. 26), da 32 a 35 i vari tipi di
funghi (forma e mate ri ali , vedi f igg. 27 e 28) e ne ll a colo nn a 36 il numero dei
funghi presenti in ogni to rba.
L'esame dei tre d ati po rta a ll a conclusio ne che, in pratica, ogni vill aggio aveva
la sua soluzio ne. D a notare che il fungo a tra ve si trova solo a Bosco G urin e il
fungo in mu ra tu ra solo in Lavizza ra.

Figura26
L'anello strutturale di base della torba
di Sonlerto (A ERT- VM.22.2).
(Fotografia AER T) .

264
La statico
Come ultimo e le me nto (37) sono stat i ca lcola ti i metri q uadri di te tto med ia-
me nte sostenuti da ogni singolo fungo. In me rito e ri fe rendos i solo alle medie
risulta nti per zona, va nno fa tte le seguenti conside razio ni:
In a ltitudin e, e ma lgrado il maggio r peso de lla neve, i costrutto ri ca ricava no
i funghi molto di più che ne ll e zone più basse, quin di possedeva no un a tec-
nica supe rio re. Q ues to è ma rcatame nte ril eva bil e pe r Bosco che, come si è
visto, ri alzava la cell a de l sotto tetto aum e nta no no tevolme nte la ca pi e nza
de ll a to rba.
No n esiste un a sosta nzia le di ffe re nza di ca ri co sui funghi tra i tetti a punto ni
e que lli a cava li e re.
Q ua nto esposto sopra da un 'idea di qua nto si nasconde d ie tro a un man ufa tto
specifico come la to rba. Non è dunque diffi cile immagin a rsi dove po rte rebbe
un esa me a lt re tta nto approfondito degli altri ti pi di costruzione presenti in nu-
mero be n maggio re: case, stabili di servizio, sta ll e-fie nile.
Figura 2 7
Il massiccio f ungo di un a delle tante torbe Conclusioni
di Bosco C urin presenta gli angoli sagoma ti
e intagliati. A ca usa de ll e condizio ni a mbi e nta li , in pa rti cola re pe r l' abbo nd anza di preci-
(Fo tografia A E R T).
pitazio ni , in Ya lm aggia i ce rea li no n po teva no esse re tratta ti co n le rasca ne e
ta nto me no ne ll 'a ia. C i si è dunque arra ngia ti co n i ball a toi, i loggia ti e il gra naio
incorporato ne lle dim ore e iso lato da ll a me nsola.
La concentrazio ne dell e case nei nucl ei, avvenuta verso ill 500, e il consegue nte
pericolo d'in cendio hann o im posto l'allontanamento dei granai dall e case per
metterli in luoghi più sicuri : si costruiscono all ora le torbe isolate. Dove pe r il trat-
tamento de i prodo tti si ricorreva ai loggia ti dell e case si rim edia con l'inse rimento
di questi ne lle torbe e ciò avviene nell a Medi a Ya lm aggia, a Peccia e a Fusio.

Figura 28
l quattro tipi di ji111go esistenti in
Va llem aggia:
- gam bo di legno e lastra di pietra,
- gambo di legno incastrato a m ezzo legno
nella tra ve sottostame e in cuneato
in quella superio re,
- gambo e lastra ambedue in pietra,
- gambo in m uratura e supporto in pietra.

265
I loggia ti non si trovano a Bosco e a Broglio (Rima); a Campo V.M., salvo qual-
che eccezione, i loggia ti sono presenti con funzione di ball atoio d'accesso e non
per l'essicazione dei prodotti.

Caratterizzazione tipologica delle costruzioni di legno Valmaggesi


Stando così le cose appare logico che in Valmaggia esistano diversi tipi di co-
struzioni di legno:
- le 15 torbe di Bosco G urin , tutte uniformi ma chi arame nte differenti dall e al-
tre consorelle Valmaggesi ancora esiste nti;
- le torbe Valmaggesi costruite applicando soluzioni fun zion ali (loggia ti e bal-
latoi) e tecniche (carpenteria del te tto, anell o strutturale di base, forma dei
funghi, ecc.) molto di ffe re nziate;
- le dimore alpine di Bosco Gurin dell e quali nel resto della valle si trova un
solo esemplare (Sornico);
- le dimore alpin e Valm aggesi con la me nsola perim etrale inserita a diversi li-
velli per isolare il granaio33;
- le poche case in legno costruite più tardi se nza me nsola, dunque senza gra-
naio incorpora to;
- pochi esempi di cascine alpine;
- poche stalle con il fi e nil e completamente di legno de ll e quali tre si prese n-
tano con la struttura di torba a Bosco Gurin;
- una notevole quantità di stalle con il fi enil e dotato di ampie aperture nelle
Figura29 quali sono incastrati orizzontalmente i tondoni.
Il f ungo di questo granaio di H edda/, in
No rvegia, presenta il gambo e la cappella Si sorvola sui dettagli strutturali della cope rtura, sull 'orditura e posa delle scan-
di legno. Decisamente, sino a queste da le o delle piod e, perch é si aprirebbe un nuovo capitolo di soluzioni ancora
latitudini i Wa/ser non sono mai giunti! più eterogenee.

L a questione Walser
D a quanto esposto si deve dedurre che in Valmaggia esiste una diffusa ve rsa ti-
lità delle costruzioni di legno e che il sistema Walser è diffe re nte da tutto quanto
si trova ne l resto de ll a vall e e nelle altre regioni ti cin esi. Sorge dunqu e sponta-
nea la domanda:
- Dove sono sta ti trovati gli argomenti che hann o pe rmesso di attribuire ai
Walser la pa te rnità delle costruzioni di legno dell 'alto Ticin o?
33. Es istono molte case di legno se nza granaio che - Chi ha individuato come area di cultura Walse r una loca lità come F usio so lo
pe rò conserva no i resti de ll a me nso la e che dive n-
tano indeci frabili se non si conoscesse la funzione perché sono presenti le sca ndale qua ndo queste si trovano docume ntate an-
di que l de ttaglio. che nella Medi a Valm aggia?

Figura30
Gli imponenti granai in pietra
del Portogallo settentrionale.
( Focografia estratta da /lib ro di Ma rio
Mountinho, A arquitecturapop ular
portuguesa, Lisboa 1979) .

266
Chi ha fatto queste affermazioni non si è accorto che dove non ci sono la paglia
e l'argilla (coppi) il sistema più semplice di copertura è anzitutto quello delle
sca ndale, che si trovavano ovunque, e in seguito quell o dell e piode dove esiste
la materia prima e la possibilità di lavorazione.
Chi scrive ritie ne che coloro che insistono sull 'argomento, come nel caso
dell 'origine della torba , dovre bbe ro farlo chiedendosi anche chi ha inve ntato il
tavolo e la sedia. Allora troverà la soluzione giusta!
Il soggetto di questo scritto e ra la costruzione va lmaggese di legno. Docum e n-
tandomi mi sono trovato di front e a molte asserzioni che non collimavano con
le mi e conoscenze dirette. Potevo sceglie re la soluzione semplice di ripe te re le
solite cose, ma mi è sembrato di fare un torto ai nostri antenati che sono giunti
qui , chi sa da dove, portandosi le loro collaudate dimore pe r poi adattarle all e
condizioni del posto e svilupparle a seconda de ll e loro limitate possibilità .
Più tardi sono giunti a nche i Walser, e mi sta be ne. Quell o che non posso accet-
tare è che si voglia a tutti i costi , e sulla base dell a costruzione in legno, asse-
gnare alla loro presenza in Ya lmaggia un influsso de te rminante che non trova
giustificazione di sorta.
Non si può infatti equiparare l'arrivo dei Walser in Yalmaggia, già abitata e uti-
lizza ta con certezza da centinaia di anni , con la co lonizzazione delle regioni di-
sabitate del Goms e del Safien. Se qualcuno l' ha fatto, di sicuro non conosceva
la storia ma nemmeno sapeva che l'a rte di costruire è come un libro di cui si ca-
pisce il messaggio legge ndon e le pagine e non guardando la so la copertina.
Ne l contesto del discorso sulla costruzione di legno in Yalmaggia mi sembrava
opportuno che questo venisse pur de tto una buona volta!

267
Flavio Zappa Edilizia e funzione degli edifici sotto roccia

Introduzione

Tra le molteplici espressioni de ll 'edilizia rurale alpina, un tipo particola re è co-


stituito da que ll e costruzioni sotterranee ottenute sfruttando cavità naturali o
scavando sotto grossi macigni .
Questi manufatti sono molto freque nti in Yalmaggia dove sono noti con il nome
di splii.il . Essi constano quasi sempre di un solo vano, parzialm ente o completa-
me nte inte rrato, e prese ntano una ricchi ssim a vari e tà di tipi e funzioni .
Se la scelta di un luogo da edificare è condizionata , almeno in una certa mi sura ,
da ll a morfologia de l terreno, dalla sua esposizione e dai fattori climatici , qu esto
va le in modo pa rticolare per gli spliii. Infatti , non solo la loro ubicazione, ma an-
che la forma , il volume e la qualità degli ambi e nti sono direttam ente dipe nde nti
da pre messe naturali , senza le qu ali addirittura la loro esiste nza sa rebbe impos-
sibil e. La struttura portante e la cope rtura sono predisposte in massima pa rt e da
madre natura e spesso costituite di elementi rudi e bizza rri , integrati dall ' uomo
in edifici che, indipe ndenteme nte dalla loro fun zion e, hanno perso l'originario
carattere sa ltuario e casuale e creano quell 'ambi e nte ricco e variegato che fu pe r
secoli lo spazio vitale di intere gene razioni . L' uomo li ha adattati con di screzion e
e ingegno, adattandosi a sua volta con te nacia e umiltà (fig. !) .
L'architettura e l'urbanistica godono generalmente de ll 'attenzione di archeo-
logi, storici ed e tnografi in vaste aree de lle Alpi , Ticino compreso, dove si son
viste fiorire nume rosissime pubblicazioni . Un 'a mpia indagine bibliogra fica
rea lizza ta prima di intraprendere l'esplorazion e sul terre no ha , per contro,
messo in luce un 'assoluta manca nza di studi approfonditi sul te ma de ll 'edilizia
de lle caverne, non so lo in ambito ti cinese, ma addirittura a lpino. Gli splili, forse
a causa della loro presenza di scre ta , dovuta a l mime ti smo de lla pi etra nella pi e-
tra , sembrano essere quasi totalmente ignorati .
l . Questo te rmine. in uso con dive rse varianti
pressoché in tutt a la va lle. viene utilizzato qui in Pur essendo assai nutrita , la lista de ll e pubblicazioni in cui si tra tta di sphii con-
manie ra generale per designare tutt e le costru - tie ne quasi solo degli accenni , nume rosi sì, ma sempre supe rficiali , in certa le t-
zioni sotterranee, senza distinzione d i tipo o fun- tera tura a carattere locale, folcloristico o este tico, oltre a qua lche breve a rticolo
zione. Tutti i vocaboli dialett ali e i toponimi loca li
ricorrenti in questo testo vengono stampa ti in cor- che idealizza con tinte nosta lgiche un passa to ritenuto più autentico e che gli
stvo. ambienti del turismo sono abili a sfruttare.

Figura l
Una delle più straordinarie espressioni
dell'architettura rupestre in Va/maggio:
cascina e stabbiello del corre Conta
(Alpe Perliis, in Val di Prato, l '991 m etri
slm ); in secondo piano la Bocchetta
di Redorta. L'opera della natura e quella
dell'uomo si riconoscono distintam ente.

269
Semmai questi fabbricati hanno attirato l'attenzione, essi hanno suscitato un
interesse piuttosto blando, di oggetto inutile e curioso. Anche le più recenti
pubblicazioni si soffermano unicamente sull'aspetto estetico dovuto alla forza
della pietra, ignorando nel modo più assoluto le implicazioni architettoniche,
paesaggistiche, economiche e antropologiche di queste costruzioni2 .
La Yalmaggia non è l'unica regione delle Alpi dove siano presenti degli spliii,
tuttavia , i fenomeni geologici e tettonici che essa ha conosciuto ne hanno favo-
rito una tale concentrazione e varietà che non si riscontrano altrove. Per que-
ste ragioni il Museo di Yalmaggia ha deciso di chinarsi su questo particolaris-
simo tipo di edilizia alpina, mettendo in cantiere una ricerca di ampio respiro
che ha preso avvio ne11994.

Tabella l
Sp!Ui segnalati, ritrovati e rilevati in Valmaggia
(Aggiornamento al30 novembre 1996)

Comune Segnalati Tro vati Rilevati


Fusi o 42 35 35
Peccia 35 30 23
Prato-Sarnico 30 24 14
Broglio 15 13 12
Menzonio 3
Brontolio 32 24 10
Cavergno (senza la Bavona) 35 35 4
Bignasco (senza la Bavona) 31 15
Cevio 136 112 4
Bosco Gurin 19 lO 9
Campo Valle Maggia 5 2 2
Cerentino 5
Linescio 2
Someo 3
Giumaglio 4 3
Maggia 96 62 15
Gordevio
Totale Valmaggia (sen za la Bavona) 494 366 128

Terre della Ba vona


Mondada 41 41 7
Fontana 32 31
Sabbione e Alnedo 23 22 l
Ritorto 20 19 5
Foragli o e Roseto 8 7
Bolla, Fontane/lata e Faedo 19 16
Soni erto 38 36 l
San Carlo 29 24 6
Val Calneggia 114 111 62
Atri alpi bavonesi 24 16 16
Totale Bavona 348 323 100
Totale Valmaggia 842 689 228

Gli spli.ii sono stati suddivisi per comune e, in Valle Bavona, per terra. Solo in pochi casi la discre-
pan za tra le segna/azioni e i ritrovamenti va imputata a segna/azioni imprecise: il più delle volte non
è ancora stata effeuuata la verifica in loco. Dalla tabella risulta chiaramente la presen za di un gran
numero di costru zioni souerranee in. Valle Bavona. Nelle aree non. ancora esplorate della Bassa Valle
la presen za di spli.i.i è nota, ma non. ancora rilevata: si tratta di nuclei di grolli ad A vegno, Gordevio,
2. Cfr. p. es. Crolli, Spliii, Cantine, Fo togra fi en von Moghegno e Giumaglio (comuni che con Aurigeno e Coglio non sono stati riportati nella tabella) e,
Thomas Burl a und Ra lph Hut, Zurigo, 1996. in misura minore, di alcuni maggenghi. Secondo una stima basata sulle segna/azioni fin ora raccolte,
Un 'a mpi a bibliogra fi a ragion ata è disponibil e per ad inventario concluso dovrebbero risultare in Valle Maggia un migliaio di spli.i.i, un terzo dei quali
consultazio ne presso il Museo di Va lm aggia . ubicati nella sola Bavo na.

270
D a oltre un a nn o sono in corso la loca lizzazione e la scheda tura degli spliii
dell 'intero te rritori o va lm aggese, operazione di cui mi sto occupando pe r inca-
rico del Museo. Grazie all a coll aborazione di innum e revoli info rma tori loca li ,
allo studi o dei docume nti ca tastali dei comuni 3 e a nume rosissimi sopralluoghi ,
fin ora hanno potuto essere schedate oltre ottocento costruzioni , di cui circa
quattro quinti già loca lizza te sul te rre no 4 • Il re pe rtorio sa rà porta to a te rmin e
e ntro la fine de l 1997. Esso sta ri velando un a tale ricchezza di fo rme e funzioni
da sorpre ndere gli idea to ri stessi dell 'ope razione ed indurii ad appro fondire le
conoscenze su questo tipo di edilizia5 .
La ri cerca si prefi gge da un a parte di illustrare i di ve rsi tipi di cos truzio ni sot-
te rra nee, con le loro cara tte ristiche e le loro va ri a nti , dall 'altra dimostrarne il
ruolo all 'inte rn o dell a comunità di va lle, con le sue im pli cazioni econo miche,
sociali e anche a mbie ntali e culturali . A questo scopo è stata messa a punto un a
scheda per il rileva me nto di tutti quei da ti che pe rmettera nno uno studio ap-
pro fo ndito degli spliii, con particolare a tte nzione a qua ttro aspetti principali,
conside ra ti singolarme nte e nelle reciproche inte rdipende nze: l'ubicazione,
cioè la distribuzione nei diversi settori del te rritori o, la tipologia, definit a se-
condo le ca ra tte ristiche mo rfo logiche, le funzioni e le condizioni ambientali
(tempe ra tura e umidità) di que lle costruzioni adibite all a conse rvazione di pro-
dotti alimenta ri 6 .
La raccolta di questi dati ha già avuto in izio e vie ne correda ta di abbond ante
ma te ri ale descritti vo (a ppunti de tta ti su microcasse tte), fo togra fi co (di aposi-
Figura2 ti ve e immagini in bi a nco e ne ro) , grafi co (rilievi in sca la, pl anime trie, sezioni ),
Gli spliii sono stati edificati in zone
di franam ento: questo di Randinascia storico (docume nti d 'archivio) ed e tnografi co (leggende, aneddo ti ). I risultati
(2 ' 160 m etri s/m ) si riconosce appena dell 'analisi sarann o consegna ti in un a pubblicazione che non si vuole un a rac-
nella vastissima pietraia. colta di immagini nostalgiche, be nsì un ampio studi o co ndotto secondo rigorosi
crite ri scientifici su questo mondo discre to che si mime tizza negli ambie nti na-
turali più impe nsa ti . Questi risultati verranno sinte tizza ti in un 'esposizione che
sarà allestita nella sede del Museo di Yalmaggia a Ce vio, me ntre, a monte dello
stesso, sa rà ripristina to un pe rcorso nel "complesso di cantine e gratti che si na-
scondono nella f rana ciclop ica che domina il nucleo Fran.zoni. In un deda lo di
stretti passaggi tra un masso e l'altro [. .. ] ben. una sessantina di gratti, oggi in
bu.on.a parte abbandonati, custodivano in ambiente ideale i frutti del lavoro di
tutta una comun.ità7 " .
In questo articolo presenti amo alcuni risulta ti a ncora parziali della ricerca in
corso: anno tazioni a cara ttere gene rale sca turite dall 'esperie nza maturata du-
rante il lavoro di rep e rtorio. Si tra tta di osservazioni e mpi riche che richiedono
verifica ed appro fondime nto e di riflessioni basate su dati ancora incomple ti
ma già abbastanza nume rosi per pe rmettere di indi viduare ca ratteristiche e
te nde nze. Per scrupo lo si è cercato di evitare dati numerici o statistici che fini-
rebbero inevitabilme nte pe r dover essere re ttifica ti in seguito.

L'ubicazione

All' origine di queste costruzioni , che abbi amo definito col nome gene rico di
spliii , troviamo diversi tipi di cavità natura li: caverne nell e pare ti rocciose, su-
pe rfici riparate da rocce aggettanti , a nfratti form ati da blocchi che si accava l-
lano. La loro edificazione in zone di franam ento, ai pi edi di alti dirupi o sotto ma-
3. Mappe comun ali , planimetrie, sommari oni , cigni isolati dipende più da fe nomeni geologici e tettoni ci e dalle caratte ri stiche
pia ni rego la tori , in ve nt ari dei rustici.
pe trografiche dell a roccia che dall a volontà dell ' uomo (fig. 2). G li spliii sono
4. C fr. Tabella I a ll a pagin a precede nte.
quindi frequenti in zone dove questi fenome ni si sono manifestati con maggior
5. Il Fondo nazionale svizzero pe r la rice rca scien-
tifica (FNSRS) ha acco ll o, ne l marzo 1997. un pro-
fo rza, come in alcun e località dell a Bassa Valle e in Bavona. Li rit rovia mo tut -
gello in oltra to da l Museo di Va lm aggia pe r uno tavia, con maggiore o minore de nsità, in tutto il territori o va lmaggese, da Ave-
stud io di tre a nni su q uesto te ma. gno al Cristallina, nell a sua stupeface nte va rie tà morfologica (nel fondova ll e,
6. Questi pu nt i sono ripresi ne i pross imi cap itoli sui versa nti e sulle cime), nei di versi insedi ame nti umani (fissi o stagionali: i vil -
poiché costituiscono l'essenziale dello studio. laggi, i maggenghi e gli alpi ) e legati ad ogni forma di sfrutt amento del te rritori o,
7. Guida al Museo di Va /m aggio. Uom o e 11atura i11 prati , boschi e sopra il limite del bosco, vigneti , te rreni incolti e pascoli .
111 10 valle sudalpi11a. Ce vio 1994.
Cfr. in chiusura la mappa dei gro lli di Cevio Vec- Ma se il fa ttore geologico ha posto le condizioni di qu esto sviluppo edilizio,
chio. quello umano ne è stato il motore. L' uomo non ta rdò a riconoscere, in un a na-

271
tura aspra e avara, delle situazioni che si prestavano ad essere sfruttate a suo
vantaggio. Toponimi quali Gana, Ganascia, Ganarint, Gera, Sabiòm, Sass du
Diàol, Cort di Sèss, Sascei, Sasel, Sassàlt, freq uenti in tutta la valle, sono una de-
finizion e e mpirica di realtà che significavano scarsità di pascolo e difficoltà di
accesso, pericolo e sudore, cioè costituivano più un ostacolo che un incentivo
all'attività del contadino-allevatore. Tuttavia esse presentavano una struttura
robusta , che poteva essere incorporata in un fabbricato, e offrivano condizioni
ambientali favorevoli alla conservazione di prodotti alimentari deperibili .
In Bassa Valle, non appena oltrepassate le go le di Ponte Brolla, si incontrano i
primi grotti. Tra Avegno e Gordevio se ne conta già un buon numero. Risalendo
la vall e ci si imbatte via via in quelli di Aurigeno, Maggia (località Gratti) e Giu-
maglio (Preònz ), concentrati in gruppi che variano da alcune unità a qualche
decina, oppure sparsi tra le abitazioni, come nelle frazioni di Visletto e Bo-
sche tto. A Cevio Vecchio, proprio alle spalle del Museo, sono ben 69, tra grotti
e cantine, le costruzioni registrate 8 .
Anche nel fondovalle delle valli superiori ci sono raggruppamenti importanti,
come quelli di Ravor, tra Cavergno e Brontallo, Presa in Val di Prato, Lovald-
La Motta a Prato, Taieul Bass all'imbocco della Val di Peccia e Ghiéiba. Benché
non manchino costruzioni ragguardevoli, il loro numero e la loro importanza
nell 'insie me delle opere edilizie rurali locali sono complessivamente meno ri-
levanti che in Bassa Valle ma la loro funzion e è spesso più diversificata: canvetti ,
stabbielli per capre, legnaie e ripostigli anziché grotti e cantine. In Rovana in-
fine ci sono le cosiddette Cà di Sfrositt dove i contrabbandieri si nascondevano
o deponevano i loro carichi per eludere la sorveglianza delle guardie di confine.
Numerosissimi spliii si trovano in Val Bavona, distribuiti lungo le undici terre
del fondovalle, dove il censimento in atto ne ha già annoverati quasi 3509 ! Que-
sta porzione di territorio merita un 'attenzione particolare poiché racchiude
una serie impressionante di costruzioni e prese nta la maggior varietà di tipi,
funzioni e soluzioni diverse ed originali rispetto a tutto il resto della valle. Vi
troviamo infatti un numero altissimo di cantine, alcune scavate a notevoli
profondità, vere e proprie abitazioni sotterranee a due o più vani , stalle che po-
8. Cfr. nota 7. tevano ospitare parecchie dozzine di capre, spliii destinati ad ogni sorta di uso,
9. Cfr. Tabella l; questa cifra comprende anche le dal forno da pane al telaio, dal nascondiglio al pozzo, espressioni di una capa-
zone di montagna della Bavona. cità di adattamento e di una perizia architettonica davvero sorprendenti.

Figura3
Il complesso del monte Antrona è costituito
da tre edifici: una cascina (A), una stalla-
fieni le (B) e una cantina (C). La prima
si trova sotto un 'enorme gronda ed è posta
su di un'ampia lastra orizzontale che
serve da copertura alla cantina.

272
Oltre il fondovalle i nuclei di costruzioni sotterranee sono meno frequenti. Si
trovano ancora numerosi splUi sui monti e i maggenghi dove hanno general-
mente funzioni assai differenziate, come per esempio nella Val Sambucp, ora
sommersa dalle acque del lago artificiale, a Piegn du Mont, sui monti di Rima ,
su quelli di Maggia (Gioaa, Aiarlo , Antrona), a Margon egia e Scinghiora,
all 'imbocco delle valli Cocco e Seren.ello , a Gred sopra Visletto. ln questa fascia
montana essi sono difficili da re perire a causa dell 'abbandono dei luoghi e della
conseguente avanzata del bosco.
Gli spliù, come del resto tutte le costruzioni, si fanno meno numerosi e più essen-
ziali sugli alpi e nei pascoli, continuando quella tendenza alla rarefazione che si
nota con l'allontanamento dal fondovalle. Essi sono una presenza più discreta , ma
costante, rilevata in numerosissime località, per esempio sugli alpi Sciresa,
Campo la Torba, Robièi, Pertiis, Tomè, Grossa/p , Re bi e su quelli della Bavona. La
Val Caln.ègia, laterale della Bavona, punto d'incontro tra il maggengo e l'alpe, pre-
senta un 'abbondanza incomparabile di splUi, centoquattordici, con cinque nuclei
importanti: Pun.tid , Spliiia Bèla , Gera, Calnègia 'd Dinte Ganascia da Formazzoo.

l tipi

Affrontando questo soggettp ci si inoltra in un mondo in cui l'elemento mine-


rale domina incontrastato. E un mondo elementare quanto ai materiali e agli
strumenti impiega ti , non certo quanto ad oculatezza nella scelta del posto, in-
gegno nell'adattamento degli elementi naturali e perizia nelle tecniche edilizie.
Le costruzioni sono quasi sempre realizzate dal contadino-allevatore, che non
è muratore per mestiere, né architetto ma nemmeno si improvvisa tale, avendo
ereditato una solida tradizione edilizia e una grande sensibilità per l'elemento
minerale.

Figura4a
Il piano inferiore del complesso
del monte Antrona è costituito dalla stalla
( 8) appoggiata alla monragna, dalla
scala ch e sale al piano superiore e dalla
cantina (C) posta sotto la grande lastra
su cui si trova la cascina. (Sca la 1:100).

273
Glisp!Ui, estremamente numerosi in tutta la valle, si presentano in un'incredibile va-
rietà di forme, volumi e funzioni. Sulla base di considerazioni morfologiche essi sono
stati suddivisi in cinque gruppi, grotte, gronde, spliii, cantine e grotti 10 (figg. 3, 4 e 5).

Grotte
Sono anfratti naturali profondi, che raramente hanno attirato l'attenzione
dell'uomo, sia perché di difficile accesso, sia perché percorsi da torrenti sotter-
ranei. Anche se in Valmaggia sono presenti alcune tra le grotte più lunghe del
Ticino, quelle sfruttate dall'uomo sono pochissime. Due soli i casi noti, en-
trambi in territorio di Fusio.

Gronde
Sotto pareti rocciose a strapiombo o singoli massi con una porzione stra piom-
bante, una superficie più o meno riparata, generalmente di piccole dimensioni
e sfruttata in modo spontaneo da capre o pecore, viene trasformata con manu-
Figure 4b e 4c fatti solitamente di poco conto (recinzioni e muretti), che definiscono un vano
A lato il piano superiore del complesso spesso aperto su due o più lati e dal carattere precario. È un tipo molto diffuso
del monte Antrona è costituito dal fienile ma di scarso interesse architettonico. Se la situazione naturale di partenza è
posto sopra la stalla (B) e dalla cascina (A). senz'altro quella istintivamente più accessibile, le dimensioni ridotte e il riparo
Quest'ultima presenta un pavimento
lastricato ed è munita di un focolare, relativo consentono solo limitate possibilità di sfruttamento (fig. 6) per cui
di un piano di lavoro (ambedue intagliati l'uomo si è rivolto verso situazioni a prima vista meno propizie e che richiede-
in rocce affioranti) e di quattro nicchie. vano interventi maggiori. Gli unici esempi di architettura complessa sono co-
Alla base di quella rivolta verso il fienile stituiti da gronde di grandi dimensioni contro le quali sono state addossate vere
è incastrato un gocciolatoio (spersola) e proprie costruzioni che chiudono la superficie riparata naturalmente, o addi-
per pressare la pasta del formaggio appena
tolto dalla caldaia: esso è posto in modo
rittura la ampliano, con l'aggiunta di un corpo in mura tura coperto da uno spio-
che il siero poteva defluire in un truogolo vente con andamento opposto a quello della roccia 11 (Jigg. 4c e 5).
di legno esterno.

Sopra la sezione della cascina mostra


il dettaglio della nicchia munita dispersola.
Il tetto è costituito da una radice, da una
falsa catena e da puntoni che appoggiano
su una terzera e direttamente sulla roccia
nella quale sono praticati degli incavi
per accogliere la testa delle travi. Sulla
parte superiore del blocco di copertura,
in prossimità della linea di massima
sporgenza, è incisa una bella spreola:
l'acqua pio vana andava a cadere sopra
il tetto della costruzione, defluiva
poi dallo stesso in una seconda spreola
di legno posta alla gronda e ora perduta,
ma di cui resta un inquivocabile indizio,
la lastra di sostegno infissa verticalmente
ne/muro. (Sca lal :JOO).

IO. Siamo consapevoli che l'impi ego di questi ter-


mini , genera lizzato ad uso di definizione, è una
sempli ficazione grossolana di un a rea ltà lingui-
stica ben più complessa; qui importa però ricono-
scere e descrivere i diversi tipi , il capitolo lingui -
stico verrà trattato in altra sede.
11. Cfr. anche il capitolo sui manu fatt i.

274
Spliii
Mentre i primi due tipi designano una rea ltà presente in natura e indipendente
dall 'intervento dell'uomo, di spliii si può parlare solo in prese nza di manu fa tti
importanti . Si tratta di cavità di dimensioni molto varie, situ ate in zone di fra-
name nto, tra detriti di fa lda o sotto blocchi che si sovrappongono.
L'uo mo è intervenuto in modo generalmente massiccio, scava ndo e ampli ando
le caverne naturali , rea lizzando opere murari e, delimitando spazi chiusi prov-
visti di serramenta e attrezzandoli in fun zione di un uso non più preca ri o o oc-
casio nale, bensì integrato nel cicl o stagionale de lle atti vità rurali .

Cantine 12
Sono altrettanto frequenti e importanti degli spliii dai quali si distinguono per
almeno due punti: innazitutto i va ni - sempre almeno parzialmente sotterra nei
- risultano dallo scavo di una quantità di mate ri ale spesso pari al vo lume del
vano stesso, in secondo luogo essi sono destinati unicamente alla conserva-
FiguraS zione di prodotti alimentari. Temperatura e umidità favo revoli vengono man-
L'entrata della cascina (A) del complesso te nute entro va lori costa nti dalle correnti d 'a ria provenienti dall 'interno della
del monte A ntrona. La costruzione montagna attraverso spiragli (fiadairoi) presenti nelle pareti rocciose e tra i de-
è incastrata sotto un blocco ciclopico triti delle frane, fe no meno questo già noto da tempo, ma non ancora spiega to
che rapp resenta il confine naturale
del piccolo insediamento. con sicurezza.

Grotti 13
Sono in tutto simili a lle ca ntine (sfruttamento di correnti d 'a ri a sotterranee per
la creazione di ambie nti a temperatura e umidità costanti destinati alla conser-
vazione del vino) ma presentano interventi costruttivi esterni più sviluppati
quali cortili , giardini e pergola ti con focolari , tavoli e panche in sasso, a vo lte ad-
dirittura spazi per la lavorazione dell 'uva, cantine a volta, depositi per i reci-
12. Sono escluse lecantinesituateai piani int errati pienti e gli attrezzi dell a vinificazione, loca li per il soggiorn o (so lo diurn o) dei
delle abitazioni. proprietari e dei loro ospiti. Luogo di riposo e d 'incontro, il grotta ha assunto
13. Su queste cost ruzioni non disponia mo ancora un 'importanza sempre maggiore nella vita sociale e nelle tradizioni della co-
d i mo lti da ti po iché la zona de ll a lo ro massima dif-
fusione, q ue ll a di colti vazione della vi te, non è an- munità di valle, determin ando quell 'evoluzione che è continu ata in alcuni casi
cora stata sufficie ntemente esplo rata. fin o allo sviluppo più moderno dei ben noti loca li pubblici.

Figura6
Il tipo più elementare di spliii: vano
aperto con rudimen tale recin zione a secco,
riparato da un blocco aggettante (Corte
Gana dell'A lpe Massa ri, 2 '088 metri s/m).

275
Le funzioni

Le costruzioni rurali in generale, e gli splili in particolare, rispondono alle nume-


rose esigenze domestiche, agricole e alimentari del vallerano assumendo fun-
zioni molteplici legate alla sua vita e al suo lavoro: prima fra tutte quella di rifu-
gio per sé e i propri animali , non meno importante quella di conservazione dei
prodotti alimentari, più rara quella di deposito per il fieno, la legna e lo strame 14 •
Nei casi in cui fabbricati da lungo tempo abbandonati cadono in rovina occorre
affidarsi a tracce spesso troppo !abili per determinare la loro antica utilizza-
zione. Qualche volta si rivela decisivo il contesto in cui essi si inseriscono. In-
fatti , molti sp!Ui sono integrati in un complesso funzionale di edifici comple-
mentari , che corrispondono ad aspetti diversi di una stessa attività (per esem-
pio la cascina, la stalla e la cantina di un corte di alpe, vedi fig. 7), mentre in altri
casi la necessità di sopperire alla mancanza di quel materiale edilizio essenziale
che è il legno ha indotto alla frammentazione di uno o più grandi spazi in nu-
merosi spazi minori e alla ridistribuzione di funzioni altrimenti raggruppate
sotto un unico tetto.

!J..bitazione e rifugio
E la funzione più nobile ma non la più diffusa. Costantemente presente sugli
alpi- Laìt, Randinascia , Sciresa , Pertils (Corte Conta), Val Tomè ( Fornaa ), Val
Calnègia (Splilia B èla , Gera, Gradisc, Ganascia) , Valle del Foo, monte Antrona ,
Chumma - la riscontriamo anche nel fondovalle della Bavona ( Chiall, Ciossa
'd Tea) e in qualche altra località come a Bignasco. Anche se tutte le abitazioni
sotterranee sono solo dimora temporanea , nell'ambito delle migrazioni sta-
gionali va loro riconosciuto il carattere primario poiché destinate ad ospitare
l' uomo, le sue attività e il suo riposo per periodi relativamente lunghi , in oppo-
sizione al carattere precario di alcuni rifugi che offrivano solo occasionalmente
riparo al pastore, al boscaiolo e al cacciatore in caso di maltempo 15 .

Stalla e riparo
Anche per gli splili destinati al bestiame vale la distinzione tra stalle a carattere
fisso e ripari spontanei che gli animali sono abili a trovare nella natura. Costru-
14. Dalla ricerca risultano anche alcune fun zioni zioni per le vacche sono assai rare all 'infuori della Bavona poiché le bpvine ne-
rare, non direttamente legate a l soste ntame nto, cessitano di un volume difficilmente realizzabile sotto un macigno. E tuttavia
espletate da costruzioni non rurali che pe rò corri - noto il tipo della gronda trasformata in vachièra: quattro a Gera (di cui una di
spondono all a de fini zione di spliii.
dimensioni enormi , vedi fig. 28, e una riattata di recente come residenza estiva
15. La distinzione tra dimora primari a e seconda-
ri a è moderna e non ha senso in un regime di tran- per un'intera famiglia) una a Piataulee, all 'imbocco della Val Pertiis , due a
sumanza. monte di Bignasco.

Figura 7
Questo complesso di Gera, in Val Calnègia
(l '045 m etri s/m), raggruppa le fun zioni
essen ziali di un alpe: sotto la sottile lastra
inclinata situata davanti ad un blocco
ciclopico sono state costruite una cascina
(a sinistra) e una stalla (a destra), m entre
ai piedi del macigno sulla destra si vede
l'entrata di due cantine per la conservazione
del fo rmaggio.

276
Molto più nume rose sono le stalle pe r capre presenti un po' ovunque nelle zone
di montagna. In Valle Bavona ricordiamo, tra i moltissimi esempi , la Grolla di
Chiaori all'imbocco dell a valle, lo Spliii di lnselmill ne l bosco tra Sabbione e Ri-
torto e quello a monte di Ritorto, lungo il sentiero per Madaroo, che ha un vo-
lume di oltre 200 m3 e ospitava una quarantina di capre; in Lavizzara le loca lità
Motta , Lovald e Presa , tutte facenti capo a Prato, e la zona di Ra vor, a monte di
Cavergno, dove ci sono una quarantina displiii . Sugli alpi vacche e capre vivono
di rego la all'aperto, anche con le peggiori condizioni climatiche, me ntre pe r i
maiali , più delicati , si costruiscono degli stabbielli (camàn , stop p, stopìtt) sotto
qualche blocco sporge nte o nelle ganne. Infin e, nei villaggi e nelle loro imme-
diate vicinanze (Prato, Ghiéiba, Sonlerto) si trovano piccoli spliii nei quali rin-
chiudere le ga llin e per la notte.

Conservazione di prodotti alimentari


In questo ambito la distinzione tra cantina del la tte e gratto per il vino è senz'al-
tro la più sosta nziale, ma non l' unica. I prodotti conservati sono infatti ben più
numerosi: latte, panna, formaggio, burro e sie ro, patate e ortaggi, carne fresca
e salata, prodotti insacca ti . Così le cantine si diffe re nziano in fun zion e dei lat-
ticini e della lunghezza de l pe riodo di conservazione e la differenziazione siri-
fl e tte nella te rminologia: ci sono le cantine pe r il la tte che si ripon eva appena
munto in a mpi e conche affinché si separasse dalla parte grassa, quelle pe r il
latte da conservare acido fino in autunno 16, le cantine pe r il siero da dare ai
Figura 8 maiali, le cantine per il burro, quelle pe r il formaggio in a ttesa di essere tra-
Spliii di recem e cosTru zione (v edi fig. 9) .
sportato a va lle, que ll e in cui lo si conservava fino alla consumazione.

Ristoro pubblico
È il più recente sviluppo della funzione precedente, oggi alta mente di moda .
Nella Bassa Valle quasi tutte le famiglie aveva no il proprio grotta, nel qual e
conservare il vino nostrano e far maturare i formaggi. Era consuetudine, so-
prattutto durante la bella stagion e, trascorre re la dom enica e le lunghe serate
estive all'ombra dei castagni pi a ntati nei pressi dei gratti . Davanti al vano in cui
era no conservati i prodotti veniva edifica ta una piccola costruzione in duro
dove si riuniva la famiglia e si riceveva no gli ospiti. Co l tempo alcun e di esse fu-
16. Il cosidde tt o can vign du lècc airo (So nle rto ).
dove in primave ra si ripo neva il latte. chiuso in fia - rono ingrandite e dotate delle infrastrutture necessa rie a un loca le pubblico,
schi. con mescita di vini e vendita di prodotti nostra ni .

Figura 9
PlanimeTria dello ~p/iii FU 23. Q uesTa
cosTru zione fa pane delle infrasTm Tittre
dell 'Alpe Campo la Torba, rimoderna/e
ne/1 99 / , ed è d es/inala al deposi lo invernale
delle condo 11e della/Te. Essendo s1a10
chiuso daunnwro eseguiTo con ma lioni
di cem enTo il locale è accessibile gra zie
at i/t/ungo corridoio nalttrale p osTo
Tra la roccia madre e i du e framm enTi
ciclopici caduTi sul davami.
(Sca/a/:100).

277
Ripostiglio, deposito di materiale
Su tutto il territorio della valle, ma con maggior frequenza nei nuclei e lungo le
vie di transito, sono presenti gronde e splii.i di proporzioni spesso modeste, uti-
lizzati un tempo per deporre per brevi periodi, in attesa del trasporto, oppure a
lunga scadenza, in attesa dell'utilizzazione, legna, fieno e strame. Mentre oggi
molti di essi sono abbandonati e in pessimo stato, questa funzione, evolutasi
con i tempi, viene assunta da antiche cantine in disuso o da stalle ripristinate in
prossimità dei rustici.

Funzioni rare e funzioni moderne


Alcuni splii.i rivestono funzioni rare, curiose o addirittura uniche: due cappelle,
un rifugio militare, diverse captazioni di acque sorgi ve, un forno da pane, un te-
laio, alcune latrine e un essiccatoio per la paglia. Sono invece frutto dell'evolu-
zione dei tempi le funzioni di ripostiglio per attrezzi e macchine agricole, le-
gnaia, gabinetto, riparo per generatori di corrente e carburanti, deposito di ma-
teriali edilizi o addirittura autorimessa (figg. 8, 9 e l 0).

Le condizioni ambientali

Temperatura e umidità hanno un ruolo essenziale in quelle costruzioni desti-


nate alla conservazione di prodotti alimentari. Spesso è tra i blocchi ciclopici di
franamenti antichi che l'uomo ha trovato un ambiente ideale, oppure nei pressi
Figura 10 di spiragli della roccia (fiadairoi), dai quali soffia aria costantemente fresca e
Sotto queste immutabili strutture edili zie
naturali solo l'intervento dell'uom o umida come attesta già il Bonstetten nel1795: "L 'aria, sempre fredda, che de-
è cambiato: pavimento in cem ento, pareti fluisce dalle rocce spaccate sin nella loro struttura più interna, è umida: di modo
intonacate, scaffalature m etalliche che, o ve soffiano questi spifferi, il ferro arrugginisce e il legno marcisce ben pre-
e fu nzione nuova - un ripostiglio con sto. Gli spaccapietra scoprono d 'inverno questi luoghi freddi in quei posti in cui
latrina - per questo antico splili del m onte la neve si scioglie più presto 17 ". Altrove le condizioni ambientali necessarie
Puntid, all'entrata della Val Calnègia
(890 m etri s/m ).
sono ottenute deviando piccoli corsi d'acqua all'interno delle cantine o sca-
vando in profondità sotto macigni di grandi proporzioni .
Le misurazioni effettuate finora hanno mostrato una certa costanza delle tem-
perature e dei valori di umidità (6-10 °C, rispettivamente 85-95%). Tuttavia è
necessario uno studio più esteso per descrivere con precisione il fenomeno e
spiegarne le origini. In una selezione di costruzioni rappresentative sono pre-
visti rilievi distribuiti lungo tutto l'arco dell'anno o del periodo di utilizzazione,
in modo da dimostrare il grado di dipendenza delle condizioni ambientali in-
terne dai fattori climatici esterni ed indagare sugli agenti che favoriscono la re-
lativa stabilità della temperatura e dell'umidità in molte cantine.

Le date

Cercar rifugio in luoghi riparati è istintivo non solo dell'animale, ma anche


dell 'uomo; l'utilizzazione di gronde e caverne è stata praticata fin dai tempi più
remoti. Anche in Valmaggia è facile immaginare uno sfruttamento graduale e
sempre più esteso di situazioni vieppiù complesse che va dalle gronde naturali
alla costruzione dei gratti nei pressi dei fiadairoi , passando per i primi rudi-
mentali manufatti e la realizzazione di opere murarie interne ed esterne. Tut-
17. K.Y. von Bo nstetten, Lettere sopra i baliaggi
italiani (Locarno, Valm aggia, Lugano, Mendri- tavia lo scavo e l'edificazione della maggior parte degli splii.i rilevati in Val-
sio) , Locarno, 1984, p. 91. maggia risale probabilmente solo al secolo scorso e coincide con un forte svi-
18. Q uesta costruzio ne no n è anco ra stata localiz- luppo demografico e con il conseguente sfruttamento intensivo di tutte le ri-
za ta ma la segna lazio ne può senz'altro essere rite- sorse disponibili_
nu ta fondata.
Le date conosciute testimoniano un incremento degli splii.i dal Cinquecento alla
19. Costruzione segnalatami da Luigi Martini , che fine del secolo scorso, quelle sicure non sono però molte. A Calnègia 'd Dint vi
ringrazio. Egli la ritie ne un punto del co nfine tra
terre ni privati e terre ni libe ri al pasco lo. La data è sarebbe una cantina con iscrizioni del XVI secolo 18, contemporanea di pitture
incompleta, si leggono chi aramente solo le prime rinvenute in una gronda situata in località Banèta (Val Bavona) , dove però non
due cifre : 15.. . c'è traccia di manufatti importantP 9. Costruzioni del secolo successivo si trovano
20. 1615, rispettiva mente 1689: le date però no n sui monti di Margonegia e al Fornaa 'd Tomè. Se la presenza di splii.i in luoghi
sono incise sulle costruzioni stesse, bensì sul pila-
stro d i una cascina adiacente all 'entrata della prima tanto discosti è già attestata nel Seicento20, almeno altrettanto antiche possono
e su una lastra vicina all a seconda, che è isolata. verosimilmente essere ritenute certe costruzioni del fondovalle e della Bavona.

278
Tuttavia, nessuno spliti bavonese noto porta iscrizioni anteriori al XVIII se-
colo, ma sicure testimonianze indirette provengono dai documenti d 'a rchivio:
nel1668, per esempio, è stato sottoscritto un atto di ve ndita di parte dei diritti
su llo spliii di Randinascia 21 (fig. 12).
I primi gratti di Cevio Vecchio sono del 1703, ma i più risa lgono all 'ultim o
quarto del Se ttecento e sono contemporanei di quelli di Maggia. Il fenomeno
deifiadairdi era però già noto molto prima 22 . All 'inizio del secolo scorso si rea-
lizzarono le costruzioni del monte Antrona (ftg. 11) , tra cui il complesso illu-
strato alle pagine 272-275, mentre il nutrito gruppo di spliii per capre situato a
Ravdr, per quanto ciò possa sorprendere, sembra essere stato edificato solo
ne lla seconda metà dell 'Ottocento. Gratti e spliii contin uarono ad essere co-
Figura 11 struiti anche nel nostro secolo: la cantina maggiore del Corte Grande di For-
Data scolpita nell'architrave di una cascina mazzod è stata scavata nel novembre del l959e vive ancora l' uomoche realizzò
situata sotto una gronda del monte Antrona quest'opera imponente, utilizzata solo per pochissimi anni.
(l '324 m etri s/m).
Se ormai molti spliii sono oggi abbandonati- quelli piccoli, quelli che rispon-
devano ad esigenze non più attuali, come pure, in modo gene rale, tutti quelli
difficilmente accessibili- negli ultimi anni si assiste ad una ripresa di interesse.
Non che ci si sia rimessi a scavare, ma tal un e costruzioni vengono recuperate,
gli accessi ripuliti , le serramen ta rifatte, rinforzate le mura. Sovente la destina-
zione cambia , ma questo non è un fenomeno esclusivo dei nostri tempi: l'antica
cascina sotterra nea de ll a Va lèta 'd là per esempio fu utilizzata per vi telli e maiali
dopo che l'alpe Sciresa venne unito a quell o dei Tirz, il quale dispone di una
bella cascina spaziosa sull a sponda opposta del Rì dala Sci resa.

l manufatti
21. Il 15 novembre (document o conservato ne l-
l'archi vio patriziale di Cavergno e segna la tom i da
Luigi Martini). Le numerose date incise nei pressi Una situazione geologica favorevole, la posizione e le condizioni ambientali
dello spliii (tutte del secolo scorso) si riferiscono propizie sono stati fattori determinanti per Io sviluppo di questa edilizia parti-
probabilmente solo a lle stagioni di alpeggio: del
resto anche il 1668 non è l'anno di costruzio ne, il
colare. Contrariamente alla maggioranza delle costruzioni, tutti gli spliii pre-
quale va retrocesso a te mpi ben più remoti, a nche senta no ele me nti strutturali natura li importanti, preesistenti all 'intervento
in conside razione de ll e numerose coppelle pre- dell'uomo. Si tratta in particolare delle strutture portanti e della copertura ,
se nti . che so no no toria me nt e antichissime. quest'ultima costituita da un blocco o da un a pare te rocciosa. A questi elementi
22. Cfr. cit azio ne dal Bo nste tt en ne l capito lo pre- l' uomo ha dovuto adattare la sua opera, che consiste in interventi finalizzati a
cedente.
creare o ingrandire il vo lume utile dei vani e in manufatti volti a definirli con
23. Questi punti vengono ripresi si ngolarmente
ne i paragrafi successivi; l'ultimo è svi luppato al precisione sia all 'interno che all 'esterno, a facilitarn e l'accesso, a mantenerli
capito lo dedicato all 'arredamento. asciutti, a dotarli delle infrastrutture necessarie 23•

Figura 12
Il grande spiiii di Randinascia (2 '/ 56 metri
s/m) già oggetto di un atto di vendita
de/1 668. L'interno, che ha una lunghezza
di quasi 12 metri, ospita va ben tre fuochi.

279
Sono interventi molto diversificati e più o meno incisivi: dal rozzo cumulo di
pietre che delimita approssimativamente una superficie riparata sotto una
gronda aperta , a realizzazioni edilizie complesse, con opere murarie, carpente-
rie e coperture realizzate a regola d'arte.
È probabile che l'interno dei vani non fosse sempre immediatamente pratica-
bile. In molti casi sarà stato necessario evacuare terra , sassi e radici per creare
uno spazio utile abbastanza ampio. Lo scavo di una cantina poi comportava
spesso la rimozione di un volume di materiale addirittura pari a quello del vano
ottenuto (da qualche unità a parecchie decine di metri cubi) e solo una piccola
parte del materiale stesso poteva essere riutilizzata all'interno.
Per il passaggio del materiale, degli uomini e delle bestie occorreva un accesso
sufficientemente agevole (fig. 13). Fanno parte degli splii.i anche i manufatti rea-
lizzati nelle loro immediate vicinanze, la sistemazione del terreno circostante
(muriccioli , terrazzi , sii.stan) e gli accessi (scale, cunicoli, rampe). I sassi prove-
nienti dallo scavo sono utilizzati per le mura, mentre il materiale minuto finisce
nelle ripiene, quali lo spiazzo antistante alcune costruzioni, la cosiddetta chipa.

Figura 13
La scala di accesso alle cantine della Crasta
(Val Calnègia, l '045 m etri s/m) penetra
nel cuore della montagna attraverso una
f essura tra due enormi macigni. All'interno
della cantina si riconosce la struttura
che sosteneva i biiltri.

Figura 14
Muro a secco di ottima fattura
all'entrata di un canvetto posto su un corte
abbandonato lungo il sentiero che da Bosco
Gurin conduce al Passo Quadrella
(2 '000 m etri slm).

280
Quando la copertura naturale non bastava pe r ga rantire l'im perm ea bilità degli
inte rni o quando occorreva un va no di superficie supe ri ore a que ll a ripara ta na-
turalm ente, l' uo mo ha rea lizzato manufatti che migli o rassero o compl e tassero
la copertura 24 . Tpiù notevoli sono quegli edifici addossa ti a gronde solitame nte
mo lto ampi e, simili ne i volumi , nei mate ria li e nelle tecniche di costruzio ne ai
prodotti dell 'edilizia rura le o rdin ari a: corpo in muratura coperto di piode se-
condo le regole de ll a ca rpe nteri a loca le, con tutt e le va ri anti no te, contrapposto
a lla gronda stessa, che costituisce nel contempo pa rete do rsa le e cope rtura. So-
no casi assa i rari ma molto inte ressa nti poiché le gro nde, solitamente piccole e
insignifi ca nti , vengo no trasformate in fabbri ca ti grandi e complessi. Begli ese m-
pi a Gera , Antrona (figg. 3, 4 e 5), sull 'a lpe Riischiada e a Taneda.
Figura 15 La sepa razio ne de llo spazio inte rn o da qu e ll o este rn o e la precisa de limitazio ne
Muro a secco in una cascina del m onte de l primo sono essenzia li pe r definire un o spliti in rappo rto all a situazio ne na-
A ntrona ( l '324 rnetri sl m). turale iniziale. L'e le mento che più di ogni altro concre tizza questa distinzio ne
è senz'a ltro la muratura (figg. 14 e 15). Que lla es te rn a comple ta il pe rim e tro
de lla costruzio ne, sosti e ne le fa lde in pi ode e qua lch e volta sos titui sce l'appog-
gio na turale sottra tto ai blocchi di copertura da uno scavo impo rta nte o ecces-
sivo. La sotto muratura intern a de limita i va ni contro mo ntagna, inglo ba affi o-
rame nti rocciosi e sostie ne i blocchi prese nti ne l terre no che no n si è po tuto
aspo rtare; essa impe di sce il fra na me nto de ll a te rra e de i sassi all 'inte rn o de l
va no e compre nde nicchie, me nsole e a ltri sos tegni spo rgenti . La suddi visio ne
de llo spliii in loca li più piccoli con muri di viso ri inte rni è in vece assa i più rara.

I materiali

Il ma te ri ale di gra n lunga più utilizzato è la pietra: cio ttoli e scaglie di dime n-
sio ni e grandezza irregolari proveni enti da llo scavo, pi e tre pazie nte me nte ta-
glia te sul posto, trovanti fa ticosa me nte traspo rta ti da lo nt a no, piode di gra ndi
dime nsio ni , pesantissime lastre e blocchi mo nolitici sa pie nte mente lavora ti si
confo ndono con la roccia de ll a struttura po rtante e de ll a cope rtura (fig. 16) . La
pie tra è presente in tutti i ma nu fa tti , mura e so tto murature, muri di sos tegno,
pra ti e o rti pe nsili , te rrazza menti , sca le, cope rture, lastri ca ti (ma a nche, in que-
sti ultimi , te rra, ghi a ia, sa bbi a) . I muri di sassi rozzi e irrego lari o ppure di be ll e
pie tre scelte, sono gene ra lme nte posa ti a secco. Tuttavia no n è raro trova re
de ll a ca lce negli inte rstizi, atto rn o a mo ntanti e architravi, qu alche volta anche
24. C fr. anche il capit olo ded icato a l riparo con tro come into naco di inte re pa re ti ; no n pe rò ne ll e ca ntin e, dove a lterere bbe il rap-
le infiltrazioni d 'acq ua. porto di sca mbi o tra le condizio ni ambie nta li inte rne ed estern e.

Figura 16
Na turale o lavo rata, la pietra costilllisce
tu/le le parti di questo spliii del Co rre Va lèra
dala Sciresa (l '785 m etri s/m).

281
In un mondo per eccellenza fatto di pietra non può certo passare inosservata la
presenza del legno, discreta ma costante25 . In certi stabbielli per i maiali, che ne-
cessitano di una buona isolazione dal suolo, troviamo pavimenti costituiti da un
assito fissato su travetti di larice, oppure da soli travetti contigui (borelitt) . Un
uso analogo si può vedere ancora oggi nel diroccato sotterraneo in località For-
naa 'd Tomè , dove i travetti costituiscono la base del pagliericcio (stroi) sulla
quale veniva disposto abbondante fieno. Il legno è utilizzato anche nei serra-
menti (fig. 17) , per le porte delle cantine e dei grotti, i gratégn degli stabbielli, i
telai delle finestre (quando non sono semplici feritoie senza infissi) e nelle rare
palizzate, come quella della gronda maggiore della Ganascia da Formaz zoo,
realizzata con assi ricavate a mano dai tronchi di larice.
Differenziato secondo la zona è invece l'uso della pietra o del legno per soglie,
montanti e architravi: mentre nel fondovalle della Bavona troviamo indistinta-
mente l 'una o l'altro, in Calnègia prevale la pietra; pesanti blocchi monolitici ta-
gliati con estrema perizia inquadrano elegantemente le entrate delle cantine
che colà sono numerosissime (figg. 13 e 22) .
Come tutte le costruzioni antiche fatte oggetto di migliori e, anche gli splili por-
tano il segno dei tempi , in particolare nell 'uso di materiali moderni quali ce-
mento e malta di cemento, lamiera e carta catramata, lastre di amianto, vetro,
tubi e condotte di plastica, rete metallica, acciaio, catrame, vernici e lacche, si-
licone, ecc.
Figura 17 L'arredamento
Il costruttore di spliii dimostra grande
abilità anche nell'uso de/legno: gratégn
di una stalla alla Ganascia da Forma zzoo Gli spliii sono dotati di tutte le suppellettili necessarie alle loro differenti fun-
(l '950 m etri s/m ). zioni ma non esclusive delle costruzioni sotterranee, solidali però con le stesse
e realizzate nello stesso tempo. La pietra e il legno vi sono spesso combinati tra
loro, come per esempio negli elementi girevoli.
Ilforgiaa , ossia il focolare, è realizzato direttamente al suolo, solitamente in po-
sizione angolare, con grosse pietre disposte a semicerchio per accogliere la cal-
daia sospesa al tornio (chiamato anche cicogna), un braccio di legno infisso in un
sostegno verticale pure di legno, sistemato nell'incavo di una lastra posata per
25. S'è già detto delle ca rpenterie, per cui cfr. il ca- terra e ruota n te nel buco praticato nella roccia o in una seconda lastra che sporge
pitolo dedicato ai manufa tti . ad una certa altezza dal muro in corrispondenza della prima (figg. 18 e 19) .

Figura 18
l resti di un 'antica costru zione, col tornio
siwaco entro una cavità della roccia, tra
Chumma e Undar d ' Piatta (Bosco Gurin,
1'810 metri slm).

Figura 19
Dettaglio del tornio (vedi fig. 18) . La testa
de/tornio ruota entro una cavità praticata
nella roccia.

282
Questa installazione non serviva unicamente alla preparazione dei cibi, ma an-
che alla lavorazion e casearia, per cui non è raro vederla affianca ta da una spar-
siira (la spersola , ossia il gocciol atoio per pressare la pasta del formaggio)
spesso incorporata nelle mura perimetrali ; essa pe nde verso l'esterno (fig. 4c)
oppure verso l'inte rno: in questo caso il siero sgocciolava su una lastra con pen-
denza opposta che lo rinvi ava , attarverso tutto lo spes ore del muro, in un erbi
(truogolo) di legno situ ato all 'este rno.
I sedili di varie fo rm e e dimensioni servivano al sos tegno di attrezzi e recipie nti
più che per sede rsi . All 'este rno di molte cantine una panca a lato dell 'e ntrata
accoglie la càdola (telaio di legno assicurato alle spalle da cinghie e usa to per il
trasporto di formaggi e di altri latticini dall 'alpe a valle, vedi fig. 20), così come
le mensole poste all 'interno. Le ampie nicchie semicircolari di uno spliii di
Ra vor - simili a quelle che nelle chiese dei villaggi custodiscono i santi prote t-
tori - e rano previste per appoggiare le sfere (gerle) di fieno da di stribuire alla
dozzina di capre che trovavano posto nella costruzione. E , ancora nelle cantine
dove il formaggio necessitava di cure assidue, no n manca no piani di lavoro
spesso ricavati da affioramenti rocciosi o da blocchi di grandi dimensioni che
non si e ra potuto asporta re. In una piccola cantina in località La Motta il tavolo
è costituito da una lastra monolitica di 15 centimetri di spessore sporgente dal
muro per be n 130 centimetri (fig. 21).
Ancor più indispensab ili nelle cantine e rano le biiltrèr. in due robusti montanti
verticali si praticavano alcuni intagli orizzontali ad uguale distanza, nei qu ali in-
FiguralO filare i bracci trasversa li che sostenevano i ripiani (biiltri) per il formaggio (fig.
Entrata di ww camina a Ritorro (650
m etri slm) , con sedile per posare la ccìdo/a. 22). Di questa install azione, interamente in legno, rimane spesso solo la strut-
tura portante, simile agli alberi di un veliero, le assi di larice essendo state riuti-
lizzate (fig. 13) . In Calnègia i montanti sono senza eccezione fissati al blocco di
cope rtura tramite cunei di legno (chignoi, vedi fig. 23). Altrove si usava in fi-
larne la testa in un incavo praticato al rovescio sotto il blocco stesso (allo stesso
modo come illustrato all afig 19 per il tornio). In due cantine ( Calnègia 'd Di n t
e Fontana) abbiamo trova to montanti di ceme nto, in un 'altra montanti di ac-
ciaio (M uni ad Fora). Nei canvetti degli alpi le conche del latte venivano posa te
su coppie di stanghe di la rice disposte parallelame nte lungo le pareti e soste-
nute da basame nti di pietra o infisse nei muri . Ritroviamo la stessa install a-
zione, ma in sasso, poiché destinata a soste nere le be n più pesa nti ti ne del vino,
nei gratti dell a Bassa Valle.

Figura 21
Cantina in località La Molla (Prato) ,
con grande lastra in castrata nelle mura
d 'angolo.

283
Nell 'ango lo più riparato degli spliù abitati dall ' uomo si installava lo stroi (pa-
gliericcio, dal tedesco Stroh, paglia) tene ndo lo, di regola, sollevato dal suolo. In
due cascine de ll a Val Tomè (Fornaa e Larasèd) la parte più protetta si trova
sotto dei blocchi ai quali sono addossate le costruzionF6 . Un'intelaiatura di le-
gno, solidale alla carpenteria o ad a ltre parti de lla struttura portante, sosteneva
il piano sul qua le veniva accomodato il giaciglio. Altrove si hanno vere e pro-
prie costruzioni fatte di tavole e simili a grandi cassoni , come in uno spliii dell a
Ganascia interame nte occupato dallo stra i (fig. 24).
Lungo le pareti degli spliii adibiti a rifugio per capre, una robusta asse di larice
o di castagno, ma ntenuta in posizione verticale e posta sopra uno zoccolo in
muratura, costituiva la présèv (mangiatoia) per la razione giornaliera di fieno.
Gli animali vi erano attacca ti con una catena introdotta in un buco della parte
superiore de ll 'asse, le cui estremità erano infisse ne ll e mura laterali o in intagli
verticali praticati sull a sommità di grossi pioli sa ld amente piantati per te rra .
L'èrbi (truogolo) per l'alimentazione degli animali gene ralmente non faceva
parte de ll 'arredamento fisso di una costruzione salvo in pochi casi , come nello
Spliù di lnselmitt a Roseto, dove c'è un èrbi ricavato da un tronco di castagno
lungo quasi sei metri.
Negli spliù che ha nno subito trasformazioni recenti, spesso associate ad un
cambiamento di funzione, troviamo infine installazioni per lo meno sorpren-
denti in un a mbie nte tanto arcaico: luce e le ttrica a lime ntata da panne lli so lari,
acqua corrente, servizi sanitari e igie nici , ecc (fig. 10).

I ripari contro le infiltrazioni dell'acqua

Uno de i probl emi maggiori che i costruttori di spliii era no chiamati ad affron-
tare era senz'a ltro quello lega to alle infiltrazioni di acqua piovana o di fusion e
della neve. Gli accorgimenti messi in atto per ottenere un 'impermeabilità sod-
disfacente sono diversi.
Inna nzitutto si scegli eva, nel limite de l possibile, un masso che avesse una pen-
denza favorevole , cioè uguale a quella del pendio. Questa è la ragione per cui
numerosi spliii, bassi all'entrata, si innalza no progressivamente verso la parete
dorsale.

Figure 22 e 23
In alto una delle poche cantine in cui
sono ancora conservate le biiltrèr: Calnègia
'd Dint (1 '105 metrislm).

In basso i chignbi, cunei di legno che fissano


la strul/ura portante verticale della biiltrèra
al blocco di copertura.

Figura24
So11o questo blocco era situato il
pagliericcio in cui trovavano com odamente
posto qua liro o cinque persone. Ganascia
da Forma zzoo (l '950 metri s/m).

26. Lo stroi della cascina de l Fornàa esse ndo


troppo stre tt o. i bambini venivano mand at i a pas-
sare la notte in un a piccola spe lonca pe rfe ttl!-
mente riparata da un a pesa nti ssim a lastra. E
quella di cui a lla nota 20co n la data de ll 689. Sullo
stroi cfr. anche capito lo 8.

284
Prima di me tte rsi all 'opera però si poteva presumere so lo approssimativa-
mente l'andamento del blocco sotto il quale ci si accingeva a scava re. Non sono
rari i macigni presso i quali si indovina l'inizio di uno scavo poi abbandonato a
causa della loro pendenza sfavorevole o dell 'esage rata profondità . l n altri casi
lo scavo veniva prolungato be n oltre il punto più basso del blocco di copertura
in corrispondenza de l qual e si innalzava il muro di facciata , creando così delle
costruzioni precedute da atri d 'accesso di ampiezza considerevole (fig. 26).
Il più diffuso accorgimento volto ad evitare infiltrazioni indeside rate consiste
in un piccolo canale inclin ato (sprèola) inciso nella faccia esposta de l blocco di
copertura, appena sopra la linea della sua massima sporgenza. Esso presenta
una profondità massima di una decina di centimetri e raccogli e l'acqua che
scorre sul macigno convogliandola di lato e dispe rd endola nel terreno. Questo
accorgimento, pazientemente realizzato a ma no, è indice sicuro dell 'impor-
tanza dello spliii, non è però ad essa proporzionale, be nsì alle dimensioni del
macigno che lo copre e alla qua ntità d'acqua ch e esso può raccoglie re (fig. 28).
Figura25 Sul Corte Conta il principale blocco di copertura del vano adibito a cascina pre-
Canale per la raccolta dell'acqua senta delle fessure dovute al lavorio del gelo attraverso le quali l'acqua filtra
inciso in una gronda del monte Antrona all 'inte rno. Si è cercato di ovviare a questo inconve nie nte con una rete di cana-
(l '324 m etri s/m). letti che allontanasse dalle fessure la maggior quantità possibile di acqua. Sul
monte Antrona , infine, dove l'acqua è un be ne scarso, una sprèola realizzata
con grande perizia sul bordo della grond a che ripara le costruzioni illustrate
alle pagine 272-275 raccogli e le acque durante le precipitazioni, le convoglia sul
te tto della cascina sottostante, dal quale scorrevano in una grond aia di legno
che terminava in una vasca (figg. 4c e 25).

Figure 26a e 26b


Piano e sezione della cantina BAl SA L 5
dell' Alnedo in Val Bavona mostrano
l'ampiezza de/locale interno e dell'atrio
coperto esterno. A l primo si accede
aura verso una soglia di pietra m entre il
secondo è delimitato in modo molto n eu o
dalla radice di un 'albero cresciuto davanti
all'entrata. All'esterno è posto un bel sedile
di sasso m en.rre l'interno è munito di una
nicchia e di un piano di la voro scolpito
in un ampio affioramento roccioso.
(Sca la 1:100) .

285
Tra gli architravi e i blocchi di copertura sono spesso infilate delle piode con
pendenza opposta a quella del blocco. Poiché tuttavia non è possibile eliminare
fess ure ed interstizi (anch e i tentativi moderni , con cemento e siliconi, danno
risultati poco soddisfacenti) questo tettuccio risulta efficace solo se l'acqua ve-
niva a cadere, per cause naturali o artificiali, prima di penetrare nel vano.
A questo effe tto un incavo simile allasprèolaveniva inciso dal basso verso l'alto
nella faccia riparata (inferiore) del blocco di copertura. Questo è un sistema
estremamente semplice ed efficace di fermare lo scorrimento della goccia e
provocarne la caduta prima che raggiunga i muri del locale.
Anche i muri di facciata che si eleva no fin contro il blocco di copertura non di
rado presentano corsi terminali di lastre inclinate ve rso l'esterno (fig. 27).
Quando i muri perimetrali si innalzano oltre la linea di caduta della gronda e oc-
corre un a copertura per il settore non riparato naturalmente, la fantasia e l'abi-
lità dei costruttori hanno sviluppato un'infinità di soluzioni diverse e originali:
tettucci, lastre sporgenti , muri rientranti o addirittura corpi a falda unica ap-
poggiati alle gronde 27 . Tutti questi accorgimenti ricorrono in molteplici varianti,
si ngolarmente o combinati fra loro. Non mancano altre ingegnose e originalis-
sime soluzioni individuali, come in due gratti a Cevio Vecchio, che presentano
un a copertura integrale in piode della roccia sotto la qual e essi si trovano.

Conclusioni

Le opere dell 'edilizia, oltre a costituire una testimonianza tangibile dell'inse-


diarsi dell'uomo in una regione, rispecchiano nella loro pienezza le sue attività.
Con l'uomo esse vivono e si trasformano, partecipano del suo ambiente, dell e
sue relazioni prima ancora che delle sue proprietà. Esse non sono unicamente
la risposta pratica e funzionale alle necessità primarie dell 'esistenza e alle esi-
genze legate all'attività umana , bensì l'espressione di condizioni e modi di vi-
vere e di pensare, di ingegno e di gusto, del rapporto dell 'uomo con forze mag-
giori quali la natura o la divinità. Così queste costruzioni- alla cui realizzazione
hanno concorso in modo inscindibile uomo e natura - sono una stupefacente
testimonianza dell'estrema indigenza di una popolazione costretta a ricavar
Figure 27a e 27b pane da una natura avara e brutale, della volontà e della capacità dell 'uomo di
Piano e sezione della cantina P E 3.
La cantina scavata sotto due massi adattarsi alla natura nella quale doveva vivere e sopravvivere, e lasciano im-
è accessibile con una ripida scala. l due terzi maginare le precarie condizioni e gli atavici modi della sua esistenza.
de/locale sono coperti da una grande lastra
quasi orizzontale m entre al centro esso
è ricoperto da una fila di piode appoggiate
al macigno. All'esterno questi due tipi
di copertura sono nascosti sotto un prato
artificiale. Lungo la base del masso
inclinato, tra la spalla della porta
e un affioramento roccioso, è stato costruito
un muretto di 35 centimetri di altezza
e di 30-60 centimetri di profondità
che costituisce un utile ripiano.

Figura28
La Vachièra di Lafranca della Gèra
in Val Calnègia (l '045 metri slm)
è un 'ampia costru zione, situata sotto due
enormi blocchi posti l'uno contro l'altro,
in cui trovavano posto diverse bovine.
La sottile striscia nera situata sul labbro
anteriore del macigno posto sulla sinistra
è una lunga sprèola incisa a grande altezza.

27. Cfr. i capito li dedicati ai manufatti e all 'arre-


damento e cfr. figure 4c e 5.

286
Il primo architetto è dunque la natura, che ha dettato le regole del gioco, ma
l'uomo è intervenuto in modo dete rminante lasciando chi ari segni del suo pas-
saggio e trasformando elementi naturali senza vita e dal ca rattere precari o in
costruzioni inserite in una dinamica sociale, sca ndita a sua volta dal ritmo na-
turale delle stagioni.
Fra tutte le regioni a lpine la Yalmaggia è probabilmente quell a dove il fe no-
meno è presente con maggior forza, sia per la quantità che per la qu alità delle
costruzioni. Questo tipo di edilizia ha prodotto frutti eccellenti, per cui uno stu -
dio condotto in ques ta regione e con criteri rigorosi potrà essere un a re ferenza
utile per l'intero arco alpino. Questo vale ancor più se si pensa che il tema è ine-
dito. Infatti le conoscenze su queste costruzio ni veramente spettacolari sono
ancora estremamente lacunose e no n vanno al di là di un a descrizione stupita o
di un nostalgico rimpi anto. La pubblicazione e l'esposizione che sca turiranno
dallo studio in corso vogli ono essere un apporto nuovo e un contributo sostan-
zioso all a conoscenza de ll a civiltà alpina. Esse consentiranno, ad opera con-
clusa, non solo un a maggior conoscenza di un settore dell 'architettura primi-
tiva finora rimasto in ombra, ma anche di aggiungere un tassell o al grande mo-
saico delle culture alpine, ri velando nuovi aspetti dell'economi a di sussistenza
e dell'adattamento dell 'uomo a condizioni es treme.

287
La mappa comunale di Cevi o: i grotti di Cevi o Vecchio

A monte di Cevio Vecchio sono presenti una settantina di costruzioni, per la


maggior parte cantine e grotti, realizzate contro o sotto i blocchi della ciclopica
frana preistorica che copre il versante destro della valle su una superficie di
circa quattro ettari, tra i riali che dal bosco della Serta scendono di fianco al ci-
mitero, rispettivamente in località Ciòss.
Si tratta di veri e propri beni stabili, generalmente di proprietà privata, e come
tali iscritti nei documenti catastali del comune, ad eccezione di tre gronde mi-
nori e di due cantine probabilmente abbandonate da tempo (tra cui la cantina
Cv 58, che porta un'iscrizione del1703 , la più antica rinvenuta nel nucleo).
L'eccessiva frammentazione dei fondi, le numerose masse ereditarie indivise e
la posizione stessa delle costruzioni hanno spesso dato origine a situazioni ca-
tastali complesse, per non dire ingarbugliate, con il sovrapporsi di diritti e oneri
di sporgenza e di p&sso, la moltiplicazioni delle parti coattive, ecc.

288
Figura29
La ~appa comu .
[l A lrri edifici.

Plammetria d . naie da Cevio


Vecchio et grotti di Cevio M un.d.t cinta o d l. terra zz am en to.

Sca la 1:l '250


Fonte: Flavio Z appa

r\.S~;}'cl Spllii.

289
Rosanna Zeli Voci delle costruzioni rurali valmaggesi

Preambolo

Un'altra regione, un altro gruppo dialettale signi ficano un 'altra terminologia


o, se vi si ritrova no voci già incontrate in altre zone, queste si intrecciano in
modo diverso con le aree dialettali più vicine e più lontane.
Così (oltre ai termini ancora presenti in tu tto l'arco alpino sopracenerino ), spie
di precedenti aree abbastanza compatte sara nno voci che si riscontrano in Val-
maggia e in Blenio (e/o nel Moesano ), ma che prima probabilmente abbraccia-
vano il Sopraceneri in tero (magari ad indicare costruzioni , o loro parti , diverse
fra loro) e che si son conserva te so lo nelle zone orienta li e occidentali pi ù ap-
partate, meno tocca te dal flu sso di innovazioni linguistiche che seguì la gran via
di transito rappresentata dalla valle del Tici no e dal Lago Maggiore.
Testimonianza di lunghi contatti , mantenu ti attraverso i secoli, sono invece le
voci che riscontriamo in Va lmaggia, nella bassa va ll e del Ticino e anche in gran
parte del Sottoceneri.
Né si possono dimenticare i termini che tes timoniano dei contatti oltre gli spar-
tiacque, specie fra l'alta valle e l'Ossolano da un lato, l'a lta Leventina dall 'altro,
e sono termini che contribuiscono a spiegare il frazionamento all 'in terno dell a
Va lmaggia stessa, che spesso presenta aree lessicali disparate, che talora ab-
bracciano la parte superiore dell 'attuale distretto, comprendendo la R ovana,
la Bavona e la Lavizzara, talora oppongono una di queste alle altre, o le distin -
guono tutte, mentre spesso la parte mediana e/o infe riore (la più soggetta all e
pene trazioni di voci locarnesi) opta per scelte terminologiche diverse. A ciò si
aggi unga l'alto numero d i varianti fo netiche, che non facilita certo un 'esposi-
zione semplice.
E già sin d'ora chiedo venia dell 'incompl etezza degli esempi dovuta al fa tto che
in certi casi ho optato per una tipizzazione lessicale.
Con questo contributo non ho la pretesa di dare tutta la termino logia esistente
presso i Materiali de l VSI. Come già per quello leventinese, ho dovuto limitare
la mia raccolta a lavori precedenti , per cui vedi la Bibliografia.

Visitando la valle quaranta anni fa

La terminologia variega ta echeggia costruzioni rurali o loro parti di for me co-


munque diverse a seconda delle regioni , e in primo luogo, ben lo sanno tutti co-
loro che han percorso non solo i volumi, ma anche le pagine precedenti
dell'Atlante dell'edilizia rura le, a causa della diversa configurazione geogra-
fica, della diversa altitudine, delle diverse modalità dello sfruttamento del ter-
ritorio, della diversa disponibilità di materiali da costruzione.
Siamo in Valmaggia e la Valmaggia significa pietra: dalle pareti e dagli stra-
piombi di rocce scoscese, agli enormi massi erratici, dalle antiche estese fra ne
ormai quasi celate dagli alberi , ai ghiaioni e alle sabbie del fo ndova lle. Sì che
Bonstetten ha buon giuoco nell a sua descrizione dei paesi della valle di fine
'700, inizio '800, che così oso ri assumere: case di pietra, coperte di pietra in un
paesaggio di pietra. E devo confessare che anch'io, quando, oltre un secolo e
mezzo dopo, visitai la valle- con uno sguardo un po' più attento di quello dell a
semplice turista-, in un 'escursione «linguistica» del luglio 1960 che mi portò a
Lodano, a S. Carlo di Bavona e a Robiei (l'ultima estate di quell' alpe !), fui col-
pita dal predominio della pietra.
Così a Moghegno- dove pur sorge l'incastellatura di legno di una torba, la più
bassa della valle 1 - :se chiudo gli occhi, rivedo quelle mensole delle lobbie, quei
passaggi sospesi di collegamento fra una casa e l'altra, quell 'enorme blocco sca-
vato che forma quasi interamente la gran fo ntana dietro il vi ll aggio.
l. Ma i Ma t. VS I recano lo schizzo di una rorba in Così a Lodano (dove imparai il detto: Lodan, Coi e Sméi sem tii.cc fradéi!) ,
una scheda di Aurigeno. quell a stele con la croce sul sagrato.

291
Così sul sentiero che, superati i riinch degli ultimi vigneti sostenuti da cariisc e
circondati da altri muri , si inerpica scavato nel sasso sopra il fiume,- scusate! la
fii1m - ,prima di riabbassarsi per la p antina di Someo.
O più tardi , quando in altra occasione salii fino a Brontallo, con quegli infiniti
muri di sostegno dei minuscoli, innumerevoli terrazzi; già: al s6stan 2 .
O, ancora, quando Piero Bianconi mi raccontò di quel contadino che gli aveva
spiegato che calava la figlia, assicurata sotto le ascelle con una corda, su una sot-
tilissima cenghia erbosa sporgente dalla parete rocciosa di fronte a Cevio, per
tagliare una bracciata di «fieno di bosco». E come non ricordare l'ex-voto di G.
2. Pe, Brog, Bro n, Ca v la s6stan , p l. al s6stan , ch e
Plinio Ma rtini cita come sostene, v. Il fondo de l A. Vanoni riprodotto anche dal Yocabolario 3 .
sacco 2 , Be llinzona 1970, pag. 171. Oppure, sempre a Ce vi o vecchio, mi si disse delle decine di grotti (o, meglio,
3. VS1 3.257 fi g. 81. cantine?) celati nell'enorme ganna alle spalle di quello che oggi è il museo.

Figura l
Uno dei tanti ex vo to dipinti dal Vanoni
(1810-1886) che m ostra la pericolosità della
vita dei contadini spinti a cercare f oraggio
nei luoghi più impervi.

292
O, infi ne, qua ndo sfogli a i il vo lume ricco di fotografi e ae ree degli alpi va lm ag-
ges i, che sembrava no un in vito a una serie di fotoquiz : mancava so lo la propo-
sta: «Una forma di formaggio d la paia a chi trova le cascine! » (e guarda nd o con
attenzio ne si possono talora riconoscere add irittura le recinzioni a tto rno a ll e
costruzioni , e leva te accumula nd o i sassi tolti dai pascoli in un a sorta di mure tti ,
al b riii) .
Quegli alpi , quei co rti , per raggi ungere i quali non stupisce il comm ento gene-
ra le di Merz sull 'accesso agli a lpi sopracenerini: «Qui i sentieri sono sove nte
tanto ripidi e pe ri colosi che non si compre nde come il bestiame pesante vi possa
passare» e su que lli va lm aggesi: << Conformeme nte ai pascoli ripidi ed alle strade
e rte e qualche volta pe rfino pe ricolose, il bestiame bovi no è piuttosto piccol0>> 4 •
E acca nto a l predominio de ll o gne iss, l'affio rare della pietra oliare ne lle stufe e
ne i sempre più rari <<laveggi >> 5 .
No: no n vi è da stupirsi se, a ttrave rso i secoli , nacque e si o rga nizzò lo sve rno de l
bestiame ne ll 'alto Luganese, ne ll a va lle de l Yedeggio o ne l Malca nto ne; né vi è
da inorridire, quando si capisce che quell a frase, manda ta a futura memoria da
Plinio Martin i, di due sore ll e alla madre: « Per tira rei su con le viole ... » 6 , no n è
un modo di dire sarcastico, un a locuzione figurata, quasi ' nutrirei col profumo
delle vio le: di ni ente', ma un a frase concreta; un a scheda dei Materiali de l YSI
spiega che al viòi, a Cavergno, sono i crochi , Cr o c u s v e r nu s, di cui , in pri-
mave ra , dopo inve rni lunghi e te rribili di anni di carestia, si cavavano i bulbi,
pur di avere qua lcosa da mangiare. E potre i continuare a divagare. Ma il te ma
che mi è stato imposto è un altro.

La terminologia delle strutture edilizie

Passo quindi a ll a terminologi a de lle costruzioni , terminologia ripe to, che non
Figura 2 pretende affatto all a comp le tezza.
Ad Avegno qu esr'angolo è sraro
reali zzaro a regola d 'arre con grandi
E seguirò app rossimativa me nte, pe r favo rire un possibil e paragone, l'itine ra-
conci appena sgrossari: i can r6 i. rio che ho percorso per la te rminologia de lle case leventin esi, parte ndo dal-
(Fo Tografia A ERT) . l'aspe tto estern o.

l muri
Il miir di pietra si innalza, pe rfe tt ame nte sq uadra to agli ango li , ne ll 'a lte rnarsi
de i Me, Ca v, Cev cantai (sing. can t6m) , Lo canttli pl., come appunto sono chi a-
mate le grosse pi e tre d 'a ngo lo, fino a l te tto, detto in tutta la va lle piòd 7 un no me
maschil e (v. a Cav il pl. piiid) , in cui si è muta to, quasi fata lme nte, il no me
femm.pl. della copertura (a l piòd, sing. p iò da) di lastre di pie tra.
4. Alpi di Valmaggia. Soc.A gri c.Va lm agg .. Lo-
camo 197 1; F. Mc rz, G li alpi ne l Ca nton Ticino.
Solo ad Avegno penetra il de riv. piodee , tipo della Yerzasca, del Bellinzonese e
So lc tt a 1911. pag. 54.125: A. Dona ti. Monti uo- de ll a Bassa Meso lcina. Quando il tetto è a quattro pioventi ci troviamo di fro nte
mini e pi e trc 2 • Loca rno 1992. o a un tetto Ci m a pavi6m , Lo a pivi6m, che a ltro no n è se no n il francese pavil-
5. Cfr. 2000 anni di pie tra o li are - Mu seo d i Va l- lon .
maggia- Ccvio. Locarno 1985: e Quad. d' in for-
mazio ne- Ufficio elci Mo nume nti sto rici - Ufficio
de i Musei - Dipartim ento Ambi ente, Bc llin zona G li impalcati
1986. Vari sono i nomi de ll e compo ne nti della trava tu ra (Pe, Av travadùra , Brog, Me,
6. P. Ma rtini . ll fo ndo de l sacco 2 • pag. 96 <<E eli certe Ca v, So legmim, Ci m fegnamadiira, Co casteff ), e cioè dell 'insie me di rtrèf', Cev,
so relle fi l giudice Venanzioj raccont ava. che in C im trèu (sing. rtra.f' , risp. frau masch.) che sostiene il te tto.
prim ave ra , qua ndo l'acqua bollit a d iventava sem-
pre più lunga. si lame nt ava no con la mad re. e le el i- La radice, che corre lungo le pareti di gronda, presenta forse il maggio r nume ro
ceva no : «-Per tira rei su con le viol e. quando sia mo di no mi: si va dalla mii raa di Ca v, Li , alla so fèta di P e, Brog, Me, all a radis di Ce v,
na te potevi be n darci una peclu lata in testa-»: a alporradoo di Ca m (Cim -d LI , Cerpl. -diiii), all e parèd pl. di So, Co, Lo, Ma , Go,
pag. 17 1 si spiega che !'aw bug/ida è un «brodo
pre para to con fa rin a. sa le. cipoll e. a rrostit e ne l Au , e alla si ma che accompagna paree a A v.
burro. il tutt o a ll unga to con acq ua>> : l'espressio ne La catena è detta con un uni co tipo lessica le, che si concretizza in Me, A v srren-
fi gura in oltre a pag. 18: «Dei ragazzi no n parlia- ciiira, Ca v, Lo, M o, Go, A v srrinciùra, Pe, Ce v, Li , Ca m, Cim, So stranciii.ra , solo
mo ne .... alcun i mo rivan o pe rché li aveva no ti rati
su con le vio le ... >> . V. R. Z e li, la viola in un modo a Fu è detta cùiu ; talora è però accompagna ta da false ca te ne, ossia Cav g 'att
di d ire di Cave rgno. Fole!. svizz. 87 ( 1997). pag. 27- sing., Lo gart, p l. g 'ètt , (Ca v a nche gatéi pl.) , Me cateff , Pe scipp , Cim cussinett ,
29. me ntre, ad es. a Lo, a ll 'entrata posteriore de l fienile troviamo anche m èzz s(l·in-
7. o n si dim entichi che teee ltèee, p!. tice . è in ciilr; sulle catene si incastrano le tre coppie di puntoni: Pe, Brog, Me cantee, Fu
VM a. la ·sta ll a- fi enil e '.- E piòd rim ane anch e se
la co pe rtura è o rmai di tegole. v. Mo re lli 67.98-99 cantér, Ca m, Lo, Au , Go, A v cantèr, Cev, Co, Lo, M o, Au canrir p l. , Ca v cani' p l.
n. 152. (si ng. cant 'a femm .), Cer, Cim g 'èmb pl., So g 'amba sing.

293
Essi sorreggono i correnti, Cev, Lo tempiee, A v tempiaa, Pe, Me, Ca v, Mo tam-
pièe pL , Brog, Au tampiéipL (Pe,Brog, Me tampiaasing.) , Cer, Cam tampiérpL ,
Cim -èr p L, So, Co, Lo, Ma, Av tampii p L
Rara la trave di colmo sotto le capriate: Cav, Cev colmegna, Cim, Lo, Au, Av
culmi~na ; con i deriv. Fu colmagmi , Me colmignaa, Mo colmignèe pL, Au col-
mignoi p l. si designano le due travi parallele verso il sommo del tetto che sosti-
tuiscono talora la trave di colmo; quel colmegnaa, che più spesso designa l'ul-
tima fila di piode, aPe è dato come 'trave di colmo' (e l'ultima fila di piode è
detta, in quel dialetto, guzadura ).
Abbastanza frequenti sono le saette: Pe, Brog, Me stòdol, Bron stòden, Cev
stòll 8, Me, Cav, Lo sbadacc sing. (Mo sbadècc pl.), Cer, Cim saett, Pe punte!!
sing.; rarissima la «terzera», detta somar a P e ... 9; i cavicchi di legno che assicu-
rano la travatura sono detti Me, Ca v, Cev sparusc, Lo, Av parusc, Cim cavicc.
La sporgenza laterale, longitudinale, della prima fila di piode, sostenuta dai
grondanitt è detta per lo più gronda , P e, Cim grondana, Ca v grundai p l.; quella
sui frontoni è invece la 'scimossa' , Cev ara.
Lungo la 'gronda(na )' un tempo vi era il canale di legno detto 'sprèula' per rac-
cogliere l'acqua piovana ed evitare la 'strasila' .

La terminologia dei locali e dei manufatti minori

E ora varchiamo il limitare o ' linda' (Cav l andaa) o il gradino dell'armiaa


(BVMa.), oppure la soglia, Cim soia, Au soglia 10 , ed entriamo in casa, in c'a
(nella val Rovana c'è).
Figura3
Una delle saette di controvento p er irrigidire La cucina
la carpenteria del tetto della torba di Fusio. Al piano terreno, in cui vi sono una o due stanzi, dalla pòrta (uss' designa una
(Fotografia A ERT). porta di collegamento fra due locali) si accede alla cucina, ossia la c'a/c'è vera e
propria 11 .
Solo a P e cci a troviamo la voce cusgina (che si ricollega alla denominazione le-
ventinese, correggendo e completando l'area della mia descrizione in AERT,
Valle Leventina, pag. 435).

Figura4
Davanti alla soglia della propria casa
una vecchia riposa seduta sulla panca con
lo schienale che serviva sia per passare
le giornate invernali davanti al fo colare
sia per rubare un po ' di calore al sole.
(G. R. Zinggeler. Riprodotta p er gentile
concessione dell'Archivio f ederale
dei monumenti storici, Berna).

8. La stòdla a Lo è il sostegno obliquo del braccio


del com al qua le si appende la caldaia per il for-
maggio.
9. Cfr. a Someo burdunar 'trave longitudin ale
centrale che sosti ene il pavimento del fien ile'; e v.
VS I 2.714.
10. V. VSI 1.277-278: la Lo sOia, Au soglia (da l
furg 'a) , oppure l'armiaa indica anche la lastra di
pie tra su cui vi è il foco lare e su cui ci si siede.
11. E si veda l'espressione, che pare un po' con-
tradditori a in termini , di Ca v: /'éfòra in c'a 'è fuori
(a Cavergno) in cucin a'. V. anche More tti 68.

294
Figura 5
Men zonio. A lla fine dell'Ouocento
le cucine cosi ben equipaggiate
e ben illuminate si erano già diffuse
anche in Va lmaggia graz ie al generale
miglioramento economico.
Contemporaneamente i m eno fo rtunati
vivevano però ancora in. cucine m al
illum inate, con il foco lare aperto,
sen za cappa e sen za comignolo.
(G. R. Z inggeler. Riprodoua per gentile
concessione dell'A rchivio federa le
dei mon umenti storici, Berna).

Qu a e là, in val Rova na e in val Lavizza ra, affio ra ancora il tipo rea da fogh'
(Fu , Pr-Sor c'a dafoi, Cer c'è da fo i, Ca m c'è da fou ), a cui si aggiunge, ne ll a
bassa valle, a Au, c'à dal fa i, me ntre a Ca v e a M o è a ttestato, qua le ultimo re-
litto, il tipo sche rzoso c'a da fiim che designa l'antica cucina sprovvista di ca-
mino, il rcamign' 12 , e provvista solo di un focolare, Ca v fu liè, Cim f u/gala, Cev
fb iata , Lo fu glia, Au furgaa.

Il locale riscaldato
A cca nto all a cucin a si può trovare un loca le tto, a Pe, Bro cam arètt, e/o la rstù-
va' , a Ca v sto , il loca le riscaldato dall a pigna di pie tra oli are, che spesso viene ac-
cesa dall 'apertura che si trova ne l vano del foco la re de ll a cucin a.
Come in Leventina, la 'Stiiva' è il loca le dove soggio rna no le fa miglie, specie le
12. Questo composto sopravvive anche a Cevio, be nestanti , e dove si può anche do rmire ne ll a nicchia de tta 'Orcòvilalcòvi' o
per indicare la cucina affumicata da l cattivo tirag-
gio del ca mino: a i a m ciò na c'è d fiim (VS I 3.57) . ralcòva' , sulla rbinsaca' piena di foglie di fa ggio, posa ta su un assito, sotto il qu ale
- Per il camino v. VS I 3.289 seg .. vi è lo spazio per depo rvi dura nte il gio rno la rcruèta' , la cull a de ll 'ultimo nato 13•
13. V. YS I l.8 1, l .283; per le va rianti valmagg. bis- Ne lle zone più e levate, dall arstùva' si può accedere direttamente a un a de ll e due
sac'a , binsaca, binsac'a del nome del ' paglieric- 'Stanzi' (sing. rstanzia' ) de l piano supe rio re, altrimenti raggiungibile o con un a
cio ', v. YS I 2.507; nelle came re da le tt o esso è so-
sten uto da un a r/icerd (Men, Ma /ecera) ' lett iera· 'Scala' esterna (rido tta anche a semplice pass di lastre di pie tra spo rgenti dal
di legno.- Per lo scarso e semplice mobilio di cu- muro), che po rta a lla rlòbia' , o con un a sca la inte rn a, da un corridoio.
cina e ca mere mi limit o a rim andare alle voci arca
·cassa per grano e fa rina ', arcabanch (Pe arta-
banc ') ·cassa con spa ll iera ', armari (Cav. Bi li- Gli altri locali
m ari) ·armadio' , banca , banc/1 e deriv. ' panca ' e I due locali de l primo pia no sono gene ra lme nte usa ti come ca me re da le tto, che
cadrega (rcadrfa , cradfa' ) 'sedi a' di YS I 1.250. 25 l, in tutta la VMa. son deno mina te con il tipo lessica le che è a nche de l Locarnese,
275 , 2. 12 1 se g., 3.1 05, a cui si possono aggiungere,
come cont enit o ri , la m a m a 'cassa per fari na e altri de l Bellinzonese, de ll a Riviera e de ll'inte ro Alto Luganese. (pe r continuare ne l
alime nt i' e lo scrign ; come sedili add irittura una Varesotto ), e cioè con que l deriv. da lla t. SO LUM che è il 'Solaio' : P e, Me, Brog (p l.
scèpa o un Cav, Au s 'c'ègn 'ceppo' e infine il ' ta- -ii), M o solee, Ca v (p l. solfa), Cer, Co, Ma, Av solèe, Ce v sulèe, Au suléi 14 ; solo a
volo': Co, Ma, Mo tavo/, Av tavo , Me tao/, Pe.
Brog, Go tau/, pl. rèul, Cav rfwli, So, Au tau , Li , Cim, ne lla casa a un solo loca le sovrapposto, è attesta to il compostostiia da lecc,
Cer, Ca m, Ci m taval. in primo luogo ne ll a vecchia casa di legno, do tata di un a p igna accesa
14. Cfr. Morelli 67. dall 'estern o, che di venta stiia frègia, là dove no n vi è la stufa.

295
I pavimenti e i soffitti
Pavimento di legno e soffitto hanno lo stesso nome già trovato in Leventina, os-
sia rsterni' (a Cav anche sternett), che ad Au si distingue però dal più moderno
soli di pietra della cucina, un tempo pavimentata con un impasto di cemento,
sabbia e ciottoli, quell'astri, p!. èstri, Cav, Bi, Li, Cam /astri , Brog /asti, che non
di rado si trovava anche sull'assito dei piani superiori e dell 'entrata del fienile 15 .

Le scale
Una scala a pioli, Cim se'ala, Cav s'c'è/a dlu dir6m , conduce al vano, spesso
aperto 16 , sottotetto, che differisce nel nome dal déi lev., dair blen., perché la
Valle Maggia ha adottato il nome deriv. rdir6m, -6n' 17 •

Le fin estre
Piccole e poche le finestre, j inèstra,fa- , p!. -i' , riparate spesso, a pian terreno, da
una jarada' .

Il ballatoio
Già ho accennato alla rlòbia' davanti alle camere (e accessibile, se non diretta-
mente dall 'esterno, da una di esse), che talora ripara il porti sottostante davanti
all'entrata della cucina.
Sulla lòbia , posta per lo più a solivo, si tengono attrezzi, si stende il bucato, si
serbano certe provviste; a Ca v vi si rammenta anche il talèe 'telaio'.

La latrina
Figura6 Ad essa è stato aggiunto spesso il gabinetto, il Pe, Ca v, Au còmato il più volgare
Una casa di Moghegno munita Ca v, Bi, Cam cagadoo, Cev, Cer -aduu, Cim caiadoo, Li caiaduu, che-, a Ca v an-
di belle logge !ignee rivolte a mezzogio rno. che caiadoo, cheidoo, P e, Li, Av camar18 (altra ubicazione deve avere il cort di
(Fotografia AERT). Au).

La cantina
15. V. VSI1.231-232; a Lo, ad es., rivestita di rta-
Molte abitazioni, specie nell'alta valle, non hanno vani sotto la cucina: la rcanti-
strico' è l'èira 'aia' cioè l'impiantito compreso fra na' o la rcanva' sono altrove; spesso son ricavate nelle cavità sotto le rocce o le
l'e ntrata e la prima strinciiira del fi e nile e dopo la frane, come spiegano certe loro denominazioni, così i rcròtt' , o i balum di Go e
seco nda strinciiira. Av1 9.
16. Così a Lo è ape rto ilfruntun ; se esso è chiuso,
può presentare una piccola apertura detta, a So,
bocc' da l/occh; talo ra vi sono piccoli abba ini (a Gli altri manufatti minori
Mo iisè/1 sing.). Annessi al porti si posson trovare, come a Ca v la c'a di lign o un canvign per le
17. Solo ad Au mi risulta la voce spiizzac'a, e v. patate; davanti al porti, delimitato magari anche da altre case vi è, sempre a Ca v,
Morelli 67, per Ce v dir6m o spazzaca.- SALV ION I, il cortau 'cortile' .
l D 13.21, rico rd a anche i de tti di Ca v l'a ficèu vè fu
dir6m 'ha dato in affi tto la soffitt a', l'a int nuta il Numerosissime sono infine le costruzioni, per lo più piccole, addette alle varie
dir6m ' non ha null a in soffi tta' , riferiti a pe rsona attività, talora annesse all'abitazione come il pollaio o 'galine(i)ra' e il porcile,
di poco ingegno, senza testa. Me, Brog gabann, ossia il ricovero per il bestiame minuto, capre, pecore e
18. V. VS I 3.1 35,274. maiali, a Cev, Li, Cer camann, Cam camunel/ 20 , talora separate. E di queste ul-
19. V. VSI 2.97.- l Mal. VSI me nzio na no come time ricordo unicamente i due tipi di torba 'granaio ', i tice 'stalle-fienili' , suddi-
rara la c'èmna di Ca v posta sotto macigni; la can- visi in rtècc z urint l -ent' e rtècc zutint l -ent' come in Lev. 21, i rmolitt' , di cui una
tina è detta Me, So c'an va, Cer c'ènva.
buona parte a ruota orizzontale- il rodésgian , rodèsgian - (così tra Moghegno
20. V. VS I 3.63, 64, 272-273.
e Lodano o a Peccia), o le 'gra' , poste lontano dall'abitato, in cui si doveva sor-
21. V. M o retti 66, 101 , 175.
vegliare il fuoco per l'essiccazione delle castagne22 .
22. Secon do Salvion i, ID 13.24, la gra rappresen-
tava un luogo di riunione pe r i giovani .
23. ' Ha tanti stabili che non è capace di tenerne
Sì che vi è da chiedersi quanti edifici dovesse possedere - dall'abitazione e dai
fuori l'acqua! ', quell'acqua che altrimenti ci si do- rustici del piano e dei monti agli sprili di certi corti - una famiglia , quella del cui
veva procurare all a rfontana' o al rbronn' (VS I capo si poteva dire, a Cavergno, -l'a tenti stèll, ch'un'è mia bom da tegn fòra
2.10 10 seg.). - l stèll è anche l'insiem e dell e co- l'aqua! - 23 . Né vi è da meravigliarsi se a Linescio si potesse così giungere a com-
struzioni di un paese: int pos ai stèll va le 'die tro
l'abitato'. mentare, minimizzando: - Cu d l'è poi l'eredita d lau e d dona ? D ima basist e ca-
24. 'Che cosa è poi l'eredità de i nonni ? Solo cata- dibi/24 - ... Cadibi di cui solo pubblicazioni come l' AERT contribuiscono a sal-
pecchie e ruderi !', v. VSI 3.78. vare la memoria.

296
Bibliografia
AA.VV. Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana (VS I), Lu-
gano 1953 seg.
G. Bia nconi Ticino rurale, Lugano 1971.
Costruzioni contadine ticinesi, Locarno 1982.
Valmaggia, Locarno 1988.
K. Jaberg e J. Jud Sp rach -u. Sachatlas ltaliens und der Siidschweiz, vol. 5, Zo-
fingen 1933 [P.41 Cavergno, P.50 C im almo tto, P.52 Auri-
gena] .
M. Moretti La differenziaz ione interna di un continuum dialettale: in-
dagine a Cevio (TI) , Z urigo 1988.
C. Salvioni Illustrazioni dei testi di Cavergno (valle Maggia) , Lessico,
ID 13 (1927) , pagg. 13-55.
R . Zeli, «La casa: parole e cose» in:
M. Gschwend , La casa rurale nel Canton Ticino, vol 2°, pag.
123-137, Basi lea 1982.

Fonti inedite

G. Bianconi, Tetti del Ticino, dattil. presso il VSI


D ai ma teria li de l VST: descrizioni con te rminologia di case va lmaggesi : no-
me ncl atura de l tetto, raccolta sotto la voce tello
Materiali di mie inchieste svolte ne l 1960 a Lodano, a S. Carlo in Val Bavona e
a R obiei
Informazio ni di Michele More tti e di Ivan Magistrini

Abbreviazioni
I comuni (e le frazioni) della Valle Maggia sono così abbreviati (ne ll 'ordine se-
guito da l VSI):
Fu F usio Ca m Campo Vallemaggia
Pe P ecci a Ci m Cima lmotto
Pr-Sor Pra to-Sornico So Someo
Brog Broglio Giu Giumaglio
Me Menzonio Co Cogli o
Bro n Brontallo Lo Lodano
Cav Cavergno Ma Maggia
Bi Bignasco Mo Moghegno
Ce v Ce vi o Au Aurigeno
Li Li n esci o Go Gordevio
Cer Cerentino Av Avegno

Per le altre abbreviazioni vedi VSI , Supplem ento, Lugano 1990.

297
Riassunto Summary

Il quarto volume della collana Atlan- The fourth volume of the seri es A tlas
te dell'edilizia rurale in Ticino è dedi- of Rural Buildings in Ticino dea ls
cato alla Valle Maggia e raccoglie i di- with Valle Maggia a nd contains the
segni di 33 dimore su un totale di 44 drawings of thirty-three buildings
edifici rilevati dagli studenti della Se- from a total of forty-four made by
zione di architettura della Scuola tec- stude nts from th e architecture de-
nica superiore durante sei campagne partment of the Scuola tecnica supe-
di rilevamento (1979-96). riore during six fie! d trips (1979-96).
La Va/maggio è ubicata nella parte The Vallemaggia is situated in the
meridionale delle A lp i Lepontine, a southern ha lf of th e Leopontine
sud del massiccio del San Gottardo e Alps, on the ltali an side of the San
appartiene al bacino imbrifero del Gotthard massif and belongs to th e
fiume Ticino e del fiume Po. Essa co- catchment basin of the Po and Ticino
pre un'area di 55 mila ettari (un rive rs. It covers an a rea of fifty-five
quinto dell'intero Cantone Ticino), thousa nd hectares (a fifth of the
conta attualmente poco più di cinque- whole ofTicino), has a population of
mila abitanti ed è suddivisa in quattro just over five tho usand inh abi tants
comparti: il fondova lle posto tra 250 e a n d is divided into four parts: the va l-
450 metri slm, la Valle Rovana (dai ley floor, which ranges from 250 to
600 metri s/m di Linescio ai l '400- 450 meters above sea leve!, the
1 '500 metri s/m di Cima/motto e di Rovana Valley (ranging from 600
Bosco Gurin), la Valle Bavona (dai me ters a t Li n esci o to l '400-1 '500 me-
500 metri s/m di Cavergno ai 900 me- te rs above s. I. a t C imalmotto and
tri s/m di San Carlo) e la Valle Laviz - Bosco Gurin) , th e Savona Valley
zara (dai 500 metri s/m al suo im- (which ranges from 500 me tres at
bocco a Bignasco ai l '300 metri s! m di Cavergno to 900 meters above s.I. at
Fusio). San Ca rlo) and the Lavizzara Valley
Dall'antichità sino ad oggi, la posi- (ri sing from 500 meters at its en-
zione periferica di questa valle rispetto tra nce a t Bignasco to 1 '300 me te rs
ai più importami valichi alpini ha con- above s. I. a t Fusi o).
dizionato la sua antropizzazione. Since a nci e nt times unti l now, the pe-
Così, rispetto alle altre regioni del can- riphe ra l posi tion of this valley, with
tone, la sua romanizzazione è stata respect to the mo re importa n t Alpine
solo periferica e la cristianizzazione passes, has conditio ned its occupa-
tardiva. Ma anche in Va/maggio verso tion by man. So, in comparison with
la fine del Basso Medioevo si compie la o th er regions of the Ca nton , Rom a n-
colonizzazione intensiva dell'intero ization was not very influe ntial and
distretto integrando un 'agricoltura di Christianiza tion was la te in arriving.
sussitenza di tipo famigliare e un 'eco- H owever, towards the end of the
nomia pastorale di tipo comunitario. Late Middle Ages, an inte nse colo-
Successivamente, lo sviluppo econo- niza tion of th e whole of the Valle
mico dei comuni liberi e delle signorie Maggia took piace in the form of a
lombarde promuove lo sfruttamento combination of family type subsis-
dei boschi del lo ro contado per rica- te nce agriculture and a communal
vare legname d 'opera e favorisce type of pastoral economy.
l'emigrazione stagionale. Nel con- The subseque nt development of the
tempo, la lotta di emancipa zio ne delle city-states and the Lombardic sig-
città italiane dal sistema feudale e nors favoured the exploitation o f the
dall'impero produce i medesimi ef- surro unding regio ns forests for its
fetti anche presso Le comun ità rurali le wood a nd e ncouraged seasona l e mi -
quali- pur rimanendo soggette prima gra tio n. The struggle for e ma ncipa-
a Como e poi a Milano - acquisiscono tion from the feudal syste m a nd th e
un vero e proprio monopolio sulle E mpire by th e Italian cities led to a
due principali risorse economiche: la simi lar result in rural communities as
pastorizia itinerante e lo sfruttamento well, for, although stili subj ect first to
dei boschi. Co mo a nd th en to Milan, th ey ac-
In questo periodo si consolidano le quired an outright monopoly on the
suddivisioni amministrative costituite two ma in econom ie resources: migra-
da collettività di villaggi aggregati in tory pasturage a nd forestry. During

299
un 'unica comunità di valle e in vici- this period, the settlements and ad-
nanze, come pure le forme istituzio- ministrative divisions, consisting of
nali dell 'economia agro-pastorale ba- villages grouped together into a sin-
sate sulle migrazioni annuali degli gle valley community - comunità di
abitanti e del bestiame tra le stazioni valle- an d into smaller divisions -vic-
invernali- ubicate sul fondovalle e sui inanze - consolidated themselves as
terrazzi morenici inferiori -, quelle did the institutional forms of the
intermedie dei maggenghi e le stazioni agro-pastoral economy based on an-
estive dei pascoli alpini. nua! migrations of people and live-
Durante i trecento anni di sudditanza stock from their winter quarters,
sotto i cantoni confederati (1513-1798) found on the valley floor or on the
le autonomie amministrative delle par- lower fluvioglacial terraces, to inter-
rocchie, delle vicinanze e delle comu- mediate terraces, called maggenghi,
nità di valle vengono sostanzialmente before moving on to summer alpine
rispettate. Contemporaneamente l'e- pastures.
migrazione cambia di carattere e, ac- During the three hundred years of
canto a quella stagionale, si sviluppa subjection to the confederate Swiss
quella pluriennale non di rado fortu- cantons (1513-1798), the administra-
nata e diretta verso le città del N ord Eu- tive authority of the parishes and lo-
ropa. A metà dell'Ottocento - pochi ca! councils was generally respected.
anni dopo che la valle era stata dotata A t the same time, the nature of emi-
della prima strada carrozzabile -la ge- gration changed, for, alongside the
nerale emigrazione transoceanica che seasonal kind, long-term and often
coinvolge l'intera Europa contadina successful emigration developed,
travolge anche la Valmaggia che, in po- primarily towards the northern Eu-
chissimi anni, vede partire duemila ropean cities. In the middle of the
persone, ossia 113 della popolazione, la eighteenth century- a few years after
metà di quella maschile. the first carriage road in the valley
La sfavorevole morfologia del territo- was completed -, the great transat-
rio, la posizione periferica della valle e lantic emigration which affected ali
il drammatico decadimento demo- of rural Europe also swept through
grafico avranno come conseguenze il Yalmaggia, as two thousand people, a
precoce abbandono di molte aree third of the total population an d half
agricole, di pascolo e il perdurare sino of the male o ne, left.
alla metà del XX secolo di forme The unfavourable morphology ofthe
molto arcaiche dell'economia agro- territory, the peripheral position of
pastorale alpina. the valley and the dramatic decrease
In questo contesto di relativa immobi- in population were ali factors in the
lità durato quasi mille anni gli insedia- premature abandonment of many
menti erano costituiti da una miriade agricultural areas and pastures as
di piccoli agglomerati distribuiti tra i well as in the continuation of some
300 metri di altitudine del fondovalle e very archaic forms of agro-pastoral
i 2'700 metri di quota dei pascoli al- economy right up to the mi dd le ofthe
pini più alti. A dipendenza della twentieth century.
morfologia e dell'altitudine si pos- Within this context of generai inertia
sono distinguere tre diversi comparti lasting nearly a thousand years, the
di utilizzazione agro-pastorale del settlements founded were m ade up of
territorio: a myriad of small agglomerations sit-
- Le località di fondovalle alluvio- uated between the 300 meters above
nale della Bassa Yalmaggia poste s.I. of the valley floor and the 2'700
nella fascia attorno ai 500 metri s/m meters of the highest alpine pastures.
caratterizzate dalla presenza delle Depending on the morphology and
colture promiscue, della vite e del the altitude, agro-pastoral use can be
castagno. divided into three types:
- Le località di fondovalle della La- - The alluvial valley floor of the
vizzara e gli insediamenti di falda Bassa Valmaggia situated at
posti tra i 600 e i l '200 metri slm around 500 m above s.I. is charac-
dove la vite si fa più rara, i campi terized by the presence of mixed
sono disseminati di alberi da frutta, cultivation, vi ne and chestnut.

300
il castagno è ancora presente dap- - The Lavizzara va lley floor and the
p ertutto e i villaggi si trovano so- setllem ents on the mountain slopes
vente alla stessa quota dei maggen- situ ated be tween 600 and 1 '200
ghi. me te rs a bove s. I. , where vine is
- Gli insediamenti di alta quota posti rarer, the fields contai n fruit trees,
tra i l '000 e i l '500 metri s/m dove le chestnut is preva le nt everywhere
tre fasce dei villaggi, dei maggenghi a nd the villages are often found a t
e dei pascoli alpini si accavallano, il the sa me altitude as the maggen-
castagno scompare e il bestiame ve- ghi.
niva fatto svernare fuori dalla valle. - Settlements at high altitude situ-
In questo contesto gli insediamenti ri- a ted between 1000 and l '500 me-
specchiano la genesi delle singole vici- te rs, where the bands of villages,
nanze e ognuno di essi si presenta maggenghi and alpine pastures
come un esemplare unico e irripetibile overlap, the chestnut disappea rs
di risposte date dai singoli gruppi fa- and the livestock winters outside
migliari e dalle comunità alle costri- the valley.
zioni naturali e alle sollecitazioni cul- lt is within this context that the settle-
turali delle migrazioni: dapprima le me nts re fl ect the origins of the single
immigra zioni colonizzatrici e, in se- communities, each one presenting it-
guito, le emigra zioni endemiche e se lf as a unique example of so lutions
complementari a un 'economia agro- found by the family groups and com-
pastorale sempre confrontata con i Li- munities to cope with na tura! obsta-
miti estremi della sopravvivenza. cles and the cultura! upheava l caused
Così, in Valmaggia - e diversamen te by migration: both the originai colo-
dalle altre regioni del cantone dove le nizing immigration and th e subse-
pur differenti aggrega zio n i sono però quent ende mic e migration , so much a
il risultato di un numero limitato di ti- part of an agro-pastoral economy
pologie edilizie - siamo confrontati forever confronted with the business
con un numero illimitato di combina- of survival.
zioni possibili racchiuse in un 'area di As a result, in Valmaggia - unlike
pochi chilom etri quadrati. other regions in the canton w he re the
Fatta eccezione delle dimore !ignee a admittedly different kinds of ag-
due vani in profondità della R ovana e glomerations are the result of a lim-
della Lavizzara, dal punto di vista ited number of building types -, we
funzio nale gran parte della Valmag- are faced with an unlimited numbe r
gia presenta invece una sorprendente of possible combinations enclosed in
continuità: Le cucine con il foco lare an area of a few square kilome tres.
aperto o provviste di camino si tro- Apart from the two-room deep
vano al piano terreno e Le camere sono wooden buildings of the Rovana an d
situate in uno o più piani superiori. the Lavizza ra, from a functional
Tutti i locali sono generalmente acces- poi n t of view, a large part of th e Val-
sibili solo dall 'esterno e separata- maggia is surprisingly uniform: the
m ente. kitche ns with an open hearth or a
Nel contesto di questo schema di base fireplace are found on the ground
si aggiungono le cantine, i granai, i bal- floor and the rooms are si tuated on
latoi, i porticati e le logge nelle forme e one or more upper floors. Ali the
nelle combinazioni più disparate. rooms are normally only accessible
Le case in muratura più diffuse pos- from the outside and separately.
sono essere suddivise in due grandi ca- With this as the basic pian, cell ars,
tegorie: quelle semplici e quelle doppie, grana ries, balconies, porticos and
ambedue derivate dall'unico ceppo loggias of the most dispa rate kinds
delle dimore a locali sovrapposti. and combinations are added on.
A partire da questi due tipi si distin- The most common stone houses ca n
guono una moltitudine di altre va- be divided into two categories: th e
rianti tipologiche in fun zione: si mple and the double, both ofwhich
- della grandezza dei locali e del nu- derive from the basic model with
mero dei piani; floors supe rimposed for additional
- della dire zione del colmo rispetto rooms. From these two categories
alla pendenza del terreno e alla po- the re are sub-types based on :

301
stzwne della facciata principale: the size of the rooms an d the num-
edifici di fascia o di punta; ber of floors;
- della presenza o meno di ballatoi, - the direction of the ridge tile with
di porticati e di logge e della loro respect to the slope and the posi-
posizione sulla facciata del fron- tion of the mai n facade: either par-
tone o su quella di gronda; allel with the valley or a t right an-
Le dimore a due vani in profondità gles;
sono invece molto più rare e altro non - the presence or otherwise of gal-
sono che la traduzione in pietra degli leries, porticos and loggias and
edifici /ignei del medesimo tipo. their location o n the pediment ele-
Accanto ai più modesti manufatti vation or the elevation under the
della cultura contadina convivono eaves.
una moltitudine di altre dimore, gene- Dwellings which are two rooms deep
ralmente figlie dell 'emigrazione più are much rarer andare just a rework-
fortunata, in cui si può leggere, dap- ing in sto ne of the wooden buildings of
prima l'adattamento delle tipologie the same type.
rurali alle innovazioni formali e, in se- Alongside the more mod est creations
guito, anche a quelle funzionali del- of the !oca! rural culture, are found a
l'architettura urbana colta. multitude of other dwellings, gener-
Rispetto alla Leventina, la Valmaggia ally coming into existence as a conse-
dispone di un patrimonio edilizio /i- quence of the more fortunate emigra-
gneo ridotto ma più differenziato, ap- tions, where o ne ca n see ho w the rural
parentemente discontinuo ma- come styles were firstly influenced by the
dimostrano le datazioni dendrocro- formai innovations of a refined urban
nologiche- funzionalmente e struttu- architecture and subsequently by its
ralmente più antico. Una parte di que- innovations of a more functional kind.
sta sostanza edilizia è stata trasfor- With respect to Leventina, Valmag-
mata, distrutta dalle catastrofi natu- gia has a reduced but more differen-
rali e dall'abbandono a favore delle tiated legacy of wooden construction
costruzioni in muratura. which, although intermittent, is- as
Rispetto alla Valle di Elenio- e in par- dendrochronological dating demon-
ticolare alla Val Malvaglia con i suoi strates- functionally an d structurally
edifici promiscui comprendenti le di- older. Part of this building heritage
more, le stalle, i fienili e i granai -le di- has been transformed, destroyed by
more valmaggesi sono invece più gio- natura! disaster and neglect, in favor
vani di almeno un secolo. of masonry constructions.
Nella prospettiva sincronica le abita- In comparison with the Valle di Ble-
zioni /ignee della Valmaggia possono nio - and especially with Val Mal-
essere suddivise in due categorie di- vaglia with its mixed buildings com-
stinte corrispondenti a ben precise prising ho m es, stalls, haylofts an d gra-
aree geografiche e culturali: naries - the dwellings of the Valle
- le dimore di legno della Valle di Maggia are a t least a century younger.
Campo e di parte della Lavizzara a The wooden houses of the Valmaggia
locali sovrapposti munite di una can be synchronically divided into
mensola perimetrale situata tra la two distinct categories correspond-
stanza superiore e il sottotetto; ing to well-defined cultura! and geo-
- quelle della Valle di Bosco a due graphical areas:
vani in profondità: davanti la strut- - the wooden houses of the Valle di
tura /ignea che ospita la stanza ri- Campo and part of the Lavizzara
scaldata e le camere, dietro il with superimposed rooms and
blocco in muratura con le cucine e containing a perimetric bracket
le scale. situated between the upper room
Ambedue i tipi di edifici si presentano and the 1oft;
nella variante elementare della dimora - the Valle di Bosco houses two
semplice e in quella della dimora dop- rooms deep: in front, the wooden
pia con i ballatoi posti lungo le facciate structure containing the room
di gronda o di frontone. Per contro, il with heating and the bedrooms
secondo tipo di dimore è presente, an- an d behind, the masonry structure
che se in via del tutto eccezionale, in containing the kitchen and stairs.

302
Valle Lavizzara ( Fusio e Sarnico) e in Both types of buildings are found in
Valle di Campo (Cima /motto). the sim pie an d twin versions with th e
Lo stesso discorso vale per le torbe su gall e ri es situa ted on the e levatio n un -
funghi, le quali si incontrano però in der the eaves o r o n the pediment e le-
tutta la valle, anche se in modo spora- vation. O n the other hand, the second
dico: da Moghegno a Bosco Gurin, a type of building is also prese n t, if o nl y
Cima/motto, a Sonlerto e a Fusio. Si occasio nall y, in Valle Lavizzara (Fu-
può verosimilmente supporre che sia an d Sarnico) an d in Valle di Ca m-
questi granai fossero un tempo molto po (Cimalmotto).
più diffusi. Mentre nel fondovalle The sa me ca n be sa id for the wooden
molte torbe sono diroccate o sono granaries, which are found in th e
state demolite, nelle valli superiori al- whole va lley, even though o nly spo-
cune di esse sono state parzialmente radi ca lly: from Moghegno to Bosco
trasformate e utilizzate come abita- Gurin, at C im almotto, Sonlerto a nd
zione o stalle-fienile. Fusio. Presum abl y, these gra naries
Nella valle Leventina- dove gli essic- were once much more common.
catoi per i covoni (le rascane) e l'aia Whil st o n th e valley floo r many of
sono situati all'aperto -, i granai come these wooden-granaries are in ruins
edificio o locale specializzato sono or have been demolished , in the up-
praticamente scomparsi e sono solo pe r va lleys some ha ve been partially
citati nei documenti più antichi, men- converted a n d used as ho uses o r stall-
tre in Valle di Blenio essi sono inte- hay lofts.
grati sul davanti degli edifici promi- In the Leventina and Ble nio va lleys
scui, sotto il medesimo tetto del fienile, - where the drying frames for the
sul davanti dell'edificio e sopra il por- sheaves (rescan) and the threshing
tico prospiciente alla stalla. area are situated in the open - , in
In Valmaggia, dove i covoni e l'aia the first region, specia lized gra nary
sono al coperto, siamo invece con- roo ms or buildings have ali but dis-
frontati con quattro differenti tipolo- appeared and are o nly me nti o ned in
gie di granaio: the oldest documents, whilst, in the
- la prototorba valmaggese integrata valle di Blenio, they have been in-
sopra la dimora !ignea da cui è se- corporate d into the fro nt of the
parata con una mensola perime- mixed buildings, unde r the same
trale; roof as the hayloft, onto th e front of
- la torba valmaggese isolata, appog- the building and above the portico
giata su funghi, di dimensioni ri- facing the stall.
dotte e generalmente circondata da In Valmaggia, w h ere the sheaves a nd
un ballatoio perimetrale; th e threshing area are covered, t h e re
- la torba walser di grandi dimen- are four differe nt typologies of gra-
sioni, utilizzata anche come stalla nary:
per il bestiame grosso, come fieni le - the proto-granary integrated abo-
e circoscritta al solo villaggio di ve the wooden dwelling from
B osco Gurin; which it is separated by a perimet-
- la pseudotorba valmaggese che si ric bracke t;
distingue dalla torba in quanto the isolated wooden granary sup-
mancano gli app oggi a forma di ported on sma ll columns and usu-
fungo sostituiti con una struttura 'a a lly surrounded by an outside
castello ' che presenta una mensola ga lle ry;
perimetrale del tutto simile a quella the large Walser granary, used a lso
delle prototorbe. as a sta ll for large livestock , as a
In. merito al problema delle origini e hayloft an d limited to the village of
dell'evolu zione storica delle aree di Bosco Gurin ;
diffusione delle costruzioni di legno e the pseudo-granary which can be
di quelle di pietra le risposte sono an- distinguished from the granary in
cora aperte. th at th e mushroom-shaped sup-
Per quanto riguarda le costruzioni in ports have been substituted by a
muratura, il solo dato sicuro e assai castle- like frame with a perimetric
sorprendente è la recente scoperta che bracke t similar to tha t of the pro-
fa risalire gli edifici 'a torre' situati in to-gra nary.

303
fondo alla Valle Bavona, alla fine del As regards the origins and historical
Duecento. evolution of the areas containing
Per quanto riguarda le costruzioni !i- wooden and stone buildings respec-
gnee, la descrizione dei tipi di abita- tively, there are a number of unan-
zione e di granaio confrontata con swered questions.
analoghe strutture di altre regioni al- With respect to the masonry con-
pine è da sola più che sufficiente per di- structions, the only certa in an d highly
mostrare che-fatta eccezione diBosco surprising fact is the recent discovery
Gurin - siamo confrontati con degli that the tower-like buildings found a t
edifici originali e originati in valle. the end of Val Bavona date from the
Le recenti analisi dendrocronologi- thirteenth century.
che- che fanno risalire le torbe su fun- As for the wooden constructions, a
ghi e le prototorbe ancora esistenti alla comparison with analogous struc-
seconda metà Quattrocento e la pseu- tures from other alpine regions is
dotorba di Cambleo (VM.20.1) agli enough to demonstrate that, apart
anni 1400-1401 - mettono sotto una from Bosco Gurin, the houses and
luce diversa il tema dell'influenza che granaries are originai and originate
la cultura walser potrebbe aver eserci- in the valley.
tato sulla scelta degli autoctoni di co- Recent dendrochronological analy-
struire granai separati con funzione di ses- which demonstrate that the ex-
essiccatoio, di aia e di deposito dei ce- isting granaries date from the second
reali. half of the fourteenth century an d the
Inoltre, rimane aperto anche il pro- pseudo-granary of Cambleo (VM.
blema delle maestranze che costrui- 20.1) from 1400-1401- cast a differ-
rono le dimore !ignee valmaggesi. Fu- ent light o n the question of ho w much
rono opera di contadini-artigiani lo- influence the Walser culture could
cali oppure di artigiani ambulanti have exercised on the choice the lo-
della valle, forse quegli stessi 'mastri cals made to build separate granari es
carpentari' di Cavergno che troviamo with a drying room, a yard and star-
a Perugia nel1493? age for cereals.
Furthermore, the question of who
Giovanni Buzzi built the wooden dwellings is stili
unanswered. Was it the work of local
rural artisans or itinerant artisans
from the valley, perhaps those same
'mastri carpentari' (master carpen-
ters) from Cavergno who were found
in Perugia in 1493.

Traduzione di Paolo Jacomelli

304
La pubblicazione della documentazion e raccolta dall 'Atlante
dell'edilizia rurale sotto forma di Cataloghi regionali è iniziata
nel1993 e sarà conclusa entro la fine degli anni Novanta:
1993 Valle di Blenio
1994 Mendrisiotto
1995 Valle Leventina
1997 Valmaggia (2 volumi )
1998 Locarnese, Be llinzo nese, Riviera (in preparazione)
1999 Luganese

O gni catalogo comprende per ordine:


- una introduzione generale di carattere storico-geografico
e, in particolare, di analisi degli insediamenti e delle dimore
pre moderne della regione considerata;
- le tavole e le schede descrittive di una scelta ragionata degli edifici
rilevati dagli studenti della Sezione architettura tra il 1979
e il1994, fatta in funzione della loro rappresentatività tipologica ,
rivisitati e corretti dall 'ufficio de ll 'Atlante;
- una miscellanea di monografie inerenti l'edilizia rura le
e l'utili zzazione del territorio delle regioni interessate
dai singoli cataloghi.
A compimento dei cataloghi regionali si intende completare
il Catalogo generale già parzialmente pubblicato (1991)
comprendente un'antologia di testimonianze storiche sull'ed ilizia
rurale in Ticino, un glossario , la bibliografia generale
e gli indici dell 'opera completa.

Canto ne Ticino Yalmaggia

I cataloghi sono pubblicati dalle Edizioni della Scuola Tecnica


Superiore (STS) e distribuiti dalla Tipografia-Offset Stazione SA
(Armando D adò Editore) di Locarno.
"Un esempio di lavoro sul campo ineccepibile per grafica
e accuratezza documentativa".
(Giancarlo Cataldi, architetto, Università di Firenze)
"Esemplare illustrazione geostorica della regione studiata,
da cui emerge un profilo dei rapporti fra insediamenti, strutture
fondiarie e organizzazione economica, che culmina in discorso
di inquadramento sulla genesi della ediliza rurale.
La parte più voluminosa dei volumi è la seconda, che dei singoli
edifici fatti oggetto di dettagliata illustrazione per il loro valore
di modello storico culturale, fornisce una larghissima documentazione
con fotografie di alta qualità e perfetti e molto efficaci disegni
di pianta, di prospetto e in assonometria, affiancati da minuziose
schede descrittive che si rivolgono soprattutto alle caratteristiche
costruttive, ai materiali usati, alla distribuzione dei locali, agli
elementi decorativi ".
(Lucio Gambi, geografo, Università di Bologna)
"Ein wohlgelungener Beitrag zur sudschweizerischen
Agrargeschichte ".
(Markus Mattmliller, storico, Università di Basilea)
"le considère ce travail camme aussi utile qu'intéressant".
(André Meyer, Presidente della Commissione federale
dei monumenti storici)
"A superb research publication".
(Alexis Tzonis, architetto, Università di Delft)

ISBN 88-86315-84-8

9 788886 315845

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