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Giuliano Torrengo

I viaggi nel tempo


Una guida filosofica

• Editori Laterza
© 2011, Gius. Laterza & Figli

Prima edizione 2011

www.laterza.it

I disegni presenti nel volume


sono stati realizzati da Ernesto Mandara

Questo libro è stampato


su carta amica delle foreste, certificata
dal Forest Stewardship Council
Proprietà letteraria riservata
Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari

Finito di stampare nel febbraio 2011


SEDIT - Bari (Italy)
per conto della
Gius. Laterza & Figli Spa
ISBN 978-88-420-9524-8

È vietata la riproduzione, anche parzia-


le, con qualsiasi mezzo effettuata,
compresa la fotocopia, anche
ad uso interno o didattico.
Per la legge italiana la fotocopia è
lecita solo per uso personale purché
non danneggi l'autore. Quindi ogni foto-
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a disposizione i mezzi per fotocopiare,
chi comunque favorisce questa pratica
commette un furto e opera
ai danni della cultura.
I wonder if time is good
Brian Aldiss
Super-Toys Last Ali Summer Long, 1969
Introduzione

Immaginate che una persona dopo aver inventato e costruito una


macchina del tempo perfettamente funzionante venga colta da pro-
positi suicidi. Se a questa persona mancasse il coraggio di porre
termine alla propria vita, potrebbe pensare di compiere una forma
meno traumatica ma più radicale di suicidio. Potrebbe partire con
la macchina del tempo armato di pistola, raggiungere suo nonno
paterno in giovane età, prima che questi abbia concepito suo padre,
e ucciderlo in modo da prevenire la propria stessa nascita. Ma se
riuscisse a impedire la propria nascita uccidendo suo nonno, non
potrebbe mai salire un giorno sulla macchina del tempo, e quindi
nemmeno compiere l'omicidio! Si tratta del cosiddetto "paradosso
del nonno". Messe alle strette da casi al limite dell'intelligibile come
questo, le nostre intuizioni ordinarie smettono di essere guide affi-
dabili e ci lasciano senza risposte certe.
Una reazione immediata, da cui è facile essere tentati, è quella
di considerare i viaggi nel tempo logicamente impossibili. Ma la fi-
losofia odierna, tramite strumenti concettuali più raffinati di quelli
ordinari e sfruttando in parte suggerimenti dai più recenti svilup-
pi in fisica, fornisce soluzioni a molti dei problemi che i viaggi nel
tempo sollevano. Ad esempio, per capire come viaggiare nel tempo
sia un'idea del tutto coerente e non implichi assurdità come la pos-
sibilità di cambiare il passato, la filosofia ci insegna a distinguere
fra l'ordine degli eventi secondo l'esperienza del viaggiatore, ossia
il tempo personale del viaggiatore, e l'ordine degli eventi condiviso
da tutti quelli che rimangono nel presente, ossia il tempo pubblico.
Rispetto al tempo personale il viaggiatore dopo essere entrato nella
macchina del tempo si ritrova, armato, faccia a faccia con il proprio
nonno; mentre rispetto al tempo pubblico il viaggiatore prima arriva
dal futuro, e in seguito entra nella macchina del tempo. Ciò che ap-
pare al viaggiatore come una possibilità aperta, dunque, è in effetti

VII
qualcosa che è già accaduto, e pertanto non può essere alterato. Per
quanto, ordinariamente, ci sembri possibile, e in effetti molto pro-
babile, che a un colpo di pistola ravvicinato diretto a un punto vitale
di una persona segua la morte di questa, le cose non stanno così
quando il potenziale assassino è un viaggiatore nel tempo. L'idea che
il viaggiatore abbia la capacità di uccidere il nonno è dunque un'il-
lusione generata dalla particolarità della situazione. Tale soluzione
del paradosso rispetta molto bene l'intuizione che vi sia un'unica e
coerente linea del tempo, ed è spesso difesa nella letteratura filoso-
fica e scientifica.
Ciò non vuol dire che tutti i filosofi e i fisici si trovino d'accordo al
riguardo. Un problema di questa soluzione è che nell'intraprendere
un viaggio a ritroso nel tempo ci troveremmo nella ~ituazione di non
poter decidere di influire sul passato in modo da far accadere ciò che
non è accaduto. Il viaggiatore nel tempo vive infatti una storia che, in
quanto passata dal punto di vista pubblico, risulta già scritta, ossia
sembra vivere in un mondo in cui tutto è già determinato. Ma allora,
intendere i viaggi nel tempo in questo modo sembrerebbe costrin-
gerci a pensare che chi viaggia nel passato non· sia libero. Più in ge-
nerale, sembra richiedere la presenza di vincoli sul comportamento
di sistemi fisici (complessi come le persone, ma anche quelli mol-
to più semplici, dal momento che esistono versioni del paradosso
che non coinvolgono esseri dotati di volontà e intenzioni) che sono
contrarie non solo alle nostre assunzioni ordinarie, ma anche alle
pratiche scientifiche accettate. Argomentando contro le limitazioni
che l'unicità della linea del tempo sembra imporre, alcuni filosofi
hanno elaborato l'idea del "multiverso", ossia di una infinità di linee
del tempo, ciascuna in un universo distinto. Andando indietro nel
tempo potremmo dunque trovarci in un "nuovo" passato, in cui è
ancora aperto ciò che possiamo e non possiamo compiere. Non ci
sarebbero, in tal modo, limitazioni alla libertà del viaggiatore, e in
generale non troveremmo vincoli insoliti sul modo in cui si evolvono
i processi fisici. Anche questa posizione, però, che viene in genere
difesa facendo appello a certe interpretazioni della fisica quantistica,
non è immune da problemi. Se giungiamo in un universo diverso da
quello da cui siamo partiti, infatti, vuol dire che abbiamo viaggiato
attraverso universi distinti, piuttosto chè indietro nel tempo. E se le
cose stanno così, il passato in cui arriviamo, anche se in tutto e per
tutto simile al nostro passato, non è il nostro passato.

VIII
In questo libro affronteremo con strumenti filosofici molti dei
paradossi che popolano la letteratura sui viaggi nel tempo. Come
molto spesso capita nella riflessione filosofica, raramente si arriverà
a soluzioni definitive. Nell'accostarci a essi, però, troveremo un ot-
timo banco di prova per le nostre intuizioni ordinarie sul tempo, e
un'occasione per riflettere sui concetti temporali più fondamentali.
Ringraziamenti

Questo libro non sarebbe probabilmente mai nato senza il sostegno


e l'incoraggiamento che ho ricevuto da Maurizio Ferraris, Achille
Varzi, Mauro Dorato e Tito Magri, a cui vanno i miei ringraziamenti.
Ringrazio poi Guido Bonino, Roberto Casati, Elena Casetta,
Mario De Càro, Andrea lacona, Shemuel Y. Lampronti ed Enrico
T errane per aver letto il manoscritto e per avermi fornito prezio-
sissimi consigli. Ho discusso le questioni affrontate nel libro con
moltissime persone che si occupano di filosofia, spero di non di-
menticarne troppe nel seguente elenco: Tiziana Andina, Carola
Barbero, Francesco Berto, Francesca Boccuni, Fabio Bortolazzi,
Andrea Bottani, Roberto Ciuni, Fabrice Correia, Andy Egan, Vin-
cenzo Fano, Akiko Frischhutt, Alessandro Gatti, Valeria Giardino,
Matteo Grasso, Baptiste Le Bihan, Giovanni Macchia, Diego Mar-
coni, Manolo Martinez, Kristie Miller, Luca Morena, Ivan Mosca,
Carlotta Pavese, Carlo Penco, Marco Santambrogio, Giuseppe Spo-
laore, Daniela T agliafico, Marco Viola, Alberto Voltolini e Jacek
Wawer. Sono state molto utili anche le discussioni con i non esperti
di filosofia: Andrea Fabrizio, Elisa Langin, Lorenzo, Anita e Norma
Fruttero, Silvio Giacchetti, Giovanna Manassero, Claudio Marino,
Ilaria di Meo, Roberto Monteleone, Tiziano Picca Piccon, Enrico
Stano, T ami Robotti, Massimo Radin e sicuramente molti altri che
sto dimenticando. Ringrazio Ernesto Mandara per i bellissimi dise-
gni. Ringrazio Tiziana Magone e «L'Indice» per aver permesso che
un mio pezzo pubblicato in precedenza sulla rivista potesse ricom-
parire, in una versione modificata, come introduzione al presente
volume. Per il sostegno ringrazio Federico, mia madre, mio padre,
Lidia, Igor e Lorenzo.
I viaggi nel tempo
Una guida filosofica
Parte prima
Tempo ordinario e viaggi nel tempo
Capitolo primo
L'universo dinamico e l'universo statico

I.i Eraclito contro Parmenide


Nessuno dubita che nella nostra esperienza ordinaria si abbia la sen-
sazione che il tempo scorra seguendo una direzione. Il modo più im-
mediato di descrivere questa sensazione è quello di fare riferimento
alla successione ordinata di eventi o fatti che troviamo nella realtà
intorno a noi, e di cui spesso siamo partecipi. Possiamo descrivere le
cose che abbiamo fatto a partire dal nostro risveglio fino al momen-
to presente: dopo aver fatto colazione siamo stati in panetteria, poi
siamo passati in banca, e infine siamo tornati a casa dove ora stiamo
scrivendo al computer.
Nel nostro modo di rappresentare e pensare ordinario, attribu-
iamo caratteristiche temporali tanto all'esperienza della realtà che ci
circonda, quanto alla realtà di cui facciamo esperienza. Riteniamo
anche che ci possano essere delle differenze fra le due cose. Nella
nostra esperienza ordinaria viviamo un tempo interiore che risulta
spesso avere caratteristiche diverse da quello esteriore, misurato da-
gli orologi attorno a noi: pochi minuti in una situazione di disagio
ci sembrano eterni, mentre possiamo avere l'impressione che intere
settimane di vacanza durino pochi giorni. Ma, intuitivamente, tanto
le nostre esperienze quanto gli eventi esterni scorrono nel tempo
in un certo ordine e seguendo una determinata direzione. Ed è per
questo motivo che l'idea stessa di poter viaggiare nel tempo sembra
scombussolare la nostra immagine intuitiva della realtà, creando pa-
radossi e perplessità.
Una delle principali questioni affrontate dalla filosofia del tempo
contemporanea è stabilire se la nostra esperienza del passaggio del
tempo colga un aspetto che si possa correttamente attribuire alla
realtà, così come facciamo intuitivamente.

5
Per rispondere a questa domanda, iniziamo con l'operare una
prima distinzione fra due categorie di aspetti o determinazioni tem-
porali: le determinazioni tensionali e quelle atensionali. Aggettivi co-
me "presente", "futuro", avverbi come "oggi", "domani" e i tempi
verbali dei verbi di lingue come l'italiano sembrano far riferimento
a determinazioni che oggetti ed eventi non possiedono in maniera
stabile. Se, per esempio, stiamo guardando una partita di calcio in
diretta tv, avremmo ragione di asserire che la partita è presente. Ma
il giorno dopo non potremmo più parlare della partita come di un
evento presente, e dovremmo riferirci a essa come a un evento pas-
sato. Analogamente, quando diciamo 'ieri ho avuto la febbre', 'ora
sono seduto', o 'fra dieci minuti l'acqua sarà calda', usiamo i tempi
verbali (eventualmente insieme ad avverbi) per indicare quando un
certo oggetto possiede una determinata proprietà, che non necessa-
riamente possederà in altri momenti. Le determinazioni tensionali,
dunque, sono quelle proprietà che un'entità (un evento, una per-
sona, una certa quantità d'acqua) non detiene stabilmente, ma può
acquisire e perdere col tempo. '
La seconda categoria riguarda invece le determinazioni atensio-
nali, e comprende le relazioni temporali come seguire, precedere, o
essere simultaneo e le determinazioni completate da una data, come
accadere il 5 maggio 1821. Le relazioni che descrivono l'ordine tem-
porale in cui stanno gli eventi formano una struttura stabile. Se, per
esempio, è vero che la prima guerra mondiale precede la seconda, o
che Anita e Lorenzo hanno risposto "sì" simultaneamente alla mae-
stra, il passare del tempo non potrà alterare tali relazioni. Analoga-
mente, per quanto possa acquisire o perdere la proprietà di avere la
febbre col passare del tempo (e normalmente è così: non sono, per
fortuna, sempre in stato febbrile, né - sfortunatamente - non mi
capita mai di ammalarmi), non posso perdere la proprietà di avere
la febbre il 25 dicembre 2009: se ho avuto la febbre quel giorno sarà
sempre vero che ho avuto la febbre quel giorno. Le determinazioni
atensionali sono dunque quelle determinazioni che gli eventi e gli
oggetti non possono acquisire e perdere col passaggio del tempo.

La differenza fra questi due tipi di determinazioni temporali ci


aiuta a comprendere due posizioni che si contrappongono nel dibat-
tito odierno sulla filosofia del tempo: la visione statica e la visione
dinamica. Il punto di vista dinamico nella tradizione filosofica si fa
risalire al filosofo presocratico Eraclito, ed è quello stando a cui la

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realtà è costituita da un flusso globale e continuo di eventi di cui
gli esseri coscienti sono spettatori. L'esperienza del passaggio ·del
tempo coglie dunque qualcosa di essenziale, che ci sarebbe anche se
non ci fossero persone che ne hanno esperienza. Gli odierni teori-
ci dinamici abbracciano in genere quella che viene chiamata teoria
A del tempo, stando a cui gli aspetti tensionali - l'essere futuro,
poi presente e quindi passato degli eventi che costituiscono la se-
rie temporale - sono determinazioni che gli eventi possiedono in-
dipendentemente dal nostro modo di rappresentarceli1 ._Il punto di
vista statico, invece, si fa risalire al filosofo presocratico Parmenide.
L'idea del teorico statico è che la realtà sia fondamentalmente priva
di aspetti tensionali, per quanto la nostra esperienza ordinaria possa
suggerirci il contrario. Gli eventi non sono passati o presenti indi-
pendentemente dalla nostra posizione all'interno dell'ordine tempo-
rale. Siamo noi che, dal centro della nostra prospettiva, per così dire,
proiettiamo tali determinazioni sulla realtà: chiamiamo "passati" gli
eventi che ci precedono, "presenti" quelli che sono simultanei alla
nostra esperienza, e "futuri" quelli che seguono. In altri termini, le
determinazioni tensionali sono del tutto analoghe a determinazioni
spaziali come "qui" o "lì". Non esiste un luogo che sia il qui o illì in
assoluto. Siamo noi che indichiamo diversi luoghi come "qui" o "lì"
a seconda di dove ci troviamo. Come conseguenza il movimento e
il cambiamento, ossia ciò che sembra distinguere essenzialmente il
tempo dallo spazio, non sono che apparenza, che si spiegano facen-
do ricorso al modo in cui la nostra esperienza è inserita nella strut-
tura causale della realtà (e, per alcuni filosofi, a fattori contingenti
come la particolare "direzione" dell'entropia nella parte di universo
che abitiamo - si veda infra I.vi).

È importante distinguere almeno fra due forme di teorie stati-


che. Stando alla forma più moderata, nota anche come teoria B del
tempo, per quanto le determinazioni tensionali, come essere passato
o presente, non siano che effetti prospettici del nostro modo di rap-
presentare la realtà, l'ordine temporale degli eventi (cioè quello che
viene colto dalle determinazioni atensionali) è del tutto oggettivo e
indipendente dalle nostre rappresentazioni. È un fatto indipendente

1 Riferimenti classici alla teoria dinamica del tempo sono Gale (1968) e Prior
(1967). Per proposte più recenti si veda: Smith Q. (1993), Lucllow (1999), Lowe
(2002) e Fine (2005).

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dalla nostra posizione nella serie degli eventi che la prima guerra
mondiale preceda la seconda, o che abbia avuto inizio 1914 anni
dopo l'evento da cui convenzionalmente facciamo partire il computo
degli anni. Il teorico B, dunque, pur negando la realtà delle deter-
minazioni tensìonali, non nega la realtà dell'ordine e della direzione '
del tempo2• Stando a una forma più radicale di teoria statica, invece,
nemmeno le determinazioni atensionali possono essere attribuite al-
la realtà senza far riferimento all'attività ordinatrice dì una mente;
Non proiettiamo solo determinazioni come presente, passato e fu-
turo sugli eventi di cui abbiamo esperienza, ma anche il loro ordine
nella serie temporale, ossia le relazioni di precedenza e successione
fra eventi, Questa forma di teoria statica è nota come idealismo del
tempo, e diverse sue versioni sono state sostenute, oltre che da mi-
stici di varie culture, da filosofi come Immanuel Kant (1724-1804),
John McTaggart (1866-1925) e Kurt Godel (1906-1978)3.

Va qui notato che la posizione statica e quella dinamica compor-


tano visioni diverse dei viaggi nel tempo. Se il viaggiatore nel tempo
parte dal presente e arriva nel passato o nel futuro, allora certi eventi
che per noi (che non viaggiamo nel tempo) sono passati o futuri,
risulteranno presenti per il viaggiatore. In altri termini, se i viaggi
nel tempo sono possibili, determinazioni come presente, passato e
futuro risulteranno in fin dei conti sempre relative al punto di vista
che adottiamo. Sembrerebbe quindi che la nozione stessa di viaggio
nel tempo ci spinga a ritenere le determinazioni tensionali come di-
pendenti da un osservatore, e quindi come nostre proiezioni sulla
realtà. Dobbiamo concludere che sostenere che i viaggi nel tempo
sono possibili ci costringe almeno alla forma più debole di teoria
statica, ossia alla teoria B del tempo?
Come inizieremo a vedere a breve, la risposta a tale domanda
non è scontata. Da un lato, alcuni filosofi hanno argomentato contro
l'idea che la teoria B del tempo sia una condizione necessaria per
viaggiare nel tempo, elaborando modelli teorici in cui i viaggi nel

2 Riferimenti classici alla teoria statica sono Smart (1949), Williams (1951) e
Quine (1960). Proposte più recenti si possono leggere in Mellor (1998), Oaklander
(2004), e Le Poidevin (2007). Tutte queste proposte, pur con le differenze recipro-
che, sono forme di teoria B.
3 Si veda Godel (1949) e Yourgrau (2005). La terminologia "teoria A" e "teoria
B" risale a McTaggart (1908).

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tempo sono compatibili con la realtà delle determinazioni tensionali;
dall'altro lato, altri filosofi, come Godei, hanno sostenuto che il fatto
che i viaggi nel tempo siano permessi dalle leggi della fisica (o per lo
meno dalla teoria della relatività generale) ci porterebbe "oltre" la
teoria B del tempo direttamente all'idealismo.

Anche nella teoria dinamica possiamo distinguere alcune varian-


ti. Innanzitutto, la nozione di passaggio del tempo e quella di de-
terminazione tensionale, per quanto indubbiamente connesse, non
devono essere confuse.
Quando descriviamo una serie temporale in termini di determi-
nazioni tensionali, illustriamo una serie di eventi a partire da una
prospettiva centrata su un istante presente. Ora, è evidente che se
non consideriamo le determinazioni tensionali che individuano una
certa prospettiva insieme all'idea che il presente scorra, e che quindi
gli eventi futuri in un certo momento diventeranno presenti poi e
passati, avremo un'immagine di un mondo "fermo" a un certo istan-
te, che potrebbe funzionare al più come descrizione parziale della
realtà. L'idea di considerare le determinazioni tensionali come reali
suggerisce dunque che il movimento del presente sia qualcosa di og-
gettivo. Vi sono però filosofi che pensano che quest'ultima tesi pos-
sa· essere sostenuta anche senza abbracciare la prima. Per esempio,
alcuni autori parlano di un tempo cosmico, un passaggio oggettivo
del tempo che le nostre teorie cosmologiche migliori garantirebbero
- e questo anche se determinazioni come essere presente, passato e
futuro risultano dipendenti dalla mente4 •
La maggior parte dei filosofi che pensano al passaggio del tempo
come a qualcosa di oggettivo, però, ritiene che il presente e le altre
determinazioni tensionali abbiano un "rilievo" per la realtà indi-
pendentemente da noi, e non siano semplici proiezioni della nostra _
mente. Le differenze fra le varie forme di teoria dinamica riguarda-
no piuttosto il modo di intendere questo "rilievo". Per i presentisti,
esso va inteso in termini di esistenza e confinato al presente. La tesi
principale del presentismo è appunto che solo gli oggetti e gli eventi
presenti esistono, e che quindi solo i fatti presenti costituiscono la
realtà. Il passaggio del tempo, dunque, si riduce al fatto che la tota-

4 Sul tempo cosmico si veda Swinburne (1968) e Lucas (1999); e peruna critica
Mellor (1998, cap. 5), e Bourne (2006, cap. 7).

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lità di ciò che esiste cambia da istante a istante: con lo "scivolare"
nel passato le entità cessano di esistere, così iniziano a esistere nel
momento in cui dal futuro "arrivano" nel presente. La realtà per il
presentista è costituita da un insieme di fatti presenti in costante
cambiamento (fig. 1)5.

PASSA Io


PRé5EtJTE
Fig. 1
FUTURO

-
Altri filosofi dinamid sostengono l' z'ncrementismo e pensano che
oltre al presente anche il passato sia da considerarsi reale. La realtà,
detto diversamente, è costituita da un insieme di fatti che si accresce, di
momento in momento, con il venire all'esistenza di sempre nuovi fatti
che da futuri diventano presenti, e da presenti diventano passati (fig. 2)6 •

----"-fU°"'TURO

PRé5EtJTE
Fig. 2

Si può anche pensare a una teoria speculare stando alla quale solo
ciò che è futuro e quel che è presente esiste, e l'avanzare del tempo è
dato dall"'erodersi" del futuro -più o meno come possiamo pensare
l'avanzare della nostra vita come un restringersi del tempo che ci
resta. Chiameremo questa posizione erosz'onismo (fig. 3 )7.

PASSATO

PRé5EtJTE
Fig. 3

5 Sulpresentismo in particolare si veda Prior (1967), Hinchliff (1996) e Marko-


sian (2004). Ulteriori riferimenti sono in Letture consigliate 2.a.
6 Sull'incrementismo il riferimento classico è Broad (1923, cap. 2); mentre una
rielaborazione più moderna della teoria si trova in Tooley (1997). Una critica è in
Braddon-Mitchell (2004).
7 Sull'ero sionismo si veda Casati e T orrengo (2011), e i cenni in Hudson e
Wasserman (2009).

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I problemi che, almeno di primo acchito, la possibilità del viaggiare
nel tempo solleva per queste teorie dinamiche sono evidenti: se il pas-
sato o il futuro non esistono, come è possibile partire dal presente e ar-
rivare nel passato o nel futuro? In altri termini, affinché un viaggiatore
nel tempo possa davvero avere un tempo personale diverso da quello
pubblico di chi "rimane nel presente", devono esistere anche gli eventi
passati e futuri che costituiscono le mete o le tappe del viaggio.

Ma il "rilievo" del presente e delle altre determinazioni tensionali


può essere anche inteso in termini diversi dall'esistenza. Alcuni filo-
sofi interpretano il movimento reale del tempo come lo scorrimento
della proprietà di essere presente da un istante all'altro del tempo,
senza che questo passaggio costituisca un uscire di scena o un venire
all' esisténza di alcunché. Stando a quella che si chiama la teoria del
"presente riflettore" (spotlight), le entità che sono di volta in volta
presenti godono di un particolare status metafisico: ne sono "illumi-
nate" più o meno come un fascio di luce che scorre lungo una serie
di edifici in una strada che illumina di volta in volta edifici differenti,
senza per questo portarli all'esistenza (fig. 4 )8 •

PRéSE~TE
Fig. 4

Questa teoria è stata recentemente affinata nella posizione che


in letteratura è nota con il nome di presentismo graduale stando alla
quale, per quanto sia il passato che il futuro esistano, solo il presente
possiede il massimo grado di esistenza (fig. 5).

PRéSE~TE

Fig.5

Un'altra versione di teoria dinamica è il cosiddetto futurismo, la


tesi per cui il futuro esiste ma, a differenza del passato che è line-

8 Sulla teoria spotlight, oltre alla descrizione classica della teoria che si trova in
Broad (1923), si veda Dummett (2004) e Skow (2009, 201la).

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are, è "ramificato", ossia consiste nell'insieme di tutte le possibili
continuazioni del presente che le leggi della natura permettono.
In questa teoria in genere il passare del tempo è identificato con
l'uscire dalla realtà (la "potatura metafisica") dei rami che non si
realizzano (fig. 6)9~

PASSATO

Fig. 6

Iniziamo ora ad avere un quadro delle varie teorie metafisiche


del passaggio del tempo. Siamo partiti dalla divisione centrale fra
una concezione statica e una dinamica. Le abbiamo poi suddivise in
base all'ontologia, ossia grossomodo ai tipi di entità che ammettono,
distinguendo fra le posizioni che ammettono l'esistenza di entità pas-
sate e future tanto quanto di entità presenti, che chiameremo forme
di eternismo, e le posizioni che invece non ammettono l'esistenza o
del passato, o del futuro, o di entrambi10 (si veda fig. 7).

9 · Sul presentismo graduale si veda Smith Q. (2002). Sul futurismo si veda

McCall (1976). La tematica del futuro ramificato verrà affrontata in l.v.


10 Talvolta in letteratura si parla di forme di realismo o di antirealismo rispetto
a certi aspetti (temporali) della realtà. La distinzione fra teorie dinamiche e teorie
statiche rispecchia in genere la distinzione fra forme di realismo nei confronti delle
determinazioni tensionali e forme di antirealismo nei confronti delle determinazio-
ni tensionali. Queste due forme di realismo e di antirealismo sono spesso "com-
plementari" ad altre due forme di antirealismo e realismo. Il realista nei confronti
delle determinazioni tensionali è in genere antirealista rispetto all'ontologia (per
esempio, ammette solo entità presenti), mentre l'antirealista ha in genere un'on-
tologia eternista, e quindi pienamente realista. Questo vale anche per la forma
più radicale di antirealismo delle determinazioni tensionali: l'idealismo del tempo.
Esso è infatti compatibile con l'eternismo (e in questa sua forma è stato sostenuto,
ad esempio, da Godei). Ulteriori riferimenti bibliografici guidati sono in Letture
consigliate 2.a e 2.e.

12
PASSMi4to falE [)EL TE'1Po?
,/ \i
No:RftAZ•Ot.11 TEttfoR,LJ? SI: D[T. T!IJSl01!4t1
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lllC.t.EttfNMllo V. 41.A~UAL.é
Z:t1.0$1ow1s110 'f'o.>\'l.l~•stto

Fig.7

I.ii Il paradosso di McTaggart


Attribuire determinazioni tensionali alla realtà e non solo al nostro
modo di rappresentarcela è il modo più tradizionale di intendere
l'idea che il passaggio del tempo sia reale. Le determinazioni ten-
sionali identificano la posizione di eventi e oggetti all'interno di una
"prospettiva" temporale orientata dal passato verso il futuro, e cen-
trata sul presente. Sostenere che le determinazioni tensionali sono
reali è equivalente a sostenere che la realtà è costituita da "fatti ten-
sionali" presenti, passati e futuri, come il fatto che la finale olz'mpica
di judo. sia presente, che la battaglz'a di Waterloo sia passata, o che in
futuro ci saranno avamposti umani su Marte. In contrasto con tale
idea, i "fatti atensionali" del teorico statico riguardano solo rela-
zioni e proprietà temporali statiche, che gli eventi e gli oggetti non
acquistano e perdono con il passare del tempo, come il fatto che la
prima guerra mondiale preceda la seconda, o che Giulz'ano sia seduto
alle 16.30 del 1° luglio 2009.

Prima di vedere in che modo la nozione di viaggio nel tempo


venga intesa sulla base di queste due visioni del tempo, occorre sof-
fermarsi su un argomento che, avanzato esplicitamente all'inizio del
secolo scorso dal filosofo idealista John McTaggart ha suscitato un
vastissimo dibattito e che, per motivi diversi, risulta problematico
per entrambe le posizioni qui considerate. Lo scopo di McTaggart è
dimostrare che il tempo non è reale, ossia che tutti gli aspetti tempo-
rali che ci sembrano far parte della realtà appartengono piuttosto al

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nostro modo di rappresentare la realtà. MèTaggart inizia col notare
che possiamo ordinare la serie temporale degli eventi sia attraverso
le determinazioni tensionali - indicando gli eventi che man mano
da futuri diventano presenti e poi passati - sia attraverso le relazio-
ni atensionali, indicando le relazioni di precedenza, successione e
simultaneità fra gli eventi. A partire da questa considerazione egli
sviluppa un argomento in due mosse. La prima è volta a sostenere
che il tempo è reale solo se le determinazioni tensionali sono de-
terminazioni reali degli eventi. La seconda parte dell'argomento è
volta a dimostrare che se assumiamo che le determinazioni tensionali
siano reali, allora siamo costretti a sostenere che la realtà è contrad-
dittoria. La conclusione è che le determinazioni tensionali non sono
reali e, quindi (data la prima mossa), che il tempo stesso non è reale.
Quasi tutti i filosofi del tempo successivi si sono schierati o a fa-
vore della prima ma contro la seconda parte, o contro la prima, ma a
favore della seconda parte dell'argomento. I teorici statici in genere
accettano la contraddizione che celerebbe un reale passaggio del
tempo, ma rifiutano la prima mossa, sostenendo che il tempo consi-
ste interamente di quell'aspetto che McTaggart considerava il meno
caratteristico: le determinazioni atensionali. Essi, dunque, accettano
sostanzialmente il cuore dell'argomento, per quanto rifiutino la sua
parte preliminare (che certo McTaggart riteneva importantissima).
I teorici dinamici invece accettano l'equivalenza sostanziale di de-
terminazioni tensionali e tempo, ma negano la validità della seconda
parte dell'argomento, e quindi di qualcuno dei passaggi centrali.

Nelle sue linee fondamentali l'argomento di McTaggart può ri-


assumersi in tre premesse da cui segue linearmente la conclusione:

(1) Il tempo è reale solo se le determinazioni tensionali sono reali.


(2) Se le determinazioni tensionali sono reali, ogni evento possie-
de assolutamente tutte le determinazioni tensionali.
(3) Nulla possiede assolutamente più di una determinazione ten-
sionale (ossia, le determinazioni tensionali sono mutuamente incom-
patibili).

(4) Il tempo non è reale.

McTaggart arriva a negare la realtà del tempo tramite quella che


si chiama una riduzione alt'assurdo, ossia fa vedere che se assumessi-

14
mo che il tempo è reale, dalla premessa (1) e (2) seguirebbe che ogni
evento è sia presente sia passato sia futuro. Ma questo è incompa-
tibile con (3), e l'assunzione di partenza che il tempo sia reale deve
quindi essere negata.

Per sostenere la premessa (1), egli parte dall'idea che se il tempo


è un elemento costitutivo della realtà, allora la realtà deve presentare
qualche forma di cambiamento: le persone invecchiano, i frutti sugli
alberi maturano e marciscono, e se non altro gli e_venti da presenti
diventano passati. Ma è possibile che vi sia cambiamento se solo le
determinazioni atensionali sono reali? La risposta sembra essere ne-
gativa: infatti, mentre le determinazioni tensionali ci permettono di
ricostruire le relazioni di ordine fra gli eventi, considerare unicamen-
te l'ordine temporale costituito dalle determinazioni atensionali non
ci permette di individuare "dove" sia il presente e di differenziarlo
dal passato e dal futuro. Del resto, dalla sola informazione che ci
fornisce un calendario - ossia una mappa delle relazioni temporali
fra i giorni che costituiscono un anno - non potremmo mai sapere
che giorno è oggi. La realtà del tempo è quindi indissolubilmente
legata a quella delle determinazioni tensionali. Più precisamente,
considerare solo le relazioni atensionali fra gli eventi ci costringe a
modellare indebitamente la nozione di tempo su quella di spazio. Il
tempo sarebbe in tal caso null'altro che un insieme ordinato di "pun-
ti" indifferenziato e statico. Contro questa parte dell'argomento di
McTaggart si sono scagliati i teorici statici, avanzando delle teorie
stando a cui fatti atensionali riguardanti la causalità e la psicologia
possono spiegare il fenomeno del cambiamento e quello della nostra
esperienza del passaggio del tempo (si veda infra I.iv e I.vii).

La seconda premessa dell'argomento è che affinché vi sia cam-


biamento reale, gli eventi devono possedere assolutamente le deter-
minazioni tensionali. Ciò vuol dire che McTaggart non ritiene lecito
rendere relative a istanti le determinazioni tensionali, per quanto
questa sia una mossa che sembra presentarsi naturalmente al teori-
co dinamico. Perché? In primo luogo, determinazioni come essere
presente al tempo t, o esser.e passato al tempo t, non sono che determi-
nazioni atensionali "mascherate". Più precisamente, essere passato
a t non è altro che avere luogo a un tempo che precede t, ed essere
futuro a t non è che aver luogo successivamente all'istante t; così come
essere presente a t non è altro che accadere a t ossia simultaneamente a

15
un qualche evento con cui individuiamo l'accadere dell'istante t (ad
esempio, lo spostarsi di una lancetta di un orologio). Per rendersene
conto basta pensare che nessun evento, così come nessun oggetto,
può acquistare o perdere tali determinazioni col passare del tempo,
e quindi i fatti in cui rientrano determinazioni tensionali relativizzate
a tempi non possono che essere statici. _
Per esempio, il fatto che la finale di judo sia presente il 20 agosto
2008, o il fatto che nel 2009 la seconda guerra mondiale sia passa-
ta sono fatti statici, che costituiscono la realtà qualsiasi prospettiva
temporale si consideri. In secondo luogo, anche la mossa di cercare
di relativizzare le determinazioni tensionali in modo a sua volta ten-
sionale è destinata allo scacco. Il teorico dinamico può far notare che
se la finale di judo è presente, allora è stata futura e sarà passata. E le
determinazioni essere presente nel presente, essere futuro nel passato
e essere passato nel futuro sono determinazioni tensionali distinte,
ma perfettamente compatibili fra loro. In tal modo, però, non avrà
risolto il problema, perché la finale di judo possiede anche altre de-
terminazioni tensionali così relativizzate che risultano incompatibili
con queste. Per esempio, se la finale è futura, allora essa è futura
nel presente, futura nel passato, e presente nel futuro. Come è facile
rendersi conto, non ci siamo liberati dell'incompatibilità e abbiamo
innescato un regresso infinito che non ci porta da nessuna parte
perché a ogni nuovo passo la stessa contraddizione riappare in una
nuova veste.
Se gli eventi e gli oggetti possono possedere determinazioni ten-
sionali solo in modo assoluto, dunque, è facile vedere che il teorico
dinamico sarà costretto ad attribuirne di incompatibili agli stessi
eventi e oggetti. Poniamo che sia un fatto ora che la finale di judo si
terrà domani, ossia che la finale di judo è futura. Domani, dunque,
sarà un fatto che la finale dijudo è presente, e dopodomani sarà un
fatto che la finale di judo è passata. Per il teorico dinamico, la realtà
è costituita da. tutti e tre i fatti riguardanti la finale di judo, ossia
tale evento possiede tutte e tre le determinazioni. E visto che tali
determinazioni sono mutuamente incompatibili, come asserisce la
premessa (3 ), la realtà non può essere costituita da fatti tensionali.

L'argomento di McTaggart ci insegna che l'insieme dei fatti ten-


sionali che costituiscono una realtà in cambiamento è un insieme
incoerente. I teorici statici fanno tesoro di ciò, ed evitano la con-
traddizione considerando la realtà temporale come costituita unica-

16
mente da relazioni atensionali. Il prezzo da pagare è la mancanza di
una spiegazione convincente del perché ci sembri di fare esperienza
di un flusso di eventi dotato di direzione, e del perché sembrino
esserci differenze sostanziali fra il futuro e il passato. È possibile (e
se sì a quale costo) per il teorico dinamico evitare la contraddizione,
e ciononostante mantenere il suo impegno nei confronti delle deter-
minazioni tensionali? La contraddizione nasce dal fatto che i fatti
tensionali contraddittori vengono visti come appartenenti alla stessa
realtà, e "allo stesso titolo". In altri termini, un'assunzione implicita
di McTaggart è che la realtà sia una totalità che comprende i fatti non
solo di ogni luogo, come non è problematico sostenere, ma anche di
ogni tempo. Una totalità comprensiva di tutto - non importa quanto
indietro nel passato o avanti nel futuro, così come comprende tut-
to in senso spaziale, non importa quanto distante sia in qualunque
direzione. Tale posizione è perfettamente coerente con il punto di
vista del teorico statico, che difatti sostiene che vi sia una stretta
analogia fra spazio e tempo, ma deve essere abbandonata dal teori-
co dinamico. Per sostenere coerentemente che la realtà è composta
da fatti tensionali, questi deve negare che la realtà sia una totalità di
fatti che comprende indistintamente tanto i fatti presenti, quanto
quelli passati e futuri. A differenza che nel caso spaziale, per cui non
sembrano esserci ragioni per sostenere che le cose lontane dal luogo
in cui mi trovo ora non facciano parte della stessa realtà di cui fanno
parte le cose intorno a me, nel caso temporale il presente costituisce
un "luogo" privilegia,to nel senso che i fatti che costituiscono il pre-
sente o sono gli unici fatti che costituiscono l'intera realtà, oppure
la costituiscono in un modo diverso, "privilegiato" rispetto ai fatti
passati e futuri. In ogni caso, l'intera realtà è in qualche modo in-
centrata su un presente unico, condiviso dall'intero universo, ossia
globale. Mentre dal punto di vista del teorico statico i "nostri" pre-
sente, passato e futuro sono in primo luogo un fenomeno locale, che
non necessariamente dobbiamo estendere in modo uniforme a tutta
la realtà, e a cui non dobbiamo attribuire una realtà indipendente da
considerazioni riguardanti la nostra posizione nella realtà.

I.iii I viaggi nel tempo ordinario


Abbiamo ora qualche strumento in più per chiarire la nozione di
viaggio nel tempo. Innanzitutto, è bene distinguere fra il viaggio riel
tempo in senso proprio e il viaggio nel tempo mentale. Naturalmente,

17
non viaggiamo che con l'immaginazione nel tempo, ma immagina-
re di viaggiare nel tempo in senso proprio significa immaginare di
raggiungere un tempo diverso da quello in cui ci si trova attraverso
un viaggio, e non semplicemente immaginare di essere in un tempo
diverso 11 • Inoltre, il viaggio nel tempo, come lo intenderemo in quel
che segue, è uno spostamento di un corpo nello spazio e nel tempo
fisico, indipendentemente dal fatto che alcuni di questi corpi siano
in qualche modo "connessi" a coscienza e memoria di una perso-
na. Situazioni come quelle che si trovano, ad esempio, nel romanzo
Mattatoio N. 5 (Slaughterhouse-/ive, 1969) di Kurt Vonnegut (1922-
2007), in cui Billy Pilgrim, il protagonista, ha esperienza degli eventi
della propria vita in un ordine che non segue quello pubblico, per
quanto molto interessanti rispetto ai problemi che affronteremo nei
capitoli IV e V, non contano come viaggio nel tempo in senso pro-
prio. Questo tipo di viaggio nel tempo non riguarda infatti il corpo
del viaggiatore, ma solo la sua coscienza: può capitare a Billy Pil-
grim di andare a dormire anziano pensionato e risvegliarsi giovane
soldato nella seconda guerra mondiale. Un"ulteriore distinzione da
fare, rispetto ai viaggi indietro nel tempo, è quella fra viaggi coeren-
ti, in cui gli eventi connessi con la partenza verso il passato e quelli
che capitano in seguito all'arrivo "si incastrano" in un'unica storia
coerente, e viaggi nel tempo incoerenti in cui il viaggio nel passato
altera l'intera serie degli eventi, "duplicando" in qualche modo la
storia in diverse versioni. Un celebre esempio di quest'ultimo tipo
di viaggi nel tempo è il racconto A Sound o/ Thunder (1952) di Ray
Bradbury (n. 1920), in cui un uomo viaggia nella preistoria, per sba-
glio uccide una farfalla, e quando torna al suo presente scopre che
quell' apparentemente insignificante alterazione del passato ha avuto
conseguenze radicali su tutto ciò che è seguito. Almeno fino al cap.
V, ci concentreremo sui viaggi nel tempo in senso proprio e coerenti,

11 Lo studio delle capacità cognitive necessarie a compiere "viaggi nel tempo


mentali" (o MTT, menta! time trave!) costituisce una parte della scienza cognitiva
odierna. Si veda il dibattito attorno a Suddendorf e Bus by (2003). Il viaggio nel
tempo in senso proprio va anche distinto dalla nostra capacità di immaginare sto-
rie alternative. I romanzi in cui si raccontano situazioni storiche diverse da quelle
attuali (alterrzate histories) costituiscono un sotto-genere della fiction (talvolta chia-
mato "ucronia"). Un. classico letterario è La svastica sul sole (The Man in the High
Castle, 1962) diPhilip K. Dick (1928-1982); un esèmpio cinematografico è Bastardi
senza gloria (Inglourious Basterds, 2009) di Q. Tarantino.

18
che sono quelli che sollevano probabilmente gli interrogativi più
profondi rispetto al tempo.

Da quanto abbiamo detto finora, è facile rendersi conto che la


visione statica, e in particolare la teoria B, è la posizione più favore-
vole all'idea di viaggio nel tempo (in senso proprio e coerente), e anzi
sembra in qualche modo suggerirla. La teoria statica, infatti, implica
una "spazializzazione" del tempo, ossia una visione del tempo come
una dimensione della realtà analoga alle tre dimensioni spaziali, e in
cui il passato e il futuro non differiscono sostanzialmente dal pre-
sente. Non a caso, il primo autore a sviluppare il concetto di viaggio
nel tempo - non in ambito filosofico ma letterario - ne parlò come
di un movimento lungo la "quarta dimensione" in analogia con i mo-
vimenti che compiamo abitualmente nelle tre dimensioni spaziali:

«Le persone di scienza», continuò il Viaggiatore nel Tempo [. ..] «san-


no molto bene che il Tempo è solo un tipo di Spazio. Considerate un
popolare diagramma scientifico come questo registro delle temperature.
La linea che sto seguendo col dito mostra il movimento del barometro.
Ieri era a questa altezza, di notte poi è sceso, e poi questa mattina si è
nuovamente alzato, dolcemente fino a qui. Sicuramente il mercurio non
ha segnato questa linea in nessuna delle dimensioni dello spazio che nor-
malmente conosciamo, giusto? Ma certamente ha tracciato una simile
linea, e questa linea, dobbiamo quindi concludere, seguiva la dimensione
del Tempo». [. .. ] «Ma questa è la grande difficoltà» lo interruppe lo
psicologo «ti puoi muovere lungo qualsiasi direzione dello Spazio, ma
non ci sì può muovere nel Tempo». «Questo è il germe della mia grande
scoperta [. .. ] tempo fa ho avuto una vaga intuizione di una macchina [. .. ]
che possa viaggiare indifferentemente in ogni direzione dello Spazio e del
Tempo, a seconda di ciò che decide il guidatore» (H.G. Wells, The Time
Machine, 1895, cap. 1; trad. mia).

L'immagine intuitiva evocata da queste parole è in perfetta sin-


tonia con l'idea di fondo del teorico statico, a patto di non prendere
troppo alla lettera l'idea del movimento lungo la dimensione tempo-
rale. Infatti, se spostandoci nello spazio ci muoviamo sempre anche
attraverso il tempo risulta difficile capire attraverso quale dimensione
temporale si sposterebbe il viaggiatore nel tempo. Dobbiamo ipo-
tizzare una seconda dimensione temporale per spiegare come sia
concettualmente possibile che - grazie a una macchina o un qualche
altro dispositivo - qualcuno possa andare a visitare il passato o fu-

19
turo più o meno prossimi? Alcuni filosofi hanno difeso l'idea che il
tempo possa avere più dimensioni, e che gli oggetti e le persone, che
normalmente si muovono _attraverso una sola di queste dimensioni,
potrebbero spostarsi anche lungo le altre (V.i). Ma questa non è
l'unica opzione aperta, e la maggior parte dei filosofi, in effetti, non
la condivide.

Una seconda opzione consiste nel fare riferimento alla distin"


zione fra il tempo personale e il tempo pubblico. Il tempo personale
non è il tempo interiore, il modo del tutto peculiare in cui ciascuno
vive la propria dimensione temporale, ma è piuttosto il modo con-
sueto con cui ciascuno di noi stabilisce l'ordine esterno degli eventi
stando a come vive in prima persona la loro successione (così come
farebbe, per esempio, annotandoli uno dopo l'altro in un diario). Il
tempo pubblico è invece l'ordine di questi stessi eventi' così come
viene scandito dagli orologi nelle stazioni ferroviarie e negli aeropor-
ti. Mentre, quasi sempre, nella quotidianità l'ordine personale degli
eventi è condiviso da tutti, e quindi coincide con l'ordine pubblico
segnato dagli orologi nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, il
tempo personale del viaggiatore e quello pubblico dei suoi amici
che "rimangono nel presente" possono divergere significativamente.
La divisione fra tempo personale e tempo pubblico, formulata
per la prima volta esplicitamente dal filosofo statunitense David
Kellogg Lewis (1941-2001), ci permette di chiarire l'idea di "spo-
stamento" nel tempo (Id. 1976). Infatti, i viaggi e gli spostamenti
in generale non sono che serie di eventi in relazione causale fra loro
(e tutti riguardano un viaggiatore o un oggetto che si sposta). Un
viaggio nel tempo, dunque, non è che una serie causale di eventi
il cui ordine non segue l'ordine del tempo pubblico. Infatti, i vari
momenti della vita del viaggiatore nell'ordine in cui vengono vissuti
nel suo tempo personale sono "tenuti insieme" fra loro da relazioni
causali, esattamente come capita nel caso "ordinario" delle persone
che non viaggiano nel tempo. Sicuramente i nostri pensieri, il nostro
stato d'animo e la memoria del nostro passato sono, a ogni istante
della nostra vita; fra le cause delle azioni che compiamo negli istanti
immediatamente futuri. Se ciascuna fase della vita di una persona
non fosse fra le cause delle fasi successive, sarebbe difficile capire in
che senso si potrebbe parlare della vita di una persona. Ma mentre
per chi non viaggia nel tempo le relazioni causali fra le fasi della pro-
pria vita sono sempre orientate verso il futuro, ossia riguardano cause

20
che precedono sempre gli effetti, tanto dal punto di vista del tempo
personale quanto da quello pubblico, per i viaggiatori del tempo le
relazioni causali sono sempre orientate verso il futuro solo dal punto
di vista del tempo personale. A ogni viaggio nel passato ci troveremo
di fronte a una relazione causale - fra un "sé" più giovane al mo-
mento della partenza, e uno più vecchio al momento dell'arrivo nel
passato - che dal punto di vista pubblico risulta inversa: l'effetto, in
questo caso, precede la causa. In altr\ termini, il viaggiatore neltempo
parte dal suo presente, che coincide con quello del tempo pubblico,
e approda a momenti che sono presenti nel suo tempo personale, ma
passati o futuri rispetto al tempo pubblico da cui era partito: il suo
tempo personale è una serie causale "sfasata" rispetto a quella di chi
rimane nel presente pubblico. Per esempio, nel film L'esercito delle
dodici scimmie (Twelve Monkeys, 1995) di T. Gilliam, il protagonista
è ossessionato dal ricordo di un uomo che da bambino ha visto mo-
rire in un terminal di aeroporto. Nel momento in cui, in seguito ad
un viaggio nel passato, verrà colpito da uno sparo in quel terminal,
agonizzante, riconoscerà se stesso bambino fra la folla e si renderà
conto che il ricordo che lo ossessionava altro non era che la scena
della propria morte.
I nostri migliori modelli della realtà fisica sembrano permettere
l'esistenza di serie siffatte, e giustificano quindi la posizione del teo-
rico statico. In un certo senso i viaggi nel tempo per il teorico statico
non sono che forme piuttosto particolari di viaggi nello spazio, così
come gli spostamenti che compiamo nel presente, non sono che viag-
gi nel futuro alla "velocità di crociera" del tempo pubblico. Come
vedremo meglio nei capitoli II e III, per dirigersi nel futuro occorre-
rebbe avvicinarsi a una frazione non trascurabile della velocità della
luce, mentre per dirigersi nel passato la situazione è più complessa,
perché la struttura stessa dello spazio e del tempo dovrebbe esse-
re iri qualche modo "curvata". Ma ciò non toglie che sia del tutto
legittimo descrivere come "viaggio nel tempo" una serie di eventi
che ci portino a un momento del tempo pubblico che dista dalla
nostra partenza più minuti di quanti ne misurerà il nostro orologio
da polso quando lo avremo raggiunto, o che si trova nel passato
rispetto all'ora della partenza. Ciò che va qui notato, più che altro, è
che il teorico statico, per rendere conto del passato e del futuro che
il viaggiatore va a visitare, ha comunque bisogno di far riferimento
a un tempo pubblico globale (o quantomeno "regionale", ossia più
ampio della serie causale che delimita la vita del viaggiatore). In altri

21
termini, è vero che la teoria B costituisce una metafisica di sfon-
do favorevole ai viaggi nel tempo nella misura in cui essa non sfoci
nel!'idealismo del tempo (vedi supra I.i) - ossia in una forma di teoria
statica che renda vana la nozione di tempo pubblico. Se infatti non
possiamo tener traccia, per così dire, di nessuna serie temporale da
cui il viaggiatore si diparte, non avrà nemmeno senso parlare degli
spostamenti del viaggiatore verso il passato o il futuro.

La realtà temporale delineata dal teorico dinamico, d'altro can-


to, sembra essere un contesto meno favorevole agli spostamenti nel
tempo che non seguano semplicemente il movimento, fondamentale
e globale, del presente. Se il passato, il presente e il futuro sono de-
terminazioni reali degli eventi, andando a visitare il nostro passato
-per esempio - ci troveremmo in una realtà fatta di una "sostanza"
diversa da quella che viviamo nel presente, magari una realtà umbra-
tile, onirica ed evanescente? O, addirittura, se il passato non esiste,
come sostiene il presentista, viaggiare nel tempo non equivale a spo-
starsi "al di fuori della realtà" e quindi presumibilmente a svanire
nel nulla? Tale intuizione è stata spesso sfruttata nella letteratura per
evocare estraniazione e angoscia. Nel racconto Yesterday Was Mon-
day (1941) di Theodore Sturgeon (1918-1985), un uot'no si risveglia
un giorno indietro nel tempo, e scopre che il passato è un set teatrale
in procinto di essere smontato. Nel racconto The Langoliers (1990)
di Stephen King (n. 1947), un gruppo di persone si ritrova per una
fatalità nel passato, dove presto scopre non solo che i cibi stanno per-
dendo il loro gusto e i suoni risultano sempre più attutiti, ma anche
che tutto sta per venire divorato da esseri il cui passaggio lascia solo
il nulla12 • Il teorico dinamico che ammetta la possibilità dei viaggi nel
tempo ha un problema, ma occorre essere chiari sulla natura di tale
problema, per non rischiare di sopravvalutarlo. Dal punto di vista

. 12 Non è probabilmente un caso che praticamente tutti i racconti che ante-


datano la diffusione della concezione dello spazio e tempo propria della fisica mo-
derna si rappresentino i viaggi nel passato e nel futuro sempre in termini di "sogno"
o comunque di realtà evanescente. In Memoirs of the Twentieth Century (1733) di
Samuel Madden (1686-1765) il viaggio risulta alla fine essere un sogno, così come
. in A Christmas Caro! (1843) di Charles J.H. Dickens (1812-1870), in cui inoltre
il "viaggiatore" si limita a osservare il passato e il futuro (o, meglio, un possibile
futuro). The Langoliers si trova nella raccolta Quattro dopo mezzanotte (Four past
Midnight). Nel 1995 ne è stata tratta una (brutta) mini serie per la tv americana
diretta da T. Holland.

22
del tempo pubblico, infatti, la sua situazione a ben vedere non è così
problematica 13 • Supponiamo che un viaggiatore nel tempo venga a
farci visita dal "lontano" 2357. Come descriverebbe il presentista
(o in generale il teorico dinamico) tale situazione? Direbbe che una
persona, dentro uno strano marchingegno, compare dal nulla da-
vanti ai nostri occhi. Tale persona avrebbe - o sosterrebbe di ave-
re - memorie di eventi futuri, e probabilmente avrebbe la capacità di
prevedere molte delle cose che avverranno. Col passare del tempo,
questa persona o morirà o forse scomparirà nel nulla entrando nel
marchingegno con cui era arrivata. Ancora più tardi, avvicinandoci
alla data di partenza 2357, il viaggiatore nel tempo nascerà, scoprirà
la macchina del tempo (o la inventerà) e scomparirà nel nulla una
volta salitovi e azionatala. Tale successione di eventi è perfettamente
compatibile con le assunzioni di fondo del presentista. Certi fatti,
come la comparsa del viaggiatore dal nulla sono stati presenti e ora
sono passati, e altri, come la sua partenza, sono ora futuri e saranno
presenti.
Ciò che avviene dal punto di vista del tempo pubblico quando
ipotizziamo che vi sia un viaggio nel tempo, dunque, non crea pro-
blemi con l'assunzione che le determinazioni tensionali siano reali.
Che dire del tempo personale del viaggiatore? Il tempo personale è,
per definizione, strettamente dipendente dalla posizione del viag-
giatore nella serie degli eventi. Se gli aspetti temporali della realtà,
per il teorico dinamico, sono indipendenti dal punto di vista in cui
ci troviamo, i "movimenti" nel tempo del viaggiatore non risulte-
ranno avere nulla di temporale, e in fin dei conti non costituiranno
in nessun senso un viaggio. Poniamo che qualche anno fa vi siate
persi un concerto a cui tenevate tantissimo perché costretti a let-
to da un'influenza. Per vostra fortuna, un vostro amico inventa la
macchina del tempo e vi offre la possibilità di usarla per tornare al
tempo del concerto e assistervi. Ora, sia per il teorico dinamico, sia
per quello statico, al tempo del concerto, voi eravate lì presenti, o
meglio assisteva al concerto un vostro "sé" più vecchio di qualche
anno rispetto al "sé" che contemporaneamente rimaneva a letto am-
malato e scocciato. I due filosofi dunque concordano su quanto è
accaduto al tempo del concerto, ma mentre per il teorico statico "il

B A favore della compatibilità di teoria dinamica e viaggi nel tempo si veda


Keller e Nelson (2001), e le precisazioni in Sider (2005) e Miller (2005 e 2006).

23
tempo del concerto" non è che un tempo fra gli altri, che può esse-
re presente per alcuni osservatori, e passato o futuro per altri (per
esempio, è passato per chi vede partire il viaggiatore, ma è presente
rispetto alle esperienze che il viaggiatore ha quando vi assiste), per il
teorico dinamico "il tempo del concerto" è passato comunque lo si
consideri. In che senso, dunque, nel presente pubblico, il viaggiatore
dopo esser salito sulla macchina del tempo sta per assistere all'ago-
gnato concerto? È ovvio che se non c'è un senso in cui il concerto
si trova nel suo futuro, allora il viaggiatore non ha nessun motivo di
essere trepidante per ciò che sta per accadere. E se il suo futuro è
quello del tempo pubblico, in cui il concerto a cui lui ha assistito è
passato, allora avremo un buon motivo per dubitare che ciò di cui ci
sta parlando il teorico dinamico sia davvero un viaggio nel tempo:
assomiglia molto di più a una serie di apparizioni dal nulla e scom-
parse nel nulla.

Anche per il teorico dinamico ci sono almeno due modi per ren-
dere conto del movimentò nel tempo del viaggiatore. La prima stra-
tegia consiste nel dire che i movimenti del viaggiatore avvengono
in una dimensione temporale che non è quella ordinaria. L'idea di
un tempo a più dimensioni, però, è di per sé problematica e come
abbiamo accennato non molti filosofi la sposano. Ma, soprattutto,
non è un'idea che - intesa nel modo in cui potrebbe risultare utile
per spiegare i viaggi nel tempo - si confà alla concezione dinamica.
Il teorico dinamico che ricorre all'idea di un ipertempo o di una
seconda dimensione temporale in cui scorre la prima, lo fa in genere
per spiegare in che senso sta considerando reale il passaggio del
tempo pubblico. Un noto argomento contro il realismo del passag-
gio, infatti, è che i "passaggi", e i movimenti in generale, avvengono
nel tempo e a una certa velocità: la barca sul fiume procede a due
nodi, l'automobile sfreccia a duecento all'ora e così via. Dunque, se
l'espressione "passaggio del tempo" non è una metafora, possiamo
legittimamente chiederci: qual è la velocità del tempo? Può aumen-
tare o diminuire? E, in caso affermativo, come potremmo scoprire
queste variazioni? Queste domande ci lasciano, giustamente, per-
plessi, così come i tentativi di rispondervi. Se rispondiamo alla prima
sostenendo che il tempo scorre alla velocità di un secondo al secondo
daremmo una risposta del tutto vacua, o forse persino scorretta, vi-
sto che un secondo al secondo non solo non è un'unità di misura
di velocità, ma non è nemmeno un'unità di misura. Anche senza

24
inoltrarsi nei dettagli del dibattito, è facile vedere come cercare di
rendere conto dell'esistenza di un ipertempo in cui scorre il tempo
ordinario può rappresentare per il teorico dinamico una via di uscita
dal problema 14 • Ma, al di là dei possibili pregi di una simile strategia
per risolvere il problema della velocità del passaggio reale del tem-
po, è dubbio che l'ipertempo ipotizzato dal teorico dinamico possa
costituire il tempo personale del viaggiatore. In esso, infatti, ha luogo
il movimento globale del presente, e quindi le improvvise apparizio-
ni dal nulla e le improvvise scomparse nel nulla che costituiscono
l'aspetto pubblico, e non quello personale, del viaggio nel tempo 15 •

Una seconda strategia, più promettente, è quella di rendere conto


del tempo personale del viaggiatore in termini di relazioni causali,
adattando la spiegazione del teorico statico alla metafisica del teorico
dinamico. Supponiamo che stiate per entrare pieni di trepidazione
nella macchina del tempo che vi condurrà al ccihcerto che "aspetta-
vate" di vedere da anni. In quel momento non avete ricordi del con-
certo: piuttosto, avete ricordi di voi con la febbre a letto a maledire il
malanno che vi ha impedito di assistervi. Premete il tasto, scomparite,
e dopo poco ricomparite con la mente piena di ricordi freschi del
magnifico concerto "a cui avete appena assistito". Proviamo adesso
a chiederci: perché il viaggiatore, una volta tornato dal passato, ha
dei ricordi che prima non aveva? Il teorico statico ha una risposta
immediata: dal punto di vista del tempo personale, lui è appena stato
ad assistere al concerto che si era perso due anni prima (del tempo
pubblico). Quel concertò è stato presente, subito dopo aver azionato

14 L'idea di un ipertempo per spiegare il movimento del presente è stata formq-

lata nell'ambito di una critica alla teoria realista del passaggio da Williams (1951). E
stata proposta come soluzione di tale problema e sviluppata da Schlesinger (1980)
(fra le critiche, si veda quella in Oaklander 2004). Skow (2011b) l'ha ridiscussa di
recente. La maggior parte dei realisti, però si ispira a Prior (1967) nel pensare che
il passaggio reale del tempo e la questione apparentemente paradossale della sua
"velocità" non richieda una seconda dimensione temporale (ad esempio Smith Q.
1993 e Craig 2000). Per una critica all'idea che si possa spiegare il passaggio del
tempo ordinario come il movimento del presente a "un secondo al secondo" si
veda Olson (2009).
15 Come vedremo in V.i alcuni filosofi hanno invece difeso l'idea che una se-
conda dimensione temporale possa fornirci modelli dell'universo in cui sia possi-
bile cambiare il passato e che quindi risultano particolarmente adatti ai viaggi nel
tempo. In questi modelli le macchine del tempo hanno la capacità di riavvolgere
il tempo ordinario nell'ipertempo. Essi però non hanno molta plausibilità fisica.

25
la macchina del tempo, come e quanto on evento può essere presente
relativamente a un certo momento della vita di una persona. Non c'è
da stupirsi, quindi, se - in virtù di certe relazioni causali - esso abbia
impresso delle tracce nella sua memoria, che si sono conservate nelle
fasi successive della sua vita. Ovviamente il teorico dinamico non ha
questa risposta a sua disposizione: il senso in cui il viaggiatore è "ap-
pena tornato dal passato" non può essere quello letterale inteso dal
teorico statico. Il teorico dinamico non è però costretto a sostenere
che i ricordi del viaggiatore siano spuntati fuori dal nulla o magari
siano stati inoculati appositamente da un demone o da uno scienziato
pazzo. Nulla gli impedisce di ritenere che vi sia una relazione causale
fra l'evento passato d~l concerto e la memoria presente del viaggia-
tore dopo che ha compiuto il viaggio nel tempo. Tale relazione è
presente solo dopo il viaggio appunto perché l'azione della macchina
del tempo ha fatto sì che le relazioni causali fra fasi della sua vita non
abbiano seguito I'ordine degli eventi nel tempo pubblico.
Tale risposta, possiamo concedere, ci fornisce di per sé una spie-
gazione soddisfacente di ciò che è avvenuto col viaggio nel tempo,
ma rimane da chiedersi se sia in ultima analisi compatibile con quan-
to sostiene il teorico dinamico. Il problema qui, non è semplicemen-
te quello di rendere conto di relazioni causali inverse, ossia relazioni
:causali in cui la causa viene dopo l'effetto. Se relazioni causali inverse
siano, almeno in linea di principio, possibili o se l'idea stessa di una
causa che segue I' effetto sia contraddittoria, è un problema aperto
anche per il teorico statico, e la questione divide i due "schieramen-
ti" trasversalmente 16 • Per il teorico dinamico, il problema è più gene-
rale e riguarda la possibilità che relazioni causali che non risultano in
accordo con il flusso globale del tempo pubblico possano costituire
in un qualche senso una successione temporale. Una soluzione per
il teorico dinamico è considerare l'ordine e la direzione del tempo
come riducibili all'ordine causale. In tal modo, il tempo persona-
le sarebbe un ordine temporale quanto quello pubblico, in quanto

16 Mellor (1998), ad esempio, è un teorico statico che negala causazione inversa


(ne ammette la coerenza del concetto, ma nega che metafisicamente sia possibile).
Teorici dinamici che sostengono che non vi sia nulla di metafisicamente contrad-
dittorio nel pensare a un effetto che precede la causa sono Dummett (1964) e
Schlesinger (1980, cap. 4). Inoltre, ci sono almeno dei sensi in cui si può parlare di
causalità inversa, come si vedrà in Ili.vi.

26
anche questo non sarebbe altro che una più ampia successione di
cause ed effetti.
Quanto al problema dell'esistenza dei possibili "punti di appro-
do" del viaggio nel tempo, quando lo formuliamo in termini causali,
si trasforma in qualcosa che il teorico dinamico ha già affrontato.
Le relazioni causali ordinarie riguardano sempre (o almeno in molti
casi) eventi in successione, e quindi almeno uno dei due eventi potrà
"trovarsi" dove per il teorico dinamico non vi è nulla o vi è un tipo
di realtà impoverita rispetto al presente (nel passato o nel futuro).
Quale che sia la concezione della causalità adottata dal teorico dina-
mico, questi dovrà affrontare tale problema (e in generale la questio-
ne del rapporto fra causalità ed esistenza) ben prima di chiedersi se
i viaggi nel tempo e le relazioni causali inverse siano possibili. E se
non abbiamo motivi per rifiutare la soluzione nel caso delle relazioni
causali che seguono il tempo ordinario, i problemi specifici che il
caso delle relazioni causali nei viaggi nel tempo solleva non saranno
troppo diversi da quelli che anche il teorico statico dovrà affrontare.
L'idea di ridurre l'ordine del tempo a quello delle cause e degli
effetti può sembrare un modo un po' estremo di risolvere il pro-
blema, e forse non troppo in linea con l'idea che le determinazioni
tensionali siano reali. Del resto, è in genere il teorico B a elaborare
modelli in cui l'ordine e direzione del tempo sono ridotti a quelli
delle relazioni causali, e l'intero programma di riduzione del tempo
alla causalità è nato in seno al paradigma statico ispirato dalla nascita
della fisica moderna. Nel contempo, qualsiasi opzione più moderata
non risulta molto promettente per il teorico dinamico che non vo-
glia negare la possibilità di viaggiare nel tempo, perché renderebbe
difficile rendere conto del tempo personale del viaggiatore come
di una successione temporale che non segue il "movimento" delle
determinazioni tensionali del tempo pubblico.

I.iv La teoria causale del tempo e la causalità inversa


L'idea che la causalità abbia a che fare con il tempo sorge quasi spon-
taneamente non appena si considera che nella nostra esperienza ordi-
naria le cause e gli effetti formano una "catena", ossia una successione
ordinata di eventi. Anzi, se consideriamo l'ordine stabilito dalla relazio-
ne essere causa di rispetto a un certo insieme di eventi e quello stabilito
dalla relazione venire prima di rispetto allo stesso insieme, ci rendiamo
facilmente conto che, di solito, l'ordine è lo stesso. Questa circostanza

27
ci porta a pensare che il legame fra le due relazioni non sia accidenta-
le. Un filosofo celebre per la sua critica alla concezione realista della
causalità, David Hume (1711-177 6), sembra considerarela temporalità
come un elemento definitorio della nozione di causa:

possiamo definire la causalità come un oggetto seguito da un altro, nel


caso in cui tutti gli oggetti simili ai primi sono seguiti da oggetti simili ai
secondi (Enquiry, Sez. VII, trad. mia).

Per Hume le catet;te causali non sono altro che catene temporali
caratterizzate da regolarità, ossia catene temporali in cui a eventi simi-
li fra loro corrispondono eventi immediatamente successivi simili fra
loro. Un atteggiamento realista nei confronti delle relazioni temporali
risulta chiaramente in armonia con il progetto di ridurre la causalità
alla temporalità. Vi sono, però, almeno due alternative a questo pun-
to di vista: una è la negaziòne della realtà delle relazioni temporali
(l'idealismo del tempo, si veda supra I.i), l'altra è il progetto specu-
lare a quello humeano di ridurre la realtà delle relazioni temporali a
quella delle relazioni causali17 • La differenza principale fra la nozione
di temporalità e quella di causalità sta nel fatto che nella concezione
ordinaria l'ordine temporale sembra essere globale e assoluto, ossia è
lo stesso ovunque e indipendentemente dal punto da cui lo si osserva,
mentre le catene causali risultano più circoscritte. Per esempio, siamo
disposti a dire che il festeggiamento del capodanno in Australia ha
preceduto quello in Italia, ma non che per questo motivo il primo ab-
bia causato il secondo. Non è però complicato generalizzare l'idea di
causa in modo da poter definire una nozione di temporalità nei suoi
termini. Semplificando un po', stando alla teoria causale del tempo:
se un evento e1 viene prima di e2 è perché vi è una catena causale fra
e 1, o qualche evento simultaneo con e1, ed e2 • Ma come dobbiamo
intendere questa riduzione? Vogliamo dire che nel concetto di ordi-
ne causale sia implicato quello di precedenza temporale, ossia che
sia concettualmente impossibile che un effetto preceda la sua cau-
sa? Certamente nella nostra esperienza ordinaria le cause e gli effetti
seguono sempre uno stesso ordine temporale, ma non è ovvio che

17 Per i riferimenti bibliografici riguardanti la teoria causale del tempo rimando


a Letture consigliate 2.b.

28
non sia possibile afferrare il concetto del legame fra causa ed effetto
indipendentemente da quello del loro ordine temporale "normale".
Il filosofo Michael Dummett (n. 1925) ha elaborato l'esperimen-
to mentale della "danza del coraggio" per mostrare che l'idea· di
un effetto che precede la sua causa non è incoerente (Id. 1964).
Immaginiamo di venire a sapere che in un qualche luogo remoto ci
sia una tribù il cui stregone periodicamente esorta i suoi membri più
giovani a organizzare una caccia al leone affinché dimostrino il loro
coraggio. La spedizione dura qualche settimana e si svolge in una
località a molti giorni di viaggio dal loro villaggio. Lo stregone inizia
un ballo propiziatorio non appena i giovani partono per la battuta
di caccia. La credenza diffusa nella tribù è che le movenze dello stre-
gone causino, in qualche modo per noi "magico", il comportamento
coraggioso dei giovani cacciatori, e questo anche se la spedizione ha
luogo a parecchi chilometri di distanza. Ovviamente noi non sia-
mo disposti a credere che il ballo dello stregone causi alcunché nei
giovani (anche se probabilmente ammetteremo che la loro creden-
za nell'efficacia della danza dello stregone abbia un potente effetto
psicologico sul loro comportamento venatorio), ma sicuramente lo
stregone non ha pensieri incoerenti quando pensa che la sua danza
sia in grado di causare comportamenti coraggiosi.
Ora, supponiamo di scoprire che sia usanza dello stregone danza-
re fino a quando i giovani non siano tornati al villaggio, e quindi an-
che nei giorni del viaggio di ritorno dalla caccia, quando ovviamente
gli atti di coraggio o di codardia hanno già avuto luogo. Sarebbe del
tutto spontaneo obiettare allo stregone che l'ultima parte della sua
fatica è inutile, visto che non può più influenzare il comportamento
dei giovani. Ma supponiamo che lo stregone non sia d'accordo con
la nostra obiezione e ci spieghi che l'evidenza di cui dispone gli faccia
pensare il contrario. Infatti, in passato gli è capitato di non aver bal-
lato durante gli ultimi giorni, quelli del viaggio di ritorno, e il risul-
tato è stato che si è verificato un numero assai minore dell'usuale di
episodi di coraggio durante la battuta di caccia. Questa situazione lo
porta a pensare che l'effetto della danza possa raggiungere guerrieri
non solo lontani nello spazio, ma anche nel passato (almeno se la loro
"lontananza" è solo di qualche giorno). Noi non gli crediamo, così
come non crediamo a forme di influenza della danza che non siano

29
forme di condizionamento psicologico dei guerrieri, ma questo non
prova che lo stregone abbia una nozione incoerente di causalità 18 •

Dal momento che temporalità e causalità sono due concetti indi-


pendenti, la riduzione della temporalità alla causalità non può avere i
connotati di un'analisi del nostro concetto ordinario di ordine tempo-
rale globale e assoluto in termini causali. Piuttosto, dovremmo vedere
se abbiamo motivi di pensare che la relazione temporale sia metafisi-
camente dipendente da quella causale, ossia non abbia in fin dei conti
altra realtà che quella causale. Se le cose stanno così ci si apre subito
la possibilità di flussi temporali "sconnessi" rispetto a quelli dell'am-
biente circostante, come sembra richiedere la vita di un viaggiatore nel
tempo. Può darsi che, per via di qualche impossibilità fisica o metafi-
sica (e non logico-concettuale), la relazione causale non possa in alcun
caso connettere due eventi in un ordine temporale che risulta inverso
rispetto a quello in cui sono connessi tutti gli altri eventi, ma la possi-
bilità di catene causali inverse non può essere esclusa a priori, se le due
nozioni - come sembra - sono intelligibili indipendentemente l'una
dall'altra. Così come non può essere esclusa a priori la possibilità di
"zone" dell'universo che differiscono per la direzione delle relazioni
causali, e in cui - se la teoria causale del tempo è vera - il tempo scorre
in direzione opposta (si veda infra I.vi). Ciò a cui la teoria causale ci
spinge, in altri termini, è la relativizzazione dell'ordine e della direzione
temporale rispetto a catene causali. Se sia possibile definire una relazio-
ne temporale che sia anche globale, dunque, dipenderà dalla struttura
del nostro universo, e se sia anche assoluta dipenderà dalla possibilità
o meno di avere catene causali inverse le une rispetto alle altre.
In ogni caso, ciò che è interessante notare qui è che all'interno del-
la teoria causale del tempo non c'è nessun impedimento concettuale
nell'idea di avere catene di eventi (viaggi) che seguono ordini tempo-
rali diversi, perché in genere l'ordine temporale di una catena causale
è sempre relativo ad altre catene causali. Nel film Rotta verso la terra
(Star Trek IV: The Voyage Home, 1986) di L. Nimoy, un'astronave che
si trova nei paraggi della terra nel 2286 attraverso un viaggio intorno al
sole riesce ad atterrare negli Stati Uniti del XX secolo. Almeno parte

18 Va notato che la cosiddetta teoria controfattuale della causalità di Lewis (1973)

ci fornisce un modo di caratterizzare la relazione causale indipendentemente da ogni


nozione temporale. Stando a tale posizione, un evento x causa un evento y unica-
mente nel caso in cui, se xnon avesse avuto luogo, nemmeno y avrebbe avuto luogo.

30
di tale viaggio è formata da una catena di eventi connessi da relazioni
causali inverse rispetto alla maggior parte di quelle che coinvolgono
la terra (inclusi i suoi abitanti) e il sole. La "storia" della terra e del
sole dal XX al XXIII secolo, in altri termini, costituisce il tempo pub-
blico, rispetto a cui l'astronave risulta andare indietro nel tempo. Ma
ovviamente il viaggio dell'astronave non costituisce una catena causale
inversa rispetto a se stessa, ed è per questo che nel tempo personale dei
membri dell'equipaggio l'approdo sulla terra del XX secolo si trova
nel futuro rispetto alla partenza dal XXIII secolo 19 •
I rompicapi relativi ai viaggi nel tempo sono strettamente collegati
alla "sfasatura" fra tempo personale e tempo pubblico. Per esempio,
poiché il viaggiatore può visitare due o più volte in successione, ri-
spetto al suo tempo personale, ciò che dal punto di vista pubblico è
lo stesso momento, egli può pensare di influire su ciò che accade in
modo da far sì che a ogni sua visita accada qualcosa di diverso dalla
visita precedente. Ma dal punto di vista pubblico questo non ha senso:
tutti i "sé" del viaggiatore che torna a visitare lo stesso evento sono
presenti contemporaneamente e non in successione, poiché gli eventi
ordinati nel tempo pubblico in modo diverso da come avviene in
quello personale sono gli stessi eventi. Ciononostante, in alcune storie
di viaggi nel tempo, il protagonista cambia il passato appunto facendo
accadere cose diverse. In Ritorno al futuro (Back to the Future, 1985)
di R. Zemèckis, per esempio, il protagonista Marty McFly tornando
al tempo in cui i suoi genitori erano giovani fa sì che il loro primo in-
contro, così come era avvenuto "la prima volta", accada diversamen-
te. La storia sembra coerente solo perché è narrata dal punto di vista
del tempo personale del protagonista. Ma se tentiamo di raccontarla
dal punto di vista del tempo pubblico, l'incoerenza diventa palese:
cosa è accaduto al primo incontro fra i due? Ciò che si ricordano
loro o quello a cui assiste Marty? Riflettere su questa circostanza ci fa
capire che non sono solo particolari azioni causate nel passato, come
impedire ai propri genitori di conoscersi, a generare storie incoerenti
dal punto di vista del tempo pubblico, ma qualsiasi azione del viag-
giatore nel passato che cambi ciò che è accaduto, per quanto banale e
priva di conseguenze, è destinata a portarci al paradosso.

19 Del resto, anche in una prospettiva non riduzionistica della temporalità alla
causalità, una relazione causale può risultare inversa solo rispetto a un qualche ordi-
ne temporale (anche se è superfluo specificarlo se tale ordine è assoluto e globale).
Si veda Roache (2009).

31
Lv Futuro aperto, determinismo e fatalismo
Indipendentemente da come intendiamo il rapporto fra causalità e
temporalità, la causalità sembra avere a che fare con una caratteri-
stica del tempo di cui facciamo esperienza ordinariamente. Nel pre-
sente troviamo spesso tracce del passato (per esempio, un'impronta
lasciata sulla battigia da un gabbiano di passaggio) e, talvolta, segni
del futuro (un messaggio sul cellulare con la promessa che stasera
andremo a cena assieme). Le tracce sono spesso effetti presenti di
cose accadute, e come tali possono darci informazioni sul passato.
Del resto, è del tutto normale ricevere informazioni sul passato re-
stando nel presente ed è in effetti quello che capita ordinariamen-
te nelle nostre vite: interpretiamo tracce di ciò che è accaduto in
continuazione, e questo non è solo biologicamente inevitabile, ma
è anche un'attività essenziale nella nostra vita sociale. In assenza di
macchine del tempo, però, non abbiamo modo di influire sugli even-
ti che hanno dato origine a tali tracce. Quindi, dal momento che
normalmente non possiamo causare alcunché nel passato, diciamo
che esso è "chiuso". Nei confronti del futuro la situazione sembra
essere speculare. Non incontriamo mai tracce né abbiamo ricordi di
ciò che avverrà, ma possiamo influire causalmente sugli eventi futuri.
Di conseguenza diciamo che il futuro davanti a noi è "aperto".

Si potrebbe essere tentati di caratterizzare questa differenza fra


. passato e futuro come la differenza fra ciò che non può essere cam-
biato, quel passato ormai chiuso alla nostra influenza, e ciò che può
subire variazioni, un futuro che sarebbe invece aperto a essa. Questo
modo di mettere le cose, però, rischia di essere fuorviante. In parti-
colare, che cosa vuol dire esattamente cambiare il futuro? Mettiamo
che una mattina appena sveglio mi ponga la seguente alternativa: o
vado a prendere il caffè al bar "Antico Borgo", o vado al bar "Vins".
Una volta uscito di casa, opto per il bar" Antico Borgo". Nel fare ciò,
in che senso avrei cambiato il futuro? Se il futuro, rispetto al momen-
to del mio risveglio, è che andrò al bar "Antico Borgo", scegliendo
di andare al bar "Antico Borgo" io non sto cambiando il futuro, ma
lo sto piuttosto causando (almeno in parte), ossia lo porto a compi-
mento. Questo vale anche nei confronti del passato. Normalmente
non ho la possibilità di influire causalmente sul passato, ma anche
se l'avessi - disponendo putacaso di una macchina del tempo -,
causare qualcosa nel passato non significherebbe per forza cambiare

32
il passato20 • Anzi, se per esempio nella mezzanotte del 1° gennaio del
1960 sono comparso da una macchina nel tempo in un vicolo deser-
to di Londra, allora con l'innesco oggi di una macchina del tempo
diretta a quella data e in quel luogo starei causando, ossia portando
a compimento, il passato. Occorre pertanto distinguere fra influire
sul passato, ossia ciò che capita ogni volta che siamo in. presenza di
una catena causale inversa, e cambiare il passato, che è impossibile
perché la nozione stessa è incoerente (ma si veda infra V.i).
Qual è allora il fondamento dell'intuizione che il futuro può essè-
re cambiato ma il passato no? Ciò che possiamo cambiare rispetto al
futuro non è ciò che accadrà-perché, appunto, al massimo causiamo
ciò che accadrà- piuttosto, possiamo fare in modo che accada qual-
cosa di diverso da quello che (fino a un certo momento) è ragione-
vole pensare che accadrà. Per esempio, poniamo che questa mattina
appena sveglio mi sia proposto di andare a far colazione da "Vins",
ma poi all'ultimo abbia cambiato idea e sia andato al bar "Antico
Borgo". Quello che era un segno del futuro. fino al momento in cui
non ho cambiato idea, ossia la mia intenzione di fare colazione da
"Vins", è stato smentito dalla mia scelta finale, e - in questo senso
soltanto - ho cambiato il futuro. Il passato, per contro, non solo è
per lo più precluso all'azione causale, ma rispetto a esso non sembra
sensato nemmeno formulare alternative. Se ieri sono andato al bar
"Antico Borgo", le alternative che fino a un certo punto rimanevano
in ballo sembrano essere uscite di scena, mentre se al mio risveglio
oggi mi propongo di andare al bar "Antico Borgo", l'alternativa di
far colazione da "Vins" rimane aperta finché non ordino un caf-
fè all"' Antico Borgo". La differenza fra passato e futuro, quindi,
riguarda la determinatezza dell'uno e l'indeterminatezza dell'altro,
piuttosto che la possibilità di cambiamenti: rispetto al presente, il
passato è chiuso nefsenso che è ora determinato ciò che è accaduto,
mentre il futuro è aperto nel senso che è ora indeterminato ciò che
accadrà.

I filosofi, però, sono in disaccordo su come l'indeterminatezza


del futuro rispetto alla determinatezza del passato debba essere in-
tesa. Praticamente tutti concordano sul fatto che il futuro sia inde-

20 Sulla problematicità della distinzione fra non poter cambiare il passato e


poter cambiare il futuro si veda Adams (1997).

33
terminato almeno a livello epistemz'co - ossia rispetto a ciò che posso
sapere. Infatti, normalmente gli eventi futuri non mi sono (ora) ac-
cessibili, per via della loro distanza temporale, e quindi non posso
sapere, fra le alternative possibili, quale si realizzerà (anche se in
molti casi posso ragionevolmente prevederlo). Ma solo alcuni pensa-
no che a tale indeterminatezza epistemica corrisponda una indeter-
minatezza "genuina" nella realtà. Per capire la differenza fra queste
due posizioni dobbiamo pensare al tipo di struttura topologica che
attribuiamo al tempo - ossia grossomodo a come risultano connessi
gli eventi nella successione temporale.

Per i teorici del tempo lineare, dati due eventi ex ed eY, indipenden-
temente dal loro essere presenti, o venire prima o dopo il presente
(ossia essere passati o futuri), è sempre determinato se ex precede ey o
se si dà la situazione inversa. In altri termini la relazione di precedenza
e successione ordina tutti gli istanti come lungo una linea retta21 • Nella
teoria del tempo ramificato, tale vincolo vale solo per gli eventi che pre-
cedono il presente, ossia per il passato. Per gli eventi futuri, invece, il
tempo non è lineare e si ramifica in molte alternative. Questi rami sono
appunto costituiti da eventi in successione fra loro che seguono tutti
il presente (e gli istanti passati), ma che non hanno relazioni temporali
con quelli di altri rami.
Possiamo così formulare in maniera più precisa l'idea che il fu-
turo, al contrario del passato, sia genuinamente indeterminato. La
fig. 8 illustra la concezione dei teorici del tempo lineare. All'istante
presente eP - il momento del mio risveglio - c'è solo un istante fu-
turo ex connesso con eP in cui io vado da "Vins", e in questo senso è
determinato che andrò da "Vins", tanto quanto è determinato che
ieri, all'istante ek, facevo colazione al bar "Antico Borgo".

IE~I I\ l':>VEGLlo OGGI


COLAZIONE [IÙNTICO BOR60' DI 0661 COLAZIONE DA"~1Ns'

J
El< ep e~
Fig. 8

21 La tesi della linearità del tempo non va confusa con la tesi dell'unità del
tempo (si veda infra V.i).

34
La fig. 9 descrive invece la concezione dei teorici del tempo ra-
mificato. Connesso con l'istante presente eP vi è un istante futuro ex
in cui andrò da "Vins", e un istante ey - ugualmente connesso a eP,
ma che non sta in alcuna relazione temporale con ex - in cui andrò
al bar "Antico Borgo". Al presente quello che farò è indeterminato,
perché tanto ex quanto ey sono mere possibilità future: solo uno dei
due diventerà presente, mentre l'altro "uscirà dalla realtà". Sarà ex o
sarà e/ Nemmeno una conoscenza perfetta di tutto l'universo pas-
sato e presente potrebbe rivelarcelo, perché non vi è alcun dato di
fatto, ora, al riguardo.
e)\"
COLAZIONE DÙINs"

Fig. 9

Anche per i teorici del tempo ramificato, invece, è determinato


cosa ho fatto ieri, perché vi è solo un evento passato connesso tem-
poralmente con il presente in cui sono andato al bar "Antico Borgo"
(l'evento ek).
Il futuro ramificato è spesso difeso dai sostenitori della visione
dinamica della realtà, mentre il tempo lineare è più congeniale alla
visione statica (si veda supra I.i). Visto che spesso i teorici dinamici
rifiutano un'ontologia eternista (in particolare pensano che non esi-
stano oggetti ed eventi futuri), motivano l'indeterminatezza "genu-
ina" del futuro in termini ontologici: al presente non vi sono dati di
fatto che riguardano il futuro, perché nulla di futuro esiste ancora, e
quindi almeno molte cose del futuro sono ora genuinamente indeter-
minate22. Per i teorici del tempo statico invece, l'indeterminatezza è

22 Owiamente per il presentista e l'incrementista il modo di presentare la strut-

tura ad albero del tempo non è un modo di descrivere le relazioni fra il presente

35
solo epistemica, ed è dovuta alla nostra lontananza dal futuro, che ce
ne impedisce l'accesso conoscitivo, più o meno come la lontananza
nello spazio ci impedisce di sapere cosa ora accade a milioni di chi-
lometri di distanza da dove ci troviamo.
Ora, se ci trovassimo a viaggiare nel tempo verso il futuro o dal
futuro, che differenza farebbe se il tempo ha una struttura topo-
logica ramificata o lineare? Nel breve racconto Rainbird (1961) di
Raphael Aloysius Lafferty (1914-2002), .la vita di un inventore viene
raccontata per ben cinque volte, e ogni volta la storia inizia con una
visita tramite una macchina del tempo di una versione vecchia del
protagonista che impartisce consigli a un "sé" più giovane. Di volta
in volta i consigli sono differenti, sempre più focalizzati sul come
diventare più in fretta un inventore ancora più prolifico della volta
precedente, e di conseguenza l'inventore vivrà vite diverse - rima-
nendo in fin dei conti soddisfatto solo la volta in cui non presterà
attenzione al suo vecchio "sé", e non arriverà a inventare la macchina
del tempo. Questa strategia di "prova e riprova, finché non ci riesci"
è stata spesso usata nella finzione. La metafisica di fondo può essere
vista come un tempo ramificato in cui dopo ogni viaggio nel tempo .
viene percorso un ramo diverso23 •

ed eventi futuri, in quanto per entrambi gli eventi futuri non esistono. Esso è solo
un buon modo di rappresentare l'indeterminatezza del futuro in opposizione alla
determinatezza del passato. Solo chi abbracci un'ontologia eternista può intendere
l'idea del tempo ramificato come una descrizione vera e propria di relazioni fra
eventi. Tipicamente, rispetto alla parte futura, questo è anche il modo in cui ilfu-
turista (si veda supra I.i) intende le relazioni temporali fra eventi. Per le indicazioni
bibliografiche sul futuro ramificato rimando a Letture consigliate 2.d. La teoria
"standard" del tempo ramificato, quella formulata in Belnap et al. (2001) è formu-
lata in termini di visione statica e sulla base di una ontologia eternista.
23 Va però subito notato che senza una seconda dimensione temporale (un iper-

tempo, si veda infra V.i) in cui si susseguono i cambi di linea temporale, il modello
è incoerente o almeno incompleto. E qualcosa di analogo vale anche rispetto a film
come Ricomincio da capo (Groundhog Day, 1993) di H. Ramis, in cui il protagonista
continua a vivere "lo stesso giorno" in molti modi possibili. Possiamo immagina-
re che il protagonista stia percorrendo una dopo l'altra le varie (e forse infinite)
altemative possibili in un tempo ramificato - ma "una dopo I' altra", appunto, va
inteso relativamente a una dimensione temporale diversa dal tempo della storia.
Un'interpretazione alternativa è vedere la "ripetizione" in termini di spostamento
fra universi paralleli (si veda Casati 2009, e per lo spostamento attraverso mondi
paralleli infra V.viii).

36
Per affrontare molti dei problemi relativi al viaggio nel tempo
lineare, dobbiamo chiarire preliminarmente come la determinatezza
del futuro implicita nella linearità del tempo-almeno secondo alcuni
filosofi - non vada interpretata. Non bisogna confondere l'idea che
il futuro sia determinato con l'idea che sia necessario. La distinzione
è evidente se si considera il passato: ieri sarebbero potute capitare
cose diverse da quelle che sono di fatto capitate, anche se oggi - doc
po che sono capitate - è determinato che siano capitate quelle cose
e non altre. Ad esempio, mettiamo che ieri abbia fatto colazione da
"Vins", mentre oggi stia per farla al bar "Antico Borgo". Certamènte
ora potrei cambiare idea e fare colazione anche oggi da "Vins", per-
ciò non è necessario che io faccia colazione al bar "Antico Borgo".
Altrettanto certamente, però, ieri avrei potuto cambiare idea e fare
colazione al bar "Antico Borgo" invece che da "Vins", e quindi il fat-
to che oggi sia determinato che ieri abbia fatto colazione da "Vins"
non rende la mia colazione di ieri un evento necessario. Un evento
contingente rimane tale anche quando è passato. Il sostenitore del
tempo lineare in genere coglie questo fatto facendo ricorso non al
modello del tempo ad albero, ma a quello delle "storie" alternative.
Semplificando, possiamo rappresentare il futuro come determina-
to, e non necessario, considerando serie temporali qualitativamente
indistinguibili fino all'istante presente, ma che differiscono negli
istanti successivi. Come in fig. 10, le "storie" sono parallele perché
gli eventi all'interno di ciascuna storia non stanno in alcuna relazione
temporale con gli eventi di ciascun'altra storia.

ey
COlAZIONf M ANTICO l!OR60'
0

H1~-jr--~--t-~--1~~
& e.>\'. COLAZIONE M0 ~1Ns"
Fig. 10

Se noi siamo nella storia H 1, per esempio, è determinato che farò


colazione al bar "Antico Borgo", se invece siamo nella storia H 2 , è
determinato che io farò colazione da "Vins". Certo, noi non sappia-

37
mo in quale storia ci troviamo, e per questo il futuro risulta epz'ste-
mz'camente indeterminato. Nel contempo, il fatto che il futuro sia
solo epistemicamente indeterminato non implica che sia necessario
che capiti quel che di fatto capiterà. Poniamo di trovarci in H 1: farò
dunque èolazione al bar "Antico Borgo", ma non è necessario che
io faccia colazione lì, come dimostra la presenza di possz'bz'lz' storie
alternative che, come H 2 , sono fino a un certo punto indistinguibili
dalla mia.
Questo senso di determinatezza non va nemmeno confuso con
la determz'nazz'one degli eventi che è implicata dalla dottrina nor-
malmente chiamata determz'nz'smo. Il determinismo è la tesi secondo
cui data una descrizione totale di ciò che succede a un determinato
istante t, le leggi della natura determinano univocamente tutto ciò
che è accaduto in passato e tutto ciò che accadrà in futuro. L' z'ndeter-
mz'nz'smo è la tesi che il determinismo sia falso, e che quindi le leggi
di natura non determinino univocamente il futuro, ma solo un certo
ambito di alternative nomologiche rispetto a un presente - ossia un
gruppo ristretto di "continuazioni" permésse dalle leggi della natu-
ra. Ora, se la tesi della linearità del tempo è compatibile con l'idea
che il futuro non sia necessario perché vi sono in generale alternative
possibili a ciò che di fatto accadrà, a maggior ragione sarà compati-
bile con l'idea che vi siano alternative nomologiche a ciò che di fatto
accadrà, in quanto queste non sono che una parte delle alternative in
generale (talvolta indicate come le possibilità "logiche").

La determinatezza implicata nella tesi della linearità del tempo


tantomeno ci costringe al/atalz'smo - la dottrina stando alla quale le
azioni umane non possono influenzare ciò che accadrà. In effetti,
nemmeno il determinismo sembra implicare il fatalismo. Per capire
il rapporto fra le tre dottrine (linearità del tempo, determinismo e fa-
talismo), si consideri un argomento che -in varie forme -il fatalista
propone per difendere la sua posizione24• Poniamo che mi trovi in
una città su cui sta per essere lanciata una bomba. Quali motivi posso
avere per cercare di mettermi al riparo dalla bomba? Per il fatalista,
nessuno. Infatti, è certamente vero che ci sono fondamentalmente
solo due alternative rilevanti per la mia vita:

24 Una delle prime versioni è in Aristotele, De Interpretazione, 9 - testo da cui


sono scaturite molte delle problematiche discusse in questo paragrafo.

38
(i) o la bomba mi ucciderà, oppure non mi ucciderà.

E se (i) è vero allora (ii) sembra seguire:

(ii) o è vero ora che la bomba mi uc.ciderà o è vero ora che la


bomba non mi ucciderà.

Ma riflettendo sulle alternative ci rendiamo conto che:

(iii) se è già vero ora che la bomba nii ucciderà, allora non serve
a nulla cercare di evitarla (mi colpirà comunque);

(iv) se è già vero ora che la bomba non mi ucciderà, allora non
serve a nulla cercare di evitarla (non mi colpirà comunque).

Ma se da entrambe le alternative in una disgiunzione (una frase


della forma "O ... , oppure ... ") possiamo inferire la stessa cosa, allora
dalla verità della disgiunzione segue la verità di questa conclusione.
Quindi possiamo concludere che:

(v) non serve a nulla cercare di evitare la bomba.

Generalizzando la conclusione si arriva immediatamente alla te-


si per cui nessun tentativo di influire sugli esiti futuri di alcunché
può avere la minima efficacia, ossia al fatalismo. Il sostenitore del
tempo ramificato obietta a questo argomento che dalla verità di una
disgiunzione riguardante il futuro come (i) segua la verità di (ii).
Infatti, se l'indeterminismo è vero, allora al momento attuale è tanto
indeterminata l'eventualità che la bomba mi uccida, quanto è inde-
terminato l'epilogo opposto - e questo anche ammettendo che (i) sia
sicuramente vero (una delle due cose, infatti, accadrà).
Per il determinista, invece, così come per il teorico della linearità
del tempo (anche se indeterminista) il passaggio da (i) a (ii) è legitti-
mo, perché i disgiunti sono ora uno vero e l'altro falso (anche se non
sappiamo quale è vero e quale è falso) e non entrambi indeterminati.
Ciò che egli rifiuta, però, sono (iii) e (iv): le nostre azioni non sono
inutili o inefficaci nei confronti del futuro, ma anzi sono fra le cause
di ciò che accadrà e senza di esse molte cose non si realizzerebbero.
Se non cercassi di pormi al riparo dalla bomba, non mi troverei in un

39
posto sicuro al momento dell'esplosione, e quindi non avrei fatto in
modo di salvarmi. E infatti, in almeno alcune delle storie alternative
dove non mi metto al sicuro, la bomba mi colpisce.

I.vi Direzione del tempo ed entropia


L'idea di una differenza fra un passato chiuso e un futuro aperto
ci porta immediatamente all'idea che l'ordine temporale abbia una
direzione. Di per sé l'ordine fra gli eventi stabilito dalla relazione di
precedenza non implica ancora una direzione del tempo, così come
l'ordine che possiamo stabilire con la relazione a destra di fra punti
spaziali non implica che la retta che otteniamo sia orientata. Per-
ché si possa individuare una direzione nell'ordine temporale degli
eventi, ossia per orientarlo, occorre in primo luogo distinguere i due
"versi" della relazione di precedere e seguire. In secondo luogo, uno
dei due versi deve essere individuato come privilegiato - la direzio-
ne del rempo, appunto.
La domanda fondamentale è quindi: su cosa si basa la differenza
fra la direzione verso il passato e quella verso zl futuro? Il realista del .
movimento del tempo - ossia il teorico A- ha una soluzione banale
al problema: il movimento del presente assoluto e globale è un dato
primitivo che non occorre sia ulteriormente spiegato e che stabilisce
di per sé la direzione del tempo. Anche il teorico B che consideri le
relazioni temporali come fondamentali ha a disposizione una solu-
zione banale: le relazioni temporali sono primitivamente anisotrope
- ossia· è un fatto primitivo che siano orientate - ed è egualmente
un fatto primitivo che una delle due direzioni sia quellà privilegiata.
Questa mossa però costringe il teorico B ad accettare un ordine
temporale assoluto e globalmente orientato appunto dalla direzione
primitiva della relazione di precedenza. Indubbiamente il nostro
concetto ordinario di tempo è difficilmente districabile dall'idea di
un ordine temporale fra eventi in cui la direzione temporale rimane
ovunque la stessa. Come vedremo nel capitolo III, la teoria della
relatività (in parte già quella speciale e ancor più quella generale)
mette in crisi questa immagine, e apre la possibilità di un ordine
temporale non globalmente orientato e - ancora più interessante
per gli scopi di questo libro - di ordini temporali inversi rispetto
ad altri.
Il teorico B che riduca le relazioni temporali a quelle causali (si
veda supra I.iv) sembra avere la teoria giusta per rend~re conto di
questa situazione. Sorge però immediatamente un problema: come
differenziamo temporalmente il "lato" della causa dal "lato" dell'ef-
fetto nella relazione causale? Una relazione causale individua rispet-
to a se stessa (anche se non necessariamente rispetto ad altre catene
causali) non solo un ordine temporale ma anche una direzione (o
verso) temporale. Se le leggi della fisica ci permettessero di distin-
guere fra le due direzioni della sequenza di stati di un sistema in
un processo causale, avremmo ragione di pensare che le relazioni
causali individuano una direzione temporale intrinseca al processo
stesso. La meccanica classica, però, non distingue fra le due direzioni
del tempo: se un processo è permesso dalle leggi fisiche, allora an-
che il suo inverso temporale lo sarà. Per esempio, se filmiamo l'urto
di due palle da biliardo su di un piano liscio, il filmato riprodotto
al contrario ritrarrà un processo egualmente permesso dalla legge
della conservazione del momento. E lo stesso vale per eventi più
complessi come il trotto di un cavallo (per quanto ci appaia innatu-
rale un cavallo che trotti "in senso inverso", tale movimento non è
fisicamente impossibile)· così come - semplificando un po' - per ciò
che capita a livello microfisico.
Diversa è la situazione per le leggi della termodinamica, che di-
stinguono chiaramente fra un verso e l'altro del tempo. In partico-
lare la seconda legge della termodinamica dice che qualsiasi sistema
isolato (ossia uno su cui l'influenza esterna è trascurabile) che non si
trovi in uno stato di equilibrio evolve verso stati di maggiore entro-
pia - lo stato di equilibrio finale essendo quello di massima entropia.
L'entropia è la quantità di disordine in cui si trova un sistema, o in
termini equivalenti la quantità di energia non utilizzabile contenuta
in un sistema. Se una sbarra di metallo molto calda viene a trovarsi
a contatto con una più fredda in una stanza a temperatura ambien-
te, dopo un po' di tempo la temperatura della stanza e quella delle
due sbarre tende a essere la stessa. Si raggiunge così uno stato di
equilibrio in cui, all'interno del sistema e senza intervento esterno,
l'energia presente (il calore) non è più utilizzabile nemmeno in parte.
Processi irreversibili, in questo senso, li incontriamo ordinariamente
ovunque: il latte che si mescola al caffè in caffelatte (e mai il caffelatte
nella nostra tazza che si separa in caffè e latte), i gas che uscendo dai
tubi di scappamento si disperdono nell'aria (e non capita mai che si
concentrino spontaneamente), e così via.
Che la direzione del tempo sia intimall).ente connessa alla "frec-
cia" dei processi descritti dalla termodinamica è un'idea che trovia-

41
mo dalla fine dell'Ottocento, a partire proprio dagli scritti del padre
della termodinamica statistica Ludwig Boltzmann (1844-1906). Ta-
le idea ha velocemente invaso anche altre aree della cultura, e non
è mai uscita di scena. Nel racconto Time's Arrow (1950) di Arthur
C. Clarke (1917-2008), ad esempio, il viaggio nel giurassico di un
paleontologo e di un fisico nucleare viene spiegato attraverso la sco-
perta e l'utilizzo di un materiale in grado di invertire l'entropia. Le
"leggi" della termodinamica, però, non sono che generalizzazioni
che riguardano correlazioni fra aspetti fenomenici macroscopici dei
processi fisici come il calore e il movimento. Nel momento in cui
tentiamo di fondare tali generalizzazioni a livello microfisico (come
fa la termodinamica statistica, ad esempio), ci ritroviamo con leggi
che sono nuovamente indifferenti alla direzione del tempo. Non
c'è nessuna speranza quindi di poter spiegare l'asimmetria tempo-
rale che si osserva a livello fenomenico nei processi termodinamici
facendo appello unicamente a leggi microfisiche, dal momento che
queste risultano simmetriche rispetto al tempo. Questa constata-
zione ricorda il cosiddetto "paradosso di Loschmidt", il quale però
costituisce un'obiezione più generale (e più discutibile) alla possi-
bilità di spiegare l'irreversibilità di certi processi sulla base di leggi
temporalmente simmetriche, che qui non discuteremo. La morale
che ci interessa trarre è che quando parliamo di aumento costante
di entropia nei sistemi isolati non in equilibrio ci stiamo riferendo a
processi che risultano di fatto sempre diretti verso stati di entropia
maggiore, e non a processi governati da leggi asimmetriche rispetto
al tempo.
Ma allora, cosa vorrebbe dire esattamente identificare la direzio-
ne del tempo con la direzione dei processi termodinamici? Boltz-
mann pensava che la nozione di direzione del tempo dovesse essere
intesa in analogia con nozioni come "verso il basso" rispetto allo
spazio. Senza riferimento a un qualche corpo capace di attrazione
gravitazionale non è sensato chiedersi se qualcosa si stia muovendo
verso il basso, e - rispetto alla terra ad esempio - il "basso" si riferi-
sce a direzioni diverse a seconda di dove ci troviamo. Per chi si trovi
in Italia e per chi si trovi in Nuova Zelanda una mela che cade segue
due direzioni opposte (si veda fig. 11).

42
Fig. 11

Analogamente, dovremmo pensare che la direzione del tempo


non è altro che la direzione dei processi termodinamici che ci stan-
no attorno. L'analogia, però, è difficile da condurre fino in fondo.
Immaginiamo che ci siano zone dell'universo in cui i processi termo-
dinamici vanno nella direzione inversa rispetto alla nostra; se l'idea
di Boltzmann è giusta, dovremmo concludere che in queste zone il
tempo scorre in direzione opposta alla nostra. Sembrerebbe però più
appropriato descriverle come zone in cui il tempo scorre nella nostra
stessa direzione, ma in cui awengono cose per noi molto insolite. E

43
lo stesso dovremmo fare se nella no~tra zona dell'universo a un certo
punto l'entropia invertisse la sua freccia. Del resto, se le leggi della
fisica sono indifferenti all'ordine temporale, esse non impediscono
che tali processi possano avere luogo. Il romanzo In senso inverso
(Counter-clock World, 1979) di Philip Kindred Dick (1928-1982) è
interamente ambientato in un mondo in cui "il tempo ha iniziato a
scorrere al contrario". Ma quel che in effetti ci viene presentato è un
mondo pieno di processi che avvengono in successione contraria a
quella a cui siamo abituati: i morti rinascono nelle bare e ringiova-
niscono fino a tornare nell'utero materno, le sigarette da mozziconi
vengono "soffiate" finche non si riformano e sono riposte nel pac-
chetto, il cibo viene rigurgitato dallo stomaco al piatto e così via25 •
La nostra idea di tempo, del resto, è quasi inesorabilmente votata
a generalizzarsi in un ordine globalmente orientato (come notava già
Kant), e troviamo difficile comprendere come possa essere altrimen-
ti. Certo, potremmo insistere che questo non è che un limite della
nostra immaginazione, che si è sviluppata "localmente" in una zona
in cui i processi termodinamici seguono per lo più tutti la stessa di-
rezione. Ma la semplice presenza di processi che possiamo descrivere
come inversi rispetto a ciò che normalmente vediamo attorno a noi,
non sembra poter spiegare perché questi dovrebbero portare a ordi-
ni temporali inversi rispetto a quello ordinario. Molti filosofi, del re-
sto, hanno cercato di fondare l'anisotropia temporale della relazione
causale indipendentemente dalla presenza di processi irreversibili26 •
Infine, è bene rendersi conto della differenza fra trovarsi in una
situazione in cui il tempo scorre al contrario e viaggiare indietro nel
tempo. Per viaggiare indietro nel tempo occorre spostarsi in direzio-
ne opposta a quella del flusso pubblico degli eventi - quindi si viaggia

25 Del resto i personaggi hanno una vita psicologica che segue la direzione nor-
male del tempo, ed è per questo che si accorgono dell'anomalia che stanno vivendo.
Se anche i nostri processi psicologici invertissero la loro direzione, infatti, è plausi-
bile pensare che non ci accorgeremmo della differenza. Nel racconto The Curious
Case o/ Benjamin Button (1922) di Francis Scott Fitzgerald (1896-1940), di cui
esiste una versione cinematografica (di D. Fincher, 2008), un uomo nasce vecchio
e vive la sua vita al contrario, ringiovanendo - il mondo attorno e i suoi processi
psicologici, però, seguono il tempo ordinario.
26 Ai nostri scopi basta far notare che si può relativizzare rispetto a catene causa-
li non solo l'ordine temporale degli eventi ma anche la direzione. All'interno di una
teoria causale del tempo cosl strutturata, non abbiamo mai una causalità inversa
"assoluta", ma sempre e solo in relazione a una data catena causale di eventi. Si veda
Letture consigliate 2.b e 2.c per approfondimenti bibliografici.

44
indietro nel tempo solo rispetto a un tempo che scorre "in avanti",
ossia normalmente. Per ciò, zone dell'universo in cui il tempo scorre
in direzione reciprocamente inversa possono funzionare da macchine
del tempo l'una rispetto all'altra. Per esempio, se entriamo in una
zona a senso temporale inverso e vi restiamo per un anno, torneremo
nella zona di universo da cui siamo partiti un anno prima della nostra
partenza. Ovviamente, la zona può funzionare come macchina del
tempo solo se in essa è la direzione del tempo stessa a essere inverti-
ta, e non solo la direzione dei processi fisici. Verificare se è possibile
usare una zon~ a entropia inversa come una macchina del tempo,
dunque, sarebbe un ottimo test per scoprire se in queste zone il tempo
scorre in direzione opposta alla nostra o sono i processtfisicz' a seguire
una direzione insolita, e quindi per scoprire quanto sia stretta la con-
nessione fra direzione del tempo ed entropia.

I.vii Il linguaggio dei viaggi nel tempo


Se fossimo viaggiatori del tempo non solo dovremmo aggiornare il
nostro modo di pensare, ma anche il nostro linguaggio ordinario
risulterebbe inadeguato. Ci troveremmo infatti in molti casi con una
discrepanza di prospettiva fra il viaggiatore del tempo e le persone
con cui si trova a interagire nei suoi viaggi. Un primo problema è che
(1) chi sta per mettersi in viaggio verso il passato e chi continua il
suo "viaggio nel presente" parlerà diversamente delle relazioni tem-
porali che sussistono fra lui e gli eventi che incontrerà. Espressioni
come "fra cinque minuti", o i tempi verbali futuri in bocca a chi sta
per entrare nella macchina del tempo si riferiscono a tempi che sono
passati per chi resta nel presente, così come tempi verbali al passato
per chi rimane nel presente si riferiscono a eventi futuri per il viag-
giatore. Nascono così ambiguità che non è chiaro come risolvere.
Immaginatevi di stare per entrare in una macchina del tempo diretta
verso il 1991. Prima di partire, cosa direste a qualcuno che nel 1991
era bambino? C'è un modo di scegliere tra "fra cinque minuti ti ho
fatto visita quand'eri bambino" o "ti farò visita vent'anni fa", dato
che entrambe sembrano grammaticahnente scorrette? Il secondo
problema è che (2) un viaggiatore che dal futuro visitasse il nostro
presente "porterebbe" con sé il suo punto di vista. Quindi eventi per
noi futuri sarebbero per lui passati. Poniamo che dal futuro arrivi
qualcuno a ringraziare l'inventore della macchina del tempo qualche
anno prima che questi elabori il progetto finale. Che frase sceglierà

45
fra "tu hai inventato la macchina del tempo, e lo farai fra qualche
anno" e "tu inventerai la macchina del tempo, e lo hai fatto molti
anni prima che io nascessi"?
Questi problemi nascono dal presupposto, implicito nei tempi
verbali e negli avverbi temporali, che parlante e ascoltatore condivi-
dano tanto la posizione nel tempo quanto l'orientamento degli eventi
nella serie temporale di cui parliamo. Un linguaggio adatto ai viaggia-
tori del tempo dunque, dovrebbe avere espressioni che ci permettano
di sospendere tale presupposto, almeno in certi casi. Un modo relati-
vamente semplice di fare ciò è di utilizzare un linguaggio puramente
"atensionale", ossia contenente solo espressioni temporali che fanno
riferimento a relazioni di ordine e a date (dove appunto avere una
data non è che stare in relazione temporale con qualche evento scel-
to convenzionalmente). Ciò risolverebbe immediatamente il secondo
problema. Parlando con l'inventore del motore a curvatura prima che
questi lo inventi, il viaggiatore direbbe "il 20 gennaio 2039 tu inventi
il motore a curvatura, e tale data è 30 anni dopo questo proferimento
e circa 20 anni prima l'evento della mia nascita". Per il primo proble-
ma le cose sono un po' più complesse, ma non è difficile immaginare
come se ne possa venire a capo relativizzando espressioni come "fra",
"prima" e "dopo" a sequenze causali. Il modo più naturale di farlo
è specificare se il viaggiatore si sta riferendo al suo tempo personale
o al tempo pubblico. Per esempio, un viaggiatore che alle 12.00 del
1° gennaio 2012 sta entrando nella macchina del tempo diretto verso
il mezzogiorno del 1° gennaio 1900 può usare "fra cinque minuti"
tanto per riferirsi alle 12.05 del 1° gennaio 2012 quanto per riferirsi
alle 12.05 del del 1° gennaio 1900, a seconda che intenda parlare del
tempo pubblico o del tempo personale .

. Il problema più serio nell'eliminare il linguaggio tensionale, è che


il linguaggio e le credenze tensionali sono in molti casi indispensabili
per spiegare il nostro comportamento tempestivo. Se devo prendere
un treno alle 10.30, solo se a un certo punto avrò la credenza che
ora sono le 10.25 mi muoverò e correrò a prendere il treno. Né la
credenza (vera) che il treno parte alle 10.30, e nemmeno quella che
alle 10.25 devo iniziare a dirigermi verso il binario, di per sé sono
sufficienti a spiegare come sia riuscito a prendere il treno in tempo.
Presumibilmente quindi non potremmo fare a meno di un linguag-
gio e di un pensiero tensionale nemmeno in un mondo popolato da

46
viaggiatori nel tempo, almeno quando questi condividono "tempo-
raneamente" lo stesso presente.
Ma forse le cose non stanno così. I viaggi nel tempo, infatti, sem-
brano rendere l'azione tempestiva inutile. Poniamo che alle 8.30 di
lunedì mattina debba presiedere a una importante riunione di lavo-
ro, ma che invece di alzarmi quando la sveglia suona alle 7, rimanga
addormentato a letto fino a tardi. Se a mezzogiorno prenderò la
macchina del tempo per tornare al momento di inizio della riunio-
ne, allora alle 7 di questa mattina, anche se rimango addormentato
è vero che arriverò puntuale alla riunione, anche se partirò solo a
mezzogiorno. Se invece alle 8.30 non sarò presente alla riunione,
nessun viaggio nel tempo potrà cambiare questo fatto, ma se così è,
avrò deciso, per qualche motivo, di non esserci. Si prospetta quindi
l'eventualità che un mondo di viaggiatori nel tempo renda realizza-
bile un "vecchio" progetto dei teorici B del tempo, quello che a un
mondo privo di determinazioni tensionali reali. - come i teorici B
pensano che sia il nostro - debba corrispondere l'eliminazione di
ogni forma di linguaggio e pensiero tensionale (si vedano le Letture
consigliate 2 .e per dettagli bibliografici sulla cosiddetta Old tenseless
theory o/ time e le sue implicazioni semantiche).
Capitolo secondo
Viaggiare nello spaziotempo

Il.i Persone, oggetti ed eventi


Nella vita ordinaria facciamo esperienza di persone, oggetti ed
eventi. Normalmente, pensiamo agli oggetti e alle persone come
ciò che partecipa o prende parte agli eventi, e consideriamo quindi
oggetti ed eventi come entità di tipo diverso. Le partite di calcio
hanno fra i loro partecipanti i calciatori, la palla, le porte, e (alme-
no stando a un certo modo di intendere i loro confini) lo stadio e
gli spettatori; la mia colazione ha fra i partecipanti me, una tazza
di caffè, una brioche. Non tutti gli eventi, però, sembrano avere
dei partecipanti - soprattutto se si considerano eventi molto brevi
o istantanei. Un lampo in cielo, uno schiocco di dita, una fitta a
un muscolo sono eventi in cui rion è facile individuare oggetti o
persone come partecipanti. La differenza più evidente fra oggetti
e persone da un lato, ed eventi dall'altro consiste nel modo in cui
persistono, ossia esistono a tempi diversi. Mentre ci capita di ri-
incontrare gli stessi oggetti e le stesse persone, per quanto magari un
po' cambiati (gli amici invecchiano, gli oggetti si deteriorano), non
possiamo normalmente ri-visitare lo stesso evento più volte. Certo
possiamo partecipare in tempi diversi a un evento sufficientemente
esteso nel tempo, ossia visitare diversi suoi "momenti". Ma il mo-
mento che abbiamo visitato in passato non può essere nuovamente
visitato in futuro. Per esempio, se sono arrivato a una festa un'ora
dopo che era iniziata, sono andato via, e poi sono tornato dopo
due ore, allora sono sì tornato due volte alla stessa festa, ma non
sono tornato due volte allo stesso momento della festa. Ovviamente
i viaggi nel tempo ci costringono a rivedere questa intuizione. Nel
romanzo Ristorante al termine dell'universo (Restaurant at the End
o/ the Universe, 1980) di Douglas Adams (1952-2001), il ristorante
del titolo si trova al termine, in senso temporale, dell'universo, e

48
"ogni sera" i commensali cenano assistendo agli spettacolari collas-
si delle ultime galassie. Viaggiando nel tempo, dunque, possiamo
"tornare" a visitare un evento esattamente allo stesso momento a
cui abbiamo già - nel nostro tempo personale - assistito, indipen-
dentemente dal fatto che questo evento si trovi nel passato o nel
futuro pubblico. Però, è bene ricordare che tutti gli eventi che sono
un "ritorno" nel nostro tempo personale allo stesso momento della
festa, e quindi si susseguono nel nostro tempo personale, sono dal
punto di vista del tempo pubblico - proprio perché sono "ritorni"
allo stesso momento della festa - simultanei. Dimenticare questo fat-
to significa compiere "la fallacia della seconda volta" (second time
around fallacy) e credere che sia possibile fare in modo che a ogni
"ritorno" capitino cose diverse 1. Tale fallacia è spesso sfruttata nella
letteratura e nel cinema, dove raccontare la storia dal punto di vista
del personaggio che torna allo stesso evento, ma fa sì che capitino
cose diverse ogni volta, è il tipico stratagemma per farla sembrare
un'idea coerente (si veda supra I.iv).

Ma anche se i viaggi nel tempo ci permettono di ti-visitare lo


stesso evento, rimane una differenza preteorica fondamentale nel
modo in cui pensiamo alla persistenza di oggetti ed eventi. Gli
eventi hanno parti temporali. Un'opera buffa come Il barbiere di
Siviglia ha come parti temporali il primo tempo, l'intervallo e il
secondo tempo, che a loro volta possono essere suddivise in parti
più brevi (i recitativi, le arie, i duetti...). Ciò che abbiamo chia-
mato i "momenti" di un evento possono essere visti come le parti
temporali più piccole - idealmente istantanee - degli eventi. Gli
eventi persistono nel tempo per un certo periodo proprio per il
fatto di avere parti temporali che si susseguono l'una alt'altra. Ogni
parte non è la stessa della precedente, per quanto qualitativamen-
te possa assomigliare, o sia addirittura da essa indistinguibile. Gli
oggetti (e le persone, che in questo .contesto possiamo considerare
come un tipo particolare di oggetti), invece, non sembrano avere
parti temporali. Le loro "vite" hanno parti temporali (la giovinez-
za di una persona, che viene prima della sua maturità, la fase di
rodaggio di un'automobile, che viene prima della rottamazione ... )
ma la vita di Un oggetto è appunto un evento di cui l'oggetto è

1 Si veda Dwyer (1975) e Smith N.J.J. (1997).

49
protagonista, ossia l'unico partecipante. E ogni oggetto è prota-
gonista della propria vita perché, al di là dei cambiamenti, persiste
rimanendo identico a se stesso in ogni fase della propria vita. In
altri termini, mentre gli eventi sono sempre parzialmente presenti
a ogni istante della loro esistenza perché non tutte le loro parti
temporali esistono a ciascun istante, gli oggetti sono sempre·inte-
ramente presenti a ogni istante della loro esistenza. Infatti, avendo
solo parti spaziali (i loro "pezzi") e non temporali, in ciascun mo-
mento della loro esistenza tutte le loro parti esistono.

II.ii Identità attraverso il tempo: endurantismo e perdurantismo

La differenza fra il modo di persistere degli oggetti, che hanno


solo parti spaziali e quindi sono sempre interamente presenti, e
gli eventi, che invece hanno parti temporali e quindi esistono nel
tempo solo parte dopo parte, è ritenuta da alcuni filosofi - detti
tridimensionalisti o endurantisti - una differenza metafisica pro-
fonda fra queste due categorie di entità. Altri filosofi invece, i
quadridimensionalisti o perdurantlsti - ritengono che la differenza
risieda solo in un nostro modo ingenuo di pensare alle cose. An-
che le persone e gli oggetti in generale, infatti, hanno - secondo i
quadridimensionalisti - parti temporali e persistono nel tempo in
virtù del susseguirsi di queste. Semplificando un po', gli oggetti
non sono che eventi particolarmente coesi nello spazio e le cui
parti temporali o fasi stanno in stretta relazione causale fra loro
(tale relazione è chiamata genz'dentità). Quando ri-incontriamo un
oggetto, dunque, ne incontriamo una nuova fase, esattamente co-
me capita cori gli eventi, e questa fase è sempre successiva, se non
stiamo viaggiando indietro nel tempo. Tanto gli oggetti quanto
gli eventi, dunque, sono entità a quattro dimensioni: tre spaziali e
una temporale. Talvolta ci si esprime dicendo che il quadridimen-
sionalista identifica gli oggetti còn i "vermi" o "salami" quadri-
dimensionali costituiti dalla somma delle "fette" spaziotemporali
degli oggetti, ossia le loro fasi (si veda fig. 1). Queste ultime sono
le parti istantanee dell'evento con cui l'oggetto è identificato, ossia
i momenti della sua vita.

50
SfAZIO

Fig. 1

La concezione quadridimensionalista della persistenza - l'idea


che persistere sia avere parti temporali distinte in successione - ci
permettere di chiarire un problema connesso ai viaggi nel tempo.
Nel già citato A Sound o/ Thunder di R. Bradbury, un pavido viag-
giatore chiede all'operatore turistico che lo sta portando nella prei-
storia a caccia di dinosauri se è possibile, prima di iniziare la battuta,
andare a un momento di poco antecedente il loro ritorno per vedere
se qualcuno dei partecipanti alla battuta si sia ferito. Ma il burbero
operatore risponde:

«Questo sarebbe un paradosso» disse «il tempo non permette simili


casini: un uomo che incontra se stesso! Quando si rischiano cose simili,
il tempo si fa da parte, come un aeroplano che incontra una sacca di
vuoto» (trad. mia).

Incontrare se stessi non è solo un'idea psicologicamente pertur-


bante, ma solleva dei problemi anche sul piano logico. Poniamo che
un mio "sé" più veèchio sia venuto oggi a trovarmi mentre stavo in
ufficio alla scrivania, e si sia presentato dicendo "io sono te, fra dieci
anni". Se io sono la stessa persona di quel!'uomo che mi sta stringendo
la mano, allora certamente qualsiasi proprietà io abbia l'avrà anche
lui. Ma com'è possibile, dato che io sono seduto dietro la scrivania,

51
mentre lui è in piedi davanti a essa, e io ho vissuto dieci anni di meno
di quanti ne abbia già vissuti lui? Non a caso in molte storie di viaggi
nel tempo i personaggi che incontrano versioni più vecchie o più gio-
vani di se stessi non si riconoscono a prima vista: è difficile credere
che qualcuno che sta davanti a me, possa davvero essere identico ame,
ossia essere me stesso. Questo è a ben vedere un problema soprattutto
per il tridimensionalista, che pensa che parlare di "sé" più vecchi o più
giovani non sia che un modo metaforico di parlare della stessa entità
a momenti diversi. Finché a ogni tempo corrisponde un solo "sé" la
metafora risulta innocua (possiamo dire "Quando avrò quarant'anni,
visiterò la Malaysia" oppure in maniera più goffa ma sostanzialmente
equivalente "Il mio 'sé' quarantenne visiterà la Malaysia"). La pre-
senza di due "sé" nello stesso istante, però, trasforma la metafora in
contraddizione: se possiamo attribuire loro proprietà diverse e incom-
patibili, non possono essere la stessa entità (per il principio dell'indi-
scernibilità degli identici). E infatti per il quadridimensionalista i due
"sé" non sono la stessa entità e parlare di diversi "sé" non è affatto un
modo metaforico di esprimersi. I diversi "sé" sono parti temporali
diverse del viaggiatore: eventi della sua vita che si susseguono lungo
il suo tempo personale, ma possono risultare simultanei dal punto di
vista dél tempo pubblico. Che un viaggiatore incontri se stesso, infatti,
significa semplicemente che due sue parti temporali si ritrovano allo
stesso istante del tempo pubblico nelle vicinanze dello stesso luogo
(anche se non esattamente nello stesso luogo, si veda fig. 2).

SPAZIO
Fig. 2

52
Dal momento che le varie parti temporali di un oggetto - tanto di
un viaggiatore nel tempo quanto di una persona che rimane nel pre-
sente - sono entità distinte, non vi è nulla di paradossale nel pensare
che possano avere proprietà diverse: l'una è seduta, l'altra in piedi,
l'una "dista" dalla sua nascita meno dell'altra, e così via2 •

Queste considerazioni ci permettono anche di chiarire che nei


viaggi nel tempo in senso proprio (si veda supra I.iii) è possibile
tornare a un momento passato della propria vita solo nel senso che
un viaggiatore può visitare una zona dello spazio in un momento del
passato pubblico dove si era già (rispetto al suo tempo personale)
trovato, e quindi essere nelle prossimità di un suo "sé" più giovane,
delle cui esperienze ha memoria. Non contano dunque come viag-
gio nel tempo situazioni come quelle di Cronost'sma (Timequake,
1997) di K. Vonnegut, dove tutti rivivono in prima persona gli ulti-
mi dieci anni della propria vita, rivedendosi inesorabilmente com-
piere tutto ciò che sanno di avere già compiuto. Il viaggio nel tempo
in senso proprio, infatti, non comporta che il viaggiatore si ritrovi
"nei panni", per così dire, di un suo più vecchio "sé". Col viaggiare
fisicamente, e non solo con la coscienza, all'indietro nel tempo, il
viaggiatore può al massimo ri-assistere a eventi a cui aveva (nel suo
tempo personale) già assistito 3•

Il.iii La quarta dimensione


Il tempo, si sente dire talvolta, non è che "la quarta dimensione".
È in effetti possibile descrivere un'entità che persiste nel tempo
come un'entità che si estende lungo tre dimensioni spaziali e una
temporale grossomodo come il quadridimensionalista fa con gli
oggetti e le persone (si veda supra Il.ii). Così facendo descriviamo
uno "spazio", nel senso geometrico del termine, ossia un insieme
di elementi (eventi istantanei, in questo caso) ordinati da relazioni
(relazioni spaziali e temporali, in questo caso). Ciò che chiamiamo

2 Su questo problema si veda Letture consigliate 4.


' I romanzi di Vonnegut rispettano rigorosamente la coerenza temporale di
un'unica linea del tempo, mentre molte altre storie nella letteratura e nel cinema di
viaggi di questo tipo prevedono la possibilità di alterare il passato (si veda infra il V.i
e V.ii). Ulteriori riferimenti bibliografici sulla persistenza sono in Letture consigliate
2L .

53
tempo è dunque una delle dimensioni di questo "spazio". È molto
importante non lasciarsi confondere dalla terminologia: lo "spa-
zio" in senso geometrico non ha necessariamente le caratteristiche
dello spazio di cui facciamo esperienza ordinariamente (lo spazio
nel senso intuitivo del termine). Infatti, nella teoria quadridimen-
sionalista appena vista solo tre delle dimensioni stanno per aspetti
spaziali, mentre la quarta sta per l'aspetto temporale degli eventi
e degli oggetti. In questa interpretazione, lo "spazio" geometrico
quadridimensionale non rappresenta lo spazio, ma il cosiddetto
spaziotempo (o cronotopo).

Ma uno "spazio" geometrico a quattro dimensioni può anche esse-


re interpretato come composto da quattro dimensioni spaziali. Poiché
siamo animali che si sono evoluti con un'esperienza dell'ambiente
circostante limitata a tre dimensioni spaziali, non è sorprendente che
ci risulti pressoché impossibile immaginare una quarta dimensione
spaziale. Possiamo però sfruttare un'analogia per capire in che senso
possa esistere uno spazio a quattro dimensioni: Chiediamoci se una
palla rinchiusa in una scatola possa uscire dalla scatola senza che la
scatola venga aperta o che in qualche modo essa possa passare attra-
verso i lati della scatola. Ossia chiediamoci se esiste un movimento
spaziale continuo che la palla può fare per uscire fuori dalla scatola.
Se proviamo a immaginare la palla che muovendosi "tenta" di uscire
dalla scatola arriveremo a rispondere "no": quale che sia il movimen-
to della palla, essa incontrerà sempre qualche parete della scatola
prima di raggiungere qualsiasi punto esterno (si veda fig. 3 ).

Fig. 3

54
Ora, proviamo a chiederci qualcosa di analogo rispetto a un pia-
no, ossia a uno spazio a due dimensioni: è possibile che un cerchio
esca dall'interno di un quadrato compiendo un movimento conti-
nuo nello spazio senza incontrare mai nessuno dei lati del quadrato?
Se fossimo esseri da sempre confinati alle due dimensioni di quel
piano- come i personaggi del famoso romanzo Flatlandia (Flatland:
A Romance of Many Dimensions, 1884) di Edwin Abbott Abbott
(1838-1926) - probabilmente risponderemo "no" a una simile do-
manda. Qualsiasi movimento continuo nello spazio del piano, in-
fatti, è destinato a scontrarsi contro uno dei lati del quadrato - e
lo spazio del piano è tutto ciò di cui dispone l'immaginazione di
questi esseri, presumibilmente. Ma in un mondo ad (almeno) tre
dimensioni spaziali, il cerchio può uscire dal quadrato con un mo-
vimento continuo nello spazio: basta che passi sopra uno dei lati del
quadrato (si veda fig. 4).

Fig. 4

Analogamente, per quanto non riusciamo a immaginare cosa vo-


glia dire "passare sopra" una delle pareti della scatola, in un universo
a quattro dimensioni spaziali, la palla può uscire dalla scatola senza
doversi smaterializzare o attraversare la parete come un fantasma4•

4 Questo esempio è dovuto al matematico Charles Howard Hinton (1853-


1907), un personaggio un po' singolare che a fine Ottocento escogitò anche dei
termini per riferirsi alle direzioni lungo la quarta dimensione (in analogia a "su"
e "giù"): katd e and. Grossomodo in quegli stessi anni, un più celebre matemati-
co, Simon Newcomb (1835-1909), diede il via a una vasta letteratura sulla quarta
dimensione spaziale - non sempre propriamente scientifica - a partire da un suo
discorso tenuto alla New York Mathematical Society nel dicembre del 1893 (e
pubblicato su «Nature» nel n° 49 del 1894). Tale discorso viene ricordato anche
all'inizio del già citato romanzo La macchina del tempo di H.G. Wells del 1895.
L'idea di una quarta dimensione spaziale è rintracciabile già nelle teorie del filosofo
platonico inglese Henry More (1614-1687), dove compare in connessione con lo

55
Il movimento nella quarta dimensione spaziale, dunque, per
quanto difficile o impossibile da immaginare, non è in linea di princi-
pio problematico. Esso avviene in un certo lasso di tempo, così come
avvengono i movimenti lungo le "solite" dimensioni giù, su e avanti,
indietro e destra, sinistra. Ciò deve metterci in guardia dal confonde-
re l'interpretazione spaziale dello "spazio" a quattro dimensioni con
quella spaziotemporale. È infatti molto facile lasciarsi suggestionare
dall'idea di una dimensione-tempo come di un qualcosa lungo cui ci
si muove come nelle tre conosciute dello spazio, per poter arrivare
in un'epoca diversa dalla nostra. Il romanzo La macchina del tempo
(The Time Machine, 1895) di Herbert George Wells (1866-1946) e
molta fantascienza successiva hanno infatti sfruttato questa confu-
sione per rendere l'idea di viaggio nel tempo in qualche modo più
intuitiva - condannandola di fatto all'incoerenza. Lungo la quar-
ta dimensione intesa come l'aspetto o ingrediente temporale degli
eventi (e quindi degli oggetti) non si può viaggiare come si viagge-
rebbe in una dimensione spaziale - per quanto esotica ed estranea
al nostro pensiero, come la "quarta dimensione" spaziale appunto.
Questo è evidente se si pensa che i "punti" dello spaziotempo sono
eventi, e gli eventi si trovano nello spazio e nel tempo, ma non si
spostano nel tempo attraverso lo spazio, come intuitivamente pen-
siamo facciano gli oggetti. Del resto, per il quadridimensionalista ciò
vale anche per gli oggetti. Ciò che descriviamo come un· movimento
nel tempo di un oggetto tridimensionale, non è che la lunghezza
temporale dell'oggetto quadridimensionale, il quale non è che una
somma di eventi (le sue parti temporali). "Muoversi" o "viaggiare"
nello spaziotempo dunque, non vuol dire altro che ~stendersi lungo
la dimensione temporale dello spaziotempo, come fanno gli oggetti
e le persone (si consideri nuovamente la fig. 1 in Il.ii) e non spostarsi
lungo una ulteriore dimensione.

spiritismo, come avverrà ancora fino a fine Ottocento nella letteratura teosofica.
Nella fantascienza della prima metà del Novecento la quarta dimensione. è spesso
popolata da paurosi "mostri" che insidiano e talvolta rapiscono i protagonisti (o le
loro fidanzate). Un bellissimo racconto sul tema (senza né spiriti né mostri) è "And
He Built a Crooked House" (1941) di R.A. Heinlein. In Straniero in terra straniera
(Stranger in aStrange Land, 1961), sempre di R.A. Heinlein, il protagonista riesce a
liberarsi di persone e oggetti che ritiene pericolosi per lui e i suoi amici spostandoli
nella quarta dimensione.

56
II.iv La mappa' dello spaziotempo e le linee-mondo
Immaginiamo, armati di metro e orologio, di fare una sorta di map-
pa degli eventi che hanno luogo ·su una scrivania davanti a noi per
circa cinque secondi. Poniamo che sulla scrivania si trovi un libro
L e una pallina K che si muove uniformemente in linea retta di
fianco a esso. Gli eventi che hanno luogo sulla scrivania possono
essere descritti dalla serie di posizioni che gli oggetti in questione
hanno rispetto a un sistema di coordinate di riferimento a quattro
dimensioni "puntato" su un oggetto O considerato come fermo: tre
vanno misurate tramite l'utilizzo del metto, a partire da un punto
materiale di O (un suo "pezzettino" piccolo quanto si voglia), e la
quarta va misurata tramite un orologio o cronometro a partire da
un momento arbitrariamente scelto. Possiamo pensare a queste co-
ordinate, ossia i "punti" dello spaziotempo, come ciò che identifica
gli eventi istantanei che hanno luogo in quella regione di spazio per
quel periodo di tempo. Il centro del sistema di coordinate di rife-
rimento, come qualsiasi altro punto al suo interno, non è dunque
un luogo o un oggetto, ma un evento istantaneo - che possiamo
individuare con quel che capita al punto materiale dell'oggetto in
cui diamo il via alle misurazioni col metro, nel momento di partenza
delle misurazioni con l'orologio. Una simile mappa viene chiamata
diagramma spaziotemporale (quadridimensionale) ed è la mappa di
un "zona" dello spaziotempo, considerata dal punto di vista (per
così dire) di un sistema di riferimento - ossia di un oggetto che si
considera fermo.
Consideriamo solo due dimensioni spaziali per semplicità, identi-
fichiamo la scrivania come l'oggetto O su cui è pÙntato il sistema di
riferimento e fissiamo l'origine delle misurazioni spaziali nel suo spi-
golo inferiore sinistro. Se facciamo partire il cronometro nel momen-
to in cui la palla si trova tutta a sinistra della scrivania e ci fermiamo
qualche secondo dopo, la palla, indicata con "K", sarà rappresentata
nel diagramma come una striscia inclinata di qualche grado, e il libro,
indicato con "L", da una striscia verticale (si veda fig. 5).

57
SfAZIO

Fig.5

In generale, se un punto materiale è in movimento rispetto al


sistema di riferimento considerato, sarà rappresentato da una linea
inclinata rispetto ali' asse del tempo, come è la linea che parte dal
centro di K in fig. 5, mentre se è fermo rispetto al sistema di rife-
rimento, esso sarà rappresentato da una linea parallela ali' asse del
tempo, come la linea che parte dal centro di L in fig. 5. Possiamo
quindi semplificare ancora il nostro discorso, identificando gli og-
getti con un loro punto materiale, e considerando nel diagramma
solo una dimensione spaziale (per esempio, da destra a sinistra). Le
linee con cui "teniamo traccia" del movimento degli oggetti sono
chiamate le linee-mondo di tali oggetti. Ovviamente, se identifichia-
mo gli oggetti con le somme degli eventi che costituiscono la loro
vita a istanti diversi, rappresenteremo gli oggetti nei diagrammi con
le loro linee-mondo.
Che un oggetto venga rappresentato da una linea-mondo verti-
cale, e quindi come fermo, oppure inclinata, e quindi come in mo-
vimento, dipende dal sistema di riferimento. Per fissare un sistema di
riferimento, infatti, occorre scegliere un oggetto da cui fare partire le
coordinate spaziali: tale oggetto risulterà fermo al centro del sistema,
nel senso che la sua linea-mondo coinciderà con l'asse verticale del
tempo. Nell'esempio di prima, la linea-mondo dello spigolo della
scrivania da cui compiamo le varie misurazioni spaziali coincide con
l'asse delle coordinate temporali.

Se cambiamo sistema di riferimento e lo "centriamo" su un og-


getto in moto rispetto allo spigolo, nell'esempio precedente la palla
K che scorre sul piano senza scontrarsi con il libro, possiamo trasfor-

58
mare una rappresentaziòne nell'altra "raddrizzando" la linea-mon-
do della palla K, considerata ora come ferma al centro del sistema
di coordinate spaziali, e "inclinando" la linea-mondo dello spigolo e
del libro L. Rispetto alla palla K sono il tavolo e il libro L a muoversi
verso sinistra.

Per capire cosa capita quando un oggetto non ha velocità costan-


te, immaginiamo di accelerare una palla K' perpendicolarmente al
libro L, finché rimbalza al contatto col libro e torna indietro decele-
rando. Per semplicità, consideriamo un diagramma della situazione
in cui compare una sola dimensione spaziale (fig. 6). Se la velocità
di un oggetto non è uniforme, la sua linea-mondo in un diagramma
spaziotemporale sarà una linea curva e non retta - concava rispet-
to alla linea dello spazio se accelera, convessa se decelera (come la
linea-mondo di K' in fig. 6).

Ul'.TO

o
SPAZIO
Fig. 6

In generale, in fisica si chiama "moto accelerato'; qualsiasi moto


in cui sia presente un mutamento di velocità o direzione. L'inizio
del tragitto della palla, in cui gli facciamo prendere velocità, la fine
del tragitto, in cui è rallentata dall'attrito, sono moti accelerati, ma
anche il momento dell'urto - come mostra il fatto che la linea-mon-
do della palla in quel punto si pieghi. Questo raggruppamento sotto
la stessa etichetta "moto accelerato" non è arbitrario, infatti tanto un
cambio di direzione quanto un cambio di velocità richiedono che il
moto di un oggetto subisca l'intervento di forze. Si pensi a quando
in macchina, accelerando ci si sente spinti all'indietro, decelerando
ci si sente spinti in avanti, e curvando ci si sente spinti a destra o a

59
sinistra. Questa considerazione ci aiuta a capire perché, da un lato,
risulti indifferente rispetto alle leggi della fisica quale sistema iner-
ziale (sistema di coordinate considerato a partire da un oggetto in
moto non accelerato) venga scelto per descrivere i movimenti relativi
dei corpi, mentre dall'altro lato la distinzione fra sistemi inerziali e
sistemi non inerziali non sia affatto arbitraria o convenzionale. Stan-
do alla cosiddetta "relatività galileiana", infatti, nessun esperimento
ci permette di distinguere un sistema inerziale da un altro in modo
"assoluto": le leggi della fisica si comportano tutte nello stesso mo-
do, non importa a che velocità ci muoviamo (finché uniforme). Ma
lo stesso non vale per il confronto fra un sistema inerziale e un siste-
ma non inerziale: semplici esperimenti ci permettono di individuare
laccelerazione del sistema (senti una spinta? Sì. Allora non sei in un
sistema inerziale).
Una volta scelto - arbitrariamente - un sistema di riferimento
inerziale possiamo estenderlo, idealmente almeno, indietro e avanti
nel tempo, e in ogni direzione dello spazio finché si vuole, in mo-
do da costituire una mappatura completa degli eventi che costi-
tuiscono non solo una "zona" dello spaziotempo, come gli eventi
che accadono per cinque secondi sulla mia scrivania, ma dell'intero
spaziotempo5 .

Si porrebbe obiettare a questo punto che anche se ci ostiniamo


a chiamare l'oggetto della rappresentazione dei diagrammi quadri-
dimensionali "gli eventi che compongono lo spaziotempo", questi
diagrammi rimangono pur sempre rappresentazioni di oggetti tri-
dimensionali nello spazio, "combinate" con la rappresentazione del
loro movimento nel tempo. In altri termini, l'alternativa più naturale
all'interpretazione spaziale dello "spazio" a quattro dimensioni e dei

5 In una tale mappa, il tempo compare come un aspetto delle entità rappresen-

tate e occorre fare attenzione a non pensare a esso come a un ulteriore elemento
esterno alla rappresentazione. In particolare, indipendentemente dalla teoria della
persistenza che abbracciamo (tridimensionalismo o quadridimensionalismo, si ve-
da supra II.ii), non dobbiamo pensare agli oggetti rappresentati come in moto lungo
la dimensione temporale. Sono piuttosto le linee lungo tale direzione a rappresen-
tare il loro movimento. Se teniamo a mente la distinzione fra quarta dimensione
spaziale e quarta dimensione temporale (si veda supra II.iii), ossia interpretazione
spaziale e interpretazione spaziotemporale dello "spazio" che stiamo consideran-
do, è più facile evitare I' errore di inserire nuovamente il tempo "dal di fuori" come
movimento degli oggetti lungo la dimensione temporale.

60
diagrammi quadridimensionali (che abbiamo visto supra in II.iii),
noh sembra essere quella spaziotemporale, ma piuttosto quella che
vede lo "spazio" geometrico come composto dallo spazio e dal tem-
po, e ciascun diagramma come una mappa delle relazioni spaziali fra
oggetti e delle relazioni temporali fra gli eventi che li coinvolgono.
Del resto anche se, nel trasformare un sistema di riferimento in un al-
tro, caratteristiche come il movimento o la quiete non si preservano,
in ciascuna rappresentazione il tempo è chiaramente distinguibile
dallo spazio, in primo luogo. E, in secondo luogo, gli elementi spa-
ziali invarianti da una rappresentazione a un'altra sono chiaramente
distinti da quelli temporali.
L'impressione che gli aspetti temporali e quelli spaziali restino
distinti in ciascuna rappresentazione è data da una circostanza che ci
può sembrare indiscutibile: il tempo è "assoluto" rispetto alla scelta
del sistema di riferimento in un senso in cui lo spazio non sembra es-
serlo. Infatti, mentre dipende dal sistema di riferimento scelto se due
eventi accadono nello stesso luogo, non dipende da quello se due
eventi hanno luogo allo stesso tempo, ossia se sono simultanei. Im-
maginiamoci di essere su un treno che da Torino ci porta a Milano.
Alle 12.00, poco dopo essere usciti dalla stazione di Torino, apria-
mo il giornale e iniziamo a leggere (evento e1 in fig. 7a e 7b). Circa
trenta minuti dopo, quando il treno è fermo alla stazione di Vercelli,
lo chiudiamo (evento e2 in fig. 7a e 7b). Ora chiediamoci: l'evento
apertura del giornale e quello chiusura del giornale sono accaduti
(pressappoco) nello stesso luogo? Se consideriamo come sistema di
riferimento la terra (fig. 7a), chiaramente no: il primo ha avuto luogo
a Torino, il secondo a Vercelli. Ma se consideriamo come sistema di
riferimento il treno (fig. 7b) 6 , e quindi consideriamo il treno come
fermo e la terra come in moto verso ovest, la risposta è sì - i due
eventi sono accaduti nello stesso luogo: grossomodo dove sonori-
masto seduto. Ma questo apparentemente non vale nei confronti del
tempo. Se nel momento in cui ho aperto il giornale (evento e1) lo ha
fatto anche la signora di fronte a me (evento e3), allora i due eventi
e1 ed e3 hanno avuto luogo allo stesso tempo (sono simultanei), e
"giacciono" sulla stessa coordinata temporale, in qualsiasi diagram-

6 Mettiamo qui tra parentesi il fatto che un treno normalmente non costituisce
un sistema di riferimento inerziale, perché il suo moto è spesso accelerato (ossia
accelera, decelera e cambia direzione), e consideriamo un treno idealmente in moto
uniforme.

61
ma spaziotemporale (come in fig. 7a e 7b). La simultaneità, dunque,
ma non la co-locazione, è uh elemento invariante nel passaggio da
una rappresentazione a un'altra.

TERRA SL~NOOA Tl'.EN o t


Ct
12,~S ----- -----

s 1110 Pos-To s

Fig. 7a Fig. 7b

L'idea che nel passaggio da una rappresentazione all'altra ri-


mangano invariati elementi spaziali ed elementi temporali è data da
un'altra circostanza all'apparenza indubitabile. La distanza spaziale
fra eventi simultanei e la durata dell'intervallo temporale fra gli istan-
ti in cui avvengono due eventi (che avvengano nello stesso luogo o
meno) rimangono entrambe inalterate al variare del sistema di rife-
rimento. Se fra me e la signora seduta di fronte a me c'è un metro e
mezzo di distanza quando apriamo il giornale contemporaneamente,
allora la distanza spaziale fra i due eventi e1 ed e3 sarà di un metro e
mezzo sia quando venga calcolata rispetto alla terra, sia quando ven-
ga calcolata rispetto al treno. E in generale la distanza fra due punti
materiali che non si muovono l'uno rispetto all'altro rimane la stessa
rispetto a qualsiasi sistema di riferimento, così come la distanza fra
punti materiali appartenenti a uno stesso corpo "rigido" - come la
distanza fra le tacche del righello che usiamo per le misurazioni.
Analogamente, se è passata mezz'ora dall'apertura del giornale alla
chiusura, l'intervallo di tempo fra i due eventi sarà di mezz'ora indi-
pendentemente dal sistema di riferimento scelto.
Il problema fondamentale di questa obiezione è che per quanto
le cose ci sembrino stare così - come del resto sembrava anche a
Isaac Newton (1643-1727) e a Galileo Galilei (1564-1642) - e anzi
ci sembri quasi impossibile che stiano diversamente, di fatto, co-
me ha mostrato Albert Einstein (1879-1955) nel 1905, le cose non
stanno così.

62
II.v La dilatazione del tempo
I sistemi di riferimento inerziale che normalmente si scelgono per
descrivere i fenomeni fisici sono corpi sufficientemente grandi da
"contenere" in qualche modo gli eventi che siamo interessati a de-
scrivere. La terra, lo scompartimento di un treno, o una scrivania su
cui scorrono delle palle colorate. Nella nostra concezione ordinaria,
tendiamo a supporre che il tempo scorra nello stesso modo in cia-
scun sistema di riferimento, e che i nostri strumenti di misurazione
riflettano questa "uniformità". In altri termini, ci appare naturale
pensare che due orologi che sono in sincrono quando si trovano
entrambi sulla terra, rimarranno in sincrono anche quando uno dei
due viene portato su un treno in movimento rispetto alla terra, e
per ciò misureranno le stesse distanze temporali fra gli stessi eventi,
indipendentemente da dove si trovano. Analogamente, se due ri-
ghelli allineati hanno le tacche allo stesso livello quando sono sulla
terra, rimarranno così allineati anche nel caso che uno dei due ven-
ga portato sul treno, e per questo misureranno la stessa distanza
fra punti materiali non in movimento reciproco. Dall'indipendenza
delle distanze spaziali e temporali rispetto al sistema di riferimento,
segue immediatamente la dipendenza della velocità degli oggetti in
movimento dal sistema di riferimento scelto. Non solo dipende dal
sistema di riferimento scelto se un oggetto è fermo o si muove, ma
più in generale la velocità di un oggetto non è mai un fatto assoluto,
ma sempre relativo a un sistema di riferimento. Ciò è molto intuitivo:
se una motocicletta va a 50 km orari rispetto alla terra, e un treno che
si muove nella stessa direzione della motòcicletta va a 10 km orari
rispetto alla terra, la motocicletta si muoverà a 40 km orari rispetto
al treno. In generale, risulta piuttosto semplice calcolare la velocità
relativa di un corpo x rispetto a un sistema S a partire da quella che
mantiene rispetto a un altro sistema Sa. Semplificando, basta sottrar-
re la velocità relativa che il sistema S ha rispetto a Sa alla velocità di
x rispetto a Sa.

Per quanto intuitivo possa essere che le distante spaziali e tem-


porali rimangano costanti attraverso i sistemi di riferimento e che
la velocità di qualcosa sia dunque sempre relativa, un dato empirico
ci costringe a rivedere le nostre intuizioni. La velocità della luce,
infatti, risulta costante rispetto a qualsiasi sistema inerziale venga
considerata. Poniamo che un osservatore, Andrea, che si trova su

63
un treno futuristico che procede alla velocità di 300.000 km orari
rispetto alla terra misuri la velocità di un raggio di luce che procede
parallelamente al treno, e un altro osservatore, Ernesto, misuri dalla
terra la velocità dello stesso raggio di luce. Per entrambi la velocità
risulterà essere la stessa, ossia 299.792.458 metri al secondo. Un
secondo di riflessione ci porta a capire che se gli orologi di Andrea
e di Ernesto rimanessero in sincrono e i righelli di entrambi rima-
nessero allineati anche dopo che Andrea è salito sul treno, ciò non
sarebbe possibile. Perché Andrea ed Ernesto possano concordare
sulla velocità del raggio di luce, l'orologio di Andrea deve essere
più lento e il suo righello "contratto" rispetto a quello di Ernesto
e viceversa7 • Questo fatto era noto anche prima della formulazione
della teoria della relatività e aveva spinto alcuni fisici (uno di questi
fu l'olandese Hendrik Lorentz 1853-1928) a pensare che gli ogget-
ti materiali e quindi anche gli strumenti di misurazione dovessero
subire qualche· modificazione nel trasferimento da un sistema di
riferimento a un altro.
La teoria della relatività speciale (RS) di Einstein modificò ra-
dicalmente questo punto di vista. Stando a RS, la contrazione del
tempo e dello spazio misurato che si verifica quando un osservatore
è in movimento rispetto a un altro non è dovuta a una forza che
agisce sui corpi e quindi sugli strumenti di misurazione, ma è una
contrazione dello spazio e del tempo stesso. Spazio e tempo, infatti,
non sono che aspetti dello spaziotempo che variano al variare del
sistema di riferimento. In altri termini, quanto dura un intervallo
temporale fra due eventi, e quanto distano due punti materiali (o
due eventi simultanei per noi), dipende dal sistema di riferimento
che consideriamo. In particolare, il tempo per Andrea - ossia la
dimensione temporale dello spaziotempo misurata dal suo orologio
-risulta dilatato, "più lento" ri~petto al tempo misurato da Ernesto,
poiché Andrea è in movimento rispetto a Ernesto. E visto che anche
Ernesto è in movimento rispetto ad Andrea, anche per Ernesto il
tempo risulta dilatato rispetto a quello misurato da Andrea. Carat-
teristiche del tempo e dello spazio che ci sembravano assolute, dun-
que, come la durata degli intervalli e la distanza fra punti materiali
appartenenti allo stesso corpo rigido, sono in realtà relative al siste-

7 In linea teorica sarebbe sufficiente che si verificasse anche solo una delle due
circosranze, ma la teoria predice entrambe le modificazioni e i risultati sperimentali
lo confermano chiaramente. Si veda Sklar (1974, pp. 164-172).

64
ma di riferimento rispetto a cui le misuriamo. Ma se con lo spostarci
da un sistema di riferimento all'altro le distanze nello spazio e nel
tempo non rimangono invariate, allora lo spaziotempo può essere
diviso in un aspetto temporale (monodimensionale) e uno spazia-
le (tridimensionale) solo relativamente a un sistema di riferimento.
Questa situazione giustifica l'idea che i diagrammi spaziotemporali
debbano essere visti come rappresentazioni dello spaziotempo da
un certo "punto di vista", piuttosto che come rappresentazioni del-
lo spazio e del tempo.
Qualcosa, però, rimane invariato al variare del sistema di rife-
rimento, e quindi in ogni diagramma. Non le singole differenze di
spazio (LlS) e di tempo (LlT), ma piuttosto una certa relazione fra le
due. A essere precisi, ciò che rimane costante è il cosiddetto inter-
vallo spaziotemporale I fra eventi8:

(F) I= ~LlS2 - flT2c2

Il fatto che questa quantità rimanga costante ci permette di ren-


dere più precisa l'idea che lo spazio e il tempo siano intimamente
connessi nello spaziotempo, e che siano separabili solo relativamente
a qualche sistema di riferimento. Nel contempo, la sola cosa che la
teoria ci dice sulla "fusione" di spazio e tempo nello spaziotempo è
. appunto che la relazione I fra le.misurazioni degli intervalli di spazio
e di tempo in diversi sistemi di riferimento rimane costante, e tale
vincolo empirico è compatibile con concezioni diverse della realtà
dello spaziotempo e della differenza fra spazio e tempo9 •

8 òS è la distanza spaziale, 6 Tè la distanza temporale fra eventi, come misurati


in un sistema di riferimento K, e e è la velocità della luce, che è indipendente dal
sistema di riferimento. Il fatto che I rimanga invariato vuol dire che anche se in
genere rispetto a un sistema di riferimento diverso K', òS e 6 T risulteranno diversi,
la relazione fra loro espressa da I sarà la stessa.
9 L'interpretazione filosofica dell'invarianza della distanza spaziotemporale è
oggetto di dibattito. Il matematico Hermann Minkowski (1864-1909), che per pri-
mo formulò la teoria della relatività in termini spaziotemporali, ne sostiene un'in-
terpretazione radicale, per cui né spazio né tempo esistono più separatamente, ma
a esistere è solo la loro "fusione" nello spaziotempo (Minkowski 1909); ma altre
posizioni più moderate sono possibili, si veda Letture consigliate 3 per qualche
ulteriore dettaglio bibliografico.

65
II.vi La relatività della simultaneità

La RS ci dice che, contrariamente a quanto ci sembri, il tempo


non è più "assoluto" dello spazio. In effetti, le conclusioni a cui
ci porta la RS sono davvero radicali. Una delle conseguenze della
costanza della velocità della luce è che nemmeno la simultaneità è
assoluta, ossia condivisa da tutti i sistemi di riferimento. Riprendia-
mo l'esperimento mentale del paragrafo precedente. Immaginiamo
che Andrea, da una fonte luminosa posta in mezzo al vagone su
cui si trova, faccia partire due segnali luminosi e voglia stabilire se
raggiungono, rispettivamente, la parete destra e la parete sinistra
del vagone nello stesso momento. In altri termini (si veda fig. 8a),
Andrea si propone di stabilire se gli eventi e1 (raggio luminoso di
sinistra che tocca la parete di sinistra Sx) e l'evento e2 (raggio lu-
minoso di destra che tocca la parete di destra Dx) siano simultanei.
Dal momento che la luce dovrà fare lo stesso percorso (la fonte
luminosa è posta a metà del vagone) e supponendo che si muova
alla stessa velocità in entrambe le direzioni, è ovvio che e1 ed e2
risultano simultanei per Andrea, ossia rispetto al sistema di riferi-
mento centrato sul treno. Ma come stannò le cose per Ernesto? Ri-
cordiamoci che mentre la luce va alla stessa velocità sia per Ernesto
che per Andrea e quindi i due raggi si comportano allo stesso modo
per entrambi, le pareti del treno si muovono diversamente per i
due (si confronti fig. 8a con fig. 8b). In particolare, per Andrea le
pareti del treno sono ferme, e i due raggi di luce dovranno quindi
percorrere lo stesso intervallo di spazio prima di raggiungere le ri-
spettive pareti. Mentre per Ernesto le due pareti si muovono verso
destra. Ma ciò vuol dire che nel sistema di riferimento di Ernesto
la parete di sinistra "corre incontro" al raggio di sinistra, mentre
quella di destra "scappa" dal raggio di destra. Dato che la velòcità
dei due raggi rimane invariata, il raggio di sinistra dovrà percorrere
meno spazio rispetto al raggio di destra per raggiungere la parete
del vagone, e quindi arriverà prima del raggio di destra. Come ri-
sultato, nel sistema di riferimento di Ernesto, e1 non è simultaneo
con e2' ma lo precede. L'ordine temporale di almeno alcuni eventi,
quindi, risulta dipendente dal sistema di riferimento che conside-
riamo. E non è difficile capire che rispetto a sistemi di riferimento
che si muovono uno in direzione opposta all'altro alcuni eventi
accadranno in ordine inverso.

66
t t
5)( !>)(

s
_$11\Z ic!\\J;;°(E~llES,.o)

Fig. 8a Fig. 8b

Occorre però essere molto chiari su una conseguenza che non


deve essere tratta a questo punto, perché sarebbe scorretta. La RS
non implica che l'ordine temporale di eventi che stanno nella re-
lazione di causa-effetto possa dipendere dal sistema di riferimento
considerato. Anzi, se due eventi ex ed eY sono anche solo causa/men-
te connettibili (ossia possono stare in relazione di causa ed effetto),
allora il loro ordine temporale è lo stesso in ogni sistema di riferi-
mento. Questo perché la velocità della luce non è solo invariante
rispetto al sistema di riferimento, ma è anche la velocità limite as-
soluta: nessun corpo, per quanto vada veloce, può accelerare fino a
raggiungerla. Da ciò segue che due eventi possono essere - almeno
in linea di principio - causalmente connessi solo se l'intervallo fra i
due è tale che un segnale trasmesso alla velocità délla luce o a una
velocità inferiore partendo dal primo può raggiungere il secondo 10 •
Ma visto che la velocità della luce è la stessa in ogni sistema di
riferimento, l'ordine temporale fra gli eventi causalmente connet-
tibili sarà lo stesso indipendentemente dal sistema di riferimento.
Se Andrea spostasse la fonte di luce ali' estrema sinistra del vagone
in cui si trova e facesse partire un raggio luminoso verso destra per
chiedersi che relazione temporale c'è fra l'evento e1 - partenza del
raggio di luce - e l'evento e2 - raggio di luce che raggiunge la parete

10 Si pensi: se non c'è causazione istantanea a distanza e il secondo evento


avviene prima che il segnale arrivi, non può esserne stato influenzato. Le cose non
sono così semplici, però, se lo spaziotempo è curvo, soprattutto se la sua curvatura è
tale da permettere spostamenti all'indietro nel tempo (si vedano infra III.ve III.vi).

67
destra, la sua risposta sarebbe ovviamente che e1 precede e2 • Ma la
stessa risposta la darebbe anche Ernesto, anche se il raggio lumino-
so ci mette più tempo nel suo sistema di riferimento; e in generale
sarà così per chiunque, anche se le distanze in termini di spazio e
in termini di tempo per ciascun sistema di riferimento risulteranno
diverse.
Per ciascun evento e in un diagramma spaziotemporale, dunque,
è possibile dividere l'intero spazio quadridimensionale in un insie-
me di eventi che possono venire causalmente influenzati da e o che
possono essere stati causalmente influenzati da e - queste due zone
rappresentano rispettivamente il futuro assoluto e il passato assoluto
di e. Queste determinazioni sono assolute appunto perché al variare
di sistema di riferimento (e quindi di diagramma), nel passato e fu-
turo assoluto di e troviamo gli stessi eventi. Tutti gli eventi che non
ricadono nel passato o futuro assoluto di e costituiscono l'assoluta-
mente altrove di e. L'evento e in fig. 9 è al centro del sistema di rife-
rimentò, e la velocità della luce è rappresentata con un'inclinazione
di 45° rispetto agli assi.

Fig. 9
I due "coni" quadridimensionali che costituiscono gli eventi del
futuro assoluto e del passato assoluto di e sono detti "coni di luce" di

68
e. Tutti gli eventi nei coni di luce di e sono separati da e da un inter-
vallo in cui la componente temporale risulta preponderante rispetto
a quella spaziale in ciascun sistema di riferimento, e sono per ciò
detti intervalli come-tempo. Intuitivamente, si tratta di quegli eventi
che, in quanto connettibili casualmente, più sono lontani nello spa-
zio, più distanza temporale c'è fra loro. Catene di eventi separati
da intervalli come-tempo sono dette linee temporali (o, equivalen-
temente, curve temporali). La linea-mondo di un oggetto "segue" in
ogni sua parte linee temporali, ed è essa stessa una linea temporale.
Tutti gli eventi nell'assolutamente altrove invece, sono separati da e
da un intervallo spaziotemporale in cui l'aspetto spaziale è prepon-
derante, e sono per ciò detti intervalli come-spazio. Intuitivamente,
sono quegli intervalli che, in quanto non connettibili causalmente,
più vicini nello spazio sono, meno tempo c'è fra loro. La stabilità
dell'ordine temporale fra eventi causalmente connettibile non vale
però fra eventi non causalmente connettibili, ossia nell' assolutamen-
te altrove l'uno rispetto all'altro. L'insieme degli eventi separati da e
da intervalli come-spazio, ossia gli eventi nell' assolutamente altrove
di e, non individua gli eventi che si trovano a un punto diverso dello
spazio nel momento in cui e capita - ossia gli eventi simultanei con
e. Ricordiamoci che la simultaneità è relativa a sistemi di riferimen-
to inerziali (gli eventi che sono simultanei per Andrea, che sta sul
treno, non lo sono per Ernesto, che sta in stazione), e i sistemi di
riferimento inerziali sono fissati rispetto a un oggetto non accelerato
considerato come fermo. Quindi, rispetto a oggetti che si muovono
relativamente l'uno all'altro (ossia ai sistemi di riferimento puntati su
di essi) e starà in relazione di simultaneità con eventi diversi.
Non è difficile rendersene conto. Poniamo che e sia un evento che
fa parte della "vita" di un qualche oggetto O (un momento dell' esisten-
za di una particella, una persona o di una palla di gomma) e conside-
riamo il sistema inerziale puntato sulla terra. Poniamo che O sia fermo
rispetto alla terra. Gli eventi simultanei con e rispetto alla terra (o a
O, finché non si muove) sono tutti quelli che "giacciono" sull'asse
orizzontale delle ascisse. Questi sono solo una parte rispetto a quelli
che troviamo nell' assolutamente altrove di e, e costituiscono il piano di
simultaneità di e, ossia il suo presente relativo alla terra (o a O). Tale
piano divide in due tutti gli eventi dello spaziotempo dando origine al-
le zone che possiamo chiamare il futuro relatlvo di e e il passato relativo
di e (si veda fig. 10). "Relativo" significa in questo caso rispetto a un
sistema di riferimento - nel caso specifico, quello puntato sulla terra, ò

69
su O finché èfermo rispetto alla terra. Visto che e è un momento della
vita di O, possiamo parlare anche del presente, passato e futuro di O
a un dato momento della sua vita (o, forzando un po' l'uso ordinario
"a un evento e") 11 • Ora, poniamo che nel presente di un oggetto O a
e, ossia nel piano di simultaneità di O a e (l'insieme di tutti gli eventi
simultanei a e relativamente a O), si trovi un evento e'. Relativamente
a O, e ed e' sono dunque simultanei. Poniamo che e' sia un momento
della vita di un altro oggetto O' in moto rispetto a O. Dal momento
che il piano di simultaneità di un evento dipende dal sistema di riferi-
mento scelto, e dal momento che il sistema di riferimento puntato su
O e quello puntato su O' sono diversi, il presente di O non coinciderà
con quello di O'. In particolare, il piano di simultaneità di O' a e' sarà
inclinato rispetto a quello di O a e, e conterrà quindi eventi che sono
nel futuro e nel passato relativo di O a e. Dal punto di vista di O, per
così dire, ci sono cose che avverranno o che sono accadute, che invece
dal punto di vista di O' stanno accadendo. In fig. 10, la linea orizzonta-
le tratteggiata (il piano di simultaneità di O a e) divide lo spazio-tempo
nel futuro e nel passato relativo di O a e, mentre la linea· tratteggiata
inclinata (il piano di simultaneità di O' a e) divide lo spazio-tempo nel
futuro e nel passato relativo di O' a e; ed è chiaro che le due divisioni
sono diverse.
o

fUTù~O
RELA"l"f\/o
DI O

Fig. 10

Queste conclusioni, nella RS, le possiamo trarre per qualsiasi cop-


pia di eventi che non siano connettibili causalmente. Dal momento

11 Si noti che le espressioni "passato (o futuro) relativo di e rispetto a O" e

"passato (o futuro) di O a e" sono interscambiabili.

70
che nessun sistema di riferimento è privilegiato in nessun senso ri-
spetto a qualcun altro, è impossibile nella RS stabilire un piano di
simultaneità - e quindi un presente - che valga per tutti gli oggetti.
In termini un po' più tecnici, non si può fare una partizione dello spa-
ziotempo in eventi passati, presenti e futuri che sia globale e valga per
tutti i sistemi di riferimento. Tale risultato ha fatto sì che spesso i so-
stenitori della teoria B del tempo cercassero di sfruttare la RS contro
le posizioni filosofiche avversarie - il realismo delle determinazioni
tensionali (ossia la teoria A), l'apertura del futuro e il presentismo, in
particolare (si veda supra I.i e i riferimenti in Letture consigliate 3).
Non approfondiremo qui questi argomenti, perché in questo conte-
sto ci interessa maggiormente far notare un'altra conseguenza della
relatività, che risulta centrale per capire i viaggi nel tempo.
Non solo oggetti che si muovono a velocità diverse relativamente
l'uno all'altro hanno in genere piani di simultaneità con inclinazioni
diverse. Ma lo stesso vale per lo stesso oggetto O, a momenti diversi
della sua vita, nel caso in cui cambi velocità o direzione. Se segnia-
mo la linea-mondo di un oggetto in un sistema di riferimento cen-
trato per esempio sulla terra, per quanto i coni di luce degli eventi
che costituiscono la sua vita rimangano orientati come quando è
fermo, il piano di simultaneità che costituisce il suo presente (ossia,
per ogni evento della sua vita e, gli eventi simultanei a e rispetto a
O) cambierà in conseguenza delle sue diverse velocità e direzioni
(fig. 11).

Fig. 11

71
Per quanto la RS risulti controintuitiva e ci possa sembrare incre-
dibile, essa è una delle teorie meglio confermate sperimentalmente
di cui disponiamo. Ed è bene notare anche che la RS ci fornisce gli
strumenti per capire perché non ci sembra che le cose stiano come la
RS dice. Infatti, anche se dire che la simultaneità è indipendente dal
sistema di riferimento adottato è falso, se ci limitiamo a considerare·
velocità relative molto lontane dalla velocità della luce, è una buona
approssimazione di come stanno le cose. E ovviamente, i corpi dotati
di una certa massa nel nostro universo non si muovono a velocità
vicine a quelle della luce - tanto meno noi, non solo quando andia-
mo a fare jogging, ma anche se siamo astronauti in viaggio per la
luna. Inoltre, dire che condividiamo il presente con gli oggetti che si
muovono rispetto a noi è falso, ma anche in questo caso si tratta di
una buona approssimazione, se ci limitiamo agli oggetti di piccole,
medie e grandi dimensioni che incontriamo sulla terra.

II.vii Teoria sostanziale e teoria relazionale


Un problema metafisico tradizionale che riguarda lo spazio e il tem-
po è costituito dalla disputa fra i sostanzialisti e i re/azionisti, che
ha avuto origine nell'epoca moderna da un carteggio fra il filosofo
tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) e il filosofo inglese
Samuel Clarke (1675-1729), difensore del punto di vista di Newton.
Semplificando, per i sostanzialisti (come Clarke e Newton) luoghi e·
tempi hanno una realtà indipendente dagli oggetti che li occupan9,
e le relazioni spaziali e temporali sono relazioni fra luoghi e tem-
pi, che solo indirettamente e derivativamente possiamo attribuire a
oggetti ed eventi. Per i relazionisti (come Leibniz), invece, la realtà
dello spazio e del tempo è interamente data dalle relazioni spaziali e
temporali che sussistono fra oggetti e fra eventi. Essere nello spazio e
nel tempo per un'entità, dunque, non vuol dire nient'altro che stare
in qualche relazione spaziale e temporale con qualche altra entità.
Una distinzione analoga si può tracciare anche rispetto allo spa-
ziotempo. Stando alla teoria della relatività, tramite orologi e righelli
otteniamo informazioni sulla realtà spaziotemporale così come ri-
sulta rispetto al sistema di riferimento che consideriamo. In partico-
lare, tramite la misurazione otteniamo informazioni sulle relazioni
spaziali fra corpi, e sulle relazioni temporali fra eventi istantanei che
coinvolgono tali corpi. Anche all'interno della teoria d~lla relatività,
dunque, possiamo chiederci se la realtà dello spaziotempo è data uni-

72
camente dalle relazioni spaziotemporali fra eventi e corpi, oppure se
le relazioni spaziotemporali non siano da intendersi piuttosto come
relazioni fra i punti dello spaziotempo, in quanto dotati di una realtà
indipendente dagli eventi e corpi che li "occupano". Il punto di vista
relazionale è particolarmente consono a letture veri/icazioniste della
teoria della relatività. Il verificazionismo è quella dottrina semantiea
(ossia che riguarda il significato delle parole) stando alla quale senza
procedure con cui determinare - almeno in linea di principio - se
un enunciato è vero o falso, esso è da considerarsi privo di senso. In
particolare, in una lettura verificazionista della RS, i termini con cui
esprimiamo le relazioni spaziali e temporali fra eventi hanno senso
solo in quanto sono riconducibili a misurazioni - misurazioni che
possiamo almeno in linea di principio compiere su oggetti ed eventi
tramite i nòstri strumenti. Letture antiverificazioniste della RS sono
invece più consone all'assolutismo. Stando a queste ultime, infatti, i
termini temporali e spaziali si riferiscono ad aspetti dello spaziotem-
po indipendentemente dal fatto che sia possibile o meno - anche in
linea di principio - compiere misurazioni su di esso 12 •
Ora, per quanto il verificazionismo non sia (più) una dottrina
filosofica molto in voga, nei confronti dei termini temporali conser-
va una certa persuasività. Infatti, slegare completamente il tempo
dalla sua misurabilità sembra condurre a uno scetticismo radicale
nei confronti della nostra possibilità di sapere alcunché di determi-
nato sulle relazioni temporali fra eventi, anche solo relativamente a
un sistema di riferimento. L'idea risale almeno ad Aristotele (Fist'ca,
IV, 218b-223b), ed è sostanzialmente quella per cui non si darebbe
tempo senza cambiamento - che è ciò che rende il tempo misurabile.
Immaginiamo di essere all'interno di una stanza in cui tutto, inclu-
si i nostri processi psicologici e biologici, si "congeli" per un'ora.
Certamente noi non ci accorgeremmo di nulla, ma una volta usciti
fuori dalla stanza ci accorgeremmo che il nostro orologio è rimasto
un'ora indietro a quelli che incontriamo fuori. Avremmo dunque

12 Accanto a queste due letture, c'è anche una lettura "strumentaHsta" della RS.

Stando allo strumentalismo la RS' non va intesa come una descrizione della realtà
spaziotemporale, ma solo come un utile strumento per fare previsioni. Quest'ulti-
mo punto di vista viene in genere adottato dai sostenitori delle teorie dinamiche (si
veda supra I.i), in risposta all'obiezione stando a cui la RS (una delle nostre teorie
fisiche più confermate sperimentalmente) non sarebbe compatibile con il presenti-
smo e con il realismo nei confronti delle determinazioni tensionali.

73
ragione di credere che nella stanza il tempo sia trascorso, anche se
non potevamo misurarlo direttamente, perché sicuramente appena
al di fuori della stanza è trascorso, e abbiamo potuto misurarlo. Ma
immaginiamo di trovarci in un universo in cui tutto, non impor-
ta quanto distante da noi, rimane fermo. In una simile situazione,
posto che il tempo continui a scorrere per un'ora non potremmo
nemmeno indirettamente misurare tale intervallo di tempo. E non
potremmo in linea di principio - perché se non lo scorrere stesso
del tempo, certamente la sua misurabilità richiede qualche forma
di cambiamento. Ciò vuol dire che l'assunzione che il tempo possa
scorrere senza cambiamento ci porta a pensare che sia possibile che
sia trascorso del tempo anche quando non avremmo nessun motivo
di pensare che sia trascorso. Dal momento in cui avete iniziato a
leggere questo paragrafo a quello in cui leggete questa frase il tempo
potrebbe essersi fermato nell'universo per un migliaio di anni, e per
migliaia di volte, o forse solo per tre volte per cinque minuti, o forse
mai. In una situazione del genere, non avremmo nessuno strumento
per obiettare a uno scettico che sostenesse l'impossibilità, in linea di
principio, di stabilire quanto tempo sia passato fra un evento e un
altro (relativamente a un sistema di riferimento). Questa situazione
fa sì che assumere che non ci sia passaggio del tempo se non c'è
qualche forma di cambiamento non sia una posizione così irragio-
nevole. O, almeno, questa è la conclusione a condizione che non ci
possano essere casi in cui avremmo ragione di pensare che del tempo
sia passato anche se nell'universo non è cambiato nulla. Un celebre
esperimento mentale del filosofo statunitense Sidney Shoemaker (n.
1931) sfida questa condizione all'apparenza banale (Id. 1969).
Immaginiamoci un universo abitato da esseri senzienti simili a noi
e costituito interamente da tre zone A, B e C in cui normalmente tali
esseri possono liberamente spostarsi. La peculiarità di tale universo è
che ogni tanto in una delle tre zone si verifica un blocco locale di ogni
movimento. Quando la zona A è in blocco, chi si trova in B o in C
non può più accedere a·tale zona, e vede tutti gli oggetti e le persone
ivi presenti come "congelati" nella loro posizione. Questo finché il
blocco non si interrompe e le cose iniziano nuovamente a muoversi.
Chi sta nella zona A, owiamente, non si accorge di nulla, salvo che
se stava guardando verso una delle due altre zone prima del blocco,
vedrebbe a un certo punto la scena davanti ai suoi occhi cambiare
radicalmente e improvvisamente: cose e persone che si trovavano
davanti a lui sono scomparse, mentre altre sono comparse come dal

74
e
nulla, e se nella zona erano presenti alberi il blocco è durato a lungo,
questi risulteranno all'osservatore improvvisamente cresciuti. Ora,
immaginiamo che gli abitanti di questo universo inizino a notare che
. i blocchi si verificano nelle varie zone con una formidabile regolarità:
ogni anno la zona A si blocca per un anno, ogni due anni la zona B si
blocca per un anno, e ogni tre anni la zona C si blocca per un anno.
Supponendo che tali regolarità siano dovute a leggi di natura e non
"saltino" mai il loro ciclo, un semplice calcolo matematico li porta a
credere che ogni sessant'anni l'intero universo si blocchi per un anno.
Uno "shoemakeriano" che si trovasse all'inizio del sessantunesimo
anno del nuovo ciclo, dunque, avrebbe ragione di pensare "è appena
passato un anno senza che nulla si sia mosso", mentre non avrebbe
alcuna ragione di pensare la stessa cosa qualche ora dopo o nella mag-
gior parte del resto della sua vita. La teoria sostanzialista del tempo
dunque, non ci porta necessariamente a esiti radicalmente scettici
come vorrebbe il verificazionista.

Si potrebbe però comunque pensare che il sostanzialismo rispet-


to allo spaziotempo non sia compatibile con la teoria causale del
tempo (si veda supra I.iv). Infatti le relazioni causali a cui, stando a
questa posizione, vengono ridotte quelle temporali sono presumi-
bilmente relazioni fra eventi o oggetti piuttosto che fra punti dello
spaziotempo. Per il sostanzialista, però, questa non sarebbe un' obie-
zione valida, perché quali relazioni fra eventi possano contare come
causali dipende dalle relazioni fra i punti dello spaziotempo occupati
da questi eventi: devono essere separati da un intervallo come-tem-
po. Il dibattito fra sostanzialisti e relaziorìisti è complesso e non può
essere affrontato in dettaglio in questa sede. Basti dire che per quel
che concerne la possibilità di viaggiare nel tempo e la distinzione
fra tempo personale e tempo pubblico, il sostanzialismo costituisce
una metafisica di sfondo plausibile almeno quanto il relazionismo
(e anzi, per quanto riguarda i viaggi nel passato e la necessità che lo
spaziotempo sia curvo, il sostanzialismo sembra una posizione più
congeniale).
Capitolo terzo
Macchine e tunnel

III.i La macchina del tempo


Nella finzione fantascientifica sono stati escogitati moltissimi metodi
per viaggiare indietro o avanti nel tempo: marchingegni avveniristici,
cabine telefoniche, armadi con passaggi segreti, pillole misteriose,
effetti dell'ipnosi, strani fenomeni atmosferici, e ogni tipo di potere
misterioso incorporato da animali come gatti o oggetti più o meno
ordinari. Ma che cosa è una "macchina del tempo", intesa in un senso
abbastanza ampio da comprendere qualsiasi meccanismo in grado
di farci viaggiare nel tempo in una maniera fisicamente plausibile?
E come si può spiegare, in linea di principio, il suo funzionamento?
Per capirlo dobbiamo considerare di nuovo gli orologi e la loro fun-
zione. La RS ci insegna che due orologi che si trovano in sincrono
quando sono fermi l'uno relativamente all'altro, risultano l'uno più
lento dell'altro quando sono in movimento reciproco (si veda supra
II.vi). In generale, dunque, ogni oggetto in movimento nello spazio
e nel tempo - cosa inanimata o persona che sia - ha un suo tempo
proprio, quello che segnerebbe un orologio "attaccato" all'oggetto,
e che misura la lunghezza temporale della sua linea-mondo. Ma il
movimento nel tempo e nello spazio di un oggetto può anche essere
descritto dal punto di vista di un sistema di riferimento. Il tempo che
viene misurato da un orologio fermo in quel sistema, per esempio
un orologio attaccato ali' oggetto su cui il sistema è puntato, è detto
il tempo coordinato del sistema.
Tempo proprio e tempo coordinato sono due nozioni stretta-
mente connesse a quelle di tempo personale e tempo pubblico (si
veda supra I.iii). Il "nostro" tempo pubblico è il tempo coordinato
del sistema di riferimento puntato sulla terra: quello che segnano gli
orologi che stanno fermi al suolo, come il Big Ben o lorologio della
stazione centrale di Roma. Il tempo personale di ciascuno di noi è

76
quello misurato da un orologio che ci portiamo dietro nei nostri
spostamenti. Visto che le velocità dei nostri spostamenti rispetto alla
terra sono sempre molto piccole se paragonate alla velocità della luce
(anche quando siamo su un aereo supersonico), le differenze fra i
tempi personali di ognuno di noi (e in generale di qualsiasi oggetto
di grandi, medie o piccole dimensioni) e il tempo pubblico sono
minime - in pratica trascurabili (ovviamente le differenze di fuso
orario sono aspetti convenzionali che possiamo tralasciare). In altri
termini, rispetto alla luce siamo così lenti che le nostre linee-mondo
sono quasi tutte parallele a quella della terra, e condividiamo tutti lo
stesso presente, passato e futuro relativo (si veda supra II. v). Quando
viaggiamo avanti o indietro nel tempo la catena causale che forma la
nostra vita, e quindi il nostro tempo personale, diverge radicalmente
da quella delle persone che continuano a condividere il passato, pre-
sente e futuro della terra. Una macchina del tempo, nel senso ampio
del termine, è qualsiasi cosa che ci faccia trovare in una situazione in
cui l'armonia fra tempo pubblico e tempo personale viene rotta. In
che senso una catena causale e temporale di eventi debba divergere
nei due casi del viaggio nel futuro e nel passato del tempo pubbli-
co, e come in linea di principio possa farlo, è il tema conduttore di
questo capitolo.

III.ii I viaggi nello spaziotempo


Un viaggio nel tempo, essendo una catena di eventi connessi causal-
mente è sempre anche un viaggio nello spazio, ossia un movimento
nello spaziotempo. Si "parte" per un viaggio nel tempo come si parte
per andare in vacanza o al lavoro, in un certo senso, ma si arriva in
un tempo passato in un senso molto diverso da quello in cui pos-
siamo arrivare in un luogo lontano. Questa constatazione ci aiuta a
risolvere due problemi preliminari che l'idea che ci si possa muo-
vere nel tempo, se male intesa, fa nascere. Il primo è il "problema
del paesaggio". Che cosa vedrebbe il viaggiatore se guardasse fuori
dal finestrino della sua macchina del tempo? A questa domanda è
difficile rispondere in generale, ma possiamo almeno farci un'idea se
consideriamo che il viaggio nel tempo è un viaggio nello spazio lun-
go catene causali "anomale". Ciò che vedremmo, infatti, sarebbero
eventi che fanno parte della stessa realtà che i non-viaggiatori con-
dividono, solo che l'ordine temporale e in generale la "posizione"
nello spaziotempo di questi eventi potrebbe risultarci radicalmente

77
diversa rispetto a quanto appare a chi non si muove di moto signifi-
cativamente diverso rispetto a quello della terra.
Possiamo farci un'idea di quanto diverso sarebbe il paesaggio
per un viaggiatore nel tempo considerando il "punto di vista" di una
particella che raggiunga velocità prossime a quella della luce. Imma-
giniamo che un nostro amico, Lorenzo, schiocchi simultaneamente
le dita della mano destra e quelle della mano sinistra, mentre la sua fi-
danzata Elisa gli passa davanti da destra a sinistra. Gli eventi schioc-
co dita della mano destra (e1) e schiocco dita della mano sinistra (e 2 ),
che sono simultanei per Lorenzo, non lo sono per Elisa: rispetto al
piano di simultaneità di Elisa, quello di destra avviene leggermente
dopo rispetto a quello di sinistra.La differenza è così minima che Lo-
renzo ed Elisa fanno grossomodo la stessa esperienza dei due schioc-
chi. Immaginiamoci però di paragonare il piano di simultaneità che
Lorenzo, Elisa e tutti noi grossomodo condividiamo e quello di una
particella - chiamiamola k - che si muove a una velocità prossima a
quella della luce da destra a sinistra davanti a Lorenzo quando questi
schiocca le dita. Identifichiamo Lorenzo con un punto materiale p
del suo corpo posto a metà strada fra e1 ed e2 , l'evento e1 con ciò che
capita in un punto materiale in mezzo alle dita della sua mano destra
e analogamente per e2 e la mano sinistra. Possiamo dire che rispetto
a p, e1 ed e2 sono simultanei, mentre rispetto a k, e1 accade dopo e2 •
Quanto dopo? Se la particella va a 0.9999999999 volte la velocità
della luce (ossia è poco più lenta della luce), ad esempio, fra e2 ed
e1 - che per p e per tutti noi sono simultanei o quasi - passeranno
milioni di anni! Ora, lo stesso ragionamento lo si può fare per tutti
gli eventi che costituiscono l'intero corpo del nostro amico Lorenzo,
e non solo quelli identificabili con lo schioccare delle sue dita. Molti
di essi sono in connessione causale e quindi almeno il loro orienta-
mento temporale reciproco è lo stesso sia rispetto a noi sia rispetto
a k, ma tutti hanno una collocazione temporale solo relativamente a
un sistema di riferimento, e le differenze nelle distanze temporali fra
eventi possono raggiungere l'ordine di grandezza che abbiamo ap-
pena visto. Eventi che per noi costituiscono il corpo del nostro amico,
per la particella k risultano "sparsi" nell'arco di migliaia di anni, e
difficilmente potremmo pensare che "dal punto di vista di k" ci sia
qualcosa come il nostro amico Lorenzo lì dove per noi - indubbia-
mente - c'è il nostro amico Lorenzo. Non tutti i viaggi nel tempo ci
regalerebbero panorami così esotici come quello appena descritto,
ma in generale possiamo dire che "guardando fuori dal finestrino"

78
in un viaggio verso il futuro le relazioni temporali fra eventi ci ri-
sulterebbero "dilatate", mentre sarebbero "distorte" (per esempio
invertite) nel caso di un viaggio nel passato.

Il secondo problema è quello dell' autocollisione. Immaginaté di


avere una macchina del tempo che si sposta solo nel tempo senza
spostarsi anche nello spazio. Salite sulla macchina, e progettate un
viaggio indietro nel tempo di 5 minuti, senza movimenti spaziali di
sorta. Ora, in primo luogo, che cosa conti come "lo stesso posto"
dopo un certo intervallo di tempo dipende dal sistema di riferimen-
to. Se l'evento ex e l'evento eY hanno avuto luogo nello stesso posto
relativamente alla terra, ma sono separati da un intervallo di tem-
po abbastanza lungo (pensiamo a una partita di calcio giocata in
uno stadio e a un'altra partita di calcio giocata nello stesso stadio
sei mesi o venti anni dopo), rispetto al sole o a un'altrà galassia, ex
ed eY avranno avuto luogo a parecchi chilometri di distanza l'uno
dall'altro. Ma poniamo che a questo problema si ovvii "ancorando"
il luogo di arrivo del viaggio a un sistema di riferimento a scelta
(presumibilmente sceglieremmo la terra, per non avere buona pro-
.babilità di trovarci nello spazio interplanetario dopo ogni viaggio
nel tempo 1). Sorge allora il vero problema, più grave. Se arriverò
a "cinque minuti fa" senza spostarmi nello spazio, e cinque minuti
fa io mi trovavo esattamente nello stesso posto in cui mi trovo ora,
allora mi schianterò contro me stesso. Questo genererebbe non solo
un inconveniente pratico, ma anche logico: se cinque minuti fa mi
sono schiantato contro me stesso, presumibilmente cinque minuti
dopo non ho potuto azionare la macchina del tempo! Più in gene-
rale, e anche nei confronti del viaggio nel futuro, se viaggiare nel
tempo non è muoversi anche nello spazio, non è chiaro come si possa
arrivare in un luogo già occupato da altro. Si può forse rispondere
che al mio arrivo "sposterò" ciò che si trova lì, quindi dovrò solo
fare attenzione a non arrivare dove si trova qualcosa di difficilmente
spostabile (una montagna), o fragile (una persona). Ma allora che
cosa dovrebbe stabilire "da che parte" arriverò in quel luogo, ossia

1 Nel romanzo La macchina dello spazio (The Space Machine, 1976) di Chri-

stopher Priest (n. 1943) il protagonista per un "errore di ancoraggio" si ritrova su


Marte poco prima dell'inizio dell'invasione descritta nella Guerra dei mondi (The
War o/ the Worlds, un altro romanzo di H.G. Wells, del 1898, da cui nel 2005 è
stata tratta l'ultima versione cinematografica diretta da S. Spielberg).

79
verso che direzione sposterò quel che si trova in quel posto al mio
arrivo (anche solo l'aria)? Mi materializzerò forse come dal nulla?
Tutti questi problemi non nascono se il viaggio nel tempo è anche
sempre un viaggio nello spazio, come capita nel caso del viaggio nel
tempo permesso dalla relatività2 •
Rimane però un problema più fondamentale per l'idea di viaggio
nel tempo come movimento "non convenzionale" nello spaziotem-
po. Come abbiamo detto supra in Il.vi, nella RS l'ordine causale
fra eventi e in particolare la direzione temporale dei legami causali
non varia in dipendenza dal sistema di riferimento, ossia in funzio-
ne della velocità di un corpo in movimento. Sé passa "abbastanza
tempo" fra due eventi, tanto che essi risultano separati da un inter-
vallo come-tempo, e quindi è almeno possibile che il primo influenzi
causalmente il secondo, allora il loro ordine temporale non dipende
dal sistema di riferimento considerato3• È facile rendersi conto che da
ciò segue che la RS non è compatibile con quegli spostamenti che
richiedono che sistemi di riferimento diversi risultino in disaccordo
sull'ordine temporale di eventi causalmente connessi. Ma i viaggi
nel passato sembrerebbero richiedere proprio questo. Qualcuno che
viaggi all'indietro nel tempo è qualcuno che parte dal suo presente
(personale e pubblico) per arrivare a un momento che è futuro nel
suo tempo personale, ma passato in quello pubblico. Quindi nel
sistema di riferimento della terra l'arrivo del viaggiatore awiene pri-
ma della sua partenza, mentre nel sistema di riferimento puntato
sul viaggiatore (il suo tempo personale o proprio) la partenza viene
prima del suo arrivo. Se nella RS le catene causali hanno ,lo stesso
orientamento per tutti gli osservatori, allora la RS non è compatibile
con i viaggi verso il passato.
La stessa conseguenza si può trarre dal principio secondo cui la
velocità limite all'accelerazione dei corpi è quella della luce. Che un
corpo non possa accelerare fino a raggiungere e superare la velocità
della luce vuol dire che la linea-mondo di un corpo non può mai

2 In realtà un problema analogo, anche se più sottile - il problema del gatto


del Cheshire, come viene chiamato in Le Poidevin (2005) - sussiste anche per il
viaggio nel tempo inteso come viaggio nello spaziotempo, ma in questa sede pos-
siamo ignorarlo.
} Anche se quanto tempo è passato fra l'uno e l'altro dipende pur sempre dal
sistema di riferimento considerato, e soprattutto pur essendo il secondo nel futuro
assoluto del primo può risultare nel presente o nel passato di un oggetto nel mo,
mento in cui passa nel presente del primo.

80
uscire dal cono di luce (futuro) di ciascun evento della sua vita. Ma
"raggiungere" eventi al di fuori del proprio cono di lu.ce può voler
dire conseguire eventi che sanò nel proprio passato relativo o persi-
no assoluto. Se nessun corpo può oltrepassare la velocità della luce,
allora nessuno dei corpi che conosciamo (inclusi noi) può viaggiare
indietro nel tempo rispetto a qualsivoglia sistema di riferimento. In
fig. 11'oggetto O raggiunge un evento nel proprio passato compien-
do un movimento non compatibile con la RS.

Fig. 1

La RS è però una teoria valida solo nel caso "speciale" dei siste-
mi inerziali, e ignorando gli effetti gravitazionali dovuti alla massa
dei corpi che occupano lo spaziotempo. Nella relatività generale
(RG), che completa generalizzandola quella speciale, queste due
limitazioni vengono a cadere, e con esse l'invarianza rispetto al siste-
ma di riferimento dell'ordine e direzione temporale delle relazioni
causali.

III.iii Il paradosso dei gemelli


Supponiamo che un giorno venga trovato all'uscita di una caverna
sperduta nei boschi del Nord Europa un individuo in armatura che
parla una lingua per noi quasi incomprensibile. Dopo alcuni tentativi
di comunicazione e alcune accurate analisi dei suoi indumenti, viene
reso noto che l'individuo in questione è un cavaliere dell'XI secolo che
- a quanto afferma - è stato «trasformato per mille anni in una statua
di sale da un druido che si era inimicato durante un banchetto». As-
sumendo che la storia, per quanto incredibile, sia vera, chiediamoci:
saremmo disposti a pensare di essere di fronte a qualcuno che dalla

81
sua era ha "viaggiato nel futuro" fino ai tempi nostri? In un certo
senso, qualsiasi cosa in grado di provocare un radicale rallentamento
dei sistemi vitali di un organismo - dall'incantesimo della bella ad-
dormentata nel bosco, al letargo delle marmotte, fino ai raffinati siste-
mi tecnologici di film come 2001 Odissea nello spazio (2001: A Space
Odissey) di S. Kubrick (1968) o quelli più grotteschi del Dormiglione
(Sleeper) di W. Allen (1973) - conta come una macchina del tempo
che ci permette di raggiungere il futuro. Ma in un altro senso - quello
che ci interessa qui - il nostro sfortunato cavaliere non avrebbe affatto
viaggiato nel futuro. Il suo tempo proprio, infatti, non si sarebbe di-
scostato di molto da quello pubblico, anzi, un po' paradossalmente, si
sarebbe discostato da quello pubblico meno di quello di una persona
che viaggia in aereo con una certa frequenza. Per viaggiare nel tempo,
infatti, occorre anche viaggiare nello spazio lungo certi "insoliti" per-
corsi dello spaziotempo (si veda supra III.ii), e rimanere addormentati
o "surgelati" per centinaia di anni- per quanto possa avere una enor-
me influenza per la nostra esperienza dello scorrere del tempo - non ci
conduce lungo catene causali anomale rispetto a quelle di chi rimane
nel presente e certamente non viaggia nel tempo.
La chiave per i viaggi nel tempo nel futuro sta nel principio rela-
tivistico per cui il tempo proprio di un oggetto in movimento in un
certo sistema di riferimento è dilatato rispetto a quello coordinato
(del sistema in questione). In altri termini, la durata degli intervalli
di tempo fra gli eventi che costituiscono la vita di un oggetto (o
persona) in movimento è una funzione della sua velocità: più ci av-
viciniamo alla velocità della luce, più lentamente scorrerà il nostro
tempo personale rispetto a quello di chi rimane fermo o si muove
più lentamente. Quindi, se partiamo a una velocità piuttosto vicina
a quella della luce per una stella lontana e poi torniamo indietro
sulla terra, quelli che per noi sono stati pochi anni, saranno molti di
più per chi è rimasto sulla terra. Immaginando di poter raggiungere
la stratosferica velocità di 0.999999 volte la velocità della luce e di
partire per una stella distante sei anni luce da noi, gli eventi nostra
partenza dalla terra e nostro ritorno alla terra disteranno per noi solo
dodici anni, mentre fra i due eventi saranno trascorsi un migliaio di
anni terrestri.
Un viaggio nel futuro, dunque, è un modo di "raggiungere" un
evento futuro attraverso una vera e propria scorciatoia - ossia un
percorso nello spaziotempo in cui l'intervallo del nostro tempo per-
sonale sia minore di quello che impiegheremmo se rimanessimo in

82
sincrono col tempo pubblico (ossia se ci muovessimo come normal-
mente facciamo: a piedi, in bicicletta, in bus, in aereo, ma anche se
fossimo habitués del razzo ultrasonico la situazione non cambiereb-
be). Così definito, il risveglio della bella addormentata (o delcrio-
nizzato) dopo mille anni non conta affatto come viaggio nel tempo.
Ma il nostro viaggio a una velocità prossima a quella della luce fino
alla stella lontana e poi indietro sulla terra, sì.

Possiamo allora concludere che i viaggi nel futuro non risultano


filosoficamente, e nemmeno fisicamente problematici, ma al massi-
mo tecnologicamente (per ora, almeno) complicati e dispendiosi?
Non proprio, il fatto che il movimento sia sempre relativo a un siste-
ma di riferimento complica le cose. Immaginiamoci due fratelli ge-
melli, Igor e Ivan. Igor parte con un'astronave per un viaggio a 0.99
volte la velocità della luce verso Aleph, un pianeta lontano poco più
di mezzo anno luce da noi e poi torna indietro sulla terra. Per Igor
il viaggio dura poco più di un anno, ma per chi rimane sulla terra,
e quindi anche per Ivan, saranno passati circa dieci anni. Quindi,
al ritorno di Igor ci troviamo in una situazione piuttosto bizzarra:
Ivan, pur essendo gemello di Igor, è più vecchio di Igor di nove
anni. Bizzarro, certo, ma in fondo comprensibile, vista la dilatazione
del tempo prevista dalla relatività e confermata sperimentalmente
dai fisici. Il vero problema è che se raccontiamo la storia dal punto
di vista di Igor, sembreremmo arrivare a conseguenze opposte. Se
"puntiamo" il sistema di riferimento sulla navicella di Igor, a partire
per un viaggio di mezzo anno luce4 non sarà lui, ma Ivan insieme alla
terra e tutto il sistema solare: la terra parte per un viaggio alla sinistra
di Igor, per poi tornare, mentre il pianeta Aleph si avvicina da destra
per poi tornare nuovamente lontano.
Dove sta la verità? Ossia, chi dei due al "ritorno" (della navicella
o della terra, a seconda di come raccontiamo la storia) sarà il più vec-
chio? Certamente non è possibile che lo siano entrambi! Ora, non
sarà sfuggito al lettore più attento che una differenza fra i due casi
c'è, e non si tratta solo di una differenza relativa a sistemi di riferi-
mento. Igor, infatti, a differenza di Ivan, si muove di moto accelerato:
quando parte dalla terra, quando svolta nei pressi del pianeta Aleph,
e quando atterra di nuovo. E un moto accelerato è distinguibile da

4 Ricordiamoci che "anno luce" è la distanza che compie la luce in un anno - ed


è quindi una misura di distanza, non di tempo!

83
uno inerziale indipendentemente dal sistema di riferimento in cui lo
descriviamo: basta fare alcuni semplici esperimenti per individuare
un sistema non inerziale (si veda supra II.iv)'. In effetti, è vero che
il fatto che Ivan resti in un sistema inerziale (grossomodo, le acce-
lerazioni che Ivan compie rispetto alla terra sono ridicolmente più
piccole rispetto a quelle di Igor), mentre Igor si trovi in un sistema
non inerziale, costituisce una differenza assoluta fra i due. Ma quest~
non basta a dare una risposta al problema: c'è sì una differenza, ma
perché questa differenza dovrebbe essere esplicativa? Una risposta
dettagliata richiederebbe molto spazio in questo contesto, ma in bre-
ve il punto è che la differenza di età è in primo luogo una conseguen-
za della lunghezza delle rispettive linee-mondo - un dato, anch'esso,
non relativo a sistemi di riferimento. Non è l'accelerazione di per sé
ciò che "fa invecchiare meno" Igor, ma le proprietà geometriche del
percorso accelerato di Igor nello spaziotempo - in particolare, non
quelle legate alle accelerazioni di partenza e di arrivo (che potremmo
anche supporre trascurabili), ma al suo svoltare per tornare dal pia-
neta Aleph indietro verso la terra (si ricordi che cambiare direzione
è un modo di accelerare). È infatti piuttosto semplice dimostrare
che in uno spaziotempo quadridimensionale "prendere una strada
meno dritta" fra due eventi successivi e1 ed e2 significa accorciare la
componente temporale dell'intervallo fra e1 ed e2 nel tempo proprio,
rispetto a chi ha compiuto un percorso più lineare. Ma un percorso
accelerato fra due eventi come quello dell'astronave di Igor che va
fino al pianeta Aleph e poi torna indietro è per forza di cose più
contorto di uno sostanzialmente uniforme, come quello di Ivan, che
rimane quasi fermo rispetto al sistema inerziale terrestre. Il "para-
dosso" dei gemelli ha dunque una soluzione>.

III.iv Le particelle a ritroso nel tempo, l'invertitore di causalità


e le radio di Dirac
I viaggi nel passato o, più propriamente, i viaggi indietro nel tempo
sono decisamente più problematici e filosoficamente più interessanti
dei viaggi in avanti nel futuro. Sia perché tale nozione richiede di

5 Per una trattazione più dettagliata del paradosso dei gemelli, che include casi
di percorsi più contorti che non comportano cambi di direzione, si veda Lockwood
(2005, pp. 46-51).

84
essere preliminarmente chiarita in maniera approfondita (prima che
la fisica possa affrontare la questione se il nostro universo li permet-
ta), sia perché danno origine a problemi più complessi. Un viaggio
nel passato non è solo un "ritroyarsi nel passato", ma è un anda-
re nel passato lungo una qualche catena causale di eventi che risulti
in qualche modo "temporalmente invertita" (si veda supra I.iv).
Nel 1949, ispirandosi a un'idea del suo collega John Wheeler
(1911-2008), il fisico Richard Feynman (1918-1988) avanzò in un ar-
ticolo la tesi secondo cui i positroni - un certo tipo di particelle dalla
vita molto breve- non sarebbero che elettroni che viaggiano indietro
nel tempo. Nell'interpretazione standard i positroni sono particelle
che si "creano" a coppie con gli elettroni in seguito all'emissione
di un raggio gamma, per poi venire annichilate poco dopo nello
scontro con un altro elettrone che genera un nuovo raggio gamma.
Nell'interpretazione data da Feynman, il diagramma spaziotempo-
rale di fig. 2a non va letto come riguardante tre diverse entità, ossia
una coppia di un elettrone e un positrone che vengono "creati" al
tempo tI> e lo scontro del positrone con un secondo elettrone nel
momento della loro "annichilazione" t2 •

Fig. 2a

Piuttosto si tratta di un unico elettrone che viaggia fino a t21 poi


inverte la sua direzione temporale fino a tornare - per un'altra tra-
iettoria - a t 1, dove nuovamente inverte la sua direzione temporale e
prosegue "in avanti" normalmente (come in fig. 2b).

85
Fig. 2b

Feynman non è stato né il primo né l'ultimo a proporre un'in-


terpretazione di fenomeni osservati che faccia ricorso a legami
causali inversi6 . Tuttavia, tali interpretazioni sono in genere rite-
nute problematiche da molti fisici e filosofi, anche perché esistono
spiegazioni alternative, che non ricorrono alla causazione inversa,
e risultano almeno altrettanto soddisfacenti. In generale, rispetto
all'ipotesi che possa esservi causalità inversa sembra possibile obiet-
tare che un'interpretazione più "conservativa" dei fatti, che non
ricorra alla causalità inversa, sia preferibile. Supponiamo che un
uomo scopra che ogni volta che prende una busta chiusa in mano e
dice "flic", scopre con l'aprirla che essa conteneva una banconota
da dieci euro. Come spiegare tale fatto? Filosofi come Dummett
rispondono che la nostra nozione di causalità ci suggerisce di vedere
il proferimento di "flic" da parte dell'uomo come la causa del fatto
che qualcuno abbia messo dentro la busta una banconota da dieci
euro. Se non potessimo mai intervenire per controllare tale ipotesi,
forse questa sarebbe la spiegazione migliore7 •. Immaginiamo però di

6 La tesi iniziale di Wheeler era in effetti ancora più radicale: tutti gli elettroni

e tutti i positroni non sono che un'unica particella che viaggia avanti e indietro nel
tempo (ciò spiegherebbe anche perché risultano tutti avere la stessa massa). Oltre
a Feynman e Wheeler (1949), e Feynman (1962), un'interpretazione di fenomeni
quantistici che coinvolge la causazione inversa è proposta da Dirac (1938).
7 Cfr. Dummett (1964), esempi simili sono discussi da Black (1956), Graves
e Roper (1965).

86
dare al nostro amico una busta vuota e fare in modo che egli dica
"flic" prima di aprirla. Non avremmo con ciò falsificato l'ipotesi che
sia il suo dire "flic" a causare la nostra azione passata di aver messo
dieci euro nella busta? Se riusciamo a fargli dire "flic" prima di
aprire la busta, sicuramente sì, ma poniamo che - nonostante tutti i
nostri sforzi - non riusciamo a far sì che il nostro amico dica "flic"
di fronte a una busta che non contiene dieci euro: non avremmo
allora ragione a interpretare la situazione come un caso di causalità
inversa? No, comunque, perché in tal caso sarebbe perfettamente
legittimo interpretare la presenza dei diec.i euro nella busta come la
causa del proferimento di "flic" da parte del nostro amico, piuttosto
che l'effetto (Horwich 1987, cap. 6);
In altri termini, sembrerebbe sempre possibile reinterpretare
un presunto legame causale inverso fra causa ed effetto come un
normalissimo legame causale, semplicemente considerando l'effet-
to del legame inverso come la causa di quello ordillario. Contro
questo principio, nell'articolo "lt Ain't Necessarily So" del 1962,
il filosofo americano Hilary Putnam (n. 1926) descrive un caso
(immaginario) sostenendo che qualsiasi scienziato ragionevole lo
interpreterebbe come "genuino" esempio di viaggio nel tempo.
Per avere un'idea dell'esempio piuttosto complicato che Putnam
propone, consideriamo la fig. 3: Incontriamo un nostro amico, Fe-
derico, nella cucina di casa sua (evento A) in un giorno qualsiasi
(l'istante t 0 ). Poco dopo, a t 1 vediamo Federico in cucina (evento
A') e contemporaneamente in salotto vediamo materializzarsi una
capsula con il portello aperto al cui interno c'è una persona che
assomiglia in tutto e per tutto a Federico (evento B). Negli istanti
successivi, questa persona si sdoppia in due individui, che chiame-
remo Federico2 e Federico3 • Federico3 esce dalla capsula, e dopo
averci salutato la richiude ed esce fuori di casa, mentre all'interno
della capsula chiusa vediamo Federico2 • Osservando dall'oblò, ve-
diamo che Federico2 si muove come se i suoi movimenti seguissero
quelli di un film che viene proiettato al contrario, mentre la capsula
dal salotto si sposta lentamente verso la cucina. Che cosa sta succe-
dendo? Una risposta ce la suggerisce ciò che vediamo accadere a t2 ,
quando la capsula raggiunge la cucina (evento C): il nostro amico
Federico, che è rimasto in cucina tutto il tempo, apre il portello ed
"entra" nella capsula, fondendosi con Federico2 proprio nell'istan-
te in cui i due svaniscono nel nulla.

87
Fig. 3

Ecco dunque che cosa è successo: non ci sono due copie di Federi-
co (Federico.z e Federico3 ) che a un certo punto saltano fuori dal nulla
e coesistono con il Federico "originario" (Federico 1 in fig. 3) finché
questi non si annichila al contatto con uno dei due, lasciando al mon-
do solo una delle sue due copie; piuttosto, a t2 Federico è salito su una
macchina del tempo, che lo ha portato indietro a t 1 quando è uscito
dalla macchina ed è uscito di casa. Per controllare la nostra ipotesi,
andiamo da quello che avevamo etichettato Federico3 e identificato
come l'unico "superstite" e gli chiediamo come sono i suoi ricordi fino
a quel momento: se conferma di non pensare di essere stato creato dal
nulla a tr. ma di essere Federico - la persona che conosciamo da sem-
pre - che a un certo punto, dopo essere stato un po' rinchiuso dentro
una capsula, si è ritrovato nel salotto di casa sua qualche ora prima
di essere entrato nella capsula in cucina, allora avremmo ragione di
pensare che l'ipotesi del viaggio nel tempo sia la più probabile8•
Come avrebbe viaggiato indietro nel tempo Federico? L'idea di
fondo è che la capsula abbia funzionato come un "invertitore di cau-
salità": all'interno della capsula i processi causali seguono una dire-
zione temporale inversa rispetto ai processi causali che hanno luogo

8 Ovviamente rimane sempre il problema di stabilire se i ricordi del (presun-


to) viaggiatore nel tempo siano affidabili. Sorensen (1987) ha sostenuto che è più
plausibile pensare che il presunto viaggiatore si sbagli (per quanto possa essere in
buona fede) che pensare che un viaggio nel tempo abbia avuto effettivamente luo-
go. Soprattutto alla luce del fatto che la fisica attuale porta sostegno all'ipotesi che
i viaggi nel tempo sono possibili (si veda infra III.vii), tale argomento non risulta
molto convincente (si veda Nahin 1993, pp. 47-52).

88
all'esterno della capsula (per esempio, i processi irreversibili scorrono
in direzione opposta a quella che normalmente osserviamo). Se la di-
rezione del tempo è data dalla direzione della causalità (si veda supra
I.iv), allora un qualsiasi marchingegno capace di invertire le relazioni
causali creerebbe una zona dello spaziotempo in cui il tempo scorre al
contrario, e che potremmo dunque usare come macchina per andare
indietro nel tempo9• Tale macchina dèl tempo presenterebbe l'incon-
veniente di essere molto l~nta '--un aspetto i cui risvolti potenzialmente
drammatici non sono sfuggiti ali' autore del racconto The Very Slow
Time Machine (1979) di Ian Watson (n. 1943), in cui un viaggiatore
nel tempo impazzisce in seguito al fatto di rimanere rinèhiuso da solo
in una capsula a causalità inversa per trentacinque anni. Un modo di
ovviare a questa lentezza potrebbe essere quello di collocare l'inverti-
tore di causalità su di un razzo che lo porti a velocità prossime a quelle
della luce e poi lo riconduca indietro sulla terra: in questo modo la
dilatazione temporale (si veda supra II.v) ci permetterebbe di giungere
nel passato in tempi più brevi 10 •
In ogni caso, ciò che ci interessa far notare qui è che, senza fare
ulteriori ipotesi sulla struttura dello spaziotempo, sembrerebbe che
qualsiasi persona o cosa che viaggi verso il passato sia costretta ad
avere una linea-mondo con una direzione inversa rispetto a quella
dei processi causali che costituiscono il tempo pubblico. E ciò sem-
bra portare il viaggiatore a uscire dal proprio cono di luce futuro, in
violazione della RS. In effetti, come già notato (si veda supra III.iv),
viaggiare a una velocità superiore a quella della luce ci permette-
rebbe di raggiungere eventi del nostro passato assoluto. Ma anche
portare un corpo che normalmente viaggia a velocità sub-luminali a
velocità supra-luminali è una violazione delle leggi relativistiche: per
accelerare un corpo a velocità superiori a quella della luce occorre-
rebbe un'energia infinita, e ciò è semplicemente impossibile.

9 Cfr. W eingard (1979) e Earman (1967). Earman esplicitamente correla l' esem-
pio macroscopico di Putnam con i positroni di Feynman. Nel film Primer (2004) di
S. Carruth la macchina sembra funzionare come il marchingegno immaginato da
Putnam; i suoi due inventori (due ingegneri in cerca di guadagni economici) fanno
esplicito accenno ai diagrammi di Feynman.
10 Si veda Smart (1963 ). Meccanismi che invertirebbero la causalità e il tempo,
anche alterando la metrica e quindi potendo andare "più veloce" nel passato di
quanto procediamo normalmente verso il futuro sono discussi in Harrison (1971,
p. 12). Il problema di come potrebbero comunicare una persona posta all'interno
del meccanismo e una al suo esterno è affrontato e risolto da MacBeath (1982) e
Nahin (1993, pp. 144-146).

89
La RS è però compatibile con l'esistenza - che è stata ipotizzata
da alcuni fisici - di particelle che dalla loro "creazione" viaggiano
a velocità superiori alla luce, e che quindi non avrebbero bisogno
di accelerare per raggiungere tale velocità. Anzi, i tachioni - questo
è il nome che è stato dato loro negli anni sessanta del secolo scor-
so dal fisico Gerald Feinberg (1933-1992) - avrebbero bisogno di
un'energia infinita per rallentare al di sotto della velocità della luce!
Nella fantascienza i tachioni sono stati usati soprattutto per mandare
segnali, messaggi, e comunicazioni di vario genere nel passato. Un
segnale - per esempio un codice morse - mandato a velocità supe-
riore della luce permetterebbe la comunicazione fra eventi separati
da un intervallo come-spazio, ossia l'uno nell' assolutamente altrove
dell'altro (si veda supra Il.vi). Ma l'ordine temporale di due even-
ti che si trovano l'uno nell' assolutamente altrove dell'altro dipende
dal sistema di riferimento considerato, e quindi in alcuni sistemi di
riferimento il momento dell'emissione del messaggio segue, e non
precede, quello della ricezione. Quindi un apparecchio che ci per-
mettesse di mandare impulsi a una velocità superiore a quella della
luce potrebbe essere sfruttato per spedire informazioni nel passato
(per approfondimenti bibliografici si veda Letture consigliate 3).
Molti fisici, comunque, oltre ad avere sospetti sull'effettiva esisten-
za stessa dei tachioni, dubitano pure che particelle con un compor-
tamento simile possano effettivamente interagire con il nostro lento
mondo "sub-luminale". In fantascienza, per contro, l'idea di comuni-
care col passato attraverso dispositivi di qualche genere è stata ampia-
mente sfruttata. I marchingegni basati sull'emissione di tachioni che
si trovano nella letteratura fantascientifica degli ultimi cinquant'anni
sono le "evoluzioni" di strumenti chiamati "radio di Dirac" - ipo-
tizzati dal premio Nobel per la fisica Paul Adrien Maurice Dirac
(1902-1984) nel suo articolo Classica! Theory o/ Radiating Electrons
(Id. 1938). Molti racconti e romanzi dello scrittore americano James
Benjamin Blish (1921-1975) sono incentrati sulle radio di Dirac e le
conseguenze sociali che il loro sviluppo e diffusione provocherebbero.
Nel romanzo Timescape (1980) di Gregory Benford (n. 1941) alcuni
scienziati scoprono un messaggio dal futuro inviato tramite raggi di
tachioni. Nel film Il signore del male (Prince o/Darkness, 1987) diJ.
Carpenter i tachioni vengono usati per trasmettere notizie dal futuro
sotto forma di sogni. Mentre i più recenti film Frequency. Il futuro è
in ascolto (Frequency, 2000) di G. Hoblit, e La casa sul lago del tempo
(The Lake House, 2006) di A. Agresti sono variazioni sul tema.

90
III.v La curvatura dello spaziotempo: razzi, cilindri e buchi neri
Affrontiamo ora un problema che abbiamo incontrato già due
volte in questo capitolo: come possiamo raggiungere il passato se
non possiamo superare la velocità della luce o invertire in altro mo-
do i legami causali, ossia se non possiamo mai "uscire" dal nostro
cono di luce futuro? Fenomeni quantistici come quelli descritti
da Wheeler e Feynman potrebbero contraddire questo aspetto
della teoria della relatività. Del resto, la fisica quantistica e la teo-
ria della relatività sono incompatibili anche sotto altri aspetti, e il
nodo irrisolto di come integrare o modificare le due teorie è uno
dei problemi centrali della discussione teorica odierna. Se però
almeno questo aspetto della RS non va modificato, la risposta è
semplicemente che è impossibile raggiungere eventi del nostro pas-
sato pubblico senza uscire dal cono di luce futuro degli eventi che
compongono la nostra vita. Ossia, è impossibile violare localmente
l'ordine temporale delle relazioni causali. Ciò non significa che si
debba mettere una pietra sopra alla speranza di poter viaggiare
nel passato; perché in uno spaziotempo che non sia piano come
quello che abbiamo descritto finora è pur sempre possibile violare
globalmente l'ordine causale.
Stando alla relatività generale (RG), lo spaziotempo in cui ci tro-
viamo è curvo; esso risulta piano solo localmente, ossia per porzio-
ni sufficientemente piccole - analogamente a come, per quanto la
superficie di una sfera come la terra sia globalmente curva, piccole
porzioni di superficie come quelle di cui abbiamo esperienza or-
dinariamente risultano piane. Ma "piano" e "curvo" sono termini
che intuitivamente capiamo solo se riferiti a oggetti o meglio alle
loro superfici. Al di là di metafore e analogie, quindi, che cosa vuol
dire che lo spaziotempo è, o può essere, curvo e in che senso in uno
spaziotempo curvo l'ordine temporale usuale delle relazioni causali
può venire violato da un punto di vista globale?
Partiamo da un caso relativamente semplice. La RS non consi-
dera gli effetti della gravità sul moto dei corpi. La relatività genera-
le (RG), invece, prende in considerazione la gravità e la interpreta
come modificazione della struttura dello spaziotempo indotta dalla
massa dei corpi che lo occupano, ossia dal loro "campo gravitaziona-
le". L'idea sottostante- dovuta a Einstein- è un'idea rivoluzionaria
rispetto alle intuizioni e alle concezioni scientifiche precedenti. Dal
momento che l'effetto della gravità sui corpi è lo stesso indipenden-

91
temente dalla massa (una piuma cadendo viene accelerata verso la
terra quanto un pianoforte), la gravità deve essere interpretàta come
qualcosa che "deforma" le distanze spaziali e temporali fra gli eventi,
ossia curva lo spaziotempo, la cui metrica (ossia l'insieme delle di-
stanze spaziotemporali fra eventi) in assenza di effetti gravitazionali
non verrebbe deformata, ma resterebbe uniforme, piana appunto.
Una delle conseguenze di questa impostazione è che i coni di
luce di eventi in prossimità di effetti gravitazionali risultano inclinati
rispetto a come sarebbero se non subissero l'effetto della gravità.
Quindi, eventi che in assenza di effetti gravitazionali risulterebbero
separati da un intervallo come-spazio, in presenza di tali effetti pos-
sono risultare separati _da intervalli come-tempo - e quindi essere
raggiungibili attraverso una catena causale non localmente invertita.
È facile rendersi conto che se i coni di luce degli eventi che còstitui-
scono la vita di un oggetto si inclinano sufficientemente, si aprono le
porte alla possibilità che l'oggetto, senza m.ai oltrepassare la velocità
della luce (ossia uscire dal suo cono di luce futuro), raggiunga eventi
che si trovano nel passato - dal punto di vista del tempo coordinato
di un sistema di riferimento fermo rispetto a esso (in fig. 4 l'oggetto
O raggiunge un evento nel suo passato senza mai uscire localmente
dal suo cono di luce).

tWC:llNAt.toNf: l'El G::.rJI PI


LUCE: po~llfA AP EffDTI
4AA'llTÀ-ZloNP.ll

o
Fig.4

92
Kurt Godel fu il primo ad accorgersi che la relatività generale
di Einstein permetteva quelle che ora si chiamano normalmente li-
nee temporali chiuse (closed timelike curves o CTC): ossia insiemi
di intervalli come-tempo fra eventi che "iniziano" e "finiscono" al-
lo stesso evento. Per viaggiare indietro nel tempo basta che la vita
di una persona (o un oggetto) segua il percorso di una di queste
linee temporali fino a raggiungere eventi passati rispetto alla sua
partenza dal punto di vista del tempo pubblico. Può anche seguirla
quasi interamente, giungendo in prossimità della sua partenza, ma
ovviamente non può chiuderla interamente, a meno che non sia in
grado di fondersi con un suo "sé" più giovane - cosa che per gli
oggetti macroscopici appare difficilmente fattibile e comunque non
molto desiderabile. L'ipotesi di Godelfo che la distribuzione della
materia dell'universo, per via di una rotazione globale delle galas-
sie, permettesse a razzi sufficientemente accelerati e diretti lungo
i percorsi giusti, di raggiungere qualsiasi punto dello spaziotempo,
quindi anche punti che si trovano nel passato rispetto al sistema
di riferimento ordinario del viaggiatore. La rotazione, infatti, è una
forma di accelerazione, e come tale ha effetti sullo spaziotempo ana-
loghi a quelli della gravità.
Pochi oggi pensano che il nostro universo sia globalmente in ro-
tazione e quindi permetta linee temporali come quelle predette dal
modello di Godei. Del resto Godel non era tanto interessato a for-
mulare ipotesi per una cosmologia empirica, quanto a dimostrare
l'incompatibilità del nostro concetto ordinario di tempo con quello
usato in fisica. Non solo, infatti, come la relatività speciale insegna,
non c'è un sistema di riferimento preferenziale in cui individuare
una divisione oggettiva fra passato, presente e futuro, ma la stessa
possibilità di tracciare questa divisione globalmente e in maniera
coerente (seppur relativamente aun sistema di riferimento) è messa
in dubbio dalla possibilità di CTC - indubbiamente permesse dalle
equazioni fondamentali della RG (le cosiddette equazioni di campo
di Einstein). La conclusione di Godel - che pochi, tanto meno lo
stesso Einstein, trovarono convincente - è che quello che noi or-
dinariamente intendiamo per tempo non è nulla di reale, e quindi
l'idealismo del tempo (si veda supra I.i) è supportato dalla nostra
migliore teoria fisica.

Anche se l'universo in cui noi viviamo molto probabilmente non


è nemmeno approssimativamente "godeliano", possiamo pensare

93
di modificarlo in modo tale da riprodurne certi aspetti, in partico- ·
lare la presenza di CTC. Alcune soluzioni delle equazioni di campo
di Einstein permettono modelli in cui in prossimità di masse con
determinate caratteristiche si creerebbero CTC, come quelle sco~
perte da Kornél Lanczos (1893-1974) nel 1924 e da Willem Jacob
van Stockum (1910-1944) nel 1936, e poi riprese nel 1974 da Frank
Jennings Tipler (n. 1947). Tali soluzioni ci permettono di predire
che, se costruissimo un cosiddetto cilindro di Tipler- ossia un cilin-
dro rotante, di una sostanza molto densa, e di lunghezza infinita - e
ci viaggiassimo attorno, i nostri coni di luce futura si inclinerebbe-
ro tanto da farci raggiungere punti del nostro passato pubblico. A
differenza del viaggiatore "godeliano", che si trova in un unive'rso
che gli permette di viaggiare in qualsiasi punto dello spaziotem-
po, un viaggiatore "tipleriano" non potrebbe raggiungere punti del
passato pubblico antecedenti alla costruzione del cilindro stesso.
Questa è una limitazione di quasi tutti i tipi di viaggi nel tempo
basati sull'idea di poter modificare attivamente lo spaziotempo. E
la ragione è abbastanza ovvia: nel modificare lo spaziotempo rendia-
mo possibili' influenze causali dal presente verso il passato (rispetto
al tempo pubblico), ma la zona dello spaziotempo che si trova pri-
ma (rispetto al tempo pubblico) del nostro intervento, proprio per
questo motivo, non può subirne l'influenza causale. In termini un
po' più coloriti: dal momento in cui costruiamo una macchina del
tempo, potranno arrivare persone e oggetti dal futuro, ma le epoche
antecedenti la costruzione della macchina rimarranno irraggiungi-
bili. Un'alternativa alla modificazione "attiva" dello spaziotempo
è quella di sfruttare le caratteristiche gravitazionali di certi ogget-
ti cosmici - come per esempio i buchi neri, oggetti molto densi e
quindi al centro di un fortissimo campo gravitazionale. Fra queste
proposte, negli anni novanta del secolo scorso ha ricevuto molta
attenzione (anche mediatica) la proposta di sfruttare le cosiddette
stringhe cosmiche per viaggiare in maniera sicura e tecnologicamen-
te non troppo dispendiosa (anche se per ora ancora ben lontana
dall'essere praticabile) nel nostro passato avanzata in una serie di
articoli dal fisico John R. Gott (n. 1947).

III.vi La curvatura dello spaziotempo: macchine, motori e tunnel

L'inclinazione dei coni di luce ci permette di "visualizzare" linee


temporali chiuse (CTC) senza davvero affrontare la questione della

94
curvatura dello spaziotempo. Per affrontare la questione in modo
più diretto, occorre prima rendersi conto di che cosa voglia dire
che lo spazio può essere curvo. Nel paragrafo precedente abbiamo
tracciato un'analogia con la superficie di una sfera, che è curva,
a differenza di quella del piano di appoggio della mia scrivania,
che è invece piana. Innanzitutto occorre rendersi conto che anche
nei confronti dello spazio, e non solo dello spaziotempo, questa
rimane un'analogia. Teorie secondo cui lo spazio è curvo ci dicono
qualcosa riguardo alle relazioni spaziali fra punti dello spazio, e non
riguardo alle proprietà delle superfici di solidi geometrici (come
una sfera o un piano) 11 • Quello che una teoria sulle relazioni dei
punti dello spazio ci dice può talvolta essere esemplificato, almeno
in parte, dalle relazioni fra i punti che costituiscono superfici geo-
metriche. Questo, in un certo senso, ci aiuta a "vedere" che cosa ci
dice la teoria, ma non deve essere scambiato per il suo contenuto
vero e proprio. In una teoria in cui lo spazio è curvo e chiuso come
la superficie di una sfera tutti i punti dello spazio sono connessi
fra loro come lo sono i punti di una sfera e non vi è nulla che sia
in qualche altra relazione spaziale con questi (come invece accade
per un solido inscritto in uno spazio tridimensionale, come può
essere una sfera, per il quale vi sono punti al di/uori e all'interno di
esso). Si consideri la fig. 5a: se ci troviamo al punto A in uno spa-
zio siffatto (tecnicamente, a curvatura positiva e chiuso) possiamo
raggiungere il punto B sia andando verso destra, sia andando verso
sinistra e "facendo il giro" per il percorso più lungo. E possiamo in
entrambi i casi raggiungere il punto B senza cambiare mai direzione
(su una sfera inserita in uno spazio tridimensionale, invece, cambia-
mo direzione perché curviamo continuamente, anche se non ce ne
accorgiamo nel caso in cui la sfera sia molto grande, come la terra
per esempio). In uno spazio curvo e chiuso, dunque, se andiamo
sempre dritto davanti a noi; ci ritroveremo al punto di partenza

11 La RG è basata sull'ipotesi che lo spazio fisico abbia le proprietà dello "spa-

zio" descritto dalla geometria riemanniana, una delle cosiddette geometrie non
euclidee sviluppata da Georg Friedrich Bernhard Riemann (1826-1866). Si deve
però ricordare che la geometria differenziale - ossia lo studio delle proprietà dei
diversi "spazi" geometrici - prende le mosse proprio dallo studio delle proprietà
intrinseche delle superfici dei solidi inscritti nello spazio tridimensionale euclideo,
iniziato daJohann Carl Friedrich Gauss (1777-1855). Si veda Letture consigliate
2.a e 3 per i riferimenti bibliografici.

95
(fig. 5b). Questo ovviamente non è possibile in uno spazio piano e
infinito come quello euclideo, dove nessun percorso che non con-
templi almeno un cambio di direzione (e quindi non sia dritto) può
portarci al punto da cui siamo partiti.

Fig. 5a Fig. 5b

Siamo ora nella posizione per capire che cosa sia uno spazio-
tempo curvo e perché in esso sia possibile viaggiare nel tempo.
Ricordiamoci che fra i punti (ossia gli eventi) dello spaziotempo
sussistono relazioni spaziotemporali e non semplicemente spaziali,
e quindi ricoprire l'intervallo spaziotemporale che separa due pun-
ti e1 ed e2 nello spaziotempo significa avere una parte della propria
vita (in cui ci muoviamo o rimaniamo fermi o una combinazione
delle due cose) che inizia con l'evento e1 e finisce con l'evento e2> e
ricordiamoci anche che un viaggio nel passato è un percorso nello
spaziotempo in cui l'evento che costituisce l'arrivo è - rispetto al
tempo pubblico - precedente rispetto all'evento che costituisce la
partenza (e 1 è dopo e2 ). Così coine in uno spazio curvo possiamo
raggiungere luoghi che si trovano alla nostra destra andando sem-
pre a sinistra, similmente - se lo spaziotempo è curvo - possiamo
raggiungere eventi che si trovano nel nostro passato avanzando
verso il nostro futuro.
Il modo più semplice in cui lo spaziotempo può risultare curvo
e permettere linee temporali chiuse è quello in cui si conferisce al
tempo una struttura circolare. Se rappresentiamo una sola dimen-
sione spaziale lungo l'ascissa e quella temporale lungo lordinata la

96
rappresentazione di uno spaziotempo siffatto avrà l'aspetto di un
cilindro (fig. 6).

SPAZ.ro

Fig. 6

Se lo spaziotempo è cilindriço allora viviamo in un universo


"nietzschiano" o "empedocleo". In un universo siffatto, è possibile
determinare globalmente un presente (almeno rispetto a ciascun si-
stema di riferimento) che scorre dall'eternità e per l'eternità lungo gli
stessi eventi, in ciò che possiamo chiamare il grande anno o leterno
ritorno. Si consideri la fig. 7, che riproduce la struttura circolare del
tempo di uno spaziotempo nietzschiano: un evento qualsiasi e1viene
sia prima, sia dopo, un qualsiasi altro evento e21 e quindi qualsiasi
evento futuro rispetto a e1 è anche passato rispetto allo stesso e1•

e.l.

Fig. 7

Ciò non vuol dire che leterno ritorno renda i viaggi nel passato
banali. Non è certo aspettando di morire e poi "rinascere" che viag-

97
geremo indietro nel tempo. Innanzitutto, al "termine" di ogni gran-
de anno sono gli stessi eventi che "tornano", quindi se da bambini
non ci ricordavamo della nostra vecchiaia, nemmeno ce la ricorde-
remo la prossima "volta". L'illusione che ciò sia possibile, ossia che
si stia davvero e non solo metaforicamente parlando di "termini" del
grande anno, di "volte" e di "rinascita", viene dalla confusione che
facilmente si compie fra l'idea di una struttura circolare del tempo e
una periodica o a elica (come in fig. 8).

Fig. 8

Si rappresenta con un'elica l'idea che eventi diversi anche se qua-


litativamente molto simili si ripetano indefinitamente in un tempo
che però è lineare e non circolare. In un universo del genere, suppo-
nendo di avere anime o essenze individuali eterne, potremmo sì ri-
nascere innumerevoli volte, magari vivendo differenze da vita a vita,
ma non potremmo viaggiare indietro nel tempo nel modo in cui inte-
ressa a noi ora-infatti, gli eventi sono connessi fra loro linearmente,
e lo spaziotempo è piano. Nell'universo nietzschiano, invece, c'è "ri-
petizione" solo nel senso che rispetto a ciascun presente ogni even-
to futuro è anche passato, e per questo motivo possiamo viaggiare
all'indietro nel tempo sfruttando lo stesso meccanismo relativistico.
del viaggio nel futuro. Il viaggio deve essere solo sufficientemente
lungo dal punto di vista del tempo pubblico in modo da percorrere
tutta la storia dell'universo (ossia "fare il giro" del cilindro di fig. 6)
e permetterci di raggiungere eventi del passato che ci interessa visi-
tare, e sufficientemente corto dal punto di vista del tempo personale
da permetterci di vivere abbastanza per giungervi. Quindi più dura
il grande anno e l'universo è vasto, più dovremmo essere prossimi
alla velocità della luce per raggiungere il nostro passato locale. E,
ovviamente, se riusciamo a viaggiare nel tempo in un universo dal
tempo circolare, allora lo abbiamo fatto e lo faremo per l'eternità.

98
Il modello cilindrico ci permette di capire perché in uno spazio-
tempo curvo i viaggi nel passato risultino in generale possibili. Si
tratta di un modello molto semplice, in primo luogo perché per viag-
giare nel nostro passato attraversiamo tutta la storia dell'universo, e
in secondo luogo perché in esso tutti i sistemi di rifèrimento sono in
accordo sull'ordine e direzione temporale degli eventi - in termini
più tecnici esso ha una curvatura solo estrinseca ed è temporalmente
orientabile a livello globale. Cosl come quando viaggiamo nel futuro
la nostra direzione di viaggio è in accordo con quella di chi è rimasto
nel presente, nel viaggiare nel passato in un universo nietzschiano
rimaniamo sempre orientati verso la direzione pubblica del futuro
- è solo che noi viaggiamo più veloci (accorciando il nostro tempo
personale, e riuscendo così a raggiungere vivi il nostro passato, che
in un universo nietzschiano è anche il nostro futuro).
In modelli più complessi, queste due caratteristiche vengono a
cadere.
Gli eventi che formano lo spaziotempo, infatti, potrebbero ri-
sultare non connessi fra loro in maniera semplice, ossia tale da per-
mettere un orientamento globale coerente. In termini un po' più
poetici potremmo dire che in tal caso la loro rappresentazione as-
somiglierebbe più a un quadro di Maurits C. Escher (1898-1972)
che ai diagrammi spaziotemporali che abbiamo incontrato finora.
Seguendo certe successioni di eventi potremmo trovarci nei pressi di
eventi a cui abbiamo già assistito, più o meno come in alcuni quadri
di Escher uscendo da una stanza verso destra, ci si può ritrovare alla
sinistra della stessa stanza.
Consideriamo dunque l'analogia con il caso di uno spazio non
semplicemente connesso. Se i punti dello spazio sono connessi fra
loro come quelli della superficie di una sfera in cui è presente un
tunnel che la perfora da parte a parte (come quando un verme passa
in una mela), sarà possibile andare da un punto A in prossimità di
un'entrata del tunnel a un punto B in prossimità dell'altra entrata
come se seguissimo la superficie della sfera, oppure come se imboc-
cassimo il tunnel. E il percorso attraverso il tunnel, se lo spazio è
curvo in maniera sufficientemente "contorta" può essere molto più
breve di qualsiasi altro passaggio al di fuori di esso. In fig. 9 passare
all'interno del tunnel significa compiere il percorso più breve fra
A e B.

99
Fig. 9

L'idea di un tunnel spaziotemporale (o wormhole) è quella di un


percorso che mette in comunicazione fra loro zone dello spaziotempo
anche molto distanti, attraverso percorsi anche molto più brevi di
quelli "ordinari". La distanza in questione può essere.significativa
o per il suo aspetto spaziale o per il suo aspetto temporale, ma è
comunque caratterizzata sempre da entrambi, perché è una distanza
fra eventi (un intervallo). Nel romanzo Contact (1985) di Carl Sagan
(1934-1996), i protagonisti - con un meccanismo costruito grazie
a un progetto ricevuto tramite un segnale radio alieno - riescono
a raggiungere il lontano pianeta Vega attraverso un tunnel che ac-
corcia gli intervalli spaziotemporali fra eventi distanti ventisei anni
luce nel nostro sistema di riferimento. Al ritorno, quello che era
sembrato loro un intervallo di molte ore, risulta - a chi è rimasto a
·casa- un breve lasso di circa venti minuti. Nel tempo personale dei
viaggiatori il ritorno è temporalmente distante dalla loro partenza
meno di quanto non lo sia per chi non ha imboccato il tunnel con
loro 12 • È facile rendersi conto che se gli eventi nello spaziotempo
possono essere connessi in modi che risultano così "peculiari" per il
nostro modo di pensare, allora è possibile anche che vi siano tunnel
che ci permettano di arrivare prima della nostra partenza. In tal caso
il tempo personale di oggetti e persone sarà sempre definibile, ma
un tempo pubblico come tempo coordinato di un qualche sistema
di riferimento potrà essere definito solo localmente per zone dello
spaziotempo sufficientemente piccole da risultare "ordinate" (ossia
orientabili). Questo perché, a differenza del caso semplice, Uviag-
giatore nel passato ha una linea-mondo che rispetto al tempo di chi

12 Nella versione cinematografica, diretta da R. Zemeckis nel 1997, l'intervallo


di tempo è zero per chi resta a casa, mentre è di qualche minuto per il viaggiatore.
Il risultato è che per chi è rimasto sulla terra il viaggio non sembra esserci stato.

100
rimane a casa risulta temporalmente inversa. Anche se localmente -
ossia nel tempo del viaggiatore - gli effetti seguono le cause e quindi
il "flusso" di eventi è orientato verso il futuro, globalmente - ossia
dal punto di vista di chi rimane a casa - un certo tratto della vita del
viaggiatore è costituito da effetti che precedono cause e quindi da
una sequenza di eventi orientata verso il passato. Si consideri il dia-
gramma di fig. 10, che riproduce la linea-mondo V di un viaggiatore
che attraverso un tunnel spaziotemporale torna indietro nel tempo.
L'evento e1, ossia il ritorno del viaggiatore sulla terra, è nel tempo
pubblico anteriore ali' evento e2 , ossia alla sua partenza. Al contrario,
nel tempo personale del viaggiatore il ritorno viene dopo la partenza.
Infatti, il viaggiatore, dopo essere tornato può andare a trovare il suo
"sé" più giovane e assistere alla sua stessa partenza 13 •

SPAZ.l<l

Fig. 10

13 Sulla distinzione fra causalità inversa (locale) e linee come-tempo dirette


verso il passato si vedano Earman (1972) e Weingard (1979). Seguendo l'uso del-
la letteratura contemporanea Earman e Wiithrich (2004), adoperarono il termine
"causalità inversa" senza ulteriori specificazioni solo per i legami causali localmente
inversi, come quelli supposti dalla teoria di Wheeler e Feynman (si veda supra III.
iv), i quali non richiedono uno spaziotempo curvo, ma risultano incompatibili con
le teorie relativistiche. Mentre parlerò di "violazione della causalità" per i fenomeni
permessi da modelli di spaziotempo non semplicemente connessi, come appunto
quelli contenenti wormhole. Non limiterò però il termine "viaggio nel tempo" solo
a questo secondo tipo di casi - come si tende a fare nella letteratura più recente,
che contrappone spesso "viaggio nel tempo" a "causalità inversa" o talvolta parla
di "viaggi ~el tempo wellsiani" (che implicano causalità inversa in senso locale) e
"viaggi nel tempo godeliani" (che implicano solo la presenza di CTC); si vedano
Earman (1995, p. 270) e Fano (2002, pp. 285-287).

101
Se trovassimo un giorno da qualche parte nell'universo un tun-
nel spaziotemporale siffatto saremmo in grado di visitare il nostro
passato, ma in assenza di tale scoperta, potremmo riprodurlo noi?
Sorprendentemente, come scoprì il fisico Kip Thorne (n. 1940) in-
sieme ai suoi collaboratori negli anni ottanta del secolo scorso, in
uno spaziotempo non semplicemente connesso, basta sfruttare la
dilatazione del tempo permessa già dalla relatività speciale per "sfa-
sare" le bocche di un tunnel che connette zone dello spazio così da
violare da un punto di vista globale l'ordine temporale usuale delle
relazioni causali (ossia "violare la causalità"). Immaginiamo di ave-
re un tunnel spaziotemporale le cui bocche distano, percorrendo il
tunnel (ossia rispetto al sistema di riferimento puntato sul tunnel
stesso) pochi metri. Dal momento che il tunnel connette zone dello
spazio, muovendo una delle due bocche rispetto a un sistema di ri-
ferimento esterno al tunnel, le bocche rimarranno, rispetto al tunnel,
ferme e sempre alla stessa distanza. Per rendere più vivida l'imma-
gine pensiamo alle due entrate del tunnel come a due armadi A e B:
se entriamo dentro A e usciamo da B avremo percorso pochi metri;
e questo indipendentemente dal fatto che gli armadi si trovino tut-
ti e due in cucina, oppure uno in cucina e l'altro in camera da letto,
o ancora uno in Italia e l'altro in Nuova Zelanda, o uno sulla terra e
l'altro su Alfa Centauri. (Si noti che, se B si trova su Alfa Centauri e
A sulla terra, noi passando dal tunnel ci metteremmo pochi secondi
per raggiungere Alfa Centauri, mentre un raggio di luce impieghe-
rebbe ben quattro anni; quindi anche se da un punto di vista locale
non superiamo mai la velocità della luce, da un punto di vista globale
noi arriviamo prima del raggio di luce che è partito con noi!) Ora,
immaginiamo di prendere B e metterlo su un'astronave che parte per
lo spazio a velocità prossime a quelle della luce, raggiunge Alfa Cen-
tauri e poi torna sulla terra. Come ci insegna il paradosso dei gemelli
(si veda supra III.iii), il viaggio nel sistema di riferimento puntato su
A o equivalentemente sulla terra, durerà molto più di quanto durerà
per B - poniamo che mentre sulla terra è trascorso un anno, per B
siano passati solo sei mesi. Dall'interno del tunnel, però, le due boc-
che A e B non si sono mosse e quindi sono rimaste "sincronizzate"
fra loro. In altri termini, un orologio ali' entrata dell'armadio A, uno
posto al centro del tunnel e uno posto ali' entrata di B rimarranno
sincronizzati, non importa quanto velocemente gli armadi si muo-
vano reciprocamente rispetto a un sistema di riferimento" esterno.
Poniamo che B parta per il viaggio spaziale il 1° gennaio 2014 e torni

102
il 1° gennaio 2015. Nel tempo proprio di B - abbiamo supposto - il
viaggio dura solo la metà, quindi se al ritorno apriamo la porta di B
e guardiamo l'orologio all'entrata, questo indicherà il 1° luglio 2014.
Ma la stessa data indicheranno gli altri due orologi, che rispetto al
tunnel non si sono mossi. Però se osserviamo gli orologi aprendo la
porta di A, dal momento che A rispetto alla terra non si è mosso,
l'orologio all'entrata e gli altri due segneranno 1° gennaio 2015. Co-
me è possibile? La soluzione del "paradosso" è che se noi passiamo
nel tunnel da A a B, entriamo il 1° gennaio 2015 e usciamo lo stesso
giorno, ma se passiamo da B ad A, entriamo il 1° gennaio 2015 e
usciamo il 1° luglio 2014. Infatti, con l'entrare da B nel tunnel, pas-
siamo in una zona dello spaziotempo in cui l'orologio all'uscita A,
che è rimasto fermo rispetto al nostro sistema di riferimento, segna il
1° luglio 2014, e in cui sulla terra è quindi il 1° luglio 2014. Analo-
gamente possiamo sfruttare in seguito il passaggio da A a B per "tor-
nare" dall'estate del 2014 all'inverno del 2015. La situazione rispetto
allo spaziotempo è esattamente quella già schematizzata in fig. 10.
La serie televisiva Star Trek - Deep Space Nine (1993-1999) è
interamente ambientata su una stazione nei pressi di una bocca di
un tunnel che connette galassie lontanissime nello spaziotempo. Una
proposta di modificazione dello spaziotempo in qualche modo ana-
loga è il meccanismo del motore a curvatura (warp drive) -introdotto
per la prima volta nella serie Star Trek (1966-1969) - il cui effetto
non è "perforare" lo spaziotempo, ma piuttosto "comprimerlo" in
modo da avvicinare eventi nel futuro o nel passato o tra loro lontani
da un punto di vista spaziale, così da renderli facilmente raggiungi-
bili. Un altro motore che sembra sfruttare fenomeni di deformazione
dello spaziotempo è quello che permette il salto nell'iperspazio (jump
drive) - lo si incontra nel romanzo Dune (1965) di Frank Herbert
(1920-1986), da cui D. Lynch ha tratto nel 1984 una versione cine-
matografica, nell'epopea di Guerre Stellari (Star Wars; il primò film,
di G. Lucas, è del 1977) e nel serial televisivo Battlestar Galactica
(serie originale 1978-1979; nuova serie 2004-2009). L'idea sembra
essere quella di un "movimento istantaneo" tramite cui è possibile
giungere in zone dello spaziotempo lontane o al di fuori del nostro
cono di luce.

In fantascienza troviamo anche l'idea, analoga a quella di tunnel


spaziotemporale, di passaggi che mettono in contatto epoche diverse
fra loro, talvolta in termini solo di comunicazione, altre volte com-

103
portando trasferimenti di oggetti e di persone. In queste storie, in
genere, vi è una relazione fra il passare del tempo nel presente e il
passato con cui si è in contatto (e si noti che dal punto di vista degli
"abitanti" del passato il contatto avviene con il futuro). In The Price
of Oranges (1985) di Nancy Kress (n. 1948), un passaggio nell'ar-
madio del protagonista permette di raggiungere gli anni trenta del
Novecento e tornare in un presente (gli anni ottanta) dopo intervalli
di tempo che sembrano durare quanto le sue visite nel passato 14 • È
bene notare che in generale è il percorso compiuto dal viaggiato-
re, a sua volta vincolato dalla conformazione dello spaziotempo nel
tunnel che attraversa 15 , a stabilire dove e quando. questi si ritrove-
rà dopo ciascun passaggio. Dal punto di vista del tempo pubblico,
quindi, anche in questo caso potranno esserci eventi in successione
dal punto di vista del tempo personale del viaggiatore che risultano
simultanei dal punto di vista pubblico; per esempio, se il viaggiatore
arriva "due volte" allo stesso momento passato incontrerà se stesso,
perché due "sé" saranno presenti simultaneamente nello stesso luo-
go (grossomodo).

III.vii Non ci sono viaggiatori dal futuro (ancora)


I salti nell'iperspazio sono appannaggio più della fantascienza che
della riflessione scientifica, ma i tunnel spaziotemporali e in gene-
rale le curvature dello spaziotempo che permettono violazioni della
causalità da un punto di vista globale sono oggetto di riflessione e

14 Qualcosa di analogo awiene nel romanzo Timeline (1999) di Michael

Crichton (1942-2008), da cui è stato tratto un film diretto da M.R. Donner nel
2003. Un bellissimo racconto sul tema è il classico Time Locker (1943) di Henry
Kuttner (1915-1958), dove si fa notare che un passaggio che connetta momenti
diversi del tempo ci permetterebbe di confrontare le dimensioni dell'universo a
tempi diversi e scoprire così se sono cambiate. La stessa idea la si ritrova nell'artico-
lo di filosofia di Graves e Roper (1965), dove questa idea viene usata per obiettare
all'ipotesi scettica stando a cui se le dimensioni di ogni cosa, compresi gli strumenti
di misurazione, raddoppiassero da un momento all'altro non potremmo, in linea
di principio, accorgercene. Si veda anche The Epiplectic Bicycle (1969) di Edward
St. John Gorey (1925-2000).
15 Va inoltre notato, che "attraversàre" un tunnel spaziotemporale significa oc-

cuparne una parte con un segmento della propria linea-mondo. Una conseguenza
inevitabile di ciò è che ogni tunnel spaziotemporale di dimensioni finite può essere
attraversato solo un numero finito di volte da persone o oggetti. Si veda Deutsch
(1997, cap. 12).

104
indagine anche nell'ambito della fisica e della filosofia della scienza.
Almeno a livello microfisico, infatti, l'esistenza di tali tunnel - per
quanto breve e fluttuante - risulta essere un'ipotesi verosimile, e non
sembra teoricamente impossibile ricreare modificazioni analoghe
dello spaziotempo a livello macroscopico. Il problema principale
dei tunnel spaziotemporali è che essi risultano in genere instabili:
non appena qualcosa tenta di attraversarli effetti quantistici li fanno
collassare su se stessi chiudendoli per sempre.
Per "stabilizzare" un tunnel spaziotemporale occorre prevenirne
il collasso "riempiendolo" con energia negativa. Ma dove possiamo
trovare questo elemento apparentemente così "esotico"? Sin dal
pionieristico articolo di Kip Thorne e dei suoi collaboratori (Morris
et al. 1988) del 1988, in cui si suggeriva di sfruttare a tal fine effetti
quantistici noti, come il cosiddetto vuoto di Casimir, si sono susse-
guite proposte di vario tipo. La letteratura scientifica è al presente
piuttosto vasta, includendo non solo diverse ipotesi su come stabi-
lizzare i tunnel spaziotemporali, ma anche metodi per "gonfiare"
a dimensioni macroscopiche .quelli microscopici, e svariati suggeri-
menti (tecnicamente per ora molto lontani dalle nostre capacità) per
"tagliare" e "ricucire" lo spaziotempo in modo da permettere linee
temporali chiuse percorribili.
Non tutti i fisici vedono con simpatia l'idea che sia possibile ot-
tenere curvature dello spaziotempo siffatte, però. Parte della let-
teratura scientifica è incentrata sui cosiddetti teoremi di impossi-
bilità (no-go theorems) per macchine del tempo, volti a dimostrare
l'impossibilità dei tentativi di produrre strutture spaziotemporali in
cui siano presenti CTC. A tal proposito, il celebre fisico Stephen
William Hawking (n. 1942) ha avanzato la congettura della prote-
zione cronologica, stando alla quale qualsiasi tentativo di stabilizza-
re una curvatura dello spaziotempo che permetta un passaggio nel
passato è destinato a fallire per effetti di instabilità quantistica. La
congettura della protezione cronologica è appunto una congettura,
motivata da quello che sembrerebbe accadere in casi relativamente
noti. L'argomento informale avanzato da Hawking per sostenere la
sua generalizzazione riecheggia un argomento formulato da Enrico
Fermi (1901-1954) a proposito degli extraterrestri: se i viaggi nel
tempo sono possibili, perché allora non abbiamo mai incontrato un
viaggiatore dal futuro? È davvero possibile che si nascondano tutti
così bene fra noi? E in fondo, perché mai dovrebbero nascondersi?
L'effetto retorico di questa considerazione è notevole ma non va

105
sopravvalutato 16 . Come abbiamo visto supra in III.vii, infatti, prima
della creazione di una macchina del tempo (a meno di non trovarci
in un universo come quelli godeliano o nietzschiano) ci troveremmo
in una zona dello spaziotempo in cui le linee temporali chiuse non
sono permesse, e quindi non c'è da stupirci se, finché non costrui-
remo una macchina del tempo, non incontriamo turisti dal futuro.
Pensiamo infatti a ciò che accadrebbe se riuscissimo a costruire
un tunnel temporale posto in prossimità della luna. Nel progetto che
abbiamo portato a termine il tunnel ha due bocche che spazialmen-
te distano pochi metri l'una dall'altra, ma che sono temporalmente
sfasate di sei mesi. Ossia, se entriamo nella bocca IN il 31 dicembre
del 2014, usciremo dalla bocca OUT il 31 giugno 2013 e viceversa.
Ci sediamo al tavolo con i nostri colleghi e decidiamo che fra sei
mesi esatti, quando l'astronave per raggiungere il tunnel sarà pronta,
la prima spedizione partirà. Ci stringiamo reciprocamente le mani
soddisfatti e subito dopo la torre di guardia ci avverte che un' astro-
nave che assomiglia tantissimo a quella che stiamo finendo di costru~
ire è appena uscita dalla bocca OUT. Una comunicazione arriva, ed
è indubbiamente la nostra voce: "stazione terra, ce l'abbiamo fatta,
qui tutto a posto, che giorno è lì? Siete voi?". Se mai ci trovassimo
in una situazione del genere sarà perché i fisici che pensano che i
viaggi indietro nel tempo siano possibili hanno ragione. Certo, al di
là di quello che i fisici possono dirci al riguardo, rimangono aperte
molte questioni interessanti. Una volta che l'astronave sia sbarcata,
cosa accadrebbe se decidessimo di non partire? E se il nostro "sé"
più vecchio impazzisse e uccidesse il nostro più giovane "sé"? Come
potremmo arrivare nel passato se non siamo mai partiti? Nei prossi-
mi due capitoli ci occuperemo di questi delicati problemi filosofici.

16 Un altro problema simile è: perché non ci sono folle di "turisti" a osservare


grandi eventi del passato? Sull'idea che potrebbero esserci turisti dal futuro fra noi
è basato il film Timescape (o Grand Tour: Disaster in Time, 1992) di D. Twohy (dal
racconto Vintage Season di H. Kuttner e C.L. Moore, 1946).
Parte seconda
I "paradossi" del viaggio nel tempo
Capitolo quarto
La moltiplicazione dei viaggiatori

IV.i I circoli causali


Vediamo ora cosa segue dall'ipotesi che abbia luogo un viaggio nel
tempo, in particolare che qualcuno vada a visitare il suo passato non
troppo remoto. Ricordiamo alcuni punti caratterizzanti i viaggi nel
tempo in senso proprio:

(1) Se una persona (o un oggetto) si sposta lungo una traiettoria


dello spaziotempo, allora c'è uria catena causale fra gli eventi che
costituiscono la vita della persona (o dell'oggetto), ossia la sua linea-
mondo.

(2) I viaggi nel tempo non sono che spostamenti di persone (o


di oggetti) nello spaziotempo lungo traiettorie "inusuali". In parti-
colare, i viaggi nel tempo nel passato (quelli che ci interesseranno
maggiormente in ciò che segue) sono spostamenti che seguono in
larga parte una linea temporale chiusa (CTC).

(3) Se una persona (o un oggetto) viaggia in larga parte lungo una


linea temporale chiusa, il principio di causalità (le cause precedono
gli effetti) viene violato, almeno da un punto di vista gfobale.

In un diagramma spaziotemporale puntato sul tempo pubblico


(ossia su qualche oggetto che sta fermo rispetto al nostro sistema di
riferimento ordinario, la terra) possiamo individuare le persone e
gli oggetti con le loro linee-mondo. In un diagramma del genere, le
linee-mondo dei viaggiatori non saranno, come normalmente sono
quelle degli oggetti ordinari, linee continue sempre orientate verso
il futuro del tempo pubblico.

109
Per semplificare un po', uniamo con una linea tratteggiata la par-
tenza e l'arrivo di ciascun viaggio, continuando a chiamare linea-
mondo di un oggetto la linea (ora continua ora tratteggiata) che così
otteniamo, e indichiamo su ciascuna linea-mondo i punti successivi
dal punto di vista del tempo personale con lettere in ordine alfabetico
crescente 1•
Questo chiarimento ci permette di risolvere facilmente un primo
problema che il viaggio a ritroso nel tempo fa nascere. Supponiamo,
infatti, che il viaggiatore raggiunga un tempo anteriore alla propria
nascita. Come è possibile, si potrebbe pensare, per qualcuno esi-
stere prima di essere venuto al mondo? A meno di non accettare la
dottrina della pre-esistenza dell'anima al corpo, i viaggi nel tempo
sembrerebbero implicare un'impossibilità e quindi essere a loro
volta impossibili. Tale ragionamento va respinto, perché basato su
una confusione fra tempo personale e tempo pubblico. Esistere pri-
ma della propria nascita, per un oggetto O, significa semplicemente
visitare un evento antecedente (dal punto di vista del tempo pubbli-
co) la propria nascita. La visita, però, è un evento che dal punto di
vista del tempo personale avviene dopo la nascita del viaggiatore, e
quindi non c'è contraddizione: la vita del viaggiatore è una catena
di eventi connessi causalmente così come la vita di chiunque altro.
In fig. 1, per esempio, a è l'evento nascita del viaggiatore, e e è
l'evento arrivo dal futuro del viaggiatore a una data antecedente la
sua nascita.

1 In una rappresentazione di questo tipo, i segmenti tratteggiati di linea-mondo


di un viaggiatore staranno per elementi diversi a seconda del tipo di viaggio. Nei
viaggi a causalità inversa locale (come nell'esempio di Putnam, si veda supra Ili.iv),
i segmenti stanno per tratti di catene causali continue, ma inverse rispetto al tempo
pubblico; nei viaggi in cui la causalità è violata solo globalmente (ad esempio per
effetti gravitazionali, si veda supra Ill.v, o per la presenza di tunnel spaziotemporali,
si veda supra Ili.vi), i segmenti stanno per una zona "contorta" dello spaziotempo,
che andrebbe più propriamente rappresentata fuori dal piano delle ascisse e delle
ordinate del tempo pubblico (ma come abbiamo detto questa rappresentazione
è semplificata). Se, come vuole certa fantascienza, sono possibili salti istantanei
nello spaziotempo, non c'è letteralmente nulla (del viaggiatore) dove-c'è la linea
tratteggiata, questa indica piuttosto il punto di partenza e il punto di arrivo del
salto (connessi fra loro da un legame causale "a distanza"); in tal caso ciò che qui
chiamiamo "linea-mondo" sarebbe più propriamente una "quasi linea-mondo",
ossia un insieme di segmenti non connessi.

110
~IV c.

Fig. 1

La situazione è un po' più complessa quando il viaggio nel tem-


po porta a un circolo causale. Non dobbiamo però pensare che una
persona o un oggetto coinvolto in un circolo causale "viva e riviva"
eternamente le stesse vicende, anche se questa sembra essere l'inter-
pretazione preferita in molta fantascienza. Nel racconto Death Ship
(1953) di Richard Burton Matheson (n. 1926), da cui lo stesso au-
tore sceneggiò un episodio di The Twili'ght Zone del 1963, tre astro-
nauti in cerca di nuove forme di vita atterrano su un pianeta poco
prima che un'astronave si schianti sul suo suolo. Visitato l'interno
del relitto, gli astronauti si accorgono con orrore che i corpi senza
vita che trovano al suo interno sono i loro. Il capitano in un primo
momento ordina di rimanere a terra, per paura che la loro partenza
inneschi una catena di eventi che li riporti indietro nel tempo e li
faccia schiantare al suolo. Ma dopo un tentativo fallito (pur senza ri-
sultare fatale) di lasciare il pianeta, gli astronauti capiscono di essere
condannati a ripetere per l'eternità gli ultimi momenti della loro
vita. Queste "ripetizioni", che spesso ammettono delle variazioni, e
in alcuni casi la possibilità di uscire dal circolo, non devono essere
intese come circoli causali lungo linee temporali chiuse. Se una ca-
tena causale "quasi circolare" di questo tipo fosse generata da un
viaggio nel tempo ci ritroveremmo davanti a una contraddizione:
la storia ri-inizia da capo, in un certo senso, ma l'inizio è diverso·da
quello precedente. Nella letteratura e nel cinema questi "cerchi che
non si chiudono" sono stati talvolta usati per ottenere particolari

111
effetti drammatici nella narrazione, ma non sono compatibili con
l'idea di viaggio nel tempo come spostamento nello spaziotempo2 •
Una catena causale circolare, infatti, non implica che la persona
o l'oggetto coinvolto in tale circolo "ripeta" eternamente nel suo
tempo personale tutti gli eventi che costituiscono la catena. Ciò nem-
meno quando· il circolo porta all' autogenerazione di una persona,
come nel famoso racconto "-Alt You Zombies -" (1959) di Robert
Anson Heinlein (1907 -1988). Il protagonista è un trovatello che ap-
parentemente nasce donna,· ma dopo essere stata sedotta e messa
incinta da un misterioso straniero, scopre di possedere entrambi gli
apparati sessuali (è quindi un ermafrodita). In seguito a un parto
difficile i medici sono costretti a "trasformarlo" in un uomo; questi
- come scoprirà egli stesso - è il misterioso straniero che ha viaggiato
indietro nel tempo (condottavi da un suo "sé" più vecchio), ha mes-
so incinta il suo "sé" più giovane quando era ancora donna, e dopo
nove mesi è tornato per rapire_la bambina (un suo "sé" molto giova-
ne) e portarla davanti all'orfanotrofio in cui è cresciuto. Egli (o ella)
è dunque la madre e il padre di se stesso, così come anche il nonno
e la nonna (e il bisnonno e trisnonno, e così via) 3 • Strano, certo, ma
a parte il fatto che non è chiaro se sia biologicamente plausibile per
un organismo che si riproduce in maniera sessuata avere genitori
con lo stesso patrimonio genetico4, il circolo causale è coerente e da
un punto di vista pubblico quindi tutti gli eventi sono accaduti una

2 L'espressione "cerchi che non si chiudono" è tratta dal film Prima della piog-

gia (Be/ore the Rain, 1994) di M. Manchevski. Altri film in cui la narrazione sembra
ri-iniziare da una situazione diversa sono L'inquilino del terzo piano (Le'locataire,
1976) di R. Polanski, Femme Fatale (2002) di B. de Palma e (almeno in una delle
possibili interpretazioni) Mulholland Drive (2001) di D. Lynch. In Donnie Darko
(2001) di R. Kelly la "circolarità" imperfetta è raggiunta esplicitamente tramite un
viaggio nel tempo (ma senza macchina del tempo). Tutte queste storie, a meno di
non essere interpretate (almeno parzialmente) come "sogni" di qualche personag-
gio, sembrano richiedere o un ipertempo nei cui istanti successivi ogni ripetizione
ha luogo (si veda infra V.i), o un multiverso in cui i personaggi involontariamente
si spostano (si veda infra V.viii).
3 Si può essere il nonno di se stessi anche senza che nessun viaggio nel tempo
abbia luogo, ma semplicemente in seguito a una curiosa serie di matrimoni e con-
seguenti çambi di status familiari; si legga con attenzione il testo di I am my own
grandpaw (1947) di Dwight Latham and Moe Jaffe, canzone che non a caso viene
menzionata di sfuggita nel racconto di Heinlein.
4 Si veda Harrison (1979), Godfrey-Smith (1980) e la discussione in Nahin
(1993, pp. 214-217) perun atteggiamento scettico. Dowe ed Evans (1998) propon-
gono invece una soluzione.

112
sola volta, anche quelli a cui il viaggiatore ha assistito, nel suo tempo
personale, più volte (da punti.di vista·diversi).
Ciò che rende i circoli causali problematici è piuttosto il fatto
che spesso risultano estranianti e insoddisfacenti a livello esplica-
tivo. Si prenda il racconto The Gentle Assassin (1961) diJames G.
Ballard (1930-2009). L'inventore della macchina del tempo torna
al giorno in cui la sua promessa sposa è stata uccisa in un attentato
a Londra. Un giornale che porta dal futuro parla di due attentatori
che hanno fatto detonare una bomba in mezzo alla folla radunatasi
per celebrare l'incoronazione del nuovo re prima di venire uccisi
dalla polizia. Il suo scopo è ucciderli entrambi prima che possano
fare esplodere l'ordigno, e a tal fine si apposta con un fucile a una
finestra prospiciente la piazza affollata. Avendo individuato solo un
assassino e vedendolo intento a lanciare la bomba verso la carrozza
reale spara, facendola involontariamente finire lontana dalla carroz-
za, e causando in tal modo la morte della donna. Non potendo più
fare nulla per evitare la morte dell'amata, si lancia verso la polizia
facendosi uccidere dai loro proiettili.
La catena ~ausale descritta in questo racconto è perfettamente
circolare: l'uomo causa (involontariamente) la morte della promessa
sposa, che è il motivo che lo spinge a usare la macchina del tempo
e tornare indietro per tentare di salvarla. Ma né dal punto di vista
del tempo personale né da quello del tempo pubblico ci sono con-
traddizioni: per quanto dolorosa la storia di quest'uomo, essa è per-
fettamente coerente5. Il problema sta piuttosto nel fatto che il mo-
vente delle sue azioni ci sembra "spuntare dal nulla", come se fosse
il risultato di una imperscrutabile forza del destino. Normalmente,
infatti, spieghiamo le ragioni delle nostre azioni facendo riferimen-
to a catene di cause ed effetti. Un viaggio nel tempo può costringerci
a catene causali circolari, e quindi a spiegazioni anch'esse circolari,
le quali ci risultano in genere poco soddisfacenti. Ma a ben vedere
questa sensazione potrebbe essere solo una conseguenza della no-
stra poca familiarità con i viaggi nel tempo e le situazioni che questi
permetterebbero. In fin dei conti, la ragione per cui riteniamo che
le spiegazioni circolari siano poco ~oddisfacenti è che dato il modo
ordinario in cui si susseguono cause ed effetti, non ci aspettiamo che

> Si veda anche l'episodio No Time like the Past (Stagione 4, episodio n° 112
del 1963) di Ai confini della realtà (The Twilight Zone 1959-1964).

113
una catena causale possa "finire" in un circolo. Se però prendiamo
in considerazione i viaggi nel tempo, non possiamo escludere delle
successioni di eventi che del tutto coerentemente "finiscano" esatta-
mente dove "erano iniziate". E dato questo panorama inusuale in cui
troviamo una sequenza di cause ed effetti non dovremmo stupirci
di trovarci delle spiegazioni circolari e soprattutto, non sembriamo
essere giustificati a pensare che siano in qualche modo difettive. ·

IV.ii I principi di conservazione


Se è possibile viaggiare indietro nel tempo, allora è anche possibi-
le incontrare se stessi in un momento passato. Mettendo da parte i
problemi riguardanti l'identità individuale (su cui si veda supra Il.ii),
l'incontro con se stessi risulta problematico in primo luogo per la
moltiplicazione della materia che sembra permettere. Il problema è
innanzitutto di tipo fisico. Se dal futuro arriva un mio "sé" poco più
vecchio e mi si presenta mentre sono nel mio salotto, sembrereb-
be che il viaggio abbia reso possibile ciò che nessun processo fisico
dovrebbe rendere possibile: aumentare la quantità di materia totale
nell'universo. Certo, più propriamente il principio fisico fondamen-
tale riguarda la conservazione del prodotto di materia ed energia, e
quindi possiamo pensare che quando il mio "sé" più vecchio arriva
dal futuro, una parte di energia presente nell'universo venga persa
"in cambio" (più o meno come da un raggio gamma si creano una
particella e la sua antiparticella, si veda supra Iii.iv). Ma indipenden-
temente da ciò, occorre notare che a livello globale, ossia conside-
rando lo spaziotempo nel suo insieme, non avviene nessuna moltipli-
cazione "magica" di materia o energia. Se una persona vive 75 anni
di tempo personale occuperà con la stessa quantità di materia una
certa porzione di spaziotempo, sia che abbia una vita normale, sia che
viaggi forsennatamente avanti e indietro nel tempo, sino a ritrovarsi
una mattina a incontrare diecimila "sé" più vecchi. Quella mattina
nell'universo ci sono 9.999 viaggiatori "in più", ma se consideriamo
l'intero spaziotempo e non solo una sua sezione, troviamo né più né
meno di quello che troveremmo se quella persona non avesse mai
viaggiato nel tempo: gli eventi che compongono i 75 anni della sua
vita. Anche in un caso simile, viaggiare nel tempo comporterebbe
solo occupare con la propria vita una porzione di spaziotempo dalla
"forma" un po' inusuale (in un diagramma spaziotemporale: un fitto
ziz-zag), e il ri-assistere per diecimila volte allo stesso evento da parte

114
del viaggiatore (ogni "volta" da un punto di vista diverso) 6 • Non im-
porta quanto contorta sia la linea-mondo di una persona (o oggetto):
i duplicati di oggetti e persone non sono che le pieghe dovute al
percorso anomalo della linea-mondo di ciascun singolo viaggiatore
(rispetto alle linee causali interne al sistema di riferimento comune).
Certo, anche la moltiplicazione solo locale della materia può
lasciare perplessi. Non solo, infatti, possiamo moltiplicarci zig-
zagando nello spazio tempo, ma anche portando avanti e indietro nel
tempo versioni più giovani del nostro "sé". Si potrebbe anzi essere
tentati di ragionare come segue: immaginiamo di avere un lingot-
to d'oro posato su un tavolo di fronte a una macchina del tempo.
Prendiamo il lingotto, entriamo nella macchina e usciamo dieci mi-
nuti prima di quando siamo entrati, quando il lingotto era ancora
lì. Prendiamo il lingotto sul tavolo e con due lingotti risaliamo sulla
macchina del tempo, e usciamo dieci minuti prima, quando il lingot-
to era ancora lì. Prendiamo il lingotto sul tavolo e con tre lingotti...
Non basta procedere in questo modo fin dove ci porta la nostra sete
di ricchezza per moltiplicare indefinitamente qualsiasi cosa? No; le
cose non stanno così, perché questa storia non è coerente.
Per rendersene conto basta raccontarla dal punto di vista del
tempo pubblico. Se partendo a un istante t 1 con il mio lingotto fra le
mani, una volta arrivato a un instante precedente t avessi "rapito" il
"sé" più giovane del lingotto, allora a t 1 non ci sarebbe il lingotto con
cui sono partito! Se a t 1 esco dalla macchina del tempo con un lin-
gotto in mano e vedo davanti al tavolo un lingotto d'oro, allora non
posso7 prendere quel lingotto e portarlo ancora indietro nel tempo, e
anzi non è coerente pensare che io abbia fatto qualsiasi altra cosa con
quel lingotto che non risulti nel suo essere sul tavolo a t quando lo
prendo con me nel mio viaggio nel tempo - tanto meno cambiarlo in
denaro e spenderlo! Portare più "sé" di un oggetto (o di una persona)
indietro e avanti nel tempo non ci permette di moltiplicare i "sé", nel
senso di produrre copie dell'oggetto o della persona che rimangano
in giro permanentemente. Possiamo generalizzare questo punto, in
ciò che chiameremo il vincolo sull' autorapimento.

6 Un romanzo quasi interamente basato sull'idea di poter incontrare molteplici

versioni di "sé" è The man who/olded himsel/(1973) di David Gerrold (n. 1944).
7 Se tentassi di portarlo indietro nel tempo, capiterebbe qualcosa che me lo

impedirebbe; di questo tipo di impossibilità caratteristica dei viaggi nel tempo par-
leremo meglio nel capitolo V.

115
(VAR) La linea-mondo di un viaggiatore che viaggia avanti e/o
indietro nel tempo assieme a uno o più suoi "sé" è unica.

In altri termini, portare avanti o indietro nel tempo uno o più


"sé" non è diverso dall'intraprendere, successivamente, dal punto
di vista del nostro tempo personale, una certa serie di viaggi. Il fatto
che alcuni di questi viaggi siano compiuti assieme a un nostro "sé"
più vecchio o più giovane è del tutto irrilevante (e lo stesso vale per
il lingotto d'oro, ovviamente). In particolare, il modo in cui gli eventi
che compongono la vita del viaggiatore sono connessi nello spazio-
tempo, non cambia radicalmente in corrispondenza di un autorapi-
mento, come accadrebbe se si creassero biforcazioni o sdoppiamenti.
L'unica forma di moltiplicazione delle entità permessa dal viaggio nel
tempo è dunque quella dovuta alle pieghe della linea tempo dell' en-
tità che viaggia: portare qua e là "sé" di persone o oggetti a momenti
diversi della loro vita non amplifica l'effetto in nessun modo.

IV.iii. Oggetti dal nulla


Nel romanzo Bid Time Return (1975) di R. Matheson (da cui è stato
tratto un film nel 1980 dal titolo Ovunque nel tempo, Somewhere
in Time, di J. Szwarc) un uomo in fin di vita si ritira in un vecchio
hotel dove inizia a essere ossessionato dalla storia di una affascinante
attrice che un secolo prima aveva abitato quelle stanze. Della dorina
non raccoglie solo informazioni, ma va anche in cerca di oggetti che
le sono appartenuti, e fra questi riesce a venire in possesso di un suo
vecchio orologio d'oro. In seguito a un viaggio indietro nel tempo
l'uomo incontra la donna e se ne innamora, .e prima di essere costret-
to a tornare nel presente dove finire i suoi giorni le regala l'orologio
che ha trovato. L'orologio, quindi, viaggia indietro nel tempo, ma
non si è prodotto nessun "duplicato", nemmeno temporaneamente,
perché prima del suo arrivo nel passato esso non esisteva. La situa-
zione è molto strana, e ce ne rendiamo conto se ci chiediamo: chi ha
progettato l'orologio? Chi l'ha costruito? Dove è stato comprato e
chi l'ha comprato? A queste domande non sembra esserci una rispo-
sta: non è stato né progettato né fabbricato da nessuno, nessuno l'ha
comprato, semplicemente è arrivato dal futuro e in futuro è sparito
nel momento in cui ha iniziato il suo viaggio indietro nel tempo.
Prima del suo arrivo dal futuro e dopo la sua partenza per il passato
non lo troviamo da nessuna parte perché la sua linea-mondo è una

116
catena di eventi chiusa (nel sistema di riferimento del tempo pubbli-
co). Oggetti che arrivano dal nulla in questo modo sono stati chia-
matijinn dall'astrofisico russo Igor Dmitriyevich Novikov (n. 1935)
- un termine ispirato dalla parola araba per il "genio" della lampada
di Aladino. Per quanto bizzarri, i jinn non generano paradossi, e
comunque non sono peculiarità dei viaggi nel tempo. Fisicamente
non è impossibile, anche se è assai poco probabile (e per questo ci
sembra molto strano che sia possibile), che un oggetto si materializzi
dal nulla di fronte a noi. Più l'oggetto è grande e complesso, più il
suo materializzarsi richiederà "in cambio" che si dissipi energia nei
dintorni, e meno sarà probabile che ciò avvenga. Jinn dalle dimen-
sioni microscopiche, come elettroni o particelle ancora più minute,
hanno qualche probabilità di materializzarsi, ma la probabilità che
jinn grandi e complessi come orologi si materializzino è decisamente
trascurabile. E macchine del tempo o tunnel spaziotemporali sono
solo uno dei i.nodi in cui un jinn potrebbe venire a esistere. Quindi, è
semplicemente molto poco probabile che arrivi dal futuro un orolo-
gio che nessuno ha mai progettato e costruito, anche se non sarebbe
un evento paradossale o tanto meno vietato dalle leggi della fisica.
Il fatto che i jinn macroscopici siano assai poco probabili, dunque,
comporta al massimo che sia assai poco probabile che se ne venga a
creare uno in seguito alla costruzione di una macchina del tempo o
all'apertùra di un tunnel spaziotemporale dal futuro, ma non che sia
poco probabile la possibilità di viaggiare nel tempo.
L'aspetto probabilmente più inquietante dei jinn è che non è
possibile modificarli una volta che li abbiamo trovati, almeno non in
maniera permanente, ossia senza riportarli alla loro situazione inizia-
le. Immaginiamo che il protagonista del romanzo citato sopra decida
di incidere il suo nome sull'orologio prima di consegnarlo alla sua
amata. Non c'è nulla di metafisicamente sospetto in un'incisione,
ma in questo contesto questa semplice ipotesi ci porterebbe a una
contraddizione. L'orologio che il protagonista ha trovato prima di
eseguire l'incisione non era inciso: questo però è lo stesso orologio
che ha dato all'amata dopo averlo inciso. Forse l'amata ha procedu-
to a eliminare la scritta prima di ridarglielo? Se non supponiamo
qualcosa del genere, non c'è modo di rendere la storia coerente8 • Si

8 Modificare un jinn in maniera permanente sarebbe un modo per cambiare


il passato, ma se la linea del tempo è unica, cambiare il passato non è possibile e
quindi nemmeno modificare un jinn in maniera permanente. L'impossibilità di mo-

117
noti che se l'orologio non fosse un jinn, il problema non sorgerebbe.
Supponiamo che l'attrice compri l'orologio in un negozio sulla Fifth
Avenue a New York. Il misterioso visitatore - che nel futuro ha
trovato l'orologio, l'ha portato indietro nel tempo e gli ha fatto fare
un'incisione prima di regalarglielo - le consegna un orologio in tutto
identico a quello che ha comprato lei, solo più vecchio e con un'inci-
sione sopra. L'unica stranezza è che ci saranno due "sé" dell'orolo-
gio, finché quello più giovane non tornerà indietro nel tempo.

IV.iv Informazioni dal nulla


Da una macchina del tempo non solo possono uscire oggetti dal
nulla, che nessuno ha costruito o progettato, ma anche informazio-
ni. Immaginiamo che uno scienziato passi la sua vita alla costruzio-
ne di una macchina del tempo, avendo come unica altra passione
la lettura delle poesie di Keats. In una delle prove del suo progetto
parte accidentalmente per la Londra del 1815 con un libro del-
le Odes di Keats in tasca. Spaesato incomincia a vagare nei pressi
del London Bridge dell'epoca finché non incontra uno studente
giovane e malaticcio. I due iniziano a parlare e lo scienziato, poco
prima di sparire misteriosamente, regala al giovane uno strano libro
contenente delle bellissime poesie. Il giovane studente rimane com-
pletamente rapito da quei versi, inizia a scrivere poesie in imitazione
di quelle e dopo pochi anni non resiste e le copia e le fa stampare a
suo nome, John Keats ...
In questa storia nessun oggetto viene creato dal nulla, non dob-
biamo supporre che il libro - il supporto materiale - dove sono scrit-
te le poesie sia un jinn. Il libro può ben essere stato stampato in
qualche tipografia, e due suoi "sé" possono rimanere in giro finché
uno dei· due non viene portato indietro nel tempo dallo scienziato.
Ma nonostante ciò la storia solleva interrogativi inquietanti: chi ha
scritto quelle poesie? Chi è il loro autore? Infatti, se non il libro in
senso materiale, i versi delle poesie sembrano arrivare dal nulla (il
libro nel senso del suo contenuto, quello che fa sì che due copie
materiali dello stesso libro siano appunto copie dello stesso libro). E
questa situazione ci può sembrare ancora più sconcertante della pro-

dificare un jinn viene discussa da MacBeath (1982) e Carlson (2005), che riprende
un esempio di Le Poidevin (2003).

118
duzione di un jinn materiale. Anche perché dal futuro potrebbero
arrivare non solo opere letterarie, ma anche conoscenze scientifiche
e tecnologiche, come i principi di fisica che permetterebbero la co-
struzione di una macchina del tempo 9 • Questa stranezza, però, non
è una conseguenza della possibilità di viaggiare indietro nel tempo.
Esattamente come la comparsa dal nulla di un oggetto complesso di
medie dimensioni in cambio di dissipazione di energia è assai poco
probabile, così è poco probabile la produzione casuale di informa-
zione. È certamente possibile che i segni che riproducono i primi
dieci versi di Ode on a Grecian Urn vengano lasciati su di un foglio da
alcune formiche che passeggiano casualmente con le zampe sporche
di inchiostro. Ma è anche molto poco probabile che ciò accada, così
come è poco probabile che un orologio si formi improvvisamente
qui di fronte a me; e fondamentalmente per lo stesso motivo: è po-
co probabile che si produca spontaneamente dell'ordine. La poca
probabilità che dell'informazione si produca per caso, dunque, non
gioca a sfavore dei viaggi nel tempo.
La storia che abbiamo raccontato potrebbe tuttavia farci pensare
il contrario. In fondo se lo scienziato ha conoscenza delle poesie di
Keats, e dispone di una macchina del tempo, può tornare indietro
nel tempo e regalare a Keats il libro di poesie prima che Keats stesso
lo abbia scritto. E se dispone di una macchina del tempo, il suo
successo appare probabile, o quantomeno più probabile dell'even-
tualità che una scimmia schiacciando a caso i tasti di un computer ci
consegni dopo qualche ora un/ile con il testo delle Odi di Keats. Le
cose, però, non stanno così. Lo scienziato che dispone di una mac-
china del tempo può dare a Keats il libro con le sue poesie solo nel
senso che può darsi che sia proprio così che è andata. Non possiamo
escludere che Keats abbia ricevuto le sue poesie da un misterioso
straniero, e che questo straniero sia il professore della nostra storia.
Ma la probabilità che si producano jinn di informazioni così com-
plessi è molto bassa e, di conseguenza, è poco probabile che le cose
siano andate così. Ma se non sono andate così, allora le poesie di
Keats sono il prodotto dello sforzo; dedizione e genio del giovane

9 Nella fantascienza, è R.A. Hei.µ.lein ad avere magistralmente sviluppato que-


sta idea nel racconto By his Bootstraps (1939). Per una intelligente parodia delle
conseguenze sul valore artistico della creazione "dal nulla" si consideri la raccolta
di poesie The Songs o/ the Long Land del poeta Lallafa di cui parla D. Adams in
Li/e, the Universe, and Everything (1982, cap. 15).

119
poeta inglese, e nessun viaggio nel tempo può far sì che il professore
gliele consegni prima che egli le elabori originalmente. Viaggiare nel
passato non ci permette di fare in modo che ciò che è stato, non sia
stato. Anche se disponessimo di una macchina del tempo e ci pro-
vassimo con tutte le nostre forze, il passato non si cambia; l'ultimo
capitolo approfondirà questo aspetto.
Capitòlo quinto
Il possibile e l'impossibile nei viaggi nel tempo

V.i Cambiare il passato?


Fino a qualche decennio fa, era piuttosto diffuso, fra filosofi e non, il
seguente argomento contro i viaggi nel tempo: se fosse possibile viag-
giare nel tempo potremmo andare nel nostro recente passato e fare
sì che accada qualcosa che ci ricordiamo non essere accaduto, ossia
potremmo cambiare il passato. Ma è intrinseco alla nostra stessa idea
di passato, e quindi una verità puramente "logica" o "concettuale",
che ciò che è stato non può più cambiare. Viaggiare nel passato è dun-
que impossibile perché contraddittorio. Almeno in questa sua prima
formulazione, l'argomento non è valido 1• Per vederlo basta rendersi
conto della differenza fra influire sul passato e cambiare il passato.
·È possibile influire sul passato se è possibile causare un evento che
accade, dal punto di vista del tempo pubblico, prima della nostra
azione. Le catene causali richieste dai viaggi nel passato certamente
implicano che il viaggiatore influisca sul passato in questo senso. Ma
affinché il viaggiatore cambi il passato, non basta che influisca su
ciò che è stato, occorre che la sua azione nel passato porti a conse-
guenze nel passato che non hanno avuto luogo. E questo determina
direttamente una contraddizione. Tale contraddizione, però, tocca
solo la nozione di cambiare il passato - che, appunto, è una nozione
contraddittoria2 - e non la nozione di viaggio a ritroso nel tempo.

1 Versioni dell'argomento si possono leggere in Whitrow (1961), Gorovitz


(1964), Capek (1966), Hospers (1967 2 , pp. 175-178), e Swinburne (1968). Gli ar-
ticoli di Dwyer (1975), Horwich (1975) e soprattutto Lewis (1976) hanno con-
tribuito largamente a un cambio di atteggiamento nei confronti di questo tipo di
ragionamento. Fulmer (1980) illustra bene questa diversa attitudine.
2 Secondo alcuni filosofi certe contraddizioni posso risultare vere (dialeteismo).

Questa tesi potrebbe forse essere sfruttata per rendere sen~ata l'idea che il passato

121
Nonostante in questa prima versione l'argomento chiaramente
non sia valido, rimane l'impressione che i viaggi nel tempo e la pos-
sibilità di cambiare il passato siano connessi, e che questo possa
creare problemi alla nozione di viaggio nel tempo. Esistono per al-
tro contro il viaggio nel tempo argomenti più raffinati e complessi,
che cercano di rendere più precisa questa intuizione, per esempio
facendo appello alle nozioni di capacità e libertà di agire. Infatti,
sembra difficile capire che cosa mai potrebbe impedirci di cambia-
re il passato una volta che vi siamo giunti. Se molti filosofi hanno
cercato risposte convincenti a questi interrogativi (si vedano infra
V.iii-V.vii), altri hanno mirato a "liberare" il viaggio nel tempo dalla
minaccia di contraddizione tentando di articolare una nozione non
contraddittoria di cambiamento del passato. La supposizione che si
possa cambiare il passato, del resto, è contraddittoria solo a patto di
accettare, esplicitamente o implicitamente, quella che chiameremo
la "tesi dell'unità del tempo".

Tesi dell'unità del tempo: la linea del tempo, ossia la sequenza di


eventi che costituisce il tempo pubblico e in cui noi come tutti gli altri
oggetti ci troviamo, è unica3 •

Questa tesi sembra essere così centrale alla nostra idea ordina-
ria di tempo, che non è facile capire in che senso si potrebbe sen-
satamente negarla. Nella letteratura filosofica, però, si incontrano
almeno due tentativi al riguardo. Il primo è supporre che esistano
molti universi paralleli (come suggerito da certe interpretazioni della
meccanica quantistica), ciascuno con una sua linea del tempo, e che
in certe circostanze sia possibile spostarsi da un universo all'altro
(si veda infra V.iii). Il secondo è supporre che vi sia una ulteriore
dimensione temporale. Andando indietro nel tempo il viaggiatore

si possa cambiare. Va notato, però, che anche i dialeteisti più "forti", che accettano
fatti contraddittori in corrispondenza di contraddizioni vere, fanno riferimento a
situazfoni più sfumate che non a quelle implicate dalla possibilità di cambiare il
passato (come la possibilità che sia allo stesso momento vero e falso che nel 1960
io uscivo da una macchina del tempo nel centro di Londra). Sul dialeteismo si veda
Berto (2006).
3 La tesi dell'unità del tempo non esclude che la linea del tempo si ramifichi
verso il futuro (si veda supra I.v). Una formulazione più esplicita al riguardo è la
seguente: il tempo è lineare fino al presente, e se verso il futuro si ramifica, ogni
ramo è connesso allo stesso presente.

122
si sposterebbe non solo all'indietro lungo la dimensione temporale
ordinaria, ma anche "di lato" lungo una seconda dimensione tem-
porale. Quest'ultima idea si può declinare e specificare in diversi
modi4• A mo' di illustrazione qui prenderemo in considerazione un
modello.piuttosto intuitivo del tempo a due dimensioni: il modello
ipertemporale incrementz'sta.
Molto spesso il desiderio di tornare nel passato è associato a quel-
lo di porre rimedio a qualcosa già accaduto. In questi casi, più che
arrivare nel passato, ciò che si desidera è cancellarne delle parti,
"riavvolgendo" il tempo stesso e "riscrivendo" la storia. Per immagi-
narci in maniera coerente questi cambiamenti in ciò che è accaduto,
dobbiamo ipotizzare che essi avvengano in un ipertempo, ossia in
una dimensione temporale diversa da quella ordinaria.
Una scena dell'angosciante film Funny Games (1997) del regista
austriaco M. Haneke ci aiuta a chiarire l'idea sottostante a tale mo-
dello. Durante una vacanza al lago una tranquilla famiglia si ritrova
intrappolata nella propria casa con una coppia di pericolosi psico-
patici. In seguito a una loro distrazione, la moglie riesce a impadro-
nirsi di un fucile e a ucciderne uno dei due. Il suo compagno, Peter,
tramite un telecomando, "riavvolge" la catena degli eventi - come
farebbe qualcuno che osservando un file video volesse rivedere la
scena - fino al momento prima dell'attimo di distrazione, riuscendo
questa volta a impedire l'assassinio dell'amico. Ora, Peter riesce a
"disfare" il passato e a riscriverlo proprio perché vive in due dimen-
sioni temporali: in una è il personaggio della storia narrata, nell'altra
"assiste" alla storia esattamente come facciamo noi spettatori (infat-
ti, in altre scene egli si rivolge direttamente agli spettatori). Si può
pensare all'ipertempo come alla seconda dimensione temporale in
cui il tempo ordinario può venire riavvolto (o, alternativamente, fat-
to andare avanti veloce), e il passato cancellato e sostituito da nuovi

4 I primi filosofi che hanno applicato l'idea delle due dimensioni per rendere
conto della possibilità di viaggiare nel tempo sono Wilkerson (1973) e Meiland
(1974). Il oro modelli sono statici (si veda supra I.i). Critiche (molto diverse fra loro)
a queste concezioni da parte di teorici dinamici sono in Nusenoff (1977) e McCall
(1998). Nel modello di Meiland (1974) che si rivolgeva direttamente al problema
dei viaggi nel tempo (in particolare, per rispondere a certe obiezioni di Williams
1951, che però anche il modello di Lewis 1976 sembra risolvere), le linee-mondo di
persone e oggetti che non viaggiano nel tempo, e quindi anche la linea che individua
il loro tempo pubblico, sono delle diagonali che "tagliano attraverso" le due di-
mensioni temporali. I modelli che considero in quanto segue sono invece dinamici.

123
avvenimenti. Nei modelli incrementisti il passaggio oggettivo del
tempo è costituito dall'aumentare continuo dei fatti che costituisco-
no il mondo, e il presente non è che l'ultimo "strato" della realtà che
si è venuta a formare (sio veda supra I.i). Una macchina del tempo è
un meccanismo capace di eliminare parte di questi fatti, preservando
però chi si trova al suo interno, così da trasportarlo nel "nuovo" pre-
sente. Questi cambiamenti nella configurazione dell'universo non
avvengono nella dimensione ordinaria del tempo, ma nell'ipertempo
(si veda fig. 1). Eliminando dalla realtà alcuni fatti passati, la mac-
. china del tempo ha portato il viaggiatore indietro nel tempo, perché
l'istante t 2 che ha luogo all'iperistante T 6 ha "alle spalle" gli stessi
fatti che costituiscono l'universo all'istante t 2 che ha luogo all'iperi-
stante T 2 • Nel contempo, quando ha luogo a T 6 , t2 torna presente, e
il viaggiatore può "riscrivere" la storia facendo in modo che eventi
avvenuti negli iperistanti precedenti non si verifichino - e in tal senso
può cambiare il passato5 •

-Ct

11 11 11 lr, I!:> " -r;. 1,


Fig. 1

Si potrebbe a questo punto obiettare che ciò che nel modello iper-
temporale chiamiamo "tempo ordinario" (ossia la prima dimensione

5 Il modello incrementista qui presentato è quello di van Inwagen (2009); Hud-


son e Wasserman (2009) lo generalizzano ad altre teorie dinamiche del tempo.
Goddu (2003) elabora un modello dinamico in cui gli istanti del tempo ordinario
sono parti ipertemporali degli iperistanti, con il fine esplicito di rendere intellegi-
bile l'idea che il passato possa essere cambiato. Va notato che nessuno di questi ·
modelli ha grande plausibilità fisica (su questo si veda Richmond 2000).

124
ti t2 t3 ••• ) non ha nulla a che fare con il tempo, ma è solo un insieme di
fatti che aumentano e diminuiscono, mentre ciò che abbiamo chiama-
to "ipertempo" (ossia la seconda dimensione Ti T 2 T 3 ••• ) non è che il
nostro buon vecchio tempo che tutti conosciamo. E rispetto all'iper-
tempo è tanto impossibile cambiare il passato quanto lo è rispetto al
tempo monodimensionale. Inoltre, per quanto metafisicamente sia
coerente pensare che nell'.universo accadano stravolgimenti come
quelli descritti, l'ipotesi rimane fisicamente poco plausibile.

È del resto soprattutto nella letteratura fantascientifica che incon-


triamo universi in cui cambiare il passato è apparentemente possibile
in virtù di un ipertempo. Per esempio, il classico della fantascienza
La fine del!' eternità (The End o/ Eternity, 1955) di Isaac Asimov
(1920-1992) racconta come gli abitanti di un luogo al di fuori del
tempo chiamato "Eternità", pur non vivendo nel tempo ordinario;
possono intervenire nella storia dell'universo e cambiarla. In alcune
storie tornando nel passato il viaggiatore si trasforma in un suo "sé"
più giovane e compie cose diverse da ciò che la prima (iper)volta ha
fatto, mentre in altre il viaggiatore semplicemente si sposta in altri
tempo, dove può alterare le cose che sono successe. Dal punto di
vista della metafisica del tempo sottostante, non c'è molta differen-
za fra i due casi (considerazioni analoghe per i modelli in cui vale
l'unità del tempo sono supra in I.iii e II.ii); la differenza principale
sta piuttosto nel modo in cui viene intesa l'identità del viaggiatore, e
cosa viene conservato nella sua memoria6.
Talvolta l'idea di ipertempo sembra essere implicata in storie do-
ve compaiono passaggi temporali che connettono epoche diverse.
Nel già citato Frequency verso la fine degli anni novanta del Nove-
cento il figlio di un pompiere comunica attraverso una radio con
suo padre negli anni cinquanta. Fornendogli notizie sul futuro, egli
riesce a cambiare ciò che si ricorda essere accaduto e tali alterazioni
del passato portano a cambiamenti nel presente in cui vive. Nella

6 In molte storie il personaggio che "disfa" il passato si ritrova a vivere una


sua fase più giovane della vita conservando però le memorie del suo "vecchio pre-
sente'', come nel film Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married, 1986) di F.F.
Coppola. Nel film The Butter/ly E/fect (2004) di E. Bress e]. Mackye Gruber, il
protagonista "disfa" numerose volte il passato per tornare ogni volta a un presente
(spiacevolmente e inaspettatamente) diverso. Spesso la metafisica del tempo e della
persistenza sottostante queste storie non è del tutto chiara.

125
storia, tanto il presente quanto il passato "scorrono autonomamen-
te" e gli effetti dei cambiamenti nel passato sul presente avvengono
in qualche modo "in simultanea". Per esempio, in una scena, il padre
si trova nella necessità di far arrivare il proprio portafoglio nel (suo)
futuro, e dice al figlio di attendere che lo nasconda sotto il pavimento
in un posto sicuro. Ovviamente, in un universo con un'unica linea
del tempo tale richiesta sarebbe insensata: se nel passato il padre
ha nascosto il portafogli sotto un asse del pavimento e nessuno lo
ha tolto, il portafogli sarà già lì quando il figlio inizia a comunicare
con il padre. Ma se supponiamo che i cambiamenti del passato e i
conseguenti cambiamenti nel presente avvengono nell'ipertempo, è
del tutto sensato chiedersi quando (nell'ipertempo) un certo cambia-
mento ha luogo, e quindi chiedere a qualcuno nel nostro passato di
aspettare (o affrettarsi) a operare un certo cambiamento.
Qualcosa di simile vale per situazioni come quella rappresenta-
ta nella recente serie televisiva Heroes (2006-2010), in cui grazie ai
viaggi nel tempo di alcuni personaggi i protagonisti hanno infor-
mazioni di volta in volta ·diverse sul futuro che si realizzerà. È una
situazione che si ritrova ~nche nella saga di Terminator (primo film
1984, diJ. Cameron), e nÒn può essere coerente se non supponiamo
che questi cambiamenti in ciò che il futuro ci riserva avvengono in
un ipertempo7 •

V.ii Le regole del destino


Le storie di viaggi nel tempo che presuppongono che il passato sia
alterabile8, spesso divergono sul grado di "libertà d'azione" che i
protagonisti hanno. Ci sono, infatti, storie in cui la linea del tempo
risulta alterabile in maniera più radicale di quanto lo sia in altre. In
alcune tutto è concesso, persino tornare nella preistoria e impedire la

7 Esiste però una interessante lettura alternativa della saga di Terminator, a


opera di Varzi (2009), che si sforza di leggere le storie in accordo con il principio
dell'unità della linea temporale.
8 A cominciare dalla serie televisiva Dr Who (1963-), che forse per prima ha
popolarizzato l'idea di viaggio nel tempo, la maggior parte delle storie di viaggi
nel tempo sono di questo tipo. Un'eccezione è la serie televisiva The Time Tunnel
(1966-1967), molto meno fortunata in termini di successo di Dr Who, in cui in
ogni episodio i protagonisti non alterano il passato ma piuttosto "portano a com-
pimento" eventi storici che sappiamo essere accaduti. Un esempio recente di storia
coerente è il film Star Trek (2009) diJJ. Abrams. ·

126
comparsa dell'umanità, in altre non tutte le alterazioni sono conces-
se. Ad esempio, potrebbe essere che, se anche riuscissimo a tornare
indietro nel tempo ed evitare un incidente mortale a una persona
amata,. essa perirebbe comunque poco dopo in altre circostanze,
come avviene ad esempio nel film The Time Machine (2002) di S,
Wells e come viene suggerito più volte negli episodi della serie Lost
(2004-2010; in particolare la 5° stagione, 2009). In generale, nelle
storie in cui il passato è alterabile vigono quelle che chiameremo le
regole del destino, ossia vincoli più o meno rigidi sul modo in cui il
corso della storia può venire alterato. Che differenza comporta la
presenza di diverse regole del destino per i modelli del tempo sot-
tostante? Non molta. Le regole del destino, infatti, non vincolano la
struttura temporale dei modelli sottostanti, sono piuttosto sensibili
al contenuto del corso degli eventi, ossia a ciò che accade. In genere,
le regole fanno sì che le cose tornino "a posto" dopo che sono state
cambiate, e quindi l'unico vincolo che impongono sulla struttura
temporale è che non valga l'unità del tempo e il passato possa essere
alterato. Se, in un certo senso una regola del destino può impedirci
di cambiare un certo aspetto del passato, questo è vero solo nel senso
che ci impedisce di cambiare certi fatti permanentemente9•
Occorre dunque essere molto chiari nel distinguere il fatto che
in un universo con una sola linea del tempo non si possa cambiare il
passato dalla necessità e ineluttabilità degli avvenimenti che le regole
del destino garantiscono in alcuni universi in cui non vale l'unità
del tempo, poiché non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Se
accettiamo che nei modelli ipertemporali (o in altri modelli) siano
possibili alterazioni del passato, allora - banalmente - è possibile
alterare il passato; ed è possibile, in questo senso, modificarlo anche·

9 La casistica delle regole del destino che compaiono - implicitamente o espli-


citamente - nella letteratura fantascientifica è molto ampia. Talvolta le regole so-
no espressione di un fato misterioso e insondabile - come nell'episodio Il tunnel
del tempo della serie Streghe (Charmed 1998-2006; Stagione 5, episodio n° 96 del
2002/3, A Witch in Time) o nelfilm Pina! Destination (2000) di J. W ong. Più spesso
sono ispirate dall'idea di dover in qualche modo "riallineare" il passato con il pre-
sente e il futuro per rendere l'universo "nuovamente" coerente. Talvolta le regole
implicano che certi cambiamenti avranno conseguenze nefaste, come l' eliminazio-
ne dell'esistenza di chi ha fatto sì che i suoi genitori non si incontrassero in Ritorno
al/uturo, o addirittura l'eliminazione dell'intero universo come nel finale di Futura-
ma: Il colpo grosso di Bender (Futurama: Bender's Big Score, 2007) di D. Carey-Hill.
Si vedano anche le analisi dei film di fantascienza in Bandirali e Terrone (2008).

127
se il destino si "vendicherà" e farà sì che le cose tornino sostanzial-
mente come erano prima del cambiamento. Se invece non accettia-
mo la possibilità di alterare il passato, allora non è possibile cambiare
il passato nemmeno rispetto a un cambiamento irrilevante o privo
di conseguenze. La confusione nasce forse dal fatto che ciò che ci
interesserebbe se potessimo cambiare il passato, sarebbe cambiarlo
in maniera duratura. A una confusione simile sono dovuti i consigli
di interagire il meno possibile con gli eventi storici quando si visita
il passato che si sentono spesso in queste storie, o la presenza di
corpi di polizia per la protezione del corso degli eventi storici 10 • E
speculare a queste è la confusione che sottende l'idea che le storie
in cui il viaggiatore è solo "passivo" - magari perché invisibile o
perfettamente mimetizzato - siano sempre coerenti. L'invisibilità o il
mimetismo non servono a evitare paradossi: se non vi era un osserva-
tore invisibile quel giorno delle Idi di marzo ad assistere all'uccisione
di Cesare da parte di Bruto, allora una storia che ci dice che c'era
è tanto poco coerente quanto una in cui un marziano proveniente
dal futuro sventa l'attentato 11 • Tutto sta nel mettersi d'accordo su
cosa intendiamo per "cambiare il passato". Una regola del destino
che vanifica i nostri tentativi di riavere la persona amata annùllando
ogni salvataggio con una nuova sciagura ci impedirebbe di "cambia-
re il passato" in un certo senso. Ma questo non è un senso di "non
potere cambiare il passato" interessante quando vogliamo capire le
differenze strutturali fra i diversi modelli del tempo, e quando in ciò

10 L' awertimento di non intervenire nel passato è ricordato più volte nella serie
Star Trek (1966-1969). In un episodio della serie The Simpson (1989- ; Stagione 6,
episodio n° 109 del 1994, Threehouse of Horror V - Time and Punishment), Ho-
mer nel tentativo maldestro di riparare un tostapane costruisce una macchina del
tempo e si ritrova nell'epoca preistorica, dove si ricorda delle parole di suo padre
il giorno delle nozze «Ricordati, se dovessi mai trovarti nel passato, fai attenzione a
non modificare nulla di ciò che è successo». Nell'episodio "Il nonno di se stesso"
della serie Futurama (1999- ; Stagione 3, episodio n° 51 del 2001, Rosewell that
Ends Wel{) l'awertimento è citato esplicitamente, e solo apparentemente disatteso.
L'idea della "polizia del tempo" è stata sfruttata in molti romanzi di fantascienza (si
vedano i riferimenti in Nahin 1993 ), e nel film Timecop di P. Hyams (1994). Una
versione parodistica di questa idea è il movimento The Campain /or Real Time di cui
si parla nella serie di romanzi The Hitchhiker's Guide to the Galaxy di D. Adams.
11 Owiamente una questione diversa è il semplice osservare il passato, che è
un'idea perfettamente coerente (e anzi, anche se solo di pochi centesimi di secon-
do, noi di fatto osserviamo sempre e solo il passato, perché occorre del tempo agli
stimoli esterni per avere un effetto sulla nostra cosciem~a).

128
che segue parleremo di impossibilità di cambiare il passato non ci
riferiremo a questo senso di impossibilità.

V.iii Determinatezza storica, prescienza e ricordi dal futuro

La tesi dell'unità del tempo si confà alle nostre intuizioni ordinarie


sul tempo, ma - anzi, probabilmente proprio per questo - è per certi
aspetti in tensione con la possibilità di viaggiare nel tempo. Se la
linea del tempo è unica, infatti, sembrerebbe che la nostra capacità
di azione, e con essa la nostra libertà, siano costrette a subire delle
limitazioni in presenza di viaggi a ritroso nel tempo. Se andiamo
nel passato con l'intenzione di cambiarlo, saremo in qualche modo
destinati a fallire; e se un nostro futuro "sé" ci informa che faremo
qualcosa, saremo similmente destinati a fare ciò che ci è stato detto.
Sarebbe però sbagliato concludere dall'unicità della linea del tempo
la tesi fatalistica per cui tutto ciò che accade, capita necessariamen-
te, e tanto meno la tesi deterministica per cui dallo stato generale
dell'universo fino a un certo momento e dalle leggi di natura seguo-
no tutti gli stati futuri (si veda supra Lv). Piuttosto, in un mondo in
cui la linea del tempo è unica, il passato (e anche il futuro, se non c'è
diramazione) è storicamente determinato. È storicamente determina-
to che JFK sia stato ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963, ossia per
quanto fosse possibile, e anzi persino compatibile con le leggi della
natura, che qualcosa deviasse il proiettile, di fatto le cose non sono
andate così. Nessun viaggio nel tempo può alterare la determinatez-
za storica degli eventi, perché gli eventi accadono in un'unica linea
del tempo (ossia una sola volta, in un solo universo).
Anche iri assenza di fatalismo e determinismo, però, la determi-
natezza storica del passato genera problemi quando consideriamo la
possibilità di viaggiare indietro nel tempo, perché sembra vincolare
le nostre capacità e la nostra libertà in maniera inusuale. In situazioni
ordinarie, ossia in assenza di viaggi nel tempo, non abbiamo potere
causale sul passato, e quindi le informazioni di cui disponiamo su-
gli eventi passati non ci portano a credere che le nostre capacità di
portare a compimento ciò che abbiamo intenzione di fare siano vin-
colate in maniera inusuale. Certo il passato impone sempre qualche
vincolo sulle nostre capacità di azione. Se io posso comprarmi o no
una macchina da ventimila euro, dipende, fra le altre cose, anche dal
fatto che io possieda o no quella cifra di denaro, e che la possieda o
no dipende sicuramente anche da ciò che è avvenuto in passato (ho

129
avuto un lavoro remunerativo? Ho vinto alla lotteria?). In tal senso
il passato vincola la mia capacità di agire, e se ho informazioni sul
passato (come in genere accade a proposito del mio passato), avrò
ragione di pensare che la mia libertà sia vincolata in certi modi. Ma
si tratta, appunto, di modi del tutto usuali: se non ho abbastanza
soldi, non potrò comprarmi una macchina da ventimila euro. Ana-
logamente, abbiamo potere causale sul futuro, ma non abbiamo mai
informazioni su di esso, possiamo al massimo fare previsioni più o
meno certe. E, similmente, non riteniamo che il nostro potere di por-
tare a compimento eventi futuri sia vincolato in maniera inusuale da
ciò che presumiamo accadrà (ciò, fra l'altro, indipendentemente dal
fatto che il futuro sia determinato o no). Per esempio, la mia inten-
zione di fare una passeggiata in maglietta senza ombrello e rimanere
asciutto domani può risultare seriamente minacciata dalle previsioni
di pioggia di oggi, ma ciò non ci colpisce come un limite inusuale alla
nostra capacità di agire o alla nostra libertà.

La situazione è diversa in presenza di viaggi all'indietro nel tem-


po. Consideriamo due tipi di situazioni: )

(a) visitiamo eventi passati di cui abbiamo informazioni;


(b) riceviamo informazioni su eventi futuri.

Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, con l'intenzione di


fare accadere qualcosa che sappiamo non essere successo. Ad esem-
pio, andiamo nel 1933 e tentiamo di uccidere Adolf Hitler. Ora,
anche se non è necessario che Hitler sopravviva fino al 1945, dal mo-
mento che, di fatto, è sopravvissuto fino al 1945, qualsiasi tentativo
di ucciderlo fallirà. In altri termini, visto che prima di partire per il
viaggio nel passato abbiamo informazioni veritiere sulla vita di Hit-
ler, sappiamo che se tentassimo di ucciderlo, fallz'remmo. E questo è sì
un modo inusuale in cui la nostra capacità di agire risulta vincolata.
Se abbiamo l'intenzione di sparare, e siamo sufficientemente vicini,
e nulla ci ostacola, che cos'è- verrebbe da dire - che ci impedisce
di uccidere Hitler nel 193 3? Analogamente, se un viaggiatore prove-
niente dal futuro ci informa che ci ha visto sposare una certa persona
nel futuro (del tempo pubblico che ora condividiamo), allora, se
tentassimo di evitare di sposare quella persona, falliremmo. E anche
questo è un modo inusuale in cui le nostre capacità sembrano essere

130
vincolate. Perché non possiamo evitare quel matrimonio, c'è forse
un Cupido che ha incatenato per sempre i nostri cuori?
Ciò che c'è di strutturalmente analogo nel caso del viaggio nel
passato e nel caso della visita dal futuro, può essere descritto in que-
sti termini:

(P) In seguito a X, sappiamo che p ha luogo a t, e ci troviamo a


t 0 e abbiamo la capacità (o ci sembra di averla) di fare in modo che
non si dia il caso che p a t 12 •

Si noti che non solo una visione o un ricordo dal futuro, ma anche
una preveggenza infallibile creerebbe problemi del tutto analoghi
a quelli di un viaggio all'indietro nel tempo: l'informazione che ne
ricaveremmo sembrerebbe richiedere vincoli sulle nostre capacità
di azione che normalmente non riscontriamo 13 • Nella letteratura, sin
dai tempi della tragedia greca, gli autori hanno giocato sul modo in
cui l'informazione sul futuro veniva data ai protagonisti (Macbeth), o
sul mancato riconoscimento delle circostanze di cui la profezia parla
(Edipo Re). L'intenzione che un personaggio può avere di cambiare
il futuro rispetto a ciò che sa o crede di sapere di esso, può così por-
tarlo a essere una delle cause principali dell'avverarsi della profezia.
Come Edipo scoprirà suo malgrado, il tentativo di Laio e Giocasta
di evitare che la profezia dell'oracolo di Delfi si realizzasse, lungi
dall'avere il successo sperato, ha messo Edipo nella posizione di
compiere ciò che era stato predetto. Ovviamente, il fato - una forza
misteriosa che guida le azioni degli umani inconsapevoli- costituisce
un'ottima spiegazione del perché Edipo non può che compiere ciò a
cui è destinato. Ma un viaggio nel tempo o una visione del futuro non
implica di per sé l'esistenza di un fato o di un destino. In sua assen-

12 Dove X è un viaggio nel passato o una visita di un viaggiatore nel futuro


(o una previsione infallibile), "che p ha luogo a t" sta per un fatto atensionale (si
veda supra I.ii) come "che Hitler invade la Polonia nel 1933" o "che Genoveffa
sposa Ermenegildo nel 2027'', e t0 è un tempo che precede t (dal punto di vista del
tempo pubblico, anche se non necessariamente da quello del tempo personale del
viaggiatore).
13 Un racconto interamente incentrato sugli aspetti morali di questo problema
è The Minority Report (1956) di P.K. Dick, da cui S. Spielberg ha tratto un film
nel 2002. Un altro celebre esempio di previsioni (quasi sempre) infallibili in fan-
tascienza sono gli algoritmi della psicostoria che si trovano nei romanzi della serie
della Fondazione (Foundation Series; il primo romanzo è del 1951) di I. Asimov.

131
za, dunque, che cosa spiega il fallimento dei tentativi di cambiare il
futuro da parte di chi sia informato sul futuro stesso? Per rispondere
a questa domanda occorre innanzitutto rendersi conto di come vada
inteso l'ordine dei termini della spiegazione che stiamo cercando.
Nel racconto Ltfe-line (1939) di RA. Heinlein, un imprenditore,
il dr. Pinero, inventa uno strumento capace di misurare la lunghezza
della vita delle persone, e inizia a vendere le sue "profezie"' scate-
nando le ire delle compagnie assicuratrici. Se fossimo persone sen-
za scrupoli al soldo delle compagnie assicuratrici, come potremmo
pensare di riuscire a screditare l'affidabilità dell'invenzione del dr.
Pinero? Se scoprissimo che lo strumento ha misurato il tempo rima-
nente di una certa persona dando come risposta "ancora tre anni"
potremmo decidere di tentare di ucciderla prima di questo termine.
Se lo strumento è davvero affidabile, però, qualsiasi nostro tentativo
fallirà. Ora, tendiamo a vedere il risultato dello strumento come se
svolgesse un ruolo analogo a quello di un oracolo o di un messag-
gero del fato in una tragedia greca, e a pensare che i nostri tentativi
omicidi falliranno perché lo strumento ha dato come risultato "an-
cora tre anni". Se però non c'è alcuna forza misteriosa del fato con
cui lo strumento è in accordo, e questo ha semplicemente rilevato
fino a che punto del tempo pubblico quella sequenza di eventi che
costituisce la vita dello sfortunato si estende, allora la spiegazione
deve seguire l'ordine opposto: è perché i nostri tentativi di uccidere
la persona in questione falliranno che lo strumento ha dato come
lettura "ancora tre anni".
Un ragionamento del tutto analogo si applica al caso in cui l'in-
formazione sul futuro ci provenga dalla memoria di un viaggiatore o
sia in qualche modo deducibile da un nostro viaggio andata-ritorno
nel futuro. Se incontriamo nel presente un nostro "sé" più vecchio,
i nostri tentativi di non entrare mai in una macchina del tempo fal-
liranno. Ma non è perché la persona che abbiamo incontrato è dav-
vero un nostro "sé" più vecchio - e non un impostore più o meno
cosciente - che i nostri tentativi di evitare di compiere un viaggio nel
tempo falliranno; piuttosto, abbiamo incontrato un nostro "sé" più
vecchio, perché i nostri tentativi di non entrare in una macchina del
tempo falliranno. Lo stesso vale per quel che riguarda i vincoli che
l'informazione sul passato sembra porre sulla capacità di agire di chi
torna indietro nel tempo. I libri di storia ci informano che JFK è de-
ceduto il 22 novembre del 1963, e quindi, se tornassimo indietro nel
tempo e tentassimo di evirare quell'assassinio, falliremmo. L'infor-

132
mazione che abbiamo dai libri di storia, perciò, è una conseguenza
del fallimento dei nostri tentativi (o della mancanza di tentativi, se
nessuno ha mai viaggiato indietro nel tempo con quell'intenzione),
non è l'espressione di un misterioso destino che governa gli eventi
nel flusso del tempol4.

V.iv Il paradosso del nonno


Uno degli argomenti più famosi contro la possibilità dei viaggi nel
passato è il cosiddetto "paradosso del nonno": in un momento di
profondo sconforto decido di viaggiare indietro nel tempo con l'in-
tenzione di uccidere mio nonno ed evitare il concepimento di mio
padre. Se viaggiare nel tempo mi permettesse di evitare il concepi-
mento di mio padre, e quindi il mio, allora mi permetterebbe di/are
in modo che io non sia stato concepito. Ma se il passato è storicamente
determinato e non si può cambiare, io sono stato concepito. Siamo
dunque arrivati a una contraddizione che possiamo evitare conclu-
dendo che i viaggi nel tempo non sono possibili. Nel prendere in
considerazione il paradosso del nonno non bisogna concentrarsi sul
fatto che uccidere un nostro avo prima che generi la discendenza da
cui la nostra esistenza dipende avrebbe esiti inevitabilmente para-
dossali, o sul fatto che renderebbe la mia esistenza priva di fonda-
mento. Come abbiamo già notato, supporre qualsiasi cambiamento
nel passato, per quanto irrilevante per la nostra vita, porta comun-
que a contraddizioni. Ciò che rende interessante l'argomento del
paradosso del nonno è che ci porta a riflettere su ciò che ci permet-
tono le nostre capacità in una situazione come quella descritta. Im-
maginiamo di essere appena usciti dalla macchina del tempo, armati
di pistola e cattive intenzioni, e diretti verso l'abitazione del nonno.
Sappiamo che egli si trova a casa, suoniamo il campanello, e questi
viene ad aprirci la porta. Ora è davanti a noi, disarmato e indifeso, di

14 Così come non ha complicazioni fataliste l'idea che sarebbe insensato finan-
ziare un progetto di ricerca finalizzato alla costruzione di una macchina del tempo,
poiché con una macchina del tempo potremmo compiere solo quello che è già
successo (si veda Casati e Varzi 2001, e la critica in Goddu 2002). Tale argomento,
però, non tiene conto del fatto che i viaggi nel tempo potrebbero diventare possibili
solo dopo una certa invenzione, e che quindi ci siano zone dello spaziotempo non
raggiungibili da viaggiatori (si veda supra III.v, III.vi e III.vi). Una parodia di questo
ragionamento si trova all'inizio dell'episodio The Luminous Fish E//ect di The Big
Bang Theory (2007-; Stagione 1, episodio n° 4 del 2007).

133
fronte alla nostra arma carica e spianata a pochi centimetri di distan-
za da un suo punto vitale. Sembra evidente che in una situazione del
genere noi avremmo la capacità di portare a compimento l'assassinio.
Nel contempo, sappiamo anche che non è possibile che il nostro ten-
tativo giunga a compimento: non esistono situazioni possibili in cui
qualcuno viaggia indietro nel tempo e uccide suo nonno prima che
suo padre sia concepito o cambia il passato in qualche altro modo.
Ma se le leggi della fisica e della psicologia seguono il loro normale
corso, dal fatto che avremmo la capacità di uccidere il nonno in
quella situazione sembra seguire che sia possibile che il tentativo di
omicidio vada a buon fine. Di nuovo, una contraddizione.
Ovviamente il sostenitore dei viaggi nel tempo potrebbe essere
disposto ad accettare che in queste situazioni si verifichino delle ec-
cezioni alle leggi naturali (della fisica o della psicologia): qualche for-
za straordinaria interverrebbe a impedire la contraddizione implicita
nell'alterazione del passato. Ma a parte il fatto che in questo modo
egli sembra ricorrere a qualcosa di analogo al concetto di destino, c'è
una soluzione decisamente più soddisfacente ed economica in termi-
ni teorici, ed è quella elaborata da D.K. Lewis. Quando attribuiamo
a persone (o in certi casi, a oggetti) la capacità di realizzare qualcosa,
lo facciamo sempre sulla base di alcuni fatti rilevanti, ossia di un con-
testo. Il più delle volte è chiaro quale sia il contesto da prendere in
considerazione, ma alcune volte possono presentarsi delle ambiguità
e incertezze. Se consideriamo il contesto "locale" in cui il viaggiatore
si trova, una persona armata e malintenzionata di fronte a un'altra
indifesa, è del tutto legittimo attribuirgli la capacità di uccidere il
nonno. Infatti, non è difficile immaginarsi situazioni del tutto simi-
li a quella descritta e in cui l'assassinio giunge a compimento: per
esempio un mondo in cui un duplicato biologico del viaggiatore, .
che non ha mai intrapreso un viaggio nel tempo, uccide il nonno,
oppure un mondo in cui il viaggiatore uccide un duplicato biologico
del nonno, che non ha nulla a che fare con la sua generazione. Ma
dal fatto, innegabile, che il viaggiatore abbia la capacità di uccidere
il nonno in questo senso "locale", nori segue che "globalmente",
ossia prendendo in considerazione anche il fatto che si tratti di un
suo discendente che ha viaggiato a ritroso nel tempo, sia possibile
che il viaggiatore uccida il nonno. lri altri termini, sia il fatto che il
viaggiatore uccida il nonno, sia il fatto che il viaggiatore sia davvero
un viaggiatore nel tempo sono di per sé, ossia localmente, possibili,
ma non sono per questo possibili congiuntamente (con-possibili, per

134
usare un termine filosofico). Per quanto, ordinariamente, ci sembri
quantomeno possibile, e in effetti molto probabile, che a un colpo
di pistola ravvicinato diretto a un punto vitale di una persona segua
la morte di questa, non è detto che in una situazione in cui si sia
giunti a ciò in seguito a un viaggio nel tempo questo costituisce un
esito possibile. Infatti, se i viaggi nel tempo sono possibili, sicura-
mente il viaggiatore non riuscirà nell'intento di uccidere il suo avo
e in generale di cambiare il passato. Supporre che ci riesca ci porta
a una contraddizione, quindi sicuramente non ci riuscirà: qualcosa
interverrà a impedire l'evento luttuoso. Ciò che avverrà nel futuro
del tempo personale del viaggiatore è ciò che è avvenuto nel p~ssa­
to del tempo pubblico, e qualsiasi cosa sia non è la morte del nonno
prima che generi il padre, poiché sappiamo per certo che suo nipote
(ossia il viaggiatore) è nato. E visto che non abbiamo motivi di pen~
sare che ciò che impedirà al viaggiatore di uccidere suo nonno sia
una forza sovrannaturale, il fallimento del tentativo di assassinio del
nonno avverrà per motivi casuali del tutto compatibili con la rego-
larità delle leggi di natura, ossia delle coincidenze: magari la pistola
si incepperà, o scivolerà sulla proverbiale buccia di banana, magari
il viaggiatore scambierà il migliore amico del nonno per il nonno, o
avrà un inaspettato cedimento della volontà o forse un colpo apo-
plettico. Coincidenze del genere capitano anche in assenza di viaggi
nel tempo, senza che sia ragionevole invocare il destino o altre forze
straordinarie, o delle eccezioni alle leggi di natura.
Non solo, quindi, sono inutili i consigli di cercare di interagire il
meno possibile con il passato, e le "forze di polizia del tempo" che
proteggerebbero la coerenza dell'universo, ma è fondamentalmente
immotìvata anche l'idea che quando un viaggiatore parte con l'in-
tenzione di cambiare il passato una qualche forza lo tratterrà dal
farlo. L'errore è frutto di una confusione fra ciò che localmente il
viaggiatore ha la capacità di fare e ciò che è globalmente possibile nel
mondo in cui il viaggiatore si trova a essere. Gli autori di fantascienza
hanno spesso frainteso questò punto e anche nel caso in cui è chiaro
che una storia presuppone l'unità della linea del tempo, hanno inse-
rito delle regole del destino (si veda supra V.ii) capaci di scatenare
delle forze straordinarie (naturali o soprannaturali) per evitare con-
traddizioni. Nel racconto A gun /or dinosaur (1956) di Lyon Sprague
De Camp (1907-2000) un collerico cacciatore di dinosauri cerca di
tornare indietro nel tempo fino a qualche minuto prima dell'arrivo
della sua squadra di caccia preistorica per vendicarsi di un campa-

135
gno pasticcione. Dal momento che al suo arrivo la squadra non ave-
va incontrato il viaggiatore intenzionato a vendicarsi, le forze della
natura - ci spiega uno scienziato a fine racconto - intervengono per
prevenire il cambiamento, "spingendo" violentemente il cacciatore
indietro nel presente, con effetti deleteri per il suo organismo. Dal
punto di vista del tempo personale - quello in cui è raccontata la
storia - la motivazione. della presenza di tali leggi naturali è chiara:
sappiamo che nel passato sono accadute certe cose, e l'intenzione
presente del viaggiatore ci sembra una minaccia alla "stabilità" del
passato. Ma se raccontiamo la storia sulla base della cronologia del
tempo pubblico, l'azione di una forza naturale che impedisca al col-
lerico cacciatore di uccidere il suo compagno pasticcione prima che
la battuta di caccia inizi, lungi dall'essere richiesta dalla coerenza
degli avvenimenti, risulterebbe del tutto misteriosa 15 •

V.v Possibile... ma ben strano


Che viaggiare nel tempo sia impossibile perché ne nascerebbero del-
le vere e proprie contraddizioni, dunque, è un'idea scorretta, per
quanto abbia avuto un certo seguito fino a qualche anno fa nella
letteratura specialistica e a tutt'oggi non sia stata abbandonata da al-
cuni fruitori di fantascienza 16 • Esiste però una versione "indebolita"
del paradosso del nonno a cui non si può rispondere distinguendo
fra le capacità che attribuiamo sulla base di contesti locali e ciò che
possiamo fare considerando il contesto in un senso più ampio. L' ar-
gomento è dovuto al filosofo inglese Paul Horwich (n. 1947). Se un
viaggiatore nel passato compie un "tentativo di ingannare" (bilking
attempt) il passato, ossia tenta di fare sì che accada qualcosa che sa
non essere accaduto, fallirà, e non per via di una qualche forza che gli
impedirà di compiere ciò che intende fare, ma perché glielo impedi-
rà qualche coincidenza. Ora, le coincidenze sono del tutto compati-

15 Si noti che leggi naturali di questo tipo sono del tutto diverse da quelle pre-

supposte dalla congettura della protezione cronologica e dai teoremi di impossibili-


tà (si veda supra III.vii). Da queste ultime segue che le condizioni per costruire una
macchina del tempo che ci permetta di arrivare nel nostro passato non potranno
mai darsi, non che delle forze intervengano per impedirci di cambiare il passato
una volta che abbiamo costruito una macchina che ci permette di raggiungerlo.
16 Filosofi che avanzano argomenti contro la possibilità di viaggiare nel tempo
in questo spirito, ma con argomenti più raffinati e che riconoscono la validità della
risposta di Lewis, si trovano ancora; si veda ad esempio Grey (1999).

136
bili con le leggi di natura, ma la loro occorrenza è anche qualcosa di
poco probabile, e una lunga serie di coincidenze è un avvenimento
ancora meno probabile di una singola coincidenza. Immaginiamo
che il futuro governo di una qualche nazione i cui ricercatori hanno
da poco scoperto come viaggiare indietro nel tempo fondi e finan-
zi l'OGA: l'Organizzazione Globale degli Autoinfanticidi. Orde di
viaggiatori nel tempo vengono mandati nel passato armati di ogni
tipo di ordigni micidiali, con indicazioni precise sulle loro posizioni
passate. In una situazione del genere, assisteremmo ali' accadere di
un'impressionante successione di coincidenze. Fucili sofisticatissi-
mi continueranno a incepparsi, granate al plasma verranno deviate
da insolite folate di vento, un numero imprecisato di proiettili non
andrà a segno a causa dei più svariati incidenti, migliaia di bucce di
banana faranno scivolare altrettanti malintenzionati, e così via. Se la
possibilità di viaggiare nel tempo implica la possibilità di una così
sproporzionata successione di eventi improbabili, allora è almeno
altrettanto improbabile che viaggiare nel tempo sia possibile. E ciò
dovrebbe far riflettere sull'attenzione che rivolgiamo ai viaggi nel
tempo nella riflessione scientifica e filosofica.
Anche questo argomento, però, ha un punto debole, ed è la ge-
neralizzazione che esso implica del contesto in cui le coincidenze ci
appaiono improbabili 17 • In generale, quanto un certo tipo di even-
to risulti probabile dipende dal contesto che stiamo considerando.
Immaginiamo di trovarci in un piccolo centro di provincia, ai bordi
di una strada poco frequentata con dieci pomodori in mano. Uno
dopo l'altro lanciamo i pomodori a occhi chiusi, a un'altezza di circa
un metro dal suolo davanti a noi. Quanto probabile è che ciascuno
dei dieci pomodori colpisca un'automobile di passaggio prima di
giungere dall'altro lato? Dato che si tratta di una strada semide-
serta, abbiamo ragione di pensare che nel contesto considerato sia
improbabile che tutti i dieci pomodori colpiscano un'automobile
di passaggio prima di giungere dall'altro lato. Ma sarebbe scorretto
dedurre da ciò che sia poco probabile che sia possibile che un certo
numero di pomodori lanciati da un lato di una strada a un'altra si
schiantino contro una macchina prima di raggiungere l'altro lato.
Solo perché eventi del tipo "si schianta contro una macchina prima

17 La versione "indebolita" del paradosso del nonno è in HorW:ich (1987); la


critica in Smith N.J.J. (1997). L'idea dell'OGA è in Sider (2002).

137
di raggiungere il lato opposto" sono poco probabili nel contesto
della strada poco frequentata, non è detto che lo siano in qualsiasi
contesto, e che quindi sia poco probabile che sia possibile che tutti
e dieci i pomodori colpiscano un'automobile. Provate a lanciare dei
pomodori da un lato all'altro del grande raccordo anulare a Roma
o di corso Buenos Aires a Milano durante l'ora di punta ... Analo-
gamente, sarebbe inopportuno inferire dal fatto che nel contesto at-
tuale i tentativi di autoinfanticidio fallirebbero a causa di eventi che
ci appaiono del tutto improbabili la conclusione che una massiccia
serie di fallimenti di tentativi di questo genere, in qualsiasi contesto,
ci apparirebbe una successione di eventi poco probabili, e che quin-
di abbiamo ragione di pensare che la possibilità stessa del viaggio nel
tempo non sia molto probabile. Il massimo che possiamo inferire è
che riconosciamo come assai poco probabile che nella situazione in
cui ci troviamo ci siano molti viaggiatori provenienti dal futuro 18 •
Se viaggiare nel passato recente diventasse una pratica diffusa, e se
molti viaggiatori provassero a cambiarlo, molti degli eventi del tipo
"non riesce perché scivola su una buccia di banana" non ci appari-
rebbero più poco probabili. Allo stesso modo, se la strada del nostro
paesino di provincia diventasse l'arteria di una pulsante metropoli e
iniziassimo a lanciare pomodori da uno dei suoi lati, eventi del tipo
"si schianta contro una macchina prima di giungere dall'altro lato"
non risulterebbero così improbabili.
Inoltre, gli argomenti che cercano di derivare lunghe serie di
coincidenze dall'ipotesi che i viaggi nel tempo siano possibili non
hanno come unica premessa la possibilità di viaggiare nel tempo,
ma anche l'accadere di coincidenze improbabili. Si consideri nuo-
vamente lesempio dell'orda di autoinfanticidi. Credere che sia pos-
sibile cambiare il passato viaggiando all'indietro nel tempo significa
compiere una fallacia logica (quella che abbiamo chiamato "della se-
conda volta", si veda supra II.i). Ora, supporre che l'OGA continui
a mandare viaggiatori indietro nel tempo nel tentativo di compiere
autoinfanticidi, significa supporre che chi invia i viaggiatori (o i viag-
giatori stessi) continui a compiere lo stesso errore di ragionamento,

18 Inoltre, si pensi a ciò che si è detto contro l'argomento informale a soste-

gno della congettura della protezione cronologica avanzato da Hawking: affinché


viaggiare nel tempo sia possibile basta che si possano avere linee temporali chiuse
in qualche zona dello spaziotempo. Ma tali zone potrebbero essere molto distanti
(temporalmente e/o spazialmente) da quella dove ci troviamo noi (si veda supra
III.vii).

138
anche dopo aver osservato i primi fallimenti. Ma allora un enorme
numero di coincidenze improbabili (quelle che "impediscono" ai
viaggiatori di uccidere se stessi) si potrebbe verificare solo se un
enorme numero di altre coincidenze ugualmente improbabili (la ri-
petizione dello stesso errore di ragionamento) ne fosse all'origine. E
questa situazione vanifica la forza che l'argomento sembrava avere di
primo acchito: derivare una lunga serie di coincidenze unicamente
dall'ipotesi che i viaggi nel tempo siano possibili 19 •
In un contesto in cui i viaggi nel tempo sono ali' ordine del giorno
è plausibile pensare che tentativi di cambiare il passato (e conseguen-
ti fallimenti) si verifichino solo in seguito a circostanze particolari,
e comportino particolari processi psicologici. Nel romanzo La vita,
l'universo e tutto (Li/e, the Universe and Everything, 1982, cap. 16)
di D. Adams, troviamo il triste personaggio di Agrajag, un essere
costretto a reincarnarsi a ogni sua morte in specie animali sempre di-
verse sui più disparati pianeti dell'universo e nelle più svariate epo-che
storiche. Agrajag cattura il protagonista del romanzo, Arthur Dent,
per vendicarsi delle cattiverie che questi gli ha inconsapevolmente
inflitto. Per un crudele destino o più probabilmente per una grottesca
serie di coincidenze, infatti, Agrajag è stato inavvertitamente ucci-
so da Arthur Dent in ogni sua incarnazione: come uomo è stato ucciso
da un proiettile schivato all'ultimo da Arthur, come salamandra è
stato schiacciato da Arthur mentre faceva una passeggiata nei boschi,
come coniglio selvatico è stato cacciato con una selce da un Arthur
casualmente finito nella terra preistorica e poi, come mosca, è stato
ucciso con una borsa fatta della pelle di quello stesso coniglio, e così
via. Nel descrivere, prima di portare a compimento la sua vendetta, le
innumerevoli morti per mano di Arthur che ha dovuto subire, Agra-
jag si rende però conto di essere già (rispetto al suo tempo personale)
perito per mano di Arthur in una situazione in cui Arthur non si è
ancora (rispetto al suo tempo personale) trovato, e che quindi non
potrà ucciderlo nelle circostanze presenti. In preda a una rabbia ir-
razionale, però, ci prova lo .stesso. Come conseguenza Arthur esce
illeso, mentre Agrajag perisce, l'ennesima volta, per colpa sua.
Un'esplosione di rabbia irrazionale è ovviamente un movente

19 Questa obiezione è sempre in Smith N.J.J. (1997); si veda anche Kutach


(2003) e Dowe (2003). Goddu (2007) contro-obietta che provare a vedere se i
tentativi falliscono sempre sarebbe un buon modo per testare l'ipotesi empirica
dell'unicità della linea del tempo.

139
plausibile per intraprendere un'azione che non avremmo alcuna ra-
gione di intraprendere. Ma in generale non è banale capire quali po-
trebbero essere le motivazioni che spingono un viaggiatore nel tempo
a compiere certi gesti. Questo "problema della motivazione", però,
non costituisce un'obiezione alla possibilità dei viaggi nel tempo; se-
gnala piuttosto la nostra (di non viaggiatori nel tempo) difficoltà a ca-
pire che cosa ci passerebbe per la testa in certe circostanze se fossimo
viaggiatori nel tempo. I casi più interessanti e problematici sono quel-
li che riguardano l'incontro con un "sé" più giovane. Non è sempre
chiaro che cosa potrebbe spingerci a compiere esattamente le stesse
azioni che ci ricordiamo di aver compiuto. Potremmo non ricordarci
esattamente, potremmo non riconoscere gli eventi a cui abbiamo già
assistito, o essere sotto l'influsso di un'opera di convincimento da
parte di qualcuno, o ancora potremmo essere stati ingannati. Nel film
Los cronocrimenes (2007) di N. Vigalondo, un ignaro uomo comune,
durante un weekend nella sua casa in campagna, si trova per caso
coinvolto in una rete di inganni e fraintendimenti perpetrati da due
suoi "sé" più vecchi di poche ore, e questa situazione fornisce una
cornice plausibile per le motivazioni all'azione del protagonista. In
genere, sulla questione delle motivazioni che potrebbero spingere
l'azione di un viaggiatore nel tempo è la buona fantascienza, piuttosto
che la filosofia, a insegnarci qualcosa20 •

V.vi La libertà
L'ipotesi che i viaggi all'indietro nel tempo siano possibili anche
in presenza di un'unica linea del tempo non è contraddittoria, e le
storie che raccontano coerentemente di viaggi di questo tipo non ci ·
portano inevitabilmente a lunghe serie di coincidenze improbabili,
anche se non ci è sempre chiaro quali potrebbero essere le motiva-
zioni psicologiche alla base delle azioni dei viaggiatori. Ciononostan-

20 Nel già citato "-Al! you zombies-" di RA. Heinlein (si veda supra, VI.i), un

vecchio "sé" maschile porta un più giovane "sé" maschile indietro nel tempo a co-
noscere un suo più giovane "sé" femminile con lo scopo di portare a compimento
il suo autoconcepimento, e commenta così la situazione: «Nessuno può resistere
alla tentazione di autosedursi». Molti esempi si ritrovano nelle intricate situazioni
descritte nel romanzo La porta sull'estate (The Door into Summer, 1954), sempre
di Heinlein. Sul problema psicologico della plausibilità dei moventi si veda Smith
N.J.]. (2005).

140
te, rimane spesso l'impressione che in presenza di una sola linea del
tempo, e quindi di una serie determinata di eventi in successione, la
nostra libertà risulti in qualche modo minata alla base. Almeno al-
cuni filosofi pensano che non ci basti, in quanto agenti liberi, essere
semplicemente causa (o parte principale della causa) del realizzarsi
di certi avvenimenti futuri, ma occorre che ci siano delle alternati-
ve nel nostro futuro, tali da aprire a noi la possibilità di fallire o di
riuscire in un'impresa che ci eravamo proposti, ossia che il nostro
successo o il nostro fallimento non siano logicamente determinati
ancor prima di iniziare ad agire. Karl Raimund Popper (1902-1994)
riteneva la distinzione fra determinatezza logica delle verità future
e determinismo causale (si veda supra I.v) un tecnicismo irrilevante
per la questione fondamentale della libertà umana (Popper 1982).
Come abbiamo visto, la situazione descritta nel cosiddetto "para-
dosso del nonno" implica che, se il viaggiatore provasse a uccidere
il nonno, fallirebbe. Ma in base a quanto appena detto, l'ipotesi che
il viaggiatore sia libero implica che, se provasse, potrebbe riuscirci.
Sembrerebbe dunque che l'ipotesi dei viaggi nel tempo implichi che
chi viaggia nel passato non sia libero. Se così fosse, ciò potrebbe
mettere in dubbio la possibilità dei viaggi nel tempo.
Il problema non sta nel fatto che non essere liberi sia qualcosa
di spiacevole. Certamente lo è, ma il fatto che un'ipotesi empirica o
metafisica sia spiacevole non dovrebbe avere alcun peso nel valutare
quanto siamo giustificati a crederla. Piuttosto, se riteniamo che in si-
tuazioni normali- ossia quelle di qualcuno che non viaggi nel tempo
e rimanga nel presente (come facciamo tutti noi) - il viaggiatore sia
libero, e riteniamo anche che nessuna forza coercitiva agisca sulla
volontà del viaggiatore nel passato, allora è difficile capire in che
senso questi, giungendo nel passato, possa perdere la sua libertà. E
la risposta è, infatti, che non la perde. Le coincidenze sfavorevoli che
capiterebbero se il viaggiatore provasse a cambiare il passato sono
compatibili con l'ipotesi che egli sia libero - così come in situazioni
ordinarie l'accadere di coincidenze che fanno fallire le azioni che
ci eravamo proposti di portare a compimento risultano compatibili
con la nostra libertà.
Si potrebbe però obiettare che (in situazioni ordinarie) non ci
sembra plausibile dire che una coincidenza avrà luogo se tentiamo di
fare qualcosa, al massimo possiamo dire che una coincidenza sfavo-
revole potrebbe avere luogo nel caso tentassimo. Immaginiamo di tro-
varci nel letto e di avere sete: potremmo mai davvero avere ragione

141
di pensare qualcosa come (1)? O non saremmo piuttosto legittimati
solo a credere qualcosa come (2)?

( 1) Se mi alzassi per andare a prendere in frigo un bicchiere d' ac-


qua, qualche evento sfavorevole me lo impedirebbe.
(2) Se mi alzassi per andare a prendere in frigo un bicchiere d' ac-
qua, qualche evento sfavorevole potrebbe impedirmelo.

In situazioni normali, sì. Immaginiamoci, però, di trovarci in una


situazione in cui il percorso dal nostro letto al frigo sia disseminato
di tagliole, trappole a rete, punte al curaro, cocci di vetro e ogni pe-
ricolo immaginabile. In un contesto del genere, saremmo giustificati
a credere (1). Ora, quando teniamo in considerazione il contesto
globale in cui le azioni del viaggiatore nel tempo hanno luogo, ossia
teniamo conto anche del fatto che si tratta di un viaggiatore nel pas-
sato, ci troviamo in una situazione analoga a quella appena descritta,
nel senso che abbiamo ragione di pensare che a qualsiasi tentativo
di cambiare il passato seguirebbe - e non semplicemente potrebbe
seguire - un evento sfavorevole che lo impedirebbe. Perché? Non
perché vi sia nulla di magico nell'aria, ma semplicemente perché
sappiamo che sarebbe incoerente pensare il contrario (e mantenere
l'ipotesi che la linea del tempo sia unica). Quindi, sappiamo che le
coincidenze capiteranno.
Perché allora abbiamo la "tentazione" - verrebbe da dire - di
attribuire l'accadere di tutte queste coincidenze a qualche forza stra-
ordinaria che limiterebbe la libertà del viaggiatore, almeno nei suoi
soggiorni nel passato? Il filosofo americano Ted Sider ha avanzato
l'ipotesi che dipenda fondamentalmente dal modo in cui dirigiamo
la nostra attenzione sulle ipotesi in questione. Si immagini di pren-
dere in considerazione gli avvenimenti dell'intera vita di un numero
molto ampio di persone e selezionare fra queste chi non si è mai spo-
sato: la classe degli scapoli permanenti. Fra queste forse ce ne saranno
di "incapaci" a sposarsi per carattere o costituzione, ma certamente
troveremo anche molte persone a cui semplicemente è capitato di
non essersi mai sposati. In altri termini, nella vita di queste persone
incontreremo una serie di coincidenze che hanno impedito loro di
sposarsi: qualcuno ha perso un'occasione per un improvviso ripen-
samento, qualcuno è fatalmente scivolato su una buccia di banana
mentre stava recandosi dal sindaco, qualcun altro è stato vittima di
un'incomprensione che ha allontanato il compagno per sempre dalla

142
propria vita, e così via. Abbiamo forse alcuna ragione di pensare che
gli "scapoli permanenti" siano vittime di una misteriosa forza anti-
nuziale che impedisce loro di scegliere liberamente ogni qualvolta
tentano di sposarsi? Sembrerebbe proprio di no. Le coincidenze che
troviamo nella vita degli scapoli permanenti sono una conseguenza
del modo in cui abbiamo selezionato le persone in questione. Ma c'è
davvero una differenza fra il caso dello scapolo permanente e quello
del viaggiatore nel tempo? Certamente sia un enunciato come (3 ),
sia un enunciato come (4) sembrano risultare veri:

(3) Se uno scapolo permanente tentasse di sposarsi, fallirebbe


per qualche coincidenza sfavorevole.
(4) Se un viaggiatore nel passato tentasse di compiere un auto-
infanticidio, fallirebbe per qualche coincidenza sfavorevole.

E dato che non abbiamo motivi indipendenti di pensare che il


fallimento sia dovuto a qualche forza straordinaria o comunque a
qualche limitazione della libertà del viaggiatore, anche nel caso del
viaggio nel passato la presenza di coincidenze ali' apparenza inspie-
gabili nella vita dei viaggiatori che tentano di alterare il passato è
dovuta unicamente al modo in cui abbiamo selezionato le persone in
questione, ossia allo spazio di circostanze possibili verso cui abbiamo
rivolto la nostra attenzione. Se consideriamo la vita di tutti quelli che
viaggiano nel passato e tentano di alterarlo, non dovremmo stupirci
di trovare molte coincidenze. Queste sono una semplice conseguen-
za del modo in cui abbiamo selezionato le persone in questione, non
il segno di una limitazione della loro libertà21 .

V.vii Punti d'equilibrio


Cambiare il passato, se la linea del tempo è unica, è metafisicamente
impossi_bile. Paradossi come quello del nonno sembrano però mette-
re in risalto un tipo di impossibilità in qualche modo più radicale
del semplice cambiamento del passato, anche se finora non ci siamo
concentrati su questo aspetto. Se è storicamente determinato che

21 Sui problemi che i viaggi nel tempo sollevano specificamente per la libertà
umana si veda King (1999), Vihvelin (1996), Sider (2002), Kiourti (2008) e Vranas
(2009).

143
JFK sia stato ucciso a Dallas nel 1963, allora supporre che tornando
indietro nel tempo io possa fare in modo che ciò non avvenga è
contraddittorio, perché significa supporre che uno stesso evento sia
accaduto e non sia accaduto. Esistono storie possibili, però, in cui un
viaggiatore nel tempo compare nel 1963 a Dallas e sventa l'attentato
al presidente Kennedy impedendone la morte. In queste storie alter-
native, almeno da un certo punto in poi, accadono eventi diversi da
quelli che costituiscono il nostro universo. Per contro, non vi sem-
brano essere situazioni alternative possibili in cui un viaggiatore nel
tempo compare davanti al proprio nonno prima del concepimento di
suo padre e lo uccida. Almeno se escludiamo la possibilità che il non-
no risorga dopo tre giorni o che abbia una linea-mondo "intermit-
tente". Per indagare questa differenza, però, dobbiamo formulare il
paradosso in una versione "semplificata". Infatti, le caratteristiche
intrinseche del viaggiatore da cui sembra nascere la minaccia di pa-
radosso, ossia le sue capacità e la sua libertà, sono fenomeni com-
plessi rispetto a cui è difficile fare considerazioni riguardanti la loro
compatibilità con i vincoli imposti dalla coerenza della situazione.
Del resto il problema di come conciliare il determinismo dei sistemi
fisici macroscopici con la libertà umana esiste indipendentemente
dalla possibilità dei viaggi nel tempo.

La letteratura filosofica sui viaggi nel tempo, soprattutto quella


elaborata in seno alla filosofia della scienza, si è interessata anche a
casi in cui situazioni paradossali sorgono in contesti in cui l'agire
umano non ha alcun ruolo, versioni appunto semplificate, o meglio
"purificate" del paradosso del nonno. Il filosofo John Earman (n.
1942) porta l'esempio di una stazione spaziale automatizzata, posta
in prossimità di un tunnel spaziotemporale in cui qualsiasi cosa entri
nella bocca di entrata esce dalla bocca di uscita dieci minuti prima di
essere entrato (Earman 1972). Possiamo immaginare di programma-
re la stazione in modo che lanci all'ora x nella bocca di entrata una
sonda solo nel caso in cui non rilevi alla bocca di uscita nessuna son-
da dieci minuti prima dell'ora x, ossia all'ora y (fig. 2). Se la sonda è
lanciata nel passato allora verrà rilevata dalla stazione, e come conse-
guenza non verrà lanciata nel passato. Se la sonda non è lanciata nel
passato, invece, la stazione spaziale non rileverà nessuna sonda nei
suoi paraggi, e dunque lancerà la sonda nel passato. La situazione è
apertamente paradossale anche indipendentemente dal presupposto
che alcuni eventi siano storicamente determinati, e il paradosso sem-

144
bra nascere interamente dalle caratteristiche intrinseche del sistema
fisico considerato (il meccanismo di funzionamento della stazione
spaziale) e dalla possibilità di viaggiare all'indietro nel tempo.

-lo 1'11111.
f------ -ì

Fig. 2

Che cosa potrebbe evitare questo paradosso? Potrebbe verifi-


carsi un "miracolo", ossia un'eccezione alle leggi di natura, oppure
una coincidenza potrebbe bloccare i sensori della stazione spaziale,
o distruggerla prima che possa lanciare la sonda in seguito al fatto
di non aver rilevato in precedenza alcuna sonda. Se escludiamo un
miracolo, e supponiamo che una coincidenza escluda puntualmente
il verificarsi di un paradosso, ci troveremo costretti a rinunciare al
cosiddetto "principio di autonomia". Secondo tale principio le ca-
ratteristiche globali dello spaziotempo non impediscono mai confor-
mazioni di materia che sono permesse localmente dalle leggi di na-
tura. Se la costruzione di una stazione spaziale come quella appena
descritta in una regione dello spaziotempo in cui non sono presenti
tunnel spaziotemporali è permessa dalle leggi della fisica, come sicu-
ramente è, allora la stessa stazione dovrebbe potersi trovare in pros-
simità di un tunnel spaziotemporale. Ma queste condizioni iniziali
del sistema fisico che stiamo considerando (una stazione funzionan-
te in prossimità di un tunnel spaziotemporale) non sono permesse:
la conformazione globale dello spaziotempo richiede la presenza di
fattori che disturbino il normale funzionamento della stazione spa-

145
ziale. La soluzione lewisiana di ricorrere a coincidenze per spiegare
come l'ipotesi del viaggio nel passato non conduca a paradossi, in
altri termini, ci costringerebbe ad accettare dei vincoli sulle con-
dizioni iniziali che nelle normali pratiche di spiegazione scientifica
non sono in genere ritenuti accettabili, ossia a violare il principio di
autonomia. E come se i viaggi all'indietro nel tempo richiedessero
una" cospirazione" dell'universo a sfavore di certe còndizioni iniziali
di un sistema fisico. Una stazione spaziale costruita nel modo che
abbiamo descritto non potrebbe trovarsi in un punto qualsiasi dello
spaziotempo: o la troviamo lontano da un tunnel spaziotemporale,
o la troviamo in prossimità di un tunnel temporale e di qualche altro
fattort:; che ne inlpedisce un funzionamento "paradossale" (il mete-
orite che la colpisce, l'avaria improvvisa, ecc.). -
Filosofi della fisica e fisici hanno affrontato questo problema
chiedendosi quali leggi fisiche in gioco nel funzionamento del siste-
ma (composto dalla stazione, dalla sonda e dal tunnel) richiedessero
una cospirazione a proposito delle condizioni iniziali. Sorprenden-
temente, i casi che sembrano essere apertamente paradossali come
quello della sonda non risultano fisicamente molto plausibili. I fisici
R. Feynman e J. Wheeler hanno dimostrato che almeno per molti
casi in cui le leggi fisiche del sistema sono continue, è possibile tro-
vare soluzioni non paradossali al problema, tali che non richiedano
nessun vincolo cospiratorio sulle condizioni iniziali. Se supponiamo
che le uniche risposte del congegno che regola il viaggio nel tempo
siano discrete - del tipo "mandare sonda nel passato I non mandare
sonda nel passato" - allora è facile trovare situazioni che in assen-
za di vincoli inusuali sulle condizioni iniziali, implicherebbero una
contraddizione. Le leggi della natura, però, ci dicono che i sistemi
fisici volgono da uno stato ali' altro in maniera graduale e continua.
Immaginiamo che un computer sia programmato in modo tale da
fotografare qualsiasi cosa esca da una macchina del tempo all'ora y,
produrre un negativo, e poi ali' ora x inviarlo indietro nel tempo in
modo che esca dalla macchina all'ora y. Se la foto che esce a y è una
foto interamente nera, il suo negativo sarebbe interamente bianco,
e ci troveremo dunque nella situazione paradossale per cui la foto
che esce dalla macchina del tempo è bianca solo se è nera e vice-
versa. Paradosso. Ma la funzione che trasforma una fotografia nel
suo negativo è una funzione continua, e - soprattutto - ha dei punti
/z'ssi, ossia punti di equilibrio del sistema in cui il valore in entrata e
quello in uscita è lo stesso. Esiste dunque una soluzione del proble-

146
ma che non è paradossale e che non richiede cospirazioni intorno
alle condizioni iniziali. La soluzione è che dalla macchina del tempo
esca una fotografia completamente grigia, il cui negativo è una foto
di un identico grigio. Dal momento che è plausibile sostenere che
tutte leggi che governano l'evoluzione dei sistemi fisici siano sempre
continue, c'è speranza di generalizzare questi risultati a tutti i casi
fisicamente possibili22 .
Un altro caso studiato nella letteratura è quello del "biliardo spa-
ziotemporale". Immaginiamo di lanciare una palla in una buca A
di un biliardo che è connessa a un'altra buca B da cui la palla esce
qualche secondo prima di essere entrata in A. Potremmo allora pen-
sare di configurare il biliardo in modo che se la palla entra dentro
la buca di entrata, essa esce da quella di uscita in modo da impedire
alla palla .di entrare nella prima buca: nuovamente, paradosso. Il
fisico K. Thorne, insieme ad alcuni collaboratori, ha però scoper-
to che situazioni iniziali potenzialmente paradossali (e che quindi
richiedono cospirazioni) sono fisicamente piuttosto "artificiali" da
generare, e che nella maggior parte dei casi esistono soluzioni non
paradossali del problema (Echeverria, Klinkhammer, Thorne 1991).
Anzi, le loro analisi hanno portato in luce il fatto che i viaggi nel
tempo risultano sorprendenti in un certo senso per il motivo op-
posto. In parecchi casi, infatti, esistono molte traiettorie permesse
dalle leggi della fisica (in alcuni casi anche infinite) tali da evitare il
paradosso senza ricorrere a cospirazioni. La palla potrebbe entrare
senza mai collidere con un suo "sé" precedente, o potrebbe entrare
con un'angolazione leggermente diversa da quella con cui sarebbe
. entrata se non si fosse scontrata con un suo "sé" precedente. E quale
traiettoria si verificherà fra le tante permesse è impossibile stabilirlo
in anticipo. In altri termini, in presenza di linee temporali chiuse,
i processi fisici che normalmente risultano deterministici, come il
moto di palle da biliardo su un tavolo (in effetti, un esempio tipico
di processo fisico deterministico) risulterebbero non solo indetermi-
nati, ma sottodeterminati. Ciò vuol dire che non solo vi sono molti
possibili futuri (indeterminazione), ma anche che per la nostra teoria
nessuno di questi ha maggiori probabilità di realizzarsi rispetto agli
altri (sottodeterminazione).

22 Le soluzioni dei problemi relativi al principio di autonomia proposte da


Feynman e Wheeler (1949) sono discusse e difese in Clarke (1977).

147
Si consideri nuovamente l'esempio della stazione spaziale, ma in
una formulazione non paradossale: la stazione spaziale invia la sonda
nel passato solo nel caso in cui abbia precedentemente rilevato il suo
arrivo. Anche se non è in questo caso presente nessun paradosso, è
facile rendersi conto che nulla - nemmeno una conoscenza perfetta
di ciò che capita nell'intero universo prima dell'ora y, l'ora dell' even-
tuale arrivo dal futuro della sonda - ci permetterebbe di stabilire se
all'ora y la sonda arriva, ed è successivamente lanciata indietro nel
tempo dalla stazione spaziale, oppure se non arriva, e non viene lan-
ciata indietro nel tempo dalla stazione spaziale. Entrambe le opzioni
sono perfettamente coerenti con il funzionamento della sonda e con
lo stato dell'universo fino all'ora y (sono continuazioni possibili delle
condizioni iniziali), ma niente ci permette di determinare quali delle
due opzioni si verificherà. Il che è veramente strano se si pensa che
stiamo descrivendo dei fenomeni che, in assenza di tunnel spazio-
temporali, sono deterministici. E quando le opzioni fossero infinite,
l'universo si troverebbe in bilico fra tutte, in una situazione persino
peggiore di quella dell'asino di Buridano, che moriva di fame per
non saper scegliere fra due scodelle di biada perfettamente simili
fra loro.

A ben vedere, la sottodeterminazione implicata dalla presenza di


linee temporali chiuse ci permette di trovare una facile soluzione per
tutti i casi potenzialmente paradossali. Supponiamo di sistemare le
cose in modo che la palla non entri nella buca solo nel caso venga
colpita da una palla proveniente dalla buca di uscita. Ci troveremo
in una situazione paradossale solo se la palla che esce è la stessa che
è stata lanciata verso l'entrata (un suo "sé" più giovane). Ma dal mo-
mento che non è determinato che cosa entrerà e che cosa uscirà dalle
bocche del tunnel spaziotemporale, non possiamo escludere che ne
esca un'altra palla, impedendo l'entrata di quella che abbiamo lan-
ciato23. È questa una soluzione del problema che evita il paradosso

i; Si veda Dowe 2007. Ciò vuol dire che le caratteristiche qualitative intrinse-
che degli elementi coinvolti nel viaggio nel tempo non sono in realtà sufficienti a
generare un paradosso. Bisogna infatti anche considerare lorigine delle persone o
oggetti che arrivano dal futuro ,... una loro caratteristica presumibilmente estrinseca.
Lo stesso vale per il paradosso del nonno. Il viaggiatore ha la capacità di uccidere
il nonno, così come lavrebbe un individuo qualitativamente identico al viaggiatore
ma la cui esistenza non dipendesse dall'esistenza del nonno (fino. al concepimento

148
senza ricorrere a cospirazioni? La questione è delicata, perché se è
vero che non stiamo supponendo vincoli specifici sulle condizioni
iniziali, la puntuale comparsa dal futuro di qualcosa a impedire il
paradosso ci dà la sensazione di un deus ex machina. Del resto, la
conseguenza più inquietante di questa scoperta è che noi, una volta
costruita una macchina del tempo non potremmo mai sapere che
cosa ne uscirà, forse un nostro "sé" più vecchio o forse qualcos'altro:
un orribile mostro verde che ci impedirà di entrare.

V.viii Il coniglio bianco nel multiverso


Le leggi che governano il passaggio di un sistema (macroscopico) da
un suo stato a un altro sono verosimilmente tutte continue. Se quindi
in presenza di leggi siffatte potessimo trovare soluzioni coerenti di
problemi come quelli discussi nel paragrafo precedente, l'ipotesi che
sia possibile (metafisicamente ma anche fisicamente) viaggiare all'in-
dietro nel tempo acquisterebbe plausibilità scientifica. Purtroppo la
situazione non è così semplice, perché non basta presupporre che
le leggi coinvolte siano continue; per ottenere soluzioni coerenti,
occorre anche fare alcune assunzioni sulla struttura topologica del
meccanismo che regola il viaggio nel tempo24 • I dettagli della que-
stione sono troppo complessi per essere affrontati in questa sede, ma
un esempio ci aiuta ad afferrare il problema almeno a grandi linee.
Supponiamo che Alice si trovi nei pressi di ciò che crede essere la
tana di un coniglio, ma che è in realtà un tunnel spaziotempora-
le. Avvicinandosi, Alice vede uscire dal tunnel un coniglio bianco
con un orologio d'oro che dichiara di avere fretta. Incuriosita Alice
strappa l'orologio al coniglio e sposta le lancette avanti di 90 gradi.
Il coniglio indispettito riprende il suo orologio e rientra dentro il
tunnel. Supponendo che il coniglio uscito dal tunnel sia un "sé" più
vecchio del coniglio che vi è entrato poco dopo, abbiamo un para-
dosso. Se l'orologio segnava le tre al momento dell'uscita, poniamo,
nel momento in cui il coniglio entra nel tunnel l'orologio segnerà le

del padre). Ma non sono solo le sue intenzioni e le sue capacità a minacciare il para-
dosso, occorre anche che l'individuo che arriva nel passato sia lo stesso che è partito
dal presente, ossia occorre considerare l'origine del viaggiatore (Thom 1975).
24 La non completa generalità dei risultati di Feynman e Wheeler viene com-

mentata da Arntzenius e Maudlin (2002); una discussione aggiornata si trova in


Dowe (2007).

149
sei. Ma nel tempo proprio del coniglio e del suo orologio, il momen-
to dell'uscita è immediatamente precedente a quello dell'entrata, e
quindi se al momento dell'entrata l'orologio segna le sei, dovrebbe
segnare la stessa ora anche al momento dell'uscita, ma sappiamo che
così non è. Contraddizione! Ciò che è più grave è che le trasforma-
zioni che Alice compie (e che possiamo pensare di far compiere a
_un sistema automatizzato) sulle lancette dell'orologio sono continue;
non dobbiamo supporre una sua reazione discreta (tipo "sì/no") a
ciò che vede uscire dal tunnel. In generale, sono fisicamente permes-
si sistemi i cui passaggi di stato sono regolati da funzioni continue
che non hanno punti fissi, per quanto "artificiosi" possano risultare
in pratica, e questi costituiscono una minaccia al principio di auto-
nomia (si veda supra V.vii) 25.
Alcuni fisici e filosofi della scienza hanno sostenuto che l'unico
modo per mantenere il principio di autonomia in presenza di viaggi
nel tempo sia ammettere l'esistenza di un multiverso, come è richie-
sto - indipendentemente da considerazioni riguardanti i viaggi nel
tempo - da certe interpretazioni della fisica quantistica che hanno
un seguito significativo soprattutto nell'ambito della cosmologia26 •
Il multiverso è una realtà composta da molti universi "paralleli", nel
senso che non c'è in genere nessun contatto fra loro: non importa
quanto lontano riesca ad arrivare rispetto a dove mi trovo, né quanto
tempo ci impieghi, non raggiungerò mai nessun luogo o tempo che
. non si trovi nel mio universo. Ora, il principio di autonomia è salvo
e se il viaggio all'indietro nel tempo è sempre anche un viaggio attra-
verso universi. Gli universi che costituiscono il multiverso, dunque,
risultano essere solo "quasi-paralleli": normalmente, fra oggetti o
eventi che si trovano in un universo e oggetti o eventi che si trovano
in un altro universo non sussiste nessuna relazione spaziale o tem-
porale, ma in alcuni casi - per esempio in virtù dell'azione di una

25 A essere precisi, l'esempio fornito è solo apparentemente paradossale, per-


ché si è dimostrato (Arntzenius, Maudlin 2002) che esistono punti fissi anche in
questo caso. Ma complicando ulteriormente il funzionamento del sistema ·si può
ottenere il risultato cercato (un sistema che reagirebbe in maniera paradossale se
non fosse "bloccato" da qualche cospirazione).
26 Il viaggio nel tempo come viaggio nel multiverso è motivato da considerazio-
ni basate sulla fisica quantistica in Deutsch e Lockwood (1994), Deutsch (1997),
e Lockwood (2005). Interessanti critiche all'idea che un viaggio nel multiverso
possa valere come un viaggio nel tempo si trovano in Abruzzese (2001) e Chambers
(2003); si veda anche Bell (2002).

150
macchina del tempo, o dell'apertura di un tunnel spaziotemporale
(si veda supra III.vi) - qualcuno o qualcosa può raggiungere eventi
che si trovano in un universo differente da quello di partenza. In
modelli di questo genere, il viaggiatore nel tempo non si sposta solo
attraverso tre dimensioni spaziali e una temporale, ma anche attra-
verso quella che potremmo chiamare la dimensione del!'attualità -
ossia si sposta da una realtà a un'altra, da un universo a un altro27 •
Ciò permetterebbe ad Alice di compiere delle trasformazioni
continue sull'orologio del coniglio bianco senza violare il princi-
pio di autonomia (e, inoltre, di esercitare come vuole il suo libero
arbitrio). Il tunnel spaziotemporale, infatti, porterebbe il coniglio
bianco e il suo orologio non solo indietro nel tempo, ma anche in
un altro universo. Qui il coniglio potrebbe incontrare un'altra Alice,
che magari non manipola il suo orologio o forse - se è più sfortu-
nato - un cacciatore. Similmente, la stazione spaziale programmata
per creare un paradosso non rilevando nessuna sonda all'uscita del
tunnel all'ora x, invierebbe la sonda in un universo diverso attraverso
il tunnel, mentre in un altro universo una stazione del tutto simile
reagirebbe all'arrivo di una sonda all'uscita del tunnel all'ora y non
lanciando nessuna sonda nel tunnel di entrata.
Anche la sottodeterminazione implicata dalle zone dello spazio-
tempo contenenti linee temporali chiuse risulta meno problematica
se supponiamo un multiverso. Prendiamo come esempio la stazione
spaziale programmata per reagire coerentemente a ciò che esce dal
tunnel. Data la situazione iniziale del sistema composto dalla stazio-
ne, la sonda e il tunnel, è coerente sia pensare che la sonda arrivi dal
futuro e venga poi lanciata nel passato, sia che nessuna sonda arrivi
dal futuro e nessuna venga lanciata nel passato. E queste due evolu-
zioni del sistema avranno luogo in due universi distinti (e se il sistema
può evolversi in infiniti modi, esisteranno tutti in universi differenti).

27 Possiamo pensare a due tipi fondamentali di multiversi in cui hanno luogo

storie di viaggio nel tempo: quelli in cui i vari universi esistono tutti quanti indi-
pendentemente dal viaggio nel tempo, e quelli in cui l'azione di una macchina del
tempo crea un universo parallelo identico a quello precedente fino al momento
di arrivo del viaggiatore; in questo secondo caso la macchina del tempo agirebbe
dunque come una specie di demiurgo quantico in grado di creare universi a suo pia-
cimento. Questa distinzione corrisponde grossomodo a due interpretazioni della
fisica quantistica: l'interpretazione a molti mondi e l'interpretazione a molte menti
(si veda Letture consigliate 3 e 4 per riferimenti bibliografici).

151
Problemi con questo approccio ai viaggi nel tempo sembrano
sorgere quando ci chiediamo chi sono gli svariati personaggi che
troviamo nei differenti universi, e che in questi compaiono e scom-
paiono da tunnel e macchine. Nell'interpretazione più naturale, gli
individui che abitano universi che costituiscono realtà alternative
alla nostra sono delle controparti degli oggetti e persone che cono-
sciamo, ossi~ individui del tutto simili a questi, ma numericamente
distinti da questi. Se però il viaggiare "di lato" lungo la dimensione
dell'attualità oltre che indietro nel tempo trasformasse in .qualche
modo un viaggiatore nella sua controparte, o ancora peggio lo faces-
se sparire nel nulla ogniqualvolta si prefigurasse un paradosso, allora
si avrebbero vincoli sul sistema del tutto analoghi a quelli implicati
dalla presenza di coincidenze avverse: svanire nel nulla o trasformar-
si in qualcos'altro (sempre che ci sia una differenza fra i due casi),
non è una conseguenza meno "cospiratoria" che venire colpito da un
meteorite o bloccarsi inaspettatamente. In conclusione il viaggio nel
multiverso non permetterebbe di salvare il principio di autonomia.
Ma anche mettendo da parte questa obiezione, rimane un problema
di fondo. Prendiamo in considerazione un viaggiatore nel tempo,
Sara, che voglia tornare all'epoca del nazismo per uccidere Hitler
ed evitare alla bisnonna le sofferenze del campo di concentramento.
Sara parte per la Germania degli anni venti armata di una pistola
di precisione, si reca a Monaco, nella Burgerbraukeller e qui una
sera riesce nell'intento di uccidere Hitler prima che questi riesca a
prendere il potere. Si noti che la linea temporale da cui partiamo per
raccontare la storia è diversa da quella in cui la storia si conclude. In
quella di partenza, Hitler prende il potere nel 193 3, la bisnonna di
Sara muore in campo di concentramento e Sara ai giorni nostri svani-
sce nel nulla una volta salita sulla macchina del tempo, mentre nella
linea temporale del passato dove Sara arriva in seguito al viaggio nel
tempo, una Sara adulta armata di pistola si materializza dal nulla al-
l'epoca della repubblica di Weimar, uccide Hitler, e la bisnonna non
entra mai in campo di concentramento. La questione, ora, è capire
se Sara viaggiando attraverso universi paralleli sia davvero riuscita
nell'intento di cambiare il suo passato, e la risposta sembra essere
negativa. Il suo passato, infatti, è quello della linea temporale da cui
parte, e questo, se vogliamo salvare il racconto da esiti contradditto-
ri, non viene alterato dal viaggio nel tempo. Ilproblema acquista toni
ancora più vividi se si pensa che per quanto nell'universo in cui Sara
arriva e uccide Hitler prima che questi prenda il potere vi sia una

152
persona qualitativamente molto simile alla bisnonna, questa persona
non è sua bisnonna, è solo una sua controparte. In altri termini, Sara
non è riuscita nell'intento di evitare sofferenze alla bisnonna ed è
quindi quantomeno sospetto sostenere che è riuscita nell'intento di
cambiare il passato.
Qualcosa di analogo vale per il paradosso della stazione spaziale
e della sonda. Nell'universo di partenza la sonda scomparirà per
sempre, mentre comparirà dal nulla in quello di arrivo, dove convi-
vrà stabilmente con una sua controparte più giovane. La sonda si è
spostata anche lungo una dimensione modale, per così dire, oltre che
temporale (ed eventualmente spaziale) ed è quindi arrivata in una
zona diversa del multiverso rispetto a quella del passato del mondo
di partenza28 • E, ovviamente, non risolveremmo il problema se sup-
ponessimo che gli universi sono paralleli in senso stretto e che non
si può passare da un universo a un altro tornando indietro nel tem-
po. In ciascun universo, infatti, avremmo una sola linea del tempo
e quindi il principio di autonomia sarebbe comunque minacciato.
In fine, al di là della questione se l'ipotesi del multiverso sia in
grado di conciliare principio di autonomia e viaggi a ritroso nel
tempo (e se sia necessario per conciliarli), è comunque dubbio che
il multiverso possa garantire al viaggiatore una maggiore "libertà"
rispetto ai vincoli imposti dall'unità del tempo. Nel romanzo Pratica-
mente innocuo (Mostly Harmless, 1992) di D. Adams, un particolare
marchingegno permette sia il viaggio nel tempo sia quello attraverso
universi paralleli. Il protagonista Arthur Dent è stato visto da un
viaggiatore nel tempo in un luogo chiamato Stavromula Beta, dove
egli non è ancora mai stato, e quindi suppone di non poter morire
finché non vi si troverà. Se infatti è proprio lui, e non qualche sua
controparte a essere stato su Stavromula Beta, non importa quanti
viaggi nel multiverso avanti e indietro nel tempo Arthur compia, a
un certo punto (futuro) del suo tempo personale si troverà su Stavro-
mula Beta: e non "prima o poi", ma in un determinato istante di un
determinato universo29 • Queste considerazioni ci portano a una .delle

28 Si veda Gott (2001) e Abruzzese (2001). In alcune interpretazioni (in partico-

lare quella a molte menti di Lockwood 2005), il multiverso è inteso non in termini
di un insieme di universi distinti, ma piuttosto come un insieme di partizioni di un
continuo di tre dimensioni spaziali, una temporale e una modale (la dimensione
dell'attualità). Il problema di fondo, comunque, rimane anche in questa versione.
29 A meno che, forse, con lo spostarsi da universo a universo Arthur si incarni

153
conclusioni forse più profonde fra le molte suscitate dalle riflessioni
sui viaggi nel tempo. Anche se disponessimo di un marchingegno
così incredibile come una macchina del tempo, e potessimo, tornan-
do indietro nel tempo, passare da una realtà alternativa a un'altra, la
nostra capacità e libertà di agire non risulterebbe fondamentalmente
diversa da quella che possediamo ora. Potremmo forse raggiungere
un universo molto simile al nostro in cui qualcosa che avremmo vo-
luto evitare non è accaduto, ma non potremmo cambiare ciò che è
accaduto nel nostro universo. Al massimo potremmo' sostituirci alla
nostra controparte con l'inganno, ma questa possibilità non ha alcu-
na implicazione metafisica rilevante - per quanto per i nostri scopi
pratici potrebbe essere soddisfacente (almeno nel caso in cui non ci
manchi il cinismo). C'è però un lato meno fosco su cui riflettere. Se
da un lato l'universo o il multiverso risulta costituito da una serie di
eventi storicamente determinati, dall'altro lato la nostra capacità di
agire e di scegliere fa parte della storia causale dell'universo o del
multiverso. Ne è una parte perché ci troviamo in uno dei percorsi
permessi dalla distribuzione della materia nello spaziotempo. E ne
è una parte essenziale perché se non ci fossimo, e non esercitassimo
la nostra capacità di agire e scegliere, il percorso e con esso il nostro
mondo non sarebbe quello che è.

nella sua controparte. Ma questa idea non è suggerita dal romanzo, e in generale
supporrebbe una metafisica dell'identità personale insieme impegnativa e bizzarra.
E comunque, come si sosteneva poco fa, anche in tal caso verrebbe violato il princi-
pio di autonomia: doversi incarnare in qualcun' altro - qualunque cosa esattamente
significhi - sembrerebbe essere un tipo di cospirazione sulle condizioni iniziali tanto
quanto svanire nel nulla o trasformarsi in una propria controparte. Nella fiction
spesso si ha una situazione mista, in cui col viaggio nel multiverso il viaggiatore si
incarna solo superficialmente nella sua controparte. Si veda l'episodio Road to the
multiverse della serie animata I Cri/fin (Family Guy 2000-; Stagione 8, episodio n°
127 del 2009). Nella serie televisiva In viaggio nel tempo (Quantum Leap, 1989-1993)
le "controparti" in cui il protagonista si incarna sono addirittura personaggi sempre
diversi.
Letture consigliate

1. L'ABC della filosofia dei viaggi nel tempo

Le trattazioni filosofiche "classiche" dei viaggi nel tempo sono quelle in


Putnam (1962), Harrison (1971), Earman (1972), Dwyer (1975), Horwich
(1975) e Lewis (1976). La distinzione fra tempo pubblico e tempo per-
sonale di Lewis è generalizzata in MacBeath (1982). Per una discussione
estesa di molte delle questioni qui affrontate si veda il fondamentale libro
di Nahin (1993 ), che unisce riflessioni scientifiche competenti a una vasta
conoscenza della letteratura filosofica e di finzione. Un bel contributo in
italiano sui viaggi nel tempo è Fano (2002). Per gli sviluppi più recenti
del dibattito filosofico è da ricordare il numero monografico di «Monist»
a cura di Varzi (2005). Per una trattazione accessibile dal punto di vista
fisico si vedano i libri di Gott (2001) e Davies (2002), o il più divulgativo
Pickover (1998). E per un approccio filosoficamente più impegnativo si
vedano le voci on line della Stanford Encyclopedia of Phylosophy di Ear-
man e Wiithrich (2004), e di Arntzenius e Maudlin (2002).

2. Per approfondire la filosofia del tempo "ordinario"

a. Introduzioni su alcuni problemi affrontati


Una bella antologia (in italiano) di classici sul problema del tempo in filo-
sofia della fisica è quella a cura di Fano e Tassani (2002); mentre si veda
Redondi (2007) per un approccio più storico. Per un testo introduttivo
alla filosofia della fisica si veda Allori et al. (2005), in particolare il capi-
tolo (Dorato 2005) sullo spaziotempo. Un testo di approfondimento sui
problemi della filosofia del tempo nell'ambito della filosofia della fisica è
Dorato (1995). Antologia di classici sono Le Poidevin e MacBeath 1993 e,
più completa, Oaklander (2008), in quattro volumi. Per una panoramica
sulle questioni legate al realismo e all' antirealismo delle determinazio-
ni tensionali si vedano le raccolte Oaklander e Smith (1994) e Jokic e
Smith (2003). Per approfondire la questione delle differenze concettuali

155
fra spazio e tempo si veda Swinburne (1968) e, soprattutto, Schlesinger
(1980). Introduzioni alla tematica del presentismo si trovano in Crisp
(2003) (ricco di indicazioni bibliografiche) e nella raccolta Magalhaes e '
Oaklander (2010), mentre per una recente difesa della posizione si veda
Bourne (2006); Per orientarsi nella sterminata letteratura sull'argomento
di McTaggart si può partire da Oaklander e Smith (1994).

b. Tempo e causalità
Originariamente il programma riduzionista della temporalità alla causali-
tà trae origine e ispirazione da letture verificazioniste della teoria della re-
latività, per esempio in Reichenbach (1958) e Griinbaum (1963), e iden-
tifica fra i precorritori il relazionismo di Leibniz 1. Per quanto le teorie
causali della temporalità siano in genere abbracciate da teorici statici - un
esempio recente è Mellor (1998) -, si trovano anche teorici dinamici che
difendono programmi riduzionisti della temporalità alle relazioni causali,
uno di questi è Tooley (1997). Interessanti approfondimenti sul proble-
ma dell'oggettività del divenire sono Dorato (1995) e Paganini (2000). Sui
circoli causali un buon punto di partenza è Dummett (1986).

c. Direzione del tempo


Sulla direzione del tempo si veda Earman (1974). Reichenbach (1956)
cerca di ricondurre la direzione del tempo ad asimmetrie delle leggina-
turali, Griinbaum (1963) invece le fonda su simmetrie de facto. Horwich
(1987, cap. 4) fornisce una buona panoramica e riassume molto bene
anche il dibattito fra Boltzmann e Loschmidt. Horwich dubita che la
direzione del tempo sia fondata su leggi di natura; piuttosto, la direzio-
ne del tempo è determinata dal fatto che non troviamò mai "forchette
causali inverse" (una sola causa può avere molti effetti, ma è difficile che
molte cause concorrano spontaneamente a creare un solo effetto). Mellor
(1998) argomenta che l'asimmetria fra le cause, che aumentano la proba-
bilità degli effetti, e gli effetti, che invece non aumentano la probabilità
delle cause, può venire usata per fondare nella relazione di causalità non
solo l'ordine ma anche la direzione temporale. Quello di Price (1996) è
un libro molto dettagliato sull'argomento, per quanto incentrato su una
posizione più radicale: la direzione del tempo è meramente una nostra
proiezione sul mondo. Su entropia e direzione del tempo si vedano i

1 Tale programma risulta però compatibile con letture sostanzialiste dello spa-

zio. Infatti, ciò che ci impone di abbandonare non è la relazione temporale di per
sé (l'aspetto temporale della distanza spaziotemporale), ma piuttosto una relazione
di ordine temporale primitiva e globale; come quella che troviamo nell'idea newto-
niana di un tempo e spazio "assoluti".

156
riferimenti online di Callender (2002). Un teorico statico che conside-
ra la direzione del tempo come un primitivo delle relazioni temporali è
Oaklander (2004).

d. Tempo ramificato e libertà


La prima discussione estesa sull'indeterminatezza del futuro si trova nel
hono libro del De Interpretatione di Aristotele. La prima trattazione logi-
ca rigorosa è Lukasiewicz (1920). In Prior (1967) la struttura ramificata
è connessa all'idea del passaggio del tempo e all'irrealtà del futuro. Au-
tori che sostengono la tesi del futuro aperto ma sono favorevoli a una
concezione statica ed eternista del tempo sono Thomason (1970), e il
fondamentale Belnap et al. (2001, che contiene un'ampia bibliografia)
e MacFarlane (2008, che costituisce uno sviluppo recente della teoria).
McCall (1994) esplicitamente connette futuro aperto e teoria dinami-
ca, ma nell'ambito di una metafisica eternista. Sul libero arbitrio si veda
De Caro (2009), e sulle connessioni fra determinismo e libero arbitrio
nell'ambito della filosofia della scienza si veda Dorato (1997).

e. Linguaggio
Su Old e New Tenseless Theory o/ Time si veda Oaklander e Smith (1994);
Dyke (2003) è una riflessione sul ruolo delle riflessioni linguistiche per
i problemi di metafisica del tempo. Per una interessante discussione sui
problemi della semantica temporale in generale si veda Bonomi e Zucchi
(2001). Sulla necessità di aspetti tensionali per rendere conto della tem-
pestività delle nostre azioni si veda Perry (2001). Per quanto riguarda
l'idea che le tracce siano parte essenziale della nostra vita sociale si veda
la teoria della documentalità di Ferraris (2009).

f. Persistenza
Sulle teorie della persistenza si veda Simon (1987), Varzi (1999), Hawley
(2001); e per avere un'idea del dibattito contemporaneo all'interno della
filosofia del tempo in generale si veda Bottani (2005). Per alcuni filosofi,
che potremmo chiamare "organicisti", persone e organismi viventi sono
le uniche entità tridimensionali (van Inwagen 1990, Merricks 2001). Per
il tridimensionalismo si veda Lowe (2002), mentre per il quadridimen-
sionalismo Sider (2001), e il classico Quine (1960), dove viene discussa
la nozione di genidentità (che si trova anche in Reicpenbach 1958) e si
formula l'idea che la differenza fra oggetti ed eventi consista solo nella
maggiore salienza cognitiva dei primi (le entità che chiamiamo "oggetti"
risultano ai nostri sensi molto più coesi e compatti di ciò che normalmen-
te chiamiamo "eventi"), ripresa in Varzi (1999).

157
3. Per approfondire filosofia della scienza e viaggi nel tempo
Un'introduzione classica alla teoria della relatività è Russell (1925); una
più recente, più tecnica, ma comunque accessibile è Mermin (2005). Per
una discussione estesa della differenza fra quarta dimensione spaziale
e tempo come quarta dimensione si veda Nahin (1993, cap. 2) e Kaku
(1994); una trattazione più breve si trova negli articoli di Smart (1955)
e Weingard (1972). Per un'introduzione (avanzata) al problema e alle
questioni del convenzionalismo della metrica nelle teorie dello spazio-
tempo si veda il libro di Sklar (1974), che comprende anche un'estesa
discussione dell'importanza filosofica delle geometrie differenziali e delle
differenze fra spaziotempo piano e diverse varietà di spaziotempo curvo.
Su questo tema si veda anche Agazzi (1998) e Dorato (2005). Per una
panoramica sulle posizioni attuali di sostanzialisti e relazionisti rispetto
allo spaziotempo si veda Earman (1989) e Nerlich (2003 ).

Sul problema della compatibilità di teorie dinamiche del tempo e te-


oria della relatività, oltre ai classici Putnam (1967) e Stein (1968), si veda
l'ottima panoramica in Dorato (1997), che comprende anche riflessioni
sul problema dell'incompatibilità di fisica quantistica e spaziotempo re-
lativistico, e sulle connessioni fra causalità ed esistenza.

Sui tachioni e in generale la connessione fra velocità sopraluminale e


viaggio indietro nel tempo si veda la nota tecnica n° 7 in Nahin (1993,
pp. 329-336), e le esposizioni più discorsive in Gott (2001, pp. 126-128),
Davies (2002, pp. 109-110), e Pickover (1998, pp. 150-158). Su viaggi nel
tempo in universi "godeliani" si veda Horwich (1987, cap. 7). Peri viaggi
nel tempo in tipi di spaziotempo "cilindrico" e in tipi di spaziotempo
non semplicemente connesso si veda Weingard (1979) e Arntzenius e
Maudlin (2002). La questione se i viaggi nel passato siano fisicamen-
te possibili è al presente insoluta. Indubbiamente la relatività generale
permette la presenza di linee temporali chiuse (CTC), ma almeno due
questioni rimangono aperte. La prima è se il nostro universo sia fatto in
modo da contenere effettivamente tali linee-mondo; e la seconda è se le
leggi della fisica, in particolare quelle che regolano i fenomeni quantistici,
non "intervengano" ogni qual volta qualcosa rischi di seguire una CTC
fino a giungere nel passato. Libri introduttivi al riguardo sono Pickover
(1998), Davies (1995, cap. 11), Davies (2002). Un libro introduttivo è
anche quello di Gott; che avanza la proposta di viaggiare nel passato
sfruttando le "stringhe cosmiche" e discute anche la "sfasatura" delle
bocche di un tunnel spaziotemporale proposta da Thorne (Gott 2001,
pp. 120-124). Libri più impegnativi sono Carlini et al. (1995), Novikov
(1998), Thorne (1994), ed Earman (1995, cap. 6).

158
Tanto l'interpretazione a molti mondi quanto l'interpretazione a molte
menti della fisica quantistica sono riconducibili all'interpretazione a stati
relativi di Everett (1957), dalle cui idee è nata la concezione del multiver-
so. Un'approfondimento sul viaggio nel tempo come viaggio nel multi-
verso è in Deutsch (1997) e Lockwood (2005), che riconduce la sua inter-
pretazione a molte menti alle ultime lezioni di Erwin Schrodinger (1887-
1961) piuttosto che all'opera di Everett.

Il fisico Alcubierre (1994) ha proposto un'ipotesi di motore a curva-


tura fisicamente realistica. La congettura della "protezione cronologica"
è formulata espressamente in Hawking (1992). Sul paradosso di Fermi e
l'ipotesi di vita extraterrestre nel nostro universo si veda Webb (2002).

4. Per approfondire metafisica e viaggi nel tempo


Approfondimenti su punti specifici sono segnalati nelle note al testo, in
particolare degli ultimi due capitoli. Per una riproposta del paradosso del
nonno e altre obiezioni metafisiche alla possibilità dei viaggi nel tempo,
si veda Grey (1999) e la risposta di Dowe (2000); si veda anche Mellor
(2002). Sulla differenza fra cambiare il passato e avere un effetto sul pas-
sato si veda Dwyer (1978), Horwich (1975), Ni (1992), e per una sua
articolazione ulteriore Vranas (2005). Sui problemi che la multipla loca-
zione simultanea del viaggiatore solleva per il tridimensionalismo si veda,
oltre a Sider (2001 e2002), Ehring (1987), Simons (2005) e Miller (2006),
che criticano soprattutto le teorie tridimensionaliste, la discussione in
Gilmore (2007). Per un problema analogo legato al quadridimensionali-
smo si veda Effingham (2011). Su come identità e origine del viaggiatore
abbiano un ruolo nel paradosso del nonno e generino ulteriori problemi
di indeterminatezza si veda Slater (2005) e Thom (1975). Sul ruolo che
la nozione di capacità gioca nel paradosso del nonno si veda Chambers
(1999) e Sider (1997), che nega che ci sia una sostanziale differenza fra
questo problema e il problema della violazione del principio di autono-
mia. Soluzioni al paradosso del nonno simili a quella proposta da Lewis
(1976) si trovano anche in Thom (1975), e una sua difesa più recente è
in Riggs (1997).

Sulla tensione fra modello a futuro ramificato (non ipertemporale) e


viaggi nel tempo si veda Miller (2005), che fa notare come fra le cause dei
cambiamenti del futuro corso di eventi· ci possono anche essere interventi
di viaggiatori del tempo che provengono da futuri che, in seguito, proprio
in virtù del loro intervento, non esisteranno più. Sulla causalità inversa si
veda l'articolo sulla Stanford Encyclopedia o/ Philosophy di Faye (2001).

159
Sul problema della concepibilità dei viaggi nel tempo e le risorse con-
cettuali fornite dalla relatività generale si veda Smart (1963), Earman
(1967), Berger (1968), Weingard (1979) e Stein (1970). Per approfondi-
re il ruolo dei viaggi nel tempo nell'argomento secondo cui la relatività
generale sia favorevole all'idealismo del tempo, si veda Yourgrau (1999
e 2005), la critica in Earmann (1995, Appendice al cap. 6), e quella di
Dorato (2002). Per una difesa del viaggio nel tempo come viaggio nel
multiverso si veda Leslie (1989), Deutsch e Lockwood (1994), e Lock-
wood (2005), dove si articola la posizione per cui l'insieme degli universi
sarebbe un continuo infinito. Sul problema dell'identità personale dd
viaggiatore del tempo in un multiverso si veda Deutsch (1997). Per una
discussione sul problema dell'informazione dal nulla si veda, oltre Nahin
(1993 ), Deutsch (1997) e Lockwood (2005).
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Glossario

Assolutamente altrove (di e): l'insieme degli eventi che non stanno in connes-
sione causale con l'evento e. Se e fa parte della vita di un oggetto O, si parla
anche dell' assolutamente altrove di O a e.
Autonomia (principio di): principio metodologico per il quale le caratteristiche
globali dello spaziotempo non impediscono mai conformazioni di materia
permesse localmente dalle leggi di natura.

Connessione causale: di due eventi e ed e' si dice che e è in una possibile con-
nessione causale con e' (e che e' può essere causalmente influenzato da e) nel
caso in cui e' possa essere raggiunto da un segnale che parte da e a una velocità
minore o uguale a quella della luce. Se due eventi sono in connessione causale
o meno non dipende dal sistema di riferimento considerato.
Cono di luce passato/futuro (di e): l'insieme di eventi nel passato/futuro aùo-
luto di un evento e.
Curvatura dello spaziotempo: fattore di "distorsione" degli intervalli spazio-
temporali fra eventi dovuto a fenomeni gravitazionali, previsto dalla relatività
generale.

Determinazioni tensionali/atensionali: determinazioni che un oggetto o evento


può I non può perdere col tempo.
Determinismo: tesi per cui data una descrizione di tutto ciò che succede
nell'universo a un istante t, le leggi della natura determinano univocamente
tutto ciò che è accaduto in passato e tutto ciò che accadrà in futuro.
Diagramma spaziotemporale: mappa degli eventi di una zona dello spazio-
tempo fatta a partire dalle quattro coordinate di un determinato sistema di
riferimento.
Dilatazione del tempo: fenomeno, previsto dalla relatività speciale, per cui le
distanze temporali fra gli stessi eventi sono diverse in sistemi di riferimento
in movimento l'uno rispetto all'altro. Un fenomeno simile è provocato dalle
distorsioni gravitazionali ed è previsto dalla relatività generale.

Eternismo: posizione filosofica stando a cui le entità passate, quelle presenti e


quelle future esistono.

171
Fatalismo: dottrina stando alla quale le azioni umane non possono influenzare
il futuro.

lncrementismo: posizione filosofica stando a cui esistono solo le entità passate


e quelle presenti, ma non quelle future, e quindi l'insieme delle entità che
esistono incrementa continuamente.
Indeterminismo: negazione del determinismo.
Intervallo come-spazio: un intervallo spaziotemporale fra due eventi e ed e' si
dice come-spazio quando e' è nell' assolutamente altrove di e.
Intervallo come-tempo: un intervallo spaziotemporale fra due eventi e ed e' si
dice come-tempo quando e' è nel cono di luce passato o futuro di e.
Intervallo spaziotemporale: relazione fra le distanze spaziali e temporali con-
cernenti due eventi. La relatività speciale prevede che rimanga costante in-
dipendentemente dal sistema di riferimento scelto per misurare le distanze
spaziali e temporali.
lpertempo: seconda dimensione temporale, ipotizzata in alcune teorie metafisi-
che, in cui il tempo ordinario scorrerebb~ e in cui sarebbe possibile effettuare
cambiamenti del passato.

Linea del tempo: la sequenza degli eventi che, rispettQ a un determinato sistema
di riferimento, sono simultanei a ciascun 'evento della linea-mondo dell'ogget-
to su cui è incentrato il sistema. Rispetto alla terra è il tempo pubblico.
Linea-mondo: linea in un diagramma spaziòt(mporale che indica gli spostamenti
nello spazio e nel tempo di un determinato oggetto.
Linea (o curva) temporale: catena di eventi separati da intervalli come-tempo,
fra cui sussiste un ordine di successione e che risulta quindi orientata verso
il futuro.
Linea (o curva) temporale chiusa ( CTC): linea temporale che connette un even-
to a se stesso . Le CTC sono ·permesse dalle distorsioni dello spaziotempo
previste dalla relatività generale, e se una particella o un oggetto seguisse una
CTC per un tratto sufficientemente lungo potrebbe raggiungere il passato
(rispetto a un qualche sistema di riferimento, per esempio rispetto al tempo
pubblico).

Multiverso: realtà composta da molti universi "paralleli" (senza relazioni spa-


ziali o temporali fra loro), prevista da certe interpretazioni della fisica quan-
tistica. Il viaggio nel tempo nel multiverso prevede che vi sia qualche connes-
sione fra gli universi (e quindi non siano perfettamente "paralleli"), tramite
cui il viaggiatore possa passare.

Passato/futuro assoluto (di e): insieme di eventi che possono avere causalmente
influenzato un evento e I possono essere causalmente connessi a un evento
e. Se e fa parte della vita di un oggetto O, si parla anche del passato/futuro
assoluto di un oggetto O a e.
Passato/futuro relativo (di e): Insieme degli eventi che, rispetto a un dato siste-
ma di riferimento K, sono precedenti/successivi il piano di simultaneità di un

172
evento e. Se e fa parte della vita di un oggetto O, su cui è puntato K, si parla
del passato/futuro relativo di O a e (rispetto a K).
Piano di simultaneità (di e): il presente relativo di un evento e rispetto a un
sistema di riferimento K. Ossia l'insieme degli eventi che risultano simultanei
a e relativamente a K. In particolare, se e fa parte della vita di un oggetto O,
su cui è puntato K, si parla del piano di simultaneità di O a e (rispetto a K).
Presentismo: posizione filosofica secondo la quale solo le entità presenti esi-
stono.

Quadridimensionalismo (o perdurantismo): teoria della persistenza degli og-


getti stando a cui gli oggetti persistono nel tempo perché hanno parti tempo-
rali che esistono a tempi diversi.

Relatività della simultaneità: fenomeno previsto dalla relatività speciale, per


cui se due eventi siano simultanei o no dipende dal sistema di riferimento
considerato.
Relatività generale (RG): teoria della gravità di Albert Einstein, che generaliz-
za la relatività speciale a sistemi di riferimento anche non inerziali. Stando a
RG la gravità è una proprietà della struttura dello spaziotempo.
Relatività speciale (RS): teoria di Albert Einstein stando a cui la separazione fra
elementi temporali ed elementi spaziali degli intervalli spaziotemporali varia
relativamente a sistemi di riferimento inerziali.

Sistema di riferimento: insieme di tre coordinate spaziali e una temporale trac-


ciato a partire da un punto su un oggetto considerato come fermo. È inerziale
se l'oggetto su cui è centrato non ha un moto accelerato.
Spaziotempo: l'insieme degli eventi che costituiscono l'universo. Stando alla re-
latività generale la sua struttura è influenzata e influenza la materia e l'energia
che lo occupa.

Tempo personale: la sequenza degli eventi che, rispetto a un sistema di riferi-


mento puntato su un oggetto o una persona, sono simultanei a ciàscun evento
della linea-mondo dell'oggetto o persona in questione.
Tempo pubblico: la sequenza degli eventi che, rispetto al sistema di riferimento
puntato sulla terra, sono simultanei a ciascun evento della linea-mondo della
terra, e quindi (grossomodo) delle linee-mondo di tutte le persone e oggetti
che non viaggiano nel tempo.
Tridimensionalismo (o endurantismo): teoria della persistenza degli oggetti
stando a cui gli oggetti che persistono nel tempo sono interamente presenti
a ogni momento della loro esistenza, ossia non hanno - a differenza degli
eventi - parti temporali.
Tunnel spaziotemporale (wormhok): distorsione dello spaziotempo tramite
· cui particelle od oggetti possono raggiungere zone dello spaziotempo lungo
"scorciatoie" di vario tipo. Alcuni tunnel potrebbero permettere a particelle
o oggetti di raggiungere il passato.
Indice dei nomi

Abbott, E.A., 55. Edipo, 131.


Abrams, J.J., 126n. Einstein, A., 62, 64, 91, 93-94.
Adams, D., 48, 119n, 128n, 139, 153. Eraclito, 6.
Agresti, A., 90. · Escher, M.C., 99.
Agrajag, 139.
Allen, W., 82. Feinberg, G., 90.
Aristotele, 38n, 73. Fermi, E., 105.
Asimov, I., 125, 131n. Feynman, R., 85-86, 89, 91, 101, 146,
149n.
Ballard,J.G., 113. Fincher, D., 44n.
Benford, G., 90. Fitzgerald, F.S., 44n.
Blish, J.B., 90.
Boltzmann, L., 42-43. Galileo, G., 62.
Bradbury, R., 18, 51. Gauss, J.C.F., 95n.
Bress, E., 125n. Gerrold, D., 115n.
Gilliam, T., 21.
Cameron, J., 126. Giocasta, 131.
Carey-Hill, D., 127n. Godel, K., 8-9, 12, 93.
Carpenter, J., 90. Gorey, E., 104n.
· Carruth, S., 89n. Gott, J.R., 94.
Clarke, A.C., 42. Gruber, J.M., 125n.
Clarke, S., 72.
Coppola, F.F., 125n. Haneke, M., 123.
Crichton, M., 104n. Hawking, S.W., 105, 138n, 159.
Heinlein, RA., 56n, 112 ~ n, 119n,
Dent, A., 139, 153. 132, 140n.
De Palma, B., 112n. Herbert, F., 103.
Dick, P.K., 18n, 44, 131n. Hinton, C.H., 55n.
Dickens, C.J.H., 22n. Hitler, A., 130, 13ln, 152.
Dirac, P., 90. Hoblit, G., 90.
Donner, M.R., 104n. Holland, T., 22n.
Dummett, M., 29, 86. Horwich, P., 87, 136.
Hume, D., 28.
Earman,J., 89, 144. Hyams, P., 128n.

175
Jaffe, M., 112n. Pilgrim, B., 18.
JFK (].F. Kennedy), 129, 132, 144. Pinero, dr., 132.
Polanski, R., 112n.
Kant, I., 8, 44. Popper, K.R., 141.
Keats, J., 118-19. Priest, C., 79n.
Kelly, R., 112n. Putnam, H., 87, 89n, llOn.
King, S., 22.
Kress, N., 104. Ramis, H., 36n.
Kubrick, S., 82. Riemann, G.F.B., 95n.
Kuttner, H., 104n, 106n.
Sagan, C., 100.
Lafferty, RA., 36. Schréidinger, E., 159.
Laio, 131. Shoemaker, S., 74.
Lanczos, K., 94. Sider, T., 142.
Latham, D., 112n. Spielberg, S., 79n, 13 ln.
Leibniz, G.W., 72. Sprague De Camp, L., 135.
Lewis, D.K., 20, 134, 136n. Sturgeon, T., 22.
Lorentz, H., 64. Szwarc, J., 116.
Lucas, G., 103.
Lynch, D., 103, 112n. Tarantino, Q., 18n.
Thorne, K., 102, 105, 147.
MacBeath, M., 89n. Tipler, F.J., 94.
Madden, S., 22n. Twohy, D., 106n.
Manchevski, M., 112n.
Matheson, R.C., 111, 116. van Stockum, W.J., 94.
McTaggart,J., 8, 13-17. Vonnegut, K., 18, 53 e n.
Minkowski, H., 65n. Vigalondo, N., 140.
Moore, C.L., 106n.
More, H., 55n. Watson, I., 89.
Wells, H.G., 19, 55n, 56, 79n.
Newcomb, S., 55n. Wells, S., 127. ·
Newton, I., 62, 72. Wheeler, J., 85, 86n, 91, lOln, 146,
Nimoy, L., 30. 149n.
Novikov, l.D., 117. Wong,J., 127n.

Parmenide, 7. Zemeckis, R., 31, lOOn.


Indice del volume

Introduzione VII

Ringraziamenti XI

Parte prima
Tempo ordinario e viaggi nel tempo

I. L'universo dinamico e l'universo statico 5


I.i Eraclito contro Parmenide, p. 5 - I.ii Il paradosso di
McTaggart, p. 13 - I.iii I viaggi nel tempo ordinario,
p. 17 - I.iv La teoria causale del tempo e la causalità inver-
sa, p. 27 - Lv Futuro aperto, determinismo e fatalismo, 32
- I.vi Direzione del tempo ed entropia, p. 40 - I.vii I lin-
f.
guaggio dei viaggi nel tempo, p. 45

Il. Viaggiare nello spaziotempo 48


II.i Persone, oggetti ed eventi, p. 48 - II.ii Identità attraver-
so il tempo: endurantismo e perdurantismo, p. 50 - II.iii La
quarta dimensione, p. 53 - II.iv La mappa dello spaziotem-
po e le linee-mondo, p. 57 - II.v La dilatazione del tempo,
p. 63 - II.vi La relatività della simultaneità, p. 66 - II.vii Teoria
sostanziale e teoria relazionale, p. 72

Ili. Macchine e tunnel 76


III.i La macchina del tempo, p. 76 - III.ii I viaggi nello spa-
ziotempo, p. 77 - III.iii Il paradosso dei gemelli, p. 81 -
III.iv Le particelle a ritroso nel tempo, l'invertitore di cau-
salità e le radio di Dirac, p. 84 - III.v La curvatura dello
spaziotempo: razzi, cilindri e buchi neri, p. 91 - III.vi La
curvatura dello spaziotempo: macchine, motori e tunnel,
p. 94 - III.vii Non ci sono viaggiatori dal futuro (ancora),
p.104

177
Parte seconda
I ''paradossi" del viaggio nel tempo

IV. La moltiplicazione dei viaggiatori 109


IV.il circoli causali, p. 109 - IV.ii I principi di conservazione,
p. 114 - IV.iii Oggetti dal nulla, p. 116 - IV.iv Informazioni
dal nulla, p. 118

V. Il possibile e l'impossibile nei viaggi nel tempo 121


V.i Cambiare il passato?, p. 121 - V.ii Le regole del destino,
p. 126 - V.iii Determinatezza storica, prescienza e ricordi dal
futuro, p. 129 - V.iv Il paradosso del nonno, p. 133 - V.v
Possibile... ma ben strano, p. 136 - V.vi La libertà, p. 140 -
V.vii Punti d'equilibrio, p. 143 - V.viii Il coniglio bianco nel
multiverso, p. 149

Letture consigliate 155


1. L' ABC della filosofia dei viaggi neltempo, p. 155 - 2. Per
approfondire la filosofia del tempo "ordinario" 'J·155 -
3. Per approfondire filosofia della scienza e viaggi n tempo,
p. 158 - 4. Per approfondire metafisica e viaggi nel. tempo,
p. 159

Riferimenti bibliografici 161

Glossàrio 171

Indice dei nomi 175

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