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ALLA SERA Foscolo

Forse perché della fatal quïete


Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure, onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

LONTANA Pascoli

Cantare, il giorno, ti sentii: felice?


Cantavi; la tua voce era lontana:
lontana come di stornellatrice
4per la campagna frondeggiante e piana.

Lontana sì, ma io sentia nel cuore


che quel lontano canto era d’amore:

ma sì lontana, che quel dolce canto,


8dentro, nel cuore, mi moriva in pianto.

LA PIOGGIA NEL PINETO D’annunzio

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

LASCIA CH’IO PIANGA Giacomo Rossi

Lascia ch'io pianga


Mia cruda sorte,
E che sospiri
La libertà.

Il duolo infranga
Queste ritorte,
De' miei martiri
Sol per pietà.

DOVE SONO I BEI MOMENTI Da Ponte

Dove sono i bei momenti


di dolcezza e di piacer,
dove andaro i giuramenti
di quel labbro menzogner?
Perché mai se in pianti e in pene
per me tutto si cangiò,
la memoria di quel bene
dal mio sen non trapassò?
Ah! Se almen la mia costanza
nel languire amando ognor,
mi portasse una speranza
di cangiar l'ingrato cor.

UNA FURTIVA LAGRIMA Romani

Una furtiva lagrima


Negli occhi suoi spuntò
Quelle festose giovani
Invidiar sembrò
Che più cercando io vo?
Che più cercando io vo?
M'ama, sì, m'ama, lo vedo
Lo vedo!
Un solo istante i palpiti
Del suo bel cor sentir
I miei sospir confondere
Per poco a' suoi sospir
I palpiti, i palpiti sentir
Confondere i miei co' suoi sospir
Cielo, si può morir?
Di più non chiedo, non chiedo
Oh cielo, si può, si può morir?
Di più non chiedo
Non chiedo
Si può morir, si può morir... d'amor?

CREDO Boito

Credo in un Dio crudel che m'ha creato


Simile a sè e che nell'ira io nomo.
Dalla viltà d'un germe o d'un atomo
Vile son nato.
Son scellerato
Perchè son uomo;
E sento il fango originario in me.
Si! questa è la mia fè!
Credo con fermo cuor, siccome crede
La vedovella al tempio,
Che il mal ch'io penso e che da me procede,
Per il mio destino adempio.
Credo che il giusto è un istrion beffardo,
E nel viso e nel cuor,
Che tutto è in lui bugiardo:
Lagrima, bacio, sguardo,
Sacrificio ed onor.
E credo l'uom gioco d'iniqua sorte
Dal germe della culla
Al verme dell'avel.
Vien dopo tanta irrision la Morte.
E poi? E poi? La Morte è' il Nulla.
È vecchia fola il Ciel.

SI MI CHIAMANO MIMI Illica Giacosa

Sì. Mi chiamano Mimì


Ma il mio nome è Lucia
La storia mia è breve
A tela o a seta
Ricamo in casa e fuori
Son tranquilla e lieta
Ed è mio svago
Far gigli e rose
Mi piaccion quelle cose
Che han sì dolce malìa
Che parlano d'amor, di primavere
Di sogni e di chimere
Quelle cose che han nome poesia
Lei m'intende?
Mi chiamano Mimì
Il perché non so
Sola, mi fo
Il pranzo da me stessa
Non vado sempre a messa
Ma prego assai il Signore
Vivo sola, soletta
Là in una bianca cameretta
Guardo sui tetti e in cielo
Ma quando vien lo sgelo
Il primo sole è mio
Il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio
Ahimè! non hanno odore
Altro di me non le saprei narrare
Sono la sua vicina che la vien fuori d'ora a importunare

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