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Laura Maria Rocchetti

SETTE STORIE DI GATTI


Sette gatti, sette vite, sette storie.

Edizioni Miele

Alla memoria di mio pap e di mia mamma

IL GATTO CHE AMAVA I TOPI Secondo unantica leggenda, la prima coppia di gatti nacque sullArca di No, dallo starnuto di un leone. I topi, che si erano subito riprodotti con grande rapidit, erano stati gli unici animali a bordo a non obbedire a No, che aveva stabilito, per ogni coppia di animali, un luogo in cui vivere e regole da seguire: il leone non doveva cacciare, il lupo tormentare lagnello, la volpe fare troppo la furba, il serpente dare consigli... , ma con i topi era stato impossibile farsi obbedire: malgrado i divieti, scorrazzavano avanti e indietro in ogni angolo della nave, infastidivano e sbeffeggiavano tutti con ogni sorta di dispetti, accanendosi, in modo particolare, contro il leone. Si arrampicavano sulla criniera, facevano gare di resistenza,
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appesi alla coda del povero animale, gli rosicchiavano le unghie delle zampe e giocavano a nascondino nel folto del suo pelo. Il leone, che aveva promesso di comportarsi bene, tollerava con pazienza tutti i loro soprusi, ma quando vide una pecora sorridere ironica e divertita, perse la calma e and dritto a parlare con No. No ne parl con Dio, che gli diede lordine di accarezzare tre volte la criniera del leone; questi, alla terza carezza, fece due violenti starnuti e, subito dopo, rotolarono tra le sue zampe due palline nere e arruffate, che si alzarono prontamente, scossero i peli e diedero il loro benvenuto al mondo con un sonoro miagolio. Era nata la prima coppia di gatti, che si mise subito al lavoro: ripulire lArca dalla presenza dei topi. Da allora gatti e topi sono in guerra, ma niente per sempre e allora pu accadere che
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Sei la vergogna della famiglia! Di tutti i parenti! Dellintera gattit! E dire che sei nato sullArca di No! Dallo starnuto di un leone! Per dare la caccia ai topi! "E tu cosa fai? Hai mai cacciato un topo? No rispondeva No, con voce tremante, abbassando gli occhi, rosso di vergogna. E perch? tuonava il capo famiglia. Perch... perch... perch mi fanno pena. Ti fanno pena quelle sporche bestiacce?! Bestiole... correggeva lui timido, con un filo di voce. No era un bel gatto bianco e grigio, con gli occhi scuri, il musetto buono e laria mite. Teneva sempre la testa reclinata da un lato, come se fosse perplesso e non sapesse cosa fare del suo tempo e della sua vita: era infelice perch si sentiva un gatto diverso e non sapeva
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vivere nel mondo. Quello dei gatti. Nonostante tutte le prediche che aveva ricevuto, si era sempre rifiutato di seguire la scuola del gatto con gli stivali, che si fingeva morto per trarre in inganno i sorci, catturarli, metterli tutti in un sacco e mangiarseli, poi, in santa pace. Perch era pi forte di lui i topi gli facevano pena! No ci aveva provato e aveva anche dimostrato di essere un abile cacciatore: per passare inosservato si sdraiava piatto e immobile sul pavimento della cantina, faceva un agile balzo in avanti, imprigionava la preda in un angolo, le bloccava ogni via di fuga e poi la guardava fisso negli occhi, due spilli neri colmi di terrore e di rassegnazione. Incitato da chi assisteva allincontro, afferrava il topolino, lo serrava delicatamente in bocca,
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poi sentiva il suo corpo tremare tra i denti e lo lasciava andare. Subito dopo lo rincuorava con delicati colpi di zampa, finch non smetteva di battere i denti e alla fine, per farsi perdonare, gli offriva un po del suo latte. Lui lo beveva soltanto per fargli piacere e dimostrargli la sua riconoscenza, perch, come tutti sanno, ai topi non piace il latte. Preferisco il formaggio diceva, ormai rassicurato e allora lui andava a rubarlo e glielo portava in un luogo segreto. No divenne cos, nello stesso tempo, lidolo dei topi e la vergogna della famiglia. Un giorno il nostro gatto, mentre passeggiava tranquillo per la strada, simbatt in Ringo, un gattaccio grosso e arrogante, che aveva il corpo coperto di cicatrici, ricordi di una vita di risse e di prepotenze.
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Ciao femminuccia gli disse, dopo averlo guardato con aria di scherno. Ciao rispose lui freddo, tirando dritto. Allora il gattaccio gli sbarr la strada e gli imped di proseguire, disorientandolo: fingeva di incamminarsi da una parte e poi, con un agile balzo, cambiava direzione e gli si parava di nuovo davanti. No non sapeva pi cosa fare, non aveva voglia di battersi e, per sfuggirgli, faceva due passi a destra e due a sinistra. Sei proprio come dicono, pauroso come una gattina da salotto! Cosa fai? Scappi? Aspetti che i tuoi amici topi vengano a salvarti? Quelli sono pi vigliacchi di te! Cosa hai detto? rispose No con aria minacciosa, mentre il suo pelo cominciava ad arruffarsi. Niente per con quelle bestiacce, io prima mi diverto un po e poi me le mangio rispose
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ridendo e sollevando una zampa. Allora, tra le unghie di Ringo, apparve un topolino tremante di paura che cercava di scappare per sottrarsi al suo destino e sfuggire al vecchio gioco del gatto con il topo. No non ci vide pi dalla rabbia, sfoder gli artigli, si gonfi tutto e, con il pelo dritto, balz addosso al gattaccio: lo graffi, lott, vinse, lo mise in fuga e gli sottrasse la preda. Appena entrato in casa No cap quello che stava succedendo: davanti a lui, schierati con aria severa, vide la madre, il padre, i fratelli, le sorelle, i cugini, gli zii e le zie, i parenti di terzo e quarto grado, gli amici di famiglia e anche qualche vicino. Il suo arrivo fu accolto da un coro di miagolii, di peli irti, di unghie sfoderate. Nascosti alla vista degli altri, cerano anche due cani che erano accorsi per godersi malignamente la scena.
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Allora il capo famiglia impose il silenzio e prese la parola. E ora che tu scelga, o la famiglia o i topi! Siamo stanchi di essere la favola dei parenti, degli amici, dei conoscenti insomma proprio di tutti! Ogni gatto, degno di questo nome, ride di te: abbiamo saputo che oggi ti sei battuto con Ringo e per che cosa? Per salvare un topo! Il discorso ebbe lapprovazione di tutti i presenti, che applaudirono miagolando compiaciuti. Per No fu un brutto momento, perch gli dispiaceva lasciare la sua casa e rinunciare alle sue abitudini. Per un attimo fu tentato di cedere e di giurare che, da quel giorno, non avrebbe pi tradito la sua vera natura, non si sarebbe pi fatto scappare un topo e sarebbe diventato un vero gatto. Abbass il capo, chiuse gli occhi e arross di
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vergogna pensando a quello che stava per dire, poi avvert, davanti a s, una presenza. I suoi baffi cominciarono a fremere, guard in un angolo buio della stanza e i suoi occhi incrociarono quelli neri di un topolino, che sporgeva da un buco del muro. Era lo sguardo di un topo coraggioso, che aveva avuto laudacia di mostrarsi in un luogo simile. Allora No si alz dritto sulle quattro zampe, rizz la coda in segno di forza, avvolse in un unico sguardo i presenti e, senza rivolgere loro la parola, raccolse il suo fagotto, si avvi verso la porta e se ne and. Appena uscito si sent libero e incominci a fischiettare felice. Cap subito di non essere solo: prima uno, poi due, poi tre, poi dieci, poi cento, poi mille, poi tutti i topi del mondo lo seguivano incolonnati dietro di lui.
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No cammin per ore, per giorni, per settimane, per mesi, per anni e, infine, arriv in uno strano Paese. Il Paese dove tutti gli animali, grandi e piccoli, buoni e cattivi vanno daccordo. E uno strano Paese, perch sembra a una grande barca e solca tutti mari della terra.

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