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4ricerche in Internet
4ricerche in Internet
Nella Rete si sono accumulate negli anni grandi quantità di informazioni, che se ben utilizzate possono
essere di aiuto per qualsiasi ricerca.
siti generalisti (enciclopedici) che contengono informazioni su una grande varietà di argomenti;
siti che rappresentano strumenti di lavoro come vocabolari online o motori di ricerca;
siti dedicati a un argomento specifico, più o meno ampio, come un autore oppure la letteratura
latina, la storia del cinema francese ecc;
i testi di quasi tutte le opere significative sui quali sono scaduti i diritti d‘autore, cioè dopo 70
anni dalla morte dell’autore;
testi più recenti che gli autori o gli editori hanno deciso di condividere (anche se
originariamente a stampa), i numeri di molte riviste, i volumi presenti su Google libri ecc.;
commenti su molte opere e autori;
immagini.
Una grande quantità di informazioni e possibilità, che però presenta dei pro e dei contro: non tutte le
informazioni presenti in Internet sono sempre adeguate, né sempre sufficienti ai nostri scopi.
non tutto il materiale è asseverato: alcuni siti non hanno “filtri di pubblicazione”, e dunque è
necessario capire quali documenti sono affidabili e quali no;
i testi prodotti per Internet sono generalmente sintetici: è difficile trovare approfondimenti o
documenti specialistici, sono però disponibili online alcuni testi non concepiti per il Web;
è necessario resistere alla tentazione di “copiare e incollare” parti di testo.
Di fatto, per la maggior parte degli usi scolastici Internet può essere di aiuto.
Tuttavia, pochi sono coloro che utilizzano i motori di ricerca sfruttando tutte le loro reali possibilità. Una
ricerca bene impostata permette di avere risultati selezionati per le nostre esigenze.
Per raggiungere tale risultato, bisogna innanzi tutto avere un’idea precisa di quanto stiamo cercando,
poi conoscere le tecniche per procedere.
I più utilizzano i motori di ricerca scrivendo una o più parole nello spazio della ricerca, ma
esistono operatori logici che consentono di avere ricerche molto più mirate.
Vediamo i principali operatori logici, ipotizzando di voler compiere una ricerca sul Verismo siciliano.
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AND è l’operatore logico fondamentale.
Nel nostro caso, possiamo iniziare la ricerca digitando nello spazio riservato “verismo AND
siciliano”: avremo circa 78 000 risultati. Se non scriviamo nulla fra le parole da cercare
l’operatore AND viene sottinteso: “verismo AND siciliano” equivale infatti a “verismo siciliano”.
Nel nostro caso se digitiamo “veris* sicilian*” avremo i risultati non solo per Verismo siciliano, ma
anche per ogni singolo verista siciliano e per altre combinazioni meno probabili come verismo dei
sicliani ecc.
Potremmo per esempio cercare la definizione del Verismo «l’oggetto sono i documenti umani, cioè
fatti veri, storici; e l’analisi di tali documenti dev’essere condotta con scrupolo scientifico» e
scoprire chi l’ha scritta e da dove è tratta.
A volte può essere utile cercare non in tutto il Web, ma in un sito specifico perché sappiamo che è
affidabile o perché ricordiamo di avere letto qualcosa di interessante. In questo caso, dopo le
parole da ricercare, dobbiamo scrivere nella zona di ricerca site: seguito dall’URL del sito. Se,
per esempio, ricordassimo di aver letto un articolo su Verga sul sito della “Repubblica”, potremmo
scrivere “Verga site:www.repubblica.it”, otterremo tutti i documenti del
sito www.repubblica.it contenenti la parola “Verga”.
NOT (-) si usa quando non vogliamo documenti che contengano una specifica parola.
Se siamo interessati ad avere risultati di pagine che contengono una determinata parola, ma non
un’altra, basta preporre alla parola che non vogliamo NOT. Per esempio, se in una prima ricerca
abbiamo trovato troppe pagine su Verga, possiamo provare a scrivere “verismo siciliano NOT
Verga”. Spesso invece di NOT si utilizza il segno meno (-).
Esistono anche altri operatori logici, ma in generale questi sono sufficienti a scandagliare il Web con
soddisfacente precisione, anche grazie alle combinazioni fra di essi.
Tanto per cominciare, non è facile definire che cosa si intenda per “miglior” sito: la validità di un sito
dipende da diversi fattori.
Proviamo a effettuare una ricerca qualsiasi prima con Google e poi con Bing, poi ancora con Yahoo!: i
risultati saranno disposti in ordine diverso.
L’ algoritmo con il quale i motori di ricerca definiscono l’ordine dei risultati non è reso pubblico ed è in
continua evoluzione. Il motivo è chiaro: conoscere il criterio con cui sono ordinati i risultati permetterebbe
a un buon programmatore di rendere il suo sito adatto a essere trovato da un motore di ricerca senza che
sia effettivamente il “migliore”, tuttavia gli elementi più rilevanti, senza sapere quale sia il peso di
ciascuno di essi, sono noti.
Essi sono:
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la quantità di visite alla pagina;
la quantità di link che reindirizzano alla pagina, i link da siti a loro volta ben considerati dal
motore di ricerca hanno un peso maggiore;
la ricorrenza nel testo delle parole ricercate;
le keywords espressamente indicate, non visibili a schermo, dal programmatore;
la somiglianza del dominio alle parole della ricerca.
Bisogna sottolineare che gli spider dei motori di ricerca considerano solo i contenuti testuali di un sito,
anche per questo motivo la ricerca di immagini fornisce spesso risultati diversi da quelli che ci
attendiamo.
Questo significa che, in generale, per un motore di ricerca un sito è “migliore” di un altro se è “più
popolare”: di conseguenza, non è detto che sia anche il più affidabile. Anzi, difficilmente i siti
specialistici, e quindi più attendibili, saranno classificati ai primi posti (mentre Wikipedia risulta al primo
posto di quasi tutte le ricerche).
Ovviamente, per impostare una ricerca intelligente occorre avere una certa conoscenza di base
dell’argomento: se dovessimo effettuare una ricerca sulle guerre puniche e non sapessimo quasi nulla
sull’argomento, sarebbe una buona idea cominciare a leggerne una sintesi complessiva.
inequivocabile: non deve cioè essere applicabile anche ad altri argomenti oltre a quello che ci
interessa.
Spesso per trovare materiale su una poesia celebre è sufficiente digitarne il titolo, ma questo non
sempre funziona. Se, per esempio, dovessimo trovare materiale sul Risorgimento di Leopardi,
digitare solamente il titolo ci darebbe come risultato un elenco di siti storici e nessuno dedicato
alla poesia. Se aggiungessimo il nome dell’autore o un verso del componimento i risultati
diverrebbero invece tutti rilevanti;
profonda: deve indirizzarci alle pagine specifiche sull’argomento che stiamo cercando piuttosto
che a quelle generiche.
Rimaniamo su Leopardi, ma ora dobbiamo scoprire chi fosse, nella realtà, Silvia. Se digitassimo
“A Silvia Leopardi” la chiave di ricerca risulterebbe troppo generica: avremmo, infatti, moltissimi
risultati non rilevanti. Se, però, vi aggiungessimo la parola “identità”, sicuramente fra i primi
risultati troveremmo l’indicazione di chi fosse la fanciulla in questione;
non esclusiva: la chiave scelta non deve escludere risultati potenzialmente interessanti.
Ora dobbiamo trovare dei validi commenti per la poesia A Silvia di Leopardi: se scegliessimo di
scrivere due o tre versi nel motore di ricerca, sicuramente avremmo risultati rilevanti (sarebbe
quindi una ricerca inequivocabile), rischieremmo però di escludere molti siti che contengono
commenti utili, ma che non riportano integralmente il testo della poesia. Meglio aggiungere la
parola “ricerca” o “analisi”.
Non è sempre facile trovare un equilibrio, ma in generale chiavi di ricerca con parole ben
scelte permettono di trovare pagine con i contenuti opportuni.
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Leggere la pagina dei risultati
Ovviamente, ciascun motore di ricerca fornisce pagine di risultati leggermente diverse, ma tuttavia con
alcune costanti.
Utilizziamo come esempio una pagina di Google, in quanto è il motore di gran lunga più utilizzato in
Italia (97% nel 2010, dati SEMS) e nel mondo, visualizzata attraverso il browser Safari, uno dei più
utilizzati. Digitiamo nello spazio riservato alla ricerca "Manzoni Pentecoste".
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Chiave di ricerca: questa finestra (che in alcuni browser può essere replicata a fondo pagina) ci ricorda
quale chiave di ricerca abbiamo utilizzato. Se non ci soddisfa, possiamo direttamente modificare la nostra
ricerca di qui.
Numero di risultati ottenuti: è un’indicazione utile per capire la popolarità di una certa chiave.
Titolo della pagina: è il titolo scelto dai creatori della pagina a cui saremo reindirizzati, ed è indicativo
dell’argomento.
Estratto del testo: di qui possiamo capire rapidamente il contesto in cui si trovano le parole che
abbiamo cercato. È una risorsa utile nel caso di ricerche non univoche; inoltre, ci permette di accorgerci
se, nella pagina, le parole che abbiamo cercato sono vicine o posizionate in frasi diverse (in quest’ultimo
caso in genere la pagina è meno rilevante). Ovviamente, ciò non vale se abbiamo usato l’operatore logico
““!
Link: se abbiamo maturato una certa familiarità con i siti Internet di un determinato argomento, il link ci
permette di scegliere direttamente i più affidabili.
Altri materiali: come indicazione di default, i motori di ricerca indagano il Web per trovare siti rilevanti
dal punto di vista testuale. Cliccando su queste opzioni, possiamo trovare materiali diversi. Notiamo in
particolare le Immagini e le Notizie: queste ultime raccolgono le ultime pagine create su un
determinato argomento.
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Pagine in italiano / pagine dall’Italia: si tratta di opzioni utili soprattutto se la chiave di ricerca non è
in italiano, per esempio se abbiamo digitato il nome di un autore straniero.
Ricerche correlate: Google suggerisce chiavi di ricerca alternative, più specifiche, nel caso in cui non si
sia trovato quanto si sperava. Attenzione, però: questi suggerimenti vengono dati in base alle chiavi di
ricerca che hanno digitato gli utenti prima di noi, quindi non è detto che siano adeguate anche ai nostri
scopi!
In questi casi, è opportuno ripetere la ricerca cambiando leggermente le chiavi. In realtà, una buona
ricerca in Internet è sempre realizzata attraverso più chiavi successive. Ecco alcuni accorgimenti che si
possono adottare.
Se i risultati sono pochi, provare a eliminare alcune parole dalla chiave di ricerca.
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Cerchiamo il commento dei versi di Gozzano «il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il
salone / e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto»: scegliamo come chiave di ricerca i
due versi AND le parole “commento, Gozzano” avremo pochi risultati e non particolarmente
significativi. Ma se digitiamo solo “commento, Gozzano” e le parole più significative dei due versi
(«le buone cose di pessimo gusto»), i risultati saranno molto più numerosi e interessanti.
Stiamo cercando commenti ai versi di Gozzano «il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il
salone / e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto»: scegliamo come chiave di ricerca
«le buone cose di pessimo gusto», ossia le parole più significative, i risultati saranno moltissimi e
non tutti utili per la nostra ricerca. Ma se aggiungiamo le parole “Gozzano” e “commento” i
risultati saranno più interessanti.
Se vogliamo scoprire come la citazione «le buone cose di pessimo gusto» è entrata
nell’espressione comune, aggiungiamo l’operatore logico NOT e usiamo come chiave di ricerca «le
buone cose di pessimo gusto» NOT Gozzano.
Probabilmente, nelle nostre ricerche precedenti avremo trovato commenti alla concezione di vita
sottesa alle parole «le buone cose di pessimo gusto» nell’idea di Gozzano. Per una buona analisi
dell’argomento, però, è opportuno saper anche ricostruire il contesto, sarà quindi opportuno
effettuare una ricerca con il titolo della poesia dalla quale è tratta la citazione, L’amica di nonna
Speranza, magari aggiungendo alla chiave di ricerca la parola “commento” per non avere fra i
risultati il testo.
Restiamo nell’ambito degli esempi precedenti, cioè scoprire se il concetto di «buone cose di
pessimo gusto» ha generato riflessioni anche sull’attualità. Potremmo provare con: “buone cose
di pessimo gusto” oggi. Tuttavia, siccome “oggi” è una parola della stessa poesia, i risultati non
corrisponderanno alle nostre attese. Potremmo quindi provare con “buone cose di pessimo gusto”
significato attuale.
Le Web directory
Quando si cerca materiale in Internet, si tende a pensare solo ai motori di ricerca che sono certamente lo
strumento più immediato e diffuso, ma non il solo. Spesso, una forma di ricerca assai efficace è quella
di passare di link in link.
Tutti i siti attendibili sono connessi ad altre pagine che trattano il loro medesimo argomento: con un
semplice clic del mouse possiamo raggiungerli.
Anche le pagine ben elaborate di Wikipedia contengono link ad altri siti correlati alla voce.
In Internet esistono inoltre le Web directory: si tratta di siti organizzati gerarchicamente per
guidare il lettore all’argomento desiderato, senza la necessità di elaborare chiavi di ricerca.
Immaginiamo di cercare siti che trattano di Gabriele D’Annunzio su una Web directory: avremo una serie
di argomenti differenziati, fra i quali sceglieremo “letteratura”. La pagina “letteratura”, a sua volta, potrà
avere vari rimandi: “letteratura inglese”, “letteratura spagnola”ecc., selezioneremo “letteratura italiana”.
Arriveremo a una divisione per secoli: cliccando su “XX secolo” avremo come risultato una lista di autori:
dalla pagina dedicata a Gabriele D’Annunzio troveremo i siti che trattano di lui.
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La loro peculiarità è che i siti sono caricati dai gestori della directory, e non cercati automaticamente.
Questo è un bene, perché se la Web directory è seria non censirà siti poco affidabili; d’altra parte, però, il
materiale disponibile in Internet è così tanto da essere impossibile da monitorare manualmente, molti siti
rimarranno esclusi.
In generale, le Web directory generaliste, ossia quelle che contengono rimandi ad argomenti anche
molto disparati, sono poco affidabili; al contrario, possono essere utili siti che raccolgono altri siti su un
argomento specifico.
Internet ha semplificato enormemente la ricerca. La maggior parte delle biblioteche, infatti, consente agli
utenti di cercare con una consultazione online i libri che interessano attraverso una maschera di ricerca
simile a questa:
Non è necessario digitare tutti questi dati per cercare un libro: possiamo inserirne quanti vogliamo, ma
ovviamente più ne inseriremo, più restringeremo il numero dei risultati.
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Quindi, se sappiamo esattamente quale libro stiamo cercando (perché ci è stato consigliato o perché
l’abbiamo trovato in una bibliografia), ci conviene indicare tutti i dati rilevanti (autore e titolo sono
generalmente sufficienti, a meno che non stiamo cercando un’edizione specifica).
In genere, in questo modo possiamo non solo sapere se una determinata biblioteca possiede oppure no il
libro che ci interessa, ma anche se è attualmente disponibile o meno: così possiamo andare a
recuperarlo.
Molte biblioteche, inoltre, appartengono a una rete, per cui attraverso una sola ricerca possiamo
verificare simultaneamente la presenza di un certo volume in tutti i centri che vi aderiscono, per poi
recarci in quello più comodo.
Spesso le biblioteche di una stessa città, di paesi vicini o anche le biblioteche più illustri di una
regione condividono i dati. Esiste inoltre il sito SBN (Sistema Bibliotecario Nazionale
- http://www.sbn.it), che effettua ricerche in tutte le più importanti biblioteche italiane.
Anche in questo caso, ci possono essere utili le maschere di ricerca, però bisogna utilizzare
adeguatamente le opzioni fornite, in particolare “Soggetto” e “Titolo”.
Soggetto: in questo campo della maschera si scrive l’argomento del testo che cerchiamo.
Apparentemente è il modo migliore per compiere una ricerca, ma bisogna considerare che la scelta
di catalogare un libro con un certo soggetto spetta al bibliotecario e non è detto che la compia come ci
aspetteremmo.
Dobbiamo documentarci sul Crepuscolarismo, una corrente letteraria di inizio Novecento. Scegliamo un
gruppo di biblioteche a noi vicine (i dati dell’esempio si riferiscono al gruppo
SBAM http://sbam.erasmo.it/ ) e alla voce “Soggetto” digitiamo dunque “crepuscolarismo”. Scopriamo,
però, che i risultati sono pochi. Riproviamo con “crepuscolari”, ed avremo molti più libri. Notiamo, fra
l’altro, che sono presenti titoli che non contengono la parola “crepuscolarismo” né “crepuscolari”.
Spesso un titolo è catalogato sotto più soggetti: ciò è utile anche perché ci permette di visionare con un
semplice clic i libri di soggetto affine a quello che abbiamo scelto di visionare.
Titolo: non occorre indicare il titolo completo, possiamo anche digitare una parola che
riteniamo rilevante per vedere se esistono libri il cui titolo la contenga. In questo caso il criterio è
“oggettivo”, ma non tutti i libri su un determinato argomento contengono la parola chiave che
immaginiamo nel titolo.
Proviamo a effettuare la stessa ricerca digitando la parola “crepuscolari” alla voce “Titolo”: anche in
questo caso avremo molti risultati, la maggior parte dei quali analoghi a quelli ottenuti con la ricerca
tramite “Soggetto”, ma con alcune differenze: ovviamente, sono eliminati tutti i libri che non hanno la
parola “crepuscolari” nel titolo, ma ne compaiono altri che, pur trattando di tale argomento, erano stati
classificati in modo diverso. Probabilmente, le biblioteche che li posseggono hanno metodi diversi di
catalogazione.
È necessario quindi effettuare più ricerche, provando più chiavi per il titolo e per il soggetto, al fine di
ottenere un quadro soddisfacente dei volumi disponibili in una biblioteca su un determinato
argomento.
In biblioteca abbiamo anche il vantaggio di poter sfogliare rapidamente un volume prima di decidere se
prenderlo o no: in Internet ciò non è possibile, ma con una rapida ricerca possiamo vedere se sul Web
sono disponibili recensioni del libro che abbiamo individuato.
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Riconoscere un sito affidabile
Finalmente, dopo aver compiuto le nostre ricerche, abbiamo individuato un sito, o meglio alcuni siti, che
trattano l’argomento che ci interessa. Prima di utilizzare i loro contenuti, però, fermiamoci un attimo:
chiunque può creare un sito, e scrivervi al riguardo falsità o interpretazioni inaffidabili, per fretta,
ignoranza o anche per interesse.
Se un sito è curato da istituzioni autorevoli come Centri di studi, ministeri, università, ecc. c’è una
ragionevole garanzia che l’elaborazione dei contenuti sia affidata a personale competente, e
probabilmente sottoposta a revisione.
Non è possibile conoscere tutte le istituzioni e le associazioni autorevoli. In caso di dubbio, però,
basta effettuare una semplice ricerca attraverso i motori del Web per scoprirlo: se un sito
è autorevole, troveremo sicuramente altri siti che lo descriveranno come tale.
Spesso gli articoli pubblicati sul Web sono gli stessi comparsi sulla versione cartacea, o riduzioni
di essi. I contenuti comunque sono sottoposti a revisione.
In genere, personaggi autorevoli scrivono su siti autorevoli. Alcuni di loro, però, potrebbero
decidere di curare anche blog o siti personali, garantiti dalla loro competenza (anche per i
contributi non scritti da loro, ma da loro scelti e segnalati).
Dato che in genere gli esperti di un settore non sono noti al grande pubblico, possiamo verificare
l’effettiva autorevolezza di un autore svolgendo una ricerca sul suo nome. Una precisazione è
necessaria: un autore dovrebbe essere considerato autorevole solo se stiamo leggendo un
contributo relativo al suo campo di specializzazione. In particolare, non confondiamo “fama” e
“competenza”: un noto calciatore è certo famoso, ma non dovremmo usare, per esempio, i suoi
giudizi letterari come una fonte significativa!
A queste tre regole auree, ne possiamo aggiungere altre tre che non hanno valore altrettanto probante,
ma che hanno comunque un certo rilievo. Da sole, queste caratteristiche non sono però garanzia di un
sito autorevole.
Il sito è aggiornato?
Un sito che viene regolarmente aggiornato è, di norma, più curato e affidabile di uno
“abbandonato” da tempo.
Il costante aggiornamento di un sito è in genere considerato un pregio e uno stimolo per gli utenti
a tornare. Solitamente le homepage dei siti rinnovati o ampliati regolarmente pongono in risalto
i contenuti nuovi, o almeno una selezione di essi. In alcuni casi è presente anche un esplicito
richiamo alla data di ultimo aggiornamento.
Siti di questo tipo in genere hanno impaginazioni ripetitive (utilizzano template), questo
consente di modificare molto facilmente le varie pagine o di crearne rapidamente di nuove.
Al contrario, siti con una grafica estremamente curata richiedono molto tempo per essere
aggiornati, e quindi sono in linea di massima più statici.
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Il sito è specializzato?
Esistono siti, anche ben curati e apparentemente affidabili, creati per sostenere punti di vista
molto parziali, magari anche discutibili. Per cautelarsi da questo rischio, occorre documentarsi
sugli autori.
Fortunatamente, la letteratura non è un settore molto soggetto a tali rischi. Va prestata una
maggiore attenzione a ricerche su argomenti “sensibili”, come l’olocausto, le questioni religiose,
di politica attuale ecc.
In genere, la presenza di fonti riportate è indice di una ricerca precisa dietro al testo, mentre un
articolo che ne sia privo potrebbe essere stato costruito sulla base di ricordi e sensazioni.
Attenzione, però: argomenti non specialistici su siti affidabili possono essere trattati anche senza
riportare le fonti in note puntuali (un po’ come accade per i libri di testo).
Se la fonte è citata in modo incompleto, per esempio limitandosi a scrivere “come dice” un certo
studioso, il suo valore è assai discutibile.
L’autore “si prende la responsabilità” di quanto scrive, quindi la sua presenza dà una maggiore
credibilità al contributo e ci permette anche di verificarne l’autorevolezza. Ovviamente, quanto
abbiamo studiato riguardo ai curatori del sito vale anche per l’autore di un singolo contributo.
Questa regola ha minor valore per le Wiki.
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Tendenzialmente i siti affidabili contengono contributi affidabili e contributi affidabili compaiono su siti
affidabili: la doppia verifica, però, ci garantisce una maggiore sicurezza e ci è utile anche nel caso di siti
vasti con livelli di affidabilità molto variabile come per esempio Wikipedia.
In genere, la presenza di fonti riportate è indice di una ricerca precisa dietro al testo, mentre un
articolo che ne sia privo potrebbe essere stato costruito sulla base di ricordi e sensazioni.
Attenzione, però: argomenti non specialistici su siti affidabili possono essere trattati anche senza
riportare le fonti in note puntuali (un po’ come accade per i libri di testo).
Se la fonte è citata in modo incompleto, per esempio limitandosi a scrivere “come dice” un certo
studioso, il suo valore è assai discutibile.
L’autore “si prende la responsabilità” di quanto scrive, quindi la sua presenza dà una maggiore
credibilità al contributo e ci permette anche di verificarne l’autorevolezza. Ovviamente, quanto
abbiamo studiato riguardo ai curatori del sito vale anche per l’autore di un singolo contributo.
Questa regola ha minor valore per le Wiki.
Tendenzialmente i siti affidabili contengono contributi affidabili e contributi affidabili compaiono su siti
affidabili: la doppia verifica, però, ci garantisce una maggiore sicurezza e ci è utile anche nel caso di siti
vasti con livelli di affidabilità molto variabile come per esempio Wikipedia.
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Sul web le informazioni dimostrano spesso una straordinaria velocità nel diffondersi, replicate con o
senza citazione della fonte (ciò è illegale, ma avviene ugualmente), in modo letterale o sintetico, anche
su una miriade di siti.
Le fonti non correttamente citate possono generare caos e anche, in alcuni casi, una falsa
impressione di veridicità su alcune notizie: infatti, se troviamo la stessa informazione su numerosi siti,
siamo indotti a credere che sia vera. Ovviamente, però, se i siti si copiano l’un l’altro, le testimonianze
successive alla prima non hanno alcun valore.
Riferirsi a siti autorevoli è già in parte una garanzia: dovrebbero verificare un’informazione prima di
pubblicarla, o almeno citare la fonte. Un altro metodo è quello di copiare in un motore di ricerca una frase
di un testo, ponendola fra virgolette: ci tuteleremo così almeno dalle copie più banali, il frutto del “copia e
incolla”, che sono tipiche di chi non ha spirito critico nella pubblicazione di informazioni.
A proposito di fonti, eccone una interessante (e con fonti citate a sua volta) per la vicenda dei gatti
bonsai: http://www.attivissimo.net/antibufala/bonsaikitten/bonsaikitten.htm
Esistono due modi di riportare il pensiero altrui: la citazione diretta e quella indiretta.
La citazione diretta consiste nel riportare letteralmente le parole di qualcuno. Questa tipologia
segue regole rigorose:
deve essere aperta e chiusa da virgolette a caporale («»), oppure chiaramente separata
graficamente dal testo;
deve riportare in modo del tutto identico le parole dell’originale. È possibile eliminare parti non
rilevanti ai nostri fini, sostituendole con tre puntini fra parentesi […].
Supponiamo di voler citare un passo della celebre poesia di Leopardi A Silvia. Potremmo per esempio
scrivere:
Leopardi, nell’ultima strofa della poesia, rivela chiaramente come Silvia non solo sia figura della
Speranza, ma condivida la situazione del poeta: anche a lui, come alla sfortunata ragazza,
«negaro i fati/ la giovinezza». Inoltre, la morte di Silvia viene seguita di poco da quella della
Speranza, che viene definita «cara compagna dell’età mia nova» in un verso che,
decontestualizzato, potrebbe anche riferirsi a Silvia stessa.
Se, però, vogliamo citare un certo numero di versi, è meglio scegliere questa forma:
Leopardi, nell’ultima strofa della poesia, rivela chiaramente come Silvia non solo sia figura della
Speranza, ma condivida la situazione di mancata giovinezza del poeta:
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la speranza mia dolce: agli anni miei
La citazione indiretta consiste invece nel rielaborare il pensiero di qualcun altro (anche con
una sintesi significativa).
Quando si cita in modo indiretto non si devono usare le parole dell’autore. Se riportiamo
un’opinione, è bene indicare chiaramente nel testo l’autore come in un discorso. Per i fatti,
invece, è sufficiente dare conto della fonte in una nota.
Se scegliessimo di riportare i versi dell’ultima strofa di A Silvia con una citazione indiretta,
dovremmo evitare le parole del poeta, anche una sola parola significativa andrebbe riportata fra
virgolette, come nell’esempio:
Leopardi, nell’ultima strofa della poesia, rivela chiaramente come Silvia non solo sia figura della
Speranza, ma condivida la situazione del poeta: anche a lui, come alla sfortunata ragazza, il
destino avrebbe negato la «giovinezza». Inoltre, la morte di Silvia viene seguita di poco da quella
della Speranza che viene definita «compagna» in un verso che, decontestualizzato, potrebbe
anche riferirsi alla fanciulla.
Non è necessario citare la fonte per dati fattuali, che sono assodati e che si possono trovare su vari testi
(non collegati) o su un comune manuale. Per esempio, non è certo necessario riportare dove si è letto
che Giacomo Leopardi nacque nel 1978 a Recanati!
La citazione su carta di una fonte Internet, però, presenta alcuni problemi specifici:
L’unico modo per citare in modo univoco una fonte Internet è quello di indicare l’URL esatto della pagina
in questione.
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Ciò non crea problemi se stiamo scrivendo sul Web: è consuetudine che gli URL siano citati come link
attivi, in modo che il lettore possa passare agevolmente alla pagina interessata con un semplice clic.
Se però stiamo scrivendo su carta, non è sempre pratico riportare gli URL, che a volte sono costituiti da
stringhe di centinaia di caratteri, molti dei quali privi di una logica.
Fra questi dati, l’unico assolutamente imprescindibile è l’indirizzo del sito: si assume che il
lettore possa, grazie ai motori di ricerca interni o globali, risalire alla fonte. Tuttavia, è opportuno
inserire tutti i dati a nostra disposizione, in particolare l’autore.
Inoltre, alla fine di una ricerca per la quale si è utilizzato Internet, insieme alla bibliografia è bene creare
una sitografia: qui indicheremo gli indirizzi generali dei siti che trattano l’argomento e che a nostro
parere sono affidabili.
Nome e cognome dell’autore, titolo del libro in corsivo, editore, luogo di pubblicazione, anno di
pubblicazione, pagine.
Titolo dell’opera in corsivo, (canto in numero romano in caso l’opera sia così suddivisa), versi. È
però opportuno indicare nel testo di quale edizione ci si avvale.
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Per i Testi sacri si usano i versetti; le opere in prosa sono invece citate come gli altri libri, ma
in genere si specifica anche il capitolo per agevolare la ricerca di chi dispone di edizioni diverse.
Nome e cognome dell’autore del contributo, titolo del contributo in corsivo in (citazione del libro).
Gian Enrico Rusconi, Democrazia post-secolare, in L’interesse di pochi, la ragione di molti, a cura
di Paolo Portinaro, Einaudi, Torino 2011, pp. 99-10.
Nome e cognome dell’autore dell’articolo, titolo dell’articolo in corsivo, in «titolo della rivista fra
virgolette», data di pubblicazione, numero (in numero romano), pagine.
Giuseppe Zaccaria, De Amicis e gli scapigliati piemontesi, in «Levia Gravia», 2008, X, p. 51.
Autore dell’articolo, Titolo dell’articolo, in “Titolo del giornale tra virgolette”, data di pubblicazione,
pagina (a volte omessa).
Andrea Malagutti, Cahill, il regista dell’altro mondo, in “La Stampa” del 1/11/2011, p. 19.
Le immagini possono essere molto utili, soprattutto per migliorare l’impatto visivo della pagina, ma la
stessa facilità di utilizzarle spesso induce a inserirle non per reale utilità, ma a scopo puramente
esornativo.
Le immagini, invece, devono avere uno scopo ben preciso. Per esempio:
rappresentare visivamente ciò che viene descritto a parole nel testo: se stiamo parlando di un
quadro, la sua foto agevola senza dubbio la lettura e la comprensione del testo;
mostrare luoghi significativi per ciò che si sta trattando: nel commento di una poesia di
Ungaretti sulla Prima guerra mondiale, potrebbe essere interessante mostrare una trincea come
quelle di cui parla l’autore;
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riportare fonti artistiche e documentarie a sostegno di quanto è scritto; se stiamo discutendo
sulle varianti di una poesia, è sicuramente significativo avere una riproduzione del manoscritto
dell’autore con le sue correzioni.
Gli scopi per cui decidiamo di inserire un’immagine, però, non devono rimanere impliciti, ma essere
chiaramente espressi in una didascalia.
La stessa didascalia conterrà anche l’indicazione della fonte, secondo le stesse modalità indicate per i
testi.
Ecco l’immagine di un autografo de L’infinito di Leopardi, con una proposta di didascalia che aiuta il
lettore a focalizzarsi sugli aspetti rilevanti.
In questo autografo dell’idillio L’infinito si può vedere chiaramente come l’autore, pur avendo
oramai impostato in forma quasi definitiva la sua opera, continuasse a interrogarsi sulle parole
più pregnanti quanto al campo semantico centrale, quello dell’infinità. Si noti che, nel penultimo
verso, l’autore ha proposto “infinità” dopo aver cancellato “immensitade”, ma tornerà a
“immensità” nella versione definitiva.
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