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L’arte di amare
Il grande
amore erotico
che dura
Sonzogno
© 2012 by Sonzogno di Marsilio Editori® s.p.a. in Venezia
ISBN 978-88-454-9922-7
www.sonzognoeditori.it
ebook@marsilioeditori.it
Questo libro tratta del grande amore erotico che dura, un argomento che
non ho mai affrontato nelle mie opere precedenti: Innamoramento e amore,
Ti amo, Il mistero dell’innamoramento1. In questi lavori ho mostrato che
l’innamoramento nasce da un grande slancio vitale inibito, soffocato da
istituzioni irrigidite che, a un certo punto, travolge. Quando due persone si
trovano in questa situazione esplode il processo di stato nascente che
provoca la formazione di nuova comunità in cui ciascuno trascende se
stesso e sperimenta la possibilità di un mondo totalmente rinnovato e felice.
Però, col passare del tempo, lo stato paradisiaco dell’innamoramento lascia
posto a un amore più calmo e sereno, che si incanala all’interno di regole
istituzionali che, a loro volta, possono irrigidirsi. E quindi, in certi casi, ne
nasce un altro stato di inquietudine e di ricerca che porta a un nuovo
innamoramento.
Il fuoco dell’innamoramento è lo stato nascente rivoluzionario che ha
una durata limitata, mesi o pochissimi anni, a cui segue il processo di
costruzione dell’istituzione. È questo il punto che desidero mettere in
discussione in questo libro per rispondere a una domanda che moltissime
donne mi hanno posto nel corso degli anni: ma non è possibile che
l’entusiasmo, la passione ardente dello stato nascente dell’innamoramento
possa durare? Non è possibile che due persone continuino a provare quelle
straordinarie emozioni che provavano all’inizio del loro amore, mentre
invece, di solito, da questa tempesta amorosa segue un amore pacato ma
qualche volta anche noioso? Non si può continuare a vivere il delizioso
delirio delle origini per anni e anni? E io ho sempre risposto di no, che,
dopo un certo periodo di tempo, talvolta anche molto lungo,
l’innamoramento si istituzionalizza, diventa amore, perde il suo carattere
ideale e passionale e si trasforma in abitudine quotidiana. Oggi penso di
aver sbagliato nel dare una risposta così categorica. È vero, nella
maggioranza dei casi, la passione amorosa dei primi tempi diventa
istituzione, si raffredda, si fa consuetudine, e molte volte si spegne. Ma, per
quanto frequente, la scomparsa della passione non è la regola. Vi sono casi
in cui continua e si rinnova per moltissimi anni. L’idea che lo stato di
innamoramento duri poco e l’amore segua un rapido ciclo discendente è
molto diffusa. Più o meno tutti vi diranno che a un certo punto la lava
incandescente si solidifica, che la vie en rose riacquista i colori abituali, che
al posto dello spasimo, del batticuore, dell’attesa ardente subentra la
tranquilla quotidianità, che al posto della passione subentra il “voler bene”.
Ma questa serena sicurezza, questo stato amoroso stabile che dovrebbe
essere il coronamento e il trionfo, non è così eccitante come la fase vibrante
che lo ha preceduto.
Le favole che raccontano le peripezie per realizzare il proprio amore
restano interessanti finché c’è l’ostacolo, la difficoltà, cioè finché l’amore
non viene raggiunto. Poi, quando i due innamorati realizzano il loro amore,
quando “si sposano”, la favola finisce con l’espressione “e vissero felici e
contenti”. Ma nessuno dice che cosa accada esattamente in seguito. Non
interessa. Perché l’amore, il vero amore, è stato rappresentato prima, nella
ricerca, negli ostacoli, nella lotta contro la rivale, nel timore di non essere
riamati. La “passione” è tutta in questa fase preliminare dominata dal
desiderio, dall’incertezza e dalla speranza. È la lunga, difficile e complicata
strada che porta all’amore reciproco, l’essenza dell’amore, quel che viene
dopo non conta.
La storia non cambia passando dalle favole ai grandi romanzi come I
promessi sposi, Guerra e pace e L’amante di lady Chatterley. L’amore è
intenso nella ricerca, nell’attesa, nella lotta contro chi lo avversa, mai nella
sua realizzazione gioiosa. Vi sono anche molti romanzi che mostrano il
fallimento dell’amore come Anna Karenina e altri, come Madame Bovary,
che ne raccontano il sogno e l’inesorabile desolante declino. In ogni caso
l’amore resta interessante finché è combattuto, tragico o sconfitto. Nessuno
ha mai raccontato l’amore felice, nessuno ha mai fatto un romanzo del
periodo in cui “vissero felici e contenti”. E sono convinto che molti lo
considerino addirittura impossibile.
Il mio libro Innamoramento e amore costituisce una prima rottura di
questa tradizione perché mostra che l’innamoramento non è un istante, non
è un colpo di fulmine, ma ha una storia, uno sviluppo, una evoluzione,
attraversa momenti di incomprensione e di conflitto, ma può restare
ardente, positivo, volto al futuro e generare un progetto dando vita a un
nuovo modo di vivere. L’innamoramento crea una coppia amorosa, una
comunità forte, coesa, che ricostruisce il suo ambiente sociale, la sua
nicchia ecologica. In questo modo ho dato un primo contenuto concreto al
“vissero felici e contenti”. Ho però anche mostrato che il processo amoroso
va dalla fase fluida e incantata dello stato nascente alla stabilità
dell’istituzione. C’è quindi un mutamento di stato, il passaggio dal
movimento all’istituzione, dall’innamoramento all’amore. La teoria, di
conseguenza, escludeva che potesse durare l’innamoramento come continua
esperienza di desiderio, ricerca, passione.
È stato quando ho scritto la seconda parte di Sesso e amore2, nel 2004,
che mi sono reso conto di aver accettato anch’io passivamente lo schema
rigido dell’amore che nasce nello splendore dell’innamoramento e poi,
inesorabilmente, declina nella consuetudine e nella noia, che l’istituzione
uccide sempre l’ardore iniziale, il desiderio ardente, la ricerca appassionata.
Ero stato conformista, avevo escluso, come gli altri, che ci fosse una
passione capace di durare, anche se rara, eccezionale.
In realtà, già da qualche anno avevo incominciato a raccogliere
interviste, a fare domande su un mio blog dedicato all’amore e avevo visto
che vi sono persone in cui la passione amorosa dura a lungo, anni, decenni.
Persone che è come se fossero sempre innamorate, perché, insieme alla
straordinaria felicità e all’estasi, continuano a sperimentare l’ansia, il
batticuore, il dolore della distanza, il timore di non essere riamate. Ho poi
avuto la possibilità di conoscere e di raccogliere le confidenze di due
persone che vivevano da anni una profonda, appassionata storia d’amore. È
allora che ho incominciato a scrivere dei dialoghi, a prendere appunti e, alla
fine, non potendo stendere una relazione sulla loro vita perché mi ero
impegnato all’assoluta riservatezza, ho trasferito l’essenza della loro storia
amorosa in un romanzo, I dialoghi degli amanti3. Questo libro, fantastico
per l’ambientazione fantascientifica, per i nomi, i luoghi e gli accadimenti,
è però anche il documento preciso di una storia reale, l’analisi attenta di un
grande amore erotico che dura. Una storia che perciò userò come caso e
come esempio. E, come spesso accade quando si è scoperto per la prima
volta un fenomeno, in seguito ho trovato altre coppie unite da un grande
amore appassionato.
Qualcuno mi ha domandato perché non ho usato materiale clinico mio o
di colleghi. La risposta è semplice: chi va dallo psicologo di solito ha dei
problemi, la psicologia clinica è psicopatologia. La coppia innamorata e
felice non chiede aiuto, al massimo accetta di confidarsi con un amico.
Preferisco perciò citare un brano dal libro di André Gorz, Lettera a D.
Storia di un amore: «Sto per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di
sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante
e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che
mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore
del tuo corpo contro il mio riempie»4.
Questa lunga ricerca mi consente oggi di scrivere un saggio teorico a cui
ho dato il titolo L’arte di amare proprio perché espone la tesi esattamente
opposta a quella del libro omonimo di Erich Fromm5 che insegnava l’amore
fraterno, universale ma disprezzava e condannava l’innamoramento,
l’erotismo, la passione. Questo mio libro, al contrario, insegna ad accettare
il proprio innamoramento e a trasformarlo in un grande amore erotico che
dura. Ma, come ho appena detto, si tratta di un saggio teorico e perciò
dobbiamo procedere con ordine e con metodo, partendo da ciò che ho
lentamente elaborato nelle mie opere precedenti. Il nuovo libro non nega
quelli antichi, li corregge, li completa e ci fa fare un importante passo in
avanti.
Sento il dovere a questo punto di fare una precisazione. Quando dico
“grande amore erotico che dura”, non mi riferisco a un amore che dura tutta
la vita, dall’adolescenza alla vecchiaia. No, mi riferisco a una passione
ardente che dura molto, molto di più di quanto oggi non si creda, anche
dieci, venti anni e forse oltre, e sempre a un livello altissimo. Inoltre, sia
chiaro che non lo propongo affatto come unica forma di amore. Ci sono
tanti tipi di amore. Ci sono amori amicizia, amori tenerezza, amori
puramente sessuali, amori che durano una notte o una vacanza, amori che
sono capricci, cotte, infatuazioni, e ciascuno ha il diritto di vivere il tipo di
amore che vuole. Io mi rivolgo solo a coloro che dicono di volere un grande
amore erotico che dura e cercano un metodo per realizzarlo. Questo libro è
rivolto esclusivamente a loro.
1 Francesco Alberoni, Innamoramento e amore, Garzanti, Milano 1979; Francesco Alberoni, Ti amo,
Rizzoli, Milano 1996; Francesco Alberoni, Il mistero dell’innamoramento, Rizzoli, Milano 2003.
2 Francesco Alberoni, Sesso e amore, Rizzoli, Milano 2005.
3 Francesco Alberoni, I dialoghi degli amanti, Rizzoli, Milano 2009.
4 André Gorz, Lettera a D. Storia di un amore, Sellerio, Palermo 2008.
5 Erich Fromm, L’arte di amare, Il Saggiatore, Milano 1985. Anche Fromm ha preso il titolo del suo
libro da L’arte d’amare (Ars amandi) di Ovidio. Ne ricordo il contenuto. Nel primo capitolo Fromm
parla dell’amore come fenomeno sociale nella società capitalistica. Poi tratta a lungo dell’amore fra i
genitori e il bambino. Dedica invece solo quattro pagine all’amore erotico e sostiene che non è fatto
di sentimenti profondi, ma è un puro atto di volontà e non conta chi sia l’oggetto. L’autore tratta poi a
lungo e in modo dettagliato delle religioni e, successivamente, fa una lunga dissertazione sulla
disintegrazione dell’amore nella società moderna. All’innamoramento dedica solo poche righe in cui
dice che è un’illusione, una forma di egoismo a due e che impedisce di amare gli altri. Tesi sostenuta
anche da Ortega y Gasset nel libro Saggi sull’amore, Sugarco, Milano 1984, secondo cui
l’innamoramento è una “angina psichica”. Per entrambi, quindi, una espressione asociale e
patologica. Fromm fa parte di quella corrente di pensiero di cui sono rappresentanti anche Jean-
Jacques Rousseau e Denis de Rougemont secondo cui il matrimonio non deve mai avvenire fra
persone che si amano appassionatamente. Ma questa resistenza a capire l’innamoramento e i legami
che crea, la sua importanza per la costruzione della coppia, continua ancora, come dimostra anche
l’ultimo libro di Daniel Goleman e del Dalai Lama, Emozioni distruttive, Mondadori, Milano 2003,
dove il Dalai Lama dice: «L’amore romantico non è una sottocategoria dell’amicizia piena
d’amore?», affermazione da cui si capisce che i due non sanno nemmeno di cosa stanno parlando.
Teniamo però presente che in Europa ci sono stati anche autori che si sono occupati positivamente
dell’innamoramento, a cominciare da Stendhal nel suo celebre L’amore, Mondadori, Milano 1968, a
Georg Simmel Filosofia dell’amore, Donzelli, Roma 2001, entrambi ovviamente molto datati nella
loro concezione della donna. Merita inoltre una citazione il saggio di Vladimir S. Soloviev Il
significato dell’amore, Edilibri, Milano 2003.
2.
Il processo di innamoramento
1 Freud provava un amore appassionato per la madre ma nella sua teoria fa dell’amore del figlio per
la madre un desiderio di incesto, quindi una malattia, il complesso di Edipo. La conseguenza di
questa impostazione, scrive Ghezzani, è che per lui «ogni impulso erotico, ogni romantico
entusiasmo, ogni intensa relazione passionale è solo “pulsione”, “istinto”, “perversione”» (Nicola
Ghezzani, Grammatica dell’amore, Marietti, Genova 2012). Questa riduzione dell’innamoramento a
puro sesso, anzi a sesso regressivo, ha avuto un’enorme influenza sulla psicoanalisi e su tutto il
pensiero psicologico moderno.
2 Carl Gustav Jung vede nell’incontro amoroso il ricongiungimento con il proprio animus (nella
femmina) o con la propria anima (nel maschio) che consente un mutamento interiore, una crescita
(Opere, Bollati Boringhieri, Torino 1981-2007). Una analoga posizione verrà sostenuta da Donald
Winnicott col concetto di oggetto transizionale che consente la transizione da uno stato a un altro
stato della propria identità (Donald W. Winnicott, Sulla natura umana, Raffaello Cortina, Milano
1989).
3 A differenza dell’innamoramento su cui nessuno, a parte Platone e Stendhal, ha mai scritto nulla,
c’è una amplissima letteratura sull’amicizia dalla quale ricordiamo: Aristotele, Etica nicomachea,
Laterza, Bari 1965; Marco Tullio Cicerone, Lelio: dell’amicizia, Zanichelli, Bologna 1982; Michel
de Montaigne, Saggi, libro primo, cap. 28, Mondadori, Milano 1970; Ralph Waldo Emerson,
Amicizia, Piano B edizioni, Prato 2010; Siegfried Krakauer, Sull’amicizia, Guanda, Parma 2010;
Erich Fromm, L’arte di amare, cit.; C.S. Lewis, I quattro amori, Jaka Book, Milano 1982; e anche il
mio L’amicizia, Garzanti, Milano 1984.
4 Su questo argomento probabilmente l’opera più completa e con la più ricca bibliografia è ancora
quella di Francesco Alberoni, Genesi, Garzanti, Milano 1989. Essa costituisce l’approfondimento e
l’ampliamento di Movimento e istituzione, il Mulino, Bologna 1977 e 1981. Sento però il dovere di
segnalare l’opera pionieristica e non capita dai sociologi e dagli scienziati politici compiuta da
Vittorio Lanternari, in particolare nei suoi libri Movimenti religioni di libertà e salvezza, Editori
Riuniti, Roma 2003, e La grande festa, Edizioni Dedalo, Bari 1977, dove esamina centinaia di
movimenti politico-religiosi dei popoli a livello etnologico e ne mostra la somiglianza con la nascita
delle grandi religioni e dei totalitarismi moderni.
5 Émile Durkheim, Giudizi di valore e giudizi di realtà, in Le regole del metodo sociologico.
Sociologia e filosofia, Comunità, Milano 1963, p. 216.
6 Max Weber, Economia e società, Comunità, Milano 1963, vol. II, p. 431.
7 Vladimir Jakovlevič Propp, Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1966.
3.
Quando ci innamoriamo?
1 Per questo il sultano dell’impero ottomano, che era anche califfo, cioè vicario del profeta, ombra di
Dio sulla terra, veniva chiamato “Sublime Porta”.
5.
La storicizzazione
Quando due persone sono innamorate, ciascuna vuol conoscere l’altra non
solo per come è ora, ma anche come era prima di incontrarla, che amori ha
avuto. E, nel caso dell’amore profondo, questo desiderio di conoscerla
arriva fino all’infanzia, cerchiamo di immaginarla bambina, adolescente,
vogliamo sapere delle sue prime esperienze, del suo primo amore, insomma
è come se volessimo ripercorrere al suo fianco tutta la sua vita. E, a nostra
volta, vogliamo raccontarle la nostra vita quasi per mostrarle la nostra
essenza, la nostra anima, il nostro più vero e profondo essere. In questo
modo ciascuno ripercorre la propria esistenza, ripensa e rigiudica tutto ciò
che ha compiuto, scopre dove ha sbagliato, dove ha fatto bene, si rende
conto di avere anche altre qualità, altre capacità, di aver avuto desideri a cui
ha rinunciato per paura, per conformismo, perché non si rendeva conto della
loro importanza e, in questo modo, si riconcilia con parti di se stesso che
aveva respinte. E poiché partecipa al racconto del suo amato, rivive anche
la sua vita, vede le cose come lui le ha viste e arricchisce così la sua
prospettiva sul mondo. Questo processo di ricordo, questo costruire
criticamente la propria storia di fronte all’amato è la storicizzazione1, un
processo in cui gli innamorati si impossessano del proprio passato, si
sentono finalmente liberi di essere ciò che vogliono essere. E quando
compiono questo processo insieme si comprendono intimamente.
Lo stato nascente infatti ha una straordinaria proprietà. Ci consente di
rileggere il nostro comune passato e di poter espellere da esso ciò che
rallenta o blocca il nostro amore. È un andare indietro per sciogliere i nodi
che ci tenevano legati e quindi poter correre avanti. La storicizzazione è
esattamente l’opposto della regressione descritta dagli psicoanalisti. Nella
regressione noi torniamo nel passato e ne restiamo prigionieri, nella
storicizzazione ci ritorniamo per liberarcene. È grazie a questo meccanismo
che i due innamorati si liberano dei legami che li tenevano prigionieri.
Farò un esempio. Un uomo racconta: «Ero innamorato di una donna che
non ha voluto saperne di me. Ho sofferto per anni e, nonostante abbia fatto
di tutto per dimenticarla, sia stato con altre donne, mi sia perfino sposato, in
realtà continuavo a essere profondamente legato a lei, continuavo a esserne
“innamorato” e tutti gli altri miei rapporti erano deboli, labili. Finché avevo
questo legame nascosto non potevo più amare nessuno. Sono rimasto così
per quindici anni. Poi, improvvisamente, mi sono innamorato di un’altra
donna. Un giorno in cui le raccontavo di questo mio amore infelice mi sono
accorto che non me ne importava più nulla, che il peso che gravava su di
me da tanti anni improvvisamente era sparito».
Solo un nuovo innamoramento infatti ha il potere di annullare, guarire la
delusione d’amore, la malattia d’amore. Basta parlarne con la persona di cui
sei innamorato durante il periodo incantato dello stato nascente. Perché
esci dal vecchio mondo, sei in un mondo nuovo. Del vecchio amore ricordi
i fatti, ma non provi più i sentimenti, la nostalgia, il dolore. La libido che vi
era fissata rifluisce via libera. Lo stato nascente ci rende cioè veramente
capaci di rifare il passato, di compiere la redenzione del passato, il “così
fu” immodificabile che Nietzsche faceva promettere a Zarathustra2.
Proseguiamo con un altro esempio. È una donna che parla. «Sono
innamorata di un uomo che mi ama profondamente. I primi tempi, quando
gli raccontavo la mia vita e gli parlavo del mio primo amore, quello che ho
avuto a diciannove anni per un uomo che ne aveva quindici più di me, lui
aveva un atteggiamento di disprezzo. Mi diceva che ero una povera ragazza
inesperta finita in mano a uno spregiudicato. Parlando così sminuiva il mio
amore, come se fosse stato una debolezza. Invece io amavo veramente,
profondamente il mio fidanzato e lui, sia pure a modo suo, mi ha amata.
Certo, mi sono comportata in modo ingenuo, ho fatto degli sbagli.
Litigavamo, io volevo fargliela pagare e allora aspettavo per un mese la sua
telefonata e, quando chiamava, mettevo giù il telefono. Però ci sono stati
lunghi periodi in cui lui era veramente innamorato. Dormivamo insieme,
abbiamo fatto bellissimi viaggi nel sud e nelle isole e siamo stati felici. Poi
ci siamo lasciati, lui ha sposato un’altra, io ho avuto altre esperienze, ma
non mi sono più innamorata e ho capito che quel primo amore era stata
forse la cosa più bella che mi aveva regalato la vita. Sono passati tanti anni,
non provo assolutamente più nulla per lui, non ho nemmeno voluto
rivederlo anche se avrei potuto farlo con facilità, ma ricordo il grande
amore che ho provato allora e non lo devo negare o nascondere». La
redenzione del passato non è perciò una deformazione, una falsificazione,
ma solo la liberazione dai legami che ci tenevano ancora avvinti. Questa
ragazza non ama più quell’uomo, ma ricorda il suo primo amore e sa quanto
sia stato importante nella sua vita.
Perché nel processo di storicizzazione noi possiamo ascoltare il nostro
amato che ci racconta i suoi precedenti amori senza diventarne gelosi?
Perché nello stato nascente dell’innamoramento noi rompiamo col passato e
quando lui ce li racconta ci trasmette questa esperienza di distacco. Ci dice
che è una cosa passata e noi sentiamo che è vero, che non prova più niente,
che quell’amore è finito, e finito per sempre. Che non ha più desideri,
nostalgie o rimpianti.
Il processo di storicizzazione procede perciò sotto forma di dialogo, in
cui ciascuno racconta la propria vita all’altro e ascolta ciò che l’altro dice di
sé. Poiché sanno di essere diversi, sanno di avere avuto esperienze amorose
che possono essere state importanti, entrambi le raccontano con discrezione
e con prudenza, pronti a fare un passo indietro se l’altro rifiuta, pronti a
dare più enfasi se si accorgono che l’altro approva. La vera storicizzazione
è sempre un rifacimento della nostra vita a quattro mani, attraverso il
dialogo, in cui ciascuno si mette in gioco e accetta di cambiare per
incontrarsi con l’altro senza rinunciare a se stesso.
In questo processo è implicito un pericolo. Poiché io sono affascinato
dalla persona che amo e non voglio assolutamente perderla, posso decidere
di non dire tutto di me stesso ma di mostrarle solo la parte migliore, quella
che penso possa piacerle. Come avviene durante il corteggiamento, in cui
ciascuno cerca di affascinare l’altro. Ma il corteggiamento è una recita,
mentre quella che si fanno i due innamorati è una confessione. La
storicizzazione dell’innamoramento per essere efficace deve essere fondata
esclusivamente sulla verità. L’esempio che abbiamo dato prima ci mostra
una donna innamorata che vuole parlare di sé dicendo la verità anche se sa
che l’uomo che ama vorrebbe che lei parlasse con disprezzo del suo primo
amore. Lei non cede, sa che se lo facesse deformerebbe il suo passato,
mentre vuol essere amata per ciò che è realmente, senza nessuna finzione.
1 Il processo di storicizzazione avviene anche nei movimenti collettivi e produce una rilettura e una
riscrittura della storia passata. I grandi impulsi allo studio della storia vengono di solito dai
movimenti: gli studi sulla condizione femminile, per fare un esempio, sono esplosi con il
femminismo, gli studi sulle origini del capitalismo sono esplosi con i movimenti socialisti, quelli sui
popoli con i movimenti nazionalisti. Nel momento della passione entusiasta del movimento, più che
di studio si dovrebbe parlare di scoperta, revisione, riscrittura del passato. È solo in seguito che nei
paesi democratici questa ricerca entusiasta diventa veramente storiografia e storia. Nei paesi totalitari
invece la storia viene continuamente rielaborata in rapporto alle esigenze del potere. Ne abbiamo
avuto un esempio nella Enciclopedia Sovietica durante l’epoca di Stalin.
2 Friederich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano 1968.
6.
Le prove
Ma immaginiamo che tutto vada bene, che venga imboccata la via della
istituzione di convivenza e del patto. L’innamoramento è il momento della
rivoluzione, quando vanno in pezzi le vecchie regole, i vecchi vincoli, le
mura della prigione e i due innamorati trovano nell’altro tutto ciò che hanno
sempre desiderato e il mondo appare loro bello come il primo giorno, il
giardino incantato dell’Eden. L’innamoramento è veramente la scoperta che
le porte del paradiso terrestre possono essere riaperte e che l’uomo, la
natura e il mondo sono fatti per il piacere, per la felicità. Ma questo stato
non dura. Nel libro Innamoramento e amore citavo la Genesi: «Dio cacciò
dunque l’uomo e pose a oriente del giardino dell’Eden il cherubino con la
spada fiammeggiante per sbarrare l’accesso all’albero della vita». Nello
stato nascente dell’innamoramento l’uomo strappa di mano al cherubino la
spada fiammeggiante ed entra nel giardino dell’Eden. Però non vi si può
fermare, non può farne la sua casa e la sua terra. Lo stato nascente è per
definizione transitorio. Non è uno stare, è un andare verso qualcosa di
stabile.
Ma questa esperienza rivoluzionaria non va persa, trasforma gli
individui, rende stabili le scelte fatte, fissa la volontà. Il movimento diventa
istituzione. Le esperienze emotive si traducono in oggettivazioni spirituali e
materiali.
Incominciamo con le oggettivazioni spirituali più semplici, cioè le
regole di vita che si stabiliscono all’interno della coppia. Di solito, quando
due persone sono molto innamorate, nessuna delle due cerca di imporre
all’altra regole rigide. Entrambe sono disposte a cambiare, a modificarsi, a
esplorare nuove forme di esistenza. A poco a poco la convivenza quotidiana
produce un insieme di norme e di regole che durano nel tempo. Alcune
oggettivazioni spirituali nascono dal lento adattamento reciproco,
dall’abitudine, senza che ci siano discussioni. Chi si sveglia per primo,
porta il caffè a letto all’altro che non riesce ad aprire gli occhi. Ciascuno
sceglie il suo posto preferito davanti alla televisione, e poi continua a usarlo
per anni. Se uno non beve mai vino e l’altro lo usa solo saltuariamente, la
bottiglia finisce per sparire dalla tavola. Riappare solo quando ci sono ospiti
a cena. I rapporti erotici sono ancora più delicati. La donna vuol fare
l’amore quando è riposata, quando ha del tempo davanti a sé, quando è
eccitata. Prima ha bisogno di eccitarsi e solo dopo desidera e si offre
ardente. Finito l’atto sessuale le piace restare abbracciata al suo amato,
parlare con lui, sentirsi amata. L’uomo, che si eccita molto prima, invece
vuol fare all’amore subito, poi magari si corica accanto a lei e si
addormenta. Allora è solo attraverso un chiarimento che la coppia stabilisce
un accordo fra ciò che ciascuno desidera e trova ciò che piace a entrambi. È
solo il patto (tacito, implicito) che consente di proseguire il processo di
fusione senza che uno prevarichi sull’altro.
Ci sono poi le oggettivazioni materiali. La coppia è una entità vivente
che agisce nel mondo. Cerca e predispone il luogo in cui incontrarsi, in cui
vivere. I due innamorati si fanno un’abitazione, l’arredano secondo i propri
gusti, le proprie esigenze. Hanno dei figli, li allevano, li fanno studiare.
Partecipano all’attività politica, collaborano all’attività di associazioni o di
confessioni religiose. Fanno viaggi, vacanze. Stabiliscono rapporti con gli
amici, con i colleghi, con i vicini. Modificano l’ambiente materiale e
sociale in cui vivono. Creano, cioè, la loro nicchia ecologica. Anche in
questa attività costruttiva i due soggetti sono in rapporto dinamico:
convergono e divergono, esprimono la propria identità personale e
collettiva. Oggettivano, confrontandosi, il loro volere e il loro agire.
L’amore diventa sempre meno un contemplarsi rapiti ma un lavorare,
costruire insieme, lasciare la propria impronta nel mondo1.
Si dimostrano il loro amore anche attraverso le scelte, gli oggetti
materiali, soprattutto i doni. Non tutti desideriamo fare al nostro amato il
dono più bello che lui possa immaginare. L’uomo desidera che la sua donna
possa essere elegante, ammirata, offrirle bei viaggi, belle vacanze,
accompagnarla a belle feste, a teatro. E la donna dimostra il suo amore
rendendo la casa più elegante, più comoda, con bellissime tende, un
raffinato salotto, un bagno moderno. Alcune sono convinte che non vi sia
miglior modo di dimostrare il loro amore per il marito. Perché tutte queste
cose le fanno per lui, perché si trovi bene, perché sia orgoglioso della sua
casa. Che cos’è l’amore se non voler vedere felice il nostro amato? È in
questo modo che, a poco a poco, alcune case diventano straordinariamente
lussuose, raffinate, eleganti, come se tutto l’amore dei due sposi si fosse
oggettivato in esse. Mentre il loro rapporto personale è diventato
abitudinario, monotono. È come se tutto l’amore fosse confluito
nell’oggetto lasciando le anime vuote, i corpi freddi. La casa, il castello, la
barca hanno assorbito tutte le energie vitali, hanno divorato tutta la
passione.
1 Per ulteriori dettagli, vedi Francesco Alberoni, Ti amo, cit., pp. 203-218.
9.
Ma è questo l’amore?
1 È incredibile la complessità di quasi tutte le etichette reali. Nelle società arcaiche il re talvolta è un
vero e proprio prigioniero, sempre sul punto di essere ucciso. Le regole e le proibizioni servono per
imprigionare il suo potere magico-divino. Sono affascinanti i racconti che su questo argomento fa
James Frazer ne Il ramo d’oro, Bollati Boringhieri, Torino 1990. Alla corte di Francia, ancora nel
XVII secolo, sia il re che la regina si spogliavano e rivestivano in presenza di decine di persone
addette al loro servizio, nobili di corte che, in base al rango personale, si occupavano di determinati
aspetti del vestire e dello spogliare. Analogamente i reali mangiavano alla presenza di una piccola
folla di comuni sudditi, ammessi nei grandi saloni del palazzo reale. L’opera più importante in questo
campo è quella di Norbert Elias, La società di corte, il Mulino, Bologna 2010.
2 Intervista pubblicata nel mio libro Ti amo, cit.
Seconda parte
Esplorazioni
10.
In Oriente
Ma, con la diffusione dei metodi antifecondativi tra le donne, verso la metà
del Novecento la sessualità è stata separata dalla procreazione ed è stata
sempre di più finalizzata al piacere. Contemporaneamente, la scomparsa
degli ostacoli sociali alla libera scelta dei due amanti e la possibilità di
avere rapporti sessuali fin dall’adolescenza fa sì che i due innamorati
abbiano meno bisogno di scontrarsi con le istituzioni sociali per realizzare il
loro amore. Aggiungiamoci inoltre che tutte le scelte definitive, da quelle
professionali a quelle amorose o matrimoniali, si spostano nel tempo. La
ragazza che, a diciotto-venti anni, sapeva che, se si innamorava avrebbe
dovuto sposarsi e poi mettere al mondo dei figli, il ragazzo che sapeva che
avrebbe dovuto lavorare e mantenere una famiglia, oggi non devono
decidere nulla. Sono inoltre aumentate le occasioni di incontro, di scelta a
scuola, nelle vacanze, in internet e quindi possono fare tutti molte prove,
molte esplorazioni piacevoli e non è affatto detto che poi vogliano
fidanzarsi o sposarsi.
Certo la gente incomincia a innamorarsi, ma il processo che va dallo
stato nascente fino all’istituzione molto spesso s’interrompe nelle prime
fasi.
Due persone “si piacciono”, provano un’attrazione improvvisa e intensa,
che chiamano “colpo di fulmine”, si gettano subito l’uno nelle braccia
dell’altro, hanno rapporti sessuali e hanno l’impressione di avere realizzato
la fusione fisica e spirituale. Questa esperienza di erotismo straordinario
viene spesso confusa con l’innamoramento mentre ne è solo il possibile
inizio. Il vero innamoramento nasce da una spinta vitale ostacolata, da una
rivolta, e quando si mette veramente in moto produce una rilettura della
propria vita e una ricostruzione di se stessi e del mondo. Invece, molto
spesso i due giovani amanti, presi dalla loro esperienza meravigliosa, non
vogliono progettare il futuro.
Vi sono poi alcuni che non vogliono nemmeno avere rapporti con il loro
passato, con la vita quotidiana. Quello che conta è il presente, il qui e ora, il
resto è nulla. L’innamoramento, che è ancora allo stato embrionale, appare
loro come uno stato piacevole di cui approfittare, a cui abbandonarsi senza
pensieri, senza domande. Non vogliono pensare al passato, non mettono in
moto il processo di conoscenza reciproca cercando di vedere il mondo con
gli occhi dell’altro. Non avviano il processo di confronto che consente di
abbandonare le parti di sé incompatibili con l’altro. Non fanno nulla per
dare consistenza reale al processo di fusione. Ciascuno, convinto di essere
completamente nuovo, resta in realtà quello di prima, e non usa la sua
plasticità, la sua capacità di cambiare per adattarsi all’altro, per cercare di
costruire insieme un progetto di vita. Perciò entrambi, dopo un certo
periodo di tempo, finita la fase di ebbrezza erotica, scoprono che esistono
fra di loro differenze intollerabili. E poiché non hanno fatto nulla per
risolverle durante lo stato nascente, quando avevano un’immensa capacità
di comprendere, si rimproverano di non essere come avevano immaginato e
si lasciano pieni di amarezza e di rancore. Poi vanno alla ricerca di un altro
partner con cui spesso iniziano un rapporto e talvolta una convivenza senza
nemmeno domandarsi se sono veramente innamorati. Anche l’espressione
che usano – «ci siamo messi insieme» – indica un rapporto a bassa intensità
emotiva, un “legame debole”. Nella migliore delle ipotesi ci troviamo di
fronte a un innamoramento che possiamo chiamare parziale o frenato, in
cui i due non si abbandonano entusiasticamente all’amore, non si svolge il
processo di fusione. Ne nasce una coppia che è contenta di stare insieme,
che prova piacere sessuale, ma che non vive un periodo di vita
straordinaria, non costituisce un’unità solidale capace di affrontare i fastidi,
i dolori, le fatiche che inevitabilmente la vita presenta. Ma soprattutto una
coppia fragile, in cui i dissensi non vengono composti facendo del bisogno
dell’altro il proprio autentico limite, e che quindi si lacera con facilità.
Solo il vero innamoramento dà a chi si ama una energia, una plasticità,
un entusiasmo, una resistenza alla fatica e al dolore che gli consente di
essere felice anche in mezzo alle più gravi difficoltà. Il mito di “un cuore e
una capanna” nei primi tempi è vero. I due innamorati sono felici anche se
hanno una casa miserabile, poco cibo, se sono costretti a fatiche tremende.
L’innamoramento dona ai due innamorati un’energia straordinaria che
consente loro di fare quello che da soli non sarebbero mai riusciti a
realizzare. Invece, la coppia formata da due persone che non sono
veramente innamorate, che “si mettono insieme” solo perché si piacciono o
per fare all’amore o per non restare soli, sarà subito piena di delusioni, di
lamenti e di rimpianti. Di qui il continuo desiderio di evadere, fare viaggi,
vacanze, uscire dalla vita ordinaria. Anche la vita erotica in questa
situazione diventa rapidamente noiosa, ripetitiva. Se i due sono sposati,
compiono il loro “dovere coniugale” più come scarico di tensione che come
ricerca dell’ebbrezza. Finché il piacere non viene cercato al di fuori della
coppia. Hanno esperienze sessuali con altri partner in occasione di viaggi,
convegni, vacanze, oppure instaurano occasionali relazioni erotiche con
colleghi, vicini, conoscenti, ma ancora di più con persone conosciute in
internet, o altre conosciute in orge o droga-party. Alcuni, per non
distruggere il loro rapporto, fatto di affetto e di fiducia reciproca, si
dedicano allo scambio di coppia, cioè si tradiscono consensualmente e
ciascuno ha il brivido di un’avventura con un uomo o una donna
sconosciuti mentre il partner sta facendo all’amore con un “rivale” scelto da
lui stesso.
Sempre più spesso in Occidente maschi e femmine hanno incontri
sessuali senza innamoramento, cambiando spesso partner, o con diversi
partner contemporaneamente, e si diffonde quella che possiamo chiamare
amicizia erotica, in cui i due stanno bene insieme, sono amici, e fanno
anche all’amore perché provano piacere, ma senza gelosia, senza
esclusività1. Naturalmente queste esperienze diventano impossibili se i due
si innamorano e perciò essi cercano di evitarlo.
Scrive Ghezzani: «L’incontro occasionale è interamente votato
all’esplorazione del possibile, al fascino della novità, al piacere fine a se
stesso. In quanto casuale e per lo più effimero, abbatte il limite posto
dall’obbligo di avere relazioni sessuali fra persone che si sono conosciute
tramite altre conoscenze o in un ambiente comune, quindi all’interno di un
sistema di regole. È funzionale al piacere nell’esatta misura in cui esclude il
più possibile l’intimità affettiva e la personalizzazione del rapporto, quindi
la nascita di una confidenza, una fiducia, un affetto o un amore, la
costruzione di un legame che possa trattenere o divenire col tempo
istituzione»2.
E in non pochi casi, soprattutto dopo alcune delusioni, l’innamoramento,
la storicizzazione, l’istituzione vengono visti come potenziale fonte di
sofferenza, di dolore, mentre il rapporto sessuale occasionale non è solo
bello e facile ma è anche sereno. Lo vediamo con chiarezza in queste
osservazioni riprese dal blog sull’amore:
Paoletta: Io penso che incontrarsi per fare sesso, e basta, è una cosa che
ti dà una grande rassicurazione: se viene con te, è perché si trova bene con
te. Ti ha preferito ad altre persone, no? È già una scelta che ti permette di
dire: nella vita, ho incontrato chi, tra tutti gli altri, per questo incontro
sceglie me. E penso anche che ti può far male vedere che dopo che siete
stati insieme se ne va, ma è niente rispetto al male che ti farebbe se vivesse
con te, e se ne andasse. Allora sì resteresti con le gambe tagliate. Ed è
inutile dire che era destino, che non ti amava abbastanza, che siete stati
felici. Tu stai male, e basta. Allora vedersi solo per fare sesso è un modo
speciale di vedersi, non si fa con tutti. Ti dà un momento di piacere, se vuoi
anche di sogno. E poi sei certa che se ne va. Anche se resti male, fa meno
male che vivere insieme ed essere lasciata. Perché non difendersi? Chi ti
può garantire che la storia non ti farà male? Meglio così.
Daniele: Ho 29 anni e vivo a Milano. Non sempre è facile per uno come
me che è arrivato qui da quattro anni conoscere delle persone. E così non mi
vergogno di dire che mi sento un poco come descrive questo psicologo, uno
che ha dei rapporti solo di sesso, e non ha legami. Ma, devo dire, perché
dovrei avere dei legami con persone che conosco veramente molto poco?
Quando il sabato o nei week-end esco con una donna, parliamo, sì, ma
soprattutto è un gioco pensando a quello che faremo tra qualche ora, o tra
pochi minuti. Non sono neanche sicuro che tutto quello che mi raccontano
sia verità: e perché dovrebbero? Io però sto bene, mi sentirei molto
imbarazzato e preoccupato se mi iniziassero a raccontare della loro vita
veramente, dei problemi con le banche, dei conti che non tornano, dei
parenti da curare. Io preferisco così, e anche loro. Noi siamo sinceri sempre,
perché non diciamo niente. E poi credo che anche loro preferiscano così.
Ma cosa dovrei fare, secondo lei, cosa dovrei dire? O meglio, c’è qualcosa
che mi perdo? Mi dica lei, perché io credo di no.
Irma: Vivere come se l’unico contatto con un uomo è solo il contatto
sessuale, una serata e via, ti porta a pensare che la tua vita vale poco, che i
momenti più importanti, più creativi, forse li passi solo con le amiche. O
forse sei destinata a “pensarli” fra te e te. Io penso che questa forma di
solitudine a due sia un destino che sembra prospettarsi a molti di noi. Forse
non con il primo amore, dove sei ancora ragazzina, e dove pensi di iniziare
qualcosa che durerà tutta la vita. Ma poi, quando una storia si chiude,
indipendentemente da chi la chiude, ma molto di più se la chiudi tu, allora
quando inizia qualcosa di altro sei prudente, e il massimo che rischi è
proprio quello che una volta non si rischiava mai. Una serata di sesso si può
dare, ma lasciarsi andare e credere, investire i propri affetti, è molto più
rischioso. Dire «ti amo» e vedersi amata in modo riduttivo rispetto a quello
che aspetti è terribile. E lei sa quanti uomini ti dicono e forse credono che ti
amano, e al contempo dicono la stessa cosa ad altre? Questo fa molto male,
ti porta a non aver fiducia nella vita, a chiuderti. Invece sesso per una sera,
poi passa e dimentichi. Ma non ti senti rifiutata o tradita. Puoi ancora
vivere.
Monica (è più categorica): Se due fanno l’amore insieme, si piacciono, il
sesso è stimolante, viene voglia di rincontrarsi, cosa c’è di meglio a questo
mondo? Perché devono mettere insieme tutti i loro pensieri? Perché è
obbligatorio pensare a stare insieme? Per lasciarsi? Per rompersi l’anima
andando a dare fastidio alla intimità dell’altro? Un’altra cosa è se io ho
delle insicurezze economiche, se lui ha dei problemi economici... Allora lui
farà di tutto e io farò di tutto per stare il più possibile insieme, per mangiare
insieme (soldi di un pasto risparmiati). Sperando di risolvere il problema
dell’affitto e (il massimo sogno) del lavoro che non c’è. Ma se bene o male i
due sono anche in modo faticoso e incerto autonomi, dove è l’infelicità,
dove è la mostruosità?
In queste lettere dietro la scelta del puro sesso c’è il rifiuto esplicito
dell’istituzione, del legame poiché è vincolante e fonte di sofferenza. Ci
troviamo perciò di fronte al fatto paradossale che, dopo aver posto
l’innamoramento alla base del matrimonio, non siamo riusciti a fargli
generare un amore erotico intenso e duraturo che sostenga la coppia e il
matrimonio.
Perché? Perché negli ultimi cinquant’anni in Occidente è avvenuta una
rivoluzione che ha dissolto la società organica dove la comunità dominava
sull’individuo e la sua volontà. Stavi nel partito che era stato di tuo padre,
nell’impresa dove lui aveva lavorato, nella chiesa dove la domenica vi
trovavate tutti alla messa, nella famiglia coi nonni, i bisnonni, gli zii, i
cugini e infine nella famiglia coniugale. È prevalsa la società che Lasch
chiama narcisista3, Bauman liquida4, Maffesoli dionisiaca5, in cui la
collettività organica, tradizionale, obbligatoria non prevale più sui singoli
individui. E quindi, secondo questi autori, scompaiono tutti i legami forti
con le imprese, con la politica e anche con le persone. Secondo loro tutto si
sta dissolvendo e ancor più si dissolverà in un polverume di individui senza
obblighi e senza freni.
Io non ci credo. Non ci credo perché lo studio della storia, come ho
mostrato nelle mie ricerche sui movimenti collettivi, e in particolare nel
libro Genesi, rivela come dopo un periodo di dissoluzioni dei legami
sociali, avvengano sempre dei movimenti collettivi che ricompongono la
solidarietà e generano nuove istituzioni. Una società polverizzata o
“liquida” non può essere uno sbocco, perché è altamente instabile.
Limitiamoci perciò a constatare che in questa epoca storica, in
Occidente, gli individui hanno scoperto la propria libertà personale, il
diritto di compiere solo scelte volontarie rifiutando ciò che viene loro
imposto dall’esterno. Ma gli uomini e le donne di oggi sono ancora capaci
di stabilire legami forti, di prendere impegni, di rispettare la parola data a
condizione che non gli venga imposto, che sia frutto della loro libera
volontà. Lo vediamo bene nell’amore dove ci sono amanti che vivono da
anni un grande amore appassionato ma non accetterebbero che quel
rapporto fosse loro imposto come obbligo, dovere.
Siamo entrati nell’epoca della libertà personale e dobbiamo ricostruire
l’intera società e il rapporto amoroso su questa nuova base. Per questo è
importante il compito di questo libro: studiare come sia possibile oggi un
grande amore che dura.
1 Jacques Attali (Amori, Fazi Editore, Roma 2008) sostiene la tesi che l’innamoramento esclusivo,
monogamico, perderà sempre più importanza rispetto a queste reti aperte di amicizia erotica.
2 Nicola Ghezzani, Grammatica dell’amore, cit.
3 Christopher Lasch, La cultura del narcisismo, Bompiani, Milano 1981; Rifugio in un mondo senza
cuore, Bompiani, Milano 1982.
4 Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; Amore liquido, Laterza, Roma-
Bari 2006.
5 Michel Maffesoli, L’ombre de Dionysos, Plon, Paris 1982, trad. it. L’ombra di Dioniso, Garzanti,
Milano 1990; Les temps des tribus, Plon, Paris 1988, trad. it., Il tempo delle tribù. Il declino
dell’individualismo nelle società postmoderne, Guerini e Associati, Milano 2004.
13.
Il significato universale dell’innamoramento
Nel grande amore erotico fra gli amanti si creano relazioni che hanno la
stessa intensità di quella del bambino con la madre. I volti dei due amanti si
cercano, esprimono tutte le variazioni del desiderio, della tenerezza,
dell’affetto e rispondono a tutte quelle dell’amato. Ma non sono solo i volti
a parlare, parlano e dialogano continuamente anche i loro corpi vicini o
lontani, quando si trovano nella stessa stanza e perfino quando camminano
per strada. Essi si dichiarano continuamente il loro amore, le loro
incertezze, il loro bisogno dell’altro, la loro tenerezza, il loro desiderio, si
cercano, si allontanano, si chiamano, si offrono, si stringono, si
abbracciano.
Un discorso particolare richiede poi quello che in modo sintetico e
grossolano indichiamo come “atto sessuale”, ma che in realtà nel grande
amore erotico è sempre una uscita dal mondo, una danza dionisiaca di lunga
durata. Noi con l’espressione “atto sessuale” ci riferiamo fondamentalmente
al coito, ma il coito è solo un momento della fusione sessuale-amorosa che
si realizza nel grande amore erotico. Nel linguaggio e nella prassi comune si
distingue fra i “preliminari”, che sarebbero i baci e le carezze che
precedono l’atto sessuale, e la penetrazione vera e propria. Di fatto questi
preliminari sono gli atti che consentono alla donna di eccitarsi e quindi di
desiderare la penetrazione e avere un orgasmo. La stessa parola
“preliminari” indica che il vero atto sessuale è quello successivo.
Questa distinzione è priva di senso nel grande amore erotico che non è
un atto, anche ripetuto, ma una esperienza psicofisica complessa e
prolungata che si svolge in uno spazio di tempo separato dalla vita
ordinaria, profana. Questa esperienza musicalmente potrebbe essere
paragonata a una sinfonia, a un duetto lirico o a una danza dionisiaca in cui
i due danzatori entrano in un mondo di esperienze straordinarie che può
durare anche ore. Di solito gli amanti scelgono un luogo riparato dagli
sguardi alieni per essere solo loro due, in una totale intimità e in totale
libertà. Poi, si dedicano solo a dirsi che si amano e a darsi piacere con le
parole e con il corpo, creando e ricreando continuamente nuove coreografie
spontanee in cui si abbracciano, si baciano, si stringono, si accarezzano, si
leccano, strofinano i loro corpi, si penetrano, ascoltano le loro sensazioni
interne, i loro odori, si esplorano, si cercano, si parlano, si addormentano, si
risvegliano, si ricongiungono restando a lungo l’uno nell’altro come a
formare un unico corpo vibrante, ed esprimono la loro felicità, il loro
piacere e il loro amore con parole, grida, sussurri, mormorii, baci. Anche
qui, come nel rapporto madre-figlio piccolo, c’è una musicalità comune a
tutti gli esseri umani.
Il grande amore erotico è caratterizzato anche da altre esperienze tipiche.
La seconda è quella della bellezza. Ciascuno scopre ogni volta nell’altro –
nel viso, nel corpo dell’altro, in tutte le parti del suo corpo – una bellezza
sublime, struggente, non confrontabile con nessuna cosa mai vista fino a
quel momento. Nel grande amore erotico che dura anni vi sono
naturalmente momenti in cui ciascuno vede anche le imperfezioni o i limiti
della persona amata, ma ogni volta c’è sempre un istante in cui torna a
vederla con gli occhi abbacinati dell’innamorato, come la persona più
incredibilmente bella, più desiderabile del mondo, non comparabile con
nessun’altra, la sola, l’unica che ha sempre cercato, la sola che placa
totalmente ogni suo desiderio. Nei Dialoghi degli amanti Rogan parla a
Saky del piacere della vista: «Ah, Saky, sapessi cos’è il piacere della vista!
Tu resti coricata sul letto nuda, abbandonata ed io ti guardo incantato.
Spesso mi metto ai tuoi piedi appoggiato ai cuscini e guardo le tue cosce
rotonde, poi il fiore che mi ubriaca per la sua bellezza, e risalgo sulla tua
pancia, i tuoi seni rotondi, le tue ascelle, le tue spalle e il tuo volto un po’
piegato e sorridente. Ora ti distendi, le tue belle braccia si sollevano, vedo
le tue ascelle tornite, la tua testa si spinge all’indietro e mi mostra la gola
candida. La tua bocca ora è socchiusa, sorride e, lentamente,
lentissimamente ti sciogli. Il tuo volto, il tuo sorriso, il tuo collo, le tue
spalle, le tue ascelle, il tuo seno costituiscono allora un quadro stupendo a
cui ho dato il titolo: Bellissima donna bionda che gode la sua felicità»1.
La storia della pittura dopo il 1500 è piena di quadri di bellissime donne
nude dipinte dai loro amanti. E la loro serena rilassatezza, la morbidezza
languida dei loro corpi nudi, dà l’impressione che il pittore le abbia sempre
dipinte quando erano sessualmente appagate.
Nella vita reale, fra persone non più giovanissime questa esperienza di
bellezza si accompagna a un’intensa impressione di ringiovanimento. Per
darne un’idea riporto un documento lasciatomi da un amico a cui avevo
chiesto di descrivere la sua esperienza amorosa nel blog: «Facendo
all’amore io la guardo affascinato da tutti i movimenti, da tutti i fremiti del
suo corpo e sono ogni volta colpito dalla trasformazione del suo viso che
diventa giovane come se tornasse ad avere diciotto anni: il volto di una
adolescente beata. Ed ho l’impressione che quello che stringo, il seno che
bacio, sia quello del mio primo amore, un primo amore che non ho mai
avuto. Viene poi un momento in cui, felici e in pace, restiamo insieme a
guardarci e a parlarci, spesso seduti di fronte, magari bevendo qualcosa ed
allora noto che il suo seno è chiaramente diventato più turgido, il suo viso è
tornato incredibilmente giovane, i suoi occhi si sono fatti dolcissimi e li
tiene abbassati, con il viso un po’ reclinato e i capelli che le scendono
davanti al volto. Un atteggiamento di riserbo e di pudore che non ha mai
abitualmente e che deve avere avuto molto tempo prima, forse da
adolescente quando si è innamorata. Le ho domandato cosa pensa e lei mi
ha detto che in quel momento vive dentro di sé, silenziosamente, delle
emozioni intensissime che non si possono esprimere. Per me è tornata una
ragazza giovanissima che ha fatto all’amore per la prima volta con l’uomo
che ama e prova imbarazzo e pudore, sorpresa da ciò che sta vivendo».
Questa esperienza può essere spiegata tenendo presente che i due amanti,
nel processo di storicizzazione, si raccontano i dettagli della loro vita,
rivivono il loro passato e ne trattengono le parti positive, quelle che si
combinano, si adattano con il loro nuovo amore, mentre dimenticano e
lasciano sbiadire le altre. Essi perciò hanno intense esperienze di
regressione ma le vivono come avvenissero per la prima volta. Così vivono
col loro nuovo amore tutto ciò che hanno vissuto trasfigurandolo. Ecco
perché il loro viso, il loro sguardo, il loro sorriso, la loro timidezza, la loro
gioia, il loro batticuore talvolta sono oggi esattamente come sono stati altre
volte nella loro vita da bambini, da adolescenti, da giovani, eppure sempre
incredibilmente nuovi. Nel grande amore erotico la persona innamorata è
presente al suo amato in tutta la sua interezza.
La quarta esperienza tipica riguarda il piacere. Nel grande amore erotico
i due amanti, ogni volta che si incontrano, provano un piacere che sentono
sempre superiore a qualsiasi piacere provato prima anche fra di loro, in
tutti gli incontri precedenti. Ogni volta è l’indicibile, il massimo,
l’insuperabile.2 E devo ricordare che non mi riferisco al piacere più o meno
prolungato dell’orgasmo, ma a un’esperienza che dura nel tempo perché i
due amanti si danno piacere con la vista, con la vicinanza, col contatto delle
mani, con la bocca, con la pelle, con tutte le parti del corpo e possono farlo
per un tempo incredibilmente lungo. Il coito frettoloso, o il succedersi di
coiti frettolosi seguiti da orgasmi, sono il prodotto della repressione
sessuale dell’Occidente. Ma nella fusione sessuale amorosa di cui abbiamo
parlato, i due innamorati hanno ogni volta l’impressione che i loro corpi e i
loro spiriti si fondano raggiungendo una felicità che non credevano
possibile. Come dice questo post del blog: «Davvero io ho raggiunto il
massimo che potevo desiderare. Tu mi hai dato tutto ciò che ho sempre
desiderato nel corso della vita, le cose che non ho mai potuto provare. Non
ho mai desiderato di stare sempre accanto ad una donna, guardarla,
accarezzarla, esserne accarezzato, parlare con lei e provare il piacere che
non conoscevo. Un piacere che, dopo anni e anni, ad ogni incontro è
diventato sempre più intenso, sempre diverso, sempre nuovo, inatteso, ogni
volta una esperienza stupefacente che non avrei mai ritenuta possibile. E
che non ritenevi possibile nemmeno tu. Qualcosa che è fiorito, sbocciato
dall’incontro misterioso delle nostre menti e dei nostri corpi. Tu dici che
sono i nostri corpi che si piacciono. È vero, sono loro che si piacciono ma io
sento il bisogno di dare voce, di dare dei nomi e dei suoni a questo loro
piacersi. Io parlo di te, del tuo corpo, parlo di noi, ricordo le tue esperienze
e le mie. Davvero, amore, non credo che proveremmo quello che proviamo
se io non lo trasformassi continuamente in parole. E anche tu lo hai fatto
negli anni passati, molte cose le hai dette tu. I nostri non sono semplici
incontri e non sono un semplice fare all’amore ma un immergerci
nell’amore, un concedere ai nostri corpi di godere l’uno dell’altro fino
all’estremo abbandono, fino ad ubriacarci nei godimenti, sì, godimenti al
plurale perché sono tanti e nuovi, imprevedibili e stupefacenti. E uniti al
piacere di stare insieme, di parlare, di lavorare, di guardare, di ricominciare.
È questa completezza che mi fa dire che “non desidero nulla di più di
quanto ho”. Sembra impossibile, sembra una di quelle frasi che non si
possono dire. Eppure è vero, io non desidero nulla di più di quanto ho».
Ma com’è possibile il ripetersi continuo di un incontro erotico amoroso
sempre al massimo della sua intensità? In questo tipo di amore i due amanti
si desiderano sempre e perciò il loro erotismo è come se fosse sempre
presente, sempre pronto a esplodere. Allora, a ogni incontro, essi si
abbandonano senza freni al loro desiderio. Questo dipende dal fatto che la
sessualità e il piacere erotico sono molto spesso frenati o inibiti da tabù,
paure, esperienze traumatiche, da errori prodotti dalle inibizioni religiose,
da traumi infantili, da esperienze fatte nel periodo della iniziazione sessuale
e nei primi amori. Lo psicoanalista Wilhelm Stekel nel suo libro La donna
frigida3 ha dimostrato che molto spesso l’incapacità della donna di avere un
orgasmo dipende dalla prima esperienza sessuale o da quella avuta nella
prima notte di nozze. Basta una frase sbagliata del suo amato o di suo
marito per farle improvvisamente perdere la fiducia in se stessa, nella
propria bellezza, nel proprio corpo. Bastano osservazioni come «Ma come
sei magra! Che tette piccole hai!» oppure «Che cosce grosse hai!». Lo
stesso effetto possono avere frasi come «Ma tu non eri vergine!». Questo
tema è stato ripreso da Simone de Beauvoir4.
Nel grande amore erotico questi freni, queste barriere vengono
annientati. È l’amore stesso che li distrugge e libera il desiderio, lo potenzia
e ne fa esplodere la straordinaria capacità di dare piacere. Anch’io ho potuto
osservare un caso di frigidità totale durata a lungo in una donna che, vergine
e giovanissima, si è concessa subito all’uomo di cui si era innamorata.
Dopo il rapporto sessuale, poiché non aveva sentito nessun dolore, gli ha
detto: «Tutto qui?» e lui l’ha così accusata di non essere vergine. Sul
momento, poiché lo amava moltissimo e aveva un grande senso
dell’umorismo, ha riso. Ma sebbene in seguito abbia avuto una vita
avventurosa, con molti amanti famosi, non è mai più riuscita a provare un
orgasmo. La sua sessualità si risveglierà solo dopo venti anni, quando si
innamorerà totalmente di un uomo con cui vivrà uno straordinario amore
reciproco. Con lui si abbandonerà completamente e acquisterà una
sensibilità erotica totale, della bocca, della pelle, dei muscoli, del seno, dei
genitali e avrà degli orgasmi prolungati e intensissimi.
La quinta caratteristica è l’unicità e l’inesauribilità. Ci sono persone che
vanno continuamente alla ricerca di partner sessuali diversi e si stancano se
devono fare all’amore con la stessa persona. Così facendo, di ogni partner
colgono la diversità rispetto a quello precedente, ma restano inevitabilmente
alla superficie del suo modo di essere e di sentire. Invece, nel grande amore
erotico, ogni volta è come se scoprissimo la stessa persona in maniera
sempre nuova e sempre più approfondita. Ci sono pittori che hanno dipinto
la stessa modella tutta la vita vedendola sempre con occhi diversi e artisti
che hanno dipinto lo stesso paesaggio nelle più diverse ore del giorno e
della notte, al mutare delle stagioni, del tempo atmosferico e della luce.
L’animo umano però è infinitamente più complesso di un paesaggio. E
quanto più dura il grande amore totale, quanto più aumenta la conoscenza
reciproca, quanto più ciascuno vive la vita dell’altro nella sua interezza,
tanto più il volto e il corpo amato appaiono sempre nuovi, belli,
stupefacenti, desiderabili. Anche quando passano gli anni, anche quando
invecchiano. È la bellezza assoluta, come credo sia la bellezza del volto
della madre per il bambino: è ciò che esaurisce l’universo.
Un altro aspetto del grande amore erotico è l’erotizzazione di tutto il
corpo, non solo i genitali ma anche la bocca, le mani, i muscoli, la pelle. I
due amanti possono penetrarsi e godere del contatto restando quasi
immobili, poi continuare a baciarsi sulle labbra, in bocca, oppure
accarezzarsi, stringersi le mani, le spalle, il seno, le natiche, le gambe, i
piedi per delle ore ricavandone un piacere intensissimo. Ne I dialoghi degli
amanti Rogan dice: «Oggi ti accarezzo a lungo, intensamente e con le mie
mani percepisco la forma delle tue braccia, delle tue spalle, del tuo seno,
delle tue natiche, delle tue gambe. Non mi stanco di accarezzarle, ora
dolcemente quasi a sfiorarle, ora stringendole come per incorporarle, per
impossessarmi di loro. È come se le mie mani avessero acquistato la
capacità dei ciechi di vedere le forme. Io non solo “ti sento”, ma “ti vedo”
mentre ti accarezzo, ti abbraccio, ti stringo. Non avrei mai creduto che il
corpo femminile potesse avere in sé tante bellezze, tante meraviglie, ogni
giorno e ogni volta nuove. Le mie mani godono del tuo corpo, della tua
pelle, di tutto»5.
L’ultima caratteristica del grande amore erotico è che la persona amata
piace sempre anche quando è sofferente. Molte donne quando sono
ammalate non vogliono farsi vedere dal loro amante, perché temono di
apparirgli pallide, trasandate, spettinate, brutte. Ma l’uomo innamorato
trova sempre bella la sua donna, esattamente come la donna innamorata
trova bello il suo uomo anche se è ferito. Inoltre il suo uomo sarà sempre
felice anche solo di poterle stare vicino. L’unica vera sofferenza è non
vederla, la distanza. La distanza iberna l’erotismo ma alimenta l’amore. Ed
è impressionante la rapidità con cui, finita la distanza, si risveglia
l’erotismo. Quando la sua amata che curava come una bambina
febbricitante guarisce, immediatamente per lui ritorna la bellissima,
adorabile, stupenda danzatrice dionisiaca con cui fare l’amore.
In tutti i casi di grande amore che dura entrano certamente in gioco fattori
che riguardano gli aspetti più profondi e stabili della personalità dei due
amanti. Corrispondenze o complementarità neurofisiologiche in cui i due si
riconoscono o si completano, misteriosi engrammi di cui sentiamo
l’esistenza ma di cui non sappiamo nulla. Queste risonanze possono esistere
prima ancora che i due amanti si conoscano, ed essere alla base di
un’attrazione o di una simpatia immediata che diventa poi un intenso
innamoramento in cui avviene una vera e propria ristrutturazione della rete
neurale dei due innamorati. Un processo che, nel caso di un amore di breve
durata, si ferma ed è seguito da una rapida dissoluzione, ma che, invece, in
un amore che dura si rafforza, si consolida. Il succedersi di incontri, le
esperienze in comune, il bisogno l’uno dell’altro, la confidenza reciproca e
anche le crisi che separano i due amanti e li costringono a ridefinirsi,
costituiscono occasioni di ulteriore integrazione, per cui nel grande amore
erotico non si forma solo un’intimità fisica, ma una vera e propria intimità
intellettuale. I due amanti si raccontano tutto ciò che succede loro, lo
analizzano, si raccontano di nuovo gli episodi salienti della loro vita, li
commentano, vedono sempre aspetti nuovi. Gli amanti parlano
continuamente di se stessi. È forse proprio questo l’argomento che li
appassiona di più. È un continuo progressivo conoscersi e scoprirsi. Nello
stesso tempo essi affrontano insieme tutti i loro problemi pratici, le
difficoltà, le malattie, i successi e gli insuccessi. Poi discutono di tutto ciò
che accade nel loro ambiente lavorativo, sociale, politico in uno sforzo per
arrivare insieme a capire ogni cosa più profondamente. Poiché entrambi
sono aperti all’altro e sono sinceri, la loro è una vera ricerca congiunta, in
cui ciascuno dà il suo contributo e si può parlare di una soluzione duale.
Nel grande amore erotico non si cercano e si uniscono perciò solo i
corpi, si cercano e si completano anche le intelligenze. Gli amanti non
provano solo piacere abbracciandosi, baciandosi e facendo all’amore ma
anche parlando, discutendo, affrontando insieme i problemi, risolvendoli,
un piacere che cresce col crescere dell’amore. È però assolutamente
necessario che non ci sia compiacenza, ciascuno deve cercare fino in fondo
la verità, dire fino in fondo cosa pensa, fare tutte le obiezioni che ritiene
logiche, non frenarsi mai per timore di dispiacere all’amato. Cosa possibile
solo perché ciascuno è capace di cambiare idea, prospettiva, se gli vengono
date prove e argomentazioni obiettive, convincenti. Ricordo due amici che
si erano innamorati tardi, quando lui aveva più di cinquant’anni e lei quasi
quaranta. Erano entrambi sposati e separati, però non vivevano insieme. La
sera, le volte in cui erano soli, ciascuno a casa propria, si telefonavano in
continuazione. Sceglievano o un libro o un film o uno spettacolo televisivo
e lo guardavano ciascuno per conto proprio; però, a ogni intervallo, si
telefonavano per commentarlo, per discuterlo. Non l’avrebbero fatto con
tanta concentrazione e con tanta intensità se l’avessero visto seduti sullo
stesso divano o fossero stati distratti da tante piccole attività domestiche. E
dal commento al film o alla politica passavano a ricordare episodi della loro
vita e poiché erano molto innamorati ricordavano i momenti più
commoventi, quelli in cui erano lontani realizzando una totale integrazione
fra ricordi, amore, erotismo e intelligenza. Sono andati avanti per oltre
vent’anni in questo modo e ho avuto l’impressione che questi dialoghi a
distanza fossero per loro un modo diverso di conoscersi più profondamente
e di fare l’amore. E quando li vedevo insieme avevo la netta impressione
che le loro due personalità, pur così differenti, fossero sempre più unite,
legate, direi anche a livello neurofisiologico. Questo tipo di amanti, quando
sono nella stessa sala, si cercano subito con gli occhi, guardano
spontaneamente nella stessa direzione se succede qualcosa, con uno
sguardo capiscono lo stato d’animo dell’altro. E lo fanno anche solo
sentendo la sua voce al telefono. Bastano due parole, un’inflessione del
suono, per capire, con una precisione assoluta, se l’altro è solo o in
compagnia, se è triste o allegro, se è preoccupato o sereno, attento o
distratto. Fra persone così non possono esserci segreti anche quando sono
lontane, anche se nessuno si sogna di controllare il comportamento
dell’altro.
Abbiamo già parlato dell’impressione di bellezza. Ci sono amanti che,
dopo decenni di intimità erotica, ogni volta che si incontrano restano
letteralmente incantati davanti al corpo nudo dell’altro, provano un piacere
sempre nuovo, sempre diverso e hanno l’impressione che sia più intenso di
quello della volta precedente. Molti di loro dicono che questa straordinaria
attrazione, questa straordinaria intesa fisica è “questione di chimica”, e
probabilmente hanno ragione, nel senso che tutto l’organismo dei due
amanti, tutto il loro sistema neurormonale è coinvolto.
Si costituisce così fra di loro una vera e propria affinità elettiva anche sul
piano della sensibilità, dei gusti, delle scelte, dei valori, fino alle preferenze
estetiche, alle simpatie. E a volte può essere questa affinità dei gusti, dei
valori, che li fa incontrare e riconoscere, come mostra il film di Woody
Allen, Midnight in Paris.
Il protagonista è uno sceneggiatore di Hollywood che si trova a Parigi
con la promessa sposa e i suoceri. È stanco del suo lavoro, ben pagato ma
banale, e vorrebbe scrivere un vero romanzo letterario. E mentre la moglie
passa da un monumento, una mostra, una festa all’altra, lui va in giro di
notte per la città e a mezzanotte in punto (la mezzanotte magica delle
favole) incontra le automobili degli artisti che vivevano a Parigi negli anni
Venti. La prima che incontra è Zelda, la Zelda di Fitzgerald, poi il musicista
Cole Porter, poi Picasso, che ha appena dipinto il nudo distorto della sua
amante Adriana. Così, sera dopo sera, al fatale rintocco, egli entra nel
gruppo incantato dei più grandi artisti dell’epoca: Magritte, Salvador Dalí,
Luis Buñuel, fa leggere il suo libro a Gertrude Stein che lo incoraggia a
proseguire e, quando la sua promessa sposa tornerà negli USA, lui non la
seguirà, resterà nella Parigi del passato accanto a una deliziosa ragazza del
mercato delle pulci perché lei fa parte del suo mondo ideale e fra loro c’è
una vera, profonda affinità.
Tutti coloro che hanno una comune visione del mondo, almeno sul piano
dei valori più alti, cercano sempre nel passato delle figure ideali, dei
modelli a cui ispirarsi. Intere generazioni li hanno trovati nell’Atene di
Aristotele e Platone, altri nella Roma dei Cesari, altri nell’Italia del
Rinascimento, altri ancora nella Rivoluzione francese o nei padri fondatori
della Repubblica americana. Ugo Foscolo ne I sepolcri1 ricorda i grandi
spiriti che costituiscono la patria ideale, unico fondamento del
Risorgimento. Ma ci sono anche eroi individuali. Thomas Carlyle2 ci invita
a trovare ispirazione e forza dalle grandi figure del passato. I protagonisti
del film di Woody Allen avevano ritrovato il loro mondo ideale nei grandi
autori degli anni Trenta.
Ciascuno di noi vive in due mondi. Uno è quello concreto, quotidiano e
l’altro quello ideale. Il mondo concreto ce lo troviamo attorno e ci
muoviamo in esso. Il mondo ideale lo costruiamo noi stessi nel corso della
nostra vita raccogliendo tutte le esperienze che hanno lasciato in noi la loro
impronta positiva, le persone che abbiamo ammirato, che ci hanno divertito,
aiutato, i maestri, gli amici, gli amori, i libri, i film e anche i gesti e le
emozioni cariche di valore. Poi anche i luoghi, i paesaggi, le opere d’arte.
Siamo noi che li scegliamo proprio perché sono isole di luce e di valore in
mezzo alle fatiche, agli errori, ai dolori della vita. Li conserviamo nella loro
purezza, nella loro verità e con essi costruiamo una sorta di patria ideale
celata al centro del nostro animo.
Il mondo ideale individuale non è fatto solo di realizzazioni, ma di
aspirazioni, non solo di successi, ma anche di rimpianti. Esso è il distillato –
talvolta solo poche gocce – di tutto ciò che di gioioso e di glorioso, elevato,
sublime, nobile abbiamo conosciuto, sperimentato, amato, di tutto quanto la
vita ci ha donato e mostrato di buono e di degno. Non c’è nulla di torbido,
di indegno, di corrotto nel mondo ideale, perché abbiamo cercato di
trattenere, di conservare proprio ciò che era bello in mezzo al brutto, ciò che
era un purissimo diamante in mezzo alle miserie della vita. Per farlo
abbiamo dovuto scartare, mettere da parte il negativo. Abbiamo dovuto
togliere la sofferenza, il dolore, il rancore di un amore per poterne ricordare
i momenti felici, gli istanti di luce. La separazione non è una menzogna,
anzi è proprio il modo per conservarne la verità. La vita ideale che
costituisce il cuore del nostro spirito, la nostra patria luminosa deve essere
ritagliata nel vero, deve essere il precipitato di ciò che è stato realmente
vissuto, il suo distillato emozionale e morale tanto più ricco quanto più
autentico. Ed è questo mondo ideale individuale che, nel grande amore,
trasmettiamo al nostro amato e gli chiediamo di condividere, e lui fa lo
stesso con noi per il suo. E quel continuo parlare di noi stessi di cui non ci
stanchiamo mai, quel continuo ricordare le nostre esperienze è proprio il
modo per mettere in comune questo nostro mondo ideale, per farne un
patrimonio condiviso che ci unisce nei valori e rafforza l’affinità elettiva.
L’affinità elettiva, che nel libro di Goethe sembra l’elemento a priori che
porta i due a innamorarsi, è in realtà quasi tutta il prodotto della relazione
amorosa e del dialogo spontaneo, vero, fra i due amanti.
Il lettore avrà notato, magari con un punto di critica, che quasi sempre io
parlo di amanti che abitualmente si dicono la verità, che sono obiettivi con
se stessi, non mentono e non si mentono. Lo faccio perché sto illustrando i
meccanismi e i processi su cui è fondato il grande amore che dura. Ma,
tornando alla realtà concreta, noi tutti sappiamo che le persone in carne e
ossa non dicono, non si dicono la verità, non parlano, tengono nascosti
molti difetti. E così vi sono molte persone che costruiscono una propria
arbitraria storia ideale, una biografia ideale, meglio una agiografia
personale, dove mettono tutto ciò che li rende ammirevoli ai propri occhi e
agli occhi degli altri. E per farlo scelgono di ricordare le cose migliori e di
dimenticare il resto, manipolano la propria memoria per ricavarne un
ritratto esemplare, ma falso. Quando sono innamorati, coloro che si sono
costruiti una biografia agiografica, anche con le migliori intenzioni, non
possono dire tutto e, avendo manipolato la storia, in certi punti
inesorabilmente mentono. E spesso mentono senza sapere di mentire. Il
risultato è che fra di essi, col passare del tempo, si costituisce a poco a
poco, senza che loro se ne accorgano, un’atmosfera di riserbo, di prudenza,
di sforzo, di autocontrollo, di diffidenza. Possono amarsi, ma ciascuno
dovrà continuamente correggere la realtà, controllarsi e sarà impossibile la
sincerità totale e il totale abbandono. Il falso, il non detto e il non dicibile
generano un’atmosfera di inconsapevole sospetto, di sotterranea sfiducia
che frena gli animi e blocca la confidenza.
Le persone che condividono il loro mondo ideale costruito sulla verità,
invece, ogni volta che si incontrano, anche quando fra di loro ci sono motivi
di crisi e di dissenso, alla fine provano sempre uno straordinario senso di
pace, di distensione, di fiducia, una sorta di “allegria del cuore”. È l’effetto
della affinità elettiva che sta alla base del loro grande e duraturo amore.
1 Ugo Foscolo, I sepolcri, stampato per la prima volta presso l’Officina Tipografica Bettoni di
Brescia nel 1807.
2 Thomas Carlyle, Gli eroi. Il culto degli eroi e l’eroico nella storia, Rizzoli, Bur Classici, Milano
1992.
20.
La fedeltà
Nel grande amore erotico che dura, a ogni incontro i due amanti hanno la
sconcertante esperienza di provare un piacere nuovo e più grande della
volta precedente. È come se ogni volta avvenisse una rivelazione. Questo
non vuol dire che ciascuno di loro provi per l’altro, giorno dopo giorno, un
amore più grande, una specie di stato continuo di estasi. No, nel modo più
assoluto. Gli amanti innamorati si vedono quasi sempre come due persone
normali, si trovano anche dei difetti: uno, per esempio, trova che l’altro è
diventato troppo magro oppure troppo grasso. Ciò che indica la presenza
dell’amore è che quando sono insieme stanno bene. La felicità, il piacere
erotico, lo stato di beatitudine si presentano come esperienze, momenti,
periodi. È come se uscissero dal nulla, è come se in quel momento l’amore
esplodesse per la prima volta tutt’intero e al massimo grado. Il precedente
plateau di piacere assoluto è già passato, è già stato dimenticato e il nuovo
non può perciò essere confrontato con esso ma solo con lo stato normale
che lo ha preceduto, uno stato di benessere, non di felicità estatica. Il grande
amore erotico costituito da un succedersi, per anni o per decenni, di plateau
di piacere assoluto è però possibile perché fra i due amanti esiste uno stato
amoroso continuo fondato sulla reciprocità, sull’esclusività, sulla fedeltà.
Soffermiamoci un momento su questa esperienza di fedeltà precisando
che, mentre per chi è fuori da questo orizzonte amoroso la fedeltà è una
limitazione, un obbligo, un dovere, qualcosa che si ottiene rinunciando a
qualcosa d’altro, nel grande amore erotico la fedeltà è qualcosa che viene
desiderata e costituisce una fonte di piacere e di orgoglio essa stessa. Dice
Saky ne I dialoghi degli amanti: «Una cosa però so di certo. Che non voglio
sciupare, inquinare le stupende sensazioni che provo con te. Basterebbe un
contatto con un altro per intossicare, per avvelenare irreparabilmente la loro
purezza. Come una goccia di veleno avvelena una ampolla di acqua
purissima, come mangiare la mela dell’albero maledetto nel paradiso
terreste. La fedeltà ci concentra solo sul nostro amato, sul nostro amore e ci
rende la vita divina. Questo vale anche per te. Se tu andassi con un’altra
donna perderesti la strada che ti riconduce all’incantesimo che abbiamo
raggiunto oggi»1.
Ma in realtà la fedeltà ha una radice più profonda. Nel grande amore
erotico il desiderio sessuale si concentra esclusivamente sulla persona
amata, che ci appare non solo la più bella, ma la più desiderabile del
mondo. Anche se ammetti che un altro uomo, un’altra donna sono
bellissimi, affascinanti, poi quando ti avvicini a loro con intenzioni erotiche
ti accorgi che non potrai mai, assolutamente mai, provare il tipo di
esperienze straordinarie che provi con il tuo amato, non potrai mai
raggiungere il livello del plateau che vivi col tuo amato. Lo senti
immediatamente e, se aveva incominciato ad affacciarsi un desiderio
sessuale, questo scompare immediatamente. E ti trovi di fronte a una
persona che ti è totalmente estranea. Questa reazione automatica avviene
soprattutto nelle donne. Il maschio, in cui l’impulso sessuale scatta in modo
quasi riflesso, certe volte può non provare questo senso di estraneità e
cedere momentaneamente al desiderio. Ma quasi sempre in seguito prova
una forte impressione di “disgusto” e talvolta un vero e proprio “rimorso”,
cioè un senso di colpa che non riesce più a cancellare. Quando Roland
Barthes dice che il tuo amato è atopos, non confrontabile, dice che non è in
concorrenza con altre persone, appartiene a un’altra categoria, genera un
tipo di emozioni che nessun altro al mondo può generare. Riporto qui un
brano dal mio blog: «Ero stato a Firenze con degli amici, avevo fatto molto
tardi ed ero stanco. Sono rientrato nella mia stanza e improvvisamente ho
sentito il desiderio di vedere la mia amata che stava nella stanza accanto.
Aveva lasciato la porta aperta, forse mi aveva aspettato e si era
addormentata. Sono entrato silenziosamente e l’ho vista che dormiva, era
abbandonata deliziosamente, portava una camicetta bianca e aveva un
braccio sotto la testa, le spalle candide nude, il corpo che si intravedeva
sotto le lenzuola bianche. Poi, forse perché aveva sentito il mio rumore, si è
girata dall’altra parte e per un istante ho visto il suo volto sereno, da
bambina felice ed intravisto il suo seno candido. Allora, di colpo, ho colto,
ho capito che l’amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo, che per me non
c’era mai stata e non ci sarebbe mai stata donna più cara, più amata, più
desiderabile, e che tutto il resto confrontato a lei, il successo, il denaro, la
fama non erano nulla, che l’unica completa felicità potevo trovarla solo
coricandomi accanto a lei, stringendomi al suo corpo nudo, sentendo contro
la mia la sua pelle, accarezzandola, fino a fondermi, dimenticarmi in lei».
Se queste sono le esperienze dell’amore totale, com’è possibile che tante
persone, che pur sono innamorate, possano cedere alla tentazione sessuale?
Come quando nelle feste, con l’uso di alcol e droghe – il pericolo maggiore
oggi è rappresentato dalla cocaina – il gruppo prevale sull’individuo.
Quando siamo innamorati, noi amiamo un individuo unico e inconfondibile,
non paragonabile, non sostituibile, non rimpiazzabile da nessun altro. Ma,
sotto l’azione della cocaina, la persona si sente onnipotente e invulnerabile,
non prova più il bisogno assoluto della persona che ama, non desidera
partecipare della sua vita, dei suoi sentimenti, renderla felice, non prova più
il languore, la tenerezza del cuore, la gioia dell’intimità. Assorbita
totalmente in se stessa e nel suo piacere, è indifferente agli altri e a cosa
provano. Spesso è beata nel fare ciò che sta facendo in quel momento. Può
andare avanti per ore a giocare a carte o fare all’amore e il suo desiderio
può essere così intenso che può accoppiarsi con la prima persona che si
trova accanto. La cocaina usata in età giovanile costituisce la minaccia più
pericolosa per il grande amore che dura perché inaridisce il cuore e facilita
la promiscuità. Viene usata dalle squillo per potere andare con chiunque
senza problemi. Viene data alle adolescenti per farle prostituire nelle
discoteche.
Io, però, sono convinto che due persone che vivono un grande amore
erotico non si lasciano sedurre dalla droga perché non vogliono mai
nemmeno per un istante correre il rischio di perdere la cosa più bella e
importante della loro vita a causa di uno stato di coscienza alterata. Il
grande amore erotico vuol sempre essere pienamente e lucidamente
volontario, cosciente. Esso può essere voluto, coltivato e alimentato,
evitando i più grossolani errori che possono distruggerlo con facilità.
Nel capitolo precedente abbiamo detto che nel mondo ideale tutto deve
essere sincero, spontaneo, vero. Giungiamo così alla regola fondamentale
ed essenziale dell’amore che dura: di’ sempre la verità, non mentire, non
recitare mai, né con te stesso, né col tuo amato.
Ho ritenuto opportuno dedicare un capitolo apposito alla verità perché
buona parte della letteratura e della pratica amorosa è fatta di
corteggiamento. E il corteggiamento è una messa in scena, una recita che,
se in alcuni casi vuol solo creare attrazione, in altri è un vero e proprio
inganno. Non si dice che in amore come in guerra tutto è lecito? Quando
Don Giovanni, nell’omonima opera di Mozart, vuol sedurre Zerlina, le
promette di sposarla e le dice che così avrà una vita ricca da nobile al posto
di quella miserabile che avrebbe sposando Masetto. Ma, senza arrivare a
questa falsificazione totale, è vero che, per secoli, il rapporto amoroso è
stato considerato una specie di assedio, di conquista. Era così perché la
donna, per timore di una gravidanza indesiderata, si è sempre circondata di
difese.
Nel libro L’età del desiderio di Carlo Castellaneta il protagonista, un
adolescente, dice: «Dai libri che ho letto, dai film che ho visto, dal modo in
cui intorno a me si parla della seduzione, mi sono formato l’idea che
l’amore sia una specie di guerra, cioè tutto il contrario di ciò che dovrebbe
essere. Per arrivare a possedere bisogna circuire, appostarsi, ideare
stratagemmi, effettuare colpi di mano. Ho imparato che la donna assomiglia
a una cittadella fortificata, coi suoi fossati e i suoi ponti levatoi, ma che in
questo assedio non esistono regole, se non saper identificare i punti deboli
da colpire»1.
Il ragazzo sogna di avere con la donna un rapporto sereno, pacificato,
appagante. Ma sente di non poterlo raggiungere: «Non conosco l’amore che
per il suo aspetto interrogativo e sfuggente. L’eterna domanda che mi
perseguita circa la sua misteriosa alchimia, eppure a volte mi pare di
identificarne l’essenza in una partecipazione totale di spiriti come quella
che mi lega al mio amico Vittorio [...] e penso che sarebbe magnifico se si
potesse avere con una ragazza la stessa spontaneità che si ha con un amico,
questa confidenza che non teme di essere scambiata per debolezza anziché
studiarsi di apparire intemerati o indifferenti. Perché se ti abbandoni alla
commozione vieni preso per debole, per vile, per incapace»2.
E pensa che questa pienezza di confidenza, di fiducia, di abbandono con
una donna non la potrà mai raggiungere.
Oggi le cose sono in parte cambiate, ma solo in parte, perché i fattori che
rendono attraente una donna e quelli che rendono attraente un uomo sono
diversi, e quindi continuano a funzionare, sia pure con delle varianti, le
regole del copione seduttivo: i regali, la cena, l’invito a bere qualcosa. Essi
scompaiono solo quando si realizza il vero innamoramento bilaterale.
Allora, per la prima volta, le due persone che si studiavano, che si sentivano
oscuramente differenti, che dovevano ogni volta compiere un minuetto
rituale per avvicinarsi, possono finalmente abbandonarsi e dire ciò che
pensano, ciò che sentono e raccontarsi la propria vita, desiderosi di aprirsi,
desiderosi di verità.
Con l’innamoramento e il desiderio di rivelare tutto di noi stessi, la
verità irrompe sulla scena dell’amore. E dovrebbe restarvi sempre. Sì,
perché, come abbiamo visto, le componenti essenziali del grande amore che
dura sono quelle stesse che lo fanno nascere. E, nello stato nascente
dell’innamoramento, i due amanti riescono di nuovo a guardare il mondo
con la stessa freschezza, la stessa gioia, la stessa fiducia delle origini, e
pensano che possa esistere solo la verità, che si possa dire solo la verità.
Dirla prima di tutto a se stessi e parlare all’altro con la mente e il cuore puri
e aperti. Due esseri umani, anche quando si amano, sono infinitamente
diversi. E sono un mistero anche a loro stessi. L’amore è il momento
magico e incantato in cui per la prima volta ci domandiamo chi siamo e chi
sia quell’altro sconosciuto così importante per la nostra vita. E scopriamo
che in noi stessi c’è una parte di luce e una parte di ombra. Ciò che ci piace
di noi e ciò che non ci piace, che non vorremmo essere e non vorremmo
aver fatto, l’ombra. E scopriamo che nell’amore possiamo anche svelare al
nostro amato la parte oscura di noi e apprendere così, attraverso di lui, che
anche essa ha un senso, un significato, un motivo. E che forse lui ci ama
proprio anche a causa sua. E intuiamo che anche in lui c’è una parte oscura,
quella che ci turba, che ci fa paura, che suscita in noi gelosia ma che, nello
stesso tempo, ci seduce, ci affascina. L’amore assorbe sempre in sé anche
l’ombra e la trasforma in luce, ma in luce oscura. Essa avrà sempre il potere
di turbarci e dovremo sempre essere prudenti nell’affrontarla.
Con l’amore diventiamo coscienti dei desideri proibiti, degli atti che
avremmo dovuto evitare, di ciò che non dovrebbe avere fatto il nostro
amato, delle contraddizioni in cui entrambi siamo immersi. Tutti infatti
viviamo in un mondo di valori e di norme consolidate che abbiamo violato
e per cui siamo stati giudicati e in base alle quali ci siamo giudicati o ci
siamo noi stessi condannati. Ma il grande amore è come un uragano che
spazza via queste condanne, questi giudizi, si pone al di sopra di essi, unico
arbitro di ciò che ha o non ha valore. E potrai accorgerti che quelle che ti
sembravano colpe, agli occhi del tuo amato sono atti di coraggio, quelle che
ti sembravano debolezze segni di un animo gentile. Perché lo stato nascente
dell’amore non ammette nessuna forza, nessun diritto, nessun giudice al di
sopra di sé. Parla liberamente, racconta tutto al tuo amore e vedrai che il
suo stupore si muterà in comprensione, il timore in applauso.
Per realizzare i nostri desideri e quelli del nostro amato ciascuno deve
perciò sempre dirli all’altro, sempre, senza mentire, senza paura, ciascuno
deve raccontargli sempre limpidamente cosa vuole, cosa sogna, cosa
desidera. Sì, digli senza paura ciò che ti piace e ciò che non ti piace! Lo so
che hai paura, ammutolisci e ti domandi: «Ma lui come può reagire?». Non
ti conviene mentire, abbellire, cercare di indovinare cosa vuole, recitargli la
parte che desidera? No, no, concedigli qualcosa, ma poco, poi sii te stesso.
Certo c’è del rischio a seguire questa strada ma ne vale la pena!
Molti matrimoni, molte convivenze sono finiti nell’aridità e
nell’incomprensione perché entrambi non hanno mai avuto il coraggio di
dire cosa volevano veramente e hanno sempre fatto quello che
immaginavano volesse il loro amato, mentre questo non lo desiderava
affatto. E alcuni, a furia di fare cose che in fondo non desideravano, e
stanchi di non riuscire ad avere ciò che invece desideravano ardentemente,
hanno finito per rimproverare all’altro quella incapacità, insensibilità,
mancanza di erotismo che avevano provocato proprio loro col loro silenzio.
Ci sono uomini innamorati della loro moglie che non hanno mai avuto il
coraggio di chiederle di avere dei rapporti erotici più spinti, più arditi, che
avrebbero ottenuto da un’amante o da una prostituta. E poi l’hanno
rimproverata di essere stata troppo riservata, troppo fredda, poco erotica. E
ci sono anche donne che non hanno avuto il coraggio di chiedere al loro
marito quello che avrebbero chiesto a un amante con fama di playboy.
Paure assurde, insensate, ma così frequenti. La gente che si ama è pronta a
capire e a imparare, ma bisogna che le venga detto cosa deve capire e che
cosa deve imparare.
L’abitudine di dirsi sempre la verità, anche nelle cose minute, anche
quando sarebbe semplice e facile tacere, produce nel tempo una fiducia
totale. Ciascuno sa che qualsiasi cosa faccia o dica, l’altro lo saprà e lo
capirà, potrà approvarlo o discuterlo, ma sarà sempre dalla sua parte, sarà
sempre pronto ad aiutarlo e a sorreggerlo col suo amore. Il lettore avrà
notato che io non ho mai usato parole come “pentimento” e “perdono”.
Perché esse, nella nostra tradizione, implicano qualcuno davanti a cui
pentirsi e qualcuno che può perdonare. Perciò qualcuno che ha il potere di
giudicare, di assolvere o di condannare. Ma nel grande amore totale
nessuno può arrogarsi questo potere. Io, se mi accorgo di avere sbagliato nei
riguardi del mio amato, glielo dico, gli dico che mi spiace, ma non mi
prostro a chiedere perdono, non mi umilio, non mi punisco. E lui, anche se
sa di avere ragione, ascolta le mie spiegazioni, le mie scuse, ma non si
aspetta che mi prostri davanti a lui per ricevere l’assoluzione. Pentimento e
perdono fanno parte della sfera del potere che è stata espulsa dall’amore. Il
pentimento resta dispiacere e il perdono un atto d’amore.
La fiducia totale è considerata una caratteristica della grande amicizia.
Ed effettivamente gli amici e le amiche si dicono cose riservatissime. Però
non mettono mai in comune tutto, spesso tacciono proprio i sentimenti e i
legami più profondi. L’amicizia li autorizza ad avere una zona di segretezza
su cose essenziali. L’amore totale no. Esso richiede una trasparenza
fiduciosa che non ha confini (se non la libertà dell’altro) perché noi
prendiamo il nostro amato nella sua interezza in ciò che è stato, in ciò che
ha fatto, in ciò che ha amato nel passato e nell’oggi. Amiamo anche i suoi
difetti, le sue debolezze, i suoi errori o, meglio, li interpretiamo in un altro
modo, scopriamo in quell’azione anche un valore positivo che ci insegna
qualcosa e, se è veramente negativo, inaccettabile, sarà il nostro amato che
ci viene incontro rifiutandolo.
Nel grande amore totale questa partecipazione reciproca diventa un
modo abituale di vivere. I due amanti si dicono tutto, si raccontano cosa è
successo loro, si confidano i loro pensieri, discutono anche animatamente
perché non ci siano incomprensioni, chiariscono gli equivoci, si sforzano in
ogni modo di capire fino in fondo il punto di vista dell’altro e, se anche non
lo condividono, lo rispettano, e quando poi lo ritengono giusto modificano
il proprio giudizio, arrivando così a una conclusione comune a cui segue
una grande serenità.
Questo non significa che essi non vadano incontro a crisi anche gravi del
loro amore. Anzi, un grande amore che dura sembra sempre periodicamente
sul punto di poter sparire, di poter cedere sommerso dalle difficoltà e dai
dissensi. Però è proprio l’impegno assoluto di dirsi sempre e solo la verità
che consente di risolvere difficoltà e problemi perché ciascuno comprende
che ciò che l’altro chiede non è mai un manipolare, un prevaricare, un atto
egoistico, ma solo un modo di essere pienamente se stesso. I due amanti si
sforzano di assumere il punto di vista dell’amato come proprio. La
composizione del dissenso fra persone che si amano profondamente avviene
perché ciascuna si rende conto che anche l’altra lotta con se stessa, soffre, e
se non cede è solo perché non riesce a fare diversamente, perché non può. E
di fronte al “non può” chi ama accetta.
Molte persone sono convinte che basti l’amore per capire che cosa desidera
il loro amato, senza bisogno di parole. Che fra chi si ama ci sia una
comunicazione immediata, che l’istinto, il cuore parlino da soli. Avrete tutti
sentito frasi del genere «Io so sempre ciò di cui lui ha bisogno», «Me lo ha
detto il cuore», «Una donna capisce il suo uomo meglio di lui». Ma non è
vero o lo è solo in minima parte. Quando amiamo vogliamo sapere tutto
dell’altro, vivere la sua vita, fonderci con lui, partecipare dei suoi pensieri,
delle sue sensazioni, dei suoi sogni. Ma tutto questo richiede di parlare,
raccontare e, quando si racconta, di essere sinceri. Perché anche quando
l’innamorato dice: «Tu sei sempre nel mio cuore, durante la giornata
qualunque cosa faccia io penso a te», questo non impedisce che lui e la sua
amata restino due persone distinte con pensieri, gusti, desideri propri e
ciascuno deve saper distinguere il proprio desiderio, i propri sentimenti, le
proprie sensazioni da quelli dell’amato. Ogni tanto, anche nell’amore più
profondo, anzi forse proprio nell’amore più profondo, sentiamo che la
persona che ci è più vicina, più cara, ha avuto una vita diversa dalla nostra,
ha avuto esperienze, gioie, dolori, speranze, sogni, amori, piaceri, tormenti,
paure, ossessioni, estasi, delusioni a cui non potremo mai partecipare, per
cui resta un mistero. Cosa ha sperimentato veramente nel corso della sua
vita? Come è arrivata fino a oggi, chi l’ha accompagnata lungo il suo
cammino? Come ha fatto le sue scelte, e perché? Con che criteri? Chi ha
amato, da chi è stata amata? E come è il suo amore per me? Mi accorgo che
dentro di lei c’è una folla di personaggi che solo lei ha conosciuto, con cui
ha avuto rapporti, e tutto questo in un vortice di desideri, di passioni in cui
io, in fondo, sono arrivato all’ultimo momento.
La persona che amiamo ci affascina, e il fascino è sempre il tralucere nel
presente del passato, di una vita sconosciuta, talvolta inquietante.
Desdemona si innamora di Otello quando lui le racconta la sua vita di
guerriero, la trasporta in un mondo di eroismo, di forza, di violenza che la
spaventa e la attrae. Le donne sono attratte dagli uomini con un passato
avventuroso, o violento, dagli uomini che hanno avuto tante donne, talvolta
anche dai grandi criminali. Ad attrarle non è solo il bene, il positivo, la luce,
ma anche il male, il pericolo, l’ombra. Lo stesso capita agli uomini che
sono attratti da una donna che ha avuto una vita avventurosa, amanti,
mistero. Ne L’età dell’innocenza1 la contessa Olenska non è solo
bellissima, ma ha anche un passato misterioso, in cui si intravedono i suoi
amori aristocratici europei, un passato oscuro, l’ombra appunto, che,
insieme alla luce della sua grazia, della sua bellezza e della sua dolcezza, la
rende piena di fascino. Anche nell’amore più luminoso, celata nella
differenza, c’è sempre l’ombra, che viene sempre fugata e sempre riappare.
Così, nel grande amore totale, entrambi vivono quasi affascinati e perfino
spaventati il mistero della loro diversità.
Per questo motivo due amanti, quando sperimentano il massimo
dell’intimità e della fusione fisica facendo all’amore, restano stupiti della
loro differenza2. Ne I dialoghi degli amanti c’è questo breve dialogo:
Rogan: «Non ci siamo mai costretti a volere le stesse cose, nemmeno
quelle dell’amore perché sappiamo di avere esperienze diverse. È una
distanza che ci ricorda che resteremo diversi, che ci dobbiamo sempre
cercare. Pensa poi alla nostra vita passata, alle nostre esperienze, alle
emozioni che abbiamo avuto. Per quanto ce le raccontiamo, restano solo
nostre e inaccessibili all’altro».
Saky: «È vero. Persino facendo all’amore quante volte te l’ho detto:
“Quando vengo io provo qualcosa di meraviglioso che tu non puoi provare,
e io vorrei che tu potessi essere per un momento me per sentirlo”».
Rogan: «Siamo così vicini, così fusi eppure così distinti, così misteriosi
l’uno all’altro, amore mio».
E talvolta, proprio dopo aver vissuto la fusione totale e l’estasi erotica,
gli amanti parlano della loro morte. Perché la morte ricorda loro di essere
due individui separati. Ma, mentre ne parlano, nessuno riesce a immaginare
la morte dell’altro, non sa immaginare se stesso senza l’amato. Quindi il
parlare della propria morte li unisce, la morte annulla la loro separatezza.
E ogni volta, nel corso della nostra vita, queste differenze si fanno vive
come gusti, preferenze nel cibo, nelle vacanze, nei programmi televisivi, nei
libri che leggiamo, nei giudizi che diamo delle persone, nei nostri sogni. E
qualche volta, quando ci accorgiamo che vogliamo cose opposte, ci
scontriamo, uno dei due ci resta male e l’altro è tentato di dargli ragione, di
sposare il suo desiderio come proprio, anche se non lo è. Ma sa che è
sbagliato, perché in amore bisogna essere sempre sinceri e allora è meglio
dire la propria opinione, spiegare le proprie ragioni e ascoltare quelle
dell’altro. Poi, ciascuno resta del suo parere, ma non è stato uno spreco
perché abbiamo capito meglio il suo punto di vista, abbiamo imparato a
parlarci, a trovare il linguaggio della nostra comunicazione.
Una delle caratteristiche fondamentali del grande amore che dura è
proprio la creazione di un linguaggio che consente di spiegarsi e di capirsi
senza menzogne e senza aggressività. Io lo chiamerò linguaggio autentico
perché consente a entrambi di esprimere autenticamente le proprie emozioni
e i propri desideri.3 E quindi anche a comporre le differenze, i conflitti, le
incomprensioni. Conflitti e incomprensioni che appaiono sempre quando
l’amore dura molti anni e ciascuno di noi cambia, perché il mondo cambia e
perché siamo individui liberi.
Molto spesso, fra persone che convivono o che sono sposate, c’è sempre
uno che cerca di imporre il proprio punto di vista mentre l’altro cede per
“quieto vivere”. Si ripresenta così il meccanismo hegeliano del padrone-
servo. La figura dominante, il padrone, considera suo diritto prendere la
decisione e l’altro, anche se in cuor suo si ribella, l’accetta, piega la testa e
ubbidisce. In questi casi in cui ricompare il potere, la purezza del
sentimento amoroso si corrompe sempre. In superficie tutto resta armonico
come prima, il marito accetta i capricci domestici, gastronomici,
architettonici, sociali della moglie. Sta zitto, segue passivamente. Ma nel
profondo gli resta un disagio, la sensazione di non riuscire a realizzare ciò
che vuole, talvolta un oscuro risentimento. E lo stesso fa la donna che ha
rinunciato ai suoi desideri, alla sua libertà, alla sua ambizione.
Il dissenso, il conflitto è sempre temuto da chi si ama perché fa emergere
la possibilità che l’amore finisca. E lo teme soprattutto quello che preferisce
cedere. Ma sbaglia a credere che se amiamo dobbiamo sempre cercare di
fare quello che desidera il nostro amato rinunciando ai nostri desideri.
Infatti ci siamo innamorati proprio per realizzare i nostri desideri più
profondi, per mettere a frutto le nostre potenzialità inutilizzate, per vivere
vite che abbiamo sognato ma non abbiamo mai vissuto, per essere più
profondamente noi stessi.
Per evitare che si instauri la dicotomia servo-padrone, però, non basta
avere il coraggio di dire ciò che si pensa, e nemmeno affermare il proprio
desiderio, il proprio diritto. Dipende anche dall’animo con cui si dice e da
come si dice. Lo scontro può diventare un conflitto di volontà in cui
ciascuno cerca di prevaricare l’altro creando la coppia litigiosa con
pressioni, ricatti, rimproveri. Nel litigio viene sempre deformata, distorta la
realtà, tanto quella presente come quella passata perché, sulla spinta
dell’aggressività, la gente non cerca la verità, ma vuole solo prevalere
sull’altro. Lo vediamo con grande chiarezza nel linguaggio polemico che
caratterizza il dibattito politico o dell’accusa-difesa in tribunale e anche
nella lite tra due amanti in cui ciascuno dice solo ciò che fa prevalere la sua
tesi. D’altra parte è altrettanto sbagliato evitare il confronto, non dire nulla,
stare zitti facendo finta di niente perché in questo modo cresce il
risentimento silenzioso che poi si rivela con cattiveria.
No, la strada per affrontare le differenze e le scelte nel grande amore è
quella indicata dalla parola, la creazione di un linguaggio autentico, capace
di esprimere bisogni, pensieri, consensi e dissensi senza aggressività, quindi
senza deformazioni ed esagerazioni, cioè comprensibili all’altro. In una
coppia che è abituata a dirsi sempre la verità, entrambi parlano, entrambi
dicono cosa provano, entrambi dicono cosa li fa soffrire, cosa vorrebbero in
modo da farsi conoscere dall’amato, in modo da farsi capire. Essi
costruiscono così il linguaggio autentico grazie a cui sapranno esporre il
problema in modo che sia partecipabile, e quindi risolvibile. Per riuscirci
devono aver affrontato e superato il pericolo che la verità li possa ferire, che
li possa separare, che possa addirittura distruggere il loro amore. I due
amanti devono perciò imparare a dirsi tutto e sinceramente e nel modo
giusto fin dall’inizio, fin dai primi momenti che si conoscono, e poi
continuare a farlo anche per le cose minime. Il grande amore totale è
possibile solo se ciascuno, fin dalle origini, si è proposto di parlare per
essere capito, e di ascoltare per capire. E poi ha continuamente perfezionato
il suo ascolto e il suo linguaggio nel corso della vita amorosa.
1 Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello apparve per la prima volta a puntate sulla rivista «Nuova
Antologia» nel 1904 e fu pubblicato in volume quello stesso anno.
2 Francesco Alberoni, I dialoghi degli amanti, cit., p. 216
26.
La bolla
In questo tipo di amore i due amanti sono così esclusivi l’uno per l’altro da
costituire, in certi periodi, un loro mondo separato in cui nessuno riesce a
penetrare. Un mondo in cui essi trovano le radici profonde di se stessi, la
sicurezza di fronte alle minacce del mondo esterno e la pace. È la bolla, la
sfera incantata della loro intimità, della loro unicità, il luogo della loro
verità e della loro purificazione.
La parola purificazione non viene più usata oggi. Ercole, tornato dalle
lotte, sporco di sangue, ancora posseduto dalla furia omicida, non riconosce
i suoi figli e li uccide. La violenza aveva impregnato il suo essere e, per
tornare alla vita civile, pacifica, avrebbe dovuto liberarsene compiendo un
rito di purificazione. Ogni religione conosce questi riti. In epoca cristiana la
purificazione veniva realizzata con la confessione e ritirandosi per qualche
tempo in convento. Il mondo moderno è convinto di non avere più bisogno
di purificazione. Il manager, il professionista, il commerciante, dopo una
giornata di lavoro, tornano a casa portandovi le loro tensioni, i loro
problemi, i loro crucci e hanno tempo solo per poche parole con la moglie o
con i figli. Poi si stordiscono davanti al televisore. Il politico passa
ininterrottamente da una riunione, da una manovra all’altra e, anche quando
cena o quando va in vacanza, non smette mai di pensare o di parlare dei
suoi problemi. E lo stesso il finanziere, il giornalista politico, l’accademico
impegnato in manovre concorsuali. Gli intrighi, le paure, le frustrazioni, i
rancori, il desiderio di rivalsa e di vendetta non svaniscono quando entra in
casa, quando entra in chiesa, quando si corica sulla riva del mare, quando
passa davanti a un paesaggio o a un monumento meraviglioso. Non
svaniscono nemmeno quando fa all’amore. A volte la donna non riesce a
distendersi, ad abbandonarsi, resta intimamente rigida, assente, dà il suo
corpo, non tutta se stessa. E a volte non riesce neppure a darsi, dovrebbe
dire: «Non ne ho voglia, non sono pronta, non mi sento» ma, di solito, trova
un’altra scusa: «Ho mal di testa». L’uomo si limita a essere frettoloso,
distratto. Questo perché il loro corpo, come il loro spirito, è irrigidito dalle
incrostazioni velenose che sono rimaste loro addosso. Tutte queste
incrostazioni tossiche devono essere lavate via per poter vivere nella bolla,
perché nessuno può restarvi se è carico di impurità. L’uomo può cercare di
entrarvi ma, se il processo di purificazione non è compiuto, vi si trova a
disagio e sente fortissimo il bisogno di purificazione, di liberazione. Di
solito è la donna che compie il lavacro purificale.
C’è un passaggio ne I dialoghi degli amanti che indica il momento di
purificazione, quando Rogan arriva dalla sua amata teso, rigido come fosse
di ghiaccio o di legno perché è ancora “contaminato” dalle tensioni del
mondo esterno e Saky gli dice: «Amore mio caro, quante volte ti ho visto in
questo stato! Come se la tua mente fosse ferita, il tuo animo disseccato, il
tuo corpo quasi privo di vita, freddo. E allora non parlavi, mi mettevi la
testa in grembo e mi abbracciavi stretta stretta la vita, i fianchi, come
volessi entrare dentro di me. Quante volte è successo! A poco a poco
riprendevi un po’ di forza, quanto bastava per coricarti sul grande divano.
Allora mi spogliavo, mi distendevo accanto a te, tu mi venivi vicino, mi
guardavi, mi accarezzavi e a poco a poco ti tornava la vita, la forza, il
buonumore». «Sì» risponde Rogan, «uscivo da quel mondo falso e
avvelenato. Ed era il tuo corpo a liberarmi»1.
Una volta avvenuta la purificazione, tutte le potenzialità del nostro
animo che erano anchilosate, irrigidite, congelate, tornano fluide, si
liberano. Le nostre sensazioni, la vista, l’udito, il tatto, le più incredibili
forme del piacere cenestesico, le nostre percezioni del bello, le nostre
emozioni amorose si moltiplicano e riacquistano il vigore, l’irruenza, la
forza elementare che avevano nella infanzia e nella adolescenza ma con la
consapevolezza matura. Ritorniamo capaci di stupirci, di ridere, di gridare
la nostra meraviglia, la nostra ammirazione, il nostro amore, la nostra
felicità. Senza doverci proteggere o difendere da pericoli e totalmente aperti
all’altro, totalmente fiduciosi, ci abbandoniamo a qualsiasi sfrenatezza e a
qualsiasi eccesso perché per noi sono solo teneri atti d’amore.
La bolla non è in un posto, non la si crea andando in un luogo speciale,
fosse anche la più stupenda camera del più stupendo albergo su un mare
incontaminato, come non è la camera nuziale desiderata e amata. È il luogo
in cui i due amanti si separano da tutti i legami, i rancori, le ansie del
mondo e restano solo loro due, uno di fronte all’altro, in uno stato di
purezza, di trasparenza, di candore, di totale abbandono. E questo può
avvenire nel luogo dove i due amanti si trovano abitualmente, o invece una
sera qualsiasi in un piccolo ristorante in cui non erano mai stati, e perfino a
una festa in cui sono con altri, ma in cui si isolano e restano loro due soli
chiusi in una capsula trasparente, irraggiungibili, in intimità totale.
I due amanti nella bolla restano naturalmente personalità distinte, libere,
autonome, con propri gusti, proprie esperienze di vita, in modo da poter
mettere in comune con l’amato tutta la loro ricchezza di pensieri, di
emozioni, di riflessioni. Talvolta essi si trovano nella bolla come fosse un
fatto abituale, altre volte invece vivono la netta sensazione di entrarvi, e si
accorgono di esservi entrati per l’intimità totale, la totale fiducia,
l’abbandono e la felicità che li avvolge, tanto che sembra loro di essere
innamorati di nuovo e si guardano stupiti e felici di amarsi.
La bolla è un’esperienza possibile esclusivamente nel grande amore
erotico che si raggiunge spesso solo dopo anni di confidenza, di intimità, di
saggezza amorosa. Essa sola ha il potere di far sperimentare di nuovo,
anche dopo anni o decenni di vita in comune, lo stato paradisiaco che gli
innamorati provavano all’inizio del loro amore. Quando esplode l’amore in
tutti i suoi aspetti. Quello della scoperta, della rivelazione, della
commozione, dell’incanto. Poi quello della confidenza serena, della
dolcezza, del sollievo, del riposo e della gioia, l’amore pacificato, l’amore
sicuro. E, infine, l’amore senza confini, scatenato, sfrenato, l’amore che è
eccesso, esagerazione, estasi.
Ho sempre sostenuto in tutti i miei libri, fin da Innamoramento e amore,
che l’amore dura solo se rinasce, se i due amanti si re-innamorano. E
questo si realizza effettivamente nella bolla. L’amore non è uno stato come
una lastra di marmo, ma un sistema ricco di energia, quindi è fatto da onde
come il mare, come la luce. È un continuo distanziarsi e riavvicinarsi, un
continuo entrare e uscire, è un continuo cercarsi e trovarsi, ma un cercarsi
vero perché l’altro ti manca e un trovarsi vero perché l’incontro è una vera
scoperta. E tutto sfocia nell’intimità straordinaria e purissima della bolla.
Nel grande amore totale, a ogni incontro, anche dopo venti anni, i due
amanti si guardano stupiti e si dicono: «Perché ti ho incontrato così tardi?
Perché non sei venuto da me prima, perché non mi hai chiamato prima? Io
ti avrei riconosciuto subito, ti avrei amato subito, amore mio. Anche se tu
fossi stata distratta da cento feste, corteggiata da cento corteggiatori, ci
sarebbe stato un momento in cui i nostri sguardi si sarebbero incrociati e tu
avresti capito che in quegli occhi c’era indicato il luogo in cui mi avresti
trovato, in fondo, quasi sulla riva del mare, dove ti stavo già aspettando».
2) Se vuoi che l’amore duri devi per prima cosa abbandonarti all’amore
appassionato, accettarlo, desiderarlo, volerlo, considerarlo un bene, un
valore, una fonte di gioia, non temere di esagerare, non guardare a quello
che fanno gli altri. E non aver paura di dedicarti troppo a lui, di esagerare.
L’amore è per definizione un’esagerazione, un eccesso. In tutti i campi, nel
desiderarsi, nel piacere, nel cercarsi, nel soffrire, nel godere, nel parlarsi.
Gli amanti parlano sempre appassionatamente di se stessi. Non stancarti
mai di dire ciò che provi al tuo amato e ascolta ciò che lui ti dice.
5) Col nostro amato non dobbiamo avere segreti, non dobbiamo avere
vergogna di mostrarci come siamo tanto dal punto di vista morale che
fisico. Certo, per lui dobbiamo sempre cercare di essere aperti, generosi,
coraggiosi, saggi, ma ricordiamo che nella vita possiamo fare sbagli e avere
momenti di debolezza, di depressione, di paura. Non dobbiamo nasconderli,
ma mostrarli con sincerità e poterci così aiutare a vicenda. Lo stesso vale
per l’aspetto fisico: cercheremo di mostrarci belli, eleganti, ma ricordiamo
che ci vedremo deboli, ammalati e ci piaceremo sempre lo stesso. L’amore
rende bella ogni cosa, anche la fragilità, anche il bisogno. Ciascuno deve
volere il bene dell’altro in tutte le sue possibili forme.
6) Non dobbiamo aver freni, limiti, tabù nel campo del piacere erotico. Il
piacere erotico è la più importante arte che devono coltivare i due amanti.
Essi devono dare al loro amato qualcosa che non ha mai avuto prima. Per
riuscirci devono sempre dirsi reciprocamente cosa desiderano, cosa dà loro
piacere, senza pudori e senza vergogna, con assoluta ingenuità, con
sincerità, con candore. Ciascuno deve cercare il piacere per se stesso, essere
egoista e, saputo cosa l’altro desidera, darglielo, soddisfare il suo egoismo.
Ma mai fingere, mai mentire.
7) Allo stesso modo non dobbiamo aver paura di guardare il mondo
insieme, in tutti i suoi aspetti, e di analizzare, spiegare, discutere tutto ciò
che ci capita e che ci circonda. Non dobbiamo mai dare ragione al nostro
amato per farlo contento, per compiacenza, dobbiamo sempre dire il nostro
vero pensiero cercando solo di essere gentili, chiari, senza mai insistere o
voler imporre nulla. Potremo poi essere d’accordo o in disaccordo ma
avremo entrambi imparato, saremo entrambi cresciuti e ci saremo integrati
intellettualmente. In questo modo realizzeremo una vera intimità
intellettuale.
10) Noi possiano amare solo una persona libera, che ci vuole
liberamente, e quindi che potrebbe anche non volerci, non amarci, tradirci.
L’amore non può mai essere dato per scontato, ma continuamente
conquistato, meritato. L’amore che dura è un continuo reciproco dono, un
continuo miracolo, una continua stupefacente sorpresa. Esso è perciò una
continua domanda: «Mi ami?» che attende sempre la stessa riposta: «Sì, ti
amo».
11) I due amanti devono potersi dire qualsiasi cosa e per ottenere questo
risultato devono imparare a parlarsi con l’unico scopo di spiegare se stessi e
di comprendere l’altro, di essere reciprocamente trasparenti e sinceri.
Devono cioè costruire il linguaggio in cui tutte le parole, tutte le frasi sono
state filtrate dalla purezza dell’intenzione d’amore, il linguaggio
dell’autenticità.
12) Ciascuno deve avvicinarsi all’altro purificato. Non deve portare con
sé rancori, risentimenti, vendette, desideri di punire. Deve presentarsi solo
con la sua innocenza, con il suo candore, con la sua sincerità, con i suoi
desideri, e creare con il suo amato una bolla che appartenga esclusivamente
a loro, in cui nessuno può entrare e che nessuno può contaminare. Il luogo
della loro intimità e della loro felicità.
1 In questo libro non ho voluto prendere in esame tutti i fattori pratici, concreti che ostacolano o
impediscono il pieno svolgersi della passione amorosa. Difficoltà economiche, impegni di lavoro, la
nascita, la cura dei figli, le malattie e i mille problemi che dobbiamo affrontare nella vita quotidiana.
Io infatti volevo dare una idea chiara e semplice di cos’è un grande amore e mostrare la strada con
cui possiamo raggiungerlo lasciando che ciascuno poi ne percorra il tratto che può e che vuole.
Consapevole che senza un traguardo, senza un ideale, nessuno si mette in moto e nessuno arriva alla
meta.
Indice
Prima parte
Superare un pregiudizio
1. Impostazione del problema
2. Il processo di innamoramento
3. Quando ci innamoriamo?
4. Di chi ci innamoriamo?
5. La storicizzazione
6. Le prove
7. Le istituzioni di convivenza
8. Le oggettivazioni
9. Ma è questo l’amore?
Seconda parte
Esplorazioni
10. In Oriente
11. Innamoramento e Occidente
12. La crisi contemporanea
13. Il significato universale dell’innamoramento
14. Il problema del linguaggio erotico
15. La melodia cinetica
16. Il grande amore erotico
Terza parte
L’amore totale
17. Un esperimento
18. Le basi dell’amore totale
19. L’affinità elettiva
20. La fedeltà
21. La verità
22. Gelosia del passato e redenzione
23. La libertà
24. La parola
25. Intimità
26. La bolla