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Manda il tuo Spirito e sarà una nuova creazione e rinnoverai la faccia della terra.
Preghiamo: O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i credenti alla piena luce
della verità, donaci di gustare nel tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo
conforto. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Sequenza allo Spirito Santo. Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio
della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore
dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è
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sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò
che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi
santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.
LA SANTA COMUNIONE
Atti per l'Apparecchio
Prima di appressarmi alla Mensa degli Angeli, prima di ricevere sulla mia lingua e
introdurre nel petto mio il Signore nascosto nell'Eucaristico Pane, ricorro a Voi, o Dio
Amore, o Spirito Santo, che il Sacramento dell'Amore non si può ben ricevere se non
con amore ed in amore; chi dunque lo riceve in Voi e con Voi, o sostanziale ed eterno
Amore di Dio, può star sicuro di ben riceverlo. M'induce poi a ricorre a Voi per ben
comunicarmi anche san Tommaso, il quale osserva che la Chiesa istituì la Festa del
Sacramento Eucaristico appunto dopo la solennità di Pentecoste, onde i fedeli, caldi
ancora dei santi ardori del Cenacolo, fossero meglio disposti a celebrare le Feste Euca-
ristiche. E' poi cosa lodevole congiungere alla Comunione la divozione allo Spirito
Santo; giacchè Eucaristia e Pentecoste sono due prodigi d'amore, e Dio li volle uniti
anche relativamente al luogo dove si effettuarono, che fu la medesima stanza: il
Cenacolo. Chi va dunque al Cenacolo per godere dei doni Eucaristici, procuri
d'arricchirsi anche dei doni del Paraclito.
O Spirito di Dio, eterno vincolo di carità, che non solo congiungi il Padre col Figlio
negl'inaccessibili splendori della Divinità, ma congiungi pur anche Creatore e creatura
negli ammirabili misteri della Grazia e dell'Eucaristia, io oggi ti supplico di condurmi
alla sacra Mensa Tu stesso, o santo Amore, e ad accendermi del tuo purissimo fuoco.
Adorato Gesù, degnatevi accogliere un'anima che, per far cosa a Voi gradita, viene a
ricevervi in onore dell'Eterno Amor vostro, che è lo Spirito Santo, e viene accompagnata
da quel medesimo Amore che già portò Voi sulla terra nel Mistero dell'Incarnazione e vi
rivestì della nostra umanità nel seno di Maria; da quell'Amore che vi condusse nel de-
serto a digiunare, pregare e combattere contro il demonio; che vi condusse a immolarvi
sulla croce per noi; da quell'amore che nell'ultima Cena vi trasse dal Cuore il dolcissimo
Mistero dell'Eucaristia. Ed ecco, o Gesù, come un medesimo Amore, un medesimo
Spirito porta Voi a me, e me a Voi... Deh! sia pur anche l'indissolubile vincolo che mi
leghi a Voi nel tempo e nell'eternità.
Ma prima d'appressarmi al celeste Convito ho da piangere un gran disordine della
passata mia vita; disordine che mi ha impedito d'imitarvi, o Gesù, in cosa
importantissima. Infatti, voi, Signor mio, nella nostra umanità operaste e patiste in
Spirito Santo, cioè nell'impulso del divino Amore, onde santissime e perfettissime
furono tutte le opere vostre; ma io non così, o dolce Gesù. Oh! quante mai cose ho fatto,
detto e pensato lungi e fuori del vostro Spirito, e fin anche in opposizione a quello
Spirito santissimo! e invece di lasciarmi da esso guidare, andai dietro allo spirito
mondano, alla superbia, all'amor proprio: insomma a quel cattivo spirito, che cerca le
proprie soddisfazioni, anzichè la gloria di Dio e il bene dell'anima. Questo disordine,
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cagione d'innumerevoli colpe, lo detesto, o Signore, e vi supplico a rimediarvi
coll'arricchirmi sempre più dei Doni del vostro Spirito e coll'accendermi di quel fuoco di
carità che distrugge la moltitudine dei peccati; ed io col vostro aiuto che invoco, vi
prometto di voler vivere e regolarmi in tutto secondo il vostro Santo Spirito.
Venite, o Gesù, col vostro Eterno Amore, ad accogliere e render ferma questa promessa.
Ispiratela anche a tutte le anime cristiane. Ricordatevi quanto mai vi è costato renderci
degni di ricever Voi e il vostro Santo Spirito; quanto mai avete patito per distruggere nei
cuori il regno di Satana e per aprire le vie del cuor nostro al divin Paraclito. Deh! o buon
Gesù: Tantus labor non sit cassus! tanto vostro travaglio non sia vano per me, nè pei
miei fratelli i peccatori; non sia vano neanche pei poveri infedeli. Deh! quel turbine
benedetto che scosse il Cenacolo, quel fuoco che consumò negli Apostoli quanto era in
essi di terreno e di imperfetto, vi accompagni, o Gesù, nell'Eucaristia, e risusciti le anime
morte alla grazia, infiammi le tiepide, e tutti coloro che ricevono l'eucaristico Pane,
ricevano pure l'altro frutto del Cenacolo, che è il vostro adorabile Spirito.
O Gesù, che avendo amato i vostri che erano nel mondo, giunto al fine della vita, quasi
non potendo più contenere gli ardori d'una infinita carità, apriste il Cuore, che emise nel
Cenacolo il prodigio dell'Eucaristia, col quale vi metteste vivo e vero nelle nostre mani,
nella nostra bocca, nel nostro petto, fino a volervi consumare come Pane nelle nostre vi-
scere, la mente umana non vale ad apprezzare come si conviene questo eccesso d'amore,
nè il cuore a ringraziarvene, nè la volontà a corrispondervi. Ma Voi, o buon Gesù, non
potrete cogliere in noi i frutti dell'Eucaristia, se non aggiungete a sì gran dono un altro
dono, egualmente prezioso ed eccellente: il Dono dell'Altissimo, cioè il vostro Santo
Spirito. Ah! ricordatevi che già prometteste ai Discepoli di chiederlo per essi al Padre;
chiedetelo ora anche per me; e in questa Comunione venite a me unitamente allo Spirito
Santo, per rinnovare e fecondare l'arida terra di quest'anima, onde ne possiate cogliere
frutti a Voi graditi. Venite, o Gesù; venite, o Spirito Santo; venite!
Dopo la Comunione trattengasi l'anima in divoti colloqui ed in atti di adorazione,
d'amore e di fiducia, domandando al suo Gesù tutte le grazie che desidera, e pro-
mettendogli generosa corriispondenza e fedeltà.
Breve Ringraziamento
Quanto è soave, mio Dio, il tuo Spirito, poichè per infondere nei figli d'adozione la tua
dolcezza volesti saziarli del soavissimo Pane celeste, e così riempirli d'ogni bene di
Paradiso! Quanto è dolce lo star presso al Tabernacolo, santo, dal quale a noi viene il
Pane di eterna vita! Anche il passero si trovò una casa, e un nido la tortorella; ma la mia
casa, il mio nido, è qui presso al tuo Altare, o mio Re e Signor mio. Ed io eleggo essere
abbietto nella casa del mio Dio, anzichè abitare tra i peccatori, e preferisco, o Gesù mio,
una Comunione di più a tutte le comodità, onori e piaceri del mondo. Grazie, o Signore,
grazie di avermi preparato una Mensa dove s'apre il fonte d'ogni bene; un banchetto
nuziale in cui si compie e si perfeziona l'unione del Creatore colla creatura, mediante
quel vincolo d'eterno amore che è il Paraclito divino. Chi mai arriverà a ben intendere
questi misteri d'incomprensibile carità? L'Amore, e solo l'Amore è quel gran Maestro
che insegna ogni verità, onde solamente chi ben ama intenderà i Misteri dell'Amore.
Oh, se anche il cuor mio fosse di quelli che amano bene, come potrebb'essere già
addentro nel conoscimento di questo Mistero di paradiso, e come ad ogni Comunione
risplenderebbe sempre più nel mio intelletto la luce che viene da Dio! Ma ora che siete
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in me, o Gesù, togliete dal cuor mio ogni affetto non santo, e infondete in me il vostro
Spirito e fate che l'amor che in me arde sia conforme al vostro, che dell'uno e dell'altro si
formi un solo e medesimo amore, onde Voi possiate avere in me una sposa di conformi
affetti.
Ma nei felici momenti dell'amplesso eucaristico io dovrei sciogliere il canto della lode, e
invece sono un'anima muta come gli Apostoli nell'ultima Cena, quando Voi, o buon
Gesù, alzati gli occhi al Genitore, faceste manifesto il più gran portento di infinita carità,
dandovi a noi come cibo. Allora quel santissimo e nuovo rito non fu accompagnato se
non da divoto e tacito sospirare, perchè gli attoniti Discepoli ammiravano senza
intenderlo il gran mistero dell'Eucaristia, non essendo ancor venuta dal Cielo la luce del
Paraclito a rischiarare la mente dei credenti. Ma in breve (e fu nella Pentecoste)
risuonarono nel medesimo Cenacolo cantici di lode; ed infiammate espressioni d'amore
e di aperta confessione della vostra Divinità uscivano da cuori accesi e ripieni del vostro
Spirito. Così chi ha la sorte di comunicarsi ora che il Paraclito è venuto, deve
accompagnare la Comunione con affetti di santa esultanza, seguìti poi dalla franca
professione d'una Religione tutta verità, tutta amore.
O Spirito Santo, che cambiate i cuori freddi e timorosi in cuori caldi d'amore e pieni di
coraggio, ora che in Voi e con Voi ho ricevuto questo Sacramento che porta il paradiso
nelle anime, deh! fate in me ciò che faceste nella Pentecoste: illuminate, infiammate,
fortificate e santificate quest'anima e disponetela a rendere al suo Dio amore per amore.
Sì, amor per amore; ma amore di fatti; cidè amore per opere sante, amor di costante
abnegazione, d'umiltà sincera e di fervente divozione; amor di generoso sacrifizio: un
amore insomma come quello di cui infiammaste i nuovi credenti nel Cenacolo. Questo
amore operoso e costante che imploro, o Gesù, dal vostro divino Spirito, sarà l'offerta
del mio ringraziamento per il Dono che mi avete fatto di Voi medesimo in questa
Comunione.
Ma col consumarsi delle specie sante, l'adorata Umanità vostra, o Gesù, si parte da me e
la Comunione sacramentale finisce... Ah! Gesù mio, lasciatemi il vostro Spirito Santo
che resti in me da una Comunione all'altra per tenere sempre a Voi unita quest'anima,
rendendo così permanente la mia Comunione spirituale con Voi, o Gesù, che appunto
per unirvi al Cuore le anime redente mandaste il vostro Spirito che è vincolo di perfetta
carità.
Fate dunque meco, o Signore, come dopo la Risurrezione faceste cogli Apostoli, voglio
dire, emettete dal Cuor vostro l'alito della divina carità, e dite anche a me: - Ricevi lo
Spirito Santo. - Sì, che lo ricevo, o Gesù, sì che lo voglio tener sempre nel cuore; deh!
aiutatemi ad ascoltarne gl'insegnamenti, a seguirne gl'impulsi, e a vivere in modo che
Egli sia lo Spirito del mio spirito e il Cuore del cuor mio fino all'estremo anelito.
DIVINO ESERCIZIO
Da praticarsi nei Lunedì dell'anno, essendo il Lunedì particolarmente consacrato allo
Spirito Santo.
I. Portati, o Cristiano, col pensiero al principio dei tempi, e ricorda quell'alito divino che
partendo dal seno di Dio, passò nell'uomo, nuova creatura, e gl'infuse non solo un'anima
immortale, ragionevole e ricca di doni soprannaturali, ma anche lo Spirito del medesimo
Creatore, che stabilì nell'uomo la sua dimora. E' vero che il peccato d'origine e i peccati
attuali ci han privato di tanta grazia, ma ce la rende il Sangue del Redentore applicatoci
nei Sacramenti. Questa inabitazione dello Spirito Santo in noi è una delle più ammirabili
e consolanti verità che offra la nostra santa Fede alla meditazione del Cristiano. E tu,
anima cara, come spesso te la richiami alla mente? Come ti consola il pensare che sei
tabernacolo eletto del Dio vivente? Pensa che il dimenticare e apprezzar poco i più
segnalati benefizi di Dio è una vera ingratitudine, da cui poi deriva raffreddamento nel
divino servizio, infedeltà e mille altri mali. Ce lo dice anche il medesimo Spirito Santo:
La terra è piena di desolazione perchè non v'è più chi pensi di cuore; cioè, chi mediti le
meraviglie della divina Bontà, fra le quali una delle più stupende è l'aver Dio
comunicato il suo Spirito all'anima nostra.
Sono anch'io, o Signore, di quegl'ingrati che poco apprezzano sì gran dono e facilmente
lo pongono in oblìo. Vi domando perdono di tanta sconoscenza; e sapendo come
l'infinita Bontà vostra compatisce la nostra stoltezza e rende bene per male, vi supplico
ad arricchirmi di nuova e più larga effusione del vostro divino Spirito, ond'io vieppiù ap-
prezzando tanta grazia, fedelmente vi corrisponda. Pater, Ave e Gloria.
II. Considera ora, o pio Cristiano, gli effetti consolantissimi di quel mistero d'amore che
è 1'inabitazione dello Spirito di Dio nell'anima fedele. Eccone i principali: chiarezza
d'intelletto, pace di cuore, rettitudine e fermezza di volontà; le azioni poi di un'anima
congiunta alo Spirito Santo portano un'impronta divina che le rende accettabili
all'Altissimo, il quale le ricambia di premio eterno. Potrebbe mai il tuo Dio, o anima
cristiana, esserti largo di maggior grazia? Ma tu come vi corrispondi? Come ti porti con
quell'Amico divino che è lo Spirito di Dio in te? Ne assecondi i desideri; o non piuttosto
lo contristi quasi ogni giorno? E si contrista il divino Ospite dell'anima sempre che la
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nostra volontà, lasciandosi muovere da uno spirito a Lui contrario, si determina al male;
e si contrista ancora ricusando di seguire le sue sante ispirazioni. Affinchè non t'incolga
tal disgrazia attendi bene, o Cristiano, a frenare i primi moti delle passioni, e a non
lasciarti vincere dalla pigrizia, a non lasciarti piegare dalle esigenze dello spirito
mondano, riflettendo che l'unica cosa interessante è il secondare lo Spirito di Dio, e
ritenerlo in sè qual dolce Amico ed Ospite dell'anima.
Dopo avervi tante volte e in tanti modi contristato, o dolce Spirito del mio Dio, conosco
d'aver demeritato la vostra benevolenza, i vostri doni, ma d'altra parte so che siete
Amore, e Amore infinito, Amore che mai non nega il perdono a chi lo chiede e che
sempre abbraccia chi a Lui ritorna. Dolente dunque di avervi tanto contristato, a Voi
ritorno, ed insieme col perdono vi domando la fortezza necessaria per resistere ad ogni
tentazione del cattivo spirito, ad ogni male tendenza della mia corrotta natura e ad ogni
allettamento dello spirito mondano. Venite, venite in me, o Spirito Santo, perchè senza
di Voi non posso fare nulla di benie. Pater, Ave e Gloria.
III. Com'erano felici i nostri progenitori finchè, mantenutisi innocenti, ebbero in sè lo
Spirito di Dio! Ma quando lo Spirito infernale li ebbe indotti a disobbedire, e il Divino
Spirito si fu partito da loro, oh! che desolazione in quelle anime!... Timore, rimorsi,
tenebre, agitazione, vergogna e perfino la disperazione, se la divina Misericordia non
avesse posto la mano su tanti mali colla promessa d'un Redentore. Il motivo dunque,
l'unico motivo per il quale lo Spirito di Dio abbandona l'uomo è il peccato. - Ma
quell'Eterno Amore, che è lo Spirito Santo, abbandona poi del tutto l'uomo allorchè il
peccato lo rende ribelle all'Altissimo? Ah! che anche nei giorni delle nostre infedeltà
non mancano i suoi benefizi; chè or ci sveglia col timor santo e con salutari rimorsi per
eccitarci a pentimento; or ci chiama con buone ispirazioni per ricondurci sulla via della
virtù... Ah, sì, bisogna confessarlo: l'anima nostra, anche quand'è ingrata e ribelle, non
ha, nè può avere miglior amico che lo Spirito di Dio. - Ma se il Cristiano prosegue a
resistere a tanta grazia e a contristare il divino Spirito?... disgraziato! perderà per sempre
quell'ottimo Amico, perchè Egli, che è sommo Bene, non può stare insieme col sommo
male che è l'ostinazione nel peccato. - Che fai dunque, o povera anima mia, allorchè apri
le porte al peccato, e nel peccato t'indori?
Tu allora altro non fai che la tua rovina, perchè cacci da te lo Spirito di Dio.
Me lo dice anche il cuore colle sue agitazioni e coi suoi rimorsi, o Signore, che col
peccato io perdo il vostro Spirito, che È Spirito di luce e di amore, Spirito di conso-
lazione e di pace. Mai più peccati, o mio Dio, mai più. Io voglio che abiti in me il vostro
Spirito, però rinunzio nuovamente, come feci nel santo Battesimo, al mondo, al demonio
e alle mie sfrenate passioni; e Voi, Santo Spirito, fonte d'ogni bene, restate meco per
sempre. Pater, Ave e Gloria. Veni Creator.
Preghiera a S. Teresa
O Serafina del Carmelo, anima grande e accesa del più generoso amore; Voi felice! nella
quale lo Spirito Santo trovando pronta e fedele corrispondenza ai suoi lumi e alle sue
grazie, potè operare quelle meraviglie di carità, di perfezione e di sapienza che saranno
ammirate per tutti i secoli. Ed invero, fu il Divino Spirito che nella bella età dell'infanzia
vi accese del magnanimo desiderio di portare la vera fede anche a costa della vita, nelle
barbare terre dei Maomettani. E fatta adulta, non fu, o cara santa Teresa, dopo un
divotissimo Veni Creator che vi apparve il Signore per chiamarvi alla più alta
perfezione, e che un Serafino vi trapassò il cuore collo strale dell'amor celeste? Oh,
come ora benedite in Cielo, quel Veni, cioè quella fervente divozione allo Spirito Santo
unita a fedele corrispondenza alle sue ispirazioni! Ammirabile santa Teresa, impetrate
anche a noi, e specialmente alle anime a Dio consacrate, una fervida e costante
divozione al divin Paracleto, unitamente alla grazia di raccoglierne i più consolanti frutti
nel tempo e nell'eternità.
Preghiera di Fenelon
Ah! Signore, dove è dunque quello Spirito che dev'essere la mia vita? Esso sarà l'anima
dell'anima mia. Ma dove è mai? Io non lo sento, non lo trovo. Io non provo nei miei
sensi che fragilità, nel mio spirito null'altro che dissipazione e menzogna, nella mia
volontà solo l'incostanza e la divisione tra il vostro amore e mille inutili e sciocche
vanità. Dove è dunque il vostro Spirito? Perchè non viene esso a creare in me un cuor
nuovo secondo il vostro? O mio Dio! io comprendo che in questa pover'anima il vostro
Spirito si degnerà di abitare, purchè ella si apra a lui senza riserbo Venite dunque, o
Spirito divino! Voi non potete trovar nulla di più povero, di più misero, di più nudo, di
più abbandonato, di più debole che il mio cuore. Venite e portatevi la pace; non quella
pace di abbondanza che scorre siccome un fiume, ma quella pace arida, quella pace di
pazienza e di sacrifizio; quella pace amara, ma assai più vera e molto più pura, più
intima, più profonda, più imperitura, in quanto che non è fondata che sulla rinunzia
totale di sè medesimo.
Preghiera di S. Agostino
O divino Amore, o Spirito Paraclito, credo che colui nel quale tu abiterai è reso da te
domicilio del Padre e del Figlio. Beato chi merita averti Ospite! poichè metteranno in
esso la loro dimora il Padre e il Figliuolo. Vieni, deh! vieni, benignissimo Consolatore
dell'anima afflitta; protettore nei bisogni, aiuto nella tribolazione. Vieni, tu che mondi
dalle scelleraggini, tu che curi le piaghe. Vieni, fortezza dei fragili, sollevatore dei
cadenti. Vieni, maestro degli umili, debellator dei superbi. Vieni, padre pietoso degli
orfani, mite giudice delle vedove. Vieni, tu che sei speranza dei poveri, e ristoratore di
coloro che vengon meno. Vieni, stella dei naviganti, porto dei naufraghi. Vieni, o
singolar decoro di tutti quelli che vivono, unica salute di colora che muoiono. Vieni, o
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santissimo Spirito, abbi misericordia di me, inchinati alle mie preghiere. Per Gesù Cristo
mio Salvatore, il quale in unità col Padre e con Te, vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
La solennità di Pentecoste
La festa di Pentecoste risale ai tempi apostolici, - e fu sempre dalla Chiesa celebrata
colla maggior pompa possibile nei fervidi secoli del medio evo: secoli incomprensibili
pel nostro tempo di glaciale freddezza. Nel giorno di Pentecoste si rappresentava nelle
Chiese in qualche modo anche materialmente la venuta dello Spirito Santo: ed
all'intonarsi della Sequenza: Veni, Sancte Spiritus, un fragor di trombe echeggiava sotto
le volte di quelle spaziose basiliche per imitare il veemente suono di cui parla san Luca.
Intanto piovevano dalla volta maggiore fiammelle miste a fiori d'ogni specie, tra i quali
però primeggiavano le rose, simbolo di santa letizia; e infine molte colombe in
quell'istante disciolte, svolazzavano per la Chiesa: immagini tutte di quello Spirito che è
ardore, forza, soavità, purezza... e così quelle anime di fede ardente s'identificavano
deliziosamente (retrocendo di qualche secolo) con quei Discepoli, con quegli Apostoli,
con quelle sante Donne e con Maria Madre di Gesù nel Cenacolo di Gerusalemme. Può
egli immaginarsi di quali prodigi di divozione e di sacrifizio fosser capaci anime così
commosse, così vivificate? In quell'istante di santo esaltamento il cristiano del decimo
terzo secolo non trovava cosa impossibile all'amor suo. (E la storia ne offre sorprendenti
prove).
Effetti operati dalla venuta dello Spirito Santo negli Apostoli (il medesimo).
Questi consistono in un doppio miracolo: miracolo interiore e miracolo esteriore. -
Interiore: tutte le facoltà degli Apostoli furono arricchite dei doni di Dio. Il loro intelletto
rischiarato da luce divina penetrò senza fatica il senso delle profezie e dei libri santi,
come pure tutti i misteri della Fede e le verità rivelate; la magnifica economia del
Cristianesimo, il suo scopo, i suoi mezzi, il suo fine, la dolcezza sorprendente del loro
Maestro, l'eccesso del suo amore per gli uomini; la profondità dei consigli di Dio, e il
suo potere illimitato nelle diverse elargizioni della sua grazia: tutti questi abissi
impenetrabili alle più perfette creature si rischiararono mirabilmente per gli Apostoli.
Quanto al loro cuore l'amor divino lo penetrò talmente che ne bandi tutto ciò che poteva
esservi rimasto di impuro, e lo riempì delle più abbondanti grazie e delle più sublimi
virtù. Per dire tutto in una parola: lo Spirito Santo cangiò gli Apostoli in uomini nuovi.
La prova autentica di questo interno cangiamento è il miracolo esteriore della loro
codotta. Udite voi quei dodici Galilei, quei pescatori incolti e illetterati, che parlano e
scrivono con un'eloquenza, dignità e profondità ammirabile?... E' chiaro ch'essi non
parlavano nè scrivevano per propria virtù.
Egualmente maravigliosa è la prova del loro coraggio e del loro zelo per la gloria di Dio.
- Ecco alcuni pescatori, il più audace dei quali pochi giorni prima sbigottito alla voce di
una fantesca, aveva rinnegato il buon Maestro. Ma dopo ricevuto lo Spirito Santo, eccoli
quei poveri pescatori affrontare intrepidi i magistrati, i filosofi, i regnanti... Eccoli
trionfar d'ogni ostacolo come il fuoco trionfa della paglia in cui s'incontra. Città e
nazioni si levano contro di essi; belve, ferro, fuoco, tormenti d'ogni maniera li minac-
ciano, ma invano... Sono disarmati, e fanno fronte a tutto il mondo armato contro di
loro!...
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E per rendere a tutti i secoli testimonianza di questo doppio miracolo operato _dallo
Spirito Santo negli Apostoli, ecco il Giudaismo e il Paganesimo che cadono, men-
tre il Cristianesimo s'innalza sulle loro rovine. La Pentecoste dunque è quella che segna
l'epoca di questa rivoluzione morale: la più sorprendente di cui la storia conservi le
ricordanze. E questo avvenimento sussiste tuttavia sempre vivo, sempre parlante;
consolazione di chi ha fede, disperazione degli increduli... predicando a tutti l'amore
d'una religione che ha cambiato la faccia della terra.
E per nostro maggior conforto le maraviglie che lo Spirito Santo operò nel giorno
memorabile della sua venuta, Ei le opera tuttora nelle anime ben disposte, e sebbene
sieno cessati i doni esteriori, perchè non sono più necessari, i doni interiori ogni fedele li
può ottenere nella misura a lui conveniente, purchè si disponga a riceverli. Concludiamo
dunque con S. Giovanni Crisostomo che: Mai nel giro dei secoli non spuntò giorno più
fautsto di quello della venuta dello Spirito Santo, nè più ricco di beni compartiti dal
Cielo all'uman genere. (T. 5, ser. 36, de s. Pent.).
Il Cenacolo permanente
La voce del S. P. Leone XIII più volte, e specialmente nel Maggio dell'anno 1897, invitò
i fedeli a innalzare fervorose preci allo Spirito Santo; e ciò principalmente per impetrare
il ritorno dei fratelli separati alla Madre Chiesa, e per ottenere che il Divino Spirito
compia il sospirato rinnovamento della faccia della terra.
Noi che siamo figli della Chiesa e del Papa, e che abbiamo per un sacro dovere
d'obbedire a quella voce veneranda, pregammo e pregheremo di cuore secondo i de-
siderii del Santo Padre. E non solo durante la Novena di Pentecoste e il seguente
Ottavario, ma sempre dureremo in quell'unanime preghiera allo Spirito Santo, che il
Papa ha tanto raccomandato. Anche un'altra voce, ed è la voce, della pietà filiale, c'invita
a perseverare da buoni figliuoli nella preghiera per porger in certo modo la mano al
Sommo Pontefice nelle santissime e importantissime opere del suo zelo.
Un'altra voce che c'invita a perseverare nella preghiera è la carità di tanti traviati fratelli
in pericolo di perdersi, e che in grazia della- pregh?era possono salvarsi.
Una voce poi santissima e divina ci ripete: Pregate, pregate: bisogna sempre pregare e
non mai stancarsene. Chi non la conosce? E' la voce di Gesù nostro Salvatore e Maestro.
- E se una voce si autorevole ci raccomanda la costanza nella preghiera anche per ottener
qualsiasi grazia, quanto più non dovrà esser costante la prece di chi vuol impetrare le più
importanti delle grazie, cioè quelle che più stanno a cuore al santo Padre? E quanto non
dovrà poi crescere la costanza se vogliamo ottenere anche la grazia delle grazie, il Fonte
stesso della grazia, cioè quel Dio che la Chiesa sempre invoca colla parola: Vieni ? e che
sempre supplica affinchè rinnovi la faccia di questa misera terra ?
La voce dunque del Sommo Pontefice, la voce della carità fraterna, e la voce stessa di
Gesù Cristo, c'invita, dirò così, a entrare in un Cenacolo permanente, nel quale la prece
sia fervorosa e incessante come quella degli Apostoli, che perseverarono unanimi nel
l'orazione con Maria Madre di Gesù. Il bisogno di pregare (chi non lo vede?) è
pressantissimo.
Ma per render facile ai fedeli questa unanime e incessante preghiera proponiamo la
seguente:
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Unione di preghiere pei divoti dello Spirito
Santo Scopo di questa unione è di continuare senza interruzione a pregare secondo la
mente del Papa, per la riunione alla Chiesa dei fratelli separati, e perchè il Divino Spirito
tanto effonda nelle anime della sua grazia e dei suoi doni, che ne resti felicemente rin-
novata la faccia della terra.
L'unica pratica quotidiana raccomandata a chi farà parte di questa santa unione chiamata
«Cenacolo Permanente», consiste nell'innalzare al Cielo almeno una volta al giorno
l'offerta di quelle fervide preci che furon fatte nel Cenacolo da Maria e dagli Apostoli
allo Spirito Santo.
I congregati del Cenacolo permanente» si uniranno sette per sette, e ciascuno sceglierà
un giorno della settimana nel quale praticherà quanto segue:
1. Ascoltare la santa Messa e comunicarsi (potendo) in onore dello Spirito Santo,
pregando secondo la mente del Santo Padre. Chi fosse impedito di andare in Chiesa può
supplire facendo in ispirito una visita al SS. Sacramento, ovvero recitando sette Pater,
Ave e Gloria allo Spirito Santo.
2. Nel giorno che ciascuno si è scelto vien consigliata la lettura d'uno dei giorni della
Novena. Finalmente si comanda di ripetere spesso divote giaculatorie allo Spirito Santo,
e principalmente quella raccomandata a tutti i fedeli da S. S. Leone XIII, cioè Emitte
Spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terree. Così non cessando mai le pre-
ghiere allo Spirito Santo, non cesserà la sua preziosa protezione sopra di noi, e potremo
con fondamento sperare di vederci presto pienamente esauditi.
In forza poi della santa unione delle sette persone, sebbene ciascuna non abbia da fare
speciali preghiere che un sol giorno della settimana, nondimeno facendo parte d'un tutto
che tutti i giorni prega, qual'è il «Cenacolo Permanente n, ciascuna persona acquista
meriti come se tutti i giorni adempisse quelle pie pratiche che adempie solo una volta per
settimana.
Concludiamo poi con s. Giovanni Crisostomo che Dio tanto apprezza l'unione dei fedeli
nella preghiera, che in certo modo l'ha in riverenza, onde non è a dubitare che non la
esaudisca. Reveretur Deus multitudinem orantem et consentientem in orando.
Effetti dei Doni dello Spirito Santo nell'anima, raffiguràti da sette proprietà del Fuoco.
Lo Spirito Santo col dono del Timore purga le anime dai vizi, come il fuoco purga il
ferro dalla ruggine.
Col dono della pietà ammollisce le anime, come il fuoco fonde il ghiaccio e perfino i
metalli, e liquefà la cera.
Abbellisce le anime colla Sciénza come il fuoco abbellisce e fa più lucidi i metalli.
Le corrobora colla Fortezza, come il fuoco assoda la creta dei mattoni nelle fornaci.
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Le solleva a Dio col dono del Consiglio, come il fuoco solleva dalla terra e dalle acque i
vapori.
Ne illumina l'intelletto, come la benefica fiamma della lucerna illumina la casa.
Addolcisce e riscalda le anime colla Sapienza, come il fuoco addolcisce e riscalda i cibi.
Dottrina dei Padri e Dottori della Chiesa relativa allo Spirito Santo
Che cosa è lo Spirito Santo, e come si effonde nelle ragionevoli creature, e nella Chiesa.
Che cos'è lo Spirito Santo? E' l'Amore che ha il Padre per il Figlio e il Figlio per il
Padre. Infatti il Padre da tutta l'eternità contempla se stesso e così genera il Figlio; Padre
e Figlio da tutta l'eternità scambievolmente si amano e così producono lo Spirito Santo,
che è il loro sostanziale Amore. Or questo eterno, infinito Amore, che procede dal Padre
e dal Figlio, si effonde con incomprensibile affetto nelle creature, e quest'amorosa
effusione è bellamente espressa dal Dottore e Martire san Cipriano colle seguenti parole:
«Questo Divino Spirito, anima di tutto ciò che esiste, riempie totalmente gli esseri della
sua abbondanza... Non è esso già sostanzialmente l'anima in ciascuna creatura; ma come
distribuore magnifico della sua pienezza, Egli comunica a ciascuna creatura e le fa
proprie le sue diverse influenze. Simile al sole che per se stesso spontaneamente rifulge
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e dà colori e vita a tutta la natura senza diminuzione o esaurimento..., simile alla pioggia
che bagna e feconda, e simile al fonte che irriga, così il Divino Spirito infonde se mede-
simo nelle anime. (Serm. de Pent.)
Similmente la pensano altri Santi che affermano essere il Divino Spirito alla nostra
anima ciò che l'anima stessa è al nostro corpo: cioè principio e sostegno di vita, e virtù
operativa in ogni sorta di bene.
E non solo ai fedeli in particolare, ma anche a tutta la Chiesa sono abbondantemente
concedute le preziose effusioni del divin Paracleto: «Dio ha dato al corpo umano (così
scrive San Gregorio) due parti principali che sono il capo e il cuore, affinchè servano di
organi alle principali facoltà dell'anima, che sono l'intelletto e la volontà. Parimente ha
dato al corpo mistico della Chiesa il Cristo che ne è il capo, e lo Spírito Santo che n'è il
Cuore; per mezzo di quello noi apprendiamo la verità, per mezzo di questo l'amiamo e la
pratichiamo.
Onde sant'Agostino ha detto che lo Spirito Santo fa nella Chiesa ciò che l'anima nostra
fa in ciascun membro del corpo, cioè le dà vita, forza e direzione ».
A queste consolanti verità una, vieppiù consolante per noi miseri peccatori, ne aggiunge
la Chiesa, chiamando lo Spirito Santo (x) remissione di tutti i peccati. Ed infatti il Signor
nostro Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione, quando conferì agli Apostoli la potestà di
rimettere i peccati, diede loro anche lo Spirito Santo soffiando sopra di essi e dicendo:
Ricevete lo Spirito Santo e saranno rimessi i peccati a quelli cui voi li rimetterete e ciò
ne conferma che anche la remissione dei peccati e la santificazione delle anime è opera
dello Spirito Santo. Ringraziamo dunque l'amatissimo Salvatore Gesù che colla sua
passione e morte ci ha meritato tanto bene. Ecco le belle parole colle quali Ruperto
Abbate esprime questa verità «La pietra, che percossa emette fuoco, rappresenta Cristo
che per il mistero della Croce effonde in noi lo Spirito Santo». Anche il Padre ce lo dà
con immenso amore; anzi come osserva Guerrico Abbate (Serm. 1 de Pent.) «era poco
all'amor dell'Eterno Padre aver dato il Figlio per redimere il servo, se non dava anche lo
Spirito Santo in grazia del quale adottare il servo in figlio. Diede dunque il Figlio in
prezzo di redenzione e il suo Spirito in privilegio di adozione.
Grazie dunque al Padre, e grazie al Figlio i quali, come dice san Cipriano, a guisa di due
lab« bri amorosi, danno al mondo lo «Spirito Santo qual bacio d'infotata carità »
(Sinisch. Nov. 8° giorno).
ESEMPI
Fuori della divina scrittura si trovano poche apparizioni dello Spirito Santo, nondimeno
a compimento dell'operetta ci piace accennare non solo qualche apparizione, ma anche
qualche fatto nel quale si palesa l'opera del divin Paraclito.
Protestiamo per altro che a quello che siamo per riferire (sebbene preso sempre da autori
approvati dalla Chiesa) non domandiamo che si presti altra fede se non istorica ed
umana.
Apparizione dello Spirito Santo a un peccatore penitente.
Il Padre F. Schouppe della Compagnia di Gesù riferisce, a titolo di edificazione, un fatto
ch'ei ricava da un pio autore (Istr. rel. vol. I. lezione XI).
Quando l'antico spirito di fede regnava ancora nella città di Parigi, erano ivi due fratelli,
di sentimenti e di condotta ben diversi. L'uno batteva la via del vizio; l'altro più giovane
era un modello di pietà. Gemendo questi sui disordini del fratello che era sordo a tutte le
ammonizioni, non cessava d'innalzare a Dio preghiere ed offrir lacrime per la sua con-
versione. Le caritatevoli preci furono esaudite in un modo meraviglioso. Una grave
malattia venne presto a visitare il peccatore e lo condusse quasi a morte; ma questo
avviso non bastò: sembrava anzi indurirsi vie peggio; quando, vide in sogno un vecchio
venerando che, guardandolo con occhio severo, gl'indirizzò queste parole. Io sono il
Padre Eterno che ti creò io ho dato l'unico Figlio mio per salvarti, ma poichè tu ti ostini a
volerti perdere, sappi che tu sarai un figlio di perdizione!
Questa visione lo gettò in una specie di disperazione e giudicò che vicina fosse la sua
morte e irrevocabile la sua condanna.
Tuttavia il pio suo fratello continuava a pregare, e la notte seguente l'infermo ebbe una
nuova visione. Questa volta gli apparve il Figlio-Dio nella sua umanità: era carico della
Croce, e mostrandogli le sue Piaghe sanguinose: Ecco, gli disse, il Sangue che ho sparso
per la remissione dei tuoi peccati e tu, ben lungi dall'approfittarne per la tua salute, lo fai
servire a suggellare la tua riprovazione. A tali parole Cristo disparve e lasciò il malato
afflitto e ondeggiante tra la speranza e la disperazione. Il suo virtuoso fratello gli fece
coraggio, e l'esortò a invocare lo Spirito Santo.
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Il peccatore obbedì con umiltà; e appena ebbe implorato lo Spirito consolatore, si
dissiparono le sue tenebre, ritornò la speranza, un sincero dolore penetrò il suo cuore;
confessò i suoi peccati con amare lacrime, e molto divotamente ricevè il Viatico e
l'estrema Unzione. Allora ecco una terza visione: un personaggio d'una maestà divina gli
apparve: era vestito di bianco, e teneva nella sua mano una bianca colomba. Avendo mi-
rato l'infermo con occhi pieni di ineffabile amore gli disse queste parole: Io sono lo
Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio; ti annunzio che i tuoi peccati ti sono
rimessi, e che da ora innanzi il cielo ti è aperto. - Sparve la visione, e l'ammalato nel
colmo della gioia, si effuse in lodi e ringraziamenti; e dopo tre giorni spirò nel bacio del
Signore.
Dono di luce
Il Ven. Padre Luigi Daponte della Compagnia di Gesù, prima di scrivere le sue ultime
meditazioni, volle implorare la grazia della Spirito Santo, e dopo alcuni giorni di ferventi
preghiere sentissi a un tratto rischiarato da tanta luce e acceso da tanto amore, che
andava esclamando come fuori di sè: Ah, Signore! bastano i lumi, bastano le fiamme;
bastano, bastano, (Schouppe, ivi).
Il celebre teologo Francesco Suarez faceva da giovane sì poco progresso negli studi che
pensò di abbandonarli; ma un prudente maestro lo consigliò d'implorare i lumi dello
Spirito Santo per la intercessione della santa Vergine Maria; il giovanetto obbedì: ed
ecco avverarsi nella sua mente il più ammirabile cangiamento; il suo intelletto divenne sì
illuminato e penetrante che scioglieva in un istante le questioni più difficili; la sua
memoria divenne sì potente che tutto conservava quanto poteva leggere o udire; e
negl'importanti e numerosi suoi scritti si ammira insieme tal profondità e chiarezza che
forma la maraviglia dei sapienti (Scouppe, ivi).
San Gregorio il Grande, uno dei primi quattro Dottori della Chiesa latina, era
divotissimo dello Spirito Santo, e continuamente ne implorava i lumi, e quando ei
dettava, lo Spirito Santo l'assisteva anche visibilmente, onde Pietro
Diacono potè attestare che più di una volta vide il Divino Spirito aleggiare intorno al
capo del santo Pontefice sotto la forma d'una candidissima colomba. Ed ecco perchè san
Gregorio Magno si suol rappresentare colla penna in mano e colla testa alzata in atto di
ascoltare ciò che una colomba gli dice all'orecchio (ivi).
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Lo scisma Greco - Russo
Fra le sette separate dalla Chiesa Cattolica, e che pur pretendono di chiamarsi cristiane,
ve ne ha una la quale di più ambisce il titolo di ortodossa (cioè avente la vera fede); e su
questa pesa una speciale maledizione di Dio. Nessuna setta ha perseguitato sì osti-
natamente e sì a lungo e sì crudelmente i veri credenti, come la setta russo-scismatica.
Pochissimi da questa si convertono all'unica vera Chiesa cattolica, giacchè le catene,
onde sono avvinti quei miseri, sono sì dure e tenaci, che umana forza non saprebbe spez-
zarle. Ma questo è poco, giacchè popolazioni intere, nate e cresciute da secoli nella vera
Chiesa, sono state private perfino dei sacri pastori e tratte nell'eresia e nello scisma pur
con sanguinose violenze. La costanza poi dei fedeli è terribilmente provata con confi-
sche, esilii e morte. Quanti Vescovi e Sacerdoti, rei di non altro che di volersi serbare
uniti all'unico gregge di Gesù Cristo, furon tratti nelle gelide lande della Siberia a
morirvi di stenti e chi freddo! E tali orrende persecuzioni non si compivano già
clamorosamente, alla luce del sole, ma per lo più in mezzo a un silenzio funesto, che
impedì fosse segnalata all'infamia la violenza dei persecutori. E pensare che fra le nazio-
ni incivilite la Russia è la più numerosa di popolazione, la più estesa di territorio, la più
formidabile in armi, e forse la più astuta nell'imporre i propri voleri... Or Perchè tanta
rovina di anime in mezzo a tanta potenza di materiali forze? Perchè una ribellione così
ostinata contro il santo regno di Dio? Perchè?... Perchè l'eresia degli scismatici russi va
direttamente a ferire lo Spirito Santo, negando la sua divina spirazione (o processione
come dicono i Teologi) dal Figlio di Dio. E perciò si gravano essi di quelle tremende
colpe, di cui disse Gesù Cristo, non esservi remissione in questo secolo, nè nel futuro,
per denotarne cioè la somma gravità, e la difficilissima conversione.
Perciò la Chiesa Cattolica ha per la conversione degli scismatici raccomandato speciali
preghiere e il santo Padre Leone XIII, anche a fine di preparare la conversione degli
scismatici russi, pose incessanti cure a richiamare alla cattolica unità altre chiese scisma-
tiche del greco rito. E già prima il Sommo Pontefice Pio IX con decreto dell'11 Giugno
1869 concedè indulgenza a chi recitasse una determinata preghiera per la conversione
dei greci scismatici.
Che bel trionfo sarebbe per la Chiesa Cattolica poter riunire al suo seno quelle chiese da
tanto tempo da lei separate, come rami recisi dal grand'albero della Fede! Qual gloria
poter conquistare colle pacifiche vittorie dello Spirito del Signore quell'immenso im-
pero, il più possente del mondo! Quanti milioni di anime sarebbe io guadagnate al Cuor
di Gesù ed avviate al Paradiso! Deh! non ci sgomentiamo; tutto può la grazia del Divino
Spirito. Può egli spirare su quel vastissimo campo di aride ossa, farle risorgere, rinno-
vando in esse il prodigio contemplato già da Ezechiele, quando intimò loro in nome del
Signore: Ossa aride, audite verbum Dei; e le vide quelle ossa sollevarsi, ricongiungersi,
rivestirsi di nervi, di carne e di pelle, e poi dai quattro venti del cielo vide lo Spirito del
Signore richiamare anima e vita in quella moltitudine sterminata. Vi è forse qualche cosa
impossibile allo Spirito del Signore? a quello Spirito che trasse dal nulla tutte le creature
e recò agli uomini tutti la grazia e la santificazione?
Speriamo, o Cristiani, e fervidamente preghiamo che nuove moltitudini si convertano
alla vera Fede, nuove nazioni riempiano e dilatino i tabernacoli della santa Chiesa e una
novella Pentecoste chiami a lei i traviati figli dello scisma e dell'eresia, e tutti di un
cuore e di una voce intuonino allo Spirito Santificatore l'inno della lode, dell'amore,
della gratitudine eterna.
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Ammonimento salutare
San Paolo, quel Vaso d'elezione, pieno dello Spirito Santo, che nei suoi scritti sì
mirabilmente lo esalta, esorta caldamente i fedeli a non contristare quel Dio Amore,
senza il quale non possiamo far nulla di bene, e col quale possiamo arrivare all'apice
della perfezione. Non vogliate contristare lo Spirito Santo, ci dice agli Efesini: e lo
Spirito Santo si contrista col preferire la soddisfazione delle proprie voglie alle divine
ispirazioni, col secondare lo spirito mondano anzichè lo spirito del Vangelo, e con ogni e
qualunque infedeltà e offesa di Dio.
Chi possiede un fedele amico dal quale riceve sempre del bene, si guarda certamente dal
contristarlo e dal contradirgli, e ciò per effetto di riconoscenza e per proprio interesse.
Queste due ragioni dovrebbero tener bene in guardia anche noi, per evitare tutto ciò che
può contristare l'ottimo degli amici che è lo Spirito Santo, al quale dobbiamo esser grati
d'innumerevoli benefizi, e senza il cui aiuto noi siamo perduti.
Alle riferite parole l'Apostolo ne aggiunge altre che indicano essere il cristiano cosa al
tutto dello Spirito Santo. Ecco quelle parole: in quo signati estis. E poichè il suggello
indica proprietà sulla cosa suggellata, però è chiaro che avendo noi ricevuti nel Bat-
tesimo e nella Cresima il suggello del Divino Spirito, siamo cosa sua, e quindi gli
dobbiamo perfetta sommissione in tutto e sempre.
Anima cristiana, non ti consola quel prezioso suggello che ti consacra al Divino Amore
siffattamente che tu diventi sua proprietà? Non ti consola appartenergli così
strettamente? - Deh! apprezza tanta sorte; e piuttosto che contristare colla mala
corrispondenza e con peccati lo Spirito Santo, disponiti a soffrire qualunque cosa.
Contrista pure il tuo amor proprio, le tue passioni, il mondo, il demonio; ma non
contristare mai più l'Eterno Amore; e pensa che chi non si tiene collo Spirito Santo sarà
preda dello spirito infernale.