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levava dal mare con rocce scoscese e possenti pinnacoli di pietra. Era
talmente bella che pareva impossibile fosse nata dal
caso; solo gli dŠi potevano aver creato le sue profonde baie
L’uomo al quale si era rivolto era un bel giovane di trentatr‚ anni. I suoi
eapelli erano tagliati eortissimi e i suoi oeehi, insolitamente distanti fra loro,
erano eariehi di saggezza. Se il ritorno del sommo saeerdote suseit• in lui lo
stesso terrore ehe faeeva tremare i suoi sottoposti, seppe mascherarlo;
nondimeno si diresse con inconsueta precipitazione alla stanza del tesoro,
dove s’infil• una veste di tapa lunga sino alla caviglia e di color nocciola,
gettandosi quindi a tracolla sulla spalla sinistra un prezioso cordone di
piume gialle, emblema del suo rango. Pose infine sul capo un elmo di piume
e conchiglie, e intorno al collo una collana di denti di pescecane. In quello
stesso momento il cortigiano alto diede un segnale, e subito lungo la riva
s’ud¡ un solenne rullar di tamburi.
® Per• non oserebbero farlo sino a quando la sua isola non fosse tutta
conquistata. Ho l’impressione che il sommo sacerdote tenter…
l’impossibile durante questa convocazione per dimostrare ai sacerdoti di
Havaiki d’esser pi£ devoto a Oro di loro tutti. ¯
Come spesso accadeva quando la saggia donna, dal viso si-mile alla luna,
parlava, Teroro si fece pi£ attento. ® Tu credi che, per fare impressione agli
altri, il sommo sacerdote sacri-ficher… il re? ¯
Formavano insieme una bella coppia, divisi soltanto da sei anni di et…. Il
loro padre aveva chiamato il primogenito Tamatoa, il Guerriero, e quando
era nato un secondo maschio si era detto: “Che fortuna ! Quando Tamatoa
diventer… re, avr… un fratello minore per servirlo come sommo
sacerdote”. Per questo il giovane era stato chiamato Teroro, il Cervello,
colui che pu• divinare con rapidit… le cose pi£ difficili. Sino a quel
momento, per•, Teroro non si era dimostrato all’altezza del proprlo nome.
Tamatoa era divenuto il tipico guerriero isolano; per ben sei volte durante
il suo regno aveva respinto, sconfiggendoli, gli invasori partiti dalla potente
Havaiki. Teroro, al contrario, non aveva rivelato nessuna attitudine a
divenire sacerdote. Alto e snello, con una bella faceia aseiutta, aveva un
temperamento impetuoso ed era lento ad afferrare i eoneetti astratti. La sua
passione era navigare e sfidare mari ignoti.
® Quando il popolo vede molti sacrifici, s’illude che gli dŠi lo ascoltino,
e cos¡ salvino l’isola. ¯
Teroro, alzata la pagaia, dette una forte spinta alla canoa che scese nella
laguna. Non balz• agile verso la scogliera come al solito, ma si mosse con
riluttanza. Quando le stelle spunta-rono, finalmente, aveva percorso solo un
piccolo tratto del suo infausto viaggio verso Havaiki.
I pressi del tempio non erano per• del tutto silenziosi. Teroro aveva
indetto un conciliabolo segreto in una radura isolata coi ventinove
compagni rimasti. ® Vogliamo parlarci chiaro? ¯ do-mand•.
® Come ? ¯
® Non lo so. ¯
Impulsivo come sempre Mato grid•: ® Uno sar• io e l’altro vorrei che
fosse Pa ¯.
Un uomo robusto, senza mento, dalla faccia di squalo, Pa che voleva dire
Fortezza, mosse un passo innanzi dichiarando ® Io Cl sto ¯.
Teroro non seppe cosa rispondere. Con gli occhi della mente vedeva la
sua paziente sposa aggirarsi angosciata fra i compagni per spronarli a
proteggerlo. Fu Pa a rompere il silenzio: ® Ma-rama ha parlato anche a me
¯ disse ® e il nostro compito Š chiaro. Se cercheranno di colpire Teroro, tu,
Mato, coi tuoi compagni, salverai il re, e io con i miei liberer• Teroro ¯.
® S¡. ¯
® Ti devi appostare in modo che al primo cenno tu possa ammazzare
Teroro. Non lo devi mai perdere di vista. Se fa la bench‚ minima mossa,
uccidilo. In un modo o nell’altro ¯ concluse ® la giornata di domani vedr…
Bora Bora definitivamente consegnata a Oro. Molte sono le vie che
conducono alla vittoria suprema, fratelli miei. ¯
Fu in quel momento, nel sacro tempio di Oro, coi cadaveri dei suoi
uomini migliori che gli penzolavano davanti o che gia-cevano riversi
sull’altare, che re Tamatoa si disse nell’intimo del proprio cuore: “Oro, hai
vinto. Io non ho la forza per oppormi a te”. Quel pensiero lo spinse a
riflettere su ùIna decisione che confusamente si era andata formando nel suo
animo da mesi, ma dalla quale sino a quel momento era rifuggito. Ora che
aveva accettato l’ineluttabile, adesso che Oro aveva vinto definitivamente,
gli era facile giungere all’unica conclusione ovvia, e nella quiete immobile
del mattino Tamatoa pronunci• per la prima volta le parole fatali: “Ce ne
andremo da Bora Bora e l’abbandoneremo a te, Oro. Ci avventureremo sul
mare in cerca di altre isole dove poter adorare i nostri antichi dŠi”.
Durante il resto della convocazione re Tamatoa non confid• a nessuno ci•
che aveva deciso; ma avvert¡ seccamente Mato: ® Ti ritengo responsabile
della vita di mio fratello. Se questi si Š messo in testa qualche piano, sono
sicuro che tu ne farai parte. Non deve morire, anche a costo che tu debba
legarlo alla ca-noa. Adesso ho bisogno di lui pi£ che mai ¯.
Perci• quando Teroro torn• a riunire i compagni attoniti, Mato parl• per
primo: ® Dobbiamo tornare a Bora Bora e meditare laggi£ la nostra
rivincita ¯.
Soltanto Teroro non alz• la testa, neppure quando una stupenda ragazza si
avvicin• ballando sin quasi sui suoi piedi, e lo sfior• col corpo snello.
Quando per• una vecchia sbrait• con voce altissima, tanto da coprire il
frastuono dei tamburi: ® Non riesco davvero a capire come facciano ad
avere bambini a Bora Bora! Si vede che laggi£ ci andranno a nuoto, di
notte, gli uomini di Havaiki! ¯ Teroro sorrise suo malgrado, perch‚ gli
isolani avevano uno spiccato senso del comico e apprezza-vano l’ironia
anche quando questa era rivolta contro di loro. In quel preciso istante un
famoso capo di Havaiki, il grasso Tatai, incaricato di sorvegliare il tempio,
si avvicin• al giovane capo e gli disse con voce pacata: ® Vorremmo che tu
venissi a cena con noi, Teroro ¯. E presolo con s‚ lo condusse lontano dai
fuochi, verso la periferia del villaggio, dove si trovavano i suoi terreni, e
dove era apparecchiato il banchetto.
Teroro aveva appena finito di leccarsi le dita unte di grasso di maiale,
quando dal lato orientale del recinto un minuscolo tamburo - non pi£ grande
di otto pollici, fatto di corteccia scavata e percosso da una bacchetta - inizi•
il suo chiacchieric-VE~O VERSO LE HWI 25
cio. Fu seguito quasi subito dal pulsare di vari tamburi pi£ grandi che
segnarono l’entrata dei suonatori. Poco dopo, uscen-do dalle morbide
ombre della notte, alcune figure incominciarono ad assumere forma e
sostanza. Erano le donne dei capi di Havaiki, le quali, con accenti meno
rauchi di quelli che erano echeggiati poco prima sulla piazza del villaggio,
intonarono le antiche melodie d amore isolane, cos¡ dolci e suadenti che
ogni amarezza cadde dal cuore di Teroro.
® Come ti chiami ? ¯
Nondimeno, pi£ tardi, mentre giaceva disteso alla luce delle stelle che
filtrava dalla soglia, il giovane si ripet‚ ancora una volta: “Annienter• tutta
quest’isola”.
® Tu hai gi… una moglie a Bora Bora, Teroro. Rimani qui e lo sar• la tua
unica moglie. ¯
® Si. ¯
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28 SELEZIONE DEL LIBRO
® Io appartengo a Bora Bora ¯ proruppe Teroro con appas-sionato
convincimento. ® Io non lascer• mai quell’isola ¯ e fece per andarsene.
Nel vedere infatti Bora Bora alla fine di un viaggio, con la luce del
tramonto che arrossava le cime montuose, mentre la buia notte gi… si
addensava nelle valli, e gli uccelli marini che battendo le grandi ali si
dirigevano verso terra; nel cogliere la pur-purea linea del tramonto
arrampicarsi sulle montagne sino a raggiungere le cime, e poi oscurarsi,
veniva fatto di esclamare: ® Arrestati! Arrestati! Il giorno continui finch‚ io
non ho toccato il lido! ¯ e udire all’approdo le grida dei bambini intenti ai
loro giochi, gli echi familiari, mentre l’oceano alle spalle tumultuava
intorno alla scogliera… aver conosciuto Bora Bora in quel momento
significava aver conosciuto l’essenza della bellezza.
Teroro lo guard• allibito. Non aveva mai neppur pensato a una simile
eventualit…. ® Perch‚ dovremmo andarcene? Dove potremmo andare ? ¯
® Al nord. ¯
Alza la vela verso i Sette Piccoli Occhi Verso la terra custodita dai Piccoli
Occhi.
Con voce possente, addolcita tuttavia dagli anni e dalla saggezza, Tupuna
rispose: ® Voi meditate di abbandonare Bora
Bora e volete ch’io vi accompagni, vero? ¯. Poich‚ li vide tra—
® S¡. Ho detto ai sacerdoti che, sebbene io sia fedele a Oro, non potrei
lasciar partire la mia famiglia priva di un inter-cessore presso gli dŠi. ¯
® Chiunque salpa a bordo di una canoa per un viaggio come questo spera
di toccar terra ¯ sentenzi• il vecchio con un riso indulgente. ® Ma nessuno Š
mai tornato. ¯
Non termin• la frase, ma Tupuna la fin¡ per lui, esclamando con voce
profonda, profetica: ® Esistono uomini dove noi siamo
figli del mio cuore, Š che siamo nelle mani degli dŠi e che se
Particolare cura veniva dedicata ai viveri destinati alla nuova terra. Gli
esperti andavano alla ricerca delle radici di taro dalle
La sua ira giunse all’apice quando pi£ tardi lo raggiunse 1 ultima notizia:
Tamatoa avrebbe avuto per successore il gras-so Tatai. ® Ed hanno avuto
l’impudenza di propormi di abbandonare mio fratello, di lasciare Bora Bora
per sposare la figlia di Tatai… di farmi suo complice ¯ confid• amareggiato
a Marama. Poi, come sempre quando si sentiva umiliato, de-cise l¡ per l¡ di
agire immediatamente: ® Marama ¯ le ordin• ® va’ e raduna tutti quelli che
hanno acconsentito a partire con me. Di’ a chi te lo chieder… che voglio
fare un giro di prova in mare con Aspetta il Vento dell’Ovest. Ma di
nascosto rac-comanda ai vogatori di portarsi oltre al remo, la mazza di
pieg• tre giorni a scegliere polli carnosi e cani speciali da cucinare al forno.
Venne infine il giorno in cui non fu pi£ possibile seguitare PERCIO due
notti prima della progettata partenz a fingere, perch‚ con una sega ricavata
da una grossa conchi-la luna calante non era ancora sorta e da ovest soffiava
rl;qrirTPrrt al~lacemente circa tre metri di co-prOpizio~.foriero di una
tempesta imminente, la doppia canoa
erano piombati sul villaggio e nel recinto del capo Tatai. Qui
ronam‚nto da ciascuna delle due alte poppe della canoa, spiegando: ® Non
possiamo affrontare un viaggio tanto lungo con ornamenti cos¡ pesanti ¯.
® S¡. ¯
® Lascialo a me ¯ gli grid• Teroro: quando per• ebbe raggiunto Pa, questi
lo aveva gi… ucciso. Afferrata allora una manciat-a di paglia da un tetto, la
sparse sul capo di Tatai esclamando con voce beffarda: ® Ecco il nuovo re
di Bora Bora ¯.
® Lo so ¯ rispose la ragazza.
per un lungo viaggio verso il nord. ® La tempesta durer… per molti giorni ¯
assicur• Teroro ai suoi uomini.
® Non lo far…. Diremo che mentre sostavamo nel canale io sono sceso a
terra per andarla a prendere, volendo portarla con me nel viaggio a nord. ¯
Mentre l’imbarcazione si accostava a riva, Mato grid•: ® Che tempesta!
Abbiamo fatto una corsa sola sino ad Havaiki! ¯.
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36 SELEZIONE DEL LIBRO
gli apparvero due donne vicino ad As~1etta il Vento dell’Ovest; la canoa
era disalberata; non si poteva alzarvi la vela. Si dest• spaventato, e allora si
rese conto che le due donne erano Ma-rama e Tehani; il sogno significava
che entrambe volevano se-guirlo nel viaggio verso il nord. Svegli• Marama
per spiegarle: ® Marama, il re mi permette di portare una sola donna. Ha
voluto assolutamente che ne scegliessi una pi£ giovane ¯.
gio Š incompleta. Devi disfare tutti i fagotti e rifarli; alla fine saprai per
quale motivo gli dŠi si mostrino scontenti. ¯
In tal modo, sotto gli occhi del re, l’equipaggio della canoa disfece e
rifece i fardelli che dovevano andare con loro al nord ® Gli a~trezzi ci sono
tutti? ¯ domand• Tamatoa, e i suoi uo mini gll mostrarono le pietre di
basalto che servivano per cucinare; i bastoni destinati ad accendere il fuoco,
alcuni secchi, altri verdi; le lenze di sennit, gli ami di madreperla, le reti e le
lance per la caccia agli squali; le asce d’un verde bluastro gli scalpelli di
pietra, i mortai per schiacciare il taro e la corteccia destinata a divenire
stoffa, bastoni da scavo pi£ robusti delle pietre per piantare il taro, zucche,
meloni tropicali e tazze per cucinare. Cavarono pure fuori archi, frecce e
fionde, una lunga pertica spalmata di gomma appiccicosa per prendere
uccelli, una b£ccina con cui chiamare il popolo alla preghiera e quattro
grossissime pietre che dovevano fungere da ancore. Vi erano altres¡
gottazze, pagaie e stuoie supplementari da usarsi come vele. Nello spazio di
mille anni quel nomade popolo isolano, senza l’aiuto di alcun metallo o di
argilla, aveva raggiunto un grado altissimo di civilt… in fatto di attrezzi, e
adesso, in una sola duplice canoa, era pronto a trapiantare quella stessa
civilta su un’altra isola remotissima. Il re fu soddisfatto
ordin• Tamatoa, e quando tutto fu deposto ai suoi piedi grid• con voce
terribile: ® Tutte queste cose sono tab£ ! Sono tab£ ! ¯.
forma sulla quale avrebbero viaggiato i passeggeri e gli dŠi Nello stretto
spazio tra l’estremit… della piattaforma e la parte esterna dello scafo si
trovavano i piccoli sedili per i vogatori
COSI durante la quarta notte della tempesta tutti gli uomini che sarebbero
partiti si riunirono nel tempio, per impregnarsi di un ultimo flusso di mana e
attendere pieni di paura, nel son-no, i presagi che avrebbero dischiuso loro
il futuro. Ancora una volta Teroro sogn• la canoa, ancora una volta Marama
fu Tane e Tehani fu Ta aroa, e subito si trasformarono ognuna in un al-bero
di nave: perci• l’auspicio non poteva che essere propizio. Teroro ne fu
talmente felice che sfidando un gravissimo tab£ sgattaiol• fuor del tempio
per andarsi a coricare accanto a Marama. Nell’oscurit… la donna pianse;
egli allora volle con-solarla. Prese la corda di sennit che aveva raccolta
presso il tem-pio di Havaiki e condotta fuori Marama nella tempesta sollev•
una grossa pietra e con mille precauzioni vi pos• il sennit dicendo: ®
Quando sar… trascorso un anno dalla mia partenza, alza questa pietra e
saprai se sar• sopravvissuto ¯ Se infatti il sennit fosse rimasto pulito e
diritto, ci• avrebbe indicato che la canoa aveva toccato terra; ma se si fosse
attorcigliato
Il sogno per• che decise definitivamente del viaggio fu quello che visit• il
vecchio Tupuna. Questi vide apparire nei cieli tra-punti dal sogno un
arcobaleno proprio sulla rotta della canoa non avrebbe potuto esservi
presagio pi£ funesto; tuttavia, men-tre guardava, vide Tane e Ta’aroa
sollevare l’arcobaleno e po-sarlo a poppa dell’imbarcazione, dove rimase a
illuminare ful-gidamente le acque. Questo auspicio era talmente di buon au-
gurio che la mattina, con l’animo colmo di gioia, disse al re: ® Salperemo
stasera ¯.
=
42 SELEZlONE DEL LIBRO
stemati nello scafo sinistro, il cui capovoga sarebbe stato Mato, dal quale
sarebbero dipesi il comando e il ritmo dei remi. Nello scafo di destra furono
posti i viveri, le piante, le radici e le stuoie di riserva. Questo sarebbe stato
governato da Pa. All’estrema poppa avrebbe preso posto Hiro, il timoniere.
L’equipaggio disse addio alle spose e ai figli, e Teroro si rec• per l’ultima
volta a vedere Marama. La trov• avvolta in tapa finissima, coi capelli
inghirlandati di fiori. ® Conduci in salvo la canoa, Teroro ¯ gli raccomand•
dolcemente. ® Io pregher• per te. ¯
Sedettero per l’ultima volta sulle stuoie ed ella cerc• di dirgli tutto ci• che
aveva dimenticato di dirgli sino allora. ® Non an-dare mai contro il parere
di Mato. A volte pu• sembrare stu-pido perch‚ oriundo della parte
settentrionale dell’isola, ma fidati di lui. Se devi combattere, conta su Pa.
Da’ retta a Tu-puna. I suoi denti sono ingialliti dalla saggezza. ¯
® Cosa ? Un dio ? ¯
-=-
ma una contentezza completa regnava ormai sulla canoa, perch‚ era fuor
di dubbio che si trovavano sotto la tutela delle
Per tre giorni di cielo in tempesta e tre notti senza stelle la canoa corse
nell’uragano. La vecchia Teura studiava i presagi durante il giorno. In circa
due terzi di secolo trascorsi a tu per tu con gli dŠi, era riuscita a carpire loro
molti sottili artifizi. Si mise dunque a osservare come Ta’aroa agltasse le
onde, come si sollevasse la spuma, come ricadessero le creste dei marosi.
Un pezzetto di corteccia, trascinato in alto mare chi sa quanti giorni prima
da Havaiki suscit• pi£ di ogni altra cosa il suo interesse perch‚ le dimostr•
che l’oceano aveva una direzione settentrionale e che il vento soffiava pi£
forte verso nord.
Nondimeno Teura apprezzava pi£ d’ogni altra cosa quei messaggi inattesi
degli dŠi che tanto valore avevano per chi li sapeva interpretare. Per
esempio, un albatro pass• volando rasente la canoa, e Teura not• con
soddisfazione che si teneva sulla sinistra, sul lato cioŠ di Ta’aroa. Dal
momento che l’uccello era una creatura di quel dio, ci• rappresentava gi…
un buon auspicio; quando per• ritorn• volando sulla canoa, sem-pre sul lato
sinistro, e si pos• infine sull’albero di sinistra, di-stendendo la zampa
sinistra, la coincidenza non lasci• pi£ adito ad alcun dubbio. Era un
messaggio che il dio degli oceani aveva personalmente inviato a una
vecchia che lo aveva sempre ve-nerato e onorato. Soddisfatta, Teura
aggiunse questo a tutti gli altri fausti auspici ricevuti. Gli uomini potevano
essersi smar-riti, le stelle seguitare a restar nascoste e la tempesta a infuriare
ma Ta’aroa era con loro e tutto andava per il meglio.
grigia, smorta e senza stelle, spunt• sugli uomini disorientati di Bora Bora.
Cos¡ per altre due notti la canoa seguit• a sfrecciare con la rapidit… di
una saetta, confidando in Ta’aroa; finch‚ nel pomeriggio del settimo giorno
accadde un avvenimento incon-sueto. Un pescecane comparve poco
discosto dalla canoa e per un po l’accompagn• pigramente, tentando di
richiamare l’attenzione di Teura, la quale, quando lo vide, si sent¡ il cuore
traboccare di gioia, perch‚ quel grande mostro azzurro del mare era da un
pezzo il suo dio personale. Mentre gli altri erano occupati ai lavori di bordo,
lo squalo avanz• nuotando lungo il lato smistro della canoa, il capo azzurro
sollevato dalle acque.
® Ti sei perduta, Teura? ¯ domand• COn voce melodiosa.
Paga e felice, la vecchia chiuse gli occhi stanchi, replicando con voce
sommessa: ® Ti ho atteso per tanti giorni, ma non mi sentivo perduta,
Mano, perch‚ ero sicura che tu ci osservavi ¯.
® Non vedremo mai pi£ Nuku Hiva, perch‚ percorriamo un’altra rotta. Te
ne accorgerai quando compariranno le stelle. ¯
Le stelle guida per• non erano ancora sorte, cosicch‚, nonostante la loro
gioia, i navigatori non riuscivano a soffocare 1 interrogativo: e se i Piccoli
Occhi non si levavano? Nondimeno, lento, incerto, perch‚ non erano stelle
molto lucenti, il sacro gruppo apparve finalmente nel punto esatto in cui
doveva trovarsi. ® I Piccoli Occhi sono tuttora con noi ¯ url• Tupuna, e il re
innalz• una preghiera ai custodi dell’universo, la costellazione intorno alla
quale i cieli erano stati costruiti.
® No, non lo siamo ¯ replic• cauto Tupuna. ® Noi cerchiamo terre che si
stendono sotto i Sette Piccoli Occhi, e ci troviamo piU vicini ad esse di
quanto ci fosse lecito sperare. Se seguite-remo a limitarci nel mangiare… ¯
Teroro tacque, lasciando che parlasse i ® No, ormai siamo sulla buona
strada ¯.
Il re, che non era del tutto digiuno d’astronomia, puntando l’indice verso
nord chiese: ® Dunque le terre che cerchiamo sono laggi£?¯.
® S¡ ¯ rispose Tupuna
® S¡. ¯
® S¡ ¯ rispose il sacerdote.
® E adesso Tatai Š senza testa. Lo sai che avreste potuto mandare all’aria
il nostro viaggio? )>
® Perch‚ ? ¯
a pi‚ pari accanto a Pa che stava danzando, dando cos¡ inizio alla danza
rituale dei re di Bora Bora. Come un ragazzo, si mise a gesticolare e a far
boccacce, poi, afferrata la tapa di Pa, se 1 avvolse attorno al capo e con
vitalit… demoniaca si lanci• nella nuova danza del re decollato di Havaiki,
urlando: ® Danzo in onore degli uomini coraggiosi! Siate premiati come
meritate ¯ Ordino quindi che venisse distribuita a ognuno una razione
supplementare di cibo, acqua a volont… e che i tamburi segui-tassero a
suonare.
Come bambini incuranti del domani, fecero baldoria per tutta la notte, Sl
ubriacarono di risate, e si rimpinzarono di cibo che avrebbe dovuto essere
giudiziosamente conservato. Poi, uno alla volta, ebbri di trionfo, si levarono
a lanciare i tipici insulti isolani ai nemici vinti. A un certo momento
l’occhio di Teroro cadde sulla bellissima Tehani che, accovacciata in un
angolo piangeva per gl’insulti rivolti al padre, ma vide anche Mato
accarezzarle le mani dicendole: ® Cos¡ vuole la vittoria. Ci devi perdonare
¯.
In un viaggio come quello ogni rapporto sessuale era tab£; questo per•
non impediva al re di lanciare occhiate alla propria maestosa sposa Natabu;
in quanto al vecchio Tupuna, riusciva sempre a passare di nascosto qualche
razione a Teura; e quando l’afa del giorno era troppo forte, Tehani tuffava
uno straccio di tapa nel mare per stenderlo sul corpo addormentato del
marito. La notte, dopo aver rilevato la posizione delle stelle e aver fissato la
rotta, Teroro sedeva accanto a Tehani e le parlava, e bench‚ di rado ella
avesse di che rispondergli, i due impararono a rispettarsi e a stimarsi
reciprocamente.
Ma i pensieri pi£ curiosi che passavano per la mente degli uomini e delle
donne riguardavano le dodici donne nubili e i trentaquattro scapoli. In
realt… pi£ d’una di quelle donne era
gi… maritata, ma era sottinteso che una volta a terra, ognuna di esse
avrebbe accettato come mariti supplementari due o tre uomini senza mogli.
Pertanto, in quel lungo viaggio, gli uo-mini senza donne cercarono di
stringere amicizia con gli uo-mini ammogliati, formando un gruppo affine
di tre o quattro che in seguito Sl sarebbe spartito come moglie comune una
donna sola; oppure si diedero a studiare le donne libere per decidere quale
di loro potesse essere divisa con soddisfazione tra gli amici del proprio
gruppo. Cosicch‚, senza che fosse stato detto nulla di preciso, si capiva
benissimo che quella tal donna e quei tali uomini Sl sarebbero costruiti una
casa per conto loro, allevando figli comuni, oppure che quei tali marito e
mo-glie avrebbero accettato in totale e intima armonia, nella propria
famiglia, quei particolari due amici dell’uomo, allo scopo dl popolare la
nuova terra. Era pure implicito che le donne sarebbero state di continuo rese
madri sino a quando non fossero divenute sterili.
UNA NOTTE occorse un avvenimento che provoc• un’emozione senza
uguali in quel popolo abituato a regolare la propria vita sul moto delle
stelle.
Alle sei della sera successiva, il sole abbandon• il cielo lasciando il posto
alle stelle. Apparvero i Sette Piccoli Occhi a benedire la canoa, seguiti un
poco pi£ tardi dalle Tre-in-Fila, ormai molto a sud, e dalle luminosissime
stelle di Tahiti; ma i due uomini non avevano occhi che per la misteriosa
stella nuova. Per nove ore essi la studiarono, restii a giungere alla
conclusione che pure era inevitabile. Tuttavia, dopo aver ef-fettuato
rilevamenti e misurazioni in ogni senso nel cielo stel-lato, quando si resero
conto che la loro terribile ipotesi non lasciava adito a dubbi, furono costretti
a dar voce alla tremenda conclusione. Il primo a parlare fu Tupuna: ® La
nuova stella non si muove ¯.
Quella notte per• Teroro, solo a prua, non cess• di studiare la nuova stella,
e a poco a poco gli s’insinu• nel cervello una idea, dapprima confusa, poi
sempre pi£ chiara, intuendo che g i S1 stava manifestando un gran disegno
degli dŠi.
a una determinata distanza… No, voglio dire che per ogni isola questa stella
fissa deve trovarsi a una determinata distanza… Incominciamo da Tahiti.
Sappiamo esattamente quali stelle sono poste su Tahiti a ogni ora della notte
per ogni notte dell’anno. Quindi se questa stella Š fissa, bisogna per forza
che ogni isola si trovi in un determinato rapporto con essa. Perci• una volta
calcolata la sua altezza, si dovr… finire col sapere esattamente sino a che
punto occorre spingersi a nord o a sud per trovare la nostra isola. Se si
riesce a vedere la stella, lo si sapr…! Lo si sapr… ! ¯
Sino a quel momento Teroro non aveva avuto alcuna occasione per
mostrar di meritare il nome che gli avevano dato e che significava
“Cervello”; certo non sarebbe mai divenuto un sacerdote saggio come
Tupuna, n‚ possedeva l’esperienza poli-tica di suo fratello; nondimeno
quella notte rivel• di saper fare ci• di cui nessuno dei suoi compagni sarebbe
mai stato capace; era in grado di vedere le prove disseminate per l’universo
e di trarne deduzioni originali, la pi£ grande impresa che mente umana
possa compiere. Su ci• che Teroro intu¡ quella notte, doveva fondarsi la
navigazione delle future isole ed essere determinata la loro posizione
nell’oceano.
Tuttavia nella sua gioia di scopritore avvert¡ uno strano vuo-to, perch‚
Marama era lontana e ben poco gli sarebbe servito comunicare una cosa di
tanta importanza a Tehani. Marama avrebbe subito compreso la portata
della sua scoperta, ma la bella piccola Tehani avrebbe distrattamente alzato
gli occhi al cielo domandando: ® Quale stella ? ¯. Era strano come
seguitava a echeggiargli nelle orecchie l’ultimo grido di Marama “Io sono
la canoa!”. Lo era veramente, perch‚ era lo spirito che sospingeva la canoa;
era il volto grave di Marama che Te-roro tanto spesso vedeva dinanzi a s‚
sulle onde, e quando tal-volta Aspetta il Vento dell’Ovest nella sua rapida
corsa raggiungeva
Teroro dispose i turni in modo che Mato e Pa, i due vogatori pi£ robusti,
non avessero mai a remare contemporaneamente inoltre dopo un’ora di
voga nello scafo destro, che indolenziva sino allo spasimo i muscoli della
spalla sinistra, i rematori cam-biavano di posto per adoperare la spalla
destra. Ad ogni cam-bio sei uomini si ritiravano a riposare. Ma la canoa
seguitava ad avanzare costantemente. Di tanto in tanto si mettevano ai remi
le donne pi£ forti, cosicch‚ il turno veniva accorciato di mezz’ora, mentre
sul fondo dei due scafi, artigiani e schiavi lavoravano instancabilmente con
le gattazze per togliere l’acqua che trapelava dalle connessure, l… dove gli
scafi erano legati assieme.
Alle notti afose si succedevano giorni infocati; una donna mor¡, e per
tutta la canoa pass• come un fremito disperato di desiderio delle fresche
valli di Bora Bora. L’unica forma veramente viva nella canoa era la nuova
stella che danzava nella noce di cocco di Teroro. Finch‚ una notte, mentre
Teroro os-servava la sua stella, scorse all’orizzonte un alito di tempesta. Fu
dapprima un piccolo accenno, un’incerta promessa. Mato gli domand• in un
sussurro: ® Quella Š pioggia? ¯.
Sulle prime Teroro non rispose, poi con voce stentorea url• nella notte:
<Piove! ¯.
Come Teura si volse vide dapprima una nuvola, poi una lieve
increspatura del mare, quindi un accenno di tempesta e infine la pioggia. ®
Prima ci ha ingannati ¯ sussurr• incredula.
quella zona i pesci vivevano sotto l’influsso della stella fissa, e pertanto gli
ami di Bora Bora non si erano ancora abituati a questo nuovo stato di cose.
Restava tuttora qualche noce di cocco e una piccola quantit… di frutti del
pane, ma niente taro. Persino i maiali non potevano essere nutriti. Come per
un miracolo invece i trenta vogatori, che da un pezzo avevano lo stomaco
contratto, dovendo lavorare duramente, stavano benissimo. Le loro robuste
spalle, ormai senza pi£ un’oncia di grasso, sembravano capaci di generare
energia dal nulla. Pressoch‚ privi di cibo e di acqua, sudavano appena, e con
gli occhi arrossati dal sole scrutavano di continuo 1 orizzonte in cerca di
presagi.
Dalla presenza dei volatili si poteva dedurre che la terra do veva distare al
massimo una sessantina di miglia. Questa sup-posizione fu confermata
allorch‚ Teura riconobbe nelle onde un disegno caratteristico che tagliava di
traverso il movimento normale del mare, il che indicava come poco lontano
la profonda deriva occidentale urtasse contro una scogliera. Un banco di
nubi oscurava l’orizzonte a ponente, ma Teura fiss• il punto dal quale
sembravano generarsi gli echi delle onde e non ne di-stolse pi£ lo sguardo.
I due veggenti tornarono ai loro posti, lasciando solo il re, all’ombra della
sua nuova terra, ormai quasi invisibile alla pal-lida luce della luna. Egli
sapeva della pietra di Pere. Sapeva che era conservata nel tempio ma che
non era pi£ nemmeno coperta di piume. Sarebbe stato semplicissimo
caricare sulla canoa quella pietra. Lo turbava il pensiero che un uomo
dovesse darsi tanta pena per soddisfare gli dŠi, senza tuttavia riuscirvi.
Alle prime luci del mattino la vicinanza dell’isola e della sua montagna
fumante riusc¡ ad incitare quegli uomini affamati a un punto tale che al
cader della notte tutti furono sicuri che l’indomani mattina il lungo viaggio
avrebbe avuto termine. Durante quella dolcissima notte tropicale, con la
montagna luminosa dinanzi a loro, l’equipaggio di Vento dell’Ovest non
rallent• neppure per un attimo il ritmo delle vogate.
Sul lato opposto del globo, le giunche cinesi avevano compiuto il periplo
dell’Asia, e nei mari del Sud s’erano spostate da un’isola all’altra, sempre
per• bene in vista della terra. I mercanti dell’Arabia e dell’India avevano
affrontato viaggi di una certa importanza, senza tuttavia allontanarsi dalle
coste conosciute. Soltanto nel nord dell’Europa i Vichinghi avevano
arrischiato imprese che si possono lontanamente paragonare a quella degli
uomini di Bora Bora: tuttavia in quel tempo nemmeno essi avevano ancora
iniziato i loro lunghi viaggi, pur po-tendo disporre di metalli, di grandi navi
e di vele di stoffa.
Toccava agli uomini del Pacifico, a uomini cauti come Tamatoa, a uomini
energici come Teroro, affrontare un oceano da pari a pari e conquistarlo.
Orientandosi solo con l’aiuto delle stelle, con poche gomene di sennit, con
qualche pugno di taro secco e una fede incrollabile nei propri dŠi, questi
uomini compirono prodigi. Dovevano passare ben sette secoli prima che un
navigatore italiano, battendo bandiera spagnola, osasse avventurarsi su tre
solide e comode navi ben equipaggiate, in un viaggio assai meno lungo e
infinitamente meno pericoloso.
Sulla prua della canoa, Tupuna, il volto levato verso il cielo, sussurrava:
®Tane, ti ringraziamo di averci portato in salvo al termine del viaggio ¯.
Quindi, con voce sonora, grid•: ® O voi, dŠi sconosciuti ! Valenti e cortesi
dŠi che reggete quest’isola! Belli e generosi dŠi, quaranta milioni di dŠi!
Noi vi onoreremo. Concedeteci di sbarcare ¯. Mise piede sulla spiaggia,
attenden-dosi chi sa quale sgomentevole prodigio, ma poich‚ non accadeva
nulla, disse a Pa: ® Porta pure la pietra di Bora Bora nella sua nuova casa ¯
e Pa balz• lieto sul lido, recando con s‚ l’unico ricordo duraturo della patria:
un pezzo di roccia. Tupuna grid• ancora: ® Ora tocca a te, Teroro! Fatti
avanti con la tua lan-cia ¯.
Cos¡ Pa pos• sulla roccia la pietra di Bora Bora e con questo gesto
simbolico la nuova isola fu occupata, perch‚ su di essa Tupuna colloc•
riverentemente Tane e Ta’aroa. Quindi, riem-pita una mezza noce di cocco
con acqua di mare, asperse la zona del tempio, gli dŠi e tutti gli esseri
viventi giunti con la canoa, spruzzandone i volti col lungo indice della
mano destra. ® Adesso purifichiamoci ¯ ordin• poi, spingendo nell’oceano
il re, i guerrieri, i maiali, i polli e i fagotti dell’albero del pane. Poco dopo
una donna grid•: ® Sapete su che cosa ho messo il piede? Su centinaia di
molluschi! ¯. Immediatamente tutti si rituffarono nelle onde dando inizio a
un vero saccheggio dei suc-culenti crostacei, cacciandosene in bocca il
contenuto e ridendo.
L’idea era accettabile; tutti sapevano che Tane gradiva i sacrifici di maiali
pi£ di ogni altro. Ma Tupuna bocci• il progetto sentenziando seccamente: ®
Dobbiamo tenere il maiale per avere altri maiali ¯ e tutti gli diedero ragione.
Allora Teroro grid•: ® Aspettate! Tanto tempo fa, quando non avevamo
maiali, offrivamo a Tane ulua, l’uomo del mare ! ¯.
A questo punto s’ud¡ giungere dalla riva, dove i maiali erano stati liberati,
uno scoppio di risa: si comprese subito che il vecchio maiale maschio aveva
buone gambe, perch‚ postosi davanti alla canoa, aspettava che le onde gliela
spingessero alle spalle, poi, piantando saldamente le zampe per resistere al
cozzo, si lasciava cadere col muso nella sabbia. Intontito, si metteva a
grugnire forte, ma subito riprendeva posizione attendendo il secondo rollio
per ricadere prono. Gli astanti assistevano alla scena tra grandi scoppi di
risa, cosicch‚ quando Tupuna ordin•: ® Portate tutto nella grotta ¯
ubbidirono di buon grado, e nella fatica scordarono la terribile minaccia che
incombeva su di essi: la possibilit… cioŠ che nella nuova patria non vi
fosse di che sfamarsi .
Una per•, la pi£ bella di tutte, non riusciva a trovare il suo uomo, perch‚
Teroro si era appartato in riva al mare. Invano Tehani lasci• la caverna e
recandosi sulla spiaggia chiam• forte: ® Teroro! ¯. Alla fine Mato, il quale
sino a quel momento non aveva trovato una donna tutta per s‚, e che durante
il viaggio verso il nord era rimasto quasi sempre seduto accanto a Tehani,
avendo cos¡ modo di vederla sotto molte luci diverse, la ud¡. Mettendosi a
correre per i boschi a perdifiato e fingendo d’incon-trarla per caso, la
raggiunse. ® Non riesci a trovare Teroro ? ¯ le domand•, prendendola per la
mano, ma la ragazza si divincol•.
® Non era per• tab£ pensare a te ¯ insistette Mato. ® Teroro non ha mai
pensato a te, Tehani; io invece s¡. ¯
La ragazza per• non appena intese quelle parole, ebbe paura, perch‚
sapeva di non poter essere la sua donna. Divincolandosi, ritorn• di corsa alla
spiaggia in cerca di Teroro e raggiuntolo, gli grid• nervosamente: ® Devi
fare la pace con tuo fratello ¯.
LA VITA sessuale del re era troppo importante per svolgersi nelle tenebre
e nelle radure nascoste, perci• il giorno seguente, dopo che i pescatori
furono rientrati coi primi frutti sostan-ziosi delle loro fatic e e le donne
ebbero fatto bollire una di-screta quantit… di pandano, Tupuna annunci•
che era venuto il momento per re Tamatoa di congiungersi con la propria
mo-glie Natabu.
3
piarsi esclusivamente
germana, e bench‚
Tamatoa e Natabu
in seguito di scegliersi
di discendenti regali.
Quando nel tardo pomeriggio il re e la sua sposa-sorella
® Havaiki ¯ fu la risposta.
I coloni erano sdegnati che il loro nuovo rifugio dovesse portare il nome
tanto odiato di Havaiki, ma il vecchio sacerdote, con la candida barba
svolazzante nella brezza, inton• il pi£ antico canto sacro del suo popolo, che
sommava l’esperienza di tutta una razza:
® Nei tempi dei tempi il popolo dalle veloci canoe viveva su Havaiki,
non per• la Havaiki che conosciamo. Era Havaiki-sulla-Grande-Terra e di l¡
il primo antenato di re Tamatoa, quaranta generazioni addietro, condusse il
suo popolo su una canoa ad Havaiki-dove-l’animale-Š-come-un-Uomo e
qui vis-74 SELEZIOJVE DEL LIBRO
sero per numerose generazioni, finch‚ un altro antenato di re Tamatoa,
trenta generazioni addietro, condusse il suo popolo su molte canoe ad
Havaiki-dalla-Verde-Laguna… ¯.
corpo ammantato in un tessuto che egli non aveva mai visto prima, e i
capelli le stavano irti sul capo come erba selvatica. Era della sua razza, e al
tempo stesso non lo era. Con occhi foschi, accusatori, fiss• Teroro, ma non
profer¡ parola. Allorch‚, colto da terrore, Teroro si mise a correre, la donna
corse con lui, fermandosi ogniqualvolta egli si fermava, ma sempre
fissandolo con sguardi di rimprovero. Alla fine si allontan• in silenzio,
mentre Teroro rinfrancatosi un poco, volle tenerle die-tro, ma ella era
scomparsa.
Quella notte per• Teroro seguit• a vedere gli occhi di fuoco della donna
fissarlo nelle tenebre. L’indomani mattina prese Mato in disparte
confidandogli: ® Ho trovato degli uccelli. Andiamo nei boschi ¯.
I due giovani capi s’inoltrarono tra gli alberi e Mato chiese: ® Dove sono
gli uccelli? ¯. Ma improvvisamente la sconosciuta si par• dinanzi a loro. ®
Questa chi Š? ¯ esclam• Mato, stupefatto .
Ma la donna non disse nulla; quando fecero per avviarsi essa tenne loro
dietro, con le vesti discinte e i misteriosi capelli luccicanti nel sole. Poi,
mentre la guardavano, svan¡. ® Donna! Donna! ¯ chiam•, ma invano,
Teroro.
Al marito accorso alle sue grida annunci•: ® Hanno veduto Pere dal
fuoco ardente! ¯. E quando sopraggiunse anche il re, richiamato dal
baccano, si affrett• ad avvertirlo: ® La dimenticata Š venuta a punirci ¯.
Non vi riuscirono per•, perch‚ un prodigio ben maggiore stava per offrirsi
ai loro sguardi. Dalla montagna alta sul loro capo incominciarono a
sgorgare enormi rivoli di fuoco, accom-pagnati da una pioggia di pietre.
Sulla terra cadde anche molta cenere, una parte della quale and• a posarsi
sulla testa del re e sui teneri germogli di banano appena piantati. Le fiamme
divamparono per tutta la giornata e sino a tarda notte, colo-rando di rosso
sangue il ventre delle nubi che pendevano sulle isole.
terra pronlettente ¯.
degli altri strapp• dalla cresta del vulcano un ciuffo di capelli filati dai venti
che soffiavano sulla lava fusa; Teroro lo afferr• e s’accorse che erano gli
stessi capelli di cui aveva veduto in-coronato il capo della donna incontrata
nella foresta. Immediatamente annunci•: ® Era proprio la dea Pere. Non era
venuta per spaventarci, ma per avvertirci; solo che noi non abbiamo capito
¯.
Queste parole infusero una grande speranza agli occupanti della canoa,
p•ich‚ se la dea era stata tanto sollecita del suo popolo errante, tutto non era
perduto. I capelli di Pere furono subito consegnati come talismano al re, il
quale li annod• intorno al collo dell’unica scrofa, perch‚ se l’animale fosse
morto senza figliare, sarebbe stato un auspicio infausto quanto l’eruzione
del vulcano.
In tal modo, recando con s‚ appena la met… del carico col quale erano
venuti, e una scrofa pregna cinta dai capelli di Pere, i viaggiatori Sl
avviarono in cerca di una nuova dimora. Pa aveva visto giusto, perch‚ li
condusse lungo la punta meri-dionale dell’isola e su per la costa occidentale
finch‚ trovarono un terreno bellissimo, ricco d’acqua, e fu qui che ebbe
inizio l’insediamento definitivo di Havaiki, con nuovi campi e un nuovo
tempio eretto senza sacrifici umani.
QUANDO la colonia si fu insediata, Tupuna disse al re e a Teroro: ®
Presto io seguir• Teura, ma prima di morire vorrei provvedere a proteggere
l’esistenza del nostro popolo. Non Š bene che gli uomini vivano senza
restrizioni ¯.
Gli uomini provvisti di mana dovevano badare a non farsi insozzare dalle
donne che ne erano prive, giacch‚ gli uomini provenivano dalla luce e le
donne dalle tenebre, gli uomini erano dispensatori e forti, le donne
accentratrici e deboli; per-ci• su queste ultime furono imposti terribili tab£.
Le donne non dovevano mangiare con gli uomini, n‚ vederli mangiare, n‚
toccare il cibo a loro destinato, pena la morte. Ogni mese dovevano
trascorrere i giorni lunari chiuse in una minuscola stanza. Non dovevano
mangiare nessuno dei cibi speciali destinati a conservare gli uomini forti; n‚
maiale, n‚ pesce dolce, ne noci di cocco.
Un uomo per• non era contento. Teroro, quale fratello mi-nore del re,
avrebbe dovuto essere il logico successore di Tu-puna allorch‚ questi fosse
morto. Teroro per• non possedeva la dedizione richiesta da questo
difficilissimo compito. Invece dell’equanimit… che distingueva il re, era
dilaniato da incertezze, che si accentravano sulle donne della sua vita. Ogni
giorno, mentre vagava nei boschi, s’imbatteva in Pere dai capelli
scarmigliati e dagli occhi colmi di tristezza. Non gli parlava, ma si
accompagnava a lui come una donna si accompagna all’uomo che ama.
Spesso, dopo una sua apparizione, il vulcano si metteva a eruttare, ma la
colata lavica fluiva lungo l’altro fianco della montagna senza mettere in
pericolo l’ac-campamentOdove adesso si aggiravano numerosi maiali, polli
e cani dalla carne tenerissima; inoltre Tamatoa e Natabu avevano fatto il
proprio dovere e avevano procreato un figlio.
In realt… Teroro non era tormentato dalla visione labile di Pere, bens¡ dal
ricordo di una donna materialmente viva, e questa era Marama, la sposa
abbandonata. Il suo placido volto, il suo tranquillo buon senso erano stati il
filo conduttore della sua esistenza, e per la prima volta, sulla remota
Havaiki, Teroro incominci• a capire sino a che punto un uomo possa
ricordare una donna forte, serena e assennata. La vedeva di notte quan-do
ritornava dalle sue silenziose passeggiate con Pere. La udiva parlare nei
propri sogni, e tutte le volte che posava gli occhi sul Vento dell’Oz)est, la
canoa perfetta, era come se vedesse Mara-ma, poich‚ ella gli aveva detto: ”
Io sono la canoa! “. E lo era.
Fu in quello stato d’animo che una mattina si precipit• fuori della sua
capanna di frasche dove Tehani dormiva e corse da Mato che gi… stava
pescando. Afferrato il compagno per la mano lo trascin• alla Gapanna e
costringendo Tehani ad al-zarsi grid•:< Eccoti la tua donna, Mato ¯.
Quello stesso pomeriggio, sempre pi£ tormentato nello spirito, si rec• dal
fratello e gli annunci• semplicemente: ® Io me ne torno a Bora Bora ¯.
La dichiarazione non stup¡ il re: la notizia del ripudio di Tehani era gi…
stata discussa col vecchio Tupuna il quale aveva dichiarato Teroro malato
nello spirito. ® Perch‚ te ne vuoi an-dare? ¯ domand• Tamatoa.
La vigilia della partenza una donna del villaggio si present• a Teroro e gli
chiese con voce lamentosa: ® Al ritorno, se ci sar… posto nella canoa, mi
porterai una cosa, per favore? ¯.
® Che cosa? ¯ domand• Teroro.
® Non ce n’Š neppure uno che giochi sulla riva ¯ incalz• un’altra. ®
Ricordi come solevano giocare nella nostra lagu-na? ¯ E a un tratto Teroro
rivide la laguna di Bora Bora nelle cui verdi acque sguazzavano felici
centinaia di bruni ragazzetti ignudi, e cap¡ finalmente perch‚ l’Havaiki-del-
Nord gli appa-risse tanto desolata.
NEL LIJNGO viaggio verso il sud, Teroro compose il rozzo canto che
anche dopo la sua morte doveva essere ricordato nelle isole per generazioni
e generazioni e servire di guida alle canoe che avrebbero fatto il viaggio da
Tahiti alla nuova Havaiki: 82 SELEZIONE DEL LIBRO
Teroro non seppe ritrovare subito le isole natie e in un primo tempo and•
a finire a Tahiti prima di capire dove si trovasse. Poi, risalito a nord, trov•
Havaiki-del-Rosso-Oro, e al largo, nel dolce dondolio delle onde, i sette
uomini tennero un consiglio di guerra. Teroro pose il problema: ® Se
entriamo in Bora Bora senza un piano, il sommo sacerdote, che a quest’ora
sar… stato certamente informato del nostro attacco contro Oro, ordiner… ai
suoi uomini di ucciderci. Dal momento che non siamo abbastanza forti per
lottare, dobbiamo batterlo in astuzia ¯. Espose quindi il suo progetto.
viaggio felice ¯.
Mentre gli uomini si avviavano, Teroro scorse una donna alta, solenne,
dall’espressione paziente e dal volto divino, e di colpo non pens• pi£ n‚ a
dŠi n‚ a re n‚ a sacerdoti, perch‚ quella donna era Marama. La donna lesse
nei suoi occhi che era venuto per condurla con s‚. Mentre il giovane
guerriero pregava un dio che in cuor suo detestava, Marama corse alla
propria casa d’erba a prepararsi per la partenza.
Quando fu tutto pronto, Teroro rimase stupefatto nel vedere Marama farsi
innanzi con un grosso fardello avvolto in foglie: ® Che roba Š ? ¯ esclam•.
Erano appena usciti dalla laguna, che Pa dalla faccia di squalo si diresse
verso l’odiata statua di Oro, pronto a scagliar-la in mare. Con suo stupore
Teroro lo ferm• e disse: ® E un dio! Lo poseremo riverentemente sul lido di
Havaiki-del-Rosso-Oro ¯. Diresse la canoa verso l’isola un tempo tanto
odiata, scese a terra in un punto in cui le scolte non potevano vederlo e
adagi• Oro in un angolo riparato fra le rocce, costruendovi intorno un
baldacchino di foglie di palma: era sopraffatto dalla consapevolezza che
mai pi£ avrebbe riveduto l’Havaiki da cui aveva tratto origine. Allora, di
fronte alla canoa in attesa, ristette sul lido ancestrale e inton• il canto
leggendario del va-loroso, perduto popolo di Havaiki-d’Asia, partito per
innume-revoli viaggi senza ritorno. Quella era la sua terra, la patria, ed ecco
che ora a sua volta non l’avrebbe mai pi£ riveduta!…
Finalmente apparvero sul loro capo le stelle dei Sette Piccoli Occhi, e la
canoa vir• gioiosamente a ovest sospinta da un vento gagliardo. Adesso
Teroro teneva lezioni quotidiane a tutti gli uomini e a tutti i ragazzi di
bordo: ® Sapete di aver davanti a voi l’isola. Quali segni ve lo indicano ? ¯.
Ben presto tutti i maschi di et… superiore ai sei anni divennero navigatori,
e Marama, prendendo il posto della vecchia Teura, assunse la parte di
veggente e di raccoglitrice di auspici. Un giorno un ragazzo avvist• un
uccello nero dalla coda biforcuta che si apprestava ad attaccare una sula;
Teroro insegn• loro come interpretare gli echi delle onde rimbalzanti
dall’invisibile Havaiki; ma il momento pi£ solenne fu quando Marama,
osservando le nubi, vide del fuoco in esse e riconobbe che la dea Pere aveva
acceso quel faro per i suoi viaggiatori, e fu appunto verso quella nube di
fuoco che Teroro volse la sua canoa.
® Se non fosse stato per le donne rimaste a terra che me ne han-no tanto
pregato, non avrei mai pensato a portare con me dei bambini ¯ dichiar•
fermamente Teroro. ® E giusto che ne trag-gano anch’esse la loro parte di
gioia. ¯