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JAMES A. MICHENER. VENTO VERSO LE HAWAI.

L’incantevole, leggendaria terra che Š oggi il cinquantesimo Stato della


Confederazione Americana, fu, per co-loro che la scoprirono, la mŠta di un
viaggio eroico. A bordo di una canoa dal duplice scafo, compiendo un
percorso doppio di quello di Colombo e sette secoli prima di 1Uigli uomini
e le donne di Bora Bora si avventura-rono nell’ignoto, trascinati dal
desiderio di adorare i propri dŠi a modo loro.

Nell’isola vulcanica, da essi chiamata Havaiki, trovarono un paradiso e


un inferno al tempo stesso. Tra gli uo-mini molti rimpiangevano le donne
che avevano dovuto abbandonare dietro di s‚, mentre con loro c’erano
donne che rimpiangevano i bambini lasciati nel-l’isola natia. Tutti per•
erano uniti da un profondo senso di gioia alla vista di quella terra nuova,
fertile, bellissima, dove la violenza e la sete di san-gue che era il loro
retaggio avito si sarebbero trasformati col tempo in un lontano ricordo.

Vento verso le Hawai Š un episodio tratto dal nuovo romanzo epico di


James A. Michener, Hawai, a cui far… seguito un secondo lungo episodio
nel prossimo volume di SELEZIONE DEL LIBRO .

IN MATTINO dell’anno 8I7, alle prime luci dell’alba, una

veloce canoa a scafo singolo e a buttafuori, manovrata

da robusti vogatori e munita di vela triangolare, solcava l’oceano aperto.


Proveniva da Havaiki ed era diretta al solitario ingresso della laguna di
Bora Bora. L’isola si

levava dal mare con rocce scoscese e possenti pinnacoli di pietra. Era
talmente bella che pareva impossibile fosse nata dal

caso; solo gli dŠi potevano aver creato le sue profonde baie

e le sue spiagge di sabbia scintillante, frangiate d’alberi. Intorno all isola


correva una cintura protettiva di corallo, contro la quale le onde oceaniche
s’infrangcvano con furore, tentando inutilmente di irrompere nella placida
laguna verde. Era

un’isola di rara bellezza, era Bora Bora la splendida, la selvaggia,


l’impetuosa.

Sulla riva, da un torrione di roccia, una scolta seguiva l’avanzare della


canoa con crescente terrore. L’uomo vide il timoniere far cenno ai marinai
di calare la vela, e mentre questi ubbidivano not• che la canoa si
destreggiava abilmente fra gli alti marosi che tentavano di scaraventarla
contro la scogliera. Con invidiabile perizia il timoniere riusc¡ a portare
l’imbarcazione verso il pericoloso varco che s’apriva nella cintura corallina.

® Attenti ! ¯ url•, e i vogatori manovrarono febbrilmente, tenendo la


canoa lontana dagli scogli. Segu¡ un gorgogliare d’ac-qua, le onde enormi si
sollevarono ancor pi£ alte, e la canoa, tra un guizzar di pagaie e con un
ultimo sforzo disperato, super• il varco.

Sollecitata da una paura istintiva, la scolta si precipit• verso i ripidi


sentieri che portavano alla residenza reale, gridando forte: ® E tornato il
sommo sacerdote! ¯. Le donne che l’udi-onO Si strinsero tremando ai loro
uomini. Giunto a una casa di fronde pi£ grande delle altre, cadde al suolo
urlando: ® Il sommo sacerdote Š entrato nella laguna! ¯. Dall’interno un
giovane alto, bruno, un cortigiano del re, emerse agitatissimo e, senza
perder tempo ad aggiustarsi la veste cerimoniale fatta di tapa pressata, si
diresse di corsa verso il palazzo. Giunto alla presenza del re si prostr• sulla
morbida stuoia di pandano che ricopriva il pavimento di terra battuta annun-
ciando trafelato: ® L’augusto sta per sbarcare ¯.

L’uomo al quale si era rivolto era un bel giovane di trentatr‚ anni. I suoi
eapelli erano tagliati eortissimi e i suoi oeehi, insolitamente distanti fra loro,
erano eariehi di saggezza. Se il ritorno del sommo saeerdote suseit• in lui lo
stesso terrore ehe faeeva tremare i suoi sottoposti, seppe mascherarlo;
nondimeno si diresse con inconsueta precipitazione alla stanza del tesoro,
dove s’infil• una veste di tapa lunga sino alla caviglia e di color nocciola,
gettandosi quindi a tracolla sulla spalla sinistra un prezioso cordone di
piume gialle, emblema del suo rango. Pose infine sul capo un elmo di piume
e conchiglie, e intorno al collo una collana di denti di pescecane. In quello
stesso momento il cortigiano alto diede un segnale, e subito lungo la riva
s’ud¡ un solenne rullar di tamburi.

® Andiamo a rendere omaggio al sommo sacerdote ¯ annunci• il re,


mentre un imponente corteo di guerrieri bruni, avvolti dalla cintola in gi£ in
tapa marrone, si snodava dietro di lui. ® Svelti, svelti ! Non dobbiamo far
tardi ! ¯ li esort• il sovrano.

Infatti, nonostante tutti lo riconoscessero come il capo supremo di Bora


Bora, aveva sempre ritenuto prudente mostrarsi quanto pi£ possibile cortese
verso il reggitore spirituale del-l’isola, specie da quando non erano ben
chiare le volont… del nuovo dio, Oro. Il padre dell’attuale re aveva
incautamente sottovalutato il potere della nuova divinit…. Nel corso di una
cerimonia solenne nel tempio di Oro, il sommo sacerdote l’ave-va a un
tratto accusato d’irriverenza: il cranio del re venne spaccato in due da una
randellata e il suo cadavere fu trascinato via e offerto in olocausto a Oro,
l’onnipotente.

Nonostante la solerzia del sovrano, non appena il corteo la-sci• il palazzo,


il cortigiano alto fu costretto ad avvertire il suo signore: ® L’augusto gi…
s’avvicina all’approdo! ¯. Al che il re e gli altri del seguito si misero a
correre, tenendo strette le loro insegne, e offrendo un ridicolo spettacolo.
Mentre correva, il re pregava in cuor suo: “Se vi sar… una convocazione, o
dŠi di Bora Bora, risparmiatemi”.

Furioso, borbottando irosamente, offeso nell’orgoglio, il re giunse all


approdo pochi attimi prima della eanoa. Il timoniere manovr• eon mille
preeauzioni, nel timore ehe il pi£ pieeolo ineidente attirasse l’attenzione
dello stregone, poich‚ sapeva quale messaggio questi recasse dal tempio di
Oro. In quel glorno era importantissimo che tutti usassero la massima
attenzione.

Dopo che la canoa fu ormeggiata, il sommo sacerdote ne seese con


dignit… imperiale, fulgido nel mantello di corteccia bianca frangiata di
denti di eane, il eui eandore metteva in partieolare risalto i suoi lunghi
eapelli neri. Mentre moveva ineontro al re, appoggiandosi al suo bastone
seolpito, si genu-flesse appena, tanto per indieare ehe rieonoseeva la
supremazia di quest’ultimo. Quindi attese severo l’inehino di re Tamatoa, il
quale Si prostr• invece sino a terra, per lasciar ben capire a tUtti i presenti
che il potere s’era trasferito per misteriose vie dalle sue mani a quelle del
sommo sacerdote. ® O benedetto dagli dŠi ¯ incominci• il re, ® qual Š il
desiderio di Oro? ¯

La folla trattenne il fiato con palese apprensione fineh‚ il sacerdote


annunci•: ®Dovr… essere eretto a Tahiti un nuovo tempio, e Ci raduneremo
per consacrare il dio che vi dimorer… ¯.

Nessuno fiat•, per timore di attirare su di s‚ un’attenzione che sarebbe


stata fatale. Persino re Tamatoa, il quale poteva ragionevolmente sperare di
essere risparmiato, si sent¡ tremare le ginoechia mentre attendeva di
apprendere i macabri det-tagli. Finalmente con voce soffocata domand•: ®
Quando si terr… la convocazione? ¯ ® Domani ¯ rispose eon voee ferma il
saeerdote, e il re si isse: Se la eonvoeazlone Š per domani, dev’essere stata
de-eisa almeno dieei giorni fa! Altrimenti eome avrebbe potuto la notizia
raggiungere Tahiti in tempo per eonsentire alla eanoa drientrare ad Havaiki
domani stesso? In questi dieei giorni i nostro sommo saeerdote dev’essere
rimasto in eonsulta segreta eoi saeerdoti di Oro”. Infine Tamatoa ehiese: ®
Quanti uomini per Oro? ¯

® Otto ¯ rispose il saeerdote, impersonale. Posando quindi a punta del


suo bastone dinanzi a s‚, diritto, solenne, si diresse verso il tempio; ad un
tratto si gir• fulmineo e puntando il bastone sul timoniere ehe l’aveva
portato nella laguna url•: ® E COStui sara il primo ¯.

® No, no! ¯ gemette il marinaio eadendo in ginoechio.

Implacabile, sempre indicandolo con la punta del bastone, lo stregone


disse: ® Quando i marosi erano su di noi, quest’uomo non invoc• la
salvezza da Oro, bens¡ da Tane ¯.

® Oh, no! ¯ gemette ancora il marinaio.

® L’ho capito dal movimento delle sue labbra ¯ insistette il sacerdote


spietato. Alcuni servi del tempio trascinarono via il tremante timoniere. ®
E; tu ¯ riprese la voce terribile, mentre il fatale bastone si puntava su un
suddito ignaro ®nel tempio di Oro, il giorno sacro, hai mosso la testa.¯
Ancora una volta i servi calarono sul colpevole, trascinandolo via.

Solennemente il sommo sacerdote si ritir•, lasciando a re Tamatoa il


sinistro incarico di scegliere le altre sei vittime.

Il primo a essere designato dal re fu il cortigiano alla cui trascuratezza si


doveva quella corsa disordinata verso la spiaggia; il secondo fu la scolta,
rimproverata dal cortigiano. Gli altri quattro sarebbero stati scelti tra gli
schiavi. Presa questa decisione, il re rientr• a palazzo, mentre la scolta e il
cortigiano, che gli inservienti del tempio avevano gi… agguantati, si
guardavano inebetiti, sopraffatti dalla catastrofe nella quale, inci-
dentalmente, l’uno aveva coinvolto l’altro.

MENTRE la folla spaventata si disperdeva, il fratello del re, Teroro, se ne


stava tetro e silenzioso all’ombra d’un albero del pane. Era pi£ alto e pi£
muscoloso degli altri e dotato di un coraggio che avrebbe tenuto a bada
chicchessia. S’era tratto in disparte perch‚ odiava il sommo sacerdote,
disprezzava il nuovo dio Oro e quelle incessanti richieste di sacrifici umani
lo rivoltavano. Naturalmente il sommo sacerdote si era subito reso conto
dell’assenza del giovane capo tra la folla venuta a dargli il benvenuto, e
questa infrazione al cerimoniale lo aveva fortemente irritato.

A cerimonia ultimata, la moglie di Teroro, una giovane sta-tuaria dalla


pelle dorata e con una chioma fluente adorna di boccioli di banano, and• a
sederglisi accanto, in riva alla la-guna, e gli disse: ®Teroro, ho paura! Non
andare alla convocazione ! ¯.

® In tal caso, sai dirmi chi comanderebbe la nostra canoa? ¯ le rispose


Teroro spazientito. ® Io non temo la convocazione, Marama. D’altronde
mio fratello potrebbe aver bisogno del mio aiuto. Senza di me le cose
potrebbero mettersi male. ¯

Marama, il cui nome significava la luna, che tutto vede e tutto


comprende, pass• a un altro argomento: ® L’anno scorso ¯ disse ® una
donna di Havaiki mi confid• che i sacerdoti di laggi£ ritengono il nostro
sommo sacerdote il pi£ capace di tutti. Intendono promuoverlo a una
posizione di grande importanza ¯. ® Fosse vero! Almeno se ne andrebbe da
quest’isola. ¯

® Per• non oserebbero farlo sino a quando la sua isola non fosse tutta
conquistata. Ho l’impressione che il sommo sacerdote tenter…
l’impossibile durante questa convocazione per dimostrare ai sacerdoti di
Havaiki d’esser pi£ devoto a Oro di loro tutti. ¯

Come spesso accadeva quando la saggia donna, dal viso si-mile alla luna,
parlava, Teroro si fece pi£ attento. ® Tu credi che, per fare impressione agli
altri, il sommo sacerdote sacri-ficher… il re? ¯

® No, Teroro ¯ lo corresse Marama. ® Sei tu quello che il sommo


sacerdote sospetta d’infedelt… a Oro, perch‚ tu adori ancora Tane. Sono i
tuoi piedi ch’egli metter… sull’arcobaleno. ¯

® Io adoro Tane soltanto nel segreto del mio cuore. ¯

® Se il tuo cuore posso leggerlo io, possono leggerlo anche i sacerdoti. ¯

Il suo commento fu interrotto dal sopraggiungere di un messaggero


trafelato. Teroro era atteso dal re.

IL PALAZZO REALE era un edificio largo e basso il cui tetto di foglie di


palma era sostenuto da pilastri ricavati da alberi di cocco scolpiti a figure di
dŠi. Rotoli di stuoia potevano essere abbassati dai lati del tetto se v’era
necessit… di segretezza oppure quando pioveva. I,a stanza principale
conteneva numerosi em-blemi regali: dŠi piumati, denti di pescecane
scolpiti ed enormi conchiglie. Tutte le varie strutture dell’edificio erano
tenute insieme da robusti legacci bruni di sennit, la stupenda corda iso-lana
ricavata dalle fibre delle noci di cocco. Nella costruzione del palazzo ne
erano stati usati quasi quattromila metri: ovunque un pezzo di legno
toccasse un altro, il flessibile sennit te-neva unite le parti. Un uomo poteva
sedere in una stanza le-gata con sennit ed estasiarsi senza fine dei suoi
disegni intricati, allo stesso modo che un navigatore ammira le stelle la
notte, o un bambino contempla le onde che lambiscono la sabbia.

Teroro trov• Tamatoa profondamente turbato. ® Credi che la canoa


potr… salpare al tramonto? ¯ domand• il re. ® S¡, per• mi auguro che tu non
vi salga. ¯

® Sono fermamente risoluto a recarmi a questa convocazione ¯ replic•


Tamatoa.

® Mal te ne incoglier… ¯ insistette Teroro.

Il re si alz• dalla stuoia e con passo sconsolato s’avvi• all’ingresso del


palazzo, dal quale si potevano scorgere le rupi mae-stose di Bora Bora e la
laguna incendiata dal sole. In quel momento il re-guerriero Tamatoa
apparve al fratello minore un simbolo di soverchiante autorit…; sebbene
fosse tentato di afferrare il fratello per il braccio e di buttarlo sulle stuoie
per un amichevole scambio di opinioni, non avrebbe mai avuto il coraggio
di farlo. Il re era lo strumento mediante il quale gli dŠi dispensavano a Bora
Bora il mana, la santificazione spirituale dei cieli. Soltanto sfiorare il re o
passar sulla sua ombra, equi-valeva a sottrarre da esso una parte di mana.
Perci• Teroro si prostern• sulla stuoia, e strisciando ai piedi del sovrano
sussurr•: ® Siedi vicino a me, fratello, e discorriamo ¯. E mentre le mo-sche
ronzavano nell’afa del mattino, i due uomini si confidarono.

Formavano insieme una bella coppia, divisi soltanto da sei anni di et…. Il
loro padre aveva chiamato il primogenito Tamatoa, il Guerriero, e quando
era nato un secondo maschio si era detto: “Che fortuna ! Quando Tamatoa
diventer… re, avr… un fratello minore per servirlo come sommo
sacerdote”. Per questo il giovane era stato chiamato Teroro, il Cervello,
colui che pu• divinare con rapidit… le cose pi£ difficili. Sino a quel
momento, per•, Teroro non si era dimostrato all’altezza del proprlo nome.

Tamatoa era divenuto il tipico guerriero isolano; per ben sei volte durante
il suo regno aveva respinto, sconfiggendoli, gli invasori partiti dalla potente
Havaiki. Teroro, al contrario, non aveva rivelato nessuna attitudine a
divenire sacerdote. Alto e snello, con una bella faceia aseiutta, aveva un
temperamento impetuoso ed era lento ad afferrare i eoneetti astratti. La sua
passione era navigare e sfidare mari ignoti.

® Se dovr• essere saerifieato per mettere quest’isola in paee e armonia


eoi nuovi dŠi, mi laseer• saerifieare. Ma temo ehe gli dŠi manderanno per te
l’areobaleno ¯ mormor• Tamatoa.

® Siamo riuseiti a vincere in passato, vinceremo ancora. ¯

® In passato i nostri nemici avevano canoe e lance; adesso hanno trucchi


e intrighi. Come ha fatto il sommo sacerdote a conquistarsi il favore del
nostro popolo? ¯

® Quando il popolo vede molti sacrifici, s’illude che gli dŠi lo ascoltino,
e cos¡ salvino l’isola. ¯

Il re guard• con attenzione il fratello, quindi gli chiese cautamente: ®


Non ti sarebbe possibile accettare il nuovo dio¯

® Assolutamente no ! ¯ rispose secco Teroro. ® Sono nato eon la


benedizlone di Tane. Mio padre Š morto difendendo Tane e suo padre ha
fatto altrettanto prima di lui. Non potr• mai accettare nessun altro dio. ¯

Il re trasse un profondo sospiro e mormor•: ® La penso an-ch io COSfi


Temo per• che il sommo sacerdote ci annienter… COi SUOi losehl imbrogli
¯.

® Lo annienter• io ! ¯ proruppe Teroro fuori di s‚. ® Quando ealer… il


bastone, uecider• il sommo sacerdote. Infurier• per tutta Havaiki. ¯

® E quello chc pensavo ¯ grid• bruscamente il re. ® Tu hai preparato una


sommossa. Ma non ne farai nulla. Per questo non vogho che tu partecipi
alla convocazione. ¯

Teroro replic• con umilt… ma sempre cocciuto: ® Diletto fra-te o,


proprlo per questo debbo parteciparvi. Ho giurato a no-stro padre che ti
avrei sempre difeso; tuttavia ti prometto di non ribellarmi, a meno che non
ti colpiscano ¯.
Quindi usc¡ nel radioso rneriggio di Bora Bora. Il sole filtrava da le
fronde delle palme e dell’albero del pane disegnando deli-eati arabesehl
nella polvere. Bambini nudi si ehiamavano fra di loro e i peseatorl
traseinavano le eanoe in seeeo sulla spiaggia. Nell’afa splendida e
polverosa, Teroro si avvi• lentamente verso la tettoia sotto la quale era al
riparo la mastodontiea eanoa saera di Bora Bora, ehe aveva nome As~etta il
Vento

Era la nave pi£ rapida che il mondo di allora conoseesse, eapaee di


complere sino a trenta nodi a tratti e dieci nodi re-golarmente per giorni e
giorni. Era un’imbarcazione a duplice seafo, lunga settantanove piedi, eon
una poppa a coronamento alta ventidue piedi e una solida piattaforma
posata di traverso sugli scafi sulla quale potevano prender posto quaranta
uomini mentre i maiali, le foglie di pandano e la riserva di acqua potevano
essere stivati nelle sue eale segrete.

® Aspettate il vento dell’ovest ¯ avevano eonsigliato i suoi eostruttori ®


pereh‚ Š un vento forte e sicuro che spira direttamente dal cuore
dell’uragano. ¯ Del vento del nord non ci si pu• fidare; quello dell’est non
vale nulla, pereh‚ soffia eostan-temente, e il vento del sud reca solo
temporali passeggeri e privi di forza. Aspettate il vento dell’ovest! Esso
soffia dal cuore del-l’uragano. E un vento degno di questa grande canoa.

AL CADER della notte, Aspetta il Vento dell’Ovest era gi… in acqua,


pronta a prendere il mare. L’alta poppa era stata or-nata di fiori e di guidoni
di tapa gialla. La piattaforma fissa che teneva uniti i due scafi era coperta di
tavole levigate. A prora era stato allestito un tempio ultrasacro dal tetto
d’erba, verso il quale si stava dirigendo, in un silenzio sinistro, una solenne
processione di sacerdoti.

Il sommo sacerdote, con uno zucchetto di penne rosse sul-la chioma,


procedette verso il tempio d’erba e si ferm• di scatto: immediatamente tutti
gli abitanti di Bora Bora, dal re agli schiavi, caddero al suolo nascondendosi
il volto perch‚ ci• che stava per compiersi era talmente sacro che nessuno,
neppure il re, aveva il diritto di profanarlo con lo sguardo.

La statua di Oro, fatta di piume e di sennit intrecciati insieme, con gli


occhi ricavati da conchiglie marine? doveva es-sere posta nell’interno del
tempio, per il suo vlaggio verso Havaiki. Dalle sue vesti il sommo sacerdote
trasse un involto di foglie di ti, nel quale era nascosto il dio, e tenendo il
fardello alto sul capo preg• con voce terribile, quindi inginocchiatosi pos•
l’immagine nel sacello del tempio. Poi si ritrasse, colp¡ la canoa col bastone
e grid•: ® Aspetta il Vento dell’Ovest, porta salvo il tuo dio a Havaiki ¯.

La folla prostrata si rialz• in silenzio, mentre i giovani capi pagaiatori si


sistemavano nei due scafi. Salirono quindi sulla piattaforma i veggenti
dell’isola, vecchi saggi che indossavano solenni vesti di tapa bruna e
copricapi orlati di denti di cane Teroro, con in capo l’elmo di piume dei
guerrieri ornato dl denti di squalo, prese posto a prua, mentre il re,
ammantato in una preziosa tunica gialla che gli scendeva sino alle caviglie,
s’insedi• al centro dell’imbarcazione. Quindi il sommo sacerdote annunci•
che era pronto ad accettare i sacrifici.

I serventi di Oro disposero in disegni eleganti, dinanzi al-l’ingresso del


tempio, fronde di palma, sulle quali vennero ada-giati strani doni: un grosso
pesce della laguna, uno squalo pescato in alto mare, una tartaruga catturata
su un’isola particolare, un maiale che dalla nascita era stato dedicato a Oro.
Quindi all’ultimo momento i sacerdoti condussero le otto vittime umane, e
in un silenzio di morte il popolo di Bora Bora vide i propri compatrioti
awiarsi per l’ultimo viaggio.

Teroro, alzata la pagaia, dette una forte spinta alla canoa che scese nella
laguna. Non balz• agile verso la scogliera come al solito, ma si mosse con
riluttanza. Quando le stelle spunta-rono, finalmente, aveva percorso solo un
piccolo tratto del suo infausto viaggio verso Havaiki.

Allorch‚ la costellazione che gli astronomi in altre parti del mondo da un


pezzo avevano chiamato del Leone sorse a oriente, i veggenti convennero
che l’ora era vicina. Il sommo sacerdote conferm• che era imminente
l’aurora cerchiata di rosso, sacra a Oro. Fece un cenno e un enorme tamburo
incominci• a scan-dire lenti battiti che si propagarono echeggiando sino ai
confini del mare.

Tutte le cose erano immerse in un profondo silenzio. Persino le onde, e


gli uccelli che di solito lanciavano all’alba festosi ri-chiami tacevano,
all’avvicinarsi del temuto Oro. Non s’udiva che la voce del tamburo, finch‚,
mentre la notte impallidiva e rosse strisce di fuoco solcavano l’oriente,
Teroro colse il pulsare d un altro tamburo, poi di un terzo, lontanissimo. Le
canoe, ancora invisibili le une alle altre, si apprestavano a riunirsi per
entrare tutte insieme in solenne corteo nel canale di Havaiki.

Gli uomini di As~1etta il Vento dell’Ovest, nell’avvicinarsi al-1 approdo,


erano tormentati da pensieri diversi. Il sommo sacerdote Si diceva che, vista
la stupida cocciutaggine degli abitanti di Bora Bora nel mantenersi fedeli a
Tane, quante pi£ vittime si fossero offerte a Oro, tanto meglio sarebbe stato
® Bisogna estirparli, ramo e radice ¯ borbottava fra s‚. ® Dob biamo
incutere rispetto alle isole. ¯

I pensieri di re Tamatoa erano differenti. Egli considerava i sacrifici come


il mezzo pi£ semplice per propiziarsi un costante usso di mana; tuttavia
riteneva il numero dei sacrificati ec-cessivo, poich‚ Bora Bora non era una
grande isola. Si doman-o suo malgrado: “Questa improvvisa conversione a
Oro non Š orseiuno stratagemma escogitato dagli anziani per spopolare

Teroro giudicava la situazione con maggiore semplicit…, e ne era


indignato. Egli poteva passar sopra alla morte degli schiavi, ma sopprimere
i migliori combattenti di Bora Bora era ingiusto, anzi, peggio, disastroso.

Era stato predisposto che la convocazione durasse tre giorni, 18


SELEZIO.1VE DEL LIBRO

durante i quali le riunioni dei sacerdoti sarebbero avvenute in un vasto


tempio di roccia privo di tetto, appollaiato su uno splendido dosso
prospiciente l’oceano. A un’estremit… era stato costruito un tempio
interno, dal tetto di foglie di palma, entro il quale riposava l’arca che
conteneva il santo dei santi, la statua del supremo Oro. L’esposizione di
questo arcidio era un avvenimento cos¡ solenne che neppure i re avevano il
diritto di assistervi; essi erano esclusi per tutta la prima parte della
cerimonia, mentre Oro veniva tolto dall’arca per essere esposto.

I testimoni per• non mancavano. Le vittime umane di ciascuna canoa, col


cranio fracassato, erano state trascinate al tempio e accatastate le une sulle
altre per ottenere l’approvazione di Oro. Non appena, per il tramite del
sommo sacerdote, il dio concesse il proprio assenso, i corpi furono appesi
agli alberi circondanti il tempio. Le vittime potevano cos¡ contemplare coi
loro sguardi spenti ci• che neppure i re avevano il diritto di vedere.

Il popolo, in atterrito silenzio, ora s’inchin• riverente, mentre il mana


fluiva nelle statue di Oro di ciascuna isola, nelle canoe poste su una piccola
altura e nei re isolani i quali, seduti in disparte, dovevano mantenere il pi£
assoluto silenzio per sette ore.

I pressi del tempio non erano per• del tutto silenziosi. Teroro aveva
indetto un conciliabolo segreto in una radura isolata coi ventinove
compagni rimasti. ® Vogliamo parlarci chiaro? ¯ do-mand•.

® Che rischio corriamo? ¯ proruppe un giovane capo dal pi-glio bellicoso


che si chiamava Mato. ® Se parliamo ci ammaz-zano. Se stiamo zitti… ¯ Si
batt‚ il pugno destro sul palmo della mano sinistra. ® Parliamo. ¯

Teroro riprese lentamente, giocherellando con una sottile cordicella di


sennit: ® Credo che il sommo sacerdote intenda offrire il nostro re come
sacrificio supremo a Oro. Egli vuol dare agli altri sacerdoti la prova di
essere il vero reggitore di Bora Bora. Ma dovr… impartire l’ordine
personalmente, perch‚, se lo uc-cidesse di nascosto, dove finirebbe il suo
vantaggio politico? ¯.

Mato, che proveniva dalla parte settentrionale di Bora Bora, dichiar•


risoluto: ® Secondo me, non appena il sacerdote fa cenno d’indicare
Tamatoa, dobbiamo circondare il re e aprirci un varco verso la canoa
combattendo ¯.

® Io penso la stessa cosa ¯ rispose Teroro.


 

VEJ~O VERSO LE HA WAI 19

Segu¡ un lungo silenzio, durante il quale gli altri ventotto uomini


rifletterono sull’audacia di quel passo; ma prima che uno qualsiasi di loro,
vinto dalla codardia, si tirasse indietro Teroro ripose la cordicella di sennit
nella cintura e continu• in tono rapido: ® Per riuscire, bisogna fare tre cose.
Prima di tutto dobbiamo trasportare la canoa dal dosso in cima alla col-lina,
in modo da poterla spingere in acqua con la massima velocit… possibile ¯.

® A questo penso io ¯ lo rassicur• Hiro, il timoniere.

® Come ? ¯

® Non lo so. ¯

A Teroro quella risposta onesta piacque; nondimeno, facen-dosi sotto al


timoniere gli chiese a bruciapelo: ® Lo sai che se la canoa non Š nella
posizione giusta morremo tutti ? ¯.

® Lo so ¯ rispose serio il giovane capo.

® In secondo luogo ¯ rispose Teroro ® bisogna che due di voi, decisi a


tutto, si mettano seduti sulle rocce, all’uscita del tempiO. ¯

Impulsivo come sempre Mato grid•: ® Uno sar• io e l’altro vorrei che
fosse Pa ¯.

Un uomo robusto, senza mento, dalla faccia di squalo, Pa che voleva dire
Fortezza, mosse un passo innanzi dichiarando ® Io Cl sto ¯.

® La terza cosa importantissima ¯ prosegu¡ Teroro ® Š che Cl teniamo


pronti tutti quanti a uccidere immediatamente chiunque si avvicini a
Tamatoa, e non appena ci saremo mossi dovremo sollevarlo di peso e senza
fermarci correre con lui alla canoa. Una volta in mare, Aspetta il Vento
dell’Ovest, sar… la nostra salvezza. ¯
® Non ci prenderanno mai ¯ asser¡ il timoniere.

A questo punto Mato interloqu¡: ® Vi Š una grave lacuna in questo piano.


Prima di salpare, Marama mi disse: “Mio ma-rito Š convinto che il sommo
sacerdote mediti di uccidere il re; lo invece sono sicura che il suo bersaglio
sia proprio Teroro”. Se tua moglie ha ragione, come dobbiamo comportarci?
¯.

Teroro non seppe cosa rispondere. Con gli occhi della mente vedeva la
sua paziente sposa aggirarsi angosciata fra i compagni per spronarli a
proteggerlo. Fu Pa a rompere il silenzio: ® Ma-rama ha parlato anche a me
¯ disse ® e il nostro compito Š chiaro. Se cercheranno di colpire Teroro, tu,
Mato, coi tuoi compagni, salverai il re, e io con i miei liberer• Teroro ¯.

® Io non sono tanto importante ¯ dichiar• Teroro onesta-mente.

® Per noi lo sei ¯ replicarono i suoi uomini.

QUELLA STESSA notte il sommo sacerdote radun• i propri as-sistenti, i


quali gli sedettero attorno nel tempio, coi cadaveri penzoloni sul loro capo,
mentre egli li interrogava sugli awe-nimenti della giornata. Si sospettava,
rifer¡ una delle spie, che Teroro avesse tenuto una riunione coi suoi uomini,
ma il so-spetto non era confermato da prove.

Il sacerdote rimase a lungo a riflettere su questa sgradita notizia;


finalmente osserv•: ® Se avessimo la certezza che c’Š stata una riunione,
potremmo togliere di mezzo l’intiero equipaggio della canoa. Potremmo…
¯. Tuttavia, dopo aver soppe-sato tutte le ipotesi, parve decidersi per il no.
Si volse di scatto al suo nerboruto carnefice dicendogli sottovoce: ®
Domani vo-glio che tu non stia mai vicino n‚ al re n‚ a Teroro. Tu, Rere-ao¯
soggiunse poi rivolto alla spia ® sei rapido con la mazza come lo eri una
volta? ¯.

® S¡. ¯
® Ti devi appostare in modo che al primo cenno tu possa ammazzare
Teroro. Non lo devi mai perdere di vista. Se fa la bench‚ minima mossa,
uccidilo. In un modo o nell’altro ¯ concluse ® la giornata di domani vedr…
Bora Bora definitivamente consegnata a Oro. Molte sono le vie che
conducono alla vittoria suprema, fratelli miei. ¯

L’INDOMANI mattina Hiro, il timoniere, prese una pietra acu-minata e


tagli• in vari punti il sennit che legava insieme le ta-vole di Aspetta il Vento
dell’Ovest. Quindi si precipit• dal sacerdote incaricato della custodia della
canoa per annunciargli: ® Dobbiamo aver urtato contro il corallo ¯.

Il sacerdote esamin• il sennit tagliato e disse: ® Si pu• ag-giustare con


della corda nuova ¯.

® S¡ ¯ convenne Hiro ® per• dovremmo farlo subito, mentre siamo tutti


sotto la protezione di Oro. ¯

Tale dichiarazione lusing• il prete, il quale fu perci• pronto ad accogliere


la proposta del giovane: ®Non sarebbe meglio trascinare la canoa quass£,
dove il sole affretter… il saldarsi del nuovo sennit?¯.

La canoa venne cos¡ portata nell’esatta posizione desiderata da Teroro. Il


sacerdote domand•: ® Ci vorr… molto perch‚ si aggiusti. ¯.

® No ¯ lo rassicur• Hiro. ® Devo sbrigarmi perch‚ non voglio mancare


alla convocazione. ¯

® Si capisce ¯ assent¡ il sacerdote. Gli parve di buon auspicio che Hiro,


uno dei principali sostenitori di Teroro, avesse cos¡ spontaneamente
espresso la propria devozione a Oro.

LA CONVOCAZIONE s inizi• con i fedeli seduti sulle rocce che si


protendevano dall’altar maggiore, dove i primi due maiali erano gi… stati
squartati. Teroro, guardando prima il sommo sacerdote e poi il re, era
risoluto a sfidare Oro, anche a costo di dover agire alla presenza stessa del
rosso dio onnipotente. Non aveva per• fatto i conti con la strategia del
sommo sacerdote, perch‚ proprio mentre si accingeva a seguire una tattica
del tutto diversa, il terribile prete, giratosi di scatto, punt• il bastone su uno
dei migliori guerrieri della canoa. ® Si Š cibato d’un maiale sacro a Oro! ¯
tuon• il sacerdote, ma il giovane guerriero non si rese neppure conto di
morire, perch‚ il carnefice aveva prevenuto l’accusa e gi… gli aveva
spaccato il cranio.

Disperato Teroro guard• Hiro il timoniere, che a sua volta lo fissava


atterrito. Avevano architettato un ottimo piano per difendere Tamatoa, ‘-d
anche Teroro, ma non avevano previsto 1 abile attacco del sommo sacerdote
sui membri meno influenti della cornunit… di Bora Bora. Di tutti loro, un
uomo solo era rimasto col cervello lucido in quei momenti terribili.
Tamatoa come tanti altri re fortunati, bench‚ non dotato di particolare
ingegno, possedeva un intuito eccezionale, primitivo ma solido Capiva che
il sommo sacerdote si proponeva non gi… di assas sinare lui e suo fratello,
bens¡ di cacciarli dalle isole, ricorrendo a una tenace resistenza passiva. Il
re si disse: “Con pazienza e con astuzia, a forza di atterrire il mio popolo,
me lo aliener…, finch‚ non saremo costretti ad andarcene”.

Nuovamente il sommo sacerdote punt• il bastone fatale, e un altro


membro dell’equipaggio di Teroro, colpito dalla terribile mazza, cadde
ucciso. Col cuore stretto, re Tamatoa guard• il suo giovane fratello e lo vide
confuso e disorientato.

Fu in quel momento, nel sacro tempio di Oro, coi cadaveri dei suoi
uomini migliori che gli penzolavano davanti o che gia-cevano riversi
sull’altare, che re Tamatoa si disse nell’intimo del proprio cuore: “Oro, hai
vinto. Io non ho la forza per oppormi a te”. Quel pensiero lo spinse a
riflettere su ùIna decisione che confusamente si era andata formando nel suo
animo da mesi, ma dalla quale sino a quel momento era rifuggito. Ora che
aveva accettato l’ineluttabile, adesso che Oro aveva vinto definitivamente,
gli era facile giungere all’unica conclusione ovvia, e nella quiete immobile
del mattino Tamatoa pronunci• per la prima volta le parole fatali: “Ce ne
andremo da Bora Bora e l’abbandoneremo a te, Oro. Ci avventureremo sul
mare in cerca di altre isole dove poter adorare i nostri antichi dŠi”.
Durante il resto della convocazione re Tamatoa non confid• a nessuno ci•
che aveva deciso; ma avvert¡ seccamente Mato: ® Ti ritengo responsabile
della vita di mio fratello. Se questi si Š messo in testa qualche piano, sono
sicuro che tu ne farai parte. Non deve morire, anche a costo che tu debba
legarlo alla ca-noa. Adesso ho bisogno di lui pi£ che mai ¯.

Perci• quando Teroro torn• a riunire i compagni attoniti, Mato parl• per
primo: ® Dobbiamo tornare a Bora Bora e meditare laggi£ la nostra
rivincita ¯.

® Torneremo e progetteremo un altro piano ¯ lo assecond• Pa dalla faccia


di pescecane.

Teroro borbott•: ® Ci vendicheremo! ¯ e agitando entro di s‚ confusi


pensieri di distruzione e di morte si rassegn• a segnare il passo.

QUANDO una convocazione aveva termine, i sacerdoti, sag-giamente, si


ritiravano, incoraggiando i fedeli ad abbandonarsi a una festa spontanea,
sfrenata, che a volte durava anche tre giorni consecutivi. Ora le donne erano
libere di unirsi ai loro uon~lini, e i musicanti a popolare la notte di echi
gioiosi. Ragazze bellissime, vestite di gonne intessute di foglie aromatiche,
an-cheggiavano nella sel~aggia hula di Havaiki, danzando con movenze
provocanti di fronte agli ospiti, quasi a sfidarli: ® Le donne di Tahiti sanno
ballare come noi ? ¯.

Teroro, guardando le danze, borbottava fra s‚: L’Possano le donne di


Havaiki esser dannate!”. Se una graziosa fanciulla, dal corpo illuminato da
torce di fronde di palma sullo sfondo di fumo che si levava dal punto dove
arrostivano i maiali, gli andava incontro danzando invitante, egli abbassava
gli occhi al suolo, brontolando: ® Distrugger• Havaiki. Ammazzer• tutti i
preti di Oro! ¯.

I suoi uomini non furono capaci di mostrarsi altrettanto ri-24


SELEZIOJVE DEL LIBRO
soluti. A uno a uno i giovani capi buttarono le loro lance, e si lanciarono nel
turbin‚ della danza, urlando e contorcendosi come gli altri nelle pazze
giravolte della hula. Arrivati al pa-rossismo saltavano altissimi, si battevano
le cosce e per un at-timo si dimenavano come ossessi dinanzi alle
compagne non meno frenetiche di loro. Poi si fermavano, si guardavano e
scoppiavano a ridere; subito la donna si avviava con passo in-dolente verso
un punto in ombra, seguita dal ballerino an-ch’egli in apparenza disinvolto,
sinch‚ improvvisamente, lanciando un grido si precipitavano insieme verso
l’ombra segreta di una radura solitaria.

Non appena sparivano, le vecchie che formavano il cerchio canoro


emettevano urla d’incitamento frammiste a lazzi vol-gari, cui i presenti
facevano coro tra risate stentoree.

® Mostragli perch‚ Havaiki Š cos¡ famosa, Rere! ¯ strillava una donna. ®


Aue! ¯ strepitava un’altra. ® Fa’ che la luna si nasconda la faccia per la
vergogna! ¯ ® Ricorda quel che t’ho insegnato, Rere ! ¯ urlava la prima
cantatrice.

Quando i consigli diventavano troppo espliciti, i presenti si


abbandonavano a risate ancor pi£ irrefrenabili, la musica s’in-terrompeva, e
tutti rotolavano per terra in preda a una gioia animalesca.

Soltanto Teroro non alz• la testa, neppure quando una stupenda ragazza si
avvicin• ballando sin quasi sui suoi piedi, e lo sfior• col corpo snello.
Quando per• una vecchia sbrait• con voce altissima, tanto da coprire il
frastuono dei tamburi: ® Non riesco davvero a capire come facciano ad
avere bambini a Bora Bora! Si vede che laggi£ ci andranno a nuoto, di
notte, gli uomini di Havaiki! ¯ Teroro sorrise suo malgrado, perch‚ gli
isolani avevano uno spiccato senso del comico e apprezza-vano l’ironia
anche quando questa era rivolta contro di loro. In quel preciso istante un
famoso capo di Havaiki, il grasso Tatai, incaricato di sorvegliare il tempio,
si avvicin• al giovane capo e gli disse con voce pacata: ® Vorremmo che tu
venissi a cena con noi, Teroro ¯. E presolo con s‚ lo condusse lontano dai
fuochi, verso la periferia del villaggio, dove si trovavano i suoi terreni, e
dove era apparecchiato il banchetto.
Teroro aveva appena finito di leccarsi le dita unte di grasso di maiale,
quando dal lato orientale del recinto un minuscolo tamburo - non pi£ grande
di otto pollici, fatto di corteccia scavata e percosso da una bacchetta - inizi•
il suo chiacchieric-VE~O VERSO LE HWI 25

cio. Fu seguito quasi subito dal pulsare di vari tamburi pi£ grandi che
segnarono l’entrata dei suonatori. Poco dopo, uscen-do dalle morbide
ombre della notte, alcune figure incominciarono ad assumere forma e
sostanza. Erano le donne dei capi di Havaiki, le quali, con accenti meno
rauchi di quelli che erano echeggiati poco prima sulla piazza del villaggio,
intonarono le antiche melodie d amore isolane, cos¡ dolci e suadenti che
ogni amarezza cadde dal cuore di Teroro.

Quando l’ondosa risacca E la luna nascente E la svettante palma E il


volante uccello candido E il pesceigro ~uttiarlano d’amore, Io grido nella
notte: Dove sei tu, diletto?

Fu agli accenti di questa languida canzone che Teroro vide avvicinarsi a


lui, ondulando con grazia al ritmo di una hula degna di un capo trib£, una
giovanetta snella dalle anche sottili, di aspetto quattordicenne: i capelli, del
colore della mezza-notte, le scendevano sino ai ginocchi. Non appena la
nenia ebbe termine, sollev• un lembo della gonna di foglie di ti, e accenn•
un movimento pi£ rapido, che i tamburi ripresero, iniziando a danzare
davanti a Teroro. Suo malgrado, il giovane guerriero la fiss• intensamente
negli occhi profondi. Per un attimo prov• la tentazione di balzare in piedi e
di unirsi nel ballo a quella splendida creatura; ma si ripet‚ che doveva ad
ogni costo ignorare le donne di Havaiki, dal momento ch’era risoluto a
radere al suolo quel luogo odiato. Quando per• scorse sul VlSO di lei
un’espressione di profondo disinganno, ne prov• vergogna e non seppe
trattenere un sorriso. Quindi un impulso prepotente lo costrinse a lanciarsi
nelle movenze frenetiche della hula di Bora Bora, ancora pi£ sensuale di
quella di Havaiki.

All Improvviso per• la bellissima creatura mut• atteggiamento, fingendo


di non vederlo neppure. Seguit• a danzare con aria distratta, gli occhi
assenti, guidando i tamburi in ritmi sempre pi£ intensi, finch‚ tutto il suo
corpo, imperlato d’un lu-minOsO velo di sudore, incominci• a tremare.
Piegando le ginocchia continu• a ballare raso terra. Poi, eseguendo la
movenza 26 SELEZIONE DEL LIBRO

pi£ caratteristica della hula di Havaiki, allarg• le ginocchia ed accompagn• i


suoi movimenti con gesti lenti ed incredibilmente provocanti; infine,
afferrati i capelli con le mani, se li strinse fra i denti. Ormai destato in tutti i
sensi, Teroro continu• a danzare finch‚ all’improvviso, con un balzo
fulmineo, si lev• alto nell’aria e ricadde sulla punta dei piedi a pochi
centimetri da lei, mentre una donna urlava: ® Aue ! ¯ e i tamburi ripren-
devano a martellare con rinnovata violenza.

Ad un tratto, come per incanto, si fece un profondo silenzio, e la ragazza,


incedendo lentamente, si avvi• con aria pudica verso l’ombra che avvolgeva
il terreno del recinto destinato al riposo. Non appena fu scomparsa, Teroro,
fingendo la massima indifferenza, si chin• a gettare un pezzetto di legno sul
fuoco, poi come a malincuore, s’avvi• a sua volta verso la zona d’ombra.

Il giovane trov• la ragazza che lo attendeva davanti a una casetta che la


famiglia le aveva donato il giorno del suo tre-dicesimo compleanno; sulle
isole, infatti, i genitori incoraggia-vano le figlie ad accompagnarsi a quanti
pi£ giovani possibile per imparare tutte le arti d’amore, poich‚ ai futuri
mariti non piaceva sposare una donna che non avesse prima dato prova di
potere aver figli. ® Questa Š la mia casa ¯ gli disse con semplicit….

® Come ti chiami ? ¯

® Tehani. Sono la figlia del capo Tatai. ¯

® Tehani, il piccolo tesoro ¯ soggiunse Teroro.

La ragazza rise nervosamente, ma Teroro, passandole un braccio intorno


alla vita la sollev• di peso da terra e la port• nella casa. Felice, Tehani
premette le sue labbra contro quelle di lui e quando il giovane l’ebbe
adagiata sulle morbide stuoie di pandano ella l’attir• contro di s‚.

Nondimeno, pi£ tardi, mentre giaceva disteso alla luce delle stelle che
filtrava dalla soglia, il giovane si ripet‚ ancora una volta: “Annienter• tutta
quest’isola”.

LA MATTINA seguente, dopo aver fatto colazione nella casa degli


uomini, ritorn• con la ragazza e di l¡ a pochi minuti es-si incominciarono il
famoso gioco di Havaiki detto degli schiaffi, dove al ritmo di una nenia
antichissima, ciascuno picchiava dapprima le punte delle dita dell’altro, poi
le spalle, quindi i fianchi e infine le cosce. A mano a mano che il gioco
progrediva, i colpi aumentavano d’intensit… sino a tramutarsi
perversamente in erotiche carezze. ® Cos¡ noi combattiamo in Havaiki ¯
disse

VEN70 VERSO LE HA WAI 27

ridendo Tehani, quando il gioco fin¡ in un lungo amplesso. ® Le ragazze di


Bora Bora sono capaci di combattere coi loro uomini come sappiamo
combattere noi? ¯

La domanda non piacque a Teroro; per• Tehani, bench‚ in-tuisse di averlo


irritato, prosegu¡ imperterrita: ® E vero che nella piccola Bora Bora pregate
ancora Tane? ¯. Il modo con cui pronunci• “piccola” e “Tane” lasciava
chiaramente capire il disprezzo con cui la gente della sua isola considerava
Bora Bora.

Teroro tuttavia non raccolse l’insulto. Con studiata cortesia replico: ®


Noi preghiamo Oro. Per questo, pur essendo cos¡ piccini, sconfiggiamo
sempre Havaiki in guerra ¯.

Tehani fu costretta ad arrossire al ricordo delle umiliazioni patite.


Tuttavia riprese: ® Non ti sei chiesto perch‚ ti ho portato qui ? ¯.

® La prima volta che fa all’amore un uomo forse si domanda perch‚ ¯


rispose Teroro ® ma la seconda non ci pensa pi£. ¯
® E la terza ¯ sussurr• Tehani ® decide di rimanere con la donna… di
diventare un uomo di Havaiki. ¯

Scostandosi da lei, Teroro ribatt‚: ® Per un guerriero non v Š che


un’unica casa e un’unica patria: Bora Bora ¯.

Secondo un antico costume le donne di alto lignaggio potevano scegliersi


i propri mariti. Questo appunto cercava di fare Tehani: ® Resta con me,
Teroro ¯ lo supplic•

® Se vuoi diventare mia moglie devi seguirmi nella mia isola. ¯

® Tu hai gi… una moglie a Bora Bora, Teroro. Rimani qui e lo sar• la tua
unica moglie. ¯

Il giovane capo scost• da s‚ la ragazza e ne studi• attentamente il


bellissimo viso. ® Perch‚ mi domandi questo, Tehani ? Qui ad Havaiki
potresti sposare chi vuoi. ¯

Dopo un attimo d’esitazione, la ragazza si decise a rivelare la verit…: ®


La tua isola Š condannata, Teroro. Devi salvarti. Stabilisciti qui, sii fedele a
Oro e potremo vivere felici insieme ¯.

® E stato tuo padre a darti questo consiglio? ¯

® Si. ¯

® Quale malvagit… sta meditando ? ¯

® Non oso dirtelo ¯ fu la risposta. Prendendogli le mani, Teha-ni gli


s’inginocchi• davanti e incominci• a supplicarlo: ® T’ho mostratO quanto
possa essere dolce Havaiki perch‚ voglio salvarti la vita! Qui puoi diventare
un capo potente. Oro Š ge-neroso coi guerrieri come te ¯.

-
28 SELEZIONE DEL LIBRO
® Io appartengo a Bora Bora ¯ proruppe Teroro con appas-sionato
convincimento. ® Io non lascer• mai quell’isola ¯ e fece per andarsene.

Tehani per• lo trattenne, tornando a implorarlo: ® Resta con me ¯.

Egli fu sul punto di confidarle il piano di vendetta che aveva architettato,


ma trattenendosi rispose: ® Se dovessi tornare un giorno ad Havaiki, tu
saresti la mia donna ¯.

® Torna presto, Teroro, perch‚ Bora Bora Š condannata. ¯

QUANDO le canoe ospiti si ritrovarono in mare aperto, parve davvero


che i giorni della grandezza di Bora Bora fossero finiti per sempre, tanto
sparuto era il gruppo risalito a bordo di Aspetta il Vento dell’Ovest. Re
Tamatoa riconosceva che nell’al-terno gioco delle sorti politiche egli aveva
definitivamente perduto: tutto il potere era passato adesso nelle mani di
Oro. An-che Teroro, pur rimuginando idee di rivincita, nel vedere le sue file
decimate ammetteva di essere stato battuto in astuzia. I vogatori dal canto
loro capivano che ormai il potere era in mano al sommo sacerdote, ma
speravano di far parte della vendetta di Teroro.

Un’unica emozione accomun• nondimeno tutti gli occupanti della canoa


allorch‚ al termine della giornata, poco prima di entrare nella laguna natale,
scorsero il sole al tramonto che inondava di fulgidi raggi l’isola incantata, e
ognuno allora istin-tivamente mormor• entro di s‚: “Questa Š la regina delle
isole! Questa Š la terra sulla quale gli dŠi hanno dispensato i loro doni
migliori !”.

Nel vedere infatti Bora Bora alla fine di un viaggio, con la luce del
tramonto che arrossava le cime montuose, mentre la buia notte gi… si
addensava nelle valli, e gli uccelli marini che battendo le grandi ali si
dirigevano verso terra; nel cogliere la pur-purea linea del tramonto
arrampicarsi sulle montagne sino a raggiungere le cime, e poi oscurarsi,
veniva fatto di esclamare: ® Arrestati! Arrestati! Il giorno continui finch‚ io
non ho toccato il lido! ¯ e udire all’approdo le grida dei bambini intenti ai
loro giochi, gli echi familiari, mentre l’oceano alle spalle tumultuava
intorno alla scogliera… aver conosciuto Bora Bora in quel momento
significava aver conosciuto l’essenza della bellezza.

Fu DuNQuE con rinnovato rimpianto che re Tamatoa condusse il fratello


al palazzo, e dopo aver calato con precauzione le pareti di fibra per
proteggersi dalle spie, a bassa voce, gli sussurr• le parole fatali: ® Ho
deciso che dobbiamo andarcene da Bora Bora ¯.

Teroro lo guard• allibito. Non aveva mai neppur pensato a una simile
eventualit…. ® Perch‚ dovremmo andarcene? Dove potremmo andare ? ¯

® Al nord. ¯

Quella semplice frase comportava riflessioni troppo profonde per Teroro.


Rammentava come secoli addietro, leggendarie ca-noe avessero spiegato le
vele verso settentrione. Un’antichissima misterlosa melopea conteneva
regole di navigazione verso una terra che alcuni ponevano a trenta, altri a
cinquanta giorni di viaggio, ed era situata sotto i Sette Piccoli Occhi, la
costellazione sacra chiamata da altri popoli le Pleiadi, il cui sorgere dava
l’inizio all’anno nuovo. Questa melopea lasciava supporre che una canoa
almeno fosse ritornata. Frammenti del canto tornarono alla sua mente:

Alza la vela verso i Sette Piccoli Occhi Verso la terra custodita dai Piccoli
Occhi.

Ma il ricordo evocato dal canto lo infuri•: quelle parole si-gnificavano la


fuga da Bora Bora. ® Perch‚ dovremmo partire ¯ borbott•.

® Non vi Š pi£ posto per noi qui. Oro ha vinto. ¯


® Possiamo combattere! Possiamo uccidere… ¯

® Non possiamo far nulla ¯ proruppe seccamente il re. ® Te-roro, se


decidessimo di partire col prossimo uragano che ci por-ter… un vento
dell’ovest, quante persone potremmo trasportare nella nostra canoa ? ¯

® Credi che ci lascerebbero usare Aspetta il Vento dell’Ovest? ¯

® Nel caso che ce lo impedissero, ce la prenderemmo con la forza. ¯

® Bene! ¯ bofonchi• Teroro, contento di potere menar le mani.

® Quante persone? ¯ ripet‚ Tamatoa.

® Sessanta circa, pi£ i viveri e una casa per i nostri dŠi. ¯

® C’Š qualcuno su Bora Bora che conosca la via del nord? ¯ ~L

SELEZIONE DEL LIBRO

® S¡, nostro zio Tupuna. E stato lui ad insegnarmela. ¯ ® E fedele a Oro? ¯


domand• Tamatoa. ® S¡, per• credo che lo sia anche verso di te. ¯

® Non potremmo intraprendere un viaggio tanto lungo senza un


sacerdote. Restare soli sull’oceano per cinquanta giorni… ¯

® Sarei contento anch’io di avere un prete a bordo ¯ convenne Teroro. ®


Altrimenti chi interpreter… gli auspici? ¯ E sped¡ subito un messaggero in
cerca del vecchio Tupuna.

I due fratelli tornarono quindi a distendersi sulle stuoie, e ripresero a


discorrere dei loro progetti. ® Chi dovrebbe unirsi a noi, secondo te? ¯
domand• Tamatoa.

Teroro si affrett• a fare i nomi dei guerrieri. ® Mato, Pa… ¯


® Non andiamo in battaglia ¯ lo interruppe Tamatoa. ® Andiamo al nord.
Trova un uomo che sappia fare coltelli, uno che sappia lavorare il pandano,
e un altro capace di fabbricare buoni ami da pesca. Ho gi… fatto i miei
conti. Possiamo portarci trentasette uomini, sei schiavi e quindlci donne. ¯

® Donne? ¯ balbett• Teroro.

® Supponi che la terra a nord sia deserta. Vedremmo i no-stri amici


posare i piedi sull’arcobaleno ad uno ad uno senza lasciar dietro di s‚ alcuna
discendenza. Non vi sarebbero bambini. ¯

® Anche tu porterai una moglie ? ¯ domand• Teroro.

® S¡, ma nessuna di quelle che ho adesso ¯ rispose il re. ® Prender• con


noi nostra sorella Natabu; potremo cos¡ aver figli di stirpe regale. ¯

® Io allora mi porter• Marama. ¯

Il re ebbe un attimo di esitazione, quindi, prendendo le mani del fratello,


disse gravemente: ® Mi dispiace, Teroro, ma Marama non pu• venire:
dobbiamo portarci soltanto donne capaci di generare ¯.

® E allora io non vengo ¯ concluse secco il giovane.

Prima per• che Tamatoa potesse replicare, la stuoia di cen-tro si sollev•


lasciando entrare il vecchio Tupuna dalla capi-gliatura bianca raccolta in un
nodo al sommo del capo, la candida barba fluente. Era prossimo alla
settantina, et… rara sulle isole, dove un uomo di trentatr‚ anni come il re
era ritenuto gi… un anziano: perci• parl• in tono autoritario: ® Ven-go dai
figli di mio fratello ¯ disse gravemente, sedendo sulla stuoia. ® Vengo dai
miei stessi figlioli. ¯

Il re, dopo averlo studiato attentamente, dichiar• in tono

sommesso: ® Zio, poniamo la nostra salvezza nelle tue mani ¯.

Con voce possente, addolcita tuttavia dagli anni e dalla saggezza, Tupuna
rispose: ® Voi meditate di abbandonare Bora
Bora e volete ch’io vi accompagni, vero? ¯. Poich‚ li vide tra—

salire, il vecchio si affrett• a rassicurarli: ® I sacerdoti sanno

benissimo che voi progettate di partire. Stavamo parlando appunto di


questo ¯.

® Ma se quando siamo entrati in questa stanza, un’ora fa, non lo


sapevamo neppure noi! ¯ protest• Teroro.

® E il solo partito sensato da seguire ¯ osserv• Tupuna.

® Verrai con noi? ¯ gli domand• deciso Tamatoa.

® S¡. Ho detto ai sacerdoti che, sebbene io sia fedele a Oro, non potrei
lasciar partire la mia famiglia priva di un inter-cessore presso gli dŠi. ¯

® Ci lasceranno prendere Aspetta il Vento dell’Ovest? ¯ domand• il re.

® S¡ ¯ rispose il vecchio saggio. ® Mi sono battuto soprattutto per


questo; poich‚ da giovane ho contribuito anch’io a consacrare gli alberi con
cui Š stata costruita. Sar• felice ch’essa sia la mia tomba. ¯

® Ma io conto di toccar terra ¯ protest• Teroro. ® Da qualche parte. ¯

® Chiunque salpa a bordo di una canoa per un viaggio come questo spera
di toccar terra ¯ sentenzi• il vecchio con un riso indulgente. ® Ma nessuno Š
mai tornato. ¯

® Teroro mi stava appunto dicendo poco fa che tu conosci le regole di


navigazione ¯ interloqu¡ il re. ® Perci• qualcuno deve pure esser tornato. ¯

® Esistono s¡, regole di navigazione, ma di dove sono ve-nute? Non


potrebbero essere frutto della fantasia? Ci raccon-tano soltanto di una terra
custodita dai Sette Piccoli Occhi. Forse il canto vuole alludere al sogno in
cui tutti gli uomini si cullano di una terra migliore, lontana, chi sa dove. ¯

Dopo un lungo silenzio, Teroro domand•: ® Hanno acconsentito a


lasciarci portar via i nostri dŠi, Tane e Ta’aroa? ¯.
® S¡ ¯ rispose il vecchio.

® Ne sono contento ¯ riprese Teroro. ® Quando un uomo arriva ai confini


dell’oceano… quando s’imbarca per un viag-glO come questo… ¯

Non termin• la frase, ma Tupuna la fin¡ per lui, esclamando con voce
profonda, profetica: ® Esistono uomini dove noi siamo

diretti? Nessuno lo sa. Troveremo taro, frutti del pane, maiali

grassi? Troveremo una terra qualsiasi? Tutto ci• che sappiamo,

figli del mio cuore, Š che siamo nelle mani degli dŠi e che se

periremo sul grande oceano non morremo abbandonati ¯.

® E sappiamo ancora una cosa ¯ aggiunse il re. ® Se resteremo qui


saremo sacrificati a uno a uno. E il volere di Oro. ¯

® Posso ripetere al sommo sacerdote ci• che mi hai detto

adesso? Servir… a facilitare la nostra partenza. ¯

Umilmente, Tamatoa rispose: ® Puoi ripeterglielo ¯.

QUANDO la notizia della decisione presa dal re di lasciare Bora Bora


incominci• a spargersi da un villaggio all’altro, l’isola

assunse un aspetto assai bizzarro, perch‚ nessuno voleva am—

mettere ufficialmente che il re si preparasse a partire. Il sommo g

sacerdote seguitava a ossequiare in pubblico il re, e il vecchio ® No,


Teroro! ¯

Tupuna a officiare durante le preghiere quotidiane a Oro. Ma


sotto questa patina d’indifferenza, tutti erano presi da un’unica

preoccupazione: caricare la canoa per l’ignoto viaggio.

Particolare cura veniva dedicata ai viveri destinati alla nuova terra. Gli
esperti andavano alla ricerca delle radici di taro dalle

quali sarebbe nato il tubero grigioazzurro destinato a fabbricare il poi


migliore, di noci di cocco che bisognava staccare

dagli alberi pi£ robusti, e di alberi del pane capaci di produrre

rossi frutti ricchi di amido e di linfa gelatinosa; Tupuna im—

si trasformava in lui in una collera ossessiva per la quale la sua partenza da


Bora Bora sarebbe stata a lungo ricordata.

La sua ira giunse all’apice quando pi£ tardi lo raggiunse 1 ultima notizia:
Tamatoa avrebbe avuto per successore il gras-so Tatai. ® Ed hanno avuto
l’impudenza di propormi di abbandonare mio fratello, di lasciare Bora Bora
per sposare la figlia di Tatai… di farmi suo complice ¯ confid• amareggiato
a Marama. Poi, come sempre quando si sentiva umiliato, de-cise l¡ per l¡ di
agire immediatamente: ® Marama ¯ le ordin• ® va’ e raduna tutti quelli che
hanno acconsentito a partire con me. Di’ a chi te lo chieder… che voglio
fare un giro di prova in mare con Aspetta il Vento dell’Ovest. Ma di
nascosto rac-comanda ai vogatori di portarsi oltre al remo, la mazza di

® Vuoi che ce ne andiamo alla chetichella, invendicati? ¯ ® S¡. Io non ci


vedo nulla di disonorevole. ¯ ® Forse per una donna Š diverso ¯ osserv•
Teroro.

Marama gi… prevedeva che cosa sarebbe potuto accadere: la possibilit…


di un massacro, il pericolo che Havaiki mandasse le proprie canoe per una
spedizione di rappresaglia, ponendo cos¡ termine a ogni speranza di fuga
verso il nord. Ma dopo aver riflettuto a lungo concluse: ® Dal momento che
gli uomini sono quel che sono, Teroro, n•n te ne andrai invendicato; pos-
sano gli dŠi proteggerti ¯.

pieg• tre giorni a scegliere polli carnosi e cani speciali da cucinare al forno.
Venne infine il giorno in cui non fu pi£ possibile seguitare PERCIO due
notti prima della progettata partenz a fingere, perch‚ con una sega ricavata
da una grossa conchi-la luna calante non era ancora sorta e da ovest soffiava
rl;qrirTPrrt al~lacemente circa tre metri di co-prOpizio~.foriero di una
tempesta imminente, la doppia canoa

fu tlrata In secco sulla spiaggia di Havaiki, dove gli uomini di

Bora Bora erano stati cos¡ profondamente offesi. Trenta uomini

risoluti, lasciati due compagni a custodire la canoa, scivolarono

nella notte verso il villaggio dove il grasso Tatai, il designato

futuro re di Bora Bora, dormiva ignaro. Erano quasi arrivati

al villaggio quando un cane abbai•, svegliando una donna che

si mise a gridare: ® Chi ruba i miei frutti del pane¯ Quel

grido fu il segnale d’allarme, ma gi… Teroro e i suoi uomini

erano piombati sul villaggio e nel recinto del capo Tatai. Qui

Teroro e Pa entrarono nella capanna centrale, fracassando

quantO capitava loro sottomano

Una dolce voce femminile sussurr•: ® Non Š qui, Teroro! ¯.

ronam‚nto da ciascuna delle due alte poppe della canoa, spiegando: ® Non
possiamo affrontare un viaggio tanto lungo con ornamenti cos¡ pesanti ¯.

® Aue ! ¯ gridarono gli uomini e le donne disseminati lungo la riva. ® La


grande canoa di Bora Bora Š stata consacrata. ¯ Teroro pos• a terra, con
delicatezza, le poppe scolpite a immagini di dŠi, e i preti le sollevarono e le
portarono nel tempio. Una folla si raccolse a osservarlo ansiosa mentre egli
levigava le estremit… mozze della poppa con pelle di pescecane essiccata,
ma Teroro tenne la schiena voltata ai curiosi per non mostrare che pregava
sottovoce: ® Aspetta il Vento dell’ Ovest, perdonami que-sta mutilazione ¯.
Intanto per• il dolore di quella mutilazione 34 SELEZIONE DEL LIBRO

Poi si lev• un grido, perch‚ la mazza di Pa si era abbattuta sulla donna


colpendola a una spalla; prona a terra questa ri-pet‚ lamentosamente: ® Non
Š qui ¯.

Pa stava per spaccarle il cranio, quando Teroro lo spinse da parte


trascinando in salvo la ragazza. Alla luce di una tor-cia riscoperse
l’incredibile bellezza di Tehani, e nell’impulso del momento accost• la sua
faccia a quella di lei, mormorando rauco: ® Vuoi venire al nord con me? ¯.

® S¡. ¯

® Aspettami alla canoa. ¯ La spinse verso la riva, ma subito la riprese


mormorando: ® Siamo venuti per uccidere tuo padre. Sei ugualmente
pronta a seguirmi? ¯.

® Ti aspetter• alla canoa ¯ fu la risposta.

In quella s’ud¡ Mato urlare: ® Lo abbiamo trovato ¯.

® Lascialo a me ¯ gli grid• Teroro: quando per• ebbe raggiunto Pa, questi
lo aveva gi… ucciso. Afferrata allora una manciat-a di paglia da un tetto, la
sparse sul capo di Tatai esclamando con voce beffarda: ® Ecco il nuovo re
di Bora Bora ¯.

® Alla canoa! ¯ ordin• il timoniere.

® Non prima di aver distrutto questo posto! ¯ grid• Teroro, e strappando


una torcia la scagli• sul tetto di una capanna vi-cina; il vento fortissimo
aliment• le fiamme e ben presto tutte le adiacenze del tempio di Oro non
furono pi£ che un’unica vampa. Alla luce dell’incendio, gli uomini di Bora
Bora si ri-tirarono. ` Mentre si sottraevano all’inseguimento balzando nella
ca-noa, Tehani sbuc• da un folto di palme urlando: ® Teroro! ¯.

® Traditrice! ¯ gridarono i guerrieri sconfitti di Havaiki, e l’avrebbero


sicuramente uccisa, se Teroro non fosse saltato nella risacca in suo aiuto.
Evitando le lance, accorse sulla riva e la raccolse tra le braccia. La canoa
era ferma, in attesa, nel ca-nale, ma Mato si tuff• a prendere la ragazza che,
ferita a una spalla, non poteva nuotare. Ripartirono quindi immediatamente
alla volta di Bora Bora, ma prima di lasciare l’ombra di Havaiki, Teroro
annunci• a Tehani: ® Abbiamo trovato tuo padre ¯.

® Lo so ¯ rispose la ragazza.

Durante la traversata di ritorno, l’uragano tanto atteso in-furi• con


inusitata violenza, aumentando l’eccitazione dei vogatori poich‚ questa era
la condizione meteorologica essenziale

VEN’TO I~ERSO LE flA WAI 35

per un lungo viaggio verso il nord. ® La tempesta durer… per molti giorni ¯
assicur• Teroro ai suoi uomini.

La navigazione fu difficile, ma sul far dell’alba fu possibile virare ed


entrare a favor di vento nella laguna. Non appena furono al sicuro, Teroro
spieg• ai compagni ci• che avrebbero dovuto dire: ® Eravamo usciti con
As~etta il Vento dell’Ovest per una prova, quando fummo sorpresi dalla
tempesta. Perci• abbiamo veleggiato verso Havaiki ¯. Quindi concluse: ®
Con un tempo simile nessuno oser… salpare da Havaiki per venire a
raccontare la vera versione dei fatti ¯.

® E come facciamo con la ragazza? ¯ domand• Pa. ® Potrebbe tradirci. ¯

® Non lo far…. Diremo che mentre sostavamo nel canale io sono sceso a
terra per andarla a prendere, volendo portarla con me nel viaggio a nord. ¯
Mentre l’imbarcazione si accostava a riva, Mato grid•: ® Che tempesta!
Abbiamo fatto una corsa sola sino ad Havaiki! ¯.

Dei presenti soltanto Marama afferr• il pieno significato di quelle parole e


comprese che il piano di vendetta era stato at-tuato.

Pa disse: ® Teroro ha preso una ragazza che si porter… con s‚ al nord ¯.

Dal fondo dello scafo, dov’era rimasta nascosta, Tehani si alz•


lentamente, e fu cos¡, col vento impetuoso che le soffiava sul VISOche
Marama apprese che non avrebbe seguito Teroro nel nord. Non un suono
usc¡ dalle sue labbra. Rimase immobile nel vento, con le braccia
abbandonate lungo i fianchi, i capelli scarmigliati per le spalle, il largo volto
placido, bello come la luna nella tredicesima notte, fisso sulla straniera della
canoa: E bella, ed il suo corpo Š ben formato” pens•. “Forse potr… avere
dei figli. Forse Š meglio cos¡.” Tuttavia nel guardare Teroro 11 cuore le si
spezz•

Nascondendo le lacrime, si volse per rientrare in casa, ma il marito le


grid•: ® Marama! Conduci Tehani a casa nostra ¯.

llora, ubbidiente, si avvicin• alla canoa e, presa la ragazza per mano, la


port• con s‚.

LA SECONDA notte la tempesta si scaten• cos¡ violenta da impedire la


partenza nel giorno stabilito. Mentre i venti infuria-vano, i responsabili del
viaggio ebbero ancora alcune ultime ore per sognare. Le visioni di Teroro
furono agitate: all’alba

-=
36 SELEZIONE DEL LIBRO
gli apparvero due donne vicino ad As~1etta il Vento dell’Ovest; la canoa
era disalberata; non si poteva alzarvi la vela. Si dest• spaventato, e allora si
rese conto che le due donne erano Ma-rama e Tehani; il sogno significava
che entrambe volevano se-guirlo nel viaggio verso il nord. Svegli• Marama
per spiegarle: ® Marama, il re mi permette di portare una sola donna. Ha
voluto assolutamente che ne scegliessi una pi£ giovane ¯.

® Tupuna mi ha spiegato tutto ¯ mormor• Marama con voce atona.

® Non Š che mi sia stancato di te ¯ le sussurr• Teroro. Si riaddorment• e


subito torn• a sognare la canoa priva dell’al-bero, per• questa volta le donne
parlarono. Marama con voce profonda gridava: ” Io sono Tane ” e Tehani
con la sua voce melodiosa cantava: ” Io sono Ta’aroa “.

Teroro si svegli• tremando nella grigia luce dell’alba, men-tre i venti


urlavano rovesciando sull’isola torrenti di pioggia, e seminudo si precipit•
alla capanna del vecchio Tupuna. Il sacerdote sedette in meditazione mentre
Teroro gli descriveva il suo sogno. Infine annunci•: ® Il tuo sogno Š
chiarissimo, Te-roro. Quando Tane che regge la terra e Ta’aroa che regge il
mare, parlano a un navigatore cos¡ all’unisono, non possono che riferirsi
all’elemento di cui sono signori insieme: il vento. Non c’era albero nella
canoa del tuo sogno. Perci• vogliono che tu tolga l’unico albero e ne innalzi
due con le relative vele, ognuno in ogni scafo, in modo da sfruttar meglio il
vento ¯.

Cos¡ Teroro, chiamati a raccolta i suoi uomini, tagli• l’albero, e trovatone


un altro uguale, fiss• uno nello scafo di destra che chiam• Tane e l’altro
nello scafo di sinistra che chiam• Ta’aroa.

La terza notte della tempesta fu la volta del re di sognare. La sua fu una


visione paurosa. Gli apparvero due stelle in lotta col sole al tramonto. Dopo
aver spinto fuor del cielo l’astro del giorno, una delle due si spost• inquieta
da est a ovest, men-tre l’altra prese a vagare fra il nord e il sud. Era un
sogno cos¡ funesto che il re convoc• immediatamente suo zio, descri-
vendogli il sogno. ® Zio ¯ gli chiese ® significa forse che siamo condannati

® No ¯ lo rassicur• Tupuna. ® Ho studiato i presagi ad uno ad uno e non


vi ho trovato alcun indizio negativo. Confesso che queste stelle vaganti non
sono un buon auspicio. Per• sono si-curo che tutto ci• significa che la tua
preparazione per il viag-VEN’rO VERSO LE HA WAI 37

gio Š incompleta. Devi disfare tutti i fagotti e rifarli; alla fine saprai per
quale motivo gli dŠi si mostrino scontenti. ¯

In tal modo, sotto gli occhi del re, l’equipaggio della canoa disfece e
rifece i fardelli che dovevano andare con loro al nord ® Gli a~trezzi ci sono
tutti? ¯ domand• Tamatoa, e i suoi uo mini gll mostrarono le pietre di
basalto che servivano per cucinare; i bastoni destinati ad accendere il fuoco,
alcuni secchi, altri verdi; le lenze di sennit, gli ami di madreperla, le reti e le
lance per la caccia agli squali; le asce d’un verde bluastro gli scalpelli di
pietra, i mortai per schiacciare il taro e la corteccia destinata a divenire
stoffa, bastoni da scavo pi£ robusti delle pietre per piantare il taro, zucche,
meloni tropicali e tazze per cucinare. Cavarono pure fuori archi, frecce e
fionde, una lunga pertica spalmata di gomma appiccicosa per prendere
uccelli, una b£ccina con cui chiamare il popolo alla preghiera e quattro
grossissime pietre che dovevano fungere da ancore. Vi erano altres¡
gottazze, pagaie e stuoie supplementari da usarsi come vele. Nello spazio di
mille anni quel nomade popolo isolano, senza l’aiuto di alcun metallo o di
argilla, aveva raggiunto un grado altissimo di civilt… in fatto di attrezzi, e
adesso, in una sola duplice canoa, era pronto a trapiantare quella stessa
civilta su un’altra isola remotissima. Il re fu soddisfatto

® Vi siete occupati delle piante e degli animali? ¯ domand• pOi. Con


amore, gli agricoltori gli mostrarono, disfacendo i fagotti, le sementi che
avrebbero alimentato la vita nelle nuove terre. I bulbi di taro eran tenuti
asciutti in involti di foglie di pandano, in attesa del momento in cui sarebbe
stato possibile piantarli in un nuovo terreno fangoso. I germogli di banano
erano invece avvolti in foglie umide, mentre noci di cocco scel-tlsslme
venivano conservate asciutte per impedire che germo-gliassero. La canna da
zucchero era stata tagliata a pezzi e conservata in rotoli di foglie scure.
® Dove sono i germogli dell’albero del pane ? ¯ chiese Tamatoa, e
quattro uomini trascinarono sulla stuoia grossi involti ricoperti di foglie e di
fango, che contenevano la parte pi£ de-licata del carico: i preziosi germogli
dell’albero del pane.

Gli uomini mostrarono pure due scrofe squittenti e un maiale


riproduttorepoi due cagne e un cane, due galline ‚ un gallo. ® Avete cibo
sufficiente per questi animali? ¯ chiese il re, e gli furono mostrati sacchi di
noce di cocco essiccata, patate dolci e pesce secco. ® Mettetemi davanti le
bestie e il loro mangiare ¯ 38 SELEZIONE DEL LIBRO

ordin• Tamatoa, e quando tutto fu deposto ai suoi piedi grid• con voce
terribile: ® Tutte queste cose sono tab£ ! Sono tab£ ! ¯.

Scandendo solennemente ogni parola, i presenti ripeterono: ® Tutte


queste cose sono tab£ ! ¯. Quindi Tupuna le benedisse ad una ad una con
lunghe preghiere di fertilit…, concludendo a sua volta: ® Tutte queste cose
sono tab£! ¯. Era un divieto arcano. Durante il viaggio un uomo, anche a
costo di lasciar morire di fame la propria moglie, non poteva darle un solo
boccone di quel cibo tab£, n‚ mangiarne egli stesso, perch‚ in tal caso
sarebbero morti anche coloro che fossero riusciti a raggiungere terra.

Teroro port• quindi le razioni che dovevano servire durante il viaggio;


frutti dell’albero del pane parzialmente essiccati; farina di pandano tutt’altro
che saporita, ma utile nei lunghi viaggi; patate dolci secche, molluschi,
polpa di noce di cocco e sgombri; oltre ottanta noci di cocco piene del loro
fresco li-quido dissetante; tre dozzine di lunghe canne di bamb£ colme di
acqua dolce. Quando le provviste furono tutte riunite, Tamatoa domand•
con apprensione: ® Ci basteranno? ¯.

® Il nostro equipaggio Š assuefatto a patire la fame per set-timane e a


bere appena una tazza d’acqua al giorno ¯ rispose Teroro. ® Praticamente
pu• campare d’aria. ¯

® I tuoi pescatori si sono addestrati in modo da pescare an-che durante il


viaggio? ¯
® Hanno invocato la benedizione di Ta’aroa. Troveremo sicuramente
molto pesce. ¯

® Allora benediciamo questo cibo ¯ dichiar• Tamatoa, e Tu-puna attacc•


la lunga salmodia con la quale si dedicavano i vi-veri agli dŠi.

® Adesso andiamo a dare un’occhiata alla canoa ¯ ordin• il re Precedette i


suoi sudditi sotto la tempesta e pass• in rassegna Aspetta il Vento dell’Ovest
pezzo per pezzo. Ogni scafo della doppia canoa era stato costruito
incastrando tre sezioni separate di le-gno cavo, lunghe ciascuna sette metri.
Le sezioni erano legate insieme ai giunti, e il re si preoccupava appunto di
questi giunti. Facevano acqua, naturalmente, e se non fosse stata di
continuo aggottata, la canoa sarebbe sicuramente colata a fon-do, per• il
fasciame era legato insieme a perfetta tenuta d’acqua. I due scafi erano uniti
a una distanza di circa un metro e mezzo da undici robuste travi, anch’esse
legate col meravi-glioso sennit; e queste travi reggevano la lunga e solida
piatta-VEN~O VERSO LE HA WAI 39

forma sulla quale avrebbero viaggiato i passeggeri e gli dŠi Nello stretto
spazio tra l’estremit… della piattaforma e la parte esterna dello scafo si
trovavano i piccoli sedili per i vogatori

® La canoa Š a posto ¯ assicur• Teroro al fratello, e Tama toa rispose: ®


Se gli auspici saranno favorevoli, partiremo do-mani all’imbrunire. Al
sorgere delle stelle dovremo essere gi… in mare ¯.

Non appena gli altri se ne furono andati, Tamatoa chiese sconsolatamente


a Tupuna: ® Che cosa abbiamo trascurato Tupuna ? ¯.

® A me sembrava che non mancasse nulla ¯ dichiar• il vecchio, e


aggiunse: ® Ma ho notato che al termine dell’ispezione del carico ognuno
ha legato i propri fagotti un po’ pi£ solida-mente. Inoltre sulla canoa i nodi
di sennit sono stati stretti di pi£ Forse gli dŠi volevano proprio questo: lo
sforzo finale che as sicura la vittoria. Stanotte cerchiamo di sognare ancora
¯.

 
COSI durante la quarta notte della tempesta tutti gli uomini che sarebbero
partiti si riunirono nel tempio, per impregnarsi di un ultimo flusso di mana e
attendere pieni di paura, nel son-no, i presagi che avrebbero dischiuso loro
il futuro. Ancora una volta Teroro sogn• la canoa, ancora una volta Marama
fu Tane e Tehani fu Ta aroa, e subito si trasformarono ognuna in un al-bero
di nave: perci• l’auspicio non poteva che essere propizio. Teroro ne fu
talmente felice che sfidando un gravissimo tab£ sgattaiol• fuor del tempio
per andarsi a coricare accanto a Marama. Nell’oscurit… la donna pianse;
egli allora volle con-solarla. Prese la corda di sennit che aveva raccolta
presso il tem-pio di Havaiki e condotta fuori Marama nella tempesta sollev•
una grossa pietra e con mille precauzioni vi pos• il sennit dicendo: ®
Quando sar… trascorso un anno dalla mia partenza, alza questa pietra e
saprai se sar• sopravvissuto ¯ Se infatti il sennit fosse rimasto pulito e
diritto, ci• avrebbe indicato che la canoa aveva toccato terra; ma se si fosse
attorcigliato

Il sogno per• che decise definitivamente del viaggio fu quello che visit• il
vecchio Tupuna. Questi vide apparire nei cieli tra-punti dal sogno un
arcobaleno proprio sulla rotta della canoa non avrebbe potuto esservi
presagio pi£ funesto; tuttavia, men-tre guardava, vide Tane e Ta’aroa
sollevare l’arcobaleno e po-sarlo a poppa dell’imbarcazione, dove rimase a
illuminare ful-gidamente le acque. Questo auspicio era talmente di buon au-
gurio che la mattina, con l’animo colmo di gioia, disse al re: ® Salperemo
stasera ¯.

Si diresse all’altare e ne tolse gli ultimi oggetti preziosi in-dispensabili


per il viaggio: una pietra nera e bianca tempŠstata di pagliuzze gialle,
rotonda, grossa quanto un pugno, cioŠ Tane; e un’altra allungata, sottile e
verdognola, cioŠ Ta’aroa, il dio degli oceani da cui d’ora in poi sarebbero
dipesi. Avvolse entrambe le divinit… in un pannolino intessuto di piume
gialle e con esso si rec• alla canoa. Entro un piccolo tabernacolo d’erba
eretto sulla piattaforma, in mezzo ai due alberi, pos• Tane, col viso rivolto
verso l’albero di destra e Ta’aroa verso quello di sinistra. Adesso la canoa
poteva essere caricata.

Dietro il tabernacolo vi era un piccolo spazio aperto che Tupuna avrebbe


occupato per la durata del viaggio, accudendo alle divinit…. Alle sue spalle
si stendeva lo spazio destinato al riposo dell’equipaggio, e dietro di questo
era stata costruita una capanna d’erba per le donne. Isolata da costoro
sedeva Natabu, silenziosa e sacra, accompagnata dalla vecchia Teura, la
moglie di Tupuna, veggente del viaggio e capace interprete di presagi. Nella
parte posteriore della casa sedeva Tamatoa, accanto a una porticina da cui
poteva osservare le stelle e sorvegliare il timoniere. Il comando della canoa
era affidato a Teroro, siste-matosi all’estrema prua con Tehani al fianco,
sebbene le de-clsloni pi£ importanti spettassero al re. Solo lui poteva
decidere se tornare o fermarsi.

A mano a mano che la giornata tempestosa s’inoltrava, pare-va


inconcepibile che uomini di buon senso potessero osare di awenturarsi fuor
della scogliera, ma tutti sapevano che una canoa era in grado di partire con
notevoli probabilit… di successo solo sfruttando un vento di procella. Cos¡
i navigatori trascorsero la giornata parte in preghiera e parte a caricare la
canoa Gli schiavi, gli animali e i fardelli pi£ pesanti furono si-

=
42 SELEZlONE DEL LIBRO
stemati nello scafo sinistro, il cui capovoga sarebbe stato Mato, dal quale
sarebbero dipesi il comando e il ritmo dei remi. Nello scafo di destra furono
posti i viveri, le piante, le radici e le stuoie di riserva. Questo sarebbe stato
governato da Pa. All’estrema poppa avrebbe preso posto Hiro, il timoniere.

L’equipaggio disse addio alle spose e ai figli, e Teroro si rec• per l’ultima
volta a vedere Marama. La trov• avvolta in tapa finissima, coi capelli
inghirlandati di fiori. ® Conduci in salvo la canoa, Teroro ¯ gli raccomand•
dolcemente. ® Io pregher• per te. ¯

® Tu sarai sempre nel mio cuore ¯ le assicur• Teroro.

® No ¯ obiett• la donna. ® Quando te ne andrai devi dimen-ticarmi. Non


sarebbe giusto nei confronti di Tehani. ¯

® Tu sei la mia saggezza, Marama ¯ mormor• Teroro tri-stemente. ® Se


vedo chiaro, lo devo a te che mi hai sempre mostrato la via giusta. ¯

Sedettero per l’ultima volta sulle stuoie ed ella cerc• di dirgli tutto ci• che
aveva dimenticato di dirgli sino allora. ® Non an-dare mai contro il parere
di Mato. A volte pu• sembrare stu-pido perch‚ oriundo della parte
settentrionale dell’isola, ma fidati di lui. Se devi combattere, conta su Pa.
Da’ retta a Tu-puna. I suoi denti sono ingialliti dalla saggezza. ¯

Quando finalmente venne il momento in cui Teroro dovette andarsene,


Marama riflett‚: “Quante cose dovrei ancora sugge-rirgli”. Allorch‚ egli si
avvi• verso la porta, Marama si prostern• sulle stuoie e mentre gli baciava le
caviglie lo udi mor-morare con voce rotta: ® Marama, quando salperemo, ti
prego, non venire sulla spiaggia ¯. A quelle parole ella si alz• di scatto
gridando con voce possente: ® Dovrei starmene rinchiusa in ca-sa? Quella
Š la “mia” canoa! Sono “io” lo spirito delle vele e la forza dei vogatori. “Io”
ti porter• in salvo a toccar terra, Teroro, perch‚ “io” sono la canoa ¯. Quando
gli uomini saliro-no su Aspetta il Vento dell’Ovest, Marama li benedisse e
raccomand• a Tehani: ® Abbi cura di nostro marito. Colmalo d’amore ¯.
Ma all’ultimo minuto Marama fu costretta a trarsi in disparte da un arrivo
inatteso. Era il sommo sacerdote venuto all’approdo con un imponente
stuolo di accoliti, il quale avvi-cinatosi alla canoa grid•: ® Il grande Oro vi
augura un viaggio felice ¯.

Poi, afferratosi al bompresso, si iss• a bordo. Inginocchiatosi davanti alla


casa degli dŠi, ne dischiuse la porticina d’erba e depose nell’interno una
statua di Oro, fabbricata da lui stesso con sacro sennlt. Quindi grid• alla
tempesta: ® Grande Oro, benedlci questa canoa ¯. Mentre il sacerdote
scendeva a terra, Teroro not• che un sorriso di enorme sollievo illuminava il
viso della nuova sposa Tehani. Adesso che Oro li accompagnava, era sicura
che il viaggio avrebbe avuto esito fausto.

In tal modo la canoa Aspetta il Vento dell’Ovest, carica sino a


scricchiolare di re e di schiavi, di dŠi amici e nemici, di speranze e di paure,
salp• verso l’ignoto. A prua stava Teroro, erronea-mente detto il saggio;
per• in quel momento ebbe la saggezza di non volgersi a guardare Bora
Bora, perch‚ vi avrebbe scorto Marama, e a quella vista non avrebbe potuto
reggere

Quando Aspetta il Vento dell’Ovest ebbe raggiunto la scogliera, tUtti


sulla canoa provarono un attimo d’indicibile terrore, perch‚ al di l… della
barriera corallina s’udiva rumoreggiare la tempesta tra un avventarsi di
onde e un cozzar di marosi. Per la frazione di un istante Mato mormor•: ®
Grande Tane ! Che onde! ¯. Ma subito dopo con forza prodigiosa impresse
alla vogata un rapidissimo ritmo che li condusse direttamente nel cuore
della tempesta. La canoa si sollev• sulle onde, vacill• per un attimo tra un
fischiare impazzito di sartie, quindi si preciFit• nell’abisso, nel cavo dei
marosi. Tutti furono investiti da v1olenhssimi spruzzi di schiuma e parve
che le due parti dell’imbarcazione fossero sul punto di staccarsi. I maiali
squit-tirono atterriti e i cani latrarono, mentre nella capanna invasa
dall’acqua le donne pensavano: “Questa Š la fine”

Ma immediatamente la robusta canoa, ritrovato l’equilibrio prese a


solcare le onde, filando diritta e sicura sulla cresta del-1 oceano, lontano da
Bora Bora, lontano dalla placida laguna, lungo la grande strada che portava
verso il nulla.
 

LE ETA FuTuRE avrebbero dipinto questi uomini come esseri


onniveggenti ed eroici, come grandi pionieri alla ricerca di nuove terre; ma
questi miti possono anche trarre in errore. Se re Tamatoa e la sua gente
fossero stati pi£ saggi, avrebbero conservato la loro terra. Se fossero stati
pi£ perspicaci nel com-prendere la vera natura degli dŠi, non sarebbero
caduti preda di una divinit… selvaggia che li tormentava. Ma poich‚ erano
plU cocciutl che saggi, i falsi dŠi li scacciarono.

Tuttavia quella gente fuggiasca, alla merc‚ dell’uragano, portava con s‚ il


proprio dio personale del coraggio. Per Teroro E~
44 SELEZIOJVE DEL LIBRO
era il possente albatro che si spinge sino ai pi£ lontani mari; per Tamatoa
era il vento che gli parlava nelle tempeste; per Tupuna lo spirito lagunare
dispensatore di pesce e per sua mo-glie Teura, custode degli auspici, era un
dio cos¡ potente che non osava menzionarne il nome. Ma egli la seguiva
nell’oceano, quel dio grande, dolce e possente, che simboleggiava il suo
coraggio nell’ignoto.

Quando ebbero raggiunto, velocissimi, una punta al largo della costa


settentrionale di Havaiki, Teroro si port• a poppa per comunicare al fratello
un desiderio che lasci• il re stupefatto. ® Non posso navigare con Oro a
bordo. Dobbiamo buttarlo a mare. ¯

® Cosa ? Un dio ? ¯

® Non posso navigare con lui. ¯

Tamatoa convoc• il vecchio Tupuna. ® Teroro vuol buttare Oro in mare ¯


spieg•.

® Abbiamo sofferto abbastanza per causa di Oro ¯ insistette Teroro col


vecchio sacerdote. ® I miei uomini non se la sen-tono di navigare con un
simile carico a bordo. ¯

® Questo Š impossibile ¯ lo ammon¡ Tupuna. ® L’oceano si aprirebbe


per inghiottirci, e le alghe marine crescerebbero tra i nostri capelli. ¯

® Tu dici che Oro ci punir…? ¯ grid• Teroro. ® Ebbene, io dico questo a


Oro! ¯ E arrovesciato il capo all’indietro tuon• nel vento: ® Oro, per i
cadaveri di tutti gli uomini che ti sono stati sacrificati, io ti condanno. Ti
rinnego e ti copro la faccia di escrementi. Se Š vero che sei capace di
dominare la tempesta, alza le tue mani lorde di sangue e abbattimi ¯.

Ristette immobile, mentre gli altri lo guardavano esterre-fatti, in attesa.


Poich‚ non accadde nulla, Teroro si avvi• in-cespicando verso prua
nell’infuriare della tempesta, ma giunto alla casa degli dŠi~forze
soprannaturali lo paralizzarono. Accompagnato ora da Mato, ritorn• a
poppa: ® Non posso agire senza la tua approvazione, fratello. Tu sei il mio
re ¯.

Tamatoa grid•: ® Saremo perduti se distruggeremo un dio ¯.

Teroro si lasci• cadere sulla piattaforma e abbracciate le ginocchia del


fratello implor•: ® Ordinami di distruggere quel simbolo infausto ¯.

® Non farlo, Tamatoa ¯ lo ammon¡ suo ZiQ.

In quell’attimo d’indecisione, mentre il destino supremo della canoa si


giocava sul ponte sconvolto dall’uragano, fu il rozzo Mato ad agire. Url•: ®
Re Tamatoa, se porteremo Oro con noi, quando sbarcheremo ucciderai altri
uomini per dimostrargli la tua gratitudine per averci portato in salvo. E una
volta che avrai incominciato continuerai a uccidere ¯. Si precipit• verso il
tabernacolo, ne trasse l’immagine di sennit del dio vendicatore e sollevatala
alta nella tempesta grid•: ® Torna ad Havaiki di dove provieni ! Hai
divorato i nostri uomini. Ci hai scacciati dalla terra dei nostri padri. Vattene
! ¯. Quindi, con un ampio gesto del braccio scagli• il dio lontano, nel
profondo dell’oceano.

Ma il vento afferr• quella leggera immagine di piume e per un attimo


parve che il dio seguisse la canoa. ® Aue! ¯ gemette il sacerdote. ® Aue!
Guardate! Oro ci segue! ¯

Davanti al prodigio, re Tamatoa si prostern• in preghiera sul ponte, ma


Teroro scotendosi di dosso la propria indecisione, afferrata una lancia, la
scagli• contro il dio. Manc• il bersaglio, ma l’lmpugnatura sfior• le piume
dell’idolo che perduto il proprio equilibrio sprofond• nell’abisso.
Calmissimo, Teroro si volse allora al re prostrato dicendo: ® Ho ucciso il
dio. Puoi fare di me quello che vuoi ¯.

® Riprendi il tuo posto ¯ mormor• Tamatoa, ancora intontito dal terrore.

Quindi Teroro s’inginocchi• vicino a Tehani dicendole con voce solenne:


® Perdonami. Ho ucciso tuo padre ed ora ho ucciso il tuo dio. Non ti
offender• mai pi£ ¯. La donna, scon-volta nelle profondit… del suo essere,
non seppe rispondergli; da quel momento per• Teroro la tratt• con
particolare dolcezza.

In quell’istante delicato Tane e Ta’aroa s’accordarono per offrir loro un


auspicio destinato a cancellare dal cuore di ognuno il ricordo di quanto era
accaduto. La pioggia scrosci• con violenza per quindici minuti, seguita da
forti venti che sofffiando impetuosi sospinsero innanzi nella tenebra le nubi
sinch‚ queste Sl aprirono, rivelando per un attimo le stelle.

Si comprese allora quanto fosse stato saggio Tupuna a sug-gerire di


partire la sera del primo giorno del mese, allorch‚ scintillanti nel cielo
orientale, non offuscati dal chiarore lu-nare, apparvero i Sette Piccoli Occhi.
Era la loro prima apparizione dell’annoil loro rassicurante ritorno a
garantire che il mondO sarebbe continuato ad esistere per almeno altri
dodici mesi. Con quale inesprimibile gioia i viaggiatori li salutarono! Dalla
capanna le donne uscirono a empirsi il cuore di conso-lazione; i vogatori
trovarono nuovo vigore nei loro muscoli gi…

-=-

provati, e Teroro fu finalmente sicuro di essere sulla rotta giusta

Poi, dopo aver operato il miracolo, Tane lasci• ricadere sui

cieli la greve coltre di nubi e la tempesta riprese a infuriare,

ma una contentezza completa regnava ormai sulla canoa, perch‚ era fuor
di dubbio che si trovavano sotto la tutela delle

leggi divine. Com’era dolce il ruggito del vento che sibilava

sul loro capo, e come consolante l’accavallarsi disordinato delle

onde che li trascinava vers¢ l’ignoto! Come ordinato il mondo

e sicuri i cieli ! Sulla canoa, audace ma insignificante fascio

d’assi legate insieme dal sennit e dalla volont… degli uomini,


tutti i cuori erano finalmente in pace, e poco dopo il vecchio

Tupuna, trascinandosi carponi presso la casa degli dei, pote

annunciare soddisfatto a Teroro: ® Il re Š contento. Il presagio

dimostra che Oro Š stato raccolto da Ta’aroa e trasportato

sano e salvo ad Havaiki. Tutto va per il meglio ¯. E la canoa

prosegu¡ nella propria corsa.

IL MOMENTO pi£ critico della giornata era la mezz’ora prima dell’alba,


poich‚ se il navigatore non riusciva a cogliere la luce di una stella nota che
lo aiutasse a correggere la rotta, doveva orientarsi per il resto del giorno col
solo ausilio del sole; infatti, bench‚ astronomi provetti come Teroro e
Tupuna fossero in grado d’interpretare ogni movimento dell’astro del gior-
no per dedurne la direzione esatta da seguire, non potevano servirsene per
determinare la latitudine. Per questo dovevano afffidarsi esclusivamente alle
stelle.

Dopo la prima fuggevole apparizione dei Sette Piccoli Occhi, Teroro e


suo zio attesero ansiosamente che spuntassero le Tre-in-Fila, la
costellazione che gli astronomi di altre lontane re-gioni avevano gi…
battezzata Cintura di Orione; infatti secondo le leggi della navigazione,
quelle stelle, allo zenit, pendevano su Nuku Hiva. Ma poich‚ le Tre-in-Fila
non Sl erano mostrate con l’approssimarsi dell’alba grigia, Teroro e Tupuna
non sapevano ancora dove si trovassero.

Per tre giorni di cielo in tempesta e tre notti senza stelle la canoa corse
nell’uragano. La vecchia Teura studiava i presagi durante il giorno. In circa
due terzi di secolo trascorsi a tu per tu con gli dŠi, era riuscita a carpire loro
molti sottili artifizi. Si mise dunque a osservare come Ta’aroa agltasse le
onde, come si sollevasse la spuma, come ricadessero le creste dei marosi.
Un pezzetto di corteccia, trascinato in alto mare chi sa quanti giorni prima
da Havaiki suscit• pi£ di ogni altra cosa il suo interesse perch‚ le dimostr•
che l’oceano aveva una direzione settentrionale e che il vento soffiava pi£
forte verso nord.

Tuttavia la vecchia veggente studiava con particolare attenzione 1l sole:


bench‚ fosse nascosto dalle nubi, il suo sguardo esercitato riusciva a
distinguerne il movimento. Poi, quando ebbe confrontato le proprie
osservazioni sul suo corso con le deduzioni tratte dai presagi, concluse: ®
Quei due non sanno dove ci troviamo! Ci siamo portati troppo a nord
rispetto alla nostra rotta ! ¯.

Nondimeno Teura apprezzava pi£ d’ogni altra cosa quei messaggi inattesi
degli dŠi che tanto valore avevano per chi li sapeva interpretare. Per
esempio, un albatro pass• volando rasente la canoa, e Teura not• con
soddisfazione che si teneva sulla sinistra, sul lato cioŠ di Ta’aroa. Dal
momento che l’uccello era una creatura di quel dio, ci• rappresentava gi…
un buon auspicio; quando per• ritorn• volando sulla canoa, sem-pre sul lato
sinistro, e si pos• infine sull’albero di sinistra, di-stendendo la zampa
sinistra, la coincidenza non lasci• pi£ adito ad alcun dubbio. Era un
messaggio che il dio degli oceani aveva personalmente inviato a una
vecchia che lo aveva sempre ve-nerato e onorato. Soddisfatta, Teura
aggiunse questo a tutti gli altri fausti auspici ricevuti. Gli uomini potevano
essersi smar-riti, le stelle seguitare a restar nascoste e la tempesta a infuriare
ma Ta’aroa era con loro e tutto andava per il meglio.

Nel tardo pomeriggio Tupuna e Teroro si recarono a poppa per sapere da


Teura quale fosse la loro posizione. Questa li in-form• che stavano
viaggiando molto pi£ a nord e che dovevano virare se volevano raggiungere
Nuku Hiva.

® No ¯ risposero gli uomini ® le leggi della navigazione di-cono che non


Š ancora il momento di virare. Aspetta che escano le stelle. Ti accorgerai
che siamo in rotta. ¯

Ma ancora una volta le stelle non apparvero, e Teroro fu costretto a


governare filando sempre col favore del vento, nella speranza che la bufera
avesse una direzione costante e non sof-fiasse in cerchio. Aument• le vele
per trarne il miglior partito possibile Pi£ di un secolo addietro un saggio
aveva chiamato Aspetta il Vento dell’Ovest l’antenata della canoa attuale,
avendo notatO che allorquando gli abitanti di Bora Bora prendevano il
largo, sospinti da un vento di ponente, raggiungevano sempre la 48
SELEZIOJVE DEL LIBRO

mŠta. Finch‚ le stelle non si fossero rivelate, per dimostrare il contrario,


Teroro preferiva attenersi a quell’antica saggezza

Fu per• alquanto scosso nel suo convincimento la quinta notte di viaggio


- la nona dall’inizio dell’uragano - quando Tupuna portatosi a prua gli
sussurr•: ® Non ho mai vlsto una tempesta di ponente durare tanto a lungo.
Il vento deve aver sicuramente girato ¯.

Segu¡ una lunga pausa. Teroro si chino a guardare il corpo snello di


Tehani rannicchiata contro l’albero. Si chiese che cosa avrebbe risposto a
questo interrogativo, ma Tehani non era Marama: non aveva idee. Stava
combattendo fra queste al-ternative e fu irritato quando Tupuna insistette: ®
Riesci a ricordare un vento costante di tanta durata? ¯.

® No ¯ replic• brusco Teroro, e i due uomini Sl separarono.

Verso l’alba dell’indomani, quando apparve chiaro che le stelle non si


sarebbero mostrate, Tupuna si spavent•: ® Dobbiamo calare le vele. Non
sappiamo dove siamo ¯. Pretese a tutti i costi una consultazione col re e con
Teura, i quali gli diedero ragione, cosicch‚ furono in tre contro Teroro,
perche era evidente che la canoa si era smarrita.

® Ma Ta’aroa ci ha mandato il suo albatro ¯ protesto Te-roro. ® Non


possiamo smarrirci perch‚ siamo guidati dallo Spirito di Ta’aroa. ¯

® Sai come arrivare a Nuku Hiva? ¯

Allora Teroro rivel• il suo audace piano. Fissando ad uno ad uno i


compagni, il giovane capo rispose: ® Se v’interessa solo Nuku Hiva, allora
sono perduto. Ma che interesse abbiamo noi a Nuku Hiva? Per rifornirci di
acqua potabile e di viveri dovremo combattere. Non ci ha forse Ta’aroa
inviato pesce fresco in abbondanza? Non ci siamo abituati a razionarcl,
cosicch‚ a ognuno basta un pugno di cibo al giorno? D’altronde, fratello, se
la tempesta Š con noi, che bisogno abbiamo di an-dare a Nuku Hiva? ¯.
Sforzandosi di resistere all’eloquenza di Teroro, Tamatoa ri-batt‚: ®
Dunque ammetti che ti sei perduto, che non pUOi con-durci a Nuku Hiva?
¯.

® No, per• posso condurvi a nord. ¯

Quasi a dar ragione al suo progetto, un’improvvisa folata di vento soffi•


sulle onde, sospingendo innanzi la canoa con spaventosa velocit….

Tutt’intorno non era che uno schiumar di spuma e l’alba

VEN~O VERSO LE HA WAI 49

grigia, smorta e senza stelle, spunt• sugli uomini disorientati di Bora Bora.

® Siamo soli sul mare ¯ dichiar• Teroro in tono solenne ® Ci siamo


imbarcati in un viaggio senza precedenti e se ii vento ci condurr… oltre
Nuku Hiva, io dico che ci• Š bene, per-ch‚ significa che gli dŠi ci hanno
affidato una grande missione. Fratello, te ne prego, lasciaci tener alzate le
vele. ¯

Il re non voleva sottoporre questa pericolosa richiesta al giudizio di


Tupuna e Teura. Sapeva che essi avrebbero insistito nella prudenza, mentre
intuiva che in questo caso la prudenza doveva forse essere esclusa.
Vagliando tutte le possibilit…, ac-cett• infine il parere del fratello.

Cos¡ per altre due notti la canoa seguit• a sfrecciare con la rapidit… di
una saetta, confidando in Ta’aroa; finch‚ nel pomeriggio del settimo giorno
accadde un avvenimento incon-sueto. Un pescecane comparve poco
discosto dalla canoa e per un po l’accompagn• pigramente, tentando di
richiamare l’attenzione di Teura, la quale, quando lo vide, si sent¡ il cuore
traboccare di gioia, perch‚ quel grande mostro azzurro del mare era da un
pezzo il suo dio personale. Mentre gli altri erano occupati ai lavori di bordo,
lo squalo avanz• nuotando lungo il lato smistro della canoa, il capo azzurro
sollevato dalle acque.
® Ti sei perduta, Teura? ¯ domand• COn voce melodiosa.

® S¡, Mano ¯ rispose umilmente la vecchia ® ci siamo perduti. ¯

® Cercavate Nuku Hiva? ¯ riprese il pescecane.

® S¡. Io avevo detto che… ¯

® Non vedrete Nuku Hiva ¯ l’avvert¡ il grande squalo azzurro. ® Essa Š


molto pi£ a sud. ¯

® Che cosa possiamo fare allora, Mano? ¯

® Stasera ci saranno le stelle, Teura ¯ le sussurr• lo squalo ® Tutte le


stelle che vorrai. ¯

Paga e felice, la vecchia chiuse gli occhi stanchi, replicando con voce
sommessa: ® Ti ho atteso per tanti giorni, ma non mi sentivo perduta,
Mano, perch‚ ero sicura che tu ci osservavi ¯.

® Vi ho seguiti ¯ disse il pescecane. ® I vostri uomini sono stati


coraggiosi, Teura, a tener le vele spiegate. Siete sulla rotta glusta: ve ne
accorgerete non appena spunteranno le stelle. ¯ E con queste parole
rassicuratrici si aLlontan• dalla canoa.

La vecchia confid• a Tamatoa: ® Stasera ci saranno le stelle ¯.

entre proferiva queste parole due uccelli di terradalle ali

50 SELEZIOJVE DEL LIBJ~O

macchiettate di marrone, volarono con movimenti sicuri in direzione sud e


Tamatoa scorgendoli domand•: ® Questo significa che Nuku Hiva Š
lontana, nel sud? ¯.

® Non vedremo mai pi£ Nuku Hiva, perch‚ percorriamo un’altra rotta. Te
ne accorgerai quando compariranno le stelle. ¯
 

CON UN MISTO di eccitazione e di timore Tupuna e Teroro attesero


l’imbrunire. Sapevano che non appena i Sette Piccoli Occhi fossero spuntati
a levante, il percorso della canoa sarebbe apparso chiaro, e quando si
fossero alzate le Tre-in-Fila avrebbero potuto rilevare la posizione di Nuku
Hiva.

Esattamente come aveva predetto Teura, poco prima del crepuscolo le


nuvole si diradarono, e mentre il sole tramontava, una gioia indescrivibile
s’impadron¡ della canoa, perch‚ nella scia del sole era apparsa la scintillante
stella della sera, tosto accompagnata da una seconda stella di estrema
lucentezza. Co-me le due divinit… da cui dipendevano i destini della canoa,
le due stelle percorsero insieme, maestosamente, un arco sull’ocea-no,
svanendo quindi nei rispettivi punti prestabiliti del cielo. Poi, mentre le
tenebre si addensavano sul mare ancora agitato e i venti concedevano una
breve tregua alle vele, incominciarono a spuntare le altre stelle: dapprima le
possenti auree stelle del sud, i fari familiari che additavano la via per Tahiti,
seguite dalle azzurre stelle del nord, scintillanti nelle loro posi-zioni
abituali. A mano a mano che ciascuna stella si rivelava, gli occupanti della
canoa la salutavano con grida di ricono-scenza, sentendo ritornare
nell’animo la sicurezza che per tanti giorni li aveva abbandonati.

Le stelle guida per• non erano ancora sorte, cosicch‚, nonostante la loro
gioia, i navigatori non riuscivano a soffocare 1 interrogativo: e se i Piccoli
Occhi non si levavano? Nondimeno, lento, incerto, perch‚ non erano stelle
molto lucenti, il sacro gruppo apparve finalmente nel punto esatto in cui
doveva trovarsi. ® I Piccoli Occhi sono tuttora con noi ¯ url• Tupuna, e il re
innalz• una preghiera ai custodi dell’universo, la costellazione intorno alla
quale i cieli erano stati costruiti.

Quindi gli astronomi si riunirono per interpretare i segni e ne dedussero,


come avcva intuito Teura, che si erano spostati di parecchio a nord. Infatti i
Piccoli Occhi avrebbero culminato molto pi£ in alto di quanto sarebbe stato
normale se la canoa si fosse trovata sulla rotta diuku Hiva. Per stabilire con
certezza la portata di questo spostamento avrebbero dovuto attendere la
comparsa delle Tre-in-Fila.
Attesero dunque per altre due ore finch‚ le Tre-in-Fila spun-tarono, e cos¡
apparve chiaro che la canoa si trovava molto piU a nord rispetto a Nuku
Hiva, in bal¡a di un oceano ignoto e senza alcuna possibilit… di rinnovare
le provviste. Si recarono perci• a poppa in solenne ambasceria a riferire al
re: ® La tempesta ci ha trascinati pi£ velocemente di quanto avesse cal-
colato Teroro ¯.

Il re domand• con voce angosciata: ® Siamo dunque per-

® No, non lo siamo ¯ replic• cauto Tupuna. ® Noi cerchiamo terre che si
stendono sotto i Sette Piccoli Occhi, e ci troviamo piU vicini ad esse di
quanto ci fosse lecito sperare. Se seguite-remo a limitarci nel mangiare… ¯

® Potremmo ancora mutar rotta e cercare Nuku Hiva ¯ propose Tamatoa.

Teroro tacque, lasciando che parlasse i ® No, ormai siamo sulla buona
strada ¯.

® Ma dove siamo diretti? ¯

Tupuna ripet‚ il solo canto che avesse


.1 vecchio Tupuna:
mandato a memoria ~r la navlgazione al nord, e che diceva in sostanza:
“Mante-nete la canoa nella scia della tempesta finch‚ non cesseranno i
venti. Virate quindi nel mare morto, dove le ossa marciscono per il calore e
non spira alito di vento. Vogate seguendo la nuo-va stella e non appena i
venti soffieranno da oriente, navigate con essi verso ovest, dove sotto i Sette
Piccoli Occhi scorgerete

Il re, che non era del tutto digiuno d’astronomia, puntando l’indice verso
nord chiese: ® Dunque le terre che cerchiamo sono laggi£?¯.

® S¡ ¯ rispose Tupuna

® Per• noi andiamo da questa parte ? ¯ seguit• il re indicando 1 est, nella


cui direzione li stavano sospingendo le ultime raffi-che di vento della
tempesta.

® S¡. ¯

Pareva una cosa talmente assurda che il re esclam•. ® Allora perch‚… ¯.

® Perch‚ l’unica conoscenza che abbiamo ci dice che questa Š la rotta da


percorrere. ¯

Il re, preoccupato del benessere delle cinquantasette persone 52


SELEZIONE DEL LIBRO

poste sotto le sue cure, afferr• Tupuna per le spalle domandan-dogli a


bruciapelo: ® Dimmi francamente quel che pensi della terra che si suppone
si trovi sotto i Piccoli Occhi ¯.

Il vecchio saggio rispose: ® Io penso che molte canoe hanno lasciato


queste acque, alcune sbattute dalle tempeste, altre in esilio come noi. Se
abbiano toccato terra o no, non lo sappiamo Eppure un uomo, colto da una
visione di C10 che poteva essere, ha composto questo canto ¯.

® Sicch‚ noi navighiamo lasciandoci guidare da un sogno? ¯

® S¡ ¯ rispose il sacerdote.

LA RICOMPARSA delle stelle aveva talmente esaltato i vogatori e le


donne, che mentre gli astronomi erano riuniti per consultarsi, Pa dalla faccia
di pescecane aveva gi… consegnato il proprio remo a un compagno e si era
avvolto il capo col panno di tapa che gli copriva le spalle. Poi, imitando un
uomo grassis-simo, incominci• a saltellare su e gi£ dalla piattaforma,
urlando: ® Chi sono io? ¯.

® Sei Tatai, il re decollato di Bora Bora ¯ gli grid• Mato.

Abbandonandosi ad una selvaggia pantomima, Pa esegu¡ una parodia


comicissima dell’incoronazione del re senza testa. I vogatori cessarono di
remare per battere il tempo contro i} fianco della canoa, mentre una donna
percuoteva un tamburello dal suono stridulo, quasi metallico; ne nacque
cos¡ una festa not-turna animatissima.

® Che cos’Š questa nuova danza? ¯ il re chiese a Teroro

Il giovane rispose esitante: ® Pa Š… vedi, qualcuno di no ha saputo che


il grasso Tatai doveva diventare re dopo la no-stra partenza, e… ¯

® E adesso Tatai Š senza testa. Lo sai che avreste potuto mandare all’aria
il nostro viaggio? )>

® S¡, per• abbiamo pensato che i compatrioti di Tatai non sarebbero


potuti venire tanto presto a Bora Bora… ¯

® Perch‚ ? ¯

® Be’, perch‚ al villaggio non Š rimasto pi£ nessuno. ¯


Al chiarore della luna al primo quarto, re Tamatoa fisso a lungo il
temerario fratello. Anch’egli aveva covato la vendetta, ma aveva temuto di
mettere a repentaglio l’esito del viaggio. Teroro invece non aveva avuto
paura. Vi erano molte cose che avrebbe voluto dire, ma la musica
dell’antico tamburello spense in lui ogni ragionamento logico. Con un balzo
prodigioso salt•

VEN~O VERSO LE HA WAI 53

a pi‚ pari accanto a Pa che stava danzando, dando cos¡ inizio alla danza
rituale dei re di Bora Bora. Come un ragazzo, si mise a gesticolare e a far
boccacce, poi, afferrata la tapa di Pa, se 1 avvolse attorno al capo e con
vitalit… demoniaca si lanci• nella nuova danza del re decollato di Havaiki,
urlando: ® Danzo in onore degli uomini coraggiosi! Siate premiati come
meritate ¯ Ordino quindi che venisse distribuita a ognuno una razione
supplementare di cibo, acqua a volont… e che i tamburi segui-tassero a
suonare.

Come bambini incuranti del domani, fecero baldoria per tutta la notte, Sl
ubriacarono di risate, e si rimpinzarono di cibo che avrebbe dovuto essere
giudiziosamente conservato. Poi, uno alla volta, ebbri di trionfo, si levarono
a lanciare i tipici insulti isolani ai nemici vinti. A un certo momento
l’occhio di Teroro cadde sulla bellissima Tehani che, accovacciata in un
angolo piangeva per gl’insulti rivolti al padre, ma vide anche Mato
accarezzarle le mani dicendole: ® Cos¡ vuole la vittoria. Ci devi perdonare
¯.

Nell’alba piovosa, Tamatoa fece un rapido bilancio di quello che era


costata la celebrazione. Pentito, diede ordine di riparare allo spreco con un
pi£ austero razionamento. <Anche se abbiamo acqua ln abbondanza ¯
decret• ® tutti dovranno accon-tentarsi di una sola tazza al giorno ¯

Cos¡, lasciandosi la tempesta alle spalle e con la vittoria nel cuore, i


naviganti seguitarono a far vela verso est per il nono giorno, pOl il decimo,
poi ancora il quindicesimo. La loro ve-loce canoa, 1 imbarcazione pi£
rapida che avesse solcato sino a quel momento gli oceani, percorreva in
media duecento mi-glia al giorno, pi£ di otto miglia all’ora. Veleggiarono
fino a met… strada verso le terre dove gli Aztechi stavano costruendo i loro
templi maestosi, ma si avvicinarono anche alla terra del nord dove i
Cheyenne e gli Apache non avevano costruito nulla

Il giorno rappresentava il nemico, popolato com’era d’in-certezza e


dominato ora per ora dalla loro tragica situazione: la notte invece era il loro
conforto. Com’era bello, al termine di una lunga giornata, poter scoprire a
occidente la stella della sera assieme alla sua compagna errabonda e veder
affacciarsi dalla vastit… dell’universo i Piccoli Occhi con il loro
messaggio: Vi state avvlcinando alla terra da noi custodita”. Com’era
splendida, com’era magnifica la notte!

A mano a mano che la canoa avanzava verso est e la tem-54


SELEZIONE DEL LIBRO

pesta andava calmandosi, la vita quotidiana assumeva un ritmo pi£ regolare.


All’alba gli schiavi, smettendo di aggottare, ripu-livano la canoa, mentre gli
agricoltori si preoccupavano di ri-focillare gli animali. Anche i vogatori
dovevano essere nutriti, naturalmente, e questo lasciava ben poco alle
donne le quali, non appena se ne presentava l’occasione, calavano le lenze,
sorvegliandole attentamente. Il prirno pesce pescato andava al re e Teroro, il
successivo a Tupuna e a Teura, quindi gli altri ai vogatori, poi ai maiali, ai
cani e infine ai polli. Le donne si dividevano quelLi che avanzavano.

I viveri venivano distribuiti con grande parsimonia. Tuttavia il poi,


principale alimento degli isolani, fin¡ molto presto e i fagotti dei frutti del
pane diminuirono. Quando anche le ab-bondanti piogge cessarono, re
Tamatoa fu costretto a ridurre ulteriormente le razioni d’acqua, finch‚
l’equipaggio non rice-vette pi£ che due soli pugni di cibo, e due
piccolissimi sorsi d’acqua. Le donne e gli schiavi ricevevano la met… di
queste pur ridottissime razioni, a meno che non riuscissero a pescare
qualche sgombro oppure a raccogliere acqua nelle vele, so-pravvivendo in
tal modo a stento al limite dell’inedia. Spesso, quando la lingua era riarsa e
il corpo bruciato dal calore, quan-do tutto l’essere anelava a un po’ di
ristoro, un piovasco improvviso scaricava sul mare torrenti d’acqua a un
miglio a destra o a sinistra. Neppure un navigatore esperto come Teroro era
in grado di prevedere le bizzarrie di quegli scrosci d’acqua inattesi; non
restava che tirare avanti, con le labbra riarse, sforzandosi d’ignorare le
cascate d’acqua dolce che si rovescia-vano fuor di portata.

In un viaggio come quello ogni rapporto sessuale era tab£; questo per•
non impediva al re di lanciare occhiate alla propria maestosa sposa Natabu;
in quanto al vecchio Tupuna, riusciva sempre a passare di nascosto qualche
razione a Teura; e quando l’afa del giorno era troppo forte, Tehani tuffava
uno straccio di tapa nel mare per stenderlo sul corpo addormentato del
marito. La notte, dopo aver rilevato la posizione delle stelle e aver fissato la
rotta, Teroro sedeva accanto a Tehani e le parlava, e bench‚ di rado ella
avesse di che rispondergli, i due impararono a rispettarsi e a stimarsi
reciprocamente.

Ma i pensieri pi£ curiosi che passavano per la mente degli uomini e delle
donne riguardavano le dodici donne nubili e i trentaquattro scapoli. In
realt… pi£ d’una di quelle donne era

VEN~O VERSO LE HA WAI 55

gi… maritata, ma era sottinteso che una volta a terra, ognuna di esse
avrebbe accettato come mariti supplementari due o tre uomini senza mogli.
Pertanto, in quel lungo viaggio, gli uo-mini senza donne cercarono di
stringere amicizia con gli uo-mini ammogliati, formando un gruppo affine
di tre o quattro che in seguito Sl sarebbe spartito come moglie comune una
donna sola; oppure si diedero a studiare le donne libere per decidere quale
di loro potesse essere divisa con soddisfazione tra gli amici del proprio
gruppo. Cosicch‚, senza che fosse stato detto nulla di preciso, si capiva
benissimo che quella tal donna e quei tali uomini Sl sarebbero costruiti una
casa per conto loro, allevando figli comuni, oppure che quei tali marito e
mo-glie avrebbero accettato in totale e intima armonia, nella propria
famiglia, quei particolari due amici dell’uomo, allo scopo dl popolare la
nuova terra. Era pure implicito che le donne sarebbero state di continuo rese
madri sino a quando non fossero divenute sterili.

 
UNA NOTTE occorse un avvenimento che provoc• un’emozione senza
uguali in quel popolo abituato a regolare la propria vita sul moto delle
stelle.

A mano a mano che il Vento dell’Ovest avanzava verso nord gli


astronomi di bordo si rendevano conto che stavano per abbandonare, e per
sempre, molte delle stelle familiari giacenti al disotto della costellazione
che i posteri avrebbero chiamata Croce del Sud. Con dolore Tupuna seguiva
per l’ultima volta una determinata stella, da lui particolarmente amata in
giovent£, e la vedeva tramontare per sempre. Intere costellazioni furono
cos¡ inghiottite dal mare.

Sebbene questo fenomeno causasse rimpianto, non destava tuttavia


preoccupazione, perch‚ gli uomini di Bora Bora erano astronomi di valore
non comune. In base ad osservazioni accu-ratissime avevano elaborato,
basandosi sul sole, un anno di dodici mesi e di 365 giorni. Erano in grado di
predire con estrema precisione la nuova comparsa e il successivo
spostamento delle stelle; perci• alla partenza del viaggio verso il nord
sapevano gi… che avrebbero perduto per via qualche stella familiare e che
ne avrebbero incontrate di nuove

L’undicesima notte Tupuna scorse, appena sopra le onde, verso


settentrione, una stella nuova, non lucentissima come le splendenti fiaccole
del sud - i viaggiatori avevano constatato infatti che le stelle del nord erano
meno lucenti - ma pur sem-pre interessante come novit…. ® Guarda come
sta in linea retta rispetto alle due stelle di Uccello dal Collo Lungo ¯ esclam•
il vecchio, indicando con quell’appellativo la costellazione chiamata da altri
del Gran Carro.

A tutta prima Teroro non fu in grado d’individuarla, tanto tremolava su e


gi£ all’orizzonte, ora visibile sulle onde, ora scomparendo nel vuoto. Ma
alla fine la scorse; era luminosa, limpida, fredda, nitida in un ampio tratto
vuoto del cielo. Parlando da esperto navigatore, osserv•: ® Dovrebbe essere
un ot-tima stella d’orientamento… quando si alzer… un po’ di pi£ ¯.

Tupuna comment•: ® Nelle prossime notti dovremo seguirla attentamente


per vedere in quale fossa del cielo si dirige ¯.
Perci• la dodicesima notte i due uomini studiarono la loro nuova guida,
ma al sorgere dell’alba l’uno temette di confidare all’altro ci• che aveva
veduto, rendendosi conto di trovarsi di fronte a un prodigio di portata
eccezionale.

Alle sei della sera successiva, il sole abbandon• il cielo lasciando il posto
alle stelle. Apparvero i Sette Piccoli Occhi a benedire la canoa, seguiti un
poco pi£ tardi dalle Tre-in-Fila, ormai molto a sud, e dalle luminosissime
stelle di Tahiti; ma i due uomini non avevano occhi che per la misteriosa
stella nuova. Per nove ore essi la studiarono, restii a giungere alla
conclusione che pure era inevitabile. Tuttavia, dopo aver ef-fettuato
rilevamenti e misurazioni in ogni senso nel cielo stel-lato, quando si resero
conto che la loro terribile ipotesi non lasciava adito a dubbi, furono costretti
a dar voce alla tremenda conclusione. Il primo a parlare fu Tupuna: ® La
nuova stella non si muove ¯.

® E fissa ¯ assent¡ Teroro, attribuendo un significato nuovo a questa


parola. Essi conoscevano le luminose stelle errabonde che entravano e
uscivano dalle costellazioni, e a queste avevano opposto le stelle fisse, pur
avendo constatato che anch’esse si muovevano, anche se lentamente,
levandosi da una fossa a oriente per calare in un’altra ad occidente.,re
n’erano alcune che non scomparivano mai al di sotto delle onde; tutte
nondimeno si spostavano attraverso i cieli. Ma la stella nuova, no.

® Sarebbe meglio consultarci col re ¯ sugger¡ Tupuna, ma quando si


recarono a prua trovarono Tamatoa addormentato. Nessuno avrebbe osato
destare un uomo di soprassalto per ti-more che lo spirito del dormiente,
uscito a vagabondare, non avesse il tempo di rientrare nel corpo infilandosi
attraverso l’angolo dell’occhio. Ora un uomo, privo dello spirito, sarebbe
impazzito.

Finalmente Tupuna s’innervos¡ oltre misura, pensando alla notizia che


doveva comunicare sulla misteriosa stella fissa. Usc¡ dalla capanna e presa
una pagaia si mise a percuotere con quella il fianco della canoa;
immediatamente il re, come ogni co-mandante che oda un rumore insolito a
bordo della propria nave, sussult• inquieto e si schiar¡ la gola, dando cos¡ al
suo spirito errabondo tutto il tempo di rientrare attraverso l’occhio ® Che
cosa succede? ¯ chiese.
® Un prodigio dal significato terribile ¯ sussurr• Tupuna. In-dico quindi a
Tamatoa la nuova stella, soggiungendo: ® Non si muove ¯.

I tre stettero ansiosamente in osservazione per un’ora, in-fine


convocarono Teura, domandandole angosciati: ® Tane ha posto nei cieh una
stella che non si muove. Che cosa vorr… dire ? ¯.

L’anziana veggente chiese un’ora di tempo per studiare il fenomeno da


sola. Alla fine, guardinga, sentenzi•: ® Il custode delle stelle Š Tane. Se egli
ha posto questo prodigio dinanzi a noi, e perche desidera parlarci ¯.

® Non potrebbe significare che Tane ci ha posto dinanzi quel-la stella


come una barriera fissa, invalicabile? ¯ domand• Tamatoa.

® Cos¡ si direbbe ¯ mormor• Teura. ® Perch‚ altrimenti la stella sarebbe


stata messa lass£, ferma come una roccia? ¯

Un gran timore s’impadron¡ di loro; se Tane infatti era contrario a quel


viaggio sarebbero senz’altro tutti periti. Non potevano pi£ tornare indietro.
® Eppure ¯ insistette Tupuna ® il canto dice che non appena il vento
dell’ovest cade, occorre pro-seguire a forza di remi attraverso la bonaccia,
verso una nuova stella. Non Š forse quella lass£, destinata a farci da guida?
¯

Il gruppetto discusse a lungo questo speranzoso progetto e decise infine


di seguire quella direzione, tornando a consultarsi all imbrunire del giorno
dopo.

Quella notte per• Teroro, solo a prua, non cess• di studiare la nuova stella,
e a poco a poco gli s’insinu• nel cervello una idea, dapprima confusa, poi
sempre pi£ chiara, intuendo che g i S1 stava manifestando un gran disegno
degli dŠi.

® Se questa stella Š immobile, deve pendere sull’orizzonte ~i8


SELEZIONE DEL LIBRO

a una determinata distanza… No, voglio dire che per ogni isola questa stella
fissa deve trovarsi a una determinata distanza… Incominciamo da Tahiti.
Sappiamo esattamente quali stelle sono poste su Tahiti a ogni ora della notte
per ogni notte dell’anno. Quindi se questa stella Š fissa, bisogna per forza
che ogni isola si trovi in un determinato rapporto con essa. Perci• una volta
calcolata la sua altezza, si dovr… finire col sapere esattamente sino a che
punto occorre spingersi a nord o a sud per trovare la nostra isola. Se si
riesce a vedere la stella, lo si sapr…! Lo si sapr… ! ¯

Improvvisamente, come un lampo di folgore, Teroro intrav-vide un


sistema di navigazione tutto nuovo, basato sul dono di Tane, la stella fissa, e
pens•: “Come dev’essere dolce la vita per i navigatori di queste acque !
Questi cieli sono fissi, e io sar• libero di muovermi sotto di essi”. Lanci•
uno sguardo rapito a occidente, dove i Piccoli Occhi gli ammiccarono, e
sussurr•: ® La nuova terra alla quale ci conducete dev’essere infinitamente
dolce, dal momento che si trova sopra un oceano e sotto un cielo cos¡
mirabilmente ordinati ¯.

Sino a quel momento Teroro non aveva avuto alcuna occasione per
mostrar di meritare il nome che gli avevano dato e che significava
“Cervello”; certo non sarebbe mai divenuto un sacerdote saggio come
Tupuna, n‚ possedeva l’esperienza poli-tica di suo fratello; nondimeno
quella notte rivel• di saper fare ci• di cui nessuno dei suoi compagni sarebbe
mai stato capace; era in grado di vedere le prove disseminate per l’universo
e di trarne deduzioni originali, la pi£ grande impresa che mente umana
possa compiere. Su ci• che Teroro intu¡ quella notte, doveva fondarsi la
navigazione delle future isole ed essere determinata la loro posizione
nell’oceano.

Tuttavia nella sua gioia di scopritore avvert¡ uno strano vuo-to, perch‚
Marama era lontana e ben poco gli sarebbe servito comunicare una cosa di
tanta importanza a Tehani. Marama avrebbe subito compreso la portata
della sua scoperta, ma la bella piccola Tehani avrebbe distrattamente alzato
gli occhi al cielo domandando: ® Quale stella ? ¯. Era strano come
seguitava a echeggiargli nelle orecchie l’ultimo grido di Marama “Io sono
la canoa!”. Lo era veramente, perch‚ era lo spirito che sospingeva la canoa;
era il volto grave di Marama che Te-roro tanto spesso vedeva dinanzi a s‚
sulle onde, e quando tal-volta Aspetta il Vento dell’Ovest nella sua rapida
corsa raggiungeva
 

VEN’rO VERSO LE fIA WAI 59

la visione, Marama sorrideva al veloce passaggio della canoa, e Teroro


capiva che ogni cosa andava per il meglio.

ENTRARONO nell’afa torrida della zona delle bonacce. Il sole picchiava


a perpendicolo su di loro durante il giorno e la notte le stelle senza pioggia
li beffavano.

Teroro dispose i turni in modo che Mato e Pa, i due vogatori pi£ robusti,
non avessero mai a remare contemporaneamente inoltre dopo un’ora di
voga nello scafo destro, che indolenziva sino allo spasimo i muscoli della
spalla sinistra, i rematori cam-biavano di posto per adoperare la spalla
destra. Ad ogni cam-bio sei uomini si ritiravano a riposare. Ma la canoa
seguitava ad avanzare costantemente. Di tanto in tanto si mettevano ai remi
le donne pi£ forti, cosicch‚ il turno veniva accorciato di mezz’ora, mentre
sul fondo dei due scafi, artigiani e schiavi lavoravano instancabilmente con
le gattazze per togliere l’acqua che trapelava dalle connessure, l… dove gli
scafi erano legati assieme.

Era strano che, mentre durante la tempesta, quando l’acqua dolce


abbondava, erano state le vele a sostenere la maggior parte della fatica, ora
invece che gli uomini erano costretti a sudare senza posa sui remi, l’acqua
veniva distribuita in quantit… sempre decrescente. Le donne, pressoch‚
prive d’acqua, sof-frivano crudelmente: gli schiavi erano prossimi a morire.
Particolarmente duro era il compito degli agricoltori. Con gesti teneri
dovevano spalancare le fauci dei maiali e versarvi l’acqua a goccia a goccia.
La morte di un agricoltore sarebbe stata sop-portabile, mentre quella di un
maiale sarebbe stata una catastrofe.

Intanto la canoa avanzava. La notte Teroro, con le labbra che gli


bruciavano, posava sulla piattaforma, presso la prua, una mezza noce di
cocco, piena d’acqua di mare, e vi coglieva il riflesso della stella fissa,
quindi regolava la rotta procurando che il riflesso fosse costante.
All’alba Teura, il vecchio corpo pressoch‚ mummificato dal sole, andava
a sedersi nell’afa avvampante, a meditare sugli auspici “Se il cielo si copre
di nubi rosse, questo Š un sicuro segno di pioggia” si diceva, ma non
v’erano nubi. La notte la luna risplendeva lucente come una gigantesca
tridacna, senza il pi£ piccolo alone intorno, e il bench‚ minimo presagio di
tempesta. Ripetutamente Teura salmodiava: ® Alzati, alzati, gran-60
SELEZIONE DEL LIBR0

de onda di Tahiti. Soffia, soffia, potente vento di Moorea. ¯ Ma in quei mari


ignoti le sue invocazioni restavano inascoltate.

Alle notti afose si succedevano giorni infocati; una donna mor¡, e per
tutta la canoa pass• come un fremito disperato di desiderio delle fresche
valli di Bora Bora. L’unica forma veramente viva nella canoa era la nuova
stella che danzava nella noce di cocco di Teroro. Finch‚ una notte, mentre
Teroro os-servava la sua stella, scorse all’orizzonte un alito di tempesta. Fu
dapprima un piccolo accenno, un’incerta promessa. Mato gli domand• in un
sussurro: ® Quella Š pioggia? ¯.

Sulle prime Teroro non rispose, poi con voce stentorea url• nella notte:
<Piove! ¯.

La capanna si vuot•. I vogatori addormentati si svegliarono e videro


levarsi il vento e alla luce delle stelle il mare incre-sparsi lievemente.
Doveva essere una tempesta rilevante. Va-leva la pena d’inseguirla e tutti si
misero a pagaiare furiosa-mente; quelli che non avevano remi adoperavano
le mani, e persino il re afferr• dalle mani di uno schiavo una gottazza e si
diede a remare con quella.

La canoa seguit• a filare velocissima per tutta la notte, gli uomini


vogando disperatamente, ma la tempesta doveva ancora una volta beffarli.
Come sorse su di loro la prima luce incerta del giorno, ricacciando le nubi
oltre l’orizzonte, i vogatori, allo stremo delle forze, giacquero inerti,
incuranti del sole che li flagellava senza tregua. Il vecchio Tupuna sembrava
prossimo a morire, e i maiali squittivano, attanagliati dalla mancanza
d’acqua.
Solo il re non si arrese. Sedutosi a gambe incrociate sulla propria stuoia,
incominci• a pregare fervidamente: ® Grande Tane, io ti ho sempre
preferito agli altri dŠi! ¯. Poi lo bland¡: ® Ci hai sempre dato taro e frutti in
abbondanza, hai sempre ingrassato i nostri maiali. Io ti sono riconoscente,
Tane ¯. Se-guit• cos¡ per alcuni minuti, rammentando al dio i reciproci
rapporti d’un tempo; infine dal profondo della propria disperazione implor•:
® Tane, dacci la pioggia! ¯.

La vecchia Teura, udendo il re pregare a quel modo, gli s’avvicin•, e i due


sedettero l’uno di fronte all’altra in affannosa di-sperazione. Alla fine Teura,
gli occhi pi£ che mai arrossati a forza di fissare il sole implacabile, torn•
sulla piattaforma, dove nessuno dava pi£ segno di vita, e mentre invocava
un segno di buon auspicio, con tutte le forze che le restavano, si avvicin• 62
SELEZIONE DEL LIBRO

alla canoa il grande pescecane azzurro sussurrandole: ® Hai paura di


morire, Teura? ¯.

® Non temo per me ¯ gli rispose calma la vecchia. ® Io sono anziana,


ormai, Mano. Ma i miei due nipoti… ¯

® Non hai guardato l’orizzonte ¯ l’ammon¡ il pescecane ® …al-la tua


sinistra. ¯

Come Teura si volse vide dapprima una nuvola, poi una lieve
increspatura del mare, quindi un accenno di tempesta e infine la pioggia. ®
Prima ci ha ingannati ¯ sussurr• incredula.

® Questa volta seguimi ¯ le grid• il pescecane, e con un balzo di gioia si


tuff• nel mare, il suo dio personale, il suo salvatore.

Con un urlo selvaggio la vecchia grid•: ® La pioggia! La pioggia! ¯. E di


nuovo tutti si riversarono fuori rendendosi confusamente conto che una
tempesta stava venendo verso di loro.

® Le nostre preghiere sono state esaudite ! ¯ esclam• Tamatoa, ma la


vecchia Teura, ridendo follemente mentre l’acqua le ir-rorava la faccia,
scorse nel cuore della tempesta il suo dio personale, Mano, che con
l’azzurra pinna fendeva le onde.

Come ad un muto comando, i viaggiatori che un attimo prima parevano


prossimi a morire, si tolsero le vesti restando nudi a bere nella divina
tempesta. Le vele furono strappate, l’albero di Ta’aroa quasi divelto, i cani
guaivano, ma gli occupanti della canoa, la bocca piena d’acqua, si
abbracciavano l’un l’altro. L’uragano continu• per tutta la notte, e parve ad
un dato momento che la canoa si dovesse spaccare, ma nessuno preg• che la
tempesta cessasse. La combatterono bevendo l’ac-qua, lavando in essa i
loro corpi doloranti, e proseguendo nel cuore della bufera, finch‚ la mattina,
spossati di felicit…, ve-dendo le nubi squarciarsi e accorgendosi di essere
quasi in linea retta sotto il percorso dei Sette Piccoli Occhi si convinsero
che dovevano seguitar a navigare col vento di levante che aveva recato
l’uragano. La loro mŠta doveva trovarsi in un punto imprecisato a
occidente.

Fu una lunga traversata in direzione di sopravvento. Per quasi duemila


miglia navigarono coi venti di levante, superando so-vente centocinquanta
miglia al giorno. Fu allora che si comprese come solo la previdente
disciplina imposta da Tamatoa aveva salvato le sorti del viaggio; infatti le
provviste di cibo si erano ridotte al minimo, e come per un ghiribizzo del
caso i pesci che pure pullulavano in quelle strane acque non abboc-cavano.
Tupuna spieg• come ci• dipendesse dal fatto che in

VEN~O VERSO LE HA WAI

quella zona i pesci vivevano sotto l’influsso della stella fissa, e pertanto gli
ami di Bora Bora non si erano ancora abituati a questo nuovo stato di cose.

Restava tuttora qualche noce di cocco e una piccola quantit… di frutti del
pane, ma niente taro. Persino i maiali non potevano essere nutriti. Come per
un miracolo invece i trenta vogatori, che da un pezzo avevano lo stomaco
contratto, dovendo lavorare duramente, stavano benissimo. Le loro robuste
spalle, ormai senza pi£ un’oncia di grasso, sembravano capaci di generare
energia dal nulla. Pressoch‚ privi di cibo e di acqua, sudavano appena, e con
gli occhi arrossati dal sole scrutavano di continuo 1 orizzonte in cerca di
presagi.

Doveva per• essere la vecchia Teura, il ventisettesimo giorno, a scorgere


il primo segno veramente importante: un pezzetto di legno che andava alla
deriva. Quando il frammento pot‚ essere tratto a bordo, ci si accorse che
conteneva quattro vermi di terra, che furono dati in pasto ai polli i quali li
fissarono in-creduli.

® Erano in mare da dieci giorni al massimo ¯ sentenzi• Teura. Dato che la


canoa poteva viaggiare almeno cinque o sei volte pi£ in fretta d’un rottame
alla deriva, probabilmente la terra non era lontana, e la vecchia Teura inizi•
un periodo d’intensa concentrazionestudiando i presagi ed interpretandoli
speran-zosa con l’aiuto di antiche preghiere.

All’alba del ventinovesimo giorno un gruppo di undici uccelli dalla coda


elegantemente biforcuta sorvolarono la canoa e Teroro not• con
compiacimento che la loro direzione, alla rovescia, era la sua. Mentre li
guardava, li vide portarsi sopra un gruppetto di sule intente alla pesca, e
quando quelle abili pe-scatrici si levarono in aria con la preda, gli uccelli
piombarono loro addosso costringendole ad abbandonare il pesce che a loro
volta, abilissimi, afferrarono a mezz’aria, volandosene subito via

Dalla presenza dei volatili si poteva dedurre che la terra do veva distare al
massimo una sessantina di miglia. Questa sup-posizione fu confermata
allorch‚ Teura riconobbe nelle onde un disegno caratteristico che tagliava di
traverso il movimento normale del mare, il che indicava come poco lontano
la profonda deriva occidentale urtasse contro una scogliera. Un banco di
nubi oscurava l’orizzonte a ponente, ma Teura fiss• il punto dal quale
sembravano generarsi gli echi delle onde e non ne di-stolse pi£ lo sguardo.

Verso l’imbrunire le nuvole cominciarono a diradarsi e fu ella che scorse


per prima in lontananza la sagoma di un’isola. Con voce tremante, grid•: ®
O grande Tane ! Ma che cos’Š ? ¯. Perch‚, dinanzi a loro, impennandosi
fuor del mare simile a un mostro da leggenda, si profilava una montagna
altissima, pi£ massiccia di quante ne avevano mai conosciute, incoronata di
uno strano biancore regale sullo sfondo del tramonto.
® Che terra spaventosa abbiamo trovato ! ¯ mormor• Teroro.

® E la terra di Tane! ¯ esclam• Tamatoa trattenendo il re-spiro. ® Tocca il


cielo. ¯

Tutti a bordo della canoa, nel vedere quella montagna limpida,


meravigliosa, caddero in ginocchio in riverente silenzio, finch‚ Pa url•: ®
Guardate! Fuma! ¯. Infatti, mentre la notte cadeva, l’ultima visione che
ebbero gli uomini di Bora Bora fu una montagna gigantesca, svettante nei
cieli, che lanciava fumo dalla propria cima.

QUELLA visione lasci• perplessi i viaggiatori, poich‚ intui-vano che


doveva trattarsi d’un presagio fuor del comune, e durante la notte Teura
fece un sogno nel quale una voce le gridava: “Teura, tu mi hai dimenticato”.
Si svegli• urlando, e rifer¡ al re il suo sogno concludendo: ® Io so adesso
chi abbiamo dimenticato. Ho riconosciuto la voce. Abbiamo dimenticato di
portare con noi una dea ¯.

Tremante, Tamatoa domand•: ® Quale dea? ¯. Sapeva infatti che se una


dea si considerava offesa, non esistevano limiti alle sue possibilit… di
vendetta.

® Era la voce di Pere, l’antica dea di Bora Bora ¯ replic• la vecchia.

Convocarono Tupuna, gli raccontarono il sogno ed egli sentenzi• che


doveva essere stata Pere a desiderare di accompagnarli nel viaggio. Al che
il nipote chiese: ® Ma chi Š Pere? ¯.

® Negli antichi giorni di Bora Bora ¯ spieg• il vecchio men-tre la luna


sorgeva a oriente ® anche la nostra isola aveva montagne che fumavano, e
Pere era la dea della fiamma che gover-nava le nostre vite. Ma quando la
fiamma si spense, noi pen-sammo che Pere ci aveva lasciati e smettemmo di
venerare la pietra rossa che stava nel tempio. ¯

® E in collera con noi? ¯ domand• il re.


® S¡ ¯ rispose Teura. ® Per• Tane e Ta’aroa ci proteggono. ¯

I due veggenti tornarono ai loro posti, lasciando solo il re, all’ombra della
sua nuova terra, ormai quasi invisibile alla pal-lida luce della luna. Egli
sapeva della pietra di Pere. Sapeva che era conservata nel tempio ma che
non era pi£ nemmeno coperta di piume. Sarebbe stato semplicissimo
caricare sulla canoa quella pietra. Lo turbava il pensiero che un uomo
dovesse darsi tanta pena per soddisfare gli dŠi, senza tuttavia riuscirvi.

PER I QUATTRO schiavi accasciati sul fondo dello scafo di sinistra, un


giorno di terrore si preparava al sorgere della nuova alba, e con le loro due
donne parlarono d’amore e dei bambini che speravano sarebbero nati da
esse, anche se questi sarebbero divenuti schiavi. I quattro uomini sapevano
infatti che non ap-pena la canoa avesse toccato terra, sarebbe stato costruito
un tempio ed essi sarebbero stati seppelliti vivi in ognuna delle bu-che
destinate ad accogliere i quattro pali di sostegno, in modo che il loro spirito
reggesse saldamente il tempio.

Le due donne che tosto sarebbero state abbandonate, soffri-vano non


meno di loro, poich‚ avevano finito con l’affezionarsi a quegli uomini cos¡
cortesi, che per motivi incomprensibili sarebbero stati sacrificati. Esse
avrebbero continuato a vivere ai margini della comunit…; se erano gi…
gravide e i loro figli fossero stati maschi, sarebbero stati gettati sotto le prue
delle canoe per benedire il legno ed esserne dilaniati. Se invece non erano
gravide, gli uomini dell’equipaggio, il viso mascherato, sarebbero entrati di
notte all’improvviso nei loro recinti e dopo aver giaciuto con esse si
sarebbero allontanati. Infatti, se si ve-niva a sapere che un capo aveva
contatti con una schiava, era punito, bench‚ tutti avessero tali contatti. E
quando fossero nati, i figli di queste unioni sarebbero stati schiavi a loro
volta; se maschi sarebbero finiti impiccati intorno agli altari degli dŠi; se
femmine, sarebbero state violentate nottetempo da uomini che mai
avrebbero conosciuto. Ed il ciclo sarebbe continuato per l’eternit…, perch‚
esse erano nate schiave.

Alle prime luci del mattino la vicinanza dell’isola e della sua montagna
fumante riusc¡ ad incitare quegli uomini affamati a un punto tale che al
cader della notte tutti furono sicuri che l’indomani mattina il lungo viaggio
avrebbe avuto termine. Durante quella dolcissima notte tropicale, con la
montagna luminosa dinanzi a loro, l’equipaggio di Vento dell’Ovest non
rallent• neppure per un attimo il ritmo delle vogate.

MENTRE i nostri viaggiatori si stanno avvicinando al termine d’una


traversata di cinquemila miglia, Š giusto raffrontare la loro impresa con
quella di altri navigatori in altre parti del globo. Nel Mediterraneo, i
discendenti degli orgogliosi Fenici, i quali anche nei loro maggiori momenti
di gloria s’erano di rado avventurati fuor della vista della terra, navigavano
at-tualmente costeggiando lidi ben noti e di tanto in tanto per-correvano il
mare aperto al massimo per duecento miglia. In Portogallo, gli uomini
incominciavano a raccogliere notizie sul-l’oceano, ma sarebbero trascorsi
seicento anni prima che venis-sero scoperte le pi£ vicine isole Azzorre.

Sul lato opposto del globo, le giunche cinesi avevano compiuto il periplo
dell’Asia, e nei mari del Sud s’erano spostate da un’isola all’altra, sempre
per• bene in vista della terra. I mercanti dell’Arabia e dell’India avevano
affrontato viaggi di una certa importanza, senza tuttavia allontanarsi dalle
coste conosciute. Soltanto nel nord dell’Europa i Vichinghi avevano
arrischiato imprese che si possono lontanamente paragonare a quella degli
uomini di Bora Bora: tuttavia in quel tempo nemmeno essi avevano ancora
iniziato i loro lunghi viaggi, pur po-tendo disporre di metalli, di grandi navi
e di vele di stoffa.

Toccava agli uomini del Pacifico, a uomini cauti come Tamatoa, a uomini
energici come Teroro, affrontare un oceano da pari a pari e conquistarlo.
Orientandosi solo con l’aiuto delle stelle, con poche gomene di sennit, con
qualche pugno di taro secco e una fede incrollabile nei propri dŠi, questi
uomini compirono prodigi. Dovevano passare ben sette secoli prima che un
navigatore italiano, battendo bandiera spagnola, osasse avventurarsi su tre
solide e comode navi ben equipaggiate, in un viaggio assai meno lungo e
infinitamente meno pericoloso.

ALL’ALBA Teroro port• la canoa verso la riva sud-orientale della vasta


isola vulcanica. Non appena l’approdo fu vicino, Teroro si chiese: “E tutta
roccia. Dove sono le noci di cocco? Dov’Š l’acqua?”. Re Tamatoa invece
pensava: “E la terra che ci ha regalato Tane. Dev’essere buona”.

Soltanto Tupuna si rendeva conto dei problemi che le prossime ore


avrebbero imposto. “Quest’isola Š piena di dŠi ignoti”, si diceva con
apprensione. “Riuscir• a propiziarmeli tutti ?” Chiam• quindi Pa nella casa
degli dŠi e gli porse una pietra quadrata, piatta, ordinandogli: ® Tu mi
seguirai, perch‚ sei il pi£ coraggioso ¯. Sistem• sulle spalle del re la cappa di
piume, consegn• la lancia a Teroro, e prendendo tra le sue mani le immagini
di Tane e Ta’aroa, grid•, mentre la canoa toccava terra: ® Attenti ! ¯.

Tamatoa sbarc• per primo, e non appena fu a riva si ferm•, s’inginocchi•,


e preso un pugno di terra lo port• alle labbra baciandolo ripetutamente.
Inton• quindi con voce solenne: ® Questa Š la terra. Questa Š la casa
dell’uomo. Questa Š la terra buona su cui stabilirsi, una terra prosperosa
sulla quale procreare figli. Qui porteremo i nostri antenati. Qui porteremo i
nostri dŠi ¯.

Sulla prua della canoa, Tupuna, il volto levato verso il cielo, sussurrava:
®Tane, ti ringraziamo di averci portato in salvo al termine del viaggio ¯.
Quindi, con voce sonora, grid•: ® O voi, dŠi sconosciuti ! Valenti e cortesi
dŠi che reggete quest’isola! Belli e generosi dŠi, quaranta milioni di dŠi!
Noi vi onoreremo. Concedeteci di sbarcare ¯. Mise piede sulla spiaggia,
attenden-dosi chi sa quale sgomentevole prodigio, ma poich‚ non accadeva
nulla, disse a Pa: ® Porta pure la pietra di Bora Bora nella sua nuova casa ¯
e Pa balz• lieto sul lido, recando con s‚ l’unico ricordo duraturo della patria:
un pezzo di roccia. Tupuna grid• ancora: ® Ora tocca a te, Teroro! Fatti
avanti con la tua lan-cia ¯.

Teroro, nel momento di lasciare la canoa, non pensava affatto ai nuovi


dŠi. Posando le mani sulla prua di As~etta il T/ento dell’Ovest sussurr• con
infinita dolcezza, come se parlasse a Ma-rama: ® Bellissima nave,
perdonami d’averti privata della tua gloria segando il coronamento. Tu sei
la regina dell’oceano ¯. Salt• quindi a terra per proteggere il fratello.

Tupuna lasci• tre guerrieri a custodire la canoa, mentre gli altri si


mettevano in fila a formare la solenne processione che avrebbe invaso
l’isola, preceduti da Tupuna il quale, ogniqualvolta s’avvicinava a una
roccia di grandi dimensioni, ne im-plorava il dio perch‚ lo lasciasse passare.
Giunto a una mac-chia d’alberi grid•: << Dio di questi alberi, noi veniamo
in amicizia ¯.

Avevano percorso un breve tratto, quando una nube errabonda li spruzz•


di pioggia. Tupuna allora si mise a urlare: ® Siamo accolti! Gli dŠi ci
benedicono. Osservate dove finisce l~arcobaleno? Laggi£ sorger… il nostro
tempio! ¯. Precipitan-68 SELEZIONE DEL LIBRO

dosi al punto indicato soggiunse: ®Allontana, ogni demone, Tane, poich‚


qui sar… eretta la tua sacra casa ¯.

L’estremita dell’arcobaleno si perdeva su un grazioso pianoro


prospiciente l’oceano, e Tamatoa osserv•: ® E davvero un buon auspicio ¯.
Incominci• quindi col canuto zio la ricerca di un’alta rupe maschia, perch‚
sapevano entrambi che la terra, essendo femmina, era impura, mentre le
solide rocce di pietra, considerate maschie, erano di conseguenza
incontaminate. Do-po una lunga ricerca scorse una grossa roccia che
affiorava da un terreno di sabbia rossa finissima e quando Tupuna la vide
disse: ® E un posto ideale per un altare ¯.

Cos¡ Pa pos• sulla roccia la pietra di Bora Bora e con questo gesto
simbolico la nuova isola fu occupata, perch‚ su di essa Tupuna colloc•
riverentemente Tane e Ta’aroa. Quindi, riem-pita una mezza noce di cocco
con acqua di mare, asperse la zona del tempio, gli dŠi e tutti gli esseri
viventi giunti con la canoa, spruzzandone i volti col lungo indice della
mano destra. ® Adesso purifichiamoci ¯ ordin• poi, spingendo nell’oceano
il re, i guerrieri, i maiali, i polli e i fagotti dell’albero del pane. Poco dopo
una donna grid•: ® Sapete su che cosa ho messo il piede? Su centinaia di
molluschi! ¯. Immediatamente tutti si rituffarono nelle onde dando inizio a
un vero saccheggio dei suc-culenti crostacei, cacciandosene in bocca il
contenuto e ridendo.

Quindi Tupuna ricondusse tutti sul pianoro, e mentre gli schiavi


incominciavano a tremare, il vecchio e Tamatoa desi-gnarono quali
sarebbero stati i quattro angoli sacri del tempio in cui immediatamente gli
agricoltori scavarono profonde bu-che. Ma quando il re fece cenno ai
guerrieri di seppellire i quattro schiavi, Teroro, piantandosi davanti ad essi,
implor•: ® Fratello, Tane non pretende che noi inauguriamo la nostra nuova
isola con altre uccisioni ¯.

Tamatoa lo guard• stupefatto, protestando: ® Il tempio deve pur essere


sorretto! ¯.

® Fratello! Ti prego, non ricominciare con le carneficine. ¯

® Le tue parole sono inopportune ¯ borbott• il re cocciutamente. Questa


questione riguardava infatti i suoi rapporti per-sonali con gli dŠi;
probabilmente tutta la fortuna del viaggio sarebbe dipesa da quei prossimi
minuti.

Improvvisamente Teroro ebbe un’idea; allargando le braccia esclam•: ®


Se dobbiamo proprio sacrificare a Tane, sacrifi-chiamogli il maiale maschio
¯.

VEN’rO VERSO LE HA WAI 69

L’idea era accettabile; tutti sapevano che Tane gradiva i sacrifici di maiali
pi£ di ogni altro. Ma Tupuna bocci• il progetto sentenziando seccamente: ®
Dobbiamo tenere il maiale per avere altri maiali ¯ e tutti gli diedero ragione.

Allora Teroro grid•: ® Aspettate! Tanto tempo fa, quando non avevamo
maiali, offrivamo a Tane ulua, l’uomo del mare ! ¯.

Tupuna annu¡: ® S¡, gli dŠi gradiscono l’uomo del mare ¯.

® Concedetemi mezz’ora ¯ implor• Teroro. Prese con s‚ sei dei migliori


pescatori e si avventur• sulla scogliera. Mentre i compagni gettavano le
lenze, Teroro preg•: “Ta’aroa, dio del mare, mandami degli ulua affinch‚ io
possa salvare delle vite umane”. Ne presero otto, due per ogni angolo e
ritornarono al pianoro, e Tamatoa, guardando quei pesci grassi sentenzi•: ®
Per tre angoli useremo gli uomini del mare, ma per l’angolo principale
useremo un uomo ¯.
Angosciato, Teroro s’allontan•, non volendo assistere a ci• che stava per
accadere. Sedutosi su una roccia, in disparte, riflett‚: “Siamo fuggiti da un
male unicamente per portarcelo appresso”.

Conclusa la consacrazione del tempio col sacrificio dello schiavo, e non


appena il mana ricominci• a fluire dagli dŠi in Tamatoa, permettendogli di
riprendere le proprie funzioni regali, Tupuna organizz• una spedizione in
cerca di cibo. I risultati per• furono scarsi. S’imbatterono in una felce, dal
midollo di pessimo sapore. Rivolto alla pianta Tupuna esclam•: ® O dio che
abiti in questa felce, abbiamo fame: concedici di prendere in prestito il tuo
tronco; ti lasceremo le radici affinch‚ tu possa ricrescere ¯. Arrivati a un
albero pi£ alto di quanti ne avessero mai veduti a Bora Bora, Pa osserv•: ®
Basterebbe un albero come questo per cos~ruire una casa ¯. Subito Tupuna
si affrett• a pregare: ® Albero possente, concedici di prendere la tua forza.
Vedi, sotterro ai tuoi piedi un grosso ulua affinch‚ tu lo possa mangiare.
Non appena l’avrai divorato, ci consenti di venire a prendere il tuo legno
per costruire una casa? ¯.

Se non trovarono cibo, scoprirono nondimeno qualcosa di altrettanto


utile: una grotta riparata dal mare e asciutta. Dopo aver sotterrato l’ultimo
ulua dinanzi alla soglia, Tupuna cos¡ preg•: ® DŠi di questa grotta, ve ne
prego, allontanate ogni male che possa annidarvisi ¯. Quindi entr• dicendo
ai suoi: ® Questa sar… la nostra dimora ¯.

A questo punto s’ud¡ giungere dalla riva, dove i maiali erano stati liberati,
uno scoppio di risa: si comprese subito che il vecchio maiale maschio aveva
buone gambe, perch‚ postosi davanti alla canoa, aspettava che le onde gliela
spingessero alle spalle, poi, piantando saldamente le zampe per resistere al
cozzo, si lasciava cadere col muso nella sabbia. Intontito, si metteva a
grugnire forte, ma subito riprendeva posizione attendendo il secondo rollio
per ricadere prono. Gli astanti assistevano alla scena tra grandi scoppi di
risa, cosicch‚ quando Tupuna ordin•: ® Portate tutto nella grotta ¯
ubbidirono di buon grado, e nella fatica scordarono la terribile minaccia che
incombeva su di essi: la possibilit… cioŠ che nella nuova patria non vi
fosse di che sfamarsi .

Quando ebbero sistemato i fardelli nella caverna, due agricoltori


annunciarono: ® Ci sono molti uccelli in quest’isola ¯. Quasi a provare tale
asserzione vol• sopra il loro capo uno stor-mo di starne che, arrostite, hanno
un sapore misto di pollo e di sgombro. Guardandole, Tamatoa osserv•: ®
Tane non ci avrebbe mai condotti sin qui, se non vi fosse stato cibo. Non
sar… il cibo che conosciamo, per• c’Š ¯.

GETTATE finalmente le fondamenta del tempio, tratta in secco la grande


canoa, e riposti tutti i tesori nella grotta, gli uomini poterono dopo il lungo
viaggio occuparsi infine delle loro donne. Ad una ad una le emaciate, ma
sempre splendide fanciulle fu-rono condotte nei cespugli e coperte di
carezze, e una nuova vita ebbe cos¡ inizio sull’isola.

Una per•, la pi£ bella di tutte, non riusciva a trovare il suo uomo, perch‚
Teroro si era appartato in riva al mare. Invano Tehani lasci• la caverna e
recandosi sulla spiaggia chiam• forte: ® Teroro! ¯. Alla fine Mato, il quale
sino a quel momento non aveva trovato una donna tutta per s‚, e che durante
il viaggio verso il nord era rimasto quasi sempre seduto accanto a Tehani,
avendo cos¡ modo di vederla sotto molte luci diverse, la ud¡. Mettendosi a
correre per i boschi a perdifiato e fingendo d’incon-trarla per caso, la
raggiunse. ® Non riesci a trovare Teroro ? ¯ le domand•, prendendola per la
mano, ma la ragazza si divincol•.

® No! ¯ gli grid•. ® Sono figlia di un capo e moglie di un capO. ¯

® Sei davvero la moglie di Teroro? Ti sono rimasto seduto accanto


durante tutto il viaggio, e non mi Š parso che Teroro ti trattasse come
moglie. ¯

® Ero tab£ ¯ gli replic• la ragazza.

® Non era per• tab£ pensare a te ¯ insistette Mato. ® Teroro non ha mai
pensato a te, Tehani; io invece s¡. ¯

La prese di nuovo per mano, e questa volta la ragazza non tent• di


liberarsi, sapendo che Mato aveva detto il vero, ma si lasci• anzi trascinare
dal focoso giovane capo in una radura ombrosa, lontana dalla spiaggia.
Stringendola tra le braccia Mato le sussurr• rauco: ® Tu sei la mia donna,
Tehani ¯.

La ragazza per• non appena intese quelle parole, ebbe paura, perch‚
sapeva di non poter essere la sua donna. Divincolandosi, ritorn• di corsa alla
spiaggia in cerca di Teroro e raggiuntolo, gli grid• nervosamente: ® Devi
fare la pace con tuo fratello ¯.

La donna prese il marito per mano, mentre Mato la guardava afflitto, e lo


ricondusse sul pianoro dove re Tamatoa sor-vegliava il rozzo tempio.
Guardando al di sopra della spalla del fratello, Teroro pot‚ vedere le sinistre
pietre che poggiava-no sulla terra smossa di fresco. Ne fu sgomento, ma
alla fine mormor• di malavoglia: ® E un bel tempio, fratello. Presto pe-r• ne
costruiremo uno migliore ¯. Il re annu¡, e fu allora che Tehani dalle lunghe
trecce e dagli occhi sfavillanti condusse il marito nell’ombra della caverna,
pur sapendo in cuor suo che un altro avrebbe dovuto esserle vicino in quel
momento.

LA VITA sessuale del re era troppo importante per svolgersi nelle tenebre
e nelle radure nascoste, perci• il giorno seguente, dopo che i pescatori
furono rientrati coi primi frutti sostan-ziosi delle loro fatic e e le donne
ebbero fatto bollire una di-screta quantit… di pandano, Tupuna annunci•
che era venuto il momento per re Tamatoa di congiungersi con la propria
mo-glie Natabu.

Quel pomeriggio, dunque, dopo che secondo un’antichissima tradizione


era stato eretto un capanno di talee ricoperto di tapa consacrata, Natabu fu
benedetta da Tupuna, condotta nel recinto nuziale e adagiata su soffici
stuoie. Quindi fu la volta del re di essere benedetto, mentre l’intiera
comunit…, compresi gli schiavi, circond• il capanno salmodiando. Infine
fra le preghiere e le benedizioni di tutti, il re fu condotto dal sacerdote nel
capanno santificato, sul quale venne calato un velo di tapa. In quello stesso
istante, con crescente concita-zione, la folla inton•: ® Possa questa unione
darci un re ¯. Pregava con particolare fervore perch‚ in una terra sconosciuta

3
 

un erede era essenziale per rappresentarli

presso gli dŠi, quando

Tamatoa fosse morto.

La donna che stava

per unirsi al re era sua

sorella. Da tempo im—

memorabile era stato

decretato nelle isole

che un re, per procreare un erede degno

della miglior discendenza e della massima

santit…, dovesse accop—

piarsi esclusivamente

con la propria sorella

germana, e bench‚

Tamatoa e Natabu

sarebbero stati liberi

in seguito di scegliersi

altri sposi, il loro compito principale era adesso la procreazione

di discendenti regali.
Quando nel tardo pomeriggio il re e la sua sposa-sorella

uscirono dalla tenda, i canti continuarono, e tutti pregarono perch‚ in quel


giorno fausto si fosse compiuta un’unione felice.

Tolta che fu la capanna nuziale, re Tamatoa dovette affrontare un altro


grave compito: fu condotto da Tupuna a un

campo intorno al quale gli agricoltori avevano costruito mu—

retti di fango. Avevano fatto defluire nel campo un ruscello

che ne aveva trasformato il fondo in un denso e molle ammasso

di mota, destinato ad accogliere le preziose radici del taro.

Fermatosi sul limitare, Tamatoa grid•: ® Possa il mana del

mio corpo passare attraverso i miei piedi e benedire questo

campo ¯. Quindi avanz• nell’acqua fangosa che gi… gli arri-vava ai


ginocchi, mettendosi a pestare il letto del ruscello. Subito fu imitato da
Tupuna, da Teroro, da Mato e da Pa, gli

uomini cioŠ dotati di maggior mana, e per ore tutti insieme

seguitarono a pestare su e gi£ ogni palmo dell’appezzamento,

trasformando la mota in un bacino a perfetta tenuta d’acqua

VEN~0 VERS0 LEA WAI 73

e sigillandolo col loro mana. A un tratto Tamatoa grid•: ® Possa questo


campo essere suggellato per sempre! ¯. E immediatamente, secondo
tradizioni pi£ che bimillenarie, il po-polo piant• non soltanto il taro, ma
altres¡ i frutti del pane, i banani e il pandano.
Nondimeno gli arbusti ai quali dedicarono le maggiori cure furono quelli
dei cocchi, perch‚ tutto il loro sistema di vita era strettamente collegato a
questo albero straordinario. Quan-do le noci erano giovani davano un’acqua
squisita, quando in-vecchiavano producevano olio e un dolce latte. Le
fronde servivano per i tetti delle case; dai gusci si ricavavano tazze e
utensili; dalle fibre di questi si otteneva il sennit. I tronchi servivano come
legname da costruzione e per scolpirvi le immagini degli dŠi, la fibra
elastica e resistente che cresceva nella chioma veniva tessuta per fabbricar
stoffe, e le nervature delle foglie erano usate come frecce. Ma pi£ di ogni
altra cosa il cocco dava il nutrimento, poich‚ si formava in esso una
sostanza gelatinosa che veniva mangiata dai vecchi e dagli in-fermi per
mezzo di cucchiai, allorch‚ il frutto si trasformava in una noce dura e
dolcissima.

Pertanto, ogniqualvolta veniva piantato un cocco, gli indi-geni vi


sotterravano accanto un minuscolo polipo, affinch‚ que-sto contribuisse a
mantenere eretto il futuro albero e pregavano: “Possa il re aver compiuto
oggi un’opera feconda”.

Terminato il trapianto degli arboscelli, si pass• al problema del nome da


dare all’isola, e i guerrieri che poco s’intendevano di auspici erano tutti
d’accordo per chiamarla Bora Bora: ma non appena Tupuna lo seppe
annunci•: ® Non v’Š che un solo nome per la nostra isola ¯.

® Quale ? ¯ domandarono i guerrieri.

® Havaiki ¯ fu la risposta.

I coloni erano sdegnati che il loro nuovo rifugio dovesse portare il nome
tanto odiato di Havaiki, ma il vecchio sacerdote, con la candida barba
svolazzante nella brezza, inton• il pi£ antico canto sacro del suo popolo, che
sommava l’esperienza di tutta una razza:

® Nei tempi dei tempi il popolo dalle veloci canoe viveva su Havaiki,
non per• la Havaiki che conosciamo. Era Havaiki-sulla-Grande-Terra e di l¡
il primo antenato di re Tamatoa, quaranta generazioni addietro, condusse il
suo popolo su una canoa ad Havaiki-dove-l’animale-Š-come-un-Uomo e
qui vis-74 SELEZIOJVE DEL LIBRO
sero per numerose generazioni, finch‚ un altro antenato di re Tamatoa,
trenta generazioni addietro, condusse il suo popolo su molte canoe ad
Havaiki-dalla-Verde-Laguna… ¯.

Con voce evocatrice, tonante, enumer• le peregrinazioni del suo popolo


da una terra all’altra, perennemente in cerca di un’i-sola dove trovar pace.
Sempre, ovunque sbarcassero, chiama-vano la nuova patria Havaiki, e se la
nuova Havaiki li acco-glieva ostilmente, ripartivano alla ricerca di una terra
migliore, come avevano fatto i loro antenati. Cos¡ descrisse la loro migra-
zione dall’interno dell’Asia alla costa settentrionale della Nuova Guinea,
attraverso le isole di Samoa sino alla remota Tahiti. I posteri, nel ricostruire
quei viaggi, avrebbero scoperto oltre una dozzina di Havaiki, ma nessuna si
avvicinava all’antico sogno quanto l’isola che stava per essere consacrata.

® Per noi esiste un unico nome ¯ insistette il vecchio. ® L’Havaiki dalle


valenti canoe, l’Havaiki dagli dŠi possenti, dagli uomi-ni coraggiosi, dalle
donne bellissime, l’Havaiki che Š vissuta nei nostri cuori per sessanta
generazioni. Questa Š l’isola di Havaiki. ¯

Quando ebbe finito, re Tamatoa annunci• con voce solenne: ® Ricordate


la vecchia Havaiki come l’Havaiki-del-Rosso-Oro, mentre la nostra terra
sar… l’Havaiki-del-Nord. ¯ Cos¡ l’i-sola si chiam• Havaiki, ultimo anello di
una lunghissima catena.

Solo quando Teroro, accompagnato da Mato, da Pa e da altri tre, ebbe


compiuto l’intero periplo dell’isola, impiegan-dovi quattro giorni, i coloni
compresero appieno quale splendida isola avessero scoperta. ® Vi sono due
montagne, non una sola ¯ spieg• Teroro, ® nonch‚ numerose rupi e ruscelli,
e uccelli a non pi£ finire. Alcune baie sono invitanti quanto la laguna di
Bora Bora. ¯

Fu per• il laconico Pa a riassumere ci• che avevano scoperto: ® Abbiamo


l’impressione di aver scelto il lato peggiore di Havaiki ¯. Accigliato Mato
assent¡; ma re Tamatoa, sua zia e suo zio, guardando gli alberelli piantati di
fresco e il tempio, dichiararono cocciutamente: ® E qui che abbiamo fissato
la nostra dimora ¯. Tuttavia Mato e Pa pensarono: “Se qualcosa accadr…,
sappiamo dove trovare la terra buona”.
 

POI, improvvisamente, la dimenticata apparve. Durante un pomeriggio


d’afa e di polvere, Teroro si era recato nella foresta a caccia d’uccelli
quando nel girarsi, si trov• a tu per tu con una donna sconosciuta. Era di
bellissimo aspetto, aveva il

VEN~O VERSO LE HA WAI 75

corpo ammantato in un tessuto che egli non aveva mai visto prima, e i
capelli le stavano irti sul capo come erba selvatica. Era della sua razza, e al
tempo stesso non lo era. Con occhi foschi, accusatori, fiss• Teroro, ma non
profer¡ parola. Allorch‚, colto da terrore, Teroro si mise a correre, la donna
corse con lui, fermandosi ogniqualvolta egli si fermava, ma sempre
fissandolo con sguardi di rimprovero. Alla fine si allontan• in silenzio,
mentre Teroro rinfrancatosi un poco, volle tenerle die-tro, ma ella era
scomparsa.

Quella notte per• Teroro seguit• a vedere gli occhi di fuoco della donna
fissarlo nelle tenebre. L’indomani mattina prese Mato in disparte
confidandogli: ® Ho trovato degli uccelli. Andiamo nei boschi ¯.

I due giovani capi s’inoltrarono tra gli alberi e Mato chiese: ® Dove sono
gli uccelli? ¯. Ma improvvisamente la sconosciuta si par• dinanzi a loro. ®
Questa chi Š? ¯ esclam• Mato, stupefatto .

® Mi Š venuta incontro anche ieri. Credo voglia parlare. ¯

Ma la donna non disse nulla; quando fecero per avviarsi essa tenne loro
dietro, con le vesti discinte e i misteriosi capelli luccicanti nel sole. Poi,
mentre la guardavano, svan¡. ® Donna! Donna! ¯ chiam•, ma invano,
Teroro.

I due giovani rientrarono e si recarono dalla vecchia Teu-ra spiegandole:


® Tra gli alberi abbiamo incontrato una don-na misteriosa con strani
capelli… ¯.
Senza lasciarli finire, la vecchia indovina proruppe in un gemito
prolungato: ® Aue ! Aue ! E Pere ! E venuta a distrug-gerci ! ¯.

Al marito accorso alle sue grida annunci•: ® Hanno veduto Pere dal
fuoco ardente! ¯. E quando sopraggiunse anche il re, richiamato dal
baccano, si affrett• ad avvertirlo: ® La dimenticata Š venuta a punirci ¯.

® Aue! ¯ gemette il re, e decise di riunire subito t(ltta la comunit… nel


tempio per chiedere perdono dell’errore imperdo-nabile che avevano
commesso abbandonando una dea che ave-va tanto desiderato
accompagnarli. Ma la preghiera non era ancora iniziata che proprio in
quell’istante la rossa terra di E~avaiki incominci• a tremare violentemente,
aprendo profondi crepacci nel recinto dell’accampamento mentre i maiali
squittivano. ® Oh, Pere ! ¯ esclam• il re atterrito< risparmiaci. ¯ La sua
preghiera dovette essere efficace perch‚ il tremito cess•, e i coloni, pieni di
paura si strinsero gli uni agli altri, cercando d’interpretare il terribile
auspicio.

Non vi riuscirono per•, perch‚ un prodigio ben maggiore stava per offrirsi
ai loro sguardi. Dalla montagna alta sul loro capo incominciarono a
sgorgare enormi rivoli di fuoco, accom-pagnati da una pioggia di pietre.
Sulla terra cadde anche molta cenere, una parte della quale and• a posarsi
sulla testa del re e sui teneri germogli di banano appena piantati. Le fiamme
divamparono per tutta la giornata e sino a tarda notte, colo-rando di rosso
sangue il ventre delle nubi che pendevano sulle isole.

Fu una notte di terrore, terribile nella sua misteriosa no-vit…. I coloni si


radunarono sulla riva, presso il Vento dell’Ovest, e quando l’eruzione
aument• d’intensit…, Tupuna insistette per-ch‚ almeno il re e Natabu
fossero portati in salvo in alto mare. Grazie a questa preveggenza la colonia
si salv•, perch‚ quando la canoa fu a circa un miglio dalla costa, illuminata
dalla montagna in fiamme, un’immane onda oceanica si abbatt‚ sulla riva;
se la canoa non avesse gi… raggiunto il mare aperto l’on-da terribile
l’avrebbe travolta e distrutta.

La spaventosa ondata dilag• sin nell’interno dell’isola, ab-battendo il


tempio e ingoiando quasi tutti i germogli. Nel suo vorticoso retrocedere si
trascin• via un maiale, la maggior parte dei banani e la vecchia Teura. La
dea l’aveva avvertita, cosicch‚ quando l’onda marina si protese per
ghermirla, la vecchia non ebbe paura. Abbandonandosi ciecamente agli dŠi,
sussurr• alle onde che stavano per inghiottirla: ® Grande Ta’aroa, custode
del mare, tu sei venuto a cercarmi, e io sono pronta ¯. Mentre veniva
trascinata lungo la scogliera, con la verde ac-qua mulinante che le
spumeggiava sopra, sorrideva, sicura che laggi£, oltre il corallo, avrebbe
incontrato Mano, il suo dio personale, il grande squalo azzurro:< Mano! ¯
grid• infine. ® Vengo per conversare con te! ¯ Cos¡ scomparve trascinata
lontano dalla terra.

5 menticato la nostra dea pi£ antica, e perch‚ abbiamo costruito

nel posto sbagliato ¯ insistette.

Sino a che punto il luogo fosse stato scelto male lo si seppe

ben presto, perch‚ un attimo dopo Mato arriv• di corsa con

la notizia che lungo la montagna stava scendendo, in direzione

dell’accampamento, una muraglia di fuoco. Una dozzina di

uomini, arrampicatisi sugli alberi, videro uno spettacolo spa—

ventoso: sopra di loro, travolgendo ogni ostacolo, precipitava

una fiumana di roccia ardente e di lava fusa, rigirandosi di continuo su se


stessa, inghiottendo alberi e vallate. Il suo grugno

orribile, alto sei metri, pareva spento, ma non appena urtava

contro un albero secco, subito si sprigionavano misteriosamente

nell’aria fiamme altissime

® Ci raggiunger… domani ¯ dissero gli uomini al re.

® Prima di tutto pregheremo per Teura ¯ replic• calmo Tamatoa, e


benedicendola la raccomand• agli dŠi. Quindi ordin•: ® Tutte le piante
devono essere immediatamente rimosse

e avvolte con cura, anche a costo di usare le nostre vesti ¯.

Indic• poi agli schiavi come dovevano caricare la canoa, e

quando a meno di tre miglia di distanza la lava prese a river—

sarsi su una rupe bassa, simile a una cascata fiammeggiante

dopo averla studiata a lungo dichiar•: ® Questa notte resteremo

a riva e terremo pronte tutte le nostre cose. Domattina ce

ne andremo di qui. Pa assicura di aver trovato a ovest una

terra pronlettente ¯.

Quando sorse l’alba i coloni erano pronti a partire, con gran

parte delle sementi, i loro dŠi, i loro maiali e la loro canoa.

Non appena furono al largo, videro lo sterminato, fiammeggiante fronte


di lava straripare sul pianoro, divorando ogni cosa con impassibile
crudelt…. Lo spiazzo del tempio fu arso in

un attimo; i campi invasi dal fuoco, e la grotta spar¡ dietro

un muro di fiamma. Dal pianoro la cascata di fuoco trov•

una valle che portava al mare. Quando il fiume di fuoco raggiunse le


onde, esplose e crepit•, lanciando nell’aria colonne di

vapore e riempiendo il cielo di cenere; poi, conquistato dalla


ALLORCH� spunt• l’alba, accompagnata da nuove esplo-rassegnazione
dell’oceano, cadde silenzioso nelle sue buie ca-sioni di cenere e di fuoco,
Tamatoa pass• in rassegna la sua verne, come faceva da trenta milioni di
anni. comunit… atterrita. Vagli• il disastro, specie la distruzione del Gli
uomini di Havaiki, sperimentando per la prima volta la tempio, che poteva
spiegarsi soltanto col fatto che ai tre angoll , furia incredibile di cui era
capace la nuova terra, rimasero sbi-non erano stati seppelliti schiavi vivi;
per• Teroro non toller• gottiti a contemplare dall’alto della canoa il
cataclisrna che aveva questo ragionamento: ® Siamo stati puniti perch‚
abbiamo di-distrutto la loro casa. A un tratto un colpo di vento pi£ forte 78
SELEZIONE DEL LIBRO

degli altri strapp• dalla cresta del vulcano un ciuffo di capelli filati dai venti
che soffiavano sulla lava fusa; Teroro lo afferr• e s’accorse che erano gli
stessi capelli di cui aveva veduto in-coronato il capo della donna incontrata
nella foresta. Immediatamente annunci•: ® Era proprio la dea Pere. Non era
venuta per spaventarci, ma per avvertirci; solo che noi non abbiamo capito
¯.

Queste parole infusero una grande speranza agli occupanti della canoa,
p•ich‚ se la dea era stata tanto sollecita del suo popolo errante, tutto non era
perduto. I capelli di Pere furono subito consegnati come talismano al re, il
quale li annod• intorno al collo dell’unica scrofa, perch‚ se l’animale fosse
morto senza figliare, sarebbe stato un auspicio infausto quanto l’eruzione
del vulcano.

In tal modo, recando con s‚ appena la met… del carico col quale erano
venuti, e una scrofa pregna cinta dai capelli di Pere, i viaggiatori Sl
avviarono in cerca di una nuova dimora. Pa aveva visto giusto, perch‚ li
condusse lungo la punta meri-dionale dell’isola e su per la costa occidentale
finch‚ trovarono un terreno bellissimo, ricco d’acqua, e fu qui che ebbe
inizio l’insediamento definitivo di Havaiki, con nuovi campi e un nuovo
tempio eretto senza sacrifici umani.

Quando la scrofa figli•, il re in persona si occup• dei ma-ialini, e non


appena il pi£ grosso raggiunse il peso giusto per essere mangiato (da un
pezzo tutti sentivano l’acquolina in bocca, pregustando il sapore
dell’arrosto) il re e il vecchio Tu-puna lo trasportarono riverentemente al
nuovo tempio e lo immolarono a Tane. Da allora la comunit… prosper•.

 
QUANDO la colonia si fu insediata, Tupuna disse al re e a Teroro: ®
Presto io seguir• Teura, ma prima di morire vorrei provvedere a proteggere
l’esistenza del nostro popolo. Non Š bene che gli uomini vivano senza
restrizioni ¯.

Teroro obiett•: ® Sulla Havaiki-del-Rosso-Oro di restrizioni ne abbiamo


avute sin troppe. Qui vogliamo essere liberi. Mi piace la vita cos¡ com’Š ¯.

® Ti potr… piacere forse per qualche mese ¯ lo rimbecc• il sacerdote. ®


Ma col passar degli anni, se una comunit… man-ca di leggi fisse e
d’impegni che leghino i vari membri fra loro, la vita diventa impossibile. ¯

Il re appoggi• il ragionamento di Tupuna, e questi allora

VEN70 VERSO LE HA WAI 79

fiss• i tradizionali tab£. Il sacerdote enumer• quindi almeno cinque dozzine


di tab£, destinati a proteggere il re, data la sua posizione tra gli dŠi superiori
e gli uomini inferiori; nessuno doveva toccare la sua saliva, il suo cibo
doveva essere preparato soltanto dai capi; la sua riserva di mana doveva
essere protetta.

Gli uomini provvisti di mana dovevano badare a non farsi insozzare dalle
donne che ne erano prive, giacch‚ gli uomini provenivano dalla luce e le
donne dalle tenebre, gli uomini erano dispensatori e forti, le donne
accentratrici e deboli; per-ci• su queste ultime furono imposti terribili tab£.
Le donne non dovevano mangiare con gli uomini, n‚ vederli mangiare, n‚
toccare il cibo a loro destinato, pena la morte. Ogni mese dovevano
trascorrere i giorni lunari chiuse in una minuscola stanza. Non dovevano
mangiare nessuno dei cibi speciali destinati a conservare gli uomini forti; n‚
maiale, n‚ pesce dolce, ne noci di cocco.

Ridere in certi momenti a sproposito era tab£; cos¡ alcune abitudini


sessuali, il cibarsi di certi pesci, il mettere in burletta gli dŠi o i nobili. Tab£
erano il tempio, gli dŠi di pietra, i capelli di Pere.
Quella che era stata una libera terra vulcanica, fremente di forza
esplosiva, divenne un’isola rigidamente codificata, dove o-gnuno conosceva
i propri limiti e non poteva trasgredirli, ma tutti ne furono lieti perch‚
finalmente l’ignoto veniva reso noto.

Un uomo per• non era contento. Teroro, quale fratello mi-nore del re,
avrebbe dovuto essere il logico successore di Tu-puna allorch‚ questi fosse
morto. Teroro per• non possedeva la dedizione richiesta da questo
difficilissimo compito. Invece dell’equanimit… che distingueva il re, era
dilaniato da incertezze, che si accentravano sulle donne della sua vita. Ogni
giorno, mentre vagava nei boschi, s’imbatteva in Pere dai capelli
scarmigliati e dagli occhi colmi di tristezza. Non gli parlava, ma si
accompagnava a lui come una donna si accompagna all’uomo che ama.
Spesso, dopo una sua apparizione, il vulcano si metteva a eruttare, ma la
colata lavica fluiva lungo l’altro fianco della montagna senza mettere in
pericolo l’ac-campamentOdove adesso si aggiravano numerosi maiali, polli
e cani dalla carne tenerissima; inoltre Tamatoa e Natabu avevano fatto il
proprio dovere e avevano procreato un figlio.

In realt… Teroro non era tormentato dalla visione labile di Pere, bens¡ dal
ricordo di una donna materialmente viva, e questa era Marama, la sposa
abbandonata. Il suo placido volto, il suo tranquillo buon senso erano stati il
filo conduttore della sua esistenza, e per la prima volta, sulla remota
Havaiki, Teroro incominci• a capire sino a che punto un uomo possa
ricordare una donna forte, serena e assennata. La vedeva di notte quan-do
ritornava dalle sue silenziose passeggiate con Pere. La udiva parlare nei
propri sogni, e tutte le volte che posava gli occhi sul Vento dell’Oz)est, la
canoa perfetta, era come se vedesse Mara-ma, poich‚ ella gli aveva detto: ”
Io sono la canoa! “. E lo era.

Fu in quello stato d’animo che una mattina si precipit• fuori della sua
capanna di frasche dove Tehani dormiva e corse da Mato che gi… stava
pescando. Afferrato il compagno per la mano lo trascin• alla Gapanna e
costringendo Tehani ad al-zarsi grid•:< Eccoti la tua donna, Mato ¯.

® Teroro! ¯ esclam• la giovane.


® Non sei pi£ la mia donna! ¯ url• Teroro. ® Vi ho osser-vati nella canoa.
Mato non ti toglieva gli occhi di dosso. E va bene, Mato, adesso Š tua. ¯
Senza aggiungere altro si allontan•.

Quello stesso pomeriggio, sempre pi£ tormentato nello spirito, si rec• dal
fratello e gli annunci• semplicemente: ® Io me ne torno a Bora Bora ¯.

La dichiarazione non stup¡ il re: la notizia del ripudio di Tehani era gi…
stata discussa col vecchio Tupuna il quale aveva dichiarato Teroro malato
nello spirito. ® Perch‚ te ne vuoi an-dare? ¯ domand• Tamatoa.

® Voglio condurre qui Marama ¯ rispose il giovane. ® E poi abbiamo


bisogno di altri frutti del pane, di altri cani, di tutto. Abbiamo bisogno di
altra gente. ¯

Fu indetto un consiglio, e tutti convennero che un viaggio a sud sarebbe


stato utile. ® Ma di chi ci possiamo privare per-ch‚ ti accompagni in un
viaggio tanto lungo? ¯ gli domand• Tupuna, e Teroro gli rispose che poteva
partire per Bora Bora con sei uomini soltanto, purch‚ lo accompagnassero
Pa e Hiro.

Alla fine il viaggio di ritorno fu approvato. Questa volta non vi sarebbe


stato taro essiccato n‚ cocchi o frutti del pane, ma soltanto pesce secco, sia
pure in abbondanza, e di questo si sarebbero dovuti accontentare.

Teroro divulg• il suo piano. Tracciando un sommario schiz-zo del recente


viaggio al nord, fece notare che la canoa aveva veleggiato prima molto
verso est, poi a nord, quindi a ovest. con una linea netta sulla sabbia tagli• a
met… quella rotta dichiarando: ® Punteremo direttamente a sud, e
troveremo l’i-sola ¯.

® Ma non vi saranno venti di tempesta per aiutarti ¯ obiet-t• Tupuna.

® Ci lasceremo portare dalla corrente e poi vogheremo. ¯

La vigilia della partenza una donna del villaggio si present• a Teroro e gli
chiese con voce lamentosa: ® Al ritorno, se ci sar… posto nella canoa, mi
porterai una cosa, per favore? ¯.
® Che cosa? ¯ domand• Teroro.

® Un bambino. Un bambino qualsiasi ¯ replic• la donna som-


messamente. ® E triste vivere in un paese senza bambini ¯

Non era comodo portare un bambino da tanto lontano, le spieg• Teroro;


ma poco dopo fu accostato da un’altra, che gli disse: ® Perch‚ portare
maiali e frutti del pane, Teroro, quan-do i nostri cuori sospirano bambini? ¯.
Teroro si allontan• da lei.

Ma le donne continuarono a venire, e bench‚ non pianges-sero avevano le


lacrime in gola mentre dicevano: ® Stiamo in-vecchiando tutti quanti.
Abbiamo dei neonati, Š vero, ma noi abbiamo bisogno di bambini ¯.

® Non ce n’Š neppure uno che giochi sulla riva ¯ incalz• un’altra. ®
Ricordi come solevano giocare nella nostra lagu-na? ¯ E a un tratto Teroro
rivide la laguna di Bora Bora nelle cui verdi acque sguazzavano felici
centinaia di bruni ragazzetti ignudi, e cap¡ finalmente perch‚ l’Havaiki-del-
Nord gli appa-risse tanto desolata.

® Te ne supplichiamo ¯ implorarono le donne. ® Portaci qualche


bambino. ¯

La sera della partenza, Teroro confid• al fratello: ® Non vado soltanto a


prendere Marama. Vado per riportare la pietra di Pere. Sono convinto che
un’isola non debba avere soltanto dŠi, ma anche qualche dŠa ¯.

NEL LIJNGO viaggio verso il sud, Teroro compose il rozzo canto che
anche dopo la sua morte doveva essere ricordato nelle isole per generazioni
e generazioni e servire di guida alle canoe che avrebbero fatto il viaggio da
Tahiti alla nuova Havaiki: 82 SELEZIONE DEL LIBRO

® Aspetta il vento dell’ovest, as~etta il vento dell’est! Poi fa’ velaeruku


Hiva dalle scure baie, In cerca della stellassa. ienti a essa, tienti a essa.
Finch‚ il selvaggioa’aroa ti mander… i venti. Poi fuggi verso le nubi dove
Pere as)etta. Cerca le fiamme, le J~iamme di Pere, Finch‚ il grandeane ti
recher… la terra, i recher… Havaiki-del-;ord, Dormiente sotto i Piccoli
Occhi. ¯

Teroro non seppe ritrovare subito le isole natie e in un primo tempo and•
a finire a Tahiti prima di capire dove si trovasse. Poi, risalito a nord, trov•
Havaiki-del-Rosso-Oro, e al largo, nel dolce dondolio delle onde, i sette
uomini tennero un consiglio di guerra. Teroro pose il problema: ® Se
entriamo in Bora Bora senza un piano, il sommo sacerdote, che a quest’ora
sar… stato certamente informato del nostro attacco contro Oro, ordiner… ai
suoi uomini di ucciderci. Dal momento che non siamo abbastanza forti per
lottare, dobbiamo batterlo in astuzia ¯. Espose quindi il suo progetto.

Non appena Aspetta il Vento dell’Ovest si avvicin• all’isola e gli abitanti


si riversarono sulle rive salutandoli con grida di giubilo, Teroro esort• i suoi
uomini: ® Parler• io: voi intanto assumete un atteggiamento compunto ¯.

Come la prua della canoa tocc• la riva, balz• a terra gridando: ®


Desideriamo parlare al sommo sacerdote ! ¯ e quando il dignitario, pi£
vecchio e pi£ solenne che mai, con numerose striature bianche nella barba
si avvicin•, Teroro fece atto di sottomissione gridando forte, in modo che
tutti potessero udirlo: ® Siamo venuti come servitori di Oro a cercare un
altro dio per la nostra terra lontana. Concedici la tua benedizione, o augusto,
e dacci un altro dio ¯.

Quelle parole colsero il sommo sacerdote talmente di sor-presa che non


gli fu possibile dissimulare il proprio compiacimento, e il bastone con cui
avrebbe dovuto designare il sacrificio dell’equipaggio rimase fermo al
suolo, mentre Teroro gli comunicava rapidamente: ® Grazie a Oro abbiamo
prosperato, augusto, e la nostra comunit… cresce: per• la vita Š difficile.
Ecco perch‚ il tuo vecchio servo Tupuna ti prega di

VEN’rO VERSO LE HA WAI 83

dargli altri dŠi. Non appena tu ce li avrai consegnati ripar-tiremo ¯.


Il sommo sacerdote ristette in s¡lenzio, quindi si trasse in disparte mentre
faceva la propria comparsa il nuovo re, e Teroro not• con profonda
soddisfazione che era di Bora Bora. ® O re ¯ grid• ® perdonaci il nostro
attacco contro Havaiki prima della nostra partenza. Lo abbiamo fatto non
per recar offesa al gran-de Oro, ma solo per impedire che un uomo di
Havaiki divenisse re di Bora Bora. ¯ Teroro era cos¡ debole, cos¡ bisognoso
di cibo e di aiuto, che si prostr• dinanzi al re, poi dinanzi al som-mo
sacerdote, finch‚ con suo grande sollievo ud¡ giungere dalla canoa la voce
di Pa piamente cantilenante: ® Adesso rechiamoci al tempio di Oro a render
grazie di averci concesso un

viaggio felice ¯.

Mentre gli uomini si avviavano, Teroro scorse una donna alta, solenne,
dall’espressione paziente e dal volto divino, e di colpo non pens• pi£ n‚ a
dŠi n‚ a re n‚ a sacerdoti, perch‚ quella donna era Marama. La donna lesse
nei suoi occhi che era venuto per condurla con s‚. Mentre il giovane
guerriero pregava un dio che in cuor suo detestava, Marama corse alla
propria casa d’erba a prepararsi per la partenza.

Non appena le preghiere ebbero termine, Teroro la raggiunse, e insieme


sedettero in silenzio, in profonda comunit… di spirito, ed ella si consol•
della l~asseggera delusione allorch‚, prostrato dalla fame, Teroro non ebbe
neppure la forza di possederla fisicamente. Ridendo sommessa gli disse: ®
Guarda che cos’Š successo l’ultima notte che abbiamo fatto all’amore ¯. E
gli port• un piccino di circa un anno, dai grandi occhi e dai capelli neri
come quelli del padre. Teroro fiss• prima il figlio, poi la moglie che aveva
ripudiato giudicandola sterile, e non sapendo come nascondere il proprio
impaccio scoppi• a ridere. Rise anche Marama motteggiandolo: ® Com’eri
buffo, poco fa, quando pregavi Oro! Pa, poi, con quella faccia lunga!
Adesso rechiamoci al tempio di Oro! La tua Š stata una buona idea, Teroro,
per• potevi risparmiarti quella scena ¯.

® Che intendi dire ? ¯

® Non ti sei accorto che il sommo sacerdote Š molto invec-chiato? E


stato trattato malissimo. ¯
® Questa Š una buona notizia. Ma come mai? ¯

® Dopo aver tanto complottato per bandire te e Tamatoa e divenire lui il


sacerdote capo indiscusso di Havaiki… ¯

® Sicch‚ volevano servirsene soltanto per soggiogare Bora Bora ? ¯

® Gi…. Non avevano nessuna intenzione di nominarlo sommo sacerdote.


Dopo che tu hai ucciso il padre di tua moglie… ¯

® Non Š pi£ mia moglie. L’ho ceduta a Mato. ¯

Marama tacque per un istante, fissando il pavimento. Quin-di con voce


pacata soggiunse: ® Gli uomini di Havaiki hanno cercato di darci un nuovo
re, ma noi ci siamo ribellati ¯.

® Perch‚ vi tenete il sommo sacerdote, dunque? ¯

® Tutte le isole hanno bisogno di un sacerdote ¯ rispose con semplicit…


Marama. Tacquero entrambi, lasciandosi cullare dal sommesso sciacquio
delle onde della laguna. Soltanto dopo molto tempo Teroro disse: ® Devi
trovare dodici donne disposte a seguirci. Ti avverto che sar… un viaggio
molto duro ¯. Quin-di soggiunse: ® Questa volta ci porteremo anche alcuni
bambini ¯. La sua voce si fece pi£ gaia: ® Porteremo anche il nostro ¯.

® No ¯ ribatt‚ Marama ® Š troppo piccolo. Lo scambieremo con un altro


pi£ grandicello. ¯ E secondo la tradizione dell’isola and• di casa in casa,
finch‚ trov• un bambino di otto anni che le piaceva e alla madre di questi,
consenziente, cedette il proprio. Quando Teroro lo vide piacque anche a lui,
e non appena il bambino fu condotto alla canoa in attesa della partenza, pre-
se la moglie tra le braccia e le sussurr•: ® Tu sei la canoa della mia vita,
Marama. In te io faccio il mio viaggio ¯.

Durante la consacrazione del nuovo idolo di Oro, il sommo sacerdote


pretese a tutti i costi il sacrificio di uno schiavo, e Teroro si nascose il viso
per la vergogna, perch‚ egli e i suoi uomini sapevano che appena fossero
stati ¡—ori della scogliera, l’idolo sarebbe stato scaraventato in mare.
Teroro ricordava pure le difficolt… che lo avrebbero atteso: doveva portar
via dal tempio l’immagine di roccia rossa della dea Pere senza inasprire il
sommo sacerdote e lasciargli capire che quello era stato il vero motivo del
suo ritorno. In segreto si consigli• con Pa e Hiro, per concretare un piano
per rapire la dea Pere.

Pa propose: ® Sei riuscito a gabbare i sacerdoti con le tue chiacchiere.


Prova un’altra volta ¯.

® No ¯ ribatt‚ Teroro ® sul conto di Oro abbiamo potuto ingannarli


perch‚ erano pronti a crederci, ma menzionare una dea dimenticata come
Pere desterebbe i loro sospetti. ¯

® Non si potrebbe rubarla? ¯ sugger¡ Hiro.

® Ma chi di noi sa dove si trova? ¯ obiett• Teroro. Dopo aver discusso a


lungo furono d’accordo su un punto: che ritornare ad Havaiki-del-Nord
senza Pere sarebbe stata follia, perch‚ se li aveva messi in guardia una
prima volta con quel catastrofico muro di fuoco, la prossima non avrebbe
esitato a spazzarli via tutti quanti. A questo punto Teroro dichiar• ® Ne
parler• con Marama. E una donna molto saggia. ¯

Fu dunque Marama a escogitare il piano: ® L’isola sa che siete venuti per


me, e sa pure che i miei avi erano tutti sacerdoti. Non appena avrete riunite
le donne destinate a far parte del viaggio, due di noi si recheranno dal
sommo sacerdote spie-gandogli che desideriamo portarci appresso uno
degli antichi dŠi di Bora Bora. E un sacerdote di Oro, ma anche un abitante
di Bora Bora. Capir… ¯.

Tutto and• esattamente come previsto, ma quando fu il momento di


consegnare la rossa roccia di Pere, il sommo sacerdote non seppe risolversi
ad affidare un simile tesoro nelle mani di una donna, e volle consegnare la
dea direttamente a Teroro. Non appena questi entr• finalmente in possesso
dell’anima di Pere, della selvaggia anima della dea del fuoco, della madre
dei vulcani, avrebbe voluto urlare di gioia; invece finse di ac-cettarla con
noncuranza dato che si trattava di una dea, un capriccio di sua moglie, e il
sommo sacerdote pens• la stessa cosa.
Gli uomini si erano rifocillati e ingrassati mentre i fardelli venivano
preparati. Dodici donne furono prescelte e messe a un regime di fame per
assuefarle al viaggio. Fra esse era stata inclusa la sposa favorita di Tamatoa,
poich‚ tutti convenivano che, avendo il loro re procreato un erede di sangue
reale, fosse giusto concedergli almeno una delle donne che amava.

Quando fu tutto pronto, Teroro rimase stupefatto nel vedere Marama farsi
innanzi con un grosso fardello avvolto in foglie: ® Che roba Š ? ¯ esclam•.

® Fiori ¯ rispose sua moglie.

® Perch‚ dobbiamo portarci appresso dei fiori? ¯ protest• Teroro.

® Ho chiesto a Pa e mi ha detto che laggi£ non vi sono fiori. ¯ Teroro


guard• stupito gli altri membri dell’equipaggio, e per la prima volta essi si
resero conto che ad Havaiki-del-Nord non esisteva un solo fiore.
Nondimeno il fagotto gli parve troppo grosso. 86 SELEZIONE DEL
LIBRO

® Non puoi portarti appresso tutta quella roba, Marama ¯, torn• a


protestare.

Ma la donna fu inflessibile: ® Agli dŠi piacciono i fiori. Rinuncia a un


maiale, piuttosto. ¯

L’equipaggio non volle neppure prendere in considerazione una proposta


tanto oltraggiosa, tuttavia si giunse a un com-promesso: avrebbero
rinunciato a qualche frutto del pane; per• tutti pensarono che la donna di
Teroro doveva essere uscita di senno.

Il compito pi£ lieto ed emozionante fu la scelta dei bambini. I dieci


prescelti andavano dai quattro ai dodici anni; erano tutti bruni, con occhi
profondi, ridenti e denti candidi. Bast• la loro presenza a rallegrare la canoa.

Tuttavia non appena fu a bordo, Teroro sent¡ inspiegabil-mente pesare pi£


che mai su di s‚ la terribile responsabilit… che si era assunto, e questa volta
si rec• senza ipocrisia dal sommo sacerdote pregandolo: ® Benedici il
nostro viaggio. Fissa i tab£ ¯. E il sommo sacerdote dispose gli dŠi e grid•
con voce tonante, mentre con la mano toccava prima il cibo poi gli animali:
® Questo Š tab£! Questo Š tab£! ¯. Quando la cerimonia ebbe termine,
parve a ognuno che la canoa fosse dive nuta pi£ sicura e pronta per il lungo
viaggio verso nord.

Erano appena usciti dalla laguna, che Pa dalla faccia di squalo si diresse
verso l’odiata statua di Oro, pronto a scagliar-la in mare. Con suo stupore
Teroro lo ferm• e disse: ® E un dio! Lo poseremo riverentemente sul lido di
Havaiki-del-Rosso-Oro ¯. Diresse la canoa verso l’isola un tempo tanto
odiata, scese a terra in un punto in cui le scolte non potevano vederlo e
adagi• Oro in un angolo riparato fra le rocce, costruendovi intorno un
baldacchino di foglie di palma: era sopraffatto dalla consapevolezza che
mai pi£ avrebbe riveduto l’Havaiki da cui aveva tratto origine. Allora, di
fronte alla canoa in attesa, ristette sul lido ancestrale e inton• il canto
leggendario del va-loroso, perduto popolo di Havaiki-d’Asia, partito per
innume-revoli viaggi senza ritorno. Quella era la sua terra, la patria, ed ecco
che ora a sua volta non l’avrebbe mai pi£ riveduta!…

QUESTA volta Teroro fiss• il ritorno per Havaiki-del-Nord dirigendosi


lungo la nota rotta di Nuku Hiva, dove previden-temente si rifornirono di
viveri, cosicch‚ nel tragitto attraverso le infocate bonacce non mancarono
mai n‚ di cibo n‚ d’acqua,

VEN~O VERSO LE HA WAI 87

questo soprattutto per i-bambini che pativano terribilmente il caldo, e che,


per quanti sforzi facessero, non riuscivano a re-primere la fame. Erano
affamati e lo dicevano.

Finalmente apparvero sul loro capo le stelle dei Sette Piccoli Occhi, e la
canoa vir• gioiosamente a ovest sospinta da un vento gagliardo. Adesso
Teroro teneva lezioni quotidiane a tutti gli uomini e a tutti i ragazzi di
bordo: ® Sapete di aver davanti a voi l’isola. Quali segni ve lo indicano ? ¯.
Ben presto tutti i maschi di et… superiore ai sei anni divennero navigatori,
e Marama, prendendo il posto della vecchia Teura, assunse la parte di
veggente e di raccoglitrice di auspici. Un giorno un ragazzo avvist• un
uccello nero dalla coda biforcuta che si apprestava ad attaccare una sula;
Teroro insegn• loro come interpretare gli echi delle onde rimbalzanti
dall’invisibile Havaiki; ma il momento pi£ solenne fu quando Marama,
osservando le nubi, vide del fuoco in esse e riconobbe che la dea Pere aveva
acceso quel faro per i suoi viaggiatori, e fu appunto verso quella nube di
fuoco che Teroro volse la sua canoa.

Mentre l’imbarcazione si avvicinava alla spiaggia, Teroro dovette


assumersi un ultimo doloroso compito, ma non si trasse indietro. Passando
tra gli uomini e le donne li avvert¡: ® Da questo momento i bambini non
sono pi£ vostri. Dovrete spar-tirli con i compagni rimasti a terra e ogni
bambino avr… molte madri ¯.

Subito si lev• un gemito prolungato. Perch‚ durante il viaggio uomini e


donne s’erano affezionati morbosamente ai bambini i quali rican-lbiavano il
loro affetto con pari devozione. ® E pi£ che mio figlio ! ¯, grid• una donna
stringendosi al seno un bimbetto di nove anni che s’era appena rotto un
dentino.

® Se non fosse stato per le donne rimaste a terra che me ne han-no tanto
pregato, non avrei mai pensato a portare con me dei bambini ¯ dichiar•
fermamente Teroro. ® E giusto che ne trag-gano anch’esse la loro parte di
gioia. ¯

Perci• quando la canoa tocc• riva vi fu un attimo d’intensa angoscia,


mentre le donne della colonia, che per tanto tempo erano rimaste prive delle
grida gioiose dei bambini, si precipitavano incontro ai maschietti fermi in
atteggiamenti goffi pres-so l’albero e alle femminucce che si aggrappavano
alle mani degli uomini. Le donne in trepida attesa sulla spiaggia, non videro
n‚ i nuovi maiali n‚ i frutti del pane n‚ i banani. Non avevano occhi che per
i bambini e quando il primo di essi scese a terra, una donna lo strinse a s‚
come impazzita, of-frendogli del cibo, ma il piccino si ritrasse.
Fu cos¡ che Teroro, reggendo fra le mani la roccia di Pere, ritorn• ad
Havaiki-del-Nord per diventarne il sacerdote pie-toso e saggio,
accompagnato dalla dolce sposa Marama come sacerdotessa, e dalla dea del
vulcano in veste di sua guida suprema. Maiali, frutti del pane, bambini
crebbero e si molti-plicarono. I fiori di Marama sbocciarono luminosi. E
l’isola prosper• .

CON LA pubblicazione di Hazuai, romanzo dal quale Š tratto Vento


z~erso le Haz~ai, James A. Michener non accresce soltanto una fama
invidiabile che risale a Ritorno al Paradiso: in questo grandioso romanzo
egli rende pure omaggio al nuovo Stato che Š oggi la sua casa e la sua
patria e dove svolge - un’intensa attivit… civica.

Oriundo di New York City, Michener Š cresciuto a Doylestown, in Penn-


sylvania. A quattordici anni, nel 1921, lasci• la sua citt… natale vagabon-
dando per gli Stati Uniti e facendo un po’ di tutto, il barista, il giornalaio, il
guardiano notturno. Quell’anno di vagabondaggio non gli imped¡ tuttavia di
prendere un diplorna superiore e di conquistarsi una borsa di studio a
Swarthmore. Termin~ta l’universit… si dedic• all’insegnamento. In seguito,
un premio speciale gli consent¡ di trascorrere all’estero due importanti anni
formativi. Rientrato negli Siati Uniti, segu¡ corsi di pedagogia, specializ-
zandosi prima nell“‘insegnare agli altri come insegnare”, quindi in editoria
libraria.

Allorch‚ Pearl Harbour fu attaccata, Michener si arruol• volontario. Dalla


sua esperienza in marina usc¡ la sua prima opera pubblicata di fantasia,
Nostalgia del Pacihco, che vinse il Premio Pulitzer e in seguito furoreggi•
sulle scene e sugli schermi, trasformata nella commedia musicale Sud
Pacihco.

James A. Michener Š un viaggiatore cosmopolita, ma di tutte le parti del


globo, le isole del Pacifico sono il luogo pi£ caro al suo cuore. Nel prossimo
volume di Libri Condensati narrer… del contrasto prodottosi con l’arrivo
dei missionari americani nella vita delle isole hawaiane. FINE.

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