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I luoghi e gli ambienti

dell’Orlando Furioso di Ludovico


Ariosto
Aurora Taddei,
Giorgia Bonfatti
4Z
La selva
Ottava XIII, Canto I
“La donna il palafreno a dietro volta
E per la ſelua a tutta briglia il caccia:
Ne per la rara piu che per la folta
La più ſicura e miglior via procaccia,
Ma pallida, tremando: e di ſe tolta:
Laſcia cura al deſtrier’ che la via faccia.
Di ſu di giù ne l’alta ſelua fiera
Tanto girò: che venne a vna riviera.”
Il palazzo incantato di Ottava VIII, Canto XII

Atlante “Di vari marmi con suttil lavoro


Edificato era il palazzo altiero.
Ottava X, CantoXII Corse dentro alla porta messa d’oro
“D’oro e di seta i letti ornati vede: Con la donzella in braccio il cavalliero.
Nulla de muri appar né de pareti; Dopo non molto giunse Brigliadoro,
Che quelle, e il suolo ove si mette il Che porta Orlando disdegnoso e fiero.
piede, Orlando, come è dentro, gli occhi gira;
Son da cortine ascose e da tapeti. Né più il guerrier, né la donzella mira.”
Di su di giù va il conte Orlando e riede;
Né per questo può far gli occhi mai lieti
Che riveggiano Angelica, o quel ladro
Che n’ha portato il bel viso leggiadro.”
L’Isola
Ottava XXXV, Canto VI
“E come la via nostra e il duro e fello
Destin ci trasse, uscimmo una matina
Sopra la bella spiaggia, ove un castello
Siede sul mar, de la possente Alcina.
Ottava XXXVI, Canto VI
Trovammo lei ch’uscita era di quello,
“Veloci vi correvano i delfini,
E stava sola in ripa alla marina;
Vi venìa a bocca aperta il grosso tonno;
E senza rete e senza amo traea
I capidogli coi vecchi marini
Tutti li pesci al lito, che volea.”
Vengon turbati dal loro pigro sonno;
Muli, salpe, salmoni e coracini
Nuotano a schiere in più fretta che ponno;

Pistrici, fisiteri, orche e balene


Escon del mar con mostruose schiene.”
La Luna
Ottava LXX, Canto XXXIV
“Tutta la sfera varcano del fuoco,
Ed indi vanno al regno de la luna.
Veggon per la più parte esser quel loco
Come un acciar che non ha macchia alcuna;
E lo trovano uguale, o minor poco
Di ciò ch’in questo globo si raguna,
In questo ultimo globo de la terra,
Mettendo il mar che la circonda e serra.”
La Corte
Ottava I, Canto XLVI
“Or, se mi mostra la mia carta il vero,
Non è lontano a discoprirsi il porto;
Sì che nel lito i voti scioglier spero Ottava II, Canto XLVI
A chi nel mar per tanta via m’ha scorto; “Sento venir per allegrezza un tuono
Ove, o di non tornar col legno intero, Che fremer l’aria e rimbombar fa l’onde:
O d’errar sempre, ebbi già il viso smorto. Odo di squille, odo di trombe un suono
Ma mi par di veder, ma veggo certo, Che l’alto popular grido confonde.
Veggo la terra, e veggo il lito aperto.” Or comincio a discernere chi sono
Questi che empion del porto ambe le sponde.
Par che tutti s’allegrino ch’io sia
Venuto a fin di così lunga via.”

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