Sei sulla pagina 1di 14

Politica contro letteratura: un'analisi de I viaggi di Gulliver (1946)

Ne I viaggi di Gulliver l'umanità è attaccata o criticata da almeno tre angolature diverse, e di


conseguenza anche la personalità del protagonista cambia parecchio nel corso del romanzo.
Nella Parte I Gulliver è il tipico viaggiatore settecentesco, audace, pragmatico, antiromantico, la
cui ordinarietà è abilmente comunicata al lettore dai dettagli biografici di avvio, dalla sua età
(all'inizio delle sue avventure ha quarant'anni e due figli) e dal contenuto delle sue tasche, in
particolare gli occhiali, che compaiono più volte durante la vicenda. Nella Parte II è ancora in
gran parte lo stesso personaggio, ma quando gli episodi della vicenda lo richiedono, tende a
tramutarsi in un idiota capace di vantare "la nostra nobile patria, maestra nelle arti e nelle armi,
sferza della Francia" ecc. ecc., pur denunciando al tempo stesso ogni possibile infamia della
patria che professa di amare. Nella Parte III è molto simile al personaggio iniziale ma, poiché
adesso frequenta soprattutto cortigiani ed eruditi, si ha l'impressione che sia salito di grado nella
scala sociale. Nella parte IV concepisce un orrore nei confronti della razza umana che non è
evidente, o affiora solo a tratti, nelle parti precedenti, e si trasforma in un sorta di anacoreta laico
la cui unica aspirazione è vivere in qualche deserto per dedicarsi a meditare sulla bontà degli
Houyhnhnm. Sono contraddizioni cui Swift è costretto dalla funzione narrativa del suo
protagonista, che consiste principalmente nel fare da contrappunto. Nella Parte I, per esempio, è
necessario che appaia una persona di buon senso, mentre nella Parte II deve apparire come uno
sciocco, almeno a intermittenza, perché nell'una e nell'altra parte la manovra essenziale è la
stessa, e cioè metter in ridicolo l'essere umano, per esempio immaginandolo alto quindici
centimetri. ogni volta che Gulliver non funge da semplice caratterista, il suo personaggio
conserva una certa continuità, che emerge soprattutto dalla sua intraprendenza e dal suo spirito di
osservazione. E' lo stesso tipo di persona, descritto nel medesimo tipo di prosa, quando trascina
via le navi da guerra di Blefuscu, quando squarcia il ventre del ratto gigantesco e quando prende
il largo nell'oceano a bordo della fragile canoa costruita con le pelli degli Yahoo. Inoltre non è
difficile intuire che nei suoi momenti di maggiore scaltrezza Gulliver dà semplicemente voce
all'autore, e c'è almeno un episodio in cui Swift sembra dare libero sfogo alle proprie lagnanze
personali contro la società contemporanea. Come ricorderete, quando la reggia dell'imperatore di
Lilliput prende fuoco, Gulliver spegne l'incendio orinandoci sopra. Invece di essere lodato per la
presenza di spirito, scopre che "far acqua entro i recinti del palazzo" è un delitto capitale:

Mi fu detto in segreto che l'imperatrice, inorridita per il mio gesto, si era ritirata dall'alto lato
della corte, decisa a lasciare andare in rovina quei quartieri, e che a proposito dei suoi intimi non
nascondeva propositi di vendetta.

Secondo il professor G. M. Trevelyan (England Under Queen Anne), il mancato avanzamento di


carriera di Swift fu in parte dovuto alo scandalo della regina per La favola della botte, un
pamphlet con cui probabilmente Swift riteneva di aver reso un gran servizio alla corona, poiché
fustigava i non conformisti e più ancora i cattolici lasciando in pace la Chiesa ufficiale. In ogni
caso è innegabile che I viaggi di Gulliver sia un libro rancoroso e anche pessimista, e che
soprattutto nelle Parti I e III si abbandoni a meschine faziosità politiche. Il libro mescola in effetti
grettezza e magnanimità, repubblicanesimo e autoritarismo, amore per la ragione e mancanza di
curiosità. L'odio per il corpo umano cui Swift è soprattutto associato domina solo nella Parte IV,
ma in certa misura il suo affiorare non sorprende. Si avverte che tutte le avventure e i
cambiamenti d'umore narrati potevano accadere alla medesima persona, e il collegamento interno
tra la fede politica di Swift e la disperazione di cui approda alla fine è uno degli aspetti più
interessanti del libro. Da un punto di vista politico, Swift apparteneva a quella categoria di
persone che ricadono in una sorta di perverso conservatorismo in reazione all'incompetenza del
partito progressista del momento. La Parte I dei viaggi di Gulliver, che a prima vista si presenta
come una satira della pretesa grandezza umana, letta con maggiore attenzione si rivela un attacco
all'Inghilterra, al partito Whig dominante e alla guerra con la Francia che - per quanto discutibili
i moventi degli alleati - non salvò l'Europa dalla tirannide di un'unica potenza reazionaria. Swfift
non era un giacobita e nemmeno un Tory in senso stretto, e il suo obiettivo dichiarato era che la
guerra portasse a un trattato di pace moderato e non a una sconfitta secca dell'Inghilterra.
Tuttavia, nel suo atteggiamento c'è un tocco di Quisling che emerge nel finale della Parte I e
tende a contraddire l'allegoria. Quando Gulliver abbandona Lilliput (l'Inghilterra) in favore di
Blefuscu (la Francia), la premessa che un essere umano alto quindici centimetri sia
intrinsecamente spregevole viene abbandonata. mentre gli abitanti di Lilliput hanno trattato
Gulliver con assoluta slealtà e cattiveria, quelli di Blefuscu si dimostrano generosi e onesti, e di
fatto questa sezione del libro termina su una nota ben diversa rispetto al disincanto generale dei
capitoli precedenti. A quanto pare l'animosità di Swift è in primo luogo diretta contro
l'Inghilterra. Sono "i tuoi compatrioti" (cioè i connazionali di Gulliver) a essere considerati dal
re do Brobdingang come "la razza più perniciosa di vermiciattoli detestabili a cui la natura abbia
permesso di strisciare sulla faccia della terra", e per quanto si affanni a proclamare il contrario, il
lungo brano finale che denuncia la colonizzazione e la conquista di altri popoli è chiaramente
diretto contro l'Inghilterra. Anche gli olandesi, alleati degli inglesi e bersaglio di uno dei
pamphlet più celebri di Swift, vengono attaccati in modo più o meno arbitrario nella Parte III. Si
sente persino risuonare quella che sembra una nota personale nel brano in cui Gulliver mostra un
ovvio compiacimento nello spiegare che le terre da lui scoperte non potranno mai diventare
colonie inglesi:

Gli Houyhnhnm hanno poca dimestichezza con la guerra, una scienza a loro ignota, specie per
quanto riguarda le armi da tiro. Eppure se fossi ministro, sarei contrario a invadere il loro Stato
Immagina ventimila di loro che irrompono nel mezzo di un esercito europeo, sconvolgendo le
file, rovesciando i carri, scalcinando con gli zoccoli fino a ridurre in poltiglia i volti dei
combattenti.

Swift non usava le parole a caso, e si può presumere che quel "ridurre in poltiglia i volti dei
combattenti" esprima il desiderio inconfessato di veder fare la stessa fine agli invincibili eserciti
del duca di Marlborough. Ci sono dettagli analoghi anche altrove. Persino il paese citato nella
Parte III, dove "la gran massa della gente era composta di spie, testimoni, informatori, accusatori,
delatori, querelanti, giurati falsi, tutti al servizio dei ministri e dei loro rappresentanti", si chiama
Langdon [poi Langden], cui manca una sola lettera per essere un anagramma di England (e,
considerati gli errori di stampa delle prime edizioni, non escluso che già nell'originale
l'anagramma fosse compiuto). La repulsione fisica di Swift per l'umanità resta innegabile, ma si
ha la sensazione che la sua confutazione della grandeur umana, le sue filippiche contro lord,
politici, cortigiani ecc. riguardino in primo luogo una realtà locale, e scaturiscano dalla sua
appartenenza a un partito sconfitto. Swift denuncia l'ingiustizia e l'oppressione, ma non dà alcun
segno di apprezzare la democrazia. A dispetto di capacità incomparabilmente superiori, la sua
posizione implicita è molto vicina a quella di tanti supponenti conservatori dei nostri tempi -
gente come sir Alan Herbert, il professor G. M. Young, lord Eiton, il Tory Reform Committee, o
la lunga sfilza di apologeti cattolici da W. H. Mallock in poi: gente specializzata a deridere con
inani facezie tutto ciò che è "moderno" e "progressista", gente le cui opinioni sono rese ancora
più estreme dalla consapevolezza di non poter davvero influire sul corso degli eventi. In fondo
pamphlet come An Argument to prove that the Abolishing of Christianity etc. sono innocui
quanto gli editoriali di "Timothy Shy" [D. B. Wyndham Lewis] quando si prendeva gioco del
Brains Trust o la pretesa di padre Ronald Knox di confutare Bertrand Russell. E la facilità con
cui Swift è stato perdonato - a volte persino da credenti devoti per la blasfemia di un testo come
La favola della botte dimostra con sufficiente chiarezza la fragilità del sentimento religioso
rispetto a quello politico. Tuttavia, la mentalità reazionaria di Swift non si manifesta
principalmente nelle sue prese di posizione politiche. Ben più importante è il suo atteggiamento
rispetto alla scienza e, più in generale, la sua curiosità intellettuale. La celebre Accademia di
Lagado descritta nella Parte III dei Viaggi di Gulliver è senza dubbio una satira giustificata dei
cosiddetti scienziati del suo tempo. Merita ricordare che i suoi membri sono definiti "progettisti",
cioè persone che lungi dall'essere impegnate in una ricerca disinteressata sono piuttosto a caccia
di marchingegni utili a risparmiare sulla manodopera e ad aumentare i profitti. Ma non c'è alcun
segno - anzi, in tutto il libro ci sono molti indizi contrari - che Swift consideri la scienza "pura"
un'attività meritoria. La categoria degli scienziati più seri riceve già un calcio nei fondelli nella
Parte II, quando gli eruditi di cui il re di Brobdingnag è mecenate cercano di spiegare la statura
minuscola di Gulliver:

Dopo un lungo dibattito vennero alla conclusione unanime che dovevo essere un relplum
scalcath, che alla lettera vuol dire lusus naturae, una definizione che sarebbe piaciuta ai moderni
filosofi europei, le cui scuole disdegnano di ricorrere alla vecchia scappatoia delle cause occulte,
con la quale i seguaci di Aristotele cercavano di mascherare la loro ignoranza, a tutto vantaggio
delle magnifiche sorti progressive della umana conoscenza.

Se il testo si limitasse a questo, si potrebbe pensare che Swift sia soltanto nemico della falsa
scienza. Ma in molti altri brani fa l'impossibile per proclamare l'inutilità di ogni indagine o
riflessione non finalizzata a scopo pratico:

La cultura di questo popolo [di Brobdingnag] è fortemente limitata e consiste esclusivamente


nello studio della morale, della storia, della poesia e della matematica. In queste materie bisogna
riconoscere che eccellono, anche se quest'ultima è applicata esclusivamente a quanto può
dimostrarsi utile nella vita, dall'agricoltura alle arti meccaniche. Di conseguenza riceverebbero
poca stima presso di noi. Per quanto concerne idee astratte, entità, trascendenza non mi riuscì
mai di ficcargliele in testa.

Gli Houyhnhnm, che rappresentano il suo ideale, sono arretrati persino in ambito meccanico.
Non conoscono i metalli, non hanno mai sentito parlare di navigazione, non praticano
un'agricoltura vera e propria (l'avena di cui vivono, ci dice il libro, "cresce spontanea") e
sembrano non avere inventato la ruota1. Non hanno un alfabeto e non nutrono alcuna curiosità
per il mondo fisico: Non pensano esistano altre terre abitate a parte la loro, e sebbene
comprendano i moti del sole e della luna e la natura delle eclissi, "questa è la massima
conoscenza cui è pervenuta la loro astronomia". Per contro, i filosofi dell'isola volante di Laputa
sono così costantemente immersi nelle speculazioni matematiche che per rivolgere loro la parola
bisogna prima attirarne l'attenzione colpendoli sull'orecchio. Hanno catalogato diecimila stelle
fisse, calcolato i cicli di novantatré comete e scoperto le due lune di Marte in anticipo sugli
astronomi europei - tutte informazioni che con ogni evidenza Swift reputa ridicole, inutili e
irrilevanti. Di conseguenza ritiene che il posto di uno scienziato, se proprio deve averne uno, sia
al chiuso di un laboratorio, e che la conoscenza scientifica non abbia alcun peso sulle questioni
politiche:

Quello che mi meravigliò più di tutto fu il loro interesse inesauribile per le novità e la politica:
s'interessavano senza sosta degli affari pubblici, sputavano sentenze sul governo dello Stato e
disputavano con passione e sottigliezza incredibile sulle idee di un partito. Anche in Europa mi è
capitato di notare la stessa tendenza nei matematici, senza essere riuscito a trovare un'analogia
fra le due scienze; a meno che la gente non si sia messa in testa che, così come il cerchio più
stretto è formato di tanti gradi quanti ne ha il più ampio, il governo e la conduzione del mondo
richiedano la stessa abilità con cui si fa frullare una trottola.

Non trovate qualcosa di familiare nella frase "senza essere riuscito a trovare un'analogia fra le
due scienze?" Ha proprio il tono dei rinomati apologeti cattolici che si scandalizzano quando uno
scienziato interviene su questioni come l' esistenza di Dio o l'immortalità dell'anima. Lo
scienziato, sostengono, è competente solo entro un ambito molto ristretto: quale valore possono
avere le sue opinioni in qualsiasi altro campo? La premessa implicita è che la teologia sia una
scienza esatta quanto, poniamo, la chimica, e che, essendo un prete esperto del proprio settore al
pari di uno scienziato, le sue conclusioni in materia vadano accettate senza discussioni. Swift
attribuisce la stessa autorevolezza al politico, ma qui va un passo oltre, poiché allo scienziato -
sia quello "puro" sia il ricercatore ad hoc - non riconosce una vera utilità nemmeno nel suo
ambito di specializzazione. Se anche non avesse scritto la Parte III dei Viaggi di Gulliver, già dal
resto del libro si potrebbe dedurre che, come Lev Tolstoj e William Blake, Swift odia l'idea stessa
di studiare i processi della Natura. La "Ragione" che ammira tanto negli Houyhnhnm non
consiste nella facoltà di trarre inferenze logiche dall'osservazione dei fatti. Sebbene non ne dia
una definizione esplicita, da quasi tutti i contesti possiamo concludere che per "Ragione" intende
il buonsenso - cioè l'accettazione dell'ovvio e il disprezzo per le dispute e le astrazioni - o
l'assenza di passioni e superstizioni. In generale dà per scontato che l'umanità sappia già tutto ciò
che le serve, il guaio è solo che usa male le sue conoscenze. La medicina, per esempio, è una
scienza inutile, perché se vivessimo in modo più naturale non esisterebbero malattie. Eppure
Swift non è un paladino della vita semplice o un ammiratore del Buon Selvaggio. È in favore
della civiltà e delle sue arti. Non soltanto considera preziose le buone maniere, la buona
conversazione e persino una certa conoscenza letteraria e storica, ma ritiene altresì che
agricoltura navigazione e architettura meritino di essere studiate e che loro progresso sia
vantaggioso. Ma il suo obiettivo implicito è una civiltà statica, priva di curiosità: un mondo
identico a quello del suo tempo, solo un po' più pulito, più sano, senza riforme radicali e
incursioni nell'ignoto. Più di quanto ci si aspetterebbe da un uomo tanto immune ai luoghi
comuni, Swift venera il passato, in particolare l'antichità classica, e ritiene che l'umanità sia
precipitosamente degenerata negli ultimi cento anni2. Sull'isola dei negromanti, dov'è possibile
evocare a piacimento gli spiriti dei morti,

chiesi di vedere l'antico senato romano in un salone e in un'altra stanza una moderna assemblea;
il primo mi sembrò una riunione di eroi e di semi-dèi, il secondo un branco di merciai, borsaioli,
masnadieri e teppisti.

Sebbene in questa sezione della Parte III il suo obiettivo sia negare l'affidabilità della storia
documentata, lo spirito critico lo abbandona appena si trova davanti i greci e i romani. Certo,
accenna alla corruzione della Roma imperiale, ma nutre un'ammirazione quasi irrazionale per
alcuni protagonisti del mondo antico:

La vista di quest'ultimo [Bruto] generò in me un senso di profonda venerazione, affascinato


com'ero dai tratti del suo volto che rivelavano virtù intrepida, fermezza, amor patrio, sincero
rispetto del prossimo... Ebbi l'onore di conversare con Bruto, il quale mi disse che era in
compagnia del suo antenato Giunio, di Socrate, Epaminonda, Catone il Giovane, Tommaso
Moro: un sestumvirato a cui tutte le epoche di questo mondo non sono in grado di aggiungere un
settimo.

Si noterà che dei sei soltanto uno è cristiano. È un dettaglio importante. Se al pessimismo di
Swift si sommano la venerazione per il passato, la mancanza di curiosità e l'orrore per il corpo
umano, il totale è un atteggiamento diffuso tra i reazionari religiosi, ovvero coloro che difendono
un ordine ingiusto della società sostenendo che la sostanza di questo mondo non è migliorabile e
che conta soltanto quello "a venire". Eppure Swift non da cenno di fede religiosa, quantomeno
non nel senso comune della parola. Non sembra credere davvero in una vita dopo la morte, e la
sua idea di bene è legata al repubblicanesimo, all'amore per la libertà, al coraggio, alla
"benevolenza" (che di fatto significa spirito civico), alla" ragione" e ad altre virtù pagane. Questo
ci rammenta che c'è un'altra vena in lui, non del tutto congrua con la sua sfiducia nel progresso e
il suo odio per l'umanità in genere. Per cominciare, in certi momenti è "costruttivo", persino
"progressista". L'incoerenza occasionale è quasi un segno di vitalità nella letteratura utopica, e
talvolta Swift infila una frase di lode in un brano di intento puramente satirico. Così le sue idee
sull'educazione dei giovani vengono attribuite ai lillipuziani, le cui opinioni in merito sono molto
simili a quelle degli Houyhnhnm. A Lilliput troviamo anche svariati istituti sociali e giuridici (la
pensione per le persone anziane, per esempio, e il fatto che accanto alle sanzioni per chi viola la
legge esistano anche premi per chi invece la rispetta) che Swift avrebbe voluto vedere affermati
anche nel suo paese. A metà del brano gli torna mente l'intento satirico originario, e puntualizza:
"Nel dare un sunto di queste e di altre leggi che seguiranno, sappia bene il lettore che mi riferisco
alle istituzioni primitive quel popolo e non allo scandalosissimo stato in cui si è per la natura
degenerata dell'uomo". Ma poiché Lilliput dovrebbe rappresentare l'Inghilterra, e leggi simili in
Inghilterra non se n'erano mai viste, è chiaro che la tentazione di avanzare suggerimenti
costruttivi è stata troppo forte per lui. Il maggior contributo al pensiero politico in senso stretto è
però l'attacco, concentrato nella Parte I a quello che oggi chiameremmo totalitarismo. Swift
prevede con una lucidità straordinaria gli "Stati di polizia", con la loro fobia delle spie,
l'incessante caccia agli eretici e i processi ai traditori, il cui vero scopo è neutralizzare lo
scontento popolare tramutandolo in isteria di guerra. E bisogna ricordare che qui Swift sta
inferendo il tutto da una parte molto piccola, perché i deboli governi del suo tempo non potevano
offrire esempi concreti di realtà simili. Prendiamo per esempio il professore alla scuola di
progettazione politica che mi sottopose tutta una serie di proposte per scoprire i complotti contro
il governo», secondo il quale era possibile scoprire pensieri reconditi delle persone dall'esame
delle feci:

Perché gli uomini non sono mai tanto seri, cogitabondi e un centrati come quando sono al
gabinetto. Aveva potuto notare da esperimenti vari, tanto è vero che in tali frangenti, se un di loro
si metteva a pensare, per pura immaginazione, qua sarebbe stato il modo migliore di assassinare
il re, i suoi escrementi prendevano un colore verde e una tinta completamente diversa di quando
si limitava a immaginare di provocare rivolta o di incendiare la capitale.

Pare che il professore e la sua teoria gli fossero stati suggeriti da un fatto - ai nostri occhi non
particolarmente sbalorditivo o scandaloso - occorso durante un procedimento giudiziario, che
aveva visto l'accusa presentare come prova alcune lettere rinvenute nel gabinetto dell'imputato.
Più oltre, nello stesso capitolo, pare di trovarsi davvero nel bel mezzo delle purghe russe:

Nel regno di Tribnia, che gli indigeni chiamano Langden... la gran massa della gente era
composta di spie, testimoni, informatori, accusatori, delatori, querelanti, giurati falsi... In primo
luogo concertano quale persona debba essere accusata di sedizione, quindi mettono le mani sulle
carte e le lettere di ipotetici congiurati che vengono frattanto gettati in prigione. Le carte
confiscate sono affidate a un gruppo di linguisti abilissimi nello scoprire gli arcani significati di
parole, lettere e sillabe... Se questo metodo fallisce, sono in grado di ricorrere ad altri due
veramente efficaci, che i saggi chiamano acrostici e anagrammi. Cominciano col decodificare le
lettere iniziali secondo il senso politico: la N per esempio vuol dire rivoluzione, la B un
reggimento di cavalleria, la L una flotta. Oppure, cambiando di posto alle lettere alfabetiche,
sono capaci di scoprire i disegni più reconditi in qualsiasi scritto. Se scrivessi per esempio a un
amico: "Mio fratello Tommaso ha le emorroidi", il sagace linguista scoprirà che con questa frase
si possono formare le seguenti parole: "Resisti... la congiura è portata in patria... la torre". E
questo è il metodo anagrammatico.

Altri professoroni della medesima scuola inventano lingue semplificate, scrivono libri usando
macchine, impartiscono la lezione agli allievi scrivendola su un'ostia e facendogliela ingoiare, o
propongono di abolire del tutto l'individualità asportando parte del cervello di un uomo e
trapiantandola nel cranio di un altro. Troviamo un'inquietante familiarità nell'atmosfera di questi
capitoli perché, mescolata allo scherzo, c'è l'intuizione che il totalitarismo non mira soltanto ad
accertarsi che la gente pensi secondo le regole, ma a renderla meno cosciente. Anche la
descrizione del tipico capo di una tribù di Yahoo, e del "favorito" che prima serve a fare il lavoro
sporco e poi funge da capro espiatorio, si attaglia in modo impressionante agli schemi dei nostri
tempi. Da tutto ciò dobbiamo dunque concludere che Swift fosse in primo luogo un nemico della
tirannide e un paladino del libero pensiero? No. Le sue opinioni, nella misura in cui è possibile
distinguerle, non sono marcatamente liberali. Senza dubbio detesta i lord, i re, i vescovi, i
generali, le signore dell'alta società, gli ordini, i titoli e la pomposità in genere, ma non sembra
giudicare la gente comune granché meglio dei suoi governanti, schierarsi per una maggiore
eguaglianza sociale o plaudire alle istituzioni rappresentative. Gli Houyhnhnm sono organizzati
in base a una sorta di sistema di caste a carattere razziale: i cavalli incaricati della bassa
manovalanza hanno un manto di colore diverso rispetto ai loro padroni e non si accoppiano con
loro. Il sistema scolastico che Swift ammira a Lilliput dà per scontate le distinzioni di classe
ereditarie, e i bambini dei ceti più poveri non vanno a scuola: poiché "il loro compito è di
coltivare la terra, la loro educazione ha poca importanza per il bene pubblico". Né Swift -pur
avendo beneficiato lui stesso di una notevole tolleranza rispetto ai suoi scritti - appare
particolarmente favorevole alla libertà di parola e di stampa. Il re di Brobdingnagr allibito dalla
quantità di sette religiose e politiche presenti in Inghilterra, e ritiene che chi professa "opinioni
dannose per il pubblico" (nel contesto sembra intendere qualsiasi opinione semplicemente
eretica), se pure non deve costretto a cambiarle, deve quantomeno essere costretto a tacerle:
perché "se nel primo caso l'atteggiamento è quello della tirannia, nel secondo è quello della
debolezza". Il modo in cui Gulliver lascia la terra degli Houyhnhnm offre un'indicazione ancora
più sottile del parere personale di Swift. Almeno a intermittenza, Swift era una sorta di
anarchico, e la Parte IV dei Viaggi di Gulliver disegna il quadro di una società anarchica, non
governata dalla legge nel senso consueto del termine ma dai dettami della "ragione",
spontaneamente accettati da tutti. L'Assemblea generale degli Houyhnhnm "esorta" il padrone di
Gulliver a sbarazzarsi di lui, e i suoi vicini esercitano pressioni affinché si adegui. I motivi
addotti sono due. Primo, che la presenza di questo insolito Yahoo possa fomentare ribellioni nel
resto della tribù, e secondo che un rapporto amichevole tra un Houyhnhnm e uno Yahoo era
"contrario alla ragione e alla natura, sconosciuto da sempre al loro popolo". Il padrone di
Gulliver sembra un po' restio a obbedire, ma l'"esortazione" (ci viene detto che uno Houyhnhnm
non è mai costretto a fare nulla, solo "esortato" o "consigliato") non può essere ignorata. Questo
è un ottimo esempio della tendenza totalitaria inerente alla visione anarchica o pacifista della
società. In una società senza leggi e, in teoria, senza coercizione, l'unico possibile arbitro del
comportamento è l'opinione pubblica. Ma l'opinione pubblica, dato il formidabile istinto a
conformarsi tipico degli animali gregari, è meno tollerante di qualsiasi sistema giuridico. Quando
gli esseri umani sono governati dalle Tavole della Legge l'individuo può permettersi un certo
grado di eccentricità; quando si presume che siano governati dall’"amore" o dalla "ragione", il
singolo è sottoposto a una pressione costante per comportarsi e pensare in modo esattamente
identico a tutti gli altri. Gli Houyhnhnm, ci viene detto, sono unanimi su quasi tutti gli argomenti.
L'unica questione di cui abbiano mai discusso è il trattamento da riservare agli Yahoo. Altrimenti
non c'è margine di disaccordo tra loro, o perché la verità è già evidente di per sé o perché è
impossibile da scoprire e dunque irrilevante. Nella loro lingua non esiste un termine per
"opinione" e nelle loro conversazioni non c'è "diversità di sentimenti". Insomma, hanno
raggiunto lo stadio più alto di un'organizzazione totalitaria, quello in cui il conformismo è così
generalizzato da rendere superflua ogni forza di polizia. Swift approva questo stato di cose
perché, tra le tante virtù di cui è dotato, gli mancano sia la curiosità intellettuale sia la bontà
d'animo. Ai suoi occhi, chi sostiene un parere contrario lo fa sol tanto per partito preso. Tra gli
Houyhnhnm la "Ragione", sostiene, "non ha nulla di problematico come accade invece da noi,
dove gli uomini riescono ad argomentare in modo plausibile ai poli opposti di una questione; al
contrario, essa ti folgora come una convinzione intuitiva e immediata, non corrotta dalla passione
e dall'interesse". In altre parole, sappiamo già tutto, dunque a che scopo tollerare le opinioni
dissidenti? La conseguenza naturale di questa premessa è appunto la società totalitaria degli
Houyhnhnm, in cui non può esserci alcuna libertà o progresso. Abbiamo ragione a considerare
Swift un ribelle e un iconoclasta, ma fatte salve alcune questioni secondarie, per esempio la sua
insistenza sul fatto che le donne dovrebbero ricevere lo stesso livello di istruzione degli uomini,
non possiamo etichettarlo come un uomo "di sinistra". È un conservatore anarchico, che
disprezza l'autorità senza credere alla libertà e che mantiene una prospettiva aristocratica pur
vedendo lucidamente quanto l'aristocrazia del suo tempo fosse ormai degenerata e spregevole.
Perciò, come già detto prima, le sue filippiche contro i ricchi e i potenti vanno prese con le
molle, e tenendo sempre conto del fatto che, appartenendo il loro autore al partito sconfitto,
scaturivano almeno in parte da un risentimento personale. Per ovvi motivi, gli "esclusi" sono
sempre più radicali degli "inclusi". Ma l'elemento più essenziale è l'incapacità di Swift di credere
che la vita - la reale vita quotidiana così com'è condotta sulla terra, e non una sua qualche
versione razionalizzata e deodorizzata - meriti di essere vissuta. Certo, nessuna persona onesta
potrebbe sostenere che oggi la felicità sia una condizione normale tra gli esseri umani adulti; e
tuttavia esiste la possibilità di renderla tale, ed è questo il cuore di ogni seria controversia
politica. Swift ha molto in comune - più, credo, di quanto sia stato notato - con Tolstoj, un altro
scettico sulla possibilità della felicità. Entrambi hanno la stessa prospettiva anarchica dietro cui si
nasconde una mentalità autoritaria; entrambi mostrano pari ostilità verso la scienza e pari
intolleranza verso gli oppositori, nonché la stessa incapacità di attribuire importanza alle
questioni cui loro stessi non siano interessati; ed entrambi nutrono una sorta di orrore per i reali
processi della vita, anche se Tolstoj ci arrivò più tardi e per vie diverse. La loro insoddisfazione
sessuale non era del medesimo tipo, ma aveva questo in comune: una ripugnanza sincera
mescolata a una fascinazione morbosa. Tolstoj era un libertino pentito che finì per predicare la
totale castità pur continuando a praticare il contrario fino in età avanzata. Pare che Swift fosse
impotente, e nutrisse un orrore patologico per le feci umane; al tempo stesso ci pensava di
continuo, com'è evidente dalle sue opere. E improbabile che persone simili possano godere della
felicità che tocca a gran parte degli esseri umani, poca e per ovvi motivi non saranno inclini ad
ammettere che la vita terrena sia passibile di grandi miglioramenti. La loro mancanza di curiosità
e, di conseguenza, la loro intolleranza nascono dalla stessa radice. Il disgusto, il rancore e il
pessimismo di Swift avrebbero senso se proiettati sullo sfondo di un mondo "altro" di cui questo
fosse soltanto il preludio. Poiché non sembra avere davvero creduto in niente del genere, per lui
diventò indispensabile costruire un paradiso concreto, ipotizzabile, sulla superficie del pianeta e
al tempo stesso assolutamente diverso da qualsiasi luogo conosciuto, e del tutto affrancato dagli
elementi dell'esistente che suscitavano la sua disapprovazione: le menzogne, la follia, il
cambiamento, l'entusiasmo, il piacere, l'amore e la sporcizia. E come creatura ideale Swift scelse
il cavallo, un animale i cui escrementi non lo disgustavano. Che gli Houyhnhnm siano creature
lugubri è un dato così generalmente accettato che non vale la pena di insisterci. Il genio di Swift
li rende credibili, ma in ben pochi lettori possono aver suscitato sentimenti diversi dall'antipatia.
E questo non perché vedere degli animali preferiti agli uomini ferisca la nostra vanità; in realtà
gli Houyhnhnm sono molto più simili agli esseri umani degli Yahoo, e l'orrore di Gulliver per
questi ultimi, insieme all'ammissione che si tratta di creature identiche a lui, contiene una
contraddizione logica. L'orrore nei loro confronti lo coglie a prima vista: "Nel complesso devo
dire di non aver mai visto durante i miei viaggi animali gli così repellenti o almeno esseri che
abbiano suscitato in me un simile senso di repulsione". Ma in confronto a cosa gli appaiono tanto
disgustosi? Non rispetto agli Houyhnhnm, che nel racconto non hanno ancora fatto la loro
comparsa. Perciò il confronto può essere soltanto con Gulliver stesso, e cioè con gli esseri umani.
In seguito, però, ci viene detto che gli Yahoo sono umani, e che a Gulliver la società umana è
diventata insopportabile perché tutti gli uomini sono Yahoo. Ma allora perché non ha concepito
prima il suo disgusto per l'umanità? In sostanza ci viene detto che gli Yahoo sono
incommensurabilmente diversi dagli uomini, eppure uguali a loro. È come se, in preda all'impeto
della rabbia, Swift avesse perso il controllo e rivolto ai suoi simili si fosse messo a sbraitare:
"Siete ancora più luridi di quanto pensassi!". Ciononostante resta impossibile provare molta
simpatia per gli Houyhnhnm, e la loro mancanza di attrattiva non dipende dal fatto che
opprimono gli Yahoo. Sono sgradevoli perché la "Ragione" che li governa è in realtà una
pulsione di morte. Sono immuni all'amore, all'amicizia, alla curiosità, alla paura, al dolore e -
salvo per i loro sentimenti nei confronti degli Yahoo, che nella loro comunità occupano lo stesso
posto degli ebrei nella Germania nazista - alla rabbia e all'odio. "Per i loro piccoli non hanno un
affetto cieco, bensì li educano secondo i principi della ragione". Esercitano l'"amicizia" e la
"benevolenza", ma non nei confronti di individui particolari bensì in modo universale nei
confronti dell'intera razza umana. Apprezzano la conversazione, ma nei loro discorsi non
esprimono alcuna divergenza d'opinione, trattando sempre e solo di "qualcosa di utile, espresso
con sobria efficacia e con spiccato senso del decoro". Praticano un rigoroso controllo delle
nascite, e una volta procreati due figli tutte le coppie si astengono rapporti sessuali. I matrimoni
sono combinati dagli anziani secondo principi eugenetici, e la loro lingua non ha una parola che
significhi "amore" nel senso sessuale del termine. Quando muore qualcuno, loro vanno avanti
come se niente fosse, senza alcun senso di perdita. È evidente che il loro intento è somigliare
quanto più possibile a un cadavere vivente. È vero che un paio dei loro tratti non sembrano
"ragionevoli" nel senso in cui loro usano questo termine. Per esempio attribuiscono un grande
valore non soltanto alla prestanza fisica ma anche al talento atletico, e tengono in alta
considerazione la poesia. Tuttavia queste eccezioni potrebbero non essere arbitrarie come
sembrano. È probabile che Swift sottolinei la forza fisica degli Houyhnhnm per chiarire che non
potrebbero mai essere la sottomessi dall'odiata razza umana, e il gusto per poesia potrebbe essere
stato incluso nelle loro virtù perché agli occhi di Swift la poesia è l'antitesi della scienza, per lui
la più inutile di tutte le imprese. Nella Parte III cita "immaginazione, fantasia e invenzione" come
facoltà desiderabili che - a dispetto del loro amore per la musica - mancavano del tutto ai
matematici di Laputa. Bisogna ricordare che, pur avendo scritto ammirevoli versi comici, il
genere poetico che Swift riteneva degno di rispetto era probabilmente la poesia didattica. Degli
Houyhnhnm dice:

Devo riconoscere che in poesia sono superiori a tutti gli altri mortali; come potrà essere imitata,
infatti, l'esattezza delle loro similitudini o la minuziosità e precisione delle loro descrizioni?
Entrambe queste doti abbondano nei loro versi, i quali elogiano sempre la benevolenza e l'amistà,
esaltano i vincitori dei tornei e dei giochi ginnici.

Ahimè, nemmeno il suo genio seppe produrre un campione di questa poesia tale da permetterci
di giudicarla. Ma sembra proprio di capire che si trattasse di quel genere raggelante (in forma di
distico, scommetto) che non contrasta troppo con i principi della "Ragione". La felicità è
notoriamente difficile da descrivere, ed è raro che le immagini di una società giusta e ben
ordinata risultino attraenti o convincenti. In genere, però, i creatori delle Utopie positive si
sforzano di tracciare un quadro della nostra esistenza così come sarebbe se la vivessimo davvero
appieno. Swift invece propugna un rifiuto puro e semplice della vita, giustificandolo con la
pretesa che la "Ragione" consista nel conculcare gli istinti. Gli Houyhnhnm, creature senza
storia, continuano una generazione dopo l'altra a vivere con prudenza, mantenendo la propria
popolazione sempre allo stesso livello, scansando ogni passione, restando immuni da tutte le
malattie, affrontando la morte con indifferenza, addestrando i propri giovani ai medesimi principi
- e tutto questo a quale scopo? Affinché il medesimo processo possa riprodursi all'infinito. L'idea
che la vita meriti di essere vissuta qui e ora, che sia possibile renderla degna di essere vissuta o
che sia giusto sacrificarla per un bene futuro è completamente assente. Il mondo lugubre degli
Houyhnhnm era l'Utopia migliore che Swift fosse in grado di concepire, tenuto conto che non
credeva in un altro mondo» né traeva alcun piacere da certe attività normali. Tuttavia non è
pensata come qualcosa di desiderabile in sé, ma solo come giustificazione per un altro attacco
all'umanità. Lo scopo, come al solito, è umiliare l'Uomo rammentandogli che è debole, ridicolo,
e soprattutto che puzza; e il movente originario, probabilmente, è una sorta di invidia, l'invidia
dello spettro dei viventi, dell'uomo consapevole di non poter essere felice per gli altri, che così
teme - potrebbero esserlo un pochino più di lui. L'espressione politica di questa visione non può
che essere il reazionarismo o il nichilismo, perché la persona che la detiene vorrà impedire alla
società di svilupparsi in una direzione che smentisca il suo pessimismo. Per riuscirci bisogna
distruggere tutto oppure precludere il cambiamento sociale. Da ultimo Swift distrusse tutto
nell'unico modo possibile prima della bomba atomica, cioè impazzendo, ma, come ho cercato di
dimostrare, i suoi obiettivi politici erano nel complesso del genere reazionario. Da quanto ho
scritto potrebbe sembrare che io sia contro Swift, e che il mio scopo sia di confutarlo e persino
sminuirlo. Nel senso politico e morale sono contro di lui, almeno per quanto mi è dato di capire
sulle sue posizioni. Tuttavia, per quanto strano, Swift è uno degli scrittori che ammiro con minor
riserva, e I viaggi di Gulliver in particolare un libro di cui non riesco mai a stancarmi. Lo lessi
per la prima volta a otto anni - un giorno meno di otto anni, per l'esattezza, perché avevo rubato e
letto in segreto la copia che era stata messa da parte per l'indomani, come regalo di compleanno -
e da allora credo di averlo riletto non meno di una mezza dozzina di volte. Il suo fascino mi
sembra inesauribile. Se dovessi scrivere un elenco di sei libri da salvare dalla distruzione, I
viaggi di Gulliver sarebbe senz'altro nella mia lista. Il che porta alla domanda: qual è il rapporto
tra l'adesione alle opinioni di un autore e il godimento della sua opera? Se si è capaci di distacco
intellettuale, è possibile percepire i meriti di uno scrittore con cui si sia in profondo disaccordo,
ma il godimento è un'altra faccenda. Ammesso che esistano un'arte buona e una cattiva, allora
l'una o l'altra qualità devono risiedere nell'opera stessa scindere da chi la osserva, beninteso, ma a
prescindere dal suo stato d'animo. In un certo senso, quindi, non è possibile che una poesia
appaia bella il lunedì e brutta il martedì. Ma se la si giudica in base al piacere che suscita, allora è
senz'altro possibile, perché l'apprezzamento, il godimento, è uno stato soggettivo cui non si
comanda. Per gran parte della sua vita diurna, persino l'individuo più colto non prova sentimenti
estetici di sorta, e la capacità di provarne è facilissima da annichilire. Se avete paura o fame, se
siete afflitti dal mal di denti o dal mal di mare, Re Lear non vi sembrerà meglio di Peter Pan.
Magari intellettualmente sapete che è un'opera migliore, ma è solo un fatto di cui avete memoria:
non sentirete i meriti di Re Lear finché non sarete tornati a una condizione normale. Il dissenso
politico o morale può scombussolare il giudizio estetico in modo altrettanto disastroso (se non
più disastroso dato che la causa è più difficile da identificare). Se un libro vi fa arrabbiare, vi
offende o vi allarma, non potrete trarne godimento, quali che siano i suoi meriti. Se vi sembra
pernicioso, capace di esercitare un'influenza negativa, è probabile che costruiate un'intera teoria
estetica per che non ha alcun merito. L'attuale critica letteraria consiste in larga parte nel
destreggiarsi avanti e indietro tra le due reazioni. E tuttavia può verificarsi anche il processo
opposto: il godimento può sopraffare la disapprovazione, pur riconoscendo apertamente che si
sta godendo di qualcosa di alieno a sé. Swift, la cui visione del mondo è così spiccatamente
inaccettabile e i cui libri godono comunque di immensa popolarità, è un buon esempio di questo
fenomeno. Perché non ci offende essere chiamati Yahoo restando fermamente convinti di non
esserlo? Non è sufficiente rispondere, come è consuetudine, che Swift era fuori strada, peggio
ancora un pazzo, e che tuttavia era un «bravo scrittore. E vero che la qualità letteraria di un libro
è in certa misura separabile dal suo contenuto. Alcuni hanno un talento innato per la parola, così
come altri hanno un «buon occhio» per i giochi. E soprattutto questione di tempismo e della
capacità istintiva di calibrare l'enfasi. Per un esempio immediato, rileggete il brano citato sopra,
che comincia con "Nel regno di Tribnia, che gli indigeni chiamano Langden". Gran parte della
sua forza deriva dalla chiusa: "E questo è il metodo anagrammatico." In senso stretto, la frase era
superflua, perché il metodo è già stato decifrato, ma la falsa solennità della ripetizione, in cui
sembra risuonare la voce stessa di Swift, è la definitiva sentenza di idiozia pronunciata sulle
attività descritte, come l'ultimo colpo di martello sulla testa del chiodo. Ma tutta la potenza e
semplicità della prosa di Swift, e una forza d'immaginazione tale da rendere l'invenzione non di
uno ma di un'intera serie di mondi impossibili più credibile di gran parte dei resoconti contenuti
nei libri di storia, non ci permetterebbero di apprezzare Swift se la sua visione del mondo fosse
davvero offensiva o scioccante. Milioni di persone di molti paesi diversi hanno goduto la lettura
dei Viaggi di Gulliver notandone al tempo stesso le implicazioni antiumane; persino il lettore
bambino, che lo accerta dal principio alla fine come una semplice fiaba, deve avvertire in certa
misura l'assurdità di immaginare esseri umani alti quindici centimetri. L'unica spiegazione è che
al fondo la visione di Swift non ci sembra del tutto falsa - o, più esattamente, non sempre. Swift è
uno scrittore malato. Soffre in permanenza di una depressione che nelle persone normali è solo
intermittente, e somiglia parecchio a un uomo che racimoli l'energia di scrivere libri mentre è in
preda all'itterizia o agli strascichi dell'influenza. Ma noi tutti conosciamo per esperienza
personale il suo stato d'animo, e non possiamo fare a meno di immedesimarci con la sua
manifestazione. Prendete per esempio una delle sue opere più caratteristiche, Lo spogliatoio
della signora, oppure un altro componimento di tema analogo, A una bella e giovane ninfa in
procinto di coricarsi. Che cosa è più vero, il punto di vista espresso in queste poesie o quello
implicito nella frase di Blake -la nudità della donna è il lavoro di Dio? Senza dubbio Blake è più
vicino alla verità, e tuttavia chi non prova una punta di soddisfazione vedendo per una volta
sfatato il mito della delicatezza femminile? Swift falsifica la propria visione del mondo
ostinandosi a vedere nella vita umana soltanto sporcizia, follia e cattiveria, ma parte di ciò che
estrapola dal tutto esiste davvero, ed è una cosa che sappiamo tutti, anche se ci guardiamo bene
dal dirlo. Parte della nostra mente-quella dominante in una persona normale - ritiene che l'uomo
sia una creatura nobile e la vita degna di essere vissuta; ma esiste anche una sorta di io profondo
che, almeno a intermittenza, resta atterrito di fronte all'orrore dell'esistenza. Piacere e disgusto
sono stranamente intrecciati. Il corpo umano è bello, ma anche ripugnante e ridicolo, come si può
verificare in qualsiasi piscina. Gli organi sessuali sono oggetto di desiderio, ma anche di ripulsa,
tanto che in molte lingue, se non tutte, i termini che li designano vengono usati come insulti. La
carne è deliziosa, ma la bottega di un macellaio ci dà la nausea; anzi, tutto il nostro cibo viene in
origine dallo sterco e dalle carcasse, le due cose che ci inorridiscono di più in assoluto. Quando
giunge all'età in cui ha superato la fase infantile ma guarda ancora al mondo con occhi nuovi, un
bambino è animato dall'orrore quasi quanto lo è dalla meraviglia -orrore del muco e della saliva,
degli escrementi di cane sui marciapiedi, di una rana morta divorata dai vermi, del puzzo di
sudore degli adulti, della bruttezza dei vecchi, con le loro teste calve e i nasi bulbosi. Nel suo
incessante insistere sulle malattie, la sporcizia e la deformità, di fatto Swift non sta inventando
niente, si limita a escludere qualcosa. Anche il comportamento umano, soprattutto in politica, è
come lo descrive lui, sebbene comprenda altri aspetti più importanti che Swift si rifiuta di
ammettere. Per quanto ne sappiamo, l'orrore e il dolore sono necessari alla conservazione della
vita su questo pianeta, per questo i pessimisti alla Swift possono affermare: "Se è impossibile
liberarci dell'orrore e del dolore, come si può migliorare in modo significativo l'esistenza?". In
sostanza il suo è un atteggiamento cristiano, fatto salvo il ricatto dell'"altra vita", che con ogni
probabilità ha comunque meno presa sulle menti dei credenti della convinzione che questo
mondo sia una valle di lacrime e la tomba un luogo di riposo. lo sono certo che sia un
atteggiamento sbagliato e che possa avere effetti dannosi sul comportamento, e tuttavia trova
risonanza in qualcosa dentro di noi, come la trovano le parole lugubri di una liturgia funebre e
l'odore dolciastro della decomposizione in una chiesa di campagna. Molti, quantomeno chi
ammette l'importanza dei contenuti, sostengono che un libro non può essere "buono" se esprime
una visione della vita chiaramente falsa. In merito alla narrativa contemporanea, per esempio,
sentiamo dire che i libri di autentico valore letterario sono quelli con una tendenza grossomodo
"progressista". Questa tesi ignora il fatto che la lotta tra progresso e reazione imperversa da
sempre nella storia, e che in qualsiasi epoca sono stati scritti grandi libri da una molteplicità di
punti di vista diversi, alcuni più tangibilmente falsi di altri. Da un propagandista si può esigere
soltanto che creda sinceramente in ciò che scrive, e che le sue tesi non siano del tutto campate
per aria. Oggi, per esempio, possiamo immaginare un buon libro scritto da un cattolico, un
comunista, un fascista, un pacifista, un anarchico, magari un liberale vecchio stampo o un
semplice conservatore; non possiamo invece immaginare un buon libro scritto da un medium, un
seguace di Frank Buchman o un membro del Ku-Klux-Klan. Le opinioni sostenute dallo scrittore
devono essere compatibili con la salute mentale, intesa in senso medico, e con la capacità di
seguire in modo continuativo una logica di pensiero; al di là di questo possiamo chiedergli solo il
talento, che probabilmente è un altro nome della convinzione. Swift non possedeva saggezza nel
senso comune del termine, ma aveva una visione di formidabile intensità, capace di individuare
un'unica verità nascosta e poi di distorcerla, ingrandendola a dismisura. La longevità dei Viaggi
di Gulliver dimostra che, sorretta dalla forza della convinzione, una visione del mondo che passa
a stento l'esame della salute mentale è sufficiente a produrre una grande opera d'arte.

Note al capitolo:

1. Gli Houyhnhnm troppo anziani per camminare vengono trasportati su «slitte» o su «un veicolo
come una treggia». Poiché le slitte corrono su rotaie, possiamo presumere che gli Houyhnhnm
non conoscessero la ruota.

2. La decadenza fisica che Swift afferma di avere osservato poteva essere reale nel suo tempo. La
attribuisce alla sifilide, allora una malaria nuova in Europa, e forse più virulenta di oggi. Anche i
liquori distillati erano una novità nel diciassettesimo secolo, e da principio devono avere prodotto
un grande incremento dell'alcolismo.

3. Alla fine del libro, come campioni tipici della follia e della cattiveria umane, Swift cita «un
avvocato, un borsaiolo, un colonnello, un buffone, un lord... o simili». È un esempio della
violenza irresponsabile degli impotenti. L'elenco fa tutt’un fascio di chi viola i codici
convenzionali e di chi li rispetta. Se per esempio condannate automaticamente un colonnello in
quanto tale, su quali basi potreste condannare un traditore della patria? O ancora, se volete
eliminare i borsaioli, dovrete avere delle leggi, e questo significa che avrete anche gli avvocati.
Ma in tutto questo brano conclusivo, in cui l'odio è così autentico e la ragione su cui si fonda così
inadeguata, qualcosa non convince. Si ha la sensazione che all'opera ci sia un'animosità
personale.

Collocazione originale:

Politics vs. Literature. An Examination of Gulliver's Travels, "Polemic", n. 5, London, settembre-


ottobre 1946. Le citazioni da Swift sono tratte da I viaggi di Gulliver, traduzione di Attilio Brilli,
Garzanti, Milano, prima edizione digitale 2011 [N.d.T.].

Potrebbero piacerti anche