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MASTER CLASS
1 - Introduzione
Indice
Antonio Carnevale
Capitolo 1.1 - La mia storia
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Capitolo 1.1 - La mia storia
mi fece capire che forse era meglio fare il soldato semplice, cercando ma-
gari di farlo come lo aveva fatto mio fratello sull’isola di Ponza, nell’Ae-
ronautica, che mi avrebbe dato la possibilità di avere spesso dei permessi
che potevo sfruttare per andare a Siena o comunque per preparare la tesi
di laurea.
Purtroppo (o fortunatamente) la mia domanda di passaggio dall’esercito
all’aeronautica non fu accettata e mi ritrovai a fare il CAR, cioè il periodo
di addestramento (che nel mio caso era un CAR avanzato perché feci l’ad-
destramento come addetto contabile) nella caserma di Maddaloni. Poi
riuscii ad essere assegnato al distretto militare di Siena, che mi permise di
completare in maniera più agevole il lavoro, sperimentale, sulla mia tesi
di laurea per la costruzione di un modello econometrico di previsione
dell’indice di borsa.
Ma bisogna fare un passo indietro, perché prima di partire per il militare
provai a chiedere la tesi di laurea al professore con il quale avevo sostenuto
l’esame (un esame da 30 e lode) in tecnica di borsa, ma lui mi rispose che
non poteva, perché era pieno di ragazzi da seguire. Allora mi rivolsi ad un
altro professore, titolare della cattedra di tecnica del mercato dei cambi,
ma anche lui mi disse che non poteva, perché aveva già un numero eleva-
to di studenti da seguire. Mi rimase soltanto da chiedere a un professore
con il quale avevo fatto due esami, sempre da 30 e lode, che insegnava
ricerca operativa e ricerca operativa applicata. Avevo già pensato ad un
modello algoritmico di ottimizzazione nella scelta di portafoglio che a lui
andava bene. Nel giugno del 1989 ero pronto a raccogliere materiale per
poi portarlo a visionare a questo professore nel mese di settembre e infine
partire per la leva militare all’inizio di novembre.
Il caso volle che questo poveretto, appassionato di free climbing, durante
l’estate 1989, morisse scivolando su una scogliera in Sardegna.
Avevo, quindi, fretta di trovare un sostituto e mi precipitai a Siena, nel lu-
glio del 1989, ritornando dal primo professore, quello di tecnica di borsa.
Lui capì subito la situazione e senza farmi attendere oltre mi disse: “Va
bene, preparami un modello di previsione dell’indice di borsa.”
Mi sono laureato nell’aprile del 1991 con il massimo dei voti e dopo qual-
che giorno ho vinto una borsa di studio che mi portò a frequentare un
corso di 3 mesi, full time, presso una scuola di specializzazione (ISDA),
riguardante “I mercati finanziari e l’attività bancaria internazionale”.
Questo corso mi servì tantissimo perché avevo tra i docenti anche diri-
genti bancari molto operativi sui mercati finanziari, che mi fecero capire
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Il primo gennaio 1993 diventava operativa la legge SIM (la famosa legge
1.1991) che obbligava le banche a separare la gestione titoli dei clienti
dalla gestione del proprio portafoglio titoli (l’obbligo era esteso anche alla
separazione fisica degli uffici e del personale addetto).
Il Direttore Generale mi chiese se mi sentivo in grado di gestire il porta-
fogli titoli della Banca.
A tale domanda non solo, ovviamente, risposi di sì ma proposi di fare
un ufficio unico (Tesoreria Integrata) che oltre alla gestione dei titoli, si
sarebbe occupato anche della gestione della liquidità della Banca e dei
rapporti con la Banca d’Italia.
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Ho iniziato, quindi a fare trading sui mercati finanziari i primi giorni del
1993, a 27 anni, curando un patrimonio di circa 200 miliardi di vecchie
lire e lavorando principalmente sui BTP con scadenza 10 anni.
Era il febbraio 1995 e avevo deciso di cambiare lavoro: non avevo stimoli
e subivo un forte corteggiamento dalla Fideuram.
Stavo per lasciare la Banca, erano gli ultimi due giorni di lavoro e....mi
arrivò una telefonata in Banca dal responsabile del personale della Deu-
tsche Bank chiedendomi se volevo ritornare su a Milano perché avevano
una proposta di lavoro per me (considerate che a quei tempi non avevo il
telefonino e, sposato da pochi mesi, non avevo nemmeno il telefono fisso
a casa; insomma la Deutsche Bank poteva trovarmi solo quegli ultimi due
giorni in Banca e poi sicuramente avrebbe chiamato un altro).
Nello stesso mese passai quindi in Deutsche Bank nella sede di Milano e
in poco tempo mi affidarono la responsabilità della Tesoreria e del “Mo-
ney Markets & Derivatives” (prima mi mandarono a fare un corso sui
derivati a Oxford).
In pratica mi occupavo di gestire la liquidità della Banca nel mercato dei
tassi a breve termine (sia sul mercato cash che sul mercato dei derivati).
Gestivo un patrimonio tra cash e derivati di circa 100.000 miliardi di
lire e i miei profitti venivano per lo più da posizioni di arbitraggio sui
vari segmenti e prodotti del mercato e pertanto avevo accumulato una
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Capitolo 1.1 - La mia storia
notevole esperienza sul mercato dei cambi e sul ruolo attivo delle Banche
Centrali.
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Mi resi conto, solo in quel momento, che non avevo delle regole ben pre-
cise da seguire.
Perdere così tanti soldi in pochi attimi, e per motivazioni così irrazionali,
non mi fece dormire per molte e molte notti.
Volevo a tutti i costi trovare una tecnica con delle regole strettissime.
Poteva mai esistere una tecnica che, a fronte di un rischio basso calcolato,
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Capitolo 1.1 - La mia storia
La gente spesso mi chiede: “Se sei un grande, perché impieghi parte del tuo
tempo ad insegnare? Non guadagneresti molto di più facendo solo trading?”
Come già detto più volte sui social, il mio obiettivo è quello di ridare al
Trading il prestigio e l’autorità che si merita.
Sono stufo di questa situazione: nel panorama italiano fino ad ora man-
cava un vero percorso di formazione per diventare Trader affermati e
profittevoli, capaci di operare e ricavare degli utili come le grosse banche
d’affari.
Ho deciso quindi di dedicare tutto il mio impegno e tutti i miei sforzi per
aiutare chi ha come obiettivo (o come sogno!) quello di essere un profes-
sionista del Trading.
Erano anni che volevo farlo, ma non l’ho mai fatto perché non volevo
perdere il focus verso la mia attività di trading. Insomma, anche se ci
tenevo e ci tengo a ridare al trading il vestito che merita, non volevo to-
gliere tempo a mia moglie e ai miei figli per questo.
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Per me era qualcosa di straordinario ma allo stesso tempo in linea con gli
obiettivi prefissati.
Per lui, che fino a quel momento aveva studiato e letto di tutto ma solo su
analisi tecnica, è stata una rivelazione vedere il mio modo di fare trading.
Andrea De Massari
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Lui poi decise di condividere questo progetto con un suo amico e socio,
Marco Ferrari, un giovane imprenditore di Verona.
Marco Ferrari
Ora che sai la mia storia e come è nato il Metodo SAMAS, voglio specifi-
care una cosa affinché tutto sia ben chiaro.
• Analisi Fondamentale
• Antimartingala
• Gestione dell’emotività
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Capitolo 1.1 - La mia storia
Quindi è molto improbabile per te essere profittevole sia nel breve che nel
lungo periodo.
Buon viaggio.
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MASTER CLASS
1.2 - Il Trading online
Antonio Carnevale
Capitolo 1.2 - Il trading online
• Avere un computer
• Collegarlo in rete
• Creare un proprio conto presso una società sul web di “intermediazio-
ne” o un broker che offrono servizi per accedere a questi mercati (di soli-
to chi apre un conto presso un broker, che normalmente offre servizi sui
cambi, già ha un conto operativo presso una banca ordinaria dove magari
compra solo BOT o esegue qualche investimento in azioni).
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Capitolo 1.2 - Il trading online
Una volta definiti i punti base della propria operatività occorre metterli
in pratica. Se vuoi diventare un trader profittevole dovrai sudare, nulla è
scontato, ma ti guiderò passo dopo passo verso il successo.
Chi si avvicina ai mercati spesso non ha la minima cognizione di come
funzionano, di cosa è una coppia di valute, di come si imposta uno stop
loss, di cosa sono e come funzionano i broker.
E’ per questo motivo, se non sai nulla, che devi studiare! Solo studiando
e seguendo buoni maestri si impara un’arte.
Il trading può essere fatto anche da gente alle prime armi, ma non da
gente senza formazione o che non ha voglia di apprendere. Se pensi che
sia sufficiente creare un conto presso una banca o un broker, o peggio,
che puoi affidarti a un trading system automatico o a segnali di trading a
pagamento e piazzare qualche scommessa probabilmente perderai i tuoi
soldi.
L’improvvisazione a tutti i livelli è deleteria, nessuno può pensare di es-
sere professionista dopo pochi mesi o pochissimi anni di esperienza e
l’invito che faccio sempre è di diffidare dei formatori che non hanno un’e-
sperienza pluriennale e certificata.
Un passo importante per poter iniziare a fare trading è quello di selezio-
nare un mediatore o una società che facciano da intermediari tramite
servizi, e che offrano una piattaforma di trading attraverso la quale ese-
guire gli ordini.
Tutti gli intermediari migliori, accreditati e sicuri, li troveremo nell’appo-
sito capitolo dedicato alla scelta del broker.
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Capitolo 1.2 - Il trading online
• Con un software apposito da installare sul computer (uno dei più usati
si chiama Metatrader ed è offerto in due versioni: Metatrader4 e Metatra-
der5, ma ci ritorneremo, spiegandone il funzionamento nel capitolo 2.4)
Per iniziare a fare trading on line, prima di tutto bisogna fare l’iscrizione
al sito web del broker.
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Capitolo 1.2 - Il trading online
Cenni di storia
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Capitolo 1.2 - Il trading online
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Capitolo 1.2 - Il trading online
Curiosità
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Capitolo 1.2 - Il trading online
rore materiale che avrebbe innescato il crollo del Dow Jones di oltre il 9%,
recuperato in chiusura. Un trader nell’ordine di vendita avrebbe digitato
una ‘b’ di billion al posto di una ‘m’ di million mandando in tilt il sistema
ma, soprattutto, facendo scattare il panico sui mercati di tutto il mondo.
La banca ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta interna.
11000
10800
10600
10400
10200
10000
9800
10 12 14 16
2700
2600
2500
2400
2300
2200
2100
2000
1900
1800
1700
07/01/87 08/01/87 09/01/87 10/01/87 11/01/87 12/01/87 01/01/88
Fig. 2
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Capitolo 1.2 - Il trading online
C’è solo una possibilità su 26.238 che la giornata di Borsa di oggi si con-
cluda come il famigerato “lunedì nero” del 1987.
Quel 19 ottobre il Dow Jones crollò in una sola seduta di oltre il 22%, ma
altre piazze fecero molto peggio: Hong Kong perse il 45,8%, l’Australia il
41,8%, la Borsa di Madrid il 31% e quella di Londra il 26,4%. E a Milano?
L’indice Comit calò “solo” del 6,41%.
C’è solo una possibilità su oltre 26mila, dicevo, però quella possibilità c’è.
25
Capitolo 1.2 - Il trading online
Fig. 3
Day trader
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Capitolo 1.2 - Il trading online
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Capitolo 1.2 - Il trading online
affinché quello che inizialmente può apparire come un sogno non si tra-
duca in un incubo.
La maggior parte dei neofiti deve sapere fin dall’inizio che le probabilità
di successo sono scarse. Ma ci si dedica a questo gioco, che porta a lotta-
re contro le basse probabilità di successo, per sconfiggere la monotonia
spesso di un lavoro e di una vita sempre uguale. E poi c’è sempre la pos-
sibilità di successo.
Questo è il messaggio che viene in continuazione ripetuto in molti corsi
di formazione sul trading, nei manuali di trading fai da te e nelle chat
room su internet.
È stato dimostrato da emeriti professori universitari che ci sono dei tra-
ders molto bravi e veloci che possono battere i professionisti.
Ma il successo nel trading online presuppone molta concentrazione e una
forte disciplina, una mente lucida, rapidi riflessi e ovviamente una discre-
ta disponibilità finanziaria.
Purtroppo, nell’interesse commerciale nessuna società di intermediazio-
ne richiede tale requisiti e il gioco è aperto a tutti, anche se gli aspiranti
trader hanno pochissimi soldi a disposizione.
Agli investitori sono offerti mezzi per eseguire il monitoraggio dei titoli,
oltre alla possibilità di avere maggiori informazioni sull’andamento della
borsa: il trading online, infatti, è accompagnato dalla possibilità di visio-
nare l’andamento dei titoli e lo studio dei grafici di settore, in modo da
poter avere una migliore possibilità di investire velocemente e soprattutto
in sicurezza.
A volte, come dicevo, chi si avvicina a questi tipi di mercati spesso non ha
la minima cognizione, appunto, di come funzionano le cose, di cos’è una
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Capitolo 1.2 - Il trading online
coppia di valute, di come si imposta uno stop loss, di cosa sono e di come
funzionano i broker.
Per questo motivo, se realmente hai intenzione di avvicinarti al mondo
del trading, devi preparati ed essere a conoscenza di tutte le sue fasi.
E’ vero che il trading on line può essere fatto anche da gente alle prime
armi, ma non da gente improvvisata, senza formazione e peggio ancora
tanto presuntuosa da credere già di sapere tutto.
Per ovviare a questo problema le soluzioni sono realmente a portata di
mano e semplicissime e se segui con attenzione il mio corso di formazio-
ne imparerai da chi è riuscito veramente.
Ricordati inoltre che l’improvvisazione a tutti i livelli è deleteria, quindi
eccoti l’ultimo consiglio: chi è ben preparato è già a metà dell’opera.
La maggior parte di coloro che ce l’hanno fatta non hanno segreti o stra-
tegie particolari, ma applicano alcune tecniche di base che sembrano ba-
nali e che invece sono molto importanti per avere successo.
Se sei arrivato fin qui probabilmente hai passato molto del tuo tempo a
comprare inutili e-book, o a scaricare materiale inutile o peggio ancora
ridondante e di conseguenza hai perso tempo e anche denaro.
Qual è allora il segreto del trading di successo?
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MASTER CLASS
1.3 - Perchè l’antimartingala
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
Fig. 4
Prima di Taleb, autori come David Hume, John Stuart Mill e Karl Popper
si sono focalizzati sul problema dell’induzione logica. (Il metodo indut-
tivo dal verbo latino induco, significa letteralmente “portar dentro”, ma
anche “chiamare a sé”, “trarre a sé”: è un procedimento che partendo da
singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale. Contrap-
posto a quello induttivo è il metodo deduttivo, che al contrario procede
dall’universale al particolare). Si cercava di trarre conclusioni generali a
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
Fig. 5 - Socrate
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
L’unico modo efficace per fare questo è costruire una posizione pirami-
dale (cioè sfruttare la leva e la possibilità di lavorare con i margini, per
aumentare sempre più le posizioni man mano che si è in guadagno).
• Money management
• Psicologia
• Orari
• Target
• Leva
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
Exponentially Approaches
infinity
Account Balance
Antimartingale position -
sizing algorithm
Asymptotically -
Approaches zero
Fig. 6
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
Sì, hai capito bene, il Cigno Nero lo ricerchiamo nel movimento di mer-
cato.
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
Ma come tutte le cose belle, si sa, non capitò più negli stessi modi, tempi-
stiche e soprattutto con il corretto timing da parte mia.
Avevo bisogno di un mercato e di un prodotto più volatile per avere più
possibilità di cogliere l’attimo vincente.
Nel 2014 arrivò la grande novità: un conosciutissimo broker estero, con
sede in Italia, offrì sulla piattaforma Metatrader la possibilità di negoziare
l’indice azionario tedesco Dax con una leva massima pari a 400.
Ecco allora come avere a disposizione, considerando che il Dax facilmen-
te oscilla 200-300 punti in un giorno, un prodotto per cogliere ogni gior-
no la possibilità di avere rendimenti stellari.
Anche in questo caso però la fortuna gioca un ruolo non fondamentale
ma sicuramente importante.
Le regole del successo, insomma, sono affidate in gran parte alla bravura
del trader ma, in una diversa parte, anche al caso.
Sempre nel capitolo 6.1 vedremo in concreto cosa è successo ad alcuni
conti che hanno avuto risultati sorprendenti.
In 2 giorni lavorativi un movimento di 200 punti sul Dax, accompagnato
da una limitata attività di antimartingala, portò un conto da 2.000 euro a
circa 75.000 euro.
In 4 ore, di una stessa giornata, un movimento di 200 punti sul Dax, ac-
compagnato da una costruzione antimartingala molto aggressiva, arrivò
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Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala
a dare un profitto stellare del 20.000%. Sì, hai letto bene, il capitale si è
moltiplicato 200 volte; peccato che fossero solo 100 euro che diventarono
20.000 euro.
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MASTER CLASS
1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
Antonio Carnevale
Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
L’antimartingala non è altro che una delle tante tecniche che permettono
di affrontare il mercato finanziario, dal punto di vista del trading, con un
ordine e delle regole per tenere sempre più lontano la variabile emotiva.
Ogni tecnica, anche se viene meccanizzata e opera in ottica di trading
system (cioè con un software che compra e vende seguendo delle regole,
detti algoritmi, già fissate a priori) ha i propri limiti, difetti, inefficienze e
sicuramente non è la soluzione per chi si illude di aver trovato un modo
per fare soldi senza rischi.
Una tecnica (che poi non è altro che un metodo ben preciso ed ogget-
tivo che determina gli ingressi e le uscite dal mercato) per funzionare
nel modo migliore deve essere accompagnata da regole ferree di money
management (letteralmente gestione del capitale, ma che segue una serie
di regole, anche matematiche, che servono ad ottimizzare il capitale di
rischio che si decide di mettere a disposizione per il trading).
Aver trovato la tecnica giusta, che ci permette di fare trading con una
probabilità di successo anche del 70% (cioè ogni 100 operazioni chiuse,
70 sono in guadagno) non assicura di avere alla fine un conto in attivo.
Se rischiamo in ogni operazione la stessa cifra, per esempio 100€, dopo
100 chiusure ci ritroviamo con 4.000 euro di utili (70 x 100€ vincenti e 30
x 100€ perdenti).
Ma sappiamo bene che non è così, perché le posizioni non sono tutte
uguali. A volte si va in euforia e in overconfidence e si aumentano le posi-
zioni senza un criterio matematico e a volte si va in depressione o peggio
nel panico e si diminuiscono le posizioni senza nessun criterio logico.
Pertanto, anche se il nostro metodo o tecnica, sia essa manuale o automa-
tica, ci permette di avere il 70% dei trades in positivo, il nostro conto può
(come spesso accade) andare verso lo zero.
Abbiamo capito una cosa: nel trading di successo bisogna trovare il giu-
sto mix di metodo e money management.
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
• Metodo o sistema
• Money Management
Trading Management
• Risk Management
• Position sizing
• Fixed fractional
• Optimal f
• Secure f
• Fixed ratio
• Percent volatility
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
Esempio:
b) Adesso decido il rischio, quanto sono disposto a perdere ogni volta che
apro una posizione.
Se decido di rischiare 100 euro ogni volta che apro una posizione, se ho
10 operazioni negative di fila (e può accadere) devo smettere di operare.
1) Risk Management
Nel trading, più che in altri campi, una pianificazione attenta può servire
a vincere la forte competizione con mercati altamente efficienti e ad alta
volatilità come il Forex e il mercato degli indici di borsa.
Mettendo in atto una strategia si evita di perdere tempo nell’analisi dei
mercati su cui non si prende posizione e di essere trascinati in una posi-
zione inconsciamente non voluta.
Nel breve periodo, molti, forse, hanno ragione a non pianificare, ma nel
lungo periodo sono inevitabilmente perdenti contro le leggi della stati-
stica.
La base di ogni investimento dovrebbe essere la stesura (mentale e scrit-
ta) di un piano di trading. Tale piano fornisce le ragioni per entrare e
uscire da una posizione (questo lo spiegheremo bene nel capitolo 3.5,
dove affronteremo il foglio elettronico).
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
1) Stop Loss
2) Chiusura con Profitto
Nello stop loss il concetto base è quello secondo il quale ogni investitore
deve avere una propensione alla liquidità: una posizione immobilizzata
in perdita costituisce un mancato investimento su qualche altra attività
finanziaria.
• Attuale investimento
• Investimento che non possiamo effettuare a causa del capitale immobi-
lizzato
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
1) Strategia neutrale
2)Martingala
3)Antimartingala o piramide rovesciata
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
2) Money Management
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
a) Fixed fractional
b) Optimal f
c) Secure f
d) Fixed ratio
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
e) Percent volatility
Inoltre c’è la formula di Kelly che indica la frazione ottimale del capitale
da investire.
Essa funziona in questo modo: si studia statisticamente un modello e si
cerca di stimare quali sono le probabilità di operazioni in guadagno (sup-
poniamo 40% e questo lo chiameremo G).
Come puoi capire, ogni operazione in guadagno o in perdita può avere
un valore diverso, pertanto calcoliamo il valore medio di questi eventi
(per chiarire, se vinciamo solo 40 volte su 100 è logico che la vincita me-
dia deve essere superiore alla perdita media per avere il nostro totale in
attivo):
K = G – [(1 - G)/GL ]
Esempio:
Fixed Fractional
Identifica la percentuale di capitale da rischiare in ogni trade: tale % è
chiamata “fraction” o “f ”.
Fixed Ratio
Si cerca di dare lo stesso peso ad ogni unità di in modo tale da mantenere
inalterato l’effetto al crescere della equity line.
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
Percent Volatility
Si basa sulle fluttuazioni di mercato e sulla massima fluttuazione che si
desidera mantenere per il proprio capitale.
Nel modulo 3 e soprattutto nel capitolo 3.3 ti spiegherò per bene l’impor-
tanza della statistica e del calcolo della probabilità e soprattutto l’inutilità
di certi modelli che possono essere sostituiti dalla semplicità della tecnica
antimartingala che ti porterà verso il successo.
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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore
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MASTER CLASS
2 - Strumenti necessari
Indice
Antonio Carnevale
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Il mercato dei cambi, detto FOREX, come acronimo delle due parole in-
glesi Foreign Exchange, è il mercato più liquido che esiste, dove si scam-
biano giornalmente volumi superiori ai 6.000 miliardi di dollari.
E’ un mercato particolare dove si può comprare e vendere una valuta
contro un’altra e dove, grazie alla possibilità di usare una leva, gli importi
effettivamente investiti sono bassi rispetto al capitale nominale che viene
comprato o venduto.
Spesso troverai il termine FX che vuol dire la stessa cosa.
A differenza di quanto avviene in altri mercati che hanno una sede fisica
di scambio, il Forex non ha una borsa valori di riferimento. Le valute
sono scambiate attraverso un network globale di banche e broker. Il Fo-
rex, quindi, non è un mercato standardizzato e non è sottoposto alle re-
gole di una specifica borsa di riferimento (come potrebbe essere la Borsa
valori di Milano o di New York), per questo viene detto Over the Counter
(OTC).
Dato che non ci sono né orari di apertura né di chiusura, è possibile fare
trading sul Forex 24 ore su 24, dal lunedì al venerdì, sulla maggior parte
delle valute mondiali.
Solitamente il mercato si ferma dalle 23 CET (Orario di centro Europa)
del venerdì alle 23 CET di domenica. Questo vale per la maggior parte
dei brokers che offrono servizi di investimento, ma nella serata della do-
menica, verso le ore 21, sono già presenti scambi su mercati OTC, che si
possono verificare su vari siti web solo a livello indicativo.
Quando parlo di domanda e offerta nel mercato delle valute faccio riferi-
mento all’atto di acquistare o di vendere una moneta.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Entriamo più nel dettaglio della questione. I prezzi del mercato Forex
sono quotati in coppie di valute, detti cross valutari o “pair”. In pratica,
quando si compra una valuta se ne vende contemporaneamente un’altra.
Le coppie sono espresse sotto forma di rapporto e riportano le sigle delle
diverse nazioni. Al numeratore del rapporto c’è la valuta certa, mentre al
denominatore si ha la valuta incerta. Questo metodo di rappresentazione
è chiamato quotazione indiretta, detta anche anglosassone, ed esprime
la quantità di valuta estera necessaria per acquistare un’unità di valuta
nazionale.
Facciamo un esempio con una delle coppie più note, ovvero l’Euro/Dol-
laro (in simboli Eur/Usd o meglio ancora EURUSD). Nel nostro caso,
l’euro rappresenta la valuta certa e il dollaro statunitense quella incerta. Il
cambio sarà così rappresentato:
EURUSD = 1,0809
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Fatte queste premesse, se tu pensi che la valuta certa (quindi nel caso di
eurusd, sarà l’euro) si apprezzerà rispetto a quella incerta allora acquiste-
rai la coppia di valute. Quest’operazione è detta “andare long”. Se invece
pensi che la valuta certa (euro) s’indebolirà rispetto a quella incerta (dol-
laro) allora venderai la coppia. Quest’operazione è detta “andare short”.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Dal punto di vista operativo quando si opera sul Forex vengono mostrate
due quotazioni, il prezzo d’acquisto e il prezzo di vendita, la differenza tra
questi prezzi è detta spread.
Fig. 2 - Spread
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Infine, per pura curiosità, ti spiego alcune terminologie utilizzate per in-
dicare alcune coppie di valute più comuni. Il cambio tra la sterlina britan-
nica e il dollaro statunitense (gbpusd) è solitamente denominato “cable”,
per ricordare il cavo sottomarino transatlantico che consentiva le comu-
nicazioni telegrafiche tra le due sponde dell’Atlantico.
Un altro nome ricorrente è quello che rappresenta la divisa canadese, det-
ta “loonie”, che deriva dal nome inglese dell’uccello acquatico (loon) che
compare sulla moneta da 1 dollaro canadese.
La valuta australiana è spesso indicata come “aussie”, mentre quella neo-
zelandese “kiwi”.
Quando, invece, parliamo di “biglietto verde” facciamo riferimento al
dollaro statunitense.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
• Possibilità di fare trading 24 ore su 24 – puoi fare trading sul Forex dal
lunedì al venerdì, 24 ore su 24, a differenza di altri mercati che prevedono
degli orari specifici di negoziazione.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Ma procediamo per gradi. Sei affascinato dal mondo del trading sulle
valute? Bene, il primo passo da compiere è aprire un conto demo.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Lo spread
Che cos’è esattamente lo spread? La maggior parte dei mercati, Forex in-
cluso, hanno un prezzo di acquisto e uno di vendita: lo spread è la dif-
ferenza tra questi due prezzi. Minore è lo spread e minore sarà il costo
dell’operatività. Il prezzo di mercato, infatti, non si deve muovere molto
per annullare lo spread. Quando, invece, questo valore è molto grande,
occorre che il mercato si muova molto per poter guadagnare.
Ma chi definisce i prezzi? Come già accennato, i prezzi sono definiti dai
partecipanti al mercato. L’offerta, detta lettera (ask), è il prezzo più basso
a cui si può comprare, mentre la domanda, detta denaro (bid) è il prezzo
più alto a cui si può vendere. Se si opera su mercati derivati utilizzando
strumenti come i Cfd (Contract for Difference o Contratti per differen-
za), il broker definisce lo spread basandosi sul mercato sottostante. In
questo caso, lo spread rappresenta il prezzo richiesto dal broker per ope-
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Margini e leva
Esempio:
Se per aprire una certa posizione è richiesto un margine del 10% questo
vuol dire che impegnando 100€ potrai esporti sui mercati per 1.000€.
In questo caso, la leva è pari a 10 volte il valore del margine. Dato che i
profitti e le perdite sono calcolati sull’esposizione totale e non sul margine
depositato, l’importo totale a rischio è 1.000€ e non 100€, sebbene questa
sia la cifra che hai depositato (ovviamente il tuo rischio è limitato a 100€,
ma approfondiremo questo concetto nel capitolo 2.2).
Nel caso delle valute, il margine è calcolato in percentuale sul valore della
posizione. Quindi leva 100 vuol dire margine del 1% del nominale, leva
200 vuol dire margine pari allo 0.5% del nominale e leva 50 vuol dire 2%
del nominale.
Quindi, con leva 400, per prendere una posizione su un lotto di eurusd
(cioè 100.000€ di nominale) occorrono 250€ di margine.
Parlando del concetto di leva occorre tenere presente che uno dei rischi
impliciti è quello di considerarla come un mezzo che amplifica solo i
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
profitti. Se investo 1.000€ con leva 1:100 posso gestire una posizione di
mercato uguale a 100.000€: in questo caso basta una variazione negativa
dell’1% per perdere tutto il capitale inizialmente investito, ovvero i 1.000€
depositati come margine a garanzia dell’operazione (nel capitolo 2.2 ver-
ranno fatti esempi esaustivi).
Ora che siamo in possesso di tutti gli elementi che compongono un trade
(operazione di trading) possiamo procedere con degli esempi pratici che
ti aiuteranno a tenere sotto controllo la tua operatività.
Esempio:
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Ordini
I diversi tipi di ordini, con i loro stop e limiti, sono degli efficaci strumen-
ti di riduzione del rischio.
Se il trader opera su una coppia di valute significa che si aspetta una va-
riazione nel prezzo nel breve o medio periodo: acquista se crede che il
prezzo aumenterà e vende se crede che diminuirà.
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
• dati macroeconomici;
• banche centrali;
• eventi esogeni.
I dati macroeconomici
1) PIL (Prodotto Interno Lordo): senza dubbio, il più noto degli acroni-
mi economici, che definisce la ricchezza di una nazione;
2) Non-Farm Payrolls: ogni primo venerdì del mese negli Stati Uniti,
il Bureau of Labor Statistics diffonde i dati sul mondo del lavoro (nuovi
posti di lavoro nei settori non agricoli). Una marcata diminuzione dei
posti di lavoro, per esempio, potrebbe indicare una contrazione dell’eco-
nomia, viceversa, un aumento degli stessi potrebbe stimolare una ripresa
dei consumi;
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Banche centrali
Eventi esogeni
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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd
Offerta di valuta
pe
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MASTER CLASS
2.2 - La leva finanziaria
Antonio Carnevale
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Il concetto di leva per la maggior parte dei neofiti del campo del trading
può sembrare molto ostico, semplicemente perché non si apprende subi-
to come si possa comprare qualcosa che vale 100€ con 1€.
Come dire, per fare un’ipotesi forte, compro casa da 300.000€ con solo
50.000€ ma se non saldo entro una certa data il debito, in automatico, mi
viene venduta casa e si azzera il debito.
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
1% x 200 = 200%
Infatti 1000 euro guadagnati sono proprio il 200% del margine impe-
gnato che è 500 euro.
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Allora, si potrebbe pensare che fare trading con la leva è pericoloso per-
ché si può perdere più di quanto si ha sul conto effettivamente?
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Nel caso B entra in gioco il margin call e per chiarezza supponiamo tre
scenari possibili relativi alla disponibilità del nostro conto operativo:
1) Conto con solo 500€ che utilizziamo tutte per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.
2) Conto con solo 1.000€ e utilizziamo 500€ per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.
3) Conto con solo 1.400€ e utilizziamo 500€ per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Le banche sono tipicamente dei soggetti che operano con un grado più
o meno elevato di leva finanziaria: a fronte di un determinato capitale
netto, il totale delle attività in cui le risorse sono investite è generalmente
molto più elevato. Ad esempio, una banca con capitale proprio pari a
100€ e leverage pari a 20 gestisce attività per 2.000€. Una perdita dell’1%
delle attività comporta la perdita del 20% del capitale proprio (lo stesso
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Ma “la macchina da soldi” non poteva durare a lungo e alla fine molte
banche si sono ritrovate senza capitale sufficiente per assorbire le perdite
derivanti dall’inversione di tendenza del mercato immobiliare, risultando
di fatto come aziende fallite (come può succedere a un trader retail se
pianifica male la distribuzione del proprio capitale nel tempo).
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Capitolo 2.2 - La leva finanziaria
Il risultato di tutto ciò, nel periodo di scoppio della crisi dei subprime,
è stato un congelamento del credito e un crollo del mercato azionario.
Questi sono i principali canali attraverso cui la crisi finanziaria ha colpito
l’economia reale. Il razionamento del credito ha colpito gli investimenti
e il calo del mercato azionario (che si aggiunge al calo dei prezzi delle
abitazioni) ha ridotto il valore della ricchezza delle famiglie e quindi dei
consumi.
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MASTER CLASS
2.3 - La scelta del broker
Antonio Carnevale
Capitolo 2.3 - La scelta del broker
Inutile farsi attrarre da servizi, super leve, bonus e altri incentivi se poi
resta alto il rischio di non vedere più ritornare i nostri investimenti.
“http://www.consob.it/web/area-pubblica/imprese-di-investimento”
a) Le autorizzazioni
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
5. Banca Conto Segregato: uno dei primi passi da fare quando decidia-
mo di addentrarci nel trading online è quello di versare i soldi sul conto
che dobbiamo aprire presso il broker selezionato. La nostra scelta dovrà
cadere su un conto sicuro, detto appunto “segregato”, in quanto sarà auto-
nomo dai conti aziendali del broker. Il nostro capitale è dunque protetto
e non potrà essere utilizzato dal broker anche se si troverà ad affrontare
una situazione di insolvenza.
b) Lo spread
Per poter fare trading su prodotti a leva (Forex o cfd) abbiamo bisogno di
un operatore finanziario che immetta sul mercato i nostri ordini di com-
pravendita. Ecco cosa fa il broker: raccoglie le nostre richieste di acquisto
e/o vendita ed esegue gli ordini immettendoli nel mercato. Pertanto, non
potendo operare senza un intermediario (broker), dobbiamo capire l’im-
portanza di sceglierne uno affidabile e imparare a valutare le differenze
tra i vari brokers.
Il broker dovrebbe guadagnare esclusivamente dalla differenza tra prezzo
di acquisto e prezzo di vendita (il cosiddetto spread).
Quando decidiamo di acquistare una valuta, ne vendiamo contempora-
neamente un’altra, in quanto i “cross” valutari sono sempre a “coppia”.
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
c) Le piattaforme di trading
Una volta individuato il broker “affidabile” dal punto di vista della sicu-
rezza fondi e dei costi impliciti (lo spread), occorre valutare altri parame-
tri, quali ad esempio le piattaforme di trading supportate.
Nel trading sui prodotti Forex esiste una piattaforma standard che è uti-
lizzata da quasi tutti i brokers: la Metatrader.
Quasi tutti i brokers supportano tale piattaforma in quanto è consolidata,
affidabile e rappresenta ormai praticamente lo standard per quanto ri-
guarda il “trading automatico”. Con Metatrader è infatti possibile creare e
mettere in funzione i cosiddetti “Expert Advisor” meglio noti come “EA”.
MetaQuotes (casa produttrice di Metatrader), di fatto, ha creato un ap-
posito linguaggio di programmazione (simile al linguaggio “C”) che con-
sente di dare vita a dei piccoli robot che eseguono in automatico tutto ciò
che abbiamo impartito nel programma.
Quindi personalmente consiglio di scegliere solo brokers che danno la
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
d) Il Bonus di benvenuto
Spesso esiste la possibilità di avere dei bonus per il primo versamento (in
alcuni casi fino a migliaia di euro). È evidente che il bonus, utilizzato dal
broker come incentivo, sia una gran bella cosa. Per chi ancora non avesse
compreso il concetto: esistono alcuni brokers che danno bonus in dena-
ro, ovvero se versate, ad esempio, 1.000€, ne troverete sul conto 1.300€.
Com’è possibile? Si tratta di una truffa? Troppo bello per essere vero?!
Non si tratta di una truffa (non se il broker è regolamentato!), bensì c’è
un piccolo “trucco”: il bonus prima di poter essere prelevato deve essere
“maturato”. Questo significa che il bonus vale a tutti gli effetti sul nostro
conto Forex come denaro reale e possiamo sfruttarlo per fare trading...
ma non possiamo prelevarlo!
Non possiamo prelevarlo fino a quando non avremo fatto un numero di
operazioni sufficienti a farci “maturare” il bonus! Affinché il concetto sia
chiaro a tutti, ricordo che il broker guadagna lo spread su ogni nostra
operazione. Pertanto, dopo un certo numero di operazioni, il broker, avrà
guadagnato a sufficienza per poterci “regalare” il bonus.
In sintesi, se trovi un broker affidabile che offre un bonus allettante, non
perdere tempo e fai il tuo versamento!
e) Tipi di deposito
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
g) Operatività
h) Assistenza
i) Versamenti e Prelievi
Un altro costo a cui potremmo far fronte quando operiamo nel trading
online è sicuramente quello relativo ai versamenti e ai prelievi. Anche
in questo caso la scelta preferibile è quella di un broker che consenta di
effettuare tali operazioni gratuitamente.
Quasi tutti accettano depositi con addebito su carta di credito.
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
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Capitolo 2.3 - La scelta del broker
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MASTER CLASS
2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Antonio Carnevale
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Per operare anche dai dispositivi mobili, tutti i migliori broker dispon-
gono di applicazioni mirate che si equivalgono in tutto e per tutto ai pro-
grammi per Forex per il computer.
Teniamo a mente che i software Forex gratis sono anche i migliori. Per
software gratis si intende che non si deve pagare per scaricare o installa-
re il software, che non si paga per aprire il conto di trading e che non vi
sono commissioni sulle operazioni. Il guadagno del broker è rappresen-
tato dallo spread, cioè dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di
vendita.
La scelta di una piattaforma deve anche considerare altri punti fonda-
mentali, come la possibilità di poter avere sempre un quadro preciso del
trend di mercato e dei prodotti sui quali investire, la possibilità di consul-
tare dei grafici appositi, di definire intervalli di tempo specifici e di fare
trading automatico.
Una piattaforma del genere, consigliata ed utilizzata da molti esperti del
settore, è la Metatrader.
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Il software MT4 può essere scaricato direttamente dal sito del broker
scelto oppure con una procedura leggermente più complessa, dai fornito-
ri di “App” sul proprio smartphone o tablet.
La differenza sostanziale sta nel fatto che dal sito del broker in automatico
si carica anche il server di riferimento (cioè il server collegato al broker
che scegliete), invece dalle “app” bisogna poi impostare in un menù ap-
posito il nome del server di riferimento del broker.
Conviene sempre iniziare con un conto demo e normalmente ogni broker
offre un server apposito per tali conti, tutto gratuitamente.
Sulla sinistra della piattaforma troviamo Vista del mercato, con una lista
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 1
Fig. 2
96
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 3
Fig. 4
Più in basso troviamo una finestra lunga tutta la base orizzontale della
piattaforma e che si chiama Terminale (Fig.5). Nella finestra “Terminale”
possiamo vedere 10 tabelle quali: Posizioni aperte, Esposizione, Storico
operazioni, Notizie, Allarmi, Casella Postale, Mercato, Biblioteca, Consi-
glieri, Diario. Puoi cliccare su ciascuna di queste tabelle per visualizzare
i dettagli in esse contenuti. Ad esempio, nella tabella Posizioni aperte vi
sono i dettagli delle operazioni aperte con il prezzo di carico, il prezzo di
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 5
Fig. 6
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
I grafici dei prezzi possono essere personalizzati in tre modi diversi: gra-
fico a barre, candele giapponesi e grafico a linea.
Ogni grafico può essere chiuso, ridotto in piccolo, resettato, semplice-
mente cliccando con il tasto destro del mouse sul grafico stesso. Oltre alle
dimensioni, si può entrare nel dettaglio del grafico stesso attraverso la
funzione di zoom, che ti consentirà di non perderti alcun particolare dei
movimenti di prezzo. Si può effettuare il cosiddetto “zoom in” per avvici-
narsi e lo “zoom out” per allontanarsi.
I periodi, detti anche “time frames”, sono selezionabili con l’icona dell’o-
rologio. Questi consentono di impostare il grafico secondo frazioni di
tempo differenti, come ad esempio 1 minuto, 5 minuti, 15 minuti, 30 mi-
nuti, 1 ora, 4 ore, 1 giorno, 1 settimana e 1 mese.
Ordini
• Cliccando sul pulsante “nuovo ordine” sulla solita barra del menu si-
tuata in alto
• Cliccando sulla voce “Strumenti” nella barra dei menu e quindi “nuovo
ordine”
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 7
100
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
2. I valori di Stop loss o Take Profit non sono lontani dal prezzo di mer-
cato di un determinato valore di pips scelto dal broker. In questo caso si
dovrà procedere ad una rettifica, per poter inserire l’ordine.
Modifica ordine
Fig. 8
101
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Una volta impostati stop loss e/o stop limit, i livelli di questi valori saran-
no visualizzati sul grafico. In tal modo, ci si potrà ricordare facilmente i
livelli impostati e controllare al volo se il prezzo si sta avvicinando ad uno
di questi livelli.
Agli ordini di stop loss e stop limit si aggiunge anche il trailing stop, che
adegua automaticamente lo stop loss/limit nel caso in cui il mercato si
muova a proprio favore.
Ordine pendente
• Tipo: viene proposta di default la voce Buy Limit, cliccando sulla frec-
cetta a destra vengono proposte le altre possibili opzioni, Sell Limit, Buy
Stop, Sell Stop.
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 9
Chiudere un ordine
Nella parte del terminale che riguarda le posizioni aperte si trova una riga
finale, solitamente in grassetto, che riepiloga le informazioni principali
del conto. Queste sono le più importanti per la costruzione dell’antimar-
tingala, ovvero:
103
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
• Nella Mt4 per ogni eseguito c’è una riga e quindi se compro 10 volte 1
lotto avrò 10 righe da un lotto con differenti prezzi di carico;
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Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Fig. 10
Fig. 11
105
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
Ma, per essere precisi, bisogna anche sottolineare un pregio della Mt4. In
caso di movimento swing veloce del mercato, cioè scende un poco e poi
risale velocemente, succede che nella MT5 ci sarebbero tutte le posizioni
chiuse, mentre nella Mt4 ci sarebbero solo alcune operazioni chiuse e
magari quelle aperte potrebbero essere in un forte utile.
106
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader
107
MASTER CLASS
2.5 - Web link e bibliografia
Antonio Carnevale
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
b) Link a siti web che possono fornirci informazioni in tempo reale, ana-
lisi, commenti e quant’altro di interesse per il trading.
110
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Libri:
Fig. 1 - Macroeconomia - Rudiger Dornbusch, Stanley Fischer, Richard Startz, Giuseppe Canullo, Paolo
Pettenati
Fig. 2 - La politica monetaria della Banca Centrale Europea, il suo ruolo e gli effetti nell’economia -
Antonio Natale
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Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
112
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 4 - Macroeconomia, una prospettiva europea - Olivier Blanchard, Alessia Amighini, Francesco Giavazzi
Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei ci-
gni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall’evidenza, che tutti
113
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 6 - Robustezza e fragilità, che fare? il cigno nero tre anni dopo - Nassim Nicholas Taleb
114
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
115
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
116
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Sempre in inglese, questo testo del dottor Alexander Elder sposta l’atten-
zione dall’analisi tecnica alla gestione complessiva del denaro, del tempo
e della strategia di un trader. Il Dr. Elder spiega ai lettori dai fondamen-
tali ai segreti per essere un trader di successo - individuando nuovi e
poco conosciuti indicatori che possono portare a enormi profitti. Nel
suo libro educa il novizio e fortifica il professionista attraverso consigli
esperti e metodologie di trading dimostrate.
Fig. 10 - fx.sauder.ubc.ca/PPP.html
Sito di analisi che calcola ogni giorno il valore centrale di alcuni tassi di
cambio applicando la teoria della parità dei poteri di acquisto.
117
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 11 - www.zerohedge.com/
Fig. 12 - it.investing.com/
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.
118
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 13 - www.dailyfx.com/
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.
Fig. 14 - www.bloomberg.com/europe
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.
119
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 15 - www.barrons.com/
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.
Fig. 16 - www.mfdowjones.it/
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroeco-
nomici.Offre un ottimo servizio di news e rumors in tempo reale ed è lo
strumento per il traders più evoluto (ha un suo costo)
120
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 17 - www.ecb.europa.eu/home/languagepolicy/html/index.it.html
Fig. 18 - www.forexfactory.com/
Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.
121
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
Fig. 19 - www.mataf.net/it/forex/tools/volatility
Sito web per analisi delle variazioni percentuali nel mercato delle valute.
122
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia
123
MASTER CLASS
2.6 - Aspetti fiscali
Antonio Carnevale
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali
1) Regime sostitutivo;
2) Regime dichiarativo.
• Contratti forward;
• Future;
• Option;
• Attività di trading online.
126
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali
Questo, come già detto, prevede che vi sia un broker che funge da inter-
mediario per conto di una società o di un professionista, il cui compito è
quello di calcolare e pagare l’imposta dovuta sulla base del guadagno ot-
tenuto dalla negoziazione. Il guadagno così ottenuto, viene definito come
plusvalenza.
127
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali
In sostanza avremo:
128
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali
5) Codice 4047; codice utilizzato per indicare un’imposta sul valore delle
attività finanziarie detenute all’estero da persone fisiche residenti nel ter-
ritorio dello stato Italiano. La normativa di riferimento è sempre la stessa
utilizzata anche dal codice precedente. La differenza di questi codici, ri-
guarda il fatto che quest’ultimo codice è utilizzato solo in caso di acconto
prima rata.
Esempio
129
130
MASTER CLASS
3 - Gestione emotiva
Indice
131
132
MASTER CLASS
3.1 - La psicologia nel trading
133
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
• Autodisciplina
• Controllo delle emozioni
• Abilità a cambiare opinione riguardo il mercato
6134
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
2) Non chiudere una posizione in perdita anche dopo essere certi che le
possibilità di recupero sono minime.
4) Concentrarsi sul prezzo o sul valore monetario del trade invece che
guardare al potenziale del mercato e al comportamento che sta avendo.
5) Prendersi una rivincita sul mercato per riavere quanto perso in prece-
denza.
135
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
136
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
genitori che ci vietano di attraversare una strada perché non siamo capaci
di gestire il pericolo. Quando diventiamo abili a farlo essi ci permettono
di attraversare la strada da soli. Finché non acquistano fiducia nei nostri
confronti avranno sempre paura di un incidente. Come risultato la loro
paura limita la nostra libertà di movimento e non ci permette di attraver-
sare la strada.
Noi interagiamo con il trading nello stesso modo. La grossa differenza è
che non c’è nessuno che ci vieta di agire e ci permette di agire solo quando
è certo che siamo capaci di farlo. Tu sei l’unico che può fermare te stesso.
Quindi anche nel trading bisogna prima essere abili ad agire e poi agire.
Quando sei convinto che il prezzo debba essere più alto e continua ad
essere più basso, inevitabilmente sei tu che sbagli e non il mercato. Il
mercato in quel momento è fatto da forze che spingono i prezzi verso il
basso anche contro qualsiasi regola legata all’analisi tecnica o all’analisi
fondamentale. Quindi, poiché il mercato è fatto da chi opera e genera un
determinato livello di prezzo, esso non sbaglia mai. Se tu sei un trader
che interagisce con il mercato devi accettare soprattutto di aver sbagliato
idea sul prezzo.
137
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
138
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Per sviluppare un piano tu devi anticipare gli eventi e andare nel detta-
glio del tuo programma. Quando tu pianifichi un trade stai mettendo in
pratica la tua visione del futuro e stai controllando te stesso; il tuo piano,
sia che funzioni, sia che non funzioni, fa ricadere la responsabilità esclu-
sivamente su te stesso. Allora quando un trader non capisce abbastanza
bene il comportamento del mercato, da non sapere dove sta andando e
quali sono le condizioni di mercato, ma allo stesso tempo è attratto dalle
opportunità che sembrano esserci, la sua impazienza e attrazione lo porta
soltanto verso la rovina.
139
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Il mercato è irrazionale
Esiste un detto molto importante che dice che in finanza non si sbaglia mai
quando si esce dal mercato (perché si è già pianificata l’uscita) ma si sbaglia
solo quando si entra (perché non si pianifica l’uscita).
140
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
141
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
142
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Vediamo cosa accade al movimento dei prezzi e come questo ci dice cosa
pensano i traders.
Supponiamo di avere 3 prezzi:
143
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Poiché l’unico obiettivo nel trading è fare soldi, possiamo ipotizzare che
nessuno entra nel mercato pensando di andarci a perdere e che per ogni
trade necessariamente ci sono 2 traders che si mettono d’accordo su un
prezzo.
Comunque, nel momento in cui due traders si mettono d’accordo su un
prezzo tutti e due sono soggetti al rischio di mercato.
In altre parole il tick successivo che farà il mercato renderà uno dei due
vincitore e l’altro perdente.
144
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Più sofisticato diventi come trader e più realizzerai che il trading è com-
pletamente mentale: tu non sei contro il mercato, sei contro te stesso.
Tutti gli altri partecipanti al mercato ti danno l’opportunità di guadagnare
soldi dalle loro divergenti idee circa il futuro.
Se la gente non fosse in disaccordo sul valore futuro dei prezzi non ci
sarebbe mercato e non ci sarebbe l’opportunità per te di fare soldi nel
trading. Gli altri non conoscono i dati sui quali tu focalizzi la tua atten-
zione e sicuramente non riescono a interpretare i dati che tu percepisci;
nemmeno sanno quando tu entri nel mercato, per quanto tempo resti nel
mercato, quando esci dal mercato o quanto denaro hai deciso di investire
nel mercato.
Ciascun trader individualmente si crea una propria esperienza di merca-
to basata sulle proprie decisioni. Se tu accetti come validi questi concetti,
allora mai avrai una ragione valida per dire che il mercato è contro di te.
Solo tu sei completamente responsabile di ciò che accade. Quanto prima
tu accetti questa responsabilità tanto più facile sarà per te identificare il
percorso che necessiti per interagire con successo nel mercato. Per essere
un trader di successo hai bisogno di stare nel mercato senza paura.
145
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Vediamo ora quali sono questi passi importanti che ti portano verso il
successo.
Per prima cosa tu potresti aver bisogno di cambiare la prospettiva del tuo
trading.
146
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
147
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Regola di trading 1:
148
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Regola di trading 2:
Chiudi le tue operazioni in perdita appena capisci che sei arrivato al tuo
limite imposto.
Quando le perdite sono predefinite ed “eseguite” senza esitazione, non
esiste nessuna cosa da considerare, pesare o giudicare e di conseguenza
non hai nulla da recriminare a te stesso.
Se ti ritrovi a considerare, pesare o giudicare, allora non hai predefinito
bene il tuo livello di perdita.
L’errore successivo che puoi commettere, dopo non aver rispettato la re-
gola per le perdite, è quello di non considerare l’opportunità che ti sta
dando il mercato. Sarai sempre così arrabbiato che il tuo approccio cor-
retto al mercato non sarà più lo stesso.
Invece, predefinendo bene le tue perdite, metti le basi per imparare a la-
sciare che i tuoi profitti crescano.
149
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
le altre opportunità dove non sei ancora esperto, ti libererai da ogni desi-
derio di cercare necessariamente profitti su altri prodotti.
Se sei fiducioso nella tua capacità di trasformarti in un trader di successo,
che differenza potrebbe fare ora se si lasciano andare alcune opportunità?
Per ottenere uno stato di obiettività devi fare trading sapendo che tutto
può succedere. Se operi pensando a questo, allora ciò che accade non sarà
una minaccia. Qualsiasi limite mentale imposto al comportamento del
mercato sarà invece un fattore trainante della tua mancanza di fiducia.
Avrai solo paura, stress e ansia quando il mercato si esprime oltre i tuoi
limiti mentali e non puoi fare nulla per controllarli.
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Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Essere obiettivi significa in questo caso capire che il mercato non fa sem-
pre ciò che ci aspettiamo.
Se sei obiettivo non senti nessuna pressione, non hai la sensazione di pau-
ra, non senti alcun senso di rigetto.
Non esiste giusto o sbagliato.
Riconosci che questo è ciò che il mercato ti sta dicendo, questo è quello
che tu devi fare.
151
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Considerazioni
Gran parte dei traders più famosi è concorde nell’affermare che il succes-
152
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
In realtà quasi tutti quelli che tentano di fare trading sottostimano com-
pletamente le difficoltà e di conseguenza sovrastimano la propria capa-
cità di realizzare le proprie irrealistiche aspettative. Il risultato è che la
maggior parte delle persone si procura un danno psicologico (oltre che
monetario).
153
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Alexander Elder nel suo libro “Trading for a Living” afferma che il nemi-
co principale sulla strada del successo è lo stesso trader. Se consideriamo
che partiamo già svantaggiati dalle commissioni e dalle possibili cattive
esecuzioni dei nostri ordini è chiaro che non ci possiamo permettere as-
solutamente il lusso di prendere delle decisioni di trading sulla spinta
delle nostre emozioni.
• come trader dovrai analizzare le tue sensazioni mentre negozi, per assi-
curarti che le tue decisioni abbiano solide fondamenta razionali;
“La fortuna è arbitra della metà delle azioni nostre, ma lascia governare
l’altra metà a noi.
La fortuna è come un fiume rovinoso che allaga pianure, rovina alberi ed
edifizii, ma gli uomini con ripari ed argini possono prendere provvedimen-
ti, in modo che il loro impeto non sarebbe così dannoso.”
(Cap. XXV de “Il Principe” di Niccolò Machiavelli).
154
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Quindi bisogna riuscire a capire quando il vento gira dalla nostra parte e
sfruttare il più possibile la buona sorte. È necessario conoscere tecniche
piramidali e logiche di antimartingala proprio per massimizzare i profitti
nei momenti “fortunati”.
Spesso sono proprio i più giovani con la loro impetuosità a riuscire con
successo a cavalcare l’onda fortunata. Non per niente in tutte le sale tra-
ding delle grosse banche d’affari, i traders di successo sono spesso con età
sotto i 25 anni.
La finanza comportamentale
Il lavoro più importante nello sviluppo dei campi della finanza e dell’eco-
nomia comportamentale, fu scritto da Kahneman e Tversky nel 1979. Il
volume “Prospect theory: Decision Making Under Risk”, usava tecniche di
psicologia cognitiva per spiegare una serie di anomalie documentate nel
processo decisionale economico razionale.
Nel 2002 addirittura c’è l’attribuzione del premio Nobel per l’economia a
Daniel Kahneman «per avere integrato risultati della ricerca psicologica
nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla
teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza».
155
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
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Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
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Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Se, inoltre, è vero che sentimenti come paura e avidità hanno spesso gio-
cato un ruolo essenziale durante le fasi calde del mercato lo è anche che
esistono altre cause dei comportamenti irrazionali.
Una di queste è rappresentata dall’erronea valutazione delle informazio-
ni, dagli errori cognitivi (quindi perfettamente razionali) che influenzano
gli investitori e le loro decisioni.
Vediamo, in sintesi, dopo tutto quello che si è detto, quali sentimenti pos-
sono influire nella tua attività di trading:
158
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
• Rabbia: devi evitare le reazioni impulsive. Per esempio, non devi mai
“vendicarti sul mercato” dopo un trade perdente. Talvolta puoi sentir-
ti arrabbiato con te stesso per avere preso la decisione sbagliata: fanne
tesoro perché nessuno può avere sempre successo e si può imparare dai
propri errori.
159
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
• Essere decisi: nella filosofia dello “stare calmi”, l’altro lato della meda-
glia è rappresentato dall’importanza dell’essere decisi. Devi essere pronto
ad agire, perché la tua finestra di opportunità potrebbe essere piccola, so-
prattutto quando le cose si muovono tanto rapidamente quanto i mercati
finanziari. Se ti attieni al tuo piano di trading e gestisci il rischio in modo
ragionevole, non avere paura di commettere un piccolo errore casuale.
Indicazioni operative
Cerchiamo di individuare quali sono gli errori più comuni nel trading e
quali abilità invece bisogna acquisire per fare trading di successo ed avere
una prima idea del risultato che ci prefissiamo di raggiungere.
Questi punti non possono essere esaustivi ma cercano di identificare gli
errori più comuni, tenendo presente che per ogni punto trattato esistono
intere famiglie di errori collegati.
Ad ogni errore viene segnalato, tra parentesi, a quale categoria generale
del trading questo appartenga:
2) Non chiudere una posizione anche dopo aver riconosciuto che il po-
tenziale del trade è fortemente diminuito (decisione, sistemica e stile di
trading).
160
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
7) Non seguire le regole del trading system o del metodo operativo che si
è deciso di adottare (autodisciplina).
11) Stabilire una consistente serie di successi nel trading e poi perdere
tutto in uno o due trades e ricominciare il ciclo (valori sui soldi, autosti-
ma) (controllo psicologico).
12) Fare trading in uno stato negativo, con continue tensioni, (relazione
psicologica fondamentale).
13) Uscire dalla aspettative del killing o big trade (mancanza di un piano
di trading).
161
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
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Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
163
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
164
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
versità) che mentali (spendere un sacco di tempo sui libri) e come ricom-
pensa ottiene una conoscenza particolare che dovrebbe procurargli un
lavoro e vedere aumentare il suo potenziale di sopravvivenza attraverso
uno stipendio.
Ma nel mercato finanziario questa relazione non esiste. Si possono otte-
nere profitti (e quindi ricompense) enormi nel giro di pochi minuti solo
prendendo la decisione giusta. Il fatto che al trader sia data la possibilità
di usare leve finanziare, cioè di usare dei moltiplicatori rispetto ai soldi
che realmente egli possiede sul conto, amplifica ancora di più la possibi-
lità di ottenere ricompense virtualmente senza sforzo ed in brevissimo
tempo.
Può capitare, quindi che l’accumulare dei profitti nel mercato costituisca
per un trader un’azione che contrasta con una serie di credenze e valori
fortemente radicati nella vita sociale. È una realtà di mercato psicologi-
ca, fluida, illimitata, in cui le nostre decisioni si scontrano con decisioni
di altri traders e che il nostro sistema decisionale, e il conseguente stato
emotivo derivante dalla decisione, costituiscono il substrato per la for-
mulazione magari del prossimo prezzo di mercato. Ma oltre a ciò è tutta
la nostra psiche, i nostri valori, le nostre credenze e i bisogni che sono
messi in gioco nel trading.
È quindi assolutamente necessario che, in un sistema altamente non
strutturato, vengano stabilite delle regole per guidare il tuo comporta-
mento. Devi crearti delle definizioni sulla tendenza, sui punti di entrata,
sui punti di uscita, ecc., altrimenti ti sentirai sopraffatto dalle innumere-
voli possibilità. In questo caso però si dovrà poi prendere piena respon-
sabilità delle proprie azioni e soprattutto delle conseguenze delle stesse.
Infine, si dovrà imparare a capire il proprio sistema decisionale e la risul-
tante emotività.
165
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
166
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
167
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
pV x vV + pP x vP = valore atteso
168
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
cioè la probabilità della vincita (pV) per il valore della vincita (vV) som-
mato alla probabilità della perdita (pP) per il valore della perdita (vP).
pV x uV + pP x uP = utilità attesa
169
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Altra conseguenza è che le persone facciano dei calcoli, dato che per ot-
tenere l’utilità soggettivamente attesa è richiesto il prodotto tra l’utilità
degli eventi e le loro probabilità soggettive.
• La decisione è importante
• La decisione non può essere modificata
• Essi sono personalmente responsabili per la decisione presa
La dissonanza cognitiva
170
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
dotta e sull’ambiente.
La condizione necessaria perché due elementi siano in relazione disso-
nante o consonante è naturalmente che siano pertinenti tra loro, che cioè
sia presente qualcosa che li colleghi, che interagiscano tra loro e che ab-
biano significato uno per l’altro, anche se verificare una di queste condi-
zioni o il suo contrario non sempre nella vita pratica è di facile attuazione.
E’ possibile dire che due elementi possono essere dissonanti per motivi
di logica interna, perché in contrasto con norme culturali, con personali
esperienze precedenti e così via. Quindi è necessario sottolineare che l’u-
nica misura per valutare la dissonanza o la consonanza di due elementi
cognitivi è la logicità che essi possiedono nell’ambito di un sistema con-
cettuale conosciuto e utilizzato da un individuo che risente ovviamente
anche dell’esperienza soggettiva sensoriale e sociale e del tipo di informa-
zioni di cui si dispone.
In pratica, nelle esperienze fatte in laboratorio e in quelle della vita reale
la dissonanza si configura come una situazione mentale di disagio che è
difficile da analizzare in sé, ma che è ben rilevabile attraverso le opera-
zioni che i soggetti compiono per ridurla. Questo riaggiustamento co-
gnitivo avviene in base al bisogno fondamentale umano di agganciare al
mondo esterno reale il mondo interno delle rappresentazioni, per il fatto
che l’uomo vive di questo costante interscambio tra il mondo oggettivo e
quello soggettivo.
171
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
La riduzione della dissonanza non può passare che per tre vie:
Tutto ciò di cui si è parlato fin qui (strategie di decisione, valori atte-
si, utilità soggettiva, implicazioni personali) riguarda da vicino l’attività
quotidiana del trader e ciò che egli deve affrontare in termini di costi e
benefici delle sue azioni.
172
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Come abbiamo visto fino ad ora, gli individui usano differenti modelli
decisionali (il modello della somma, eliminazione degli aspetti, ecc.) che
possono anche essere composti non solo da cosiddetti modelli razionali
ma anche da modelli o decisioni irrazionali. Il concetto però che preme
sottolineare è che, una volta raggiunta una data decisione usando qual-
sivoglia modello o tecnica, la relazione fondamentale del trading inizia
inesorabilmente a funzionare e il trader si trova bloccato in un sistema di
pensiero dicotomico da cui è difficile uscire, se non si è compreso com-
pletamente come funziona questo sistema di pensiero.
Cerchiamo di chiarire con uno schema quello che definisco: “modello di
pensiero dicotomico” relativo ad un trade perdente e ad un trade
vincente:
173
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Facciamo qualche esempio per rendere più chiara questa relazione fon-
damentale, che dimostra che per un trader sia molto più importante che
la sua aspettativa sia soddisfatta (e conseguentemente avere ragione),
piuttosto che ottenere un profitto.
Un trader apre una posizione lunga eurusd con un’aspettativa che l’euro
salga fino ad un certo punto, ma non oltre.
Arrivato a quel punto chiude la sua operazione. Questa potrebbe essere
definita come un’operazione giusta, che dovrebbe provocare sensazioni
positive (lato destro), ma cosa succederebbe se appena chiusa la posi-
zione l’euro iniziasse a salire velocemente ancora in termini percentuali,
174
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
Egli, come ho detto, può ridurre questo effetto solo attraverso tre modi:
175
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
ta, come sbagliata, una sua aspettativa eviterà in tutti i modi di chiudere
la posizione in perdita o medierà al ribasso la posizione per abbassare il
punto di entrata (guadagnando ancora di più quando la sua aspettativa
verrà soddisfatta).
Questo tipo di comportamento può generare la cosiddetta perdita “mon-
ster”, quella che non solo causa dei danni finanziari notevoli (perdita del
capitale di trading) ma anche danni psicologici che impediranno poi la
ripresa dell’attività di trading.
In ogni caso gli elementi del lato sinistro (aspettativa sbagliata, torto, per-
dita, emozioni negative) saranno sempre da evitate dal trader e tutte le
perdite produrranno dolore.
Se non si esce dal pensiero dicotomico, diventa pressoché impossibile
effettuare trading con successo.
• Perdita finanziaria
• Trading irrazionale
• Trading di vendetta
• Trading contro il mercato
• Trading contro qualcuno
• Stress, confusione
• Paura
176
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
• Paura di sbagliare
• Superstizione
• Perdita di autostima
• Insicurezza
• Emozioni negative
• Atteggiamenti negativi nei confronti dei soldi
• Instabilità
• Atteggiamenti negativi nei confronti della vita in generale
• Perdita di concentrazione, o concentrazione fissa nel brevissimo
• Perdita di controllo
177
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
stessi.
Bisogna quindi imparare a fare trading senza aspettative sul singolo tra-
de, ma sulla visione a lungo termine del piano generale di trading, as-
sociando forte piacere, ogni volta che le proprie regole sono fedelmente
seguite, e non solo quando si ottiene un profitto.
Bisogna quindi imparare anche ad associare dolore ogni volta che il pia-
no generale e le regole non sono seguite, anche in caso di profitto, giacché
l’eventuale profitto di breve periodo sarà ben presto ridato al mercato.
178
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading
179
180
MASTER CLASS
3.2 - Il Money Management
181
Capitolo 3.2 - Il Money Management
182
Capitolo 3.2 - Il Money Management
La maggior parte dei traders è convinta che i soldi, nel trading, si guada-
gnano un poco alla volta nel tempo.
Un trader che fa 40.000€ nei primi due anni e poi li perde nei successivi
2 anni ha un ritorno di 0€ (zero euro) dopo quattro anni di attività. Se il
trader avesse utilizzato una corretta gestione del denaro, i 40.000€ sareb-
bero potuti diventare 200.000€ alla fine dei successivi due anni.
Perché la gestione del denaro? Perché è responsabile del 90% del milione
di profitti.
Non è il sistema, non è il mercato scambiato, non è l’allineamento della
183
Capitolo 3.2 - Il Money Management
luna e delle stelle, è solo una giusta tecnica di gestione del denaro a far
diventare ricchi i traders vincenti.
Lui lo afferma, nel suo libro “The Definitive Guide to Futures Trading (Vol.
II)”, dove “Il Money Management” è il capitolo più importante.
Dal mio punto di vista, la gestione del denaro è quanta parte del tuo con-
to “equity” sarà a rischio nel prossimo trade.
Guarda il tuo conto, applica formule appropriate di matematica e sarai in
grado di sapere quanto puoi rischiare nel prossimo trade.
La gestione del denaro può poi essere suddivisa in due differenti catego-
rie: gestione dei soldi corretta e impropria.
Quella corretta tiene conto sia dei fattori di rischio che di rendimento.
Invece quella impropria considera l’uno o l’altro, il rischio o il rendimen-
to.
184
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Non esiste alcun tipo di trading per cui la gestione del denaro non è ap-
plicabile, ma io cercherò di spiegarne l’uso solo per i mercati a leva e
pertanto per la negoziazione di valute e prodotti Cfd.
185
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Una volta, un trader è stato attratto dal potenziale effetto della gestio-
ne del denaro sul risultato del suo trading. Chiamò un famoso formato-
re-trader e comprò il suo corso sulla gestione del denaro.
186
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Da queste considerazioni ho capito che l’unica strada per fare soldi è ap-
plicare un piano di money management che ti porta a parcellizzare il ri-
schio ed a rischiare effettivamente, senza condizioni, solo una parte del
tuo capitale.
Questo rischio ha un obiettivo di rendimento molto alto, che solo appli-
candosi sui mercati a leva, in ottica antimartingala, è possibile raggiun-
gere.
Cosi 1.000 euro possono diventare 100.000 euro anche in una settimana
e l’obiettivo a 5 anni viene raggiunto prima di quanto uno possa pensare.
Questo è stato un punto di svolta importante nella mia ricerca per riusci-
re a fare trading nel miglior modo possibile.
Ho letto tantissimi libri che mi hanno dato poi anche l’ispirazione a scri-
vere questo corso di formazione. In uno di questi, molto tecnico, ho tro-
vato questo esempio.
Prendi una moneta (testa e croce) e lanciala in aria 100 volte. Ogni volta
che esce testa vinci 2 euro, per ogni euro di scommessa, e ogni volta che
esce croce perdi solo 1 euro, sempre per ogni euro di scommessa.
Dopo 100 lanci, poiché la probabilità di vedere uscire testa è del 50%,
avrai 50 volte vinto e 50 volte perso. Poiché quando esce testa guadagni
2 euro e quando esce croce perdi solo 1 euro, dopo 100 lanci, se punti
sempre 1 euro, ti trovi ad avere vinto 50€.
Ovviamente, questa è una situazione di scommessa ideale.
Dal momento che possiamo individuare le opportunità redditizie qui
(proprio come devono fare i bravi traders), non andiamo a scommette-
re tutto su un solo tiro, ma dividiamo il nostro capitale (supponiamo di
187
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Per un trader che ha giocato solo 10€ su ogni lancio, il valore finale del
conto sarebbe stato solo 600€, senza aumentare la dimensione della
scommessa. Tuttavia, anche aumentando troppo il valore da puntare su
ogni lancio si avrebbe avuto poco.
Questo esempio mostra che la gestione dei soldi impropria può tra-
sformare una situazione vincente in una situazione perdente.
188
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Per applicare una corretta gestione del denaro, il trader deve avere una
visione positiva (aspettativa positiva) del suo ingresso a mercato e, come
dico spesso, bisogna cercare quel movimento di mercato e crederci fino
alla fine per ottenere risultati clamorosi.
[1 + (W / L)] x P - 1
dove:
W= importo della vincita
L= importo della perdita
P= probabilità di vincita
189
Capitolo 3.2 - Il Money Management
a) Quando sia le vincite che le perdite sono tutte delle stesse dimensioni.
Tuttavia, le vincite, possono essere di dimensioni diverse dalle perdite
(come nell’esempio fatto sopra).
L’esempio seguente usa questa equazione con dei dati storici dove la pro-
babilità di vincere è stata del 63% e mediamente la vincita è stata di 454€,
mentre la perdita media di 458€.
190
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Martingala e antimartingala
Come già detto, nessun tipo di gestione del denaro può trasformare un’a-
spettativa negativa in un aspetto positivo. Di conseguenza, i giocatori
d’azzardo non cercano di cambiare le probabilità, ma cercano di trarre
vantaggio dalle serie.
191
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Se scommetti 5€ ogni tiro della moneta, finiresti per perdere 50€ dopo
100 lanci della moneta.
Tuttavia, tu punterai solo dopo una serie di tre risultati simili di fila e lo
farai puntando contro quello che è accaduto.
Pertanto, se esce testa tre volte di fila, tu scommetterai per l’uscita, al
quarto lancio, di croce. Se perdi, raddoppierai la scommessa sul lancio
successivo, sempre puntando su croce. Dopo tre perdite ti fermi.
Per esercizio, ho effettivamente tirato una moneta 100 volte per vedere
quante serie ci fossero.
Ora, senza addentrarci in nuovi esempi noiosi e inutili, è chiaro che que-
sto modo di prendere posizioni sui lanci delle monete è tipico dei gioca-
tori d’azzardo (gamblers).
Questo tipo di gestione dei soldi non è certo consigliato per i traders che
lavorano nei mercati a leva. I rischi sono troppo grandi e ci sono metodi
migliori e più efficienti per gestire i soldi.
192
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Aspetti pratici
193
Capitolo 3.2 - Il Money Management
194
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Ma per la maggior parte dei casi tu non hai bisogno di controllarlo. Tut-
tavia, quando la perdita sta raggiungendo un livello che potrebbe evitarti
di continuare a fare trading, tu devi controllarlo ed evitare che ciò accada.
Questo non significa che bisogna mettere a rischio cifre molto elevate
(anche se è tutto relativo e dipende dalle proprie risorse finanziarie e da-
gli obiettivi di rendimento che si hanno), ma piuttosto vuol dire che non
si può pensare di avere rendimenti stellari senza una giusta parcellizza-
zione del capitale a rischio nel tempo, per avere la possibilità multipla
di incrociare quel breve periodo temporale (io lo considero in 5 giorni
lavorativi = weekly position) che, in ottica di costruzione piramidale, può
farci aumentare moltissimo la nostra equity, pur mettendo a rischio solo
una piccola percentuale di essa stessa.
195
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Quasi tutti, avendo le risorse finanziarie, vogliono costruire una casa sen-
za un progetto.
Prendono i mattoni, la calce, quant’altro necessario e vanno avanti aven-
do l’idea della casa che desiderano.
Il palazzo rischia di crollare.
Ecco, come per costruire una casa, abbiamo bisogno prima di un proget-
to valido, così per fare trading profittevole dobbiamo costruirci un piano
di lavoro che passa prima di tutto dal money management.
Molti traders sviluppano obiettivi sinceri perché non hanno idea di come
raggiungere questi obiettivi. Una parte del problema è che non sono sicu-
ri di avere iniziato nella giusta direzione. È come essere in mezzo al nulla,
avere la possibilità di andare da qualche parte, sperando di muoversi nel-
la giusta direzione.
La maggior parte dei traders non si muovono nella giusta direzione.
Come dico spesso, i traders che non hanno sviluppato un piano devono
interrompere completamente il trading.
Se tu hai posizioni aperte, cancella tutto in modo che quando hai finito di
sviluppare il piano, sai esattamente come stai iniziando (reset). Per alcuni,
questo non è necessario. Per la maggior parte, però, è il punto di partenza
da cui cominciare.
196
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Una volta che hai fatto questo per ogni singola esperienza, considera gli
errori che hai fatto più e più volte. Riuscirai a sapere quali sono le tue
debolezze e i punti di forza e soprattutto quale tipo di trading è più adatto
alle tue attitudini (non siamo tutti uguali e ognuno ha una propria predi-
sposizione mentale verso il rischio).
Ora che hai scritto ciò che hai fatto, scrivi quello che vorresti realizzare.
Questo obiettivo non deve solo essere che vuoi diventare milionario in 2
settimane. Deve essere più specifico.
Prima di tutto devi scrivere quanto capitale hai a disposizione.
Se hai un obiettivo di fare 1 milione di euro nei prossimi cinque anni, per
questo obiettivo vuoi mettere a rischio tutto il capitale iniziale o solo per
esempio il 50%?
L’obiettivo può anche includere altre cose come il modo in cui si desidera
ottenere il valore finale.
Fa parte del tuo obiettivo prenderti una pausa dal tuo lavoro ordinario
per raggiungere l’obiettivo in un certo tempo?
197
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Includi anche, all’interno degli obiettivi, i sacrifici che andrai a fare. Per
nessuna quantità di ricchezza vale la pena sacrificare tua moglie, tuo ma-
rito o i tuoi figli.
Puoi sacrificare le cose che hanno poca importanza: forse dovrai tagliare
i tuoi tre giorni di sport a settimana o eliminare qualche cena o qualche
viaggio. Questi sacrifici possono essere solo temporanei, finché le cose
non si evolvono positivamente, ma devi essere pronto a farli.
C’è un detto:
“Se fai quello che devi fare quando dovrai farlo, allora sarai in grado di fare
quello che vuoi fare, quando vuoi farlo”.
Finora, sai cosa hai fatto, quello che vuoi fare e quello che sei disposto a
fare per arrivarci. Ora bisogna scrivere i dettagli.
198
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Mai, e dico mai, dovete mantenere posizioni aperte durante il week end.
Devi imparare la gestione del denaro nel modo più accurato possibile e
sapere quello che tu devi fare per i tuoi obiettivi specifici e le tolleranze
di rischio.
Quando sviluppi la parte di gestione del denaro del piano, deve essere
specifica con ogni dettaglio.
Non dire semplicemente che aumenterai o diminuirai le posizioni ad una
certa percentuale del conto.
Calcola in modo specifico i livelli che l’account deve avere per avere un
lotto aggiuntivo (questo te lo spiego bene nel paragrafo 3.5).
199
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Come regola generale, sviluppa un piano A che non perderà più del 40%
del conto, scenario peggiore.
I piani di gestione del denaro corretto includono non solo gli aumenti dei
lotti negoziati, ma anche l’aumento del numero di strategie e di mercati,
o di entrambi.
200
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Aspetti pratici
Mi permetto, quindi, di ripetere quanto già detto nel primo capitolo, per
ricordarti delle cose basilari.
• Risk management: gestione della posizione (es. Stop Loss con il quale
definisco quale rischio voglio correre ogni volta che apro una posizione).
201
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Alcune considerazioni:
Nel trading, più che in altri campi, una pianificazione attenta può servire
a vincere la strenua competizione con mercati altamente efficienti e ad
alta volatilità (Forex).
Nel breve tempo, molti, forse, hanno ragione a non pianificare, ma nel
lungo periodo sono inevitabilmente perdenti contro le leggi della stati-
stica.
La base di ogni investimento dovrebbe essere la stesura (mentale e scrit-
ta) di un piano di trading.
Tale piano fornisce le ragioni per entrare e uscire da una posizione.
L’entrata è unica, mentre le possibilità di uscita sono molteplici: perdita,
profitto e/o dopo un periodo di tempo.
202
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Il capitale iniziale
Più elevato è il capitale iniziale e più il trader può sopportare perdite po-
tenziali causate da movimenti errati nei mercati; la necessità di tampona-
re perdite per un piccolo portafoglio possono essere insostenibili.
203
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Quanto poco?
Per esperienza e per la statistica che mi porto negli anni, direi che biso-
gna avere un piccolo capitale da mettere a rischio ogni anno e aspettare
il famoso “cigno nero” che magari ci fa diventare ricchi all’improvviso.
Questo importo annuale può essere vario, ma di sicuro non possono es-
sere 1.000 euro ma nemmeno 100.000 euro.
Ritengo che la posizione ideale sia quella di mettere a rischio ogni anno
tra i 5.000 e i 50.000 euro (nel capitolo 5.1 affronteremo proprio la parcel-
lizzazione del capitale di rischio).
Di sicuro esiste un’altra regola aurea che dice che non bisogna mai ag-
giungere denaro ad un portafoglio iniziale in perdita (rispettare il budget
annuale).
Obiettivi
Ecco perché, nel piano di trading, bisogna scrivere anche la divisione del
capitale in sottoperiodi per avere sempre nuove opportunità di profitto
(lo approfondiremo nel capitolo 5.1) e ridurre a un livello accettabile la
possibilità di azzerare tutto.
204
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Che poi applicando la formula che già abbiamo visto in precedenza sa-
rebbe:
Nel medio termine le leggi della statistica dicono che si possono ricavare
questi profitti e quindi il trader decide di aprire la posizione.
La chiave è l’assegnazione delle probabilità, operazione squisitamente
soggettiva.
La probabilità di rovina
Esempio: due trader, il primo rischia il 2% del suo capitale in ogni opera-
zione mentre il secondo il 5%.
Ipotizziamo 20 operazioni in perdita consecutive (con rischio per opera-
zione costante): il primo si trova con una perdita pari al 40% del capitale
iniziale, mentre il secondo avrà azzerato tutto.
Un trader che invece dice: io utilizzo solo il 3% del mio capitale e il mio
sistema non subirà mai 33 operazioni in perdita consecutive, non sa che
ci sono brutte notizie: la teoria delle probabilità sostiene qualcosa di di-
verso.
Esiste sempre una probabilità finita che qualunque piano di trading possa
subire un numero di operazioni consecutive in perdita in grado di azze-
rare completamente il conto iniziale, di qualunque entità esso sia.
205
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Obiettivo primario: determinare l’entità del capitale iniziale con cui intra-
prendere la professione e la percentuale di rischio sul capitale iniziale che
si intende utilizzare in ogni operazione.
206
Capitolo 3.2 - Il Money Management
207
Capitolo 3.2 - Il Money Management
a) Fixed fractional
b) Optimal f
c) Secure f
d) Fixed ratio
e) Percent volatility
208
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Secure f
Fixed Ratio
209
Capitolo 3.2 - Il Money Management
I tuoi sforzi devi farli solo per capire a pieno come funziona il metodo
Samas e come puoi applicarlo per risultare vincente nel tempo.
Gestire un portafoglio “barbell” vuol dire decidere quanta parte del capi-
tale totale mettere a rischio elevato per raggiungere obiettivi ambiziosi.
L’altra parte deve essere investita in strumenti finanziari non rischiosi che
offrono un rendimento in linea con la crescita dell’inflazione e cercano di
proteggere nel tempo il valore reale della moneta.
210
Capitolo 3.2 - Il Money Management
Limitare le perdite.
Bisogna prima di tutto ricordare che uno dei migliori metodi per lavora-
re, su un orizzonte base di 12 mesi, è costruire posizioni di trading che si
aprono e si chiudono all’interno di una settimana lavorativa (dal lunedì
al venerdì).
Tale tecnica, chiamata “weekly position”, permette di avere una pausa nel
week end che ha tre scopi principali:
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Capitolo 3.2 - Il Money Management
Mentre buona parte dei traders che non usano leve elevate sono convinti
che + leva significa + rischio, il mio pensiero è completamente opposto,
perché con più leva possiamo permetterci di usare meno capitale di ri-
schio ed avere più possibilità di costruire la nostra antimartingala.
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Capitolo 3.2 - Il Money Management
A questo punto abbiamo il capitale iniziale per fare trading con un ri-
schio totale di 10.000 euro.
Questi 1.250 euro sono l’importo che devo avere sul conto di trading il
lunedì mattina quando inizio la mia prima “weekly position” alla ricerca
dell’antimartingala.
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