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MASTER CLASS
1 - Introduzione
Indice

1.1 La mia storia................................................................................ Pag. 5

1.2 Il Trading online.........................................................................Pag. 17

1.3 Perchè l’antimartingala............................................................. Pag. 31

1.4 L’antimartingala è il metodo migliore................................... Pag. 41


MASTER CLASS
1.1 - La mia storia

Antonio Carnevale
Capitolo 1.1 - La mia storia

Sono nato da una famiglia di commercianti e ho sempre avuto il senso


degli affari. Molto bravo con i numeri, ma amante della medicina (chissà
perché!) mi iscrissi al Liceo classico per poi trasferirmi a Perugia dove
avevo pianificato il mio percorso di studi medici.
Quando, qualche anno fa, ho letto il libro “Il Cigno Nero” ho pensato
proprio a quelle combinazioni che mi sono accadute nella vita, che hanno
deviato il mio percorso sia accademico che professionale.
Si dice sia tutto scritto: è vero, ma spesso bisogna trovarsi nel momento
e nel luogo giusto.
Il primo bivio della mia vita c’è stato il giorno in cui guardavo le locandi-
ne affisse nei corridoi del mio liceo, che pubblicizzavano l’Università di
Siena.
Leggevo, senza mettere realmente a fuoco, che esistevano tre corsi di
laurea: in Scienze Economiche, in Scienze Economiche e Bancarie e in
Scienze Economiche e Statistiche. In quel momento, mentre guardavo
distratto queste locandine, mi arrivò alle spalle l’insegnante di religione
(caso vuole sia stato lo stesso parroco che poi mi ha sposato!) che mi dis-
se: “Questa è un’ottima università”.
Da quel momento ho iniziato a pensare al mio futuro. Pensavo agli studi
in medicina, ai sei anni necessari per la laurea, al tempo necessario per la
specializzazione e ai circa dieci anni che mi avrebbero portato ad essere
dipendente da mio padre e ad essere anche un peso economico, nono-
stante vivessi in una famiglia agiata.
Iniziai allora ad approfondire l’idea di cambiare strada e di iscrivermi alla
facoltà di Scienze Economiche e Bancarie e mi resi conto che in effetti,
essendo io più portato per i numeri, nonostante avessi come passione la
voglia di intraprendere studi medici, forse la soluzione ottimale era quel-
la di trasferirmi a Siena (che comunque era anch’essa una cittadina che
mi attirava considerando che io volevo studiare a Perugia). Fu così che la
mia storia universitaria iniziò a Siena nella facoltà di Scienze Economi-
che e Bancarie.
Già nei primi anni iniziai ad avere una preferenza per le materie tecniche
e quindi affrontai con maggiore facilità gli esami legati, per esempio, alla
tecnica bancaria, alla tecnica del mercato dei cambi e soprattutto l’esame
in tecnica di borsa. Sempre considerando le combinazioni che nella vita
ti portano a deviare un percorso che ritieni di avere iniziato, avevo quasi
finito gli esami universitari e iniziai a pormi il problema dell’obbligo della
leva militare. Ero indeciso se fare il corso da allievo ufficiale o se fare il
militare da soldato semplice. Parlare con un ufficiale, amico di famiglia,

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Capitolo 1.1 - La mia storia

mi fece capire che forse era meglio fare il soldato semplice, cercando ma-
gari di farlo come lo aveva fatto mio fratello sull’isola di Ponza, nell’Ae-
ronautica, che mi avrebbe dato la possibilità di avere spesso dei permessi
che potevo sfruttare per andare a Siena o comunque per preparare la tesi
di laurea.
Purtroppo (o fortunatamente) la mia domanda di passaggio dall’esercito
all’aeronautica non fu accettata e mi ritrovai a fare il CAR, cioè il periodo
di addestramento (che nel mio caso era un CAR avanzato perché feci l’ad-
destramento come addetto contabile) nella caserma di Maddaloni. Poi
riuscii ad essere assegnato al distretto militare di Siena, che mi permise di
completare in maniera più agevole il lavoro, sperimentale, sulla mia tesi
di laurea per la costruzione di un modello econometrico di previsione
dell’indice di borsa.
Ma bisogna fare un passo indietro, perché prima di partire per il militare
provai a chiedere la tesi di laurea al professore con il quale avevo sostenuto
l’esame (un esame da 30 e lode) in tecnica di borsa, ma lui mi rispose che
non poteva, perché era pieno di ragazzi da seguire. Allora mi rivolsi ad un
altro professore, titolare della cattedra di tecnica del mercato dei cambi,
ma anche lui mi disse che non poteva, perché aveva già un numero eleva-
to di studenti da seguire. Mi rimase soltanto da chiedere a un professore
con il quale avevo fatto due esami, sempre da 30 e lode, che insegnava
ricerca operativa e ricerca operativa applicata. Avevo già pensato ad un
modello algoritmico di ottimizzazione nella scelta di portafoglio che a lui
andava bene. Nel giugno del 1989 ero pronto a raccogliere materiale per
poi portarlo a visionare a questo professore nel mese di settembre e infine
partire per la leva militare all’inizio di novembre.
Il caso volle che questo poveretto, appassionato di free climbing, durante
l’estate 1989, morisse scivolando su una scogliera in Sardegna.
Avevo, quindi, fretta di trovare un sostituto e mi precipitai a Siena, nel lu-
glio del 1989, ritornando dal primo professore, quello di tecnica di borsa.
Lui capì subito la situazione e senza farmi attendere oltre mi disse: “Va
bene, preparami un modello di previsione dell’indice di borsa.”

Mi sono laureato nell’aprile del 1991 con il massimo dei voti e dopo qual-
che giorno ho vinto una borsa di studio che mi portò a frequentare un
corso di 3 mesi, full time, presso una scuola di specializzazione (ISDA),
riguardante “I mercati finanziari e l’attività bancaria internazionale”.
Questo corso mi servì tantissimo perché avevo tra i docenti anche diri-
genti bancari molto operativi sui mercati finanziari, che mi fecero capire

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Capitolo 1.1 - La mia storia

tante cose mai viste in quattro anni di università.


Dopo questo master ho iniziato a fare colloqui, cercando di capire quale
fosse la scelta migliore. Intanto, il professore con il quale mi ero laureato,
mi chiedeva di collaborare con lui. La collaborazione consisteva sia nel
fare assistenza alla cattedra di “economia degli intermediari finanziari”,
sempre a Siena, sia nel fare formazione in aula per addetti ai titoli di mol-
te banche che avevano rapporti diretti con la sua società di formazione o
con l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) dove lui era accreditato.
Nello stesso periodo (1991-1992) il Direttore Generale di una piccola
banca locale, che mi conosceva personalmente, iniziò a propormi di la-
vorare per lui, perché aveva bisogno di ragazzi svegli e laureati.
Intanto passavano mesi e non avevo ancora deciso dove collocarmi.
Chiesi consiglio al mio prof. e lui mi suggerì di accettare il lavoro nella
piccola banca, perché sarebbe stato un modo comodo (abitavo a 50 metri
dalla sede) di provare a capire se mi piacesse il lavoro in banca, in attesa
di qualche proposta più interessante.
Accettai allora di entrare in questa piccola banca locale proprio nel set-
tembre 1992 (in piena bufera valutaria e crisi dei mercati finanziari), ma
mi inserirono in un reparto (ufficio fidi) che proprio non amavo.
Nei primi tre mesi di lavoro (gli ultimi del 1992) facevo il mio dovere da
impiegato, ma ero solo in attesa dell’orario di uscita. Non era il lavoro che
desideravo fare e soprattutto era distante da tutta la teoria e tecnica che
avevo imparato nello studio.
Prima della fine dell’anno mi recai dal Direttore Generale lamentando il
mio malessere ed evidenziando che avevo un bagaglio teorico che forse
andava sfruttato meglio.

Ecco, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci.

Il primo gennaio 1993 diventava operativa la legge SIM (la famosa legge
1.1991) che obbligava le banche a separare la gestione titoli dei clienti
dalla gestione del proprio portafoglio titoli (l’obbligo era esteso anche alla
separazione fisica degli uffici e del personale addetto).
Il Direttore Generale mi chiese se mi sentivo in grado di gestire il porta-
fogli titoli della Banca.
A tale domanda non solo, ovviamente, risposi di sì ma proposi di fare
un ufficio unico (Tesoreria Integrata) che oltre alla gestione dei titoli, si
sarebbe occupato anche della gestione della liquidità della Banca e dei
rapporti con la Banca d’Italia.

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Capitolo 1.1 - La mia storia

Ho iniziato, quindi a fare trading sui mercati finanziari i primi giorni del
1993, a 27 anni, curando un patrimonio di circa 200 miliardi di vecchie
lire e lavorando principalmente sui BTP con scadenza 10 anni.

Tutto il 1993 fu una sequenza di operazioni di acquisto/vendita brillanti a


tal punto che a fine anno il mio lavoro portò nelle casse della Banca degli
utili per circa 5 miliardi di lire (considerate che tutta la Banca normal-
mente faceva utili per 4 miliardi di lire!).
Nel luglio del 1994 il mio professore mi chiamò e mi disse di inviare il
mio curriculum al capo del personale della Deutsche Bank Italia, perché
cercavano addetti di tesoreria.
Il mio primo colloquio a Milano lo tenni il primo di agosto 1994 davanti
a responsabili del personale e della tesoreria.
Mi chiamarono qualche giorno dopo dicendomi che avevo un curricu-
lum troppo avanzato per le loro necessità (cercavano un cosiddetto “ju-
nior”) lasciandomi sorpreso perché non pensavo minimamente di avere
troppi requisiti.

Ecco allora il fato, il Cigno Nero.

Era il febbraio 1995 e avevo deciso di cambiare lavoro: non avevo stimoli
e subivo un forte corteggiamento dalla Fideuram.
Stavo per lasciare la Banca, erano gli ultimi due giorni di lavoro e....mi
arrivò una telefonata in Banca dal responsabile del personale della Deu-
tsche Bank chiedendomi se volevo ritornare su a Milano perché avevano
una proposta di lavoro per me (considerate che a quei tempi non avevo il
telefonino e, sposato da pochi mesi, non avevo nemmeno il telefono fisso
a casa; insomma la Deutsche Bank poteva trovarmi solo quegli ultimi due
giorni in Banca e poi sicuramente avrebbe chiamato un altro).

Nello stesso mese passai quindi in Deutsche Bank nella sede di Milano e
in poco tempo mi affidarono la responsabilità della Tesoreria e del “Mo-
ney Markets & Derivatives” (prima mi mandarono a fare un corso sui
derivati a Oxford).
In pratica mi occupavo di gestire la liquidità della Banca nel mercato dei
tassi a breve termine (sia sul mercato cash che sul mercato dei derivati).
Gestivo un patrimonio tra cash e derivati di circa 100.000 miliardi di
lire e i miei profitti venivano per lo più da posizioni di arbitraggio sui
vari segmenti e prodotti del mercato e pertanto avevo accumulato una

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Capitolo 1.1 - La mia storia

notevole esperienza sul mercato dei cambi e sul ruolo attivo delle Banche
Centrali.

Lo sviluppo della tecnologia e la necessità di nuovi stimoli, legata alla


possibilità di fare formazione universitaria, mi hanno portato, in seguito,
ad intraprendere la strada del trading professionale proprietario (sostan-
zialmente decisi di dedicarmi al trading per il mio portafoglio).
Contestualmente, alla complementare attività di consulente finanziario
per clientela “private”, ho accostato l’impegno universitario che mi ha vi-
sto docente in “Economia degli Intermediari Finanziari”, presso l’Univer-
sità di Siena (ruolo ricoperto dal 2000 al 2010, mentre attualmente sono
docente per i master di finanza per la Unicusano).

La prima svolta come trader professionista la trovai a fine 2003 quando


IW Bank offrì alla clientela retail la possibilità di fare trading sul mercato
valutario con una leva pari a circa 60.
Iniziai così subito con una piattaforma chiamata Realtick per poi passare
alla QuickTrade e in pochi mesi realizzai eccellenti guadagni.
Avevo finalmente capito che la leva, se sfruttata nella maniera corretta,
poteva essere la chiave per ridurre drasticamente il rischio del portafo-
glio.
Nel febbraio 2004 IW Bank organizzò un campionato di trading (chia-
mato T-Cup) che durava 4 mesi; in palio c’era una Porsche Boxster che
sarebbe andata al trader che riusciva a conseguire la percentuale di pro-
fitto più alta.
Versai 15.000 euro sul mio conto personale e iniziai a prendere posizioni
su euro-dollaro. La prima settimana chiusi la classifica al primo posto
con circa il 20 % di profitto.
La settimana successiva aumentai le posizioni confidando negli utili già
realizzati e mantenni ancora il primo posto in classifica salendo a circa il
50% di profitto.
Insomma, giusto per farla breve, per 15 settimane restai sempre primo in
classifica, aumentando sempre di più i guadagni totali.
Questa eccellente performance mi portò a vincere il campionato classifi-
candomi in maniera definitiva al primissimo posto e, oltre ad un nuovo
saldo del mio conto corrente molto incentivante (oltre 170.000€!!) mi re-
galarono la Porsche.
D’altronde fare +1.064% di performance netta non è cosa da tutti.
Ero al settimo cielo! Ero convinto di aver trovato la chiave di volta, ma

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Capitolo 1.1 - La mia storia

non era così, mi mancava ancora qualche tassello e purtroppo lo capii a


mie spese, sulla mia pelle.
Nel 2005 partecipai alla seconda edizione della T-Cup e con una perfor-
mance del 45% mensile mi qualificai per le finali di Milano.
Eravamo in 14 e in palio c’era una Ferrari da 160.000 euro.
La gara durava 2 giorni e anche in questo caso il finalista che conseguiva
la performance più alta vinceva il primo premio.
Il primo giorno di gara, dopo poche ore, ero primo in classifica con +15%
e avevo preso una posizione long su eurusd in attesa dei dati macro ame-
ricani delle 14:30.
Purtroppo mi alzai dalla postazione e iniziai a parlare con un altro fina-
lista che, in parole povere, mi fece capire che lui aveva puntato tutto sui
dati macro a favore dell’Euro e pertanto aveva usato tutta la liquidità per
andare long sui futures su eurusd.
Tornai al mio posto e iniziai a ragionare su questa cosa: se il dato macro
fosse uscito come prevedevo io e come prevedeva lui, la sua posizione lo
avrebbe fatto schizzare in alto, irraggiungibile, facendogli vincere la Fer-
rari già il primo giorno.
Sciaguratamente decisi di usare tutta la mia liquidità per andare long su
eurusd, cosicché se il dato fosse uscito come prevedevo avrei vinto io il
primo premio.
Purtroppo alle 14:30 ci fu una sorpresa sui dati economici e il dollaro
si mosse velocemente al rialzo facendo crollare ovviamente il valore di
eurusd.
In pochi minuti io e il mio compagno di sventura vedemmo pressoché
azzerati i nostri conti che, ormai vicino allo zero, ci fecero terminare la
gara agli ultimi 2 posti in classifica.

Avevo scordato in quei momenti di emotività la prima regola del trading:

“Mai cambiare idea sulla prima posizione di trading, altrimenti si per-


de due volte.”

Mi resi conto, solo in quel momento, che non avevo delle regole ben pre-
cise da seguire.
Perdere così tanti soldi in pochi attimi, e per motivazioni così irrazionali,
non mi fece dormire per molte e molte notti.
Volevo a tutti i costi trovare una tecnica con delle regole strettissime.
Poteva mai esistere una tecnica che, a fronte di un rischio basso calcolato,

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Capitolo 1.1 - La mia storia

potesse darmi enormi soddisfazioni?


In un primo momento pensai fra me e me: “Questa è pura follia!”
Ma, dopo lunghissimi mesi di studi ed approfondimenti, mi sono fortu-
natamente ricreduto.
L’illuminazione arrivò dopo aver studiato tecniche di trading legate al
concetto di “barbell portfolio” e a tutto ciò che permetteva di aumentare
la convessità di un portafoglio di gestione, ovvero esporsi ad un rischio di
perdita molto più basso rispetto alle possibilità di guadagno.

Avevo capito l’importanza dell’antimartingala.

Forse ti starai chiedendo: “Perché insegni?”

La gente spesso mi chiede: “Se sei un grande, perché impieghi parte del tuo
tempo ad insegnare? Non guadagneresti molto di più facendo solo trading?”

Come già detto più volte sui social, il mio obiettivo è quello di ridare al
Trading il prestigio e l’autorità che si merita.

Sono stufo di questa situazione: nel panorama italiano fino ad ora man-
cava un vero percorso di formazione per diventare Trader affermati e
profittevoli, capaci di operare e ricavare degli utili come le grosse banche
d’affari.

Ho deciso quindi di dedicare tutto il mio impegno e tutti i miei sforzi per
aiutare chi ha come obiettivo (o come sogno!) quello di essere un profes-
sionista del Trading.

Erano anni che volevo farlo, ma non l’ho mai fatto perché non volevo
perdere il focus verso la mia attività di trading. Insomma, anche se ci
tenevo e ci tengo a ridare al trading il vestito che merita, non volevo to-
gliere tempo a mia moglie e ai miei figli per questo.

Ti chiederai a questo punto… “Perché l’ho fatto ugualmente?”

Il fattore scatenante è stato un mio studente privato di nome Andrea, che


4 anni fa per la prima volta vide sulla propria pelle i risultati che genera il
mio modo di fare trading.

12
Capitolo 1.1 - La mia storia

Andrea aveva portato il suo conto trading da 1.000€ a 35.000€ in circa 10


giorni.

Per me era qualcosa di straordinario ma allo stesso tempo in linea con gli
obiettivi prefissati.

Per lui, che fino a quel momento aveva studiato e letto di tutto ma solo su
analisi tecnica, è stata una rivelazione vedere il mio modo di fare trading.

Da lì gli venne l’idea di propormi la creazione di un percorso di forma-


zione in grado di divulgare il mio sapere, con l’obiettivo ultimo di miglio-
rare in maniera evidente il trading e di riflesso la vita delle persone.

L’idea mi ha affascinato fin da subito in quanto, oltre ad amare l’inse-


gnamento, ho sempre voluto mettermi in campo per ridare al trading il
prestigio che negli ultimi anni ha perso, a causa di tutti gli “pseudo-for-
matori” presenti online.

Ma non avevo tempo da dedicare a questo progetto perché significava


mettere in piedi qualcosa che mi occupasse gran parte della giornata,
quindi accettai alla sola condizione che organizzasse interamente lui tut-
to il lavoro.

Io ho espressamente sottolineato che sarei stato esclusivamente il docente


che trasferisce il proprio know how.

Questa persona si chiama Andrea De Massari ed in sostanza è colui il


quale ha avuto l’idea di creare tutto questo e di convincere me a scendere
in campo.

Andrea De Massari

13
Capitolo 1.1 - La mia storia

Lui poi decise di condividere questo progetto con un suo amico e socio,
Marco Ferrari, un giovane imprenditore di Verona.

Marco Ferrari

A loro volta, chiaramente, hanno un team di persone che li aiutano nei


vari processi aziendali.

Tutto questo ha permesso di portare alla luce SAMAS, il primo ed unico


metodo in Italia e probabilmente al mondo, che ti insegna a fare profitti
con il trading delle banche d’affari.

Ora che sai la mia storia e come è nato il Metodo SAMAS, voglio specifi-
care una cosa affinché tutto sia ben chiaro.

Il metodo SAMAS è il frutto di oltre 30 anni di studio e lavoro sui mercati


finanziari, sia come tesoriere che come trader indipendente.

Il metodo è sorretto da tre pilastri fondamentali

• Analisi Fondamentale
• Antimartingala
• Gestione dell’emotività

Quindi non puoi avere i tanti desiderati “profitti eccezionali” se ti limiti a


studiare solo l’antimartingala.

Quella è la parte più facile e più “veloce” da capire.

Magari potrai avere ugualmente risultati importanti, ma ti posso garanti-


re che se non avrai il giusto assetto emotivo e la capacità di padroneggiare
l’analisi fondamentale, saranno risultati dettati più dalla fortuna che dalle
tue capacità come trader.

14
Capitolo 1.1 - La mia storia

Quindi è molto improbabile per te essere profittevole sia nel breve che nel
lungo periodo.

Come fare per ottenere profitti eccezionali con “costanza”?

La ricetta è molto lineare:

Seguire alla lettera il Metodo SAMAS e diventare esperti e capaci nei


tre pilastri sopracitati.

Ed è proprio l’obiettivo della MasterClass. Quindi sei nel posto giusto.


Ora devi tirarti su le maniche e applicarti seguendo alla lettera quello che
ti dirò in questo percorso che faremo assieme.

Buon viaggio.

15
MASTER CLASS
1.2 - Il Trading online

Antonio Carnevale
Capitolo 1.2 - Il trading online

Trading è un termine inglese che viene utilizzato in molti settori legati


all’economia e indica la negoziazione e il commercio di beni. possono
essere tangibili, come ad esempio le merci e i prodotti lavorati, o virtuali,
come ad esempio le valute, gli indici di borsa e ogni altro strumento fi-
nanziario.
Chi svolge quest’attività cerca, in pratica, di fare utili acquistando e ri-
vendendo questi beni a prezzi più alti di quelli acquistati. Nel gergo degli
strumenti finanziari spesso troviamo anche l’acronimo TOL (Trading On
Line) per indicare che la fase operativa di compravendita avviene tramite
Internet.

Per fare questo basta seguire alcuni semplici passi:

• Avere un computer
• Collegarlo in rete
• Creare un proprio conto presso una società sul web di “intermediazio-
ne” o un broker che offrono servizi per accedere a questi mercati (di soli-
to chi apre un conto presso un broker, che normalmente offre servizi sui
cambi, già ha un conto operativo presso una banca ordinaria dove magari
compra solo BOT o esegue qualche investimento in azioni).

Quest’attività può essere molto redditizia, ma è soggetta a dei rischi: que-


sto aspetto, tuttavia, non deve spaventare.
Un bravo trader, quando perde, non ha paura se è sicuro dei suoi mezzi
(come un imprenditore che ha pianificato il proprio business e un affa-
re gli va male) e se ha calcolato per bene e in maniera coerente la sua
strategia. Come in tutte le attività, la preparazione di un piano e di una
progettazione è strategica, e così anche sui mercati finanziari nulla si im-
provvisa.
Se sei dunque alle prime armi non spaventarti, ma cerca di mettere nero
su bianco le azioni che farai in modo da procedere per gradi sempre più
sofisticati ed iterativi arrivando a capire come muoverti. Queste conside-
razioni sembrano facili ma in realtà sono fondamentali per garantirsi dei
buoni risultati.
Quanto vuoi rischiare? Quanto vuoi guadagnare? Ed in quanto tempo? Ti
sei posto degli obiettivi troppo ambiziosi?
Non puntare subito troppo in alto, ma cerca di creare una strategia (que-
sto è quanto ti insegnerò con il metodo antimartingala) che punti

18
Capitolo 1.2 - Il trading online

all’inizio a piccoli guadagni per poi estenderli successivamente in manie-


ra progressiva.
Non scoraggiarti se all’inizio le cose non vanno come pensavi, il trading
non è per i deboli. Dunque lotta, combatti e avrai successo!

Una volta definiti i punti base della propria operatività occorre metterli
in pratica. Se vuoi diventare un trader profittevole dovrai sudare, nulla è
scontato, ma ti guiderò passo dopo passo verso il successo.
Chi si avvicina ai mercati spesso non ha la minima cognizione di come
funzionano, di cosa è una coppia di valute, di come si imposta uno stop
loss, di cosa sono e come funzionano i broker.
E’ per questo motivo, se non sai nulla, che devi studiare! Solo studiando
e seguendo buoni maestri si impara un’arte.
Il trading può essere fatto anche da gente alle prime armi, ma non da
gente senza formazione o che non ha voglia di apprendere. Se pensi che
sia sufficiente creare un conto presso una banca o un broker, o peggio,
che puoi affidarti a un trading system automatico o a segnali di trading a
pagamento e piazzare qualche scommessa probabilmente perderai i tuoi
soldi.
L’improvvisazione a tutti i livelli è deleteria, nessuno può pensare di es-
sere professionista dopo pochi mesi o pochissimi anni di esperienza e
l’invito che faccio sempre è di diffidare dei formatori che non hanno un’e-
sperienza pluriennale e certificata.
Un passo importante per poter iniziare a fare trading è quello di selezio-
nare un mediatore o una società che facciano da intermediari tramite
servizi, e che offrano una piattaforma di trading attraverso la quale ese-
guire gli ordini.
Tutti gli intermediari migliori, accreditati e sicuri, li troveremo nell’appo-
sito capitolo dedicato alla scelta del broker.

Un broker di trading rappresenta uno degli attori principali che è presen-


te in molti mercati: pensiamo al Forex (mercato delle valute) che offre ai
propri clienti dei conti appositi non collegati a banche per acquistare e
rivendere valute con l’utilizzo della leva. Oggi questo permette che anche
un piccolo investitore abbia la porta di accesso bene aperta in spazi finan-
ziari che prima erano accessibili solo a pochissime persone.
La piattaforma offerta per compiere ogni attività può essere in generale
data:
• Via web

19
Capitolo 1.2 - Il trading online

• Con un software apposito da installare sul computer (uno dei più usati
si chiama Metatrader ed è offerto in due versioni: Metatrader4 e Metatra-
der5, ma ci ritorneremo, spiegandone il funzionamento nel capitolo 2.4)

Per iniziare a fare trading on line, prima di tutto bisogna fare l’iscrizione
al sito web del broker.

Possiamo riassumere tutto così:


• Iscrizione: si completa un modulo su una pagina con i propri dati per-
sonali veri e non inventati, ovviamente!
• Prova della piattaforma: in questa fase è consigliabile utilizzare la mo-
dalità DEMO per provare tutti gli strumenti necessari. Se non è di tuo
gradimento puoi sempre abbandonarla senza aver speso nulla. Nota che
se una società non ti fa provare nulla probabilmente non è molto seria,
quindi lascia perdere e prova un altro broker (te ne consiglierò comun-
que qualcuno di affidabile nel capitolo 2.3).
• Versamento iniziale: serve ad alimentare il proprio conto di trading
(nella fase di iscrizione puoi inserire qualsiasi importo che non è vinco-
lante in alcun modo). Scegli siti che abbiano metodi di deposito sicuri
come i bonifici, le carte ricaricabili, le carte di credito e i trasferimenti
di denaro: più ce ne sono e meglio è! In generale conviene fare un ver-
samento iniziale di 500/1.000 euro. La maggior parte di questi siti offre
una leva finanziaria, uno strumento che consente di amplificare la por-
tata dell’investimento anche se non si ha la liquidità necessaria: sfruttala
a dovere.
• Trading vero e proprio: ora che hai un conto puoi iniziare ad operare,
sfrutta sempre le news che trovi nei vari pannelli.

Se vuoi investire in modo sicuro e dunque farne una professione a tutti


gli effetti, ovvero diventare trader, ti dovrai occupare anche della dichia-
razione dei tuoi guadagni. In genere le piattaforme di trading online delle
Banche come Fineco, IngDirect, Unicredit e simili applicano dei costi ul-
teriori e richiedono l’apertura di un conto corrente.
Tutte le operazioni legate agli investimenti online vanno dichiarati in
questo modo (ci ritorneremo in modo approfondito nel capitolo 2.6):
• Tramite un regime sostitutivo, ovvero è il broker online che si fa carico
di addebitarti il capital gain e pagarlo allo Stato.
• Tramite un regime di dichiarazione vera e propria, ovvero compilando
nella dichiarazione dei redditi i guadagni ottenuti dalle attività di trading

20
Capitolo 1.2 - Il trading online

Attualmente, in Italia, le aliquote sulle rendite finanziarie sono pari al


26%, dunque fai attenzione al calcolo dei profitti.

L’appassionato o il professionista che inizia a fare trading online ha delle


opinioni di base che sono condivise dalla maggior parte degli investitori
e cioè che col trading online si fanno soldi. Non importa come, ma è
una possibilità molto concreta. E’ difficile però capire come guadagnare
davvero con rischi limitati. Le vie per arrivare a fare profitti sono varie e
tutte percorribili. Non bisogna tuttavia commettere l’errore di paragonare
i mercati finanziari con attività che fanno fare soldi facili, si ridurrebbe
tutto ad un gioco e non lo è. Chi fa trading ha acquisito la consapevolezza
che gli investimenti di questo tipo vanno fatti in maniera responsabile
per ridurre al minimo i rischi. Consiglio quindi a tutti di non improvvi-
sarsi investitori dell’ultima ora, ma di studiare a fondo le strategie cercan-
do di acquisire quell’esperienza necessaria che consente di avere successo
e guadagnare.

Il modo migliore per iniziare ad essere operativi è quello di utilizzare


le piattaforme demo messe a disposizione gratuitamente dai broker. Un
conto demo può essere molto utile perché ti aiuta a capire il funziona-
mento della piattaforma e a sperimentare la tua strategia, ma soprattutto
ad esercitarti a costruire le posizioni piramidali per arrivare all’antimar-
tingala, che ti spiegherò tecnicamente in alcuni capitoli di questo corso.
Ad esempio, nel Forex si può operare con un conto demo attraverso il
quale puoi capire come funziona il mercato, il valore di ogni minimo mo-
vimento dei prezzi, ma anche come funziona la piattaforma, senza consi-
derare gli strumenti finanziari più diffusi come i contratti per differenza
(CFD), che permettono di fare trading sugli indici di borsa.

Cenni di storia

Il Trading Online, storicamente, può essere considerato nato e sviluppato


negli Stati Uniti (nei primi anni 90), dove le banche per fidelizzare i pro-
pri clienti, hanno pensato di rendere la “finanza telematica” alla portata
di tutti, ovvero di consentire la consultazione del proprio conto corrente
con un semplice accesso telefonico a chiunque, non solo alle filiali o ad
altre banche. Da notare che si trattava però di un accesso non “disposi-
tivo”, che non permetteva cioè di effettuare disposizioni di pagamento o
altre operazioni.

21
Capitolo 1.2 - Il trading online

Solo quando si è diffusa una tecnologia di comunicazione più efficiente


ed economica, ovvero internet, si è potuto parlare di vero “Home Ban-
king”, che grazie ai nuovi standard di sicurezza consentiva di disporre
facilmente del proprio conto corrente.
Nel 1995 qualcuno ha pensato di sfruttare la rete per consentire ai propri
clienti di fare un passo ulteriore: comprare e vendere azioni, obbligazioni
e titoli, pagando meno spese e disponendo delle stesse informazioni che
hanno i gestori.
Si tratta dei primi “broker online”, che permettendosi di fare una spietata
concorrenza agli intermediari tradizionali (molto più cari e vincolanti),
hanno determinato un vero e proprio boom. Basti pensare che, già nel
1999, negli Stati Uniti un’azione su tre veniva scambiata online.
Nel 1996, i più famosi broker online americani, come Schwab e E-trade,
hanno conquistato ulteriori quote di mercato, proponendo la movimen-
tazione del portafoglio con commissioni a forfait per operazione, anziché
in percentuale sull’intermediato, riducendo ulteriormente i costi per l’in-
vestitore.
Brown & Co. propose ai suoi clienti una commissione di soli 5$ per mo-
vimentare uno stock di 500 azioni. Come risultato i clienti sono corsi
tutti dal “discount broker”. Pochi soldi per commissione, moltiplicati per
tanti ordini, fanno profitti a dismisura: questa è l’equazione vincente della
finanza online americana.
Pensa che colossi come Merill Lynch o Morgan Stanley nel 1999 chiede-
vano ancora più di 200$ per la compravendita di 500 azioni.
In Italia, invece, l’inizio delle negoziazioni telematiche sembra coincidere
con il periodo in cui (era il 1993) la borsa italiana decise di acconsentire
anche ad altri elaboratori automatici (precedentemente si potevano uti-
lizzare solo i terminali) la trascrizione delle commissioni nei loro sistemi
contabili. Questo fu storicamente il primo passo verso l’apertura della
borsa a nuove forme di contrattazione mediante le quali si dava la pos-
sibilità a innumerevoli potenziali operatori di acquistare o vendere titoli
tramite internet.
Di lì a poco, esattamente nel 1995, nacque la prima piattaforma di trading
on line in Italia.
Era il 1999, l’anno del grande boom. Si verificò una progressiva diffusio-
ne delle connessioni internet tra la popolazione, che provocò un enorme
aumento di piccoli trader che incominciarono ad operare nel mercato
azionario.
Il fenomeno fu così diffuso che la Consob, autorità di vigilanza del mer-

22
Capitolo 1.2 - Il trading online

cato mobiliare, non poté ignorarlo e decise di istituirlo legalmente e di


regolamentarne il funzionamento attivando il “Nuovo Regolamento di at-
tivazione del Testo Unico dei mercati finanziari”.
Di lì a poco per il trading on line la strada fu in discesa, da semplice
strumento di nicchia diventò fenomeno di massa grazie anche al progres-
sivo sviluppo tecnologico con connessioni telematiche sempre più veloci
(ADSL o Wi-fi).

Curiosità

Un tasto errato e 6 miliardi di dollari sono stati inviati ad un hedge fund


americano. Un junior banker tedesco di Deutsche Bank ha sbagliato a
digitare sulla tastiera, nel mese di giugno 2015, un ordine, con l’effetto di
spedire un bonifico gigantesco ad un cliente americano.
Questo tipo di errore viene chiamato in inglese “fat finger” e, come ha
anticipato il Financial Times, indica quando i trader involontariamente
fanno scivolare troppo l’indice sulla tastiera con l’effetto di comprare o
vendere titoli in eccesso rispetto a quanto preventivato.
Un vero bombardamento di ordini ha colpito il 20 ottobre 2014 la Borsa
di Tokyo nelle contrattazioni over the counter (OTC è tutto il mercato
che non è regolamentato come le Borse valori, sul quale vengono tran-
sitati miliardi di ordini): sono stati immessi nei computer comandi di
trading di acquisto e vendita di azioni per un controvalore di 617 miliardi
di dollari. Ma si è trattato di un maxi errore e gli ordini sono stati can-
cellati prima di essere eseguiti, evitando una catastrofe finanziaria per gli
operatori.
Nel dettaglio sono state inserite 40 richieste di transazioni per un con-
trovalore superiore al Pil della Svezia alle ore 9.25 di mattina a Tokyo
(cinque minuti prima dell’apertura). L’ordine più grande riguardava 1,96
miliardi di azioni Toyota, pari al 57% della capitalizzazione del più gran-
de produttore di auto al mondo.
Finale di seduta al cardiopalma il 6 maggio 2010 a Wall Street, dove i
listini, a poco più di un’ora dal termine, forse per un errore in una grande
istituzione finanziaria, sono finiti in una spirale negativa che ha portato
il Dow Jones a cedere quasi mille punti (998,5 punti per la precisione), il
9% circa (fig.1). Per alcuni minuti, prima di recuperare terreno, i listini
erano arrivati ad annullare i guadagni di un anno, registrando il peggiore
calo giornaliero dello stesso periodo.
I rumors della Borsa individuano in Citigroup la società all’origine dell’er-

23
Capitolo 1.2 - Il trading online

rore materiale che avrebbe innescato il crollo del Dow Jones di oltre il 9%,
recuperato in chiusura. Un trader nell’ordine di vendita avrebbe digitato
una ‘b’ di billion al posto di una ‘m’ di million mandando in tilt il sistema
ma, soprattutto, facendo scattare il panico sui mercati di tutto il mondo.
La banca ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta interna.

11000

10800

10600

10400

10200

10000

9800
10 12 14 16

Fig. 1 - Crollo Dow Jones dovuto alla società Citigroup

Il peggior crollo della borsa (-22%) si verificò il 19 ottobre 1987


(the black Monday) (fig.2)

Dow Jones (1987-06-19 through 1988-01-19)


2800

2700

2600

2500

2400

2300

2200

2100

2000

1900

1800

1700
07/01/87 08/01/87 09/01/87 10/01/87 11/01/87 12/01/87 01/01/88

Fig. 2

24
Capitolo 1.2 - Il trading online

Può accadere ancora un «lunedì nero» come quello?

C’è solo una possibilità su 26.238 che la giornata di Borsa di oggi si con-
cluda come il famigerato “lunedì nero” del 1987.
Quel 19 ottobre il Dow Jones crollò in una sola seduta di oltre il 22%, ma
altre piazze fecero molto peggio: Hong Kong perse il 45,8%, l’Australia il
41,8%, la Borsa di Madrid il 31% e quella di Londra il 26,4%. E a Milano?
L’indice Comit calò “solo” del 6,41%.

C’è solo una possibilità su oltre 26mila, dicevo, però quella possibilità c’è.

Questa la conclusione alla quale sono arrivati Xavier Gabaix, docente di


finanza alla New York University, assieme a tre scienziati del Boston Uni-
versity’s Center for Polymer Studies: H. Eugene Stanley, Parameswaran
Gopikrishnan e Vasiliki Plerou.
Nello studio Institutional Investors and Stock Market Volatility, pubblicato
dal famoso Mit di Boston, il quartetto ha elaborato una complicatissi-
ma formula matematica per prevedere la frequenza dei crolli di mercato,
giungendo alla conclusione che i “crashes” sono una caratteristica intrin-
seca dei mercati azionari. La presenza di enormi investitori istituzionali
in mercati potenzialmente illiquidi rischia infatti di scaricarsi violente-
mente, in caso di panico, sulla volatilità dei listini.
Più in dettaglio, secondo la formula dello studio del Mit, un crollo simile
per magnitudo a quello del 1987 è previsto in media ogni 104 anni. Il che
non significa che, con la precisione di un orologio svizzero, ogni 104 anni
un’apocalisse colpirà i mercati: è solo una media previsionale derivata da
un modello matematico. Il fatto che crash di questo tipo avvengano in
media ogni 104 anni dovrebbe essere consolante. Anche perché 58 anni
prima di quel “lunedì nero” c’era stato un altro lunedì nero, seguito da un
martedì altrettanto tenebroso: il 28 e 29 ottobre 1929, due giorni in cui il
Dow Jones riuscì a perdere quasi il 25%.

Insomma, l’ipotesi di un nuovo 19 ottobre 1987 sembra remota, ma non


impossibile. Dopo quella giornata dominata dal panico, amplificato an-
che dall’applicazione massiccia degli stop loss elettronici, venne infatti
introdotta in tutti i principali mercati la sospensione dei titoli per eccesso
di ribasso. Da allora le giornate più nere dei mercati hanno visto perdite
contenute intorno al 7-8%, come dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11
settembre del 2001 o dopo il fallimento di Lehman del settembre 2008.

25
Capitolo 1.2 - Il trading online

Ma queste speranze sono state smentite proprio dalla tecnologia: il 6 mag-


gio 2010, come abbiamo già detto, i software di trading ad alta frequenza
“impazzirono” con fredda logica facendo sprofondare in pochi secondi lo
S&P 500, l’indice borsistico più grande del mondo, di quasi il 9%.
Quel giorno furono proprio i robot a rappresentare il “cigno nero” (fig.3)
che nessuno si aspettava. E ora? Da dove arriverà il prossimo “cigno
nero”? E come sarà fatto? Di questo purtroppo, nello studio del Mit, non
c’è proprio traccia.

Fig. 3

Day trader

La tecnologia ha permesso lo sviluppo dei cosiddetti day trader, detti


anche investitori estremi, che non sono dei professionisti con Master in
Finanza ma spesso studenti, commercianti, medici, ingegneri, casalinghe
che sanno poco del funzionamento del mercato finanziario, ma che im-
parano velocemente a scommettere sulle variazioni del mercato, minuto
dopo minuto, sui prezzi delle azioni, sui futures, sulle opzioni e su tutto
quello che in tempo breve può dare utili. Negli ultimi anni, quindi, anche
in Italia il trading online è alla portata di tutti, anche se nel nostro Paese
il fenomeno è più limitato.
Il successo del trading online è legato alla semplicità del concetto, infatti
il prezzo di tutti i prodotti finanziari varia quotidianamente, scende e
sale. Basta, dunque, entrare nel mercato ad un prezzo più basso e uscirne
ad un prezzo più alto per fare soldi… nulla di più semplice! La rivoluzio-

26
Capitolo 1.2 - Il trading online

ne di Internet ha eliminato gli ostacoli che non permettevano a tutti di


partecipare a questo mercato, ma la liquidità aggiuntiva data da tutti que-
sti nuovi operatori, che entrano al mercato grazie al trading online, oltre a
dare spessore ai mercati, chiaramente permette agli operatori più attenti,
più accorti e anche più furbi di avere un vantaggio competitivo dato dalla
partecipazione al mercato di soggetti non sufficientemente preparati.
Fare trading è un’attività complessa non tanto nel contenuto, che è molto
semplice, quanto nelle implicazioni soprattutto a livello psicologico che
essa comporta; non per niente spesso l’attività sul trading viene parago-
nata all’attività del gioco d’azzardo.
Per fare trading con successo non bisogna soltanto battere il mercato,
anche se ovviamente questa è una condizione necessaria per guadagnare,
quanto soprattutto vincere sé stessi, i propri desideri e le proprie paure.
Riconoscere i propri errori, non deprimersi, non esaltarsi, essere umili e
capire che non ci sono regole matematiche per riuscire regolarmente ad
avere profitti con la speculazione.
Questo in sostanza significa che non esiste nessun trading-system che
può permetterci di avere utili con costanza.
Jesse Livermore, che può essere considerato il primo trader della storia
della finanza, disse che qualsiasi trader di successo non può mediamente
fare una previsione esatta sopra il 60% dei casi. Quindi significa che nel
40% dei casi anche i più bravi trader sono perdenti. Allora è chiaro che
il trading di successo non è determinato dalle volte che indoviniamo le
posizioni, ma dal money management che c’è sotto le posizioni prese, da-
gli obiettivi che ci prefiggiamo prima di entrare al mercato e soprattutto
dalle quantità che vengono comprate o vendute.
Nel trading online è molto importante la dipendenza psicologica. Tutti
possono diventare trader online e questo crea la possibilità di avere sul
mercato, come in effetti succede, una miriade di intermediari, soprattutto
broker esteri, che molto spesso sono gli unici a guadagnare per via delle
commissioni che sono applicate sulle operazioni di negoziazione.
Dietro un’idea semplice e apparentemente innocua come il trading onli-
ne si nascondono dinamiche complesse e i traders devono soprattutto
evitare di farsi coinvolgere fino a superare limiti che purtroppo, nei casi
più drammatici, possono portare al compimento di atti estremi.
Ma, come ti ho detto, l’attività di trading online produce innumerevoli
benefici al mercato rendendolo in particolare più efficiente ed è per que-
sto che il trader che si avvicina per la prima volta all’operatività on line
deve capire che lui è solo un tassello di un grosso gioco: deve stare attento

27
Capitolo 1.2 - Il trading online

affinché quello che inizialmente può apparire come un sogno non si tra-
duca in un incubo.
La maggior parte dei neofiti deve sapere fin dall’inizio che le probabilità
di successo sono scarse. Ma ci si dedica a questo gioco, che porta a lotta-
re contro le basse probabilità di successo, per sconfiggere la monotonia
spesso di un lavoro e di una vita sempre uguale. E poi c’è sempre la pos-
sibilità di successo.
Questo è il messaggio che viene in continuazione ripetuto in molti corsi
di formazione sul trading, nei manuali di trading fai da te e nelle chat
room su internet.
È stato dimostrato da emeriti professori universitari che ci sono dei tra-
ders molto bravi e veloci che possono battere i professionisti.
Ma il successo nel trading online presuppone molta concentrazione e una
forte disciplina, una mente lucida, rapidi riflessi e ovviamente una discre-
ta disponibilità finanziaria.
Purtroppo, nell’interesse commerciale nessuna società di intermediazio-
ne richiede tale requisiti e il gioco è aperto a tutti, anche se gli aspiranti
trader hanno pochissimi soldi a disposizione.

Agli investitori sono offerti mezzi per eseguire il monitoraggio dei titoli,
oltre alla possibilità di avere maggiori informazioni sull’andamento della
borsa: il trading online, infatti, è accompagnato dalla possibilità di visio-
nare l’andamento dei titoli e lo studio dei grafici di settore, in modo da
poter avere una migliore possibilità di investire velocemente e soprattutto
in sicurezza.

Questo lavoro può essere molto redditizio, se fatto costantemente e con


intelligenza. Si può negoziare in concreto di tutto, dagli indici, alle azioni
fino alle valute, comprando e rivendendo.
Ovviamente un vero professionista, se è ciò che vuoi diventare, non sarà
schiavo del PC, passandoci sopra ore e ore, nella speranza di guadagni
esorbitanti, ma cercherà di ottimizzare le sue giornate, magari organiz-
zandosi il giorno in varie fasi, tra cui:
• La negoziazione vera e propria
• La pianificazione di un piano di lavoro o di una strategia.
• L’analisi dei mercati e dei risultati ottenuti.

A volte, come dicevo, chi si avvicina a questi tipi di mercati spesso non ha
la minima cognizione, appunto, di come funzionano le cose, di cos’è una

28
Capitolo 1.2 - Il trading online

coppia di valute, di come si imposta uno stop loss, di cosa sono e di come
funzionano i broker.
Per questo motivo, se realmente hai intenzione di avvicinarti al mondo
del trading, devi preparati ed essere a conoscenza di tutte le sue fasi.
E’ vero che il trading on line può essere fatto anche da gente alle prime
armi, ma non da gente improvvisata, senza formazione e peggio ancora
tanto presuntuosa da credere già di sapere tutto.
Per ovviare a questo problema le soluzioni sono realmente a portata di
mano e semplicissime e se segui con attenzione il mio corso di formazio-
ne imparerai da chi è riuscito veramente.
Ricordati inoltre che l’improvvisazione a tutti i livelli è deleteria, quindi
eccoti l’ultimo consiglio: chi è ben preparato è già a metà dell’opera.

Guadagnare con il trading online è il sogno di tutti: ci sono moltissime


figure in Italia che fanno profitti e ottengono dei risultati eclatanti anche
in brevi periodi… insomma vivono di trading!

Ma allora quali strategie stanno adottando? Come fanno ad ottenere que-


sti risultati in così poco tempo? La vita del trader è sicuramente un sogno
per pochi ed un miraggio per molti. Solo i più capaci e meritevoli riesco-
no davvero a svoltare e a farne una professione facendo trading online di
professione.
In questa guida cercherò di chiarire alcuni aspetti rispondendo alle do-
mande più comuni.
Cos’è il trading online?
Come fare trading e guadagnare?
Dove trovare i broker e le piattaforme di trading online migliori?

Ma la prima cosa da sapere è: non esiste il guadagno facile.

La maggior parte di coloro che ce l’hanno fatta non hanno segreti o stra-
tegie particolari, ma applicano alcune tecniche di base che sembrano ba-
nali e che invece sono molto importanti per avere successo.
Se sei arrivato fin qui probabilmente hai passato molto del tuo tempo a
comprare inutili e-book, o a scaricare materiale inutile o peggio ancora
ridondante e di conseguenza hai perso tempo e anche denaro.
Qual è allora il segreto del trading di successo?

Segui con attenzione tutti i capitoli e le video lezioni e lo capirai.

29
MASTER CLASS
1.3 - Perchè l’antimartingala
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

Ho sempre utilizzato il web anche per cercare novità bibliografiche che


potessero interessarmi soprattutto nel campo della finanza e, per caso, nel
2008 mi trovai a leggere una pubblicità di un libro che subito mi affascinò
e mi incuriosì.

Il Cigno Nero (titolo originale The Black Swan) è un saggio filosofico/let-


terario dell’epistemologo ed ex trader Nassim Nicholas Taleb, di origine
libanese, esperto di scienze dell’incertezza.
Il libro si focalizza sul forte impatto di alcuni avvenimenti rari e impre-
vedibili e sulla tendenza umana a trovare retrospettivamente spiegazioni
semplicistiche di questi eventi.
Questa teoria è da allora conosciuta come la Teoria del Cigno Nero.
Nel saggio si descrive come tentare di arginare gli effetti negativi dettati
da determinati eventi, i cosiddetti “cigni neri”, sfruttandone anche la par-
te positiva, piuttosto che sprecare energie provando a prevederli.
Taleb sostiene che le banche e le imprese commerciali sono molto vulne-
rabili agli eventi pericolosi.
I modelli sviluppati perAntonio
prevederliCarnevale
non sono adeguati e non danno la

32
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

quantità delle reali perdite a cui questi enti sono esposti.


Taleb afferma che la percezione di un evento di tipo “Cigno Nero” di-
pende dall’osservatore; ad esempio la visione di un evento di tipo “Cigno
Nero” per un tacchino non è sicuramente identica a quella che ha il suo
macellaio.
Di qui l’obiettivo di “evitare di essere il tacchino” scansando le aree di vul-
nerabilità per poter “trasformare i cigni neri in cigni bianchi”.
Il quarto capitolo del libro, che raccoglie gli argomenti discussi in prece-
denza, applicandoli alla sorte del tacchino, è quello che mi ha maggior-
mente ispirato.
Taleb lo usa per illustrare il problema filosofico dell’induzione, spiegando
che le prestazioni passate, le serie storiche, non sono a suo dire indica-
tori del rendimento futuro.
Questo concetto, per me, fu determinante e misi molta attenzione nell’os-
servare questo semplice grafico, banale ma pieno di significato, soprattut-
to guardandolo in un’ottica di trading e di mercati finanziari

Fig. 4

Prima di Taleb, autori come David Hume, John Stuart Mill e Karl Popper
si sono focalizzati sul problema dell’induzione logica. (Il metodo indut-
tivo dal verbo latino induco, significa letteralmente “portar dentro”, ma
anche “chiamare a sé”, “trarre a sé”: è un procedimento che partendo da
singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale. Contrap-
posto a quello induttivo è il metodo deduttivo, che al contrario procede
dall’universale al particolare). Si cercava di trarre conclusioni generali a

33
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

partire da osservazioni specifiche. Nel “Cigno Nero” Taleb si concentrava


su un evento unico con grande impatto.
La sua tesi è che quasi tutti gli eventi storici provengono dall’inaspettato.
Nonostante ciò, l’uomo si convince che questi eventi sono spiegabili col
senno di poi. Questo perché gli esseri umani non riconoscono gli eventi
rari e in parte perché la natura della nostra esperienza ci porta ad avere la
propensione ad estendere le conoscenze e le esperienze esistenti ad eventi
ed esperienze future.
Taleb sostiene che la proposizione “sappiamo”, in molti casi, è un’illusio-
ne, anche se necessaria; la mente umana tende a pensare che lo sa, ma
non sempre si ha una base solida per questo delirio di conoscenza (già
solo questi concetti, riportati nel trading, mettono in discussione tutto
quello che si crede di sapere).
Questa nozione che non sappiamo è molto vecchia, databile, almeno fino
ai tempi di Socrate. Il metodo socratico di interrogativo e confessione di
ignoranza è l’approccio giusto. Dobbiamo sempre essere critici verso noi
stessi ed ammettere di sbagliare. Guardando i nostri errori ed accettan-
doli siamo più portati a migliorarci.

Analogamente, ponendosi contro chi ritiene che il progresso della scien-


za abbia reso il mondo perfettamente spiegabile, Taleb sostiene che, pur
essendo vero che la scienza ha aggiunto la conoscenza, noi corriamo
sempre il rischio di vivere esperienze improbabili e rare con il rischio di
essere scioccati da questa conoscenza ed esperienza o di non essere aperti
ad essa.
Così le parole di Socrate (fig.5) contengono una grande verità:

“So di non sapere”

Fig. 5 - Socrate

34
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

Queste letture mi hanno insegnato che soprattutto sui mercati finanziari


nessuno può sapere cosa succede dopo 5 minuti e figuriamoci nel medio
o lungo periodo.
L’unica cosa che si riesce a verificare è la possibilità continua di avere un
movimento dei prezzi al rialzo o al ribasso con una percentuale di varia-
zione superiore all’uno per cento.
Allora bisogna posizionarsi in attesa di un movimento cosi probabile e
sfruttare al massimo quello che statisticamente può accadere in ogni mo-
mento. Cioè studiare il mercato per capire dove va la “corrente”, in che
direzione di medio periodo vanno i prezzi.
Solo cosi la posizione presa, mediamente, risulterà vincente e, se viene
applicata la tecnica giusta, può dare risultati eccezionali.

L’unico modo efficace per fare questo è costruire una posizione pirami-
dale (cioè sfruttare la leva e la possibilità di lavorare con i margini, per
aumentare sempre più le posizioni man mano che si è in guadagno).

Bisogna ora trovare una tecnica di trading che riesca a condividere, a


questo punto, i vantaggi insiti in una “non conoscenza” con i limiti e le
condizioni necessarie ad un buon piano di investimenti finanziari.
L’antimartingala riesce a dare una soluzione a tutti questi problemi:

• Money management
• Psicologia
• Orari
• Target
• Leva

L’antimartingala è l’opposto della martingala.


Il sistema a martingala funziona semplicemente nel raddoppiare sempre
una scommessa semplice persa in modo da recuperare le perdite prece-
denti una volta vinta la scommessa.
Sui mercati finanziari equivale alla cosiddetta media al ribasso (comprare
e mediare il prezzo man mano che un titolo scende, o che comunque si è
in perdita), ma questa tecnica statisticamente è distruttiva dei patrimoni.
Si rischia tantissimo per guadagnare poco.

Il sistema antimartingala, invece, proprio perché funziona in maniera


opposta, si mette in pratica ogni volta che si guadagna.

35
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

Ogni qual volta si realizza un profitto, si aumentano, di conseguenza, an-


che le posizioni, in modo tale da avere sempre sotto controllo il giusto
rapporto rischio-rendimento precedentemente stabilito.

Dal punto di vista grafico (fig.6) una posizione in antimartingala quando


va in negativo porta il conto verso l’azzeramento ma lo fa in tempi lunghi
(in modo “asintotico”, cioè tende ad avvicinarsi allo zero ma non arriva
mai a questo punto); invece quando va in positivo, il saldo del conto cre-
sce in maniera esponenziale e in tempi brevi (come vedremo nel capitolo
6.1) e si ottengono performance eccezionali.

Exponentially Approaches
infinity
Account Balance

Antimartingale position -
sizing algorithm

Asymptotically -
Approaches zero

Series of losses - Series of wins

Fig. 6

Il concetto di Cigno Nero è quindi il verificarsi di un evento raro che può


modificare la storia di un percorso e può dare risultati del tutto inaspet-
tati.
Ma, pensandoci bene, poiché tutto è relativo, se noi circoscriviamo il no-
stro mondo ad un insieme più piccolo e lo riduciamo ad un percorso
che nello specifico può essere un andamento anche giornaliero di uno
strumento finanziario, allora ogni giorno può verificarsi l’evento inatteso.
Ogni giorno può esserci un Cigno Nero.
Ogni giorno dobbiamo ricercare la possibilità di vederlo e sfruttarlo.
Ogni giorno il mercato può darci dei movimenti che in termini percen-
tuali possono essere il motore di ricerca del Cigno Nero.

36
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

Sì, hai capito bene, il Cigno Nero lo ricerchiamo nel movimento di mer-
cato.

Il Cigno Nero lo costruiamo noi, ma abbiamo bisogno di 2 cose:


• Un movimento di mercato superiore al 2%.
• La possibilità di usare la leva finanziaria

Nel momento in cui si tira fuori il concetto di leva finanziaria si pensa


ovviamente al mondo dei prodotti derivati.
Si accosta leva a rischio.
Usare la leva nei mercati finanziari è come usare una Ferrari in autostra-
da.
La pericolosità sta nel non saperla guidare.
Ma se riesci ad apprendere bene le tecniche di guida veloce, con una Fer-
rari hai risultati migliori e, paradossalmente, maggiore sicurezza.
Guidare una Ferrari significa sfruttare la potenza limitando i rischi di
sbandamento.
Gestire bene un conto finanziario a leva significa sfruttare la potenzialità
di un guadagno molto elevato, ma minimizzando i rischi.

L’antimartingala è la nostra Ferrari

La mia esperienza come gestore in Deutsche Bank mi ha permesso di fare


tesoro di una regola importantissima se si vuole arrivare all’eccellenza nel
trading ed avere il miglior rapporto rendimento/rischio.
La gestione delle perdite massime deve avere una regola che porti a dividere
il totale accettabile annuo in porzioni di perdita parcellizzate in sottoperio-
di (mesi, settimane, giorni)
In poche parole devo sempre avere sotto controllo l’andamento della mia
strategia; dividendo il capitale a disposizione in più tranche potrò diver-
sificare gli investimenti nel tempo diminuendo di conseguenza ancora
una volta il rischio.

L’antimartingala applicata a delle regole ferree di money management è


la soluzione migliore per non vedere più distrutto il proprio patrimonio
ed arrivare a dei risultati brillanti fuori dal comune.
Ero quindi riuscito, in teoria, a trovare il modo di usare un ridotto capi-
tale di rischio per ottenere risultati sorprendenti.
I primi test iniziai a farli con un broker che mi permetteva di fare trading

37
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

sul mercato delle valute.


Iniziai a vedere, con sorpresa, che in una sola giornata positiva, il capitale
investito, se seguivo delle regole di antimartingala (come già detto, l’au-
mento delle posizioni all’aumentare dei profitti), lievitava a percentuali di
profitto impressionanti.
Verificai poi, con i test, che quanta più leva avevo a disposizione e quanto
più volatile era lo strumento sottostante, tanto più sorprendente era il
risultato.
Le prime operazioni andate in profitto estremo le feci con il mercato delle
valute.

Nel gennaio del 2011 in solo 5 giorni lavorativi, il valore dell’EURUSD


scese di circa 5 figure (500 pips).
La mia analisi fu perfetta: ero short e avevo già deciso gli step da compie-
re per aumentare le posizioni.
In 5 giorni lavorativi il conto trading passò da 9.000 euro a circa 350.000
euro (analizzeremo questo risultato nel capitolo 6.1).

Ma come tutte le cose belle, si sa, non capitò più negli stessi modi, tempi-
stiche e soprattutto con il corretto timing da parte mia.
Avevo bisogno di un mercato e di un prodotto più volatile per avere più
possibilità di cogliere l’attimo vincente.
Nel 2014 arrivò la grande novità: un conosciutissimo broker estero, con
sede in Italia, offrì sulla piattaforma Metatrader la possibilità di negoziare
l’indice azionario tedesco Dax con una leva massima pari a 400.
Ecco allora come avere a disposizione, considerando che il Dax facilmen-
te oscilla 200-300 punti in un giorno, un prodotto per cogliere ogni gior-
no la possibilità di avere rendimenti stellari.
Anche in questo caso però la fortuna gioca un ruolo non fondamentale
ma sicuramente importante.
Le regole del successo, insomma, sono affidate in gran parte alla bravura
del trader ma, in una diversa parte, anche al caso.
Sempre nel capitolo 6.1 vedremo in concreto cosa è successo ad alcuni
conti che hanno avuto risultati sorprendenti.
In 2 giorni lavorativi un movimento di 200 punti sul Dax, accompagnato
da una limitata attività di antimartingala, portò un conto da 2.000 euro a
circa 75.000 euro.
In 4 ore, di una stessa giornata, un movimento di 200 punti sul Dax, ac-
compagnato da una costruzione antimartingala molto aggressiva, arrivò

38
Capitolo 1.3 - Perchè l’antimartingala

a dare un profitto stellare del 20.000%. Sì, hai letto bene, il capitale si è
moltiplicato 200 volte; peccato che fossero solo 100 euro che diventarono
20.000 euro.

39
MASTER CLASS
1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

Antonio Carnevale
Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

L’antimartingala non è altro che una delle tante tecniche che permettono
di affrontare il mercato finanziario, dal punto di vista del trading, con un
ordine e delle regole per tenere sempre più lontano la variabile emotiva.
Ogni tecnica, anche se viene meccanizzata e opera in ottica di trading
system (cioè con un software che compra e vende seguendo delle regole,
detti algoritmi, già fissate a priori) ha i propri limiti, difetti, inefficienze e
sicuramente non è la soluzione per chi si illude di aver trovato un modo
per fare soldi senza rischi.
Una tecnica (che poi non è altro che un metodo ben preciso ed ogget-
tivo che determina gli ingressi e le uscite dal mercato) per funzionare
nel modo migliore deve essere accompagnata da regole ferree di money
management (letteralmente gestione del capitale, ma che segue una serie
di regole, anche matematiche, che servono ad ottimizzare il capitale di
rischio che si decide di mettere a disposizione per il trading).
Aver trovato la tecnica giusta, che ci permette di fare trading con una
probabilità di successo anche del 70% (cioè ogni 100 operazioni chiuse,
70 sono in guadagno) non assicura di avere alla fine un conto in attivo.
Se rischiamo in ogni operazione la stessa cifra, per esempio 100€, dopo
100 chiusure ci ritroviamo con 4.000 euro di utili (70 x 100€ vincenti e 30
x 100€ perdenti).
Ma sappiamo bene che non è così, perché le posizioni non sono tutte
uguali. A volte si va in euforia e in overconfidence e si aumentano le posi-
zioni senza un criterio matematico e a volte si va in depressione o peggio
nel panico e si diminuiscono le posizioni senza nessun criterio logico.
Pertanto, anche se il nostro metodo o tecnica, sia essa manuale o automa-
tica, ci permette di avere il 70% dei trades in positivo, il nostro conto può
(come spesso accade) andare verso lo zero.

Abbiamo capito una cosa: nel trading di successo bisogna trovare il giu-
sto mix di metodo e money management.

Il metodo e il money management sono gli elementi essenziali per vin-


cere nel trading, ma sono spesso ignorati o sottovalutati dalla maggior
parte dei trader. Tuttavia è l’argomento, che nella realtà dell’investimento,
è vitale per la sopravvivenza finanziaria del trader stesso.
Nella nostra Master Class vedremo quindi di spiegare le differenze tra:

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

• Metodo o sistema
• Money Management
Trading Management
• Risk Management
• Position sizing

Verrà trattata la gestione della posizione, il rapporto tra rendimento e


rischio, quanto capitale va impiegato ogni volta e qual è il capitale totale
necessario.
Si affronterà e si spiegherà per bene l’inutilità delle stop loss (intese come
ordini pendenti in macchina) e l’importanza del take profit vincolante e
determinato a priori.
Faremo alcuni accenni alla Formula di Kelly, la cui caratteristica princi-
pale è quella di dare un criterio matematico al money management, cioè
la formula ha il pregio di dimensionare (size) la posizione che dovrebbe
essere assunta sul mercato dall’investitore e la % del portafoglio con la
quale eseguire l’operazione.

Verrà, inoltre fatta una brevissima panoramica su altri modelli di risk


management, che affrontano i concetti legati al:

• Fixed fractional
• Optimal f
• Secure f
• Fixed ratio
• Percent volatility

Il tutto con esempi pratici che comunque dimostrano l’inutilità di ap-


profondire tecniche sofisticate che non danno nessuna garanzia di avere,
anche solo con una probabilità maggiore, gli utili attesi.

L’assunto principale del trading management si basa sull’assioma che per


prima cosa bisogna cercare di proteggere il capitale.

Tralasciamo nella nostra analisi, per ora, il metodo e concentriamoci su-


gli altri elementi che compongono il trading profittevole:

• Risk management: è la gestione della posizione (es. stop loss con il


quale definisco quale rischio voglio correre ogni volta che apro una po-
sizione)

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

• Money Management: è la scelta della percentuale di K (capitale da im-


piegare) in un trade (quanto) detto anche Position Sizing.

Esempio:

a) Ho 10,000 euro e decido che posso perdere 1,000 euro (10%)

b) Adesso decido il rischio, quanto sono disposto a perdere ogni volta che
apro una posizione.

Se decido di rischiare 100 euro ogni volta che apro una posizione, se ho
10 operazioni negative di fila (e può accadere) devo smettere di operare.

c) Stabilita la massima perdita accettabile per operazione, diventa im-


portante conoscere la volatilità media del prodotto sul quale operiamo,
per capire, a parità di leva, quanti lotti prendere (approfondiremo bene
questo argomento nel cap. 3.2)

d) Porsi un obiettivo in termini di profitti per avere un giusto rapporto


rendimento/rischio

1) Risk Management

Nel trading, più che in altri campi, una pianificazione attenta può servire
a vincere la forte competizione con mercati altamente efficienti e ad alta
volatilità come il Forex e il mercato degli indici di borsa.
Mettendo in atto una strategia si evita di perdere tempo nell’analisi dei
mercati su cui non si prende posizione e di essere trascinati in una posi-
zione inconsciamente non voluta.
Nel breve periodo, molti, forse, hanno ragione a non pianificare, ma nel
lungo periodo sono inevitabilmente perdenti contro le leggi della stati-
stica.
La base di ogni investimento dovrebbe essere la stesura (mentale e scrit-
ta) di un piano di trading. Tale piano fornisce le ragioni per entrare e
uscire da una posizione (questo lo spiegheremo bene nel capitolo 3.5,
dove affronteremo il foglio elettronico).

L’entrata è unica (o meglio, come capirai, la decisione di entrata è unica


e poi se si applica l’antimartingala le successive entrate non sono altro

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

che parte di un disegno già predisposto ex ante), mentre le possibilità di


uscita sono molteplici: per una perdita, per un profitto, per il passare del
tempo o anche per un momento di stanchezza psicologica data dalla pau-
ra di tenere ancora la posizione aperta (questo può accadere anche dopo
pochi minuti se non si disegna bene il piano di entrata).

Il mio approccio fondamentale (non useremo assolutamente l’analisi tec-


nica né per le entrate né per le uscite) ti consiglierà di non aprire po-
sizioni in vicinanza di grossi comunicati o dati economici che possono
influenzare il mercato (lo approfondiremo nel capitolo 4.5): di solito un
trend comincia dopo tali notizie, che generano, tra l’altro, una notevole
volatilità sul mercato.
L’unica eccezione è possibile quando il mercato prende una direzione de-
cisa e identificabile già prima di simili notizie: il movimento che anticipa
le notizie medesime probabilmente continuerà anche dopo di esse (atten-
zione alle previsioni più o meno in linea con i dati).

La chiusura della posizione può avvenire principalmente per:

1) Stop Loss
2) Chiusura con Profitto

Nello stop loss il concetto base è quello secondo il quale ogni investitore
deve avere una propensione alla liquidità: una posizione immobilizzata
in perdita costituisce un mancato investimento su qualche altra attività
finanziaria.

Si è in presenza di una perdita addirittura doppia:

• Attuale investimento
• Investimento che non possiamo effettuare a causa del capitale immobi-
lizzato

Applicando le regole previste dal nostro money management ci si focaliz-


za sulla perdita massima che si è disposti a sostenere e si ricaverà quindi
un prezzo target che costituirà lo stop (che varierà a seconda dell’ottica
con cui si è aperta la posizione: stop di breve e stop di lungo periodo).
Nella chiusura con profitto il principio fondamentale è che, una volta
aperta una posizione, questa deve dare il massimo profitto. Purtroppo la

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

maggior parte degli operatori tende a “far correre le perdite e a tagliare i


profitti sul nascere”.

La statistica dice: il trader di successo subisce perdite dal 60%-65% delle


posizioni che apre e profitto, quindi, solo dal 35%-40%. Egli riesce però a
riconoscere i trends e a ricavare il massimo da essi.

Esempio: un trader in perdita per diversi mesi sul cambio eurusd in un


mercato laterale, ma pareggiate e di gran lunga superate dal profitto rea-
lizzato “catturando” il trend (antimartingala applicata).

Durante una posizione aperta, il trader opera per ricavare il massimo


profitto da un trend favorevole o per uscire indenne dalla posizione er-
rata.
Vi sono diversi metodi (detti anche sistemi o strategie) per mediare i
prezzi di carico di posizioni aperte e tra questi soprattutto:

1) Strategia neutrale
2)Martingala
3)Antimartingala o piramide rovesciata

Nella strategia neutrale il trader opera con un numero costante di con-


tratti, senza fare distinguo tra posizioni in perdita o in profitto. Poiché
statisticamente sono sempre maggiori le operazioni perdenti, a lungo an-
dare si azzera il conto (a meno che non si lavori in ottica da cassettista,
dove si prende una posizione e si aspetta, magari mesi e mesi).

La martingala è la strategia più conosciuta.


Si comincia con una unità di trading, raddoppiando tale unità ogni volta
che si subisce una perdita potenziale e che il mercato raggiunge un livello
ritenuto importante (se il mercato va nel senso previsto si recupera la
perdita e si ottiene profitto).
E’ l’antitesi dello stop loss.
Tale tecnica si usa normalmente nei giochi per recuperare una perdita
confidando nel fatto che statisticamente l’evento contrario a quanto sta
accadendo deve prima o poi verificarsi (pensa al rosso e nero nella rou-
lette).
Conduce, inevitabilmente, alla rovina (in base alle leggi statistiche sulle
serie di eventi sfavorevoli, soprattutto sui mercati finanziari).

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

Tale metodo viene spesso chiamata: media al ribasso.

L’antimartingala, invece, come il termine stesso fa intendere che sia qual-


cosa di contrario alla martingala, è la costruzione piramidale che porta
ad avere una posizione sempre più grossa e rischiosa alimentata solo da-
gli utili conseguiti.
In pratica si mette in opera il principio di “far correre i profitti” seguendo
delle regole ben precise che devono prima di tutto affrontare l’aspetto
psicologico del trader.

2) Money Management

La prima regola da rispettare è che nell’attività di trading non si deve uti-


lizzare denaro strettamente necessario alle esigenze primarie. Ma allora
qual è un ammontare minimo per risultare vincenti sul mercato?
Si ritiene corretto ragionare in termini di probabilità, cioè il successo in
un’attività di trading è correlato positivamente all’ammontare di denaro
allocato a tal fine. Ma bisogna farlo con un piano di trading e soprattut-
to con una parcellizzazione del budget annuale (lo vedremo nel capitolo
5.1).
Più elevato è il capitale iniziale e più il trader può sopportare le perdite
potenziali causate da movimenti erratici nei mercati; la necessità di tam-
ponare le perdite per un piccolo portafoglio possono essere insostenibili.
Per questo motivo uno dei principi chiave del trading evidenzia che la
sottocapitalizzazione è un elemento di sfavore nell’attività di trading.
D’altra parte, se vogliamo paragonare l’attività di trading a una qualsiasi
attività imprenditoriale, non possiamo non considerare che il quantitati-
vo del capitale iniziale, in ogni attività imprenditoriale, spesso fa la dif-
ferenza.
Questo, però, non deve spaventarti perché è mio obiettivo dimostrarti e
insegnarti che applicando bene la tecnica dell’antimartingala con buone
basi di analisi fondamentale e soprattutto con lo studio approfondito di
quanto ti proporrò, potrai affrontare con successo l’attività di trading an-
che con piccoli capitali (capitolo 5.1).

Un’altra regola aurea è che non bisogna mai aggiungere denaro ad un


portafoglio iniziale in perdita.
E’ invece auspicabile incrementare il portafoglio dopo il periodo iniziale
se questo ha dato i risultati sperati, ma a quel punto il portafoglio verrà

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

incrementato dagli utili stessi conseguiti.


Anche in questo caso ti spiegherò delle semplici regole matematiche per
gestire al meglio il tuo capitale totale (cap. 5).

Il trader deve pensare a conservare il suo potere di trading rappresentato


dal capitale iniziale e la sua perdita è la cosa che più deve preoccupare.
Vi possono però essere degli effetti casuali che determinano l’esaurimen-
to del capitale iniziale in tempi ridotti rispetto agli obiettivi espressi espli-
citamente nel piano di trading, anche in presenza di un sistema/metodo
affidabile. Questi fattori possono contribuire, per esempio, all’accumulo
di un numero piuttosto elevato di operazioni in perdita consecutive con
conseguente drawdown (esso rappresenta la perdita massima continuati-
va ottenuta dal saldo più alto del conto) molto pesante.
Altri effetti casuali sono legati a una cattiva impostazione del piano di
trading e agli errori di calcolo della probabilità dei movimenti di mercato,
come pure, soprattutto, al cambio di umore personale e al comportamen-
to poco razionale che si può avere in molte fasi del trading.

Per questo solo con la tecnica dell’antimartingala applicata, come ti spie-


gherò, si riesce ad eliminare la casualità per ottenere un maggior profilo
di rendimento/rischio della tua attività di trading.

Breve cenno ad alcuni modelli di money management

Per completezza di analisi, come già detto, analizziamo alcuni modelli


che cercano di dare un criterio matematico e poter dimensionare la po-
sizione.
Non è mio obiettivo approfondirli, poiché la loro complessità, a volte,
non viene giustificata dal successo operativo.
Preferisco spiegarti bene solo l’antimartingala che ho testato nel tempo e
che ritengo sia il metodo migliore e più semplice.
A volte nella semplicità c’è l’eccellenza.

Comunque i modelli più conosciuti sono:

a) Fixed fractional
b) Optimal f
c) Secure f
d) Fixed ratio

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

e) Percent volatility

Inoltre c’è la formula di Kelly che indica la frazione ottimale del capitale
da investire.
Essa funziona in questo modo: si studia statisticamente un modello e si
cerca di stimare quali sono le probabilità di operazioni in guadagno (sup-
poniamo 40% e questo lo chiameremo G).
Come puoi capire, ogni operazione in guadagno o in perdita può avere
un valore diverso, pertanto calcoliamo il valore medio di questi eventi
(per chiarire, se vinciamo solo 40 volte su 100 è logico che la vincita me-
dia deve essere superiore alla perdita media per avere il nostro totale in
attivo):

GL = rapporto vincita media/perdita media (del sistema)

Il fattore di Kelly sarà:

K = G – [(1 - G)/GL ]

Esempio:

percentuale di successo G=40%


vincita media 1.000€
perdita media 500€
GL= 1.000/500 = 2

K = 40% - [(1-40%)/2] = 40% - 30% = 10%

Cioè 10% sarà la percentuale ottima di capitale da investire in ogni opera-


zione (su questo ci ritorneremo dettagliatamente nel capitolo 3.3)

Fixed Fractional
Identifica la percentuale di capitale da rischiare in ogni trade: tale % è
chiamata “fraction” o “f ”.

Fixed Ratio
Si cerca di dare lo stesso peso ad ogni unità di in modo tale da mantenere
inalterato l’effetto al crescere della equity line.

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

Percent Volatility
Si basa sulle fluttuazioni di mercato e sulla massima fluttuazione che si
desidera mantenere per il proprio capitale.

Nel modulo 3 e soprattutto nel capitolo 3.3 ti spiegherò per bene l’impor-
tanza della statistica e del calcolo della probabilità e soprattutto l’inutilità
di certi modelli che possono essere sostituiti dalla semplicità della tecnica
antimartingala che ti porterà verso il successo.

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Capitolo 1.4 - L’antimartingala è il metodo migliore

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MASTER CLASS
2 - Strumenti necessari
Indice

2.1 Le basi del mercato dei cambi e dei Cfd............................... Pag. 55

2.2 La leva finanziaria..................................................................... Pag. 73

2.3 La scelta del Broker................................................................... Pag. 83

2.4 La piattaforma operativa Metatrader.................................... Pag. 93

2.5 Web link e bibliografia............................................................. Pag. 109

2.6 Aspetti fiscali.............................................................................. Pag. 125


MASTER CLASS
2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei
cfd

Antonio Carnevale
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Il mercato dei cambi, detto FOREX, come acronimo delle due parole in-
glesi Foreign Exchange, è il mercato più liquido che esiste, dove si scam-
biano giornalmente volumi superiori ai 6.000 miliardi di dollari.
E’ un mercato particolare dove si può comprare e vendere una valuta
contro un’altra e dove, grazie alla possibilità di usare una leva, gli importi
effettivamente investiti sono bassi rispetto al capitale nominale che viene
comprato o venduto.
Spesso troverai il termine FX che vuol dire la stessa cosa.
A differenza di quanto avviene in altri mercati che hanno una sede fisica
di scambio, il Forex non ha una borsa valori di riferimento. Le valute
sono scambiate attraverso un network globale di banche e broker. Il Fo-
rex, quindi, non è un mercato standardizzato e non è sottoposto alle re-
gole di una specifica borsa di riferimento (come potrebbe essere la Borsa
valori di Milano o di New York), per questo viene detto Over the Counter
(OTC).
Dato che non ci sono né orari di apertura né di chiusura, è possibile fare
trading sul Forex 24 ore su 24, dal lunedì al venerdì, sulla maggior parte
delle valute mondiali.
Solitamente il mercato si ferma dalle 23 CET (Orario di centro Europa)
del venerdì alle 23 CET di domenica. Questo vale per la maggior parte
dei brokers che offrono servizi di investimento, ma nella serata della do-
menica, verso le ore 21, sono già presenti scambi su mercati OTC, che si
possono verificare su vari siti web solo a livello indicativo.

I volumi di contrattazione più importanti si registrano durante la sovrap-


posizione di due sessioni di borsa. Per esempio, il picco massimo di con-
trattazioni sul cambio tra l’euro e il dollaro statunitense registra volumi
importanti nella fascia oraria che va dalle 14 alle 18, durante la quale gli
operatori di Wall Street e quelli europei sono attivi.

L’attuale meccanismo di funzionamento del Forex risale al 1973, quando


fu abbandonato il sistema dei cambi fissi stabilito negli accordi di Bretton
Woods. Secondo lo schema attuale, lo scambio tra le valute è regolato
dalla legge della domanda e dell’offerta. Quindi, come avviene per molti
altri beni, è l’equilibrio che si genera tra le richieste e le offerte a definire
il valore delle singole valute.

Quando parlo di domanda e offerta nel mercato delle valute faccio riferi-
mento all’atto di acquistare o di vendere una moneta.

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Per esempio, un turista italiano potrebbe decidere di vendere euro e ac-


quistare dollari Usa per possedere la liquidità necessaria per un viaggio
a New York.
In realtà, la maggior parte delle transazioni sul Forex ha carattere specu-
lativo. Gli operatori fanno trading per trarre profitto dalla differenza di
valore maturata tra acquisto e vendita.

Come funziona il Forex

Come ho già detto, il Forex è un mercato Over the Counter, pertanto


le contrattazioni avvengono telematicamente tra intermediari interna-
zionali senza la necessità di una sede fisica. Questi intermediari, quindi,
sono i responsabili della maggior parte delle transazioni realizzate ogni
giorno sul Forex. Nonostante, in origine, gli istituti di credito sfruttassero
tale mercato per garantire le proprie posizioni e tutelarsi dalle fluttuazioni
di valore delle valute (attraverso operazioni di copertura o hedging), ora
la maggior parte delle operazioni sono di natura speculativa. Le grandi
banche sono considerate “market maker”: essendo i principali operatori
del mercato, sono le loro negoziazioni a definire i prezzi. Dati, però, i forti
volumi sul mercato, le banche non sono in grado di controllare i prezzi.

Entriamo più nel dettaglio della questione. I prezzi del mercato Forex
sono quotati in coppie di valute, detti cross valutari o “pair”. In pratica,
quando si compra una valuta se ne vende contemporaneamente un’altra.
Le coppie sono espresse sotto forma di rapporto e riportano le sigle delle
diverse nazioni. Al numeratore del rapporto c’è la valuta certa, mentre al
denominatore si ha la valuta incerta. Questo metodo di rappresentazione
è chiamato quotazione indiretta, detta anche anglosassone, ed esprime
la quantità di valuta estera necessaria per acquistare un’unità di valuta
nazionale.
Facciamo un esempio con una delle coppie più note, ovvero l’Euro/Dol-
laro (in simboli Eur/Usd o meglio ancora EURUSD). Nel nostro caso,
l’euro rappresenta la valuta certa e il dollaro statunitense quella incerta. Il
cambio sarà così rappresentato:

EURUSD = 1,0809

Se il prezzo dell’EURUSD è di 1,0809 significa che in quel momento 1


euro equivale a 1,0809 dollari.

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Un altro metodo di rappresentazione di un cambio è quello di nominare


la valuta al numeratore come valuta base (o base currency) e quella al de-
nominatore come valuta quotata. In questo caso, il tasso di cambio indica
quanta valuta quotata devi pagare per acquistare un’unità di valuta base.

Fatte queste premesse, se tu pensi che la valuta certa (quindi nel caso di
eurusd, sarà l’euro) si apprezzerà rispetto a quella incerta allora acquiste-
rai la coppia di valute. Quest’operazione è detta “andare long”. Se invece
pensi che la valuta certa (euro) s’indebolirà rispetto a quella incerta (dol-
laro) allora venderai la coppia. Quest’operazione è detta “andare short”.

Fermiamoci un poco per chiarire il concetto di short, che spesso non è


ben compreso per chi è abituato a fare trading sui titoli azionari.
Il neofita logicamente si chiede: ma come faccio a vendere una cosa che
non ho? (appunto…andare short).
L’esempio più adatto a chiarire le menti meno preparate è quello delle co-
struzioni immobiliari: nei contratti si paga una caparra per qualcosa che
viene consegnato dopo, cioè che non si ha!
La questione diventa facile partendo dal fatto che ogni operazione finan-
ziaria ha un momento nel quale c’è l’esecuzione (la data operazione) e un
momento nel quale c’è la consegna del prodotto (la data regolamento).
La data regolamento è sempre successiva alla data operazione (uno, due,
tre o un certo numero di giorni) e questo, come nell’esempio della transa-
zione immobiliare, permette a chi vende di avere tempo per consegnare.

Quindi, con un semplice ragionamento, facciamo un esempio: se io fossi


commerciante all’ingrosso di limoni e tu fossi un gestore di un supermer-
cato, potremmo stipulare un contratto, oggi, che mi impegna a conse-
gnarti tra una settimana 1.000 kg di limoni a 1 euro al kg.
Quindi, in pratica, oggi fissiamo il prezzo (data operazione) e tra una
settimana ti consegno i limoni (data regolamento).
In questo modo io, anche se non ho i limoni, ho 6 giorni di tempo per
trovare, da un altro produttore o grossista, i limoni ad un prezzo ovvia-
mente più basso di 1 euro per avere un guadagno.
Se trovo i limoni solo ad un prezzo superiore a 1 euro ho perso.
In pratica: sono andato short e il mercato è salito.

Ecco allora, tornando al nostro mercato finanziario, che quando ven-


diamo un prodotto che non abbiamo (andiamo short), per esempio un

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

cambio o un indice di borsa (tramite un broker autorizzato), facciamo


l’operazione oggi ma il regolamento è a due giorni lavorativi.
In pratica se vendiamo oggi abbiamo tempo per consegnare.
Tutto questo fortunatamente viene semplificato dal broker stesso che in
pratica ogni sera (di solito alle 23:00) verifica tutti i conti che sono short
(hanno venduto senza avere i prodotti in portafoglio) e applica una pro-
cedura cosiddetta di rollover: ci presta quanto dobbiamo consegnare, ob-
bligandoci a restituire il tutto il giorno dopo.
Cosi facendo, portando questa posizione avanti giorno dopo giorno, pos-
siamo permetterci di vendere ciò che non abbiamo e di ricomprarlo, per
restituirlo al broker che ci ha fatto il prestito, quando vogliamo (o quando
il mercato ci chiude l’operazione short perché siamo andati in trade out,
cioè non abbiamo più margini di liquidità per mantenere la posizione,
come approfondirò nel capitolo 2.2).

Nell’attività di rollover il broker prende un piccolo costo che reputo non


importante approfondire nella nostra analisi, perché poco influente in
un’ottica di gestione di posizioni in antimartingala.

Ritornando al nostro esempio, acquisterai la coppia eurusd se pensi che


l’euro si apprezzerà rispetto al dollaro, mentre venderai la coppia se pensi
che invece l’euro sia destinato a deprezzarsi rispetto al biglietto verde.

Fig. 1 - Schema azioni Valuta certa / Valuta incerta

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Dal punto di vista operativo quando si opera sul Forex vengono mostrate
due quotazioni, il prezzo d’acquisto e il prezzo di vendita, la differenza tra
questi prezzi è detta spread.

Fig. 2 - Spread

In questo caso, nella quotazione in figura, si possono comprare euro pa-


gandoli 1,08065 dollari (long) oppure si possono vendere euro incassan-
do 1,08047 dollari (short).
Questa differenza, detta spread, in questo caso è di:

Spread: 1,08065 - 1,08047 = 0.00018 (1,8 pips)

Lo spread è quanto viene lasciato al mercato ogni volta che si esegue


un’operazione di entrata/uscita.
In questo spread c’è anche, e soprattutto, il guadagno per il broker.
Pertanto, più è alto lo spread e più il broker è costoso: questo misura
quantomeno un livello di inefficienza del broker stesso (fai attenzione!).

Il movimento minimo che il prezzo può avere è pari a un decimo di “pip”


(price interest point), che corrisponde al quarto decimale a destra della
virgola. Se il tasso di cambio eurusd passa da 1,08093 a 1,08103 diremo
che è aumentato di 1 pip.
Quando abbiamo movimenti di 100 pips li chiameremo figure. Quindi,
una figura è un movimento che porta per esempio il cambio eurusd da
1.08095 a 1.09095.
Questa regola è confermata per quasi tutte le coppie di valute, fatta ec-
cezione per quelle contro lo yen. In questi casi, il pip è rappresentato dal
secondo decimale dopo la virgola. Ogni ulteriore decimale mostrato

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

a destra del pip viene definito frazione di pip.

Se il cambio usdjpy è a 112,485, il pip è rappresentato dalla posizione del


valore “8”.

Quindi un aumento di un pip porta il cambio a 112,495, mentre un au-


mento di una figura (100 pips) porta il cambio a 113,485.
Nel Forex si opera con quantità standardizzate chiamate lotti (o contrat-
ti).
Un lotto standard è pari a 100.000 unità della valuta base (cioè della valu-
ta che prima compare nella sigla del pair: in eurusd saranno 100.000 Eur,
mentre in usdjpy saranno 100.000 Usd).
Dato che non tutti i trader hanno a disposizione una quantità così grande
di denaro, i broker sul Forex consentono di fare trading utilizzando la
leva e di operare con i mini lotti (o contratti mini), il cui valore è pari
a 10.000 unità della valuta base (spesso anche con i microlotti, dove la
quantità scende a 1.000 unità).

Infine, per pura curiosità, ti spiego alcune terminologie utilizzate per in-
dicare alcune coppie di valute più comuni. Il cambio tra la sterlina britan-
nica e il dollaro statunitense (gbpusd) è solitamente denominato “cable”,
per ricordare il cavo sottomarino transatlantico che consentiva le comu-
nicazioni telegrafiche tra le due sponde dell’Atlantico.
Un altro nome ricorrente è quello che rappresenta la divisa canadese, det-
ta “loonie”, che deriva dal nome inglese dell’uccello acquatico (loon) che
compare sulla moneta da 1 dollaro canadese.
La valuta australiana è spesso indicata come “aussie”, mentre quella neo-
zelandese “kiwi”.
Quando, invece, parliamo di “biglietto verde” facciamo riferimento al
dollaro statunitense.

I vantaggi di investire nelle valute

Uno dei vantaggi più importanti nell’operatività sul mercato valutario


risiede nell’alta volatilità che lo caratterizza. La volatilità è un indicato-
re che calcola la variazione percentuale dei prezzi nel tempo. Più ampie
sono le oscillazioni di prezzo e maggiore sarà la volatilità. La volatilità dei
mercati è un elemento importante per i trader e serve per aumentare le
opportunità di profitto.

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Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Il Forex è un mercato molto volatile e questo rappresenta la principale


attrattiva per gli operatori su questo mercato.
Altri fattori che hanno contribuito al successo del mercato Forex sono:

• Elevata liquidità – con oltre 6.000 miliardi di dollari di transazioni al


giorno è il mercato più liquido del mondo. I forti volumi permettono di
avere un’esecuzione istantanea;

• Ridotto investimento iniziale – grazie alla leva e ai mini lotti, si può


aprire un conto di trading e investire solo una piccola parte del capitale;

• Bassi costi di intermediazione – lo sviluppo del Forex ha permesso negli


anni di ridurne sensibilmente i costi di intermediazione;

• Possibilità di fare profitto sia sui rialzi che sui ribassi;

• Possibilità di fare trading 24 ore su 24 – puoi fare trading sul Forex dal
lunedì al venerdì, 24 ore su 24, a differenza di altri mercati che prevedono
degli orari specifici di negoziazione.

I principi basilari nel trading online sul Forex

Nonostante i vantaggi, ritengo che sia comunque fondamentale studiare


e informarsi prima di iniziare a fare trading sul Forex. Ti consiglio, se sei
un aspirante trader, l’apertura di un conto demo, sia per comprendere
il funzionamento della piattaforma che per prendere dimestichezza con
l’operatività.
Dopo almeno un mese di trading giornaliero, consiglio di aprire un conto
reale con soli 100 euro e rifare un mese di test ma questa volta con denaro
reale, anche se poco. Il trading online non va affrontato con imprudenza
né timore. La gestione dell’emotività rappresenta un elemento fondamen-
tale di cui impadronirsi il prima possibile per riuscire a raggiungere ri-
sultati soddisfacenti. Inoltre, per ottenere profitti stabili e duraturi è utile
acquisire una solida metodologia operativa.

Per muoversi sul Forex, la strada da seguire riguarda:

• L’analisi fondamentale, ovvero lo studio del quadro economico;

62
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

• La metodologia operativa, cioè la tecnica giusta per migliorare nel


tempo il rapporto rendimento/rischio.

Ma procediamo per gradi. Sei affascinato dal mondo del trading sulle
valute? Bene, il primo passo da compiere è aprire un conto demo.

Quest’operazione ti tornerà utile in più modi. Innanzitutto ti permetterà


di imparare a utilizzare una piattaforma di trading. L’utilizzo efficiente di
una piattaforma implica ovviamente una certa dose di esercizio.

Infine, è necessario evitare di fare operazioni senza una logica. Facendo


trading solo su base emotiva potresti imbatterti nel rischio di dilapidare
velocemente il tuo capitale virtuale. Alla fine ti ritroveresti con un’idea
falsata del trading online e con una zavorra emotiva che potrebbe im-
pattare sulle successive operazioni di trading che intraprenderai. Ciò che
distingue il vero trader dall’appassionato è l’applicazione di una rigida
disciplina. A questa si aggiunge poi una buona dose di capacità e com-
petenze, ma la fase di studio preliminare ti aiuterà di sicuro a coltiva-
re l’autocontrollo, elemento fondamentale per non farti trascinare dalle
emozioni e fare trading in modo razionale.

Cosa comprare o vendere

A questo punto devi decidere su quale cross valutario iniziare a operare.


Sarebbe bene avere un’idea dell’andamento del cambio prescelto nell’ul-
timo anno. Se nei grafici vedi impennate improvvise o crolli repentini,
prova a capire quali siano state le cause (questo esercizio devi farlo sem-
pre, cioè ogni volta che osservi un movimento brusco devi cercare in tutti
i modi di capirne il motivo).
Per iniziare, ti consiglio di partire da un cross importante, come l’eurusd.

Le coppie più importanti sono chiamate major, quelle scambiate meno


frequentemente sono dette invece minor. Esistono poi altre categorie che
comprendono coppie valutarie poco note. Tra queste distinguiamo:

• Le coppie esotiche, ovvero le coppie valutarie fra le principali valute


(usd/eur/gbp) e quelle dei paesi dell’est (compresi la lira turca e il peso
messicano);

63
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

• Le emergenti, che includono le principali divise rispetto alle valute dei


paesi emergenti;

• Le scandinave, che riguardano le principali valute verso quelle dei paesi


scandinavi.

Iniziando a fare trading sulle coppie major potrai approfittare dell’enorme


mole di documentazione presente su internet. Sono chiaramente le major
ad attrarre il maggior volume di denaro, quindi nel corso di una giornata
possono verificarsi diversi cambiamenti nell’orientamento dei prezzi.

Questo aspetto rappresenta certamente un’attrattiva per qualunque tra-


der.
Infine, è più facile mantenersi informati su tutti gli aspetti che potrebbe-
ro condizionare i mercati: annunci da parte dei Governi, iniziative delle
Banche Centrali e così via. La coppia di valute su cui si registra il maggior
numero di transazioni è il già citato Euro/Dollaro, su cui si riversa circa il
30% delle operazioni del mercato Forex.

Lo spread

Operando sui mercati finanziari si trova spesso il termine spread. Si tratta


di un elemento fondamentale che può impattare sul profitto di un’opera-
zione di trading.

Che cos’è esattamente lo spread? La maggior parte dei mercati, Forex in-
cluso, hanno un prezzo di acquisto e uno di vendita: lo spread è la dif-
ferenza tra questi due prezzi. Minore è lo spread e minore sarà il costo
dell’operatività. Il prezzo di mercato, infatti, non si deve muovere molto
per annullare lo spread. Quando, invece, questo valore è molto grande,
occorre che il mercato si muova molto per poter guadagnare.

Ma chi definisce i prezzi? Come già accennato, i prezzi sono definiti dai
partecipanti al mercato. L’offerta, detta lettera (ask), è il prezzo più basso
a cui si può comprare, mentre la domanda, detta denaro (bid) è il prezzo
più alto a cui si può vendere. Se si opera su mercati derivati utilizzando
strumenti come i Cfd (Contract for Difference o Contratti per differen-
za), il broker definisce lo spread basandosi sul mercato sottostante. In
questo caso, lo spread rappresenta il prezzo richiesto dal broker per ope-

64
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

rare su quel particolare mercato.

I principali brokers on line offrono molti Cfd che permettono di prende-


re posizioni, con leva, al rialzo o al ribasso, su vari prodotti finanziari e
principalmente sugli indici di borsa.

Esistono altri fattori che possono influenzare lo spread:

• La liquidità: maggiore è il numero di compratori e venditori e mino-


re sarà lo spread, e viceversa. E’ per questo che durante i normali orari
di negoziazione, l’abbondante liquidità permette di beneficiare di spread
ridotti. Mentre di norma, durante la notte, sul cambio tra due valute eu-
ropee potremmo vedere spread più ampi;

• La volatilità: annunci economici importanti, per esempio da parte di


una Banca centrale, possono causare consistenti mutamenti nei mercati
finanziari, sia in positivo che in negativo, e lo spread potrebbe aumentare
in situazioni di incertezza e rischio.

In base a quanto detto, risulta ora comprensibile perché le coppie di valu-


te su cui si concentra la maggior parte delle transazioni abbiano gli spre-
ad più bassi. E’ grazie alla presenza dello spread che i broker riescono a
offrirti l’accesso al mercato valutario senza applicare una commissione
aggiuntiva.

Per praticità lo spread viene espresso in pip, anziché in percentuale: per


il trader dovrebbe essere più facile valutare l’impatto della commissione
sull’operazione che vuole eseguire.
Torniamo all’esempio dell’eurusd e poniamo che i prezzi siano
1,1050/1,1051. Ovviamente il prezzo più basso è quello denaro, mentre
quello più alto è la lettera. In questo caso lo spread è di 1 pip. Ipotizziamo
che i prezzi aumentino a 1,1080/1,1081, il trader che sarà andato long
avrà acquistato sul prezzo lettera e avrà venduto sul prezzo denaro, ma-
turando un profitto pari a 29 pips (30 pips lordi meno 1 pip di spread).

65
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Margini e leva

Per descrivere nella sua completezza una transazione Forex restano da


introdurre solo pochi concetti. Cominciamo ora a trattare alcuni degli
aspetti legati al trading con i Cfd.
Uno dei principali vantaggi dell’operatività con i Cfd risiede proprio
nell’utilizzo della leva finanziaria, che ti permette di investire bloccando
solo una parte del capitale rispetto al controvalore dell’operazione. L’im-
porto richiesto dal broker è detto margine di garanzia. Il broker copre la
parte mancante di capitale, mentre i profitti o le perdite che maturerai
saranno calcolati sulla base dell’intero importo e non solo su quella che
hai depositato. È opportuno ricordare che la leva amplifica sia i profitti
che le perdite.

Esempio:

Se per aprire una certa posizione è richiesto un margine del 10% questo
vuol dire che impegnando 100€ potrai esporti sui mercati per 1.000€.
In questo caso, la leva è pari a 10 volte il valore del margine. Dato che i
profitti e le perdite sono calcolati sull’esposizione totale e non sul margine
depositato, l’importo totale a rischio è 1.000€ e non 100€, sebbene questa
sia la cifra che hai depositato (ovviamente il tuo rischio è limitato a 100€,
ma approfondiremo questo concetto nel capitolo 2.2).

Nel caso delle valute, il margine è calcolato in percentuale sul valore della
posizione. Quindi leva 100 vuol dire margine del 1% del nominale, leva
200 vuol dire margine pari allo 0.5% del nominale e leva 50 vuol dire 2%
del nominale.

Quindi, con leva 400, per prendere una posizione su un lotto di eurusd
(cioè 100.000€ di nominale) occorrono 250€ di margine.

Come accade per lo spread, anche il margine è influenzato dalla liquidità


che circola su un determinato cross valutario. Un mercato più liquido e
meno volatile richiede, infatti, margini inferiori rispetto ad un mercato
molto volatile e meno liquido.

Parlando del concetto di leva occorre tenere presente che uno dei rischi
impliciti è quello di considerarla come un mezzo che amplifica solo i

66
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

profitti. Se investo 1.000€ con leva 1:100 posso gestire una posizione di
mercato uguale a 100.000€: in questo caso basta una variazione negativa
dell’1% per perdere tutto il capitale inizialmente investito, ovvero i 1.000€
depositati come margine a garanzia dell’operazione (nel capitolo 2.2 ver-
ranno fatti esempi esaustivi).

Ora che siamo in possesso di tutti gli elementi che compongono un trade
(operazione di trading) possiamo procedere con degli esempi pratici che
ti aiuteranno a tenere sotto controllo la tua operatività.

Esempio:

Torniamo al nostro esempio sull’eurusd.


Ipotizziamo che il prezzo del cambio eurusd sia 1,10501/1,10509.
Sapendo che il valore di un contratto è di 100.000€ e che il margine ri-
chiesto è dello 0,25%, deduciamo che la leva sia pari a 400. In questo caso
si entra in posizione sul mercato impegnando solo 250€.

Decidiamo di andare long sul cambio eurusd, comprando 1 contratto


standard.
Avendo aperto un ordine a mercato, il prezzo di acquisto sarà 1,10509
(prezzo lettera).
Vediamo cosa succede se il mercato si muove e il cross sale di 100 pips. Il
nuovo prezzo del cambio sarà, quindi, 1,11501/1,11509.
Ipotizziamo di voler chiudere la nostra posizione, vendendo a mercato,
ovvero a 1,11501 (prezzo denaro).
Vendendo a 1,11501, il nostro profitto sarà di 992 dollari.

Ecco come lo abbiamo calcolato:

1,11501 – 1,10509 = 0,00992 che equivale a 99,2 pips

Il sistema in automatico, poiché stiamo lavorando con un conto in euro,


convertirà questi 992 dollari in: 992/1,11501 uguale 889,68 euro.

67
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Ordini

Finora abbiamo fatto riferimento, in maniera piuttosto generica, alla ne-


cessità di aprire e chiudere posizioni a mercato. A questo punto, però, è
opportuno essere più precisi.

L’istruzione con cui apriamo o chiudiamo una negoziazione è detta ordi-


ne. Esistono diversi tipi di ordini che ti consentono di negoziare imme-
diatamente o attendere un determinato livello di prezzo:

• Ordini a mercato: acquistano e vendono immediatamente al miglior


prezzo disponibile sul mercato. E’ la tipologia da usare quando sei soddi-
sfatto degli attuali prezzi di mercato (ed è quella che suggerisco quando si
vuole iniziare una posizione in antimartingala). Possono essere utilizzati
sia per l’apertura che per la chiusura della posizione;

• Ordini di apertura: aprono la posizione solo quando il mercato rag-


giunge il livello da te indicato.

• Ordini di chiusura: chiudono la posizione in essere al livello di prezzo


da te indicato. Questa tipologia può essere usata in alternativa alla chiu-
sura delle posizioni di mercato. Ne esistono due tipologie:
1. Stop loss: bloccano le perdite quando il mercato va a nostro sfavore al
livello di prezzo da te indicato;
2. Take profit: consentono di incassare il profitto maturato al livello di
prezzo da te indicato.

I diversi tipi di ordini, con i loro stop e limiti, sono degli efficaci strumen-
ti di riduzione del rischio.

Perché il mercato si muove?

Se il trader opera su una coppia di valute significa che si aspetta una va-
riazione nel prezzo nel breve o medio periodo: acquista se crede che il
prezzo aumenterà e vende se crede che diminuirà.

Quali sono gli elementi che possono muovere un mercato? È questa la


domanda che ogni buon trader si pone prima di aprire un ordine di mer-
cato.

68
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Le possibili risposte ricadono in una delle seguenti aree di pertinenza:

• dati macroeconomici;
• banche centrali;
• eventi esogeni.

I dati macroeconomici

In generale, il valore di una valuta è collegato allo stato di salute dell’e-


conomia nazionale. Piuttosto che studiare il valore della valuta e le sue
oscillazioni, analizziamo l’economia di riferimento considerando i dati
macroeconomici diffusi dai governi e dalle banche centrali (analisi fon-
damentale che vedremo nel capitolo 4.1). Possiamo definire l’analisi fon-
damentale come lo studio strutturale dell’economia: prendiamo in esame
le grandezze economiche e le relazioni tra queste per stabilire se una va-
luta è sovrastimata o meno.
Un trader non è un’economista e non pretendo che lo diventi, ma la dif-
fusione di dati ufficiali, soprattutto se contrari alle attese, impatta sempre
l’andamento dei mercati. Così come la pubblicazione dei conti trimestrali
influenza l’andamento in borsa di una data società, allo stesso modo la
quotazione di una valuta può cambiare a seguito della diffusione di dati
relativi all’occupazione o all’inflazione.

A seguire, alcuni dei dati macro più seguiti dai trader:

1) PIL (Prodotto Interno Lordo): senza dubbio, il più noto degli acroni-
mi economici, che definisce la ricchezza di una nazione;

2) Non-Farm Payrolls: ogni primo venerdì del mese negli Stati Uniti,
il Bureau of Labor Statistics diffonde i dati sul mondo del lavoro (nuovi
posti di lavoro nei settori non agricoli). Una marcata diminuzione dei
posti di lavoro, per esempio, potrebbe indicare una contrazione dell’eco-
nomia, viceversa, un aumento degli stessi potrebbe stimolare una ripresa
dei consumi;

3) Inflazione: elaborata dagli uffici di statistica dei singoli Paesi, mostra il


tasso di crescita dei prezzi al consumo. Questo dato è molto seguito dalle

69
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

Banche Centrali che hanno come obiettivo la stabilità dei prezzi e ha un


impatto notevole sui cambi valutari. Molti investitori, pertanto, cercano
di anticipare le future mosse delle Banche Centrali subito dopo la pubbli-
cazione di queste figure.

Banche centrali

Il ruolo tradizionale di una Banca Centrale è legato all’attuazione della


politica monetaria. Tutte le banche centrali emettono e gestiscono la va-
luta nazionale. Questo è il punto cruciale da comprendere. Il valore della
valuta dipende da numerosi fattori: uno dei più importanti è proprio la
quantità di moneta in circolazione.

Lo scopo principale della BCE (Banca Centrale Europea) è quello di


mantenere sotto controllo i prezzi e quindi il potere d’acquisto dell’area
Euro. La BCE non è solo un organo politico, ma realizza anche opera-
zioni di mercato aperto: acquista e vende titoli per gestire la liquidità in
circolazione e i tassi d’interesse. Questo è forse il punto più ostico per i
non economisti, ma ti spiegherò tutto nei capitoli dedicati a questo ar-
gomento. Acquistando e vendendo titoli, la BCE opera su domanda e
offerta di moneta. Quando l’offerta di moneta aumenta, i tassi d’interesse
diminuiscono e viceversa.

Generalmente, la conferenza stampa di una Banca Centrale produce sem-


pre una reazione. Il maggiore impatto è osservabile in caso di variazione
dei tassi d’interesse. Un aumento dei tassi attrae gli operatori a investire
su quella valuta, viceversa, una diminuzione li allontana (approfondire-
mo il ruolo delle banche centrali nel capitolo 4.2).

Eventi esogeni

I mercati amano la stabilità e gli eventi misurabili e detestano gli impre-


visti. Facile comprendere come eventi non economici possano genera-
re sfiducia negli investitori. Le guerre e l’instabilità politica sono tra gli
eventi che maggiormente influiscono in modo negativo su una valuta.
Un’elezione che veda larga partecipazione popolare e definisca un risul-
tato elettorale con ampia maggioranza dei voti, invece, spinge verso l’alto
la valuta locale.
Allo stesso modo, un governo che riesca ad approvare riforme strutturali

70
Capitolo 2.1 - Le basi del mercato dei cambi e dei cfd

vedrà quasi sicuramente migliorare le prestazioni della moneta naziona-


le.
Dall’attentato alle Torri Gemelle nel settembre 2001 alle catastrofi natura-
li, tutti gli importanti eventi negativi provocano il movimento al ribasso,
se non il crollo, dei mercati finanziari.

Domanda e offerta di valuta

Per ogni valuta vi è una domanda ed un’offerta che determinano il tasso


di cambio (se il mercato è perfettamente libero, vale a dire senza il con-
trollo dell’autorità monetaria).
La domanda e l’offerta di valuta estera sono in funzione del tasso di cam-
bio:

• La domanda è in funzione inversa del cambio: la quantità domandata


diminuisce all’aumentare del cambio;

• L’offerta è in funzione diretta del cambio: la quantità offerta aumenta


all’aumentare del cambio.

Se la quantità domandata di una valuta straniera è superiore alla quantità


offerta, allora il cambio tende a salire.
Se la quantità offerta di valuta straniera è superiore alla quantità doman-
data allora il cambio tende a scendere.

Grafico domanda e offerta di valuta

Prezzo della valuta

Offerta di valuta

Competizione tra chi offre

pe

Competizione tra chi


acquista
Domanda di valuta
Quantità di valuta

Fig. 3 - Grafico domanda e offerta valuta

71
MASTER CLASS
2.2 - La leva finanziaria

Antonio Carnevale
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

Nel momento in cui si tira fuori il concetto di leva finanziaria si pensa


ovviamente al mondo dei prodotti derivati.
Si accosta leva a rischio.
Usare la leva nei mercati finanziari è come usare una Ferrari in autostra-
da. La pericolosità sta nel non saperla guidare.
Ma se riesci ad apprendere bene le tecniche di guida veloce, con una Fer-
rari hai risultati migliori e, paradossalmente, hai più sicurezza.

Guidare una Ferrari significa sfruttare la potenza limitando i rischi di


sbandamento.
Gestire bene un conto finanziario a leva significa sfruttare la potenzialità
di un guadagno molto elevato, ma minimizzando i rischi.

Il concetto di leva per la maggior parte dei neofiti del campo del trading
può sembrare molto ostico, semplicemente perché non si apprende subi-
to come si possa comprare qualcosa che vale 100€ con 1€.

Tutto ruota intorno al fatto che qualsiasi cosa si compra ha un valore di


mercato e comunque viene detenuta in portafoglio (cioè se compriamo
qualcosa che vale 100€ usando solo 1€, comunque nel nostro conto “tito-
li” avremo un prodotto che vale 100€).
Pertanto, tutta la questione della leva gioca su questa base: è vero che
pago 1€, ma l’eventuale debito che devo saldare (100€-1€=99€) è assicu-
rato dal fatto che in portafoglio ho qualcosa.
Quindi, in pratica, tutto il sistema di compravendita a leva si garantisce
da solo perché c’è sempre qualcosa a garanzia.

Un po’ come comprare casa da 300.000€ con solo 50.000€.


Il resto è debito garantito dal valore della casa.

Nei mercati finanziari, e soprattutto relativamente ai prodotti e agli inter-


mediari finanziari che tratto in questo lavoro, operativamente tutto viene
semplificato e gira in automatico.

Come dire, per fare un’ipotesi forte, compro casa da 300.000€ con solo
50.000€ ma se non saldo entro una certa data il debito, in automatico, mi
viene venduta casa e si azzera il debito.

74
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

Attraverso l’utilizzo della leva finanziaria (“leverage”) un soggetto, quin-


di, ha la possibilità di acquistare o vendere attività finanziarie per un am-
montare superiore al capitale posseduto e, conseguentemente, di benefi-
ciare di un rendimento potenziale maggiore rispetto a quello derivante
da un investimento diretto nel sottostante e, di converso, di esporsi al
rischio di perdite molto significative.

Nel grafico seguente viene mostrato com’è facilmente riconducibile alla


leva utilizzata il rapporto tra margine o capitale impiegato (quello che
viene immobilizzato) e il valore del lotto.
Se entriamo a mercato con un lotto di eurusd, che vale per definizione
100.000€, a seconda di quanto capitale (o margine) viene utilizzato ci sarà
un’equivalente leva.

Fig. 4 - Rapporto tra margine o capitale impiegato e valore del lotto

Vado long di EURUSD e quindi in piattaforma Metatrader (la vedremo


nel capitolo 2.4) clicco nel riquadro della quotazione nella parte BUY

Fig. 5 - Screen dalla piattaforma Metatrader

75
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

Buy 1 lotto (100.000 €) con leva 200 a 1.19026


Margine impiegato 500€
Se il mercato sale del 1% (1.19026 + 0.0119 =1.20216) guadagno 1% di
100.000 €, cioè 1.000€
1.000€ sono il 200% del margine impiegato 500€

Quindi la variazione di mercato (1%), moltiplicata per la leva (200) è


quanto in percentuale si guadagna rispetto al margine impegnato.

1% x 200 = 200%

Infatti 1000 euro guadagnati sono proprio il 200% del margine impe-
gnato che è 500 euro.

Vado long di Ger30Sep17 (Contract For Difference), cioè punto al rial-


zo dell’indice azionario tedesco

Fig. 6 - Screen dalla piattaforma Metatrader

Tick 0.5 valore: 12,5€ (è il minimo movimento che fa)

Punto 1 valore: 25€ (è il valore nominale di un punto del contratto)

Valore del contratto: 25€ x 12.025,5 = 300.637,5€

Buy 1 lotto (300.637,5€) con leva 400

Margine impiegato: 300.637,5 / 400 = 751€

Se il mercato sale del 1% (12.025,5 + 120 = 12.145,5)

76
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

Guadagno 1% di 300.637,5€ cioè 3.006€

3.006€ sono il 400% del margine impiegato 751€

3.006€ sono anche pari circa a 120 punti x 25€ = 3.000€

Ovvio che tutti gli esempi fatti sono in positivo.

Se il mercato invece ci va contro, in teoria, a parità di movimento contra-


rio (1% di ribasso del mercato) sia per l’acquisto di eurusd che per l’ac-
quisto del Dax, com’è evidente, la perdita supererebbe il capitale investito
come margine:

Long eurusd: perdita 1.000€ e capitale impegnato 500€

Long Dax: perdita 3.006€ e capitale impegnato 751€

Allora, si potrebbe pensare che fare trading con la leva è pericoloso per-
ché si può perdere più di quanto si ha sul conto effettivamente?

Fortunatamente non è cosi, perché ogni intermediario finanziario tende


a proteggere l’attività del cliente che lavora con i margini (quindi a leva)
obbligandoli per contratto ad accettare la chiusura in automatico delle
operazioni se esse vanno in perdita e intaccano il capitale investito messo
a garanzia (il margine utilizzato).

Mediamente i brokers (cioè gli intermediari autorizzati) utilizzano una


percentuale standard della disponibilità presente sul conto operativo
come livello minimo che, una volta raggiunto, fa scattare in automatico
la chiusura delle operazioni.

In caso di movimento contrario il broker attiva il margin call o livello di


trade-out (spesso pari al 30% della disponibilità totale netta presente sul
conto).

Prendiamo come esempio la prima operazione di acquisto di 1 lotto di


eurusd a leva 200 utilizzando 500€.

Ipotesi A: mercato sale di 1% e si ha un utile di 1.000€.

77
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

Ipotesi B: mercato scende di 1% e si ha una teorica perdita di 1.000.

Nel caso B entra in gioco il margin call e per chiarezza supponiamo tre
scenari possibili relativi alla disponibilità del nostro conto operativo:

1) Conto con solo 500€ che utilizziamo tutte per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.

In questo caso il margin call scatta al raggiungimento del 30% di 500€


(cioè 150€) e quindi l’operazione viene chiusa in automatico lasciando il
conto con 150€ e con una perdita totale di 350€.

2) Conto con solo 1.000€ e utilizziamo 500€ per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.

In questo caso il margin call scatta sempre al raggiungimento del 30% di


500€ (cioè 150€), ma dopo aver usato i 500€ ancora disponibili sul conto
e quindi l’operazione viene chiusa in automatico lasciando il conto con
150€ e con una perdita totale di 850€.

3) Conto con solo 1.400€ e utilizziamo 500€ per aprire la posizione long
su 1 lotto di eurusd.

In questo caso il margin call scatta sempre al raggiungimento del 30% di


500€ (cioè 150€), ma dopo aver usato i 900€ ancora disponibili sul conto
e quindi l’operazione viene chiusa in automatico lasciando il conto con
150€ e con una perdita totale di 1.250€.

Una cosa è certa: più l’operazione è a nostro favore e continua ad andare


nel verso giusto, più si guadagna. Mentre quando le cose vanno male la
perdita si limita al quantitativo di disponibilità che abbiamo sul conto.

Ecco la funzione della antimartingala che spiegherò in dettaglio in seguito.

78
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

L’antimartingala è la nostra Ferrari

Le potenzialità dell’utilizzo della leva finanziaria sono chiare. Ma atten-


zione però: l’effetto moltiplicatore della leva finanziaria, descritto con gli
esempi precedenti, funziona anche nel caso in cui l’investimento dovesse
andare male.
Quindi è il money management (lo vedremo nel capitolo 3.2) che ci per-
mette di razionalizzare anche l’eventuale perdita ed evitare che la leva, la
nostra Ferrari, ci porti fuori strada.
Utilizzare la leva senza un buon piano di trading sarebbe da folli.
Facilmente si distruggono patrimoni anche enormi (ho visto direttamen-
te un cliente definito retail bruciare 12 milioni di euro con il trading sui
certificati azionari a leva fissa).
La leva è nostra alleata solo se impariamo a gestirla, a guidarla come una
Ferrari e a farla nostra alleata.

Quello che può sembrare uno strumento interessante, con potenzialità


positive per l’investitore, presenta, invece, dei rischi che devono quindi
essere tenuti nella dovuta considerazione. Infatti, se il sistema finanziario
nel suo complesso lavora con una leva molto elevata e gli istituti finanzia-
ri si prestano soldi a vicenda per moltiplicare i possibili profitti, la perdita
di un singolo investitore può innescare un effetto domino contagiando
l’intero mercato finanziario.

Ecco perché gli intermediari finanziari (brokers) devono seguire delle


regole ben precise imposte dalle autorità di vigilanza e non possono per-
mettere ad un cliente di perdere, con la leva, più denaro di quanto sia
disponibile.
Un piccolo fallimento di un solo cliente potrebbe innescare un meccani-
smo a cascata che si autoalimenta e fa crollare, in prospettiva, un sistema
finanziario.

Le banche sono tipicamente dei soggetti che operano con un grado più
o meno elevato di leva finanziaria: a fronte di un determinato capitale
netto, il totale delle attività in cui le risorse sono investite è generalmente
molto più elevato. Ad esempio, una banca con capitale proprio pari a
100€ e leverage pari a 20 gestisce attività per 2.000€. Una perdita dell’1%
delle attività comporta la perdita del 20% del capitale proprio (lo stesso

79
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

discorso fatto per una semplice operazione su eurusd).


Quindi anche le banche, e soprattutto le banche d’affari o investment
bank, usano la leva.
Lo sviluppo del mercato per il trasferimento del rischio di credito (dagli
intermediari finanziari al mercato) ha fatto sì che il modello di banca
tradizionale, denominato “originate-and-hold” («crea e detieni»: la ban-
ca che ha erogato il prestito lo mantiene in bilancio fino alla scadenza),
sia stato sostituito per molti operatori da quello “originate-to-distribute”
(«crea e distribuisci»: l’intermediario seleziona i debitori, ma poi trasferi-
sce ad altri il prestito, recuperando la liquidità e il capitale regolamentare
prima impegnati (cartolarizzazione) o il puro rischio di credito (derivati
creditizi, con benefici solo sui requisiti patrimoniali), con l’effetto di un
ulteriore incremento della leva finanziaria. La diffusione di questo se-
condo modello di banca è uno dei fattori che spiegano la crisi che si è
innescata sul mercato dei mutui subprime.
L’inflazione dei prezzi immobiliari ha sostenuto l’emissione dei prestiti
“cartolarizzati” e lo sviluppo esponenziale del relativo mercato, consen-
tendo alle banche di realizzare enormi profitti e, allo stesso tempo, incre-
mentare la leva finanziaria.

Ma “la macchina da soldi” non poteva durare a lungo e alla fine molte
banche si sono ritrovate senza capitale sufficiente per assorbire le perdite
derivanti dall’inversione di tendenza del mercato immobiliare, risultando
di fatto come aziende fallite (come può succedere a un trader retail se
pianifica male la distribuzione del proprio capitale nel tempo).

Nel frattempo, l’esempio delle banche si è diffuso all’interno del sistema


finanziario propagandosi a tutte le altre istituzioni finanziarie: la leva fi-
nanziaria aveva preso il sopravvento, soprattutto negli Stati Uniti, gene-
rando un enorme volume di investimenti a rischio che poggiava su una
frazione infinitesima di capitale azionario (troppa leva su mercati volatili
distrugge il capitale).

Pensiamo all’emissione dei cosiddetti “credit default swaps” (strumenti


derivati utilizzati per coprirsi dal rischio di default del soggetto debitore):
alcune compagnie di assicurazione erano fortemente esposte sul mercato
immobiliare e quando quest’ultimo è crollato e il valore dei mutui è sceso,
hanno cominciato a perdere senza aver capitale sufficiente per assorbire
le perdite derivanti dall’emissione di quegli strumenti (calcolo errato del

80
Capitolo 2.2 - La leva finanziaria

margine disponibile, che spiegherò bene nel capitolo 3.5).


Per non rischiare di fallire e ritornare a livelli di capitale bancario suffi-
ciente si può ricorrere ad aumenti di capitale (operazione non semplice in
tempi di crisi), alla riduzione dell’importo dei prestiti alle imprese (con-
cessione di un numero inferiore di nuovi prestiti e non rinnovo di quelli
già emessi) e alla dismissione di altre attività liquide (per lo più azioni).

Il risultato di tutto ciò, nel periodo di scoppio della crisi dei subprime,
è stato un congelamento del credito e un crollo del mercato azionario.
Questi sono i principali canali attraverso cui la crisi finanziaria ha colpito
l’economia reale. Il razionamento del credito ha colpito gli investimenti
e il calo del mercato azionario (che si aggiunge al calo dei prezzi delle
abitazioni) ha ridotto il valore della ricchezza delle famiglie e quindi dei
consumi.

Sappiamo che un determinato livello di leverage è fisiologico per sostene-


re la crescita economica, anche se non abbiamo indicazioni di quale sia il
livello ottimale. La storia, però, ci insegna come in un sistema economi-
co-finanziario, sempre più globalizzato e interdipendente, la leva finan-
ziaria possa rappresentare un fattore scatenante delle bolle speculative.
Ed è in questi periodi che si genera lo scollamento più forte tra finanza
ed economia reale.

La leva è un elemento pericoloso se non si gestisce bene.


L’intento di questo mio lavoro è proprio quello di indicare la strada mi-
gliore per utilizzare al meglio la leva finanziaria.

81
MASTER CLASS
2.3 - La scelta del broker

Antonio Carnevale
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

La scelta del broker deve orientarsi prima di ogni cosa sull’affidabilità e


sicurezza dell’intermediario.

Inutile farsi attrarre da servizi, super leve, bonus e altri incentivi se poi
resta alto il rischio di non vedere più ritornare i nostri investimenti.

Il modo più efficiente e sicuro per verificare la solidità di un broker è veri-


ficare se l’intermediario in questione è nell’elenco dei soggetti autorizzati
dalla Consob:

“http://www.consob.it/web/area-pubblica/imprese-di-investimento”

Ma andiamo per ordine e cerchiamo di dare delle indicazioni valide.

a) Le autorizzazioni

Un elemento molto importante da tenere in considerazione riguarda la


sicurezza. Purtroppo ci sono molti brokers disonesti che spesso chiudono
e spariscono con la cassa dopo pochi mesi.
Per evitare di cadere in uno di questi tranelli, è fondamentale assicurarsi
che il broker sia regolamentato e quindi vigilato.
Per fortuna esistono organi di monitoraggio e vigilanza finanziaria.
In Europa, i forex retail brokers sono regolamentati dalle autorità delle
singole nazioni in cui operano (in Italia c’è la CONSOB).
Al momento non esiste un organo unico di regolamentazione che possa
vigilare sulle attività dei brokers europei. Le norme possono differire in
ciascuna nazione e quindi, ovviamente, è bene scegliere un broker che sia
ben regolamentato dalla nazione di appartenenza.

Vediamo, dunque, cosa verificare:

1. Sede legale: è necessario conoscere la sede legale del broker, prenden-


do in considerazione l’ipotesi che possa essere ubicata sia in un paese
straniero che in Italia.

2. Regolamentazione: da verificare è sicuramente la regolamentazione di


un broker che viene eseguita da un’autorità di vigilanza. Si tratta di una
garanzia, perché ciò vuol dire che il broker opera seguendo delle regole a
tutela del trader. È possibile che il broker sia regolamentato anche da più

84
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

autorità di vigilanza, soprattutto quando ci troviamo di fronte a broker


multinazionali.

3. Registrazione: il broker per operare in Italia deve essere autorizzato


dalla Consob.

4. Sede italiana: la sede italiana rappresenta un presupposto importante


anche se il broker è straniero. Una sede italiana fisica è sicuramente più
vantaggiosa per il trader. Solitamente i broker stranieri prediligono come
sede la città di Milano.

5. Banca Conto Segregato: uno dei primi passi da fare quando decidia-
mo di addentrarci nel trading online è quello di versare i soldi sul conto
che dobbiamo aprire presso il broker selezionato. La nostra scelta dovrà
cadere su un conto sicuro, detto appunto “segregato”, in quanto sarà auto-
nomo dai conti aziendali del broker. Il nostro capitale è dunque protetto
e non potrà essere utilizzato dal broker anche se si troverà ad affrontare
una situazione di insolvenza.

6. Protezione Fondi: Dobbiamo rivolgerci ad un broker che abbia i sol-


di in un conto segregato e che al contempo preveda anche un sistema
di protezione del capitale che abbiamo versato. A cosa serve? Qualora il
broker non riuscisse a portare avanti le domande di rimborso, il sistema
di protezione fondi consentirà al trader ad avere diritto ad un risarcimen-
to.

b) Lo spread

Per poter fare trading su prodotti a leva (Forex o cfd) abbiamo bisogno di
un operatore finanziario che immetta sul mercato i nostri ordini di com-
pravendita. Ecco cosa fa il broker: raccoglie le nostre richieste di acquisto
e/o vendita ed esegue gli ordini immettendoli nel mercato. Pertanto, non
potendo operare senza un intermediario (broker), dobbiamo capire l’im-
portanza di sceglierne uno affidabile e imparare a valutare le differenze
tra i vari brokers.
Il broker dovrebbe guadagnare esclusivamente dalla differenza tra prezzo
di acquisto e prezzo di vendita (il cosiddetto spread).
Quando decidiamo di acquistare una valuta, ne vendiamo contempora-
neamente un’altra, in quanto i “cross” valutari sono sempre a “coppia”.

85
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

Un esempio pratico: eurusd (ovvero Euro vs Dollaro Americano):

Fig. 7 - Screen dalla piattaforma Metatrader

Quando operiamo in valuta, se compriamo “eurusd” significa che acqui-


stiamo Euro e vendiamo Dollari, pertanto se l’euro si rafforza sul dollaro
la quotazione salirà. Occorre fare attenzione però: quando compriamo, il
prezzo sarà quello che il broker chiama “BUY” (detto anche ASK), men-
tre se vendiamo il prezzo sarà SELL (detto “BID”).

La differenza tra ASK e BID non è altro che lo spread.

Se decidiamo di comprare il cross valutario, pagheremo, in questo esem-


pio: 1,19026 (ASK o BUY).
Se decidiamo di vendere il cross valutario, incasseremo, in questo esem-
pio: 1,19020 (BID o SELL).

Sempre in riferimento all’esempio, diremo che lo spread applicato dal


broker è pari a 0,6 pips.
Lo spread incide in misura minima, ma a volte, può determinare l’esi-
to dei nostri profitti in maniera sostanziale.
Lo spread è differente per ogni cross valutario ed è uno dei parametri che
dobbiamo sempre tenere in considerazione per valutare un broker.
Tieni presente che per le coppie di valute molto scambiate, lo spread par-
te in genere da un minimo di 1 o 2 pips.
Alcuni brokers, avendo le quotazioni a 5 cifre decimali, applicano spread
con decimali, ad esempio 1,6 pips.
Molto spesso quando il broker propone quotazioni a 5 cifre applica spre-
ad variabili: questo significa che durante la contrattazione, in qualsiasi
momento lo spread può aumentare o diminuire (non andrà mai sotto
una soglia minima).
Lo spread variabile può, in taluni casi, essere considerato un problema,

86
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

in quanto il broker tenderà ad aumentare lo spread nei momenti di mag-


giore volatilità (scambi molto sostenuti, ovvero moltissime transazioni
nell’intero mercato). Questo accade spesso durante i minuti (immedia-
tamente precedenti o successivi) in cui avviene il rilascio di qualche dato
macroeconomico rilevante (tasso di disoccupazione di qualche nazione,
valore del PIL, o altro).
Il fatto è che proprio durante il rilascio di notizie rilevanti, avvengono
spesso movimenti di mercato che possono essere ben sfruttati: purtroppo
uno spread che “impenna” all’improvviso, può farci entrare ad un prezzo
non proprio “conveniente”.
Lo spread è molto alto per coppie di valute poco scambiate, pertanto se
intendi lavorare con questo genere di cross fate molta attenzione.
Le coppie maggiormente scambiate (anche dette “majors”) assorbono da
sole circa l’85% delle operazioni giornaliere nel Forex.

Ecco le 6 coppie più scambiate:


• EUR / USD (Euro / Dollaro USA)
• USD / JPY (Dollaro USA / Yen Giapponese)
• GBP / USD (Sterlina inglese / Dollaro USA)
• USD / CHF (Dollaro USA / Franco svizzero)
• USD / CAD (Dollaro USA / Dollaro Canadese)
• AUD / USD (Dollaro australiano / Dollaro USA)

c) Le piattaforme di trading

Una volta individuato il broker “affidabile” dal punto di vista della sicu-
rezza fondi e dei costi impliciti (lo spread), occorre valutare altri parame-
tri, quali ad esempio le piattaforme di trading supportate.
Nel trading sui prodotti Forex esiste una piattaforma standard che è uti-
lizzata da quasi tutti i brokers: la Metatrader.
Quasi tutti i brokers supportano tale piattaforma in quanto è consolidata,
affidabile e rappresenta ormai praticamente lo standard per quanto ri-
guarda il “trading automatico”. Con Metatrader è infatti possibile creare e
mettere in funzione i cosiddetti “Expert Advisor” meglio noti come “EA”.
MetaQuotes (casa produttrice di Metatrader), di fatto, ha creato un ap-
posito linguaggio di programmazione (simile al linguaggio “C”) che con-
sente di dare vita a dei piccoli robot che eseguono in automatico tutto ciò
che abbiamo impartito nel programma.
Quindi personalmente consiglio di scegliere solo brokers che danno la

87
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

possibilità di operare con Metatrader.

d) Il Bonus di benvenuto

Spesso esiste la possibilità di avere dei bonus per il primo versamento (in
alcuni casi fino a migliaia di euro). È evidente che il bonus, utilizzato dal
broker come incentivo, sia una gran bella cosa. Per chi ancora non avesse
compreso il concetto: esistono alcuni brokers che danno bonus in dena-
ro, ovvero se versate, ad esempio, 1.000€, ne troverete sul conto 1.300€.
Com’è possibile? Si tratta di una truffa? Troppo bello per essere vero?!
Non si tratta di una truffa (non se il broker è regolamentato!), bensì c’è
un piccolo “trucco”: il bonus prima di poter essere prelevato deve essere
“maturato”. Questo significa che il bonus vale a tutti gli effetti sul nostro
conto Forex come denaro reale e possiamo sfruttarlo per fare trading...
ma non possiamo prelevarlo!
Non possiamo prelevarlo fino a quando non avremo fatto un numero di
operazioni sufficienti a farci “maturare” il bonus! Affinché il concetto sia
chiaro a tutti, ricordo che il broker guadagna lo spread su ogni nostra
operazione. Pertanto, dopo un certo numero di operazioni, il broker, avrà
guadagnato a sufficienza per poterci “regalare” il bonus.
In sintesi, se trovi un broker affidabile che offre un bonus allettante, non
perdere tempo e fai il tuo versamento!

e) Tipi di deposito

La scelta di lavorare con un broker va ponderata anche in virtù della va-


luta base del nostro conto di trading.
Non tutti i brokers consentono di aprire conti in Euro. Occorre pensa-
re in anticipo che se apriremo un conto in Dollari, potremmo andare
incontro a commissioni e spese “impreviste” tutte le volte che versiamo
(“fund”) o preleviamo (“withdraw”) del denaro.
Purtroppo molto spesso accade di vedersi addebitare commissioni di
cambio alquanto “salate” quando andiamo a prelevare il denaro dal no-
stro conto di trading. Per evitare questo genere di sorprese, conviene
sempre aprire un conto in Euro.

f) Leva massima offerta

Proprio perché tutto il lavoro che propongo ruota intorno al concetto di

88
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

antimartingala che sfrutta un giusto livello di leva, è importante, nella


scelta del broker giusto, anche considerare la leva offerta.
Molti brokers limitano la leva e di conseguenza sono meno adatti a uno
sviluppo efficiente di posizioni con importi più bassi.
Consiglio quindi di scegliere brokers che offrano almeno leva 400 sulle
posizioni prese con le principali valute.

g) Operatività

Importante è verificare cosa offre il broker dal punto di vista operativo:

1) Mercati offerti: una delle prime cose da dover considerare è il mercato


su cui operare. Se siamo trader e decidiamo di investire nel Forex, è giu-
sto scegliere un broker competente su tale fronte;

2) Orari: una volta appresi i mercati offerti dal broker, è indispensabile


conoscere anche gli orari in cui possiamo operare;

3) Strumenti finanziari: il trader deve essere a conoscenza degli stru-


menti finanziari con cui il broker gli permette di operare;

4) Tipo di broker: sono due le principali categorie, i broker dealing desk


e i broker no dealing desk. I migliori appartengono alla seconda categoria
perché in questo caso i prezzi non subiscono riquotazioni.

h) Assistenza

Quando abbiamo bisogno di aiuto possiamo richiedere supporto, appro-


fondendo la questione e facendo magari quesiti mediante chat, email o
telefono. Quindi, un servizio di assistenza in lingua italiana fornito da
addetti competenti è sempre preferibile.

i) Versamenti e Prelievi

Un altro costo a cui potremmo far fronte quando operiamo nel trading
online è sicuramente quello relativo ai versamenti e ai prelievi. Anche
in questo caso la scelta preferibile è quella di un broker che consenta di
effettuare tali operazioni gratuitamente.
Quasi tutti accettano depositi con addebito su carta di credito.

89
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

Molto importante è valutare i tempi di accredito e i tempi di rimborso


dei fondi.
Ecco un aspetto tecnico da sapere (molti lo ignorano): se fai un depo-
sito con carta di credito e nell’attività di trading riesci a guadagnare, il
rimborso dei fondi può ritornare sulla carta di credito solo per l’importo
massimo che hai utilizzato. Per il resto devi dare delle coordinate banca-
rie di un tuo conto per ricevere il rimborso.

90
Capitolo 2.3 - La scelta del broker

91
MASTER CLASS
2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Antonio Carnevale
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Per fare trading online e soprattutto per applicare la tecnica dell’antimar-


tingala non è necessario avere delle apparecchiature costose o software
complessi.
Sono importanti piuttosto siti web di analisi e di notizie in tempo reale.
È consigliabile avere una postazione fissa con 1 o 2 monitors. Inoltre, è si-
curamente molto efficace la possibilità di fare trading anche tramite uno
smartphone o un tablet per cogliere in ogni momento e in ogni luogo
l’occasione giusta di ingresso o di uscita dal mercato.
Per fare trading online ci serve un software disponibile nella piattafor-
ma scelta sin dal momento in cui apriamo il conto di trading presso un
broker autorizzato.
Possiamo optare per un software di trading da scaricare direttamente sul
computer dell’utente oppure per un’interfaccia web.
Quale scegliere? Le due soluzioni presentano entrambe sia dei vantaggi
che degli svantaggi. Malgrado ciò, la maggior parte dei broker più quali-
ficati mette a disposizione entrambe.

Per operare anche dai dispositivi mobili, tutti i migliori broker dispon-
gono di applicazioni mirate che si equivalgono in tutto e per tutto ai pro-
grammi per Forex per il computer.
Teniamo a mente che i software Forex gratis sono anche i migliori. Per
software gratis si intende che non si deve pagare per scaricare o installa-
re il software, che non si paga per aprire il conto di trading e che non vi
sono commissioni sulle operazioni. Il guadagno del broker è rappresen-
tato dallo spread, cioè dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di
vendita.
La scelta di una piattaforma deve anche considerare altri punti fonda-
mentali, come la possibilità di poter avere sempre un quadro preciso del
trend di mercato e dei prodotti sui quali investire, la possibilità di consul-
tare dei grafici appositi, di definire intervalli di tempo specifici e di fare
trading automatico.
Una piattaforma del genere, consigliata ed utilizzata da molti esperti del
settore, è la Metatrader.

Esistono due versioni della Metatrader (Metatrader4 e Metatrader5) che


differiscono per alcuni aspetti tecnici.
Mi limiterò a spiegarti l’utilizzo della Mt4, perché ai fini dell’applicazione
della tecnica di antimartingala è indifferente usare l’una o l’altra.
A fine capitolo accennerò solo all’unica differenza sostanziale che potreb-

94
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

be portare i traders più preparati ad usarle tutte e due per obiettivi di


rischio diversi.

Fig. 0 - Esempio di device per l’uso di Metatrader

Ora invece cerco di spiegare il funzionamento di una piattaforma Meta-


trader4 per il neofita e per chi ha bisogno di essa solo per lavorare con il
metodo dell’antimartingala.

Il software MT4 può essere scaricato direttamente dal sito del broker
scelto oppure con una procedura leggermente più complessa, dai fornito-
ri di “App” sul proprio smartphone o tablet.
La differenza sostanziale sta nel fatto che dal sito del broker in automatico
si carica anche il server di riferimento (cioè il server collegato al broker
che scegliete), invece dalle “app” bisogna poi impostare in un menù ap-
posito il nome del server di riferimento del broker.
Conviene sempre iniziare con un conto demo e normalmente ogni broker
offre un server apposito per tali conti, tutto gratuitamente.

Quando si avvia per la prima volta MT4 vengono visualizzati 4 grafici di


4 coppie valutarie differenti (le volte successive il software mantiene le ul-
time modifiche fatte e, come si vede dalla prossima figura, ci sono 6 grafi-
ci che rappresentano coppie di valute e indici azionari quotati come Cfd).
Si nota subito una grande varietà di icone nelle cosiddette toolbar, ovve-
ro le barre degli strumenti. Un mare di bottoni che per la nostra tecnica
servono a ben poco (fig. 1).

Sulla sinistra della piattaforma troviamo Vista del mercato, con una lista

95
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Fig. 1

di tutti i prodotti disponibili insieme ai prezzi Offerta (bid) e Richiesta


(ask). Tale finestra può essere visualizzata in due modalità: simboli e gra-
fico tick. La visualizzazione in modalità “simboli” mostra, appunto, i sim-
boli ovvero le sigle dei prodotti (fig.2). La modalità grafico tick consente
di visualizzare un grafico corrente del prodotto selezionato (fig.3).

Fig. 2

96
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Fig. 3

Sotto la finestra “Vista del mercato” troviamo la finestra Navigatore. Qui


puoi visualizzare i conti così come diversi tipi di indicatori, consigli di
esperti e programmi (Fig.4).

Fig. 4

Più in basso troviamo una finestra lunga tutta la base orizzontale della
piattaforma e che si chiama Terminale (Fig.5). Nella finestra “Terminale”
possiamo vedere 10 tabelle quali: Posizioni aperte, Esposizione, Storico
operazioni, Notizie, Allarmi, Casella Postale, Mercato, Biblioteca, Consi-
glieri, Diario. Puoi cliccare su ciascuna di queste tabelle per visualizzare
i dettagli in esse contenuti. Ad esempio, nella tabella Posizioni aperte vi
sono i dettagli delle operazioni aperte con il prezzo di carico, il prezzo di

97
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

mercato, il profitto/perdita e soprattutto gli indicatori riassuntivi di posi-


zione che sono molto importanti per la costruzione dell’antimartingala.
Molto importante è la tabella Storico operazione su cui viene annotata la
cronologia di tutte le operazioni compiute sulla piattaforma.

Fig. 5

La piattaforma di trading Metatrader4 consente di personalizzare i grafici


secondo gli stili e le preferenze degli utenti. Cliccando sul tasto destro
del mouse su un qualsiasi grafico dei prezzi si può selezionare la voce
proprietà per personalizzare l’apparenza del grafico stesso. Ad esempio,
si può impostare un colore tra i numerosi colori disponibili nella scheda
“colori” della schermata “proprietà” (visualizzabile, come detto, cliccando
sul grafico con il tasto destro del mouse).
In questa schermata, oltre a “colori” vi è anche una scheda “comune” in
cui si può dare al grafico l’esatto aspetto che si desidera. Qui in basso mo-
striamo uno screenshot con le varie opzioni selezionabili (Fig.6).

Fig. 6

98
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

I grafici dei prezzi possono essere personalizzati in tre modi diversi: gra-
fico a barre, candele giapponesi e grafico a linea.
Ogni grafico può essere chiuso, ridotto in piccolo, resettato, semplice-
mente cliccando con il tasto destro del mouse sul grafico stesso. Oltre alle
dimensioni, si può entrare nel dettaglio del grafico stesso attraverso la
funzione di zoom, che ti consentirà di non perderti alcun particolare dei
movimenti di prezzo. Si può effettuare il cosiddetto “zoom in” per avvici-
narsi e lo “zoom out” per allontanarsi.
I periodi, detti anche “time frames”, sono selezionabili con l’icona dell’o-
rologio. Questi consentono di impostare il grafico secondo frazioni di
tempo differenti, come ad esempio 1 minuto, 5 minuti, 15 minuti, 30 mi-
nuti, 1 ora, 4 ore, 1 giorno, 1 settimana e 1 mese.

Dopo aver impostato le finestre, i grafici, i colori e quant’altro ti torna


utile, puoi tranquillamente chiudere la finestra e quindi il software. La
volta successiva che rifarai il login la piattaforma si aprirà esattamente
come l’hai chiusa.

Ordini

Le piattaforme di trading servono soprattutto ad effettuare gli ordini di


contrattazione. Per aprire un ordine occorre aprire la finestra ordine.
Si può fare in 3 modi:

• Cliccando sul pulsante “nuovo ordine” sulla solita barra del menu si-
tuata in alto

• Cliccando sulla voce “Strumenti” nella barra dei menu e quindi “nuovo
ordine”

• Cliccando con il tasto destro direttamente sulla coppia valutaria che si


vuole negoziare

Quando si apre un ordine, avremo questa schermata (fig.7)

Per inserire un ordine a mercato esistono, quindi, diverse modalità. La


più veloce è selezionare dalla Vista del mercato il tasso di cambio su cui si
intende operare e cliccare sopra due volte, apparirà la maschera dell’ordi-
ne (Fig.7). Nella finestra sono impostati, dall’alto verso il basso:

99
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Fig. 7

• Il simbolo ossia lo strumento (tasso di cambio o cfd) su cui operare:


è possibile modificarlo selezionandolo dal menu a tendina che si apre a
cascata;

• Il volume ossia il numero di lotti o frazioni di lotto che si vogliono


vendere o comprare. Da ricordare che 1.00 lotto equivale a 100.000 della
prima valuta del rapporto e quindi 0.1 equivale a 10.000 della prima va-
luta del rapporto selezionato, e così via.

• Stop Loss e Take Profit: si possono subito impostare, se consentito dal


broker, i livelli di stop loss e take profit per l’ordine a mercato che si vuol
inserire. Il prezzo si imposta muovendosi con le freccette laterali. Tali
campi non sono obbligatori e possono essere lasciati uguali a zero. Suc-
cessivamente all’apertura della posizione è possibile andare ad inserirli
con la voce “Modifica Ordine” nella finestra Terminale.

• Tipo di esecuzione: esecuzione istantanea ed ordine pendente, a se-


conda che si voglia andare a mercato o che si voglia inserire un ordine in
lavorazione (Stop o Limit). Se si lascia “esecuzione al mercato” si può en-
trare direttamente a mercato e sotto appaiono i due prezzi BID - ASK del
simbolo scelto con i prezzi operativi. È possibile impostare la deviazio-
ne massima dalla quotazione di mercato in caso di riquotazione (nuova
quotazione), caso assai remoto. Per aprire una posizione a mercato è suf-
ficiente cliccare su “Vendi” o “Compra” a seconda che si voglia eseguire
un’operazione di Sell o Buy e a questo punto l’ordine verrà processato ed

100
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

eseguito immediatamente. Possono verificarsi due situazioni in cui l’ordi-


ne non viene eseguito immediatamente:

1. Il prezzo di mercato si è modificato nel frattempo e la piattaforma co-


municherà le nuove quotazioni chiedendo se si vuole comprare o vendere
alle nuove condizioni operative;

2. I valori di Stop loss o Take Profit non sono lontani dal prezzo di mer-
cato di un determinato valore di pips scelto dal broker. In questo caso si
dovrà procedere ad una rettifica, per poter inserire l’ordine.

Modifica ordine

Per modificare un ordine, ad esempio se si decide di inserire uno stop


loss per proteggersi da cali di prezzo improvvisi o magari per tranquillità
durante le ore notturne, si può selezionare l’operazione aperta desiderata
e fare clic con il tasto destro del mouse. In questo modo si aprirà un menù
da cui si può scegliere “modifica o cancella ordine” e poi si aprirà la stessa
finestra aperta in precedenza per avviare l’ordine (Fig.8).

Fig. 8

A questo punto, si potranno modificare le parti desiderate. Come detto


in precedenza, per poter impostare uno stop loss o uno stop limit occorre
che i broker con cui si opera consentano di effettuare tali operazioni.

101
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Una volta impostati stop loss e/o stop limit, i livelli di questi valori saran-
no visualizzati sul grafico. In tal modo, ci si potrà ricordare facilmente i
livelli impostati e controllare al volo se il prezzo si sta avvicinando ad uno
di questi livelli.
Agli ordini di stop loss e stop limit si aggiunge anche il trailing stop, che
adegua automaticamente lo stop loss/limit nel caso in cui il mercato si
muova a proprio favore.

Se vi sono ordini pendenti, questi compaiono sotto la linea grigia riepi-


logativa dei valori del conto operativo, nella tabella Posizioni aperte. Se
vi sono posizioni aperte, queste compaiono al di sopra della linea grigia
relativa riepilogativa del conto.

Ordine pendente

Quando si vuole impostare un ordine pendente, si deve aprire la fine-


stra Ordine cliccando due volte su un cambio nella Vista del mercato e
in Tipo selezionare “ordine pendente”; in basso si apre una nuova parte
della maschera destinata all’ordine pendente, con le seguenti voci (Fig.9):

• Tipo: viene proposta di default la voce Buy Limit, cliccando sulla frec-
cetta a destra vengono proposte le altre possibili opzioni, Sell Limit, Buy
Stop, Sell Stop.

• Al prezzo: è necessario impostare il prezzo muovendolo con le freccette


laterali al campo, rispettando i limiti impostati dal broker per la distanza
del prezzo dell’ordine pendente dai prezzi correnti.

• Scadenza: è possibile inserire anche una data di cancellazione dell’ordi-


ne qualora non venisse eseguito.

Cliccando su Posiziona l’ordine pendente viene inserito. Se si intendono


attivare anche lo stop loss e il take profit dell’ordine pendente principale,
creando in tal modo un If Done completo (cioè, un pendente principale
con stop loss e take profit) i valori di Stop Loss o Take Profit possono
essere impostati entrambi, o anche uno solo di essi, nei campi visibili su-
bito dopo la voce Volume. Il meccanismo è lo stesso del caso dell’ordine
a mercato.

102
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Fig. 9

Chiudere un ordine

Oltre ad aprire un ordine e modificarlo, si può anche chiuderlo. Per farlo,


si può evidenziare nella tabella “Posizioni aperte” del Terminale con il
tasto destro e quindi cliccare su “chiudi ordine”.
Per chiudere l’ordine, si può anche aprire la finestra “ordine” come visto
in precedenza e quindi cliccare sul pulsante centrale con scritto “chiudi
ordine”.
Inoltre velocemente si può chiudere totalmente un ordine, al prezzo di
mercato, semplicemente cliccando sulla X presente nella sezione “Termi-
nale” alla fine della riga relativa all’operazione da chiudere.
Ricordiamo che nella sezione Terminale è possibile visualizzare la storia
del conto, in modo tale da visualizzare tutte le operazioni di apertura,
modifica e chiusura del conto.

Riepilogo e analisi conto

Nella parte del terminale che riguarda le posizioni aperte si trova una riga
finale, solitamente in grassetto, che riepiloga le informazioni principali
del conto. Queste sono le più importanti per la costruzione dell’antimar-
tingala, ovvero:

• Saldo: è il valore del conto senza tenere in considerazione le eventuali


posizioni aperte. In pratica è il saldo delle operazioni contabilizzate;

103
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

• Controvalore: è il valore del conto considerando l’andamento delle po-


sizioni aperte e quindi una valorizzazione mark to market; in assenza di
posizioni aperte, coincide con il Saldo;

• Margine: è il margine richiesto per il mantenimento delle posizioni sul


mercato e quindi è quanto viene immobilizzato e non più utilizzabile;

• Margine Disponibile: è uguale al Controvalore – Margine, e quindi il


valore disponibile per l’apertura di nuove posizioni;

• Livello del margine: è il rapporto tra controvalore e margine moltipli-


cato per cento, al di sotto del 100% si sta operando fuori leva, ovvero il
margine richiesto supera il controvalore.

Il livello del margine è il nostro indicatore principale da seguire. Esso,


come vedremo nel capitolo 3.5, misura il rischio che stiamo tenendo ri-
spetto al capitale a disposizione sul conto.
Come un misuratore del livello di carburante ci informa sempre se pos-
siamo “accelerare” nella nostra costruzione piramidale o dobbiamo “ral-
lentare”.
Come vedremo in seguito, tale valore dovrà essere tendenzialmente te-
nuto intorno ad una percentuale decisa ex ante per raggiungere il profitto
atteso costruito sul foglio elettronico.

Report di analisi storica

Dallo storico operazioni, lavorando con il tasto destro, è possibile estra-


polare degli utili e dettagliatissimi report sulla propria operatività (Fig.10
e 11).

Differenza operativa tra Metatrader4 e Metatrader5

Come accennato in precedenza, voglio chiarire un aspetto, non di poco


conto, che differenzia le due piattaforme operative.
Mi riferisco alla tabella Posizioni aperte:

• Nella Mt4 per ogni eseguito c’è una riga e quindi se compro 10 volte 1
lotto avrò 10 righe da un lotto con differenti prezzi di carico;

104
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

Fig. 10

Fig. 11

105
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

• Nella Mt5 ogni eseguito finisce in un’unica riga e quindi se compro 10


volte 1 lotto avrò 1 riga da 10 lotti con un solo prezzo di carico medio
ponderato;

La grossa differenza operativa entra in gioco quando lasciamo le posizio-


ni aperte a rischio margin call, cioè al rischio di chiusura delle operazioni
perché il “controvalore” del conto raggiunge il livello di trade-out impo-
sto dal broker (di solito al 30% del margine impegnato).

1. Nella Mt4 in automatico il software chiude la posizione con perdita


maggiore e se il mercato peggiora, continua a chiudere le operazioni con
perdita maggiore fino all’ultima operazione in portafoglio. Questo signi-
fica, per esempio, che se compriamo 10 lotti di eurusd e il mercato scende
solo, il sistema ci lascerà sul conto solo il 30% del margine dell’ultima
operazione rimasta (ovviamente se per prendere le 10 posizioni abbiamo
impegnato tutto il capitale). Quindi se lavoriamo a leva 400 (per 1 lotto si
impegnano 250€) nel conto rimarrà solo il 30% di 250€ pari a 75€.

2. Nella Mt5 invece il software chiude tutte le posizioni quando il contro-


valore scende fino al 30% del margine impegnato. Quindi nell’esempio
precedente, avendo preso 10 lotti e impegnato 2.500€, la chiusura auto-
matica delle operazioni lascerà sul conto 750€ (sempre ipotizzando di
aver usato tutta la liquidità per prendere le posizioni aperte).

Pertanto la Mt5 protegge di più il capitale e potrebbe risultare consiglia-


bile (a dire il vero io la preferisco).

Ma, per essere precisi, bisogna anche sottolineare un pregio della Mt4. In
caso di movimento swing veloce del mercato, cioè scende un poco e poi
risale velocemente, succede che nella MT5 ci sarebbero tutte le posizioni
chiuse, mentre nella Mt4 ci sarebbero solo alcune operazioni chiuse e
magari quelle aperte potrebbero essere in un forte utile.

106
Capitolo 2.4 - La piattaforma operativa Metatrader

107
MASTER CLASS
2.5 - Web link e bibliografia

Antonio Carnevale
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

La metodologia che cerco di spiegare in queste pagine è abbastanza intu-


itiva ma ha 2 fondamentali vincoli:

1) L’applicazione di una rigorosa regola piramidale, chiamata antimartin-


gala, che nei dettagli vedremo nel capitolo che spiega l’utilizzo del foglio
elettronico.

2) La conoscenza continua dei mercati finanziari, o meglio di quanto sta


accadendo e potrebbe accadere.

Il secondo punto non necessita per forza di una preparazione accademica


o universitaria, ma obbliga comunque a conoscere quali sono le variabili
che fanno muovere i prezzi degli strumenti finanziari e a leggere quanto
può servirci per crearci, con un minimo di logica personale, uno scenario
sui prezzi futuri.

Poiché la tecnologia ci fornisce un eccesso di informazioni che spesso


è inutile o ridondante, ho cercato di elencare quegli “information pro-
viders” (fornitori di informazioni), al momento più validi per seguire i
mercati, non solo dal punto di vista grafico dei prezzi.

Le informazioni si dividono in due gruppi:

a) Libri da leggere, rileggere e tenere sempre a disposizione per chiari-


menti;

b) Link a siti web che possono fornirci informazioni in tempo reale, ana-
lisi, commenti e quant’altro di interesse per il trading.

110
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Libri:

Fig. 1 - Macroeconomia - Rudiger Dornbusch, Stanley Fischer, Richard Startz, Giuseppe Canullo, Paolo
Pettenati

I mercati finanziari si muovono perché nel tempo cambiano le variabili


macroeconomiche. La nuova edizione italiana conferma l’efficace e rin-
novata impostazione strutturale che aveva caratterizzato la precedente
edizione, riproponendo la trattazione del breve periodo prima del lungo
periodo. Ulteriormente migliorato è il livello di adattamento alla real-
tà italiana ed europea e l’eliminazione di sovrapposizioni e ridondanze.
Trasversalmente al volume sono stati aggiornati tutti i dati economici e,
in particolare, il capitolo relativo all’Unione Europea e alle sue politiche
economiche. Il testo si rivolge ai corsi di Macroeconomia e Economia e in
tutti gli altri corsi di laurea in cui è impartito l’insegnamento.

Fig. 2 - La politica monetaria della Banca Centrale Europea, il suo ruolo e gli effetti nell’economia -
Antonio Natale

111
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

L’obiettivo di questo elaborato è quello di illustrare il tema delle politiche


monetarie attuate dalla Banca Centrale Europea. Il lavoro si articola in
due parti: la prima analizza brevemente la struttura in cui opera la BCE,
il cui scopo primario è quello di mantenere la stabilità dei prezzi e di
conseguenza un basso livello di inflazione; la seconda, invece, descrive
le varie strategie di politica monetaria che la BCE può intraprendere per
perseguire i propri obiettivi e gli strumenti con cui essa rende operative
le sue politiche.

Fig. 3 - Giocati dal caso - Nassim Nicholas Taleb

Il primo di una serie di testi scritti da Nassim Nicholas Taleb (è un filo-


sofo, saggista e matematico libanese naturalizzato statunitense esperto di
matematica finanziaria). Questi volumi sono alla base dell’idea che mi ha
portato a sviluppare il metodo che sto spiegando in questo corso.
È vero che sono i più capaci ad avere successo nella vita? Questo libro
parla della fortuna. O meglio, del ruolo che gioca il caso nella nostra vita
in generale, nei nostri affari in particolare. Ma parla anche di quella for-
tuna che, non essendo percepita come tale, viene scambiata per abilità:
una confusione presente in molteplici campi, dalla scienza alla politica,
dall’arte alla finanza. Quante volte abbiamo visto un idiota baciato dalla
fortuna trovarsi nel posto giusto al momento giusto, dimostrazione vi-
vente della «sopravvivenza del meno adatto»? Individui del genere attrag-
gono seguaci devoti che credono ciecamente in quello che loro spacciano
per metodo. «Giocati dal caso» affronta in modo affascinante e divertito
alcune conseguenze che possono derivare da questo equivoco, mentre fa
cadere come birilli i nostri pregiudizi sull’idea di successo e di sconfitta.

112
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 4 - Macroeconomia, una prospettiva europea - Olivier Blanchard, Alessia Amighini, Francesco Giavazzi

Obiettivo del manuale - qui presentato in una nuova edizione radical-


mente aggiornata anche nell’impianto teorico - è fornire una visione ge-
nerale e integrata della macroeconomia post-crisi, adottando un modello
di base che studia l’economia nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Tale modello viene applicato a problematiche dell’economia reale. Fra gli
argomenti rilevanti affrontati: la crisi economica e finanziaria mondiale e
le sue ricadute sulla realtà europea.

Fig. 5 - Il Cigno Nero - Nassim Nicholas Taleb

Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei ci-
gni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall’evidenza, che tutti

113
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

i cigni fossero bianchi? Un singolo evento è sufficiente a invalidare una


convinzione frutto di un’esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro
è prevedibile e i rischi sono controllabili, ma la storia non striscia, salta.
I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a
posteriori, come l’invenzione della ruota, l’11 settembre, il crollo di Wall
Street e il successo di Google. Sono all’origine di quasi ogni cosa e spesso
sono causati ed esasperati proprio dal loro essere imprevisti. Se il rischio
di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre,
le Torri Gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici
fossero applicabili agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli he-
dge funds. Questo libro è dedicato ai cigni neri: cosa sono, come affron-
tarli, in che modo trarne beneficio.

Fig. 6 - Robustezza e fragilità, che fare? il cigno nero tre anni dopo - Nassim Nicholas Taleb

Tre anni dopo la pubblicazione del “Cigno nero”, un “racconto filoso-


fico” acclamato in tutto il mondo, Nassim Nicholas Taleb fa il bilancio
della vita del suo libro. L’idea talebiana del Cigno nero ha conquistato
milioni di lettori e fecondato la ricerca in campi molto diversi, dalla filo-
sofia alla statistica, dalla sociologia alla psicologia, dagli studi sul clima
alla medicina. Meno feconda si è rivelata invece in economia, l’area più
immediatamente vicina agli interessi dell’autore. Sulla crisi del 2008, e
sugli economisti che dovrebbero analizzarla e curarla, Taleb si sofferma
in questo nuovo libro, con annotazioni che hanno il sapore dell’ironia e
dello scetticismo. E, ancora una volta, ribalta i sedicenti “esperti di rischi”
che in questi tre anni hanno risposto all’autore con ostilità, dimostrando
la loro inguaribile cecità ai Cigni neri. “Robustezza e fragilità” riassume

114
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

tre anni di vita di un’idea forte, in grado di modificare i nostri paradigmi


mentali; tre anni che hanno anche trasformato, in meglio, la vita dell’au-
tore. Taleb ha incontrato filosofi, scrittori, scienziati, uomini di stato, let-
tori comuni e persino buoni economisti. Si è confrontato con loro, ne ha
ascoltato conferme e obiezioni, ha visto crescere e svilupparsi la sua idea
nel mondo. Da questi incontri è nato “Robustezza e fragilità”, il suo nuovo
racconto filosofico dove, fornendoci una carta topografica dell’Estremi-
stan, Taleb ci insegna come muoverci in un mondo dominato dal caso e
dall’incertezza.

Fig. 7 - Trade your way to financial freedom - Van K. Tharp

Un testo in inglese per chi ha conoscenze linguistiche. E’ pieno di sug-


gerimenti di trading e di idee che puoi utilizzare per sviluppare la tua
metodologia di trading.
Questo capolavoro commerciale è stato completamente aggiornato per
affrontare tutte le preoccupazioni dell’ambiente di mercato di oggi. Con
una notevole quantità di materiale, questa seconda edizione presenta il
nuovo modello di trading di 17 passaggi di Tharp. Trade Your Way to Fi-
nancial Freedom affronta con dettaglio il concetto di multiplo di rischio.

115
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 8 - The trading game - Ryan Jones

Chiaro, conciso e pratico, questo libro, sempre in inglese, ti mostra come


sfruttare la potenza della gestione del denaro per qualsiasi metodo di ne-
goziazione: “L’obiettivo di chi lavora con prodotti a leva è quello di fare un
milione di dollari il più velocemente”. In The Trading Game, Ryan Jones
dimostra come la corretta applicazione della sua nuova strategia di ge-
stione del denaro, Fixed Ratio Trading, possa permettere ad un sistema
di trading medio di guadagnare profitti spettacolari.
“La gestione del denaro è la parte più trascurata del trading, ma è la chiave
per costruire enormi ricchezze.” Ryan Jones mette in primo piano metodi
classici e poi discute di un nuovo paradigma che, combinato con un me-
todo di trading affidabile, può portare alla sicurezza finanziaria.

Fig. 9 - Come into my trading room - Alexander Elder

116
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Sempre in inglese, questo testo del dottor Alexander Elder sposta l’atten-
zione dall’analisi tecnica alla gestione complessiva del denaro, del tempo
e della strategia di un trader. Il Dr. Elder spiega ai lettori dai fondamen-
tali ai segreti per essere un trader di successo - individuando nuovi e
poco conosciuti indicatori che possono portare a enormi profitti. Nel
suo libro educa il novizio e fortifica il professionista attraverso consigli
esperti e metodologie di trading dimostrate.

Servizi web di informazione ed analisi economica

Fig. 10 - fx.sauder.ubc.ca/PPP.html

Sito di analisi che calcola ogni giorno il valore centrale di alcuni tassi di
cambio applicando la teoria della parità dei poteri di acquisto.

117
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 11 - www.zerohedge.com/

Uno dei principali siti web di informazioni e rumors.

Fig. 12 - it.investing.com/

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.

118
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 13 - www.dailyfx.com/

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.

Fig. 14 - www.bloomberg.com/europe

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.

119
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 15 - www.barrons.com/

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.

Fig. 16 - www.mfdowjones.it/

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroeco-
nomici.Offre un ottimo servizio di news e rumors in tempo reale ed è lo
strumento per il traders più evoluto (ha un suo costo)

120
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 17 - www.ecb.europa.eu/home/languagepolicy/html/index.it.html

Sito web della Banca Centrale Europea

Fig. 18 - www.forexfactory.com/

Sito web per analisi, news, quotazioni e calendario dei dati macroecono-
mici.

121
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

Fig. 19 - www.mataf.net/it/forex/tools/volatility

Sito web per analisi delle variazioni percentuali nel mercato delle valute.

122
Capitolo 2.5 - Web link e bibliografia

123
MASTER CLASS
2.6 - Aspetti fiscali

Antonio Carnevale
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali

Tutti i proventi derivanti da attività di trading online, che con le norma-


tive attuali sono definiti redditi da capitale, subiscono una tassazione pari
al 26% che devono poi essere dichiarati all’interno del modello unico.

Esistono 2 regimi fiscali tra i quali bisogna saper distinguere bene:

1) Regime sostitutivo;
2) Regime dichiarativo.

Nel caso di regime sostitutivo, la dichiarazione viene praticamente au-


tomatizzata: ogni qualvolta il trader realizzerà una plusvalenza, sarà di-
rettamente il broker (autorizzato a farlo) a trattenere e versare l’imposta
dovuta allo Stato. Il contribuente sarà quindi esentato da qualsiasi obbli-
go di natura fiscale essendo il broker ad assumersene l’onere.

Nel caso di regime dichiarativo, invece, il trader avrà l’obbligo di provve-


dere da sé al pagamento delle imposte su eventuali plusvalenze registrate
nell’attività di trading online. Il trader sarà quindi tenuto a specificare
l’ammontare dei proventi mediante la presentazione della dichiarazione
dei redditi (annuale), come avviene per il normale versamento di contri-
buti.

All’interno del modello Unico è il quadro RT (plusvalenze di natura fi-


nanziaria) che deve essere compilato. Per essere più specifici, bisogna col-
locare l’importo della plusvalenza nella sezione ll-B precisamente al rigo
RT41. Questa è la sezione appropriata per dichiarare i ricavi che proven-
gono da operazioni di trading online.
Come specificato nelle istruzioni di utilizzo del modello unico, in detta
sezione ricadono i “Redditi diversi di natura finanziaria” come:

• Contratti forward;
• Future;
• Option;
• Attività di trading online.

Il pagamento dell’imposta dovrà essere effettuato tramite modello f24


con codice tributo 1100.
Se i flussi di denaro sono avvenuti normalmente per il tramite di un in-
termediario italiano, allora si compila il riquadro RT del modello unico,

126
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali

ovviamente si parla di intermediari registrati presso la CONSOB ed abi-


litati dalla Banca d’Italia.
Nel riquadro RW andranno indicati i flussi di denaro con operatori esteri
(quindi bisogna sapere che quando si usa un broker estero, non autoriz-
zato ad essere sostituto di imposta, bisogna sempre poi provvedere da soli
a pagarla), insieme ad una descrizione dei movimenti dei capitali da e
verso l’estero, ma sempre se l’importo totale, sommati prelievi e depositi,
supera la soglia dei 10.000 € per anno solare.
Chi, invece, presenta il 730 e non il modello unico, deve integrarlo con il
quadro RT/RW e con il frontespizio compilato del modello unico.
Trading online: dichiarazione dei redditi nel modello Unico 2017.

Va sottolineato il fatto che a livello fiscale le operazioni di trading online,


ovvero tutte quelle attività che riguardano in modo principale operazioni
di negoziazione di prodotti finanziari in borsa o su mercati non regola-
mentati (come il caso del Forex o cfd), possono rientrare in due tipi di
regime fiscale differenti; entrambi prevedono modalità di dichiarazione
di redditi e liquidazione imposta, anche se con metodi differenti.

• Il primo è un regime sostitutivo del trading online.

Questo, come già detto, prevede che vi sia un broker che funge da inter-
mediario per conto di una società o di un professionista, il cui compito è
quello di calcolare e pagare l’imposta dovuta sulla base del guadagno ot-
tenuto dalla negoziazione. Il guadagno così ottenuto, viene definito come
plusvalenza.

Sulla plusvalenza viene calcolata un’imposta che il broker è tenuto a ver-


sare allo Stato, per conto del contribuente, sostituendosi a questo. Dal
lato opposto, abbiamo invece il trader che viene sollevato da questo cari-
co, e quindi non ha adempimenti fiscali da dover svolgere.

• Il secondo regime invece è definito regime dichiarativo.

Questo regime, quindi, prevede da parte del trader l’obbligo di dichiarare


tutte le rendite o plusvalenze guadagnate, ovvero tutti i redditi percepi-
ti dalle negoziazioni su qualsiasi piattaforma, attraverso la dichiarazione
dei redditi.

127
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali

La normativa di riferimento è la seguente: art. 67 comma 1 lett. comprese


da c-bis a c-quinques del TIUR.

In sostanza avremo:

1. Calcolo di tutte le plusvalenze percepite;


2. Calcolo delle eventuali perdite;
3. Dichiarazione delle perdite o delle plusvalenze tramite Modello Unico;
4. Pagamento della relativa imposta con il modello F24.

In pratica, per un introito proveniente da trading online pari a 30.000 €,


il trader dovrà pagare oggi 7800 €.
Il calcolo dell’imposta viene effettuata sulla somma di tutte le vendite e di
tutti gli acquisti che hanno generato un guadagno nell’anno precedente.
Ricordiamo che per anno precedente deve intendersi il periodo compre-
so tra il 01 Gennaio e il 31 Dicembre. Il dovuto deve poi essere pagato
tramite modello F24.

Quando pagare con il modello F24?

Il pagamento avviene in concomitanza con il pagamento delle altre tasse,


comprese quelle versate a titolo di acconto.
Codici Tributo F24
In questo modello deve essere indicato il codice tributo; ogni codice tri-
buto è differente a seconda dei proventi e della loro derivazione.
Ne conseguono i seguenti codici:

1) Codice 1100; questo codice si riferisce ad un’imposta sostitutiva su plu-


svalenza; queste plusvalenze devono derivare da cessione a titolo oneroso di
partecipazioni non qualificate.

2) Codice 1242; questa specificità di codice viene utilizzato per indicare


un’imposta sostitutiva alle imposte, riferita ai redditi di capitale derivante
da fonte estera.

3) Codice 2724; codice utilizzato per chi effettua un’imposta sostitutiva


sulle plusvalenze.

128
Capitolo 2.6 - Aspetti fiscali

4) Codice 4043; questo particolare codice deriva dalla dichiarazione di


un’imposta sul valore delle attività finanziarie. Le attività finanziarie a cui
si fa riferimento, riguardano esclusivamente quelle detenute all’estero da
parte delle persone fisiche residenti nel territorio dello stato Italiano, secon-
do quanto affermato dall’articolo 19, c. 18, D.L. 201/2011 convertito poi
con successive modifiche con la Legge 214/2011.

5) Codice 4047; codice utilizzato per indicare un’imposta sul valore delle
attività finanziarie detenute all’estero da persone fisiche residenti nel ter-
ritorio dello stato Italiano. La normativa di riferimento è sempre la stessa
utilizzata anche dal codice precedente. La differenza di questi codici, ri-
guarda il fatto che quest’ultimo codice è utilizzato solo in caso di acconto
prima rata.

A partire dal 2012 alcuni brokers offrono ai propri clienti residenti in


Italia la possibilità di optare per il “Regime del risparmio amministrato”
(art. 6 D.Lgs. 461/1997), agendo così da sostituto d’imposta.
Se desideri optare per il regime del risparmio amministrato, occorre che
invii un modulo di richiesta, predisposto dallo stesso broker, debitamente
firmato, a mezzo raccomandata, oppure tramite e-mail utilizzando il pro-
prio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

Esempio

01/08/16 plusvalenza di € 1.000


Il broker trattiene il 26% pari a € 260
15/08/16 minusvalenza di € 500
Il broker memorizza questa minus
22/08/16 plusvalenza di € 150
Il broker diminuisce le minus in memoria che passano a € 350
27/08/16 plusvalenza di € 700
Il broker trattiene il 26% di (700-350) 350€ cioè € 91

129
130
MASTER CLASS
3 - Gestione emotiva
Indice

3.1 La psicologia nel trading.......................................................... Pag. 133

3.2 Il Money Management.............................................................. Pag. 181

131
132
MASTER CLASS
3.1 - La psicologia nel trading

133
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Fig. 1 - Gli ingredienti del trading

La psicologia è un fattore determinante del processo di trading, spesso


trascurato. Tutti i traders vedono gli stessi prezzi, leggono le stesse notizie
e analizzano gli stessi grafici. Cosa succede allora nella loro mente, per far
sì che alcuni traggano dei guadagni ed altri no?

Ci sono due differenti gruppi di traders: la minoranza è vincente mentre


la maggior parte di loro sono dei perdenti che vogliono sapere come fan-
no gli altri a vincere. La differenza è che i traders che mediamente fanno
soldi su base settimanale, mensile o annuale, approcciano il trading sotto
una prospettiva di disciplina mentale.
I punti chiave di una regola mentale sono sintetizzati in:

• Autodisciplina
• Controllo delle emozioni
• Abilità a cambiare opinione riguardo il mercato

Sia i vincenti che i perdenti hanno un aspetto in comune: ad un certo


punto iniziale della loro attività di trading, tutti hanno avuto esperienza
di confusione, frustrazione, ansia e paura di sbagliare.
L’autodisciplina e il controllo delle emozioni sono le chiavi del successo;
esse non sono presenti fin dalla nascita in ognuno di noi, ma sono delle
qualità che si acquisiscono nel tempo in un processo di formazione sugli

6134
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

stessi errori che si commettono.


Il vero problema per molti traders è che questo processo di formazione
sugli errori si interrompe perché non si è più capitalizzati a sufficienza
per continuare a fare trading, oppure i traders che hanno abbastanza de-
naro per continuare non sono capaci di apprendere dai loro stessi errori.
Tutto questo lascia quindi un numero relativamente basso di gente che
riesce a migliorarsi sulle proprie esperienze negative.
Per fare un esempio, uno degli errori principali che dovrebbe portare a
migliorarsi in termini di autodisciplina e controllo delle emozioni è la
famosa regola che dice di tagliare le perdite.
È stato dimostrato che statisticamente l’80% dei traders non applica que-
sta regola fondamentale.
Vediamo quali sono i principali errori che vengono commessi e che pos-
sono essere cambiati:

1) Rifiutare di definire una perdita.

2) Non chiudere una posizione in perdita anche dopo essere certi che le
possibilità di recupero sono minime.

3) Essere convinti che sia il mercato a sbagliare mentre il nostro pensiero


è corretto.

4) Concentrarsi sul prezzo o sul valore monetario del trade invece che
guardare al potenziale del mercato e al comportamento che sta avendo.

5) Prendersi una rivincita sul mercato per riavere quanto perso in prece-
denza.

6) Non invertire le proprie posizioni quando è chiaro che il mercato sta


andando nel senso contrario.

7) Non seguire le regole prefissate ex ante.

8) Pianificare un’operazione e restare in attesa di operare per incertezza.

9) Non portare a termine il percorso prefissato in termini di obiettivo di


prezzo o di tempo.

135
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Per migliorare in un’attività come il trading, bisogna imparare ad essere


abili soprattutto su alcune cose:

1) Apprendere le dinamiche degli obiettivi da raggiungere in modo da


essere concentrati su cosa si vuole e non su che cosa si teme.

2) Capire come riconoscere i punti chiave necessari per progredire nel


trading e svilupparli, invece di concentrarsi esclusivamente sul capitale.

3) Apprendere come adattare se stessi a rispondere ai cambiamenti fon-


damentali del mercato.

4) Identificare il livello di rischio personale (risk comfort level) e impara-


re ad espanderlo nei momenti opportuni.

5) Imparare come eseguire immediatamente la propria idea di trading.

6) Imparare a capire dal mercato stesso quando è abbastanza, cioè quan-


do è il momento di uscire.

7) Imparare a leggere le proprie percezioni dei movimenti di mercato.

8) Imparare come mantenere uno stato di obiettività.

9) Imparare come riconoscere i segnali ed avere delle informazioni intu-


itive per agire in maniera consistente.

Quindi, ricapitolando le ragioni principali che portano i traders verso


l’insuccesso, possiamo classificarle in due categorie:

A) Mancanza di competenze: il trader è convinto che l’attività sui merca-


ti sia più semplice del previsto soprattutto perché attirato dalla possibilità
di fare grossi guadagni in tempi brevi. Quindi egli si aspetta risultati posi-
tivi semplicemente cercando sul mercato operazioni di acquisto e vendita
profittevoli. Ovviamente è possibile guadagnare soldi senza competenze
specifiche, ma nella maggior parte dei casi si è perdenti.

B) Mancanza di autodisciplina: è sempre difficile seguire delle regole


e applicare delle autolimitazioni. Quando si è bambini, di solito, sono i

136
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

genitori che ci vietano di attraversare una strada perché non siamo capaci
di gestire il pericolo. Quando diventiamo abili a farlo essi ci permettono
di attraversare la strada da soli. Finché non acquistano fiducia nei nostri
confronti avranno sempre paura di un incidente. Come risultato la loro
paura limita la nostra libertà di movimento e non ci permette di attraver-
sare la strada.
Noi interagiamo con il trading nello stesso modo. La grossa differenza è
che non c’è nessuno che ci vieta di agire e ci permette di agire solo quando
è certo che siamo capaci di farlo. Tu sei l’unico che può fermare te stesso.
Quindi anche nel trading bisogna prima essere abili ad agire e poi agire.

Cerchiamo allora di capire qual è il comportamento del mercato e quali


sono i passi da compiere per diventare un trader di successo.

Il mercato ha sempre ragione

In ogni preciso momento il prezzo di mercato rappresenta il consenso


che viene dato dai partecipanti circa il valore di equilibrio di quello spe-
cifico prodotto finanziario. Il prezzo attuale è la diretta rappresentazio-
ne dei pensieri di tutti i traders che scelgono di agire con forze diverse.
Così, quando ci sono 2 traders, uno che vuole comprare e uno che vuole
vendere allo stesso prezzo, viene fatto il trade ed essi stessi hanno fatto il
mercato.

In ogni momento ci sono dei pensieri diversi sul prezzo di mercato e


il movimento crea opportunità per comprare a un prezzo più basso o
vendere a un prezzo più alto di quello che riteniamo essere il prezzo di
equilibrio.

Quando sei convinto che il prezzo debba essere più alto e continua ad
essere più basso, inevitabilmente sei tu che sbagli e non il mercato. Il
mercato in quel momento è fatto da forze che spingono i prezzi verso il
basso anche contro qualsiasi regola legata all’analisi tecnica o all’analisi
fondamentale. Quindi, poiché il mercato è fatto da chi opera e genera un
determinato livello di prezzo, esso non sbaglia mai. Se tu sei un trader
che interagisce con il mercato devi accettare soprattutto di aver sbagliato
idea sul prezzo.

137
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

I profitti e le perdite teoricamente sono illimitate

Una delle principali differenze tra il trading finanziario e i giochi o le


scommesse, che portano a vincere o perdere denaro, è che in quest’ultimo
caso tu sai sempre quanto perdi o rischi e quanto puoi guadagnare, per-
ché tutto è legato a delle formule matematico-statistiche. Questo non è il
caso del comportamento del mercato finanziario. In ogni singolo trade tu
non sai mai quanto puoi perdere e quanto puoi guadagnare. Quindi dal
punto di vista ideologico, non conoscendo questi limiti, tutto è illimitato.
Dal punto di vista psicologico questa caratteristica ti permette di illuderti
che in ogni trade tu puoi ottenere l’indipendenza finanziaria. Questo ti
porta a sottovalutare tutte le altre condizioni e i rischi del mercato: sei
portato a guardare con attenzione solo quelle informazioni di mercato
che confermano e rinforzano le tue idee e ad evitare invece le analisi delle
informazioni che potrebbero dirti che le migliori opportunità sono nella
direzione opposta al tuo trade.
Se tu sei in una posizione di perdita sei sempre convinto che il mercato
quanto prima giri e non ti concentri sulla possibilità che il mercato possa
continuare ad andare contro di te. Questo tipo di processo psicologico
continua finché le perdite ti costringono ad andare fuori dal mercato

I prezzi sono in continuo movimento con un indefinito inizio e fine

I mercati sono sempre in movimento, essi non si fermano mai, hanno


solo delle pause. Anche se i mercati sono chiusi, nella mente degli opera-
tori i prezzi sono sempre in movimento; ecco perché all’apertura si crea-
no poi qualche volta i gaps.
Per ognuno di noi il trade termina quando il risultato economico è abba-
stanza, ma se ci chiedessimo cosa intendiamo per “abbastanza” potrem-
mo rispondere in tantissimi modi. Quindi se non definisci ex ante un
livello di uscita dal mercato, questo potrebbe sempre tentarti e portarti a
pensare che ci potrebbero essere maggiori profitti o peggio che la perdita
potrebbe essere recuperata.
Proprio perché il mercato è sempre in movimento e non ha un inizio e
una fine devi definire un obiettivo temporale di operatività e di valuta-
zione della tua attività di trading. Tu hai la libertà di strutturare nella tua
mente questo periodo di tempo, che ha un impatto rilevante dal punto di
vista psicologico. Ecco perché io insisto molto nel dire che bisogna cre-
arsi un obiettivo annuale e dei sotto periodi settimanali e mensili, perché

138
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

è molto importante la spinta positiva che viene data da una settimana di


grossi successi anche in caso di altre settimane negative.

Il mercato è un ambiente non strutturato

Il mercato può essere paragonato al mare pieno di correnti. Tu puoi de-


cidere quando tuffarti e dove tuffarti ma non sai bene o meglio non hai
mai la certezza della direzione delle correnti. Se sei già dentro il mare hai
la possibilità di sfruttare la corrente o di gestire le tue forze per andare
contro la corrente.
Pertanto, in un ambiente non strutturato è molto importante che tu sta-
bilisca delle regole che guidano il tuo comportamento; tu hai bisogno di
creare e definire la tua direzione, altrimenti sprechi le tue risorse. Senza
queste regole hai solo possibilità di crearti danni.
Il problema psicologico più grande è proprio, quindi, quello di capire
quali regole definire e come definirle. Inoltre, una volta definite le regole,
è importante il grado di responsabilità che si assume nel rispettarle.

Purtroppo, la maggior parte dei traders non vogliono essere imbrigliati


in regole perché sono convinti di essere superiori ai movimenti delle cor-
renti del mercato.

Per sviluppare un piano tu devi anticipare gli eventi e andare nel detta-
glio del tuo programma. Quando tu pianifichi un trade stai mettendo in
pratica la tua visione del futuro e stai controllando te stesso; il tuo piano,
sia che funzioni, sia che non funzioni, fa ricadere la responsabilità esclu-
sivamente su te stesso. Allora quando un trader non capisce abbastanza
bene il comportamento del mercato, da non sapere dove sta andando e
quali sono le condizioni di mercato, ma allo stesso tempo è attratto dalle
opportunità che sembrano esserci, la sua impazienza e attrazione lo porta
soltanto verso la rovina.

Creare e definire le regole per controllare se stessi è il primo passo verso il


successo; tu dovresti capirne l’importanza, ma soprattutto imparare come
impostare le regole e in che modo essere sottomessi ad esse.

139
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Il mercato è irrazionale

Molti traders sono convinti che guardando il passato si riesca a trovare


il motivo dell’evento successivo del mercato e a sfruttare queste ragioni
per prevederlo. Questo è quello che, in sostanza, propone l’analisi tecnica
andando a creare dei percorsi probabili di prezzo esclusivamente guar-
dando il passato.

Se chiedessimo, a moltissimi traders, perché il mercato dovrebbe fare


quello che ha già fatto, quasi tutti non avrebbero delle risposte razionali.
Molti non sanno cosa fanno quando operano, proprio perché non hanno
pianificato la loro attività e agiscono spontaneamente e impulsivamente,
trovando risposte al loro comportamento soltanto ex-post.

Fondamentalmente la gente fa trading per fare soldi: i traders devono


prendere posizioni, tenerle per un periodo di tempo e quindi uscire dal-
le loro posizioni. Quando essi entrano ed escono dal mercato agiscono
sui prezzi stessi facendoli muovere. Quando essi osservano il mercato,
aspettando di entrare o tenendo le posizioni aperte, sono soltanto delle
potenziali forze che in ogni momento possono muovere il mercato.
Solo i traders vincenti sanno quando mantenere le posizioni, quando en-
trare e quando uscire, perché hanno pianificato tutto nei minimi dettagli
ex-ante.

Esiste un detto molto importante che dice che in finanza non si sbaglia mai
quando si esce dal mercato (perché si è già pianificata l’uscita) ma si sbaglia
solo quando si entra (perché non si pianifica l’uscita).

Tre punti per diventare trader di successo

In ogni momento il prezzo di mercato offre ad ogni trader l’opportunità


di entrare nel mercato e di uscirne in un tempo successivo con un pro-
fitto, e il prezzo iniziale è lo stesso sia per chi compra che per chi vende.
E’ importante agire o sapere perché non si agisce.

Se tu percepisci che le attuali condizioni di mercato sono un’opportunità


e non agisci, la tua debolezza psicologica ti porta ad essere un perden-
te. Diventa molto importante seguire l’istinto ed operare proprio perché
solo operando si crea esperienza e si ha la possibilità di migliorare.

140
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Tu non puoi cambiare il mercato ma puoi cambiare il modo di approc-


ciarti al mercato. Se rifiuti di aprire la tua mente tutta l’attività di trading
è inefficiente.
Quando tu entri nel mercato devi avere chiara l’idea del futuro di quel
determinato prodotto finanziario. Non devi restare meravigliato del mo-
vimento futuro se hai previsto tutte le ipotesi positive e negative che pos-
sono accadere nel tempo di trading che ti sei prefissato.
Il risultato della tua attività di trading sarà in funzione del grado di cono-
scenze che hai sviluppato in tre aree principali:

1) Percezione delle opportunità;


2) Abilità nell’eseguire il trade;
3) Abilità nel permettere al tuo conto di crescere.

1. Percezione delle opportunità

Percepire un’opportunità significa avere un’aspettativa di cosa farà il mer-


cato. In sostanza significa avere in mente un’alta probabilità di un movi-
mento di mercato dal punto di vista oggettivo.
Per essere capaci di distinguere le opportunità tu devi imparare delle re-
gole di approccio al mercato che devono essere disciplinate e devi impa-
rare come evitare di subire delle emozioni negative, che possono venire
soprattutto dalla memoria storica di eventi passati.
Un approccio disciplinato ti permette di avere il giusto grado di fiducia
sulla tua azione. Senza la disciplina sei soggetto agli impulsi e a variabili
fuori controllo. Senza la disciplina la paura ti porta ad agire in maniera
errata e ad avere una visione distorta della realtà. Se non inizi la tua car-
riera di trading con un’adatta prospettiva mentale o con un approccio
disciplinato allora è facile ricevere soltanto dei danni psicologici. Que-
sti sono intesi come una condizione che potenzialmente genera soltanto
paura. L’energia negativa memorizzata nelle esperienze negative genera
solo paura e continua a memorizzare soltanto eventi negativi. Imparando
a gestire le preoccupazioni tu riesci a ridurre la paura e automaticamente
apri la mente a nuovi approcci al mercato.
Tu devi essere capace di aumentare la confidenza nella tua stessa abilità a
rispondere appropriatamente ad ogni situazione di mercato.

141
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

2. Abilità nell’eseguire il trade

La tua abilità nell’eseguire un trade è in funzione del livello di paura che


tu generi o della fiducia che hai. La paura è sempre collegata al pensiero
che hai riguardo una minaccia possibile.
Ma quale potrebbe essere la minaccia dal mercato?
Nessuna, se tu hai confidenza e fiducia in te stesso in qualsiasi condizione
di mercato.

Essenzialmente ciò che ti impaurisce non è il mercato ma piuttosto la


tua incapacità di fare ciò che hai bisogno di fare quando devi farlo, senza
esitare. Nella relazione con il mercato tu devi imparare a capire cos’è la
paura e cosa ti ha generato preoccupazione. La tua preoccupazione è il
risultato di non sapere che cosa fare nel momento in cui devi agire. Nel
mercato tu sei libero di agire o non agire, il mercato non fa nulla se tu
non agisci, anche se tu sei completamente ignorante o molto preparato in
materia. Se tu non puoi eseguire il tuo trade perché hai paura soprattutto
quando ci sono le opportunità è perché non hai evitato a te stesso di avere
preoccupazioni e non hai evitato a te stesso di cancellare la storia passata
di esperienze negative.
Solo cancellando le esperienze negative tu non avrai più paura e potrai
agire.

3. Abilità nel permettere al tuo conto di crescere

L’abilità di accumulare profitti con un singolo trade o con un insieme


piramidale di trades è in funzione del grado della tua autovalutazione.
Questo senso di autovalutazione è, infatti, la più importante componente
psicologica del successo. Il tuo grado di autovalutazione regolerà quan-
to denaro tu vuoi dare a te stesso o il potenziale massimo raggiungibile
in un dato momento e in una determinata prospettiva. Se tu percepi-
sci un’opportunità, basata su una tua idea di mercato e non fai seguire
a questa idea l’esecuzione del trade, chi ti ha fermato? Ci sono solo due
possibili ragioni, o sei immobilizzato dalla paura di sbagliare o non hai
abbastanza capitali per agire.

142
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Come capire se stessi

Capire se stessi e imparare a conoscere il comportamento mentale all’in-


terno di noi non è difficile se tu pensi di poterlo fare.
Comunque è necessario che tu acquisisca la conoscenza delle caratteri-
stiche generali del comportamento della mente: le sue componenti e il
modo in cui agiscono.
L’unica ragione che può far sembrare questo difficile è perché non ce lo
hanno insegnato da piccoli. Infatti normalmente ci hanno insegnato l’op-
posto, cioè che il comportamento della mente è un mistero che non si
può capire. Come risultato siamo costretti a fare uno sforzo per cercare
di conoscere il comportamento nella nostra mente soprattutto quando
siamo in situazioni di incertezza su agire o non agire.

La psicologia del movimento dei prezzi

La componente più importante del mercato sono i traders.


Ricordati che i traders sono l’unica forza che può agire sui prezzi e farli
muovere; qualsiasi altra cosa è secondaria.
Cosa rappresenta l’ultimo prezzo eseguito? Esso rappresenta ciò che uno
ha voluto pagare e un altro ha voluto incassare in quel preciso momento
in accordo sulla transazione.
Esso riflette il valore attuale che viene determinato dai traders che agi-
scono.
Cos’è il bid? Esso è il prezzo attuale al quale un trader è disposto a com-
prare.
Cos’è un offer? Esso è il prezzo attuale al quale un trader è disposto a
vendere.
Come fanno i traders a fare soldi? Ci sono solo due modi per fare soldi in
questo gioco: comprare a un prezzo che tu ritieni basso per poi vendere a
un prezzo più alto oppure vendere a un prezzo che tu ritieni alto per poi
comprare a un prezzo più basso.

Vediamo cosa accade al movimento dei prezzi e come questo ci dice cosa
pensano i traders.
Supponiamo di avere 3 prezzi:

143
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

12.525 prezzo offerta (ask)


12.520 prezzo ultimo eseguito
12.515 prezzo domanda (bid)

Poiché l’unico obiettivo nel trading è fare soldi, possiamo ipotizzare che
nessuno entra nel mercato pensando di andarci a perdere e che per ogni
trade necessariamente ci sono 2 traders che si mettono d’accordo su un
prezzo.
Comunque, nel momento in cui due traders si mettono d’accordo su un
prezzo tutti e due sono soggetti al rischio di mercato.
In altre parole il tick successivo che farà il mercato renderà uno dei due
vincitore e l’altro perdente.

Poiché noi sappiamo che entrambi i traders vogliono vincere e nessuno


vuole perdere possiamo concludere che entrambi i traders hanno idee
completamente opposte rispetto al futuro del valore di mercato del pro-
dotto negoziato. Tutti e due, però, sono convinti di aver ragione sul mo-
vimento futuro del mercato, mentre solo una avrà ragione. Se il prezzo
successivo all’esecuzione di mercato sale, è evidente che ci sono altre forze
ed altri traders che sono convinti che il prezzo salirà ancora. Quindi un
trader comprerebbe anche a un prezzo più alto o venderebbe a un prezzo
più basso quando ha una forte convinzione sul valore futuro di mercato.

Sei passi ancora verso il successo

L’autodisciplina è semplicemente una tecnica mentale per stare focalizza-


to su cosa tu hai bisogno di imparare o di fare per arrivare ai tuoi obiettivi.
Ci sarà momento in cui non avrai le risorse per rispondere effettivamente
alle condizioni esterne. In altri termini le risorse che tu hai andranno in
conflitto con le condizioni esterne e i tuoi obiettivi. Così per raggiungere
i tuoi obiettivi hai bisogno di adattarti. Dunque, tu hai bisogno di cam-
biare il modo di interagire con l’ambiente.
Per cambiare il tuo comportamento devi cambiare la tua prospettiva mo-
dificando le componenti mentali che influiscono sulla percezione delle
informazioni ambientali.
Ricordati: tu non puoi controllare ciò che fa il mercato ma puoi solo im-
parare a controllare la tua percezione del mercato in modo da essere il più
vicino possibile alla realtà.

144
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Più sofisticato diventi come trader e più realizzerai che il trading è com-
pletamente mentale: tu non sei contro il mercato, sei contro te stesso.
Tutti gli altri partecipanti al mercato ti danno l’opportunità di guadagnare
soldi dalle loro divergenti idee circa il futuro.
Se la gente non fosse in disaccordo sul valore futuro dei prezzi non ci
sarebbe mercato e non ci sarebbe l’opportunità per te di fare soldi nel
trading. Gli altri non conoscono i dati sui quali tu focalizzi la tua atten-
zione e sicuramente non riescono a interpretare i dati che tu percepisci;
nemmeno sanno quando tu entri nel mercato, per quanto tempo resti nel
mercato, quando esci dal mercato o quanto denaro hai deciso di investire
nel mercato.
Ciascun trader individualmente si crea una propria esperienza di merca-
to basata sulle proprie decisioni. Se tu accetti come validi questi concetti,
allora mai avrai una ragione valida per dire che il mercato è contro di te.
Solo tu sei completamente responsabile di ciò che accade. Quanto prima
tu accetti questa responsabilità tanto più facile sarà per te identificare il
percorso che necessiti per interagire con successo nel mercato. Per essere
un trader di successo hai bisogno di stare nel mercato senza paura.

Appena tu capisci che la paura è limitativa di te stesso, creerai le condi-


zioni per evitarla. Oppure, per dirlo in altre parole, farai esperienza sulla
tua stessa paura. La tua storia personale si ripeterà finché non sarai tu
a cambiarla, perché ti permetterà di imparare e di avere esperienza su
qualcosa di nuovo.
Evolversi superando le proprie paure è anche il miglior modo per ap-
prendere come prevedere il comportamento del mercato. Più i traders
sono impauriti, meno percepiscono le scelte giuste e commettono errori.
Eliminando la paura tu sarai capace di riconoscere l’opportunità che ti
offre il mercato e di portare la tua attività verso il successo.

Comunque, per evitare di essere spericolato, oltre ad eliminare la paura


hai bisogno anche di altro. Diventare spericolato è esattamente ciò che la
gente normalmente tende a fare se non sente nessun tipo di paura, spe-
cialmente se c’è una possibilità di avere risultati stimolanti ed eccezionali
come per il trading.

La cosa di cui tu hai bisogno per limitare te stesso è l’autostima, cioè la


fiducia in se stessi. Tu puoi ottenere l’autostima quando stabilisci un in-
sieme di regole e di linee guida nel trading sapendo di doverle seguire

145
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

senza esitazione o tentazione. Una volta che tu acquisti l’autostima nessu-


na paura ti eviterà di cogliere le opportunità di mercato. Di conseguenza,
non avendo paura di nulla, tu sei libero di osservare il mercato senza
distorsioni. A quel punto sei capace di leggere il mercato e sarà più facile
per te capire come si comporterà il mercato nel futuro. Se tu puoi accura-
tamente anticipare cosa potrebbe accadere nel futuro sarà più facile per
te guadagnare denaro.

È molto importante che tu capisca che per comprendere il comportamen-


to del mercato devi seguire degli schemi che ti portano ad imparare ad
avere fiducia in te stesso sempre di più.
Io non ti offro uno schema che ti permette di arricchirti velocemente. Se
fai tanti soldi velocemente e non hai imparato a gestire la tua paura e ad
avere fiducia in te stesso, con lo stesso tempo che li hai guadagnati rischi
di perderli.
Ma una volta che hai fatto una fortuna e poi l’hai persa, il lavoro psico-
logico che tu dovrai fare per recuperare di nuovo la fiducia in te stesso
sarebbe enorme; non avresti più gli stessi risultati.
Come trader è molto importante sapere che tu dovrai sempre seguire le
regole e solo così potrai guadagnare denaro, poiché se non le segui il de-
naro che guadagni inevitabilmente lo riperdi.
Tu hai anche bisogno di capire che le tue regole cambieranno con il cam-
biare della tua preparazione, le tue conoscenze e il tuo approccio psico-
logico al trading.
Molta gente non ama stabilire delle regole nel trading perché crede che
una volta stabilite non possano essere più cambiate.
Tutto quello che ti spiego in questo corso deve essere necessariamente,
nel tempo, adattabile alle tue esigenze.
Ognuno può modificare tutte le regole da seguire man mano che migliora
la propria conoscenza del mercato, la propria conoscenza di sé stesso e
man mano che acquista autostima.

Vediamo ora quali sono questi passi importanti che ti portano verso il
successo.

1. Concentrati su ciò che ti serve imparare

Per prima cosa tu potresti aver bisogno di cambiare la prospettiva del tuo
trading.

146
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Fino ad adesso tu ti sei concentrato solo sul fatto di guadagnare soldi. Se


è così devi cambiare la tua prospettiva e devi focalizzare l’attenzione sulla
costruzione dei punti da raggiungere per ottenere i tuoi risultati, sapendo
che il risultato finale non è altro che il prodotto di ciò che tu conosci e di
come agisci quando lo conosci.

C’è un’enorme differenza tra focalizzare l’attenzione sul denaro e focaliz-


zare l’attenzione sull’uso del proprio trading come un esercizio per capire
che cosa in effetti abbiamo bisogno di imparare.
Nel primo caso l’attenzione tua sarà rivolta verso ciò che il mercato ti sta
dando o che ti sta prendendo.
Nel secondo caso tu porrai attenzione sulla tua abilità e sulla tua capacità
di guadagnare soldi.
Nel primo caso stai dando responsabilità al mercato di quello che accade,
nel secondo caso sei tu che ti assumi tutte le responsabilità.

Quindi ciò che dovrai fare è costruire un contenitore immaginario per


mettere tutte le tue esperienze di trading.
Questa “scatola” deve essere definita in modo che tutte le esperienze si-
ano valide e abbiano significato e, in quanto tali, gli errori non esistono:
indicano solo la strada.
Come parte di questo framework è anche necessario modificare la defini-
zione di un’occasione mancata.
Tranne l’incapacità di accettare una perdita, non c’è nulla che ha il poten-
ziale di causare più danni psicologici rispetto a credere in occasioni per-
se. Le opportunità mancate sono trades sempre risultati perfetti perché si
sono verificati solo nelle nostre menti, dove possiamo fare qualsiasi cosa
come vogliamo.
Pertanto, le opportunità mancate hanno il potenziale di causare maggiore
ansia e stress rispetto alle operazioni che facciamo realmente anche se
risultano perdenti.
I mercati sono in moto perpetuo e continueranno ad esserlo finché tutti
sono d’accordo sul valore. Finché il prezzo continua a cambiare, lì ci sarà
sempre un’altra opportunità.
Quando inizierai a fare trading dalla prospettiva che gli errori non esi-
stono, ti stupirai per il senso della libertà che ti senti crescere, accettando
i tuoi risultati come un riflesso di chi sei in quel momento, che allora ti
permette di determinare ciò che ti serve per imparare a fare meglio.
Quando avrai maturato la convinzione che l’errore non esiste non ti sen-

147
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

tirai più costretto ad agire magari troppo presto o troppo tardi.


In altre parole, darai a te stesso scelte aggiuntive (non fare qualcosa è
spesso la scelta più appropriata) dove pensavi ce ne fosse soltanto una.
Devi costantemente tenere a mente che i traders professionisti usano tutti
questi concetti per fare soldi.
Capiscono il concetto di obiettività, hanno imparato a fare trading senza
paura e sanno come fare il loro trade.
Prima di iniziare a prendere i soldi dal mercato in modo consistente, in-
vece di perderli, dovrai anche tu imparare queste abilità.
Quindi, suggerirei di mettere da parte una certa quantità di capitale da
investire nella propria istruzione.
Più investi nella formazione professionale e più sarai abile nel trading, ma
dovrai essere costante con l’impegno a studiare.

Più forte è il tuo impegno, più veloce sarà imparare.

2. Operare con le perdite

Regola di trading 1:

Predefinire la perdita di ogni potenziale trade. Per “predefinire”, voglio


dire determinare ciò che il mercato deve fare, per dirti che il trade in
essere non rappresenta più un’opportunità, almeno nel tempo prefissato.
Quando la tua idea sulle perdite è ristrutturata, la possibilità di avere un
trade perdente non creerà alcuna sofferenza psicologica. Molti traders di
successo hanno ristrutturato le loro idee sulle perdite dopo aver perso
una o più fortune.
Hanno provato i loro peggiori timori di perdere e poi hanno capito che
non avevano niente da temere se avessero fatto quello che bisognava fare.
Cosa deve essere fatto?
Bisogna accettare l’inevitabilità di una perdita (questa è un’abilità nel fare
trading!), che si apprende solo dopo aver perso soldi. Purtroppo questo
percorso doloroso è inevitabile.
Ci sono due componenti mentali che ti aiutano ad acquisire questa abi-
lità. In primo luogo la tua comprensione del perché è così essenziale per
affrontare la possibilità di una perdita. Se non lo fai, genererai paura e
finirai per creare la stessa esperienza che stai cercando di evitare. Quando
veramente capirai questo concetto, diventerà inaccettabile per te ritorna-
re alla vecchia prospettiva di perdita.

148
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

La seconda è la tua volontà di cambiare le tue definizioni di ciò che è il


significato di perdere. Un esempio è identificare la perdita in qualcosa
che non cambia la nostra persona.

Regola di trading 2:

Chiudi le tue operazioni in perdita appena capisci che sei arrivato al tuo
limite imposto.
Quando le perdite sono predefinite ed “eseguite” senza esitazione, non
esiste nessuna cosa da considerare, pesare o giudicare e di conseguenza
non hai nulla da recriminare a te stesso.
Se ti ritrovi a considerare, pesare o giudicare, allora non hai predefinito
bene il tuo livello di perdita.
L’errore successivo che puoi commettere, dopo non aver rispettato la re-
gola per le perdite, è quello di non considerare l’opportunità che ti sta
dando il mercato. Sarai sempre così arrabbiato che il tuo approccio cor-
retto al mercato non sarà più lo stesso.
Invece, predefinendo bene le tue perdite, metti le basi per imparare a la-
sciare che i tuoi profitti crescano.

3. Diventare esperti di un solo mercato

Generalmente, la maggior parte di noi è convinto che quando dobbiamo


prendere una decisione, più informazioni abbiamo e migliori saranno le
nostre decisioni.
Questo non è necessariamente vero con il trading, specialmente nella
fase iniziale della propria carriera. Nella maggior parte delle situazioni
di mercato, esiste un numero di operatori che hanno una propensione
all’acquisto bilanciato con quelli che hanno una propensione alla vendita.
Ognuno avrà le sue ragioni che vengono da analisi delle informazioni
raccolte e pertanto sono informazioni in conflitto.
Nel trading, più informazioni si hanno e più si rischia di andare in conflit-
to con se stessi. Ecco l’importanza di concentrarsi su poche informazioni
che possono riguardare anche un solo strumento finanziario (suggerisco
sempre di iniziare a fare trading sul cambio eurusd).

In questo modo otterrai due importanti benefici psicologici. In primo


luogo, costruirai una base di fiducia legata all’approfondimento delle in-
formazioni che riguardano un solo prodotto. In secondo luogo, evitando

149
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

le altre opportunità dove non sei ancora esperto, ti libererai da ogni desi-
derio di cercare necessariamente profitti su altri prodotti.
Se sei fiducioso nella tua capacità di trasformarti in un trader di successo,
che differenza potrebbe fare ora se si lasciano andare alcune opportunità?

4. Pensare con la probabilità

Dopo aver acquisito le competenze più importanti, puoi iniziare ad uti-


lizzare le tue capacità di ragionamento e i poteri intuitivi per determinare
ciò che il mercato può fare dopo. Questo implica la conoscenza del calco-
lo delle probabilità. Quello che intendo è che se non puoi personalmente
muovere il mercato, allora devi essere in grado di identificare ciò che ha
la maggiore possibilità di muoverlo. Questo processo di identificazione
richiede una prospettiva obiettiva, devi guardare e ascoltare ciò che il
mercato ti sta dicendo, invece di concentrarti su quello che sta facendo il
mercato a te personalmente.
Ricorda, due traders disposti a scambiare a un certo prezzo, fanno un
mercato.
Il mercato può fare tutto. Se compri ai minimi, non è detto che qualcu-
no che ti ha venduto non abbia l’idea che ci sarà un minimo ancora più
basso. Il fatto che tu credevi che non potesse farlo è un errore proprio nel
calcolo delle possibilità di mercato.

Forse non possiamo mai sapere cosa faranno i traders in generale, ma


possiamo determinare cosa probabilmente fare se alcune cose succedono
prima.
Ad esempio, se i traders spingono il prezzo più in basso del precedente
minimo, cosa probabilmente avverrà? Quali sono le probabilità? Affron-
teremo in dettaglio nel capitolo 3.3 questo aspetto.

5. Imparare ad essere obiettivi

Per ottenere uno stato di obiettività devi fare trading sapendo che tutto
può succedere. Se operi pensando a questo, allora ciò che accade non sarà
una minaccia. Qualsiasi limite mentale imposto al comportamento del
mercato sarà invece un fattore trainante della tua mancanza di fiducia.
Avrai solo paura, stress e ansia quando il mercato si esprime oltre i tuoi
limiti mentali e non puoi fare nulla per controllarli.

150
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Tuttavia, devi avere qualche idea o aspettativa riguardo al futuro o non


avresti mai eseguito il trade.
A differenza dei mercati, nella nostra vita sociale quotidiana possiamo
esercitare il controllo sull’ambiente per assicurarci i risultati che deside-
riamo. Le regole che impariamo a rispettare per interagire tra noi sono
limiti che servono a migliorare il nostro futuro. Una volta che imparia-
mo queste regole, specialmente se le abbiamo apprese in modo doloroso,
possiamo essere certi dei risultati dell’ambiente.

Senza pensarci veramente, ci comportiamo allo stesso modo nel trading e


ci creiamo delle aspettative legate alle regole che seguiamo.
Ti sei mai arrabbiato contro il mercato?
Si! Ovvio! Proprio perché sono andate deluse le tue aspettative.
La rabbia è un meccanismo di difesa naturale. Quando ci sentiamo arrab-
biati, è un’indicazione che l’ambiente ci assale in qualche modo, creando
uno squilibrio tra gli ambienti mentali e quelli esterni.

L’ambiente esterno ci sta mostrando qualcosa di sé o di noi stessi che non


vogliamo accettare. Noi ci proteggiamo con la nostra rabbia per distrarci
da questo assalto.
Nella nostra vita quotidiana la nostra rabbia può essere uno strumento
efficace per ottenere quello che vogliamo (cambiare ciò che l’ambiente
esterno ci sta mostrando e che noi non possiamo accettare) o per evitare
che cosa l’ambiente sta mostrando di noi stessi che non possiamo accet-
tare.
Tuttavia, se interagiremo con il mercato, che non abbiamo il potere di
controllare (in modo da fargli fare quello che ci aspettiamo faccia), e allo
stesso tempo non siamo disposti a rinunciare alle nostre aspettative e
ad accettare le cose come sono, creiamo una distorsione percettiva che
è quel fattore compensatore che, almeno temporaneamente, corregge lo
squilibrio tra ciò che ci aspettiamo e che cosa offre il mercato.

Essere obiettivi significa in questo caso capire che il mercato non fa sem-
pre ciò che ci aspettiamo.
Se sei obiettivo non senti nessuna pressione, non hai la sensazione di pau-
ra, non senti alcun senso di rigetto.
Non esiste giusto o sbagliato.
Riconosci che questo è ciò che il mercato ti sta dicendo, questo è quello
che tu devi fare.

151
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Non sei concentrato sul denaro, ma sulla struttura del mercato.


Per rimanere obiettivi bisogna anticipare tante possibilità che puoi avere
e che probabilità ognuna di esse abbia.
Quindi è opportuno decidere in anticipo quello che tu farai in ogni si-
tuazione. Se uno dei tuoi scenari non funziona come avevi previsto, puoi
uscire. Liberati dalla necessità di non sbagliare mai.

6. Imparare a monitorare se stessi

Molto importante è prestare attenzione a quello che stai pensando e alle


informazioni sul mercato in cui sei concentrato.
Quando sei in una posizione aperta, chiediti sempre cosa deve accadere
per far muovere il mercato nella tua direzione e analizza tutte le possibili
cose che possono accadere a tuo favore.
Ricorda che c’è una grande differenza di prospettiva tra “cosa sta succe-
dendo” e qualcosa che “deve succedere”.
Chiediti sempre: cosa non può succedere? Che cosa non può fare il mer-
cato? Quando tu operi su idee non raggiungibili stai operando nel regno
dell’illusione che ti porterà solo dolore. Ricordati che il mercato può fare
qualsiasi cosa, persino riprendersi in meno di quanto ti aspetti tutti i pro-
fitti fatti se li lasci nel conto.
Prendi sempre qualcosa dai mercati quando ti trovi in un trade vincente.

Considerazioni

Il trading è un’attività affascinante. Chi di noi non ha mai guardato un


grafico o un monitor e ha visto scintillare davanti ai propri occhi un muc-
chio di soldi, chi non ha mai calcolato quali guadagni stratosferici si pos-
sano raggiungere negoziando e che cosa ci potremmo permettere una
volta raggiunti tali profitti?
Esso appare ingannevolmente semplice: si apre un conto, si trova un buon
metodo per analizzare il mercato e si aspetta che i profitti si realizzino.
Quale altra occupazione, infatti, permette tali massicci guadagni in un
arco di tempo così ridotto?
La realtà, come tutti quelli che hanno esperienza diretta della speculazio-
ne sanno, è totalmente diversa: il trading è una delle attività più estenuan-
ti e difficili in cui ci si possa impegnare.

Gran parte dei traders più famosi è concorde nell’affermare che il succes-

152
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

so si basa su tre pilastri:


1) L’analisi del mercato e lo sviluppo di un buon metodo di trading
2) L’applicazione di ferrei principi di Money Management
3) La comprensione di noi stessi e la determinazione di che cosa ci aspet-
tiamo di raggiungere dal trading.

Il metodo si riferisce al modo in cui il mercato è analizzato e a come le


decisioni sono prese. Il Money Management si riferisce alla valutazione
del rischio e del premio in una negoziazione e alla misura di quanto effi-
cacemente il capitale è allocato. La psicologia è lo stato d’animo del trader
e rappresenta il modo in cui è coinvolto nell’intero processo del trading.
Tutti e tre gli aspetti vanno curati e si può progredire solo se si progredisce
in tutte e tre le aree. Comunque il cuore stesso del trading è la psicologia.

In realtà quasi tutti quelli che tentano di fare trading sottostimano com-
pletamente le difficoltà e di conseguenza sovrastimano la propria capa-
cità di realizzare le proprie irrealistiche aspettative. Il risultato è che la
maggior parte delle persone si procura un danno psicologico (oltre che
monetario).

Il danno psicologico è una struttura mentale che ha il potenziale per ge-


nerare paura. Fondamentalmente le condizioni emotive dolorose (stress,
ansia, confusione, delusione) sono il risultato di aspettative non realizza-
te (per esempio profitti elevati), che creano un conflitto tra le convinzioni
di una persona riguardo al modo in cui le cose dovrebbero essere e l’am-
biente reale che non corrisponde a tale convinzioni. Questo conflitto è
espresso sotto forma di dolore emotivo cioè “Stress da trading”.

La nostra paura di perdere dei soldi, di avere torto o di perdere un’oppor-


tunità sarà la nostra prima motivazione ad agire o a non agire.

Ciò provoca diversi problemi:

1) La paura limiterà la nostra percezione delle scelte disponibili facendo-


ci concentrare solo sull’oggetto della nostra paura (es. perdere dei soldi).
In questo modo non riusciremo ad accorgerci di opportunità profittevoli.

2) La paura limiterà la nostra gamma di risposte in ogni data situazione


(es. sapere cosa fare ma rimanere congelato senza riuscire a far niente).

153
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

La possibilità di successo nel trading sta nel riuscire a sviluppare un forte


senso di fiducia e di sicurezza (assenza di paura) in sè stessi, cioè sapere
cosa fare e farlo senza esitazione. Qualunque esitazione creerà dubbio,
paura e se noi non ci fidiamo di noi stessi con la stessa intensità provere-
mo stress e ansia.

Le esperienze negative che risultano dal negoziare in uno stato di stress


e paura creeranno o rafforzeranno la nostra convinzione già presente di
inadeguatezza ed impotenza alimentando la spirale di negatività.

Alexander Elder nel suo libro “Trading for a Living” afferma che il nemi-
co principale sulla strada del successo è lo stesso trader. Se consideriamo
che partiamo già svantaggiati dalle commissioni e dalle possibili cattive
esecuzioni dei nostri ordini è chiaro che non ci possiamo permettere as-
solutamente il lusso di prendere delle decisioni di trading sulla spinta
delle nostre emozioni.

Le negoziazioni dovrebbero essere sempre basate su regole chiaramente


definite:

• come trader dovrai analizzare le tue sensazioni mentre negozi, per assi-
curarti che le tue decisioni abbiano solide fondamenta razionali;

• tieni un diario di trading con le registrazioni di tutte le tue negoziazioni


e i motivi che ti hanno spinto ad entrare, ad uscire, a prendere profitto, a
prendere una perdita e cerca i modelli ripetitivi di successo o fallimento;

• smettila di incolpare la sfortuna o gli altri per le tue perdite e prenditi la


responsabilità dei risultati.

In una famosa opera del Machiavelli possiamo leggere:

“La fortuna è arbitra della metà delle azioni nostre, ma lascia governare
l’altra metà a noi.
La fortuna è come un fiume rovinoso che allaga pianure, rovina alberi ed
edifizii, ma gli uomini con ripari ed argini possono prendere provvedimen-
ti, in modo che il loro impeto non sarebbe così dannoso.”
(Cap. XXV de “Il Principe” di Niccolò Machiavelli).

154
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

L’autore conclude il capitolo dicendo che, poiché la fortuna è mutevole ed


è necessario tenerla sotto controllo, è più conveniente essere impetuosi
che rispettivi, poiché chi procede con freddezza e impeto, come i giova-
ni, è maggiormente in grado di controbattere gli effetti talvolta disastrosi
della sorte.

Quindi bisogna riuscire a capire quando il vento gira dalla nostra parte e
sfruttare il più possibile la buona sorte. È necessario conoscere tecniche
piramidali e logiche di antimartingala proprio per massimizzare i profitti
nei momenti “fortunati”.

Spesso sono proprio i più giovani con la loro impetuosità a riuscire con
successo a cavalcare l’onda fortunata. Non per niente in tutte le sale tra-
ding delle grosse banche d’affari, i traders di successo sono spesso con età
sotto i 25 anni.

La finanza comportamentale

Il lavoro più importante nello sviluppo dei campi della finanza e dell’eco-
nomia comportamentale, fu scritto da Kahneman e Tversky nel 1979. Il
volume “Prospect theory: Decision Making Under Risk”, usava tecniche di
psicologia cognitiva per spiegare una serie di anomalie documentate nel
processo decisionale economico razionale.

Nel 2002 addirittura c’è l’attribuzione del premio Nobel per l’economia a
Daniel Kahneman «per avere integrato risultati della ricerca psicologica
nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla
teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza».

L’economia comportamentale ha inoltre trovato applicazione nei proble-


mi di scelta intertemporale.
Un’idea assai popolare è quella del cosiddetto sconto iperbolico, in base
al quale, nella valutazione di un prospetto di scelta intertemporale, un
decisore utilizzerebbe un tasso di sconto alto per orizzonti temporali ri-
dotti, e un tasso basso per orizzonti temporali lunghi. Tale comporta-
mento di sconto sarebbe inconsistente in una prospettiva temporale, e
di conseguenza in contrasto con i modelli standard di scelta razionale,
dove il fattore di sconto di norma è una funzione monotona decrescente
dell’orizzonte temporale, ossia gli eventi nel futuro prossimo hanno una

155
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

rilevanza maggiore (dunque ad essi si associa uno sconto minore) rispet-


to a quelli maggiormente distanti nel tempo.

Ci sono tre temi principali nella finanza comportamentale:

1) Euristica: La gente spesso prende decisioni basate su regole empiriche


approssimative, non seguendo analisi strettamente razionali (razionalità
limitata).

2) Inquadramento: Il modo in cui un problema o una decisione viene


presentata influenza le azioni di chi deve scegliere.

3) Inefficienze di mercato: Esistono spiegazioni per esiti di mercato


osservati, che sono contrari alle spiegazioni razionali e all’efficienza del
mercato. Queste comprendono, valutazione errata del prezzo, processi
decisionali non razionali e anomalie sul ritorno.

Le anomalie a livello di mercato non possono in genere essere spiega-


te con individui affetti da razionalità limitata (pregiudizi cognitivi), in
quanto un pregiudizio individuale spesso non produce un effetto suffi-
ciente da cambiare i prezzi e i ritorni di mercato. Inoltre, i pregiudizi in-
dividuali possono potenzialmente annullarsi l’un l’altro.
I pregiudizi cognitivi hanno effetti anomali reali solo se esiste una conta-
minazione sociale con un forte contenuto emotivo (paura o avidità col-
lettiva), portando a un fenomeno più diffuso come il comportamento del
gregge e il pensiero di gruppo.

La finanza e l’economia comportamentali fanno affidamento sulla psico-


logia sociale quanto sulla psicologia individuale.

Esistono due eccezioni a questa affermazione generale.


Primo, può succedere che abbastanza individui mostrino comportamenti
preconcetti (ovvero, diversi dalle aspettative razionali) e che tale compor-
tamento sia la norma e quindi abbia effetti a livello dell’intero mercato.
Inoltre, alcuni modelli comportamentali dimostrano esplicitamente che
un gruppo anomalo, piccolo ma significativo, può avere effetti a livello
dell’intero mercato.
Osservazioni chiave hanno fatto sì che la letteratura della finanza com-
portamentale includesse la mancanza di simmetria tra le decisioni di ac-

156
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

quisire e mantenere delle risorse, chiamata colloquialmente “paradosso


dell’uccello nel cespuglio”, e la forte avversione alla perdita o l’angoscia col-
legata ad ogni decisione in cui alcune risorse emotivamente preziose (ad
esempio, la casa) potrebbero venire completamente perse.

L’avversione alla perdita appare manifestarsi nel comportamento dell’in-


vestitore come una mancanza di volontà di vendere azioni o altri titoli, se
fare ciò costringe l’investitore a realizzare una perdita nominale.
Può anche aiutare a spiegare perché i prezzi del mercato delle abitazioni
non si aggiustano verso il basso durante periodi di scarsa richiesta.
Si parla di “paradosso dell’uccello nel cespuglio” per descrivere un tipico
comportamento umano in base al quale è meglio un guadagno sicuro
rispetto alla possibilità incerta di un guadagno maggiore.
Il nome del paradosso fa riferimento al noto proverbio inglese “a bird
in the hand is worth two in the bush” (letteralmente “un uccello in mano
ne vale due nel cespuglio”, e dunque meglio un uccello in mano) che in
Toscano corrisponde all’altrettanto noto “meglio un uovo oggi che una
gallina domani”.
A conferma di ciò provate a chiedere ad un certo numero di persone “pre-
feriresti 1.000 euro sicuri o il 50% di probabilità di guadagnarne 2.200?”
Noterete come, in barba alle teorie probabilistiche, vi sarà sempre una
prevalenza di risposte del tipo “meglio 1.000 euro sicuri”.
Perché si parla di paradosso? Perché nella quotidianità che ognuno di noi
ben conosce esistono molti comportamenti reali (investimenti in borsa,
gioco d’azzardo) che di fatto finiscono per contraddire di continuo l’idea
del “meglio un uovo oggi”.
I critici della finanza comportamentale, come Eugene Fama, sostengono
tipicamente la teoria dell’efficienza di mercato.
Essi sostengono che la finanza comportamentale è più un insieme di ano-
malie che una vera branca della finanza, e che queste anomalie verranno
alla fine prezzate fuori dal mercato o spiegate appellandosi ad argomen-
tazioni di microstruttura dei mercati.

Comunque, si deve evidenziare una distinzione tra pregiudizi individua-


li e pregiudizi sociali; i primi possono essere mediati solo dal mercato,
mentre gli altri possono creare un ciclo di retroazione che spinge il mer-
cato sempre più lontano dall’equilibrio del “giusto prezzo”.

157
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Un esempio specifico di tale critica si trova in alcune tentate spiegazioni


dell’equity premium puzzle.
Si è sostenuto che il puzzle nasca semplicemente a causa di barriere all’in-
gresso (sia pratiche che psicologiche) che hanno tradizionalmente impe-
dito l’ingresso nel mercato azionario da parte di singoli individui, e che i
ritorni tra azioni e obbligazioni dovrebbero stabilizzarsi grazie alle risor-
se informatiche che aprono il mercato azionario a un maggior numero di
investitori.

Se, inoltre, è vero che sentimenti come paura e avidità hanno spesso gio-
cato un ruolo essenziale durante le fasi calde del mercato lo è anche che
esistono altre cause dei comportamenti irrazionali.
Una di queste è rappresentata dall’erronea valutazione delle informazio-
ni, dagli errori cognitivi (quindi perfettamente razionali) che influenzano
gli investitori e le loro decisioni.

La psicologia è un fattore determinante del processo di trading, spesso


trascurato. Tutti i traders vedono gli stessi prezzi, leggono le stesse notizie
e analizzano gli stessi grafici.
Cosa succede allora nella loro mente, per far sì che alcuni traggano dei
guadagni e altri no?

Vediamo, in sintesi, dopo tutto quello che si è detto, quali sentimenti pos-
sono influire nella tua attività di trading:

• Emozioni: un’ampia gamma di emozioni può influire in modo sia po-


sitivo che negativo sul tuo modo di operare. Il trading emotivo può assu-
mere forme diverse, ma quasi sempre negative.

• Paura: alcune persone hanno difficoltà a passare dall’uso di un conto


“demo” in cui “giocano con i soldi” a un vero conto di trading. Quando la
posta in gioco è il loro denaro, vengono colpiti dall’ansia che compromet-
te le loro operazioni. Se questo problema ti affligge, ricordati le lezioni
imparate nell’ambiente demo: ti saranno di aiuto.

• Avidità: quando le tue transazioni stanno andando bene, è naturale


compiacersi all’idea di guadagni ancora maggiori. In questi momenti, è
16

essenziale attenersi alle regole del proprio Money Management: se è il


momento di chiudere la posizione e riscuoterne i profitti, non aspettare

158
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

nella speranza di guadagni ancora maggiori.

• Stress: conviene evitare di fare trading nei momenti in cui si è sottopo-


sti a forti stress. Divorzi o malattie, o anche traslochi o cambi di lavoro,
possono distrarti e offuscare il tuo giudizio.

•Euforia: anche i momenti particolarmente felici possono influenzare il


tuo trading (e guastare rapidamente il tuo umore se qualcosa va male).
Potresti sentirti eccessivamente ottimista e più incline ad assumere dei
rischi di quanto non faresti in condizioni normali. Fai attenzione a come
i sentimenti possono influenzare le tue decisioni.

• Rabbia: devi evitare le reazioni impulsive. Per esempio, non devi mai
“vendicarti sul mercato” dopo un trade perdente. Talvolta puoi sentir-
ti arrabbiato con te stesso per avere preso la decisione sbagliata: fanne
tesoro perché nessuno può avere sempre successo e si può imparare dai
propri errori.

• Trading sentimentale: dovresti evitare di portare il sentimentalismo


nelle tue attività decisionali. Per esempio, alcuni traders tornano a nego-
ziare delle azioni che in passato hanno fruttato loro dei guadagni, senza
considerare adeguatamente la situazione corrente. Solo perché un deter-
minato strumento ti ha consentito di guadagnare in passato non significa
che farà altrettanto in futuro.

• Pazienza: è una virtù del trading che si apprende tramite l’esperienza.


Dopo avere aperto una posizione, devi dare al mercato il tempo di reagire
come pensi sia destinato a fare: non diventare impaziente e non chiudere
la posizione prima che il mercato abbia avuto il tempo di muoversi. Allo
stesso modo, andare a caccia di mercati che si sono già mossi è un segno
di mancanza di disciplina. Se hai perso un’opportunità, lasciala andare. È
sicuramente meglio attendere il prossimo chiaro segnale anziché avviare
una transazione dopo che il momento opportuno è passato.

• Mantenere la calma: la probabilità di prendere decisioni prudenti e


informate è più alta quando si è calmi e si pensa chiaramente. Alcune
persone sono più calme di altre per loro natura, ma il mondo del tra-
ding finanziario può essere frenetico anche per le persone più equilibrate.
Quando il ritmo dei mercati finanziari diventa troppo veloce, tutti noi

159
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

abbiamo bisogno di trovare delle strategie per liberare le nostre menti e


tenere i nervi saldi.

• Essere decisi: nella filosofia dello “stare calmi”, l’altro lato della meda-
glia è rappresentato dall’importanza dell’essere decisi. Devi essere pronto
ad agire, perché la tua finestra di opportunità potrebbe essere piccola, so-
prattutto quando le cose si muovono tanto rapidamente quanto i mercati
finanziari. Se ti attieni al tuo piano di trading e gestisci il rischio in modo
ragionevole, non avere paura di commettere un piccolo errore casuale.

Indicazioni operative

Cerchiamo di individuare quali sono gli errori più comuni nel trading e
quali abilità invece bisogna acquisire per fare trading di successo ed avere
una prima idea del risultato che ci prefissiamo di raggiungere.
Questi punti non possono essere esaustivi ma cercano di identificare gli
errori più comuni, tenendo presente che per ogni punto trattato esistono
intere famiglie di errori collegati.
Ad ogni errore viene segnalato, tra parentesi, a quale categoria generale
del trading questo appartenga:

1) Rifiutare di definire una perdita (decisione, controllo del rischio).

2) Non chiudere una posizione anche dopo aver riconosciuto che il po-
tenziale del trade è fortemente diminuito (decisione, sistemica e stile di
trading).

3) Detenere a lungo una forte opinione sulla direzionalità specifica del


mercato, evitando di considerare eventuali elementi che la negano. Da
un punto di vista psicologico significa cercare di controllare il mercato
con le proprie aspettative (aspettativa, decisione) (relazione psicologica
fondamentale).

4) Focalizzarsi sul potenziale monetario del trade e non sul potenziale di


mercato (credenza, riferimenti, decisione).

5) Trading di vendetta (controllo emotivo).

6) Non invertire la posizione anche quando si ha una chiara intuizione

160
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

che il mercato si sta girando (decisione, paura, aspettativa).

7) Non seguire le regole del trading system o del metodo operativo che si
è deciso di adottare (autodisciplina).

8) Attendere un trade e trovarsi poi immobilizzato e perdere così l’oppor-


tunità di fare dei profitti (danni-psicologici).

9) Non agire sul proprio istinto o intuito (bassa autostima).

10) Non avere scelto il proprio stile di trading (mancanza di chiarimento


delle singole parti che interagiscono con il trading).

11) Stabilire una consistente serie di successi nel trading e poi perdere
tutto in uno o due trades e ricominciare il ciclo (valori sui soldi, autosti-
ma) (controllo psicologico).

12) Fare trading in uno stato negativo, con continue tensioni, (relazione
psicologica fondamentale).

13) Uscire dalla aspettative del killing o big trade (mancanza di un piano
di trading).

Acquisire le seguenti abilità aiuta a limitare notevolmente i maggiori er-


rori del trading:

1) Capire che cosa si vuole ottenere dal trading.

2) Ritrovare o trovare passione e motivazione a fare trading.

3) Imparare a riconoscere le abilità necessarie per progredire come trader


e rimanere focalizzato sullo sviluppo di queste abilità, e non sul risultato
finale (cioè i soldi che sono il naturale prodotto di queste abilità acquisi-
te).

4) Imparare a capire e fare funzionare il sistema fondamentale psicologi-


co (i valori di vita, le credenze intime, le regole inconsce, i riferimenti, le
emozioni e le domande che ti poni) in proprio favore e non come nemico.

161
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

5) Decidere che stile di trading usare.

6) Imparare a costruire un sistema di trading personale che sia in armo-


nia con il proprio carattere, la propria sensibilità, i propri scopi e lo stile
di trading scelto, che deve rispettare la regole dei sistemi (sia trading sy-
stem che trading discrezionale).

7) Costruire un sistema di Money Management compatibile con il pro-


prio stile di trading, il proprio sistema e te stesso, identificando il livello
di rischio personale accettabile, ed imparare ad espanderlo.

8) Imparare a conoscere altre tecniche di controllo del rischio oltre allo


stop loss.

9) Invertire la relazione psicologica fondamentale del trading profitto =


piacere = aspettativa raggiunta, perdita = dolore = aspettativa disillusa a
proprio favore.

10) Imparare a fare trading senza stress, paura, ansia e aspettative.

11) Imparare a seguire le tue regole.

12) Imparare a cancellare o ridurre i danni psicologi creati dal trading.

13) Imparare a fare trading intuitivo.

14) Imparare a fare profitti e mantenerli.

Vediamo adesso quali sono le caratteristiche di un trader perdente e di un


trader vincente, in relazione allo stato del trader.

162
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Stato Trader Vincente Trader Perdente


Pazienza Attende che le Reagisce seguendo
opportunità si materia- impulsi personali
lizzino seguendo un
piano di
azione prestabilito

Disciplina Segue la sua strategia. È Emozionale,spesso


capace di associare posi- confuso. Odia
tività alla disciplina la disciplina.

Strategia Ben pianificata ha creato Non usa una metodo-


un sistema compatibile logia organizzata
con se stesso e che fun-
ziona
Sistema Ben preparato: ha fatto i Poca conoscenza del
compiti a casa “Possiede mercato; impreparato.
un sistema previsionale Non ha un sistema o
definito e testato” usa sistemi differenti
Motivazione Motivazione di lungo Fare soldi, gratifica-
termine zioni istantanee
Scopi Ben definiti Non definiti

Controllo del Rapporto rischio/perdita Basso o nessun con-


rischio favorevole. Organizzato. trollo del rischio
Ha sviluppato un sistema
compatibile con la sua
personalità e scopi di tra-
ding

Stato mentale Positivo, pieno di risor- Nervoso, ansioso non


se. Focalizzato, rilassato focalizzato, fuori con-
e confidente. Controllo trollo.
mentale

163
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Stato Trader Vincente Trader Perdente


Perdita Non considera la perdita Associa alla perdita
come un elemento nega- sensazioni ed emozio-
tivo o da evitare ni negative: non vuole
perdere
Profitto Ottiene consistenti pro- Esaltazione delle sen-
fitti in una strategia defi- sazioni positive colle-
nita. Non è focalizzato su gate al profitto. Men-
un singolo trade talità del big Trade

Il mercato è la somma aritmetica di processi mentali individuali che for-


mano una realtà mentale collettiva. Questa realtà mentale collettiva si
esplica attraverso la definizione di un prezzo che è il prezzo dato ad un
determinato strumento in un determinato tempo. Il mercato è sempre
in moto, sempre in cambiamento, virtualmente senza struttura, con un
illimitato potenziale per profitti e perdite.
Questa caratteristica del mercato viene spesso trascurata dai traders, ma
l’interagire con un sistema altamente non strutturato, fluido e sempre in
cambiamento, implica che il sistema decisionale dell’individuo è sempre
messo sotto pressione.
Inoltre, significa che i vari modelli decisionali dell’individuo (di cui ten-
teremo di dare una descrizione sommaria successivamente) sono costan-
temente messi alla prova. Il fatto che il mercato sia teoreticamente un po-
sto in cui ci sia un illimitato potenziale per fare profitti o per conseguire
perdite aumenta la valenza e il peso psicologico delle nostre decisioni,
giacché una decisione giusta può aumentare il nostro potenziale di so-
pravvivenza o farlo diminuire.

Il mercato fornisce quindi la possibilità di prendere decisioni continue e


molteplici su: direzione di mercato, ammontare dell’investimento, durata
del trade, ammontare della perdita, ecc. (con il potenziale di cambiare la
decisione presa in corso d’opera). Nel mercato inoltre i concetti/valori
di Tempi, Sforzo e Ricompensa sono alterati rispetto a quelli presenti nel
mondo esterno.
La nostra tradizione occidentale giudaico-cristiana ci ha inculcato che
esiste una relazione direttamente proporzionale tra questi elementi. Una
persona per ottenere una laurea, per esempio, fa molti sforzi, sia fisici
(alzarsi magari presto la mattina per prendere il treno per andare all’uni-

164
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

versità) che mentali (spendere un sacco di tempo sui libri) e come ricom-
pensa ottiene una conoscenza particolare che dovrebbe procurargli un
lavoro e vedere aumentare il suo potenziale di sopravvivenza attraverso
uno stipendio.
Ma nel mercato finanziario questa relazione non esiste. Si possono otte-
nere profitti (e quindi ricompense) enormi nel giro di pochi minuti solo
prendendo la decisione giusta. Il fatto che al trader sia data la possibilità
di usare leve finanziare, cioè di usare dei moltiplicatori rispetto ai soldi
che realmente egli possiede sul conto, amplifica ancora di più la possibi-
lità di ottenere ricompense virtualmente senza sforzo ed in brevissimo
tempo.

Può capitare, quindi che l’accumulare dei profitti nel mercato costituisca
per un trader un’azione che contrasta con una serie di credenze e valori
fortemente radicati nella vita sociale. È una realtà di mercato psicologi-
ca, fluida, illimitata, in cui le nostre decisioni si scontrano con decisioni
di altri traders e che il nostro sistema decisionale, e il conseguente stato
emotivo derivante dalla decisione, costituiscono il substrato per la for-
mulazione magari del prossimo prezzo di mercato. Ma oltre a ciò è tutta
la nostra psiche, i nostri valori, le nostre credenze e i bisogni che sono
messi in gioco nel trading.
È quindi assolutamente necessario che, in un sistema altamente non
strutturato, vengano stabilite delle regole per guidare il tuo comporta-
mento. Devi crearti delle definizioni sulla tendenza, sui punti di entrata,
sui punti di uscita, ecc., altrimenti ti sentirai sopraffatto dalle innumere-
voli possibilità. In questo caso però si dovrà poi prendere piena respon-
sabilità delle proprie azioni e soprattutto delle conseguenze delle stesse.
Infine, si dovrà imparare a capire il proprio sistema decisionale e la risul-
tante emotività.

Aspettativa e utilità attesa

Analizziamo adesso il sistema psicologico e perché il trading procura


stress.
Lo studio sulla decisione è stato influenzato da modelli sia normativi che
descrittivi. I modelli normativi specificano cosa una persona dovrebbe
fare. Spesso presentano uno standard per confrontare quanto le decisioni
prese si avvicinano alle decisioni normative. I modelli descrittivi cercano
invece di descrivere come le persone di fatto arrivano a prendere una

165
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

data decisione. La relazione tra modelli normativi e descrittivi è un tema


ricorrente in tutta la discussione sulla decisione in condizioni di rischio.
Tra i comportamenti di scelta troviamo i modelli compensatori, come
per esempio il modello della somma che combina gli attributi attraenti
e non attraenti delle alternative tra cui scegliere, al fine di ottenere un
punteggio globale per ognuna di esse. Consiste nell’attribuire un valo-
re ai vantaggi ed agli svantaggi di ogni possibilità valutabile in un dato
momento. La somma delle valutazioni sui vari attributi delle alternative
fornirà un punteggio più o meno elevato; la migliore scelta consiste nel
selezionare l’alternativa cui è associato il punteggio più alto.

Un modello simile a quello della somma è il modello della somma delle


differenze. Consiste nel confrontare le alternative rispetto alla somma
delle differenze dei valori relativi alle opportunità per ciascun attributo.
Per esempio, se abbiamo una somma di +4 per un’alternativa e una som-
ma di +6 per l’altra, la differenza delle somme è -2 e ciò significa che la
prima è meno attraente di due unità rispetto alla seconda.

Malgrado il modello della somma e quello della somma delle differenze


giungano alla stessa conclusione, il tipo di ricerca dell’informazione sot-
teso ai due modelli è diverso: il modello della somma valuta tutti gli at-
tributi di un’alternativa prima di passare a considerare quella successiva,
mentre il modello della somma delle differenze confronta due alternative
attributo per attributo. Se ci sono più di due alternative, una data alterna-
tiva è confrontata con la migliore delle precedenti.

L’alternativa ai modelli compensatori è il modello non compensatorio in


cui l’eliminazione delle alternative avviene attraverso l’individuazione di
attributi non attraenti.
Secondo alcuni autori le scelte vengono effettuate eliminando gradual-
mente le alternative meno piacevoli. Tale teoria è detta eliminazione per
aspetti poiché assume che l’eliminazione avvenga attraverso una valuta-
zione sequenziale degli attributi o aspetti, delle alternative. Se l’attribu-
to di un’alternativa non soddisfa un certo criterio di minima allora deve
essere eliminata. Secondo questa procedura, la scelta finale dipenderà
dall’ordine in cui sono valutati gli attributi. Si propone quindi che gli at-
tributi differiscano per importanza e che la probabilità di selezione di un
attributo ai fini della valutazione dipenda dalla sua importanza relativa.
Il modello dell’eliminazione per aspetti ha il vantaggio di non richiede-

166
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

re nessun tipo di calcolo: il decisore seleziona un attributo sulla base di


una probabilità che dipende dall’importanza di quell’attributo, determina
poi se l’alternativa soddisfa il criterio di minima per quell’attributo ed
infine elimina quelle alternative che non soddisfano il criterio.

Il modello della congiunzione è una variante del modello dell’elimina-


zione per aspetti e richiede che tutti gli attributi di una alternativa soddi-
sfino un criterio di minima affinché l’alternativa possa essere selezionata.
Differisce dall’eliminazione per aspetti in quanto propone che chi sceglie
completi la valutazione di un’alternativa prima di considerarne un’altra.
Altri importanti vincoli, quali il tempo o una limitata disponibilità, in-
fluenzano profondamente nel favorire una scelta piuttosto che un’altra.
Dai modelli sopra descritti derivano diverse strategie per ricercare infor-
mazioni.

Ciò che è necessario affrontare ora è un problema complesso ed è relativo


alle decisioni in condizioni di incertezza, cioè quando ci viene richiesto
di stimare la probabilità dell’occorrenza di determinati eventi. Alcuni au-
tori hanno dimostrato in varie ricerche che le probabilità vengono valu-
tate sulla base di euristiche,
cioè tecniche di ricerca, che non sempre forniscono stime accurate.

L’euristica della disponibilità propone che le persone valutino le probabi-


lità di un evento giudicando la facilità con cui vengono in mente i relativi
esempi. Alcuni di questi, però, potrebbero essere ricordati con una certa
difficoltà nonostante accadano frequentemente. In questo caso l’ipotesi
della disponibilità prevede una sottostima delle frequenze.

I problemi riguardanti la probabilità di un evento solitamente sono for-


mulati in questi termini: qual è la probabilità che l’oggetto A appartenga
alla classe B? Oppure: qual è la probabilità che il processo B produca l’e-
vento A?
Le persone solitamente rispondono a queste domande valutando la misu-
ra in cui A è rappresentativo di B, cioè la misura in cui A assomiglia a B.
Se A è molto simile a B, allora la probabilità che A derivi da B è giudicata
grande e viceversa.
L’euristica della rappresentatività funziona nello stesso modo e prevede
che le persone giudichino gli eventi che si presentano con una certa rego-
larità come scarsamente probabili, se credono siano generati da un pro-

167
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

cesso casuale, cioè la probabilità di un evento è stimata in funzione del


grado di somiglianza con le proprietà essenziali della popolazione cui
appartiene.

Uno dei problemi che derivano dall’uso dell’euristica della rappresentati-


vità risiede nel fatto che il processo decisionale trascura altre informazio-
ni rilevanti come per esempio l’ampiezza del campione. Un’altra situazio-
ne in cui l’euristica della rappresentatività può causare stime imperfette
si verifica quando le probabilità vengono ignorate completamente ed il
processo di decisione si basa interamente sulla somiglianza tra l’evento da
valutare ed il concetto che lo rappresenta.

Le euristiche qui descritte possono essere fuorvianti se i soggetti trascu-


rano informazioni rilevanti, come il fatto che i sistemi di comunicazione
di massa possono influenzare l’euristica della disponibilità ed il fatto che
le probabilità a priori e l’ampiezza del campione dovrebbero influenzare
l’euristica della rappresentatività. Possiamo imparare a fornire stime più
accurate se ci rendiamo conto di quali sono le variabili che dovrebbero
influenzare le nostre stime.

Stimare accuratamente le probabilità è una condizione importante ma


non sufficiente per prendere delle buone decisioni. Quando si prende una
decisione è necessario valutare non solo la probabilità degli eventi, ma
anche le conseguenze delle possibili azioni.

Abbiamo osservato prima come assegnare dei valori alle caratteristiche


presentate da ciascuna alternativa rispetto a certi attributi per le decisioni
in condizioni di rischio. Oltre a questo tipo di valutazione è necessario
anche combinare le valutazioni delle diverse conseguenze con le loro pro-
babilità di accadimento.

Una procedura normativa per la combinazione delle probabilità e dei va-


lori è chiamata valore atteso e viene calcolata sommando i prodotti che si
ottengono moltiplicando il valore di ciascun possibile risultato per la sua
probabilità di occorrenza.

Una facile formula per il calcolo del valore atteso è:

pV x vV + pP x vP = valore atteso

168
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

cioè la probabilità della vincita (pV) per il valore della vincita (vV) som-
mato alla probabilità della perdita (pP) per il valore della perdita (vP).

L’utilizzazione del valore atteso come modello descrittivo ha un difetto:


non sempre permette di prevedere il comportamento delle persone. I ca-
sinò sono affollati di persone che accettano di giocare a giochi con valore
atteso negativo, e questo è solo uno dei tanti esempi possibili (è il caso delle
opzioni binarie).

Per rendere il modello del valore atteso più adeguato al comportamen-


to delle persone, sono state proposte due principali modifiche: la prima
riguarda la sostituzione nell’equazione del valore atteso, del valore di un
risultato con la sua utilità. L’utilità è il valore soggettivo di un risultato o
l’importanza che un certo risultato riveste per un individuo.
Se alle persone piace giocare d’azzardo, l’azione del giocare ha una utilità
sua propria oltre a quella relativa al denaro vinto o perso.

La formula verrebbe così trasformata:

pV x uV + pP x uP = utilità attesa

La seconda modificazione al modello del valore atteso riguarda la sostitu-


zione delle probabilità con le probabilità soggettive (ps).

Quando i decisori non conoscono le probabilità oggettive essi devono


utilizzare le probabilità soggettive, cioè quelle che essi ritengono essere
le probabilità oggettive, che ovviamente spesso non coincidono.
L’utilità soggettivamente attesa è calcolata nello stesso modo del valore
atteso, ma le probabilità sono sostituite dalle probabilità soggettive e i
valori sono sostituiti dalle utilità.
La probabilità soggettiva di ciascun risultato è dunque moltiplicata per
l’utilità provata per quel risultato e i prodotti sono sommati:

psV x uV + psP x uP = utilità soggettivamente attesa

Il modello dell’utilità soggettivamente attesa fonda le sue previsioni su


un’informazione soggettiva e dovrebbe quindi essere un modello più pre-
ciso di quello del valore atteso nel predire le decisioni delle persone.
Come nel modello del valore atteso, il modello dell’utilità soggettivamen-

169
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

te attesa assume che le persone ritengano i quattro componenti del mo-


dello ugualmente importanti.

Altra conseguenza è che le persone facciano dei calcoli, dato che per ot-
tenere l’utilità soggettivamente attesa è richiesto il prodotto tra l’utilità
degli eventi e le loro probabilità soggettive.

In conclusione, le ricerche sulla selezione delle strategie decisionali di-


mostrano che essa dipende dalle caratteristiche del compito.
Si è osservato per esempio che i manager tendono a selezionare una com-
plessa strategia analitica se:

• La decisione è importante
• La decisione non può essere modificata
• Essi sono personalmente responsabili per la decisione presa

Arriviamo così al ruolo giocato da credenze, valori e regole nel prendere


decisioni e in altri importanti momenti della nostra vita. Osserveremo che
teorie e modelli funzionano bene sulla carta, ma nell’analisi della vita di
tutti i giorni entrano in gioco fattori emozionali e situazionali non indiffe-
renti.

La dissonanza cognitiva

La teoria della dissonanza cognitiva è sorta come tentativo di formalizza-


re nell’ambito di un modello una delle constatazioni che emergono quo-
tidianamente nell’esperienza comune: le persone tendono in generale ad
essere coerenti con se stessi nel modo di pensare e di agire.
Quando questa coerenza manca si crea uno stato di disagio che l’attività
mentale cerca di eliminare o almeno di attenuare con varie forme di ri-
strutturazione cognitiva.
Gli individui sperimentano una dissonanza essenzialmente in concomi-
tanza con una decisione; la dissonanza, creando un disagio psicologico,
costituisce una motivazione a cercare modalità per eliminarlo e tali mo-
dalità possono essere fondamentalmente o un cambiamento nel compor-
tamento o una ristrutturazione cognitiva.
Alla base di questo ragionamento metteremo le conoscenze in senso
stretto che ognuno di noi possiede così come le credenze, le opinioni ed
in generale tutto ciò che un individuo pensa su se stesso, sulla sua con-

170
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

dotta e sull’ambiente.
La condizione necessaria perché due elementi siano in relazione disso-
nante o consonante è naturalmente che siano pertinenti tra loro, che cioè
sia presente qualcosa che li colleghi, che interagiscano tra loro e che ab-
biano significato uno per l’altro, anche se verificare una di queste condi-
zioni o il suo contrario non sempre nella vita pratica è di facile attuazione.

E’ possibile dire che due elementi possono essere dissonanti per motivi
di logica interna, perché in contrasto con norme culturali, con personali
esperienze precedenti e così via. Quindi è necessario sottolineare che l’u-
nica misura per valutare la dissonanza o la consonanza di due elementi
cognitivi è la logicità che essi possiedono nell’ambito di un sistema con-
cettuale conosciuto e utilizzato da un individuo che risente ovviamente
anche dell’esperienza soggettiva sensoriale e sociale e del tipo di informa-
zioni di cui si dispone.
In pratica, nelle esperienze fatte in laboratorio e in quelle della vita reale
la dissonanza si configura come una situazione mentale di disagio che è
difficile da analizzare in sé, ma che è ben rilevabile attraverso le opera-
zioni che i soggetti compiono per ridurla. Questo riaggiustamento co-
gnitivo avviene in base al bisogno fondamentale umano di agganciare al
mondo esterno reale il mondo interno delle rappresentazioni, per il fatto
che l’uomo vive di questo costante interscambio tra il mondo oggettivo e
quello soggettivo.

Il momento in cui maggiormente si concretizza la relazione tra mondo


interno ed esterno è quello in cui si prendono le decisioni.

La dissonanza è un’inevitabile conseguenza delle decisioni, in particolare


quando:

a) Ci si trova impegnati in un comportamento contrastante con le proprie


opinioni o atteggiamenti.

b) Ci si trova di fronte ad un fatto compiuto e non vengono confermate le


aspettative sulle quali si era finalizzata un’azione.

Si è osservato che l’insorgenza della dissonanza è sempre legata ad un


coinvolgimento personale molto stretto.
Si insiste così sull’autostima chiamata in causa da tali fenomeni, sul con-

171
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

cetto di sé come caratteristica di fondo nella dissonanza. In definitiva la


produzione di stati di dissonanza è in stretta connessione con tutte quelle
situazioni post-decisionali in cui la persona si sente responsabile diretta-
mente delle sue azioni e delle conseguenze che ne derivano.

La riduzione della dissonanza non può passare che per tre vie:

1) Produrre un cambiamento nell’ambiente


2) Cambiare il proprio comportamento
3) Cambiare il proprio mondo cognitivo (cambiando opinione, atteggia-
mento, aggiungendo nuove informazioni, sfuggendo ad altre informazio-
ni, ecc.)

Esiste infatti un punto critico in cui la dissonanza può essere massima,


ma tale punto coincide con la scomparsa della dissonanza stessa in quan-
to l’elemento cognitivo meno resistente viene modificato.
Ciò che a noi interessa in questa sede è come la teoria della dissonan-
za sottolinei che uno dei fattori che maggiormente influisce sulla nostra
condotta quotidiana sia costituito dalle aspettative che ci costruiamo sia
sul nostro comportamento sia sugli eventi che sembrano dover accadere
nel mondo che ci riguarda.
Questa proiezione sul futuro, fatta di previsioni che si collegano a quanto
sappiamo di noi e delle cose che ci circondano, costituisce un importante
elemento cognitivo che può produrre stati di dissonanza tanto maggiori
quanto maggiore è l’aspettativa che viene delusa e quanto più grandi sono
gli investimenti personali che avevamo collocato in quell’evento.

Si è così sottolineato, da parte di più autori, che come fattore cruciale


per l’effettiva insorgenza della dissonanza ci sia il fatto che la persona si
senta realmente responsabile della situazione di discrepanza che viene a
crearsi. Il concetto di responsabilità è collegato non solo alla possibilità
di scelta reale, ma anche alla capacità di prevedere le conseguenze di una
decisione, di determinare in prima persona delle aspettative, di sentirsi
responsabili delle conseguenze che una decisione comporta.

Tutto ciò di cui si è parlato fin qui (strategie di decisione, valori atte-
si, utilità soggettiva, implicazioni personali) riguarda da vicino l’attività
quotidiana del trader e ciò che egli deve affrontare in termini di costi e
benefici delle sue azioni.

172
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Come abbiamo visto fino ad ora, gli individui usano differenti modelli
decisionali (il modello della somma, eliminazione degli aspetti, ecc.) che
possono anche essere composti non solo da cosiddetti modelli razionali
ma anche da modelli o decisioni irrazionali. Il concetto però che preme
sottolineare è che, una volta raggiunta una data decisione usando qual-
sivoglia modello o tecnica, la relazione fondamentale del trading inizia
inesorabilmente a funzionare e il trader si trova bloccato in un sistema di
pensiero dicotomico da cui è difficile uscire, se non si è compreso com-
pletamente come funziona questo sistema di pensiero.
Cerchiamo di chiarire con uno schema quello che definisco: “modello di
pensiero dicotomico” relativo ad un trade perdente e ad un trade
vincente:

Modello di pensiero dicotomico

Trader Perdente Trader Vincente


1) Perdita 1) Profitto
2) Emozioni negative 2) Emozioni positive
3) Torto 3) Ragione

Ad un trade perdente di solito un trader associa una serie di relazioni sia


a livello monetario (perdita) sia a livello psicologico (ho avuto torto) che
emotivo (di solito emozioni negative), che potremmo sintetizzare come
appartenenti alla fascia del dolore. Lo stesso concetto può essere ripetuto
al contrario per un trend vincente.
In questa prima introduzione delle dicotomie vediamo comunque che,
al concetto di Perdita vengono associate una serie di elementi negativi
e quindi di dolore, e che al concetto di Profitto vengono associati degli
elementi positivi e quindi di piacere.

Se, però, a questo modello aggiungiamo come elemento fondamentale


l’aspettativa (trattata nella sezione della dissonanza cognitiva), vedremo
che è questo elemento e non la perdita o il profitto, la parte più importan-
te che causa l’istaurarsi del pensiero dicotomico. Ed è la stessa aspettativa
che provoca il fenomeno della dissonanza cognitiva (la ristrutturazione
cognitiva per non deludere un’aspettativa).

173
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

Il pensiero dicotomico provoca reazioni successive sempre più negative


se il trade per frequenza o entità ricade nel lato sinistro (perdente). Ma
l’introduzione dell’aspettativa nel sistema ci spiega come mai certe volte
associamo sensazioni negative anche a trades positivi e com’è possibile
raggiungere livelli di perdita superiori a quelli che ci eravamo fissati in
partenza.
Inoltre, la relazione psicologica fondamentale ci spiega come mai fare
trading è così difficile a livello emotivo.
La relazione fondamentale del trading riguarda quindi l’aspettativa (e la
sua relazione con la dicotomia piacere/dolore) e le cause che questo pro-
cesso mentale ha sull’attività specifica di trading come raffigurato nello
schema sottostante.

Fig. 2 - Relazione aspettative/causa che il processo mentale ha sull’attività di trading

Facciamo qualche esempio per rendere più chiara questa relazione fon-
damentale, che dimostra che per un trader sia molto più importante che
la sua aspettativa sia soddisfatta (e conseguentemente avere ragione),
piuttosto che ottenere un profitto.

Un trader apre una posizione lunga eurusd con un’aspettativa che l’euro
salga fino ad un certo punto, ma non oltre.
Arrivato a quel punto chiude la sua operazione. Questa potrebbe essere
definita come un’operazione giusta, che dovrebbe provocare sensazioni
positive (lato destro), ma cosa succederebbe se appena chiusa la posi-
zione l’euro iniziasse a salire velocemente ancora in termini percentuali,

174
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

rispetto al punto di chiusura della posizione?

Ecco che la trasformazione di un’aspettativa giusta in un’aspettativa sba-


gliata inizierà a far sperimentare al nostro trader sensazioni da lato sini-
stro (torto, perdita, emozioni negative), anche se la posizione originale è
stata chiusa in utile.

Un altro esempio della potenza delle aspettative è la cosiddetta forte per-


dita, cioè la perdita che va oltre i livelli di rischi normalmente accettati
dal trader.

Supponiamo, per esempio, che lo stesso trader continui a mantenere una


visione positiva riguardante lo sviluppo del corso eurusd per il futuro, ma
che invece la valuta inizi a scendere vistosamente. Ecco che il trader ini-
zierà a sperimentare tutte le situazioni negative causate dall’effetto della
dissonanza cognitiva.

Egli, come ho detto, può ridurre questo effetto solo attraverso tre modi:

• Produrre un cambiamento nell’ambiente


• Cambiare il proprio comportamento
• Cambiare il proprio mondo cognitivo (cambiando opinione, atteggia-
mento, aggiungendo nuove informazioni, sfuggendo ad altre informazio-
ni, ecc.)

Per produrre un cambiamento nell’ambiente il trader dovrebbe avere li-


quidità sufficiente da cambiare la direzione del mercato (cosa difficile e
rischiosa).
Cambiare il comportamento: riconoscere che forse la sua previsione non
è stata corretta o che sono intervenute nuove informazioni che non l’han-
no resa corretta e quindi chiudere la posizione.
Cambiare il proprio mondo cognitivo: il più delle volte il trader inizia a
mettere in pratica sistemi di difesa psichica come l’esposizione selettiva
(“non leggo articoli negativi riguardo la debolezza dell’euro”) e la percezio-
ne selettiva (“valuto solo quelle informazioni che mi permettono di mante-
nere una visione positiva della crescita dell’euro”).
I traders perdenti inizieranno sistematicamente a cambiare il proprio
mondo cognitivo, ed in questo specifico caso l’euro potrebbe continuare a
perdere valore consistentemente ma il trader pur di non vedere afferma-

175
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

ta, come sbagliata, una sua aspettativa eviterà in tutti i modi di chiudere
la posizione in perdita o medierà al ribasso la posizione per abbassare il
punto di entrata (guadagnando ancora di più quando la sua aspettativa
verrà soddisfatta).
Questo tipo di comportamento può generare la cosiddetta perdita “mon-
ster”, quella che non solo causa dei danni finanziari notevoli (perdita del
capitale di trading) ma anche danni psicologici che impediranno poi la
ripresa dell’attività di trading.
In ogni caso gli elementi del lato sinistro (aspettativa sbagliata, torto, per-
dita, emozioni negative) saranno sempre da evitate dal trader e tutte le
perdite produrranno dolore.
Se non si esce dal pensiero dicotomico, diventa pressoché impossibile
effettuare trading con successo.

Non solo è oggettivamente difficile trovare un sistema che produca utili


in maniera consistente, ma il susseguirsi di inevitabili aspettative sbaglia-
te che generano perdite produrranno nel trader
uno stato di stress di fondo che minerà alla lunga il suo sistema decisio-
nale e l’equilibrio psichico.

Usando il pensiero dicotomico sei condannato a fare trading in costante


stato di dolore e stress, che diventa sempre più grande se sei più spesso
dalla parte dell’aspettativa sbagliata.
Ogni volta che la tua aspettativa è sbagliata, subisci una perdita e il tuo
sistema psicologico subisce un deterioramento.

A nessuno piace avere torto e perdere dei soldi.

Il progressivo deterioramento della condizione psichica individuale, do-


vuta al fatto che nel trading è molto facile perdere frequentemente, può
causare reazioni a catena nel trading e nella vita privata tra le quali:

• Perdita finanziaria
• Trading irrazionale
• Trading di vendetta
• Trading contro il mercato
• Trading contro qualcuno
• Stress, confusione
• Paura

176
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

• Paura di sbagliare
• Superstizione
• Perdita di autostima
• Insicurezza
• Emozioni negative
• Atteggiamenti negativi nei confronti dei soldi
• Instabilità
• Atteggiamenti negativi nei confronti della vita in generale
• Perdita di concentrazione, o concentrazione fissa nel brevissimo
• Perdita di controllo

Il dissociarsi dal concetto di aspettativa giusta = profitto = piacere e


aspettativa sbagliata = perdita = dolore è fondamentale perché il trading
è un’attività probabilistica, e tutti i trades possono essere potenzialmente
giusti o potenzialmente sbagliati.

Esiste solo una possibilità di entrare in un trade sapendo che è giusto


dall’inizio, ma questo si chiama Insider Trading ed è un reato punibile
penalmente.

La comprensione, e quindi il superamento del pensiero dicotomico da


parte di un trader, gli permette di entrare nel modello di pensiero usato
dai traders di successo che è il modello probabilistico in cui si fa trading
senza aspettative o con aspettative non collegate alla dissonanza cogniti-
va (e quindi fuori dalla dicotomia).

Per uscire dal pensiero dicotomico-aspettativo ed entrare nel pensiero


dei traders di successo o pensiero probabilistico, l’unica via è quella di
riassociare in maniera consapevole e determinata con un processo di
“condizionamento mentale” la dicotomia piacere/dolore al seguire o no
le regole del tuo Piano di Trading.

Presupposto questo che implica lo studio e la creazione di un Piano di


Trading (di cui il sistema di trading è una componente) altamente orga-
nizzato che preveda nei minimi dettagli che cosa fare e in quale occasio-
ne. Anche nel caso si verifichino eventi per cui non esiste una regola.

I traders di successo sono riusciti ad uscire dal pensiero dicotomico e


hanno formulato un Piano di Trading consistente ed in armonia con sè

177
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

stessi.
Bisogna quindi imparare a fare trading senza aspettative sul singolo tra-
de, ma sulla visione a lungo termine del piano generale di trading, as-
sociando forte piacere, ogni volta che le proprie regole sono fedelmente
seguite, e non solo quando si ottiene un profitto.
Bisogna quindi imparare anche ad associare dolore ogni volta che il pia-
no generale e le regole non sono seguite, anche in caso di profitto, giacché
l’eventuale profitto di breve periodo sarà ben presto ridato al mercato.

Come operano i traders di successo

Fig. 3 - Schema sul come operano i traders di successo

178
Capitolo 3.1 - La psicologia nel trading

179
180
MASTER CLASS
3.2 - Il Money Management

181
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Ormai è da tempo che viviamo in un’epoca dominata dall’atteggiamento:


“so cosa voglio e lo voglio adesso”.
È un’epoca di fast food e di decisioni rapide.
Un tempo dove tutti vogliono diventare ricchi in breve tempo.
Questo è uno dei motivi per cui molte persone si avvicinano al trading
e soprattutto al trading più speculativo. Il trading può essere un gioco di
rischio e di ricompensa. Ma sicuramente è un’attività molto pericolosa se
non si conosce a fondo il mercato e se non si seguono le regole. Un po’
come pretendere di scendere in pista e guidare la Ferrari in Formula 1.
Solo in pochi riescono!

Il tasso di fallimento di coloro che tentano di fare trading, soprattutto


usando la leva, è di circa il 90%.
Questo significa che il 90% di coloro che iniziano la negoziazione smet-
tono di farlo con una perdita netta.
Alcune stime, non verificabili ma attendibili, riferiscono che in un dato
momento il 90% dei conti aperti mostrano perdite, mentre solo il 10% dei
conti mostrano profitti.
Queste statistiche mostrano che per diventare ricchi rapidamente le pro-
babilità sono basse. Questi mercati sono estremamente improbabili e per
fare denaro veramente, in questo ambiente, i traders devono saper prima
di tutto gestire i loro soldi.
A meno che non intervenga la pura fortuna, nessuno farà profitti nei
mercati a leva senza una corretta strategia di gestione del denaro. Ecco la
base di questo paragrafo.

Un sogno comune tra molti operatori è quello di raggiungere 1 milione


di euro di guadagno per vivere per sempre di rendita.
E’ un obiettivo molto difficile, ma non impossibile e nelle pagine seguenti
ti dimostrerò che applicando le giuste regole, questo sogno può anche
avverarsi.
Ovviamente, ognuno di noi deve porsi un obiettivo (magari solo di
100.000€) ma allo stesso tempo deve, in maniera oggettiva, pianificare
anche il tempo necessario a raggiungere questo obiettivo (inutile pensare
di guadagnare 1 milione di euro entro 100 anni, non avrebbe senso).

Per raggiungere 100.000€ di profitti, per esempio in 5 anni (tempo rite-


nuto giusto per ogni idea di “sogno”), potremmo avere questi scenari:

182
Capitolo 3.2 - Il Money Management

1) 100.000€ in un solo trade costruito bene entro i 5 anni.


2) 20.000€ di profitti all’anno per i prossimi cinque anni.
3) 1.667€ di profitti al mese per i prossimi 60 mesi.
4) 384€ di profitti alla settimana per le prossime 260 settimane.
5) 75€ di profitti al giorno, in media, per i prossimi 1.320 giorni di nego-
ziazione.

Questo è un primo vincolo importante per iniziare a fare trading: fissarsi


un obiettivo di guadagno, un tempo massimo e una parcellizzazione di
questo guadagno.
Ora ti faccio una prima domanda: è più facile guadagnare 100.000€ in
un solo trade, costruito bene, o con tanti piccoli costanti guadagni medi?

La maggior parte dei traders è convinta che i soldi, nel trading, si guada-
gnano un poco alla volta nel tempo.

Non c’è cosa più errata.

Se abbiamo l’obiettivo di guadagnare 100.000€ (proporzionando quanto


possiamo permetterci di rischiare del nostro capitale in questi 5 anni)
dobbiamo pensare che è molto più facile un periodo fortunato che, se ge-
stito bene, rende 100.000€, piuttosto che tanti periodi fortunati (il ruolo
della fortuna è sempre rilevante in ogni attività imprenditoriale).
Comunque, bisogna gestire il denaro (money management) e sapere bene
come muoversi con il capitale a disposizione ed eventualmente con quel-
lo guadagnato, per arrivare senza altri ostacoli all’obiettivo finale.

Perché è importante la gestione del denaro? Perché può produrre in me-


dia un ritorno anche prima del periodo atteso, mentre senza di essa il
trader può arrivare a un punto di non ritorno.

Un trader che fa 40.000€ nei primi due anni e poi li perde nei successivi
2 anni ha un ritorno di 0€ (zero euro) dopo quattro anni di attività. Se il
trader avesse utilizzato una corretta gestione del denaro, i 40.000€ sareb-
bero potuti diventare 200.000€ alla fine dei successivi due anni.

Perché la gestione del denaro? Perché è responsabile del 90% del milione
di profitti.
Non è il sistema, non è il mercato scambiato, non è l’allineamento della

183
Capitolo 3.2 - Il Money Management

luna e delle stelle, è solo una giusta tecnica di gestione del denaro a far
diventare ricchi i traders vincenti.

La gestione del denaro è il 90% del gioco del trading.


Larry Williams ha trasformato 10.000$ in 1.1 milioni di $ in un anno
(posso assicurarti che io ho fatto cose simili portando 9.000€ a 350.000€
in 10 giorni e 50.000€ a 1.500.000€ in 2 mesi).

Lui lo afferma, nel suo libro “The Definitive Guide to Futures Trading (Vol.
II)”, dove “Il Money Management” è il capitolo più importante.

Di fatto, molti operatori di successo classificano la gestione del denaro


come il più alto contributo al loro successo complessivo nei mercati. Se
la gestione del denaro è un fattore così critico, allora diventa importante
sapere esattamente cos’è e cosa non è la gestione del denaro.

Ci sono molte definizioni più o meno corrette.

Dal mio punto di vista, la gestione del denaro è quanta parte del tuo con-
to “equity” sarà a rischio nel prossimo trade.
Guarda il tuo conto, applica formule appropriate di matematica e sarai in
grado di sapere quanto puoi rischiare nel prossimo trade.

La gestione del denaro può poi essere suddivisa in due differenti catego-
rie: gestione dei soldi corretta e impropria.
Quella corretta tiene conto sia dei fattori di rischio che di rendimento.
Invece quella impropria considera l’uno o l’altro, il rischio o il rendimen-
to.

La corretta gestione del denaro prende in considerazione il valore dell’in-


tero account.
La gestione dei soldi impropria guarda solo ad alcune proprietà dell’ac-
count o caratteristiche come le percentuali vincenti o rapporti di vincita/
perdita.
Una corretta gestione del denaro non impone mai dove arrivare o dove
uscire dai mercati. Essa si ferma semplicemente a dirti dove uscire da un
mercato per tagliare le tue perdite in un determinato trade.
Il metodo di negoziazione noto come piramide è anche spesso confuso
con la gestione del denaro. Il trader che utilizza la gestione del denaro

184
Capitolo 3.2 - Il Money Management

guarda l’account nel suo complesso, mentre la piramide è limitata ad un


particolare trade, in un determinato mercato, indipendentemente dallo
stato del conto nel suo complesso.

Pyramiding dice, in particolare, che se un trade è redditizio il trader può


aggiungere posizioni per cercare di prendere vantaggio del prezzo che si
muove nella giusta direzione. Più il prezzo si muove nella direzione del
trade, più il trader aumenta le posizioni.

Non esiste alcun tipo di trading per cui la gestione del denaro non è ap-
plicabile, ma io cercherò di spiegarne l’uso solo per i mercati a leva e
pertanto per la negoziazione di valute e prodotti Cfd.

I principi di gestione spiegati in questo paragrafo, possono essere appli-


cati su ogni strumento finanziario e su ogni tipo di operatività (oraria,
giornaliera, settimanale), ma tutto il mio modello ha una sua funzione
eccellente se applicato su base settimanale (weekly position).

Un trader quando dovrebbe iniziare ad applicare la gestione del denaro


alla negoziazione?

In una parola, ieri.

La pianificazione della gestione del denaro dovrebbe essere una consape-


volezza e parte della preparazione anche prima di eseguire il primo trade.
Ogni singolo trader neofita ha una cosa in comune con tutti gli altri tra-
ders: tutti fanno una gestione del denaro solo dopo aver deciso quanti
lotti prendere o quanto capitale investire nel primo trade.
Il mio obiettivo è, in primo luogo, renderti consapevole di queste deci-
sioni; in secondo luogo, trasmetterti che dovrebbe essere la tua priorità
nella negoziazione; e, terzo, darti regole affinché tu possa adottare le tec-
niche di gestione del denaro corrette per sfruttare al meglio il tuo trading
(ognuno di noi deve crearsi una proprio money management).
Se hai già iniziato a fare trading, è tempo di riorganizzare e rielaborare la
strategia da qui in avanti. Non importa la dimensione del tuo account. È
necessario applicare una corretta gestione del denaro ora.

Se non hai iniziato la negoziazione, puoi essere tentato di pensare dopo


alla gestione del denaro. Non farlo!

185
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Molti credono che la gestione del denaro è solo un problema ex post,


dopo aver ottenuti guadagni.

La seguente storia illustra questo atteggiamento.

Una volta, un trader è stato attratto dal potenziale effetto della gestio-
ne del denaro sul risultato del suo trading. Chiamò un famoso formato-
re-trader e comprò il suo corso sulla gestione del denaro.

Un anno dopo, il formatore-trader ricevette una chiamata dallo stesso


uomo che disse: “Ciao professore, sono pronto a usare il programma per la
gestione del denaro adesso, potresti aiutarmi ad iniziare”?
Un po’ sconcertato, il professore rispose: “Certo, ma perché hai aspettato
un anno per iniziare a utilizzare il programma?”
Lui ha risposto che voleva assicurarsi prima che il modello andasse bene
per il suo trading.
Il professore allora chiese, solo per curiosità, quanto aveva fatto senza
applicare la gestione del denaro.
Rispose che aveva fatto circa 70.000 dollari basati sulla negoziazione di
un singolo prodotto long!
Il professore rispose che se avesse applicato il modello di gestione del
denaro subito avrebbe potuto fare facilmente 700.000 dollari!!

Quindi, quando usare la gestione del denaro? Adesso!

Tutti i traders hanno una cosa in comune, indipendentemente dal mer-


cato che trattano, dagli strumenti che preferiscono, dal tempo che stanno
sul mercato, dal periodo medio di ogni eseguito: tutti devono applicare
un buon sistema di money management per diventare traders di successo
e lo devono fare prima di iniziare a fare trading.
A volte questa non è nemmeno una decisione consapevole. Per questi
traders, la gestione del denaro non è mai passata
minimamente in mente, nemmeno per un istante. Questo è un modo
estremamente pericoloso di fare trading.

È incredibile sapere quanto tempo i traders spendono alla ricerca del


punto di ingresso e di uscita dal mercato senza ragionare su quanto inve-
stire in ogni trade.

186
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Attraverso la mia esperienza e alcune considerazioni, spero di


trasmetterti proprio come applicare una corretta gestione del denaro, che
è la chiave del successo nel trading.

La mia esperienza sul mercato finanziario, nata nel 1985, mi ha portato


ad affrontare il mercato in tanti modi e a cercare sempre di correggere i
miei errori.
Nessuno è infallibile e tutti dovrebbero sempre criticare il proprio opera-
to per tendere all’eccellenza, che resta irraggiungibile (nessuno guadagna
sempre e ininterrottamente sui mercati).

Da queste considerazioni ho capito che l’unica strada per fare soldi è ap-
plicare un piano di money management che ti porta a parcellizzare il ri-
schio ed a rischiare effettivamente, senza condizioni, solo una parte del
tuo capitale.
Questo rischio ha un obiettivo di rendimento molto alto, che solo appli-
candosi sui mercati a leva, in ottica antimartingala, è possibile raggiun-
gere.
Cosi 1.000 euro possono diventare 100.000 euro anche in una settimana
e l’obiettivo a 5 anni viene raggiunto prima di quanto uno possa pensare.

Questo è stato un punto di svolta importante nella mia ricerca per riusci-
re a fare trading nel miglior modo possibile.

Ho letto tantissimi libri che mi hanno dato poi anche l’ispirazione a scri-
vere questo corso di formazione. In uno di questi, molto tecnico, ho tro-
vato questo esempio.

Prendi una moneta (testa e croce) e lanciala in aria 100 volte. Ogni volta
che esce testa vinci 2 euro, per ogni euro di scommessa, e ogni volta che
esce croce perdi solo 1 euro, sempre per ogni euro di scommessa.
Dopo 100 lanci, poiché la probabilità di vedere uscire testa è del 50%,
avrai 50 volte vinto e 50 volte perso. Poiché quando esce testa guadagni
2 euro e quando esce croce perdi solo 1 euro, dopo 100 lanci, se punti
sempre 1 euro, ti trovi ad avere vinto 50€.
Ovviamente, questa è una situazione di scommessa ideale.
Dal momento che possiamo individuare le opportunità redditizie qui
(proprio come devono fare i bravi traders), non andiamo a scommette-
re tutto su un solo tiro, ma dividiamo il nostro capitale (supponiamo di

187
Capitolo 3.2 - Il Money Management

1.000 euro) in 100 tiri da 10€.


Statisticamente è facile che dopo 100 tiri portiamo a casa 500€.

Ci sono, ovviamente, molti altri modi per fare questa scommessa, ma


supponiamo, tuttavia, sia necessario scegliere una delle seguenti quattro
opzioni:

1) Scommettere il 10% del conto totale su ciascun lancio.


2) Scommettere il 25% del conto totale su ciascun lancio.
3) Scommettere il 40% del conto totale su ciascun lancio.
4) Scommettere il 51% del conto totale su ciascun lancio.

Queste sono le quattro opzioni.


Con la soluzione 1, si moltiplicherà il 10% del saldo del conto per 2 se si
vince e si aggiunge al conto. In pratica, nell’ipotesi 1, dopo il primo lan-
cio, il conto o sale al 120% o scende al 90%.

Successivamente si ricalcola il 10% del nuovo valore del conto e si prende


il 10% per scommetterlo nel nuovo lancio.... e così via.

Fai lo stesso se scegli l’ipotesi 2 o 3 o 4.


Alla fine avrai questi risultati dopo 100 lanci:

1) 100€ sono diventat1 4.700€.


2) 100€ sono diventat1 36.100€.
3) 100€ sono diventat1 4.700€.
4) 100€ sono diventat1 31€.

Iniziamo a segnalare due fatti critici sulla gestione del denaro.


In primo luogo, puoi trasformare una situazione di trading relativamente
mediocre in un dinamico “moneymaker”.

Per un trader che ha giocato solo 10€ su ogni lancio, il valore finale del
conto sarebbe stato solo 600€, senza aumentare la dimensione della
scommessa. Tuttavia, anche aumentando troppo il valore da puntare su
ogni lancio si avrebbe avuto poco.

Questo esempio mostra che la gestione dei soldi impropria può tra-
sformare una situazione vincente in una situazione perdente.

188
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Tuttavia, nessun importo, nella gestione del denaro in modo matematico,


trasformerà una situazione perdente in una situazione vincente.

Nell’analisi semplificatrice fatta entra in gioco l’aspettativa del trader.

Per applicare una corretta gestione del denaro, il trader deve avere una
visione positiva (aspettativa positiva) del suo ingresso a mercato e, come
dico spesso, bisogna cercare quel movimento di mercato e crederci fino
alla fine per ottenere risultati clamorosi.

La definizione di aspettativa positiva può essere spiegata come l’idea che


l’attività finale del trader, con probabilità alta, finirà con un profitto e non
con una perdita.

L’esempio della moneta è uno scenario di aspettativa positiva basato sulla


seguente matematica:

• Probabilità di lanci vincenti = 50%


• Probabilità di lanci perdenti = 50%
• Ammontare di ogni vittoria = 2€
• Ammontare di ogni perdita = 1€

L’equazione matematica per un’aspettativa positiva è la seguente:

[1 + (W / L)] x P - 1

dove:
W= importo della vincita
L= importo della perdita
P= probabilità di vincita

Quindi, nel nostro caso, sostituendo i numeri, avremo:

[1 + (2/1)] x 0,5 - 1 = 0,5

L’aspettativa positiva è definita dall’esito di questa equazione essendo


maggiore di zero. Maggiore è il numero, più forte è il valore atteso. Se il
risultato è inferiore a zero, allora matematicamente l’aspettativa è nega-
tiva.

189
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Maggiore è il risultato negativo, più negativa è la situazione. Se il risultato


è esattamente zero, allora l’aspettativa è neutrale.

I traders possono utilizzare la formula matematica in due situazioni:

a) Quando sia le vincite che le perdite sono tutte delle stesse dimensioni.
Tuttavia, le vincite, possono essere di dimensioni diverse dalle perdite
(come nell’esempio fatto sopra).

b) Quando si prendono le medie delle vincite e delle perdite. Ovviamen-


te, questa equazione probabilistica viene applicata ad uno storico di vin-
cite/perdite e non può essere utilizzato per scopi predittivi.

Quando lanciamo le monete, conosciamo già il futuro, o meglio sappia-


mo già che probabilità certa ci sarà (50%) a prescindere dall’esito prece-
dente e da qualsiasi numero di lanci.

Nel mondo reale del trading queste informazioni non le abbiamo.

L’esempio seguente usa questa equazione con dei dati storici dove la pro-
babilità di vincere è stata del 63% e mediamente la vincita è stata di 454€,
mentre la perdita media di 458€.

Pertanto l’aspettativa matematica è:

[1 + (454 /458)] x 0,63 - 1 = 1,99 x 0,63 - 1 = 0,2545

Confronta questo con la strategia che ha le seguenti statistiche:

Vincita media = 2.025€


Perdita media = 1.235€
Percentuale di vincita = 52%

(1 + 1,64) x 0,52 - 1 = 1,37 - 1 = 0,37

Questo sistema ha un risultato matematico leggermente superiore rispet-


to alla precedenti statistiche.

190
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Le seguenti statistiche, invece, hanno questo risultato:

Vincita media = 3.775€


Perdita media = 1.150€
Probabilità di vincita = 65%

Esito matematico = 1,78

Questo risultato matematico non è predittivo in natura e può solo misu-


rare la forza dei risultati passati di un sistema.
Questo, in ogni caso, è l’unico uso per le statistiche storiche.

Sapere che la gestione del denaro è semplicemente un gioco di numeri e


che si ha solo bisogno di aspettative positive per lavorare, deve servire al
trader per smettere di cercare il metodo del Santo Graal.

Martingala e antimartingala

La maggior parte dei metodi di gestione del denaro è diviso in due


categorie: martingala o antimartingala.

La categoria martingala afferma semplicemente che quando il valore di


un conto diminuisce, le dimensioni dei trades successivi devono aumen-
tare. La caratteristica base della martingala è che, poiché il conto subi-
sce perdite, la capacità di compensare queste perdite aumenta o rimane
uguale.
Questo è un tipo di attività molto popolare, di gestione dei soldi, per i
giocatori d’azzardo (gamblers).

Come già detto, nessun tipo di gestione del denaro può trasformare un’a-
spettativa negativa in un aspetto positivo. Di conseguenza, i giocatori
d’azzardo non cercano di cambiare le probabilità, ma cercano di trarre
vantaggio dalle serie.

Si consideri il seguente esempio:

Lanci una moneta 100 volte. Hai la possibilità di scommettere su testa o


croce e quando vinci prendi 4€, ma quando perdi lasci 5€.
Questa è un’aspettativa matematica negativa.

191
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Se scommetti 5€ ogni tiro della moneta, finiresti per perdere 50€ dopo
100 lanci della moneta.

Tuttavia, tu punterai solo dopo una serie di tre risultati simili di fila e lo
farai puntando contro quello che è accaduto.
Pertanto, se esce testa tre volte di fila, tu scommetterai per l’uscita, al
quarto lancio, di croce. Se perdi, raddoppierai la scommessa sul lancio
successivo, sempre puntando su croce. Dopo tre perdite ti fermi.

Per esercizio, ho effettivamente tirato una moneta 100 volte per vedere
quante serie ci fossero.

Di questi 100 lanci, ci sono stati 16 serie da 3 risultati di fila uguali. Su


queste 16 serie di 3 in fila, 10 hanno generato un risultato opposto della
serie successiva. Per quelle 10 volte ho vinto 4€ per colpo con un totale
di 40€.

Ora, senza addentrarci in nuovi esempi noiosi e inutili, è chiaro che que-
sto modo di prendere posizioni sui lanci delle monete è tipico dei gioca-
tori d’azzardo (gamblers).

Purtroppo, con le dovute variazioni, questo è lo stesso atteggiamento del-


la maggior parte dei traders che tentano di recuperare la perdita raddop-
piando la puntata (per di più senza un calcolo matematico e probabilisti-
co attendibile).

Questo tipo di gestione dei soldi non è certo consigliato per i traders che
lavorano nei mercati a leva. I rischi sono troppo grandi e ci sono metodi
migliori e più efficienti per gestire i soldi.

Il metodo dell’antimartingala, invece, è esattamente l’opposto del me-


todo martingala. Come un conto aumenta, aumenta anche l’importo a
rischio posto sui nuovi trades.

Ecco le principali caratteristiche dei metodi antimartingala:

• Generano una crescita geometrica del conto, durante le serie positive


• Soffrono, quella che è detto “asymmetrical leverage”, durante le correzio-
ni negative (drawdown).

192
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Asymmetrical leverage si ha quando un conto soffre perdite e la capacità


di compensare tali perdite diminuisce.

Se si perde il 20% del conto, bisogna guadagnarne il 25% di quello che


resta per recuperare la perdita.
Se si perde il 50%, bisogna recuperare il 100% di quello che resta.

La formula per questo problema è:

[1 / (1 -%di perdita)] - 1 = guadagno % richiesto

In molti casi, la leva asimmetrica non influisce sul trading.

Ad esempio, se un trader che negozia una coppia di valute ha subito un


calo del 20% della sua equity, il guadagno richiesto sarebbe comunque il
25% del saldo nuovo del conto, ma la capacità di raggiungere il 5% in più
non è diminuita.

Perciò, la leva asimmetrica non svolge un ruolo nella performance dell’ac-


count.

L’aspetto positivo della gestione del denaro in antimartingala è che pone


l’account in una posizione di crescita geometrica.

Quando ho iniziato la mia ricerca nell’area di “money management” (ge-


stione del denaro), ho capito che l’unico sistema vincente è l’applicazione
di una tecnica antimartingala con delle percentuali fisse di entrata a mer-
cato in proporzione all’equity raggiunta.
L’unica variabile in mano al trader resta la percentuale da prendere in
considerazione, che sarà un fattore relativo in funzione della leva utiliz-
zata e della volatilità dello strumento utilizzato (questo lo vedremo in
dettaglio nel paragrafo 3.5).

Aspetti pratici

I traders tendono a credere che non hanno bisogno di affrontare la ge-


stione del denaro, finché non hanno iniziato a guadagnare bene. Loro
vogliono “dimostrare” che una particolare strategia funzionerà anche pri-
ma che decidano di applicare qualsiasi metodo di gestione del denaro.

193
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Questo può essere un errore costoso.


Ricordati che con il metodo di tipo antimartingala, come il conto cresce,
l’importo a rischio su ogni trade aumenta anche.

I traders vogliono dimostrare che il loro metodo fa soldi e aspettano trop-


po a lungo.

In secondo luogo, vedono, come un pericolo il piccolo rischio aggiuntivo


nell’applicare la gestione del denaro fin dall’inizio, invece di non applicar-
lo affatto (cioè il rischio dato dalla leva asimmetrica). Ma a quel punto si
ha un aspettativa negativa del trading.

L’unica ragione, per un trader, per non applicare correttamente i princi-


pi di gestione del denaro fin dall’inizio è se quel trader effettivamente si
aspetta di perdere.
E se questo è il caso, perché fare trading?

La corretta gestione del denaro può essere utilizzata in qualsiasi situazio-


ne di trading a leva, indipendentemente dal mercato. Non importa se il
mercato è la sterlina britannica o il petrolio.

La corretta gestione del denaro si basa su una cosa sola, la performance


del conto, altrimenti conosciuta come la curva azionaria del conto (equity
line).

Una parte molto importante della leva finanziaria è il concetto di draw-


down.
Esso è definito come la perdita maggiore che si ha tra un massimo e un
minimo relativo di una curva azionaria del conto.

Un esempio potrebbe essere un’equity che tocca 10.000€, poi scende a


8.000€ e poi risale a 11.000€.
In questo caso abbiamo un drawdown pari a:
10.000€ - 8.000€ = 2.000€.

Nel trading, queste oscillazioni possono essere anche molto ampie e la


gestione del denaro deve tenerle in considerazione.
La maggior parte dei professionisti ti dirà che non puoi controllare il
drawdown.

194
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Ma per la maggior parte dei casi tu non hai bisogno di controllarlo. Tut-
tavia, quando la perdita sta raggiungendo un livello che potrebbe evitarti
di continuare a fare trading, tu devi controllarlo ed evitare che ciò accada.

Prima che il drawdown ti butti fuori mercato tu devi fermarlo o rallen-


tarlo.
È vero: esso è imprevedibile ma può essere limitato.

Nel regno della gestione del denaro, il drawdown è controllato diminuen-


do il numero di lotti che si hanno in posizione (lo spiegherò nel paragrafo
3.5), appena si intuisce che esso diventa minaccioso.

Applicando le giuste tecniche di gestione del denaro si può spingere il


conto a diverse centinaia di migliaia di euro con la negoziazione di lotti
multipli.
Tuttavia, una corretta gestione del denaro sarà anche quella di proteggere
questi profitti diminuendo l’esposizione al rischio del conto.
Resta però molto importante sapere che, come nell’attività imprendito-
riale tradizionale, la ragione numero uno per il fallimento delle imprese
è la sottocapitalizzazione. Anche nel trading essa è la causa principale del
fallimento.

Questo non significa che bisogna mettere a rischio cifre molto elevate
(anche se è tutto relativo e dipende dalle proprie risorse finanziarie e da-
gli obiettivi di rendimento che si hanno), ma piuttosto vuol dire che non
si può pensare di avere rendimenti stellari senza una giusta parcellizza-
zione del capitale a rischio nel tempo, per avere la possibilità multipla
di incrociare quel breve periodo temporale (io lo considero in 5 giorni
lavorativi = weekly position) che, in ottica di costruzione piramidale, può
farci aumentare moltissimo la nostra equity, pur mettendo a rischio solo
una piccola percentuale di essa stessa.

In questo paragrafo ci sono informazioni pratiche che puoi applicare al


tuo trading. Per alcuni, queste informazioni possono essere nuove e ser-
vono ad aprire gli occhi. Per altri, possono essere la conferma di molti
precedenti pensieri ed idee.
Indipendentemente, le informazioni sono inutili se tu non le applichi nel-
la pratica reale.
Il mio obiettivo è quello di aiutarti a realizzare un buon metodo di gestio-

195
Capitolo 3.2 - Il Money Management

ne del denaro e di conseguenza di pianificazione.


A volte, vedo tantissimi traders operare e mi sono fatto un paragone che,
credo, sia adatto a spiegare la situazione.

Quasi tutti, avendo le risorse finanziarie, vogliono costruire una casa sen-
za un progetto.
Prendono i mattoni, la calce, quant’altro necessario e vanno avanti aven-
do l’idea della casa che desiderano.
Il palazzo rischia di crollare.
Ecco, come per costruire una casa, abbiamo bisogno prima di un proget-
to valido, così per fare trading profittevole dobbiamo costruirci un piano
di lavoro che passa prima di tutto dal money management.

Molti traders sviluppano obiettivi sinceri perché non hanno idea di come
raggiungere questi obiettivi. Una parte del problema è che non sono sicu-
ri di avere iniziato nella giusta direzione. È come essere in mezzo al nulla,
avere la possibilità di andare da qualche parte, sperando di muoversi nel-
la giusta direzione.
La maggior parte dei traders non si muovono nella giusta direzione.

Quando alcuni traders mi chiamano e cominciano a dirmi che hanno


certi obiettivi nel trading, chiedo se hanno sviluppato un piano per rag-
giungere questi obiettivi e la risposta è sempre “no”.

Come dico spesso, i traders che non hanno sviluppato un piano devono
interrompere completamente il trading.

Se tu hai posizioni aperte, cancella tutto in modo che quando hai finito di
sviluppare il piano, sai esattamente come stai iniziando (reset). Per alcuni,
questo non è necessario. Per la maggior parte, però, è il punto di partenza
da cui cominciare.

Inizia a prendere appunti e segnati ogni esperienza che riesci a ricordare,


positiva o negativa.
Scrivi quanti più dettagli possibili, inclusi quali eventi ti hanno portato a
prendere una determinata posizione (long o short).
Devi essere critico con te stesso.

La dimensione dell’account iniziale, perché hai iniziato con tale account,

196
Capitolo 3.2 - Il Money Management

il tipo di negoziazione, la frequenza di negoziazione, quali trades ti sono


piaciuti e quali hai odiato.
Infine, scrivi qual è il risultato finale della tua esperienza (se c’è stata), il
tuo guadagno, la tua perdita e quello che hai fatto con l’account successi-
vamente.

Una volta che hai fatto questo per ogni singola esperienza, considera gli
errori che hai fatto più e più volte. Riuscirai a sapere quali sono le tue
debolezze e i punti di forza e soprattutto quale tipo di trading è più adatto
alle tue attitudini (non siamo tutti uguali e ognuno ha una propria predi-
sposizione mentale verso il rischio).

Ora che hai scritto ciò che hai fatto, scrivi quello che vorresti realizzare.
Questo obiettivo non deve solo essere che vuoi diventare milionario in 2
settimane. Deve essere più specifico.
Prima di tutto devi scrivere quanto capitale hai a disposizione.

Se hai un obiettivo di fare 1 milione di euro nei prossimi cinque anni, per
questo obiettivo vuoi mettere a rischio tutto il capitale iniziale o solo per
esempio il 50%?

La tolleranza al rischio diventa parte dell’obiettivo.

L’obiettivo può anche includere altre cose come il modo in cui si desidera
ottenere il valore finale.

Vuoi raggiungerlo passando quattro ore al giorno a studiare i mercati,


quando arrivi a casa alle 18 o dopo 8 ore di lavoro?

Vuoi essere in grado di raggiungere l’obiettivo e per questo trascurare


completamente la tua famiglia?

Fa parte del tuo obiettivo prenderti una pausa dal tuo lavoro ordinario
per raggiungere l’obiettivo in un certo tempo?

Queste cose devono essere prese in considerazione. Scrivi tutto.

197
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Includi anche, all’interno degli obiettivi, i sacrifici che andrai a fare. Per
nessuna quantità di ricchezza vale la pena sacrificare tua moglie, tuo ma-
rito o i tuoi figli.

Puoi sacrificare le cose che hanno poca importanza: forse dovrai tagliare
i tuoi tre giorni di sport a settimana o eliminare qualche cena o qualche
viaggio. Questi sacrifici possono essere solo temporanei, finché le cose
non si evolvono positivamente, ma devi essere pronto a farli.

C’è un detto:

“Se fai quello che devi fare quando dovrai farlo, allora sarai in grado di fare
quello che vuoi fare, quando vuoi farlo”.

Sviluppare un piano d’azione

Finora, sai cosa hai fatto, quello che vuoi fare e quello che sei disposto a
fare per arrivarci. Ora bisogna scrivere i dettagli.

Ci sono due aree vitali per lo sviluppo di questo piano.


Il primo è il metodo da utilizzare.
La seconda è la gestione del denaro che utilizzerai.

Prima di tutto assicurati di non iniziare con un piano di overtrading. Poi,


il mio consiglio è quello di concentrarsi su uno, massimo due strumenti
finanziari (tipo eurusd, usdjpy, gbpusd, dax...). Quando diventerai bravo,
non andare oltre i 4 o 5 prodotti, non migliora assolutamente i risultati
economici.

Diventa esperto di un solo mercato!

Poi, utilizza un periodo temporale di riferimento per l’inizio e la fine di


un’operazione.
Pianifica sempre il momento dell’uscita.
Il mio consiglio, come dico spesso, è quello di adottare un metodo setti-
manale.

Ogni operazione deve nascere il lunedì o il martedì e deve chiudersi il


giovedì o il venerdì successivo.

198
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Mai, e dico mai, dovete mantenere posizioni aperte durante il week end.

La seconda area di sviluppo di un piano è la gestione del denaro. All’in-


terno del piano, devi valutare la strategia della gestione del denaro insie-
me ai tuoi obiettivi. Se non vuoi rischiare un sacco di capitale all’inizio,
allora dovrai essere conservatore con la strategia di gestione del denaro
che implementi.
Se vuoi arrivare a un certo punto il più rapidamente possibile, mentre
rischi solo la quantità di X del conto, la gestione del denaro deve essere
adattata a quegli obiettivi.
In quest’area hai poche scelte.

Devi imparare la gestione del denaro nel modo più accurato possibile e
sapere quello che tu devi fare per i tuoi obiettivi specifici e le tolleranze
di rischio.

Quando sviluppi la parte di gestione del denaro del piano, deve essere
specifica con ogni dettaglio.
Non dire semplicemente che aumenterai o diminuirai le posizioni ad una
certa percentuale del conto.

Calcola in modo specifico i livelli che l’account deve avere per avere un
lotto aggiuntivo (questo te lo spiego bene nel paragrafo 3.5).

Calcola specificamente il livello al quale diminuire i contratti. Non esitare


a utilizzare una percentuale di equity minore all’inizio per aumentarla
pian piano.

Ma se i tuoi obiettivi devono essere aggressivi ora, e conservatori più tar-


di, allora sentiti libero di cambiare la percentuale.

Cerca di prendere meno decisioni possibili una volta iniziato il trade.


Quanto più pianifichi, tanto più ti aumenta la probabilità di successo.

Gli unici traders che falliscono sono i traders che rinunciano.

Se sviluppi un piano e le cose non vanno come previsto, devi avere un


piano B. All’interno del piano originale, si dovrebbe sempre avere spazio
per continuare la negoziazione se il piano originale produce perdite.

199
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Ad esempio, se si inizia con un conto di 10.000€, assicurati di non ri-


schiare l’intero 10.000€ entro il primo piano.

Come puoi implementare un piano di B?

Come regola generale, sviluppa un piano A che non perderà più del 40%
del conto, scenario peggiore.

Perciò, a partire da 10.000€, si passerebbe al tuo piano B se il conto scen-


de a 6.000€ (la giusta parcellizzazione del capitale messo a rischio, la ve-
dremo nel capitolo 5.1) ma, comunque, prima di arrivare a perdere il 40%
devi rivedere la strategia adottata.
A volte, rivedendola eviterai ulteriori perdite.

Comunque, cerca di capire bene il problema. A volte, anche solo un mer-


cato può causare il problema (esempio: si lavora troppo sul Dax che è
spesso molto volatile rispetto a eurusd).
Quindi, bisogna essere preparati a isolare il problema e sostituirlo prima
di sostituire l’intero piano.

Inoltre, il piano B deve essere più conservatore di quello originale.


Con un piano B, la conservazione del capitale diventa priorità.
Preservare il capitale può limitare il tuo fattore di crescita, ma ti tiene nel
gioco, e se non sei nel gioco, non puoi giocare.

I piani di gestione del denaro corretto includono non solo gli aumenti dei
lotti negoziati, ma anche l’aumento del numero di strategie e di mercati,
o di entrambi.

Ci sono momenti in cui il conto, poiché salito, può assorbire strategie o


mercati aggiuntivi senza aggiungere un notevole rischio.

Dopo aver iniziato a fare trading, pianifica eventuali strategie aggiuntive.


Avrai il tempo di fare la ricerca e la capacità di fare un lavoro accurato.
Inoltre, è una buona idea esplorare strategie di trading che non sono cor-
relate al piano attuale.

Se hai un obiettivo temporale, puoi allora sperimentare periodi più lun-


ghi o più brevi.

200
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Se un trader segue questi passaggi e si prepara a vivere queste idee nella


pratica, allora sarà tra quelli che avranno successo nel trading.

Aspetti pratici

Come ho detto varie volte, il money management è un elemento essenzia-


le per il successo nel trading, ma è spesso ignorato o sottovalutato dalla
maggior parte dei traders.

Tuttavia è l’argomento che nella realtà dell’investimento è vitale per la


sopravvivenza finanziaria del trader stesso.

L’assunto principale del trading management si basa sull’assioma che per


prima cosa bisogna proteggere il capitale.

Mi permetto, quindi, di ripetere quanto già detto nel primo capitolo, per
ricordarti delle cose basilari.

Il trading management è composto da:

• Risk management: gestione della posizione (es. Stop Loss con il quale
definisco quale rischio voglio correre ogni volta che apro una posizione).

• Money management: scelta della percentuale di K (capitale da impie-


gare) in un trade (quanto) detto anche position sizing.

Ad esempio ho 10.000€ e decido che posso perdere 1.000€ (10%).


Poi decido il rischio, cioè quanto sono disposto a perdere ogni volta che
apro una posizione.
Se ad esempio rischio 100 euro ogni volta che apro una posizione, se ho
10 operazioni negative di fila (e può accadere) devo smettere di operare.

Stabilita la massima perdita accettabile, la misuro con la volatilità dello


strumento che scelgo da negoziare, per decidere quanti lotti prendere (a
parità di massima perdita accettabile, più un prodotto è volatile, meno
lotti devo prendere).

Quanto capitale (K)? A parità di rischio si sceglie l’operazione in cui si


impiega meno capitale e per meno tempo.

201
Capitolo 3.2 - Il Money Management

Alcune considerazioni:

Se prendo troppi lotti, rispetto alla volatilità dello strumento, un falso


movimento può far scattare lo stop loss.
Se prendo pochi lotti, rispetto alla volatilità dello strumento, l’obiettivo
sarà difficile da raggiungere.

Se l’obiettivo è troppo vicino al punto di ingresso, anche se in termini %


può essere buono, significa operare con un rapporto rischio/rendimento
sfavorevole, che porta a guadagnare meno di quanto si perde, quando si
prende profitto.
Mettere ad esempio sempre un take profit a + 3% e idem per quanto ri-
guarda lo stop loss significa piazzare lo stop in un punto grafico scorret-
to (il rapporto rendimento/rischio, in questo caso, sarebbe pari a 1 ed è
sempre perdente nel lungo periodo).

Gestione della posizione o risk management

Nel trading, più che in altri campi, una pianificazione attenta può servire
a vincere la strenua competizione con mercati altamente efficienti e ad
alta volatilità (Forex).

Mettendo in atto un strategia, si evita di perdere tempo nell’analisi dei


mercati su cui non si prende posizione e di essere trascinati in una posi-
zione inconsciamente non voluta.

Nel breve tempo, molti, forse, hanno ragione a non pianificare, ma nel
lungo periodo sono inevitabilmente perdenti contro le leggi della stati-
stica.
La base di ogni investimento dovrebbe essere la stesura (mentale e scrit-
ta) di un piano di trading.
Tale piano fornisce le ragioni per entrare e uscire da una posizione.
L’entrata è unica, mentre le possibilità di uscita sono molteplici: perdita,
profitto e/o dopo un periodo di tempo.

Il principio fondamentale è che, una volta aperta una posizione, questa


deve dare il massimo profitto.

La maggior parte degli operatori tende a “far correre le perdite e tagliare

202
Capitolo 3.2 - Il Money Management

i profitti sul nascere”.

La statistica dice: il trader di successo subisce perdite dal 60-65% delle


posizioni che apre e profitto solo dal 35-40%.
Egli riesce però a riconoscere i trends e a ricavare il massimo da essi.
Esempio: trader in perdita per diversi mesi su eurodollaro in un merca-
to laterale, ma pareggiata e di gran lunga superata dal profitto realizzato
“catturando” il trend (quello che io chiamo “corrente del mare”).

Durante una posizione aperta, il trader opera per ricavare il massimo


profitto da un trend favorevole o per uscire indenne dalla posizione er-
rata.

Vi sono diverse strategie per mediare i prezzi di carico di posizioni aper-


te, ma la migliore resta l’utilizzo dell’antimartingala.

Il capitale iniziale

La prima regola da rispettare è che nell’attività di trading non si deve uti-


lizzare denaro strettamente necessario alle esigenze primarie.

E’ necessario un ammontare minimo per risultare vincenti sul mercato?

Si ritiene corretto ragionare in termini di probabilità, cioè il successo in


un’attività di trading è correlato positivamente all’ammontare di denaro
allocato a tal fine.

Più elevato è il capitale iniziale e più il trader può sopportare perdite po-
tenziali causate da movimenti errati nei mercati; la necessità di tampona-
re perdite per un piccolo portafoglio possono essere insostenibili.

Ovviamente non esiste un capitale iniziale ideale e tutto è in funzione


degli obiettivi.
Si capisce facilmente che è più facile guadagnare 100.000€ con 50.000€
che con 10.000€.

Ma il mio punto di vista è che, poiché ragioniamo in un’ottica di antimar-


tingala e piramidiamo le posizioni, con la tecnica giusta e con un poco di

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

fortuna, bastano poche migliaia di euro per fare tanto, tantissimo.

Quanto poco?
Per esperienza e per la statistica che mi porto negli anni, direi che biso-
gna avere un piccolo capitale da mettere a rischio ogni anno e aspettare
il famoso “cigno nero” che magari ci fa diventare ricchi all’improvviso.
Questo importo annuale può essere vario, ma di sicuro non possono es-
sere 1.000 euro ma nemmeno 100.000 euro.

Ritengo che la posizione ideale sia quella di mettere a rischio ogni anno
tra i 5.000 e i 50.000 euro (nel capitolo 5.1 affronteremo proprio la parcel-
lizzazione del capitale di rischio).

Di sicuro esiste un’altra regola aurea che dice che non bisogna mai ag-
giungere denaro ad un portafoglio iniziale in perdita (rispettare il budget
annuale).

Obiettivi

Gli obiettivi auspicati (per esempio rendimento a fine anno) incidono


pesantemente sulla gestione del portafoglio: nel primo anno di trading è
più facile rimanere inchiodati al breakeven o ad un piccolo profitto.

Se i nostri obiettivi sono irrealistici, saremo portati a rischiare in maniera


spropositata, aumentando le probabilità di rovina.

Ecco perché, nel piano di trading, bisogna scrivere anche la divisione del
capitale in sottoperiodi per avere sempre nuove opportunità di profitto
(lo approfondiremo nel capitolo 5.1) e ridurre a un livello accettabile la
possibilità di azzerare tutto.

Aspettative (dall’apertura della posizione)

Come già ho ampiamente illustrato e dimostrato con la formula mate-


matica, l’aspettativa non è altro che la media aritmetica dei vari risultati
possibili (positivi o negativi) moltiplicati per le rispettive probabilità.
Esempio: un trader, che compra e imposta uno stop di 500€ e ha un obiet-
tivo di 1.000€, magari assegna una probabilità del 50% sia al verificarsi
del primo evento che del secondo.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

L’aspettativa (matematica) sarà:

1.000 x 50% - 500 x 50% = 250 euro

Che poi applicando la formula che già abbiamo visto in precedenza sa-
rebbe:

[1 + (1.000/500)] x 0,5 - 1 = 0,5 (esito matematico)

Nel medio termine le leggi della statistica dicono che si possono ricavare
questi profitti e quindi il trader decide di aprire la posizione.
La chiave è l’assegnazione delle probabilità, operazione squisitamente
soggettiva.

La probabilità di rovina

Il trader deve pensare a conservare il suo potere di trading rappresentato


dal capitale iniziale e la sua perdita è la cosa che più deve preoccuparlo.

Vi possono però essere degli effetti casuali che determinano l’esaurimen-


to del capitale iniziale, anche in presenza di un piano di trading affidabile.
Questi fattori possono contribuire, per esempio, all’accumulo di un nu-
mero piuttosto elevato di operazioni in perdita consecutive con conse-
guente drawdown molto pesante.

Esempio: due trader, il primo rischia il 2% del suo capitale in ogni opera-
zione mentre il secondo il 5%.
Ipotizziamo 20 operazioni in perdita consecutive (con rischio per opera-
zione costante): il primo si trova con una perdita pari al 40% del capitale
iniziale, mentre il secondo avrà azzerato tutto.

Un trader che invece dice: io utilizzo solo il 3% del mio capitale e il mio
sistema non subirà mai 33 operazioni in perdita consecutive, non sa che
ci sono brutte notizie: la teoria delle probabilità sostiene qualcosa di di-
verso.
Esiste sempre una probabilità finita che qualunque piano di trading possa
subire un numero di operazioni consecutive in perdita in grado di azze-
rare completamente il conto iniziale, di qualunque entità esso sia.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

Questa probabilità è chiamata “Probabilità di Rovina”.

Per ridurre al minimo la probabilità di rovina bisogna tenere al livello più


basso possibile il rischio a cui ci si espone in ogni operazione.

E’ necessario un compromesso: un rischio più basso comporta anche


guadagni più bassi e l’obiettivo è proprio quello di riuscire a identificare
la percentuale ottimale del K iniziale.

I traders più esperti utilizzano una percentuale di rischio del 1% (max


2%) in ogni operazione.

Obiettivo primario: determinare l’entità del capitale iniziale con cui intra-
prendere la professione e la percentuale di rischio sul capitale iniziale che
si intende utilizzare in ogni operazione.

Molti traders cominciano aprendo un conto con una piccola somma e


poi cercano di rischiare al massimo, nella speranza di avere abbastanza
fortuna e concludere una lunga serie di operazioni in guadagni prima di
subire delle perdite.

Ma quale è la realtà dei mercati?


La serie di operazioni in perdita si verifica sempre prima di quelle in gua-
dagno.

Legge fondamentale del trading

1) Il capitale iniziale (K)


2) La percentuale di rischio per operazione del k iniziale (R)
3) La somma che si deve rischiare in ogni operazione (S)

Sono tre parametri collegati da una relazione precisa chiamata:


“legge fondamentale della gestione del rischio e del capitale”.

Se, per esempio, si decide di assumere un rischio per trade pari al 2% e


che questa percentuale sia pari a 2.000€ il capitale richiesto dovrà essere
in tal caso pari a 100.000€.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

Fig. 3 - Proporzione capitale inziaie/rischio

Dalla tabella risulta evidente che:

• Il capitale iniziale è inversamente proporzionale alla percentuale di ri-


schio per operazione.
• Il capitale iniziale è direttamente proporzionale alla somma che si mette
a rischio in ogni operazione.

Spesso la somma che si decide di mettere a rischio è un parametro dipen-


dente dalla strategia operativa che si applica, dalla volatilità del mercato,
ecc.
Riducendo la somma da rischiare, per effetto della volatilità, la redditività
del sistema diminuisce perché saranno meno le operazioni che possono
raggiungere i target di profitto.

Solo dopo aver analizzato il piano di trading in modo corretto è possibile


determinare l’entità del capitale iniziale con il quale iniziare a operare e
aver valutato l’effetto che la percentuale di rischio per ogni operazione
(che si decide di utilizzare) produce sulla performance del sistema stesso.

Esempio: supponiamo di utilizzare un piano di trading che dopo varie


analisi ci porta alla conclusione che per ottenere un profitto ragionevole
bisogna accettare di rischiare 500 euro per operazione.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

Supponiamo, inoltre, che il trader abbia deciso di accettare un rischio


massimo del 2% sul capitale iniziale per operazione.
Inserendo questi dati nell’equazione si arriva alla definizione di un capi-
tale iniziale pari a 25.000 euro.

Modelli di Money Management

Faccio ora un breve cenno ad alcuni modelli di money management che


cercano di dare un criterio matematico e poter dimensionare la posizio-
ne.
I più conosciuti sono:

a) Fixed fractional
b) Optimal f
c) Secure f
d) Fixed ratio
e) Percent volatility

Inoltre c’è la “formula di Kelly” la cui caratteristica principale è quella di


dare un criterio matematico al money management e quindi la formula ha
il pregio di dimensionare (size) la posizione che dovrebbe essere assunta
sul mercato dall’investitore e la % del portafoglio con la quale eseguire
l’operazione.

La formula di Kelly indica la frazione ottimale del capitale da investire.


Si prende, ad esempio, in considerazione un piano di trading e in seguito
si analizza quante volte il sistema ha ragione e quanto mediamente vinca
rispetto a quanto perda:

• %G = probabilità di vincita (del piano)


• GL = rapporto vincita media/perdita media (del piano)
• K% = %G – [(1 - %G) / GL]

Kelly punta alla massimizzazione del profitto.

Invece diamo un’occhiata sintetica, giusto per cultura, a qualcuno degli


altri metodi, che a mio parere sono ampiamente superati dal nostro
“metodo Samas”.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

Fixed Fractional Method

Identifica la percentuale di capitale da rischiare in ogni trade: tale % è


chiamata “fraction” o “%f ”.
Si prende in considerazione lo stop loss, prevista dal piano di trading,
come perdita che si subirebbe utilizzando una singola unità di trading.

(Capitale K x % di perdita)/(stop loss)=unità di trading

Si ricalcola l’unità di trading dopo ogni trade.

E’ utile per comprendere il limite assoluto oltre il quale non spingersi. E’


un calcolo puramente matematico e non reale e prende in considerazione
i trades che il piano ha effettuato. Su di essi considera la peggior perdita e
parametrizza tutti i trades rispetto ad essa.

Secure f

Dipende dalla psicologia dell’investitore. Il trader impone una scelta che


tiene in considerazione il massimo DD storico del sistema (drawdown).
Si cerca fra tutti frazionamenti possibili quello che massimizza i guada-
gni a condizione che il DD mostrato sia al di sotto di una determinata %
scelta dal trader.
Si può utilizzare la formula vista per il “Fixed Fractional” utilizzando la
massima perdita storica registrata anziché lo stop loss.

Fixed Ratio

Esso è un alternativa al “Fixed Fractional”.


Si cerca di dare lo stesso peso ad ogni unità di trading in maniera che se
ne mantenga inalterato l’effetto al crescere della equity line

STEP = Perdita Massima / % f (rischio x trade)

Per il Fixed Ratio la soluzione è un uguale incremento per unità di


trading, una percentuale fissa tra gain per unità in aumento.

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

Percent Volatility Model

Si basa sulle fluttuazioni di mercato e sulla massima fluttuazione che si


desidera mantenere per il proprio capitale.

Ritengo superfluo continuare ad approfondire tecniche inutili che ho


menzionato solo per dovere didattico.

I tuoi sforzi devi farli solo per capire a pieno come funziona il metodo
Samas e come puoi applicarlo per risultare vincente nel tempo.

Termino questo paragrafo, riportandoti le risposte che ho dato, nel grup-


po Samas, alle domande più interessanti che riguardano la gestione del
denaro, sperando ti possano tornare utili.

1) “Esiste un metodo semplice per decidere quanto rischiare nell’anti-


martingala? “

Il modo migliore di approcciare alla tecnica dell’antimartingala è partire


dal rischio massimo che si può sopportare in termini economici e parcel-
lizzare l’importo totale.

Gestire un portafoglio “barbell” vuol dire decidere quanta parte del capi-
tale totale mettere a rischio elevato per raggiungere obiettivi ambiziosi.

L’altra parte deve essere investita in strumenti finanziari non rischiosi che
offrono un rendimento in linea con la crescita dell’inflazione e cercano di
proteggere nel tempo il valore reale della moneta.

La quota da investire in un progetto di antimartingala, pertanto, deve


essere una percentuale del capitale finanziario che si possiede
e non deve poterci dare troppi problemi psicologici in caso di perdita
totale.

Normalmente questa quota deve essere tra un 5% (profili di rischio più


prudenti) e un 30% (profili di rischio più aggressivi).
Mediamente, considerando un calcolo di media ponderata per il nume-
ro di portafogli che evidentemente saranno in numero maggiore con un
profilo meno aggressivo, un portafoglio barbell si può costruire investen-

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

do il 90% in titoli a basso rischio (mi riferisco a obbligazioni di Stato) e il


10% in un progetto antimartingala.

Prendiamo ad esempio un capitale di 100.000 euro.

Costruiremo un portafoglio bilanciato utilizzando solo 10.000 euro per


fare antimartingala.

Il problema principale che abbiamo è che se noi alimentiamo un conto di


un broker che ci permette di lavorare con una leva elevata (supponiamo
leva 400) con l’intera cifra, rischiamo di bruciare tutto il capitale a rischio
(cioè i 10.000 euro) in pochi giorni.

Questa possibilità di perdita veloce del capitale è statisticamente probabi-


le anche se si tenta di arginare i risultati negativi con le stop loss.

La parte psicologia del nostro modo di fare trading avrà il sopravvento e,


ogni volta ci sarà una “vocina” che ci dirà di insistere perché il mercato
girerà a nostro favore o comunque il nostro “ego” non ci permetterà di ac-
cettare facilmente le sconfitte, continueremo a prendere posizioni anche
se il mercato è palesemente contro le nostre idee di trading.

Limitare le perdite.

L’unico modo di limitare le perdite è la divisione del capitale a rischio, in


modo da avere statisticamente più di una possibilità, in un periodo rela-
tivamente lungo, di trovare il “vento” a favore per la nostra costruzione
piramidale.

Bisogna prima di tutto ricordare che uno dei migliori metodi per lavora-
re, su un orizzonte base di 12 mesi, è costruire posizioni di trading che si
aprono e si chiudono all’interno di una settimana lavorativa (dal lunedì
al venerdì).

Tale tecnica, chiamata “weekly position”, permette di avere una pausa nel
week end che ha tre scopi principali:

1) Evitare di insistere su operazioni nate male.


2) Impegnare il tempo eventualmente nel leggere news e analisi per rico-

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Capitolo 3.2 - Il Money Management

struire un piano di trading per la settimana successiva


3) Rilassarsi, senza avere lo stress di pensare alle aperture dei mercati del
lunedì e di temere di perdere tutto.

Quindi il punto di partenza minimo è il trading settimanale che deve


avere la giusta quota di capitale per prendere posizioni e costruire l’anti-
martingala.

Ecco allora il vantaggio di lavorare con un conto con leva 400.

Mentre buona parte dei traders che non usano leve elevate sono convinti
che + leva significa + rischio, il mio pensiero è completamente opposto,
perché con più leva possiamo permetterci di usare meno capitale di ri-
schio ed avere più possibilità di costruire la nostra antimartingala.

2) Come parcellizzare il capitale?

Torniamo ai nostri numeri e riprendiamo l’analisi dai nostri 10.000 euro


messi a rischio.

Di seguito ti indico come parcellizzare il capitale che statisticamente rie-


sce a darci i migliori risultati nel tempo.
Questa divisione deve però essere rigorosa e rispettata: tutto deve essere
impostato a priori in un vero e proprio piano di trading scritto.

Ogni periodo deve avere una sua massima perdita.

La massima perdita annuale è 10.000 euro.

Ma questo non significa che ho 12 mesi di tempo per perdere 10.000


euro, infatti potrei perderli prima dei 12 mesi ma comunque dopo devo
stare fermo con il trading.

La massima perdita viene pertanto divisa in 4 mesi: 2.500 euro al mese.


Questo vuol dire che l’evento peggiore che può accadere è perdere 4 mesi
di seguito e quindi, iniziando da gennaio, chiudere il nostro “libro” di
trading a fine aprile e… restare a guardare i mercati (abbiamo fallito e
dobbiamo accettare questo).

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In un mese non possiamo perdere più di 2.500 euro, ma poiché lavoria-


mo con un orizzonte settimanale, dobbiamo capire quanti di questi 2.500
euro possiamo rischiare in una settimana.
La cifra giusta è 1.250 euro.

Quindi, l’evento peggiore sarà quello di avere 2 settimane iniziali negati-


ve, di chiudere il “libro” e di aspettare il mese successivo.

A questo punto abbiamo il capitale iniziale per fare trading con un ri-
schio totale di 10.000 euro.

Questi 1.250 euro sono l’importo che devo avere sul conto di trading il
lunedì mattina quando inizio la mia prima “weekly position” alla ricerca
dell’antimartingala.

Altra storia sarà, se invece di avere perdite vado in profitto, ma questo, ve lo


racconterò in un altro capitolo.

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