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ESERCIZI di RESPIRAZIONE e PREPARTO

Respirare nel modo corretto in gravidanza permette di ossigenare meglio il sangue e di placare l’ ansia.
Grazie alla respirazione avviene la stimolazione dei neurotrasmettitori antistress, chiamati catecolamine,
che attraversano la placenta e che influenzano positivamente il bambino (come quando facciamo dei respiri
profondi per calmarci prima di affrontare una situazione di forte stress). Durante la gravidanza, ossigenare
bene l’organismo significa ossigenare meglio anche il bambino a cui la madre trasmetterà una sensazione di
calma e di rilassamento. Dovete pensare alla contrazione come una montagna, se siete in salita bisogna
respirare più velocemente. La contrazione parte da sotto e si innalza, prende tutta la pancia, la indurisce, a
volte si irradia anche dietro la schiena e poi scende. Immaginate mentalmente questa montagna, mettete le
mani sul fondo perché paradossalmente qua sopra (la sommità della pancia) è il fondo dell’utero e
nell’innalzarsi del picco della contrazione inspirate tipo in 4 tempi ed espirate in 8 tempi. A man mano che
sentite il dolore che sale respirare più velocemente mantenendo l’espirazione più lunga ( insp. 3 tp ed esp 6
tp); quando sentite che la contrazione si sta calmando continuare a respirare però sempre meno
velocemente.

Esercizi di respirazione (lontano dai pasti)

Posizione dell’albero in piedi, qualche minuto per lato.

Posizione della rana per la pancia: accovacciati con le mani all’interno delle cosce allargate, far entrare il
massimo possibile dell’aria, lasciando cadere la testa in avanti e respirando con il naso.

Nella fase iniziale del travaglio, rilassatevi e respirate profondamente. Per rendere efficace la respirazione,
spingete sul diaframma concentrando la spinta sul basso ventre. Quindi, prima inspirate a livello del
diaframma e poi espirate durante la spinta, per aiutare anche il perineo a rilassarsi.
LE RAGADI AL SENO

Le ragadi al seno si presentano come screpolature o addirittura tagli, talvolta profondi, che si formano sul
capezzolo. Sono lesioni piuttosto dolorose e in alcuni casi possono addirittura sanguinare. Alcuni consigli:

- La mamma deve cercare una posizione comoda, che sia sdraiata, leggermente reclinata oppure
seduta, magari con un cuscino dietro la schiena e uno o più cuscini sulle gambe, in modo che non
sia costretta a chinarsi verso il bambino;
- Posizioni alternative come mettersi sdraiati l’uno di fronte all’altro, oppure a rugby, cioè con il
corpo del neonato che passa sotto il braccio e i piedini verso la schiena. Alternare le posizioni è
raccomandabile.
- La testa del bebè deve essere rivolta verso il seno e il collo non deve essere girato; il seno deve
essere offerto sorreggendolo “ a coppa” e non schiacciandolo. Le labbra devono essere ben aperte
e girate in fuori; buona parte dell’areola, e non solo il capezzolo, deve essere nella bocca del
neonato.
- Mentre il bambino succhia, non si devono avvertire schiocchi, che sono segnale di ingurgito aria e
quindi mal attacco. Se si sente dolore durante la poppata, è bene staccare il bambino inserendo il
mignolo nell’angolo della sua bocca e farlo riattaccare nel modo corretto.
COME USARE IL TIRALATTE

Imparare a usare un tiralatte può richiedere tempo e pazienza, ma ne vale la pena. Ecco i consigli degli
esperti per avviare in modo efficace la tua esperienza di estrazione

Come ogni abilità che valga la pena avere, anche imparare a usare un tiralatte potrebbe richiedere del
tempo. Il segreto è la pazienza, anche se inizialmente non riuscirai a estrarre tutto il latte che vorresti.
Dopotutto, un tiralatte non ti stimolerà le stesse sensazioni che ti procura il tuo bambino. Con il tempo,
però, il tuo corpo dovrebbe imparare a indurre il riflesso di eiezione mentre estrai e la quantità di latte
estratto dovrebbe aumentare. Durante le prime quattro settimane, tu e il tuo bambino lavorate insieme
per avviare e formare la tua produzione di latte. Se il tuo bambino gode di buona salute e l'allattamento
al seno sta procedendo bene, significa che non hai bisogno dell'aiuto di un tiralatte per questo aspetto.
L'estrazione è molto utile nel caso tu ti debba assentare (vedi il consiglio qui sotto), ma se non ne hai
necessità, goditi questo periodo con il tuo bambino. Non preoccuparti, anche se in futuro vorrai
estrarre il latte in modo regolare, non c'è bisogno di "allenare" il tuo corpo a estrarlo durante le prime
settimane. Se non puoi allattare il tuo bambino direttamente al seno, magari perché è prematuro o
perché ha esigenze speciali, o se per qualche motivo venite allontanati, inizia con l'estrazione doppia
appena puoi dopo il parto. Le ricerche dimostrano che avviare l'estrazione del latte entro le prime ore,
quando un neonato in salute fa normalmente la sua prima poppata, aiuta le mamme a produrre un
volume di latte maggiore nei primi giorni e nelle prime settimane e dà ai bambini l'opportunità di essere
nutriti esclusivamente con latte materno. Se pensi che il tuo bambino, o i tuoi bambini, nasceranno
prematuri, che verranno ricoverati nel reparto di terapia intensiva o che soffriranno di una condizione
che renderà difficile allattarli al seno, preparati. Informati sull'estrazione e sulle attrezzature che ti
potrebbero servire e chiedi aiuto a un professionista sanitario, a un consulente sanitario o a uno
specialista dell'allattamento. Il tuo ospedale o centro per la nascita avranno probabilmente a
disposizione un tiralatte ospedaliero doppio; chiedi al personale di insegnarti a usarlo. È importante
estrarre il latte tanto spesso quanto nutriresti il tuo bambino, così da continuare a stimolare il seno a
produrre latte. Inizialmente, cerca di estrarre dalle otto alle 10 volte ogni 24 ore e mantieni questa
frequenza anche dopo la montata lattea. Durante la prima sessione di estrazione, estrai per almeno 15
minuti. Non ti preoccupare se il latte raccolto inizialmente non è molto, una suzione regolare stimolerà
presto il tuo seno a produrne di più. Per alcune mamme, le estrazioni effettuate un'ora dopo le poppate
offrono una quantità maggiore di latte, mentre altre preferiscono estrarre una volta ogni due poppate.
Prova a estrarre il latte in momenti diversi per capire cosa sia più adatto al tuo stile di vita. Non appena
avrai trovato i momenti di estrazione più adatti a te, rispettali, cosicché il tuo corpo si abitui all'uso del
tiralatte e alla maggiore richiesta di latte. Potresti essere tentata di allungare l'intervallo tra una
sessione di estrazione e l'altra per raccogliere maggiori volumi di latte. Se i tuoi seni sono pieni però,
un'unica sessione di estrazione non li drenerà completamente. Il segreto è estrarre con frequenza e
regolarità. Lavati sempre le mani prima e dopo ogni estrazione e pulisci i componenti del tiralatte che
sono entrati in contatto con il latte o con la bocca del bambino. Sanificali almeno una volta al giorno,
dopo averli puliti. Assicurati che tutti i componenti siano completamente asciutti prima di riporre il set
per tiralatte in una borsa o in un contenitore puliti fino all'uso successivo. Imparare a usare un tiralatte
può richiedere tempo e pazienza, ma ne vale la pena. Ecco i consigli degli esperti per avviare in modo
efficace la tua esperienza di estrazione. Prima di iniziare una sessione di estrazione, assicurati di avere
accanto tutto ciò che ti serve, così da non doverla interrompere. Potresti avere bisogno di una bevanda
o di uno snack, del telefono, del telecomando, delle bottiglie o delle sacche per la conservazione del
Latte estratto e di un panno in mussola per assorbire eventuali gocce. Un reggiseno per l’estrazione
appositamente studiato per questo scopo ti permette di avere le mani libere, rendendoti più facile
controllare i comandi e occuparti di altro durante l'estrazione. La posizione migliore per l'estrazione è
quella in cui ti trovi più a tuo agio. Sentirti rilassata è fondamentale per garantire il rilascio
dell'ossitocina, l'ormone che stimola il riflesso di eiezione. Sentirti scomoda ed essere distratta, al
contrario, può ostacolare questo processo, per cui scegli un luogo riservato e confortevole e assicurati
che le tue braccia e la tua schiena siano sostenute durante l'estrazione. A meno che tu non stia usando
un reggiseno per l'estrazione, tieni la coppa per il seno ferma tra il pollice e l'indice e usa il palmo della
mano e le altre dita per sorreggere il seno. Spingi la coppa per il seno leggermente verso il seno; una
pressione eccessiva potrebbe comprimere il tessuto mammario e ostruire il flusso di latte. Alcune
mamme ritengono che respirare profondamente, ascoltare musica distensiva, utilizzare tecniche di
visualizzazione o farsi massaggiare la schiena o le spalle dal partner favoriscano un'estrazione di un
maggior volume di latte. La maggior parte dei tiralatte elettrici e a batteria è dotata della tecnologia,
che imita il modo in cui il bambino si nutre (un'iniziale suzione veloce ma leggera seguita da una
suzione più lenta ma decisa), favorendo la stimolazione dell'erogazione. Massaggiare il seno prima e
durante l'estrazione e riscaldarlo con una applicazione calda, ad esempio con un asciugamano, prima
dell'estrazione si sono dimostrate pratiche utili per aiutare la stimolazione del flusso di latte e
aumentare il volume di latte raccolto. Va detto che il contatto pelle a pelle tra mamma e bambino
prima e durante l'estrazione può favorire l'estrazione di quantità maggiori di latte. Il calore della pelle
del tuo bambino e il contatto con la tua, infatti, fa sì che venga rilasciata ossitocina nel corpo. Alcune
mamme notano risultati migliori se, durante l'estrazione da un seno, allattano il loro bambino dall'altro
seno, aumentando così la stimolazione. Se non puoi avere il tuo bambino con te, prova a guardare una
sua foto o un suo video o ad annusare un suo capo d'abbigliamento mentre estrai il latte. Riuscire a
creare un contatto con il bambino durante l'estrazione è un ulteriore modo per aumentare il livello di
ossitocina e favorire il flusso di latte.
ALIMENTAZIONE in ALLATTAMENTO

1 Devo assumere vitamine durante l'allattamento ?

La vitamina D è fondamentale. Lo è per ossa sane, sia per te che per il tuo bambino, gran parte
dell'assunzione avviene con l'esposizione alla luce solare. Se vivi in un luogo con ridotta presenza di
sole, soprattutto durante l'inverno, il tuo organismo potrebbe avere difficoltà a produrre abbastanza
vitamina D; pertanto, è consigliabile l'uso di integratori, il tuo consulente sanitario potrà consigliarti al
riguardo. Inoltre, assicurati di assumere calcio a sufficienza, poiché le sue riserve si esauriscono durante
l'allattamento al seno. Cerca di consumare quattro porzioni al giorno di prodotti lattiero-caseari, come
latte, yogurt e formaggio, oppure di prodotti non lattiero-caseari tra cui noci, tofu, semi di sesamo e
ortaggi a foglia verde. Una porzione potrebbe equivalere a mezza vaschetta di ortaggi verdi o a un
piccolo pezzo di formaggio da 50 g.

2 Esistono alimenti da evitare durante l'allattamento ?

La buona notizia è che, a parte limitare la quantità di pesce azzurro consumato, non esistono alimenti
specifici da evitare durante l'allattamento al seno del tuo bambino. Anche la caffeina e l'alcol vanno
bene, entro limiti ragionevoli (continua a leggere per ulteriori consigli). Inoltre, a meno che tu non sia
allergica alle arachidi, non c'è motivo di evitare gli alimenti a base di arachidi durante l'allattamento al
seno. Infatti, le ultime ricerche suggeriscono che se consumi arachidi durante l'allattamento
introducendole nell'alimentazione del tuo neonato entro il primo anno di vita, il bambino presenta
meno probabilità di diventare intollerante.

3 Ho bisogno di un apporto extra di calorie durante l'allattamento ?

Le mamme che allattano al seno hanno bisogno di circa 500 calorie in più al giorno rispetto alle mamme
che non allattano; tuttavia, ogni donna è diversa e il tuo fabbisogno energetico cambia durante il
percorso di allattamento. La quantità di calorie di cui hai bisogno dipende dall'età, dalle dimensioni e
dall'appetito del tuo bambino, nonché dal tuo indice di massa corporea (IMC), dalla tua dinamicità e da
fattori quali la scelta o meno di allattare il tuo bambino al seno in via esclusiva o il fatto di allattare al
seno due gemelli.

4 Posso seguire una dieta durante l'allattamento?

Non è una buona idea cercare di perdere peso durante l'allattamento al seno (devi assicurarti di
ottenere le sostanze nutritive di cui tu e il tuo bambino avete bisogno). Il grasso che accumuli durante
la gravidanza viene usato per produrre il latte materno; pertanto, allattare al seno il tuo bambino ti
aiuta a perdere i chili che hai preso. Se ti accorgi di aumentare o di perdere più di 1 kg circa a settimana,
chiediti se stai seguendo una dieta sana ed equilibrata, modificala se necessario e per maggiori consigli
rivolgiti a un professionista sanitario.

5 Come posso trovare il tempo per preparare un pasto sano?

Normalmente si tende a concentrarsi sull'alimentazione del bambino piuttosto che sulla propria;
tuttavia, fai attenzione a non fare il pieno di biscotti e di dolcetti! È comprensibile, ma non fai alcun
favore al tuo corpo! Prediligi piatti nutrienti e veloci, come uova strapazzate con spinaci o pollo saltato
in padella con riso integrale. Consumare il porridge (zuppa d'avena) al mattino è ottimo, perché l'avena
e le fibre solubili forniscono un lento rilascio di energia (se hai allattato il tuo bambino di notte devi
recuperare le energie!). Prepara frutta e verdura tagliata a pezzi in frigorifero per farti uno spuntino
veloce o tieni un sacchettino di noci non salate in borsa. Queste due soluzioni sono più semplici che
cercare di sbucciare un mandarino con una mano sola durante l'allattamento !

6 - DEVO BERE PIÙ ACQUA DURANTE L'ALLATTAMENTO ?


Allattare al seno può farti venire sete, quindi è importante mantenerti ben idratata. Tutti dovrebbero
assumere da sei a otto bicchieri di liquidi al giorno, ma ancora di più durante l'allattamento. Impara a
sorseggiare un bicchiere d'acqua, di latte o di succo di frutta non zuccherato ogni volta che allatti il tuo
bambino.

7 - AMO IL CAFFÈ: DEVO EVITARE LA CAFFEINA ?

Come qualsiasi cosa che mangi o bevi, la caffeina passa nel tuo latte materno; quindi, è consigliabile
limitarne l'assunzione durante l'allattamento al seno. Le raccomandazioni ufficiali sui limiti di caffeina
variano da paese a paese; tuttavia, la maggior parte di esse consiglia di non assumerne più di 200–300
mg al giorno (300 mg equivalgono a due tazze di caffè filtrato o a quattro tazze di tè). Parla con il tuo
consulente sanitario di fiducia di ciò che è giusto per te. Non dimenticare che la caffeina si trova anche
nella cola-cola e nelle bevande energetiche; inoltre, una piccola tavoletta di cioccolato fondente può
contenerne fino a 50 mg.

8 - POSSO ASSUMERE BEVANDE ALCOLICHE DURANTE L'ALLATTAMENTO ?

Molte mamme che allattano al seno scelgono di smettere di bere alcolici. Tuttavia, è stato dimostrato
che il consumo occasionale di bevande alcoliche durante l'allattamento non produce effetti avversi sui
bambini. Si consiglia comunque di evitarne l'assunzione fino a quando il bambino non avrà più di tre
mesi, dopodiché di consumare qualche bevanda alcolica occasionalmente (per esempio un bicchierino
di vino (125 ml). Se consumi una bevanda alcolica attendi almeno un paio d'ore affinché l'alcol venga
gestito dal tuo organismo prima della poppata successiva. In alternativa, potresti bere un piccolo drink
mentre allatti il tuo bambino, poiché avrà già finito di alimentarsi quando l'alcol sarà entrato in circolo
nel tuo organismo. Per la massima tranquillità, se hai intenzione di consumare una bevanda alcolica
puoi estrarre e conservare il latte in anticipo per somministrarlo al tuo bambino alla poppata
successiva. Tieni presente che l'alcol può ridurre temporaneamente la produzione di latte; quindi, se
assumi alcol il bambino potrà sembrare più affamato e vorrà mangiare di più.

9 - SE MANGIO DI TUTTO IL MIO BAMBINO SARÀ MENO ESIGENTE IN FUTURO ?

Il latte materno assume il sapore degli alimenti che mangi. Di conseguenza, se scegli un'alimentazione
varia durante l'allattamento esponendo il tuo bambino a gusti diversi, in futuro il bambino potrebbe
finire per gradire quei sapori. Se ti piacciono i piatti piccanti non c'è motivo di evitarli quando allatti al
seno.

10 - C'È QUALCOSA NELLA MIA ALIMENTAZIONE CHE NON PIACE AL MIO BAMBINO ?

I bambini piccoli sono spesso irritabili o vivaci e, le mamme si chiedono se sia causato da qualcosa che
hanno mangiato. È probabile che non lo sia. Le ricerche suggeriscono che la percentuale di neonati
allergici a un elemento presente nel latte materno è di poco superiore all'1%. Latte di mucca, uova,
mais o proteine della soia nell'alimentazione materna sono le cause più comuni di allergia, non i cibi
piccanti, la salsa piccante o le verdure crocifere che talvolta le mamme ritengono possano causare una
reazione. Se il tuo bambino è allergico a qualcosa presente nel tuo latte, potrebbe manifestare vomito
eccessivo, eruzione cutanea, sangue nelle feci o congestione persistente. Se il tuo neonato ha
un'intolleranza alimentare, è probabile che manifesti sintomi comportamentali, come per esempio fare
capricci e piangere dopo una poppata, nonché reflusso, diarrea, e portare le ginocchia al petto. Se
sospetti che qualcosa non va, rivolgiti a un professionista sanitario. Potrebbe consigliarti di eliminare un
alimento particolare per un paio di settimane e di reintrodurlo per vedere se cambia qualcosa nel tuo
bambino. Potresti anche tenere un diario alimentare: annota tutto ciò che mangi e bevi, nonché tutti i
sintomi del tuo bambino (potresti notare degli schemi). Ricorda di rivolgerti sempre a un professionista
sanitario prima di eliminare un gruppo alimentare, come ad esempio i latticini, in quanto devi assumere
da altre fonti le sostanze nutritive fornite. A seconda di dove vivi potresti essere indirizzata a un
dietologo o a un altro specialista.

11 - ESSERE VEGETARIANA INFLUENZA IL MIO LATTE MATERNO ?

Finché assumi calorie a sufficienza e ottieni tutto il nutrimento di cui il tuo organismo ha bisogno
(carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali) non hai niente da temere. Le mamme che seguono
una dieta vegetariana e vegana durante l'allattamento al seno devono assicurarsi di assumere vitamina
B12, vitamina D, calcio e acidi grassi omega-3 in grandi quantità; scegli quindi alimenti o integratori che
ti rendono disponibili queste sostanze nutritive vitali. Se segui una dieta vegetariana, vegana,
macrobiotica o di altro tipo, rivolgiti a un professionista sanitario per assicurarti di assumere tutte le
sostanze nutritive di cui tu e il tuo bambino avete bisogno.

BORSA CAMBIO NEONATO : cosa metterci dentro ?


Tutto il necessario da portarsi dietro e come organizzarlo La borsa cambio è l’alleato indispensabile per
le uscite con il piccolo fin dal primo giorno. Cosa mettere nel borsone del neonato quando si esce è
fondamentale per non farsi trovare impreparati al momento del bisogno ed avere tutto a portata di
mano. Quando nasce un bambino sono talmente tante le cose da portarsi dietro quando si esce
insieme, che è meglio organizzarsi con una borsa fasciatoio. A volte vengono vendute insieme alla
carrozzina o al passeggino, altre volte invece i genitori preferiscono acquistarne una a parte in base alle
proprie necessità. Qualunque tipo si scelga, l’unica cosa certa è che dentro una borsa per neonati ci
devono entrare tante cose per permetterti di avere tutto quello che può servire a portata di mano, dal
pannolino alle salviette, dal biberon alla tutina, dal bavaglino alla crema. Ecco qui un elenco di accessori
e articoli sempre utili e indispensabili e che occorre ricordare di portare sempre con sé:

• Fasciatoio portatile pieghevole, spesso in dotazione in quelle Trio.

• Salviettine umidificate.

• Pannolini (almeno 4-5).

• Crema lenitiva.

• Due body e un cambio completo, da adattare in base alla stagione.

• Uno o due bavaglini di scorta.

• Un ciuccio di riserva, se il bambino lo usa, e il porta-ciuccio.

• L’occorrente per la poppata se il piccolo è allattato al biberon; la quantità è da calcolare in base a


quanto tempo si pensa di rimanere fuori casa.

• Un biberon con l’acqua, se il piccolo ha già iniziato lo svezzamento.

• Una copertina in base alla stagione.

Le borse cambio per neonato sono spesso in dotazione insieme all’acquisto di un sistema modulare per
il trasporto del bambino, comunemente chiamato Trio, ma in altri casi si preferisce acquistarne una
separatamente in base alle proprie esigenze e gusti. Ecco allora alcuni aspetti da tenere in
considerazione per agevolare spostamenti e passeggiate con il proprio piccolo:

• CAPIENZA : deve essere sufficientemente capiente per contenere tutto il necessario per il tuo piccolo,
senza essere però eccessivamente ingombrante.

• TASCHE : deve essere organizzata in scomparti di diverse dimensioni in modo da poter suddividere gli
accessori e trovarli facilmente al momento del bisogno, specialmente quelli più piccoli.

• PRATICITA' : deve avere la possibilità di essere portata a tracolla per poter contemporaneamente
spingere la carrozzina o il passeggino.

• GANCI : possibilmente deve essere dotata di ganci universali per poter essere appesa al passeggino.

• PESO : meglio se leggera, non troppo rigida e nemmeno troppo morbida.

NEONATI : IGIENE INTIMA DEI MASCHIETTI


Si consiglia di recarsi in ospedale quando le contrazioni si presentano regolarmente ogni 5 min per
almeno due ore, in caso di rottura delle acque o perdite di sangue.

L’igiene del neonato ha inizio fin dalle prime ore di vita, in Ospedale ci penserà in genere il personale
sanitario, ma una volta a casa saranno i genitori a occuparsi di tutto: dal bagnetto al cambio pannolino
e all’igiene intima. Ma come detergere le parti intime di un neonato in maniera corretta? Quali sono le
sue esigenze fisiologiche? Quale detergente è più appropriato per rispettare la sua pelle delicata e
proteggerla da arrossamenti o irritazioni? Ecco alcuni semplici e utili consigli per svolgere una corretta
igiene intima del neonato maschietto. Alla nascita i genitali appaiono un po’ più grandi in proporzione al
resto del corpo: nei maschietti i testicoli sono molto evidenti. Ciò è dovuto agli ormoni che la mamma
ha trasmesso al piccolo durante la gravidanza. Il rossore, invece, è dovuto alla cospicua affluenza di
sangue nella zona genitale. Nel giro di poco tempo, man mano che il corpo del neonato si assesta,
gonfiore e arrossamento scompaiono da sé. Nei neonati il prepuzio, la pelle che ricopre il glande (la
struttura che si trova all’estremità del pene) è molto abbondante; rimane solo una piccola apertura per
permettere all’urina di uscire. La sua separazione dal glande avviene, per una piccolissima parte, alla
nascita per poi continuare negli anni successivi e completarsi entro il 5°- 6° anno di età. Questa
condizione viene definita “fimosi fisiologica” e consente di proteggere la mucosa del glande dall’effetto
irritante di feci e urine. Fin dai primi giorni la detersione della zona intima va fatta a ogni cambio del
pannolino: se effettuata correttamente, eseguendo le giuste manovre e con l’ausilio di un detergente
paidocosmetico specifico e delicato, aiuta a prevenire e combattere infezioni e irritazioni intime. Nel
neonato l’igiene intima offre anche un momento di osservazione dei genitali, il cui sviluppo esterno
permette di individuare eventuali anomalie da sottoporre all’attenzione del pediatra. Al momento del
cambio pannolino può succedere che, svestendo il bambino, il cambio di temperatura lo stimoli a
urinare. Per evitare l’effetto “fontanella” puoi tenere a portata di mano un asciugamano o arrotolarlo
sopra l’inguine, per tenere giù il pene e al contempo assorbire un’eventuale fuoriuscita di urina. I dubbi
e le paure che possono insorgere riguardo l’igiene e la cura della zona intima dei maschietti sono legate
soprattutto al fatto che, alla nascita, il bimbo presenta il glande coperto dal prepuzio. Per assicurare
una adeguata igiene intima del bambino, lavare il pene sotto acqua corrente utilizzando un detergente
intimo delicato e specifico per neonati. Durante la detersione bisogna assolutamente evitare di retrarre
il prepuzio: quest’operazione, definita “scollamento”, oltre a essere dolorosa e traumatica per il
bambino, può causare piccole lacerazioni che cicatrizzando potrebbero creare delle aderenze che si
opporrebbero alla fisiologica retrazione del prepuzio. L’aderenza del prepuzio al glande può facilitare
l’accumulo locale di materiale biancastro: si tratta dello smegma, una sostanza costituita da un
accumulo di cellule di sfaldamento della mucosa e del prodotto delle ghiandole sebacee. Questa
sostanza va delicatamente asportata durante la detersione intima in quanto, accumulandosi, può
trasformarsi in un terreno di coltura per i germi. Una scarsa o non adeguata igiene intima, infatti, può
provocare la proliferazione di patogeni e l’insorgere della balanopostite. Questa si manifesterà
attraverso il rigonfiamento e l’arrossamento di glande e prepuzio, la presenza di secrezioni e dolore
durante la minzione. In questo caso il pediatra saprà consigliare la giusta terapia. Con i primi bagnetti
puoi provare con estrema delicatezza a spostare leggermente la pelle del pene per asportare lo
smegma. Per l’igiene intima dei maschietti non bisogna limitarsi solo alla detersione del pene. Anche la
zona scrotale va curata con estrema attenzione, in quanto nelle pieghe che la caratterizzano nei primi
mesi di vita possono insinuarsi residui di feci e urina che, se non eliminate, potrebbero essere la causa
di fastidiose irritazioni successive. Dopo la detersione è importante asciugare perfettamente la pelle
prima di mettere il pannolino. Asciuga con cura la zona intima con una mussola di cotone, con un panno
morbido o con un asciugamano soffice, per prevenire ed evitare gli arrossamenti, tamponando senza
strofinare la zona intima e le parti circostanti. Se la pelle è già irritata puoi lavare la parte arrossata
aggiungendo all’acqua un po’ di bicarbonato o di amido, usando un detergente intimo paidocosmetico
molto delicato. Una volta asciugata bene la zona intima, prestando particolare attenzione alle pieghe
dell’inguine, per lenire l’arrossamento e proteggere la pelle dallo sfregamento a contatto col pannolino
puoi utilizzare una crema cambio protettiva emolliente e nutriente o in caso di irritazioni, una pasta
lenitiva a base grassa che aiuti la pelle a rigenerarsi. Una volta per asciugare la pelle dei neonati si usava
il talco, minerale ma negli ultimi anni si è scoperto che potrebbe risultare irritante: al suo posto puoi
utilizzare polveri aspersorie a base di amido di riso o amido di mais, dalle ottime proprietà assorbenti e
rinfrescanti.

LA PRIMA SETTIMANA DI VITA DEL NEONATO

I PRIMI GIORNI IN OSPEDALE


Se il parto è avvenuto in ospedale (in Italia succede nella grande maggioranza dei casi), i primi due o tre
giorni di vita insieme di mamma e bambino sono scanditi dai ritmi della struttura. Ciascuna ha i suoi, ma
sono sempre previsti, con varie modalità, i momenti di controllo di mamma e bebè da parte di medici o
ostetriche. Momenti che prevedono anche l'esecuzione di alcuni test specifici, come lo screening per le
malattie metaboliche. Molti ospedali, inoltre, organizzano incontri di gruppo con le neomamme per
illustrare come prendersi cura del proprio bambino, dal bagnetto alle posizioni per la nanna. Poi,
naturalmente, ci sono gli orari per le visite di parenti e amici, mentre spesso papà e fratellini possono
entrare quando desiderano. Mamma e bambino cominciano a conoscersi in un ambiente un po'
particolare: per facilitare questa conoscenza, come pure l' avvio dell'allattamento, è ideale la situazione
di rooming in, che prevede che il bebè stia in stanza con la mamma e non nella nursery. Non tutti i punti
nascita, però, offrono questa possibilità.

BONDING

Quel legame profondo, fatto di sguardi teneri, carezze e mille attenzioni, che si instaura tra mamma e
bambino nelle prime settimane di vita : è il BONDING, "una relazione speciale molto basata sul contatto
fisico" Nella formazione di questo legame riveste un ruolo importante l'assetto ormonale della mamma
durante e dopo il parto, ma il processo può essere favorito da alcune circostanze. Per esempio, è molto
positivo che, nelle prime ore dopo la nascita, mamma e bambino possano stare a contatto pelle a pelle,
e guardarsi negli occhi per cominciare a conoscersi. "Ma se questa possibilità non c'è stata, non significa
che tutto è perduto" "C'è ancora tempo per instaurare un dialogo intimo e speciale, fatto di carezze,
odori e suoni e parole che la mamma rivolge al suo piccolo, anche se lui non ne comprende il
significato".

RITORNO A CASA CON IL NEONATO

Il tragitto dall' ospedale a casa in genere avviene in auto. Fin da questo primo viaggio, il bebé deve
viaggiare sicuro, correttamente posizionato all'interno di un apposito "sistema di ritenuta" - di solito un
ovetto o una navicella - che deve essere installato secondo le indicazioni del produttore. Attenzione: lo
prevede la legge e non ci sono deroghe. Una volta a casa, comincia finalmente la nuova vita a tre (o più,
se ci sono fratellini o sorelline). I primi giorni sono molto impegnativi: il bambino continua il suo lento
adattamento all'esistenza fuori dalla pancia, e la mamma si adatta ai nuovi ritmi e impara a
"interpretare" i segnali del suo cucciolo. Tra poppate continue e numerosi risvegli notturni, le prime
settimane possono essere molto faticose: se ci sono nonni, zii, amici disposti a dare una mano, è il
momento giusto per chiedergliela, per esempio per fare la spesa, cucinare qualche pasto, o dare una
sistemata in casa.

ALLATTAMENTO A CASA

Il ritmo delle poppate scandisce la giornata del neonato. Se l'allattamento è artificiale, le poppate si
fanno a orari più o meno regolari, mentre nel caso di allattamento al seno l'indicazione fondamentale è
di farlo a richiesta, una strategia fondamentale per avviare e mantenere una buona produzione di latte.
Per prevenire i dolori alla schiena attenzione alla posizione: all'inizio la più comoda potrebbe essere
quella pancia a pancia. Contro le ragadi invece, è fondamentale l'attacco: il bambino dovrebbe
prendere tutta l'areola e non il solo capezzolo. Se c'è qualche difficoltà (ragadi, ingorghi, dubbi sulla
crescita o solo un momento di sconforto) è fondamentale chiedere aiuto. Diverse figure possono dare
una mano: dalle ostetriche, alle consulenti professionali per l’allattamento, alle volontarie della “Leche
League” e non ultime altre mamme che con la loro esperienza diretta vi saranno di grande aiuto.

GUIDA AL LATTE ARTIFICIALE

Se non si allatta al seno bisogna affidarsi al latte artificiale. Da zero a tre mesi, quello da utilizzare è il
latte formulato di tipo 1, mentre tra sei mesi e un anno si può passare al tipo 2 (di proseguimento). Ci
sono anche formule speciali per bambini con esigenze particolari, come il tipo 0, più adatto ai
prematuri. Anche nella stessa categoria possono esserci differenze perché entro i limiti di composizione
dettati dal Ministero della salute ciascun produttore propone la propria ricetta. Ma attenzione: non è
ancora provato che una composizione più ricca sia associata a effetti migliori per la salute.

LA PRIMA CACCA …

Per i primi due/tre giorni di vita, il neonato emette delle feci particolari, che prendono il nome di
MECONIO. Sono di colore verde-nerastro e di consistenza un po' appiccicosa, tanto che a volte è
difficile rimuoverle dal sederino. È molto importante che il meconio cominci a essere emesso nelle
prime 24 ore di vita del bambino, tanto che questo è uno degli aspetti controllati in ospedale o
dall'ostetrica dopo un parto in casa. Un'emissione tardiva, infatti, può essere il segnale di qualcosa che
non va, per esempio la presenza di un ostacolo al transito nell'intestino, oppure un'anomalia
metabolica.

LE FECI DI TRANSIZIONE

Dopo i primissimi giorni, il meconio viene sostituito dalle feci tipiche del bambino che sta cominciando
ad alimentarsi normalmente. Il passaggio è graduale e segnato dalle cosiddette "feci di transizione", che
appaiono più verdastre e meno appiccicose. Se il neonato prende il latte di mamma le sue feci hanno
un colore giallo vivo - ocra o becco d'oca - e una consistenza cremosa o tendente al liquido. L'odore non
è cattivo e tendenzialmente acidulo. A volte possono essere presenti dei granuli biancastri: granelli di
caseina, una proteina del latte che può appunto venire eliminata con le feci. Se il bebè prende latte
artificiale, le sue feci saranno diverse: più pastose e compatte, con un colorito quasi sempre o giallo
chiaro o tendente al marroncino.

PIPÌ E PUPÙ

Nei primi giorni di vita bisogna assicurarci che il bambino urini e si scarichi in modo adeguato: segno
che l'alimentazione sta procedendo correttamente. Dovrebbe bagnare almeno 6/8 pannolini nelle 24
ore. Per quanto riguarda le scariche, la frequenza dipende dal tipo di alimentazione: un neonato
allattato al seno può scaricarsi anche dopo ogni pasto, ed è normale che sia così. Però può farla anche
meno spesso e allora in genere ne fa molta. Nel caso di alimentazione con latte artificiale, la frequenza
delle evacuazioni sarà più rara.

LA CURA DEL CORDONE OMBELICALE

Secondo le ultime indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'associazione dei pediatri
americani, l'obiettivo principale della cura del cordone dovrebbe essere quello di mantenere il
moncone il più asciutto possibile, per facilitarne la caduta. Se tutto va bene, il residuo del cordone
cadrà da solo nel giro di 7-10 giorni. In questo periodo, quando possibile il moncone dovrebbe stare
all'aria, in modo da asciugarsi più in fretta, oppure protetto con una garza asciutta, da cambiare circa
tre volte al giorno, senza bisogno di bagnarla con acqua o soluzioni varie. Solo se il moncone "si sporca"
per via di qualche secrezione si può lavarlo leggermente con una garza imbevuta di acqua, acqua e
sapone delicato o una soluzione clorata. Sempre asciugando bene prima di richiudere tutto. Meglio non
usare a soluzioni antibatteriche, antisettiche, disinfettanti che non solo non servono ma potrebbero
essere dannose, perché potrebbero favorire la selezione di ceppi batterici virulenti e perché sembrano
ritardare il momento del distacco. E no anche all'alcol, che potrebbe provocare ustioni chimiche.

Il pediatra va avvisato se si sente cattivo odore, se compare un arrossamento intorno al residuo, se ci


sono secrezioni giallastre o di sangue, se il bambino piange e si lamenta quando il moncone viene
sfiorato (significa che prova dolore) e se il moncone stesso non cade entro due settimane dal rientro a
casa.
IL BAGNETTO

In genere si consiglia di non fare al neonato il bagno per immersione, cioè nella vasca, finché il
moncone non si è separato e la cicatrice non è asciutta. Questo dovrebbe accelerare i tempi della
caduta del moncone ed evitare che attraverso l'acqua del bagnetto alcuni germi possano raggiungere il
cordone ed entrare nell'organismo del neonato. Anche se non ci sono prove scientifiche certe, nel
dubbio meglio fare così. Quando il moncone cade, via libera al bagnetto: non c'è un orario ideale,
l'importante è che mamma (o papà) siano tranquilli e non di fretta. Se fatto prima del pasto serale,
potrebbe conciliare il sonno. L'ambiente deve essere caldo e confortevole e la temperatura dell'acqua
intorno ai 35 °C (da provare con un termometro o immergendo il gomito). Anche se si tratta di un
momento piacevole, dal punto di vista igienico non c'è bisogno di farlo tutti i giorni: visto che saponi e
detergenti possono essere aggressivi e seccare la pelle, se si vuole farlo quotidianamente meglio
preferire un prodotto oleoso, non schiumogeno e senza profumo.

LA NANNA SICURA

A pancia in su: è questa la posizione migliore per fare dormire il proprio bebè, quella che più di tutte
riduce il rischio di soffocamento e morte in culla. Sempre per prevenire eventuali rischi, gli esperti
consigliano di tenere il bimbo con mamma e papà ma, almeno nelle prime settimane o mesi, quando è
ancora molto piccolo, non nel lettone. Culla o lettino dovrebbero avere un materasso rigido e niente
cuscini, paracolpi, piumini o peluches. Il piccolo non va coperto troppo e la temperatura della stanza
non dovrebbe superare i 20 gradi. Infine, fondamentale evitare il fumo, di prima, seconda e terza mano.
Non bisogna assolutamente fumare negli ambienti dove sta il bambino.

VIA LIBERA ALLE COCCOLE

Molti neogenitori hanno ancora qualche timore a dimostrarsi affettuosi nei confronti del loro cucciolo:
c'è sempre qualche parente o amico pronto ad ammonire di non prenderlo troppo in braccio per non
viziarlo. "La realtà è che la nostra cultura non favorisce molto il contatto", chiarendo che però gli studi
di neurobiologia e neuropsicologia assicurano che il contatto non compromette affatto lo sviluppo del
bambino. "Anzi, favorisce uno sviluppo emotivo e cognitivo equilibrato".

COME "ADDORMENTARE" un NEONATO

Il neonato si viene a trovare in una situazione totalmente diversa da quella cui è abituato : niente più
luce attenuata, calore e contenimento nell'utero, morbido dondolìo quando la madre si muove. Quindi,
è naturale che sia spesso più nervoso, fragile ed abbia problemi a tranquillizzarsi : gli vengono a
mancare tutti quegli elementi che per mesi lo avevano calmato e cullato nel ventre materno.

L'idea a questo punto è : cercare di ricreare il più possibile l'ambiente tranquillizzante per il neonato,
almeno dalla nascita per i primi mesi, e gradatamente abituarlo al nuovo ambiente. Questo è ciò che le
culture di tutto il mondo e di tutti i tempi hanno cercato di fare: a questo servono fasciature, culle,
ninna nanna ripetitiva, suoni sussurrati, uso di ciuccio o oggetti simili.

Come calmare un neonato per farlo dormire. Ecco i cinque passi da fare per calmare un neonato e farlo
addormentare (fino a 3-4 mesi).

1 - Fasciare il neonato

Questo è solo il primo passo, non sarà sufficiente da solo a calmare la maggior parte dei neonati, ma
appunto prepara i successivi. La fasciatura, sin dal primo mese, non è un qualcosa di rigido e troppo
stretto, né impedirà il naturale sviluppo psicomotorio del vostro bambino: è qualcosa che serve nei
primi mesi di vita, per aiutare il piccolo a superare la transizione tra un ambiente raccolto in cui è, in un
certo senso, "fasciato" dalle pareti uterine, ad un mondo esterno in cui si può sentire un po' sperduto

2 - Metterlo in una posizione in cui sta comodo

Su un fianco o supino ma quando lo mettete giù supino, se viene messo giù con la testa più in basso del
resto del corpo ha un trasalimento (riflesso di Moro), che spesso lo fa risvegliare con gran disperazione
del genitore, quindi attenzione ad adagiare prima i piedi e poi il resto del corpo. Il neonato è abituato a
stare in posizione raccolta, fetale ed una volta fuori non sempre si adatta subito e volentieri a stare
sdraiato a pancia su. Questa posizione però è importante per la prevenzione della SIDS, quindi potete o
ripiegare sulla posizione sul fianco (quella a pancia sotto è sconsigliata per via del rischio della morte in
culla) o fare in modo che il piccolo si addormenti sotto la vostra sorveglianza a pancia sotto, magari a
contatto con la vostra pancia e poi delicatamente girarlo

3 - Cullare il neonato ritmicamente

Qui ognuno ha un sistema sin dalla notte dei tempi. Chi usa culle appese al soffitto, chi amache, chi
culle di legno che basculano, chi le braccia. Quasi tutti i bambini poi, reagiscono positivamente al
contatto con il corpo dei genitori, quindi portarli in una fascia o un marsupio aiuta moltissimo a
calmarli. E mentre li portate così potete camminare o fare altre cose... se il bimbo è nervoso per
qualche ragione questo è un buon sistema: rassicurato e tranquillizzato si addormenta e dorme più a
lungo del solito

4 - Fargli ascoltare un suono che ricordi quelli che sentiva nell'utero

"Ssshhhh, ssssshhh" fatto anche a voce piuttosto alta, è simile al suono che il piccolo sentiva quando
era nella pancia della mamma; ricorda il suono prodotto dal sangue che scorre nell'aorta ad ogni battito
cardiaco della madre. In alternativa, potreste anche usare dei cd o mp3 che riproducono questi "suoni
nell'utero". A volte i bimbi, sempre per lo stesso principio possono addormentarsi sentendo il suono di
un elettrodomestico, per esempio un phon o un aspirapolvere

5 - Dare al neonato qualcosa da succhiare

Il riflesso di suzione è un potentissimo calmante per il neonato, oltre che lo strumento per alimentarsi.
Non c'è nulla di strano, innaturale o "viziato" se il vostro piccolo si calma succhiando il latte dal seno o
dal biberon. Certo, magari voi vorreste dormire un po', quindi un ciuccio potrebbe farvi molto comodo.
Soprattutto per i primi tempi non c'è assolutamente nulla di strano nel bisogno di ciucciare del vostro
piccolo. Tenete comunque presente che l'uso di un ciuccio può interferire con l'allattamento al seno,
perché le modalità di suzione del ciuccio e del seno sono differenti ed il piccolo può confondersi, e
potrebbe aver meno bisogno di attaccarsi al seno materno, stimolando quindi meno la produzione di
latte (e magari mangiando meno di quanto dovrebbe).

6 – come abituare un neonato ad addormentarsi da solo

È consigliabile metterlo nella culletta non appena manifesta i primi segni di sonnolenza; se piange non
correre subito, ma dare il tempo di imparare ad auto-consolarsi e ad addormentarsi da solo. I neonati
spesso si addormentano mentre succhiano. Possiamo delicatamente staccarlo dal seno non appena ci
accorgiamo che sta per addormentarsi, sussurrargli una nenia per accompagnarlo nel sonno oppure
potremmo provare a dargli il ciuccio quando sta per addormentarsi solo dopo che avrà mangiato e sarà
sazio. Se la carrozzina è troppo grande, mettere una copertina appallottolata ai piedi della carrozzina
così che il piccolo possa toccarla con i piedini. I pediatri raccomandano di non usare copertine o
biancheria da letto, ma di far dormire il neonato con il solo pigiamino.

7 - non dorme di giorno, cosa fare


Se da un lato è giusto aiutare il bambino a distinguere il giorno dalla notte ad esempio facendolo
dormire di giorno in una culletta in soggiorno oppure lasciando la posta socchiusa per fargli arrivare i
rumori e un po' di luce dall’altra non bisogna sovra-stimolarlo ma accompagnandolo serenamente
verso il momento del riposo. Stabilire una routine sin da quando sono piccolissimi è importante: il
bimbo fa merenda oppure gioca un po' e poi viene messo nella culletta con un abbraccio della mamma
in un’atmosfera domestica poco caotica.

LE COLICHETTE del NEONATO - RIGURGITI e IL REFLUSSO del Lattante

Caratterizzate spesso da un pianto disperato che dura per un periodo di tempo prolungato, le coliche
sono manifestazioni dolorose tipiche dei primi mesi di vita. Le cause non sono ancora completamente
note e i trattamenti, piuttosto variegati, sono orientati prevalentemente a tentare di dare sollievo al
bambino. Quando il disturbo è importante, è opportuno ridurre le quantità di latte assunta a ogni
pasto, aumentando le poppate. Dopo il pasto, può essere utile aiutare i piccoli a eliminare l’aria in
eccesso favorendo il ruttino, senza preoccuparsi o insistere se non viene fatto e tenerli in verticale per
un po' prima di metterli sdraiati. A volte, è utile rialzare anche la parte anteriore della culletta, in modo
che il bambino dorma con la testa più in alto. Questo riduce la frequenza del reflusso. Dopo qualche
settimana di vita, i bimbi possono andare incontro a crisi di pianto, della durata di diversi minuti.
Spesso, durante il pianto, i piccoli allungano le gambe, si irrigidiscono e diventano rossi in viso. Le cause
non sono chiare, ma si pensa siano dolori da coliche addominali. Un massaggio in senso orario sul
pancino può aiutare a ridurre il fastidio della colica.

COLICHE del NEONATO : sintomi, cause e rimedi

Il piccolo è scosso da un pianto inconsolabile, si contrae e sembra che abbia un forte mal di pancia : le
coliche del neonato sono un fastidio che spesso coglie i genitori (soprattutto quelli alle prime armi) un
po' di sorpresa e il più delle volte genera qualche comprensibile preoccupazione.

QUANDO SI PRESENTANO LE COLICHE ?

Generalmente le coliche neonatali si presentano per la prima volta già nel primo mese di vita. L’orario
caratteristico è quello del tardo pomeriggio - sera, e possono protrarsi per i primi tre mesi di vita del
piccolo

COME SI RICONOSCONO ?

Il neonato che soffre di coliche gassose si esprime con un pianto irritato e difficilmente sedabile,
talvolta accompagnato dalla flessione degli arti inferiori dall’emissione di aria. É importante che i
genitori sappiano che questo disturbo non corrisponde quasi mai ad una malattia organica o a
intolleranze alimentari, si tratta invece di un disturbo funzionale

NIENTE ALLARMISMI

Nella maggior parte dei casi non si tratta di un disturbo dell’apparato digerente, ma di comportamenti
che il neonato manifesta in seguito alla intensa stimolazione dei suoi sensi nei primi mesi di vita. Il
neonato proviene da un mondo ovattato, quale è l’utero materno: buio, rumori attenuati, temperatura
costante, un continuo massaggio sul suo corpo da parte della muscolatura dell’utero. La nascita
interrompe di colpo questa situazione: il parto è un evento 'traumatico' che lo porta di colpo a contatto
con un mondo totalmente diverso. Appena nato, subito il neonato riceve intense stimolazioni
attraverso i suoi sensi: con l’udito e la vista vive come in un bagno di rumori ed esperienze visive. Per il
neonato il senso più importante nei primi mesi di vita è il tatto : ogni volta che viene preso in braccio,
per mangiare, per essere coccolato, per essere lavato e cambiato, riceve intense stimolazioni che
plasmano il suo cervello.

UN PIANTO LIBERATORIO

Le intense esperienze sensoriali corrispondono ad intense emozioni provate dal neonato. Tutto questo
crea uno stato di tensione ed eccitabilità che lo affatica. Si comprende quindi come a fine giornata vi
possa essere lo sfogo delle fatiche accumulate tramite il pianto. Le coliche gassose sono raramente
espressione di un problema di salute: si tratta piuttosto di un processo di graduale adattamento alla
nuova vita che il neonato si trova ad affrontare. Il suo sistema neurologico ha bisogno di un certo
tempo per trovare un equilibrio di tranquillità e benessere. Di solito dopo il terzo mese questi fenomeni
di pianto difficilmente consolabili si riducono progressivamente (per la gioia dei genitori). Questo
accade perché il bambino ha avuto tempo di adattarsi alla nuova vita.

COSA FARE
Quando il neonato manifesta delle coliche intense, accompagnate da un pianto continuo, i genitori
devono osservare e considerare come ridurre le esperienze sensoriali (tatto, vista, udito) che il loro
bimbo vive durante la giornata, cercando di diminuire l’eccitabilità che queste possono provocare. Ogni
genitore impara a conoscere il proprio bambino : con l’osservazione e il passare del tempo mamma e
papà imparano a riconoscere quali esperienze sensoriali disturbano o eccitano eccessivamente il loro
piccolo. Ogni neonato ha il proprio carattere e ha bisogno di tempi diversi per adattarsi alla nuova vita. I
genitori quindi devono proporre le varie esperienze (il bagnetto, le passeggiate, il cambiamento di casa)
con tempi più dilatati a seconda dei bisogni del proprio bambino. Ci sono invece alcuni neonati che
accettano con tempi più veloci le diverse esperienze sensoriali. Per esempio, quello di essere presi in
braccio da persone diverse, sentire voci differenti ed essere toccati in un modo differente sono
stimolazioni molto intense: per alcuni sono gradite, per altri risultano più disturbanti. Un modo che può
tranquillizzare i neonati è cercare di ricreare la situazione che vivevano stando nell’utero materno,
quando tutto il loro mondo era dentro alla pancia della mamma. Un tempo i neonati venivano fasciati
stretti per lungo tempo. In fondo, quest’usanza nasceva dall’intuizione di mantenere nella vita ‘esterna’
il contenimento del corpo del bambino che vi era all’interno dell’utero.

UN CALDO ABBRACCIO

Per calmare il pianto del piccolo, si può quindi avvolgerlo stretto con una copertina, abbracciarlo, fargli
sentire la rassicurante presenza della mamma e il battito cardiaco che è stato il rumore di sottofondo di
tutta la sua vita fetale. Oltre che fare massaggi sulla pancia, si può prendere il neonato in braccio e
dondolarlo. Il movimento più corretto è cullarlo oscillando da avanti a indietro (non lateralmente): gli
ricorderà cosa provava in pancia quando la mamma camminava. E’ molto importante che quando viene
cullato il bambino sia contemporaneamente tenuto stretto al corpo del genitore.

VOCE CALDA

Ha un effetto tranquillizzante, intanto che lo si stringe, parlargli vicino all’orecchio in modo sommesso,
anche usando filastrocche con cantilene e suoni ritmici.

LE POSIZIONI DEL PARTO

1 - La Posizione SUPINA

Quali sono le posizioni per partorire più usate ? E quali sono le migliori per non sentire il dolore e non
avere conseguenze ? Ci sono delle posizioni del parto più indicate di altre ? Esistono delle posizioni
grazie alle quali si sente meno dolore durante un parto naturale, e la mamma e il bambino hanno
un'esperienza meno pesante? Anche se c'è una posizione tradizionale e più diffusa, che è quella supina,
ogni mamma dovrebbe essere in grado di poter scegliere quella in cui si trova più comoda.

POSIZIONI DEL PARTO

Quali sono le posizioni per partorire più usate ? E quali sono le migliori per non sentire il dolore e non
avere conseguenze ? Ci sono delle posizioni del parto più indicate di altre ? Esistono delle posizioni
grazie alle quali si sente meno dolore durante un parto naturale e la mamma e il bambino hanno
un'esperienza meno pesante? Anche se c'è una posizione tradizionale e più diffusa, che è quella supina,
ogni mamma dovrebbe essere in grado di poter scegliere quella in cui si trova più comoda.

POSIZIONE SUPINA : LA PIÙ DIFFUSA

La posizione supina è la preferita sia dai medici che dalla maggioranza delle mamme. L'ostetrica, grazie
alla madre stesa sulla schiena, può monitorare meglio la situazione e intervenire in caso servano delle
manovre particolari. In caso di parto podalico, per esempio, la posizione supina è fondamentale per
consentire all'ostetrica di procedere con delle manovre sulla pancia per far girare il bambino. Una
preferenza anche per cercare di evitare fino all'ultimo di ricorrere al parto cesareo. Spesso le madri in
realtà non hanno scelta, e vengono direttamente posizionate supine per partorire, ma ci sono dei
vantaggi: stando sulla schiena la madre può fare delle pause durante il travaglio, e riposare. Uno
svantaggio della posizione supina è una certa immobilizzazione del bacino, che dovrebbe essere più
libero di assecondare l'uscita del feto. La libertà di movimento del bacino, per esempio, è uno dei
vantaggi del parto in acqua.

2 - Posizione ACCOVACCIATA

La più facile per l'uscita del neonato

La posizione accovacciata, con la madre accosciata, poggiata sui piedi, sembra la più facile per
consentire l'uscita del bambino. La zona pelvica è più libera di muoversi, il canale del parto risulta più
libero, e l'uscita del feto dovrebbe essere più semplice, grazie anche all'azione della forza di gravità. Il
vantaggio però è più della madre che dell'ostetrica, che deve monitorare con più difficoltà un canale del
parto rivolto verso il basso. Inoltre, la mamma fa forza sulle sue sole gambe, anche se con le braccia si
appoggia al letto, a una sedia o ad altri supporti. Potrebbe stancarsi presto e dover cambiare posizione.

La Tua VALIGIA per il PARTO”

Iniziamo col dire che nelle stanze dove sarete ricoverate, gli armadietti non sono grandi, inoltre
potreste dividere con altre Mamme, lo spazio in camera, quindi tutto quello che vi è utile da portare
con voi, non ha bisogno di valigie o trolley “giganteschi”, ricordate che andate a partorire e non a fare il
giro del mondo ed allora un “Trolley di medie dimensioni” è sufficiente. Non dimenticate che in linea di
massima resterete 3 giorni, al massimo 4/5 in caso di parto cesareo in ospedale. A seguito della nuova
situazione “COVID” è utile, nonché raccomandato l’uso di una mascherina del tipo “FFp2” un paio
dovrebbero bastare, queste vi saranno utili sia durante le visite pre e post parto, sia durante il parto.
Iniziamo a vedere cosa cosa vi potrebbe essere utile ed anche necessario :

La prima cosa da “mettere” nella vostra Valigia per il Parto è : una BACINELLA, un catino, o un bacile,
(questo secondo l’ esperienza diretta di diverse Neomamme), appena partorite sarà qualcosa che
userete e che vi sarà utilissimo. Sia per la vostra igiene personale che per quella del bimbo. Nelle
strutture ospedaliere è in special modo nei Reparti maternità, è tenuta in grande “considerazione” sia
l’aria condizionata nel periodo estivo, sia il riscaldamento in quello Invernale, a detta di molte Mamme
fa persino troppo “fresco” oppure “troppo caldo” a seconda del periodo. Tenete quindi conto che
anche da ottobre in poi, è preferibile il “caldo cotone” e la “ciniglia” a tessuti di lana o di “Pile” in
quanto non esistono problemi legati al caldo o al freddo nelle strutture ospedaliere. Questi materiali
“più caldi” eventualmente teneteli per quando sarete a casa. Di conseguenza preferite tutine ed altro a
maniche corte. Certo una volta a casa, vi dovrete “comportare” in relazione alla temperature e alle
vostre abitazioni. Nel periodo primaverile o estivo, chiaramente il “cotone” è l’ideale, con maggiore
attenzione per le mezze maniche, ma se avete “paura” che il bimbo possa avere freddo, potete portarvi
un “giustacuore” o un “golfino”, ma giusto per sentirvi tranquille voi.

Per I mesi autunnali ed invernali sono sempre preferibili i capi in “CALDO COTONE” Mentre per I mesi
primaverili ed estivi si consigliano i capi in “COTONE 100%”

COSA OCCORRE ALLA MAMMA

N.B. alla fine dell’elenco, troverete alcune note sul perchè di queste cose che vi ho indicato.

1. Una Vestaglia

2. Una Camicia aperta sul davanti o quanto meno a metà,

Possibilmente chiara per il travaglio-parto

3. Camicie o pigiami secondo le proprie preferenze

4. Canotte 100% di cotone. Se ne consigliano almeno 2

5. Reggiseno per l’allattamento

6. Calzini bianchi 100% di cotone

7. Slip alti o Slip Contenitivi

8. Assorbenti di misura grande

9. Coppette assorbilatte

10. Occorrente per l’igiene intima e personale

11. Pantofole / ciabatte

12. Un catino o bacile per l’igiene intima

13. Riguardo alla Panciera dopo parto, portatela solo se decidete di usarla, ma è un qualcosa che un pò
tutte le Ostetriche non consigliano più, sono molto più comodi, come indicato al punto 7 gli Slip alti o
Slip contenitivi (se per vostra scelta decidete di usare la Panciera, ricordate di prenderla di almeno una
taglia più grande, rispetto alla taglia che avevate prima della gravidanza )
14. Cicatrizzante spray, adatto sia per la Mamma che per il bimbo.

15. Una borsa per l’acqua calda, questa potrebbe esservi molto utile per il seno nel post parto.

N.B. Queste cose dovrebbero bastare e vi dovrebbero mettere nelle condizioni di gestire ogni
situazione dovesse presentarsi in Ospedale, tenete conto poi, del fatto, che in linea di massima sarete
ricoverate 3 giorni forse 4/5 in caso di parto cesareo. Per le esigenze impreviste, non preoccupatevi,
potete sempre fare affidamento su Mariti/compagni o familiari.

E’ UTILE SAPERE …

Le Camicie da notte coi bottoni davanti, sono le più comode ed indicate per il parto, in quanto vi
consentono di essere visitate, semplicemente aprendo I bottoni, evitando quindì di dovervi spogliare
completamente. Inoltre vi permetteranno, di poter allattare il vostro bambino in tutta tranquillità e con
una certa privacy. Preferite le Camicie da notte a maniche corte, negli ospedali fa caldo in inverno e
fresco in estate, oltre al fatto che in caso di flebo ed altro la manica corta è più comoda. Una Vestaglia
comoda vi sarà utile ed anche necessaria quando uscirete dalla vostra stanza o quando non sarete a
letto. Pantofole fate in modo che siano morbide con la suola in gomma. Borsa dell’acqua calda questa
potrebbe esservi utilissima per il seno nel post parto, è preferibile una piccola, a voi basterà una da 1 Lt.
Oppure quella da 320 ml, in commercio ce ne sono di tutti I tipi, anche in silicone. Gli Assorbenti post
parto servono per le perdite di sangue che si verificano dopo aver partorito. Sceglieteli piuttosto grandi
e assorbenti. Mutandine a rete monouso vengono utilizzate per contenere l’assorbente post parto. Gli
Slip devono essere ALTI e quelli CONTENITIVI sono l’ideale Le Coppette assorbilatte sono fatte in
cotone, simili ai dischetti struccanti. Si mettono dentro il reggiseno per assorbire l’eventuale fuoriuscita
di Latte. E’ preferibile cambiarle spesso per evitare che I capezzoli restino bagnati a lungo. Potrebbe
inoltre essere utile, portare una Crema per I capezzoli o un Olio Emolliente per prevenire le ragadi.
Reggiseno da allattamento è un reggiseno che si apre in modo da liberare il capezzolo quando si deve
allattare. Prendetelo di una taglia comoda, anche una taglia in più rispetto a quella usata nell’ultimo
periodo della gravidanza. Anche se la montata lattea non arriva immediatamente è meglio tenersi
pronte. Ovviamente le Camicie da notte saranno a manica corta l’estate e lunga in inverno. Tenete
conto che negli ospedali, specialmente laddove ci sono neonati, il riscaldamento è molto alto, quindi è
preferibile scegliere tessuti leggeri, come il cotone. Se siete “freddolose” allora potreste portare con
voi, per esempio un coprispalle di Lana, ma giusto per sentirvi più tranquille. Ricordate infine di non
preparare una valigia per il parto, che sembri piuttosto quella adatta per il viaggio del mondo in 80
giorni. Evitate bagagli troppo grandi che poi magari non sapreste dove mettere a meno che non abbiate
una stanza tutta per voi, ci sarà sicuramente almeno un’altra Mamma con cui condividere gli spazi.
Come già consigliato, un Trolley di misura media è più che sufficiente. Resta sottinteso che essendo la
“vostra Valigia per il parto”, siete libere di portare tutto quello che ritenete utile per voi. Quindi se
pensate di non poter fare a meno del Phon, delle cuffiette per la musica, elastici per capelli e di tanti
altri oggetti … come per esempio mi è stato rappresentato da alcune Neomamme che, hanno trovato
utile per la doccia … le infradito in gomma … quindì non sarò certo io a dirvi no. A voi la decisione e la
scelta …

CONSIGLI per IL MOMENTO del PARTO

Indispensabile prima di tutto una maglietta larga o una camicia da notte, la più comoda che hai :
potresti indossarla per diverse ore, quindi dimentica pizzi e merletti e scegli la praticità. Il pigiama con i
pantaloni è sconsigliato perché non facilita le visite. Se l’ospedale lo dovesse permettere, porta con te
anche dell’acqua e qualche snack leggero per rifornirti di energia all’occorrenza.

Ricorda di mettere in valigia anche :


la cartelletta della gravidanza, con le ecografie e tutti gli esami sostenuti, oltre ai tuoi documenti
personali: carta di identità e tessera sanitaria.

P.S. Nel caso dei documenti e della Tessera sanitaria, onde evitare di consegnare quelli originali, che
potrebbero essere anche smarriti, potreste consegnare delle fotocopie leggibili.

CONSIGLI per IL RICOVERO

Dopo la nascita del tuo bambino, passerai qualche giorno con lui in ospedale, in modalità rooming in (il
bambino ad esclusione delle ore notturne e della visita mattutina del Pediatra, sarà in camera con te,
nella sua culletta). Durante la degenza avrai bisogno di almeno 2 o 3 camicie o pigiami (apribili
agevolmente sul davanti), una vestaglia, ciabatte comode, calze, assorbenti post parto e mutande di
rete per contenerli. Utile anche l’accappatoio, sia per la doccia che per un eventuale parto in acqua, e
un reggiseno da allattamento : ricorda di prenderlo di circa 2 taglie più grande, per tenerti pronta per la
montata lattea. Per lo stesso motivo, puoi eventualmente includere anche una confezione di coppette
assorbilatte. Riguardo agli Assorbenti port parto ricordate di prenderli di misura grande, potreste avere
delle normali perdite è vi saranno utili. Se le perdite dovessero essere più abbondanti, al limite potreste
usarne anche due insieme per evitare di macchiare la vestaglia o il Pigiama

CONSIGLI per il tuo BEAUTY CASE

Nella valigia non può mancare un beauty case con tutto il necessario per la tua igiene personale:
spazzolino, dentifricio, deodorante, spazzola, mollette o elastici per capelli, fazzolettini, salviettine,
eventualmente trucchi (c’è chi non vi rinuncia, neanche in ospedale!). Includi anche un detergente
intimo delicato per il post parto.

COSA OCCORRE AL BIMBO

1. Tutine

2. Bavette

3. Calzini

4. Ciuccio

5. Teli bianchi di Lino o di cotone

6. Camicia della Fortuna, se è di vostra preferenza

7. Calzamaglia (in Inverno)

8. Sacchetto per il cambio

9. Detergente neutro per il bambino, in questo caso preferendo Un prodotto che sia doccia/shampoo

10. Acqua ossigenata e garzine per il cordone ombelicale

11. Crema per il cambio del pannolino, con un’alta percentuale Di ossido di zinco

12. Body a mezze maniche o a canotta (adatte alla stagione)

Consigli per il CORREDINO per Lui o per Lei

Anche nel caso del bambino, preferite le maniche corte e il cotone nei mesi più caldi, mentre da ottobre
ad aprile, è meglio il “caldo cotone” o la “ciniglia”. Riguardo al corredino per il tuo bimbo, non esiste un
numero di cambi “perfetto” dovrebbero bastare 4-5 cambi completi, la tua permanenza e quindi quella
del bimbo in Ospedale durerà al Massimo 5 giorni nel caso di parto cesareo, e in genere 3 per il parto
naturale, quindi 5 cambi complete dovrebbero coprire tutto il periodo. Nei cambi : body, tutina, calzini
consoni alla stagione, l’ideale sarebbe inserirli in buste trasparenti etichettate con il suo nome. Porta
anche un cappellino e una copertina, per quando uscirete insieme dall’ospedale.

CONSIGLIO FINALE per LA MAMMA

Per ultimo, Un cambio di abiti per tornare a casa: quelli con cui entrate in ospedale per partorire vi
verranno “leggermente grandi” quando sarete dimesse. Qualcosa di comodo sarebbe ideale, ma anche
qui la scelta è personale. Anche se abiti particolarmente aderenti e scarpe con il celebre “tacco 12”
almeno per il momento andrebbero evitati, per quest’ultimi non mancheranno certo il tempo e
l’occasione in seguito per sfoggiarli.

CORDONE OMBELICALE : La corretta gestione (cosa fare e cosa non fare)

Prendersi cura in maniera adeguata del cordone ombelicale nel post-nascita è di grande importanza.

IL CORDONE OMBELICALE è costituito da tre vasi ombelicali (una vena e due arterie), che hanno la
funzione di permettere lo scambio di sangue tra la madre e il feto durante la gravidanza. Il cordone
ombelicale collega infatti il circolo sanguigno del bambino, alla placenta, ossia l'organo che permette il
passaggio dal sangue materno a quello fetale dell'ossigeno e delle sostanze necessarie alla crescita e
allo sviluppo del feto. Alla nascita, con la respirazione e l'allattamento che forniscono al bambino tutto
ciò che gli serve per crescere, il cordone ombelicale non è più necessario. Dopo qualche minuto viene
bloccato con una pinza sterile di plastica per evitare la fuoriuscita di sangue e subito dopo viene
tagliato. Non contiene nervi, di conseguenza la recisione non è dolorosa né per il bambino né per la
madre. In seguito alla recisione del cordone, al bambino rimane un moncone (moncone ombelicale)
lungo 3-5 centimetri che non va assolutamente tirato e tolto. Una volta che il moncone è asciutto può
essere tolta la pinza di plastica che lo chiude. Pian piano il moncone va incontro a essiccazione (durante
questo processo, chiamato anche mummificazione, il moncone può assumere varie colorazioni che
vanno dal verde giallastro, al marrone, al grigio/nero). Generalmente il moncone ombelicale si
mummifica e cade spontaneamente nel giro di 7-14 giorni lasciando la "cicatrice ombelicale", ossia
l'ombelico. L'eventuale presenza di sangue incrostato vicino al moncone o la lieve fuoriuscita di sangue
al momento della caduta è da considerarsi normale e non deve preoccupare. Fino a quel momento è
fondamentale prendersi cura del moncone ombelicale rispettando alcune semplici norme igieniche, al
fine di evitare un'infezione :

1 - Lavarsi le mani con acqua e sapone prima di manipolare il moncone e soprattutto dopo aver pulito il
bambino se presenti le feci

2 - Lavare il bambino sotto l'acqua corrente, o facendo uso di spugnature. Va invece evitata
l'immersione nel bagnetto per prevenire l'eventuale contaminazione del moncone ombelicale

3 - Assicurare l'igiene quotidiana che consiste nel tenere pulito e asciutto il moncone ombelicale (e
l'area circostante) controllando a ogni cambio del pannolino che non si sia sporcato con o le feci

4 - Medicare il moncone avvolgendolo con una garza sterile asciutta, senza applicare nessuna sostanza

5 - Evitare di comprimere il moncone: piegare verso il basso la parte anteriore del pannolino (o
chiuderlo in modo che non stringa) e non vestire il bambino con indumenti molto aderenti

6 - Lasciare il più possibile (e se la temperatura lo permette) il moncone ombelicale scoperto così da


favorirne la mummificazione, per es. lasciandolo al di fuori del pannolino o, se la temperatura lo
permette anche della magliettina.

La ricerca ha dimostrato che nelle situazioni in cui l'igiene è normalmente garantita, è sufficiente la
pulizia dell'area intorno al moncone con la semplice acqua e non è necessario utilizzare disinfettanti,
come ad es. l'alcool che veniva suggerito in passato. Anzi questo ne ritarda la mummificazione può
irritare la cute e non riduce il rischio di infezione.

COMPLICANZE

Se non adeguatamente trattato il moncone ombelicale può andare incontro a macerazione, diventando
la porta d'ingresso per infezioni locali (onfaliti) che possono essere anche molto gravi.

L'onfalite si manifesta localmente con la presenza di:

- Rossore ed eruzioni cutanee;

- Gonfiore nella zona dell'ombelico;

- Dolore quando si tocca la zona dell'ombelico.

A volte possono essere presenti anche febbre, sonnolenza e secrezioni purulente e maleodoranti. Nel
sospetto di onfalite è bene quindi rivolgersi al pediatra per una valutazione tempestiva e per la
prescrizione della terapia adatta. È opportuno rivolgersi al proprio pediatra anche in presenza di:
- Sanguinamento continuo e abbondante del moncone ombelicale, poiché potrebbe essere sintomo
della presenza di una malattia emorragica;

- Mancata caduta del moncone ombelicale oltre le 3-4 settimane successive alla nascita poiché
potrebbe essere dovuta a un'infezione locale o più raramente a un disturbo congenito del sistema
immunitario.

CONTRAZIONI in GRAVIDANZA –

Le contrazioni in gravidanza possono essere avvertite in qualsiasi epoca di gestazione anche se con
diversa intensità. Come riconoscerle e distinguerle da altri dolori ? Non è certo una mia scheda per
quanto dettagliata a poter "parlare" di tutto quello che riguarda Le Contrazioni in gravidanza, ma
insieme cerchiamo "in linea di massima" di capire cosa sono e come distinguerle. Per ogni dubbio,
naturalmente, rivolgetevi al vostro Ginecologo/a e all' Ostetrica.

LE CONTRAZIONI

Partono dal fondo dell'utero e si propagano verso il basso, verso il pube: sono le contrazioni, un
fenomeno fisiologico che si presenta durante la gravidanza e che consiste nell'accorciamento brusco
della fibra muscolare. Le Contrazioni sono quindi contrazioni muscolari involontarie: essendo la
muscolatura uterina di tipo liscio, può generare autonomamente la contrazione, come fa il cuore.
Diverse sono invece le contrazioni isometriche, un tipo di contrazione muscolare che crea tensione nel
muscolo, senza però causarne un accorciamento o allungamento.

CONTRAZIONI UTERINE

È importante saper riconoscere le contrazioni, distinguendole da altri tipi di dolori: ad esempio, un


dolore fisso e prolungato nel tempo nella zona addominale non è una contrazione, potrebbe trattarsi di
una patologia che richiede intervento medico. Le contrazioni potrebbero essere descritte come spasmi,
tensioni a livello del ventre che durano soltanto qualche secondo e poi scompaiono». Cosa succede,
cosa avverte la donna ? Il ventre si contrae e si indurisce, per rimanere in tensione per alcuni secondi e
poi tornare a rilassarsi. Le contrazioni possono essere avvertite in qualsiasi epoca gestazionale anche se
con diversa intensità: le più forti sono quelle legate al travaglio, fino alla fase espulsiva. Nelle prime
settimane di gravidanza le contrazioni sono fisiologiche: È possibile che l’utero si contragga proprio nel
periodo in cui sarebbe dovuto venire il ciclo. Si tratta di contrazioni sporadiche e irregolari, non sempre
avvertite e percepite dalla donna. Andando avanti con la gravidanza, dal secondo trimestre le
contrazioni potranno essere legate all’ingrossamento dell’utero, ai movimenti del bambino o alla
stanchezza della mamma. «Per questo, consigliamo alle donne di rimanere a riposo e di assumere sali
minerali e magnesio: la carenza di questi elementi fa infatti ulteriormente contrarre l’utero».

CONTRAZIONI DI BRAXTON HICKS

Verso la fine della gravidanza, si avvertono le contrazioni dette di "Braxton Hicks", dal nome del medico
John Braxton Hicks che per primo, nel 1872, le identificò e le descrisse. Sono di buon auspicio, perché
sono le contrazioni con le quali l’utero si prepara al travaglio: la loro funzione è infatti quella di
modificare e dilatare la cervice uterina, in modo che poi il bambino possa progredire, al momento
opportuno, verso il canale del parto. Si distinguono dagli altri tipi di contrazioni perché possono durare
anche per due ore ma sono sporadiche, non sono ritmiche né regolari. Scompaiono in genere
spontaneamente, altrimenti provate a rilassarvi con un bagno caldo.

CONTRAZIONI DA PARTO

Nella fase di preparazione al parto, le contrazioni sono ancora irregolari e il consiglio dell'ostetrica è
quello di non recarsi in ospedale, poiché si tratta di contrazioni destinate a passare nel giro di qualche
ora. Se le contrazioni sono efficaci, si assiste alla perdita del tappo mucoso, che sigilla il collo dell'utero:
si può riconoscere dalla perdita di una secrezione densa e biancastra. Allo stesso modo, può capitare di
vedere piccole perdite vaginali di sangue, striature rosate: «si tratta di marcature, segni che indicano
che le contrazioni stanno facendo effetto sul collo dell'utero e rappresentano una progressione della
dilatazione cervicale.

CONTRAZIONI ogni 10 MINUTI

Le contrazioni che annunciano un travaglio valido sono dolorose e regolari, soprattutto durature nel
tempo. Generalmente hanno una durata di 40-50 secondi e si susseguono a intervalli di tempo di 10
minuti circa per poi farsi sempre più frequenti e via via più intense. Soprattutto: le contrazioni del
travaglio quando iniziano non si interrompono, ma cominciano ad avere pause regolari e sempre più
brevi. Per alleviare il dolore durante il travaglio, le ostetriche consigliano : una doccia calda, che in
qualche ospedale fanno fare alle partorienti anche sedute sul water; assumere la posizione con gambe
divaricate; ruotare il bacino a forma di otto per facilitare la rotazione della testa durante la
progressione, mentre il compagno massaggia con il palmo della mano la zona sacro coccigea, sempre
con movimenti rotatori. Anche muoversi tanto serve a sopportare meglio il dolore. Anche l’uso della
palla ( la Fiball ) aiuta le mamme ad assumere posizioni che possono alleviare i dolori o consentono di
compiere micro-movimenti con il bacino.

IL PIANTO del BAMBINO - fame, paura, dolore o rabbia ?

Capire il pianto del bambino è una delle tante preoccupazioni delle neo-mamme. Secondo gli ultimi
studi, il pianto ha quattro diverse funzioni e il neonato lo vede come un canale privilegiato per mettersi
in relazione con l'adulto di cui ha bisogno per sopravvivere. Partite dal presupposto che, così come i
bambini richiedono latte e calore, quindi cure primarie, hanno anche bisogno di amore e
comprensione. Il pianto del bambino può differenziarsi in quattro forme differenti a seconda
dell’emozione suscitata :

- il pianto di soddisfazione

- il pianto di dolore

- il pianto di angoscia

- il pianto di rabbia

Pianto di soddisfazione e pianto di dolore

Il pianto di soddisfazione equivale ad una esperienza positiva che il bambino fa del proprio corpo e
delle proprie sensazioni. Nei primi mesi di vita il bambino si sperimenta, non solo nei confronti della
madre e dell’ambiente, ma in primis verso sé stesso. Impara a conoscere il suo corpo e le sue reazioni,
sperimentandole. Un bambino che piange di soddisfazione è un bambino che sta, per esempio,
esercitando i propri polmoni e quindi il piacere può scatenare il pianto che a sua volta influenza tutte le
altre funzioni somatiche. Il bambino sperimentandosi fa una sorta di esercizio di crescita, che gli
permette di acquisire le conoscenze necessarie per poter progredire nel suo percorso di crescita. Un
esempio di pianto di dolore è quando un bambino che sta male fa capire alla madre cosa gli fa male,
per esempio se ha le coliche si contorcerà, se ha mal d’orecchio si metterà la mano vicino l’orecchio. Dà
alla madre dei segnali che le fanno capire che c’è qualcosa che non va. Il pianto scaturito da queste
situazioni è un pianto definito di dolore. Un altro esempio del pianto di dolore è il bambino che piange
quando ha fame. Una madre “in genere per istinto”, sa capire il pianto del bambino. Una madre ama il
proprio figlio quindi lo accoglie e lo ama accompagnandolo nel suo percorso di crescita, e sempre in
generale è in grado di essere il contenitore del proprio bambino, ossia di accogliere le paure e le ansie
del bambino in modo da tranquillizzarlo e lasciando che egli stesso sperimenti queste sensazioni senza
rimanerne sopraffatto. A volte per esempio i bambini che piangono si tranquillizzano semplicemente
sentendo la voce della madre, vedendola, o con una carezza.

Pianto d’angoscia e pianto di rabbia

Altro tipo di pianto è il pianto d’angoscia. Un esempio di questo pianto è dato da un bambino che
piange perché al risveglio non vede la madre che probabilmente si trova solo nella stanza accanto.
Successivamente, vedendo la madre o sentendo la sua voce il bambino si tranquillizza. I bambini vivono
tutta la gamma delle emozioni di base, sperimentano la tristezza, la frustrazione così come la gioia. Non
potendoli esprimere a parole, piangono. Infine c’è il pianto di rabbia. Il bambino arrabbiato piange e
scalcia. Crescendo attuerà nuove modalità per sfogare la sua rabbia, come alzarsi e scuotere le sbarre
della culla. Si pensi ad un bambino nel seggiolone, stufo di stare lì seduto e che piange perché vuole
andare in braccio alla madre, affaccendata in altro. Il bambino giustamente proverà rabbia, nel dover
aspettare prima che il suo desiderio venga esaudito, e piangerà ancora più forte se non viene
accontentato subito. Crescendo il bambino impara che questo tipo di pianto è “fastidioso” per l’adulto
ma è un’arma per ottenere ciò che vuole. Di fronte a un bambino arrabbiato un genitore deve
mantenersi calmo e fare da contenitore per la rabbia del bambino. Il pianto del bambino ha dunque
una complessa ma chiara dimensione relazionale, e dimostra come il neonato sia essenzialmente un
essere sociale fin dalla nascita.

Cosa è importante sapere sul tuo bimbo appena nato

Le neomamme tendono a voler fare tutto al meglio quando si tratta di prendersi cura dei propri bimbi
e, allo stesso tempo, sono impensierite perché la maternità racchiude tanti aspetti completamente
nuovi. E’ comprensibile voler fare del proprio meglio per il nuovo arrivato, sin dal primo giorno – anche
se, in alcune occasioni, sarebbe meglio che tu improvvisassi. A volte, infatti, è preferibile che ti lasci
guidare dagli eventi con la consapevolezza che l’esperienza l’acquisirai col tempo. Il tuo bambino è
appena nato ! Pensa quanto rumoroso e caotico può apparirgli il mondo che lo circonda ! Ricorda che
diventare mamma significa subire una vera e propria trasformazione che cambierà radicalmente la tua
vita. Proverai ogni tipo di emozione dalla paura alla gioia, tutte concentrate in quel periodo. Durante le
prime sei settimane di vita del tuo bambino, fare il genitore sarà piuttosto faticoso. Non ti aspettare che
saranno subito sorrisi o abbracci col tuo piccolo. I neonati non seguono comportamenti standard
prestabiliti, comuni, ognuno è diverso in quanto può dormire, alimentarsi, rimanere sveglio o assopirsi
in un modo completamente diverso da un altro. I neonati tendono a dormire molto ma non a lungo …
quindi tieniti pronta perché dovrai essere operativa 24 ore su 24 ! Spesso si svegliano proprio quando
hai preso sonno! (questo rende anche più importante il detto “prova a dormire quando dorme il tuo
bambino”, anche se ciò significa trascurare le faccende domestiche). Nonostante una mamma sia stata
in gravidanza per nove mesi, questa creatura sarà una persona nuova da conoscere in tutto e per tutto.
Proprio come ogni nuova persona che puoi conoscere, ci potranno essere evoluzioni nel vostro
rapporto che vi consentiranno di costruire una relazione solida. Imparare a conoscere il tuo bambino
richiede pazienza e un po’ di tempo! Tieni a mente i suggerimenti pratici dedicati alle neomamme che
abbiamo descritto qui di seguito.

Il moncone del cordone ombelicale impiegherà qualche settimana prima di staccarsi. Gradualmente il
moncone ombelicale si seccherà e cadrà in modo spontaneo; ciò che si raccomanda di fare è tenere
quest’area pulita e asciutta secondo le indicazione del tuo pediatra. Quando fai indossare il pannolino
al tuo bimbo assicurati di ripiegarlo verso il basso, sotto il moncone ombelicale – alcuni tipi di pannolini
posseggono una speciale forma proprio per evitare il contatto con il moncone. Tieni l’area del moncone
pulita ed asciutta evitando che possa inumidirsi con la pipì del tuo bimbo.

I neonati hanno alcune parti della testa molli, conosciute come “fontanelle”, situate nelle ossa del
cranio ancora in fase di sviluppo. Le fontanelle sono importanti perché forniscono alla testa del
bambino l’elasticità che consenta di attraversare il canale del parto, e gradualmente scompaiono una
volta che la testa si espande e si sviluppa. Non aver timore di toccare le fontanelle, l’importante è che il
contatto sia delicato !

Un neonato perde dal 5 all’8 % del suo peso entro la prima settimana dopo la nascita, ma dovrebbe
riacquistarli nel corso della seconda. Se il neonato continua a perdere peso dopo questa prima fase,
potrebbe significare che non viene nutrito a sufficienza. Se hai dubbi a riguardo rivolgiti ad un’ostetrica,
a una consulente per l’allattamento o al tuo pediatra, potrebbero esserti utili per comprendere le
variazioni che riguardano lo sviluppo del tuo bambino. Contare quanti pannolini bagna il tuo bambino
ogni giorno è importante per capire che sta assumendo la quantità di latte materno giusta. Dopo la
prima settimana, avrai dai cinque ai sei pannolini bagnati al giorno, e almeno uno o due sporchi.

Come rimedio alla pelle secca si possono seguire alcune indicazioni per consentire al tuo bambino di
adattarsi, in tempi rapidi, all’ambiente esterno, fuori da quello caldo e umido dell’utero. Non
dimenticarti che i neonati sono abituati all’utero della mamma immersi in un caldo liquido amniotico.
La vita esterna è molto diversa, specialmente durante le stagioni dell’anno più secche e più fredde.

Il pianto è la modalità di comunicazione e di risposta al mondo esterno che i neonati utilizzano. In


questo modo dimostrano che sono affamati, impauriti, a disagio oppure hanno necessità di essere
coccolati. Sforzati di essere paziente e calma se il tuo bimbo piange – specialmente se il tuo piccolo ha i
sintomi di una colica. Se il tuo bimbo piange per più di tre ore al giorno, per più di tre giorni alla
settimana o più e per oltre tre settimane, potrebbe effettivamente trattarsi di sintomi di una “colica”
neonatale.
Specialmente durante le prime sei settimane di vita, le attività principali del neonato sono dormire,
mangiare e piangere. In questo periodo non è raro per i neonati dormire anche 16-21 ore al giorno, ma
non consecutivamente. Durante il giorno i neonati spesso schiacciano un pisolino ma è preferibile non
permettere loro di farne molto lunghi (oltre le tre ore). Ciò li aiuterà a regolarizzare il proprio sonno
durante le ore notturne. E cerca di dormire quando il tuo piccolo dorme! Ogni riposino è prezioso.

Siccome la vista dei neonati è in fase di sviluppo, mettiti almeno a 20-50 cm dai suoi occhi se desideri
che ti veda. I neonati, inoltre, rispondono bene al contatto pelle-a-pelle, a una carezza rassicurante
oppure a una sensazione delicata. Canta per il tuo piccolo, parlarci teneramente, leggi per lui, oppure
ascolta musica rilassante o i suoni della natura.

C’è un modo di dire divertente che riguarda la maternità e che risulta particolarmente veritiero quando
ci si prende cura dei neonati : “Adotta piani semplici e tieniti pronta ad abbandonarli in ogni
momento !”

Prova le Fasce porta-bebè per far dormire in maniera confortevole e serena, ai neonati piace sentirsi
raccolti e confortevoli. Le fasce porta-bebè possono aiutarlo a sentirsi più comodo e a suo agio anche
durante la notte. Ricorda questo e altri consigli su come far dormire il tuo piccolo.

Ricorda che non è necessario lavare il tuo bambino ogni giorno! Sebbene molti genitori lavano il piccolo
ogni giorno, non ha bisogno di fare il bagnetto più di una o di due volte alla settimana, finché non inizia
a svolgere in autonomia una serie di attività come mangiare da solo, gattonare e altre attività di
“esplorazione” dell’ambiente circostante. I neonati tendono a rimanere puliti quasi interamente, a
parte qualche rigurgito o fuoriuscita di latte. Perciò non ti sentire in dovere di fare un bagnetto
completo ogni giorno. Invece, ricordati di lavargli il visino, e assicurati che l’area dei genitali sia pulita
accuratamente dopo ogni cambio di pannolino.

Per questa ragione, i neonati tendono ad essere particolarmente sensibili ai rumori forti. I bimbi
incominciano ad affinare il senso dell’udito già nell’utero, soprattutto durante il terzo trimestre, quando
gli studi stabiliscono che possono sentire il battito del cuore della mamme e catturare alcuni suoni
esterni come voci o musica. Il senso dell’udito dei neonati si sviluppa completamente alla fine del primo
mese di vita, sebbene, è chiaro, loro non comprendano esattamente cosa stiano udendo.

Le neomamme hanno bisogno di essere supportate! Non aver timore di chiedere aiuto, e soprattutto di
farlo solo per attività semplici come il cambio dei pannolini. Per cambiare un pannolino servono pochi
minuti ma avrai bisogno di un aiuto da chi ti sta vicino per faccende più impegnative come cucinare,
pulire casa oppure fare la spesa.

5 CONSIGLI per LA CICATRICE post parto Cesareo


Per molte donne, La cicatrice del cesareo rappresenta un inestetismo, più o meno evidente, con il quale
convivere; altre volte, invece, si associa a complicanze (come cheloidi, ernie o aderenze) che ne
rendono la presenza particolarmente fastidiosa.

1 - Preparare la pelle durante tutta la gravidanza con Oli e Creme elasticizzanti ad alta tollerabilità
cutanea. E’ consigliato evitare sostanze come parabeni, silconi, petrolati. Scopri e riconosci in etichetta
le sostanze da evitare e perché.

2 - Una prima azione si può eseguire al ritorno dall’ospedale, dopo la nascita nel nuovo arrivato; sono
importanti le primissime medicazioni della ferita, prestate attenzione e verificate che non sorgano
infezioni, usate del detergente disinfettante per medicare la ferita, utilizzando anche specifiche garze
sterili e averne cura per almeno una settimana. Questa fase è importante, se dovessero insorgere delle
complicazioni alla ferita, questa potrebbe trasformarsi in un taglio diverso, maggiormente visibile, con
conseguenze importanti e trasformarsi in una cicatrice ipertrofica, con rigonfiamento, assumendo una
colorazione scura in casi gravi anche violacea.

3 - Dopo aver eliminato i punti, si passa alla fase successiva: l’applicazione di cerotti o garze medicate
che si applicano tutte le notti sulla ferita in modo che la comprimano e agiscano sulla ferita stessa, in
questo modo si evita che la ferita diventi più esposta e gonfia. Chiedere sempre il consiglio del medico.

4 - Massaggiare la cicatrice con Oli Rigeneranti specifici per tenerla sempre ben elastica. Dopo il parto la
pelle che ha subito una forte sollecitazione durante i 9 mesi di gravidanza ha bisogno di Creme Corpo e
Oli elasticizzanti per evitare smagliature ed eccessi troppo importanti di tessuto. Questo trattamento va
eseguito per i primi 6 mesi eseguendo quotidianamente delicati massaggi. E’ importante detergere la
cicatrice con prodotti delicati e senza solfati come Mousse Detergente evitando bagni prolungati,
temperature troppo elevate e ricordandosi di asciugare bene la zona. Evitate l’esposizione solare per
almeno i successivi 6 mesi dall’intervento chirurgico e proteggetela con schermi fisici con fattore
elevato.

5 - Le cicatrici da taglio cesareo si possono curare anche dopo tanti anni ricorrendo alla dermo-
pigmentazione correttiva oppure alla chirurgia plastica o con il laser. L’intervento di chirurgia estetica
deve essere eseguito almeno sei mesi dopo il taglio cesareo, si consiglia di intervenire solo se non sono
previste altre gravidanze.

COME STERILIZZARE IL BIBERON ed altro

Il tempo necessario è di 10 minuti. In alternativa, biberon e tettarelle possono essere sterilizzati in


acqua bollente usando un recipiente di alluminio pieno d'acqua, chiuso da un coperchio, nel quale si
immergono gli oggetti da sterilizzare, portando l'acqua ad ebollizione per circa 20 minuti.

ALLATTAMENTO al SENO -
L’allattamento al seno è il modo più naturale di nutrire il tuo bambino. Quello che apporta i maggiori
benefici e soddisfa tutti i bisogni del bambino: la fame, la sete, la rassicurazione fisica. Questo gesto
d’amore e di primo avvicinamento fra mamma è bambino è sano, naturale e anche pratico, più pratico
di qualsiasi biberon. Eppure nel mondo industrializzato ancora oggi 1 bambino su 5 non è allattato al
seno. Le mamme un po’ si scoraggiano, pensano di non saperlo fare, non sono sicure di nutrire a
sufficienza il bambino, alcune sentono dolore durante l’allattamento. infatti se in ospedale allatta il 90%
delle mamme italiane, a 4 mesi allatta solo il 33%. In ospedale allattano tutte le mamme perché questi
si attivano sempre di più per incoraggiare le mamme ad allattare. Se stai per partorire, assicurati
intanto che l’ospedale/clinica che hai scelto assicurino il servizio di rooming-in : cioè il bambino deve
stare in stanza con te, non nella nursery. In questo modo lo potrai attaccare da subito al seno. Chi prima
comincia è a metà dell’opera ! Allattare al seno il tuo bambino non deve farti paura. In questa scheda in
10 punti cercheremo di dissipare i tuoi dubbi e le tue incertezze, e permetterti di affrontare con fiducia,
tranquillità e gioia questo momento di intimità con il tuo bambino. E in ogni caso ricorda che la cosa più
importante è che tu sia serena e aperta verso questa grande avventura che è la nascita di tuo figlio. Che
tu voglia allattare esclusivamente al seno, fare un allattamento misto, allattare solo tre mesi o tre anni,
non allattare affatto … nessuno deve farti un processo e tu non devi sentirti assolutamente sotto accusa
!

1. Il latte materno è un alimento perfettamente bilanciato in proteine, zuccheri, grassi e minerali. In più
è sempre fresco, alla giusta temperatura e pulito, ideale in ogni momento, anche quando ci si trova
fuori di casa, o in viaggio con il neonato. Il latte materno protegge il bambino dalle infezioni delle vie
aeree e gastrointestinali perché contiene i fattori anti-infettivi, agenti anti-infiammatori, ormoni
(tiroxina, ormone della crescita, cortisolo, insulina) e sostanze che regolano il sistema immunitario.
Oltre alla prevenzione di diabete, obesità e alcuni tumori, il latte materno si è dimostrato correlato alla
prevenzione della morte in culla: riduce di un terzo il rischio. Inoltre, è documentata la sua capacità di
prevenzione delle allergie. Allattare al seno aiuta anche la mamma, che si riprende meglio da parto e
gravidanza: l’utero si restringe prima (grazie all’ossitocina), i chili in più si smaltiscono più facilmente,
minori sono i rischi di tumore a ovaie e utero e di osteoporosi. Le controindicazioni sono pochissime:
AIDS materno, ovviamente, uso di alcol, tabacco e droghe, e alcuni medicinali controindicati in
gravidanza.

COME ALLATTARE AL SENO: I PRIMI GIORNI

Il bambino deve essere a contatto con la mamma il prima possibile, per questo è raccomandato il
rooming-in. Il neonato deve infatti attaccarsi subito e spesso, anche quando il latte non c’è ancora:
prenderà intanto il colostro, ricco di proteine, vitamina A e immunoglobuline. Se il bambino si attacca e
ciuccia, favorisce la cosiddetta “montata lattea”, cioè la produzione del latte da parte della mamma. Il
segreto per un allattamento felice è quello che si definisce un “buon attacco”, con il bambino che
ciuccia efficacemente e una mamma che non prova dolore.

ALLATTAMENTO AL SENO OGNI QUANTE ORE ?

Allattamento a orari, allattamento al seno ogni 4 ore ? No, grazie. Secondo la SIN – Società Italiana di
Neonatologia è meglio allattare su richiesta. Che significa ? Significa che è meglio attaccare il bambino
al seno ogni volta ne manifesta la necessità, magari cogliendo i segnali di fame anche prima che il
piccolo cominci a piangere (tra l’altro così il bambino si attacca anche meglio). La regola delle 4 ore non
ha molto senso: lo stomaco del bambino si svuota presto perché il latte della mamma è digeribile, per
questo un neonato può arrivare a poppare anche 10 volte al giorno, e senza seguire le lancette di un
orologio.

COME PREVENIRE LE RAGADI


Molto spesso, durante l’allattamento la mamma sente un forte dolore ai capezzoli; talvolta perché i
capezzoli sono screpolati o feriti. Queste screpolature, più o meno profonde, sono le famose ragadi al
seno e sono fra le principali cause di interruzione dell’allattamento. Per prevenire le ragadi bisogna
favorire una corretta suzione da parte del neonato. Il bambino, infatti, deve avere avvicinarsi al seno
con la bocca bene aperta, per prendere non solo il capezzolo ma anche parte dell’areola.

POSIZIONI PER L’ALLATTAMENTO

Cominciamo col dire che la posizione migliore per allattare è quella in cui la mamma sta comoda e ha il
bambino a stretto contatto. Una buona idea è avere a portata di mano qualcosa da bere, o della frutta
da sgranocchiare. Un ottimo ausilio può essere un cuscino, e un appoggio per le gambe se si sta in
poltrona. Riguardo alle posizioni “consigliate” per l’allattamento, presto avremo una scheda
“dettagliata” per il momento nella scheda video, potrete vedere quelle più comode per Voi.

6. ALLATTAMENTO AL SENO E AGGIUNTA

Una paura frequente di chi allatta al seno è che il latte “non basti” e che il bambino non cresca
“abbastanza”; per questa ragione molte mamme possono avere la tentazione di dare un’aggiunta di
latte artificiale. Se anche tu sei fra queste, ti consigliamo piuttosto di affidarti al pediatra che saprà
valutare ed eventualmente rassicurarti per continuare con fiducia ad allattare al seno. Un’altra ragione
per cui una mamma potrebbe avere la tentazione di passare ad un allattamento misto (cioè a base di
latte materno e latte artificiale) è la necessità di tornare al lavoro presto dopo la maternità e la difficoltà
ad organizzarsi nonostante i riposi giornalieri per allattamento. In questo casi la scelta migliore è
ricorrere al tiralatte e nutrire il bambino con latte materno anche “in assenza”, anche per continuare a
stimolare la produzione di latte. In alternativa, potrai valutare con il pediatra la possibilità di passare ad
un allattamento misto, e sarà lui a dirti come calcolare l’aggiunta. Se così non scoraggiarti: anche in
caso di allattamento misto il tuo bambino continuerà a godere degli importanti benefici
dell’allattamento al seno.

7. ALLATTAMENTO AL SENO : COSA MANGIARE

Cerca di mangiare sano, nessuna rinuncia forzata, nessuna dieta sbilanciata (tipo solo verdure o solo
proteine per dimagrire) e nessun eccesso. Non c’è alcun bisogno di “mangiare per due”: in realtà è
sufficiente mangiare solo 500 calorie in più al giorno per sopperire ai bisogni tuoi e del bambino. Per
quanto riguarda l’alcol: meglio evitare e soprattutto non credere a chi ti dice che la birra “fa latte” !

8. COLICHE DEL NEONATO E ALLATTAMENTO AL SENO

Le coliche del neonato, o coliche gassose o “colichette” sono un disturbo strano, da non confondere
con il semplice pianto. Per identificarle, i pediatri adottano la regola del 3: se il neonato piange per più
di 3 ore, per più di 3 giorni a settimana e per più di 3 mesi, soffre di coliche. Le cause del fenomeno non
sono note con certezza. Il legame fra allattamento e coliche non è chiaro. Anche l’idea che i bambini
allattati al seno ne soffrano meno non ha trovato evidenze scientifiche. Quindi, inutile domandarsi cosa
mangiare in allattamento per evitare le coliche. O cosa non mangiare. Però, per alleviarle un po’ può
servire provare ad attaccare il neonato al seno, ma è un intervento che sta alla pari con tutte le altre
pratiche di accoglimento e rassicurazione fisica come massaggiare, fasciare, dondolare dolcemente o
sussurrare. Anzi forse in caso di coliche è meglio addirittura provare con il ciuccio!

9. ALLATTAMENTO AL SENO E CICLO


Posso allattare con le mestruazioni? Certo che sì. L’idea che il latte diventi “cattivo” al ricomparire delle
mestruazioni e che non si possa allattare con il ciclo è una bufala. Il latte può diminuire un po’ in
quantità, ma lì finisce. Per quanto riguarda invece il ritorno del ciclo dopo il parto (capoparto), va detto
che in generale le mamme che allattano non hanno le mestruazioni (amenorrea lattazionale si chiama,
e dipende dal fatto che allattare al seno inibisce l’ormone che prepara il corpo ad una nuova
gravidanza), ma possono darsi differenze individuali anche molto marcate.

10. QUANDO SMETTERE L’ALLATTAMENTO AL SENO

Allattamento al seno per quanto tempo ? Questa è forse la domanda che le mamme più spesso si
fanno. Allora, i più importanti organismi sia nazionali sia internazionali a tutela della salute, sono
concordi nel raccomandare la nutrizione esclusiva a base di latte materno fino ai 6 mesi di età. Dopo
quella data, il latte materno dovrebbe coesistere con i cibi solidi almeno fino al compimento del primo
anno di età. O fino ai due anni secondo alcuni degli enti citati prima. In ogni caso – e questa è la cosa
più importante – fino al momento in cui la mamma e il bambino lo desiderano.

ALLATTAMENTO : Quando è veramente necessaria L'Aggiunta

Molte mamme si scoraggiano perchè l'allattamento non si avvia come dovrebbe oppure perchè sembra
che il bebè non cresca. Quando bisogna dare l'aggiunta di latte artificiale ? Piccola premessa: questa
scheda non è una condanna per le mamme che non allattano. Una mamma può decidere di non
allattare perchè non se la sente, perchè le ragadi la distruggono, può smettere di allattare perchè il latte
non basta e per tanti altri motivi. Allattare al Seno, rinforza il legame tra mamma e bebè, nutre il
piccolo con un latte sempre pronto e adatto a lui, a giusta temperatura e con le sostanze appropriate a
quel momento di crescita, ma non per questo, una mamma che allatta è migliore di quella che dà il
biberon di latte artificiale a suo figlio. Questa scheda vuole incoraggiare quelle mamme che allattano a
non farsi prendere dalle solite paure legate spesso alla "scarsa" crescita del bebè che portano a cercare
aiuto nell'allattamento artificiale, anche dove non c'è reale bisogno. Dopo il parto la maggior parte delle
donne (salvo casi specifici o per motivi di salute) allatta il proprio bambino al seno. Purtroppo capita
che la mamma, presa dall'ansia e non ancora abituata a riconoscere e tradurre i segnali del piccolo, se
non riesce ad attaccare correttamente il bimbo e ha difficoltà ad allattarlo, venga tentata dal nutrirlo
direttamente con un comodo biberon di latte artificiale. Può anche capitare che al primo pianto si trovi
a pensare che il suo bimbo non mangi abbastanza, che il suo latte non sia abbastanza nutriente o che
sia troppo poco, o magari che il bimbo non stia crescendo abbastanza, e così pensa di integrare le
poppate con le formule di latte in polvere. E' anche normale che il piccolo dopo la nascita abbia un calo
ponderale (calo fisiologico) che spazia dal 5 all'8% rispetto al peso della nascita, quindi la mamma che
vede il bimbo "dimagrire" anzichè prendere peso, può spaventarsi, ma bisogna tener conto del calo
fisiologico che si recupererà nella prima settimana e ci si dovrà preoccupare solo se la sua crescita,
durante i primi tre mesi di vita, sarà inferiore ai 120/150 gr a settimana ovvero circa 500 gr al mese,
mentre dopo i primi tre mesi crescerà di circa 300 gr al mese. Molte mamme equivocano i segnali che al
bimbo non vada effettivamente bene il latte materno, per sostanza o quantità, ma un bebè piange
anche quando è sporco o bagnato, o magari ha disturbi al pancino legati alle classiche colichette
neonatali o ancora ha semplicemente bisogno di esser preso in braccio e coccolato, per sentire il calore
e il "profumo" di mamma. Quando un bimbo ha una buona crescita, in linea con le curve di crescita, e
non dà segnali di disturbi (es. il pannolino dovrebbe essere bagnato almeno 6 volte in 24 ore) è nutrito
correttamente, anche se cerca continuamente il seno (magari più per dissettarsi o accucciarsi alla
mamma piuttosto che per fame vera e propria) non c'è di che preoccuparsi. Il latte artificiale va evitato
se non veramente indispensabile e prescritto sotto stretto consiglio del pediatra perchè per esempio,
anche un brevissimo periodo di aggiunta (24 ore) può bastare per alterare l'equilibrio della flora
batterica dell'intestino del bebè ed esporlo, più avanti, ad un maggiore rischio di intolleranze ed
allergie. Il pediatra può invece ritenere davvero necessario integrare con il latte artificiale nei casi in cui
sospetti una crisi ipoglicemica (calo di zuccheri ), perchè il calo ponderale è stato veramente eccessivo e
il bimbo dà segni di sofferenza come febbre, sonnolenza e agitazione, o ancora se la montata lattea
tarda ad arrivare (dopo 5 giorni dal parto ancora niente latte), dato che il colostro è calibrato per i
primissimi giorni di vita, finchè il latte di mamma non arriva può essere indispensabile dare il latte
artificiale.
LA PANCIA DOPO IL PARTO - come farla ritornare come prima

Dopo due settimane dal parto, addominali e passeggiata di mezz'ora ogni giorno. Alimentazione
equilibrata con poco sale e cibi semplici. Infine applicate una crema elasticizzante e rassodante.

LA PANCIA POST PARTO

Nelle prime settimane dopo la nascita del bebè è normale che i tessuti e i muscoli della pancia siano
ancora rilassati e la pelle appaia priva di tono: per rimettersi a posto occorreranno alcune settimane.
Ecco alcuni suggerimenti degli esperti. Il periodo gestazionale e il puerperio sono caratterizzati da una
trasformazione morfo-strutturale globale dell'organismo, in particolare della muscolatura addominale,
che nel giro di pochi mesi deve dilatarsi per permettere l'accrescimento del feto, e del pavimento
pelvico, che viene sottoposto ad un sovraccarico dato dall'aumento del peso viscerale. E' quindi
importante nell'immediato periodo post parto aiutare il 'sistema pelvico-addominale' a riacquistare la
sua funzionalità basale. Vediamo in che modo.

1. PANCIERA NEI PRIMI 10 GIORNI DOPO IL PARTO

Il consiglio è di indossare la panciera, scegliendo però un modello che sostenga senza costringere, in
tessuto elastico e con fasce laterali regolabili, che aiuti a ripristinare i rapporti muscolo-tendineo-
legamentosi della pancia e scaricare il pavimento pelvico dall'eccesivo peso dei visceri addominali. La
panciera è utile in particolar modo se si è fatto un taglio cesareo, poiché rende più agevoli i movimenti,
resi difficoltosi dalla presenza di suture chirurgiche. In più, la guaina nel post parto può servire per
compensare le alterazioni posturali che la colonna si ritrova dopo nove mesi di gestazione, prevenendo
fastidiosi mal di schiena ed aiutando ad assumere nuovamente una postura corretta (che tra l'altro ti
abitua a mantenere i muscoli addominali naturalmente contratti). La panciera può essere indossata per
una decina di giorni dopo il parto e solo quando si sta in piedi, mentre va tolta prima di andare a
dormire.

2. PRIMI ADDOMINALI DOPO DUE SETTIMANE

Trascorse almeno due settimane dal parto, si può iniziare a svolgere degli esercizi specifici per tonificare
gli addominali. Prima di iniziare a lavorare nuovamente sulla muscolatura addominale, è però
necessario verificare se la diastasi dei retti addominali, ossia la separazione degli addominali che si
verifica normalmente durante la gravidanza, si è parzialmente richiusa. In caso contrario è necessario
aspettare ancora alcune settimane prima di iniziare la ginnastica.

3. 30 MINUTI DI CAMMINATA

Oltre alla ginnastica, è bene praticare un'attività fisica moderata ma costante: perfetta anche una
semplice passeggiata quotidiana di circa 30 minuti, magari con carrozzina al seguito, che migliora in
generale la tonicità muscolare e contribuisce a far smaltire qualche chilo di troppo accumulato durante
l'attesa.

4 - ALIMENTAZIONE, NIENTE DIETA MA POCO SALE E NO CIBI ELABORATI

Specie se la neomamma allatta, non è certo il caso di sottoporsi a diete drastiche nel tentativo di ridurre
a pancetta, quindi l'alimentazione deve esser equilibrata, caratterizzata da cibi semplici e facilmente
digeribili. Alcuni consigli anti-pancia:

· ridurre il sale, che provoca ritenzione di liquidi e quindi gonfiori;

· consumare la frutta preferibilmente lontano dai pasti ed evitare cibi e cotture troppo elaborati, per
evitare fermentazioni;

· combattere la stitichezza, aumentando il consumo di cereali non raffinati, verdura e frutta;


· masticare lentamente, per facilitare la digestione.

5. CREMA ELASTICIZZANTE

Dopo aver ospitato per tanti mesi il bebè, è facile che la pelle appaia secca e priva di tono: per aiutarla a
ritornare alle sue condizioni originarie, applica con costanza una crema elasticizzante e rassodante,
arricchita ad esempio da elastina, collagene e principi attivi antismagliature, come acido boswelico e
rosa mosqueta, da alternare con un olio di mandorle dolci o di jojoba.

Per contrastare gli accumuli adiposi, invece, ci sono cosmetici specifici pancia e fianchi, contenenti
alghe marine e fitoestratti : se però allatti, verifica in etichetta che non ci siano controindicazioni.
IL PUERPERIO come affrontarlo + Le vostre domande -

Il Puerperio è il periodo che segue l'espulsione della placenta e termina con il ritorno dell'apparato
genitale femminile alle condizioni anatomo-funzionali pregravidiche. Dura circa sei settimane, 40 giorni
in cui corpo e mente hanno bisogno di recuperare dopo i nove mesi e il parto ... non era possibile
parlare del Puerperio e rispondere alle vostre tante domande in una sola scheda, ce ne sono volute
due. 40 giorni o 6 settimane è il periodo del puerperio, ossia la fase successiva al parto. Ci saranno
perdite ematiche rosso vivo abbondanti, che gradualmente diminuiscono e danno perdite simili ad una
normale mestruazione. Col trascorrere dei giorni diventano rosse e sierose fino a trasformarsi in gialle e
biancastre ed esaurirsi di solito in 3-6 settimane. Il capoparto è il ritorno del ciclo dopo il parto, si ha in
maniera variabile dopo 2-3 mesi se la neomamma non allatta se invece allatta, nel giro di 4-8 mesi.
Anche con la ripresa del ciclo, però, l’allattamento può continuare senza problemi. Dopo il parto si
perdono circa 6 kg, continua poi lentamente e tende a stabilizzarsi in 10 settimane. Per attività fisica è
bene lasciar passare il periodo del puerperio ed effettuare dopo circa 6 settimane una visita
ginecologica.
PARTO NATURALE - Dai primi dolori alla nascita

Il parto naturale avviene in diverse fasi, dal travaglio alla fase espulsiva del bambino. Cerchiamo di
capire tutto quello che c'è da sapere sul parto naturale, come avviene e quando è possibile farlo Il parto
naturale è quel tipo di parto che prevede la nascita del bambino per via vaginale, senza uso di stimoli o
aiuti come la ventosa per estrarre il bambino o l'induzione delle contrazioni. Se non è stato
programmato un parto cesareo, richiesto magari per la posizione del bambino, o per la condizione di
salute fisica della mamma, si tratta soltanto di aspettare che il bambino nasca naturalmente, alla fine
delle sue settimane di crescita nella pancia. Il parto naturale consiste di diverse fasi, dalle prime
contrazioni e dolori (con rottura delle acque ) alla dilatazione, fino ad arrivare al travaglio e alla fase
espulsiva, che prevede appunto l'uscita del bambino.

PRIMA FASE : DOLORE E DILATAZIONE

La prima fase di un parto naturale inizia con i dolori, l'avvisaglia delle prime contrazioni, dovute alle
modifiche anatomiche del collo dell'utero che si appiana e si dilata. Durante le prime fasi di travaglio le
contrazioni sono solitamente sporadiche, una ogni ora circa, e si vanno intensificando man mano che si
avvicina il momento del parto. Il parto è vicino quando si arriva a una contrazione ogni 15 minuti. Per
mezzo delle contrazioni, comincia la dilatazione della cervice, aprendo così il passaggio al bambino. In
alcuni casi, si decide infatti di stimolare il travaglio con l'uso di diversi metodi, e in quel caso si parla di
parto indotto.. Quando inizia il travaglio vero e proprio, il collo dell’utero si appiana completamente e
grazie a contrazioni sempre più intense si dilata fino ad arrivare a circa 10 centimetri di diametro. In
questo modo utero e vagina formano il canale del parto attraverso cui uscirà il bambino. Fino ai 4-6
centimetri di dilatazione di solito le contrazioni sono abbastanza distanziate e sopportabili.

SECONDA FASE : IL TRAVAGLIO

È nella seconda fase del travaglio che le contrazioni diventano più dolorose e ravvicinate, e portano il
collo dell'utero a dilatarsi completamente. Questa fase può durare da 30 minuti a 2 ore. Quando il collo
dell’utero si è aperto di 3-4 centimetri si può eseguire l’ anestesia epidurale, che comporta
l’introduzione di un anestetico locale nello spazio compreso tra le vertebre lombari. L'epidurale è usata
sempre di più per evitare i tipici dolori del parto naturale. Quando la dilatazione della cervice è attorno
agli 8-10 centimetri le contrazioni possono essere molto intense e vicine tra loro. La fase finale del
travaglio dura in genere da 30 minuti a due ore ed è la più difficile da sopportare, poiché tra una
contrazione e l'altra non si fa in tempo a riposare. Quando il collo dell'utero è dilatato al punto da
combaciare con la circonferenza della testa del bambino, inizia la fase espulsiva, ossia quella delle
spinte. Il periodo dilatante ha una durata variabile da 2 a 8-10 ore.

L’ESPULSIONE DEL BAMBINO E IL SECONDAMENTO: LE ULTIME FASI DEL PARTO NATURALE

Mediamente la fase di espulsione del bambino, cioè la vera e propria nascita grazie alle spinte della
madre, dura da 30 minuti a due ore e inizia quando ormai il collo dell’utero si è dilatato completamente
e ha il compito di far procedere il nascituro lungo il canale del parto, una struttura muscolo-mucosa,
composta dalle ossa del piccolo bacino, dall’ischio e dall’ileo e nella parte dietro dal sacro e dal coccige.
Nella prima fase, che dura al massimo un’ora, la vagina non è ancora distesa e la mamma non sente la
necessità di spingere. La fase espulsiva comincia quando la dilatazione è completa. Le contrazioni sono
favorite dall'ossitocina, un ormone che viene prodotto naturalmente dall'organismo proprio in
conseguenza degli stimoli nervosi provenienti dalla dilatazione dell'utero. Il bambino viene espulso
dall'utero attraverso la vagina sia attraverso contrazioni uterine, sia tramite gli sforzi da parte della
madre, che spinge. Nel caso in cui la testa del bambino sia maggiore della dilatazione dell'utero, in
questa fase, per non affaticare troppo la madre o evitare lacerazioni del perineo, si ricorre all'
episiotomia. Di solito il bambino nasce uscendo con la testa per prima. In alcuni casi però si presenta
podalico, nel senso che presenta prima le natiche o i piedi e deve essere partorito con l'aiuto di
un'ostetrica. Quando il bambino esce dall’utero materno vengono espulsi anche placenta e cordone
ombelicale, che viene solitamente tagliato dall’ostetrica. La fase finale di espulsione della placenta e
delle membrane è chiamata secondamento. Dopo il parto, l'utero torna a contrarsi col tempo fino a
tornare alla normalità : il periodo dalla nascita del bambino al ritorno del ciclo mestruale è chiamato
puerperio.
LA NANNA DEL NEONATO

Dormire non è solo una funzione naturale, fisiologica dell'organismo: come respirare e nutrirsi è anche
una funzione indispensabile e un bisogno fondamentale. Anche per i bebè dormire è fondamentale, per
consentire all'organismo di ricaricarsi delle energie spese durante le ore di veglia e per assicurare uno
sviluppo psicofisico armonico ed equilibrato: durante il sonno, infatti, si consolidano sviluppo cerebrale
e memoria, si producono ormoni importanti per la crescita, si rafforza il sistema immunitario.
Neomamme e neo papà, tuttavia, sanno fin troppo bene che il sonno dei loro bambini è un tasto più
che dolente. Vediamo allora le cose fondamentali da sapere su questo argomento.

IL SONNO DEI BAMBINI è “diverso” da quello degli adulti

Nei bambini è più elevata che negli adulti la percentuale di sonno REM (quello in cui si verificano i sogni
e il cervello si comporta come se il soggetto fosse sveglio) rispetto al sonno NON REM (quello più
profondo, in cui ci si riposa). In particolare, se negli adulti si osserva un 25% di fase REM sul totale del
sonno, nei bambini si arriva al 50%. E anche il sonno NON REM è strutturato in modo diverso e, nei
primi mesi di vita, risulta nel complesso meno profondo. è piuttosto difficile che un bambino dorma
profondamente prima del terzo mese.

Sonno REM e sonno NON REM

Sonno profondo (NON REM): "Il neonato è in grado di eliminare tutti gli stimoli fastidiosi che
provengono dall'ambiente che lo circonda. Il suo respiro è profondo, pesante e regolare. Tiene gli occhi
chiusi ed è inattivo; se si muove può avere dei soprassalti". Sonno leggero (REM): "Il respiro del
neonato è irregolare e più superficiale. Può fare delle contorsioni e dei movimenti mimici del volto. Se
viene svegliato può rimanere assonnato e diventare nervoso o cercare di riaddormentarsi".

MEGLIO NON NUTRIRE ASPETTATIVE ESAGERATE

Proprio perché il sonno dei bambini è diverso da quello degli adulti è bene mettersi subito nell'ottica di
idee che il proprio bambino potrebbe svegliarsi spesso o dormire relativamente poco (tra l'altro non è
vero che dorme poco, ma ai genitori, giustamente stanchi, sembra che sia così). Meglio evitare
paragoni con i figli di amici, parenti, conoscenti, perché il bisogno di sonno varia da bambino a bambino
anche in funzione del temperamento, per cui è possibile trovare bambini a cui bastano relativamente
poche ore di sonno, mentre altri hanno bisogno di dormire molto di più, senza che una delle due
circostanze sia la spia di qualcosa che non va.

QUANTO DOVREBBE DORMIRE UN NEONATO

Al di là della variabilità individuale, è comunque raccomandato che dalla nascita ai tre mesi di vita un
bambino dorma circa 14-17 ore nell'arco delle 24 ore. Sono considerati comunque nella norma
intervalli compresi tra le 11-13 ore e le 18-19 ore di sonno, mentre non è raccomandabile che un
bambino così piccolo dorma meno di 11 ore o più di 19. (Ovviamente parliamo di indicazioni statistiche
generali: il fabbisogno appropriato di ciascun bambino può comunque variare in base a vari fattori).

DOVE FARLO DORMIRE

È una delle tante questioni controverse riguardo al sonno del bambino: dove farlo dormire? Nella sua
cameretta o nella camera dei genitori? E in questo caso in una culla o un lettino separati o addirittura
nel lettone? Il consiglio attuale degli specialisti è quello di: far dormire i bambini nella stessa camera dei
genitori almeno per i primi 6-12 mesi di vita. Ma qualsiasi scelta venga presa è necessario adottare
alcune precauzioni per proteggere il bambino durante il sonno e garantirne la sicurezza". Vediamole
insieme
Se dorme nella sua cameretta

· è opportuno che sia comunque vicina a quella dei genitori, in modo da poter intervenire
tempestivamente alle richieste del bambino;

· se si allatta, la camera dovrà avere almeno una poltrona, se possibile reclinabile, per rendere più
agevole l'allattamento;

· ma attenzione: mai dormire con il bimbo su una poltrona o sul divano per il rischio di soffocamento.

Culla, lettino, navicella ect. ect.

La scelta è assolutamente personale. Se si è optato per la navicella della carrozzina, questa comincerà a
stare stretta al bambino intorno ai tre-quattro mesi.

In culle o lettini è consigliato:

· sistemare il neonato con i piedini che toccano il bordo inferiore;

· controllare bene dimensioni del materasso (non devono restare spazi vuoti sui lati) e consistenza
(deve essere abbastanza rigido);

· non tenere oggetti morbidi come peluche;

· evitare paracolpi e coperte;

· non legare il ciuccio al polso o al collo del bambino con lacci, corde, nastri o collanine perché
potrebbero ferire il bambino o addirittura strangolarlo;

· eliminare corde e fili con figure mobili appese sopra culla o lettino (potrebbero cadere sul bimbo) o
almeno verificare che siano davvero ben ancorate;

· nel caso di lettino con le sbarre, verificare che la loro distanza sia a norma, cioè compresa tra 4,5 e 6,5
cm.

CULLA FIANCO LETTO

È la culla che può essere posizionata accanto al lettone, come una sorta di sidecar (ma facendo
attenzione a non lasciare spazi). È considerata dall'Unicef la soluzione più sicura per il sonno del
neonato.

NEL LETTONE CON I GENITORI

La scelta di far dormire il bambino nel lettone è assolutamente personale", sottolineando che in alcuni
casi questo garantisce sonni più tranquilli a tutti, ma in altri può rendere il sonno di genitori e bambini
più disturbato. In ogni caso, se ci si orienta verso questa scelta va considerato che può essere attuata in
sicurezza solo se sono soddisfatti alcuni criteri. Ecco i punti del sonno sicuro riassunti sulla base di
indicazioni internazionali:

1. I genitori – dunque sia la mamma sia il papà – non devono fumare né consumare alcol o sostanze che
possano provocare sonnolenza. Idem per l'assunzione di farmaci che provocano sonnolenza. In tutti
questi casi, meglio culla o lettino.

2. I genitori non devono essere di corporatura robusta perché l'eccesso di peso di un genitore può
costituire un rischio in caso di condivisione del lettone.

3. Il bimbo dovrebbe essere allattato al seno (con la formula cambia la qualità del sonno di mamma e
bambino).
4. Quando non è allattato, il bambino deve essere messo a dormire a pancia in su, non sul fianco né a
pancia in giù.

5. Il bambino deve essere sano e nato a termine. Per neonati prematuri o di basso peso alla nascita
meglio evitare la condivisione del lettone.

6. Il bambino non deve essere vestito in modo troppo pesante: una tutina o un pigiama leggeri bastano.

7. Il letto dovrebbe avere un materasso rigido, senza spazi o interstizi nei quali il bambino potrebbe
incastrarsi; le coperte devono essere leggere (no piumoni) e non devono mai coprire la testa del
piccolo.

8. Sul letto non devono mai salire animali domestici (o altri fratelli, quando il bambino è ancora
piccolo).

9. La mamma non deve indossare gioielli, pigiami e camice da notte con nastri o lacci lunghi (e meglio
raccogliere i capelli se sono lunghi).

10. Ed infine : No al sonno su poltrone e divani.

SDRAIETTE

Non è consigliata per dormire in quanto, essendo una sedia molto piccola, il bambino non ha la
possibilità di grandi movimenti né il pieno controllo del collo.

COME FARLO ADDORMENTARE

Ecco un'altra questione scottante: far addormentare il bambino al seno o in braccio oppure nella sua
culla o lettino? è meglio abituarlo ad addormentarsi da solo, con i propri mezzi, mettendolo nel suo
lettino quando ancora non è addormentato. Non tutti però concordano con questa posizione. Alcuni
Pediatri pensano che è assolutamente normale che il bambino "voglia essere preso in braccio e
rassicurato per addormentarsi". D'altra parte, nelle prime settimane di vita, il contatto è l'unico
linguaggio che conosce e riconosce perché gli permette di ritrovare gli odori, il sapore e il calore che
aveva conosciuto nella pancia della mamma".

BEBE' nel Lettone ? No, meglio nel CODODO

Questa è un'apposita culla dotata di solo tre pareti e aperta su un lato che viene agganciata al letto dei
genitori, diventandone un'estensione. E' consentendo alla Mamma di avere sempre accanto a sé il
piccolo. Ma anche qui, non tutti i Pediatri però sono d'accordo.

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