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Denis Bardhi 5CIA 24/2/2021

Serafino Gubbio, protagonista dell’omonimo romanzo di Luigi Pirandello, attribuisce la rovina della
sua esistenza ad una macchina, la sua cinepresa. Dopo aver registrato una scena traumatica per il
lungometraggio a cui stava lavorando rimane muto per sempre. L’autore descrive in modo
negativo il rapporto dell’operatore con la sua cinepresa, scrive che l’uomo è diventato parte della
macchina, che vivono in sintonia come se uno completasse l’altra. Pirandello denuncia più volte
nelle sue opere il miglioramento tecnologico, andando completamente controcorrente, infatti nei
primi anni del novecento la tecnologia era in pieno sviluppo e chiunque la amava, stava
stravolgendo la vita delle persone. Lo scrittore però non la pensava così e sotto alcuni aspetti il suo
punto di vista è più che comprensibile, le macchine erano obsolete, necessitavano dell’intervento
umano per funzionare e questo comprometteva che l’uomo diventasse un ingranaggio della
macchina stessa. Avveniva ciò che viene chiamata alienazione dell’operaio, ovvero chi operava
sulla macchina per molte ore consecutive ripetendo infinite volte lo stesso movimento al termine
era frastornato. Questo all’epoca avveniva sulla maggior parte delle macchine perciò possiamo
immaginare come parevano a gli occhi di Pirandello. Quello che però traspare dai suoi testi è quasi
un totale disprezzo e rifiuto nell’avanzamento tecnologico, probabilmente questo non sarebbe
accaduto se si fosse immaginato che, in un futuro non troppo lontano, le macchine e tutto il
settore industriale si sarebbe evoluto, gradualmente, da permettere a gli operai di fare lavori
meno ripetitivi e alle macchine di funzionare sempre più autonomamente, in modo di migliorare a
tutti la vita senza gravare su qualcun altro.
Sono passati 106 anni dal testo di Pirandello e durante questo secolo il campo industriale si è
evoluto esponenzialmente. Vi sono state nel mezzo ben due rivoluzioni industriali, infatti ci
troviamo in quella che viene comunemente chiamata industria 4.0, ovvero la quarta rivoluzione
industriale. Essa è caratterizzata dall’automatizzazione delle fabbriche, ovvero le macchine sono
strutturate in modo tale che possano scambiarsi informazioni e lavorare insieme, l’una con l’altra.
L’ausilio dell’uomo diventa sempre meno necessario e soprattutto meno produttivo. Di solito, il
compito di un operaio è quello di impostare e manovrare una macchina la quale successivamente
farà il resto del lavoro. L’industria 4.0 punta proprio ad eliminare questo passaggio, permettendo
alle macchine di lavorare in completa autonomia e in sintonia l’una con l’altra. Questo fatto
potrebbe spaventare facendoci temere che il lavoro umano verrà completamente sostituito dalle
macchine, è un dato di fatto ormai che i lavori più meccanici e tradizionali scompariranno
completamente. È stato stimato che negli anni a venire, infatti, verranno persi un enorme numero
di posti di lavoro, circa 80 milioni, ma non dobbiamo spaventarci troppo perché ne verranno creati
altri 220 milioni. Nasceranno infatti nuove professioni, già oggi ricercatissime e quasi introvabili,
che creeranno molti più posti di lavoro di quelli distrutti, per cui possiamo stare tranquilli, per il
momento.
Sì esatto, per il momento, c’è un altro grande problema di cui stranamente in pochi parlano, una
nuova minaccia all’uomo, molto più pericolosa di quella percepita da Pirandello. Il film “Io, robot”
sta diventando sempre meno fantascienza e più realtà, siamo certamente ancora molto lontani da
un mondo invaso da robot assassini ma una cosa invece è già presente oggi: l’intelligenza
artificiale.
Negli ultimi 10 anni si è sviluppato facendo passi da gigante quello che si chiama “machine
learning”, ovvero sistemi informatici che in grado di imparare e riconoscere alcuni tipi di dato.
L’esempio più clamoroso è quello del famosissimo Google Traduttore, inizialmente l’algoritmo
dietro questo software analizzava ogni singola parola e attraverso dei dizionari e meccanici sistemi
di traduzione grammaticale era in grado di tradurre frasi da una lingua all’altra. Gli errori di sintassi
e di grammatica non erano rari, veniva infatti spesso sconsigliato se si desiderava una traduzione
precisa. Qualche anno più tardi Google Traduttore con l’avvento del machine learning è passato da
essere composto da decine di migliaia di righe di codice a circa cinquecento e non solo, la
traduzione è diventata perfetta, è quasi impossibile trovare un errore.
Com’è possibile tutto ciò?
L’algoritmo studia e analizza le parole di una determinata lingua e capisce a cosa la gente le
associa, in questo modo è possibile tradurre anche slang e parole non ufficiali, se una parola viene
associata molte volte ad un’altra, o a dei sinonimi, in un’altra lingua allora l’algoritmo capisce che
quella è la traduzione giusta, perciò diventa impossibile sbagliarsi.
Nel corso dell’ultimo decennio si è passati da semplici algoritmi di questo tipo a complessi
algoritmi in grado di fare cose ritenute fino a 5 anni fa fantascientifiche. È stato stimato che da qui
a poco software di questo tipo varranno svariati miliardi di dollari e diventeranno la base
dell’informatica moderna.
GPT-3, è l’intelligenza artificiale pubblica più avanzata che esiste fino ad ora, il suo funzionamento
è a dir poco agghiacciante, basta scrivere a parole una breve descrizione di ciò che deve fare ed è
fatta, per intenderci ecco qualche esempio di cosa è in grado di fare: scrivere documenti con
valore legale, creare un’intera applicazione o sito web in pochi secondi. Qualcuno ha addirittura
creato un account su Reddit, un social network, e datone il controllo a GPT-3, nessuno si è mai
accorto che i post e commenti sono stati scritti interamente da un bot. È stato creato un perfetto
clone di Instagram, sono bastate poche righe di descrizione.
Questi sono solo alcuni esempi delle infinite cose che l’algoritmo è in grado di fare ma possiamo
già capire lavori come l’avvocato, il programmatore, l’insegnante e tanti altri ancora non
esisteranno più. GPT-3 è stato sviluppato da Elon Musk e la sua società con un investimento di 1
miliardo di dollari, è ancora un prototipo ma è già potentissimo, al punto tale che i suoi
sviluppatori in un momento iniziale si sono rifiutati di pubblicarlo perché ritenuto troppo
pericoloso, molte altre sono in via di sviluppo. Le intelligenze artificiali si stanno diffondendo a
macchia d’olio e il presentimento è che presto rivoluzioneranno il mondo, una rivoluzione senza
precedenti.

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