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The Way You Used To Do (ITA)

Posted originally on the Archive of Our Own at http://archiveofourown.org/works/32224084.

Rating: Teen And Up Audiences


Archive Warning: Graphic Depictions Of Violence
Category: M/M
Fandom: 僕のヒーローアカデミア | Boku no Hero Academia | My Hero
Academia
Relationship: Bakugou Katsuki/Midoriya Izuku, Bakugou Katsuki & Midoriya Izuku
Character: Midoriya Izuku, Bakugou Katsuki, Class 1-A (My Hero Academia),
Todoroki Shouto, Iida Tenya, Uraraka Ochako, Kirishima Eijirou,
Kaminari Denki, Ashido Mina, Yagi Toshinori | All Might, Aizawa Shouta
| Eraserhead, Sero Hanta, Jirou Kyouka, Midoriya Inko, Bakugou
Masaru, Bakugou Mitsuki
Additional Tags: Soul Bond, Enemies to Friends to Lovers, Slow Burn, Mutual Pining,
Pining, Hurt/Comfort, Emotional Hurt/Comfort, Angst, Angst with a
Happy Ending, Fluff, Domestic Fluff, Whump, Blood and Injury, Post-
Traumatic Stress Disorder - PTSD, Recovery, Coma, Bonding,
Character Development, Developing Relationship, First Kiss, Therapy,
Sign Language, Deaf Bakugou Katsuki, Bakugou Katsuki Swears A Lot,
Bakugou Katsuki is Bad at Feelings, Angry Bakugou Katsuki, Touch-
Starved Bakugou Katsuki, Jealous Bakugou Katsuki, Jealous Midoriya
Izuku, Oblivious Midoriya Izuku, Hurt Midoriya Izuku, Pining Midoriya
Izuku, Cute Midoriya Izuku, BAMF Midoriya Izuku, Protective Midoriya
Izuku, Protective Midoriya Inko, Worried Midoriya Inko, Kirishima Eijirou
is a Good Friend, Bakugou Katsuki & Kirishima Eijirou Friendship,
Dekusquad (My Hero Academia), Bakusquad (My Hero Academia),
Cuddling & Snuggling, Arguing, Miscommunication, Near Death
Experiences, Bakugou Katsuki Has One for All Quirk, Midoriya Izuku
Has One for All Quirk, Bakugou Katsuki Has PTSD - Post-Traumatic
Stress Disorder, Bakugou Katsuki Has Feelings, Ghost Midoriya Izuku,
Character Study, Bakugou Katsuki Redemption, Bakugou Katsuki Being
an Asshole, Unresolved Emotional Tension, Demisexual Bakugou
Katsuki
Language: Italiano
Stats: Published: 2021-06-27 Updated: 2021-09-19 Chapters: 3/30 Words:
23804

The Way You Used To Do (ITA)


by Kukicha94

Summary

“Ci dispiace davvero tanto,” dice suo padre, le lacrime agli occhi e la voce tremante. “Ma
il tuo amico, Izuku, lui… Lui non c’è più, figliolo.”
Katsuki non riesce a fare altro se non guardarli sbattendo le palpebre per degli attimi che
paiono eterni, gli occhi che dardeggiano da uno all’altro dei suoi genitori con evidente
confusione, incredulità, e, più di ogni altra cosa, indignazione.

“Di che cazzo state parlando voi due? Il fottuto nerd è in piedi proprio accanto a voi!”

Durante una battaglia, Midoriya viene colpito da un villain il cui quirk separa la sua
anima dal corpo. Intrappolato nella condizione di fantasma, il ragazzo inizia una corsa
contro il tempo per salvarsi da morte certa. Per sua fortuna - o sfortuna - l’unica persona
che riesce a vederlo e a parlargli mentre è in questo stato non è altri che Kacchan.

In altre parole: le anime di Deku e Kacchan sono intrecciate.

A translation of The Way You Used To Do by edema_ruh


A translation of The Way You Used To Do by edema_ruh
L'Inizio della Fine
Chapter Notes

See the end of the chapter for notes

Dal momento in cui Midoriya sentì l’osso dell’avambraccio spezzarsi mentre ci cadeva sopra di
peso, seppe di essere spacciato.

Ormai era abituato a rompersi le ossa in continuazione - sin da quando aveva accolto One For All
nel suo corpo, e poteva sentirne il potere che scorrergli nelle vene, con la stessa naturalezza e
ricorrenza gli arti gli si spezzavano come ramoscelli, rendendolo avvezzo al disagio e alla
sofferenza. Tuttavia, l’abitudine non rendeva il dolore più semplice da sopportare, e non riuscì a
trattenere un guaito di sorpresa nel momento in cui il “crack” del suo braccio che si spezzava
risuonò nel vicolo buio dove lui e Kacchan erano stati intrappolati.

“Alzati, idiota!”, gridò Katsuki stando in piedi di fronte a Izuku in un modo che sarebbe potuto
essere visto come protettivo, se non si fosse trattato di loro due. Gettò al ragazzo per terra
un’occhiata rapida da sopra la spalla prima di rivolgere nuovamente l’attenzione verso la minaccia
davanti a loro. “Si sta avvicinando”, lo avvertì Bakugou, anche se era superfluo. Izuku poteva
anche aver avuto la vista accecata dal dolore improvviso del braccio che si rompeva, ma ora
riusciva a vedere dannatamente bene l’uomo che si stagliava davanti all’uscita del vicolo,
bloccando loro il passaggio.

Quella sarebbe dovuta essere una semplice attività di pattuglia, pensata dalla UA per aiutare gli
aspiranti eroi a familiarizzare con i protocolli e le sottigliezze delle ronde. Non avrebbero dovuto
esserci dei veri villain nella zona, solo un paio di rapinatori o dei criminali minori che gli studenti
potevano gestire con disinvoltura. Tuttavia la classe 1-A sembrava avere un talento speciale - e
maledetto - per far apparire dei villain dove non avrebbero dovuto esserci. Avrebbero dovuto
aspettarselo, se Izuku doveva essere onesto. Un po’ di pessimismo non faceva male in in questo
tipo di attività.

Avrebbe voluto dire che era stato il fato a pianificare per lui e Katsuki di essere messi in coppia per
fare il primo giro di ronda insieme, ma non era stato altri che Aizawa sensei. Secondo l’insegnante,
per Midoriya e Bakugou questa esercitazione di pattuglia doveva essere vista come un’opportunità
molto proficua per legare l’uno con l’altro, o per “finalmente risolvere le loro cazzate”, come
l’aveva messa Kirishima in modo meno elegante. Sin dal loro fatidico scontro che aveva
comportato gli arresti domiciliari per entrambi, Izuku e Katsuki in realtà non avevano parlato tra
loro più di quanto facessero prima, ma nemmeno non si erano parlati affatto. Era una questione
complicata legata ad un rapporto complicato che durava da una vita intera, e che di certo non
sarebbe stato risolto semplicemente da una chiacchierata con All Might e una sola settimana.
Aizawa sensei sembrava esserne consapevole, Izuku ne era consapevole, Katsuki ne era
decisamente consapevole. Ma parte dell’essere un eroe professionista consiste nel saper cooperare
con i propri colleghi, anche se non vengono dalla stessa agenzia, e se Izuku e Katsuki volevano
anche solo avvicinarsi a diventare il numero 1, avrebbero dovuto imparare a collaborare e lavorare
l’uno con l’altro.

Già. Izuku riusciva perfettamente a vedere qual era l’obbiettivo di Aizawa sensei nel metterlo in
coppia con Kacchan. Ciò non voleva dire però che il suo braccio facesse meno male dopo essere
stato spinto per terra dal suo cosiddetto partner.
“Ohi, coglione!”, chiamò di nuovo Katsuki quando Izuku non gli rispose. Aveva il braccio steso di
fianco al corpo in una posizione che era allo stesso tempo difensiva e offensiva. L’uomo in piedi
all’uscita del vicolo non sembrava essere turbato da quella vista. “Chi cazzo ti credi di essere per
ignorare quello che ti sto dicendo?”.

“Non ti sto ignorando”, disse Izuku a denti stretti, prendendo un respiro profondo per affrontare il
dolore che continuava a pulsare come un fuoco infernale nel il suo braccio ferito. Stringendo l’arto
al petto e facendo una serie di respiri profondi, tornò in piedi tremando, e si erse di fianco a
Katsuki, odiando il fatto che fosse costretto a stare incurvato per poter sopportare il dolore. Alla
sua sinistra, Katsuki sembrava inconsapevole del fatto di aver appena rotto il braccio di Izuku,
quando lo aveva spinto da parte nel tentativo di prevenire che entrambi fossero colpiti da uno dei
raggi di energia del villain.

“Però sembra sia così, Deku”, ringhiò Bakugou, schernendo la figura tremante di Izuku e sputando
fuori il nomignolo con tono velenoso. Sembrava più incazzato del solito, ma Deku optò per
ignorarlo. “Piantala di abbracciarti e dimmi qual è il quirk di quel tipo”, ordinò, con un tono che
non lasciava spazio a discussioni. Izuku voltò la testa verso di lui con un’espressione esasperata.

“Come faccio a saperlo?! Non so leggere la m-mente!”, protestò nervosamente. “Sei tu quello che
ha schivato il suo attacco, dimmi tu qual è il suo quirk!”, aggiunse, suonando più coraggioso di
come si sentisse. Se questa interazione fosse avvenuta un anno prima, avrebbe indietreggiato sotto
l’intensa occhiata omicida di Katsuki, e molto probabilmente si sarebbe scusato per le sue parole
dure. Ora, tutto ciò che fece fu guardarlo di rimando, un’aria di sfida impressa nei suoi lineamenti
nonostante stesse tremando da capo a piedi per il dolore.

“Qual è lo scopo dei tuoi stupidi quaderni, se non sai nemmeno qual è il quirk di quel coglione?”,
protestò Katsuki, e onestamente era un argomentazione così debole che sembrava aver sputato
fuori le parole solo per il gusto di litigare. “Sai che c’è? Lascia stare. Faccio da solo, stronzo”,
sbuffò sottovoce schioccando la lingua con disprezzo verso Izuku, per poi rivolgere di nuovo
l’attenzione sul villain, che non si era mosso dalla sua posizione all’uscita del vicolo.

“Pensi che questo sia un test?”, chiese Izuku esitante, le parole che suonavano incerte alle sue
stesse orecchie. “Forse è stato mandato da Aizawa sensei —“, provò a dire, ma Katsuki lo
interruppe subito.

“Solo se Aizawa sensei si fosse finalmente stancato delle tue asfissianti cazzate da nerd e avesse
deciso di darti una morte veloce ed insignificante in fondo a un vicolo lurido”, sbuffò infastidito.
“Quel tipo puntava ad uccidere. Una volta ragionavi meglio di così, Deku”, aggiunse, e questo per
qualche ragione sconvolse Izuku più di qualunque precedente commento malevolo di Katsuki.

“S-scusa”, disse, non per la cattiveria di Bakugou, ma perché aveva ragione. Non stava ragionando
lucidamente, e il dolore al suo braccio era probabilmente il motivo principale. Notando forse per la
prima volta che c’era qualcosa che non andava in Izuku, dato il suo ridicolo e insolito
suggerimento, Katsuki finalmente voltò la testa per poter osservarlo più a lungo, guardandolo
davvero stavolta, invece lanciargli semplici occhiate. Dopo alcuni secondi di osservazione che
sembrò più intima di quello che avrebbe dovuto, Katsuki finalmente si pronunciò.

“Se non riesci ad aiutare, non farlo”, disse aspramente, ma Izuku poteva dire che c’era qualcosa nel
suo sguardo che era lontano da fastidio o disprezzo. Sembrava quasi che Katsuki stesse cercando di
essere responsabile per una volta, piuttosto che escluderlo. “Stai indietro e lascia fare a me. Ho
tutto sotto controllo”, assicurò in tono secco.

“Kacchan —“, Izuku provò a protestare, ma Katsuki spinse il ragazzo dietro di sé prima che
potesse continuare, un po’ troppo aggressivamente.
“Chiudi quella cazzo di bocca, Deku di merda”, sbottò tornando il solito se stesso, come se quel
raro momento di ragionevolezza non fosse stato altro che un passo falso. “Fa già abbastanza schifo
che tu ti sia fatto male prima ancora che lo scontro cominciasse”, lo accusò, allontanandosi di un
passo da Izuku andando verso il villain. Mentre Izuku sbatteva le palpebre per la sorpresa a quelle
parole, Katsuki guadagnò terreno, avvicinandosi al villain più velocemente di quanto la mente
confusa dal dolore del ragazzo potesse recepire.

“Sei tu quello che mi ha rotto il braccio!”, lo accusò Izuku di rimando, ma Katsuki lo ignorò,
essendo già arrivato a metà del vicolo.
“Kacchan! Aspetta!”, gridò dietro al suo amico, seguendolo da vicino mentre continuava a tenere il
braccio ferito stretto al petto. Katsuki lo ignorò e proseguì, mentre il villain rimaneva impassibile e
immobile.

“Spostati”, ringhiò Katsuki rabbiosamente rivolto al villain che bloccava loro il passaggio, stando a
solo pochi metri dall’uomo mascherato. “O ti sposto io”, aggiunse con un ghigno storto,
innescando alcune esplosioni con il palmo della sua mano destra come a provare le sue parole.
Midoriya raggiunse Katsuki e si mise di fianco a lui, fissando il villain con apprensione.

“Quando mi era stato detto che stasera avrei incontrato degli aspiranti eroi, mi ero aspettato
qualcosa…”, disse il villain con tono di scherno, squadrando Katsuki e Izuku dalla testa ai piedi.
“…di meglio”, concluse con qualcosa di simile alla delusione nella sua voce. Il cuore di Izuku si
fermò e non ebbe nemmeno bisogno di guardare Katsuki per sapere che non sarebbe finita bene.

“Eeh?!”, ringhiò Katsuki con indignazione, iniziando già a fumare. Izuku lasciò andare il suo
braccio ferito e chiuse la mano sana in un pugno, permettendo a One For All di scorrergli
attraverso il corpo in anticipazione. Era ovvio che uno scontro stesse per iniziare.

“Kacchan”, disse Izuku con un avvertimento nella voce, senza distogliere lo sguardo dal villain.

“Ti faccio vedere io qualcosa di meglio, bastardo!”, appena prima di colpire a tradimento il villain,
facendo scoppiare esplosioni dalle mani e rispedendole all’indietro. Izuku sollevò il braccio sano
per proteggere la faccia, mentre veniva spinto all’indietro dall’improvviso spostamento d’aria
causato dall’esplosione. Fortunatamente non cadde e non perse l’equilibrio, il che gli permise di
saltare verso il villain, appena prima che questi riuscisse a reagire all’attacco di Katsuki. Colpendo
la faccia del villain con un calcio ben assestato, che aveva perfezionato grazie al suo Shoot Style,
Midoriya tornò a terra nello stesso momento in cui Katsuki si lanciò contro il villain, urlando un
“MUORI!” che riecheggiò nella strada, mentre bersagliava l’uomo con una serie di esplosioni.

Il villain era troppo occupato con i potenti attacchi di Katsuki per concentrarsi su Izuku, che
approfittò della distrazione per dirigersi verso l’uscita del vicolo. Non avrebbe mai, in un milione
di anni, lasciato indietro Katsuki o voltato le spalle a una battaglia, ma aveva bisogno di veder se
nelle vicinanze c’era Aizawa sensei o qualcuno della UA di più alto grado rispetto a loro. Con suo
sgomento non si vedeva nessuno sulla strada, il che gli fece ricorrere al dispositivo di
comunicazione che era stato dato a lui e Katsuki appena prima che iniziassero la ronda.

“Qualcuno mi riceve?!”, gridò freneticamente Izuku nel comunicatore, cercando di superare il


rumore delle esplosioni di Katsuki e i suoi “muori!” urlati. “Aizawa sensei! Siamo sotto attacco!
C’è un villain qui! Mi rice—Kacchan, attento!”, si interruppe quando vide che il villain stava per
usare uno dei suoi fasci di energia per colpire Katsuki. Nessuno dei due sapeva che cosa facessero
quei fasci di energia — sembravano simili al Navel Laser di Aoyama, ma gli uscivano dalle mani
ed erano tinti di una sfumatura rossa. Izuku immaginò fosse meglio non saperlo.

I suoi riflessi reagirono più veloci della sua mente e Izuku afferrò il coperchio di un vicino bidone
della spazzatura, mandandolo a volare verso Katsuki e facendo in modo che il metallo servisse
come uno scudo appena prima che il fascio di energia del villain colpisse il ragazzo allo stomaco. Il
villain parve stupito, mentre Katsuki sembrava solo offeso.

“Pensi che non me ne fossi accorto?”, urlò con rabbia a Izuku nello stesso momento in cui puntava
un’altra esplosione ben mirata contro il villain. “Ti ho detto di non starmi tra i piedi, nerd di
merda!”, disse schivando uno dei colpi del villain.

“Dobbiamo lavorare insieme!”, gli fece notare Izuku, riavvicinandosi allo scontro nonostante il
braccio rotto che gli pendeva mollemente sul fianco. “E’ questo lo scopo dell’esercitazione, no?”,
diede a Katsuki un’occhiata quasi implorante, a cui il ragazzo rispose con un’espressione
indecifrabile dei suoi occhi furiosi.

“Questa non è un’esercitazione, ragazzino”, disse il villain con un sorriso, schivando l’attacco di
Katsuki con grazia e cercando di contrattaccare. Il ragazzo saltò indietro prima che le mani del
villain potessero raggiungerlo. “Ho ordini di uccidere”, disse sorridendo, prima cercare di colpire
nuovamente Katsuki.

“Chi ti ha mandato?”, chiese Izuku mentre si lanciava in avanti usando One For All come
propulsore, colpendo il villain allo stomaco con un potente calcio e spedendolo verso Katsuki, che
avendo previsto le mosse di Izuku, fece un’elaborata manovra a mezz’aria e abbatté finalmente il
villain con una precisa esplosione. L’uomo cadde per terra sullo stomaco, malconcio, e come tentò
debolmente di rimettersi in piedi, Katsuki gli mise semplicemente un piede sulla schiena,
spingendolo di nuovo per terra e tendendolo fermo dove si trovava.

“Questo è stato qualcosa di meglio per te?”, chiese Katsuki con scherno, sbuffando. Il villain si
contorse pateticamente mentre cercava di spostarsi, senza risultati.

“Chi ti ha mandato?”, insisté Izuku, portandosi vicino al villain sconfitto ansimando un po’. Non
avrebbe osato dirlo ad alta voce per non irritare Katsuki ulteriormente, ma era piuttosto orgoglioso
che il loro attacco sincronizzato avesse davvero funzionato. All Might aveva ragione - se avessero
unito le forze, sarebbero potuti diventare i migliori eroi del Giappone. “Perché stai attaccando degli
studenti della UA durante un’esercitazione?”

“Stai con la Lega dei Villain, non è così?”, chiese Katsuki, sbuffando con disprezzo e premendo il
piede con più forza sulla schiena dell’uomo. “A voi piace tanto vantarvi, ma non così tanto portare
a termine gli obiettivi. Quel Shigaraki ti ha mandato per me un’altra volta?”, alzò un sopracciglio.

“No”, rispose il villain, ma con grande confusione di Izuku c’era quasi…del divertimento nella sua
voce? “Ma sono sicuro che mi ringrazierà per averti finalmente tolto dai piedi”, aggiunse.

Accadde tutto in una volta.

Grazie alla percezione potenziata che gli assicurava One For All, Izuku riuscì a prevedere le
intenzioni del villain prima che si concretizzassero. Il tempo rallentò intorno a lui mentre l’uomo
alzava la mano e cercava di raggiungere la gamba di Katsuki. Izuku sapeva che anche Katsuki si
era accorto del movimento, ma la reazione del ragazzo esplosivo fu lenta, troppo lenta. La mano
del villain si stava illuminando. Stava per afferrare Katsuki. Era impossibile sapere cosa avrebbe
fatto. Katsuki non sarebbe stato in grado di schivare o fermarlo in tempo.

“Kacchan!”, urlò Izuku mentre si gettava verso l’amico, spingendolo via dal villain prima che
questo potesse prendere la gamba del ragazzo. Circondò la vita di Katsuki con il braccio sano
mentre sfruttava lo slancio del proprio salto per spingere entrambi lontano dalla presa del villain,
volando a mezz’aria. Prima che colpissero il suolo, qualcosa di bollente e doloroso colpì la schiena
di Izuku, bruciandolo così intensamente che non poté fare a meno di urlare.
Katsuki si scontrò con violenza contro il muro di mattoni dietro di loro, sbattendo il cranio con una
tale forza che perse i sensi. Izuku avrebbe dovuto controllare meglio l’intensità del salto, ma nella
fretta di togliere di mezzo Katsuki, aveva finito per esagerare. Quando Katsuki riprese conoscenza,
Dio solo sapeva dopo quanto, Izuku era sdraiato sopra di lui, la faccia affondata nel suo petto,
immobile.

Katsuki gemette dal dolore e si portò una mano alla nuca, non sorpreso quando tornò coperta da
sangue fresco. Ora aveva un continuo pulsare alle tempie e la sua vista era sfuocata e ondeggiante.
Sentì di avere un po’ di nausea, ma ingoiò il groppo che aveva in gola, mentre cercava di spostarsi.
Il peso morto di Izuku lo teneva incollato a terra, ma Katsuki non aveva bisogno di muoversi molto
per capire che il villain era sparito, e che nel vicolo non c’era nessuno a parte lui e Midoriya. Che
ancora non si muoveva.

“Ehi”, chiamò Katsuki infastidito, scuotendo la spalla di Izuku nella speranza che si svegliasse e si
levasse dai piedi una volta per tutte. “Svegliati, nerd di merda. Il sonnellino è finito”.

Nessuna risposta. Izuku continuava a giacere alquanto immobile, il corpo steso sopra quello di
Katsuki, tenendolo fermo per terra. Le sue braccia erano distese mollemente lungo fianchi.

“Che cazzo stai facendo, Deku?”, domandò Katsuki, scuotendolo di nuovo. Il fastidio nella sua
voce cresceva ad ogni secondo che passava. “Levati dal cazzo. Potrei essere ancora in grado di
catturarlo”, provò a spingere il ragazzo da parte e a liberarsi. Izuku si limitò a rotolare mollemente
di lato quando Katsuki lo spinse via, gli arti distesi in una posizione innaturale sul suolo e la testa
che ciondolava inerte senza l’appoggio dato da Katsuki. Fu solo allora che se ne accorse.

Gli occhi di Deku erano aperti.

La sua faccia era rilassata, bloccata in una ridicola espressione che era un misto di sofferenza e
sorpresa, le labbra leggermente aperte e gli occhi semichiusi. Tra le palpebre, Katsuki intravide un
verde familiare, ma privo della sua ancor più familiare vivacità. No, gli occhi di Deku erano freddi
e vuoti, privati della loro solita vitalità ed emozione.

Gli occhi di Deku erano morti.

“D-Deku…?”, disse Katsuki, la voce roca e ridotta a malapena a un sussurro. Era consapevole di
avere gli occhi sbarrati, e che probabilmente la sua faccia era sopraffatta dall’orrore. Le sue mani
aleggiarono sopra il corpo di Izuku, a pochi millimetri da esso ma senza toccarlo, come se avesse
avuto paura di quello che sarebbe successo se l’avesse fatto. Per terra, Deku continuava a fissare il
nulla con la bocca aperta e gli occhi morti. “Non è il momento per gli scherzi, idiota”, disse
Katsuki, improvvisamente arrabbiato. Infatti, la rabbia sembra essere la sua prima risposta per
tutto. “Smettila di cazzeggiare. Mi stai facendo perdere tempo”, aggiunse, sperando che la realtà
della situazione avrebbe fatto smettere a Deku di scherzare e lo avrebbe fatto rialzare. C’era ancora
la possibilità che riuscissero a catturare il villain e capire quale fosse il suo quirk. C’era la
possibilità…

Oh, Dio. Deku era stato colpito dal quirk del villain, non era così?

Aveva spinto Katsuki da parte ed era stato colpito lui.

Porca puttana.

“Deku, svegliati cazzo”, ordinò Katsuki, afferrando il davanti del ridicolo costume di Deku e
scuotendo il ragazzo. Il modo in cui la testa di Izuku ciondolò semplicemente senza vita al ritmo
delle scosse di Katsuki era nauseante, come minimo. “Sono serio, coglione. Alzati. Svegliati.
Andiamo”, schiaffeggiò con la mano la guancia del ragazzo immobile, nella speranza di indurgli
un po’ di vita o almeno di farlo reagire al colpo. Deku rispondeva sempre alle sue aggressioni,
anche se fosse stato solo per scusarsi inutilmente.

“Svegliati”, ordinò Katsuki, arrabbiandosi di più ad ogni secondo. Le sue mani si strinsero a pugno
e desiderò picchiare la vita fuori da Deku, perché lui non poteva essere morto. Non era in alcun
modo possibile che Deku fosse morto. Non così. Non dopo tutti i guai che aveva passato per
ottenere e coltivare il suo quirk. Non così. “Dannato pezzo di merda, svegliati, cazzo!”, si ritrovò a
urlare contro la faccia di Deku, senza smettere di scuoterlo. Afferrò le spalle di Deku e strinse
forte, volendo fargli male, volendo farlo reagire in qualche modo. In qualunque modo. Scrollò di
nuovo il ragazzo, facendo tremare la sua testa ciondolante. “E’ questo che vuoi fare, eh?!”, gridò
Katsuki con rabbia al ragazzo nella sua presa. “E’ così che te ne vuoi andare? Facendoti
sconfiggere da un tizio da quattro soldi? Sarebbe questo l’erede del potere di All Might?”, lo
accusò furioso, senza importargli che qualcuno lo sentisse.

Non c’era nessuno. Erano soli.

Lui era solo.

Deku era morto.

“Era questo quello che volevi, cazzo?”, Katsuki lasciò andare bruscamente il corpo di Izuku,
facendolo ricadere all’indietro e scontrare con forza contro il suolo. I suoi occhi erano ancora
aperti. I suoi fottuti occhi verdi. “Sei felice adesso? Scommetto che ti stai facendo una cazzo di
risata in questo momento, eh?”, disse tirando su col naso. Le lacrime gli stavano riempiendo gli
occhi, ma Katsuki non aveva intenzione di farle scorrere. Non ne aveva motivo. Nemmeno gli
piaceva quell’idiota di Deku tanto per cominciare, giusto? Non c’era ragione di piangere per lui. Il
nerd aveva colto quello che aveva seminato; Katsuki lo aveva avvertito sin dall’inizio.

Dio. Era morto. Per colpa sua.

Si sentì nauseato. Si sentì male. Probabilmente aveva una commozione cerebrale, e si convinse
fosse quella la ragione per le sue lacrime sgorganti. Perché non era possibile che stesse piangendo
per Deku. Non Deku. Chiunque tranne Deku. Non stava piangendo.

“Dannato idiota”, Katsuki scosse la testa, la voce rotta. Furioso per quell’irrazionale dimostrazione
di debolezza, afferrò di nuovo Deku per le spalle, dovendosi controllare per non far scoppiare
esplosioni dalle sue mani nel suo stato emotivo. “Dannato idiota! Perché hai dovuto farlo, eh?
Perché hai dovuto giocare a fare il martire come fai sempre, Deku del cazzo? Fottuto pezzo di
merda, ti odio!”, gridò contro la faccia pallida e rilassata di Izuku. “Ti odio! Fottuto idiota, ti odio!
Ti avevo detto di stare indietro, cazzo, ti avevo detto che ce la facevo! Sei dovuto andare avanti a
fare che, eh? Non ho bisogno di farmi salvare da te, cazzo! Stupido pezzo di merda!”, gettò Izuku
lontano da sé, senza preoccuparsi di guardare il probabile raccapricciante risultato del suo gesto
aggressivo. Katsuki non pensava che sarebbe stato capace di sopportare la vista del corpo di Deku
disteso sbilenco e contorto per terra come se fosse stato una bambola. Come se fosse stato un…un
deku.

Invece, seppellì la faccia tra le ginocchia e gettò entrambe le mani tra i capelli, tirando e
strattonando le ciocche con tutta la sua forza e allo stesso tempo ignorando il sangue che gli
copriva le dita. Aveva sbattuto la testa. Aveva una commozione. C’era una possibilità, anche se
debole, che tutto quanto fosse solo una sua allucinazione, che Deku gli stesse facendo uno scherzo
malato, che tutta quella situazione fosse solo un brutto sogno causato dal quirk di quello
psicopatico. Provò a riacquistare il sangue freddo e tenne con forza gli occhi chiusi per diversi
secondi, calmandosi. Quando avrebbe riaperto gli occhi, sarebbe finito tutto, vero? Aveva solo
bisogno di pensare. Aveva solo bisogno…aveva solo bisogno…

Riaprì gli occhi, voltando lentamente la testa di lato. Deku giaceva ancora per terra nella stessa
posizione in cui Katsuki lo aveva gettato, sul fianco, le braccia stese davanti a sé, le gambe
contorte.

Le labbra socchiuse.

Gli occhi aperti.

Il viso pallido.

Katsuki fissò il corpo senza vita di Izuku, che sembrava fissarlo di rimando.

Katsuki lo fissò.

Katsuki lo fissò.

Katsuki ebbe un conato.

Si girò per essere il più lontano possibile da Izuku e rigurgitò il contenuto del proprio stomaco sulla
strada, sentendosi stordito e malato. Non riusciva a capire se la sua nausea fosse stata causata dalla
commozione cerebrale o dalla vista di Deku morto di fronte a lui. Per colpa sua. Per quanto avesse
sempre odiato il nerd, non aveva mai voluto veramente vederlo morto. Non a causa sua, almeno.

Si trascinò di nuovo vicino a Deku, sedendosi a gambe incrociate di fianco a lui e fissandolo.
L’ambiente circostante iniziò a perdere colore ed era piuttosto sicuro di poter sentire il sangue
scorrergli lungo il collo e sulla schiena, dalla sua ferita alla testa. Il che probabilmente spiegava
come mai si sentiva così stordito, così frastornato. Così privo di basi. Così perso.

Ad un certo punto perse i sensi, senza mai abbandonare Izuku. Gli sembrava di sentire vagamente
una ragazza che urlava e degli ordini gridati, ma per quando Uraraka, Iida, Todoroki e Aizawa
sensei arrivarono sulla scena, Katsuki ormai era troppo confuso per prestare loro alcuna
attenzione.

“Bakugou”, il Bastardo a Metà apparve di fronte a lui, accucciato in modo di essere nel campo
visivo di Katsuki. Era ancora seduto a gambe incrociate di fianco a Deku, dato che lo stronzo
rifiutava di svegliarsi. Katsuki, nella sua testa confusa dalla commozione cerebrale, aveva concluso
che sarebbe dovuto restare seduto accanto allo stupido nerd finché questo non avesse deciso che il
sonnellino fosse finito. “Bakugou, sei con me?”, Todoroki aggrottò le sopracciglia, sembrando
realmente preoccupato.

“Deku-kun! Deku-kun!”, Faccia Tonda stava urlando e singhiozzando da qualche parte. Katsuki
non le badò minimamente.

“Non risponde”, disse Todoroki a qualcuno dietro Katsuki, senza guardarlo. “Deve avere una
commozione cerebrale piuttosto grave, a giudicare dalla quantità di sangue”.

All’improvviso, Aizawa sensei apparve di fianco a Todoroki, l’espressione impassibile sulla faccia
sostituita da qualcosa di molto più cupo a cui Katsuki non seppe proprio dare un nome. Analizzò il
suo studente per alcuni silenziosi momenti prima di finalmente rivolgersi a lui.

“Cos’è successo?”, chiese semplicemente. Brevemente. Katsuki si limitò a fissarlo.

“Dobbiamo riportarlo indietro, sensei!”, singhiozzò Uraraka a voce alta. “Recovery Girl è laggiù,
lei può curarlo! Dobbiamo spostare Deku-kun!”

“Sensei, sono d’accordo”, disse Iida, nonostante il dolore sul suo viso fosse evidente. “Potrebbe
esserci ancora…una possibilità, anche se minima, che Recovery Girl…”

“Non parlare così, Iida-kun!”, protestò Uraraka disperatamente. “Lei può curare Deku-kun! Io so
che può farlo!”

“Smettila…”, borbottò Katsuki, così piano e rauco che nessuno parve sentirlo.

“Nessuno tocchi Midoriya prima che lei arrivi. L’ho già contattata”, istruì Aizawa sensei,
gesticolando verso il corpo di Izuku, disteso in modo strano e contorto per terra. “La sua colonna
vertebrale potrebbe essere rotta e non possiamo rischiare di aggravarla muovendolo nel modo
sbagliato. Ci sono delle cose che nemmeno Recovery Girl può aggiustare.”

Giusto. Tutta quella gente era più idiota di quanto Katsuki pensasse.

“Ma sensei, più tempo ci mettiamo a spostare Deku-kun…!”, provò a protestare Uraraka.

“Smettila”, disse Katsuki, più fermamente adesso. Il Bastardo a Metà parve sentirlo stavolta, ma
gli lanciò semplicemente un’occhiata enigmatica prima di rivolgersi ad Uraraka. Sembrava stesse
evitando di guardare il corpo contorto di Izuku da quando era arrivato, ora che Katsuki ci pensava.

“Lei ha ragione, potrei provare a muoverlo facendolo scivolare con il mio ghiaccio”, suggerì il
Bastardo a Metà. “Più a lungo stiamo qui ad aspettare, meno possibilità ci sono che lui…”

“Anche tu no, Todoroki-kun!”, lo interruppe Uraraka prima che lui potesse concludere la frase.
“Dobbiamo credere in Deku-kun! Se c’è qualcuno che può salvarsi da situazioni impossibili, quello
è lui! So che ce la farà! ‘Deku’ significa che può farcela!”

“Smettila una cazzo volta, Faccia Tonda!”, esplose Katsuki, facendo sobbalzare tutti intorno a lui.
Uraraka si voltò a guardarlo con gli occhi spalancati, scioccati, come se si fosse accorta solo ora
della sua presenza.

“Bakugou”, disse Aizawa sensei, con tono di avvertimento. Allungò una mano per toccare la spalla
di Katsuki, ma il ragazzo si ritrasse al contatto.

“No”, scosse la testa, ignorando le vertigini che lo assalirono.

“Bakugou-kun, io…”, disse Uraraka, con evidenti scie di lacrime sulle guance rosse. Guardò
Katsuki con immensa confusione. “Io non…”

“Smettila. Non chiamarlo così”, disse semplicemente Katsuki, senza dare altre spiegazioni. “Non
farlo e basta, cazzo”, sbuffò amaramente, abbassando il capo. Deglutì a fondo, il disgustoso gusto
della bile che persisteva sulla sua lingua. Si sentiva più stordito ad ogni respiro, la realtà che
sembrava sempre più distante.

“M-Ma…io pensavo…” disse Uraraka con voce flebile, non sapendo cosa dire. Gli occhi di
Katsuki stavano iniziando a cedere e guardandolo non sembrava che potesse stare sveglio a lungo,
se lo stato raccapricciante della sua testa voleva dire qualcosa.

“Non si è rotto la colonna”, annunciò Katsuki con semplicità, senza incontrare gli occhi di
nessuno. Non pensava ci sarebbe riuscito neanche se avesse voluto. “Potete muoverlo. Non che
serva a molto, comunque”, sbuffò.
“Bakugou”, Aizawa sensei lo interpellò di nuovo, con un tono più serio ora che il suo studente era
finalmente uscito da qualunque stato di trance gli avesse impedito di parlare pochi momenti prima.
“Cosa è successo?”

La testa di Katsuki scattò dolorosamente al tono del suo insegnante, e rabbia, frustrazione e dolore
erano evidenti nei suoi annebbiati occhi scarlatti. La sua faccia era più pallida del solito, ma in lui
c’era ancora una ferocia imperitura che non sembrava sarebbe scomparsa tanto presto.

“Ti ha chiamato e non sei venuto”, lo accusò infantilmente. “Ecco cosa è successo”.

Tutti lo guardarono. Il sangue che colava lungo il suo collo e il modo in cui i suoi occhi non
sembravano riuscire a restare lucidi rendevano la scena ancora peggiore.

“È un fottuto deficiente senza alcun senso di autoconservazione”, aggiunse amaramente. “Ecco


cosa è successo”.

Todoroki girò la testa da una parte e sospirò, Katsuki non sapeva se era perché era d’accordo con
le sue parole, o perché semplicemente non voleva dover discutere con Katsuki mentre era in quelle
condizioni. Aizawa sensei tenne gli occhi fissi sul ragazzo delle esplosioni.

“Io ero lì”, aggiunse lui infine, un groppo che si creava nella sua gola. “E quel tizio stava per
colpirmi. Ecco cosa è successo”

Nessuno disse una parola.

“Se…”, Iida, con grande coraggio, fu il primo a rompere nervosamente il silenzio quasi tangibile
nell’aria. “Se Bakugou ha ragione e la sua schiena non è rotta, dovremmo…dovremmo spostarlo”,
suggerì alla fine.

Aizawa, tenendo gli occhi fissi su Bakugou, si limitò ad annuire.

“Ochako. Usa il tuo quirk per far galleggiare Midoriya. Todoroki, tu guidalo verso l’area medica”,
istruì semplicemente, senza guardare nessuno di loro mentre parlava. I suoi occhi erano fissi solo
ed unicamente su Katsuki. Katsuki, d’altro canto, aveva l’attenzione rivolta ad Izuku, e a come il
suo corpo molle iniziò a fluttuare, e al Bastardo a Metà che lo spingeva verso la strada, la testa
voltata dall’altra parte in modo da non dover guardare il ragazzo immobile, con un’espressione
strana sul viso che gli aggrottava le sopracciglia. Qualcosa di rabbioso e irrazionale ribollì dentro
Katsuki e, prima di riuscire a trattenersi, era in piedi, barcollando pateticamente per le vertigini,
mentre cercava di contrastare la perdita di sangue, senza riuscirci.

“Ehi, Metà di un Bastardo”, chiamò Todoroki, che gli lanciò un’occhiata indecifrabile. Katsuki
riusciva malapena a stare in piedi e sapeva che ormai sarebbe collassato da un momento all’altro,
ma puntò comunque un dito accusatore verso Todoroki e lo fulminò con l’occhiataccia peggiore
che riuscì a padroneggiare. “Se fai del male a Deku, ti ammazzo”.

Katsuki era troppo fuori di sé per notare le confuse, pietose occhiate che gli lanciarono Uraraka e
Iida. Nessuno di loro ebbe il cuore di correggerlo o giudicarlo per le sue parole, visto che era
evidentemente influenzato dall’emorragia e…da qualunque cosa a cui avesse assistito in quel
vicolo. Todoroki semplicemente annuì in conferma alle parole di Katsuki, prima di riprendere il
suo compito di portare Izuku all’area medica.

E allora Katsuki collassò.

Aizawa sensei riuscì a prenderlo prima che colpisse il suolo, passando una delle braccia di Katsuki
intorno alle sue spalle e sostenendo il suo peso in una posizione dritta. Katsuki voleva protestare,
ma scoprì che gli mancava la forza per farlo. Tutto attorno a lui era grigio e sfuocato, e i suoi occhi
stanchi non riuscivano più a focalizzarsi su niente. Provò una fitta di imbarazzo nel momento in cui
la sua testa ciondolò contro la spalla di Aizawa sensei, ma i suoi arti sembravano fatti di piombo e
la sua lingua di cotone. Non sarebbe stato in grado di rifiutare l’aiuto del sensei, neanche se fosse
riuscito a parlare. Puntini bianchi e neri danzavano davanti ai suoi occhi, e si chiese vagamente
quanto sangue avesse perso.

E fu allora.

“Oh mio Dio, Kacchan! Stai bene? Kacchan, che ti è successo?!”

C’era solo una persona al mondo che che lo chiamava in quel modo.

Gli occhi semichiusi di Katsuki si allargarono leggermente per lo shock e usò le sue ultime energie
per dirigere la testa verso l’origine di quella voce familiare. Ma proprio mentre i suoi occhi
entravano in contatto con delle guance lentigginose e degli occhi verdi, preoccupati e vivi, la
coscienza finalmente lo abbandonò e collassò tra le braccia di Aizawa sensei, mentre le sue
ginocchia cedevano.

Chapter End Notes

Ciao! Questa è una traduzione dall'inglese all'italiano di The Way You Used To Do di
edema_ruh, pubblicata con il consenso dell'autore originale.
Io (la persona che ha tradotto) cercherò di usare il meno possibile lo spazio delle note
in futuro, quindi vorrei dire qui un paio di cose:
-E' la prima volta che faccio un lavoro di traduzione come questo, e non sono una
traduttrice professionista. Quindi, se doveste notare degli errori, o aveste osservazioni
in generale sulla traduzione vi invito a farmelo sapere nei commenti: potrebbe aiutarmi
a migliorare e a tradurre meglio i capitoli successivi. L'importante è che manteniate un
tono educato e costruttivo.
-Il riferimento principale per la traduzione è la versione inglese, ma qualche volta mi è
capitato di andare a controllare la versione portoghese (sempre di edema_ruh) per
trovare spunti e aiutarmi con la traduzione. Volevo dirlo a titolo informativo.
-La fan fiction originale è completa ed è composta da 30 capitoli. Cercherò di
pubblicare almeno un capitolo tradotto al mese, ma a causa di impegni personali la
cadenza potrebbe variare.
- Vi invito a sostenere edema_ruh seguendo il suo profilo twitter.

Detto questo, buona lettura:)


Il Non-così-amico Non-così-immaginario di Bakugou
Chapter Summary

Katsuki voltò la testa in modo da poter sussurrare qualcosa nell’orecchio a Izuku e,


nonostante sapesse che questo Izuku non era altro che un fantasma, una proiezione,
uno spirito intangibile, Katsuki avrebbe potuto giurare di aver sentito il solletico dei
riccioli di Izuku che gli accarezzavano la guancia, e nello stesso istante Izuku avrebbe
potuto giurare di aver sentito il calore del respiro di Bakugou dargli un fremito lungo il
collo.

Quando Katsuki si svegliò, non ricordava cosa gli fosse successo.

C’era una qualche sorta di benda che gli avvolgeva la testa e un costante, fastidioso pulsare che gli
rendeva difficile concentrarsi su quello che gli stava intorno, e quando finalmente osò aprire gli
occhi, la luce abbagliante gli causò una fitta di dolore al cranio. Sibilò con forza, serrando le
palpebre e digrignando i denti. Dio, quanto odiava le commozioni cerebrali.

Non ricordava come avesse subito una commozione, comunque, e fu per quello che tentò di aprire
nuovamente gli occhi. Sapendo cosa lo aspettava stavolta, il dolore non fu così insopportabile.
Sbatté gli occhi cremisi diverse volte prima che questi riacquistassero finalmente lucidità, e scoprì
che stava fissando inequivocabilmente il soffitto dell’area medica di Recovery Girl.

“Kacchan?”, una voce esitante lo chiamò da qualche parte vicino a lui. Katsuki sentì il fastidio che
gli nasceva nel petto ma girò la testa verso il nerd, con lo sguardo già torvo. La faccia di Deku si
illuminò dal sollievo quando gli occhi di Kacchan si posarono su di lui, e sospirò, permettendo alle
spalle di rilassarsi. “Oh, sei di nuovo sveglio”, espirò, un timido sorriso che gli compariva sulle
labbra. Sembrava pallido.

“Cosa vuol dire ‘di nuovo’?”, ringhiò Katsuki, con la voce roca e la gola dolorante. Si spostò con
difficoltà sul letto, cercando di mettersi a sedere. Izuku parve volerlo aiutare, ma cambiò idea
prima di poterlo fare. “Cazzo, ho la gola secca. C’è dell’acqua in giro, nerd?”, fissò Izuku, che
distolse lo sguardo con un’espressione imbarazzata.

“Come ti senti?”, chiese Izuku invece di rispondere alla domanda di Katsuki. Non lo guardò negli
occhi mentre parlava.

“Di merda e assetato”, sputò unicamente fuori Katsuki, sentendosi già scontroso e infastidito. Il
mal di testa pulsante che era costretto a sopportare non era esattamente d’aiuto al suo già pessimo
umore. “Hai intenzione di prendermi dell’acqua o cosa?”, chiese con rabbia, perché gli era
fisicamente impossibile usare parole come ‘per favore’ e ‘grazie’ con Deku, in particolare.
Comunque, la sua richiesta velenosa fece solo arrossire e far voltare ulteriormente la testa a Izuku,
un po’ di colore che appariva sulla sua faccia dal pallore mortale. A Katsuki non piacque. Più
bianca appariva la faccia di Deku, più le sue ridicole lentiggini risaltavano.

“Kacchan, io —“, Izuku trovò il coraggio per cominciare, ma fu interrotto dalla porta della stanza
che si apriva. Katsuki aspettò di veder entrare Recovery Girl, ma la vista dei suoi genitori che si
facevano strada verso il letto lo fece accigliare e gli mandò una fitta al cuore. Non sarebbero venuti
a meno che non fosse successo qualcosa di serio.
“Katsuki”, lo salutò sua madre, scorrendo una mano tra i capelli del figlio e guardandolo dall’alto
con una faccia cupa. Suo padre prese posto sulla sedia vuota vicino al letto e gli prese una mano,
guardandolo con aria quasi dispiaciuta. Katsuki aggrottò la fronte confuso.

“Cosa ci fate voi due qui?”, chiese, con un tono più aggressivo di quello che aveva in mente. Sua
madre sembrò volerlo schiaffeggiare per la sua insolenza, mentre suo padre si limitò a strizzargli la
mano.

“Come ti senti, figliolo?”, chiese, offrendo a Katsuki un sorriso così finto da far nascere il terrore
dentro il ragazzo delle esplosioni. Cosa diavolo stava succedendo?

“Di merda e assetato”, ripete la stessa cosa che aveva detto a Deku, lanciando al ragazzo
un’occhiata fulminante che diceva ‘vedi? magari loro faranno qualcosa al riguardo, a differenza
tua, nerd di merda’. Deku continuò ad osservarlo con il viso pallido e gli occhi attenti da dove si
trovava, proprio di fianco alla madre di Katsuki, stranamente silenzioso.

“Ti prendo dell’acqua”, annunciò semplicemente sua madre, girando sui tacchi e sparendo dalla
visuale di Katsuki. Suo padre sospirò udibilmente e abbassò il capo, sembrando tormentato. Quella
vista accese un rinnovato senso di rabbia e di impazienza dentro Katsuki.

“Ok, cosa diavolo sta succedendo?”, chiese quando suo padre non diede alcun segnale di voler
cominciare. “E sul serio, non indorarmi la pillola. Sai che posso sopportarlo, di qualunque cosa si
tratti”, aggiunse come dato di fatto. Guardò verso il punto in cui Deku se ne stava in piedi vicino a
suo padre, cercando nella faccia del nerd qualche indizio su cosa andasse storto, ma il ragazzo
continuava ad osservarlo in silenzio, il viso carico di intensa concentrazione. Suo padre alzò di
nuovo lo sguardo su di lui con quella espressione insopportabilmente dispiaciuta.

“Che cosa ti ricordi di ieri, figliolo?”, chiese suo padre cauto. Katsuki sospirò e roteò gli occhi, ma
si mise particolarmente d’impegno a ricordare quello che poteva.

“Sono andato a fare una ronda con il Deku di merda”, disse dopo un paio di secondi di intensa
concentrazione, puntando lo sguardo su Deku. “Abbiamo trovato un villain o qualcosa del genere.
Suppongo di aver sbattuto la testa mentre ci combattevo, perché è tutto quello che ricordo.
Probabilmente è stata colpa di Deku”, grugnì in direzione del ragazzo. Suo padre si accigliò e
guardò oltre la propria spalla verso il punto che Katsuki stava guardando, con un’espressione
preoccupata. Probabilmente aveva paura che Katsuki avesse ferito i sentimenti di Deku o roba
simile. Deku, d’altro canto, non sembrava turbato dall’accusa.

“Katsuki, noi…”, suo padre iniziò a parlare nello stesso momento in cui sua madre rientrò di nuovo
nella stanza, un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente tra le mani. Lo porse a suo figlio senza
dire una parola, osservandolo mentre ne beveva un sorso. Katsuki storse il naso.

“E’ calda”, si lamentò, guardando dall’alto in basso il bicchiere come se lo avesse personalmente
offeso. L’acqua diede sollievo alla sua gola rasposa, ma avrebbe preferito se fosse stata fredda.

“E’ a temperatura ambiente”, lo corresse sua madre con impazienza, incrociando le braccia sopra il
petto. “Ora sta’ zitto e bevi. Hai detto che eri assetato. L’acqua fredda potrebbe solo danneggiare
ulteriormente la tua gola.”

“Va bene, è lo stesso”, borbottò lui irritato, buttando giù il resto dell’acqua. Suo padre sospirò e usò
l’interruzione per ricomporsi. Non appena Katsuki ebbe finito l’acqua, restituì il bicchiere a sua
madre, che lo prese in silenzio. “Allora?”, premette quando nessuno dei suoi genitori diede alcun
segnale di volergli dire cosa fosse successo. “Avete intenzione di sputare il rospo o cosa?”
Suo padre lanciò a sua madre un’occhiata carica di consapevolezza e tornò a guardare il figlio
sospirando di nuovo, senza mai lasciare la sua mano.

“Figliolo, ci… Ci dispiace davvero tanto”, disse suo padre, con quella tremante voce da lacrime
che Katsuki di certo non aveva ereditato, grazie al cazzo. “Ma il tuo amico, Izuku, lui è…”, esitò
per un momento, come se stesse cercando le parole giuste per quella situazione. Katsuki si accigliò.
“Lui non c’è più, figliolo”, concluse, stringendo più forte la mano di Katsuki. Dietro di lui, sua
madre restò in piedi, la faccia impassibile quasi come al solito.

Katsuki non riuscì a fare nulla se non guardarli sbattendo le palpebre per dei momenti che
sembrarono un’eternità, gli occhi che dardeggiavano da uno all’altra dei suoi genitori con evidente
confusione, incredulità, e, sopra ogni altra cosa, indignazione. Non gli era mai piaciuto molto
essere preso in giro.

“Di che cazzo state parlando voi due?”, chiese, suonando arrabbiato ma non così aggressivo come
avrebbe voluto. “Il dannato nerd è in piedi proprio accanto a voi!”, indicò il punto vicino a sua
madre dove Deku stava in piedi, sembrando ancora più pallido, per quanto fosse possibile.

I suoi genitori si scambiarono uno sguardo preoccupato, che fece nascere una rinnovata ondata di
furia dentro Katsuki. Cos’era, pensavano di saperne più di lui? Pensavano fosse pazzo? Perché
cazzo avevano quegli sguardi carichi di pietà?

“Non possono vedermi, Kacchan”, disse semplicemente Deku, quasi con tono di scusa. “Finora,
penso che tu sia l’unico che possa farlo.”

“Capiamo che questo sia difficile per te”, continuò suo padre, parlando sopra le scuse di Deku
senza prestargli alcuna attenzione. Katsuki si accigliò ancora di più. “Sappiamo anche che il tuo
rapporto con Izuku non è stato dei migliori, ma…E’ morto, figliolo. Era morto cerebralmente
quando è arrivato qui. L’unico motivo per cui non hanno staccato da lui il supporto vitale è…”

“Inko e All Might non l’hanno permesso”, concluse sua madre quando suo padre si interruppe.
Aveva un tono triste, ma la sua espressione era più che altro arrabbiata. “Si rifiutano di rinunciare
alla speranza, ma a tutti gli effetti, il ragazzo è andato”, affermò semplicemente. Onestamente.

“Ok, di qualunque cosa si tratti, dovete finirla con queste cazzate adesso”, sbuffò Katsuki con
impazienza, indicando di nuovo Deku. “Se Deku è morto, come fa a stare in piedi proprio lì? Non
sono un fottuto caso psichiatrico, so quello che sto vedendo”, aggiunse, ignorando l’improvvisa
fitta di paura che gli attraversò il cuore al pensiero che stesse veramente impazzendo e che in realtà
Deku fosse morto.

“Figliolo, come ho detto, sappiamo che questo sia difficile”, disse di nuovo suo padre, l’uomo
sempre compassionevole e comprensivo. “Hai battuto la testa piuttosto forte, hai assistito in prima
persona a tutto l’accaduto. Comprendiamo. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi per guarire.
Aizawa sensei ci ha detto che non verrai punito per la mancata frequenza delle lezioni finché non ti
sarai ripreso. Ma la peggiore scelta di percorso che potresti prendere ora è la negazione”, disse in
tono condiscendente. Katsuki iniziò a ribollire.

“Non è negazione, lui è proprio lì —“, gridò con rabbia, ma sua madre lo interruppe prima che
potesse avere un totale crollo rabbioso tipico della famiglia Bakugou.

“Senti ragazzino, lo capiamo. Hai trattato Midoriya di merda e ora lui è morto per salvarti il culo.
E’ una situazione orribile, devi sentirti da schifo e tutto quanto. Ma fare finta che non sia successo
non aiuterà nessuno, specialmente te”, disse lei con onestà, in quel modo crudo che le veniva così
naturale. “Più in fretta accetti quello che è successo, più in fretta puoi andare avanti”.
“Cosa cazzo vuol dire che è morto per salvarmi vecchia megera?!”, chiese Katsuki, l’indignazione
evidente nella sua voce. “Non ho bisogno di essere salvato da quel pezzo di merda!”, puntò un dito
accusatore contro Izuku, che con cautela fece un passo verso il letto. “Deku! Deciditi a parlare con
loro, porca troia! Perché cazzo non possono vederti?”

“Io non l-lo so”, disse Izuku con quella voce balbettante che Katsuki disprezzava così tanto. Il suo
labbro inferiore stava tremando nervosamente. Dietro la figura in avvicinamento di Izuku, i genitori
di Katsuki si scambiarono un’altra occhiata, come a cercare di stabilire se loro figlio fosse uscito di
testa o meno. “Ma, Kacchan, hai bisogno di calmarti o farai peggiorare il tuo trauma —“

“Non dirmi che cosa fare, nerd!”, protestò Katsuki furiosamente, scalciando via le lenzuola dalle
proprie gambe e lanciandole fuori dal letto, pronto ad alzarsi in piedi, marciare dritto da Deku, e
vedere con i propri occhi se fosse morto o meno.

“Katsuki, hai bisogno di stare a letto!”, gridò suo padre allarmato, provando — senza riuscire — a
trattenere il figlio. Katsuki si resse sulle proprie gambe tremanti e ondeggiò per un secondo prima
di riacquistare compostezza e riprendere la marcia fuori dalla stanza.

“Kacchan!”, Deku lo chiamò con quel tono di voce esasperato che innervosiva Katsuki ogni volta.
“Ti farai del male! Puoi solo ascoltarmi per una volta?!”

“Chiudi quella cazzo di bocca, Deku!”, disse Katsuki da sopra la spalla, senza interrompere la
propria andatura.

“Katsuki, torna subito qui!”, suo padre provò ad afferrarlo, ma sua madre lo fermò con un gesto
d’avvertimento.

“No, non farlo. Lascia che lo veda con i propri occhi”, lo avvisò, guardando il figlio con occhi
severi. “Forse lo aiuterà a svegliarsi e ad affrontare la realtà una volta per tutte”.

“Lui dov’è?”, chiese Katsuki con un ringhio, al quale sua madre rispose roteando gli occhi.

“Terza stanza alla tua sinistra”, gli offrì semplicemente, guadagnandosi un’occhiata sconvolta dal
marito. “E moccioso”, aggiunse prima che Katsuki potesse riprendere a camminare. Lui la guardò
da sopra la spalla, ignorando il dolore alla testa che quel movimento gli procurò. “Sappiamo tutti
che sei forte, ma non lasciare che questo ti butti giù”.

Katsuki non si premurò di rispondere mentre continuava a marciare verso la stanza di Deku e ne
spalancava le porte senza bussare.

La prima cosa che vide fu l’ingobbita, singhiozzante figura della madre di Izuku accanto al letto, e
il modo in cui la testa di lei scattò violentemente per l’improvvisa intrusione di Katsuki. Dietro di
lei, si ergeva All Might nella sua forma gracile, l’espressione luttuosa sul viso che faceva sembrare
le sue guance scavate ancora più infossate.

Poi, sul letto, giaceva Izuku. Coperto da ogni sorta di cavo. Un tubo infilato nella bocca. La sua
mano con le cicatrici ricoperta di lividi. Il braccio sinistro avvolto in un gesso.

Il viso pallido.

I capelli spettinati.

Immobile.

Nella testa di Katsuki apparve una scintilla di memoria, di occhi verdi socchiusi, di labbra aperte e
di morte. Rabbrividì.

“Giovane Bakugou”, disse All Might severamente. “Non dovresti essere a letto?”

Invece di rispondere, Katsuki fece un passo di prova verso il letto, l’orrore dipinto sulla faccia.
Voltando la testa di lato, trovò Deku in piedi proprio accanto a lui, un’espressione simile sulla sua
stessa faccia. Come poteva essere che Deku stesse giacendo immobile sul letto e fosse in piedi
accanto a Katsuki allo stesso tempo? Forse stava, effettivamente, perdendo la testa.

“Non l’avevo ancora visto”, sussurrò piano Izuku di fianco a lui, gli occhi spalancati e lucidi.
Sembrava preoccupato.

“Cosa?”, chiese Katsuki, aggrottando la fronte. Perché Deku non aveva cercato di vedere il suo
stesso corpo prima di allora?

“Ho detto: ‘non dovresti essere a letto?’”, ripeté All Might, ritenendo che la domanda di Katsuki
fosse diretta a lui. “Non sembri stare bene, ragazzo. Dovresti riposare e riacquistare le tue energie
per guarire”.

“No, non tu”, Katsuki sventolò una mano verso l’uomo in modo molto rude e sbrigativo, gli occhi
concentrati su Deku, in piedi accanto a lui. “Perché non sei venuto qui prima?”

“Ho provato”, ammise Izuku, facendo un passo più vicino al letto, sembrando come se volesse
afferrare la sua stessa mano, ma avendo paura di farlo. “Ma ogni volta che provavo ad allontanarmi
da te, venivo ritirato indietro. Come un magnete”, sussurrò, lo stupore dipinto sul viso.

“Questo non ha nessun cazzo di senso”, lo schernì Katsuki. “Perché io? Perché nessun altro può
vederti?”

“Non lo so”, ammise Izuku piano. “Forse perché eri l’unica persona presente quando sono stato
colpito?”, suggerì poco convinto.

“Giovane Bakugou”, chiamò All Might, il turbamento evidente nei suoi lineamenti. Anche Inko
stava fissando Katsuki come se gli fosse cresciuta una seconda testa. “Con chi stai parlando?”,
chiese, cauto. Katsuki sbuffò col naso.

“Con il fottuto Deku”, facendo del suo meglio per sembrare convinto, piuttosto che delirante. “E’
in piedi proprio accanto a me”.

“C-Cosa?!”, Inko sobbalzò, gli occhi verdi che si allargavano e le labbra che tremavano in un modo
molto alla Midoriya. All Might le mise una mano sulla spalla per calmarla. “Tu puoi vederlo?
Dove? Dov’è il mio bambino?”

“Mamma”, Izuku fece un passo di fronte a sua madre, le lacrime che già sgorgavano dai suoi
grandi occhi espressivi. Si accucciò di fronte a lei, mettendole le mani sulle ginocchia con affetto.
“Mamma, sono proprio qui”, disse in tono supplichevole, come a pregarla di vederlo.

“Si è accucciato di fronte a te”, informò freddamente Katsuki, guardando la scena di fronte a sé con
occhi impassibili. La vista del corpo morto di Deku sul letto rimaneva inquietante, anche se stava
ancora respirando con l’aiuto del supporto vitale.

Inko raggiunse alla cieca il figlio invisibile, la sua mano che scorreva proprio attraverso di lui.
Izuku era intangibile come Mirio e invisibile come Hagakure. L’unico che poteva vederlo era
Katsuki.
“La tua mano gli è appena passata attraverso”, annunciò Katsuki in tono piatto, facendo ritirare a
Inko la mano da dove era tesa come se si fosse bruciata, un’espressione inorridita sulla sua faccia.

“Izuku! Ti ho fatto male?!”, chiese freneticamente, gli occhi che sfrecciavano nello spazio vuoto di
fronte a lei in un disperato, infruttuoso tentativo di trovare suo figlio. Izuku abbassò il capo e lo
scosse, le spalle che si afflosciavano per la delusione.

“No. Non ho sentito nulla”, ammise, senza preoccuparsi di guardare verso Katsuki. Suonava
depresso.

“Sta bene”, Katsuki fornì l’informazione alla madre disperata, ma sospirò e roteò gli occhi per il
fastidio. “Sentite, sono stanco di fare da piccione viaggiatore per tutti voi. Qualcuno può dirmi cosa
cazzo sta succedendo?!”, chiese con esasperazione. Izuku si rialzò dai piedi di sua madre e tornò a
guardare il proprio corpo, un’espressione pensierosa sul viso. All Might sembrava tormentato,
mentre Inko continuava a guardarsi intorno per la stanza disperatamente, come sperando che ora
Izuku sarebbe riapparso magicamente da un momento all’altro.

“Giovane Bakugou…”, disse finalmente All Might, la voce appesantita e forzata. “Sei sicuro…”,
esitò per un momento. “Sei sicuro di star vedendo il Giovane Midoriya?”

“Uh, sì?”, disse Katsuki come se stesse parlando a un bambino che faceva troppe domande.
Un’espressione offesa gli attraversò la faccia. “Cosa, pensi anche tu che sia pazzo?”, sbuffò con
rabbia, ricordando la reazione dei suoi genitori di pochi minuti prima. “Non so come o perché, ma
apparentemente sono l’unico che può vedere e sentire il dannato nerd, perché ho proprio una
fortuna del cazzo, vero? Tra tutte le persone al mondo che potevano essere tormentate dal merdoso
fantasma di Deku, doveva toccare a me?”, sbuffò amaramente, schioccando la lingua. “Tch. Non
ho nessun motivo per inventarmelo, perché diavolo dovrei voler far credere alla gente che sono
l’unico che può parlare con Deku? E’ proprio — mi stai prendendo per il culo adesso?!”, chiese
Katsuki con esasperazione, vedendo ciò che Izuku stava cercando di fare. Il ragazzo stava cercando
di sdraiarsi sul letto, chiaramente pensando che se la sua anima si fosse sdraiata sopra il suo stesso
corpo, sarebbe riuscito a riconnettersi con esso in qualche modo.

“Cosa? Cosa sta succedendo?”, chiese Inko, spalancando di nuovo gli occhi verdi, e segretamente
Katsuki avrebbe voluto che la smettesse, perché quella vista gli era familiare in un modo
inquietante che lo faceva rabbrividire.

“Giovane Bakugou?”, premette All Might, ugualmente curioso. Katsuki non prestò loro attenzione,
avvicinandosi al letto con un’espressione arrabbiata sulla faccia.

“Pensi davvero di poter rientrare nel tuo corpo così, coglione?”, sbuffò. “Cos’è, hai intenzione di
sdraiarti lì e aspettare che tua merdosa anima venga tirata dentro il tuo stupido piccolo corpo? Non
ci posso fottutamente credere, Deku”, scosse la testa con disapprovazione.

“Il mio corpo non è piccolo!”, protestò Izuku, alzandosi seduto sul letto e rendendo la scena
davanti agli occhi di Katsuki inquietante a cui assistere. Nello stesso momento un Deku giaceva
ricoperto di tubi sul letto, mentre un altro Deku, più pallido e leggermente più trasparente, stava
seduto, dando l’impressione che sua anima stesse davvero lasciando il suo corpo. Katsuki storse il
naso, non riuscendo realmente a capire come mai quella vista facesse aumentare il suo battito
cardiaco.

“Levati da lì, cazzo, dover vedere uno solo di te è già abbastanza”, gesticolò freneticamente verso
il ragazzo. “Merda, mai nella mia vita avrei pensato di essere costretto ad avere a che fare con due
Deku. Sono piuttosto sicuro che questo sia un incubo creato apposta per tormentare me”, sbuffò.
Izuku roteò gli occhi ma saltò comunque giù dal letto, sembrando giù di morale.
“In ogni caso, non ha funzionato comunque”, mormorò tristemente. “Ma ho immaginato valesse la
pena tentare”.

“Giovane Bakugou, devo chiederti di non parlare in quel modo di fronte alla signora Midoriya”, All
Might lo rimproverò nello stesso momento in cui Izuku parlò, rendendo difficile per Katsuki
prestare attenzione ad entrambi contemporaneamente. “Per favore, mostra un po’ di rispetto per
una madre in questo momento di difficoltà”.

“Certo che non ha fottutamente funzionato, se fosse stato facile il tuo inutile fantasma non se ne
starebbe andando in giro e non farebbe credere alla gente che ho dannatamente perso la testa!”,
Katsuki decise di rispondere a Deku, perché se c’era una cosa in cui eccelleva era provocare il
ragazzo. Perlomeno, quello sembrava essere l’unico territorio familiare che sembrava riuscire a
gestire in quel momento. Era costretto ad avere a che fare con fantasmi, esperienze di quasi-morte,
e la remota possibilità che stesse davvero discendendo nella pazzia, ma in mezzo a tutta questa
confusione, provocare Deku e insultarlo era l’unico terreno familiare su cui poteva camminare.

“Beh, scusa, Kacchan, ma nemmeno io sto amando questa situazione!”, protestò Izuku, sembrando
esasperato. Si grattò la nuca nervosamente e guardò verso dove sua madre era ancora seduta, la
faccia più sconvolta che mai. “Mamma”, provò a richiamare di nuovo la sua attenzione,
inutilmente. “Mamma! Ti prego, ascoltami!”, supplicò, diventando sempre più agitato. Katsuki
sbuffò di nuovo.

“Non può sentirti, coglione”, ricordo ad Izuku con un cipiglio.

“Mamma!”, provò di nuovo Izuku, le spalle che si afflosciavano mentre sua madre continuava ad
essere inconsapevole della sua presenza.

“Giovane Bakugou”, All Might lo chiamò di nuovo, inconsapevole di quanto agitato e rumoroso
Izuku stesse diventando. La voce acuta del ragazzo non stava solo peggiorando il mal di testa di
Katsuki, ma gli stava anche dando sui nervi. “Nessuno sta mettendo in dubbio la tua sanità, ma
dovremmo stare attenti a non dare alla signora Midoriya false speranze —“

“No!”, protestò Inko, interrompendo il simbolo della pace a metà del discorso. “Io credo a Katsuki.
Devo credergli”, aggiunse con una voce tremante, abbassando la testa.

“Lo so”, All Might annuì solennemente. “E anche io voglio credergli, ma signora Midoriya…”,
sospirò gravemente, pieno di dolore. “Il Giovane Bakugou è passato attraverso un’esperienza
traumatica —“

“Non sono traumatizzato”, protestò Katsuki immediatamente. Non si ricordava nemmeno cosa
fosse successo; come poteva essere traumatizzato?

“— e questo non potrebbe essere altro che un modo malsano trovato dalla sua mente per affrontare
ciò a cui è stato costretto ad assistere”, concluse All Might, indisturbato dall’interruzione del suo
studente.

“Ehh?”, ringhiò Katsuki, indignato. Persino All Might, il simbolo della pace, la speranza
personificata, rifiutava di credergli? C’era una possibilità che fosse davvero pazzo?

“Dobbiamo convincerlo che stiamo dicendo la verità, Kacchan!”, gridò Izuku disperatamente.
“Non possono continuare a credere che io sia morto!”

“Non possono continuare a credere che io sia pazzo”, Katsuki fece scattare la testa verso la faccia
sconvolta di Izuku, storcendo il naso. Izuku lo guardo con degli occhi spalancati che erano identici
a quelli di sua madre, ma annuì in un battito.

“Sentite”, Katsuki prese un respiro profondo per calmarsi — non che gli fosse molto d’aiuto — ,
stringendosi la radice del naso e chiudendo gli occhi per un momento prima di rivolgersi di nuovo
ad All Might. “Sì, capisco cosa vi passi per la testa. Nemmeno io ci crederei se qualche bastardo si
svegliasse dopo aver sbattuto la testa, dicendo di vedere il fantasma di qualcuno morto
cerebralmente. Ma, primo, io nemmeno ricordo cosa sia successo a Deku, quindi per me vedere il
nerd di merda non può essere un modo per superare l’accaduto; secondo, nemmeno mi piace Deku,
quindi non avrei motivo di essere traumatizzato se morisse”, ignorò il modo in cui Izuku sussultò al
suo fianco, “e terzo, non penso nemmeno di essere pazzo, perché questo idiota ha letteralmente
cercato di rientrare nel suo corpo sdraiandocisi sopra, e non è possibile il mio subconscio riesca a
partorire qualcosa di così stupido, quindi non può essere un’allucinazione”, puntualizzò
severamente. All Might sembrò cercare di capire se le argomentazioni di Katsuki avessero senso o
no, e la speranza negli occhi della signora Midoriya semplicemente crebbe. Izuku si tormentò
l’orlo della maglia mentre aspettava nervosamente un responso.

“Dobbiamo dirgli qualcosa che solo io potrei sapere”, concluse Izuku quando All Might non disse
nulla. Katsuki roteò di nuovo gli occhi.

“Ascoltami, Deku di merda, non ti farò da messaggero personale mentre sei in questo stato da
fantasma, mi hai sentito?”, si lamentò.

“Ma tu sei l’unico che può vedermi!”, protestò Izuku, indignato. “Dobbiamo trovare il modo di
farmi tornare nel mio corpo!”

“Non me ne frega un cazzo! Non sono un ragazzo delle consegne, se vuoi far recapitare dei
messaggi, trovati una tavola Ouija o qualcosa del genere!”, urlò al ragazzo, ben consapevole che,
per qualunque osservatore esterno, sembrava che stesse urlando all’aria. Non stava avendo proprio
successo nel non sembrare pazzo.

“Che cosa sta dicendo il Giovane Midoriya?”, chiese All Might, e nonostante sembrasse ancora
ritenere troppo inconcepibile la storia di Katsuki, c’era stato un cambiamento nel suo sguardo che
indicava la possibilità che stesse dando al ragazzo un voto di fiducia.

Katsuki grugnì per il fastidio alla domanda, sapendo che, se non avesse risposto, non solo sarebbe
stato visto come un bambino non collaborativo, ma il suo comportamento sarebbe stato coerente
con quello di una persona pazza. Si voltò a guardare il Deku fantasma, che aveva uno sguardo di
attesa sul volto, e poi il corpo di Deku disteso sul letto, pallido e senza vita. I suoi occhi infine
trovarono la mamma di Izuku, e le tracce di lacrime sulle sue guance, e nonostante quella vista non
gli avesse esattamente ammorbidito il cuore, si scoprì incapace di voltare le spalle quando sapeva
che c’erano delle cose che poteva fare per aiutare. Che tipo di eroe sarebbe stato se si fosse rifiutato
di aiutare chi era in difficoltà, anche se si trattava del merdoso Deku con la sua voce fastidiosa e le
sue labbra tremanti?

“Ha detto che dovremmo dirti qualcosa che solo lui potrebbe sapere”, rispose Katsuki con uno
sbuffo, senza incontrare gli occhi di All Might. Guardò di sfuggita Deku, solo per trovare un ampio
sorriso sulla sua faccia e la gratitudine evidente nei suoi occhi espressivi. “Non sembrare così
compiaciuto, nerd”, ringhiò Katsuki con una faccia infastidita, voltando la testa in modo da non
essere faccia a faccia con quel sorriso luminoso. “Lo sto facendo solo liberarmi di te più
velocemente”, borbottò, ma finì per suonare poco convincente.

“Lo so”, Izuku concordò facilmente, e qualcosa riguardo a come fu d’accordo fece accigliare
Katsuki. “Se devo dire qualcosa che solo io posso sapere, non posso farlo davanti a mia mamma”,
aggiunse pensosamente prima che Katsuki potesse provare a decifrare la sua espressione. “Tu e All
Might siete gli unici che sanno di One For All, e lei si agiterebbe ancora di più se lo scoprisse…”

“Allora perché non dici semplicemente qualcosa che sa anche lei, invece?”, chiese Katsuki con
tono indifferente, scrollando le spalle.

“Kacchan!”, protestò Izuku, spalancando gli occhi.

“Cos’è che non so?”, la testa di Inko scattò in alto, gli occhi improvvisamente taglienti per
l’attenzione. “Signor Toshinori?”, voltò la testa a guardare la faccia di All Might in cerca di
risposte quando Katsuki non rispose alla sua domanda.

“Lei non può sentirmi, ma può sentire te!”, disse Izuku, suonando quasi offeso. Katsuki voltò la
testa dall’altra parte rispetto al ragazzo, avendo la decenza di sembrare imbarazzato per il proprio
scivolone ma mettendo su un cipiglio arrabbiato per nasconderlo.

“Senti, non è facile, ok?!”, sostenne Katsuki sulla difensiva. “E’ davvero fottutamente difficile
sapere quali parti del tuo inutile farneticare dovrei dire loro o no, e ti ho detto che non sono un
ragazzo delle consegne. Se non vuoi che io risponda alle cazzate che tu dici senza pensare, allora
attiva il tuo filtro cervello-bocca per una volta!”, finì per gridare con rabbia di nuovo.

“Su, su, calmiamoci tutti, ok?”, disse All Might facendo dei gesti con le mani nel tentativo di
placare l’umore sempre più risentito di Katsuki.

“Non dirmi di stare calmo, bastardo ossuto!”, protestò Katsuki. “Dimmi solo come cazzo facciamo
a rimettere Deku di nuovo dentro il suo corpo di merda così che non sia più un mio cavolo di
problema!”

“Non sarai di alcun aiuto se continui a urlare alle persone!”, scattò Izuku, infastidito dalla familiare
irritabilità di Katsuki.

“Non sarò di alcun aiuto se tu continui a balbettarmi nell’orecchio!”, rispose Katsuki, così forte che
probabilmente la sua voce poteva essere sentita per tutta la UA.

“Dì solo a mia madre di andare a prendere un caffè o qualcosa così posso convincere All Might che
non sono davvero morto!”, urlò Izuku a sua volta.

“Dillo tu da solo ad All Might, nerd di merda!”

“Lo farei se potessi, ma sfortunatamente sono bloccato con te come mio solo mezzo per
comunicare con le persone!”

“Beh, e io sono bloccato con te come il più merdoso fottuto fantasma della storia delle
infestazioni!”

“Che cosa accidenti sta succedendo qui?!”, una nuova voce si unì alla discussione, e Katsuki girò
sui tacchi per trovare Recovery Girl in piedi sulla porta, mentre i genitori di Katsuki si
nascondevano ansiosamente dietro di lei e cercavano di sbirciare dentro la stanza. Aprì la bocca per
rispondere, Izuku con un’espressione simile di fianco a lui, ma fu All Might a rompere il silenzio.

“Ci scusiamo per la confusione, Chiyo”, disse camminando oltre Katsuki per poter accogliere la
piccola donna. “Ma ci sono alcune novità che credo tu abbia bisogno di sapere”.

“L’unica cosa che ho bisogno di sapere è perché uno dei miei pazienti si trovi fuori dal letto,
urlando come un bambino viziato nella stanza dell’altro mio paziente”, replicò arrabbiata,
lanciando occhiate di disapprovazione a Katsuki.
“Io…”, provò a dire Katsuki, evidentemente preso alla sprovvista dall’interruzione, ma All Might
fu di nuovo più veloce di lui.

“Il Giovane Bakugou crede che ci sia una possibilità di salvare la vita del Giovane Midoriya”,
annunciò, e il modo in cui disse quelle parole — suonando quasi speranzoso — era così diverso dal
suo tono incredulo di solo pochi minuti prima che il contrasto fece accigliare Katsuki.

Ad ogni modo, Recovery Girl non fu convinta così facilmente. Sul suo viso apparve qualcosa di
simile alla pietà e le sue spalle si afflosciarono mentre scuoteva la testa con disappunto.

“Abbiamo parlato di questo, Toshinori”, disse, suonando come se stesse rimproverando il simbolo
della pace. “La diagnosi non è cambiata —“

“Posso vederlo”, la interruppe Katsuki prima che potesse continuare, più serio di quanto non fosse
mai stato nella sua vita. Recovery Girl si voltò verso di lui con aria spiazzata. “Deku. É in piedi
accanto a me in questo momento”, aggiunse con solennità. Recovery Girl lo guardò con occhi
taglienti. “Lo so questo come suona”, continuò, sentendo il bisogno di riempire il silenzio
imbarazzato nella stanza. “Ma non sono pazzo. Non cosa sia successo, ma per qualche ragione,
Deku è ancora in circolazione, e io sono l’unico che può a vederlo. Sfortunatamente”, aggiunse
l’ultima parte storcendo il naso, giusto perché erano passati alcuni secondi di troppo dall’ultima
volta che aveva tormentato il ragazzo. Guardò Deku dall’angolo degli occhi per vedere la sua
reazione, e lo trovò che si mangiava nervosamente le unghie, gli occhi incollati sulla figura minuta
di Recovery Girl.

“Dì loro che penso che il quirk del villain abbia fatto disconnettere la mia anima dal mio corpo”,
Deku ebbe l’audacia di dirlo come se Katsuki fosse lì a obbedire a ogni suo comando.

“Tappati la bocca, dannato nerd”, ringhiò semplicemente Katsuki. “Ti ho detto che non sono il tuo
messaggero personale”.

“Avevo anche io i miei dubbi”, disse All Might all’eroina guaritrice, in un chiaro tentativo di
mediare la situazione, prima che Katsuki finisse per suonare troppo come un lunatico. “Ma, se ci
pensi, la storia del Giovane Bakugou non è troppo impossibile. Il giovane Midoriya è stato colpito
da un quirk sconosciuto, ma non è morto”, provò ad argomentare.

“É morto cerebralmente”, puntualizzò severamente Recovery Girl, concedendo a Inko un’occhiata


di scuse per la propria schiettezza.

“Precisamente!”, esclamò All Might. “Perché gli altri suoi organi non hanno smesso di
funzionare?”

“Perché la signora Midoriya si rifiuta di spegnere i dispositivi per il supporto vitale”, replicò
l’eroina guaritrice pragmaticamente. All Might sospirò.

“Sì”, sospirò stancamente. “Ma quello che voglio dire è”, indicò il corpo di Midoriya che giaceva
sul letto. “Non è impossibile che il quirk del criminale abbia causato una sorta di separazione tra il
corpo del Giovane Midoriya e la sua…anima, per mancanza di una parola migliore”.

“É quello che ho detto!”, esclamò Izuku trionfante. Katsuki sentì l’irresistibile impulso di dare un
pugno in faccia al nerd, ma non fece nulla.

“Quindi tu credi davvero che Bakugou veda e comunichi con…l’anima di Midoriya?”. chiese
Recovery Girl, un sopracciglio che si alzava per l’incredulità.

“Non ho dato molto credito alla cosa, finché non ho assistito alla loro discussione in prima
persona”, spiegò All Might, e Katsuki finalmente capì come mai il simbolo della pace avesse
finalmente smesso di guardarlo come se fosse stato da rinchiudere. “Anche se ho potuto ascoltare il
litigio solo da parte del Giovane Bakugou, suonava molto simile alle conversazioni che di solito
condivide con il Giovane Midoriya. Non sembrava il risultato di un’allucinazione, o di una
condizione simile”.

Recovery Girl schioccò la lingua, guardando Katsuki con aria pensierosa e analizzandolo dalla
testa ai piedi. Dopo qualche momento di analisi silenziosa, spinse una sedia nelle vicinanze verso il
ragazzo esplosivo, e ve lo fece sedere sopra senza una parola.

“Cosa?!”, chiese lui, preso alla sprovvista dall’improvviso corso degli eventi.

“Resta fermo”, comandò lei, pescando una piccola torcia dalla propria tasca e puntandola verso gli
occhi di Katsuki. La forte luce lo fece sussultare, e sentì Izuku sibilare da qualche parte dietro di
lui. Dopo avergli controllato le pupille, Recovery Girl continuò ad esaminarlo da vicino, testando i
suoi riflessi, controllando la sua ferita alla testa e facendogli un paio di domande per verificare le
sue abilità cognitive. Per quando fu finita, Katsuki stava andando in combustione sulla sedia,
facendo uno sforzo particolare per non permettere alle piccole esplosioni sui palmi della sua mano
di diventare troppo grandi. Odiava essere esaminato. Odiava che le persone lo toccassero senza una
buona ragione.

“Ebbene?”, chiese All Might quando Recovery Girl si allontanò da Katsuki con l’aria di aver
concluso.

“La sua ferita alla testa sembra migliorata”, annunciò lei. “Ha ancora una commozione cerebrale,
ma non è minimamente grave come quando è arrivato. É consapevole di ciò che gli sta intorno e
mi sembra molto lucido”, sospirò. “Ma c’è ancora una possibilità che stia avendo delle
allucinazioni. Non è privo di precedenti che le persone vedano i propri cari deceduti dopo che
questi sono morti tragicamente. É un comune sintomo del trauma”.

“Deku non è un mio caro!”, protestò immediatamente Katsuki, senza riuscire a trattenere una delle
sue mani dall’emettere una serie di rumorose esplosioni nell’urgenza di difendersi. “E vi ho detto
che non sono traumatizzato! Non ho motivo di esserlo! Non me ne frega un cazzo del dannato
nerd!”

Recovery Girl gli diede un’occhiata carica di consapevolezza. Katsuki sentì lo stomaco ribaltarsi.

“Sono stata io a riceverti quando sei arrivato qui ieri sera”, disse semplicemente, con calma. “So
che cosa ho visto”.

“Ehhh?!”, Katsuki protestò furiosamente, non capendo come mai le parole della donna lo facessero
incazzare così tanto. “Allora sei tu quella che è matta da legare, vecchia befana!”, accusò.

“Kacchan!”, esclamò Midoriya, inorridito.

“Bakugou!”, lo riprese All Might con indignazione, talmente furioso per l’insolenza del ragazzo da
riprendere la sua forma alta e muscolosa da All Might. “Non è accettabile per te mancare di rispetto
ad una signora anziana in questo modo!”

“Lascia stare, Toshinori”, disse Recovery Girl con indifferenza, spingendo un’altra sedia vicino al
ragazzo e balzandoci sopra. Le sue gambe minute sporgevano dal sedile. “Anche la rabbia è una
risposta comune quando si sentono verità che non si vogliono ammettere”.

“Ora stammi bene a sentire, cazzo — “ Katsuki si alzò dalla sedia, puntando con rabbia un dito
contro l’impassibile, anziana donna.

“Su, su, Giovane Bakugou”, All Might, ancora nella sua forma muscolosa, afferrò la spalla di
Katsuki con più forza del necessario e lo spinse indietro sulla sua sedia, tenendolo fermo lì.

“É anche uno dei sette stadi del lutto”, aggiunse Recovery Girl semplicemente, quasi
distrattamente.

“Io non sono in lutto per il dannato nerd!”, protestò Katsuki.

“Anche la negazione è uno degli stadi”, mormorò lei pensosamente, senza prestare alcuna
attenzione al furioso Katsuki di fronte a lei. Sembrava stesse cercando di giungere ad una
conclusione.

“Non sto negando niente! Vi sto dicendo che Deku si trova proprio lì!”, indicò il punto in cui si
trovava Izuku, nonostante sapesse che nessuno poteva vederlo.

“Ci sarebbe un modo per stabilire se Bakugou abbia bisogno di un intervento psichiatrico,
comunque”, continuò lei, come se Katsuki fosse stato invisibile quanto Deku. Guardò verso All
Might, con un’espressione enigmatica sulla faccia. Dopo che si furono guardati a vicenda per
alcuni momenti in silenzio, All Might riprese la propria forma magra e ossuta con uno scoppio.

“Giovane Bakugou”, disse fermamente con un pesante sospiro. C’era anticipazione nella sua voce.
Katsuki si voltò a guardarlo, la mano dell’uomo ancora fissa sulla sua spalla. “Il Giovane Midoriya
può sentirci, anche se non può parlare con noi?”

Katsuki si voltò verso Deku, nonostante conoscesse già la risposta. Il ragazzo annuì prontamente.

“Sì, può sentirvi”, sbuffò Katsuki.

All Might si piegò in avanti e sussurrò qualcosa all’orecchio di Katsuki. Dopo qualche secondo si
raddrizzò, guardando il ragazzo esplosivo con serietà.

“Devi seguire queste istruzioni alla lettera”, ribadì ad alta voce, stringendo la spalla di Katsuki con
veemenza.

“Anche la parte del sussurro?”, grugnì Katsuki, lamentandosi. All Might annuì.

“Ogni cosa”, confermò. Katsuki gemette, sospirò, roteò gli occhi, e fece ogni sorta di rimostranza
infantile prima di alzarsi dalla sedia e dirigersi verso la porta.

“Andiamo, nerd” chiamò quando Izuku non lo seguì. Spinse la porta e la tenne aperta per Izuku,
nonostante il ragazzo potesse probabilmente passarci attraverso nella sua forma da fantasma.

“Dove andiamo?”, chiese Izuku nervoso. Lanciò un’occhiata di nuovo a sua madre, che se ne stava
ancora seduta vicino al suo letto, stringendo una delle mani di suo figlio con aria ansiosa e gli
occhi lucidi. Sembrava riluttante a lasciarla.

“Sta’ solo zitto e seguimi, coglione”, Katsuki mandò fuori uno sbuffo arrabbiato. Quando Izuku
rimase incollato dove si trovava, roteò di nuovo gli occhi e lasciò la stanza, lasciando che la porta
si chiudesse lentamente dietro di sé. Izuku concesse alla propria madre addolorata un’ultima
nostalgica e tormentata occhiata.

“Sarò subito di ritorno, mamma”, promise prima di seguire fuori Katsuki.


“Kacchan! Aspetta!”, chiamò Izuku mentre il ragazzo esplosivo faceva ritorno alla propria stanza
d’ospedale. Non si preoccupò di nascondere il proprio sollievo nel vedere che i suoi genitori non
erano più lì, essendosi probabilmente stancati di aspettare il suo ritorno dal letto di morte di Izuku.
Una volta che Izuku fu entrato nella stanza dopo di lui, Katsuki chiuse la porta e si sedette sul letto,
mentre Izuku lo seguiva da vicino e si sedeva accanto a lui.

“Senti”, disse Katsuki arrabbiato — ma quando mai non sembrava arrabbiato? — , senza
incontrare gli occhi di Izuku o nemmeno preoccuparsi di guardarlo. “Sto solo facendo quello che
All Might mi ha detto di fare. E l’unica ragione per cui lo sto facendo è perché prima capiamo cosa
diavolo non funziona con il tuo culo da nerd, prima potrò smettere di comportarmi come il tuo
assistente personale, mi hai sentito?”, sbuffò. Izuku abbassò lo sguardo, una scintilla di disappunto
che gli attraversava il viso.

“D’accordo, Kacchan”, acconsentì facilmente. “Che cosa ti ha detto di fare?”, chiese con curiosità.

Se Izuku non avesse saputo meglio, se non avesse saputo che la persona seduta di fianco a lui era
Katsuki Bakugou, avrebbe giurato sulla vita di sua madre che Katsuki stava arrossendo. Ma non
era possibile che fosse così, giusto? Se c’era una persona che non arrossiva mai, quella persona era
Kacchan.

Katsuki si piegò in avanti verso Izuku, e il ragazzo poté sentire il proprio battito cardiaco che
aumentava, nonostante fosse una mera proiezione astrale. Cosa diavolo stava facendo Kacchan?! Il
ragazzo esplosivo girò la testa per poter sussurrare qualcosa nell’orecchio di Izuku e, nonostante
sapesse che questo Izuku non era altro che un fantasma, una proiezione, uno spirito intangibile,
Katsuki avrebbe giurato di poter sentire il solletico dei riccioli di Izuku che gli accarezzavano la
guancia, nello stesso momento in cui Izuku avrebbe potuto giurare di sentire il calore del respiro di
Katsuki che gli dava un fremito sul collo.

Katsuki esitò per alcuni secondi, le labbra posizionate proprio vicino all’orecchio di Izuku.

“Bisogna che tu attivi One For All”, sussurrò, la voce bassa e lieve come Izuku non l’aveva mai
sentita in tutti gli anni in cui si erano conosciuti. Anche se ci fosse stato qualcun altro nella stanza
con loro, nessuno tranne Izuku avrebbe potuto sentire le parole di Katsuki. Quelle parole erano
rivolte a lui e lui soltanto.

La voce di Katsuki era sempre stata rumorosa quanto le sue esplosioni. Ora, era delicata e gentile
come una brezza. Izuku non aveva mai pensato che un suono simile potesse esistere finché non
l’ebbe sentito di persona, e fu accattivante.

Izuku lasciò che i suoi occhi si chiudessero in un battito e il potere di One For All iniziò a scorrere
attraverso il suo corpo.

Una volta che fu certo di aver attivato il proprio potere con successo, guardò in basso le proprie
braccia, ma con sua enorme sorpresa sembravano normali come sempre. Nessuna striscia luminosa
le attraversava. Niente scintille verdi. Nulla. Riusciva a sentire One For All scorrergli attraverso,
ma non ne vedeva i segni. Si voltò a guardare Katsuki con un cipiglio confuso sul viso, solo per
vedere la stessa espressione perplessa sul volto dell’amico.

“Questo vuol dire —“, cominciò Katsuki, con un insolito lampo di terrore che gli attraversava gli
occhi, ma prima che potesse concludere la frase, un’urlo assordante fece voltare di scatto la testa
dei due ragazzi verso la porta.

“Izuku!”, Inko stava urlando e singhiozzando dalla stanza del figlio.


“Midoriya, ragazzo mio!”, gridò All Might trionfante.

Izuku e Katsuki si voltarono a guardarsi l’un l’altro in perfetta sincronia, gli occhi spalancati in
anticipazione. Fu Katsuki ad agire per primo, saltando giù dal letto e correndo nuovamente verso la
stanza di Izuku, solo per trovare il corpo del ragazzo sempre disteso nella stessa posizione sul letto,
ma con dei fulmini verdi che avvolgevano la sua figura. Aveva attivato One For All.

“Sono vivo”, sussurrò l’Izuku fantasma dietro di lui, suonando più sconcertato che altro.
Katsuki si voltò a guardarlo, e Izuku incontrò i suoi occhi. “Kacchan, sono ancora vivo!”, ripeté
con enfasi, come se quell’informazione fosse una sorpresa per lui. C’era un enorme sorriso che gli
stava nascendo sulle labbra.

“Ti ho sentito la prima volta, nerd”, battibeccò Katsuki, voltando la testa in modo che Izuku non
potesse vedere il piccolo sorrisetto era apparso sulle sue stesse labbra.

“Giovane Bakugou! Avevi ragione!”, esultò All Might, tirando Katsuki in uno stretto abbraccio. “Il
Giovane Midoriya vive ancora!”

“Certo che avevo ragione”, grugnì Katsuki, ma non si liberò dell’abbraccio di All Might. “Te l’ho
detto che non mi sarei inventato una cosa simile”.

“Il fatto che Midoriya sia riuscito ad attivare il suo potere prova che non è morto cerebralmente, e
dal momento che l’ha attivato lontano dal suo corpo dopo che tu l’hai istruito in proposito,
possiamo dedurre che tu non sia malato mentalmente”, Recovery Girl picchiettò Katsuki sulla
spalla, come per congratularsi con lui per non essere completamente fuori di testa. C’era una
provocazione nascosta nella sua voce. “Comunque, vorrei continuare a tenerti sotto osservazione”,
aggiunse a tradimento. “Hai subito una ferita alla testa piuttosto brutta, e hai perso fin troppo
sangue”.

“Sto bene”, protestò Katsuki, nonostante non fosse proprio vero. Si sentiva stanco e dolorante, il
suo mal di testa che peggiorava sempre di più ad ogni secondo.

“Credo che la nostra priorità sia capire cosa sia successo esattamente a Midoriya, ora che sappiamo
che è ancora tra di noi”, annunciò Recovery Girl. “Tuttavia”, aggiunse, lanciando un’occhiata
consapevole a Katsuki come se gli stesse leggendo la mente. “Il signor Bakugou sta ancora
guarendo e non sarebbe dovuto restare così a lungo fuori dal letto. Torna nella tua stanza e riposati
un po’”, lo istruì. “Verrò a vederti tra un momento”.

“Ma…”, protestò Inko, le lacrime che le correvano lungo il viso. “Se Izuku è vivo…non
dovremmo…non dovremmo impegnarci per farlo stare meglio subito?”, suggerì umilmente.

“Non sappiamo ancora esattamente cosa sia accaduto al Giovane Midoriya. Parlerò con il Aizawa
sensei e vedrò se possiamo raccogliere tutte le informazioni esistenti su ogni possibile quirk che
possa causare questo”, annunciò All Might. Mise una mano rassicurante sulla spalla di Inko.
“Signora Midoriya, le prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per riportare indietro suo
figlio”.

“Grazie”, Inko tirò su col naso e singhiozzò, saltando dal proprio posto e tirando All Might in uno
stretto abbraccio che sorprese perfino l’uomo. “Oh, grazie! E grazie a te, Katsuki!”, si affrettò in
direzione di Katsuki, tirando il ragazzo in un abbraccio ugualmente stretto. Lui sospirò, a disagio
con tutto il contatto fisico non richiesto che doveva subire quel giorno. “Grazie per aiutare il mio
bambino!”

“Sì, sì, d’accordo”, borbottò, lieto di venire rilasciato dall’abbraccio stretto mentre Inko faceva un
passo indietro, le lacrime che ancora correvano lungo le sue guance tonde. Katsuki distolse lo
sguardo, non volendo essere faccia a faccia con il verde profondo dei suoi occhi. Dio, qual era il
problema con i Midoriya e i loro stupidi occhi del cazzo? Katsuki avrebbe voluto dire che li
odiava, ma evocavano un sentimento completamente diverso, che sembrava essere innominabile.

“A letto ora, Bakugou”, gli ordinò Recovery Girl, spingendolo proprio verso la porta. “hai bisogno
di tutto il riposo possibile per poter guarire e aiutarci a capire come aiutare Midoriya. Dovremo
ancora fare qualche ricerca sul quirk che sta subendo, quindi vai a fare un sonnellino”.

“Va bene”, sbuffò semplicemente. Senza rivolgere un commiato ad alcuno di loro, o anche solo
guardarsi indietro, si voltò e lasciò la stanza. Ora che si fermava a pensarci, e ora che era sicuro di
non essere un caso clinico, riusciva finalmente a realizzare quanto assurdamente stanco fosse.
Pensò di chiedere a Recovery Girl degli antidolorifici che lo aiutassero con il doloroso pulsare della
sua testa, ma l’idea di avere qualcuno che lo copriva di attenzione non era esattamente allettante al
momento. Probabilmente sarebbe stato bene dopo aver dormito un po’.

Non si era aspettato che Deku lo seguisse fino alla sua stanza.

“Che cazzo stai facendo qui?”, chiese Katsuki, rivolgendo a Deku una veloce, disinteressata
occhiata prima di buttarsi sul letto e passare un braccio sopra i propri occhi senza cerimonie.

“Io…”, Izuku esitò per un momento, rimanendo goffamente in piedi di fronte al letto. “Ho pensato
di vedere come stavi”, spiegò con poca convinzione.

“Tch. Vedere come sto? Sei tu quello con un piede nella tomba”, sbuffò Katsuki. “O con un intero
corpo, tutto considerato”.

“Già, ma…”, Izuku deglutì a fondo. Abbassò il capo prima di raccogliere il coraggio per guardare
di nuovo in alto. La maggior parte della faccia di Katsuki era nascosta dal suo braccio. “Dovresti
chiedere a Recovery Girl delle medicine per il tuo mal di testa”, suggerì alla fine, con fermezza.

“Non ho mal di testa”, mentì Katsuki con tono piatto senza esitare.

“Sì, ce l’hai”, replicò subito Izuku.

“E come cazzo faresti a saperlo, Deku di merda?”, sbuffò Katsuki, con tono stanco e petulante.
Certo, il pulsare nella sua testa lo stava uccidendo lentamente e dolorosamente, ma non l’avrebbe
mai ammesso ad alta voce con nessuno.

“Io…lo so e basta”, tergiversò Izuku inutilmente. Katsuki finalmente alzò il braccio in modo da
sbirciare il ragazzo, il sospetto riflesso nei suoi occhi cremisi. Studiò la faccia di Izuku per lungo
tempo prima di parlare.

“Di cosa cazzo stai parlando?”, chiese Katsuki sulla difensiva. Izuku arrossì immediatamente.

“Nulla! Voglio s-solo dire che continui a strizzare gli occhi di fronte alla luce e…e…il tuo broncio
sembra peggiore del solito! E Recovery Girl ha detto che hai preso una brutta botta, quindi ha solo
senso che ti faccia male la testa!”, replicò. Katsuki strinse gli occhi per un momento come a tentare
di capire se Izuku gli stesse mentendo, ma finì per appoggiare di nuovo la testa sul cuscino e
gettarsi di nuovo il braccio sulla faccia.

“Chissenefrega. Dormirò per farlo passare”, disse infine, piatto quanto prima.

“Kacchan —“, Izuku provò a protestare.


“Ascolta, Deku”, Katsuki sospirò stancamente, tenendo il braccio sopra i propri occhi. Sembrava
insolitamente stanco, ma familiarmente incazzato. “Solo perché ti sto aiutando non vuol dire che
siamo migliori amici. Questo vuol dire che non ci facciamo le treccine a vicenda, che non parliamo
dei nostri sentimenti, che non facciamo dei pigiama party, e decisamente che tu non puoi dirmi
cosa cazzo devo fare. Ci siamo capiti?”

Izuku abbassò la testa, sospirando. Guardò di lato, un cipiglio frustrato sulla faccia.

“Sì”, disse semplicemente, suonando quasi deluso.

“Ora tappati la bocca e lasciami dormire”, aggiunse Katsuki con un ringhio. “E non startene
fottutamente lì in piedi a guardarmi dormire come una specie di pervertito. Va’ a trovarti
qualcos’altro da fare”, lo istruì.

“Ma nessun altro riesce a vedermi!”, protestò Izuku miseramente. Che cosa avrebbe dovuto fare?

“Precisamente. Va’ a sbirciare nel bagno delle ragazze o qualcosa di simile”, sogghignò Katsuki.
La sua bocca e la punta del suo naso erano le uniche parti visibili della sua faccia, dal momento che
non erano seppellite nell’incavo del suo braccio.

“Kacchan!”, esclamò Izuku, offeso.

“Ti sto solo prendendo in giro, Deku di merda. Lo so che non lo faresti”, se possibile, il ghigno di
Katsuki si limitò ad aumentare alla protesta. Izuku arrossì, grato che Kacchan non lo stesse
guardando per vederlo.

“Non lo faresti neanche tu”, affermò semplicemente, senza guardare Katsuki. Nonostante si fosse
aspettato di far uscire le parole con cattiveria, quelle finirono per suonare più significative di quello
che aveva in mente all’inizio.

“Nah”, rispose semplicemente Katsuki, il braccio che nascondeva gli occhi alla vista. Non disse
nient’altro e l’argomento cadde.

Passarono lunghi momenti di silenzio, con Izuku che osservava pensosamente mentre il respiro di
Katsuki piano piano si faceva regolare. Non sapeva se il ragazzo esplosivo stesse dormendo o
meno quando decise di parlare di nuovo, affrontando l’argomento che lo aveva tormentato sin da
quando Katsuki si era svegliato per la prima volta in uno stato di lucidità.

“Davvero non ricordi quello che è successo ieri?”, chiese Izuku, un tono malinconico nella sua
voce. Katsuki sospirò così rumorosamente che suonò come un sibilo.

“Cazzo, sei ancora lì?”, alzò le sopracciglia, come sorpreso dall’audacia di Deku nello sfidare il
suo ordine. “No, non mi ricordo cazzo. Lascia perdere e basta. Ricordare cos’è successo non
cambierà il fatto che sei mezzo morto”, sbuffò. “Non serve vivere nel passato”.

“D’accordo”, acconsentì Izuku con semplicità. Non sapeva perché Katsuki aveva dimenticato, ma
forse era solo un effetto collaterale della ferita alla testa. Recovery Girl aveva detto che aveva
ancora una commozione cerebrale, dopotutto.

Un’altra serie di momenti silenziosi passarono, nessun altro suono a parte il respiro di Katsuki a
riempire la stanza.

“Kacchan”, chiamò piano Izuku dopo un po’. Il ringhio di Katsuki fu animalesco.

“Oh mio Dio cazzo, giuro che marcerò dritto nella tua stanza e ti soffocherò a morte con centinaio
di cuscini se non chiudi quella cazzo bocca proprio ora, Deku”, lo minacciò con fastidio,
coprendosi la faccia con entrambe le mani e sembrando come se stesse raccogliendo ogni grammo
del proprio autocontrollo per non far esplodere il fantasma di Izuku nell’aldilà.

“Volevo solo ringraziarti”, continuò Izuku, indisturbato dall’improvviso attacco di rabbia. Infatti, ci
era quasi abituato. “Per, sai, aiutarmi. So che non vuoi . E…so che non devi. Quindi grazie”, disse
con sincerità.

“Certo che devo, stupido idiota”, ringhiò Katsuki, voltandosi all’improvviso e molto
esageratamente nel letto in modo stare steso sul fianco. Era come se stesse cercando di mostrare ad
Izuku che non era in vena di conversare. Posizionò il cuscino sopra la propria faccia in modo da
tenere lontana la luce dai propri occhi sensibili, e abbastanza possibilmente anche per tener lontano
il suono della voce di Izuku dalle proprie orecchie sensibili. Sospirò prima di concludere: “Che tipo
di eroe sarei se non l’avessi fatto?”

Izuku lo guardò con adorazione negli occhi. Katsuki continuò a seppellire la faccia nel cuscino,
infastidito e inconsapevole del modo con cui Izuku lo stava guardando.

“Kacchan”, sussurrò con ammirazione.

“Fammi solo fottutamente dormire, ok? Tutto questo devo-provare-che-non-sono-fuori-di-testa mi


ha sfiancato”, grugnì Katsuki imbronciato, dando un pugno al restante cuscino sotto la propria testa
per ammorbidirlo, prima di caderci pesantemente sopra. Vai a trovare qualcun altro da disturbare e
levati dai piedi”.

Izuku abbassò la propria testa. Sapeva che non sarebbe potuto andare da nessuna parte, anche se
avesse voluto.

Rimase lì in silenzio, seduto nell’angolo più lontano della stanza d’ospedale di Katsuki e rifiutando
fermamente di guardarlo. Non riuscì a notare il modo in cui la solita smorfia di Kacchan fu
sostituita da una pacifica, rilassata espressione che era così raro vedere sulla sua faccia, una volta
che cadde in un sonno profondo.
Perché Ogni Volta Che Ci Tocchiamo Ho Questa Sensazione (Che Mi Fa
Venire Voglia Di Darti Un Pugno In Faccia)

Katsuki si svegliò sentendosi nauseato e disorientato, e dovette dedicare alcuni momenti a sbattere
gli occhi confusamente per ricordare cosa gli fosse accaduto e dove fosse. Sospirò pesantemente
mentre gli avvenimenti del giorno prima diventavano chiari nella sua mente, gemendo per lo
sconforto e strizzando gli occhi chiusi prima di riaprirli. Con un sospiro, si girò sul fianco nel letto,
ignorando come quel movimento gli facesse dolere leggermente la testa. Aveva la mente ancora
annebbiata dal sonno e dagli strascichi della sua commozione cerebrale e, per un momento, temette
che tutto quello che ricordava non fosse stato altro che un inquietante, strano sogno. Tuttavia, non
appena notò nella stanza insieme a lui il dannato Deku, che sembrava pallido proprio come Katsuki
ricordava di averlo visto l’ultima volta, ammise a sé stesso che ogni cosa era, veramente, e
sfortunatamente, avvenuta proprio come si ricordava.

Nell’angolo più remoto della stanza, sedeva Izuku, le braccia incrociate sul petto e la testa bassa,
addormentatosi mentre faceva la veglia nella stanza di Katsuki. La sua frangia verde nascondeva
alla vista il suo viso lentigginoso e la sua posizione sul freddo, duro pavimento sembrava scomoda,
ma il suo respiro era lento e regolare. Katsuki schioccò la lingua e lasciò cadere la testa di nuovo
sul cuscino, senza guardare altro se non il nerd di merda seduto sul suo pavimento.

“Idiota”, borbottò, la voce arrochita dalla mancanza di uso. Si sentiva assetato come quando si era
svegliato la prima volta e aveva saputo le notizie dai suoi genitori, ma questa volta non avrebbe
aspettato che qualcuno gli facesse dei favori. Scalciò via le sue lenzuola - quand’è che le aveva
usate per coprirsi? - e si alzò dal letto, lieto di scoprire che non sentiva le vertigini come le aveva
sentite alcune ore prima. O era passato un giorno? Non avrebbe saputo dirlo. Dando un’occhiata
alla finestra vicino al letto, Katsuki scoprì che il cielo era buio e coperto di stelle.

Camminò fino a un piccolo tavolo rotondo vicino alla porta per potersi prendere un bicchiere
d’acqua dalla brocca che vi stava sopra. Dopo aver buttato giù un intero bicchiere in un colpo solo
ed aver goduto della sensazione della propria gola rinfrescata, Katsuki si rese conto di quanto
terribilmente avesse bisogno di andare in bagno, dopo essere stato a letto per dio sa quanto tempo.
Concedendo al Deku dormiente un’ultima occhiata e uno sbuffo che riuscì ad essere sprezzante
solo a metà, uscì dalla propria stanza d’ospedale e si diresse verso il bagno comune di quel piano,
non realizzando coscientemente di aver chiuso la porta dietro di sé quanto più silenziosamente
poteva.

Katsuki rimase più che di sasso quando, dopo aver fatto quello che doveva in bagno, ne uscì solo
per trovare seduto proprio lì fuori Deku, che sembrava ancora piuttosto addormentato e nella stessa
identica posizione in cui Katsuki l’aveva lasciato dentro la stanza. Dopo aver fissato il ragazzo per
alcuni confusi secondi, Katsuki infine sbuffò col naso e guardò Deku in modo decisamente torvo.

“Ma che cazzo?”, disse ad alta voce, dando per scontato che Deku fosse sveglio. Doveva esserlo,
giusto? Aveva seguito Katsuki fino al bagno come un cucciolo bisognoso d’affetto! Come fa
sempre, aggiunse la mente di Katsuki, ma lui scacciò via il pensiero. “Che accidenti stai facendo,
Deku? Non solo sono costretto ad avere a che fare con un idiota fastidioso come te, ma ora hai
anche intenzione di seguirmi in giro tutto il tempo?”

Izuku si svegliò di soprassalto sentendo il rumore della voce di Katsuki che gli urlava addosso,
guardandosi attorno freneticamente e con confusione prima di trovare il ragazzo biondo che si
ergeva rabbiosamente di fronte a lui. Le sue spalle si rilassarono per il sollievo e si appoggiò di
nuovo contro il muro per un attimo, il cuore che gli batteva forte nel petto. Dopo alcuni secondi di
respiro affannoso dovuto allo spavento per essere stato svegliato da delle urla, Izuku si accigliò
leggermente, guardandosi più attentamente intorno e aprendo la bocca diverse volte mentre lottava
per trovare le parole che voleva dire.

“…Kacchan?”, decise di dire, e onestamente, perché cazzo era quella la prima cosa che Izuku
sceglieva sempre di dirgli? Dava sui nervi a Katsuki e faceva cose strane al suo stomaco. Era
probabilmente solo rabbia, disse a sé stesso. “Cos’è successo?”, aggiunse il ragazzo con esitazione,
non sembrando riconoscere ciò che gli stava intorno.

“Quello che è successo è che tu hai deciso di seguirmi per tutta la strada fino al bagno come un
inquietante figlio di puttana”, spiegò Katsuki, fissando Deku mentre lui si metteva lentamente in
piedi e si grattava i capelli spettinati sulla nuca con stupore.

“Oh…Allora funziona anche al contrario”, commentò semplicemente, gli occhi che si allargavano
leggermente prima di tornare normali, come se avesse appena raggiunto un’ovvia, anche se
incredibile conclusione.

Katsuki odiava quando faceva così. Odiava quando poteva vedere negli occhi di Deku che stava
svelando dei segreti che Katsuki stesso non sarebbe mai stato in grado di capire. Faceva scintillare
ed esplodere dentro di lui un misto di ammirazione e invidia e, il più delle volte, esternava quella
sensazione come nient’altro che pura rabbia.

“Cosa cazzo vuoi dire con questo, nerd di merda? Sputa fuori qualunque assurda ragione avessi per
seguirmi e basta prima che ti dia un pugno sui denti”, abbaiò nel suo solito tono furioso. Izuku
sussultò - sussultare quando Kacchan gli urlava addosso era memoria muscolare, anche se le loro
dinamiche erano cambiate, ora - e abbassò il capo prima di sembrare ricordarsi che non doveva più
nascondersi a causa di Katsuki. Sollevando la testa con coraggio, ma comunque avendo
un’espressione dispiaciuta sul viso, Izuku offrì una spiegazione.

“Mentre tu eri addormentato la prima volta, io non potevo allontanarmi troppo dalla stanza”, disse.
“Te l’avevo detto. Ero attirato a te come un magnete”.

“Il che non ha nessun cazzo di senso”, puntualizzò Katsuki, ignorando la sensazione strana nata nel
suo petto per il modo in cui Izuku aveva formulato la frase. Probabilmente rabbia.

“Sono d’accordo, e non so nemmeno perché questo continui ad accadere”, annuì, i suoi occhi che
prendevano quell’aria distratta che avevano sempre quando Izuku si perdeva in pensieri profondi.
“Ma ad ogni modo, non sono mai riuscito ad allontanarmi troppo da te. Ho pensato che accadesse
solo quando ero io quello che provava ad allontanarsi da te, ma sembra che lo stesso accada quando
sei tu quello che prova ad allontanarsi da me”, spiegò, e cazzo, Katsuki poté letteralmente sentire il
sangue che gli veniva prosciugato dalla faccia a quelle parole. “Non ho neanche sentito che venivo
trascinato dietro di te finché non mi hai svegliato - mi - mi dispiace Kacchan”, aggiunse, notando
l’espressione inorridita/furiosa che stava prendendo piede sulla faccia pallida del ragazzo.

“Quindi stai dicendo”, iniziò Katsuki. La sua voce era roca, c’era una vena in rilievo sulla sua
tempia, e sembrava che gli fosse richiesto ogni singolo grammo del suo autocontrollo per non far
esplodere l’intera area medica mentre diceva le parole attraverso i denti stretti, con le mani chiuse
in dei pugni che contenevano a malapena le esplosioni sui suoi palmi. “Che non posso allontanarmi
da te. Nemmeno se ci provo”, concluse, ringhiando.

“Io - io davvero non lo so”, Izuku alzò le mani davanti a lui come se stesse cercando di calmare un
animale feroce. “Ma penso di sì. Mi dispiace, io - io non so come funzioni.

“Quindi non solo sono l’unico che può vederti e parlare con un idiota fastidioso come te”, ripetè le
sue parole di prima, i denti ancora stretti e una vena che minacciava di esplodergli vicino alla testa,
“Ma sono bloccato con te 24 ore su 24?”

“Io no-non la metterei così”, Izuku provò ad offrirgli umilmente un piccolo, esitante sorriso che gli
apparve sulle labbra come se stesse cercando di far vedere a Katsuki il lato positivo della cosa.
Come se ci fosse stato un lato positivo della cosa tanto per cominciare. “Voglio dire, posso
allontanarmi di qualche metro da te prima di venire ritirato indietro. Quindi quando vai in bagno o -
o quando hai bisogno di un po’ di p-privacy, non sbircerò, lo giuro, Kacchan”, promise. Katsuki
dovette soffocare il bisogno di dare un pugno al muro dietro la testa di Deku e molto probabilmente
alla testa di Deku con esso.

“Oh, quindi è tutto sistemato adesso? Non mi guarderai mentre mi cambio i vestiti come una specie
di pervertito alla Grape-Boy, quindi va tutto bene, eh?”, sputò fuori sarcasticamente, avvicinandosi
di un passo a Deku. “Chissene importa se vorrei poter stare a un fottuto pianeta di distanza da te,
almeno tu non sbircerai mentre faccio una cagata! Porca puttana, Deku, giuro su dio che non c’è
modo in cui tutta questa situazione non sia un fottuto incubo”, ringhiò. Izuku sembrò leggermente
ferito, ma più che altro offeso, a quelle parole.

“Come ti ho detto prima, nemmeno - nemmeno io sto amando tutto questo”, disse Izuku,
accigliandosi e sembrando più coraggioso di quanto fosse stato un mero momento prima. Le sue
ginocchia erano ancora un po’ tremanti, come se stesse provando a costringersi ad essere forte, ma
alzò il mento con aria di sfida. “Finché non troviamo un modo per r-rimettermi nel mio corpo, ho
paura che…che noi dovremo trovare un modo per avere a che fare l’uno con l’altro”.

“Io non voglio avere a che fare con te, dannato Deku!”, Katsuki quasi urlò, ignorando il fatto che si
trovava nel mezzo del corridoio dell’area medica di Recovery Girl, e che per qualunque
osservatore esterno era da solo, visto che nessun altro poteva vedere Deku. “Non ho mai
fottutamente voluto farlo e certamente non voglio farlo adesso!”

“Beh, mi dispiace, ma dovrai farlo”, sostenne Deku, facendo un passo più vicino a Katsuki con aria
di sfida. Non stava più tremando. “L’hai detto tu stesso. Prima mi aiuterai, p-prima ti lascerò da
solo, giusto? Quindi limitati ad avere a che fare con me per un paio di giorni e poi non sarò più un
tuo problema!”

“Un paio di giorni è due giorni in più di quanto abbia voglia di guardare la tua faccia da scemo!”,
protestò Katsuki. “Cazzo!”, si gettò le mani sudate tra i capelli, tirandoli indietro per il fastidio. “Di
tutte le fottute persone nel mondo, dovevi essere tu, non è vero?”, disse con una smorfia. Izuku
chiuse la bocca, ma fissò Katsuki con un cipiglio offeso.

“Scusa per averti salvato la vita, Kacchan”, finì per dire dopo alcuni momenti di silenzio, suonando
ferito e frustrato. “Vorrei poter dire che la prossima volta lascerò che ti colpiscano, ma sappiamo
entrambi che non è vero”.

Quelle parole fecero solo fumare Katsuki ancora di più, e merda, la vena sulla sua tempia sarebbe
definitivamente esplosa adesso, dal modo in cui tutta la sua faccia si accartocciò in una furia
indignata. Una delle sue mani innescò un’esplosione che si rivelò un po’ più grossa di quanto
Katsuki avrebbe voluto in un ambiente chiuso.

“Cosa cazzo pensi di star dicendo, nerd?”, quasi ringhiò, le mani che si stringevano in pugni. “Non
so cosa hai sentito da quella vecchia befana e dal Might ossuto, ma tu non mi hai fottutamente
salvato la vita”, sembrava pronto ad attaccare Izuku in ogni momento adesso, nonostante il ragazzo
fosse un fantasma. “Non ho fottutamente bisogno che tu mi salvi la vita. Non ne ho mai avuto
bisogno”, scosse la testa e puntò un dito contro Izuku, ricordando l’incidente con il mostro fangoso.
Sembrava fosse accaduto decenni prima. “Quindi chiudi il becco e dimentica qualunque cosa sia
che quella gente ti ha ficcato in quel cervello di gallina. Non ti devo niente”, sbuffò. “Non ti devo
fottutamente niente, Deku”, ripeté per buona misura. Izuku lo fissò con un’espressione
indecifrabile.

“So che non mi devi nulla”, replicò semplicemente, sembrando a disagio. “Non - non ti sto
accusando, Kacchan”.

“Sembra proprio che tu lo stia facendo”, puntualizzò Katsuki con uno sbuffo. Izuku semplicemente
sospirò, lasciando che le proprie spalle si abbassassero con rassegnazione e voltando la testa di
lato.

“Guarda”, disse dopo alcuni ulteriori momenti, suonando stanco e…qualcos’altro che Katsuki non
riuscì proprio a decifrare. Comprensivo, forse? “Sto solo dicendo tutto sarebbe più facile se noi
collaborassimo l’uno con l’altro. Tu non vuoi essere bloccato con me, e io non voglio essere
disconnesso dal mio corpo. Abbiamo lo stesso obbiettivo”, disse scrollando le spalle, “Che è
trovare un modo per risolvere questo. Se lavoriamo insieme, sono sicuro che possiamo farcela,
Kacchan”.

“Finiscila con questa cazzata della positività”, Katsuki rivolse ad Izuku uno sbuffo finale prima di
girare sui tacchi all’improvviso e dirigersi di nuovo verso la propria stanza. Era sorpreso che
nessuno fosse corso a vedere come mai stesse urlando e innescando esplosioni nel cuore della
notte; non voleva tentare ulteriormente la sorte e finire per farsi beccare da Recovery Girl.

Mentre tornava indietro a passo di marcia, non si disturbò di vedere se Izuku lo stesse seguendo,
ora consapevole che, anche se il ragazzo non avesse voluto accompagnarlo sarebbe stato costretto a
farlo, dal momento che erano bloccati l’uno con l’altro per qualche motivo.

“Limitiamoci a trovare un modo per ficcare la tua merdosa anima su per il tuo culo ed essere sicuri
che rimanga lì prima che tu mi faccia uscire di testa seriamente stavolta”, disse da sopra la propria
spalla dopo un po’. Gli occhi di Izuku si spalancarono e un generoso rossore si fece strada sulle sue
guance lentigginose.

“Kacchan!”, protestò Izuku per l’aggressiva - e molto grafica - descrizione che Katsuki aveva
appena fatto.

“Cosa? Hai detto tu stesso che quello è il nostro obbiettivo comune”, Katsuki ghignò perfidamente,
voltando la testa in modo che Izuku non potesse vederlo.

“Non con quelle parole!”, fece notare Izuku nervosamente, raggiungendo Katsuki e rientrando
nella stanza insieme a lui.

“Come vuoi, nerd”, sbuffò Katsuki, sbattendo la porta per chiuderla e dirigendosi verso il proprio
letto. Ci si sedette sopra a gambe incrociate e un’espressione pensierosa sul viso. A Izuku piaceva
quando Katsuki era pensieroso. Spesso gli venivano delle grandi idee e la rabbia scompariva dalla
sua faccia quando dedicava l’attenzione ai propri pensieri. Rimase in piedi di fronte a Katsuki, con
aria imbarazzata e chiaramente non sapendo cosa fare di sé stesso, mentre il ragazzo continuava a
non fissare nulla in particolare. “Avremo bisogno di stabilire alcune regole base se sarò obbligato a
fare questo”, disse alla fine Katsuki dopo un po’, guardando Izuku con aria seria mentre si stendeva
all’indietro sulle proprie braccia. “Primo - non si sbircia. Se ti dico di non guardare qualcosa, tu
non la devi fottutamente guardare. La lista di cose che non ho neanche fottutamente bisogno di
dirti di non guardare include, ma non è limitata a: io che vado al bagno, io che mi cambio i vestiti,
io che dormo, mi faccio la doccia, e faccio qualunque cazzo di cosa che sia troppo personale perché
abbia i tuoi raccapriccianti occhi da nerd su di me. Chiaro?”, alzò un sopracciglio ad Izuku.
“K-Kacchan, p-perchè dovrei volerti g-guardare fare la doccia - “, Izuku balbettò nervosamente, la
faccia che si colorava di un rosso brillante.

“Sta’ zitto, Deku!”, interruppe Katsuki. “Secondo - Nessun. Cazzo. Di. Borbottio. Giuro su dio,
cazzo, se devo avere a che fare con le tue fottute sessioni di borbottii tutto il tempo ogni cazzo di
giorno, mi assicurerò che non avrai un corpo in cui far tornare la tua anima. Hai capito?”

“Ma io…”, Izuku provò a protestare tristemente, ma finì con l’abbassare la testa. “Va bene, ho
capito”, accettò con rassegnazione.

“Terzo - non sono il tuo fottuto assistente personale. Non recapiterò i tuoi messaggi né avrò delle
intere conversazioni al tuo posto solo perché sei un merdoso fantasma, adesso. Se hai qualcosa di
importante da dire che pensi possa aiutare a farti tornare a dove diavolo appartieni e lasciarmi
fottutamente in pace, allora dillo, ma altrimenti dovrai tacere e tenere i tuoi pensieri nel tuo cervello
di merda. Mi hai sentito?”

“Quindi sostanzialmente vuoi che mi chiuda gli occhi, mi tappi la bocca, e mi limiti a seguirti in
giro silenziosamente senza fare o dire nulla finché non troviamo un modo per rimettermi dentro il
mio corpo?”, chiese Izuku aggrottando la fronte, suonando leggermente offeso. Katsuki si limitò a
ghignare ampiamente.

“Bingo”, sogghignò. “Puoi portarti avanti e iniziare ad allenarti, ora. Vai a fissare quel muro laggiù
e conta fino a cento miliardi mentre io mi faccio un’altra dormita e cerco di capire cosa diavolo
fare con te. Buona fortuna”, fece un cenno del capo verso Deku, buttandosi giù sul letto senza tante
cerimonie e sdraiandosi di nuovo sulla schiena. “E conta nella tua testa, Deku, non ad alta voce.
Ricorda la regola numero due”, avvisò.

“Tu stai…stai per dormire di nuovo, Kacchan?”, chiese Izuku aggrottando la fronte, ignorando
completamente la maggior parte di quello che Katsuki aveva detto e suonando davvero
preoccupato. Katsuki roteò gli occhi.

“Che t’importa? Non interferirà con il tuo contare”, disse semplicemente, acido. Izuku si avvicinò
di un passo al letto.

“Non conterò”, disse semplicemente, ma scacciò via il pensiero abbastanza in fretta. “ È solo…
voglio dire, hai dormito per quasi un giorno, adesso”, spiegò Izuku, preoccupato. “Penso che
dovresti parlare con Recovery Girl - “

“Regola quattro”, lo interruppe Katsuki prima che potesse continuare. “Non ficcare il naso in cose
che non sono affaracci tuoi”.

“Sono affari miei!”, protestò immediatamente Izuku. “Tu sei mio a-“, iniziò, ma si interruppe a
metà come per pensare meglio a quello che stava per dire. Distolse lo sguardo da Katsuki,
imbarazzato, ed esitò per alcuni momenti prima di continuare. Katsuki lo squadrò con un’occhiata
curiosa ma impassibile. “Tu sei…Beh. Io…io non credo che dovresti dormire così tanto”, decise di
dire, suonando come se stesse nascondendo qualcosa.

“Devo dormire così tanto solo perché tu mi stanchi fottutamente”, Katsuki roteò gli occhi,
nonostante fosse ancora sospettoso dello strano comportamento di Deku. “Ora tappati quella
diavolo di bocca e comincia a contare”.

“Kacchan, sono serio”, disse Izuku con un sospiro stanco, sembrando frustrato. Non guardava
Katsuki negli occhi. “Dovresti già iniziare a stare meglio”, aggiunse a bassa voce.
“Chi dice che non sto meglio?”, Katsuki alzò un sopracciglio verso Izuku, le braccia incrociate
dietro la testa in modo rilassato.

“Posso dire che non è così”, Izuku scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore. “Promettimi -
Promettimi solo che parlerai con Recovery Girl domattina, ok? Ha - Hai preso un brutto colpo in
testa, la prudenza non è mai troppa”.

Katsuki lo squadrò silenziosamente per diversi secondi, ma Izuku non lo guardò adeguatamente
finché non parlò.

“Sai, Deku”, ringhiò Katsuki attraverso i denti stretti, sembrando arrabbiato e leggermente
disgustato. “Una delle cose che odio di più di te è il tuo merdoso, ingiustificabile complesso di
onnipotenza. Te ne vai sempre in giro, immischiandoti in cose che non ti riguardano e aspettandoti
che la gente sia grata e ti lecchi i piedi per aver ficcato il naso dove non dovevi. Indovina?”, sbuffò.
“Non ho fottutamente bisogno che tu mi salvi, e decisamente non ho bisogno che tu vada in giro
con quell’aria compiaciuta sulla tua brutta faccia come se fossi qualche sorta di dio mandato a
salvarmi o cazzate simili. Quindi passa sopra te stesso e fatti una ragione del fatto che non sei
fottutamente migliore di me, e non lo sarai mai”, disse scrollando le spalle.

Ci fu un silenzio pesante in cui Izuku semplicemente lo fissò, la bocca spalancata e gli occhi che
sembravano tristi ed inspiegabilmente feriti. Katsuki optò per ignorare la sua espressione da
cucciolo bastonato e si girò nel letto in modo da dare la schiena al ragazzo.

“Tu…pensi veramente questo di me?”, chiese miseramente Izuku dopo un’eternità, la voce piccola
e tremante. Katsuki sospirò pesantemente e roteò gli occhi, nonostante Izuku non potesse vederlo.

“Già. E ora tappati quella dannata bocca e fammi fare la mia dormita in pace. E farai meglio a non
fissarmi mentre dormo”, ricordò al ragazzo, ignorando il fatto che Izuku avesse suonato come se
fosse stato sul punto di scoppiare in lacrime come un piagnucolone.

“Kacchan, io non farei mai…io…io non penso…”, iniziò Izuku, ma prima che Katsuki potesse
anche solo lamentarsi, o protestare per le sue parole, o voltarsi a fulminarlo, perse il filo per conto
proprio, abbassando il capo con disappunto e lasciando uscire un respiro tremante prima di sedersi
sul pavimento, la schiena voltata verso Katsuki come quella di Katsuki era voltata verso di lui.

Nessuno di loro disse un’altra parola per un’eternità. Katsuki era sul punto di soccombere al
profondo, piacevole torpore che stava avendo la meglio su di lui quando udì un minuscolo, a
malapena udibile “Buonanotte, Kacchan”, che suonò un po’ più secco del solito.

Katsuki non rispose, nonostante si sentisse il petto stranamente compresso per qualche ragione.

Quando si svegliò, la prima cosa che vide furono dei merdosi capelli rossi e un sorriso che era
troppo ampio per quell’ora del mattino presto.

“Bakugou! Sei sveglio!”, esclamò felicemente Kirishima non appena gli occhi cremisi si
focalizzarono su di lui, con una voce un po’ troppo alta per le orecchie sensibili di Katsuki.
Soppresse l’impulso di dare un pugno sui denti appuntiti di Kirishima, solo perché il ragazzo
sembrava ridicolmente felice di vederlo sveglio.
“Che cazzo, abbassa il tono di un milione, Capelli di Merda”, si lamentò Katsuki attraverso i denti
stretti, gettando il braccio nell’incavo dell’altro per bloccare la forza della luce che si abbatteva sui
suoi occhi ugualmente sensibili. “Che cazzo ci fai qui?”, grugnì scontrosamente.

“Siamo venuti a trovarti!”, rispose Kirishima con lo stesso tono eccitato di prima, ma aveva
abbassato la voce alla richiesta di Katsuki. Il plurale fece accigliare Katsuki per la confusione
prima che rimuovesse la faccia da sotto le braccia e trovasse, con orrore, Pikachu Sottomarca,
Occhi da Procione e Tizio Scotch in piedi dietro a Kirishima, tutti con delle espressioni molto
eccitate sulla faccia. “Recovery Girl ha detto che hai finalmente il permesso di ricevere visitatori,
visto che verrai rimesso presto! Allora la Bakusquadra ha deciso di passare a vedere come se la
stava passando il suo membro più brontolone dopo una commozione cerebrale così brutta!”, spiegò
Kirishima.

“Paga, Sero”, istruì Mina, offrendo al ragazzo una mano tesa senza distogliere lo sguardo da
Katsuki. “Non ha dato un pugno a Kirishima nei primi dieci secondi”.

“Non è valido!”, protestò Sero, anche se ficcò una mano nella tasca e diede a Mina il pagamento
della loro scommessa. “È ancora mezzo addormentato. Dagli solo un po’ di tempo e sono sicuro
che - “.

“Sta’ zitto idiota!”, protestò subito Katsuki, arrabbiato. “Non sono addormentato!”

“Ah, eccolo qui!”, scherzò Kaminari, andando ad accrescere il fastidio di Katsuki. Non solo
doveva avere a che fare con Deku di merda, ora questi idioti pensavano di poterlo prendere in giro?

“E vi ho fottutamente detto di smettere di chiamarvi ‘Bakusquadra’, è ridicolo e fottutamente


imbarazzante!”, Katsuki continuò la sua sessione di urla, lieto di accorgersi che si stava già
sentendo molto meglio e più riposato rispetto alla notte scorsa, nonostante i suoi occhi fossero
ancora un po’ sensibili alla luce e i suoni forti gli facessero pulsare la testa.

“Ah, non fare finta che non ti piaccia che abbiamo chiamato il nostro gruppo di amici come te”,
Mina roteò gli occhi, pericolosamente indifferente alla naturale rabbia di Katsuki. “Ami essere al
centro dell’attenzione”.

“Questo è perché voi tutti siete un mucchio di comparse, quindi non avrebbe senso chiamare il
gruppo come chiunque tranne me”, ringhiò verso la ragazza rosa, che in modo molto maturo gli
mostrò la lingua. “Non vuol dire che sia meno ridicolo”.

“Lo sai che ci vuoi bene”, disse semplicemente Mina, piazzando il telefono in aria e scattando una
foto così velocemente da cogliere tutti di sorpresa. “Selfie a sorpresa con Bakugou stordito!”,
annunciò, ridendo.

“Eeh?!”, fu l’unica cosa che Katsuki riuscì a padroneggiare come risposta prima che Mina scattasse
la foto e lo cogliesse mentre si accigliava. Il modo in cui Recovery Girl aveva avvolto una benda
attorno alla sua ferita alla testa faceva sembrare ridicoli i suoi capelli, e il modo in cui Mina era
riuscita a catturare la sua faccia appena prima che si contorcesse del tutto per l’indignazione non
facevano che aumentare l’aspetto comico del selfie. Lei stava ridendo ad alta voce mentre
mostrava la foto a Kaminari, ma Katsuki, d’altro canto, stava calciando via le lenzuola e si stava
gettando fuori dal letto.

“Cancellala, Occhi da Procione!”, urlò, facendo emettere un gridolino alla ragazza e facendola
scappare immediatamente dalla stanza d’ospedale senza pensarci due volte, il telefono stretto con
forza tra le sue mani. “Ti uccido!”, gridò Katsuki, provando ad inseguirla.
“Corri, Mina!”, urlò Kaminari alla ragazza, mentre Sero si piegava in due dal ridere e Kirishima
cercava di trattenere Katsuki. “Corri per la tua vita!”

“Lasciami, Capelli di Merda!”, fumò Katsuki trattenuto dalla presa di Kirishima, sembrando
furioso. “La uccido e tu sei il prossimo sulla lista!”

“Kacchan, dovresti tornare a letto!”, protestò Izuku da un qualche punto della stanza, e Katsuki
voltò di scatto la testa indietro trovando il ragazzo in piedi dal lato opposto del letto, sembrando
molto preoccupato. Era stato lì tutto il tempo? “Così peggiorerai la tua testa!”, aggiunse Izuku
supplichevolmente.

“Che cosa ti ho fottutamente detto a proposito di farti gli affaracci tuoi, Deku di merda?”, puntò
rabbiosamente un dito a Izuku, dirigendo la propria rabbia verso il ragazzo, visto che Kirishima
non lo avrebbe fatto raggiungere Mina per ficcarle il telefono in gola.

“Porca troia”, sussurrò Sero dietro di lui, tutto il divertimento scomparso dalla sua voce. Katsuki si
voltò, odiando il fatto di riuscire a sentire un rossore raggiungergli le guance, e fulminando i suoi
tre rimanenti amici con delle occhiate molto intense che li sfidavano a dargli del pazzo.

“Cosa?”, chiese Katsuki con tono tagliente, ringhiando. Kaminari e Sero fecero istintivamente un
passo indietro, ma Kirishima continuò a stargli vicino, una delle sue mani che ancora gli teneva
l’avambraccio.

“Tu lo…Tu lo vedi davvero?”, Kaminari fu il primo ad esprimere a parole la domanda che tutti
loro si stavano chiedendo, con un’espressione per metà ottusa e per metà terrorizzata sulla faccia.
“Midoriya?”, spiegò, come se pensasse che Katsuki non potesse capire di chi stava parlando.
Katsuki provò l’impulso di tirargli un calcio volante.

“All Might ci ha spiegato la situazione prima che Recovery Girl ci facesse entrare”, intervenne
Kirishima prima che Katsuki potesse fare qualunque cosa. “Ma…Non lo so. Suppongo che non
fossimo così sicuri”, tergiversò quasi con tono di scuse. Katsuki lo fulminò con un’occhiata
tagliente.

“Cosa, pensavate che avessi perso il cervello a causa di una fottuta ferita alla testa?”, chiese
Katsuki con sdegno. “Mettetevi in fila, coglioni. Tutti l’hanno pensato”, sbuffò.

“Ma, voglio dire…!”, esclamò Kaminari, sembrando inopportunamente eccitato. “Tu puoi vederlo
e parlare con lui quando nessun altro può! Quanto è figo questo?!”

“Non lo è, amico”, Sero diede una gomitata al fianco di Kaminari come avvertimento,
guadagnandosi un’occhiata confusa dal ragazzo elettrico. “Midoriya è quasi morto. Tecnicamente,
è un fantasma adesso. E Bakugou è l’unico con cui può parlare”, aggiunse con una smorfia. Gli
occhi di Kaminari si spalancarono per la comprensione e sibilò.

“Oh, no”, gemette in solidarietà.

“Già. Povero Midoriya”, gemette Sero, scuotendo la testa gravemente.

“Cosa?!”, urlò Katsuki con indignazione. “Sono io quello che è bloccato con lui! Come fa ad essere
lui quello povero, bastardo con le alghe in testa?!”, si lanciò contro Sero con intenti omicidi,
mentre Kirishima lo tratteneva di nuovo.

“Anche lui è bloccato con te!”, provò a spiegare Sero nervosamente, nascondendosi dietro
Kaminari e usandolo come scudo. “È lo stesso da entrambe le parti!”
“Ha ragione, lo sai”, borbottò Izuku dal punto in cui si trovava, ma Katsuki non gli prestò alcuna
attenzione e gli altri non potevano sentirlo.

“Ti comunico che è un fottuto piacere essere bloccati con me, dannato stupido figlio di puttana.
Sono fottutamente fantastico”, urlò Katsuki violentemente.

“Chiaramente”, disse Kirishima in un soffio, guadagnandosi una risatina da Izuku. Katsuki si voltò
bruscamente per fronteggiare il ragazzo fantasma.

“Pensi che sia divertente, nerd di merda?! Hai qualcosa da dire?! Eh?!”, gridò. Gli occhi di
Kaminari, Kirishima e Sero scattarono nervosamente da Katsuki allo spazio vuoto che lui stava
fissando.

“È così strano, amico”, fu Kaminari a commentare. “Voglio dire, sembra che tu stia parlando al
muro. Se All Might non ci avesse detto cos’è successo, penserei decisamente che tu sia uscito di
testa”.

“Come ho detto, mettiti in fila”, Katsuki sbuffò, sedendosi di nuovo sul letto e fulminando i suoi
amici. Odiava quella situazione. Odiava che fosse l’unico a poter vedere e a poter parlare con il
Deku di merda, odiava che sembrasse un lunatico ogni volta che parlava con il Deku di merda e
odiava che il Deku di merda lo avesse messo in quella situazione tanto per cominciare.
Strofinandosi la faccia con una mano stanca, sospirò, disperato di cambiare l’argomento in
qualcosa che non fosse Deku di merda per una volta. “Allora la vecchietta ha detto che sto per
essere dimesso?”, chiese alzando un sopracciglio.

“Presto”, annuì Kirishima. “Ma non ha detto quando. Come te la stai cavando comunque, amico?
Eravamo super preoccupati per te”.

“Già, quando Uraraka e Iida sono tornati e Aizawa sensei si è presentato tutto coperto di sangue,
siamo tutti usciti di testa”, spiegò Kaminari. “Soprattutto dopo che abbiamo visto la scena che hai
fatto nella stanza del pronto soccorso”.

Katsuki sospirò pesantemente e tirò la testa all’indietro per l’esasperazione, ignorando come questo
gli facesse pizzicare il taglio sulla nuca. Perché tutti continuavano a tornare su quella fottuta
questione? Non potevano soltanto lasciar perdere? Recovery Girl qualcosa a proposito dell’averlo
assistito e del sapere quello che aveva visto, e ora anche Faccia Stordita ne stava parlando come se
il suo arrivo nell’area medica fosse stato una qualche sorta di grosso evento. Che cosa cazzo aveva
fatto comunque? Non riusciva a ricordare nulla di quello che era successo dopo che avevano
trovato il villain nel vicolo, e non sapere qualcosa che tutti gli altri sapevano lo stava facendo
seriamente impazzire.

“Sentite, non so di che cosa cazzo stiate parlando”, ammise, mantenendo la propria espressione
arrabbiata come per lasciar intendere ai suoi amici che, nonostante non sapesse qualcosa, non
voleva dire che fossero migliori di lui. “Tutti non fanno che parlare di quello che ho fatto o non ho
fatto, ma l’ultima cosa che ricordo è che ho combattuto contro quel villain di merda durante
l’esercitazione, tutto qui”, guardò verso Kirishima, sapendo che, dal momento che era l’amico più
stretto di Katsuki, sarebbe probabilmente riuscito ad interpretare, solo guardandolo negli occhi, la
richiesta che non aveva intenzione di fare a parole. Dimmi solo cosa diavolo è successo, visto che
nessun altro lo fa.

Kirishima lesse lo sguardo di Katsuki con attenzione, provando a decifrare l’espressione incisa nel
cremisi. Dopo alcuni momenti, tornò a guardare Kaminari e Sero, che erano ancora dietro di lui,
ignari di quello scambio silenzioso.
“Ehi”, disse Kirishima, fingendo un tono distratto. “Uh, Mina è gia via da un po’, vero?”

“Ovvio”, sghignazzò Kaminari. “Ha scattato una foto a Bakugou in una stanza d’ospedale.
Probabilmente è già dall’altra parte del globo”.

“Oppure sta solo facendo visita a Midoriya nella stanza accanto, come aveva detto”, aggiunse Sero
con una scrollata.

“Perché non andiamo tutti da Midoriya, allora?”, propose Kirishima con un sorriso luminoso.
“Bakugou può vederlo, ma noi no. Sono sicuro che gli farebbe piacere una nostra visita”.

“Mi farebbe davvero piacere, anche se non sono davvero lì! Grazie Kirishima-kun!”, commentò
Izuku da dietro Katsuki, l’eccitazione nella sua voce che indicava come avesse completamente mal
interpretato le intenzioni di Kirishima. Katsuki non dovette nemmeno guardare il moccioso per
sapere che c’era un ampio sorriso dipinto sulla sua faccia.

“Sei davvero un idiota”, sbuffò Katsuki, non disturbandosi a guardare il ragazzo mentre parlava.
Kirishima lo guardò con aria indignata.

“Ehi!”, protestò.

“Non parlavo con te”, Katsuki rispose con indifferenza, schioccando la lingua. Kirishima fissò lo
spazio vuoto dietro Katsuki con aria basita ma, non vedendo nulla, si voltò di nuovo verso i suoi
amici.

“Comunque sia”, Kirishima continuò con un sorriso nervoso. “Perché voi due non iniziate ad
andare nella stanza di Midoriya? Io vi raggiungo subito, devo solo dare a Bakugou un po’ del
cioccolato che Recovery Girl mi ha chiesto di dargli”, mentì. Kaminari si accigliò.

“Ma non abbiamo nemmeno visto Recovery Girl oggi”, fece notare. Kirishima lo fissò con aria
incredula e un silenzio imbarazzante si diffuse nella stanza, finché Katsuki non lo ruppe grugnendo
e afferrando il suo cuscino, furioso per quanto da schifo Kirishima sapesse mentire.

“Levati dai coglioni e basta, Faccia Stordita”, gridò, lanciando il cuscino contro Kaminari con tutte
le sue forze.

“Aah!”, Kaminari strillò dal terrore appena prima che il cuscino lo colpisse proprio in faccia.
Perdendo l’equilibrio, quasi cadde sul sedere, ma Sero lo afferrò per il gomito e lo raddrizzò,
aiutandolo a restare in piedi.

“Andiamo, Denki”, disse Sero, spingendo il ragazzo verso la porta della stanza di Katsuki mentre
lanciava a Kirishima una silenziosa, comprensiva occhiata.

“Sei stato cattivo, Kacchan”, commentò Izuku quasi tristemente dall’altro lato del letto. “Sono
venuti a farti visita, non dovresti cacciarli via così”, aggiunse in tono di rimprovero. Katsuki roteò
gli occhi, optando per ignorare il ragazzo.

“Ci vediamo dopo, Kiri”, Kaminari salutò i due con tristezza, la mano di Sero che ancora lo
spingeva gentilmente, anche se un po’ urgentemente, verso la porta.

“Vi raggiungo in un secondo!”, gridò loro dietro Kirishima appena prima che Sero chiudesse la
porta con uno sguardo consapevole. Non appena se ne furono andati, Kirishima si voltò
immediatamente verso Katsuki. “Bene”, disse semplicemente, sedendosi sul letto vicino all’amico.
“Cosa vuoi sapere?”
“Iniziamo con la ragione per cui tutti continuano a comportarsi come se sapessero qualcosa che
non so quando parlano di qualunque accidenti di cosa sia successa nel fottuto pronto soccorso”,
sbuffò Katsuki, sedendosi a gambe incrociate sul letto. Kirishima schioccò la lingua e distolse lo
sguardo, sembrando pensieroso.

“Kacchan, forse -“, provò a dire Izuku ma, ignaro della sua presenza, Kirishima iniziò a parlare.

“Ah. Ok, penso sia meglio se comincio dal principio”, tergiversò, cambiando posizione sul letto in
modo da poter guardare meglio Katsuki. “Allora, tutti si sono preoccupati quando tu e Midoriya
siete scomparsi, d’accordo? Voi non rispondevate alle ricetrasmittenti ed eravate via da un’eternità,
ma suppongo che tutti abbiano pensato che il silenzio radio fosse dovuto al fatto che vi stavate
scannando a vicenda o qualcosa del genere. Nemmeno Aizawa sensei ci ha fatto troppo caso finché
non abbiamo sentito il messaggio di SOS di Midoriya”, spiegò. Katsuki gemette rumorosamente.

“Ti ho chiesto che è successo al pronto soccorso, non un intero rapporto missione, idiota”, protestò
con impazienza. Kirishima lo ignorò.

“Ad ogni modo, Ochako, Iida e Todoroki sono stati i primi a raggiungere la vostra posizione,
insieme ad Aizawa sensei. Loro…loro erano piuttosto scioccati quando sono tornati. Perfino
Aizawa sensei non era…Beh, sai com’è fatto, ma perfino lui era diverso. Nessuno di noi ha
davvero visto te e Midoriya arrivare, siete stati mandati subito da Recovery Girl e noi eravamo
ancora nella sala d’attesa nell’area delle esercitazioni. Ci è stato detto di tornare al dormitorio e
aspettare lì, ma quando Ochako e gli altri sono tornati…Lei ha rivelato tutto”, guardò Katsuki
quasi con aria di scuse. “Ha detto che Midoriya era…morto, o quasi morto comunque, e che tu eri
in stato di shock perché avevi visto tutto quello che era successo e…”, fece una smorfia pensando
in anticipo alla reazione di Katsuki.

“Cosa? Dillo e basta!”, premette Katsuki quando il suo amico esitò troppo a lungo. Kirishima
trasalì, ma continuò.

“Lei ha detto che Midoriya era morto perché aveva preso l’attacco del villan al tuo posto”, spiegò
Kirishima con voce piccola, decisamente esitante e quasi dispiaciuta. Katsuki fumò.

“Ancora questa cazzata?!”, protestò con furia. “Ho già detto a tutti che non è quello che è
successo!”

“Non hai appena detto che non ti ricordi nulla da dopo che hai incontrato il villain?”, chiese
Kirishima, un cipiglio genuinamente confuso sulla faccia. Questo fece solo arrabbiare ancora di più
Katsuki, perché era vero. Non ricordava cosa fosse avvenuto. Non ricordava se il nerd di merda lo
avesse veramente salvato o no.

Ma la remota possibilità che lo avesse fatto rendeva Katsuki furioso.

“Limitati a chiudere il becco e a finire la storia!”, urlò Katsuki, non volendo ammettere che si stava
contraddicendo da solo.

“Come fa a continuare la storia se chiude il becco, Kacchan?”, chiese Izuku da dietro di lui, e
l’occhiata con cui Katsuki lo fulminò fu così intensa che avrebbe potuto bruciare dei buchi nella
stessa anima di Izuku.

“Comunque”, Kirishima continuò prima che Katsuki avesse la possibilità di dire a Izuku di andare
a farsi fottere. “Nessuno si è davvero bevuto la parte di te in stato di shock, ma tutti sono usciti di
testa sentendo che Midoriya era morto, così abbiamo aspettato finché Aizawa sensei non ha
lasciato il dormitorio e siamo usciti di nascosto per andare nell’area di Recovery Girl così da poter
vedere cosa fosse veramente successo. Ochako e Iida sono rimasti indietro, erano troppo scossi, ma
Todoroki è venuto. Quando siamo arrivati lì…”, perse il filo di nuovo, guadagnandosi un sospiro
infastidito da parte di Katsuki.

“Hai intenzione di continuare a fare queste pause drammatiche ogni volta che hai qualcosa di
importante da dire, idiota?”, chiese con uno sbuffo.

“Kacchan”, disse Izuku, con un avvertimento nella voce. Qualcosa nel modo in cui lo chiamò fece
voltare di nuovo Katsuki verso di lui. Analizzò Izuku, trovando qualcosa di simile ad apprensione e
paura nei suoi occhi ridicolmente verdi, l’ansia visibile in tutto il suo corpo. Deglutì a fondo un
paio di volte, come raccogliendo il coraggio per parlare. “Non penso che dovresti -“, provò a dire,
ma ignaro delle parole di Izuku o della sua interruzione, Kirishima continuò.

“Eri fuori di testa”, disse seriamente, lanciando a Katsuki un’occhiata esitante, “quando siamo
arrivati lì. E non intendo il solito Bakugou-arrabbiato che va fuori di testa, intendo una scenata alla
ho-appena-visto-qualcuno-morire-per-me e sono uscito di testa. È stato piuttosto spaventoso”,
aggiunse, sembrando pallido.

“Huh?”, chiese Katsuki, dimenticandosi di Izuku dietro di sé e concentrando tutta l’attenzione su


quello che Kirishima stava dicendo.

“Nessuno sapeva cosa fare”, continuò Kirishima, parlando più velocemente come se volesse solo
che l’argomento fosse affrontato il prima possibile. “Tu lottavi contro chiunque provasse a toccarti
e stavi sanguinando. Hai quasi fatto esplodere la mano di Aizawa sensei quando ha provato ad
afferrarti. Alla fine, All Might ha dovuto tenerti fermo nella sua forma muscolosa e…uh…”, esitò
di nuovo, grattandosi la nuca. “Tu - tu hai iniziato a piangere”, disse, senza guardare Katsuki negli
occhi.

“Cosa?!”, chiese Katsuki, mortificato.

“Guarda, se può farti stare meglio, non sembrava che stessi piangendo”, aggiunse Kirishima in
fretta, come avvertendo la rabbia crescente di Katsuki. “La maggior parte della classe ha pensato
che stessi solo urlando o…sfogandoti. Hai iniziato a scusarti con All Might ma nessuno è riuscito a
capire nulla di quello che stavi dicendo, allora prima che chiunque altro vedesse le tue lacrime li ho
cacciati fuori con l’aiuto di Todoroki”, disse.

“Hai lasciato che il Bastardo a Metà mi vedesse piangere?!”, protestò Katsuki, furioso. Kirishima
sollevò le mani come se stesse cercando di calmare un animale feroce.

“Non l’ha detto a nessuno! Gli ho fatto promettere di non farlo”, lo rassicurò Kirishima. “Ed era lì
per Midoriya, non per te, quindi non ci ha fatto troppo caso”.

“Davvero fottutamente rassicurante”, ringhiò Katsuki in tono sarcastico, voltandosi per affrontare
Izuku. “E tu invece? Anche tu eri lì?”, chiese, un po’ troppo aggressivamente.

“S-Sì”, Izuku annuì con esitazione, sembrando nervoso. “Ma Kacchan, giuro che -“

“Allora hai visto tutto questo show del cazzo?”, lo interruppe, arrabbiandosi di più ad ogni
secondo. “Hai visto tutto e non mi hai detto fottutamente nulla?”

“Non mi avresti creduto se te lo avessi detto!”, fece notare Izuku con esasperazione. “In più, che
cosa ci sarebbe stato di buono se te l’avessi detto? Non avrebbe cambiato niente di quello che era
successo e ti avrebbe solo fatto imbarazzare ancora di più”.

“Il buono sarebbe stato che sarei stato in grado di inventarmi qualche tipo di scusa sul perché sono
uscito di testa per colpa tua!” urlò Katsuki. “Ora tutti pensano che me ne freghi qualcosa del tuo
culo da sfigato!”.

Izuku si fermò, fissando Katsuki con incredulità per un momento.

“E questo è semplicemente terribile per te, non è vero?”, gli ritorse Izuku, con grande sorpresa di
Katsuki, gli occhi chiaramente feriti e lucidi. “Ci conosciamo da quando avevamo quattro anni, ma
dio non voglia che la gente pensi che t’importa di me”, borbottò.

“Già, perché non mi importa!”, ringhiò Katsuki. “Probabilmente stavo piangendo per la ferita alla
testa, non perché sei un bastardo senza cervello che si è fatto quasi ammazzare da un criminale da
quattro soldi”, urlò.

“Bakugou”, lo riprese Kirishima, nonostante stesse sentendo solo un lato della conversazione.

“Beh, peccato, Kacchan, perché a me importa di te!”, urlò Izuku di rimando con le lacrime agli
occhi, suonando frustrato. “Mi è sempre importato e mi importerà sempre, non importa quante
volte mi calpesti o mi umili! So che pensi cose orribili di me, e non so cosa possa aver mai fatto per
fartele pensare, ma credevo che avessimo chiarito le cose dopo il nostro scontro! Apparentemente,
mi sbagliavo, visto che continui a vedermi come questa orribile, falsa persona, mentre per me, tu
non sei niente meno che la vera incarnazione della vittoria!”

“Bakugou, ha preso il colpo al posto tuo”, disse Kirishima, totalmente inconsapevole di tutto
quello che Izuku stesse dicendo. Katsuki voltò la testa verso il ragazzo dai capelli rossi. “Abbiamo
visto il filmato con Aizawa sensei”.

Un lungo silenzio pervase la stanza, imbarazzato e teso. Katsuki non osava guardare verso Izuku.
Non osava respirare.

“Cosa?”, chiese piano, la voce roca.

“Aizawa sensei ha lasciato guardare a me e Todoroki la registrazione video insieme a Recovery


Girl”, spiegò Kirishima, una delle sue mani ancora allungata verso Katsuki come a cercare di
calmarlo. “Ti sto dicendo che l’ho visto con i miei stessi occhi. Hai steso il villain a terra, ma lui
stava per colpirti e tu non l’hai visto. Midoriya sì”.

Katsuki voltò la testa per guardare Izuku, che aveva la testa china e piegata dall’altra parte così che
Katsuki non potesse vedere altro che labbra strette e guance lentigginose.

“Ti ha spinto da parte, ed è così che hai preso una commozione cerebrale. Ti è saltato addosso così
forte che hai sbattuto la testa contro il muro”, continuò Kirishima, seguendo lo sguardo di Katsuki
per un momento prima di posare gli occhi di nuovo sulla faccia del ragazzo biondo. “E il quirk del
villain l’ha colpito alla schiena. Tu sei stato privo di sensi per più o meno tre minuti, poi ti sei
svegliato e l’hai spinto via da te. Ti ci è voluto un po’ di tempo per realizzare che lui…”, inspirò
con difficoltà, guardando di nuovo verso lo spazio vuoto vicino a Katsuki. “Insomma”.

Katsuki continuò a guardare Izuku, mentre Izuku continuò a non guardarlo.

“Non l’ho detto a nessuno”, lo rassicurò Kirishima dopo alcuni momenti di silenzio, presumendo
che fosse quella la ragione dietro l’inusuale calma di Katsuki. “Nemmeno Todoroki lo farà.
Aizawa sensei ha dato al resto della classe una versione riassunta della storia, e ha lasciato fuori i
dettagli inutili. Tutto quello che sanno è che Midoriya è stato colpito da un quirk che ha staccato la
sua anima dal corpo, visto che apparentemente questo è…quello che è successo”.

Katsuki continuò a fissare Izuku.


“Uh…”, Kirishima esitò, non sapendo cosa fare di fronte all’incrollabile silenzio dell’amico.
Vedere Katsuki fissare il nulla in quel modo lo stava spaventando un po’, se doveva essere onesto.
“Io…stai bene?”

“Perché non hai semplicemente detto qualcosa?”, chiese Katsuki, apparentemente tirato fuori da
qualunque fosse la trance in cui si era bloccato dalla domanda di Kirishima. Izuku si spostò
goffamente da un piede all’altro.

“Non volevo che lo sapessi”, disse Izuku con calma. Aveva la testa ancora abbassata, gli occhi che
rifiutavano di incontrare quelli di Katsuki mentre la frangia verde li nascondeva alla vista.

“Perché no?”, chiese Katsuki. Suonava sempre arrabbiato, ma anche più calmo, in qualche modo.
Gli occhi di Kirishima si spostavano tra Katsuki e lo spazio vuoto che Katsuki stava fissando, un
cipiglio preoccupato che gli aggrottava la fronte.

“Non avevi bisogno di portare questo peso”, sussurrò Izuku. Katsuki lo fissò per alcuni momenti in
più prima di sbuffare e scuotere la testa.

“Di cosa cazzo stai parlando, Deku di merda?”, ringhiò, la voce molto bassa e minacciosa. “Perché
avere te che ti comporti come uno scudo umano non richiesto dovrebbe essere un peso per me,
eh?”, chiese, suonando giusto un po’ troppo sulla difensiva.

“Bakugou…non fare così”, Kirishima sospirò pesantemente, scuotendo la testa con


disapprovazione.

“Non volevo che ti incolpassi per quello che era successo!”, protestò Izuku con una voce acuta,
ugualmente sulla difensiva. Katsuki finalmente si lanciò fuori dal letto con furia, facendo un passo
rabbioso verso Izuku.

“Tu ti sopravvaluti troppo, nerd!”, ringhiò. “Perché cazzo dovrei incolparmi per le tue merdose
scelte di vita?”

“Già, suppongo che tu abbia ragione!”, Izuku alzò le mani in aria con frustrazione, apparentemente
esausto del temperamento costantemente acido di Katsuki e del suo bisogno di conflitto. “Okay,
l’ho fatto. Ho preso il colpo al posto tuo. E lo farei di nuovo senza pensarci due volte!”, disse
quelle parole come se fosse stato certo che nulla avrebbe potuto far arrabbiare Katsuki di più.
Katsuki fumò.

“Chiudi quella cazzo di bocca dannato pezzo di merda!”, urlò Katsuki. “Io non ti devo un cazzo di
niente! Non ti ho chiesto di salvarmi e non ti devo nulla per questo!”

“Non ho mai detto questo!”, urlò Izuku di rimando. “Nonostante quello che pensi di me, ti ho
salvato perché mi importa di te, non perché mi aspettavo un premio!”

“Beh, buon per te, allora! Perché non avrai un biglietto di ringraziamento o un bacio riconoscente
sulla guancia”, ringhiò crudelmente, vagamente consapevole di stare probabilmente esagerando, se
il modo imbarazzato con cui Kirishima lo guardava voleva dire qualcosa. Nonostante questa
consapevolezza, non riusciva proprio a fermarsi. Non riusciva mai a fermarsi quando diventava
così. “Non ti chiamerò eroe né ti loderò per qualcosa che hai scelto di fare per conto tuo!”

“E io non te lo sto chiedendo!”, Izuku pronunciò ogni parola con enfasi come se pensasse che
Katsuki fosse un cretino e dannazione, stava per dare un pugno a questo fantasma sulla fottuta
faccia. “Quanto è difficile far entrare nella tua testa dura non ho fatto ciò che ho fatto perché avevo
dei secondi fini?”
“Cosa cazzo mi hai appena detto?!”, sussurrò Katsuki pericolosamente, raucamente, la vena nella
sua tempia che tornava a pulsare violentemente. “Mi hai appena chiamato testa dura?!”

“Oh, merda”, mormorò Kirishima, alzandosi dal letto con un’espressione inorridita. I suoi occhi
scattavano verso la porta ogni due secondi, disperato di andarsene prima che le cose si mettessero
male. “Io - io farei meglio ad andare”, annunciò nervosamente, ma le sue parole caddero nel vuoto.

“Guarda, Kacchan, mi dispiace che provare ad evitare che tu morissi ti faccia arrabbiare così
tanto”, decise invece di rispondere Izuku, sembrando arrabbiato. “Non stavo cercando di avere un
riconoscimento per quello”, scosse la testa. “Non stavo cercando di dimostrare di essere migliore.
Stavo solo cercando di proteggerti. Solo quello!”, esclamò, come pregando Katsuki di capire. C’era
una supplica nei suoi occhi e nel suo tono di voce. Katsuki digrignò i denti.

“Dannato pezzo di merda”, ringhiò, scuotendo la testa e avvicinandosi a Deku. Kirishima sembrava
non sapere se avrebbe dovuto fermare Katsuki dal cercare di colpire un fantasma o semplicemente
fuggire subito dalla scena. Katsuki era in piedi proprio di fronte a Izuku con brucianti occhi
cremisi. “Cosa mai cazzo stavi pensando, gettandoti di fronte a un villain con un quirk
sconosciuto?!”

Kirishima e Izuku gelarono, fissando Katsuki con evidente confusione.

“Cos-“, provò a dire Izuku, ma prima che potesse tirare fuori le parole, Katsuki esplose in un urlo
furioso.

“Perché se non stavi cercando di ottenere un riconoscimento per quello o di rinfacciarmelo, allora
vuol dire che in realtà ti sei gettato di fronte al colpo senza sapere cosa cazzo ti avrebbe fatto!”,
accusò, facendo un altro passo arrabbiato verso Izuku. “Cosa cazzo c’è che non va in te, Deku di
merda?! Tua mamma ti ha fatto cadere di testa quando eri bambino?”

Izuku continuava a fissare Katsuki con gli occhi sbarrati, le labbra socchiuse, e una faccia
sbalordita che mostrava solo quanto fosse stato preso completamente alla sprovvista dal cambio di
rotta di quella conversazione. Kirishima sembrava ugualmente confuso.

“Kacchan-“, provò a dire, esitante, nello stesso momento in cui Kirishima disse:

“Bakugou-“

“Chiudete la bocca e basta, voi due!”, urlò Katsuki, facendosi scorrere le dita tra i capelli e
provando nel frattempo a non far esplodere accidentalmente la propria stessa testa. “Porca di quella
puttana, di tutte le persone al mondo con cui avrei potuto finire bloccato insieme, doveva essere
con lo stupido stronzo con il complesso di onnipotenza e nessun senso di auto-conservazione”,
ringhiò rabbiosamente.

“Kacchan, calmati e basta-“, Izuku fece un passo tentennante verso Katsuki.

“Non dirmi cosa cazzo devo fare, dannato nerd!”, lo interruppe Katsuki, puntando un dito
accusatore verso il ragazzo. “Non sai neanche badare a te stesso, non pensare di sapere cosa sia
meglio per me!”

“Bakugou, prendi un respiro e siediti prima Recovery Girl ti faccia stare qui più a lungo!”, sostenne
Kirishima, allungando una mano calmante verso il suo amico. Katsuki emise un ringhio basso dal
fondo della gola, sbuffando ed esitando per un momento. Quando Kirishima lo prese per un
braccio, con l’intento di ricondurlo verso il letto, Katsuki si liberò dalla presa dell’amico come un
bambino testardo, ma dopo alcuni momenti di ponderazione si gettò sul letto, sedendosi con le
gambe incrociate e le spalle ingobbite come piccolo segno di malcontento.

Izuku guardò Katsuki sbattendo lentamente le palpebre, sembrando un po’ ferito dal fatto che
avesse ascoltato Kirishima e non lui, ma decise di non dire nulla.

“Devi calmarti, amico. La tua testa sta ancora guarendo e non puoi continuare a urlare così tanto in
un’area d’ospedale”, Kirishima si risedette di fianco a Katsuki, posandogli una mano di conforto
sulla spalla. Katsuki si ritrasse immediatamente al tocco.

“Tch. Sì, come vuoi, capelli di merda”, Katsuki sbuffò ma fu d’accordo. Izuku per questo si
accigliò, sembrando quasi offeso.

“È quello che ti ho detto io!”, protestò, piazzandosi di fronte al campo visivo di Katsuki come per
attirare la sua attenzione.

“Sta’ zitto, nerd”, disse Katsuki di scatto. “Non puoi dirmi cos’è meglio per me dopo che ti sei
fatto quasi ammazzare come un coglione per nulla”.

“Non è stato per nulla”, il cipiglio di Izuku si fece più marcato, mentre si avvicinava di un passo a
Katsuki.

“Beh, io posso badare a me stesso e non ho bisogno del tuo merdoso aiuto!”, protestò, incrociando
le braccia sul petto e lanciando a Izuku un’occhiata di disapprovazione. “Probabilmente stavo per
schivarlo in ogni caso, quindi ci hai solo messi in questa situazione per nulla!”

“Vedi? È per questo che non ti ho detto niente!”, sottolineò Izuku. “Non credi mai a niente di
quello che dico, ma nel momento in cui lo dica chiunque altro, tu gli credi! Chiedi solo a
Kirishima-kun se pensa che tu stessi per schivare o meno, da quello che ha visto nel video!”,
gesticolò verso dove era seduto Kirishima, che sembrava a disagio e confuso.

“Come se capelli di merda fosse in grado di dirlo”, Katsuki sbuffò attraverso il naso,
guadagnandosi un cipiglio offeso da Kirishima.

“Aspetta! Voi due state parlando di me?”, esclamò, mezzo indignato e mezzo curioso.

“Sta’ zitto”, Katsuki roteò gli occhi, suonando un po’ troppo sulla difensiva. Non voleva sentire
dal suo migliore amico che Deku aveva ragione, quindi sarebbe stato meglio non chiedergli nulla in
primo luogo.

“Cosa sta dicendo Midoriya? Voglio saperlo!”, protestò Kirishima, la curiosità che prendeva piede
sull’indignazione. Il tono difensivo di Katsuki aveva solo contribuito a quel sentimento.

“Chiedigli se stavi per schivare!”, premette Izuku, approfittando della domanda curiosa di
Kirishima.

“Ti ho già detto un centinaio di volte che non sono il tuo fottuto ragazzo delle consegne!”, rispose
Katsuki alzandosi dal letto di nuovo per la rabbia.

“Non vuoi saperlo?”, Izuku lo guardò sollevando un sopracciglio di sfida, il fottuto moccioso. Il
modo in cui disse quelle parole, come se pensasse che Katsuki fosse un fottuto idiota, come se
pensasse di avere qualche diritto di fare così l’arrogante e il superiore, come se pensasse che aveva
ragione e Katsuki torto - tutto questo gli fece apparire un familiare miscuglio di emozioni che solo
Deku poteva causare dentro il petto ed esplodere prima che riuscisse a trattenersi.

“Dio, Deku, è come se mi stessi fottutamente supplicando di ribaltarti ogni volta che apri la tua
dannata bocca!”, disse Katsuki mentre soccombeva alle sue vecchie abitudini e spingeva via Izuku,
come aveva fatto così tante volte nel corso dei tanti anni che si conoscevano.

Solo che le sue mani non passarono attraverso la forma fantasma di Izuku, come si era aspettato
che facessero.

Le sue mani colpirono le spalle di Izuku, spingendolo via così violentemente che il ragazzo cadde
sul sedere con un guaito, sembrando tanto sorpreso quanto Katsuki.

Katsuki lo aveva toccato.

Izuku lo guardò sbattendo le palpebre dal pavimento, gli occhi verdi spalancati e la bocca aperta
come quella di un pesce. Katsuki continuava a fissarlo con orrore, e l’espressione sul suo viso fece
attraversare Kirishima da un’ondata di paura. Non aveva mai visto un’espressione simile sulla
faccia di Katsuki prima di allora.

“Cosa? Cosa succede?”, chiese nervosamente dal letto, totalmente ignaro del fatto che Katsuki
avesse toccato Izuku nonostante fosse un fantasma. “Bakugou?”, premette nervosamente quando
non ricevette risposta, preoccupato che fosse successo qualcosa di terribile.

Invece di rispondere, Katsuki semplicemente afferrò Kirishima per la mano, gli occhi che non
lasciavano mai la figura di Izuku sul pavimento. Trascinò Kirishima verso dove era seduto Izuku,
accucciandosi di fianco al ragazzo caduto e trascinando Kirishima con sé nonostante i suoi confusi
gemiti di protesta. Guidò la mano di Kirishima verso la spalla di Izuku, ma la mano del ragazzo
dai capelli rossi si limitò a passare attraverso Deku come se fosse stato un ologramma.

“Sei riuscito a sentirlo?”, chiese Katsuki, una seria, cauta espressione sul viso che contrastava
duramente con la sua rabbia esplosiva di pochi momenti prima. Sembrava che stesse finalmente
permettendo alla logica di prendere il posto della rabbia, valutando la situazione attentamente e
provando a raggiungere una conclusione riguardo cosa diavolo stesse succedendo. Kirishima si
accigliò.

“Uh, no, non ho sentito nulla”, disse semplicemente Kirishima, fissando Katsuki con
preoccupazione. Katsuki lasciò andare sprezzantemente la mano dell’amico, gli occhi che non
lasciavano mai Izuku.

“Non stavo parlando con te”, disse semplicemente, sostenendo lo sguardo terrorizzato di Izuku.
Cremisi e verde erano permanentemente allacciati, senza riuscire a staccarsi.

“N-No”, rispose Izuku con esitazione. "Non ho sentito nulla”.

“Bakugou?”, chiese Kirishima, confuso e senza idea di cosa stesse succedendo mentre era
inginocchiato sul pavimento vicino a Katsuki.

Katsuki lentamente, cautamente posò la propria mano sopra quella di Izuku, tentennante all’inizio,
come se temesse che il proprio tocco sarebbe passato proprio attraverso il ragazzo come aveva
fatto quello di Kirishima, ma poi esitante non appena riuscì a sentire la pelle delle nocche di Izuku
sotto la punta delle dita. Guardò il punto in cui le loro pelli si toccavano con attenzione prima di
incontrare di nuovo gli occhi di Izuku.

“E questo?”, chiese di nuovo, il viso impassibile. Izuku sembrava stesse cercando con tutte le sue
forze di non arrossire. Kacchan non suonava gentile, ma non suonava nemmeno arrabbiato come
prima. Suonava cauto e analitico. “Riesci a sentire questo?”

“S-S-Sì”, disse Izuku, la voce tremante per l’emozione. “Riesco a sentirlo! Riesco a sentirti,
Kacchan!”, esclamò, appena prima di lanciarsi verso Katsuki, avvolgendolo in uno stretto
abbraccio e affondando il viso nel collo del ragazzo mentre scoppiava in singhiozzi. Non era
completamente irraggiungibile. Poteva ancora essere toccato.

Tutto quello a cui Katsuki riusciva a pensare era come aveva sentito i capelli di Izuku solleticarlo
quando gli aveva sussurrato nell’orecchio la sera prima. Il modo in cui i suoi capelli lo stavano
solleticando in quel momento, mentre abbracciava Katsuki, era molto simile. Il dannato nerd aveva
bisogno di un taglio di capelli. Aveva pensato che il solletico della sera precedente fosse solo un
frutto della sua immaginazione, uno stupido modo che il suo cervello aveva trovato per compensare
il paradosso di Izuku che era lì e non era lì allo stesso tempo. Non aveva mai considerato la
possibilità che potesse toccare Izuku e che Izuku potesse toccarlo.

Nonostante il primo istinto di Katsuki fosse di spingere via Deku e deriderlo per averlo abbracciato
e aver pianto sulla sua spalla, qualcosa lo fermò dal farlo. Infatti, nemmeno si lamentò
dell’abbraccio - rimase semplicemente accovacciato lì, le braccia che pendevano mollemente ai
suoi fianchi mentre Izuku si aggrappava a lui e singhiozzava, sovraccarico dell’emozione della
scoperta di essere ancora tangibile. Katsuki sapeva che probabilmente avrebbe dovuto abbracciare
Deku di rimando, ma semplicemente…non poteva. Non capiva perché, ma non poteva. Forse non
era semplicemente un tipo da abbracci. Forse c’era un’altra imperscrutabile ragione dietro.

“Bakugou?”, chiese Kirishima, ancora molto confuso e senza sapere cosa fare, vedendo
l’espressione di disagio - e leggermente imbarazzata - che aveva preso piede sulla faccia di Katsuki
nel venire abbracciato dalla persona che considerava un rivale.

“Io…”, esitò, preso alla sprovvista dal corso degli eventi. Mai si era aspettato che sarebbe stato
davvero in grado di toccare Izuku. Mai si era aspettato che sarebbe stato davvero in grado di
raggiungerlo. Che Izuku fosse ancora raggiungibile. Non sapeva che cosa ciò volesse dire. Infatti,
se non altro, aveva paura di quello che voleva dire. Le parole gli morirono sulla lingua. Non c’era
modo che potesse spiegare cosa stava succedendo, la non voluta intimità del contatto che stava
condividendo con Izuku, senza farlo suonare ancora più strano di come lo sentiva.

“Riesco a sentirti!”, esclamò di nuovo Izuku, rompendo il loro goffo abbraccio ma lasciando
indugiare le sue mani sulle braccia di Katsuki, come se non osasse rompere il contatto ora che
sapeva che poteva averlo. Il suo viso era arrossato e umido per l’emozione, e Katsuki finalmente
ruppe il contatto con lo sguardo travolgente di Izuku, voltando la testa.

“Già”, disse Katsuki, l’espressione vuota e gli occhi distanti. Sembrava in difficoltà. Per la prima
volta nella sua vita, non aveva idea di cosa fare. Nessuna idea. “Già, anche io riesco a sentirti,
Deku”, decise di dire, neanche lontanamente arrabbiato quanto voleva essere - non che avesse
davvero importanza.

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