Sei sulla pagina 1di 14

Capitolo 1

Le gocce cadevano con cadenza dall'infisso della finestra; la pioggia era da poco cessata e le strade del piccolo villaggio erano fredde, quasi deserte. I pi erano rincasati per la pioggia e vista l'ora tarda, molti avevano deciso di chiudere bottega e di tornare dalle proprie famiglie, o nell'osteria del villaggio; Calda accogliente, l'unico luogo di allegria e spensieratezza dell'intero villaggio. Una figura umana fissava le gocce di pioggia cadere dal vetro, era seduta in un angolo in disparte della locanda, lontano dallo schiamazzo degli altri ospiti. Stava li, seduto sulla panca, con la schiena pigiata al muro, lo sguardo fisso e assente stampato sul viso; indossava una cappa di colore nero che di poco non gli impediva la vista; un piede puntato sulla stessa panca lasciava intravedere dal mantello il gambale di pelle, anch'esso nera, e vari foderi contenenti coltelli di piccola dimensione. <Eccoti il tuo infuso, ed il resto>L'uomo fu bruscamente risvegliato dalla voce rauca dell'oste, un uomo sulla quarantina, dalla atticciata corporatura, che poggi sul tavolo una piccola coppa contenete un infuso di colore rosso e delle monete<Sei sicuro di non volere altro? Pane?Legumi? Abbiamo un ottimo stufato!> <No, grazie va bene cosi'...>Rispose la figura, una volta messe in una sacca le monete <Comunque, se cambi idea e ti sale l'appetito, chiama mia figlia; quella ragazza che gira per i tavoli prendendo le ordinazioni.>Si gir per indicarla, sperava di aver solleticato il suo ospite ad ordinare qualcosa, ma non fu cosi'; prese il vassoio e si diresse al bancone. La figura nera si mise a suo agio sulla panca e prese in mano la ciotola con l'infuso, abbass la sua sciarpa scoprendo due labbra fini e violacei, causa del freddo di quella giornata; prese grandi sorsate di quel caldo infuso continuando a guardare fuori dalla finestra, lo fin in una decina di minuti e pos la ciotola sul tavolo. Non ci volle molto che la figlia del proprietario venisse a ritirare la ciotola vuota <Vuoi dell'altro?Pane?Legumi?Abbiamo...> Venne interrotta dalla figura nera<Un ottimo stufato...Portamene uno> La ragazza fece cenno di assenso e si diresse verso la cucina. Non aveva gran fame, ma un lungo viaggio lo aspettava e decise che qualcosa andava messo sotto i denti. Alcuni minuti dopo, le voci nel locale si fecero pi alte, cori di stonati lavoratori si alzavano da molte tavolate dove il vino abbondava. Un uomo dalla corporatura massiccia e ben piazzato, decisamente un contadino o un fabbro, riusc a prendere e portare sulle proprie gambe la figlia dell'oste,i pi della tavolata iniziarono a schiamazzare ancora di pi, mentre la ragazza visibilmente imbarazzata, cercava di divincolarsi; dopo non molto, forse a causa del vino, la situazione inizi a degenerare, e l'uomo inizi ad innervosirsi e strinse con forza il polso della ragazza per farla stare ferma. Il padre butt lo straccio sul bancone con un gesto di stizza e si incammin verso sua figlia, deciso a porre fine alla questione ma, prima che arrivasse in soccorso di sua figlia, l'uomo dalla cappa nera era gi l che si stagliava davanti la scena; l'uomo allora, lasci andare la ragazza, prese un grande sorso di vino direttamente da un'otre e si alz guardando negli occhi il nero ospite. Era molto grande quasi due metri, spalle possenti e aveva una falce che usava per mietere il grano e per difendersi da scocciatori, soprattutto da scocciatori viandanti. <Cosa vuoi piccoletto?>chiese chinandosi verso il viso del suo interlocutore. <Te lo ripeto: cosa vuoi piccoletto?>chinandosi ancora di pi. Non ricevendo risposta, il nerboruto contadino sferr un pugno che fu deviato dal braccio sinistro del suo piccolo avversario: con quella mossa il contadino lasci scoperta tutta la parte sinistra del corpo ad un attacco; l'avversario estrasse una daga da sotto la cappa nello stesso istante in cui devi il pugno, e diete una forte stoccata al petto dell'uomo, per ferirlo a morte.

La lama si arrest prima di colpire l'uomo: fu fermata da una grande ascia bipenne, spuntata dal nulla come se provenisse da sottoterra. La lama dell'ascia bipenne era ancora tra petto e daga che una voce riscosse l'attenzione dei presenti. <Qui sotto! Devi stare molto attento con quegli arnesi, una volta mia zia ci si tagli quasi un dito...Che donna sbadata, come diavolo avr fatto a trovare marito?> Era un nano, poco pi alto di un metro, barba rossiccia che avvolgeva quasi tutto il viso in un tutt'uno con i capelli: indossava una pesante imbottitura e una pelliccia; una faretra e un arco sulle spalle ne indicavano la professione, quella di cacciatore come la sua preda confermava. Continu a parlare come se nulla fosse, di cose banali e futili riguardo la zia e suo marito mentre giochicchiava con la sua barba, poi di un tratto stacco l'ascia dalla daga, spingendola all'indietro per far indietreggiare il suo possessore, dopodich si gir verso il contadino mostrandogli la preda <Questo il cinghiale che ti mandava a puttane il raccolto, lo vedi quanto grosso?Ci ho messo una settimana per trovarlo, e poi ZACT! Una freccia in pieno cranio! Guarda!Volevo tenerne met per me, ma visto che ti ho appesa salvato il culo me lo tengo per me, va bene? ANZI! MEGLIO ANCORA> , lanci la bestia sopra il tavolo e sal prima sulla panca poi sul tavolo e inizi ad urlare<MEGLIO ANCORA DIVIDERLO CON VOI, GENTILI OSPITI!>. Tutti passarono da muti a festosi e chiassosi, come se nulla fosse accaduto: alcuni uomini presero il nano sotto le gambe e lo portarono sulle loro spalle in segno di giubilo per i tavoli, mentre il cinghiale veniva cucinato per tutti i commensali. L'uomo dal cappuccio nero intanto aveva riposto la daga nel fodero e aveva ripreso il suo posto. Fuori scese la notte e la locanda iniziava ad essere decisamente movimentata per i gusti dell'ospite incappucciato fece per alzarsi ma nello stesso istante sul suo tavolo arrivarono due piatti di cinghiale fumante, letteralmente lanciati dal nano il quale prese una sedia dal tavolo vicino che non stava venendo usata, ci mise sopra la faretra e ci si mise seduto. Afferr un corpulento pezzo di carne addentandolo. <Devi stare attento con quell'arnese, taglia sai? Mia zia ci si tagli quasi un piede; dimmi dove hai trovato un aggeggio del genere?Bello si. Non se ne vedono molti del genere, ma immagino che dalle tue parti si trovino coltellacci del genere, non vero elfetto?> Il nano dest l'attenzione del suo ospite. <Come...> <Dalla mia altezza si vedono cose che voi umani o elfi possiate vedere....>e inizi a ridere mandando pezzi di carne su tutto il tavolo <OSTE! PORTAMI UN PO' DELLA SOLITA ROBA PER ME E PER IL MIO AMICO!> L'elfo rimase in silenzio fissando il nano <Non mangi la carne? E' buona sai?Ci ho messo una settimana per prendere questo bastardino, e poi ZACT! Un colpo in fronte, BWA BWA BWA> Poi cambiando decisamente tono <Non non ricordo come ti chiami> <E' perch non te l'ho detto> <Il mio nome Myasa, sono un cacciatore e sono qui da quasi un anno, te che fai per vivere?Viaggi e racconti storie?Canti?No aspetta gli elfi non anno storie carine, per cantano bene BWA BWA: Me lo vuoi dire il tuo nome?> Nel frattempo arriv una otre e una scodella contenete una tisana verde, il nano riemp all'elfo la scodella e ingurgit per molti secondi il contenuto dell'otre L'elfo prese in mano la scodella, e dopo averne saggiato il gusto si rivolse al nano <Pensavo che i Nani non perdessero occasione per bere birra...> Il nano si ferm poggiando la giara sul tavolo rispondendo in modo serio <No io no, preferisco questi intrugli...>e riprese a tracannare il liquido non prima di un sonoro rutto. L'elfo prese il piatto di cinghiale ed inizi a mangiarlo <Mi chiamo Raniel> <Hoo... un nome umano, significa dio la mia felicit, o qualcosa del genere> <Il tuo non mi pare un nome da nano>

<No, umano pure questo ormai ci vivo da una vita...una ventina di anni circa...Deve essere stato l'anno dopo che mia zia quasi si tagli l'orecchio con un coltello BWA BWA, e te?Come mai nome umano?> <E' il mio nome ori....> Raniel non riusc a finire la frase che il nano lo interruppe <Ha, non essere cosi' impulsivo: prima con quello li. Non cattivo, vedi mi hanno raccontato che un paio di anni fa aiut con grande fatica il villaggio e non solo>continu il nano dopo aver ingoiato l'ultimo pezzo di carne<Si arrischi al nord, tra monti e foreste per prendere medicinali che in quell'inverno scarseggiavano; lui e la ragazza sono molto amici, e che spesso si fa prendere dal vino...> Il nano aveva una strana luce negli occhi e la sua parola si era fatta calma e sommessa nel momento che parl dell'uomo e di come il vino fosse per egli un problema; Raniel se ne accorse ma non volle chiedere nulla al nano, dopotutto non erano affari che lo riguardavano. <Dove sei diretto Raniel?> <A sud, nella citt di Camoka> <OTTIMO!Anche io devo brigare delle faccende li! Domani andremo insieme BWA BWA BWA!> Raniel stava per proferire qualcosa riguardo al voler viaggiare da solo ma il nano si alz bruscamente<BENE! Non c' nulla di meglio di una bella dormita dopo una settimana di caccia e una buona cena!Ti far avere una stanza dall'oste, offro io! BWA BWA BWA ricordati di farmi vedere quel coltello domani mattina!>e si incammin verso le scale che conducevano verso le sale da notte. Raniel rimase basito dal chiassoso nano; Pens di alzarsi presto l'indomani e di proseguire verso Camoka in solitudine.

Capitolo 2
L'elfo si svegli alle prime luci dell'alba con la forte intenzione di uscire e incamminarsi verso Camoka senza la presenza del nano. Del nevischio posatosi durante la notte sulla finestra sugger a Raniel che i percorsi montani fossero impraticabili e che il suo viaggio avrebbe preso molto pi tempo del previsto. Indugi nell'uscire dalle coperte che lo riscaldavano, ma se voleva partire da solo si doveva alzare il pi velocemente possibile, scost le coperte, si infil gli stivali e indoss la sua cappa e si diresse verso la porta; improvvisamente la porta si apr e la figura del nano si stagli davanti a Raniel. Myasa, trafelato e agitato url, incurante di possibili altri ospiti,<MUOVITI! HANNO RAPITO ACIMA>mentre correva per le scale. Raniel lo segu sebbene non avesse chiara la situazione: nella sala sottostante, ovvero nella osteria vera e propria c'era il proprietario che teneva pigiato un panno coperto di sangue sopra la ferita dell'uomo che il giorno prima aveva importunato la figlia dell'oste. <Sono....sei...io..non..>Tent di parlare, ma il sangue che gorgogliava in gola fermava quasi ogni parola Raniel si chin verso l'uomo agonizzante; chiudendogli gli occhi , pose una mano sulla fronte e recit una breve litania facendo addormentare l'uomo <dormir per un massimo di dieci ore portatelo da un medico per ricucirlo il prima possibile, qui posso solo stabilizzarlo> Il locandiere, con l'aiuto di sua moglie caric l'uomo su di un carretto e si lanci a capofitto verso il medico del villaggio. La moglie quasi svenne, Myasa fu lesto a porgergli una sedia <Hanno preso mia figlia, sono andati a nord, nel bosco che fa da confine...Io...> Il nano strinse la mani della donna con le sue creando un quadretto di intimidita che cozzava con la natura rozza e pacchiana dei nani; poi la guard con ferma sicurezza e si rivolse a Raniel <Andiamo> e usc dalla locanda. Raniel lo segu, in realt era riluttante: non era un suo problema e sarebbe potuto benissimo scappare via e continuare per il suo viaggio, dopotutto non aveva nessun obbligo morale verso il nano o verso la donna. <Dovrei aiutarti?> <Si, per i martelli figli di fornaci, dovresti, non hai un po' di buon senso in quella testa?> <Non affar mio a dire la verit....>rispose Raniel<....sono in debito con te di una cena no?> Myasa sorrise, pens che l'elfo stesse cercando di celare con parole dure un animo pi malleabile <Si, perbacco lo sei...Un nano, o elfo, dovrebbe sempre onorare i debiti contratti...> Raniel abbozz una smorfia di stizza a quelle ultime parole; tir su la sua sciarpa in modo da far trapelare dal suo viso solo uno sguardo di indifferenza. Myasa inizi a gironzolare vicino ai cavalli, cercandone uno della sua taglia per poterlo cavalcare. <Vediamo...vediamo....prendiamo un cavallo e circumnavighiamo il bosco prendendoli da davanti! Gli daremo tante di quei calci che avranno i culi rossi per anni!> <Pessima idea: addentriamoci nel bosco, li raggiungeremo nel pomeriggio e li prenderemo alle spalle...> <E come li troviamo nel bosco?Non sappiamo se ci sono ancora dentro!>rispose il nano stringendo l'impugnatura dell'ascia. Raniel prese un piccolo cristallo a forma piramide <Lancialo in terra o tienilo in mano e segui la punta: ti indicher la strada verso un altro cristallo che terr io> Myasa prese il piccolo cristallo ed inizi a guardarlo con circospezione storcendo la bocca, non convinto che quel cristallo potesse funzionare, quando si rigir verso Raniel lo vide addentrarsi a

gran velocit nella foresta. Raniel era davanti Myasa di alcune centinaia di metri, ma la fitta vegetazione impediva ai dure di potersi vedere e di darsi precise indicazioni. Ad un tratto Raniel vide alcuni rami spezzati e terra calpestata: una traccia. Si chin per controllare meglio, dopodich salt su un ramo di un albero e inizi a saltare da un ramo all'altro avanzando in direzione delle traccie in grande silenziosit. Passarono alcune ore, le traccie si fecero sempre pi fresche e Raniel acceler il passo. Vide in lontananza un pino e con scaltrezza, decise di arrampicarvicisi fino alla punta per scovare un possibile fuoco; i sei personaggi si erano accampati a circa tre chilometri in direzione nord. Intanto dietro il nano, piuttosto goffo nella corsa in foresta, era intento a parlare tra se e se per sopperire alla mancanza di un interlocutore. <E' proprio un bell'aggeggio! Mi ricorda mia zia che si fece male quando us una palla di magia, o quello che era, per cuocere uno stufato!BWA BWA, povera zia!Chiss se morta...> Dopo alcuni minuti di corsa, il cristallo inizi a puntare verso l'alto, il nano si ferm proprio sotto un albero e da li scese Raniel sorprendendolo. <Per i martelli di ferro, ragazzino, stai attento quando decidi di saltare dietro ad uno nano!Non vorrei farti fare come mia zia, che per poco durante una raccolta di fungh...> Fu interrotto dalla mano di Raniel che lo stratton di peso dietro l'albero: erano vicini al gruppetto che inseguivano ormai da alcune ore. La ragazza era a poche decine di metri dal fuoco che poco prima aveva scoperto, legata ad un masso; uno degli uomini gli era accovacciato vicino, forzandola a guardarlo in viso. <Sono sei, troppi, dobbiamo sfoltirli, te rimani qui io vado avanti.> <Posso prenderne uno con l'arco e poi scappare, te prendi Acima e scappa indietro, io li seminer; sar pure nano ma sono cacciatore, so come fuggire...>rispose il nano prendendo in mano l'arco. Raniel lo fece desistere ancora e si avvi di soppiatto verso il gruppo di uomini. Girando attorno al campo che i sei si erano costruiti, riusc a sdraiarsi dietro un cespuglio di roveri, a poca distanza dalla ragazza riuscendo a sentire i discorsi di alcuni uomini. <E' inutile...non parla, neanche drogata non spiccica parola: o non sa nulla o abbiamo preso la persona sbagliata...Comunque non capisco...> <Non devi capire: era lei, di sicuro. Si saranno sbagliati e ci hanno fatto fare un buco nell'acqua.> L'uomo che priva era accovacciato vicino la ragazza si alz e inizi con fare minaccioso a rispondere per le righe <E chi se ne importa: loro ci pagano per rapire una ragazzina, per chiedergli di favolette idiote e poi si scopre che neanche quella giusta? Lo capisci che siamo stati fregati? Siamo arrivati fino a qui da Camoka e non abbiamo combinato nulla, anzi te lo dico io, neanche ci pagheranno...> <E allora ci terremo la ragazza...Non trovi?>I due uomini si divisero andando a sedersi sul fuoco insieme agli altri, Raniel sgusci vicino a quelle che dovevano essere le loro provviste, e mise una polvere in una sacca contenente acqua, dopodich torn verso il nano. <Allora, che stanno facendo?Possiamo menarli ora?> <No, ho versato un lassativo dentro una borraccia, almeno uno si allontaner dal gruppo e...> Proprio in quel momento uno dei sei si stava alzando e si diresse verso i due, stava cercando un albero su cui urinare, e appena lo trov Raniel lo prese alle spalle zittendolo con una mano. Lo trascin all'ombra di un albero, estrasse una daga da sotto la cappa e gli tagli la gola di netto senza fagli emettere nessun grido. Adagi il corpo interra e pul la lama con un secco gesto. Il nano non guard tutta la scena, girandosi dall'altra parte; una volta finito il lavoro si rivolse all'elfo<Da quant' che tagli gole?> Raniel dapprima non profer parola poi ,dopo essersi adagiato all'albero lentamente, rispose <Non questo il momento, sono in cinque: almeno altri due dobbiamo farli fuori...rimani qui> Ma il nano non attese. Uno degli uomini seduti al fuoco poco distante dalla ragazza si era alzato e guardava la ragazza con occhiate lussuriose

<Ragazzi, visto che abbiamo deciso di tenerla che ne dite, ce la possiamo anche sbattere?> <Perch no, ma lasciane un po' anche a noi>termin uno e tutti annuirono con una corale risata. Appena l'uomo arriv in prossimit della ragazza, Myasa salt da dietro il cespuglio che prima Raniel aveva usato e tranci in due l'uomo che aveva dinanzi con la sua ascia. <ACIMA! CHIUDI GLI OCCHI, NON GUARDARE> La ragazza chiuse gli occhi, poco prima che la scia di sangue del suo aguzzino la inondasse completamente. I rimanenti quattro, vedendo il compagno dilaniato, imbracciarono le armi puntando verso il nano, ma due di loro i pi vicini a Myasa furono trapassati contemporaneamente alla schiena da due spade. Caddero al suolo nello stesso istante del primo, trapassato da Myasa, in una azione estremamente coordinata. I due uomini rimasti, cambiarono subito obbiettivo mirando all'elfo, con due fendenti. Raniel, che era in una posizione pericolosa trovandosi dietro altri due uomini armati di tutto punto,lasci l'impugnatura delle spade e si lasci andare all'indietro, mentre da sotto la cappa estrasse due pugnali, lanciandoli verso i due avversari. Un pugnale colp a morte un uomo, l'altro fu colpito alla spalla; una ferita troppo lieve per fermare l'affondo di scure che stava per cadere su Raniel. Pochi istanti prima che la spada cadesse sulla testa dell'elfo, Myasa colp l'ultimo avversario con una freccia in pieno petto che vol all'indietro per pi di met metro. <ZACT! IN PIENO PETTO, CANE!>

Capitolo 3
I due tornarono con la ragazza al villaggio, portandola in salvo da suo padre. In molti, erano stati informati dell'increscioso accaduto, e quando video tornare Myasa con la ragazza ci fu immediatamente una ovazione per il coraggioso nano e ovviamente, per il suo compagno sconosciuto. La ragazza corse immediatamente dai propri genitori, che attendevano nella locanda; si scambiarono un lungo abbraccio carico di sentimenti; il padre dopo aver abbracciato la figlia inizi a ringraziare Myasa per averla salvata. Raniel, che non era interessato a quel parlottare decise di ritirarsi nella camera soprastante, la stessa in cui aveva dormito la notte prima. Si tolse sia la cappa che la sciarpa e si sedette sul bordo del letto; respir lentamente per scaricare la tensione, dopodich prese un panno dalla sua sacca che aveva lasciato nella stanza e inizi a pulire con un unguento le due spade, controllando contemporaneamente il filo. Passarono una ventina di minuti, che qualcuno buss alla porta. <E' permesso?>esord la ragazza mentre apriva la porta. Acima non sospettava che l'uomo dalla cappa nera in realt fosse un elfo: rimase sorpresa dalle due orecchie, lunghe ed appuntite, ora che ci faceva caso,gli occhi stessi, con le pupille leggermente assottigliate erano prerogativa degli elfi. <Avresti potuto aspettare ad entrare...>rispose Raniel mentre continuava a pulire e a controllare l'arma. <Mi scusi...Non volevo. Ero venuta a dirle grazie per quello che ha fatto, si pu trattenere qui quanto tempo vuole.> Raniel ripose le spade nel fodero e alz in piedi, sotto la cappa indossava un corpetto di pelle con placche in metallo, ricoperte anch'esse di pelle, per proteggere gli organi vitali e pi vulnerabili come cuore, milza fegato; e dove le placche in metallo non servivano, c'era una successione di pugnali sia da lancio, che da scontro diretto. La cintura di pelle era quasi completamente ricoperta da foderi per coltelli da lancio tranne che per i due foderi delle spade, e una parte, posteriore, per una piccola sacca. <Domani proseguir verso Camoka, necessito solo di un'altra notte, nulla pi> La ragazza un po' fu dispiaciuta, era curiosa e voleva chiedere molte cose all'uomo di cui neanche conosceva il nome; sebbene fossero quasi al confine con le foreste degli elfi, non gli era mai capitato di incontrarne uno. <Almeno per cena ci sei, o no?Non fare lo scontroso, scendi gi, non fare l'asociale come mio zio, che si ritrovato a cinquant'anni ancora scapolo BWA BWA> Myasa si present davanti alla porta, si era defilato dall'affettuoso padre. <Acima, tuo padre vorrebbe la tua presenza gi> La ragazza salut l'elfo con un cenno della testa e si diresse gi per le scale. Myasa salut con un cenno della mano la ragazza e si rivolse all'elfo <Ti lascio riposare...ha quasi dimenticavo, il cristallo, tieni!>lanciandogli il cristallo<E' un ottimo strumento, ma non fa per me> e si conged. La cena trascorse in allegria, tra portate di verdure, carne, dolciumi, birra e vino; Raniel rimase sempre in disparte e not che ancora una volta il nano non tocc nessun tipo di bevanda alcolica, sebbene si comportasse proprio come una persona decisamente alticcia. Passarono alcune ore e si arriv a sera tarda; molte persone iniziarono a rincasare per il lavoro della mattina seguente, svuotando pian piano la locanda;Myasa allora si avvicin alla ragazza e inizi a fargli delle domande mentre Raniel decise di coricarsi al piano superiore.

L'indomani mattina era il giorno destinato alla partenza;l'elfo indoss la cappa e la sciarpa, prese li sacco contenente le sue suppellettili che gett davanti al letto e aspett seduto su una sedia, davanti la porta. Myasa, si alz a mattina inoltrata, si vest in fretta e furia, maledicendo con vari sproloqui nanici il fatto di essersi alzato tardi, e corse verso la camera di Raniel, aprendola di scatto. <Sei ancora qui!Per le fornaci di ferro!Sei ancora qui!>esclam il nano. <Non credere...Mi hai dato una mano nella foresta ieri, per sdebitarmi ti accompagner fino a Camoka> <Una mano?Ti ho salvato quelle due orecchie appuntite che ti ritrovi> Raniel si alz e usc dalla porta, seguito dal nano <Se sei pronto andiamo anche ora; hai un carro immagino> <T'z sentilo...Si che ho un carro, ho un BEL CARRO!Sar di sicuro il pi bel carro sul quale le tue chiappe si siano mai sedute!> I due scesero le scale e salutarono Acima e la sua famiglia, dopodich Myasa sal al posto di guida del suo carretto, un carro semplice trainato da due cavalli di media corporatura, diede un forte colpo alle redini ed il carro part verso Camoka. Proseguirono per una strada sterrata per quasi tre ore, dopodich presero una ulteriore strada percorsa da un piccolo quantitativo di persone con carri e carrozza annesse. <Questa la strada che conduce Camoka ad Arem, l'ultima grande prima di inoltrarsi nei territori del nord est, territori insidiosi e spesso innevati; ci vivono delle confraternite di pastori e di devoti alla religione> Raniel che era sdraiato sul carretto decise di alzarsi e si avvicin a Myasa <Cosa gli hanno chiesto?> Il nano fu colto di sorpresa dalla domanda <Cosa ti fa sapere che io gli abbia chiesto una cosa del genere?> <Cosa gli hanno chiesto?>insistette Raniel <Quello che mi ha detto strano, o meglio, sono strane le domande!Per i picchi innevati gli hanno chiesto dei Custodi Della Cenere, ti rendi conto?> Raniel non capiva; per lui era una notizia importante <Non ti seguo> <BWA BWA BWA! Ma come non conosci la storia dei Custodi della Cenere e della disperazione del Ghiaccio?>rispose ridendo il nano<E' una dannata favoletta, te la racconto, vieni qui>. Raniel si sedette vicino Myasa e ascolt la storia <Secondo questa favola esistevano due famiglie, quella della Cenere e quella del Ghiaccio. Insomma, le due case erano nemiche per un chiss quale motivo che ora non ricordo, ma non neanche importante sai?Bene, diciamo che entrambe le famiglie iniziarono ad allargarsi sempre di pi, diventando con il tempo e con le generazioni come due sette. Insomma, quelle cose segrete no? B insomma, la famiglia del Ghiaccio inizi a colpire citt e persone senza un motivo per far uscire allo scoperto quelli della Cenere, volevano annientarli definitivamente non gli importava di danneggiare innocenti> <E come si conclude questa storia?> <Bh fecero il passo molto pi lungo della gamba, che dal punto di vista dei nani brevissimo BWA BWA, hai inteso?> <Solo la battuta>Rispose Raniel. <Usa l'immaginazione: iniziarono a lavorare su rituali per creare delle creature, dei mostri con cui uccidere la Cenere. Secondo questa storia il Ghiaccio fu completamente dilaniato da ci: un rituale andato male uccise tutti i membri importanti della setta, e scomparvero dalla faccia della terra. La morale della storia, quella di affidarsi alle proprie forze, e che nel mondo esiste sempre un bene ed un male, ed il male non cosa in cui immischiarsi; una morale spicciola ma per bambini, te lo ripeto> <Non mi pare una storia da bambini...> <Si, ti ho fatto un riassunto...Non sono bravo nel raccontare le storie, non come mia zia, diamine si

che lei era brava a raccontare storie BWA BWA!> Raniel, finita la storia torn a sdraiarsi, ripensando alla storia e alla morale della storia. Dopo un paio di ore di tragitto, arrivarono dinanzi le porte di Camoka, splendida citt in riva ad uno dei grandi laghi, le sue mura alte pi di cinque uomini erano tutte ricoperte di drappi verdi e oro: le porte della citt erano imponenti, il legno di cui erano fatte era intagliato con il simbolo della citt, un falco pescatore. Myasa accost appena fuori e fece cenno a Raniel di scendere. <Allora, qui ci salutiamo!Avrei voluto passare pi tempo con te, sei simpatico, anche se dannatamente taciturno!Devi venirmi a trovare una volta tanto! Intesi?> <Ti ringrazio per il passaggio...alla prossima>tronc Raniel incamminandosi nella citt, mentre Myasa legava il cavallo in una stalla cittadina Il nano rimase un poco malinconico: non tutti i giorni si poteva incontrare una persona che non fosse umano, e ben che meno si poteva incontrare una persona del suo valore. Myasa si incammin alcuni minuti dopo, sperando che un giorno si sarebbero riuniti.

Capitolo 4
La citt era attraversata da una moltitudine di piccolissime strade, erano grandi appena per far passare un carretto; ogni strada era ricoperta da botteghe e da le loro mercanzie: bigiotteria, tappeti, anfore, armi, piante, cibo. Camoka, di forma pentagonale aveva i due lati orientati ad est a ridosso del fiume e li sorgevano le ville ed il quartiere ricco, ad ovest invece, era presente la parte pi umile della citt, con numerose case fatiscenti. La striscia centrale era un misto della prima e della seconda, con lo scopo di accompagnare il visitatore alla visione del santuario del falco pescatore, posto al centro della citt. Sebbene fosse una citt decisamente pacifica, le guardie dell'Impero erano presenti in forze, con una base militare proprio nel centro della citt: dopotutto Camoka insieme ad Arem era una citt di frontiera e anzi, molti pensavano che la stessa Arem fosse in realt non pi sotto il controllo politico dell'impero, ma degli ordini monastici di quelle terre; per questo motivo che le guardie imperiali abbondavano. Raniel non fu rallegrato dalla massiccia presenza del personale militare in quella citt, molte guardie significano molti occhi e molte spade, pronte a posarsi sulla sua schiena al primo passo falso. L'elfo inizi ad incamminarsi verso il quartiere ad est dove lo attendeva il committente del suo futuro lavoro, qualora lo avesse accettato; durante la passeggiata ebbe tempo per riflettere sulla situazione politica delle terre, accompagnato da melodie che i menestrelli all'angolo di ogni strada suonavano con i loro flauti. L'impero umano si era da circa mille anni unificato sotto una unica bandiera e aveva creato un unico grande impero governato da una oligarchia forte e conservatrice, aveva con fatica conquistato e colonizzato territori al sud, popolati un tempo da creature feroci; alcune leggende parlano di demoni, altre di incroci tra elfi e demoni, creature informi e dedite al caos fine a se stesso. La unificazione non port ad una conquista di territori esterni; ad est, arroccato sui monti ferrosi si erige lo stato dei nani,alleati militari e politici, con la sue capitale Incudine D'Acciaio , mentre la grande maggioranza delle coste e parte dell'entroterra dell'ovest sono territorio della monarchia degli Elfi, con capitale Ar Aeglir in umano Regale catena di picchi montani,che hanno con l'impero umano un patto di non belligeranza reciproco. Esistono poi un arcipelago a nord e a sud di dimensioni quasi pari alle terre dei nani; le isole al nord sono in realt la vera patria dei nani, o meglio, dei nani che hanno deciso di non unirsi all'impero umano non chiarendo la loro politica. A sud invece si erige un'ulteriore stato umano, completamente immerso nella fitta vegetazione; anch'essi non sono ne alleati, ne emici dell'impero umano. In tutto ci, nell'unico lembo di costa ad ovest non elfico, si erige una piccola citt stato, sede dell'alta accademia delle arti magiche, che politicamente estranea a qualunque guerra, sebbene sia economicamente assoggettata all'impero umano e, in parte molto maggiore, alla monarchia degli elfi. Raniel era finalmente arrivato alla residenza a cui era stato indirizzato: apr il cancello ed entr nel giardino; fu dopo alcuni passi intercettato da alcune guardie che gli bloccavano il passaggio. Interamente coperte da una armatura pesante colorata di un blu acceso, colore dell'impero umano, erano equipaggiate con una lunga spada e uno scudo a goccia recante i simbolo delle guardie imperiali: una coppia di martelli incrociati e un sole sullo sfondo. <Alt!Non faccia un passo in pi, sa dove si trova in questo momento?>Chiese una delle guardie <Levatevi, devo parlare con il padrone di casa>Rispose l'elfo senza fermarsi. Le due guardie avevano gi portato la mano libera sull'impugnatura della spada, pronti a sguainarla, ma dall'uscio della porta usc una donna, intimando di lasciar passare l'uomo.

Le due guardie si scansarono e fecero passare Raniel, non prima di essersi inchinate verso la donna. Una volta arrivato dentro la casa, Raniel si rivolse alla donna <Dovrei vedere il padrone della magione, al pi presto> La donna fece un inchino con la testa e indic di seguirla attraverso le scale della casa. Dovettero percorrere tre rampe di scale per giungere al terzo piano, sede dello studio privato non ch degli appartamenti familiari. L'intera magione era tappezzata da quadri e trofei di caccia, alci, cinghiali, orsi ma non mancavano carpe, trote e qualche animale esotico completamente imbalsamato, come uno strano bipede con lunghe glabre gambe ed un collo delle stesse dimensioni e fattezze: l'unica cosa di animale era il folto piumaggio tra testa e gambe, ed il becco quasi da anatra. La donna buss ad una porta di legno e qualcuno dentro le intim di far passare l'ospite. Raniel apr la porta e la richiuse alle sue spalle. Davanti a se un uomo decisamente in carne, era seduto ad ammirare lo scoppiettio del fuoco, sorseggiando del vino caldo. <Avanti siediti qui, si sta bene vicino al fuoco>fece cenno l'uomo a Raniel, che segu il consiglio. Le tavole di legno del pavimento scricchiolavano leggermente al passaggio dell'elfo, segno che la casa era vecchia, probabilmente era stata tramandata da padre in figlio. Appena Raniel si sedette, l'uomo inizi a parlare, tra di loro c'era un piccolo tavolino, con su sopra un disegno abbozzato di un qualcosa che era vagamente somigliante ad un prospetto di uno specifico piano. <Come mai questo ritardo?Ti aspettavo ieri> <Ho avuto impegni che mi hanno trattenuto> <Fa nulla; allora ci che devi fare semplice, devi entrare in questa casa>battendo con l'indice sul foglio<e scambiare un libro che si trova al terzo piano, con uno che ti dar> <Ho capito...> <Non devi uccidere nessuno, non devi provocare danni, non devi farti assolutamente scoprire> Raniel respir profondamente <Mi serviranno almeno sei giorni per prepararmi e...> Il committente anticipando Raniel estrasse delle monete che rivers sul tavolino <E ti servir un anticipo per i materiali> Raniel prese le monete che mise dentro la sacca e si alz <Se tutto, io andrei per mettermi al lavoro> <No aspetta, non tutto>Lo ferm l'uomo<Se possibile non leggere il libro, non un ordine ma non troveresti nulla di interessante> Raniel si gir e fece per uscire, appena prima di aprire la porta, la mano dell'uomo si poggi sulla spalla <Aspetta: il libro che devi scambiare uno identico a questo; solo il testo differente> Raniel fu colto alla sprovvista, raramente accadeva; l'uomo non solo era corpulento, ma in pi era riuscito ad avvicinarsi all'elfo di soppiatto, senza fare il minimo rumore su quel pavimento cosi' malandato <Va bene> rispose, uscendo dalla stanza. Ci vollero due giorni per ottenere il necessario per il lavoro: rampini per arrivare sul tetto, sonnifero per far addormentare eventuali guardie, cristalli per rompere finestre; altri due di appostamenti per controllare il numero di guardie e i loro turni. Il quinto sarebbe stato il giorno, o meglio, la notte per compiere il lavoro. La cascina era circondata da un giardino quadrangolare, al cui interno erano curati alcuni alberi frondosi, che l'elfo us per avvicinarsi alla casa; dopodich arrivato il pi vicino possibile alla casa, us il rampino per arrivare sul tetto, salendo la corda molto silenziosamente. Giunto sul tetto si aggrapp alla grondaia e prese in mano un cristallo, molto simile a quello che aveva prestato alcuni giorni prima a Myasa. Not un vetro che molto probabilmente era di una soffitta, usata per cimeli di famiglia non molto vistosi.

Inizi ad intaccare un cerchio nel vetro con la punta, dopodich all'esterno del cerchio fece un piccolo foro e introdusse due palline di colore grigio, dopodich poggio in posizione orizzontale sempre lo stesso cristallo nel centro del cerchio recitando una breve litania nella sua lingua: le sfere furono attirate dal cristallo, intrappolando il vetro, che Raniel pot finalmente rimuovere per aprire la finestra ed entrare. Era proprio su una soffitta: grazie alla luce lunare pot vedere le armature, le pergamene e le armi, tra cui una daga con una impugnatura nera di pelle, che l'elfo prese e mise nella cinta. Dopo alcuni istanti, inizi il suo piano, creare scompiglio in soffitta per simulare un furto, cosi da giustificare il vetro aperto. Con molta calma inizi a disporre gli oggetti della soffitta alla rinfusa, come se fossero stati lanciati ma con estrema cautela a non provocare nessun rumore. Dopo circa mezz'ora di lavoro era riuscito nel suo intento,e pote proseguire con il suo piano; l'ultimo pian, ovvero il terzo aveva una conformazione molto semplice:una sola grande stanza al centro con due accessi, una divisione speculare del piano. Il piano era solo adibito ad incontri, ricevimenti con ospiti, e sebbene per quella notte non ci fossero ricevimenti, una guardia era sempre all'erta effettuando un presidio davanti la porta, ma Raniel era preparato a questo. Con se aveva portato un preparato soporifero che con un ago spar alla guardia, per fortuna di Raniel, la guarda non solo non indossava una armatura pesante, ma la fortuna volle, che indossasse una maglia di lana cosi' da far sembrare l'ago un pizzico causato dalla lana. Appena la guardia ebbe i primi segno di svenimento, Raniel usc furtivamente dalla soffitta e lo prese prima che potesse fare rumore sul pavimento: l'effetto della droga non sarebbe durato pi di trenta minuti, cosi' senza perdere tempo entr nella stanza, non prima di aver controllato se dentro vi era qualcuno facendo passare la lama di un coltello sotto la porta, ed averla usata come specchio. La stanza era spaziosa, ma qualcosa non tornava: essa era troppo corta rispetto alle misure che l'elfo aveva preso, ed in pi, l'altra entrata non era speculare alla prima. Raniel non diede molto peso alla faccenda, e prosegu verso le scaffalature, completamente piene di libri; dopo molto tastare e aiutato dalla luce della luna, riusc a trovare il libro che avrebbe dovuto scambiare. Dietro il libro per, era posta una piccola grata, incuriosito Raniel fece spazio togliendo gli altri libri vicino e tese l'orecchio: si potevano sentire delle voci, rese metalliche dalla grata. Si udivano distinta,mente due uomini tergiversare <Non abbiamo pi notizie da giorni ormai...Come spieghi ci?> <Mio signore...non ne ho idea...dopotutto erano pedine sacrificabili...> <Non si mandano pedine a svolgere i lavori importanti!>disse il primo uomo sbattendo un bicchiere su un tavolo. <Mio signore...non si ripeter pi...manderemo nostri agenti a raccogliere informazioni> Dentro l'elfo tornarono in mente i sei uomini che avevano rapito Acima: possibile che stavano parlando di loro? <Come siamo messi con l'altro lato?> <Ho mio signore, abbiamo appena catturato un promettente elemento, ma a dire la verit...se mi permesso...> <Puoi> rispose l'uomo che si stava facendo sempre pi irato <mio signore...non abbastanza da poter esserci utile...possiamo provare...l'individuo morir ma avremmo fatto dei passi avanti...> <Non basta...Mentre voi giocherellate a catturare un fottuto topo, noi ci rompiamo la schiena a proteggervi, e voi come ci ringraziate? Sprecando il nostro denaro!>l'uomo iniziava ad essere decisamente irritato; i minuti passavano e il tempo a disposizione di Raniel stava per scadere <Mio signore.. si calmi, abbiamo intercettato circa 3 mesi fa un'ulteriore soggetto per i nostri scopi: decisamente adatto, sembra possa addirittura tastare...> Raniel fu colpito decisamente da quelle parole, le mani iniziarono a tremare leggermente, ma continu ad ascoltare mentre rimetteva al suo posto i libri effettuando lo scambio.

<Tastare?Riuscirebbe a vederla?Catturatelo immediatamente> <Mio signore...al momento abbiamo perso le sue traccie...> L'uomo sbatte ancora una volta il bicchiere sul tavolo <Catturatelo: mandate Alagos a cer....> Raniel non attese oltre, una volta finito di posizionare i libri, usc dalla stanza e velocemente precorse la stessa strada dell'entrata per uscire. Era visibilmente agitato, non riusciva a smettere di battere i denti e corse i pi velocemente possibile attraverso il giardino. Giunto nei vicoli del borgo alto prese una strada che sarebbe poi sfociata ad un accesso secondario sul lago. Barcollava, sbattendo addosso le case, in una scomposta corsa che passo dopo passo affannava sempre pi il respiro dell'elfo; dopo una decina di minuti si trov al ridosso del lago, si chin sull'acqua e si tolse la sciarpa, il suo viso riflesso era colpo di sudore e lo sguardo visibilmente sconvolto. Inizi a piovere, una pioggia fitta e veloce. Vomit dopo alcuni minuti passati supino sulla spalla del lago; dopo essersi ripreso appoggi le spalle su di un piccolo muro, rannicchi le gambe in posizione fetale e rimase cos per molte ore della notte. La pioggia incessante cadeva sullo specchio del lago creando cerchi d'acqua di magnifica bellezza, cadeva sull'erba, facendo rilasciare quel peculiare odore di erba bagnata, cadde sulle mura della citt; non cadde su Raniel, come se ci fosse qualcuno, di invisibile, che lo proteggesse dalla pioggia.

Potrebbero piacerti anche