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La Comunicazione Nonviolenta di Marshall Rosenberg:

il linguaggio naturale che ci connette


a cura di Davide Facheris

S.O.S. pianeta Terra: abbiamo un problema di linguaggio?


Probabilmente sì.
E dal problema di linguaggio si generano a catena problemi sociali, economici e politici?
Probabilmente sì.

Chi può dirlo con certezza? Una voce autorevole in questo campo è quella di Marshall Rosenberg,
psicologo e formatore statunitense, fondatore del CNVC (Centro per la Comunicazione
Nonviolenta – www.cnvc.org), che a partire dagli anni ’60 ha messo in relazione studi di linguistica,
antropologia, sociologia e psicologia. Rosenberg è partito da due grandi interrogativi:

1. Perché le persone traggono piacere dal fare cose molto diverse, a volte agli antipodi fra di
loro? Ad esempio, perché alcuni di noi provano piacere ad aiutare i poveri e i bisognosi
mentre altri traggono piacere dall’arricchirsi a scapito degli stessi poveri e bisognosi?
2. Perché le nostre reazioni, di fronte alla stessa situazione o allo stesso gesto, possono essere
molto diverse?

Rosenberg, in base ai suoi studi e alle sue esperienze con migliaia di persone, ci risponde:
“Dipende dal linguaggio che abbiamo in testa”. Infatti, il linguaggio è lo strumento tramite il quale
leggiamo le situazioni, le rielaboriamo, le interpretiamo, ci facciamo delle idee sulle cose e sulle
persone, ci creiamo “amici” e “nemici”, argomentiamo, rispondiamo e agiamo. In quest’ottica
possiamo vedere il linguaggio interiore come il nostro software, come il sistema operativo tramite
il quale viviamo e muoviamo l’hardware, ossia il nostro corpo (azioni, mimica, voce…). A questo
punto sorge una domanda fondamentale: “Siamo sempre consapevoli del software o a volte
viviamo con il pilota automatico? E quando nella nostra testa c’è il pilota automatico, dove ci
porta?”

Partendo da questa riflessione, Rosenberg fa notare una distinzione chiave nel tipo di linguaggio
che usiamo: a suo parere c’è un “linguaggio che ci allontana” (chiamato anche “Sciacallo” o “che
disconnette” o “violento”), che si distingue da un “linguaggio che ci avvicina” (detto anche
“Giraffa”, o “empatico”, “linguaggio del cuore”, “che connette”, “compassionevole”,
“comunicazione nonviolenta”, “CNV”). Il primo tipo è chiamato Sciacallo facendo riferimento a ciò
che osserviamo nel comportamento di questi animali e al funzionamento dei loro gruppi:
dinamiche di coercizione, sospetto, paura, competizione, conflitto, inganno, manipolazione e lotta
per la sopravvivenza ‘tutti contro tutti’. Spesso anche gli esseri umani e le loro organizzazioni
sociali e lavorative risultano intrisi di questi atteggiamenti “Sciacallo” che si manifestano in modo
ripetuto, automatico e/o abituale. Le Manifestazioni peculiari di questo linguaggio sono:
giudicare, interpretare, fare delle diagnosi, classificare le persone, etichettare, spiegare e
argomentare le ragioni degli uni e i torti degli altri, usare verbi all’imperativo e di dovere per dire
come “dovrebbero” agire le persone per fare “bene” e per fare “ciò che riteniamo giusto”. Non
stiamo parlando di una lingua specifica, ma del modo in cui le varie lingue vengono utilizzate, cioè
del paradigma transculturale che influenza il pensiero e la sua espressione in molte popolazioni del
pianeta Terra.
Mettendo in evidenza le caratteristiche del linguaggio Sciacallo ci è possibile analizzare i vari
idiomi e le varie culture e vedere quali ne sono più connotate e quali meno. In ogni caso, se il
linguaggio è uno strumento inventato e sviluppato dall’essere umano per soddisfare i propri
Bisogni di relazione e di comunicazione, primo fra tutti quello di creare connessioni empatiche
(cioè solide, di fiducia, di intesa e basate sulla reciprocità) con i propri simili, c’è da chiedersi se e
quanto il linguaggio Sciacallo risponda a questi scopi. possiamo facilmente constatare che il
linguaggio Sciacallo non è funzionale a questi scopi. se da un lato potremmo forse comprovare
l’efficacia del linguaggio Sciacallo all’interno di strutture gerarchiche legate a catene di comando
(uso del potere sugli altri) e basate su leve di dovere, obbedienza, paura, vergogna, esclusione
sociale, punizioni, premi e ricompense, dall’altro lato esso, poiché tende a etichettare in modo
statico le cose, i vissuti e le persone, non è compatibile con la natura fluida e mutevole della vita.
Proprio per questo motivo il linguaggio Sciacallo risulta essere inefficace rispetto ai Bisogni
relazionali sopracitati e di conseguenza fomenta un’ampia gamma di malintesi, confusioni,
frustrazioni e sofferenze psicofisiche ed emotive. Quando ci esprimiamo in quel modo, più che
contribuire a creare relazioni nutrienti, finiamo per avvelenarle, generando separazione e
isolamento.

Se dunque il modo in cui pensiamo e ci esprimiamo gioca un ruolo fondamentale nel restituirci il
piacere e la gioia di vivere piuttosto che l’alienazione e il malessere, la domanda sorge spontanea:
esiste un linguaggio più ecologico, saggio e creativo rispetto a quello che spesso utilizziamo?
Marshall Rosenberg usa il nome Comunicazione Nonviolenta (CNV) per distinguere quello che a
suo parere è il linguaggio maggiormente conforme alla nostra natura sociale. La CNV: non emette
giudizi moralistici, si basa sulla consapevolezza personale, favorisce la comprensione reciproca, è
strumento per essere onesti in modo costruttivo, permette di manifestare ciò che è vivo dentro gli
esseri umani senza accusare gli altri e facilitando il sorgere di relazioni vitali e nutrienti.
Proponendola come alternativa virtuosa allo stile Sciacallo, Rosenberg ha così soprannominato la
CNV linguaggio Giraffa, poiché la giraffa è l’animale terrestre con il cuore più grande, ha il collo
lungo per guardare lontano oltre le barriere e in profondità oltre le apparenze, può mangiare le
spine trasformandole in nutrimento, non è un predatore e al contempo si sa ben difendere dai
predatori. La giraffa diventa dunque un simbolo di vita solida, equilibrata e compassionevole che,
secondo Marshall Rosenberg, può darci maggiori soddisfazioni e felicità.

Anche io, seguendo i suggerimenti di Rosenberg, mi sono messo nell’ottica di vedere la vita come
una pulsazione che si manifesta in ogni essere vivente tramite un flusso continuo di Bisogni e di
Valori universali. Mi sono così scoperto parte della vita, della sua/mia natura sacra e misteriosa,
che si manifesta in forme eterogenee e mutevoli. Se ascolto questo flusso, vivo un’esperienza di
Connessione e di Empatia con la vita, mi collego pienamente e profondamente alla mia natura più
intima e ho un’esperienza fisica e sensoriale che definirei estatica oltre che empatica. Vivere in
questo modo ha quel sapore che in CNV viene chiamato Connessione. Questa Connessione è,
nella mia esperienza, il cuore del messaggio di Marshall Rosenberg. Essa è l’obiettivo a cui, tramite
il linguaggio Giraffa, Rosenberg vuole guidarci: scoprire la Connessione come esperienza di vita e
come modalità di relazione con noi stessi e con gli altri. Ecco il senso profondo di questo linguaggio
Giraffa: vivere la Connessione come esperienza di comunicazione e di relazione.

A questo punto, se vogliamo saperne di più, possiamo chiederci: “Come può questo linguaggio
aiutarci a connetterci alla vita, a noi stessi, agli altri e quindi a comunicare con maggiore empatia?
Come possono le parole rivestire un ruolo così importante e come possono fare tutto questo?”
Come detto in precedenza, le parole e il linguaggio sono attivi in noi come se fossero il nostro
sistema operativo e per questo rivestono un ruolo fondamentale. Come tutti i sistemi operativi,
più sono semplici meno hanno ‘bugs’ (errori, difetti, virus, punti deboli). A detta di molti, il
linguaggio Giraffa ha un impianto teorico piuttosto semplice: si basa su un processo in quattro fasi
(o passi) sequenziali. Questi quattro passi ci sono sempre, sia che siamo in ascolto di noi stessi, sia
che stiamo parlando, sia che stiamo ascoltando altre persone e non è detto che ciascuno di essi
venga necessariamente verbalizzato ad alta voce ogni volta. È bene ricordare che ciò che la CNV
vuole sviluppare è soprattutto la consapevolezza di sé e del potere connettivo delle parole, non
per forza un comportamento o un linguaggio predeterminato. La CNV non propone delle formule
o dei modelli linguistici o posturali da ripetere pedissequamente. Se usiamo la CNV come una
tecnica linguistica-comportamentale di “comunicazione efficace” senza partire dall’ascolto di sé e
senza fare l’esperienza della Connessione, corriamo il rischio, a mio avviso, di ritrovarci a
simulare, a recitare delle parti o a cercare di raggiungere uno specifico fine che abbiamo in testa
(strategia -> pretesa) senza riuscire a creare una vera comunicazione.

Fatta questa premessa, proviamo a vedere brevemente i 4 passi che caratterizzano la


Comunicazione Nonviolenta di Marshall Rosenberg:

1 – Fare una OSSERVAZIONE senza mischiarla con valutazioni soggettive.


Osservare è diverso da Valutare.

Questo primo passo ci invita a riportare la descrizione dei fatti, evitando di emettere giudizi e
valutazioni (elementi tipici del linguaggio Sciacallo accennato in precedenza). Descriviamo ciò che
accade, ciò che sentiamo o che vediamo, senza mischiarlo con quello che noi pensiamo di quella
situazione. Esempio di linguaggio abituale: “Il capo ha parlato troppo alla riunione”. La parola
“troppo” in CNV è una valutazione-interpretazione e rischia di creare distanza e diffidenza nelle
persone che la stanno usando o ascoltando. Tradotta in linguaggio Giraffa, la frase può diventare
una Osservazione, per esempio: “Il capo ha parlato un’ora e mezza”. Il “troppo” è stato sostituito
con un riferimento descrittivo: “un’ora e mezza”. Questo primo passo, ossia la capacità di
osservare, ci aiuta ad identificare esattamente cosa è accaduto/sta accadendo e apre le porte alla
Connessione e al dialogo. Se espressa in questo modo, senza l’uso di parole giudicanti né
valutative, l’informazione risulterà più semplice da assimilare. Inoltre, il potenziale conflitto viene
già disinnescato o ridotto in partenza.

2 – Riconoscere ed esprimere le SENSAZIONI FISICHE ed EMOTIVE (EMOZIONI) e distinguerle dai


pensieri.
Sensazioni fisiche ed Emozioni sono diverse dai Pensieri.

Le sensazioni fisiche ed emotive sono veri e propri messaggi che il corpo emette. Esse forniscono
al cervello delle informazioni importanti sul nostro stato interiore. Questo tipo di messaggi
costituiscono il linguaggio non verbale di comunicazione fra le varie parti di noi stessi e il nostro
centro di consapevolezza, il cervello. Anche per questa ragione il linguaggio Giraffa viene
presentato come un linguaggio naturale: questo tipo di comunicazione esiste già dentro di noi.
Marshall Rosenberg era solito dire all’inizio dei suoi seminari “Siamo qui per imparare nulla che già
non conosciamo. Il linguaggio di cui parleremo ora lo conosciamo già, lo abbiamo già dentro di noi,
semplicemente non lo sappiamo usare”. Chi di noi non ha sensazioni fisiche ed emozioni? “Finché
siamo vivi abbiamo sensazioni fisiche ed emozioni” (cit. Marshall Rosenberg). Tutti le abbiamo, ma
a volte non ce ne rendiamo conto: non sappiamo riconoscerle o abbiamo disimparato ad
ascoltarle perché ci mandavano-mandano messaggi “dolorosi” che non sapevamo-sappiamo
gestire o magari perché in passato abbiamo ubbidito a chi ci ha detto ad esempio: “non piangere”,
“non è successo niente”, “Sii forte”, ecc. Esperienze passate del tipo appena descritto, sono state,
secondo Rosenberg, diseducative, perché ci hanno portati a non ascoltare i nostri vissuti interiori
momento per momento. Da qui possono nascere maschere e finzioni, innanzitutto con noi stessi e
poi con gli altri, meccanismi che si consolidano in noi e che diventano, in modo più o meno
inconsapevole, ostacoli al vivere e al relazionarsi.

Con la Comunicazione Nonviolenta, scopriamo che le sensazioni fisiche e le emozioni, anche


quando sono dolorose, sono in realtà delle risorse relazionali preziosissime perché ci informano su
cosa sta funzionando e su cosa non sta funzionando nella nostra vita (lo vedremo meglio nel
prossimo paragrafo, nel passo n°3). Saper ascoltare, riconoscere e valorizzare le sensazioni fisiche
ed emotive è dunque un punto di forza e non una debolezza. Una cosa importante in questo
secondo passo è anche imparare a distinguere le sensazioni fisiche ed emozioni dai nostri pensieri
ed analisi perché essi non appartengono al corpo, bensì al pensiero e quindi alle interpretazioni
personali che possono facilmente portarci nel mondo Sciacallo. Ad esempio, la CNV ci mostra che
espressioni quali “Io mi sento manipolato/umiliato/ignorato” non esprimono le nostre reali
emozioni bensì i nostri pensieri/valutazioni su ciò che fanno gli altri (“Penso che gli altri mi stiano
manipolando/umiliando/ignorando”). Pur se usiamo in modo abituale espressioni come “mi sento
manipolato” questa espressione è rischiosa perché ci porta nel mondo della mente, dei giudizi, del
giusto/sbagliato e quindi ci aliena, disconnette e allontana. Anche per il nostro interlocutore
potrebbe essere difficile sentire una frase del tipo “mi sento manipolato da te” e potrebbe iniziare
a difendersi, attaccare, argomentare, ecc. con il risultato di complicare ancora di più la
comunicazione. Altro caso su cui riflettere sono espressioni come “Mi sento male/bene” che non
esprimono quello che accade dentro di noi con precisione, ma in modo vago. La CNV ci invita e ci
offre la possibilità di prendere contatto con il nostro vissuto specifico istante per istante. Possiamo
quindi tradurre gli esempi precedenti dicendo per esempio: “Ho paura”, “Mi sento confuso”, “Mi
sento a disagio”, “Provo un senso di scoraggiamento”, “Provo tensione”, “Mi sento felice”, ecc. La
CNV ci offre l’opportunità di riflettere sul lessico delle sensazioni fisiche e delle emozioni al fine di
ampliare il nostro vocabolario e di poter cogliere molte più sfumature sensoriali. Quando
parliamo, più utilizziamo emozioni e sensazioni fisiche che esprimono ciò che stiamo vivendo
dentro di noi, più sarà facile per gli altri ascoltarci senza sentire un’accusa o un giudizio nei loro
confronti. Durante le fasi di ascolto, la stessa competenza può essere utilizzata per sviluppare la
nostra ipotesi empatica delle sensazioni fisiche ed emotive vissute dagli altri.

3 – Prendere contatto con ciò che è vivo in noi: i BISOGNI e VALORI universali.
Bisogni e Valori sono diversi dalle Strategie.

Il terzo elemento della CNV è la presa di coscienza dei Bisogni e Valori che in ogni istante
cerchiamo di soddisfare al meglio. Bisogni e Valori sono un’altra risorsa relazionale che tutti
abbiamo per natura, sono cioè i “motori” della vita che pulsano dentro di noi. In altre parole
potremmo definire Bisogni e Valori come gli ingredienti necessari ad una vita ricca e pienamente
soddisfatta. Non stiamo parlando di oggetti, di beni di consumo, di luoghi, di tempi, di azioni o di
persone specifiche: tutte queste cose sono Strategie. Le Strategie sono necessarie alla
soddisfazione dei Bisogni e Valori, sono gli strumenti per vivere, ma non sono il vivere. Ad
esempio, un bisogno universale è “Nutrimento” o “Cibo”. La banana è una strategia per soddisfare
il bisogno di cibo. Ci sono centinaia di strategie diverse per il bisogno di cibo: banana, mela, riso,
verdura, ecc.

Comprendere e vivere questa distinzione ci offre la possibilità di connetterci profondamente a


cosa è vivo in noi, a quali Bisogni e Valori sono soddisfatti e/o insoddisfatti. Le sensazioni fisiche ed
emotive viste nel passo 2, sono gli indicatori dei Bisogni e Valori che sono vivi in noi. Accedere al
mondo dei Bisogni e Valori, contattare la loro essenza vitale e la loro energia nutriente, significa
accedere a quell’esperienza di vita che Marshall Rosenberg chiama Connessione. Tramite questi 3
passi, ogni essere umano può sempre accedere alla dimensione della Connessione con la vita
dentro di sé. Allo stesso modo, possiamo usare questi 3 passi per cercare di stabilire una
Connessione con gli altri: quando parliamo possiamo esprimere come stanno i Bisogni e Valori
dentro di noi; quando ascoltiamo possiamo ipotizzare come stanno i Bisogni e Valori dentro nelle
altre persone utilizzando sempre un tono interrogativo e di ipotesi (ascolto empatico). Ad
esempio, nella fase di ascolto, per cercare di creare Connessione con il proprio partner o collega,
possiamo chiedere: “Vedo che stai sbadigliando (Osservazione), forse ti senti stanco (Emozione) e
hai bisogno di riposo (Bisogno)?”. Una simile domanda, fatta con l’intenzione di connettersi, in
CNV è chiamata ‘ascolto empatico’ o ‘ipotesi empatica’ ed è una delle possibilità Giraffa per offrire
comprensione alle altre persone e per aprire le porte della relazione.

Il Riconoscere e dare valore ai Bisogni vivi in noi come a quelli vivi negli altri, assumersi ognuno la
responsabilità dei Bisogni e Valori vitali e universali, incontrarci a livello dei Bisogni nella nostra
comune umanità, imparare ad onorare i Bisogni vivi in ognuno senza vincitori né vinti… sono solo
alcuni dei risvolti pratici del linguaggio naturale Giraffa che porta ad un cambiamento radicale nel
nostro modo di vivere e di relazionarci. Un altro esempio di questo cambio di livello: “Sono triste
perché non sei venuto a trovarmi” è una frase Sciacallo perché sto in qualche modo
colpevolizzando l’altro e attribuendo all’altro la responsabilità del mio sentimento di tristezza. Con
la CNV posso esprimermi traducendo la frase in: “Sono triste perché in questo momento ho
bisogno di vicinanza e sostegno”. Con questo lessico e con questa sintassi, dopo aver preso
coscienza dei Bisogni di vicinanza e sostegno che sento vivi in me, me ne prendo la responsabilità
e, senza accusare l’altro, li esprimo. Poiché con queste parole non incolpo l’altro, egli ha
l’opportunità di vedere ciò che è importante per me senza sentirlo come un’accusa o una pretesa
nei suoi confronti. Incontrandoci nel mondo dei Bisogni potremo dapprima stabilire una
comprensione reciproca e una Connessione umana, e poi, solo successivamente, come
conseguenza della Connessione, ci dedicheremo alla soluzione (prossimo paragrafo, passo n°4)
valutando le possibili strategie per soddisfare i vari Bisogni e Valori emersi.

4 – Fare RICHIESTE che non siano pretese.


Una Richiesta è diversa da una Pretesa.

Il quarto e ultimo passo della CNV è quello del fare richieste, ossia esprimere in tono interrogativo
ciò che vorrei che l’altro facesse per rendere la mia vita più ricca e per soddisfare i Bisogni vivi in
me. Il chiedere è una delle risorse che abbiamo per natura, è gratis, non è contro a nulla e
nessuno, è l’anello di congiunzione tra i Bisogni-Valori che sentiamo vivi in noi e il desiderio che
siano soddisfatti. Se la nostra Connessione empatica non sfociasse in forme tangibili e in richieste,
resteremmo sospesi in un mondo immateriale e saremmo morti. L’ossigeno stesso che respiriamo
è un Bisogno ed è anche una Strategia. Il chiudere gli occhi e il restare in silenzio nella Connessione
e nella contemplazione del Bisogno di Amore vivo in noi è anch’essa una strategia ed è già
nutriente per i Bisogni di Connessione, Pace e Amore. Le richieste possiamo quindi farle
innanzitutto a noi stessi. In secondo luogo le richieste possiamo farle agli altri, tenendo bene
presente che essi non sono responsabili della soddisfazione dei Bisogni vivi in noi e stando quindi
ben attenti a restare aperti ad un loro eventuale “no”. Richieste e pretese si distinguono infatti per
la loro apertura verso la risposta dell’interlocutore: la richiesta è aperta al “no” dell’altro e ad
eventuali controproposte, la pretesa non ammette negazione. Proprio per questa loro distinzione
ex-post, richieste e pretese non sono facilmente distinguibili a priori in base alla formulazione
grammaticale e linguistica. Ad esempio, se io dico alla mia collega: “Ho bisogno di riposo e di
prendermi cura di mio padre infermo: sei disponibile a fare cambio turno settimana prossima?”
questa mia formulazione può essere sia una richiesta sia una pretesa. È una richiesta se io sarò
capace di ricevere serenamente un suo eventuale “no”, se saprò quindi rispettare la libertà di
scelta dell’altro e se saprò comprendere i Bisogni che lo muovono a dirmi “no”. La mia domanda si
rivelerà invece essere una pretesa se, di fronte ad un eventuale “no”, io: inizierò ad argomentare
le mie ragioni; userò verbi ed espressioni di dovere e userò il senso di colpa come ad esempio
“Dovresti fare cambio turno come io ho fatto con te in altre occasioni”; userò punizioni, minacce,
premi o ricompense anche implicite del tipo “Se non farai cambio turno lascerò indietro tutto il
lavoro così che poi dovrai lavorare di più tu…” o esplicite del tipo “Se fai cambio turno poi
mercoledì ti offro la colazione al bar”, ecc.
In questo ultimo passo, la CNV ci invita quindi ad esplorare sia la possibilità di chiedere sia il modo
in cui chiediamo. L’intento è quello di uscire dal mondo del dovere per entrare del mondo del
piacere-volere-potere di arricchire la vita in noi e negli altri. Chiedere in modo CNV, dopo aver
identificato ed espresso i Bisogni-Valori (passo 3), significa imparare a fare domande in modo
specifico (azione concreta, chiara e fattibile), in un linguaggio positivo (chiedo ciò che vorrei e non
ciò che non vorrei), al tempo presente (chiedo per avere una risposta chiara adesso anche se
riguarda una cosa da fare nel futuro). Il chiedere offre all’altro l’occasione di esercitare la propria
generosità, quella che Rosenberg chiama la propria benevolenza naturale, il “donare dal cuore”
che soddisfa un Bisogno-Valore universale presente in ogni essere umano: il contribuire alla vita.
La richiesta è l’opportunità di agire in questo modo, allontana noi e gli altri dal mondo Sciacallo
dell’obbligo, del risentimento, della vergogna e del timore (della punizione, del brutto voto, del
licenziamento, ecc.). Non si tratta né di esigere, né di minacciare, né di ordinare, né di un “sano
egoismo”, né del pensare che chiedere sia una invasione di campo verso l’altro. Se abbiamo
questo tipo di dubbi, probabilmente stiamo ancora confondendo le Richieste con le Pretese. Fare
Richieste significa essere chiari riguardo le proprie preferenze pratiche e al contempo aperti a
quelle altrui. Se diciamo: “Mi piacerebbe conoscerti meglio”, l’altro probabilmente capirà le nostre
intenzioni (es. Bisogno di Conoscere), ma non saprà ciò che vogliamo che faccia in proposito. Tutto
diviene più chiaro se aggiungiamo una richiesta specifica, per esempio: “Mi piacerebbe conoscerti
meglio, ti va di uscire a cena sabato prossimo alle 20.00 ?”. L’altra persona potrà liberamente
rispondere: “sì”, “no”, “forse”, “ci penso”, ecc. Un altro esempio: “Per nutrire il bisogno di
Considerazione che sento vivo in me, mi farebbe piacere se tu mi salutassi prima di andare a
dormire la sera, sei disponibile a farlo? Lo faresti con piacere? O hai un’altra idea?”. Ponendoci nei
confronti dell’altro in questo modo costruttivo, aperto e non giudicante, è più probabile che l’altro
possa sentire le nostre richieste come tali e non come pretese. In ogni caso, se il nostro
interlocutore non è disposto a soddisfare la nostra richiesta o se la sente come pretesa, la
Connessione non viene interrotta, anzi: il “no” dell’altro può arrivare alle orecchie della Giraffa
come un’opportunità di dialogo e di Connessione con i Bisogni-Valori vivi in lui e con le sue
preferenze e richieste che si celano nel suo “no” (o nei suoi silenzi o nelle sue reazioni, qualsiasi
esse siano).

In conclusione, il mondo empatico della Giraffa CNV ci fa scoprire e ci porta in contatto con una
dimensione speciale che abbiamo per natura: la Connessione. Questa dimensione non significa
essere d’accordo, bensì significa essere in contatto con ciò che vive in noi e nell’altro, senza
mischiare i due vissuti. In modo analogo possiamo dire che Connessione è sinonimo di Empatia e
che questi concetti si distinguono dalla simpatia. Se Empatia assume il significato di
comprensione, contatto, ascolto, vedere ed essere visti, riconoscere Emozioni e Bisogni, stare
vicino e Connessione; Simpatia ha invece il significato di essere d’accordo, provare le stesse
emozioni, affinità di vissuti, opinioni, idee, stili e storie. Mentre la simpatia crea uno schieramento
di posizione a favore di qualcuno e può facilmente ribaltarsi in antipatia quando non si è più in
affinità con quel qualcuno, l’empatia-connessione è una possibilità relazionale molto più potente
perché travalica i confini del giusto-sbagliato e le etichette di amico-nemico, buono-cattivo,
simpatico-antipatico. Il linguaggio che connette riesce a fare questo perché sa vedere che dentro
ogni espressione Sciacallo c’è comunque un grido umano che vuole esprimere delle Sensazioni-
Emozioni e dei Bisogni-Valori. Quando parliamo Giraffa, tutto ciò che diciamo o che ascoltiamo si
riassume in due espressioni: “Per piacere” o “Grazie”. Con questa chiave di lettura possiamo
vedere che tutti gli esseri umani, quando non sono soddisfatti o quando vivono uno stato di
sofferenza di qualsiasi tipo, anche se usano parole Sciacallo, stanno in realtà chiedendo, in un
modo o nell’altro: “Per piacere, saresti disponibile a fare questo… affinché io possa soddisfare il
bisogno di … ?”. Oppure, quando gli esseri umani si sentono soddisfatti per qualcosa, dicono,
anche con il silenzio o con una ricompensa, qualcosa del tipo: “Grazie!Ti sono veramente
riconoscente per ciò che hai fatto per migliorare la mia vita (soddisfare il bisogno di… ), grazie!”.
Quindi, secondo la visione CNV di Rosenberg tutti nella nostra vita stiamo continuamente dicendo
dei “Per favore” e dei “Grazie”. Quale migliore premessa per vivere l’empatia nelle nostre
relazioni? Il linguaggio Giraffa, oltre a sviluppare negli esseri umani questa consapevolezza,
fornisce loro anche degli strumenti pratici per poter sentire queste meravigliose espressioni al di là
dei modi di fare e delle parole che vengono usate nelle varie culture. Con questo sistema
operativo empatico possiamo quindi smettere di giudicarci e di “sciacallarci”. Possiamo iniziare a
comprenderci con compassione, empatia e rispetto.
La CNV ci porta a fare dei cambiamenti concreti e in questo cammino potremo ritrovarci a vedere
la CNV come uno strumento semplice e contemporaneamente difficile. Da un lato possiamo
definirla “semplice” perché l’impianto teorico è fatto di 4 passi e di 3 modalità, perché risuona
spontaneamente con la nostra naturale propensione alla relazione e ci restituisce un immediato
senso di apertura; dall’altro lato la CNV può apparirci come “difficile” perché non siamo abituati a
questa modalità Connessa, essendo, chi più chi meno, abitati da schemi di pensiero e automatismi
che vanno spesso in direzione opposta. Di conseguenza, il lavoro lungo e impegnativo può essere
non tanto quello di imparare la CNV, quanto quello di rimuovere pian piano e con delicatezza il
nostro linguaggio Sciacallo abituale. Questo lavoro certosino di traduzione e di pulizia delle parole
assomiglia al lavoro di un archeologo che pian piano rimuove le incrostazioni per far risplendere
un preziosissimo gioiello. In questo lavoro di ricerca, di traduzione e di consapevolezza interiore
possiamo offrire al nostro linguaggio naturale Giraffa la possibilità di emergere e di esprimersi nel
suo pieno potenziale: Connessione ed Empatia.

Riassumendo, la Comunicazione Nonviolenta (CNV), con i suoi quattro passi fondamentali e con
varie altre distinzioni chiave che ho cercato di accennare (e che si possono approfondire leggendo
libri e frequentando seminari formativi), agisce come una vera e propria bussola relazionale che
permette agli esseri umani di navigare con sicurezza nelle relazioni tranquille come in quelle più
agitate.
Chiudo con una citazione:
“Prima la Connessione e poi la soluzione emergerà da sé”. Marshall B. Rosenberg

Schema: i 4 passi della CNV e le 4 distinzioni chiave:

Linguaggio Giraffa che connette Linguaggio Sciacallo che disconnette


1) OSSERVAZIONE VALUTAZIONE
2) SENSAZIONI FISICHE ed EMOZIONI PENSIERI
3) BISOGNI e VALORI STRATEGIE
4) RICHIESTE PRETESE
Schema: i 3 modi per usare la CNV:

1) AUTOCONNESSIONE
MONDO INTERIORE Ascolto ciò che è vivo in me usando i passi 1-4 e mi Connetto.
Ipotizzo in silenzio ciò che è vivo nell’altro
2) ONESTÀ
Esprimo ad alta voce ciò che è vivo in me usando i passi 1-4
MONDO ESTERNO 3) EMPATIA
Ascolto e ipotizzo ad alta voce ciò che è vivo nell’altro usando i
passi 1-4

Il contenuto di questo testo può essere divulgato liberamente citando l’autore Davide Facheris

Facilitatore e formatore in Comunicazione Empatica/Nonviolenta (CNV): Davide Facheris

Dal 2010 studio, pratico e divulgo con passione la


Comunicazione Empatica Nonviolenta© di Marshall
Rosenberg.
Sono in formazione continua con trainer certificati presso il
CNVC (the Center for Nonviolent Communication) fondato
da Marshall B. Rosenberg.
Ho frequentato tra gli altri, vari percorsi sulla mediazione dei
conflitti, sull’uso dell’empatia in ambito educativo, sulle
dinamiche genitori-figli, sulla facilitazione dei processi
decisionali di gruppo.
Ho lavorato con soddisfazione per svariati clienti tra cui:
Regione Veneto, CSV di Ferrara, CSV Regione Marche,
Associazione Dolci Sogni (Scuola dell’infanzia - BG), Sorridimi
ONLUS (clowneria con i bambini), Associazione Genitori
Costruire Integrazione (BG), scuole private e pubbliche in
varie provincie italiane, piccole e medie aziende.

Empatia e Nonviolenza
Formazione
Consulenza Relazionale
Facilitazione e Mediazione dei conflitti

Cell. 333.92.97.622 - davidefacheris1982@gmail.com - Fb. Davide Facheris Comunicazione Empatica


www.davidefacheris.com

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