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SAFFO

Plenilunio

Gli astri d’intorno alla leggiadra luna


nascondono l’immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.

***

Tramontata è la luna

Tramontata è la luna
E le Pleiadi a mezzo della notte;
anche la giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l’anima mia Eros,


come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;


e soffro e desidero.

***

Sulla tenera erba appena nata

Piena splendeva la luna


quando presso l’altare si fermarono:

e le Cretesi con armonia


sui piedi leggeri cominciarono
spensierate a girare intorno all’ara
sulla tenera erba appena nata.

***
Giacomo Leopardi, Alla luna

O graziosa luna, io mi rammento


Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna.

E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!

**

Percy Bysshe Shelley, Alla luna

Sei pallida perché


sei stanca di scalare il cielo
e fissare la terra
tu che ti aggiri senza compagnia
tra le stelle che hanno una differente
nascita, tu che cambi
sempre come un occhio senza gioia
che non trova un oggetto degno della
sua costanza?
Poesia "Luna calante" di Percy Bysshe Shelley

E come una dama morente che pallida


e smunta ravvolta in un velo
diafano esce vacillando
dalla sua camera, ed è insensato
incerto vaneggiare della mente
smarrita che la guida, la luna
sorse nel tenebroso oriente, una massa
deforme che sbiancheggia.

E l’ora in cui s’ode tra i rami Byron

È l’ora in cui s’ode tra i rami


la nota acuta dell’usignolo;
è l’ora in cui i voti degli amanti
sembrano dolci in ogni parola sussurrata
e i venti miti e le acque vicine
sono musica all’orecchio solitario.
Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
e in cielo sono spuntate le stelle
e c’è sull’onda un azzurro più profondo
e nei cieli quella tenebra chiara,
dolcemente oscura e oscuramente pura,
che segue al declino del giorno mentre
sotto la luna il crepuscolo si perde.

Gabriele D’Annunzio, O falce di luna calante

O falce di luna calante


che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,


sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,


il popol de’ vivi s’addorme…
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Heinrich Heine, Sulla riva del mare silente

Sulla riva del mare silente


Si è levata la notte, e la luna
Si fa largo attraverso le nubi,
E si sente sussurrare i flutti:

Quell’uomo, laggiù, certo è un pazzo,


O deve essere innamorato,
Perché ha l’aria avvilita e contenta,
È contento ed è insieme avvilito?

E la luna guardandolo ride,


E con limpida voce dichiara:
Quello è innamorato ed è pazzo,
E per giunta è anche un poeta.

Charles Baudelaire, Tristezza della luna

Più pigra, questa sera, sta sognando la luna:


bellezza che su un mucchio di cuscini,
lieve e distratta, prima di dormire
accarezza il contorno dei suoi seni,

sulla serica schiena delle molli valanghe,


morente, s’abbandona a deliqui infiniti,
e volge gli occhi là dove bianche visioni
salgono nell’azzurro come fiori.

Quando su questa terra, nel suo pigro languore,


lascia che giù furtiva una lacrima fili,
un poeta adorante e al sonno ostile

nella mano raccoglie quell’umido pallore


dai riflessi iridati d’opale, e lo nasconde
lontano dagli occhi del sole, nel suo cuore.
Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,


silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? Dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?

Emily Dickinson, La Luna è lontana dal Mare

La Luna è lontana dal Mare –


Eppure, con Mani d’Ambra –
Lo conduce – docile come un Fanciullo –
Lungo Sabbie designate –
Egli non sbaglia mai un Grado –
Obbediente agli occhi di Lei
Avanza quel tanto che basta – verso la Città –
Quel tanto che basta – se ne va –
Oh, Signore, Tua, la Mano d’Ambra –
Ed io – il Mare lontano –
Obbediente al minimo comando
Che il Tuo sguardo m’impone –
Conosci quel Ritratto nella Luna  di Emily Dickinson
Conosci quel Ritratto nella Luna -
Perciò dimmi a Chi somiglia -
La stessa Fronte - gli occhi abbassati -
Velati di nebbia - Di' - A causa di Chi?

La stessa Forma della Guancia -


Mutato - il Mento -
Ma - Ismaele - ci incontrammo - tanto tempo fa -
E le mode - si succedono -

Quando è Luna piena - sei Tu - dico -


Le mie labbra trattengono appena il nome -
Quando è falce - Tu sei logorato - me ne accorgo -
Ma - pure - d'Oro lo Stesso -

E quando - Qualche Notte - Spavalde - taglienti Nubi


Ti separano da Me -
Il distacco è meno penoso - dell'altro velame
Che raggela la Festa -

La stella della sera


(Edgar Allen Poe)
L’estate era al suo meriggio,
e la notte al suo colmo;
e ogni stella, nella sua propria orbita,
brillava pallida, pur nella luce
della luna, che più lucente e più fredda,
dominava tra gli schiavi pianeti,
nei cieli signora assoluta –
e, col suo raggio, sulle onde.
Per un poco io fissai
il suo freddo sorriso;
oh, troppo freddo – troppo freddo per me!
Passò, come un sudario,
una nuvola lanugginosa,
e io allora mi volsi a te
orgogliosa stella della sera,
alla tua remota fiamma,
più caro avendo il tuo raggio;
giacché più mi allieta
l’orgogliosa parte
che in cielo svolgi a notte,
e di più io ammiro
il tuo fuoco distante
che non quella fredda, consueta luce.

Vendette della luna


(Giosuè Carducci)
Te, certo, te, quando la veglia bruna
Lenti adduceva i sogni a la tua culla,
Te certo riguardò la bianca luna,
Bianca fanciulla.
A te scese la dea ne la sua stanca
Serenitade e con i freddi baci
China al tuo viso – O fanciulletta bianca, –
Disse – mi piaci. –
E al fatal guardo, ove or s’annega e perde
L’anima mia, piovea lene il gentile
Tremolar del suo lume entro una verde
Notte d’aprile.
Ti deponea tra i labbri la querela
De l’usignuolo al frondeggiante maggio,
Quando la selva odora e argentea vela
Nube il suo raggio;
E del languor niveo fulgente, ond’ella
Ride a l’Aurora da le rosee braccia,
Ti diffondeva la persona bella,
La bella faccia:
Onde a’ cari occhi tuoi, dal cui profondo
Tutto lampeggia quel che ama e piace,
Nel roseo tempo che sorride il mondo
Io chiesi pace:
Pace al tuo riso, ove fiorisce pura
La voluttà che nel mio spirto dorme,
E che promesso m’ha l’alma natura
Per mille forme.
Ahi, ma la tua marmorea bellezza
Mi sugge l’alma, e il senso de la vita
M’annebbia; e pur ne libo una dolcezza
Strana, infinita:
Com’uom che va sotto la luna estiva
Tra verdi susurranti alberi al piano;
Che in fantastica luce arde la riva
Presso e lontano,
Ed ei sente un desio d’ignoti amori
Una lenta dolcezza al cuor gravare,
E perdersi vorria tra i muti albori
E dileguare.

Chiaro di Luna
(Victor Hugo)
La luna era serena e giocava sull’acqua.
Libera infine e aperta la finestra alla brezza,
e la sultana osserva: il mare che si frange
laggiù e gli scogli neri ricamati d’argento.
La chitarra vibrando le scivola di mano,
ascolta l’eco sorda d’un opaco rumore:
forse un vascello turco, coi suoi tartari remi
dalle spiagge di Kos si muove ai lidi greci?
O sono i cormorani coi loro tuffi lenti
e con le ali imperlate dall’acqua appena mossa?
O di un ginn lassù soffia la smorta voce
e pietre dalla torre fa cadere nel mare?
Chi vicino al serraglio osa turbare l’acqua?
Né il cormorano nero dall’onda carezzato;
né pietre delle mura, né il suono cadenzato
di un vascello che arranca sull’acqua con i remi.
Sono sacchi pesanti da cui viene un lamento.
Si vedrebbe scrutando l’acqua che li sospinge
come una forma umana tentare un movimento…
La luna era serena e giocava sull’acqua.

Luna cadente
(Arturo Graf)
Com’è bianca la luna,
Mentre declina stanca!
Come la luna è bianca,
Là, sulla selva bruna!
Una quïete immensa
Regna ne’ cieli e piove
Giù nelle valli, dove
L’ombra vie più s’addensa.
Come la luna è cerea,
Nel sogno antico assorta!
Come la luna è smorta
Sulla selva funerea!
Un alito fugace
Di vento antelucano
Erra tra il monte e il piano
Nell’oblïosa pace.
Sovra il mio capo un eschio
Freme sommessamente…
Luna, luna cadente,
Come somigli a un teschio!

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