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2006.

Karmøy, Norvegia.
Una ragazzina bionda, vestita di blu, la pelle chiarissima e gli occhi azzurri.
Sembrava tranquilla, riservata.
Abbassava spesso lo sguardo, era più silenziosa degli altri e se ne stava un po' in disparte,
pensierosa.
Forse era per quel motivo che aveva attirato la mia attenzione. La stavo osservando da un po'.
All'improvviso svoltò l'angolo e la persi di vista. Sospirai.
L'ennesima persona incontrata per caso che non avrei mai più rivisto.
O almeno così credevo.

2011.
Per una serie di circostanze, mi trovavo ancora su Midgard, a centinaia di chilometri di distanza
dalla Norvegia o da qualsiasi altro posto dove fossi stato finora.
Stavo cercando di orientarmi in quella nuova città, quando una ragazza quasi si scontrò con me,
uscendo da un negozio.
Si paralizzò un attimo, arrossendo e spalancando gli occhi, prima di abbassare lo sguardo,
mormorare qualche parola di scusa e affrettarsi a proseguire la sua strada.
Quegli occhi così azzurri mi ricordavano qualcosa... dovevo averla incontrata da qualche altra parte.
E di colpo ricordai quella ragazzina timida che avevo visto anni prima, su un'isola norvegese.
Era più alta, i capelli più lunghi, il viso più affilato, ma gli occhi non erano cambiati, quel suo modo
di abbassare lo sguardo era rimasto lo stesso. Era sempre lei, ne ero sicuro.
Mi sembrava una coincidenza troppo assurda per poter essere casuale, ma ormai non avevo più
modo di scoprire il significato di quell'incontro, sempre se ne avesse avuto uno, perché lei era già
sparita, proprio come cinque anni prima.

Thor non aveva più nessun compito da svolgere su Midgard ed era tornato ad Asgard.
Non aveva più rivisto la ragazza, ma non aveva smesso di ripensare al momento in cui le loro strade si
erano incontrate di nuovo, solo per un attimo.
Ne era rimasto più colpito di quanto gli fosse sembrato a primo impatto.
Nelle notti silenziose nel palazzo dorato di suo padre, si era ritrovato a pensare a lungo a quanto
fosse successo.
Non si rassegnava al fatto che fosse stato tutto frutto di una pura casualità.
In realtà, molte volte, era solo il viso di quella ragazza che gli affiorava alla mente.

Semplice curiosità, mi dissi. Curiosità morbosa, mi corresse la mia mente.


Ignorai quest'ultimo pensiero. Era lecito sentirsi curiosi, mi ripetei per l'ennesima volta.
Un altro pensiero si fece strada nel frattempo: sarebbe stato semplicemente meglio dimenticare
l'accaduto, forse. D'altra parte fino ad allora avevo incontrato infinite altre persone e il ricordo di
quegli incontri era svanito così come si era creato. Perché questa volta doveva andare
diversamente?
La realtà era che non riuscivo a smettere di pensare a lei.
Ogni volta che chiudevo gli occhi era come se fosse lì, davanti a me. Ero quasi convinto che avrei
potuto sfiorarla, afferrarla per impedirle di sfuggirmi ancora come sabbia tra le dita.
Sentivo, ogni giorno di più, un bisogno inspiegabile di ritrovarla. Non capivo perché fosse diventata
quasi una necessità, quella di rivederla.
Non conoscevo nulla di lei, se non il suo aspetto.
Questo mi tormentava più di quanto avessi voluto e così mi ritrovavo a chiedermi, notte e giorno,
chi fosse, come si chiamasse, dove vivesse.

Era una giornata come tante altre e Thor, Loki, i Tre Guerrieri – Volstagg, Fandral e Hogun – e lady Sif
erano riuniti insieme per pranzo.
Come sempre, Loki si limitava a qualche battuta arguta di tanto in tanto, Hogun aveva perennemente
un'espressione seria stampata in volto e preferiva non proferir parola, mentre Sif era piuttosto
silenziosa e alzava gli occhi al cielo quando le prodezze che Volstagg e Fandral si divertivano a
proclamare erano palesemente inventate o ingigantite.
I due erano infatti soliti a raccontare delle loro innumerevoli avventure: Fandral si perdeva spesso e
volentieri a pavoneggiarsi delle proprie conquiste, mentre Volstagg si dilettava a rendersi
protagonista di imprese eroiche poco credibili, addentando una coscia di pollo o qualsiasi altra cosa
commestibile gli capitasse sottomano.
Solitamente Thor s'intrometteva animatamente nei loro discorsi, ma quel giorno era taciturno e
pensieroso, con lo sguardo perso nel vuoto. Quando il gruppetto scoppiò in una risata per l'ennesima
assurdità dei Guerrieri, si limitò ad accennare un sorriso che non durò che un istante.
Loki se ne accorse immediatamente e rivolse uno sguardo preoccupato al fratello. Gli posò
delicatamente una mano sul braccio, riscuotendolo improvvisamente dai suoi pensieri.
«Thor? Ti sto osservando da un po'... » s'interruppe un istante, spostando lo sguardo su un punto
indefinito ai suoi piedi «Sei sicuro di sentirti bene?» chiese, tornando con gli occhi su di lui.
Thor sospirò. La sua mente era tornata su Midgard, dalla mortale.
«Certo, fratello. È tutto a posto» rispose con un altro sorriso appena accennato, mentre con la mano
sfiorava appena quella di Loki. Sospirò nuovamente e si alzò. «Vogliate scusarmi, ho una questione da
sistemare.» disse, prima di allontanarsi in fretta, senza dare agli altri il tempo per qualsiasi
domanda.

All'improvviso fu come avere un'illuminazione. La soluzione che cercavo era più a portata di mano
di quanto pensassi.
Heimdall avrebbe saputo dirmi qualcosa di lei, certamente poteva vederla. Nulla sfuggiva ai suoi
sensi.
In un attimo fui in sella al mio cavallo e arrivai al galoppo dal guardiano del Bifrost.
Sapeva già del mio arrivo, l'aveva previsto, come sempre, e mi stava aspettando. Smontai da cavallo
e mi avvicinai.
Sentivo l'agitazione aumentare dentro di me e ancora una volta non riuscivo a capirne il perché.
Non era sicuramente la prima volta che mi rivolgevo a Heimdall e l'avevo sempre fatto con la
tranquillità più assoluta. Il guardiano poteva ispirare soggezione, ma non era il mio caso, o almeno
non lo era stato fino ad allora.
Respirai profondamente prima di avanzare la mia richiesta. Alla fine non ci fu bisogno di chiedere.
«Stai cercando la mortale» disse.
Non mi stupì il fatto che ne fosse al corrente, me lo aspettavo. Annuii.
«Mi chiedevo se...» esitai «...Heimdall, la puoi vedere?»
Solo in quel momento realizzai di quanto fosse accelerato il battito del mio cuore e di come mi
stessi conficcando le unghie nei palmi delle mani chiuse a pugno.
«Sì» rispose.
Fu come essere attraversato da una scarica elettrica.
Avrei voluto che mi dicesse tutto quello che sapeva di lei, qualsiasi cosa avesse visto e sentito, ma
non riuscii a chiedere nulla di tutto questo.
Dentro di me era come se fosse esploso qualcosa, scoppiando in infinite scintille che mi
percorrevano, lasciandomi in un tumulto confuso che mi bloccava le parole in gola.
Il mio pensiero era solo uno in quel momento: c'era ancora speranza. Avrei potuto scoprire qualcosa
su quella ragazza.
Un giorno, forse, avrei potuto rivederla.

Nei giorni seguenti Thor tornò spesso dal guardiano del Bifrost.
Senza che se ne rendesse quasi conto, ormai non riusciva più a rinunciare a quell'appuntamento,
anche solo per assicurarsi che lei stesse bene.
Riusciva a non fargli pensare, almeno per un attimo, di esserle così distante e di sapere ancora così
poco di lei.
Non aveva ancora avuto il coraggio di chiedere a Heimdall come si chiamasse, ma un giorno realizzò
che quella ragazza rischiava di diventare un ricordo senza nome, niente di più.
Era una cosa così ingiusta, pensò, mentre galoppava sul ponte, per l'ennesima volta.
«Qual è il suo nome?» chiese infine, una volta arrivato.
Aspettò la risposta con quella trepidazione a cui aveva ormai fatto l'abitudine.
«Medea»
Medea. Sorrise nell'udirlo. Lo ripeté mentalmente una, due, dieci, cento, infinite volte.
Era un nome inusuale, non l'aveva mai sentito prima di allora, ma già ne adorava il suono.
Adorava il fatto che appartenesse alla ragazza che da giorni occupava i suoi pensieri.

Finalmente conoscevo il suo nome.


Ora mi sembrava quasi che la sua immagine fosse più nitida, mi sembrava di poterla ricordare
meglio.
Ogni volta che tornavo da Heimdall e chiedevo di lei, credevo quasi di poterla vedere anch'io.
Non mi bastava più sapere come stava o cosa stesse facendo. Avrei voluto sapere se, almeno per un
attimo, fossi stato nei suoi pensieri, ma nemmeno Heimdall avrebbe potuto dirmi questo.
Sopra ogni altra cosa, avrei voluto poterla vedere davvero. Avrei ceduto qualsiasi cosa, pur di essere
con lei, solo per poterla osservare.
Se nella realtà questo non fosse possibile – non ancora - nei sogni invece lo era: la vedevo con un
timido sorriso, appena accennato, i capelli d'oro mossi dalla brezza e quello sguardo, che mi aveva
catturato fin dal primo momento, che finalmente incontrava il mio.
Ero arrivato a maledire ogni mio risveglio che mi distraeva da quell'illusione così meravigliosa
quanto impossibile.
Impossibile, a meno che non fossi tornato su Midgard. Pensandoci, non sarebbe stato poi così
difficile. Sarebbe stato sufficiente chiedere a Heimdall di aprire il Bifrost, lui mi avrebbe certamente
indirizzato nel luogo giusto. Nonostante ciò, non era una decisione da prendersi molto alla leggera.
Avevo bisogno di tempo – ignorando l'istinto che mi spingeva a partire immediatamente, senza
aspettare un attimo di più – avrei valutato la cosa e poi ne avrei parlato con Loki.
Strano a dirsi, conoscendo com'era fatto, ma mi fidavo di lui, e credevo che anche lui si fidasse di
me. Al momento mi pareva la persona più adatta per parlare di una questione che stava diventando
più importante di quanto avessi mai immaginato.
Non avevo intenzione di farlo subito, ma le cose andarono diversamente.
Quella notte il mio sogno ricorrente cambiò: la scena mi ricordava molto il momento in cui l'avevo
incontrata per la seconda volta, ma nel vedermi lei non fuggiva, quasi spaventata.
Nel momento in cui ci trovammo uno di fronte all'altra, lei si avvicinò a me, paralizzandomi con
quel suo sguardo, mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Questo è tutto ciò di cui ho bisogno, ricordo di aver pensato.
Mi svegliai quasi di soprassalto, credendo che il cuore mi stesse per scoppiare.
Era sembrato tutto troppo reale e mi sentivo spaesato, confuso.
Quando mi accorsi che ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo quella scena e che ci pensavo in
continuazione, capii che non potevo più tenermi tutto dentro. Dovevo incontrare Loki.

Loki, avvolto nel suo mantello verde, stava osservando distrattamente il luccichio dell'acqua in
lontananza da una terrazza del palazzo. Preso dai suoi pensieri, si lasciò sfuggire un sospiro.
Thor lo trovò senza difficoltà: negli ultimi tempi si rifugiava spesso in quel luogo. Senza apparente
motivo, si era fatto più schivo e scostante.
Gli si avvicinò, salutandolo con una leggera pacca sulla spalla. Loki trasalì, guardando il fratello con
un'espressione sorpresa, per tornare subito a rivolgere lo sguardo davanti a sé con un sorriso appena
accennato.
«Spero di non averti disturbato, fratello» disse Thor.
«Nessun disturbo, Thor. Cosa ti porta qui?» Loki, con una risata quasi impercettibile, finalmente
smise di guardare l'orizzonte e si rivolse all'altro.
Thor trasse un respiro profondo prima di rispondere.
«C'è una cosa di una certa importanza di cui vorrei parlarti. In privato, se possibile»
Loki si irrigidì, tradendo un certo nervosismo che colse Thor alla sprovvista. Non si aspettava quella
reazione a quella semplice richiesta.
«Qui ci sono solo io» mormorò Loki, che aveva preso a tormentare tra le dita l'orlo del mantello.
Quasi non lo ritenesse un comportamento adatto, lo lasciò andare subito dopo.
«Spero che tu sappia quanta fiducia ripongo in te» iniziò Thor «Voglio che tu mi prometta che non
farai parola con nessuno di quanto sto per dirti»
«Promesso» rispose Loki, guardandolo negli occhi «Puoi dirmi tutto»
«Hai mai incontrato qualcuno che riuscisse ad impossessarsi di ogni tuo pensiero?» Thor distolse lo
sguardo, abbassandolo.
Loki sorrise, sembrava divertito. L'altro intuì a cosa stesse pensando.
«Non mi riferisco ai tuoi trucchetti... piuttosto a qualcuno che riesce a farsi strada tra ciò che pensi,
in continuazione, senza alcun bisogno della tua magia»
Loki tornò serio. Era abbastanza certo di capire cosa intendesse il fratello.
Stava per rispondere che sì, capiva perfettamente, che gli era successo, che gli stava succedendo
tuttora, ma non disse nulla di tutto ciò.
«È qualcosa che è successo quando eri su Midgard, vero?» chiese invece. Thor annuì.
«Ne ero sicuro. Ormai dovresti sapere che non puoi tenermi all'oscuro di certe cose, ti si leggono in
faccia» continuò Loki. Thor sospirò prima di ribattere.
«È iniziato tutto cinque anni fa, con una ragazzina, una mortale, che ho visto per caso. Di lei mi
aveva colpito il suo sguardo, ma non avrei mai immaginato di poterla rivedere. Invece, poco prima di
tornare qui, ecco che mi sono trovato davanti una ragazza, certo un po' cambiata, ma con gli stessi
occhi azzurri. E da quel momento non ho più smesso di pensare a lei, non immagini quante volte
l'abbia sognata.. Non capisco cosa mi stia succedendo, Loki»
Nel vedere che il fratello si era improvvisamente rabbuiato, si trattenne dall'aggiungere che avrebbe
voluto tornare a cercarla.
«Lo capisco io, cosa ti sta succedendo, Thor!» esclamò Loki bruscamente «Lei ti piace, tu... oh, non
voglio nemmeno pensarci! Ti stai innamorando di lei!»
Thor lo guardava stupito, chiedendosi cosa avesse potuto far cambiare così all'improvviso
l'atteggiamento di Loki, così calmo fino a quel momento.
«Si spiegano molte cose, adesso. Midgard ti ha cambiato, non negare! Me ne sono accorto appena sei
tornato, ma non credevo tu fossi mutato tanto!»
«Loki...» Thor voleva capire cosa avesse innescato quella reazione, ma fu interrotto prima che
potesse continuare.
«Che ne è stato del principe sbruffone e arrogante che conoscevo, quello che pensava solo alle
battaglie? Guardati! Sei l'erede al trono e sei ridotto a... a innamorarti di una mortale!»
«Io... vorrei solo rivederla, solo per un istante» confessò Thor, non tentando di difendersi da
quell'attacco inaspettato.
«Certo! La vuoi rivedere! Credevi non lo sapessi? So quante volte sei stato da Heimdall! Ti ho seguito!
Volevo sapere quello che tu mi tenevi nascosto! So quanto tu sia convinto di poterla rivedere!»
«Calmati, fratello!» Thor prese Loki per le spalle «Dammi delle spiegazioni, fammi capire cosa ti è
preso!»
«Cosa è preso a me?» Loki si divincolò, esasperato «A me! Hai mai provato a porre la domanda a te
stesso? Oh, dimenticavo quanto tu non sia abituato a riflettere su quello che fai! ...Ti stai
innamorando di un'ombra su un altro mondo, Thor! Pensi perennemente troppo in grande, fuori dalla
tua portata!» detto questo, d'un tratto, Loki sembrò ritrovare la calma «Hai mai provato a guardarti
intorno, vicino a te? Quello che credi di vedere in quella mortale potrebbe essere più vicino di quanto
tu pensi...» gli occhi gli si riempirono improvvisamente di lacrime «...sono sempre stato al tuo fianco
e tu sei così cieco da non esserti accorto di quello che provo per te!»
Thor arretrò di un passo, guardandolo stupito, quasi sconvolto. Non si aspettava di certo che le cose
prendessero quella piega e non aveva idea di come reagire ad una simile dichiarazione.
Loki si passò una manica del vestito sul viso e rimase in silenzio per un lungo istante.
Poi alzò lo sguardo, le ciglia ancora umide. Uno sguardo così pieno di rabbia che fece rabbrividire Thor.
Poche volte aveva visto il fratello così e non aveva mai significato nulla di buono.
«Bene, torna pure dalla tua mortale!» Loki parlò con un tono carico d'odio che fece arretrare Thor di un
altro passo «Non ti sei mai curato di me, come tutti gli altri! Ti credi migliore, ma siete tutti uguali!
Scappa pure da Asgard, dai tuoi doveri! Scappa da me! Tutto ti è permesso, sei il figlio prediletto, torna
pure da lei! Ma sappi questo, Thor, io non mi eclisserò come ho sempre fatto dietro la tua grandezza! No,
questa volta sarà diverso... se ciò potesse farti abbassare quella dannata cresta, forse, chissà, potrei
anche decidere di far visita alla tua preziosa ragazza dagli occhi azzurri!»
Scoccò un'ultima, penetrante occhiata al fratello e si allontanò fretta, lasciandolo solo.

Loki se n'era andato, abbandonandomi con i dubbi e l'inquietudine che era riuscito a instillarmi.
Lui mi aveva seguito dal guardiano del Bifrost, chissà quante volte, e sapeva più di quanto
immaginassi, più di quanto volevo che sapesse. Mi aveva accusato di essere cambiato, quando era
lui quello che negli ultimi tempi stentavo a riconoscere.
E poi quelle parole, “ti stai innamorando di lei”.
Era questo, dunque, quello che mi stava sconvolgendo dentro da quando l'avevo rivista? Era questo
il nome che dovevo dare a quello che provavo?
Non mi era mai successo niente di simile prima di allora, di questo ero certo, come ero certo di
come pensare a lei mi facesse sorridere anche dopo tutto quel che Loki aveva detto.
Loki... era da tempo che non lo vedevo così scosso, ed io che credevo fosse la persona che meglio
avrebbe potuto capirmi.
In realtà lui l'aveva fatto, eccome, ma non immaginavo a cosa questo potesse portare. Non mi
aspettavo un simile impeto, una simile furia, da parte sua.
Mi chiesi quanto fosse nel giusto a dire quel che aveva detto di me, e quanto fosse deviato dalla
rabbia. Mi aveva paralizzato, non riuscivo a reagire a quanto mi stava dicendo, forse proprio perché,
insieme alla sua ira, stava sbattendomi in faccia nient'altro che la verità.
Davvero ero così incapace di guardare intorno a me? Davvero non avevo colto che, dietro all'affetto
fraterno, Loki provasse qualcosa di diverso? Da quanto lo teneva nascosto? Era forse gelosia, la
sua?
Troppe domande, una sola certezza: non dovevo ignorare le sue minacce.
Sapevo quanto Loki potesse essere pericoloso e che fosse perfettamente in grado di mettere in atto
quel che diceva. Non sapevo quando e come avrebbe potuto agire, ma non potevo sottovalutare il
rischio.
All'idea che potesse far del male a Medea mi sentivo impazzire.
Se l'avesse fatto, se l'avesse toccata, con tutta quella rabbia che aveva in corpo... non ero certo di
poter trattenermi dal compiere azioni di cui pentirmi.
Dovevo tornare su Midgard, subito. Dovevo proteggerla.

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