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Fabrizia Vannucci
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Un libro come questo di
“racconti fuori dalla realtà”,
può essere il mezzo giusto per evaderne
e per farvi ritorno da un’altra porta,
ricaricati di un’emozione o di un sorriso.
Fabrizia Vannucci
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Racconti fuori dalla realtà
Il Signor Nessuno
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Detroit…cinquant’anni dopo.
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L’ombra fuggita
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era dissociata.
...“Finalmente libera!” Pensò. “Posso andarmene
sulle ali del vento, allungarmi al sole o distendermi sull’erba
e rimanere incantata a guardare la luna.”
...“Finalmente conoscerò emozioni mai provate e
che a Camille non mancano per niente. Lei ha il teatro.
Una vita passata a recitare la vita degli altri.”
Il tempo corre veloce per l’ombra, attratta da tutto
un mondo sconosciuto, che vive e pulsa fuori dalle mura
del teatro.
Ma presto avverte una sensazione strana, come di
solitudine.
...“Il sole sta sorgendo” pensò “me ne andrò
in mezzo a quel filare di alberi dove ognuno ha la sua
ombra. Cercherò di fare amicizia con loro. Da quando mi
sono staccata da Camille in fondo mi sento un po’ sola.
L’Ontano più vecchio in mezzo agli altri, gli chiese
da dove venisse e che cosa facesse lì, fra le ombre del
filare.
...“Dici a me vecchio albero? Sono un’ombra
staccata dal corpo materiale che mi proiettava. Avevo
voglia di girare il mondo, ma la ‘mia lei’ non era d’accordo.
Allora me la sono svignata e l’ho lasciata senza ombra.”
...“Chissà come se la cava senza di me.”
...“Se la caverà certamente male! Tu non puoi
sovvertire l’ordine precostituito, quello che genera
l’armonico equilibrio universale. Ogni corpo umano, ha
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Camille e che lei aveva registrato nella sua mente cosi bene,
che vi risuonò come un campanello svegliandola.
Il suo amore per il teatro e la sua dedizione assoluta
verso di esso, la fece riemergere improvvisamente dal suo
dormiveglia privo di vitalità.
Si drizzò su di scatto e si mise a truccarsi di corsa, poi
in fretta e furia indossò l’abito di scena.
Infine si guardò nello specchio, si ammirò e si sentì
diversa, come se fosse tornata da un lungo viaggio in un
posto spento, senza luci nè ombre..l’assoluto niente!
...“Camille..tocca a te. Fra poco si va in scena.”
...“Sono pronta. Arrivo.”
Si guardò un’ultima volta ed esclamò a voce alta:
...“Come sono pallida! E nonostante il cerone
di scena. Quando saranno terminate le repliche della
commedia mi prenderò un lungo periodo di vacanza.”
...“Ma già domattina voglio andare a fare una
passeggiata lungo la spiaggia e un bel bagno in mare. Voglio
la brezza del vento fresco sulla pelle baciata dal sole.”
...“Sono stata troppo tempo chiusa in un teatro. E’ ora
di cambiare.”
Quelle parole risuonavano come una dolce musica
per l’ombra, la quale pensò che, la sua fuga, aveva fatto bene
a tutte e due.
Si ripromise che, all’indomani, quando Camille
avrebbe passeggiato lungo il bagnasciuga, avrebbe fatto di
tutto per affinarsi, allungarsi e ammorbidirsi nelle forme,
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Attaccami la testa!
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ti sopporto più.”
...“Perché, ti sopporto io forse?? Sei brutto, fatto male
e senza seno, disastro di corpo aggiunto che non sei altro! Ma
guarda se la mia bella testa con questa meravigliosa criniera
rossa che ho, deve stare sopra un corpo di lamiera messo
insieme alla bell’ e meglio!
E poi qual è, di grazia, ‘sta missione che dobbiamo portare
a termine? Io non ne so niente, potevate dirmelo, mi sarei
rifatta il trucco!”
...“Con quali mani? Le mie non si sarebbero prestate
a tanto… sarebbe stata una truffa per gli occhi degli altri.
Che cavolo vuoi che faccia il trucco sul tuo viso? ...Sei così
brutta che è persino troppo definirti tale!”
...“Sei un vero gentleman dei miei stivali! Avresti
dovuto vedermi quando ero viva davvero! Avresti sbavato
su di me e io non ti avrei neppure guardato, specie di rottame
tecnologico.”
...“Io non sbavo… dovresti sapere che un drone non
ha saliva.”
...“Allora mi dici qual è questa missione?”
...“Se riesci a star zitta due minuti ci provo. Il Prof
vuole che uccidiamo il Presidente.”
...“Uccidere il presidente? Quale! E perché mai? E poi
scusa, lo andiamo a uccidere così, a piedi... senza armi?”
...“Le armi ce l’ho io incorporate… tutte quelle che
occorrono, stupida testa rossa che non capisce un cavolo..
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dell’umorismo!”
...“Sei celebre dove? Fra le lamiere di scarto, quelle
che qualcuno abbandona nelle discariche?”
...“Senti chi parla... Ooh Rossa... hai dimenticato che
proprie fra i rifiuti ti hanno ammazzato e poi... ritrovato,
purtroppo? Ma ‘statte zitta’ e lasciami pensare a quello che
dobbiamo fare.”
...“Non ho mai sentito dire che si pensa... con la
pancia!”
...“Io faccio tutto con la pancia. Elaboro, progetto e
approfondisco, così so sempre quello che devo fare!
Non sbaglio mai! In fondo il Prof mi olia con olio evo di
prima qualità e le rotelle girano che è una bellezza. Gli umani
dicono “che sono quello che mangiano” e io sono quello
“che olio mi unge”... e cioè: ‘Bravo’!”
...“Bel paragone! Si vede che gli umani mangiano
proprio male se sono quello che mangiano, non si contano i
casini che hanno sempre combinato! Sarà colpa della cattiva
digestione... poveracci però, ne soffrono un po’ tutti a quel
che sembra.”
...“Uff... e poi sono noioso io... e smettila con i
sermoni che mi fai girare i coglioni... pardon, le mie rotelle.
Mentre parlavi perché c’hai la bocca, è proprio il caso di
dirlo, io ho capito tutto!”
...“Con quanto olio ti sei unto? Ti fumano le rotelle e
puzzano di strinato. Guarda che così rischi di andare in corto
circuito e chi s’è visto s’è visto. E così la mia testa resta qua...
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sfattino! Guarda quella là, è rossa come me, sai che figurone
ci farei lì dentro!!
Mi ricordo quando ero viva sul serio che, un giorno, mi
trovai davanti ad un albergo da sogno, sai quelli dove vanno
i ricconi e, a un certo punto, vidi una macchina come questa
che si fermò davanti a me... rimasi abbacinata.
Pensai: ‘chissà che po’ po’ di Adone sta per scendere!’...oh...
mi toccò di inforcare gli occhiali con la lente d’ingrandimento
che usavo per leggere, perché per poco non lo vedevo quella
specie di nanetto con le gambe storte che ne discese... ma
vidi bene la stangona bionda che scese dall’altra parte,
e andò con lui. ...Alché pensai: ‘al cuor non si comanda, che
bello l’amore e poi...cosi disinteressato’!! E pensare che,
proprio prima che mi staccassero la testa, stavo leggendo
che questa società è fatta solo d’ immagine. Ma che bugia...
che bella bugia!”
...“Ora ti metti anche a fare la filosofa? Non puoi,
non sei una mente, sei solo una testa vuota. E via... andiamo
a “prendere in prestito la macchina rossa”... che credi, che
sia un piacere camminare così tanto con le lamiere che mi
sfriggono e fanno le scintille mentre ti porto sul mio
braccio? Zitta ora... guarda e impara!”
...“Guardo e imparo... ma che guardo, che imparo se
mi appoggi qui! Dai, forza, sbrigati almeno. Ma che fai...
quanto ci metti?? C’è un poliziotto che sta venendo verso di
noi... Ehi... mi hai sentita??
Hai...mi fai male, sono una testa mica un soprammobile. Ma
perché mi rimetti sul braccio? “Attaccami” che guido io la
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macchina.
...“Zitta... devo correre a più non possoooo... c’era il
proprietario che dormiva dentro la macchinaaa ...”
...“Aiuto... smetti di correre... ma non avevi visto
prima di aprire lo sportello che c’era il proprietario??? Ma
senti la sirena della polizia che ci rincorre... mi assordaaaa.”
...“Come potevo vedere dentro, quando la mia pancia
arriva solo al limite dello sportello e tu sai che io vedo solo
con quella, dal momento che gli occhi ce l’hai tu??”
...“E come facevo a vederlo io dal momento che, per
scardinare lo sportello, ti occorrevano tutte e due le braccia e
mi hai appoggiata in terra????”
...“No no no... mi dispiace... io voglio tornare nel
laboratorio del Prof! Meglio galleggiare nel liquido di
mantenimento, che andare in missione con te. Potrei anche
morire davvero se continuiamo così. Guarda, mi hai fatto
venire i capelli elettrici e tutti ritti... ma come fai ad essere
così scemo... come fai? Ma sei proprio ‘senza testa’!!!”
...“Fermiamoci qui.. dietro questa casa. Non ci
vedranno…sono tutti indaffarati a cercarci lungo la strada
principale.”
...“Non sono mica scemi come te. Quando capiranno
che non possiamo essere andati troppo lontani, perché siamo
a piedi, verranno a cercarci anche qui, stanne certo, quanto è
vero che uno più uno fa due.”
...“No, quant’è vero che due meno uno fa uno, perché
l’altro viene ucciso da me. Se non stai zitta ti strozzo!”
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Sarà meglio.”
...“Allora fai silenzio e entriamo. Toh, guarda. Qui c’è
una porta socchiusa. Chi l’ha lasciata aperta è un’altra testa
di gallina come te. Ma, dico, si lascia aperta una porta dove
abita un Presidente? E’ questa la sicurezza?”
...“Ringraziala quella testa di gallina, ci sta facilitando
il compito... no?!?”
...“Quasi quasi non lo uccido… è troppo facile, non
c’è gusto!”
...“Ma vuoi scherzare? Non siamo mica in Mission
Impossible di Ton Crisi! E’ solo una missione segreta.
Hai visto troppi film.”
...“Sssssssss… ci siamo! Guarda cosa c’è scritto sulla
porta del corridoio.”
...“Non posso. Non ci vedo… non ho gli occhiali.
Il prof diceva che mi avrebbe messo le lenti a contatto. Ma
non l’ha fatto.”
...“Te lo dico io cosa c’è scritto:” Sala di Sabrage del
President”… Ma che ignoranti… hanno dimenticato la e.”
...“Sabrage… Sabrage...? Mi ricorda qualcosa… ma
non so cosa.”
...“Sicuramente vorrà dire stanza del Presidente.
Siamo nel sito giusto. Silenzio. Proviamo a entrare.”
...“Ehi…ma quanta gente c’è? Come facciamo a
sapere chi è il Presidente?..Ma... ma che hanno in mano
tutti?... Ehi, lascia stare i miei splendidi capelli rossi, chi ti ha
detto che li voglio tagliare? Fermo… Fermi… Aiut… Spara,
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al varco.”
...“Troveremo un modo…ma non senti qualcosa di
strano? Come un tuono... no, una voce forte come il tuono…
non la senti?”
...“E’ vero... E si avvicina… Sembra... sembra che
dica….”
...“Disgraziati! Vi ho trovato finalmente! Pensavate
che non venissi a sapere quello che avete combinato? Non
sapete chi sono io?!”
...“Siamo finiti. E’ la voce del Prof... ma da dove
viene? Sembra che venga da lassù... dalle stelle.”
...“Prof... ci dispiace… c’è stato un errore di
interpretazione. Abbiamo sbagliato a leggere la targa
sulla porta… non era Presidente... era President. Quindi non
abbiamo potuto uccidere il Presidente come ci avevi
ordinato di fare.”
...“Ma quando mai io, vi ho ordinato di uccidere il
Presidente… e poi quale Presidente? Sei stato tu che non
hai capito nulla! Tu e il tuo vizietto di rigirare la chiavetta
di accensione al contrario, per provare la scossa che ti da
un’emozione. Godurioso ammasso di latta. E l’hai fatto
proprio quando t’impartivo gli ordini. I tuoi circuiti sono
andati in tilt e così, hai capito soltanto la fine, delle mie
parole.”
...“La latta è debole Prof, specialmente la mia…
sembra carta d’alluminio!”
...“Ma allora tanto rumore per nulla!”
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L’incredibile Claudia
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Appendice
Il prossimo racconto è estrapolato da uno dei miei libri
dedicati a Lucca, la mia amata città.
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Le leggende
non muoiono mai!
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vacanza lucchese.
...“Possibile che una birra in più mi abbia ridotto
un simile straccio?” pensava fra sè.
...“Come sono rientrato in albergo? Non lo ricordo
affatto.”
Il cellulare continuava a squillare e lo distolse dai
suoi pensieri.
...“Pronto? Ah sei tu Andrea … si sto bene, non
preoccuparti, solo un gran cerchio alla testa. Cosa
normale con quello che ho bevuto la notte scorsa. Come?
Ho bevuto solo una birra? Ma sei sicuro di quel che dici?
Io non ricordo niente. Non ricordo nemmeno come ho
fatto ad arrivare qui in albergo!”
...“Non lo so neppure io cosa hai fatto” rispondeva
Andrea dall’altra parte del telefono “ma posso assicurarti
che hai bevuto solo una birra e poi, dopo che ti abbiamo
fatto gli auguri, ci hai salutato frettolosamente dicendo
che avevi un impegno. E io, per questo, ti sto chiamando,
per sapere com’è andato questo impegno!” concluse
Andrea con un risolino che lasciava intendere a quale
dolce impegno alludesse.
...“Ma quale impegno! Ma cosa stai dicendo? Io
sono arrivato ieri sera a Lucca e sono venuto subito in
birreria a brindare con voi….non avevo proprio nessun
impegno e, comunque, non ricordo niente. Ti ho detto
che non ricordo persino come ho fatto ad arrivare nella
mia camera d’albergo!”
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Fantascientifico
Il Signor Nessuno pag. 5
Introspettivo
L’ombra fuggita pag. 23
Humor
Attaccami la testa! pag. 37
Inverosimile
L’incredibile Claudia pag. 67
Horror fantasy
Le leggende non muoiono mai! pag. 85
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Copertina e racconti
di Fabrizia Vannucci
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