Sei sulla pagina 1di 105

Attaccami la testa!

Racconti fuori dalla realtà

Fabrizia Vannucci

1
2
Un libro come questo di
“racconti fuori dalla realtà”,
può essere il mezzo giusto per evaderne
e per farvi ritorno da un’altra porta,
ricaricati di un’emozione o di un sorriso.
Fabrizia Vannucci

3
4
Racconti fuori dalla realtà

Il Signor Nessuno

Pioveva a dirotto e lui non aveva l’ombrello.


Quando era uscito di casa il tempo non era poi così male,
anche se ad un occhio più attento, quelle nuvole grigie
lassù nel cielo sarebbero apparse procellose di tempesta.
Ma lui non aveva incorporato nè l’orologio
del tempo, nè il fiuto per capire il cambiar del vento.
Erano cose quelle, non adatte a lui. Lo strano era che, pur
camminando sotto la pioggia senza alcun riparo, non era
per niente bagnato.

5
Racconti fuori dalla realtà

Era un’anima solitaria, sembrava vivere “oltre”,


in un mondo tutto suo in cui nessuno poteva entrare. Un
mondo impenetrabile dentro il quale lui si muoveva con
il passo felpato di una pantera, in silenzio, senza mai fare
un rumore.
I vicini di casa dopo aver cercato inutilmente di
fare amicizia con lui, lasciarono perdere; si convinsero
che quell’uomo non voleva nessuno intorno a sè.
Scorbutico com’era non rispondeva mai ad un saluto nè,
tanto meno, agli inviti per le varie feste di compleanno
del quartiere.
A pensarci bene, non c’era un vicino che l’avesse
mai visto in faccia; camminava sempre a testa bassa e
portava un cappello nero calato sugli occhi.
Il comportamento di quell’uomo che neppure sapevano
come si chiamasse, incuriosiva questi vicini, specialmente
quando, nel bel mezzo della notte, se a qualcuno di loro
capitava di alzarsi per qualche necessità, vedevano le
sue finestre tutte illuminate.
Dai oggi, dai domani, avevano oramai appurato
che la cosa era normale routine.
Pensarono che quel tizio avesse problemi
d’insonnia, visto che sembrava non dormire mai e che,
per questo motivo, fosse così burbero.
In fondo una persona che non gode di un sereno
riposo, non ha certo voglia di sorridere, specialmente se,
dopo una notte insonne, deve andare a lavorare di buon

6
Racconti fuori dalla realtà

mattino, o almeno pensavano che andasse al lavoro.


Il Signor Nessuno, questo era il soprannome che
il vicinato gli aveva dato, non avendo nome sulla targa
di casa, nè una cassetta della posta su cui leggere il suo
nominativo.
Il Signor Nessuno pareva non dormire la
notte e uscire di casa molto presto al mattino, per poi
rientrarvi verso le 21. Questo fece anche quella sera che fu
visto entrare in casa per niente zuppo di pioggia, benché
piovesse a rovescio e fosse senza ombrello.
Le mosse del Signor Nessuno erano perfettamente
conosciute dall’anziana signora Ebel. Avendo quasi
novant’anni ed essendo immobilizzata su di una sedia a
rotelle, non aveva niente di meglio da fare che scrutare
tutto quello che le era possibile vedere dei vicini e, in
particolar modo, di quel vicino cosi misterioso del quale,
tuttavia, dopo un anno, non era ancora riuscita a sapere
un bel niente.
Ebel moriva dalla curiosità di conoscere qualcosa
di più su quel personaggio, una curiosità che proprio non
riusciva a contenere e, per questo motivo, si ripromise di
chiedere a suo nipote Gabriel, che sarebbe venuto a farle
visita la domenica prossima, di accompagnarla fino alla
porta del Signor Nessuno.
Da sola non ce l’avrebbe potuta fare. ma, assieme
al nipote, un ragazzone baldanzoso, avrebbe certamente
trovato la forza di suonare a quella porta.

7
Racconti fuori dalla realtà

Già immaginando la scena, fra sè pensava: “voglio


proprio vedere se non apre ad una vecchia signora che,
paralizzata, fa uno sforzo così grande solo per andarlo a
salutare!”
E’ risaputo che la curiosità, per la scienza, è la
molla che porta alla conoscenza ma, per alcuni, è un vero
ed inopportuno difetto, come per Ebel, che nella vita era
stata spesso maltrattata proprio per la sua eccessiva ed
invadente curiosità.
Ma la vita di una persona anziana che vive da sola,
eccezion fatta per una badante a ore e dame della carità
o per qualche visita di un nipote, è talmente scialba e
vuota, assordante per i suoi silenzi e devastante per il
progressivo declino fisico, che, una certa qual dose di
curiosità, rappresenta l’unica nota vivace per una mente
che, ormai, si sta spegnendo.
Intanto, anche quella sera, il Signor Nessuno dopo
essere entrato, aveva acceso come sua abitudine, tutte
le luci delle varie stanze di casa sua e, come al solito, le
tenne accese tutta la notte.
Arrivò la domenica e Gabriel, come promesso
all’anziana nonna, andò a trovarla. Il ragazzo non fece
in tempo ad entrare nell’abitazione della sua vegliarda
parente che si ritrovò fuori, a spingere la carrozzina che
portava nonna Ebel.
… “Ma nonna, ero venuto a trovarti per bere un tè
insieme e parlare un po’. Perché hai voluto uscire subito

8
Racconti fuori dalla realtà

appena mi hai visto?”


… “Hai ragione caro Gabriel, ma ho urgenza che
tu mi accompagni qui accanto dal mio vicino. Il tè lo
prendiamo dopo, non preoccuparti, ho fatto comprare
anche dei favolosi pasticcini dalla badante proprio
per questa occasione. Ora, per favore, accompagnami
davanti alla porta del Signor Nessuno. Sai, tutti qui lo
chiamiamo così, perché non lo conosciamo di persona e
non sappiamo neppure il suo nome ma, oggi, io voglio
mettere fine a questa storia. Sono curiosissima, una volta
per tutte, di fare la sua conoscenza.”
… ”Pensaci bene nonna…potremmo essere troppo
invadenti. In fondo se dopo un anno il Signor Nessuno
ancora non si è fatto conoscere potrebbe voler dire ‘che,
semplicemente, non vuole farsi conoscere’. Ci hai mai
pensato?”
Nonna Ebel sgranò gli occhietti celesti come un
laghetto alpino e rivolgendosi a suo nipote esclamò:
“ Forse la sua è solo timidezza…aiutiamolo a vincerla!
Su…andiamo!”
Gabriel conosceva il caratterino di sua nonna
Ebel, se si metteva in testa qualcosa, non esisteva alcuna
possibilità di farle cambiare idea.
Da giovane, testarda come un ariete, se voleva
una cosa e non veniva assecondata, faceva fuoco e
fiamme, per cui spesso, per la sua curiosità, si metteva
nei guai, come gli raccontava sua madre.

9
Racconti fuori dalla realtà

Diventata anziana, non avendo più la baldanza


giovanile, se non era assecondata, si metteva, invece, a
piagnucolare come una bambina troppo viziata.
Gabriel, che la conosceva bene, a malincuore
si sottomise al volere della nonna e, spingendo la sua
carrozzella, s’incamminò verso la casa del vicino, con
la speranza in cuor suo che, questo oscuro vicino, non ci
fosse.
“Ma come… non c’è il campanello…Gabriel
prova a bussare” disse Ebel al nipote sconcertato …“che
aspetti… dai bussa!”
Gabriel fece come diceva la nonna, bussò e ribussò,
ma il Signor Nessuno non rispose e tanto meno aprì.
Il giovane si sentì sollevato. Era quello che sperava,
che non ci fosse anima viva in casa e sembrava proprio
non ci fosse. L’idea di andare a suonare o bussare alla
porta di quello sconosciuto, non sapeva perché, ma gli
creava un po’ d’inquietudine.
…“Dai nonna, torniamo a casa…il Signor Nessuno
non c’è come puoi capire.”
…“Non ci credo” disse nonna Ebel puntando
i piedi sulla carrozzina, con quel suo fare stizzoso che
assumeva quando non aveva ottenuto ciò che voleva.
...“Non ci credo, perché oggi non l’ho mai visto
uscire da questa casa, mentre l’ho visto rientrare ieri sera
con i miei occhi.
…“Ma è domenica, starà dormendo, non deve

10
Racconti fuori dalla realtà

andare al lavoro e forse, non sente bussare… andiamo


nonna, torniamo indietro.”
…“No! Prova un’altra volta… bussa più forte!”
…“E va bene. Ma se non apre, questa volta ce ne
torniamo a casa.”
Gabriel era contrariato. La cosa stava andando
per le lunghe e la cocciutaggine della nonna ormai stava
cominciando ad infastidirlo veramente.
Lui era una persona rispettosa delle regole e mai
e poi mai, gli sarebbe passato per la mente di fare quello
che sua nonna stava costringendolo a fare.
Provò di nuovo a bussare ma il Signor Nessuno
non aprì. Girandosi verso sua nonna, fece per spingerne
la carrozzina per tornare indietro quando, la vegliarda,
in un impeto che non le era più abituale ormai da tempo,
si avventò contro la porta spingendola e la porta… si
aprì!
…“Ma era aperta!” Esclamò meravigliata.
…“bastava spingerla.”
…“Nonna, questa è violazione di domicilio, qui
finisce che mi mettono in galera e tu, data l’età, agli
arresti domiciliari. Richiudi quella porta e torniamo a
casa. E’ evidente che il Signor Nessuno, o come cavolo
si chiama, non è nella sua abitazione. Magari è uscito.
E’ domenica, sarà andato a distrarsi da qualche parte.
Forza, andiamo!”
…“Vai tu…lasciami qui..io l’aspetto. Ho detto che

11
Racconti fuori dalla realtà

voglio conoscerlo e lo conoscerò!”


…“E va bene, io me ne vado, tu resta pure qui ad
aspettarlo …quando arriverà, semmai arriverà, lo saluti
e torno a prenderti, tanto ti vedo benissimo dalla finestra
di casa tua. Però sei proprio testarda. Guarda che potresti
andare incontro a dei guai. Allora, te lo dico per l’ultima
volta: vieni o non vieni via con me?”
…“No, resto qui. Non c’è niente da temere e almeno
passo un po’ di tempo. Torna a prendermi più tardi.”
A malincuore Gabriel tornò sui suoi passi.
…“Ma guarda a cosa dovevo trovarmi oggi.”
“Speriamo che fra poco mi faccia cenno di andare a
prenderla e che questo episodio finisca qui. Nonna sta
diventando impossibile; questo Signor Nessuno la sta
ossessionando senza fare praticamente niente.”
“La curiosità è veramente un brutto male a volte.”
Nel frattempo era rientrato in casa della nonna e
si era messo davanti alla finestra della cucina che dava
direttamente sul giardino del vicino. Da lì poteva vedere
benissimo la vegliarda davanti a quella porta che si era
improvvisamente aperta. Sarebbe tornato a prenderla al
suo primo cenno di richiamo.
Il tempo passava e il vicino non si vedeva. La
nonna era sempre sulla soglia di quella casa e non
accennava a chiamarlo per rientrare. Così, Gabriel,
decise di farsi finalmente il famoso tè che voleva bere
insieme alla sua anziana parente e assaggiare qualcuno

12
Racconti fuori dalla realtà

di quegli splendidi pasticcini che facevano bella mostra


di sè sul tavolo del soggiorno.
Si assentò dalla finestra di cucina soltanto pochi
minuti, il tempo di prepararsi la bevanda e prendere i
pasticcini. Si mise di nuovo di guardia alla finestra.
Per poco, il tè bollente non gli cadde addosso, mentre i
pasticcinì volarono per terra disperdendosi.
La nonna non c’era più!
…“Ma non può essere entrata. Ho messo io stesso
il fermo alla carrozzina. Lei non ha la forza di toglierlo!”
Una strana paura lo colse. Non capiva cosa stava
accadendo. Quella situazione stava facendosi sempre più
assurda, e una voce dentro di lui gli suggeriva di non
andare a cercare nonna Ebel.
…“Assurdo!” pensò, “certo che vado a riprendere
mia nonna. Magari il vicino era in casa e ora non sa come
fare a disfarsi di lei che, quando vuole, è decisamente
petulante.
Gabriel fece di corsa la breve strada che divideva
le due case e si trovò, in un lampo, davanti alla porta del
Signor Nessuno.
…“Permesso? Sono venuto a riprendere mia
nonna. Sa, ha voluto conoscerla per forza” ma la voce gli
mori in gola.
Del vicino e della nonna non c’era traccia. Una
porta cigolava. Senza neppure pensarci un secondo,
Gabriel si lanciò nella direzione da cui proveniva quel

13
Racconti fuori dalla realtà

rumore e si trovò in una stanza vuota. La porta della


stanza oscillava su se stessa, affacciandosi sul retro del
giardino della casa. Non c’era un solo piccolo spazio
verde, nè una pianta e tantomeno un fiore.
In particolare lo colpì l’erba bruciata ed una
buca molto profonda in mezzo a quello spazio che tutto
sembrava, all’infuori di un giardino.
Avvertì un brivido lungo la schiena senza capirne
il perché, anche se le sue antenne sensoriali e la sua
coscienza espansa, gli stavano inviando messaggi di
qualcosa d’incredibile che era appena accaduto e che lui
non riusciva a interpretare.
...“Ma la nonna dov’è? ... Qui è proprio il caso di
dire che non c’è “nessuno”.
Guardò ovunque, ma della nonna neppure l’ombra.
Cominciò a disperarsi per quella scomparsa senza
alcuna spiegazione.
...“Nonna…nonna dove sei?” Nessuna risposta.
Disperato decise di ritornare in casa della vecchietta, per
telefonare alla polizia anche se, forse, non gli avrebbero
creduto.
E infatti, si senti rispondere che era troppo presto
per dire che sua nonna era scomparsa e che la cercasse
ancora nel luogo dove l’aveva lasciata e non più trovata.
Grazie alla sua insistenza, Gabriel ottenne dalla
stazione di polizia l’invio di una pattuglia per un primo
sopralluogo.

14
Racconti fuori dalla realtà

Detroit…cinquant’anni dopo.

La sera era scesa silenziosa sull’ ultima scia di un


tramonto rutilante.
L’uomo con i capelli bianchi chiuse il libro che
stava leggendo ad alta voce ai suoi due nipotini e,
reclinando il capo sulla spalliera della poltrona, disse
ai bambini che avrebbe letto loro la fine della storia un
altro giorno, perché era stanco e voleva riposare.
Ma una lacrima gli stava scendendo giù per le
rughe e luccicò nella penombra illuminata dalla lampada
notturna, prima di andare a perdersi nella folta barba che
faceva da cornice a quel viso d’anziano.
Gabriel si chiese perché mai avesse detto ai
bambini che la fine di quella storia, gliel’avrebbe letta un
altro giorno, dal momento che ancora non l’aveva scritta
e, forse, non l’avrebbe scritta mai.
Quel pensiero gli faceva male e gli accendeva
dentro una tristezza mai veramente sopita.
Quel fatto tragico che gli accadde in gioventù,
aveva pesato sulla sua coscienza per tutta la vita vissuta
sino a quel momento. Non aveva più voglia di pensare e
tantomeno di parlare.
La tristezza prendeva sempre più spazio dentro di
lui, lasciandogli una sensazione di inutilità nei confronti
di quanto accadutogli, che letteralmente lo spossava.
Chiuse gli occhi e fece finta di dormire non prima

15
Racconti fuori dalla realtà

di aver salutato con un tenero buffetto i simpatici nipoti.


I bambini non dimostrarono di aver visto quella lacrima
e che, dopo avergli dato un bacio sulla guancia ancora
umida, corsero dalla loro mamma.
...“Mamma, mamma, il nonno piange. Ci stava
leggendo la storia della vecchietta scomparsa, ma ha
cominciato a piangere e ha chiuso il libro, dicendo che
voleva riposarsi e che finirà di leggerci la storia un altro
giorno.”
...“Quella storia è senza fine… Il nonno non la
scriverà mai. E’ la storia di un fatto inspiegabile. Ha
pubblicato sul suo ultimo libro scientifico la scomparsa
di nonna Ebel, spiegando che, quella storia incredibile e
senza alcuna apparente spiegazione razionale, è stata la
molla che lo ha indotto ad intraprendere lo studio della
fisica. Oggi, è uno dei massimi esperti in fisica teorica,
cosmologia e quantistica, ma la storia è ancora senza
fine. Credo che ormai abbia perso la speranza, dopo i
tanti anni in cui ha cercato, nell’invisibile, la spiegazione
che non ha mai trovato nel mondo reale.”
...“Ma è una storia vera. Quella vecchina era sua
nonna. C’è l’ha accompagnata lui in quella casa, come fa
a non sapere cosa è accaduto poi?”
...“Nessuno all’epoca capì dove fosse finita nonna
Ebel, nonostante le ricerche fatte, non fu mai ritrovata.
Soprattutto non compresero mai come una donna
anziana e sulla carrozzina, potesse sparire nel nulla in

16
Racconti fuori dalla realtà

un istante e senza lasciare alcuna traccia. Sono passati


cinquant’anni e ad oggi, Gabriel, mio padre, vostro nonno,
soffre ancora moltissimo per la scomparsa misteriosa della
sua nonnetta, scomparsa di cui si sente responsabile.
...“Ma il signor Nessuno che fine ha fatto? Anche
lui è scomparso nel nulla?”
...“Non lo videro mai più dopo quel fatto e in molti
hanno pensato che sia stato proprio lui a far sparire Ebel.
Ma come e perché mai? Soltanto perché la sua anziana
vicina era andato a trovarlo per portargli i suoi saluti? No,
la cosa non reggeva, fatto sta, però, che sono scomparsi
nel nulla tutti e due, il signor Nessuno e la nonna.”
...“E c’è qualcosa di ancora più inspiegabile in
questa brutta e misteriosa vicenda.”
...“Cosa mamma? Cosa c’è piu’ inspiegabile di
quanto hai detto?”
...“Le luci. Dove abitava il signor Nessuno erano
sempre accese e nessuno, e non è un gioco di parole,
nessuno ha mai capito come facevano ad essere accese non
essendo presente alcun impianto elettrico nella casa.”
...“Forte!” Esclamò il più grandicello dei ragazzini
”Ma allora c’erano i fantasmi!”
...“I fantasmi non esistono. Chi vi mette in testa
queste storie? A letto su, che è tardi. Domattina dovete
alzarvi presto per andare a scuola. Non vorrete perdere
l’ultimo giorno prima delle vacanze.”
Il silenzio abbracciò la casa. La notte è un tempo

17
Racconti fuori dalla realtà

magico privo di luce. L’assenza del sole e dei suoi raggi,


sostituita dal buio delle tenebre, è spesso motivo di paura
ma, contemporaneamente, affascina.
Gabriel non dormiva. I pensieri si accavallavano
nella sua mente “accerchiandolo come soldati pronti a
sparare”, soldati con armi sempre cariche, che, come
spettri, lo inseguivano ormai da cinquant’anni.
Aveva cercato di darsi spiegazioni logiche e anche
illogiche; aveva elaborato ipotesi e congetture ai limiti
della scienza di cui era uno studioso, arrivando a farsi
un’idea quasi precisa di ciò che avrebbe potuto veramente
essere accaduto a sua nonna e al Signor Nessuno. Ma
sapeva, proprio per lo studioso che era, che nessuna delle
teorie elaborate avrebbero mai potuto godere di un riscontro
realistico che spiegasse l’accaduto.
Conoscenze, intuizioni, ipotesi e anche qualche
certezza, ma la sicurezza delle affermazioni convalidate
da esperimenti scientifici approfonditi, purtroppo non
c’era ancora. Poteva solo supporre cosa dovesse essere
accaduto in quel fatidico momento in cui lasciò nonna
Ebel davanti a quella porta.
Doveva essersi aperto un varco temporale che
l’aveva proiettata in un’altra dimensione, in un mondo
parallelo se non in un universo parallelo.
Un tunnel iperdimensionale che aveva inghiottito
nonna Ebel e il Signor Nessuno. A proposito di questo
strano personaggio si era fatta un’idea sua.

18
Racconti fuori dalla realtà

Il Signor Nessuno era veramente nessuno. Non era


una persona reale, ma la materializzazione indefinita di
un’ energia che viaggiava fra diversi mondi paralleli e che
serviva da anello di congiunzione fra essi.
Chissà quante altre persone erano state trasferite
attraverso quel tunnel costantemente aperto, in quella che
sembrava essere la sua abitazione.
Era il tunnel a sprigionare quella luce accecante che
vibrava quando lui vi faceva ritorno.
Forse era una sorta di viaggiatore del tempo, pensò
Gabriel, un’energia che rapisce le persone per portarle in
mondi diversi, sottoporle ad esami scientifici, ampliarne
la conoscenza, come si racconta facciano gli extraterrestri,
insomma.
Spostò la tenda della finestra della sua camera,
ormai la notte stava consumando la sua ultima ora prima
della tiepide luci dell’alba.
L’ennesima notte insonne, vissuta fra un pensiero e
l’altro, aspettando un sogno o una qualche illuminazione
su quel fatto che l’aveva tanto segnato! Ma niente. Mai
niente.
Spostò lo sguardo sulla casa che gli stava davanti e
che, da quel lontano giorno in cui la nonna vi scomparve,
non fu mai più nè affittata nè venduta.
Lui era rimasto nella casa della nonna anche dopo
sposato, insieme alla sua famiglia, sua moglie e la figlia
che, a sua volta gli aveva dato due splendidi nipotini e che,

19
Racconti fuori dalla realtà

in quel periodo, si trovavano da lui per le ormai prossime


vacanze natalizie.
...“Forse non ho capito niente di tutti gli studi
fatti, perché privi di certezze” pensava Gabriel “ ma se
davvero la nonna è finita in un tunnel spazio-temporale o
in un mondo parallelo, potrebbe essere ancora viva. Non
lo saprò mai!”
Un lampo, di colpo, lo strappò ai suoi pensieri.
Una luce fortissima si accese all’improvviso nella casa
davanti a lui, proprio in ‘quella casa’.
Rimase immobile, sbalordito a quella vista.
”Nonna”...Nonna sei davvero tu?”
Fu un attimo!
La nonna, esattamente come era cinquant’anni
prima, parve guardarlo, mentre un lieve sorriso le
increspava i lati della bocca.
Un attimo o un millennio, chissà….
L’esile figura scomparve mentre la luce accecante
si spense.
Una visione? Un sogno?
No, non poteva essere, era sveglio.
La nonna era apparsa davanti a lui anche se solo per
il tempo terreno di un batter di ciglia.
Gabriel era in preda ad un’emozione fortissima,
che lo smuoveva dentro come uomo e come scienziato e
che non sapeva definire.
Le lacrime si alternavano ai sorrisi per aver rivisto

20
Racconti fuori dalla realtà

la nonna come era al tempo in cui scomparve.


La scienza non sbagliava ad enunciare le sue
affascinanti teorie sul Multiverso. Le dimensioni parallele
al nostro spazio tempo, esistono.
Era solo frutto della sua immaginazione? Forse
voleva a tutti i costi, darsi una spiegazione alla scomparsa
della nonna che non fosse la sua morte?
La sua confusione fu totale quando fece per chiudere
il libro che, come per magia, si apri sull’ultima pagina,
quella appena prima della copertina finale. C’era scritta
una frase che, prima di quell’apparizione, non esisteva.

“Caro Gabriel come hai visto io sto bene. Non prenderti


più pena per me. Ti abbraccio. Ora puoi scrivere la fine
della storia. “
Nonna Ebel.

21
22
Racconti fuori dalla realtà

L’ombra fuggita

Non ne poteva più di stare legata per forza a quella


donna.
Un’attrice, che viveva fissa in teatro e che, quando
non recitava sul palco, se ne stava nel suo camerino, a
provare la parte, a truccarsi, a mettersi parrucche.
...“Uff. Che noia! Anche un’ombra ha bisogno di
una vita più naturale”, pensava quel trasparente riverbero
di luce, che aspettava solo di esplodere nelle sue svariate
forme.

23
Racconti fuori dalla realtà

Con Camille, l’ombra, non aveva mai avuto la


possibilità di andare per i boschi, o su un sentiero di
montagna o a passeggiare lungo mare, dove il sole
l’avrebbe proiettata in tutta la sua lunghezza.
L’attrice se ne stava sempre in ambienti chiusi,
illuminati da una luce artificiale dove, l’ombra, veniva
proiettata in modo quasi spettrale sulle pareti circostanti.
La donna restava per ore ad ammuffire su pile di copioni
da leggere e da scegliere, per mandarli poi a memoria.
…“Camille, non vuole fare altro che l’attrice...
la vita sa solo recitarla su di un palcoscenico. Basta!
Me ne vado via!”
L’ombra, che aveva deciso di dissociarsi, l’aveva
fatto, andandosene per conto suo e lasciando l’attrice
senza il suo impalpabile riflesso.
“Camille, si va in scena! Fra poco tocca a te.”
...“Sono pronta. Che strano” pensò Camille
“sembra che mi manchi qualcosa. Ma cosa? L’abito di
scena è a posto, il trucco pure, la parrucca anche.”
...“Mah, sarà una mia impressione perché sono
emozionata. Sto per entrare in scena e, per gli attori,
anche se hanno già preso parte a tanti altri lavori, è
sempre come fosse la prima volta. Devo andare. Fra pochi
minuti devo essere sul palco.”
...“Ma certo che ti manca qualcosa cara Camille.
Ti manco io!” Esclamò fra sé l’ombra mentre, da fuori la
finestra del camerino, guardava quel corpo dal quale si

24
Racconti fuori dalla realtà

era dissociata.
...“Finalmente libera!” Pensò. “Posso andarmene
sulle ali del vento, allungarmi al sole o distendermi sull’erba
e rimanere incantata a guardare la luna.”
...“Finalmente conoscerò emozioni mai provate e
che a Camille non mancano per niente. Lei ha il teatro.
Una vita passata a recitare la vita degli altri.”
Il tempo corre veloce per l’ombra, attratta da tutto
un mondo sconosciuto, che vive e pulsa fuori dalle mura
del teatro.
Ma presto avverte una sensazione strana, come di
solitudine.
...“Il sole sta sorgendo” pensò “me ne andrò
in mezzo a quel filare di alberi dove ognuno ha la sua
ombra. Cercherò di fare amicizia con loro. Da quando mi
sono staccata da Camille in fondo mi sento un po’ sola.
L’Ontano più vecchio in mezzo agli altri, gli chiese
da dove venisse e che cosa facesse lì, fra le ombre del
filare.
...“Dici a me vecchio albero? Sono un’ombra
staccata dal corpo materiale che mi proiettava. Avevo
voglia di girare il mondo, ma la ‘mia lei’ non era d’accordo.
Allora me la sono svignata e l’ho lasciata senza ombra.”
...“Chissà come se la cava senza di me.”
...“Se la caverà certamente male! Tu non puoi
sovvertire l’ordine precostituito, quello che genera
l’armonico equilibrio universale. Ogni corpo umano, ha

25
Racconti fuori dalla realtà

la sua ombra perché essa rappresenta la totalità del


suo inconscio, cioè tutto ciò di cui una persona non è
pienamente cosciente.”
...“Privandola dell’ombra hai tolto, a chi la
possedeva, il suo inconscio. Il suo ego si sentirà
defraudato di qualcosa di molto importante.”
...“Probabilmente la tua padrona non proverà più
emozioni o sensazioni sconosciute e, per questo motivo,
non drizzerà più le sue antenne verso l’invisibile che la
circonda.”
...“Non avrà più la poetica sensazione di captare
qualcosa di diverso dal mondo reale, quel senso indefinibile
di sentire che c’è qualcosa di più, oltre a ciò che si vede.
Con la tua fuga, insomma, la renderai molto triste.”
...“Non capisco cosa vuoi dire. Sono una semplice
ombra. Mi dici frasi che non comprendo. Come faccio io
ad essere tutte le cose che dici?”
...“Torna da lei..vedrai che ne sarà felice. Il mondo
degli umani è strano, inventano spesso cose senza senso,
campate per aria e senza alcun fondamento. Vuoi sapere
cosa accadrà quando qualcuno si accorgerà che la tua
padrona è senza ombra?”
...“Perché? Cosa dovrebbe accadere e perché a
qualcuno dovrebbe interessare il fatto che la ‘mia lei’ è
senza ombra?”
...“Ma dove hai vissuto quando eri attaccata a lei?
Non lo sai che c’è sempre qualcuno che si interessa dei

26
Racconti fuori dalla realtà

fatti degli altri solo per criticarli? Sapessi quante


storie potrei raccontarti in questo senso e che molti hanno
raccontato qui, sotto le mie fronde, nei 120 anni trascorsi
da quando mi hanno piantato!”
...“ Ma la ‘mia lei’ può benissimo vivere senza di
me. Non si accorgerà neppure della mia assenza.”
...“Ti ho già spiegato perché se ne accorgerà e
comunque gli altri se ne accorgeranno, credimi.”
...“ Ti racconto una storia che, a sua volta,
raccontò una pastorella fermatasi al fresco sotto le mie
foglie tanti e tanti anni fa. La raccontava ad una delle
pecore del suo gregge che stava pascolando e brucava
l’erba qui intorno. Il suo era un modo per passare il
tempo, aspettando la sera per ritornare verso l’ovile e
la sua casa. Si fermava spesso qui sotto e raccontava le
storie che accadevano al suo paese.”
...“ Uno di quei racconti mi colpì in particolar
modo e fu proprio quello in cui si narrava di una donna,
senza ombra.”
...“ Anche la sua ombra era fuggita come me?”
...“Non proprio. La gente del villaggio,
vedendola un giorno camminare senza fare ombra, ci
mise un attimo ad attingere alla superstizione popolare.
Una persona senza ombra, o è un fantasma oppure è una
creatura del demonio.”
...“ La donna, una giovane molto bella, per vivere
faceva il mestiere più vecchio del mondo, vendeva il suo

27
Racconti fuori dalla realtà

corpo agli uomini di passaggio ed era molto invisa dalle


altre donne del villaggio che, per lei, temevano di essere
tradite dai propri mariti.
...“Ma la giovane era comunque povera, i suoi
guadagni scarseggiavano, c’era poca affluenza di
viaggiatori in quel luogo e lei aveva a mala pena di che
sfamarsi. Era mal vestita ma, la sua smagliante bellezza,
faceva dimenticare questo particolare a chi la guardava.
...“E arrivò un fatidico giorno in cui apparve per
le strade del villaggio vestita in pompa magna, come una
regina. Al suo passaggio tutti ammutolirono mentre si
domandavano come si fosse procurata quello splendido
vestito e i gioielli che portava indosso.”
...“La guardarono passare davanti ai loro occhi
con quell’incedere regale quando, qualcuno, si accorse
di un particolare incredibile.”
...“Quale particolare? Domandò incuriosita
l’ombra che, fino allora, se ne era stata in silenzio ad
ascoltare la storia del vecchio Ontano.”
...“Quel qualcuno si accorse che, pur essendo
pieno giorno con il sole che brillava in cielo, la giovane,
al suo passaggio, non aveva l’ombra! Il contadino disse
a voce alta agli altri che erano rimasti a bocca aperta per
la bellezza e l’eleganza della donna ...”Guardate, è senza
ombra!”
...“In un attimo quella folla invidiosa, composta
soprattutto dalle donne del villaggio che odiavano da

28
Racconti fuori dalla realtà

sempre la ragazza, si fece minacciosa.


...“Tutti cominciarono a gridare frasi come: “Il
demonio..è opera del demonio! Le ha venduto l’ombra
in cambio della ricchezza! Scacciamola o saremo preda
anche noi della creatura infernale!”
...“E intanto una villica che gridava come
un’ossessa, prese la giovane per un braccio e con uno
strattone la gettò per terra, mentre il resto della folla si
accaniva su di lei gettandole contro delle pietre.”
...“E cosi fu lapidata perché, secondo loro, non
aveva l’ombra! Fu uccisa per l’idiozia e la cattiveria
popolare. Pensavano fosse una creatura del demonio.”
...“Ma oggi non sarà più così! Ormai siamo nel
terzo millennio.”
...“Tu credi, ombra? Le superstizioni esistono,
eccome! La cattiveria umana non ha età.”
...“Ma quella povera ragazza aveva venduto
davvero la sua ombra al diavolo?”
...“Sembrerebbe proprio di no. Più tardi si venne
a sapere che uno spasimante della giovane, molto ricco e
potente, il quale era passato dal villaggio, si era innamorato
di lei e le aveva fatto regali principeschi, chiedendola in
sposa.”
...“Allora non c’entrava il demonio! Ma come si
spiega il fatto che lei era priva dell’ombra?”
...“Bisogna sempre cercare una ragione logica ai
fatti apparentemente illogici che possono accadere nella

29
Racconti fuori dalla realtà

vita terrena. Molti anni dopo, un astronomo lesse


della storia di quella sfortunata ragazza e, rattristato dalla
barbara fine della giovane donna, volle far luce sul caso,
grazie alle sue conoscenze astronomiche.”
...“Leggendo la data in cui il fatto avvenne e
che fu riportato da un giornale locale dell’epoca, vide
che, quel giorno in cui la giovane venne lapidata, era
esattamente il giorno del solstizio d’estate, giorno in cui,
alle ore 12, il sole si trova allo zenit e, nel giorno del sole
zenitale, l’ombra è letteralmente sotto i piedi.”
...“E i piedi della sventurata ragazza erano ben
nascosti dalla lunga e preziosa veste che indossava
quel giorno. La stessa cosa accadde anche per i villani
che la uccisero, ma essi non se ne potevano accorgere,
presi come erano dalla gelosia e dall’invidia per tanta
bellezza e ricchezza della ragazza.”
...“L’astronomo riuscì così a dare la spiegazione
veritiera e scientifica del fatto che la giovane fosse priva
della sua ombra. Ma ormai era troppo tardi.”
...“La sventurata aveva pagato caro il suo desiderio di
ricchezza! In quanto ai contadini del luogo, che l’avevano
assalita, ebbero la loro punizione.”
...“Il conte, che si era innamorato della
ragazza, quando seppe che la sua amata era stata uccisa
e in quale modo, riunite le guardie del suo castello,
dette fuoco al villaggio. Gli abitanti morirono quasi
tutti fra le fiamme, meno uno, che il conte lasciò in vita

30
Racconti fuori dalla realtà

affinché vagasse, fino all’ultimo dei suoi giorni, per corti


e per valli, a raccontare la storia di quella bellissima
giovane. Una donna barbaramente uccisa, in virtù
della sciocca superstizione e dell’invidia, affinché, chi
l’ascoltava, potesse trarne un valido insegnamento.”
...“Purtroppo non è servito a molto. L’umanità
continua ad essere cieca e sorda, vede e ascolta solo ciò
che le torna.”
...“Allora devo ritornare dalla ‘mia lei’?”
...“Certo..è dove è lei, che sei utile.”
...“Peccato, la vita libera mi piaceva. Però capisco
che devo tornare da Camille. Non vorrei le capitasse
qualcosa di brutto.”
...“Brava ombra. Senti il vento che sta muovendo le
mie foglie? Chiedigli di trasportarti da dove sei venuta e
non fuggire più. Rimani per sempre con Camille.”
...“Che bel vento. Mi porteresti con te?”
...“Sono il vento di Ponente, spiro da ovest e vado
verso il mare. Salta su!”
...“Verso il mare. E’ il mio sogno. Sono così
leggera che non ti peserò. Sono salita vedi e neppure te
ne sei accorto. Andiamo..Andiamo.”
...“Che dolce brezza, ci voleva proprio.”
...“Lasciami qui vento di Ponente, voglio tuffarmi
nelle onde marine che stai increspando. Finalmente sono
dentro il mare. Camille non ha mai fatto un bagno in

31
Racconti fuori dalla realtà

mare. Non sa cosa ha perso! Come è bello farsi cullare


dalle onde mentre il vento fresco ti accarezza. Ma credo
sia ora di tornare. Il teatro è qui vicino.”
...“Si, torno da lei e la convincerò a venire a fare
almeno una passeggiata sul bagnasciuga. Non so come,
ma ci riuscirò!”
L’ombra sgattaiolò furtiva dentro il teatro e andò
diritta verso il camerino di Camille, ma una voce, che
conosceva bene, la fermò lungo il corridoio.
Si tese ad ascoltare. Era la voce della coprotagonista
che diceva a qualcuno:
...“Camille non è più lei. Come attrice fa veramente
schifo in questo periodo. Non ricorda neppure le battute.
Chissà cosa le sarà successo.”
...“Forse è arrivato il mio momento. Vedrai che, se
continua cosi, il regista le toglie la parte della protagonista e
l’affida a me, che sono molto più brava di lei.”
L’ombra guardò dal buco della chiave, voleva
vedere con chi parlasse Eva. Si stupì quando la vide parlare
da sola, davanti allo specchio della toilette, che rifletteva il
suo sguardo, uno sguardo duro e cattivo.
Doveva fare in fretta a ricongiungersi alla ‘sua lei’.
Se Camille stava male, sicuramente era colpa sua che se
ne era fuggita via. Forse, il saggio Ontano, aveva ragione
quando diceva che, l’ombra, rappresenta l’inconscio e le
emozioni del corpo a cui è unita. Ecco perché Camille era
così spenta e senza vita, adagiata sul divano del camerino,

32
Racconti fuori dalla realtà

ancora senza trucco, nè abito da scena. Sembrava morta,


come se niente più le importasse, neppure recitare che, per lei,
invece, era sempre stata la sua vita.
Peccato non poterle dire che era tornata, non poter
comunicare a voce con lei, come si fa fra gli umani.
L’ombra era sinceramente dispiaciuta, ma un
pensiero le balenò rassicurandola. Se si ricongiungeva a
Camille tutto sarebbe tornato normale e lei sarebbe di nuovo
tornata la brava attrice che era, con grande disappunto di Eva.
Dopo aver ascoltato l’insegnamento del vecchio
Ontano, l’ombra era diventata diffidente e, l’odio che aveva
visto negli occhi di Eva, riflessi nello specchio, le aveva dato
un brivido, facendola diventare scura, scura.
Meno male che era tornata, pensò, appena in tempo
per salvare la sua padrona dalla antipaticissima Eva.
Prima o poi, quella malefica, si sarebbe certamente
accorta che Camille era senza la sua ombra e, sicuramente,
avrebbe inventato qualcosa di abominevole pur di farla
cacciare dal teatro e prendere definitivamente lei il posto di
prima attrice.
Quella storia che il vecchio e saggio albero le aveva
raccontato non riusciva a dimenticarla, le aveva insegnato
che, il pericolo sulla terra, poteva celarsi ovunque.
Si adagiò accanto alla povera Camille aspettando che
si risvegliasse. Mancava poco per andare in scena.
Il pubblico stava già arrivando, si sentiva il brusio
fino lì nel camerino, un brusio che era un rumore atavico per

33
Racconti fuori dalla realtà

Camille e che lei aveva registrato nella sua mente cosi bene,
che vi risuonò come un campanello svegliandola.
Il suo amore per il teatro e la sua dedizione assoluta
verso di esso, la fece riemergere improvvisamente dal suo
dormiveglia privo di vitalità.
Si drizzò su di scatto e si mise a truccarsi di corsa, poi
in fretta e furia indossò l’abito di scena.
Infine si guardò nello specchio, si ammirò e si sentì
diversa, come se fosse tornata da un lungo viaggio in un
posto spento, senza luci nè ombre..l’assoluto niente!
...“Camille..tocca a te. Fra poco si va in scena.”
...“Sono pronta. Arrivo.”
Si guardò un’ultima volta ed esclamò a voce alta:
...“Come sono pallida! E nonostante il cerone
di scena. Quando saranno terminate le repliche della
commedia mi prenderò un lungo periodo di vacanza.”
...“Ma già domattina voglio andare a fare una
passeggiata lungo la spiaggia e un bel bagno in mare. Voglio
la brezza del vento fresco sulla pelle baciata dal sole.”
...“Sono stata troppo tempo chiusa in un teatro. E’ ora
di cambiare.”
Quelle parole risuonavano come una dolce musica
per l’ombra, la quale pensò che, la sua fuga, aveva fatto bene
a tutte e due.
Si ripromise che, all’indomani, quando Camille
avrebbe passeggiato lungo il bagnasciuga, avrebbe fatto di
tutto per affinarsi, allungarsi e ammorbidirsi nelle forme,

34
Racconti fuori dalla realtà

affinché, l’attrice, vedendo e ammirando quella sagoma


riflessa davanti a lei, che la rendeva più bella, più giovane e
con un corpo sinuoso, se ne innamorasse a tal punto, da non
poter più fare a meno di ammirarla.
L’illusione si sa, è sempre un po’ bambina ma, per
goderne, Camille avrebbe dovuto uscire finalmente allo
scoperto e andare incontro al sole, incontro al vento.
L’ombra era riuscita nel suo intento.
L’indomani, lungo la spiaggia, improvvisamente
Camille capì che non aveva più voglia di essere un’attrice e
“di recitare la vita degli altri”.
Prese il copione che portava ancora con sé e ne
fece tanti piccoli coriandoli. Coriandoli di false storie ed
emozioni, che si sparsero sulla sabbia e che non avrebbe
mai più cercate e ritrovate, in questo mondo reale, pervaso
da quel ‘certo non so che’ d’indefinibile, che si espande fra
luci e ombre, fra cielo e terra, fra sole e mare.
...“Si! E’ tempo di “ricominciare”.

35
36
Racconti fuori dalla realtà

Attaccami la testa!

...“Dove stiamo andando? E non mi stringere


troppo al collo che mi fai un male bestia. E poi perché
non mi attacchi? Che ci fa la mia testa sul tuo braccio?
Attaccami!”
...“Vuoi star zitta… mi costringi a fare il ventriloquo
dal momento che l’ugola l’hai in gola tu.”
...“E che aspetti allora ? Attaccami così non avrai
più bisogno di fare il ventriloquo, parlo io.”
...“E’ proprio questo di cui ho paura… anzi se non

37
Racconti fuori dalla realtà

stai zitta, ti spengo.”


...“Se non mi dici dove stiamo andando mi metto a
urlare, altroché! E poi mi sballonzoli da ore, mi fanno male
i denti che picchiano insieme. Ahi, ahi, ahi! Non ho neppure
la soddisfazione di dirti “testa di cazzo” dal momento che la
testa è mia!! Accidenti a quell’inventore strafatto e stramatto
che mi ha combinata così. Già che c’era, poteva mettermi su
un corpo decente e attaccarmici per sempre… no?!?”
...“Il Prof. ha fatto anche troppo! Ti ha trovato per
strada staccata dal corpo; eri in una pozza di sangue e stavi
per esalare l’ultimo respiro. Se sei viva lo devi a lui che,
prontamente, ti ha portata nel suo laboratorio e, grazie a
tutti i suoi alambicchi, ha mantenuto in vita quella specie di
cervello che hai.”
...“Senti chi parla! Uno, anzi un coso, che il cervello
non ce l’ha neppure o quasi e parla con la pancia. Come farai
poi a vederci che gli occhi ce l’ho io.”
...“Sono un prodotto di laboratorio eccezionale.
Il Prof. Mi ha assemblato con pezzi unici al top della
tecnologia più sofisticata. Li ha presi ad Hollywood, dal set
di “Paci Stellari”, sono i pezzi con cui costruirono A2-Q2 e
B-3VO. Solo che il meglio l’ha messo nella tua testaccia coi
capelli rossi. Comunque io sento e vedo tutto ugualmente
e sono molto bravo a prendere certe iniziative impiegando
metodi anche poco ortodossi per arrivare al mio scopo e,
dopo che avrò portato a termine questa missione, il mio
scopo sarà quello di farti fuori, definitivamente, perché non

38
Racconti fuori dalla realtà

ti sopporto più.”
...“Perché, ti sopporto io forse?? Sei brutto, fatto male
e senza seno, disastro di corpo aggiunto che non sei altro! Ma
guarda se la mia bella testa con questa meravigliosa criniera
rossa che ho, deve stare sopra un corpo di lamiera messo
insieme alla bell’ e meglio!
E poi qual è, di grazia, ‘sta missione che dobbiamo portare
a termine? Io non ne so niente, potevate dirmelo, mi sarei
rifatta il trucco!”
...“Con quali mani? Le mie non si sarebbero prestate
a tanto… sarebbe stata una truffa per gli occhi degli altri.
Che cavolo vuoi che faccia il trucco sul tuo viso? ...Sei così
brutta che è persino troppo definirti tale!”
...“Sei un vero gentleman dei miei stivali! Avresti
dovuto vedermi quando ero viva davvero! Avresti sbavato
su di me e io non ti avrei neppure guardato, specie di rottame
tecnologico.”
...“Io non sbavo… dovresti sapere che un drone non
ha saliva.”
...“Allora mi dici qual è questa missione?”
...“Se riesci a star zitta due minuti ci provo. Il Prof
vuole che uccidiamo il Presidente.”
...“Uccidere il presidente? Quale! E perché mai? E poi
scusa, lo andiamo a uccidere così, a piedi... senza armi?”
...“Le armi ce l’ho io incorporate… tutte quelle che
occorrono, stupida testa rossa che non capisce un cavolo..

39
Racconti fuori dalla realtà

Poteva mandare me il Prof…solo me…che bisogno c’era di


te?”
...“Ah… perché tu senza testa, pensavi di passare
inosservato e uccidere tranquillamente il Presidente?...
Ahahaha! ...Ma, scusa… quale Presidente dobbiamo
uccidere?”
...“Porc… ma non me l’ha mica detto il Prof quale
Presidente dobbiamo uccidere!”
...“Ahhhh… che bella missione! Complimenti!
Ci sono centinaia, migliaia di Presidenti in tutto il mondo,
fra politici, capi di stato, industrie eccetera e noi.... dobbiamo
ucciderne uno e non sappiamo quale?!?”
...“Taci testa rossa del cazzo e fammi pensare. Più
il tempo passa e più non capisco perche il Prof non ti ha
lasciata là, dove ti ha trovata, in mezzo ai bidoni della
spazzatura!”
...“Chiama.... forza! Telefona al Prof… fatti dire chi è
il Presidente da fare fuori.”
...“Non è possibile… è andato negli abissi, non so
dove, con il Cautilus… il suo inaffondabile sottomarino, per
studiare una specie di mostro orripilante di cui si sa poco o
niente. Chissà cosa ne vuol fare.
Non posso chiamarlo quindi… dobbiamo agire da soli!”
...“Agire da soli, noi due? Ma contro chi, se non lo
sappiamo neppure?”
...“Vediamo se hai del sale in questa zucca che tengo
sul braccio. Pensa..qual è il presidente più noto nel mondo?”

40
Racconti fuori dalla realtà

...“Il Presidente degli Stati Uniti…”


...“I neuroni ti stanno girando meglio testa rossa… si,
è vero… è proprio quello! Ora, tutti sanno dove sta di casa il
Presidente degli USA.”
...“Dove sta...?”
...“I tuoi neuroni hanno già smesso di girare nel senso
giusto … mi sembrava impossibile, infatti! Il Presidente sta
in una enorme casona bianca!”
...“Ahhhhh, si! Ora ricordo… dai, prendiamo degli
opuscoli, sicuramente ci sarà la pubblicità di quella casona
bianca… ora che mi viene in mente, è una residenza per
passarci le vacanze…”
...“Giusto..continui a meravigliarmi… quasi quasi ti
attacco al collo… se continui ad essere cosi intelligente, il
tuo cervello comincerà ad essere troppo pesante per portare
la tua testa sul braccio.”
...“Ma bravo attaccami… o mi rovinerò la piega con
questo continuo ballonzolare… non mi hanno dato neppure
la lacca!!! Se mi attacchi me la do. Con le mani tue, sarà
facile.”
...“Basta. Stiamo andando incontro ad una missione
difficilissima che il Prof ci ha ordinato di fare, pena lo
spegnimento definitivo dei nostri circuiti e tu... ti preoccupi
di darti la... lacca?”
...“Ma che uggia che mi fai venire!! Ma come hanno
fatto a combinarti così noioso?!”
...“Noioso io??? Ma se sono celebre per il mio senso

41
Racconti fuori dalla realtà

dell’umorismo!”
...“Sei celebre dove? Fra le lamiere di scarto, quelle
che qualcuno abbandona nelle discariche?”
...“Senti chi parla... Ooh Rossa... hai dimenticato che
proprie fra i rifiuti ti hanno ammazzato e poi... ritrovato,
purtroppo? Ma ‘statte zitta’ e lasciami pensare a quello che
dobbiamo fare.”
...“Non ho mai sentito dire che si pensa... con la
pancia!”
...“Io faccio tutto con la pancia. Elaboro, progetto e
approfondisco, così so sempre quello che devo fare!
Non sbaglio mai! In fondo il Prof mi olia con olio evo di
prima qualità e le rotelle girano che è una bellezza. Gli umani
dicono “che sono quello che mangiano” e io sono quello
“che olio mi unge”... e cioè: ‘Bravo’!”
...“Bel paragone! Si vede che gli umani mangiano
proprio male se sono quello che mangiano, non si contano i
casini che hanno sempre combinato! Sarà colpa della cattiva
digestione... poveracci però, ne soffrono un po’ tutti a quel
che sembra.”
...“Uff... e poi sono noioso io... e smettila con i
sermoni che mi fai girare i coglioni... pardon, le mie rotelle.
Mentre parlavi perché c’hai la bocca, è proprio il caso di
dirlo, io ho capito tutto!”
...“Con quanto olio ti sei unto? Ti fumano le rotelle e
puzzano di strinato. Guarda che così rischi di andare in corto
circuito e chi s’è visto s’è visto. E così la mia testa resta qua...

42
Racconti fuori dalla realtà

perché non ho più chi mi porta. Attaccamela scellerato! Cosi


ci penso io a rimetterti le rotelle a posto!”
...“Ho trovato!! La grande Casa Bianca che stiamo
cercando è proprio qui vicino, sta su un fiume che si chiama
Potilmac. C’è scritto qui sull’opuscolo per le vacanze che ho
rubato in edicola...”
...“Che tu hai rubato...??? Se non c’ero io posata
sul tavolo davanti al padrone dell’edicola che mi fissava
terrorizzato e non riusciva a muoversi, coi cavolacci neri che
tu rubavi qualcosa!”
...“Devo ammetterlo... era immobile dallo spavento...
direi preda di un infarto, il minimo che gli potesse accadere
con te davanti!”
...“Certo... non è che tutti i giorni si può ammirare
uno splendore come me.”
...“La lacca te la dovresti dare alle labbra almeno ti
si incollano e non parli più. Vomiti più scemenze tu di un
imbonitore da pullman che vende le pentole ai passeggeri.
Andiamo, la casona bianca, è solo a 15 km di distanza.”
...“15 km a piedi? Cioè 15 km con la mia testa che
sballonzola sul tuo bracciaccio di ferro arrugginito?? No
eh!! ...È troppo per una testa bella come la mia. Rubiamo
una macchina. Guarda quante ce ne sono.”
...“Ma non possiamo attirare l’attenzione... siamo o
non siamo in missione segreta? Cosi non sarebbe più segreta
e ci manderebbero in prigione.”
...“Ma quale prigione...semmai ci manderebbero allo

43
Racconti fuori dalla realtà

sfattino! Guarda quella là, è rossa come me, sai che figurone
ci farei lì dentro!!
Mi ricordo quando ero viva sul serio che, un giorno, mi
trovai davanti ad un albergo da sogno, sai quelli dove vanno
i ricconi e, a un certo punto, vidi una macchina come questa
che si fermò davanti a me... rimasi abbacinata.
Pensai: ‘chissà che po’ po’ di Adone sta per scendere!’...oh...
mi toccò di inforcare gli occhiali con la lente d’ingrandimento
che usavo per leggere, perché per poco non lo vedevo quella
specie di nanetto con le gambe storte che ne discese... ma
vidi bene la stangona bionda che scese dall’altra parte,
e andò con lui. ...Alché pensai: ‘al cuor non si comanda, che
bello l’amore e poi...cosi disinteressato’!! E pensare che,
proprio prima che mi staccassero la testa, stavo leggendo
che questa società è fatta solo d’ immagine. Ma che bugia...
che bella bugia!”
...“Ora ti metti anche a fare la filosofa? Non puoi,
non sei una mente, sei solo una testa vuota. E via... andiamo
a “prendere in prestito la macchina rossa”... che credi, che
sia un piacere camminare così tanto con le lamiere che mi
sfriggono e fanno le scintille mentre ti porto sul mio
braccio? Zitta ora... guarda e impara!”
...“Guardo e imparo... ma che guardo, che imparo se
mi appoggi qui! Dai, forza, sbrigati almeno. Ma che fai...
quanto ci metti?? C’è un poliziotto che sta venendo verso di
noi... Ehi... mi hai sentita??
Hai...mi fai male, sono una testa mica un soprammobile. Ma
perché mi rimetti sul braccio? “Attaccami” che guido io la

44
Racconti fuori dalla realtà

macchina.
...“Zitta... devo correre a più non possoooo... c’era il
proprietario che dormiva dentro la macchinaaa ...”
...“Aiuto... smetti di correre... ma non avevi visto
prima di aprire lo sportello che c’era il proprietario??? Ma
senti la sirena della polizia che ci rincorre... mi assordaaaa.”
...“Come potevo vedere dentro, quando la mia pancia
arriva solo al limite dello sportello e tu sai che io vedo solo
con quella, dal momento che gli occhi ce l’hai tu??”
...“E come facevo a vederlo io dal momento che, per
scardinare lo sportello, ti occorrevano tutte e due le braccia e
mi hai appoggiata in terra????”
...“No no no... mi dispiace... io voglio tornare nel
laboratorio del Prof! Meglio galleggiare nel liquido di
mantenimento, che andare in missione con te. Potrei anche
morire davvero se continuiamo così. Guarda, mi hai fatto
venire i capelli elettrici e tutti ritti... ma come fai ad essere
così scemo... come fai? Ma sei proprio ‘senza testa’!!!”
...“Fermiamoci qui.. dietro questa casa. Non ci
vedranno…sono tutti indaffarati a cercarci lungo la strada
principale.”
...“Non sono mica scemi come te. Quando capiranno
che non possiamo essere andati troppo lontani, perché siamo
a piedi, verranno a cercarci anche qui, stanne certo, quanto è
vero che uno più uno fa due.”
...“No, quant’è vero che due meno uno fa uno, perché
l’altro viene ucciso da me. Se non stai zitta ti strozzo!”

45
Racconti fuori dalla realtà

...“Ahahahah… vorrei proprio vedere come fai a


strozzare una testa col collo tagliato… ahahahaha”
...“Io posso tutto… vuoi provare??”
...“Ahi…mi hai infilato le dita in gola e mi stai
facendo il solletico al labbro superiore. Se non mi lasci
starnutisco e cosi tutti ci sentiranno.”
...“Sei una testa di… gallina! Rimandiamo a dopo.
Anche perché più la guardo e più, questa, mi sembra
proprio la casona bianca che stavamo cercando.”
...“Ma non è possibile... hai detto che era distante ben
15 km e per arrivarci stavamo, per l’appunto, rubando una
macchina! E poi qui non siamo a Wonshinot dove l’opuscolo
dice che si trova la casa che stiamo cercando.”
...“E io ti dico che è questa ... avrà sbagliato l’opuscolo.
Il classico errore di stampa.”
...“Allora entriamo… se non è… riusciamo.”
...“Si, avanti e indietro, cosi… tanto per passeggiare.
Oh, ma le sbagli tutte testa rossa. Forza che ti attacco, cosi
sarai contenta, non posso entrare senza testa, non passerei
inosservato.”
...“Ma anche se mi attacchi la testa non passerai
inosservato, cigoli come una ruota dentellata arrugginita…
ma quant’è che non ti lubrifichi?”
...“Poche storie. Se non passo inosservato è per la tua
testa avariata con la pelle verdastra, proprio brutta. Guarda
me, che portamento, impettito e eretto.”
...“Soprassediamo e concentriamoci sulla missione.

46
Racconti fuori dalla realtà

Sarà meglio.”
...“Allora fai silenzio e entriamo. Toh, guarda. Qui c’è
una porta socchiusa. Chi l’ha lasciata aperta è un’altra testa
di gallina come te. Ma, dico, si lascia aperta una porta dove
abita un Presidente? E’ questa la sicurezza?”
...“Ringraziala quella testa di gallina, ci sta facilitando
il compito... no?!?”
...“Quasi quasi non lo uccido… è troppo facile, non
c’è gusto!”
...“Ma vuoi scherzare? Non siamo mica in Mission
Impossible di Ton Crisi! E’ solo una missione segreta.
Hai visto troppi film.”
...“Sssssssss… ci siamo! Guarda cosa c’è scritto sulla
porta del corridoio.”
...“Non posso. Non ci vedo… non ho gli occhiali.
Il prof diceva che mi avrebbe messo le lenti a contatto. Ma
non l’ha fatto.”
...“Te lo dico io cosa c’è scritto:” Sala di Sabrage del
President”… Ma che ignoranti… hanno dimenticato la e.”
...“Sabrage… Sabrage...? Mi ricorda qualcosa… ma
non so cosa.”
...“Sicuramente vorrà dire stanza del Presidente.
Siamo nel sito giusto. Silenzio. Proviamo a entrare.”
...“Ehi…ma quanta gente c’è? Come facciamo a
sapere chi è il Presidente?..Ma... ma che hanno in mano
tutti?... Ehi, lascia stare i miei splendidi capelli rossi, chi ti ha
detto che li voglio tagliare? Fermo… Fermi… Aiut… Spara,

47
Racconti fuori dalla realtà

spara, che aspetti a sparare? ...Ci hanno scoperti subito.


Non senti che casino?? Ci stanno sparando addosso. Meno
male che hanno una mira da strabici e sparano contro vetri e
bottiglie... senti che rumore... che fracasso… va tutto in
frantumi...aiutooo... e spara che aspetti?”
...“Ma non posso, non lo vedi?...Un pazzo con la
sciabola mi ha staccato di brutto il braccio destro e io col
sinistro non so fare niente anche se sono un drone. Il Prof
non me lo ha attivato del tutto. Dai, raccolgo il mio braccio
e via, diamocela a gambe.”
...“Ma vaffanc... Prof… a me non mette le lenti a
contatto... a te non attiva un braccio… la testa me la lascia
staccata… ma quando lo vedo gli stacco io la sua. Per poco
non ci facevano a pezzi con quelle sciabole. Sciabole? Ora
che ci penso… ma che razza di armi demodè sono?”
...“Forse provavano il taglio della testa… c’era un
mucchio di persone con la sciabola in mano che lottavano
contro delle bottiglie che cercavano di… decapitare.”
...“Aaaaah... ecco cosa significa Sabrage, ora me lo
ricordo. L’ho visto fare al matrimonio di mia sorella.”
...“E cosa signifca? Sala del presidente?”
...“Nooooo… Robot infettato da virus di idiozia. Il
Sabrage è una particolare tecnica per aprire le bottiglie di
champagne con una sciabola, è un cerimoniale per le grandi
occasioni e tutta quella gente con la sciabola in mano stava
sciabolando bottiglie d’annata di nome President! Non ci
mancava la eeeeeee… Deficiente!

48
Racconti fuori dalla realtà

...“Ci inseguono… non c’è tempo ora per le


spiegazioni. Via di quaaaaa… sono affezionato alle mie
rotelle anche arrugginite.”
...“E io amo la mia testa rossa… che non posso
perdere per una sciabola… viaaaaaa. Corriamo, anzi…
corri veloceeeeeee!
Ehi…basta! Ormai siamo lontani. Non corriamo più,
sto perdendo tutti i capelli al vento! Uff… fermiamoci
qui…c’è fresco. La vegetazione fitta ci riparerà dalla
vista di quei forsennati che ci inseguono, ma ormai li
abbiamo distanziati… Ma quanto abbiamo corso? Anche
se il cuore non ce l’ho più mi ricordo che effetto faceva
sentirselo in gola.”
...“Il tuo è un ricordo e la mia...una perdita.
Nella corsa ho perso un’infinità di rotelle…persino le due
lamiere che mi coprivano le chiappe…e cosi il mio
cervello è rimasto scoperto.”
...“Come come…il Prof ti ha messo il cervello o
qualcosa di simile dentro il…il sedere? E voglio essere
fine.”
...“E dove senno’?..Non c’era altro spazio. Io la
testa non ce l’ho e la conformazione del mio ‘di dietro’
si prestava ottimamente per alloggiarvi il mio cervello.”
...“Giusto. Ma giusto davvero. Tu dici a me testa
di gallina e io ora ti chiamo testa a culo! Ecco perché la
missione è fallita. Che missione ci si può aspettare da uno
che ha il cervello nel ‘di dietro’? Una missione a culo!

49
Racconti fuori dalla realtà

Il presidente che volevi uccidere era un President! Una


bella bottiglia di President.”
...“Un fraintendimento… a te non è mai capitato? E
poi non conosco il francese.”
...“E adesso..cosa diciamo al prof? Ma soprattutto
cosa farà a noi quando saprà del misero fallimento della
missione?”
...“Non gli diciamo niente… chi vuoi che glielo dica?
Non lo saprà mai e nel frattempo cercheremo di portare a
termine la vera missione che ci ha assegnato e uccidere il
Presidente.”
...“Questa volta però, comando io … se speri che io
stia agli ordini di uno con il cervello nelle chiappe, che frigge
al sole, scordatelo! Il mio sarà malconcio ma vale sempre
più del tuo, considerando l’esito dell’azione di oggi.”
...“Ok. Però ora abbassiamo la tensione mettendo i
circuiti in stand by. Riprenderemo domani. Sicuramente
della nostra mostruosa intrusione in quella sala non ne
parlerà più nessuno.”
...“Si, voglio chiudere gli occhi ne ho proprio bisogno
e speriamo che nessuno di quei forsennati ci colga mentre
abbiamo abbassato la guardia. Zzzzzzzzzz
Ma russi come un trombone raffreddato… sei una noia
anche quando dormi… così ci sentirannoooo.
Aaaah…Ma che vociaccia! Avevo appena chiuso gli
occhi, mi ha svegliata! Ehi… riattiva i chips. C’è una voce
nell’aria che parla di noi… non senti?”

50
Racconti fuori dalla realtà

...“E cosa dice?”


...“Sssssssss… ascolta!”
<<Attenzione! Attenzione! Comunicato per tutti gli abitanti
del posto. E’ in atto una caccia al mostro! Uno strano essere di
metallo con una testa umana si è introdotto di nascosto nella
sala di sabrage dove si stava celebrando il cerimoniale delle
sciabole . Gridava dov’è il Presidente, devo ucciderlo! La
polizia lo sta cercando se lo avvistate avvertitela subito.>>
...“Siamo fritti, rifritti e bannati!”
...“Avviciniamoci al paese… dobbiamo saperne di
più…chissà cosa staranno organizzando per cercarci.”
...“Attaccami, dai! Che ci faccio qui per terra…Uff…
Come sei maldestro. Ma occorre proprio che tu mi prenda
per il mio ciuffetto? Mi scompigli il fiocco…
Via, avviciniamoci ma con circospezione mi raccomando..
se quei pazzi scatenati ci raggiungono, ci fanno la festa e
addio alla mia testa.
Ehi, guarda! L’edicola dove siamo entrati prima… quella là,
leggi. Parlano di noi in prima pagina. Titolo a lettere cubitali
sulla civetta. Scommetto che la notizia è diventata virale su
internet. Siamo spacciati. Meno male che dicevi che il Prof
non sarebbe venuto a saperlo.”
...“Ma sei proprio dura… non ce li ho gli occhi, oltre
la pancia non vedo... te l’ho già detto.”
...“E allora leggo io”
<<Un mostro si aggira per la nostra città! Per il suo
aspetto disumano si pensa sia un extraterrestre. Se lo vedete

51
Racconti fuori dalla realtà

sparate… dopodichè portatelo alla polizia dove lo


interrogheranno.>>
...“Ma se ci sparano ci uccidono... e poi come fanno a
interrogarci?”
...“Mah… sarà il solito errore di stampa!”
...“Mah... sarà. E adesso che facciamo?… Dobbiamo
trovare un posto sicuro dove nasconderci... altro che uccidere
il Presidente! Piuttosto.... hai notizie del tuo cervello che si
trova nel culo? Riesce ad elaborare qualcosa? Qualcosa di
valido… intendo?”
...“Fammi dare una spolveratina ai circuiti, un’oliatina
alle rotelle con le gocce oleose di riserva che ho in tasca e
poi ti rispondo.”
...“Schiaccerei di nuovo un pisolino nel frattempo...
qui dove mi hai messa quando mi hai staccata, non è male…
beh, ci provo... tu intanto, pensa.”
...“Non dormire, partiamo subito! Le gocce oleose di
riserva sono un vero portento! Conosco un posto dove non
ci riconoscerà nessuno, perché non ci sta nessuno.
E’ vietato entrarci ed anche solo avvicinarsi. E’ un’area
militare topo secrit… ma riusciremo a entrarci, vedrai… col
cervello che ho, troverò un modo.”
...“Addio allora… posso già organizzare le mie
esequie… con quel cervello che ti ritrovi, non c’è altro
da sperare.”
...“Senti un po’... o la smetti, o ti lascio qui fra le
formiche…”

52
Racconti fuori dalla realtà

...“Ma no, scherzavo. Dai... Anzi se non posso


dormire attaccami… queste son formiche rosse, intonate
ai miei capelli certo, ma hanno le mandibole grosse e mi
stanno mangiando il naso. Attaccami!”
...“Andiamo nel Nonvada… nell’area 5+1… staremo
lì per un po’…nessuno ci disturberà e, vedrai, nel frattempo,
si dimenticheranno di noi. Così, poi, potremo riprendere la
nostra missione.”
...“Ma se in quella zona non c’è nessuno, sai che
noia…io ho voglia di divertirmi... sennò che mi ha salvato
a fare il Prof.? Per lasciarmi ammuffire in una zona deserta
con... te? Mah, forse sarebbe meglio che cambiasse testa
anche lui.”
...“Forza in cammino!”
...“Ancora a piedi? Noooo! Questa volta ci penso io...
vedrai che lo trovo un mezzo per spostarci senza per forza
andare a piedi. Tu sei micidiale quando cammini… ti muovi
e cigoli tutto…mi fai venire il mal di mare.”
...“Non è colpa mia, ma del Prof…doveva costruire
meglio gli agganci per la tua testa al mio collo.”
...“Questa volta hai ragione... porca miseria! Con noi
ha fatto proprio un lavoretto scarso.”
...“Ce lo ha sempre detto che ha fatto tutto quello
che poteva fare, per assemblarci. Era a corto dei pezzi
che gli occorrevano. Lo sai che il Comitato di sostegno
scienziati pazzi ormai non versa più un centesimo per la
causa da diverso tempo.”

53
Racconti fuori dalla realtà

...“E quindi ha fatto quello che ha potuto e noi…


noi… siamo venuti così!”
...“Cosi come? Io mi piaccio…”
...“Beato tu. Certo, che ne hai di coraggio, per dirlo.”
...“Bando alle ciance…hai detto che ci pensi tu a
trovare un mezzo di trasporto, no? ...Bene, allora trovalo…
che aspetti?”
...“Fammi guardare in giro un attimo non ho mica la
bacchetta magica. Ehi... siamo fortunati..guarda che bella
macchina bianca parcheggiata in questo posto solitario…
huuummm… avviciniamoci ma piano… fammi vedere
dentro io, gli occhi, ce l’ho. Bene. Questa volta dentro non
c’è nessuno… ora tocca alle tue braccia anzi al braccio destro
riattaccato, dal momento che il sinistro non ti va… ma cerca
di fare piano, mi raccomando.
Io, intanto, dò un’occhiata in giro.”
...“Ecco fatto!”
...“Cosi presto? Bravo! Anche se mi costa dirtelo.”
...“E’ stato facile... era aperto! Anzi ci sono anche le
chiavi nel cruscotto!”
...“Siiiiii? Beh, allora non ci resta che andare…
naturalmente guido io dal momento che sono una testa
provvista di occhi.”
...“Sono occhi miopi però… stai attenta di non andare
a sbattere contro qualche muro o albero. Ci rimetteresti
definitivamente la tua adorata testa rossa.
Vai più piano… qui c’è il limite di velocità!”

54
Racconti fuori dalla realtà

...“E allora? Hai paura della multa?”


...“No, ho paura di essere inseguito da qualche
pattuglia della polizia, cosi ci portano dentro o ci mandano
all’Esagono, per studiarci!
Ma che fai…è un rettilineo non ci sono curve. Meglio che
tolga il cuscino che ho messo sul sedile per stare più alto e
vederci anch’io… così non vedrò questo sfacelo di guidaaaa.
Stai sulla tua corsiaaaaa!”
...“E qual è la mia corsiaaaaa???”
...“Ma chi ti ha dato la patente?”
...“E che ne so... non c’ero mica… l’ho presa per
posta! L’ho ordinata su un sito cinese.”
...“Ma ora ci sono le curve, cosa fai, vai a diritto???
La sirena della polizia... lo sapevo che ci trovavano testa
rossa di m… Corri ci siamo quasi! Pesta il piede
sull’acceleratore... più forte… vai più forte o ci prendono
questa volta.”
...“Polizia, accostate… siete in arresto per guida
spericolata in stato di presumibile ebbrezza e per aver
rubato una delle nostre macchine in incognito che servono
da specchietto per le allodole... per acchiappare ladri citrulli
che tentano di rubarla, esattamente come avete fatto voi.
Accostate.”
...“Si, accosta testa rossa…ma accosta laggiù vicino
a quel cartello…siamo arrivati, noi scendiamo e entriamo in
zona topo secret… La polizia non avrà il coraggio di entrare,
è vietato per tutti, anche per i poliziotti.”

55
Racconti fuori dalla realtà

...“Fermatevi… non potete entrare… è zona militare,


inviolabile. Se vi prendiamo vi diamo l’ergastolo.”
...“Fermati! Stai correndo da un’ora, fermati… ho il
mal di mare, quassù sballonzolo da morire… ahia… non ce
la faccio più! Che giornata a dir poco stressante…si vede
dalla piega dei miei capelli... non ha retto! Senza lacca non è
possibile che la piega regga!”
...“E va bene… fermiamoci qui! Meno male che sei
solo una testa, sei già tanto insopportabile così... figurati se
eri a figura intera! Mi sarei consegnato alla polizia… meglio
il carcere, che avere te sul collo.”
...“Dici sempre cose cattive nei miei confronti… ma
addolcisciti un po’…Senti che silenzio... che notte e guarda
che stelle, come sono vicine, sembra di toccarle.”
...“E dai… non ce li ho gli occhi che possano
arrivare a vedere sin lassù! Li ho nella pancia, quindi,
guardano basso… te l’ho detto tante volte.”
...“E va bene... va bene, allora, se guardi in basso,
dimmi che cos’è quella roba lì verde sulla sabbia.”
...“Questa qui… vicino a noi? ...Questa qui alla mia
destra?... Ma è un extraterrestre… lo vedi bene anche tu.”
...“Ahhh... un extraterrestre! …Allora non è niente…
possiamo stare tranquilli… a lui che gli frega di noi?”
...“Giusto… che gli frega a lui di noi? ...Niente!
Ehi, testa rossa, ma dove sei! Ti ho appena svitata e sei già
scomparsa? Ma come hai fatto senza le mie gambe?! Dove
seiiiiii???

56
Racconti fuori dalla realtà

...“Quassù, cretino! …L’extraterrestre mi sta usando


come un cappelloooo....!”
...“Ma quanto è alto? Tre, quattro metri? Macchè, di
più! Ci hanno sempre raccontato che gli extraterrestri sono
piccoli e verdastri. Questo è un giganteeeee... Scendi da
lassù. Subito! Buttati! Tanto non te lo puoi rompere l’osso
del collo… non ce l’hai!”
...“Non posso! Ho paura, è troppo alto! Mi faccio
male sul serio e poi è vischioso… come la colla... sono
attaccata, non mi scollo… non mi riesce… aaaaaaaah
incollata sulla testa di un extraterrestreeee… E’ proprio
vero... c’è sempre un peggioooo… Aiutami, attaccami…
no, mi sbaglio, che dico ....STACCAMIIII!!”
...“Voi donne anche se siete tutte testa non vi si può
capire mai… non siete mai contente… ma proprio mai!”
...“Che schifo quel viscidume. Non hai fatto niente
per salvarmi dall’extraterrestre, ammasso di lamiere
cigolanti e pericolanti.”
...“Che dovevo fare? Era troppo altro non ci arrivavo
per niente.”
...“Potevi evitare di spiegargli le regole del footboll
e di farmi calciare a destra e sinistra proprio come fossi un
pallone.”
...“Non potevo avvicinarmi, sarebbe stato fuorigioco!
Avrei commesso un’ infrazione… sarei stato squalificato!”
...“E da chi… non c’era mica l’arbitro o il CT!”
...“Sarei stato squalificato dal mio chip posteriore,

57
Racconti fuori dalla realtà

quello che è stato tarato sulle varie azioni di gioco che


contemplano di calciare un pallone!
Il Prof va matto per il fooball e ha inserito, nel circuito
apposito tutti i dati, le azioni e i regolamenti del gioco del
calcio. E se io sgarrassi e commettessi un’infrazione, il
laser vendicativo si azionerebbe e mi arrostirebbe in quattro
e quattr’otto. Non sente ragioni su di un gioco scorretto.
C’è la pena capitale per questo. E’ un super tifoso Ultras
strapatito del calcio.”
...“Le trovi tutte pur di prendermi per i fondelli!”
...“Ma quali fondelli? Non si può prendere per i
fondelli una testa! E poi è una locuzione raffinata, ha
origini francesi. Si riferisce a quei fondelli, pezzi di stoffa
utilizzati, specie in passato, per rinforzare o rattoppare i punti
di maggiore usura del fondo dei pantaloni.”
...“Ma parla come mangi, anzi, come “ti oli”! Io la
so diversa! Vuol dire prendere per il culo! Ahi… sono tutta
ammaccata… sbatti di qua, sbatti di là, se sono viva, che è
un eufemismo, è comunque un miracolo!”
...“Ma non perdi occasione per lamentarti! E’ stata
una bella mossa, invece, ammettilo! Un vero escamotage
per farti scendere dalla testa di quel lumacone spaziale…
altrimenti, ora non saresti qui, ma in chissà quale sperduto
punto dello spazio siderale.”
...“Perché, qui non siamo sperduti? Siamo nel deserto
del Nonvada… non c’è niente per miglia e miglia e poi non
sappiamo come fare per uscirne, con la polizia che ci aspetta

58
Racconti fuori dalla realtà

al varco.”
...“Troveremo un modo…ma non senti qualcosa di
strano? Come un tuono... no, una voce forte come il tuono…
non la senti?”
...“E’ vero... E si avvicina… Sembra... sembra che
dica….”
...“Disgraziati! Vi ho trovato finalmente! Pensavate
che non venissi a sapere quello che avete combinato? Non
sapete chi sono io?!”
...“Siamo finiti. E’ la voce del Prof... ma da dove
viene? Sembra che venga da lassù... dalle stelle.”
...“Prof... ci dispiace… c’è stato un errore di
interpretazione. Abbiamo sbagliato a leggere la targa
sulla porta… non era Presidente... era President. Quindi non
abbiamo potuto uccidere il Presidente come ci avevi
ordinato di fare.”
...“Ma quando mai io, vi ho ordinato di uccidere il
Presidente… e poi quale Presidente? Sei stato tu che non
hai capito nulla! Tu e il tuo vizietto di rigirare la chiavetta
di accensione al contrario, per provare la scossa che ti da
un’emozione. Godurioso ammasso di latta. E l’hai fatto
proprio quando t’impartivo gli ordini. I tuoi circuiti sono
andati in tilt e così, hai capito soltanto la fine, delle mie
parole.”
...“La latta è debole Prof, specialmente la mia…
sembra carta d’alluminio!”
...“Ma allora tanto rumore per nulla!”

59
Racconti fuori dalla realtà

...“Si… e le allegre comari di Winnisor, imbecilli!”


...“Ma Prof ..allora non ci avevate ordinato di uccidere
il Presidente…”
...“Nooooo! Vi avevo detto di andare a prendere mia
moglie, Presidente della confraternita “belle a cent’anni”
e di portarla da me! Le volevo dare il siero della
gioventù per cui sono sceso negli abissi ad uccidere il
mostro millenario. Due gocce del suo sangue misto al
rosmarino e si ritorna giovani in un mattino.
Ma tu, in avaria per la chiavetta di alimentazione girata
al contrario per avere i tuoi orgasmi di latta, hai inteso
una parola qua e una là e hai concluso: bisogna uccidere
il Presidente!”
...“Ma Prof, che si pretende da uno che il cervello l’ha
‘nel di dietro’?? Guardate me, come mi ha fatto conciare da
un extraterrestre incazzato, che mi prendeva a calci... e poi e
poi... non sto a raccontare altro!”
...“Uscite dalla mia vista o vi disintegro… siete la
mia peggiore invenzione! Un robot che vuole avere gli
orgasmi come gli umani ed una testa di cazzo riciclata dalla
spazzatura che vuole farsi il maquillage e la piega…con
tanto di lacca!”
...“Ely... se ne è andato finalmente… non pensi che
sarebbe ora di riprendere le nostre sembianze e ritornare da
dove siamo venuti?”
...“Ma si... sono proprio stufa di essere solo una testa e
poi, non mi sono divertita per niente, in questa nostra venuta

60
Racconti fuori dalla realtà

sulla terra, più che una vacanza premio, mi è sembrato un


tormento.”
...“E’ vero… abbiamo sempre corso e soprattutto
abbiamo litigato molto… proprio come facevamo quando
eravamo sposati… tanto tempo fa... ti ricordi?”
...“Certo che mi ricordo... litigavamo per tutto...
senza sosta... ma ci volevamo bene… cosi tanto bene,
che io non ho retto al dolore per la tua scomparsa e sono
morta di crepacuore, solo due giorni dopo di te.”
...“Già… quando ti ho visto arrivare lassù, dopo così
poco tempo, ho capito quanto bene mi volevi…. Mi
dispiaceva tu fossi morta, ancora giovane e bella com’eri,
ma devo dire che sono stato contento di averti di nuovo
accanto a me.”
...“Anche per me era la stessa cosa. Abbiamo fatto
sempre tutto insieme quando eravamo giù… non si poteva
mica stare divisi per sempre, tu su e io giù.
Si litigava, ma ci siamo anche divertiti! Ti ricordi quanti
films di fantascienza e di azione ci siamo visti? Il mio
più grande desiderio era quello di essere l’eroina di
una missione difficile e lassù, che tutto sanno, ci hanno
permesso di ritornare giù, per vivere una missione come
quelle che piacevano a me.”
Si, peccato che ci abbiano mandato nel laboratorio di un
Prof pazzo e senza mezzi, l’unico disponibile, per darci,
diciamo, i costumi di scena.”
...“Ti lamenti tu! Almeno ti hanno costruito a robot,

61
Racconti fuori dalla realtà

brutto e sformato, con le lamiere arrugginite, però un


corpo, ce l’avevi. Che devo dire io allora… senza niente,
solo la testa.”
...“Ma tu, quando eri in vita, hai sempre desiderato
essere apprezzata non solo per le tue forme, ma per la tua
intelligenza.. Volevi essere “una tutta testa”, ti ricordi? Sei
stata accontentata e hai visto che è successo?...Ahahahah..
hai spaventato tutti.”
...“Ma si, ridiamoci su! In fondo l’ho sempre saputo
che le donne tutte testa non sono mai state apprezzate…
Ahahahah.”
...“Beh... io ho ripreso le mie sembianze… sono
trasparenti, ma questo abito bianco mi piace… mi ci sento
a mio agio, …ed è meglio che sia cosi… dovrò portarlo per
l’eternità.”
...“Povera testa....la lascio qui. Certo che invece di
darmene una, raccolta per strada, nell’immondizia, poteva
farmi una testa nuova e su misura, quel Prof. strambo! Ma
si! La lascio qui, chissà, qualcuno potrebbe riattivarla...
un extraterrestre, magari femmina e sinuosa, …non certo
quell’antennone verde e vischioso di prima.
Sai che ti dico Len? Anch’io mi trovo bene in quest’abito
trasparente… è leggero come l’anima ... e mi fa volare.
Dai andiamo su! Ci aspettano…. il nostro tempo qui è
scaduto ormai.”
...“Ma Ely, dopo tutto quel camminare di oggi, non
vorrai mica volare sin lassù… lo sai che è lontanissimo…

62
Racconti fuori dalla realtà

non ce la possiamo fare. Io sono un fantasma anziano


ormai.”
...“Guarda chi sta arrivando… il jet stella. Ehi....
aspettaci… vogliamo salire!”
...“Pronti per il ritorno, ragazzi? Vi porto lassù in un
guizzo di luce.”
...“Siamo già arrivati! Certo che la luce corre proprio
veloce! Guarda, il portone è aperto… c’è PietroSan, chissà
se ha già saputo delle nostre disastrose avventure.”
...“Salve figlioli… siete ritornati. Com’è stato il
vostro soggiorno sulla terra?”
...“E’ stata una vacanza un po’ movimentata....
PietroSan… e siamo molto stanchi... meno male che nella
pace di questo posto, potremo riposare per tanto, tanto
tempo.”
...“Non volete proporvi per una nuova vacanza
premio? Avrete tempo per riposarvi, prima di allora.
Sapete che le vacanze premio vengono assegnate per buon
comportamento qui, in Para e Diso, ben ogni dieci anni.”
...“Solo dieci anni? Ma non ci bastano per riposarci!
E poi laggiù ci sono un sacco di pericoli. Non ricordavamo
che fosse cosi difficile viverci.”
...“Dai Ely… sempre a lamentarti… però, in fondo
hai ragione… prenotiamo la nostra vacanza premio fra…
huuummm … mille anni! Ci basteranno per riposarci e, nel
frattempo, speriamo che ‘laggiù’ le cose cambino; cambino
in meglio!”

63
Racconti fuori dalla realtà

...“Va bene, vada per mille… però, la prossima volta,


semmai, la testa la fai tu e il robot io… intesi? Poi mi spieghi
che voleva dire il Prof con la storia della chiavetta girata al
contrario... eh?”
...“Ma era una sciocchezza, non vale proprio la pena
parlarne.”
...“Ne parliamo invece, non ho capito bene la storia
dell’orgasmo con la chiavetta... eccetera eccetera!”
...“Ma non gridare… vuoi farti sentire da tutti?
Guarda! PietroSan si è fermato ad ascoltarci… se capisce
che siamo stati noi a combinare tutti quei guai laggiù, ci
spedisce di sotto un’altra volta, ma, di sotto di sotto proprio,
cioè all’Infer-si!”
...“Non cambi neanche qui… ogni volta che tocco un
tasto dolente, tu cambi discorso, ma la prossima volta che
torniamo giù, ti aggiusto io… vedrai ... vedrai... oh, se lo
vedrai!”
...“Quei due non smettono mai di litigare… neanche
qui in Para e Diso! Dal primo momento in cui si leva il sole
fino al bagliore argenteo della luna, non fanno altro che
gareggiare, per dimostrare chi è il più veloce nel rincorrere
le nuvole.
Ognuno di loro vuole essere sempre il vincitore assoluto di
quella eterna corsa. Anche qui, non si risparmiano parole di
scherno e innocenti colpi bassi, pur di tagliare il traguardo ed
assicurarsi la vittoria.
Però, se capita che uno dei due si smarrisca o si attardi,

64
Racconti fuori dalla realtà

per colpa di una nuvola burrascosa, immancabilmente l’altro


si ferma ad aspettarlo, per ripartire insieme, in una continua
gara d’amore.
Se da laggiù, dove vi trovate, vedete due nuvole in cielo che
lasciano un’indecifrabile scia, sono sicuramente loro, Ely e
Len, che continuano a gareggiare.
Ammirate pure le loro evoluzioni, in quel momento in cui
sono cosi lontani.
Ma, se per caso vi capitasse d’incontrarli sulla terra, nella
loro prossima vacanza premio, non esitate!
Correte a chiudervi in casa e non uscite prima che non siate
assolutamente certi che, le due “anime belle”, abbiano fatto
ritorno in Para e Diso!
Ne va della vostra incolumità… parola di Pietro San.”

65
66
Racconti fuori dalla realtà

L’incredibile Claudia

La sigaretta lasciata quasi del tutto intera nel


posacenere, continuava a bruciare. Ormai era quasi un
mozzicone.
...“Proprio come me”, pensò mentre la guardava
spegnersi lentamente.
...“Si proprio come me. Anch’io ormai mi sento
come un mozzicone di sigaretta, fumata fin nel profondo
e ormai pronta per la spazzatura.”
E con questo nefasto pensiero, Claudia tirò su le stanche

67
Racconti fuori dalla realtà

membra dal letto dove era sprofondata ore prima ma in


cui non era riuscita ad addormentarsi neppure per un
po’!
Era più distrutta fisicamente di quando si era
coricata con la speranza di riuscire a riposarsi ma, i
pensieri e il malumore che ne derivava, l’avevano
tormentata per l’intera notte.
Pensieri del tipo bollette e affitto da pagare,
che non avevano niente a che fare con i pensieri
tristi legati alla sua vita intima. Con quelli conviveva da
tempo, ma la lasciavano comunque respirare, quelli
ordinari, invece, legati alla vita di tutti i giorni, avevano
scadenze ben definite e non le lasciavano tregua!
...“Devo smettere di fumare! Anche questo costa
denaro e soprattutto salute!”
Negli ultimi mesi aveva preso anche la brutta
abitudine di fumare in camera. Nonostante tenesse la
finestra sempre un po’ aperta, pure d’inverno, avrebbe
comunque fatto bene a smettere!
...“Anche oggi sarà una giornata grigia... Le stesse
cose di sempre. alla stessa ora più o meno e, se cambia
qualcosa, sicuramente sarà in peggio!”
Quasi a conferma di ciò, l’acqua della doccia si
fece improvvisamente fredda. Lo scaldabagno era in tilt
un’altra volta.
Quella casa vecchia e umida non contribuìva a
renderle un po’ più dolce la vita, al contrario, la faceva

68
Racconti fuori dalla realtà

ammalare spesso; in inverno per il freddo che c’era e, in


estate, per il caldo insopportabile, unito ai miasmi di un
fossato che si trovava a pochi metri dall’abitazione.
Ma lei ormai viveva in una sorta di apatia e di
infelicità perenne, che la portava a guardare con occhi
estranei quella vita così povera di agi e di sensazioni
corroboranti!
Eppure aveva un lavoro! Insegnava disegno e
storia dell’arte in una scuola media nelle vicinanze.
Ma far entrare qualcosa in quegli zucconi pseudo
studenti della sua classe, era ogni giorno più difficile.
Un insegnamento estenuante, parco di soddisfazioni
personali.
Comunque insegnare le piaceva. Aveva
abbracciato l’insegnamento con entusiasmo, fin dai
primi tempi, subito dopo la laurea.
Un entusiasmo che scemò velocemente.
Capì che, eccettuati alcuni studenti portati per la
materia, i più erano completamente refrattari al
disegno libero o geometrico e alle meraviglie dell’arte.
Claudia aveva 38 anni, non era riuscita a costruire
granché, non aveva una storia sentimentale con nessuno
e, come se fosse poco, i soldi non bastavano mai!
Era completamente sola al mondo, eccettuata
una vecchia zia materna, che però viveva molto lontano
in una specie di rocca alle pendici di un monte, che
neppure ricordava come si chiamava.

69
Racconti fuori dalla realtà

Erano molti anni che non sapeva più niente di lei


da quando, ai tempi della laurea, le aveva inviato una
lettera di congratulazioni ed una piccola somma di denaro
affinché “si facesse un regalo da parte sua”.
Poi... più niente.
Chissà che fine aveva fatto zia Elvira.
Ma cosa andava a pensare stamani? Era già in
ritardo e, la Preside, glielo avrebbe fatto rilevare con quel
suo modo scostante, antipatico ed insopportabile.
A quel pensiero le si drizzarono i capelli che lasciò
bagnati, non aveva tempo per asciugarli. Volò verso la
scuola senza neppure fare colazione. Si ripromise di
farla nell’intervallo scolastico, augurandosi di arrivarci,
perché non si sentiva per niente bene.
Aprì la porta della sua classe, abbracciò
stoicamente la sua sorte e si accinse ad insegnare
storia dell’arte, a quel gruppo di ragazzotti e ragazzotte
in erba. Quelli, tutto avrebbero voluto fare piuttosto che
essere in classe, specialmente in quel momento in cui la
primavera stava esplodendo in tutto il suo splendore.
La lezione iniziò e Claudia già si sentiva esausta
fin dai primi minuti. Non sapeva ancora che, di lì a poco,
la sua vita sarebbe completamente cambiata!
La campanella della ricreazione riecheggiò in
tutta la scuola. Finalmente, pensò Claudia, posso andare
a fare colazione!
Scattò fuori dalla classe e via di corsa per il lungo

70
Racconti fuori dalla realtà

corridoio che portava all’uscita della scuola e, mentre


si dirigeva verso il grande portone dell’edificio, pensò
che, stranamente, non c’era la Preside, sempre pronta ad
osservare i movimenti degli insegnanti ancor più di quelli
degli studenti.
Chi doveva uscire dalla scuola o anche più
semplicemente recarsi in bagno, era sempre squadrato da
lei e dal suo sguardo indagatore.
Ma in quel momento non c’era, era la prima volta
che accadeva. Claudia poteva andarsene indisturbata dalla
scuola. Si sentì inebriata da un senso di quasi libertà.
...“Che sia il mio giorno fortunato?” Una parvenza
di sorriso fra il mesto e il derisorio nei suoi confronti, si
disegnò, per un attimo, sulla sua bella bocca.
“Si, io fortunata, ma cosa vado a pensare! Dicono
che la Fortuna gira. Ma certo, da me gira alla larga!”
Quasi sogghignando, mentre autoironizzava su se
stessa, era arrivata al bar all’angolo.
Finalmente avrebbe deliziato il suo palato
impedendo così al suo stomaco, spaventosamente vuoto
da ore, di prolungare quel fastidioso brontolio.
Che strana mattina era quella. Non aveva mai
dormito durante la notte, l’acqua della doccia era gelata,
non aveva potuto fare nè colazione, nè asciugarsi i capelli.
Quasi un record di coincidenze negative, anche per una
‘collezionista del settore’, come lei.
Entrò nel bar, le piaceva molto quel punto di

71
Racconti fuori dalla realtà

ristoro dove la mattina si assembravano tutti gli studenti


della sua scuola per comprasi la colazione. La specialità
consisteva soprattutto in una buonissima focaccia tonda,
imbottita di salumi vari e che si poteva trovare solo lì.
Quel bar storico, piacevolmente demodè, quando
raramente era semivuoto, riusciva ad infondere una tale
serenità che, unita a qualche dolce prelibatezza ed una
buona tazza di caffè, era in grado di trasformare una
semplice colazione in un momento davvero speciale.
Claudia lo sapeva bene e, presa una deliziosa
brioche farcita di crema e una tazza di caffè, si mise a
sedere ad un tavolo gustandosi, finalmente, la sua tanto
desiderata colazione, in santa pace.
Nel frattempo, guardandosi intorno, lo sguardo le
cadde sulla sezione ricevitoria che il bar aveva messo
su da un po’ di tempo. A cascata, quasi provenienti dal
soffitto, file lunghissime di gratta e vinci di ogni tipo
facevano bella mostra di sè. Esibendosi in tutta la loro
lucente ed accattivante bellezza, come moderne sirene di
Ulisse, cantavano in coro: “prendimi, prendimi...vedrai
quale tesoro nascondo per te!” La voce, però, era udibile
solo nella testa di chi, facendosi ammaliare, li comprava
per mettersi in disparte e grattarli alla ricerca del tesoro
promesso.
Non era la prima volta che Claudia assisteva a scene
di rapimento ludico nei confronti dei famosissimi gratta
e vinci. E, quasi sempre, aveva notato il delusissimo

72
Racconti fuori dalla realtà

scoramento che si disegnava sul volto di chi, speranzoso,


si era apprestato a cercare in essi la vincita, dopo che, per
acquistarli, si era vuotato il portafogli.
A Claudia dispiacevano quelle espressioni. Lei
conosceva la delusione e l’amarezza che da essa deriva.
Anche se le sue esperienze deludenti erano di tutt’altro
genere, sempre di cocenti delusioni si trattava.
Mai aveva pensato di acquistare, anche uno solo,
di quegli accattivanti lasciapassare per la ricchezza.
Però, quella mattina, si sentiva diversa, stranamente
diversa.
Si meravigliò moltissimo quando sentì la sua voce
chiedere al ragazzo, dietro il vetro, di dare anche a lei
una di quelle pseudo promesse di vincita.
...“Quale gratta e vinci desidera signora?”
...“Uno così, a caso. Ecco... lo prenda nella terza
fila. Anzi no! Non a caso, mi dia l’ultimo della terza
fila!” “Ma sono io che parlo?” si domandava Claudia,
“Possibile che sia io a parlare cosi? Ma se non ho mai
acquistato uno di questi biglietti! Se non mi sono mai
interessati! Perché ho dato quell’indicazione precisa?”
Pagò e ritornò al suo tavolo, dove aveva lasciato a
metà la sua brioche e fatto freddare il caffè.
Anche questo un fatto insolito, almeno per lei che
amava sorseggiare il caffè bollente.
Guardava il gratta e vinci cercando di capirci qualcosa.
Dopo aver letto sul suo retro la descrizione del gioco,

73
Racconti fuori dalla realtà

cercò una moneta per grattarlo come si conveniva.


Lo grattò diligentemente rendendo leggibili tutte
le possibilità di vincita che il biglietto poteva racchiudere.
Si mise a studiarle per benino quelle possibilità, rifacendosi
alle loro spiegazioni per verificarle.
...“Dunque... prima fila di possibilità, niente!”
...“Seconda fila. Beh... due numeri con lo stesso
importo, e che importo! Già ..... e quando mai troverò il
terzo numero per vincerla questa somma! Quando mai?”
Ecco! Era la terza ed ultima fila, occorreva la sua
massima attenzione!
...“Però! Questa stratosferica cifra sembrerebbe
uguale a quella che c’è sotto agli altri due numeri!”
Guardò e riguardò. Rilesse puntigliosamente le
spiegazioni del gioco. ” se trovi tre numeri uguali o tre
cifre uguali, vinci la somma degli importi sotto i numeri
uguali o quella cifra”
Ad un’ ulteriore revisione, ormai non c’erano più
dubbi! Il cuore batteva forte, le tre cifre erano uguali!
Claudia contò di nuovo gli zeri. Ma si! Gli zeri c’erano
proprio tutti. Si rese conto, definitivamente, di aver
vinto il premio più ambito di quel gioco: 500mila euro!
Adesso non avrebbe più potuto dire che la Dea
Bendata, ‘girava al largo da lei!’
Uscì dal bar in uno stato di quasi trance, un’estasi
che era pura astrazione dalla realtà. Ma cosa stava
capitando? Era entrata nel locale come un’insegnante di

74
Racconti fuori dalla realtà

scuola media, come ce ne sono tante, stanca di un


insegnamento senza soddisfazioni e di una vita fatta di
abitudini, per lo più noiose.
In banca non aveva neanche un migliaio di euro
come ancora di sicurezza per qualsiasi imprevisto e, in
un colpo solo, era diventata ricca!
La buona sorte l’aveva baciata finalmente in fronte!
Ma si sentiva frastornata, perplessa sul come avrebbe
dovuto agire per gestire la nuova situazione.
Cosa si doveva fare in questi casi? Più se lo chiedeva,
meno sapeva darsi una risposta.
Si ritrovò a correre verso quello che, da molto
tempo, era il suo posto magico: la panchina in riva al
laghetto del parco vicino.
Una volta seduta con la testa che le girava, si frugò
nella tasca sinistra alla ricerca del biglietto vincente,
voleva assicurarsi ancor più che quei 500mila euro
fossero ancora lì. Non aveva osato mettere in borsa il
gratta e vinci, chissà avrebbe potuto dimenticarla o,
peggio ancora, avrebbero potuto rubargliela.
...“Rubarmi la borsa? Che vado pensando? Non
mi è mai passato per la testa che qualcuno potrebbe
rubarmi la borsa!”
Era costernata e sempre più perplessa. Non
riusciva a provare un minimo di euforia per quegli
angioletti della fortuna che fluttuavano intorno a lei o
meglio, che stavano lì, nella sua tasca.

75
Racconti fuori dalla realtà

...“Questo denaro ottenuto con così tanta facilità


già mi sta cambiando, mi mette sul ‘chi va là’, mi induce
ad avere paura di perderlo!”
...“Diventerò schiava di tutte le possibilità che può
donarmi, mi vizierà e, magari, diventerò un’immagine
vuota. Mi priverà di quei significati umani che invece
per me sono sempre stati molto importanti.”
...“Ma, quel che è peggio, il denaro finirà sul più
bello ed io mi ritroverò sola e, a quel punto, anche senza
lavoro!”
Era un’immagine veramente molto arida della vita
che l’avrebbe attesa. Perché mai non riusciva a essere
felice per quell’iniezione di fortuna che il destino aveva
voluto darle?
Ma così era fatta lei, riusciva sempre a trovare il
classico pelo nell’uovo e, proprio per quel pelo, riusciva,
altrettanto sempre, a mandare a monte molte cose, anche
quelle buone.
Fissò lo sguardo sul laghetto. L’acqua rifletteva
le foglie verdi degli alberi circostanti, una cromoterapia
ondeggiante che le fece bene all’anima.
Ad un tratto si alzò e si eresse in tutta la sua
prestanza fisica; la mente era tornata improvvisamente
libera dalle tristi elucubrazioni di qualche minuto prima.
Così, come per magia, aveva capito cosa doveva fare per
continuare ad essere se stessa.
Si! Sapeva cosa fare e dove andare.

76
Racconti fuori dalla realtà

Suore del Sacro Cuore Di Gesù. C’era scritto così,


accanto al portone d’ingresso del convento!
Queste suore aiutano i giovani nell’ istruzione
e si muovono anche per molte altre opere di bene e di
assistenza. Un punto d’accoglienza e di pace per tanti
poveri bambini rimasti orfani e soli al mondo.
Suonò e risuonò la campanella, sapeva che ad
aprire il portone sarebbe stata suor Raffaella, ormai
molto anziana e quasi del tutto sorda.
Lo sapeva perché la conosceva fin da quando era
piccola. E suor Raffaella finalmente aprì.
Un lampo illuminò i suoi occhi, dietro le spesse
lenti, alla vista di Claudia, che ricordava sempre con
molto affetto, perché era stata una bambina dolce e
buona, allorché la mamma la portava all’asilo lì, al Sacro
Cuore.
...“Claudia! Quanto suoni, figliola… hai fatto
impazzire la campanella, ma non sono mica sorda sai!
...“Ma certo suor Raffaella”, rispose Claudia
sorridendo bonariamente fra sè, “certo che non siete
sorda, sono io che ho molta fretta. Devo parlare con la
Madre Superiora. Andate a chiederle se può ricevermi,
vi prego”
...“E’ così importante? Devi sapere che è alle prese
con il sindaco. Sai, vuole far chiudere l’istituto perché la
commissione ha decretato che è quasi inagibile se non vi
vengono fatti i lavori di restauro. Ma sono lavori, ahimè,

77
Racconti fuori dalla realtà

che il convento non può permettersi neppure con l’aiuto


della Diocesi. E il Comune non ci aiuta. Anzi, vorrebbe
abbattere l’edificio per costruirvi un supermercato! Ma
tu pensa… pensa!
La voce morì in gola alla povera suora per la
disperazione che provava al pensiero di quella che
riteneva un’ignomia bella e buona.
...“Fatemici parlare suor Raffaella, è molto, molto
importante, credetemi!” esclamò accorata Claudia.
...“Va bene figliola, aspetta qui! Vedrò cosa posso
fare.” Suor Raffaella se ne andò sulle gambe malferme
più veloce che poteva, a chiamare la Madre Superiora.
Aveva avuto come un’intuizione ascoltando
Claudia parlare così concitata. Aveva provato una
sensazione che le fece ben al cuore, una sensazione che
non sapeva interpretare ma che la indusse a fare, senza
indugi, ciò che Claudia le aveva chiesto.
Sparì in fondo al corridoio illuminato da una
splendida luce colorata, proveniente dallo smerigliato
mosaico che, prendendo luce dal chiostro, rendeva quasi
magica quella parte del convento.
Claudia la guardò sparire e si augurò, data la sua
venerabile età, che la suora si ricordasse di lei e della sua
richiesta, senza fermarsi in qualche stanza, dimentica di
ciò che doveva fare.
Ma quella volta non fu cosi. Di lì a poco, ecco
apparire in fondo la figura alta e snella della Madre

78
Racconti fuori dalla realtà

Superiora, che sembrava fluttuare leggera in quella luce


azzurra del mosaico, tanto che la veste religiosa pareva
danzarle attorno al corpo.
Una visione, pensò Claudia, mentre, ammirata,
guardava quella figura venirle incontro.
...“Madre, grazie per avermi ricevuta.”
...“Claudia, benvenuta figliola. Suor Raffaella mi
ha indotto a lasciare la triste seduta con il sindaco perché
ha più volte ripetuto che era molto urgente ciò che mi
dovevi dire. Bene sono qui! Di cosa vuoi parlarmi?”
Gli occhi azzurri di suor Angela la stavano
guardando con curiosità, mentre aspettava di ascoltare
ciò che Claudia, di li a poco, le avrebbe detto.
...“Madre... oggi mi è capitato un fatto davvero
insolito. Qualcosa che mi ha molto scossa e lasciata
letteralmente senza fiato!”
...“Spero che non sia qualcosa di brutto, Claudia!”
...“No, Madre. Anzi! E’ una cosa molto bella e di
cui vorrei farvi dono.”
Ecco, finalmente l’aveva detto a voce alta ciò
che aveva deciso di fare là, su quella panchina in riva al
laghetto!
...“Un dono per il convento?”
...“Si Madre. Proprio per il convento che so
non essere in buone condizioni. In verità, quando ho
deciso di venire qui, non sapevo niente di tutto questo. E’
stata suor Raffaella a raccontarmi di ciò che vuole fare

79
Racconti fuori dalla realtà

il sindaco e questo mi ha convinto, ancora di più, che


ho preso la decisione giusta. Giusto venire qui e giusto
portarvi questo dono che, ‘giusto giusto’, sembra capitare
a proposito.
E adesso, capisco anche perché quello che è accaduto, è
accaduto!”
...“Spiegati meglio figliola.”
...“Io so che voi, come tutti quanti gli ordini
religiosi, aborrite il gioco come se fosse il diavolo, ma
è di una vincita, di una grossa vincita, che sto parlando!
Aspettate a giudicarmi. Io non ho mai partecipato ad
alcun gioco, non mi è mai interessato. Però stamani,
durante la pausa della ricreazione, sono entrata nel solito
bar dove vado sempre e lì, mi sono sentita chiamare da
un biglietto della lotteria. Una voce o chissà cosa, mi
ha sussurrato all’orecchio di prendere un certo biglietto
da una certa fila di altri biglietti. Io l’ho fatto, come se
fossi telecomandata e ho vinto Madre, ho vinto 500mila
euro!”
...“Claudia non so cosa pensare”, esclamò la
Superiora, “ma, pur rigettando il gioco che, come hai
detto prima, noi non ammettiamo, sono comunque felice
per te. Con questo denaro potrai fare tante cose ed avere
una vita migliore.”
...“Sono qui per farvi dono del biglietto vincente,
Madre. Con la speranza che lo accettiate!” disse tutto di
un fiato Claudia e si sentì leggera come una farfalla.

80
Racconti fuori dalla realtà

...“Cosa dici figliola, sai che non posso accettare.


Se il destino ha voluto aiutarti, devi tenere quel denaro
per te. Ti ringrazio dal più profondo del cuore, ma non
saprei neanche giustificare la provenienza di questa
elargizione anche se, devo ammettere, sarebbe molto
utile al convento. Potremmo risanarlo e continuare con
la nostra opera a favore di chi ne ha tanto bisogno. Ma
ripeto, non posso accettare!
...“Fate conto che sia un benefattore sconosciuto
e prendete questo denaro Madre. Se lo userete per il
convento, questa vincita avrà una giustificazione degna
di essere tale e ne sarò felice. Io ho capito che non ne
ho veramente bisogno, non saprei neppure gestire una
cifra così, credetemi. Ve lo lascio in una busta, dentro la
cassetta delle lettere e voi fatene il buon uso che, sono
certa, ne saprete fare.”
E Claudia volò letteralmente verso l’uscita, senza
ascoltare le ultime parole della Madre Superiora. Era
tutta la mattina che volava verso le uscite, prima dalla
scuola, poi dal bar, adesso dal convento. Si! Ora poteva
davvero volare. Era di nuovo ‘libera’. Si sentiva amata.
Qualcuno o qualcosa aveva voluto darle una mano per
migliorare la sua vita. E l’aveva migliorata veramente,
dandole il modo di fare del bene. Quello a lei bastava
per sentirsi infinitamente ricca!
Rientrò a scuola ma, ormai, gli studenti stavano
uscendo, le lezioni erano finite. Ritta ed impettita come

81
Racconti fuori dalla realtà

non mai, sugli scalini del portone, c’era la Preside con


degli occhi che non promettevano niente di buono.
La sua vita di tutti giorni le precipitò di nuovo
addosso ma adesso Claudia si sentiva molto più forte.
Il destino l’aveva scelta regalandole un gran colpo
di fortuna, l’aveva eletta innalzandola ad una persona
che poteva compiere una grande azione umanitaria.
La felicità che provava per quanto avvenuto, la
riempiva di un ottimismo che l’avrebbe accompagnata
per il resto della sua vita.
Sapeva con certezza che avrebbe potuto fare
molte cose da quel momento e, la prima incredibile cosa
che fece, fu quella di precipitarsi verso la Preside e di
darle un bacio sulla guancia!
La Preside interpretò quel gesto come un modo
irriverente per raggirarla. Un modo prosaico per scusarsi
della sua assenza dalla scuola, senza averla avvertita.
Poco importa se, per questo, la espulse dalla scuola.
L’incredibile Claudia, baldanzosa e fiera di se
stessa, stava andando ormai incontro alla vita, con lo
spirito di un’eletta del destino e, questo, le avrebbe
pemesso di superare qualsiasi ostacolo.

82
Appendice
Il prossimo racconto è estrapolato da uno dei miei libri
dedicati a Lucca, la mia amata città.

”Lucca forever” , primo e secondo volume


è il titolo di questa mia mini-collana.
Sono libri unici nel loro genere perché scritti in
collaborazione con gli artisti,
pittori, poeti, fotografi, scrittori,
che fanno parte del mio Gruppo:
”La parola all’immagine”.

“Le leggende non finiscono mai”


è il titolo del prossimo racconto, liberamente ispirato alla
storia e leggenda di Lucida Mansi,
nobildonna lucchese di straordinaria bellezza,
che stipulò un patto con il diavolo.
Secondo questo patto, Lucida, avrebbe mantenuto
inalterata la sua bellezza per trent’anni.
Allo scadere del trentesimo anno, però,
la sua anima sarebbe stata preda del diavolo.
Come finirà questa storia?
Cosa escogiterà Lucida, per salvarsi da quel patto?
Riuscirà in questo intento?
E, quello che state per leggere, vi dirà
la verità o qualcosa di simile?
Non dimentichiamo che, questi,
sono racconti “fuori dalla realtà!”

83
84
Racconti fuori dalla realtà

Le leggende
non muoiono mai!

Lo squillo del cellulare vicino al letto interruppe il


suo profondo sonno.
Tony aprì gli occhi pian piano. La testa gli doleva
per la sbronza della sera prima.
I postumi non erano ancora scomparsi del tutto,
come il fumoso ricordo di quelle ore trascorse a brindare
con gli amici per il suo compleanno.
Si guardò intorno ma, sulle prime, non riconobbe
la camera d’albergo in cui era sceso per trascorrere la sua

85
Racconti fuori dalla realtà

vacanza lucchese.
...“Possibile che una birra in più mi abbia ridotto
un simile straccio?” pensava fra sè.
...“Come sono rientrato in albergo? Non lo ricordo
affatto.”
Il cellulare continuava a squillare e lo distolse dai
suoi pensieri.
...“Pronto? Ah sei tu Andrea … si sto bene, non
preoccuparti, solo un gran cerchio alla testa. Cosa
normale con quello che ho bevuto la notte scorsa. Come?
Ho bevuto solo una birra? Ma sei sicuro di quel che dici?
Io non ricordo niente. Non ricordo nemmeno come ho
fatto ad arrivare qui in albergo!”
...“Non lo so neppure io cosa hai fatto” rispondeva
Andrea dall’altra parte del telefono “ma posso assicurarti
che hai bevuto solo una birra e poi, dopo che ti abbiamo
fatto gli auguri, ci hai salutato frettolosamente dicendo
che avevi un impegno. E io, per questo, ti sto chiamando,
per sapere com’è andato questo impegno!” concluse
Andrea con un risolino che lasciava intendere a quale
dolce impegno alludesse.
...“Ma quale impegno! Ma cosa stai dicendo? Io
sono arrivato ieri sera a Lucca e sono venuto subito in
birreria a brindare con voi….non avevo proprio nessun
impegno e, comunque, non ricordo niente. Ti ho detto
che non ricordo persino come ho fatto ad arrivare nella
mia camera d’albergo!”

86
Racconti fuori dalla realtà

...“Ripeto quanto ti ho detto prima, è la verità,


possono confermartelo anche Leonardo e Marco che
erano con noi ieri sera. Ma veramente non ricordi niente?
Se stai male dimmelo, passo a prenderti e ti porto al San
Luca, al pronto soccorso!” disse Andrea un po’ allarmato
per le risposte dell’amico.
...“Non preoccuparti non sto male, vedrai che
mi tornerà in mente cosa mi è capitato. Ora cerco con
calma di ricostruire i fatti. Ti chiamo dopo, ciao Andrea!”
Tony, frettolosamente, interruppe la conversazione.
Continuava a domandarsi come era possibile non
ricordare fatti che erano accaduti solo poche ore prima!
Ma la nebbia che offuscava il suo cervello non si diradava
e si rese conto di brancolare letteralmente nel buio.
Quella sensazione di non riuscire a ricordare
l’accaduto lo stava soffocando e, in cerca d’aria fresca
spalancò la finestra. Lo scenario che si presentò ai suoi
occhi, gli tolse veramente il fiato!
La sua camera si affacciava sul giardino di
Palazzo Pfanner. In un breve attimo Tony comprese il
perché, quello straordinario giardino lucchese, fosse
tanto spesso utilizzato da numerosi registi come “palazzo
della nobiltà papalina!”
Un giardino dalla magica bellezza, suddiviso
geometricamente in sette ampi spazi rettangolari
incorniciati da vialetti rettilinei. Al centro una vasca
ottagonale, decorata con quattro statue allegoriche

87
Racconti fuori dalla realtà

raffiguranti i quattro elementi: Vulcano (fuoco),


Mercurio (aria), Dionisio (terra) e Oceano (acqua).
Vicino al palazzo le statue dell’allegoria delle quattro
stagioni.
All’improvviso un lampo nella sua testa!
Si ricordò che a Palazzo Pfanner ci fu la prima
birreria del Ducato di Lucca e una delle prime in Italia.
La storica Birreria Pfanner, ameno luogo di produzione e
mescita collocato tra il giardino e le cantine del palazzo,
chiuse nel 1929.
Tutto questo dovuto a Felix Pfanner (1818-1892),
nativo di Horbranz (Austria), ma di famiglia bavarese, che
acquistò progressivamente l’intera struttura dopo avervi
installato la sua birreria, a partire dal 1846.
Strano come ricordasse con tale lucidità questi
fatti letti anni prima su una guida di Lucca, in un
momento in cui, invece, sentiva di avere ancora la mente
offuscata al pensiero della sera precedente.
Decise di far scorrere il tempo senza pensarci più,
i ricordi sarebbero sicuramente venuti in superficie e lui
avrebbe finalmente trovato il bandolo di una matassa che
sembrava abbastanza intricata.
Alla meglio si mise in piedi e, barcollando un
po’, entrò sotto la doccia, nella speranza di riacquistare
la sua lucidità. Fu necessario parecchio tempo prima di
ritrovarsi stabilmente diritto sulle proprie gambe.
Si vestì ed uscì per portarsi in un punto esatto della città

88
Racconti fuori dalla realtà

che rappresentava il motivo per cui, dall’America, era


venuto in Italia.
Aveva appuntamento con la Torre delle Ore. Lui,
appassionato studioso degli oggetti che scandivano il
tempo, la riteneva uno dei più affascinanti marchingegni
del passato.
Aveva inteso unire l’utile al dilettevole, una
vacanza di compleanno e un percorso di Studi, oltremodo
interessanti, lungo la via della cultura lucchese.
...“Buongiorno” disse alla giovane donna bruna
alla reception dell’albergo.
...“Buongiorno signore! Dormito bene?”
La ragazza si rivolse a Tony mostrando un
sorriso incantevole, illuminato da due occhi dal colore del
velluto nero. Neri come l’ebano erano anche i capelli
lunghissimi che portava sciolti sulle spalle, incurante del
gran caldo che imperversava in città, in quel giorno afoso
del mese di agosto e più esattamente il 14 Agosto!
L’estate era al culmine, ma non era abbronzata
anzi, era pallidissima, la pelle quasi diafana.
Tony notò tutte queste cose in un batter d’occhio,
ma non dette loro troppa importanza, ormai stava andando
incontro al suo obiettivo ‘la Torre delle Ore’.
...“Si grazie, a più tardi” rispose educatamente e
uscì fuori nel sole accecante di quel torrido agosto.
Le distanze da una via all’altra, nel centro storico
di Lucca, si percorrono velocemente, essendo questa città

89
Racconti fuori dalla realtà

ancora a dimensione d’uomo.


Tony stava quasi correndo per l’entusiasmo di
realizzare, di li a poco, quel suo grande desiderio.
Imboccò quasi subito via Fillungo e lì, all’angolo
con via dell’Arancio, si trovò davanti in tutta la maestosa
bellezza ed i suoi 50 metri di altezza, la Torre delle Ore,
la più alta delle 130 torri costruite nella città, dal Medioevo
ad oggi.
Si fermò estasiato a rimirarla di sotto in su. Sapeva
tutto di quella torre che lo aveva affascinato da sempre.
La sua eco gli era giunta, oltre che dai libri che
descrivevano Lucca, anche dai suggestivi racconti dei
nonni materni, emigrati in America.
In seguito all’unità d’Italia nel 1861, causa delle
precarie condizioni economiche, insufficienti a sfamare
famiglie numerose, iniziò il grande esodo verso l’America
del Nord e del Sud.
Non conobbe sosta fino al fascismo, ma riprese poi
dopo la seconda guerra mondiale, anche verso l’Europa,
l’Australia e il Sudafrica.
Si calcola che da tutta Italia, dall’ottocento a oggi,
siano emigrate oltre 26 milioni di persone! Anche Lucca
vide andarsene, in cerca di un futuro, molti dei suoi figli.
Alcuni ritornarono, ma la gran parte, come i suoi
nonni, si stabilì definitivamente nei paesi ospitanti,
perché le condizioni di vita erano molto più favorevoli
che in patria.

90
Racconti fuori dalla realtà

Grazie proprio ai racconti dei nonni, Tony rimase


talmente affascinato dalla Torre delle Ore, da decidere di
andare in Italia per ammirarla di persona. Adesso era lì,
davanti alla sua antica maestosità!
Il momento tanto atteso era finalmente giunto.
Poteva entrare e visitare la torre dal suo interno.
E lui entrò! Un’atmosfera quasi irreale lo accolse
e in un attimo gli parve di vedere secoli di gloriosa storia
venirgli incontro.
Affascinato, si fermò ad osservare la scala che
portava lassù all’orologio. Una scala di 207 gradini, tutti
in legno, squadrati ed incastonati nella pietra.
Una volta in cima, oltre a godere della bellissima
veduta sui tetti di Lucca, avrebbe potuto ammirare il
meccanismo a carica manuale dell’orologio.
Un vero capolavoro della tecnologia del XIII°
secolo, opera del ginevrino Louis Simon e del lucchese
Sigismondo Caturegli.
Man mano che saliva, il cuore gli batteva
sempre più forte. Tony pensò che fosse per la fatica della
salita, i gradini non erano pochi e lui non si era rimesso
completamente dalla sbronza della sera prima o da quella
che riteneva tale.
Riuscì a giungere in cima alla torre e rimase
entusiasta della veduta che abbracciava il centro
storico di Lucca.
Un panorama naturale ed armonioso gli si estendeva

91
Racconti fuori dalla realtà

tutt’intorno e, davanti all’orologio a vista che


troneggiava davanti a lui, vacillò.
Stava per cadere, risentendosi di nuovo disperso
nella nebbia dei ricordi. Una emozione fortissima che gli
fece correre i brividi lungo la spina dorsale. Quasi una
sensazione di paura e non capiva perché.
Era finalmente arrivato a vedere da vicino l’oggetto
dei suoi desideri. Avrebbe dovuto rallegrarsene e non
averne quasi paura.
Quella mattina era solo, lì, in cima alla torre, senza
neppure l’ombra di uno dei tanti turisti che quotidianamente
visitano l’ orologio. Tony continuava a tremare.
Pensò di avere la febbre. Non capiva che cosa gli
stesse accadendo.
...“Signore, sta male?” Chi aveva parlato, se non
c’era nessuno fino ad un attimo prima?
Tony si voltò di scatto e la vide, illuminata dal
raggio di sole che penetrava dalle monofore della torre.
Eterea, quasi impalpabile nel suo fresco abito bianco,
sembrava una creatura irreale e, invece, riconobbe in lei la
ragazza dell’albergo.
...“Anche voi qui? Non vi ho vista salire, in realtà
credevo di essere solo.”
...“Non potete avermi vista salire, ero già qui,
l’orologio mi nascondeva ai vostri occhi” spiegò la donna.
...“Ma come avete fatto ad arrivare quassù, prima
di me? Vi ho salutato poco fa alla reception dell’albergo!

92
Racconti fuori dalla realtà

Avete forse volato?”


...“Ahahahah! Ma no, da buona lucchese, conosco
le scorciatoie della città. Vi ho preceduto di pochissimo.
Sapete, è un esercizio che faccio quasi tutti i giorni, salire di
corsa questi scalini mi tiene in forma. E’ il mio allenamento
personale.”
...“Effettivamente godete di una splendida linea.
Complimenti! Non è uno sforzo da poco salire di corsa tutti
questi scalini” convenne Tony.
...“Vi sentite meglio adesso? Vi ho visto vacillare”
gli domandò la ragazza.
...“Un capogiro, ma sto meglio, grazie” E cosi
dicendo Tony si voltò in ammirazione verso l’orologio.
...“Non è magnifico?” domandò alla ragazza
continuando a guardare lo storico meccanismo della Torre
delle Ore.
Non udì nessuna risposta
....“Dove siete, siete scomparsa?
La ragazza non c’era più! Questa volta sembrava
essersi volatilizzata sul serio.
Guardò giù, lungo la scala e non vide nessuno.
Tony cominciò a pensare di soffrire di allucinazioni.
Tornò a domandarsi che cosa mai avesse bevuto la sera
prima con gli amici. Non poteva essere che quella, la
causa del suo strano malessere.
Decise di rinunciare allo studio che intendeva fare
sulla manualità dell’orologio e, a malincuore, si accinse

93
Racconti fuori dalla realtà

a scendere i 207 scalini, sperando in cuor suo di non


vacillare e cadere.
Ritornò in albergo, un po’ per stendersi e
riacquistare le forze, un po’ per vedere se la ragazza avesse
già fatto ritorno alla reception. Quelle strane apparizioni
cominciavano ad incuriosirlo.
Ma alla reception, questa volta, c’era un signore
alto e grassoccio che lo salutò cordialmente.
...“Salve, mi scusi, lei sa come si chiama la
ragazza che lavora qui?”
...“Quale ragazza signore? Qui ci sono solo io, non
so di chi stia parlando, mi spiace, non posso aiutarla.”
“Ma la ragazza bruna che mi ha salutato stamani!
Molto bella, era proprio qui, alla reception!”
“Le dico che qui non lavora nessuna ragazza e le
ripeto che ci sono solo io!”
...“Mi scusi. Forse ho sbagliato. Sa, non mi sento
molto bene. Salgo in camera mia. Buongiorno.”
“Buongiorno signore! Se ha bisogno di qualcosa
mi chiami pure, non faccia complimenti.”
“Grazie, a più tardi.”
Sempre più disorientato Tony si ritirò nella
propria stanza. Aveva urgente bisogno di stare solo con
se stesso e riordinare i suoi pensieri.
Doveva fare luce sull’amnesia che continuava
dalla sera prima. Una volta entrato in camera si gettò sul
letto, rimanendo immobile per molte ore.

94
Racconti fuori dalla realtà

Era già notte, quando decise di mangiare e bere


qualcosa per risollevare corpo e spirito. Grande fu la
sorpresa nel vedere, sul comodino, una bottiglia di birra.
Una birra con etichetta Pfanner !
...“Pensavo che le avrebbe fatto piacere bere una
birra fredda, con tutto questo caldo” disse la ragazza
bruna, seduta sulla poltrona posta nell’angolo della
camera.
...“Voi? Voi non lavorate qui. Come siete entrata?
E quella birra poi? Sono anni, ormai, che non è più in
commercio!”
Di nuovo i brividi gli correvano lungo la
schiena. Il sudore gli imperlava la fronte e tradiva quel
senso di paura che, ormai, Tony provava di fronte a quella
donna. Quello che stava accadendo, non aveva nulla di
naturale.
Cadde in ginocchio. Nel prendere la birra, la sua
mano ne aveva traversato il vetro senza neppure sfiorarla.
Come era possibile tutto questo!
La donna, che intanto si era alzata, stava in
piedi davanti alla finestra spalancata sulla notte, mentre
la Torre delle Ore batteva i suoi rintocchi.
La sua figura armoniosa si stagliava contro la luce
argentea della luna piena. Una visione quasi irreale,
magica, dal fascino irresistibile.
...“Questa donna è bellissima!” Tony era ammaliato
da quella figura femminile e dai suoi capelli corvini e
lunghissimi. Indossava un abito bianco e leggerissimo

95
Racconti fuori dalla realtà

che non lasciava molto all’immaginazione.


...“Già, l’abito!” pensò Tony nel rialzarsi “l’abito
che indossa non è attuale. Dalla foggia si direbbe un
abito antico, così leggero e impalpabile, sembra mussola,
forse, addirittura ‘bisso’, la preziosa ed introvabile seta
del mare.”
Il mistero s’infittiva sempre più!
...“Ma tu chi sei?” la voce gli tremava un po’. Di
istinto era passato dal ‘voi’ al ‘tu’.
...“Cosa vuoi da me! Perchè sei qui? “
Cercò di avvicinarsi a lei. D’improvviso una
cortina di fiamme lo divisero dalla bella sconosciuta. A
Tony non rimase altro che indietreggiare!
...“L’albergo va a fuoco!” In preda al panico si
voltò verso la porta della camera per uscire.
Una forza incredibile ed invisibile lo afferrò e lo
sollevò in aria. Sotto i suoi piedi si aprì una voragine,
così profonda, da non intravederne la fine!
La donna finalmente parlò. La sua voce risuonò
nell’abisso investendo Tony come un tuono.
...“Vuoi sapere chi sono io? Tu sai tutto della
storia di Lucca. Non l’hai ancora capito?”
...“Io sono Lucida. Lucida Mansi!”
...“Tu non puoi essere chi dici di essere! Sei
morta di peste il 12 febbraio del 1649! Le tue spoglie
riposano nella Chiesa dei Cappuccini a Lucca, nella
cripta dedicata alla tua famiglia!”

96
Racconti fuori dalla realtà

...“Questo è quanto viene riportato dalle cronache


storiche! In realtà, io sono morta in un afoso mese
d’agosto, per l’esattezza il quattordicesimo giorno,
dell’anno che hai detto. E’ stata per opera del demonio.
Mi ha rubato l’anima e condannata al fuoco dell’inferno
per l’eternità.”
...“Ma non sei tu quella donna, lussuriosa e
libertina, che uccideva i suoi amanti dopo che se ne era
servita?”
...“Rispondi! Non sei forse tu? L’inferno, te lo
meriti!
A quelle parole, la Forza invisibile, per un attimo,
sembrò lasciarlo cadere nell’abisso.
...“Attento a come parli, piccolo mortale! Potrei
lasciarti cadere tra le anime dei dannati, tra le fiamme
eterne dell’inferno!”
...“E tu allora perché non sei laggiù con loro,
dovrebbe essere il tuo posto. Il patto col diavolo prevedeva
30 anni di bellezza e gioventù, in cambio della tua anima.”
...“Sono riuscita, con la mia bellezza, a fare
invaghire di me il Demone Maggiore! Ho stretto con lui
un nuovo patto!”
...“E quale sarebbe questo nuovo patto?”
...“E’ un patto che mi dà la possibilità di non
dover errare più per l’eternità fra fiamme e demoni e far
riposare, finalmente, le mie spoglie in pace.”
..“E perché vieni a dirlo proprio a me?”

97
Racconti fuori dalla realtà

..“Cosa c’entro io con il tuo destino?”


...“Sei stato scelto da molto tempo! Solo tu puoi
sottrarmi alla dannazione e donarmi la pace.”
...“Sei l’ultimo discendente del casato del mio
primo marito Vincenzo Diversi, l’unico uomo che abbia
mai amato veramente, ma che venne ucciso, per motivi
politici, poco tempo dopo le nostre nozze.”
...“La tua famiglia porta il cognome Diversi e tu,
caro il mio Antonio Diversi, sei legato a Lucca molto più
di quanto immagini. Questa città ti scorre nelle vene!”
...“Senti? La Torre delle Ore sta battendo la
mezzanotte, come quella volta, tanti anni fa!”
...“Quel maledetto 14 Agosto! Prima dello
scoccare dell’ultimo rintocco, provai a fermare quella
campana! Il patto sarebbe scaduto, divenendo nullo.”
“Ma non ci riuscii! Il Diavolo mi caricò su una
carrozza infuocata e mi portò via con sè, attraverso le
mura della citta, fino a gettarsi nel laghetto dell’Orto
Botanico, sprofondandomi nell’Inferno.”
...“Ieri quando eri in birreria con gli amici a
festeggiare il tuo arrivo, sono stata io a servirti la famosa
birra. Da quel momento, tutto ha avuto inizio!”
...“Insieme abbiamo lasciato la birreria e, con i
poteri che il demonio mi ha concesso, ti ho portato in
giro per Lucca.”
“Ti ho riportato indietro nel tempo e ti ho
fatto rivivere l’atmosfera dell’antica birreria di Palazzo

98
Racconti fuori dalla realtà

Pfanner in onore del tuo compleanno!”


...“E’ per quella birra che, oggi, non ricordi niente!”
...“Ah! Finalmente un po’ di luce dopo tanto
mistero. Come facevi a sapere che sarei venuto a Lucca
e proprio in questi giorni?”
“Tutto è stato preparato da tempo, era scritto nel
libro del tuo destino. Allo scadere del tuo trentesimo
compleanno, saresti venuto nella città di origine. Sei il
prescelto per compiere l’opera definitiva.”
“E quale sarebbe?”
...“Quella di uccidere definitivamente Lucida
Mansi. Tu mi ucciderai e mi donerai la pace!”
...“Ma tu sei già morta, come si fa ad uccidere una
morta?”
...“Infilandole un pugnale nel cuore, come si fa
con i vampiri della notte. Un pugnale magico, con il
potere di uccidere le anime immortali e dannate”
A quelle parole un pugnale scintillante e alato
vibrò nell’aria infuocata posandosi accanto alla mano
destra del povero Tony, ancora sospeso sull’abisso.
...“Mai! Non lo farò mai!”
...“Invece lo farai!”
Lucida, trasfigurata nel volto, somigliava sempre
più ad un orribile scheletro.
...“Lo farai o ti farò sprofondare nel cuore della
terra per bruciare per sempre nel magma infernale! Prendi
il pugnale magico e scaglialo contro di me! Adesso!”

99
Racconti fuori dalla realtà

...“Tutto deve essere compiuto allo scoccare della


mezzanotte di questo quattordicesimo giorno di agosto!
Quando la Torre delle Ore batterà l’ultimo dei suoi
rintocchi, tu mi ucciderai con il pugnale magico!”
Tony non ne poteva più! La rabbia e l’istinto di
sopravvivenza presero il sopravvento in quella assurda
situazione.
In fondo, bastava afferrare quello splendente
pugnale e lanciarlo diritto al cuore di Lucida.
Una voce lo fermò! Una voce che riempì tutta la
stanza e fece tremare le pareti.
...“Non toccate quel pugnale!”
Tony si voltò e, oltre la cortina di fiamme, gli parve
di scorgere l’uomo con cui aveva parlato nella hall.
“Ma voi siete il padrone dell’albergo, come fate a
passare indenne tra queste fiamme?”
...“Io sono le fiamme e il Fuoco eterno!”
...“Io sono il Demone con il quale Lucida strinse il
famoso patto! Ho assunto sembianze umane, all’insaputa
di questa libertina, per seguire le sue azioni!”
Lucida apparve impietrita. Il suo abito leggero non
era più candido, si stava riempiendo di sangue, il sangue
degli amanti che aveva ucciso.
...“Se afferrate quel pugnale non riuscirete a
scagliarlo contro di lei. Grazie alle sue arti di strega, il
pugnale trafiggerà invece il vostro cuore, uccidendovi!”
...“In cambio di altri trent’anni di bellezza e

100
Racconti fuori dalla realtà

gioventù, da vivere di nuovo sulla Terra, è proprio la


vostra anima che ha promesso al Demone Maggiore!”
...“Ma perché”, gridò Tony, “Perché tutto questo
proprio a me?”
...“Perché siete l’ultimo discendente dell’antico
casato dei Diversi, cui apparteneva il primo marito,
Vincenzo. Non è vero che lo amasse. Non ha mai
amato nessuno, eccetto se stessa. Lo ha ucciso
proprio lei, così come ha fatto con tutti i suoi amanti.”
...“I Diversi erano famiglia religiosa che nel
tempo, ha dato alla Chiesa monaci e vescovi; uccidendo
voi, estinguerà, per sempre, tutta la possibile stirpe
futura dei Diversi, facendo vincere il Male sul Bene.”
...“Piacerebbe molto al Demone Maggiore, tanto
da accettare il patto, purché ciò avvenga proprio oggi
allo scoccare della mezzanotte, annullando quello che ha
fatto con me, tanti e tanti anni fa.”
...“Noooooooo! Non credergli” gridò Lucida
a Tony, “prendi il pugnale e uccidimi, dammi la pace
eterna! Fallo adesso, fra un attimo ci sarà l’ultimo
rintocco. Questo è il momento!”
La stanza si riempiva di sangue e Tony, ancora
sospeso sopra la voragine, si dibatteva in preda al panico
di fronte a quell’orrore.
...“Lucida” tuonò il Demone alla donna, “non
credere di farti gioco di me! Non puoi sfuggirmi. La tua
anima sarà per sempre mia, giù all’inferno!”

101
Racconti fuori dalla realtà

Il demone afferrò Lucida, scomparendo nel


nulla assieme al sangue, le fiamme e la voragine.
Tony, esasusto e al limite della follia, si accasciò
per terra.
La voce di Andrea si fece più forte.
...“Ehi Tony, sveglia!”
...“Ma come, sei appena arrivato per festeggiare
con noi il tuo compleanno e già sei addormentato sul
tavolo? E pensare che hai bevuto soltanto una birra!
...“Ahahaha!”
Anche Leonardo alzò il tono di voce.
...“Dai, Tony, sveglia! Ma cosa c’era nella birra
che hai bevuto?
Poi, scherzando.
...“Te l’aveva detto la bella cameriera che era una
birra particolare e molto forte, ahhahah!”
...“Aveva proprio ragione. Guarda che effetto ti ha
fatto!” aggiunse Marco.
Finalmente i tre amici raggiunsero lo scopo, Tony
aprì gli occhi.
Non riusciva a credere a quello che vedeva.
...“Ma dove siamo? Al Pub? Ma allora era tutto
un sogno!
...“E’ un’ora che cerchiamo di svegliarti!
...“Bentornato fra noi! Vuoi un’altra birra per
caso? Ahahahha! Non te lo consigliamo, considerando
l’effetto che ti ha fatto la prima!
Il coro dei tre amici sembrava proprio divertito.

102
Racconti fuori dalla realtà

“E’ strano, non ricordo nulla. Scusatemi,


evidentemente sono molto stanco per il viaggio, mi sono
addormentato come un sasso.”
Cosa era accaduto? Perché era al Pub e non in camera
sua? Come al solito, non sapeva rispondersi.
L’unica spiegazione sensata poteva essere soltanto
un incubo causato dalla birra bevuta.
...“Di che marca era questa birra, ragazzi?”
...“Non lo sappiamo, a un certo punto è scomparsa!
Te l’ha portata la bella cameriera dagli occhi di velluto,
ricordi?”
“Aspetta! Scusi, che birra era quella che ha portato
prima al nostro amico?” chiese gentilmente Leonardo
alla ragazza che li aveva serviti.
...“Era questa, Birra Pfanner!”
Come un’onda, le emozioni travolsero Tony,
rapito da quei due splendidi occhi di velluto nero che
parevano dire: “Le leggende non muoiono mai”

Racconto tratto da:


‘Lucca Forever. Il libro che non c’era’
di Fabrizia Vannucci
per il Gruppo “La parola all’immagine”
https://www.facebook.com/groups/1903757129906719

103
Racconti fuori dalla realtà

Indice dei racconti

Fantascientifico
Il Signor Nessuno pag. 5
Introspettivo
L’ombra fuggita pag. 23
Humor
Attaccami la testa! pag. 37
Inverosimile
L’incredibile Claudia pag. 67
Horror fantasy
Le leggende non muoiono mai! pag. 85

104
Copertina e racconti
di Fabrizia Vannucci
Copyright © 2021 Tutti i diritti riservati.

105

Potrebbero piacerti anche