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La foresta degli addii

12 agosto 2022
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POSSIBILI POESIE DA INTRO

0.1 Case3
Ho respirato il tuo volto attraverso un lenzuolo
le mani lontane, lontane, quasi non mie
mi ricordi il ricordo d’un mondo diverso
sussurro in silenzio il tuo nome nel vento

allargo le braccia e poi corro in un bosco


il mare lontano, lontano, quasi un ricordo
il profumo dei pini e del mare sul mondo

guardo dall’alto sul fondo di un pozzo


profondo, profondo, più della notte
le pietre imbiancate che parlan di morte

ascolto il tuo cuore che batte in silenzio


rimbomba, rimbomba, è quasi un tormento
questo era il sogno di un sogno diverso
piango su un mondo al di fuori dal tempo

0.2 Case2
E’ questo, è questo l’altare
dinnanzi a cui sacrificasti
il tuo nome, lo sguardo, le mani
questo è il luogo ove cedesti le armi
0.3. CASE3 3

0.3 Case3
Miserere di me! Gridò il folle all’assassino
Non senti? I gabbiani ridono del mio destino
Girano e girano su questo folle mondo

0.4 Case4
It’s always been the same matter
to be or not to be
the perception of the latter

Is silence a way to peace?


Or just a hunting figure,
howling in your dreams.
Can it turn the screw
if you ignore it?
To see that face, I wander..

Maybe Ignorance is a curious bless.

So i wander, what would i prefere


whether to fall lightheartedly
in the deepest hollow
or to struggle sorely,
desperately,
with no hope to recover.

0.5 Case5
Illusi di vivere in torri sbarrate all’angoscia
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0.6 Case6-Il Bosco degli Addii


Mi incateno da sola
ad alberi erranti
che corron per la via
ogni catena un arto
quando si spezza, un urlo d’agonia
Nonostante questo mi incateno
mi incateno ancora
nonostante conosca la tranquillità
del cadere nel buio
nonostante il silenzio
urli il mio nome
da una profondità di pace

0.7 Case7
Corrono
tra lampi di vetro
scarne figure
di mutevole aspetto.
Cupe
gli sguardi tremanti
sussurrano nomi
di morte

0.8
Benedetta sia la vita
in questo mondo marcio
votato al male
Capitolo 1

Aprile 1916, Città di //

Immerso nella tiepida luce del tramonto un uomo mormora tra sé
e sé. Alla sua destra una finestra dal vetro ingiallito dal tempo
dà su un fiume dalle acque torbide, alla sua sinistra una grande
stanza semivuota riecheggia in modo strano con la sua voce. Forse
è il soffitto dalla complicata forma, unione apparentemente priva di
senso di archi affilati, o forse è l’assenza di arazzi sulle pareti di
pietra, sconnesse e incise da molte mani, ma solo il folto tappeto
impedisce alle sue parole di accavallarsi in ogni direzione.
Chino su una grande scrivania di legno rossastro chiude un pic-
colo pacchetto; la carta, pallida e slavata, cosı̀ anonima da cozzare
in modo particolare con il suo contenuto.
Dalla porta, titubante, entra un ragazzino.
Per qualche motivo quell’uomo lo inquieta. Nonostante sembri
un placido signore sulla quarantina non riesce a superare la sensa-
zione che...lo stia fissando. Anche quando non lo guarda. Forse sono
quegli occhi rossi, come se nelle iridi ci fosse troppo sangue. Forse è
il fatto che sembra che si vedano anche al buio, come quelli dei gatti.
No, deve essere solo la sua mente a fare scherzi. Il fatto che non
lo abbia mai visto dormire deve essere solo una coincidenza. Il fatto

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6 CAPITOLO 1. APRILE 1916, CITTÀ DI //

che non veda mai nessuno? Sarà solo una persona riservata. Poi
paga bene no?
Concentrandosi sul peso rassicurante della paga settimanale dice:
« Signore, ho trovato qualcuno che potrebbe fare al caso vostro. »
« Perfetto! Ti sono molto grato. »
Le parole sono quelle giuste, il sorriso che le accompagna sembra
gentile, ma mentre le pronuncia il sole scende dietro l’orizzonte e
l’uomo alza gli occhi. Il giovane si sente inchiodato da due pozzi
rossastri, ardenti nel buio. Mostrano troppo bianco, sembrano spa-
lancati innaturalmente. Si gira troppo in fretta e si avvia fuori da
quella stanza, senza riuscire a reprimere il pensiero di non aver mai
visto sbattere le palpebre a quell’individuo.
Si ripromette di dormire di più, deve essere quello a fargli brutti
scherzi.
Una vocina nella mente però, continua a fargli pensare
Capitolo 2

Aprile 1916, Campagne


di //

Appoggiata allo stipite della porta una donna guarda verso il limita-
re del bosco, dove una ragazzina china e dall’aria concentrata cerca
di riconoscere delle erbe particolari. Non riesce a credere a quanto
sia cambiata nei pochi mesi in cui la ha conosciuta: sembra impos-
sibile vedere in quelle guance rosse e piene la creatura emaciata e
mezza morta di fame che aveva incontrato nei boschi. La guerra e
la solitudine fanno questo alle persone.
Chi scatena le guerre non pensa mai a chi resta indietro, riflette
con un velo di amarezza. Non pensano mai alle ragazzine lasciate
da sole senza le capacità di portare avanti la falegnameria del padre,
con solo una mucca di nome Fiore di compagnia. Non pensano alle
compagne che restano a casa in attesa che l’altro torni per potersi
sposare. Non pensano alle famiglie distrutte, e alle famiglie stroncate
prima che possano esistere.
Vedendo però il sorriso luminoso di Lahja per aver trovato quello
che cercava Lumi non riesce a essere triste: pensa solo al posto che
quella ragazzina si è ritagliata nella sua vita, e a quanto vorrebbe

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8 CAPITOLO 2. APRILE 1916, CAMPAGNE DI //

che Bjorn la conoscesse. Gli piacerebbe, con la sua voglia di vivere


e di capire quel poco che chi la circonda può insegnarle.
La porta alle sue spalle si apre e una donna le appoggia una mano
sul braccio « Sono quasi tornati e tra poco è pronto il thè, vi aspetto
dentro».
Numi la guarda e annuisce, pensando a quanto poco le sembra
si assomiglino. Dicono tutti che sembrano due gocce d’acqua, ma
quando lei vede gli zigomi alti, il corpo slanciato e scolpito da anni di
lavoro fatica a riconoscere quello che vede allo specchio ogni giorno.
Forse i capelli? Lunghi e liscissimi, di un colore quasi cinereo. O forse
gli occhi, di un grigioazzurro molto caldo, che spiccano nonostante
le occhiaie e l’aria stanca.
« Lahja, vai sul retro a cercare Fidan, dovrebbero essere qui a
momenti! ».
« Subito! Chissà se ce l’hanno fatta davvero. E’ un po’ che non
lavoriamo » risponde lei con un sorriso.

Sotto l’occhio divertito della donna la ragazzina inizia a saltellare


nel prato verso il retro della vecchia casa di legno. Le piace passarci
le mani, anche quando si punge con le schegge, perchè le ricorda
casa. Forse tutte le case abbastanza vecchie danno questa sensasione,
pensa. Come se il legno conoscesse le storie di tutti quelli che lo
hanno toccato.
Jari è bravo a estrarre le storie dal legno, cosı̀ bravo che lei sta-
rebbe a guardarlo per ore. Si domanda se lo fanno ancora intagliare
ora che è in guerra, e se le porterà i suoi lavori quando torna. Do-
vrebbe liberare nuovo spazio sui ripiani per quando tornerà... Dopo
questo lavoro, sperando ci sia, ripasserà da casa a controllare Fiore
e a fare ordine. Perchè suo padre e Jari torneranno e troveranno
tutto come prima.
L’uomo sul retro che sta spaccando la legna non assomiglia molto
a nessuno dei due. Ha le stesse mani abituate al lavoro, ma la
somiglianza termina lı̀: il volto affilato e la fronte ampia, gli occhi del
colore del legno di pino, le spalle cosı̀ grandi che lei non riuscirebbe
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a chiuderle con le braccia, se anche lui glielo lasciasse fare. L’età


non lo ha certo indebolito.
Le piace perché parla poco e discute meno, e la notte legge uno
strano libro che porta sempre con sé. Le piacerebbe saper leggere
ma non ha mai avuto il coraggio di chiederglielo, forse perché si vede
che sa cosı̀ tante cose e lei non vuole che lui la pensi stupida. E poi
guardarlo è come guardare le persone che ballano la danza popolare,
sembra essere... elegante.
« Mi stai fissando. » le dice, non esattamente ostile ma nemmeno
contento.
« Dovrebbe essere quasi di ritorno, se ti do una mano finiamo
più in fretta » e prima che lui possa fermarla inizia a incastare nella
legnaia i ciocchi che ha già tagliato. A furia di guardarlo di nascosto
ha imparato a farlo in modo che occupino poco spazio e si secchino
bene. Pini! Adora il profumo del legno di pino, soprattutto quando
brucia. Le piace anche la sensazione di resina sulle dita, a differenza
degli altri.

Fidan spezza l’ultimo ciocco e poi lascia la ragazzina a finire il


lavoro. Non sa bene come comportarsi davanti a quel suo sguardo
troppo attento. Non si incontrano certo molti ragazzini in una vita
come la sua, e ancora meno ragazzine.
La casa è più che altro uno stanzone quadrato, con il camino
e le dispense sulla parete a sinistra della porta e dall’altro lato un
tavolone di legno di betulla fatto a mano, con delle sedie di varia
foggia intorno.
In un angolo sulla parete lontana sta il giaciglio di Lahja, la
ragazzina, giusto accanto alla porta che conduce alla stanza delle
due sorelle. E’ l’unica della casa e quando lui, Jarko o Huuko si
fermano vengono approntati altri giacigli intorno al fuoco.
E’ molto diversa dalla casa della sua gioventù, ma gli piacciono
tutto questo legno e le piccole cose imperfette costruite da una mano
familiare.
10 CAPITOLO 2. APRILE 1916, CAMPAGNE DI //

« Su, su non stare lı̀ in piedi. Vieni a sederti, ho preparato il thè.


O vuoi qualcosa da mangiare? Posso scaldarti sul fuoco la zuppa
rimasta. » gli dice Numi con affetto, guidandolo verso le sedie del
tavolo.
E’ sempre premurosa con tutti, come se li avesse adottati tutti
quanti, o raccattati come randagi in giro nei boschi. Spesso pensa
che se non fosse per lei non si sarebbero mai ritrovati a lavorare
insieme.
Scuote la testa, a disagio per le attenzioni, e va a sedersi al tavolo
con la schiena alla parete accanto a un vecchio solido che beve thè
con un certo cipiglio.
Non gli capita spesso di incontrare persone più silenziose di lui
//INCONTRO CON L’UOMO DEL PACCHETTO
chapterPRIMO GIORNO NELLA FORESTA ATTACCO CON
I LUPI, JASMENE SCLERA
chapterJASMENE E I SUOI TRAUMI IN GUERRA
chapterLA SCENA DEGLI SVASSI?
chapterI TRAUMI DI FIDAN
chapterLA NOTTE DI JARKO CON I PICCIONI? + SUO
BACKGROUND
chapterNUMI E I SUOI SOGNI
chapterIL FIUME DI SERPENTI
Capitolo 3

Finale?

Ah, se solo, se solo! Se solo Jarko fosse stato meno scettico, e avesse
guardato con più attenzione le pareti di quella galleria. Forse avreb-
bero imparato a usare l’astrolabio. Forse le cose sarebbero andate
in maniera diversa. Se solo avessero deciso di costeggiare il fiume
anzichè attraversarlo. Forse avrebbero incontrato una capanna, e
nella capanna una strana persona. O fose avrebbero proseguito an-
cora e trovato un lago, e non sarebbero rimasti bloccati nella foresta,
ancora e ancora. Se solo Fidan non avesse usato il fuoco contro di
lei, fuoco che le è caro e amico come un figlio, un amante, un padre.
Loro però non avrebbero potuto saperlo: nessuno può mai sa-
perlo. Urla, impreca, non fa differenza, alla Vita non importa. E’
solo una pallida osservatrice e non sapremo mai se pensa qualcosa
guardando la deriva delle nostre vite.
La loro unica colpa? Di essere umani, troppo umani, troppo
meravigliosamente umani. Di aver sentito tutto con tutto il cuore,
di essersi fidati della propria mente senza dubitare.
Girando l’astrolabio tra le mani l’espressione della strega cam-
bia. Gli occhi le diventano enormi, la bocca si apre in un ghigno
disumano, troppo ampio e con troppi denti, troppo in alto sul suo
volto.

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12 CAPITOLO 3. FINALE?

Fuori gli svassi gridano, stridono, il loro verso mima la risata della
strega mentre si gira, immersa nelle fiamme, pronta ad andarsene.
Le culla quasi con affetto mentre queste lambiscono la tenda, i
giacigli, le borse, e con loro, uno per uno, i suoi occupanti.
Lambiscono Fidan, che aveva sperato davvero di poter cambiare
le cose.
Lambiscono Lahja, che ancora piange la perdita del fratello ap-
pallottolata sul pavimento.
Lambiscono Jasmene, che con un coltello in mano guarda nel
vuoto ripetendo no, no, no.
Lambiscono Jarko, la cui mente di scettico vacilla e si spezza.
Lambiscono Numi, (OPPURE SI ERA DATA AGLI SVASSI?
DECIDI) che con le mani accarezza il volto di Bjorn, la tela che va
in pezzi.

Eppure... forse... forse non è questa la fine della storia. Forse


questo era solo un piccolo tassello. Non è stata la storia dei grandi,
quelli che compiono enormi imprese, sostenuti dalla sorte e dalle loro
condizioni. Forse questa è stata la storia dei piccoli, degli umani,
dei falliti senza i quali non ci sarebbero le grandi storie. E forse, in
fondo, a qualcuno importa.

In una grotta, molto lontano da lı̀, un uomo piange. E’ seduto a


gambe incrociate e sembra stia levitando leggermente, o forse sembra
solo che voglia correre via a tal punto che sembra non tocchi terra.
Ad occhi chiusi osserva, osserva il risultato dei suoi fallimenti.
Se solo avesse recuperato prima quell’oggetto maledetto!
Se solo si fosse mosso prima non sarebbe finito nelle mani di quei
contrabbandieri. Non avrebbe mai lambito la storia di quelle povere
menti.
Una volta che sono entrati nel bosco aveva capito che era troppo
tardi, non avrebbe più potuto fare niente per loro. Sarebbe successo
cosı̀ in fretta che non avrebbe mai potuto raggiungerli in tempo.
Se lo ripete, ma sa che questo non lenirà mai il senso di colpa
mentre segue i loro ultimi istanti.
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Non può aiutarli, non può essere lı̀, ma loro lo stanno vivendo. Il
minimo che può fare per loro è non distogliere lo sguardo e ricordare,
ricordare finchè la sua mente non andrà in pezzi per il peso degli anni.
Almeno, pensa, non sono entrati nelle bocche dell’inferno. Meglio
andarsene insieme, come una famiglia, una famiglia caotica e litigiosa
ma amata, piuttosto che in mezzo ad allucinazioni e con le mani
sporche del reciproco sangue.
Cosı̀ osserva Numi spegnersi con un sorriso, l’immagine di Bjorn
a braccia aperte che la attende.
Osserva Jasmene andarsene soffocata dal fumo, una misera grazia
prima che i suoi bellissimi capelli d’argento diventino una corona di
fuoco.
Osserva Jarko e Fidan che fino all’ultimo provano a uscire dalla
tenda, nonostante le mani bruciate e i polmoni intossicati dal fumo.
Li osserva andarsene insieme, spalla a spalla.
Osserva Lahja, piccola e gentile, che piange davanti alla cenere
che erano le sue piume. La guarda stringere il ciondolo che ha al
collo e sforzarsi di pensare al fratello e alle sue parole quando glielo
ha regalato. Non riesce a ricordarle e prima di andarsene grida. La
morte non è stata gentile con lei.

L’uomo grida con lei. Grida e scatta in piedi. Non sarà la fine. Non
lascerà quell’oggetto nelle mani di quella creatura, non lascerà che
siano morti per nulla.
La vita... la vita vince sempre.
Vince anche contro la morte.
Questo sarà l’inizio di una storia più grande e con un bel finale.
Deve crederci o rimarrebbe paralizzato dallo sconforto.
Mentre raccoglie i suoi averi si ripete una frase che una persona
più brava di lui con le parole gli ha detto tanto tempo prima: ”Se
anche il mondo finisse domani, pianterei comunque un melo.”
Con questo pensiero fisso in mente corre fuori dalla grotta.
//FINE
14 CAPITOLO 3. FINALE?
Capitolo 4

Personaggi

Personaggi:
Lahja: 15/16, timida e gentile, superstiziosa con buona ragione
da piccola la madre muore e il fratello e il padre iniziano a crescerla
e a introdurla a piccoli rituali per far andare bene le cose (guarire
la mucca, scacciare spiriti, cose affini) utilizzando le piume di uccelli
rari quando lo fa tipicamente funziona o dà i suoi frutti Sono stati
di recente chiamati in guerra, e lei da sola non può gestire la fale-
gnameria, cosı̀ (grazie a Lumi) è stata introdotta al bracconaggio?
non mi viene la parola ha un ciondolo intagliato dal fratello

Numi: 30, il compagno con cui doveva sposarsi (Bjorn) è andato


in guerra ma non è più tornato, voleva averci figli insieme –¿ prende
Lahja sotto la sua ala Crede nell’occulto, spesso ha sogni che poi si
avverano (completamente o in parte), perciò li dipinge sempre (per
catartizzare il tutto o capire meglio) E’ una mamma chioccia e af-
fettuosa

Jasmine: 32, sorella di Numi; ha lasciato il lavoro di infermiera


da campo nell’esercito dopo le cose atroci che ha visto, anche lei de-
ve sbarcare il lunario, quindi finisce nel gruppo probabilmente soffre

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16 CAPITOLO 4. PERSONAGGI

di Ptsd crede nell’esoterismo (non si può sopravvivere sani di mente


a certe cose senza credere che ci sia qualcosa di più alto)

Fidan: sui 40? di famiglia nobile ha assistito a un rito satanico


performato dai parenti ed è rimasto traumatizzato (orgia con sacrifi-
cio umano di una ragazza?) perciò è scappato nei boschi lasciandosi
tutto alle spalle burbero, però ha un’aria un po’ paterna e desidera
tramandare qualcosa/avere una sorta di allievo

Huuko: probabilmente sui 30, non lo sa nemmeno lui, ma sembra


più vecchio di Fidan ha sempre vissuto nei boschi, quindi se la sa
cavare molto bene, soprattutto con l’ascia di poche parole e tipica
persona che ha vissuto troppo a lungo dalla vita sociale, crede in
Satana e nelle sue rappresentazioni, esperto di caccia
Jarko :

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