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La donna in nero

Era un giorno come gli altri. Scesi dal tram e salutai il mio collega Harold con una
"vigorosa" stretta di mano, a lui piace chiamarla così. Stavo percorrendo la solita
stradina, ricca di botteghe e negozietti, per tornare al mio appartamento su Fleet Street.
Ero da poco arrivato a casa e avevo appena aperto la porta quando una avvertii una
strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando. Non ci feci caso, entrai in
casa, cenai e, dopo aver fumato un po' la pipa, mi recai nella mia stanza e mi
addormentai.

Il giorno dopo mi svegliai, come tutte le mattine, verso le sei e mi recai alla fermata del
tram dove rincontrai Harold. Dopo esserci salutati salimmo sul tram per andare a lavoro.
Una volta seduti io e Harold iniziammo a parlare del più e del meno, ma all'improvviso
venni colto di nuovo da quella strana sensazione della sera prima. Pensando si trattasse
di una cosa passeggera, decisi di non parlarne con Harold. Una volta scesi dal tram ci
recammo presso la banca in cui lavoravamo. Quella strana sensazione, però, continuava
a tormentarmi. Durante la pausa pranzo decisi di discuterne con Harold. Io e lui ci
conosciamo da quando eravamo bambini: siamo andati a scuola insieme e abbiamo
trovato lavoro nella stessa banca. Harold ha quarant'anni, due in più di me, ha degli
occhi marroni e dei capelli di un nero intenso. Lo si può riconoscere dal suo
impermeabile color caramello, dai suoi baffi professorali, che accompagnava con
occhiali a pince-nez sulla punta del naso e da un sigaro sempre acceso fra le labbra. Una
volta raccontata la mia situazione Harold fece un tiro, la punta del suo sigaro si illuminò
di un rosso intenso, e sbuffando una nuvola densa di fumo mi disse che probabilmente
avevo bisogno di una pausa e con aria scherzosa mi consigliò di cambiare tabacco per la
pipa. Una volta terminata la giornata di lavoro io e Harold prendemmo il tram per
tornare a casa. Una volta sceso dal tram notai, sulla piazzetta vicino alla fermata, una
strana figura nera, simile ad una donna, che guardava nella mia direzione. Dopo essermi
distratto un secondo per salutare Harold, mi rigirai a guardare quella strana figura, ma
rimasi di sasso quando mi accorsi che di quella macchia nera non era rimasta neanche
una traccia. Ritornai a casa percorrendo la stessa stradina di tutti i giorni, ma quel giorno
c'era qualcosa di diverso. Quella stradina sempre piena di vita sembrava invece
stranamente vuota e silenziosa. Il cielo era scuro e una strana nebbia iniziava ad inondare
le strade. Arrivato davanti alla porta di casa diedi un ultimo sguardo alla strada vuota e
grigia. Non notai nulla di strano, anche se all'improvviso venni colto da una strana
sensazione di nausea.
Entrai in casa. Decisi che quella sera non avrei cenato e mi diressi subito verso il bagno.
Il soggiorno e il bagno sono separati da un lungo corridoio. La porta del bagno era aperta
a metà. La luce soffusa del camino faceva intravedere una strana figura umanoide
all'interno del bagno. Mi sembrava quasi di intravedere in quella silhouette due occhietti
che mi fissavano. In preda al panico accesi la luce. Quando la lampadina si accese e la
luce inondò tutto il corridoio vidi che il bagno era completamente vuoto. Combattendo
contro ogni mio istinto decisi di entrare in quella stanza. Mi sciacquai la faccia molto
velocemente e, dopo aver sbattuto la porta e dato due giri di chiave, mi precipitai in
camera e mi buttai sul letto. Quella notte mi addormentai più tardi del solito.

Il giorno dopo mi svegliai con un quarto d'ora di ritardo e avrei perso il tram se Harold
non avesse chiesto all'autista di aspettare qualche minuto. Quando mi domandò il motivo
del mio ritardo gli dissi che avevo avuto un problema con la mia sveglia e che l'avrei
subito riparata. Temevo che dicendogli la verità mi avrebbe preso per pazzo. La giornata
passo normalmente. Durante il viaggio di ritorno non notai nulla di strano. Una volta
sceso dal tram salutai Harold, come di consuetudine, e mi voltai in direzione di casa mia.
Non l'avessi mai fatto perché dopo aver dato uno sguardo alla piazzetta rividi quella
sagoma scura. Dove trovai il coraggio per fare ciò che feci non l'ho mai saputo. Decisi di
avvicinarmi alla piazzetta e ad ogni passo quella macchia nera sullo sfondo grigio della
nebbia diventava sempre più nitida, sempre più nitida fino ad assomigliare sempre di più
ad una donna. Arrivato a qualche metro decisi di fermarmi. Da qui potevo osservarla
benissimo. La figura che avevo davanti era tutt'altro che affascinante, anzi mi ripugnava
come nessun'altra cosa avessi mai visto.

Questa cosa, non potrei definirla in altro modo, era completamente nera, a parte la
faccia, che era di un grigio molto chiaro nella parte inferiore e si scuriva sempre di più
man mano che ci si avvicinava all'attaccatura dei capelli. Il volto era scarno e denutrito,
con le guance e gli occhi scavati, un naso molto schiacciato, quasi inesistente, con due
piccole narici.. La bocca era molto piccola e, quando aperta, metteva in mostra due file
di denti gialli, quasi completamente marciti. Ciò che mi turbava di più di quell'orribile
volto erano gli occhi. Questi erano di un giallo intenso con delle pupille molto strane, ora
che ci penso assomigliavano molto a quelle delle capre. I capelli erano lunghi e neri, tutti
sporchi e arruffati. Questi le cadevano sulle spalle e in parte sul volto, aumentando
l'alone di mistero.Il corpo era esile e ricurvo, con arti molto lunghi e magri. Le mani,
pallide come il suo viso, avevando delle dita lunghe e magre che terminavano con delle
unghie molto affilate, simili ad artigli. Ad avvolgere il suo corpo, che non oso
immaginare, c'erano dei vestiti completamente neri. Le maniche molto ampie pendevano
attorno alle braccia esili ed una gonna molto lunga le si afflosciava sulle gambe. Più che
vestiti i suoi erano stracci, viste le condizioni di quei tessuti, e pendevano dalle braccia e
dalle spalle in maniera disordinata.

La osservai per un po' di tempo, ma quando la vidi allungare un braccio nella mia
direzione fui preso dal panico e iniziai a correre. Dopo aver percorso un centinaio di
metri mi voltai a guardare e non potevo credere a quello che vidi. Quella mostruosità mi
seguiva e sembrava che nel farlo fluttuasse invece di camminare. Ripresi la mia fuga
verso casa e, nonostante la nebbia, riuscì a tornare molto velocemente grazie al mio buon
senso dell'orientamento. Arrivato davanti al portone di casa diedi un ultimo sguardo alla
strada. Per un attimo vidi quella orrenda donna ma, dopo che il tram ebbe attraversato la
strada, la figura sparì. Questa visione mi tranquillizzò e allo stesso tempo mi provocò
una forte sensazione di ansia. Entrai in casa e decisi di mettere qualcosa sotto i denti dato
che era da due giorni che non cenavo. Mangai poco e controvoglia due fette di pane con
un po' di burro e zucchero. Mi recai verso il bagno per la toeletta e, senza neanche
accorgermene mi trovai nel mio letto. Quella notte feci un sogno orribile.

Ero circondato dalle tenebre. ad un certo punto un raggio di luce bianco inizia a
sscendere dall'alto. La luce illumina una figura nera. Non avevo alcun dubbio, era la
stessa cosa che incontrai alla fermata del tram. Senza neanche accorgermene iniziai a
camminare verso quella figura. Lei tese le braccia verso di me. il mio istinto mi diceve di
scappare dall'altro lato ma, nonstante questo, continuavo ad avvicinarmi, come se una
qualche forza mi spingesse verso di lei. Arrivato a quasi un metro, la visione di qull
essere mi fece accapponare la pelle e un brivido mi percorse tutta la schiena. Quando fui
abbasta vicino le sue mani mi presero per le braccia. Provai a scappare, ma fu inutile.
Sembrava che con quelle mani esili potesse stritolare un palo della luce senza troppi
problemi. Dopo aver strettu ulteriormente la presa inziò ad inspirare. All'inizio non
successe nulla, ma dopo qualche secondo notai uno strano fumo bianco molto leggero
fuoriuscire dalla mia bocca. Questa sorta di fumo o vapore dopo aver percorso una
decina di centimetri finiva nella sua bocca. Tutto questo durò per una decina di minuti.
Io ero terrorrizzato, mentre quell'essere orribile rideva di gusto. Più passava il tempo e
più mi sentivo debole. Notai però che durante questa strana operazione quella
mostruosità iniziava a prendere più colore e le sue forme diventavano più graziose, er
quanto graziose potesseo essere. Arrivato ad un certo punto non potevo più resistere e
svenni per la debolezza. Mi risvegliai urlando in una pozza di sudore.
Il mattino seguente decisi di non andare a lavoro. Telefonai alla banca per avvisare che
quel giorno non mi sarei presentato per ragioni di salute. Mi sentivo completamente
privo di enregie. Dopo essermi alzato dal letto andai in bagno e, dopo essermi guardato
nello specchio, mi accorsi di non sembrare più me stesso. Il mio viso era bianco, quasi
cadaverico. Non solo, ma la mia faccia era molto più scarna con occhiaie e quance
scavate. Anche il mio corpo era più esile del solito. Quando mi spogliai, notati dei segni
rossi attorno alle braccia.

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