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Personaggi: CORO
Filippo Maria Visconti, duca di Milano, Baritono E pieno sfogo
Beatrice di Tenda, di lui moglie, Soprano A tua brama a che non dai?
Agnese Del Maino, amata da Filippo, e in segreto Sei Visconti... Duca sei,
amante di, Mezzosoprano Sei maggior, signor di lei...
Orombello, signore di Ventimiglia, Tenore Se più soffri, se più taci,
Anichino, antico ministro di Facino e amico di Non mai paghi, ognor più audaci
Orombello, Tenore I vassalli in lei fidanti
Rizzardo Del Maino, fratello di Agnese e Ponno un dì mancar di fè.
confidente di Filippo, Basso Non lasciar che più si vanti
Cori e Comparse, Cortigiani, Giudici, Uffiziali, Degli stati che ti diè.
Armigeri, Dame, Damigelle, Soldati (Sono interrotti dalla musica che parte dal
palazzo. Porgono attentamente l'orecchio: odesi
La scena è nel Castello di Binasco. L'epoca è la voce di Agnese che canta la seguente romanza).
dell'anno 1418.
I.
AGNESE
Ah! non pensar che pieno
ATTO PRIMO Sia nel poter diletto:
Senza un soave affetto
Pena anche in trono un cor.
SCENA PRIMA
Atrio interno nel castello di Binasco. FILIPPO
Un'ala di palazzo è illuminata. Tutto indica che in O Agnese! è vero.
quello
ha luogo una festa. Alcuni cortigiani CORO
attraversano la scena, e s'incontrano in Filippo. Il suo canto seconda il tuo pensiero.
CORO II.
Tu, signor! lasciar sì presto AGNESE
Così splendida assemblea? Dove non ride amore
Giorno non v'ha sereno:
FILIPPO Non ha la vita un fiore,
M'è importuna... io la detesto... Se non lo nutre amor.
Per colei che n'è la dea.
FILIPPO
CORO Né più fia lieta
Beatrice! D'un sol fiore la mia!
FILIPPO CORO
Si: di peso Beatrice il vieta.
Emmi il nodo a cui son preso. Ah! se tu fossi libero
Non regnar che per costei! Come gioir potresti!
Simular gli affetti miei! Di quante belle ha Italia
Un molesto amor soffrire, Nobil desio saresti:
Un geloso rampognar! Tutte a piacerti intese,
È tal noia, è tal martire Tutte le avresti al piè.
Ch'io non basto a tollerar.
FILIPPO
CORO Tutte! (O divina Agnese!
Sì: ben parli... è grave il giogo... Tu basteresti a me.
Ma spezzarlo non potrai? Come t'adoro, e quanto
Solo il mio cor può dirti:
Gioja mi sei nel pianto, ANICHINO
Pace nel mio furor. Che dici tu? t'ama?
Se della terra il trono
Dato mi fosse offrirti, OROMBELLO
Ah! non varrebbe il dono, Sì, m'ama... il credi...
Cara del tuo bel cor).
ANICHINO
CORO Tremar mi fai.
Di spezzar gli odiati nodi
Il pensier depor non déi: OROMBELLO
Se d'un'altra amante sei, Mira.
L'arti sue t'insegni amor. (Mostra un biglietto).
OROMBELLO AGNESE
L'ebbi... ah! sì... fidar mi voglio... Taci, taci.
Amo, è vero, e in questo amore
È riposto il ciel per me. OROMBELLO
Ah! no...
AGNESE
(Al piacer resisti, o core. AGNESE
Chi beato al par di te?). T'invola...
L'ira mia di più s'accende.
OROMBELLO
Oh! celeste Beatrice! OROMBELLO
Ah! crudele, da te sola
AGNESE La sua vita omai dipende.
(con un grido)
Ella! AGNESE
Fa che un'ombra, un sogno sia
OROMBELLO La mia pena e l'onta mia,
Agnese!... Ed allora, allor capace
(correndo a lei sbigottito). Di pietà per lei sarò.
AGNESE OROMBELLO
Oh! me infelice! Ah! perdona se costretto
Da potente, immenso affetto,
OROMBELLO Tutto il prezzo del tuo core
Ciel! che feci? Il mio cor sentir non può.
(Agnese lo accommiata minacciosa, Orombello si
AGNESE allontana).
(con disperazione)
Amata ell'è! SCENA QUINTA
Ella amata! ed io schernita!...
Io delusa!... ahi crudo arcano! AGNESE
(sola)
OROMBELLO Ogni mia speme è al vento...
Ah! pietade... la sua vita, A vano amore
La sua fama è in vostra mano! Sottentrò la vendetta...
Essa, o Filippo,
AGNESE A te mi getta in braccio - Ah! negli abissi
E la mia?... la mia... spietato! Mi getti ancora, perché sia punito
Nulla è dunque agli occhi tuoi? Chi mi schernì, purché non resti inulto
Ah! l'incendio in me destato Il mio rossore estremo, e il mio cordoglio
Spegni in pria, se tu lo puoi... Mi fia compenso d'Orombello... un soglio.
Fa che un'ombra, un sogno sia (Parte).
La mia pena e. l'onta mia...
Ed allora... allor capace SCENA SESTA
Di pietà per lei sarò.
Boschetto nel Giardino Ducale. Beatrice esce
correndo; le sue Damigelle la seguono. DAMIGELLE
(Ah! per sempre non sarà
BEATRICE Vilipesa la virtù:
Respiro io qui... Più contenta e bella più
Fra queste piante ombrose, Dalle pene sorgerà).
All'olezzar de' fiori, a me più dolce
Sembra il raggio del dì. SCENA SETTIMA
(Siede). Mentre Beatrice si allontana colle sue damigelle,
entrano Filippo e Rizzardo. Ambidue l'osservano
DAMIGELLE in silenzio da lontano.
Come ogni cosa
Il suo sorriso allegra, RIZZARDO
A voi dolente ed egra Vedi?... La tua presenza
Rechi conforto ancor! Fugge sdegnosa.
BEATRICE FILIPPO
Oh! mie fedeli! Ove fuggir può tanto
Quando offeso il suo stelo il fior vien meno, Che non la segua il mio vegliante sguardo?
Più ravvivar nol puote il Sol sereno, Va, la raggiungi.
Quel fior son io: così languir m'è forza, (Rizzardo parte).
Lentamente perir. - Ah! non è questa Io fremo d'ira ed ardo.
La mercé ch'io sperai d'averti accolto D'esser da lei tradito
E difeso, o Filippo, e al soglio alzato! Duolmi così? Non lo bramai finora?
Non ne cercai, non ne sperai le prove?
DAMIGELLE
Misera! è ver. SCENA OTTAVA
Beatrice e Filippo.
BEATRICE
Che non mi dee l'ingrato? BEATRICE
(Mala sola, oimè! son io, Tu qui, Filippo?
Che penar per lui si veda?
O mie genti! o suol natio! FILIPPO
Di chi mai vi diedi in preda? E altrove
Ed io stessa, ed io potei Poss'io trovarti, che in segreti luoghi,
Soggettarvi a tal signor?). Ove misteriosa ognor t'aggiri?
DAMIGELLE BEATRICE
(Ella piange). Sì... non vo' testimoni a' miei sospiri.
E a te celarli io tento,
BEATRICE Più che ad altrui.
(Oh! regni miei!). Troppo ti son molesti
Già da gran tempo.
DAMIGELLE
(Smania, freme...). FILIPPO
Né molesti mai
BEATRICE Stati sarian, se la cagion verace
(Oh! mio rossor!). Detta ne avessi.
Ah! la pena in lor piombò
Dell'amor che mi perdé; BEATRICE
I martir dovuti a me Oh! ben ti è nota... e grave
Il destino a lor serbò. Più me la rende il simular che fai
Ma se in ciel sperar si può Tu d'ignorarla.
Un sol raggio di pietà,
La costanza a noi darà, FILIPPO
Se la pace ne involò. E ch'io la ignori speri?
Non sai che i tuoi pensieri, D'un temerario giovane
E i più segreti, e i più gelosi e rei Qui dell'ardor ti piaci...
Io ti leggo cogli occhi, in fronte, in core? E a me delitti apponi?
E a me d'amor ragioni?
BEATRICE Oh! non ti avrei sì perfido
Io rei pensieri!!! e quali? Giammai creduto il cor.
FILIPPO BEATRICE
Odio e livore. Questi d'amanti popoli
Voti e lamenti sono.
BEATRICE S'io gli ascoltassi, o barbaro
Odio e livore! - ingrato! Meco saresti in trono?
Né il pensi tu, né il credi, Oh! non voler fra questi
Duolo d'un cor piagato, Vili cercar pretesti.
Pianto d'amor vi vedi, Se amar non puoi, rispettami...
Speme delusa, e smania Mi lascia almen l'onor.
Di gelosia crudel. Quei fogli, o Filippo - quei fogli mi rendi.
Infami il tuo nome.
FILIPPO
Smania gelosa, è vero, FILIPPO
Negli occhi tuoi si stampa... E tanto pretendi?
Ma gelosia d'impero,
Ma d'altro amore è vampa, BEATRICE
Ma l'ira insieme e l'onta Non farti quest'onta: io sono innocente...
D'un'anima infedel.
FILIPPO
BEATRICE No, tutto t'accusa: tua l'onta sarà.
Filippo!
BEATRICE
FILIPPO Filippo!
Sì: spergiura! (Supplichevole).
Più simular non giova.
FILIPPO
BEATRICE Ti scosta.
Filippo!!
BEATRICE
FILIPPO Tel chiedo piangente...
Ho in man sicura La morte piuttosto...
Del tuo fallir la prova.
Trema. FILIPPO
Attendila... va.
BEATRICE
Filippo!!! Basti. (A2)
BEATRICE
FILIPPO (sorgendo)
La tua perfidia è qui... Spietato! codardo! eccesso cotanto
(Cava un portafogli). Mi rende a me stessa, impietra il mio pianto:
Paventa lo sdegno d'un'anima offesa,
BEATRICE Il grido d'un core che macchia non ha.
Ciel!... violare osasti... Il mondo che invoco, che io chiamo in difesa,
Tu i miei segreti? Il mondo d'entrambi giustizia farà.
FILIPPO FILIPPO
Io... Si. Del fallo cancella, distruggi la traccia...
Qui di ribelli sudditi Annientala; indegna! poi fremi e minaccia...
Soffri le mire audaci: Poi vanta costanza, poi spera che illesa
Sarà la tua vita, tua fama sarà. Parte rimota nel castello di Binasco: da un lato è
Il mondo che invochi, che chiami in difesa, la statua di Facino Cane. Un drappello
Il mondo d'entrambi vendetta farà! d’Armigeri esce dal corridoio e s'innoltra
(Beatrice parte). guardingo. Coro.
BEATRICE OROMBELLO
Oh! che mai mi consigli? (prostrandosi)
Deh! perdona.
OROMBELLO
E indugi ancora? BEATRICE
Sorgi.
BEATRICE
A ciascun fidar vorrei, SCENA DODICESIMA
Fuor che a te la mia difesa. Filippo, Rizzardo, Agnese con seguito, Anichino,
indi Cavalieri, Dame e sol-dati.
OROMBELLO
Che dì tu? AGNESE
(a Filippo)
BEATRICE Vedi?
Sospetto sei...
La mia fama io voglio illesa. FILIPPO
Traditori!
OROMBELLO
La tua fama! BEATRICE e OROMBELLO
Oh! ciel!
BEATRICE
Sì - la fede FILIPPO
Che in te pongo... amor si crede; V'ho colti.
La pietà che tu nudrisci... Guardie!
Tua pietà... creduta è amor.
BEATRICE
OROMBELLO Arresta.
Io.. lo So.
FILIPPO
BEATRICE Ed osi… e credi
Né inorridisci? Poter sì che ancor t'ascolti?
La tua colpa...
OROMBELLO
Ah! non legger nel mio cor. BEATRICE
Non seguire.
BEATRICE Ella esiste in tuo desire.
Qual favella! Ti conosco.
FILIPPO FILIPPO
E a mia vergogna Al castigo a lor dovuto
Conosciuta or sei tu qui. Ambo in ferri custodite.
OROMBELLO BEATRICE
(L'ho perduta!). E tu l'osi?
BEATRICE FILIPPO
O vil rampogna! Ho risoluto.
FILIPPO BEATRICE
Puoi scolparti? L'empio l'osa!!
CORO OROMBELLO
(Oh! infausto dì!). Duca, udite...
Innocente è la duchessa...
BEATRICE Insultata a torto è d'essa...
Al tuo core, al reo tuo core Calunniata...
Lascio, indegno, il discolparmi;
Cerchi invano, o traditore, FILIPPO
D'avvilirmi, d'infamarmi. Te, non lei,
Ah! tal onta io meritai Traditor, difender déi.
Quando a me quest'empio alzai. Va...
Dell'amor che mi ha perduta
Sol tal frutto a me restò. BEATRICE
Filippo! è troppo eccesso...
FILIPPO Pensa ancor: ti puoi pentir.
A ben tristo e amaro prezzo
Di tal donna ebb'io l'amore: FILIPPO
Se il disprezzo è in me maggiore (alle guardie)
O lo sdegno io dir non so. Ubbidite!
OROMBELLO CORO
(Sconsigliato! in qual la trassi Ah! certo è desso,
Di miseria abisso orrendo! Certo appien del suo fallir..
Giusto ciel, neppur morendo
L'error mio scontar potrò). BEATRICE
Né fra voi, fra voi si trova
AGNESE Chi si levi in mia difesa?
(Godi, esulta, o cor sprezzato, Uom non avvi che si muova
Del dolor di questo ingrato: A favor di donna offesa?
Vide il tuo, lo vide estremo, Ah! se onor più non ragiona,
Né pietà per te provò). Se la terra m'abbandona,
A te, vindice supremo,
ANICHINO Io mi volgo e fido in te.
(Ciel, tu sai com'io volea
Prevenir sì ria sventura! OROMBELLO
Ah! fu vana ogni mia cura... Deh! un momento un sol momento
Il destino l'affrettò). Un acciaro a me porgete,
Se è colpevole, s'io mento,
CORO Alme perfide, vedrete.
(Tutto, ah! tutto a farla rea Oh! furor! inerme io fremo...
Qui congiura a un tempo istesso: Ah! più fè, più onor non v'è.
Giusto ciel, d'innanzi ad esso
Come mai scolpar si può?). FILIPPO
Ite, iniqui! all'impossente Ove rinchiuso ei venne,
Ira vostra io v'abbandono. Al tribunal terribile
Ogni core è qui fremente, Fermo si presentò.
Sa ciascun che offeso io sono: Quivi minacce e insidie
Pena estrema a fallo estremo Intrepido sostenne;
Terra e ciel domanda a me. Quivi martiri e spasimi,
Quanti potea, sfidò.
AGNESE
(Questo, ingrato, il primo è questo DAMIGELLE
Colpo in te di mia vendetta: Ahi! sventurato! ahi misero!
Altro in breve, e più funesto Né i barbari placò!
Più terribile ne aspetta.
Ambo miseri saremo; CORO
Sì... ma tu... più assai di me). Tratto tre volte in aere,
Tre volte in giù sospinto,
ANICHINO e CORO Sol con profondi gemiti
Ah! quel nobile suo sdegno, Prima il suo duol mostrò.
Quel rossor di cui s'accende, Quindi spossato e livido,
D'innocenza è certo pegno, D'atro pallor dipinto,
D'ogni accusa la difende... China la fronte e mutolo,
A te, giudice supremo, Esanime sembrò.
Noto è solo il reo qual è.
(Beatrice e Orombello sono circondati dalle DAMIGELLE
guardie). Ahi ferrei cori! Ahi barbari!
Tanto il meschin penò?
Cala il sipario
CORO
Ma poi che gli occhi languidi
Ebbe dischiusi appena...
Quando il feroce strazio
ATTO SECONDO Anco apprestar mirò...
Più non potendo reggere
All'insoffribil pena:
SCENA PRIMA Sé confessò colpevole,
Sala nel castello di Binasco preparata per tener Complice lei gridò.
tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di
Beatrice e Cortigiani. DAMIGELLE
Ahi! sventurata! ahi misera!
DAMIGELLE Niuno salvar la può.
Lassa! E può il ciel permettere (Si allontanano).
Questo giudizio infame?
SCENA SECONDA
CORO Filippo, Anichino, soldati.
Ella non può sottrarsene:
Già cominciò l'esame. FILIPPO
Possa dinanzi ai giudici Omai del suo destino arbitra solo
Darvi fedele amore Esser deve la legge.
Forza e virtù maggiore
Che ad Orombel non diè! ANICHINO
E qual v'ha legge
DAMIGELLE Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca,
Come! L'incauto, il debole Per l'util vostro. A voi funesto io temo
Forse al timor cedè? Questo giudizio: già ne corse il grido
Per le vicine terre, e il popol freme,
CORO E lei compiange.
Dal tenebroso carcere,
FILIPPO
Né Filippo il teme. BEATRICE
Fino al novello dì sian di Binasco Io veggo un empio
(ai soldati) Che i beneficii miei paga d'infamia,
Chiuse le porte, né venir vi possa, L'amor mio di vergogna.
Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda
Quest'idol suo di tanto error convinto, FILIPPO
Dirà giustizia quel che forza or dice. Amor tu dici
Tramar co' miei nemici,
ANICHINO Ribellarmi i vassalli e far mia corte
E chi di Beatrice Campo di tresche oscene
Retto giudice fia dove l'accusa Con citaredi, quanto abbietti, audaci,
Filippo intenti? Chiami Filippo amar?
FILIPPO BEATRICE
Or basta... Taci, deh! taci.
Omai pon modo al tuo soverchio zelo. Ferma udir posso ogni altra
Il Consiglio s'aduna. Accusa tua... ma il cor si scote e freme
A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo,
ANICHINO De' Lascari la figlia, e d'un eroe
(Oh! istante! io gelo). La vedova avvilir.
AGNESE ANICHINO
(Oh! mio rimorso!). Sciorgli entrambi è mio pensiero:
Fia giustizia la clemenza.
ANICHINO
(L'odi o Duca?). FILIPPO
Sciorgli?
FILIPPO
(L'odo e fremo). AGNESE
Oh! gioja!
GIUDICE
Troppo omai tu sei trascorso: GIUDICI
Bada e trema. No: non puoi,
Vuol la legge i dritti suoi.
OROMBELLO Nuovo esame infra i tormenti
Io più non tremo. Denno in pria subir costor.
Sol ch'io mora perdonato
Da quest'angelo d'amor! AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE
(Ella pure!).
FILIPPO e GIUDICE
V'han supplizii, o forsennato, BEATRICE
A strapparti il vero ancor. (O iniqui!).
(Orombello si strascina verso Beatrice: essa gli
va incontro e lo regge). OROMBELLO
Oh! mostri!
BEATRICE Chi porrà su lei le mani?
Al tuo fallo ammenda festi Tuoni pria sui capi vostri,
Generosa, inaspettata. Tuoni il cielo...
Il coraggio mi rendesti,
Moro pura ed onorata... GIUDICI
Ti perdoni il ciel clemente, Si allontani.
Col mio labbro, col mio cor.
BEATRICE
(ai Giudici) AGNESE
Deh! un istante... Filippo!
(a Filippo)
Un solo accento FILIPPO
Non temer di udir lamento... Tu! - Ti appressa...
Sol t'avverto... Il ciel ti vede... D'uopo ho d'udir tua voce.
O Filippo! hai tempo ancor.
AGNESE
FILIPPO Oh! al cor ti scenda
Va: pei rei non v'è mercede... Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi.
Ti abbandono al suo rigor.
FILIPPO
BEATRICE Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi?
(si volge ad Orombello e a lui si avvicina) Vieni: ogni tema sgombra:
Vieni, amico... insiem soffriamo: Il regal serto è tuo.
A soffrir per poco abbiamo.
Il destin per breve pena AGNESE
Ci riserba eterno onor. Serto! Ah! piuttosto
Si aspetta a me de' penitenti il velo.
OROMBELLO
Teco io sono. FILIPPO
Agnese!
AGNESE
(Io reggo appena). AGNESE
Innanzi al cielo,
ANICHINO Innanzi al mondo, io rea mi sento... rea
(Oh! pietà! si spezza il cor). Della morte cui danni un'innocente.
TUTTI FILIPPO
FILIPPO e GIUDICI Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente?
Ite entrambi, e poi che il vero Io sol rispondo, io solo
Il rimorso non vi detta, Di quel reo sangue - Omai t'acqueta, e pensa
Il supplizio che vi aspetta. Che ad altri tu non dei, fuor che all'amore,
Vi costringa, e strappi il vel. Di Beatrice il soglio.
Ritratti.
AGNESE e ANICHINO
(Chi mi cela al mondo intero?). AGNESE
(O misfatto! ho in core un gel!). Ah! mio Signor!...
BEATRICE FILIPPO
Ah! se in terra a tai tiranni (severamente)
È virtude abbandonata, Ritratti... il voglio.
D'una vita sventurata (Agnese parte piangendo):
È la morte men crudel.
SCENA SETTIMA
OROMBELLO e BEATRICE Filippo solo, indi Anichino, , Dame, Cortigiani.
Di costanza armiamo il core:
Qui supplizii, onore in ciel. FILIPPO
(Orombello e Beatrice partono fra le guardie da' Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso
lati opposti. Il consiglio si scioglie). Altri lo avrà? - Dove alcun l'abbia, il celi:
Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo,
SCENA SESTA Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso!
Agnese e Filippo. No da terror percosso
Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi Mi sento io pur, qual se vicino avessi
passi. Agnese si avvicina ad esso tremante. Terribil larva, qual se udissi intorno
Una minaccia rimbombar sul vento - Ebben?
M'inganno?... o mi colpi flebil lamento!
(Porge l'orecchio). CORO
No, non m'inganno... è dessa, Signore,
Ch'io non n'oda la voce - Oh! chi s'appressa! Alle mura provvedete.
(All'uscir di Anichino si ricompone). Di Facin le bande antiche
Si palesano nemiche,
ANICHINO Osan chieder la duchessa,
Filippo, la duchessa E Binasco minacciar.
Non confessò... pur la condanna a morte
Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca FILIPPO
Alla mortal sentenza. Ed io, vil, gemea per essa!
(Filippo riceve la sentenza). M'accingeva a perdonar!
Si eseguisca la sentenza.
FILIPPO (Sottoscrive).
Non confessò!!
CORO
ANICHINO Ah! Signor pietà, clemenza.
Costante è l'innocenza.
FILIPPO
CORO Non son'io che la condanno:
È in vostra man, signore, È la sua, l'altrui baldanza.
Dell'infelice il fato: Empia lei, non me tiranno
Ceda il rigor placato Alla terra io mostrerò.
Al grido di pietà. (Cada alfine, e tronco il volo
Sia così di sua fidanza.
FILIPPO Un sol trono, un regno solo
No... si resista... Vivi entrambi unir non può).
Il decreto fatal si segni alfine...
(Si appressa al tavolino per segnare la sentenza: CORO
si arresta). (Ah! per lei non v'ha speranza.
Ah! non poss'io: mi si solleva il crine. Il destin l'abbandonò).
Qui mi accolse oppresso, errante, (Partono).
Qui dié fine a mie sventure...
Io preparo a lei la scure! SCENA OTTAVA
Per amor supplizio io do! Vestibolo terreno che mette alle prigioni del
Ah! mai più d'uman sembiante castello. Grand'arco a cui si ascende per una
Sostener potrò l'aspetto: gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno.
Ah! nel mondo maledetto, Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle
Condannato in ciel sarò. prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D'ogni lato
sentinelle.
CORO
(Ella è salva, se un istante CORO
Il rimorso udire ei può). Prega. - Ah! non sia la misera
Nel suo pregar turbata.
FILIPPO Mai non salì di martire
Ella viva. Prece al Signor più grata:
(Per stracciare la sentenza). Né mai più puro spirito
Qual fragore! Ei contemplò dal cielo,
Chi si appressa? - Ite - vedete. Santo d'amor, di zelo,
(I cortigiani escono frettolosi). Santo del suo soffrir.
Oh! la costanza impavida
DAMIGELLE Onde sfidò i tormenti,
Crudo inciampo! Data le sia negli ultimi
Terribili momenti!
FILIPPO E la virtù che tentano
Macchiare i suoi tiranni, AGNESE
Provin gli estremi affanni, Credea
Suggelli un pio morir! Te la mia rivale... e violai tue stanze,
Furai tuoi scritti... e il sangue tuo comprai
SCENA NONA Coll'onor mio...
Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e
coi capelli sugli omeri: passeggia lentamente e a BEATRICE
fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio. Perfida!... cessa... fuggi
Ch'io non ti vegga... ch'io non sia costretta
BEATRICE In quest'ora funesta
Nulla diss'io... Di sovrumana forza Col cor morente a maledir...
Mi armava il cielo... Io nulla dissi, oh, giòja!
Trionfai del dolor. - Perché piangete! AGNESE
Né con me v'allegrate? Io moro, o amici! Oh! arresta...
Ma gloriosa, ma di mia virtute (Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si
Nel manto avvolta. Non così gl'iniqui, scuote).
Che calpestata e afflitta han l'innocenza!...
Dell'iniqua sentenza BEATRICE
L'universo gli accusi. Qual suon!
BEATRICE BEATRICE
Oh! che dì tu? Chi giunge?
AGNESE BEATRICE
Oimè! (ai soldati)
Io vi seguo.
BEATRICE
Lo veggio... CORI
Il funebre corteggio... Deh! un amplesso...
Un amplesso concedete...
SCENA ULTIMA
Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta BEATRICE
sulla gradinata. Io vi abbraccio... non piangete...
BEATRICE BEATRICE
La mia costanza Ah! la morte a cui m'appresso
Non mi togliete. Anche una stilla, e poi È trionfo, e non è pena.
Fia vuotato del tutto e inaridito Qual chi fugge a sua catena,
Questo calice amaro. Lascio in terra il mio dolor.
È del Giusto al sommo seggio
TUTTI Ch'io già miro e già vagheggio,
E Iddio ritrarlo Della vita a cui m'involo
Dal labbro tuo non può! Porto solo - il vostro amor.
(Beatrice si allontana fra le guardie, si volge
BEATRICE dall'alto e pronunzia l'ultimo Addio. Tutti gli
Mi dié coraggio astanti s'inginocchiano).
Per consumarlo Iddio.
(Rizzardo s'innoltra cogli alabardieri). CORI
Eccomi pronta... Il suo spirto, o ciel, ricevi,
E perdona all'uccisor.
AGNESE
Io più non reggo
(sviene). Cala il sipario
BEATRICE
Addio
Deh! se un'urna è a me concessa
Senza un fior non la lasciate,
E sovr'essa il ciel pregate
Per Filippo, e non per me.
(Si avvicina ad Agnese svenuta).
Raccontate a questa oppressa
Che morendo io l'abbracciai:
Che all'Eterno il core alzai
A implorar per lei mercé.
ANICHINO e CORO
Oh! infelice! Oh a qual serbate
Fur le genti orrendo esempio!
Tristo il suolo in cui lo scempio
Di tal donna, o Dio, si fe'!
BEATRICE
Per chi resta il ciel pregate,
Per chi resta, e non per me.