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Diventare Assertivi.

Strategie ed esercizi per potenziare la tua


assertività.
Nell’articolo precedente “Passivo, Aggressivo, Assertivo. Qual è il tuo stile
relazionale?” abbiamo visto i principali stili relazionali, le loro caratteristiche e
conseguenze, cercando di individuare in quale ci collochiamo. Come abbiamo visto non è
facile essere assertivi, ma non impossibile. Tra i vari stili relazionali quello assertivo ci
consente di metterci in relazione in modo adeguato e funzionale.
Poiché l’assertività è un’abilità, è possibile impararla. Esistono specifici training a tale
scopo, di gruppo o individuali. Questo articolo non vuole e non può sostituirsi a un vero e
proprio training di assertività, ma intende offrire spunti per potenziare questa abilità.
Come descritto nell’articolo precedente, l’assertività è un’abilità fondamentale per avere
dei buoni rapporti. Essa ci consente di esprimere noi stessi, i nostri bisogni, le nostre idee,
opinioni, senza però prevaricare gli altri. Il comportamento assertivo consente di adottare
uno stile relazionale adeguato in base al contesto, di dare importanza a noi stessi
riconoscendo l’importanza delle opinioni e dei bisogni dell’altro. Una sorta di: “Io sono
importante ma anche tu lo sei”, “le mie emozioni e le mie opinioni hanno un valore come le
tue”.
 
Il comportamento assertivo presuppone:
• Un’espressione franca dei propri bisogni, desideri, emozioni
• Azioni adeguate allo scopo di ottenere quello che la persona desidera
• Rispetto dei diritti altrui
• Assenza di sentimenti di colpa, imbarazzo o rabbia poiché l’espressione dei propri
bisogni è adeguata e coerente
• Buona stima di sé
 
ESERCIZIO:
 
Dopo aver individuato il proprio stile relazionale prova a riprendere un episodio nel quale ti
sei comportato in modo passivo o aggressivo. Cerca di ricordare bene tutti gli aspetti della
situazione come se li stessi rivivendo proprio adesso.
– Quali erano i tuoi pensieri in quel momento?
– Quale emozioni provavi?
– Come ti sei comportato?
– In quale esatto momento hai messo in atto quel comportamento?
– A distanza di tempo pensi che ci poteva essere un modo più adeguato di comportarti in
quella situazione?
Pensa invece a un episodio nel quale hai avuto un comportamento assertivo
– Cosa accadeva in quella situazione? Dove eri? Con chi?
– Quali erano i tuoi pensieri in quel momento?
– Cosa provavi?
– Come ti sei comportato?
– Ritieni che il tuo comportamento sia stato adeguato alla situazione?
Se la risposta è si, cosa ti ha permesso di metterlo in atto?
Adesso prova a riflettere su ciò che noti di diverso tra questi due eventi…
I pensieri, le emozioni, i comportamenti in cosa differiscono?
Per essere assertivi è necessario in primo luogo andare a
modificare tutti i pensieri che formulo, tutte le opinioni e credenze
che ho verso di me.

 
A sostenere un comportamento non funzionale ci sono spesso credenze come:

1) Devo assolutamente ottenere approvazione e


affetto da tutte le persone per me rilevanti.
 
Il punto è che:
– Non posso piacere a tutti.
– Come a me piacciono alcune persone più di altre, lo stesso accade agli altri verso di me.
– Se non piaccio a qualcuno questo non significa che io non sia una persona amabile e
degna di affetto/amore.
– L’approvazione e l’affetto devono essere costruiti nel tempo, non possiamo pretenderli a
priori.
– L’altro mi sta davvero rifiutando o sono io a interpretare la situazione a causa di una mia
paura e di un mio tema doloroso scoperto?
– L’approvazione non è un concetto assoluto, posso essere approvato per alcuni aspetti di
me ma non per tutto, come posso fare io verso l’altro.
Prova a:

   Pensare a una persona che conosci e che sta maledettamente antipatica


a te ma simpatica ad altri, può capitare vero? Capita a tutti noi di avere
persone con cui ci troviamo bene e altre con le quali non ci troviamo bene.
E’ incredibilmente soggettivo!

2) Devo essere sempre capace e all’altezza delle


situazioni, non posso sbagliare.
 
Devo considerare che:
– Nessuno è perfetto e tutti sbagliamo. Nessun individuo esistente sulla terra è in grado di
essere capace, competente e all’altezza di ogni situazione.
– L’errore e lo sbaglio sono parte della natura umana.
– Se sbaglio non è la fine del mondo.
– Non tutti gli errori hanno lo stesso peso e posso provare a pensarli diversamente in base
alla loro “gravità”
Prova a:

 Tollerare l’errore iniziando a fargli un po’ di spazio nella tua vita, inizia a
“sbagliare” volutamente delle piccolissime cose, come scrivere una virgola
al posto di un punto in una email. Parti da cose molto piccole per
aumentare la tua soglia di tolleranza all’errore.

3) Se una persona si comporta male o diversamente


da come io farei, è cattiva e devo fargliela pagare.
 
E’ utile cambiare prospettiva:
– È vero mi ha ferito, ma questo non significa che sia una persona cattiva.
– Non posso sapere se abbia voluto ferirmi intenzionalmente proprio per ottenere questo
effetto su di me.
– Non posso imporre agli altri i miei parametri di giudizio e di comportamento.
– Se una persona tiene un brutto comportamento con me è necessario che io mi difenda,
ma non mi è utile starci così male.
Prova a:

 Spiegare all’altro il tuo punto di vista, perché non ti è piaciuto il suo


comportamento, difenditi se è necessario, ma non pretendere di imporre
all’altro la tua visione della realtà.

4) E’ terribile che le cose non vadano come dico io!


Ok…
– Questa volta è andata male, non avrei voluto che andasse così ma può succedere, lo
posso tollerare.
– Spesso le cose non vanno come vorremmo e non accade solo a noi. Non è questione di
“sfortuna”, semplicemente capita perché per la maggior parte delle cose non abbiamo il
controllo.
– E’ inutile arrabbiarsi se ormai è andata così. Investire le energie per raggiungere obiettivi
perseguibili.
– Capita di starci male, ma posso usare queste energie per trovare nuove soluzioni.
Prova a:

 Pensare a tutte le volte che è andata male e alla fine sei riuscito a
sopportarlo, trovando delle alternative per risolvere la situazione.
 Usa tutte le energie che investi nella rabbia e nella frustrazione per trovare
nuove soluzioni e stabilire nuovi obiettivi.

5) Mi sento fragile/debole, da solo non posso


farcela.
Capita di:
– Sentirsi fragili e deboli, ma questo non significa che non sono in grado di farcela.
– Siamo tutti interdipendenti, questo non significa essere fragili.
– Come posso essere sicuro di non farcela da solo se non provo ?
– I risultati che ottengo non indicano il mio valore.
Prova a:

 Pensare a tutte quelle situazioni, anche piccole, nelle quali sei riuscito a
farti valere
 Prova, buttati… non hai nulla da perdere

6) Devo fare attenzione a non ferire l’altro, altrimenti


risulterei cattivo ed egoista.
 
Rifletti:
– Se esprimo un mio bisogno non sono egoista, ma in ascolto di me stesso e amorevole
verso me stesso.
– Non sono responsabile di come può sentirsi l’altro, ma di come mi comporto io.
– Se ascolto i miei bisogni, sono più in grado di stare bene con gli altri, senza frustrazioni.
Prova a:

  Osservare come ti senti quando non esprimi il tuo bisogno e assecondi


l’altro, non ascoltandoti. Probabilmente la rabbia e la frustrazione che
provi successivamente non ti sono di aiuto.
 Per poter essere veramente altruista e attento all’altro devo prima
sperimentare un sano egoismo occupandomi di me stesso e dei miei
bisogni. Solo se faccio questo posso dedicarmi anche all’altro in modo
sano.

Caratteristiche principali della


comunicazione assertiva
 
– Formulare frasi in prima persona. Se descrivo quello che provo e che penso rispetto a
una data situazione è necessario che io lo faccia parlando in prima persona ( “Io credo,
secondo me, io ritengo che, io vorrei, mi piacerebbe, io mi sono sentito..”). Mi prendo la
responsabilità dei miei pensieri, emozioni, comportamenti. Ciò significa che se l’altro mi ha
fatto arrabbiare per qualcosa non gli dirò “tu hai sbagliato questo…” piuttosto “Io sono
molto arrabbiata per quello che hai fatto..”
– Riconoscere lo stato mentale dell’altro. Se ad esempio l’altro mi chiede un favore che io
non posso/voglio fare, posso assertivamente riconoscere il suo bisogno, senza però
ignorare il mio. Ad esempio posso riconoscere e dirgli che capisco quanto questo sia
importante per lui, ma che in quella situazione specifica non posso aiutarlo, elencandone i
motivi, spiegandogli magari che in un’altra occasione non mancherò.
– Usare frasi di supporto, apertura e incoraggiamento alla collaborazione. Usare frasi che
aprino un confronto e un dialogo, come “cosa ne pensi? Come ti senti? Puoi spiegarmi
meglio questa cosa che non mi è chiara?”
– Usare frasi cooperative che includono il “noi” come “facciamo, vediamo, se provassimo
a…”
– Formulare frasi che si attengano alla situazione concreta, ai fatti e agli
eventi ( “Avevamo deciso una cosa diversa”) e non di intenzioni presunte (“lo fai apposta
per farmi arrabbiare”).
– Effettuare critiche dirette solo ai comportamenti (“ Non mi hai aiutato in questa
situazione”) e non alle persone ( “Sei egoista”).
– Effettuare critiche solo rispetto a comportamenti specifici avvenuti in momenti specifici
(“ Ti sei scordato di prenotare per la cena al ristorante”) e non generalizzati (“Ti scordi
sempre tutto quello che ti chiedo di fare! Non mi ascolti mai!”).

Tecniche utili per comunicare


assertivamente
Disco Rotto: questa tecnica è molto utile per ribadire e restare fermi sulla propria
posizione di fronte alle insistenze altrui, che arrivano soprattutto da parte di persone
insistenti e aggressive.
Per applicare questa tecnica è necessario:
– Scegliere una frase coincisa con la quale rifiutate la richiesta dell’altro e ripeterla
qualsiasi cosa dica l’interlocutore. “Certo, lo capisco benissimo, ma non posso”.
– Ad ogni nuova argomentazione o insistenza ripetere questa formula in modo uguale o
simile. “Certo, lo capisco ma non posso… Mi dispiace, devo rifiutare perchè non posso”.
– Pronunciare la frase con calma, fermezza e neutralità.
– Fare attenzione che il proprio comportamento “non verbale” non manifesti passività o
aggressività, ma che resti anch’esso neutro.
– Resistere se l’altro insiste e ripetere la frase con fermezza.
Annebbiamento: di fronte a molte critiche che una persona può muovere nei nostri
confronti, questa tecnica ci suggerisce di prendere in considerazione solo la critica che
riteniamo più giusta e valida, ignorando le altre. Questa tecnica consente di non mettersi
sulla difensiva e di affrontare al meglio le persone aggressive. “Rispetto a tutto quello che
mi hai detto, anch’io penso che…”
Questa tecnica è però controproducente quando evidentemente abbiamo commesso molti
errori. In questo caso dimostrandoci d’accordo solo su un punto della questione
potremmo fomentare la rabbia dell’interlocutore.
Affermazione negativa: consiste nell’accettare una critica che ci viene fatta e
nell’ammettere i nostri errori e difetti. In questo modo l’altro sfumerà la sua rabbia nei
nostri confronti. Ad esempio: “Si, hai ragione a dire che io…”
Indagine negativa: è importante chiedere informazioni sulla critica che ci è stata fatta e
aprirci al confronto costruttivo. “Mi puoi aiutare a capire dove ho sbagliato?”. Questa
tecnica ad esempio è molto utile negli ambienti di lavoro, ci consente di accettare le
critiche ma assertivamente chiedere spiegazioni e cercare di migliorarci. “ Si è vero potevo
fare la relazione in modo più accurato, mi spiega come potrei migliorarla? Come è
necessario che la modifichi?”.
Messaggi in prima persona: qualsiasi cosa affermiamo facciamolo in prima persona,
parlando di noi, del nostro modo di vivere quella data situazione, di ciò che proviamo noi e
non dell’altro. In questo modo facciamo capire all’altro in modo chiaro e assertivo quello
che proviamo. “Quando mi dici queste cose , mi ferisci”, “ Quando arrivi in ritardo mi fai
arrabbiare”.

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