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Bentornato, Presidente

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Andrea Amici 1 febbraio 2022

Mentre sulle testate giornalistiche si moltiplicano le analisi politiche, su social e dintorni si


rincorrono ringraziamenti, critiche e ironie varie, mi viene da pensare come abbia potuto
trascorrere questa notte il nostro schivo Presidente della Repubblica, uomo di statura
morale e intellettuale fuori dal comune e – come si è potuto constatare ieri sera, dalle
poche parole pronunciate in diretta tv intorno alle 21,30 – caratterizzato da un altissimo
senso del dovere, della responsabilità e rispetto per le istituzioni, oggi merce tanto rara
da sembrare quasi un lontano ricordo.

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A ottant’anni, ormai a un passo dalla conclusione di un settennato difficile ma
sicuramente portato a termine con grande dignità, competenza e con un pressoché
unanime e meritato consenso, dopo aver più volte manifestato la propria indisponibilità a
una permanenza al Quirinale, per ragioni sicuramente di natura squisitamente personale
(alla sua età assumere nuovamente un gravoso impegno come quello della Presidenza
della Repubblica non è certo decisione da prendere a cuor leggero) ma anche di
inopportunità costituzionale, Mattarella si è visto di fatto intrappolato nel suo ruolo da un
Parlamento in sé incapace di assumersi una responsabilità politica, un rischio, se
vogliamo pure, ma in ogni caso talmente impantanato da non riuscire a imprimere una
svolta decisiva.

Ecco allora giorni di veti incrociati, girandole di nomi che si bruciano, dati in pasto ai
media o consegnati, diremmo come carne da macello, al segreto dell’urna elettorale; una
settimana di giochi di palazzo, incomprensibili ai più perché sostanzialmente
macchinazioni estranee alla vita reale di una Nazione in crisi da anni, ma ora alle prese
anche con la pandemia che inesorabile non molla la presa; il sospetto – forte – che sin
dal principio ci fosse un oscuro disegno mirante al mantenimento dello status quo,
garanzia di una conclusione sicura della legislatura nel nome della stabilità politica che
per molti parlamentari significa in realtà mantenimento di uno scranno sul quale molto
difficilmente sarebbero più tornati.

Ecco quindi che per venir fuori da una situazione che rischiava non solo di gettare
nell’immobilismo il Paese, ma appunto soprattutto di creare un pericolosissimo effetto
domino sui più svariati fronti, viene fuori la “soluzione Mattarella”, sicura, perché fa leva
su una persona
che, per statura morale, coscienza e senso dello stato e delle istituzioni, non avrebbe
potuto che rispondere con il suo «Se serve, io ci sono».

Meno male, sicuramente, che una persona come il Presidente Mattarella “ci sia”, ma la
sua “esistenza”, il suo esserci non possono che certificare la morte, la “non essenza” di
una politica italiana ormai da anni in profonda crisi, in mano a improvvisazione,
dilettantismo e personalismo.

Ieri, al raggiungimento del quorum di 505 voti (alla fine abbondantemente superato fino
alla soglia delle 759 preferenze che lo colloca al secondo posto come Presidente più
votato dopo Sandro Pertini nel 1978), il Parlamento si è profuso in una lunga e sonora
(per l’esiguo numero di presenti a causa delle restrizioni sanitarie) ovazione, di fatto un
applauso al proprio fallimento.

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La democrazia parlamentare italiana, nata dalle macerie della dittatura fascista e della
Seconda Guerra Mondiale, dalla volontà di voltare pagina oltre le divisioni, ha in sé una
nobiltà e un valore che andrebbe rispettato non solo per la sua qualità ma anche per il
sacrificio in termini di ideali e vite umane che ne costituiscono le radici: non rimane che
sperare in un futuro nel quale la politica si possa riappropriarsi del proprio ruolo, colmi il
divario con la vita reale dei cittadini, possa finalmente tornare a essere protagonista attiva
e costruttiva della nostra Nazione.

Al momento l’orologio è fermo su una personalità come Mattarella, unico garante a oggi
della possibilità di una politica vissuta (nel suo caso anche cristianamente) come servizio
alla comunità, ma il tempo scorre inesorabile ed è necessario il nuovo, all’altezza delle
nuove sfide, capace di reinventare e riappassionare.

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