altro che un lento declino che portò alla fine di tutto.” The Letter, 4 Agosto 2084. Erano ormai tre giorni che se ne stavano tutti col naso all’insù a catturare le immagini olografiche del primo sbarco turistico su Marte. “Può succedere da un momento all’altro” sembrava essere il mantra mondiale. In realtà, quello che nessuno riusciva a comprendere, era che si trattava dell’ennesima bieca scusa per aumentare lo share. Come se guardare un gruppo di ricconi che metteva piede sulla prima colonia spaziale potesse essere davvero un modo per dimenticare i problemi del mondo che si erano lasciati alle spalle. Stavamo morendo tutti, in un modo lento e angosciante, e continuavamo a scavarci la fossa giorno dopo giorno con le nostre stesse mani. Neanche l’epurazione del 2047 era servita a qualcosa. Milioni di persone erano state soppresse nel sonno per alleggerire il carico della Terra, come amavano dire gli scienziati, così da ridurre la produzione, le emissioni tossiche, il sovrappopolamento e ogni altra cazzata che possa venirvi in mente. Avevano detto che in quella maniera l’acqua sarebbe tornata a essere potabile e che forse, almeno nelle piccole città, non sarebbero più serviti i filtri per le polveri sottili. In realtà, a distanza di quasi quarant’anni i benefici non erano ancora arrivati, se non quelli che avevano permesso di gonfiare le tasche delle potenze mondiali. Avevamo perso una generazione di nonni, di fragili e di poveracci – sacrificati per portare qualche soldo alla famiglia – per quella che avrebbe dovuto chiamarsi strage e che, invece, era stata mascherata dietro bei paroloni tutti riconducibili all’unica vera bestia che ci aveva infettato negli ultimi anni: la scienza.