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N.34 SETTEMBRE 2006
RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET
REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03
DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIO
COORDINATORE TECNICO: LUCCHESI MASSIMO
SEDE VIA E.FRANCALANCI 418 – 55050 BOZZANO (LU)
TEL. 0584 976585 - FAX 0584 977273
SETTORE GIOVANILE
INTRODUZIONE.
PREMESSA.
LO “STILE ATTENTIVO”.
Secondo una definizione di R.M. Niddefer, poi ripresa da M.Gerin, si intende per “stile
attentivo” l’abilità di un individuo nel concentrarsi e nel dirigere il proprio interesse e
la propria attenzione alle diverse fasi del movimento agonistico.
Essendo il calcio uno sport dal carattere fortemente situazionale, mi sembra evidente
il legame tra una performance positiva e l’attenzione, ovvero la “partecipazione
mentale” agli eventi agonistici e di preparazione alla gara.
La sola esecuzione corretta del gesto tecnico e atletico non è di per sé condizione
sufficiente per una buona performance a causa di molteplici fattori esterni che
influenzano il singolo gesto nel corso dell’evento agonistico (le condizioni del terreno di
gioco, la strategia adottata dagli avversari, la tensione emotiva e la presenza di
numerose altre variabili esterne).
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Non si ripresentano in una partita di calcio situazioni di gioco totalmente identiche.
In ogni singola situazione un numero indefinibile di variabili contribuisce a creare
eventi particolari, in cui l’attenzione ha un ruolo fondamentale.
La capacità di scelta della soluzione migliore, e di utilizzo di un pensiero veloce ed
efficiente, risulta quindi fondamentale per ottenere il miglior risultato con il minimo
sforzo, coniugando efficacia ed efficienza.
Solo governando al meglio i fattori di distrazione esterni (genitori urlanti, agenti
atmosferici, avversari più dotati e maturi dal punto di vista fisico) ed interni
(preoccupazione, insicurezza, tardivo sviluppo fisico) la prestazione e la partecipazione
del bambino all’attività potranno soddisfarlo al meglio.
In alcune indagini di stampo psicologico, viene conferito a varie forme di “mental
training” il compito di elaborare un programma specifico di allenamento dello “stile
attentivo”.
Mediante un lavoro prevalentemente di tipo mentale, l’atleta impara a gestire in modo
flessibile la sua capacità di concentrazione e ad orientarla in maniera consapevole
nell’esecuzione della pratica sportiva.
Tale procedimento parte da un’analisi accurata delle caratteristiche dell’atleta e passa
per processi di educazione al “rilassamento” (inteso come abilità a tenere sotto
controllo i propri stimoli), di “conoscenza e sintonizzazione” del proprio corpo, per
terminare con esercizi di “visualizzazione”.
Dal mio punto di vista, soprattutto con bambini tra i dieci e i dodici anni, diviene però
essenziale “allenare lo stile attentivo” non soltanto tramite “mental training” ma anche
con “training” sul campo.
L’attitudine per il bambino a pensare a ciò che sta eseguendo e a prestare attenzione
all’ambiente che lo circonda è una capacità che, affinata nel tempo, non solo gli
permetterà di migliorare la sua performance ma sarà anche bagaglio importante nella
prevenzione dell’infortunio.
Propongo di seguito un’esercitazione molto semplice basata sul 3>0 finalizzata alla
conclusione in porta a titolo esemplicativo.
Preciso che l’esperienza sul campo di tale tipo di allenamento è stata da me
sperimentata solo in ambito giovanile, dove il termine “concentrazione” è certamente
inadeguato.
Anche tra i bambini un allenamento con caratteristiche fortemente ludiche,
situazionali, competitive e che incida sull’aspetto “mentale”, può comunque essere
uno strumento propedeutico per lo stimolo dell’attenzione, della partecipazione attiva
e del pensiero veloce nell’esecuzione dei gesti tecnici.
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Materiale necessario
Casacche multicolori, una porta, palloni, tre cinesini segnaposto.
Descrizione dell’esercitazione
I giocatori si collocano su tre file, ad una distanza variabile dalla porta, in
corrispondenza dei cinesini.
Ad ogni fila corrisponde un colore preciso (es. Giallo, Rosso, Blu).
Il portiere, posizionato nella porta di fronte ai tre gruppi, rinvia il pallone liberamente,
dando ad alta voce un comando sulla successione dei colori (ad esempio “Rosso, Blu,
Giallo”).
Il comando stabilisce l’ordine secondo cui i tre giocatori dovranno toccare il pallone
prima di calciare in porta e potrà essere modificato dal portiere liberamente ad ogni
ripetizione.
Nel caso rappresentato il primo a toccare il pallone sarà il giocatore rosso, il secondo il
giocatore blu e, a concludere, il giocatore giallo (figura 1).
1 5
4
3
2 4 3
Fig. 1
Possibili varianti
1) Il terzo giocatore chiamato esegue un cross per gli altri due che nel frattempo si
saranno posizionati in area per ricevere il pallone.
2) Il terzo giocatore chiamato non va a calciare o a crossare, ma diventa difensore in
una situazione di gioco di 2>1.
3) Tutti i giocatori sono obbligati a toccare il pallone al massimo due volte (nel caso in
cui si voglia allenare la rapidità nella conclusione), oppure al minimo tre volte (nel
caso in cui si voglia allenare il dominio e la gestione adeguata del pallone).
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Obiettivi “tecnici” principali dell’esercitazione
Allenare a situazioni di gioco specifiche (nel caso di 2>1 con il portiere).
Allenare gesti tecnici specifici (cross, passaggio, tiro).
Altri obiettivi
Allenare i giovani portieri alla “comunicazione” (il portiere si abitua nel corso
dell’esercizio a parlare dando una disposizione agli altri giocatori).
Allenare i giocatori all’osservazione dell’ambiente esterno (nel corso dell’esercizio il
bambino sarà indotto a giocare a testa alta, per osservare i movimenti dei
compagni a cui/da cui dovrà dare/ricevere la palla).
CONCLUSIONI.
Il calcio del passato metteva certamente in primo piano il gesto tecnico in quanto tale
e l’attenzione era in un certo senso insita nel bambino, abituato nella vita quotidiana a
compiere movimenti che richiedevano attenzione e che oggi sono divenuti inusuali
(saltare i fossi, fare le capriole, salire sugli alberi).
Mi sembra che i bambini (e quindi i giocatori) di oggi abbiano in parte perduto questa
“forma mentis”.
A causa di una serie di fattori (televisione, videogames, orario scolastico prolungato),
si è certamente abbassata la capacità di mantenere una forte attenzione
all’allenamento da parte dei bambini.
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Occorre quindi che l’istruttore di giovani calciatori sappia stimolare il bambino
attraverso proposte divertenti ma che nello stesso tempo gli permettano il recupero o
l’affinamento della capacità di partecipare anche con la mente all’attività che sta
svolgendo.
Solo un bambino fortemente partecipativo e mentalmente attivo sarà in grado di
adattare nel modo migliore i suoi gesti tecnici alle situazioni di gioco.
Se ne deduce che un bambino che ha “metabolizzato” il concetto di attenzione e che
partecipa alla competizione con la mente ridurrà anche il suo rischio di contrarre
infortuni di tipo traumatico.
Solo comportandosi da autentico “maestro di calcio”, e quindi alzando il livello tecnico
dei suoi atleti e trasmettendo una passione sana e autentica, un istruttore può
assicurare al bambino un’idonea prevenzione infortunistica.◊
Bibliografia:
Materiale del corso “Allenare la migliore performance prevenendo gli
infortuni”
M.Gerin “Psicologia sportiva: lo stile attentivo nel calcio”
R.Baggio “Una porta nel cielo”
P.Volpi “Calcio e infortuni”
A.Ammazzalorso: “La preparazione psicologica del calciatore”
GABRIELE PECCATI
Allenatore di Base
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