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regista ci ha accoti~~lagnato
- con la lucentezza delle sue conkziotii: a siio
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lui, così 'vero' nei propri film di seguire le vie di una reticente
srilkzaziorie affidandosi allo scultore iralo-francese Lucio Fanti.
Dal cinema vieni cnicrgcndo Mario Martoric; c sarà iritcrcssanrc
segilirlo.
In seivizio attivo è I'ier Alli.
I'ier ,4lli, dilatatidosi sul grande palcoscenico nielodrati~niatico
dalle squisite iilinuzie del proprio speriii~entalisii~o giovanile, ha
allrtito molte opere: a Eologna, alla Scala, a Ais-en-13roveiice.Eppure
ci senihra che, i i i liiiea di niassinia' si possa dire di liii quello che pur
diremiilo dei registi d'opera italiani più giovaiii: sono e16nef4ii.-rii-
rcèr~c(Pier Alli sidisegna anche scene e costiinii), dai quali, in genere,
la graiide opera del passato ci seiilbra venga affrontata, di volta i i i
volta, come rerra di conquista, buona per iricursiorii ariilnose, ma t d e
da non porervi issare finora urla bandiera di preso possesso. Si
--
faiiiio i ilorni di 1,orenzo hfariaiii, di L'ederico 'i'iezzi, di Iiranco iiipa
di h f ~ m ca di Dmiclc fll~hatio:questi da pii1 brcvc tempo cmcrgcritc.
E chiaro che i conti cori la coritei~iporaiieità,cui si tiedicario sopratciitco
i più giovaiii, tornaiio pii1 agevolniente.
Si tace delle esperienze che si presetirano come cn.sz~nl: noti poche,
.
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O.
com~>lessislavi per opere slave capolavori e non le quali avevano
- -
I presenti sono dunque niolti. CL\ stato ariche il più grande: Peter
Brook, per quel Don C;iovalzni di i2ix-eri-Proverice, essenziale (15)98),
subito approdato al Piccolo di M113110; un mic ci un.
E C'? natimrdmcritc il nonic p i ì ~mitizzato: Bob \ViIson, con afijlcci
vari ( d a Scala, al hpaggio: p e h i o per ritoli peregririi).
Se1 segno di vive esperienze anlericarie, vorrenirno ricordare un A r o
uriicum rnozaniano: IZ$az#to wugicirci secorido Flie Taymor nel forrnato
piccolo del Teatro della Pergola. \i Firenze, nel '93: ne sottolineianlo
l'incanto in rapporto al capolavoro che tante volte. nelle mani aiiclie di
mettezrrs-e~j,ccEfiniosi, ci è parso irrapresentahile.
Dall'estremo oriente al <<Maggio., Zhang Yimou l-ia tirniato uii altro
uniciun di grande prestigio: la E~rdndBt(1907): in sé, prohabilnlente, im
Iiissiireggiante escn~wot~ye decoratiio rispetto alla sostanza draniniatica
e rniisicale della partin1r.a.
I'er gli orieiiralisnii di Piiccini si era ricorsi piii volte a registi orientali:
nel 15185, d a Scala (poi con iruiumcrcvoli riprese anche altrove) Kcita
i2sari riuscì a sriliznre nei niodi del Teatro No - non seri2;a qimalche anificio,
per hrza - il i~verisn~o> di iVhdu1i1tcButt~s~$?y.
Giocare cori l'opera iraliaria so11 queila popolare i11 Italia è conipiro
arduo per chi italiano non è, né sia troppo disinvolto: è LUI rischio vero
(ainlcno fmch6, arichc per il nostro pubblico l'opera non sarà diventata
una curiosità speriacolare fra le airre).
Joiiathan MiIIeq dopo uiio storico Rigoletto iconoclastico alla NationaI
Opera di l,otidra, eordì da noi (a Firenze, nel 1986) con ima E.ccn in
chiave Itoe~ff. citt?, nbean: e viilse Ia sconimessa con iina siciireza di
risiiitati~che forse egli non ha pii1 raggiunto nelle molte altre prove (qiasi
sempre notevoli' per altro), di ciii gli Imiino dato occasioiie i teatri lirici
italiani. Grahani Vick (aiich'egli indese; pii1 giovane), fin i diversi
.2
straordinari spettacoli che ci ha offerto (due capolax-ori in sede di
<<Maggio>:Ascefa c cad~tadella citt? di MnnIijgonn~~, nel 1990, e i1
~~i~zerlmzo di Haeridel nel 2001), L' stato spiazzato d d a nostra ciisarmata
LIIC~U di Ln~?~s~w~oor (1906).
1.ev Dodiil. la cui El8ktra salishiirghese (per la direzione di Abhado;
riproposta a Fircr~cricl'96) svctta ricl parioranla spcttacolarc ticll'cstrcmo
Novecento, non ha toccaro l'opera italiaia: pii1 saggianlerite del suo
connazionale Juri L.j~ihimov( R ~ g o l ~a~ 1 oMaggio
, del 1084).
I'resetite, da noi, è stato aticora I,~icY>ondx orniai 'Hugo De ,4tia
(dalla Scala ad altrove) è diventato ui~asontuosa abitudine.
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(;-arido si dice deile più giovarii lex~edi nosrri registi d'opera che per
loro ii n i e l o d r m l a fiiiora non appare uri possedirnei-ito corisolidato,
--
è piurtoro coloiiia che quarta sponda (se mai sono eisrite davvero le
qwarte spoiide), si viiol dire questo: è chiaro che essi soffrono della
lacerazione di fondo che la forhina dello stesso genere, l'opera, vive entro
la storia della cultura italiatia, stuarrita di fatto la sua popolarità (eppure
iioii reniota, e aiizi ri~itracciahileancora in alcune et?clm~8.c provvideiiziali);
pertanto la loro ricerca tergivera fra su~gestioiiisparse, internazionali e
'nioderne', tese soprattutto a ~i~l'athia~izzazio~le disperata, disorientata
cida stessa tiii-crsità tici n~odcliiiri augc. N punto chc si ciirchbc uri scgrio
di tiifesa ii tiify~woatteggianlento sperinieriralisrico, entro la corazza di
corif~zionianche costosanerite professionistiche.
E uno sperirnenrdisrno che per lo più ha perduto i connotati per i
quali esso può essere generoso e salutare. Si intende &re icoi~oclastiae
provoc~onc.
Liicorioclatia ha ragione di esisrere contro uuia ~ ~ v c s r i ~secondo
u!, uuia
ricerca che dovrebbe essere tanto pih sofferta quanto pib è avventante,
tesa verso una giustezza ulteriore. Ma se essa stesa si fa roatiu?e?Succede
allora che può forse divei~ire oltre gli ai~eficie qmlcl-ie critico anche
- -
verso l'impianto fisso: ciot- verso il limite di una struttiira utiivoca, che
furiga da base ai vari quadri. È uria gasarizia di organiciti figurarira e di
sen~plificazionesceriotecnica (quarido pure).
Cinevitabile generdizzaziorie del nostro discorso nori vuoi escludere
i casi in cui, cnrro Io stesso impiarito fisso, si arriva anchc a tiar corso a
hitasnlagorie immagiriose. Così, iri particolare, Luca Roricorii ha riarraro
alla Scala, cori grande profusione scerio*rafica (e sceriorecnica),
?
assecoriciaro d d a sua margherita P d i , rame fiabe in musica: l'Obcro.on, la
Luduiikc~.,Lo Zar Snlzan.
Ma per lo pii1 l'impianto fisso è l'altare sul quale in nonie di un'idea
-
2. Ifigenia in Tauride di Ch. W Gluck, Teatro alla Scala, 1955. Scene e costumi di
Nicola Benois. Direttore Nino Sanzogno. Protagonista Maria Callas.
di aninioderi~ame~~ti (quarito facili e inutili, spesso). Quella ibridazioile
cici costumi, ora, la dircmmo uno dci sirironii piìi cviticriri dcllo
sperimer~tdisniorcgistico tergiversaritc, cui si & acceruiato. Dopo che
Strehler aveva imposto il nionocromo di abiti poveri, del 'cencio della
notina', registriamo ora il dilagare di neri pastratii: qiiatito tiero sui tiostri
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~x~lcosceiiici operistici; del resto, quanto iiero aiiche nella nioda correiite,
da anni, niaschile e fenimiiiile jquaiido si dice I'attnalizzazioiie'): i nostri
cailtailti e i nostri coristi, spesso, potrebbero uscire inipuileinei-tte dalle
scene, senza cai~~hiarsi, e andare per mrada.
Gli eserciti melodramt~~atici, i cori deposirari di inni e t~~arce, già
occasioric di h g g e e di colori i più pittoreschi, si rivcstorio di bigie
nionture; gli accessori i11 cuoio e osso; è il trionfo ciel$~EE mcml j~zrbet.
precedenti.
I n uiio shidio fondamentale 1.mclii~oVi.~cnizae l'np8m
- ' Fedele
-
3. Ifigenia in Tauride di Ch. W Gluck, Teatro alla Scala, 1955. Scene e costumi di
Nicola Benois. Direttore Nino Sanzogno. Protagonista Maria Callas.
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italiana del grande repertorio le idee di Sergiej Diaghilev che per i suoi
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6. Aida di G. Verdi, Teatro alla Scala, 1963. Scene e costumi di Lila De Nobili.
Direttore Gianandrea Gavazzeni.
Kallets l<fmw aveva portato alla luce della ribalta, iiigigmtiti, i h o z ~ ~ t t i -
il~radrodci grandi pittori cmcrgcnri. E nori fu riovità da poco: rmr%vero
che iri i~udchecaso fu battagìia.
Ma, nel complesso, fii anche stupore e fu ai~lmirazioiie:per l'inedira
qualiti dei valori pittorici e, più in proiòtiditi, per le sorpretidenti vaghe
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coiisoil3iv.e inusicali che dai più oculati abbinameilti fra titoli e pittori
potevano siicitarsi.
Nella storia dello spettacolo italiaiio' i11 vero, ai pittori-da-
cavalletto che si fanno sceiiografi dal %<.<Maggio.
- ai nostri maggiori
palcoscenici va ricotiociuto il merito della riconsacraziotie di quel
-
antiche, per storici primati europei, si era poi smarrito (da oltre uri
secolo), sugli stessi riostri palcosceriici, dopo che l'originaria egemonia
fxospcttica f ~ sopraffattta
i dal pirtoricismo frariccsc (complici le novità
illumiriotecriiche), ii~ipossibilital-oati assimilare le graritii riorità
aritioleografiche del teatro drammatico del primo Novecerito, e
sconvolro dai sussulti sperimeritdi dei futurisri tearrariti.
Quello dei pittori-da-cavalletto-scerio=rafi fu un importante
a.
riiiiiovanienro del g ~ ~ ssperracolare,
to iion una rivoluzioiie: nessuna reale
iiinovazioiie scenotecilica fii inessa in cainpo.
E tuttavia, proprio fra i pittori fiorentini t- dato ravvisare l'ei~~er~enza
?
di utia diversa e vitalissinia 'noviti'; e proprio in q~iello,fra di ei,che
appare conie il più discreto: Giiio Sensaili. il più discreto, ma aiiche il più
specificamente preparato a fare teatro. I .a sua preparazione era antiqiiaria.
Seiisaiii fu capace di evocazioili liberissinie di inarine. di hoscherecce
(c di macchiric C nili-olc), rion che di brillanti mbicritazioni barocche c
rocoiò: per Moriteverdi e per Ginlarosa (a Firer~e,i ~ i aariche d a Sida):
Serisali si compiaceva di far cdwe iri ribdta caridelabri accesi, d a maniera
m i c a (ma iri Francia ariche Christian Berard &ceva calare candelabri
sulle ribdte molierime di Louis Jouvet e ibidré Barsacq studiava ed
cvocava aritichc incssinsccnc itdianc).
Nei suoi bozzel-ti &ora, durique, molto liberanierite e molto
pittoricameiite, uii g~istostenografico antico, alinientato dalla riscopei~a
- in atto in quei lustri del nostro patrimonio teatrale barocco e rococ".
-
7. I1 trovatore dz G Verdi, Teasro alla Scala 1962 Regza dr GzorgzoDe LulEo. Scene e
costunn di R e i Bzgs PEZZL. Dzrettore Gtanandrea Gavazzenz.
riguardavano pii1 che tanto (anche oggi, in1 cantante quanto t- sensibile al
proprio costuine, taiito & iiidiffereiite alle scene eiitro cui deve agire: quasi
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senipre).
A quella statistica di d.4niico da cui ci tiaino anclie i iiomi di <:;orrado
-
assurizioric intcgralc.
Visioriti d a Scala riori utilizza d a leriera la propria documeritaziorie;
su di essa egli opera una mediazione (l'unica volta che egli citerà
inte~ralmenteiuiascetiografia antica sarà piìi tardi, per il Dz~crid ~ l h di a
?
Donizetti, nel 1959 a Spoleto; ma già tale utilizzo rappresentò in se stesso
una mediazione, i n qianto si volle evocare quella che era stata la 'prinia'
dell'opera poshinia, differita di oltre inezzo secolo: I'ininiagiiie scenica
quindi non ricondiiceva ai tempi dell' autore nia si spostava verso di noi,
in un clinia rardoromanticoj.
\'isconti costanteniente reinventa un suo Ottocento.
La sua poetica della citazione si era f i r m a t a di bel principio
i~ell'assunlere,per la rieoclassica I&h, eritro il proprio quadro sceriico,
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11 Le nozze di F
Dzrettore Georg Soltz.
di W A . Mozart, Parigi 1979. Regia di Giorgio Strehler.
(didascalie in priniis), entro le scene dipinte di l'iero %si' che si
smatcridkmo iri tiissoli-c.rm, il rcgista cclcbra la propria Iinca itdiaria,
sosrerieritio il confronto cori il ~Wzcberh'tedesco' (stupendo) che Giwtav
Giudgens aveva realiz~atoa Eirenzr pochi anni prima: tutto luniinistico,
espressionista, entro l'astrattezza di u n inipianto scenico fisso,
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vigorosaniente anticipatore.
Nel concetto di sciiola, vive anche la for7a di iina calaniitazioiie che
d i luogo a in~'osniosivivace fra ciiienla, teatro drariniatico e opera.
Viscontiani e in quanto vali, prima o poi disponibili al melodramma
-
fu per gli storici (,!gonotti alla Scala (1952) con le scene e i costnnii di
Nicola Xenois.
Nicola Xenois, invero è loemhlenia del grande d6co-s caligero,
inattaccabile prima, durante e ancora dopo l'ondata viscontiana. T i i
stretto e fàtidiso biriomio cori lui, ~MargheriraIValin~ariri erede diretta
dei primi niaestri ultranlontarii della regia operisrica, riara dai~atrise
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13. Macbeth di G. Verdi, Teatro alla Scala 1975. Regia di Giorgio Strehler. Scene e
costumi di Luciano Damiani. Direttore Claudio Abbado.
e pertanto costantemente iiicline a quella che gli aiitichi chiarnaiai~o
afkrrazionc di dariza -- rapprcscntava la tradizione spcrracolarc
soritilosamerite ili'ficiale del Teatro rriilariese. 111rapporto alla quale
vanno valiitati il fascino e I'acq~iisitaa~itorex-o1ezi.adella nuova scuola,
secondo ciii si sono stagliati spettacoli come la Miqszon di Zefirelli-
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~.
14. Firenze, 1963. Regia di Mrginio Puechet: Scene e costumi di Luciano Damiani.
Direttore Bruno Bartoletti.
15. Firenze, 1979. Regia di Liliana Cavani. Scene e costumi di Ezio Frigerio.
Direttore Bruno Bartoletti.
pro-oblema aperto. È capace di grandi idee, anche di grandi quadri, di
sonruosiri cost~misrichcche diverigono proverbiali, ma si muove sccorido
mia variegata episodiciti figurativa; so& tii qualche sbaricianieriro (la
I?avinn$n londinese tenlerariamente alla Xeardsley nel 1967; il Siinon
Koccrriity~~adi Vienna, nel 19110, 'n~odertianiente'volumetrico, niaterico,
"
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I,e ragioni della moria: ineluttahili, anche quelle della storia dello
spettacolo.
I i i una delle sue preziose note diaristiclie' alla data 1958, C~iaiiandrea
Gavazzeni," il direttore d'orchestra che iinico amava dire sulla pagina
- -
16. U N P ~ O SRC E
~ O G R A P O Mino
.
-
Maccari, per11 nasodi D. Sciostakovic, Firenze,
1964. Rezia di Eduardo De Filivvo. Direttore Bruno Bartoletti.
gli onerosi bilarici delle riosrre Fonciaziorii sono sorto gli occhi cii turti.
Era l'alto scotto da pagare all'irieluttabilità della storia: della storia
dcllo spettacolo c di qilclla iuiivcrsdc tic1 tcatro rar4t rur4a, entro cui
-
concemiale.
1.3 luce peiiilelleggiata su tele e telai, cioè sii superfici hidinieiisioiiali,
è stata progressivamente hathira, sul palcoscenico, dalla 1~1cedei proiettori:
mobile (regolahile) e viva e vera, teatralissin~a,capace di evidenziare, in
prima istaiira, la persona, i personaggi: nel caso con le dranimaticl-ie
sciaboiate dei <<ragli>>.
% valori pittorici delle altiche scene succeciorio pertanto valori plastici.
1
C;osì' i11 rapporto al nioderiio iinpasto luininistico, la scena wexa da
opporre la solidità tridimcnsiorialc di volumi e di rilievi.
La «ricca tavolozzan aL7diia verso la rrioriocroniia.
?iGavazzeni certo non stiiggiva questo processo: semniai gli stiiggiva
l'ine1iinhilità di esso. Alle sue pagine del lotirano 1958 nella tarda
-
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18. ~ R L U I G SAM
I A ~ A N REGISTA,
I SC~OGRAFO TLIMISTA Mad ama Butterfly di G.
Pucczni, Fzrenze, I979 Dzrettore Gzanandreu uuvazzenz.
sia o riori sia cadetto rispctto a quello tii regista tic1 teatro tirmmiatico.
Epp~irenon lo seiitiremnio paritario: nel senso cl-ie Ronconi coltiva il
teatro d'opera spinto, pii1 cl-ie da iina passiotie e da una sensibilità
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significato farci sentire quella t~~usica per come essa può autenticaniente
suonare ai iiostri oreccl-ii nioderni.
I)i estraniazioiie critica! alla George Xernard Sliawy e di 1111 riscontro
siiigolare alla stessa metafora per cui Visconti AI film ciie rappreseiitava
la catastrofe nazista di una dinastia di capitalisti tedeschi aveva dato il
titolo mgneriano 1,a cridtrza /gli dei, si è parlato per la rappreentaziotie
del I G Y ~iniziata
, alla Scala e coi~~pletata a Firenze, qui con Z~ihiiiMehta
(dai '78 ril1381).È stato LUI capitolo saliente nella storia prot>lematicissinla
della rnoderria rriessinssena wagrieriaria.
111 sé, lia costituito ilc10~~e il teriniiie della collaborazione tra Iloiicoili
c Pizzi.
Dopo, Koricorii ha avuro conle sceriografi sui palcosceriici lirici Lilciario
Daniiani (alla Scala, nel nel 1977, per un Don Cm10 iiiirabil~iieiiterisolto
in allegorie processiondij, Etvo Frigerio (il cui magistero forse ha meno
scaligero del 1982,
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Roriconi, si riaffernla ad ogni apertura di sipario: ariche nei casi, rioil rari,
iri cui esso si apra s~dlavista riu~ciadel pdcosceriico, riori fosse che per il
tinibro forte e gelido delle luci.
Lc sue chiavi iritcrprctatii-c. sono liberi C sofisticate. Egli pub arichc
coritiriilare a i attingere d a graride pirtwa: ì. arrivato a irierpicarsi rielle
'prospettive inlpossibili' di Escher i~ella~oduisha ( d a Scala, cori Muti, riel
1991);ha citato in blocco E~uladci mu?%icii Bocldin, riducericbla a graride
oggetto scenico, preseritaridolo iri fase di nlontaqrqrio e poi assogettandolo
n?
a rotazioiii e a scissioni successive: è raro per iii-slcldfz8 ~t.$Xa,xos,sempre
a hlilaiio iiel 2000; dirigeva Giuseppe Siilopoli che con il regista si
siiitoiiizzava secondo im'intesa culturalmente la pii1 consapex-ole. (::osi
era stato, l'anno pritiia, anche per PElehapa (ibideni), essendo Strauss la
voce inusicale di qiiell,~cultiira aiistrotedesca del prinio Novecei~toche
Konconi ha così speso e così profondaineiite scandagliato conie regista
di teatro draiilmatico.
Xota hcnc: l'iritcsa tra direttore d'orchestra c regista, tarito spcsso
prodlnrriata corrie coridiziorie esserxiale per iui inipegrio iriterpretativo
coerei~te,ilella pratica quasi seinpre è miraggio owero pura teorizzaziorie.
Scaglie di teatro 'epico' si direbbe e perfino 'politico' Koriconi
arriva a utilizzare cori profitto: per esempio, quarido assorbe e merabolizza
in sccriograiia la proiezione tici «sottotitoli» (ora nori pii1 tali) della
traduziorie riel Ezr!~z~~tbi.izsschilbertiario (Firerxe lY95). ibialogm~erite
(iliidm~,l'anno di poi) egli sfregia di scritte coiitesratrici i niuri del suo
Lobeqgrir~.
'fittavia, proprio nel rapporto con Wagner quel rapporto che
-
Konconi aveva così proforidaniente sofferto cita venti anni prima nel
1 - questa trovata, iiisieine a vari altri lamhiccanieilti (i coristi tutti
biondi che sfogliano il giornale nelpattesa del corteo nuziale; owero ima
cinciscl-iiataaniniazione klmica per la fantasmagoria conclusivaj, ci hatino
fatto intravedere il rischio che tutra questa henedetra liberrà inventiva
riori finisca per partecipare di quell'eccesso di disinvoltura, che si è visto
corinotare la generale parioranlica spettacolare dei nostri giorni.
Si rirorria al prinio appello: al <<chiresra suila breccia>>;si ritorria a
I'izzi e a Zetiirelli: due artisti che, nati entrambi coii~escenografi-
- -
13ub dire clie l'izzi lia battuto tutta la storia dell'opera %<da Ilar suo>: piU
volentieri, semniai cioè con pii1 iiitiii~ae faiiraiiosa adesione la storia
- -
dellooperabarocca e neoclassica.
Operosissinio, europeo, ai~uiliratoda tutti i piihblici iraliaiii e, da
molti anni, in particolare da quello del Rossini Opera Festiva1 di I'esaro,
iioii clie dai p~il>hliciùi inolte citri straiiiere, fainiliare ai parigiiii, egli è
Macstro ncl sigriificato pii1 coricrctanlcntc risol~itivodella parola.
Liiriterriaziorialiri tii Zeffireìli si proietta d~U'Europain tutto il rriorido
ariglosassorie, sostei~eridosiascortanlenre su urla sosrarizide, profonda
fedeltà die origirii. Uomo ansiie cii cinema e di teatro dranmatiso (forte
di giovanili trionfi shalrespeariani ilella stessa LoridraÌ, egli vive coi1
particolare intensità la propria vocazioric pcr il melodramma c soprattutto
per quelio più popolare.
I n vero, il suo stesso amore per il lusso spettacolare, più che
aristocraticamente viscontiano, è per l'appunto popolare, nel niidollo. E
teatralniente melodranimatica è la corda che in lui vibra Liiiu forte
(specialrneiite quando eiitri i n consonanza con iin direttore quale C:arlo
Kleiber: conle è successo più volte).
Significativo è il fatto che tia le siie diverse Tka~~htefigiirativamente
-
succcssivc non h m i o aiwto requie: dopo che, nel bel mezzo di cssc,
per la Sala del Consiglio eravamo p o t i di fronte a iui'architettiira
quasi n~ichelarigiolesca,ecco che inspiegabilnierite riella scena del
veleno si apre ai nostri occhi ima raggiera di ingressi, fatidico schenia
sceriografico dai rempi ci pare del R e o i s v ~ ~di. Gogol secoritio
-